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RERUM ITALIC ARUM
SGRIPTORES
TOMUS VIGESIMUSQUARTUS.
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A. )
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RERUM ITALICARUM
SGRIPTORES
AB ANNO /ER/E CHRISTIAN.E QUINGENTESIMO
AD MILLESIMUMQUINGENTESIMUM,
QVORVM POflSSlMA PARS NUNC PRIMUM IN LUCEM PRODIT
EX AMBROSIAN^E, ESTENSIS,
ALIARUMQ.UE INSIGNIUM
BIBLIOTHECARUM CODICIBUS.
LUDOVICUS ANTONIUS
MURATORIUS
SERENISSIMI DUCIS MUTINjE BIBLIOTHECjE PRjEFECTUS
Collegit , ordinavit , & Prafationibus auxit ,
NONNULLOS IPSE, ALIOS VERO
MEDIOLANENSES PALATINI SOCII
Ai MStorum Codicum fidem exaElos , fummoque labore, ac diligentia cafligatos, variis Leftionibus ,
<Jr Notis tam editis veterum Eruditorum , quam novijjimis auxere .
A D D I T I S
AA olenius Operis, & univerfb Italics Hiftoris ornamentum , novis Tabulis Geographicis ,
& variis Laneobardorum Regum , Imperatorum , aliorumque Principum Diplomacibus ,
qu« ab ipfis autographis defcribere licuit, vel nunc primum vulgatis,
vel emendatis , necnon antiquo Charadlerum fpecimine ,
& Figuris iEneis.
CUM INDICE LOCUPLETISSIMO.
TOMUS VIGESIMUSQUARTUS*
MEDIOLANI, MDCCXXXVIH.
EX TYPOGRAPHIA SOCIETATIS PALATIN^.
IN RfcGIA CURIA.
SUPER IORUM FACULTATE,
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*
REGIAE* CELSITUDINL.
FRANCISCL STEPHANL
DUCIS. LOTARINGIAE*
E T.
MARIAE. THERESIAE.
ARCHIDUCIS* AUSTRIAE.
CONJUGUM-
MAGNORUM. ETRURIAE* DUGUM*
TOMUM. HUNC. OPERIS. EXTREMUM.
QUOD.
NUMINE. ATQUE. AUSPICIO.
C AROLI. VI.
IMPERATORIS FOELICISSIML
PATRIS AMBORUM
JAMPRIDEM. 1NCOEPTUM.
SUB. TUTELA. DOMUS. AUGUSTAE. ABSOLUTUM.
NOMlNlS. EORUM. DIVALI. COLLUSTRATUM.
SPLENDORE.
TRADITUR* AETERNITATI.
MEDIOLANENSES- PALATINI* SOCl
GRATIAS. HUMILI. OBSEQpIO. REFERENTES.
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'^ESJ^-i - ■ - '"■■':>■ ,,
REGI.E CELSITUDINI
FRANCISCI STEPHANI
DUCIS LOTARINGI.E,
MARIiE THERESL3E
ARCHIDUCIS AUSTRI^E
CON JUGUM
ILIPPUS ARGELATUS BONONIENSIS
S. R D.
Kxie quidem votifque omnibus
optaveramus , ut dedicandi
Kumini ve/iro , SERENISSI-
MI PRiNCIPES,mn^//tf-
boris venia concederetur, quem
in edendis Italicarum Iferum
Scriptoribus Palatini Socl Mediolanenfes ifh
fampfimus : quod poflquam benigniter a i^egia
CelfitudineVeftra datum ejfe cognovimus ; tum
a verb
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verb bafit animus , rerum copia plane obrutus i
quas in ojficii bujus gravitate penfanda vel pau-
lifper attingendas deprebendimus : nuffa enim
dicendi ratio utcumque difertiffima par ejje po-
tefl rependendds gratitf advershs eximium bene-
ficium , quo Ceffitudo fortun<e veftrd ' fefices nos
ac beatos effecit tanti favore patrocinii . Ita nam-
que cumufatihs impleta funt aufpicia , quce ab
AUGUSTISSIMO IMPEELATORE Patre ve-
ftro cepimus , cum primam operi manum adbi-
buimus ;8 facro AUSTRJAGO nomine, unde
initiumfecimus ,junSto per dternum fadus LO-
TA INGICO , geminata lcetitia , auSloque ho-
nore tandem abfofvimus ; ut inde fciant PoJIeri,
Jiterarios bofce labores nofiros , veluti vernas in
Augufta Domo , ejufque cfientefrf perpetub addi-
Slos , 8 grato Dominorum animo acceptos . Quo
nihil optabifius, nihilque fupra fperandum .
Et fanl, SERENISSIME DUX, antequam
facro Kuptiarum fwdere in Auguflijfimam AU-
STRI ACAM F amifiam ftficiter migraffes^jam
fueras fiudia noftra LOTA 1^1 NGICI PatrocL
niihonore dignatus: quamobrem qude tuaeffe nove-
ras ab humillima obfequii nofiriprofeffione^ nunc
novo titulopojjides, ac Tibi debita ne dedigneris
accipere^ inilantijfime rogamus . Nuffce in eam
caufam nobis adbibendrf funt adulationis ilk-
cebrd. Adulari enim non poffumus , ubi quic-
quid, etfi maximum , enarremus , nonnifi verum
pronunciare valeamus ^atque in eo fit periculum^
ne fatis pro dignitate fua quodcumque argumen-
tum de fpfendore virtutibufque tuis attingamus.
Quip-
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Qmppe vetuflo in Jibrorum dedicatione ferva-
to more r de nobiJiffimo Genere tuo verbafaciamus,
m nobis effent Heroes recenfendi j quot vera hi-
fioriarum fide ceJebravit antiquitas.: ii namque
omnes L 0 TA ^INGIC OS jamdiu in Purpura
genitosita cognationum vincuJoflringunt^ ut quic-
quid I(egi<t Majeliatis inter Europeos refuJferit , h
Gente tua veJ acceptum 9 veJcum Majoribus tuis
omnino fit communicatum . Qui fane Jabor a
pluribus in antiquitate peritiffimis viris haBe-
nus tentatus expJeri fatisnon potuit obargumen-
ti vaflitatem, qu<z Scriptorum omnium vincit in-
genium. Sed quod Hiflorici cujufvis auSioritate
longe prdftantius erit impofterum <eflimandum ,
judtcio Auguftiffimi Imperatoris Noflri CARO-
Ll VI. dignus es babitus , qui nuptiaJem Sere-
niffim<£ Filirf fu<e natu majoris thalamum
afcenderes ,ut , ipfo diu fofpite, Nepotes per uni-
verfum Chriftianum Orbem expeStatos , Regio
Diademate ac Purpura decorandos in finu Au-
guftiffima lmperatricis aJiquando colJoces , pubJi-
camquefeJicitatem firmarepoffis, AUSTRIACA
Imperiali Familia per Te iterum atque <£ter-
nhrn revirefcente . Hanc verb Imperialis judi-
cii maturitatem divino ferme confiJio probatam
novimus, ob Sereniffim* Sponfie foecunditatem,
qu<& fpes nqftras erexit, brevtque implendas a
Superis imploramus . Paterno verbconfilio tunc
aptimh refpondifti , SERENISSIME PRIN-
CEPS , cum veJuti novus AchiJJes inter ipfas
Nuptiales delicias , caftofque novos conjugaJes
amores e Jatere dileSliffim* Sponfie non roptus,
at
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m ultro difcedens , enfe illo diftriSio] quem in
Majorum tuorum dextra oJim fuJminantem de-
beJlau omnes Nationes formidaveram , in Bar-
baros excurrifti , ut prima virtutis tu<z bellica
fpecimina praberes , ac miJitaris roboris experi-
tnentum inires , favente fudoribus tuis in ipfo ty-
rocinio Fortuna 9 qu<e fortes animo vel comi-
tatur , vel fequitur : bofies namque folo adventu
vicifti , B N ijfam, palmamque trademes fugafti .
Noverant enim eximium Ducem , qui labori-
bus periculijque fuis in ipfo cetatis flore mini-
tne parceret , non ejfe in univerforum perniciem
audaciter fuftinendum . Quamobrem ad AU-
GUSTISSIMUM GESAREM Patremtuum
laureatus, ut decebat Imperatoris FiJium^at-
que ad Serenijfimam Sponfam , quam ob ca-
rijjtms vitce tu<s periculum follicham mceftam-
que reliqueras , Barbarorum nunc fpoJiis do-
natam, redituque tuo exultantem iterum ac-
Cejfifti , brevt ab exantJatis laboribus recrea-
tus . Eris itaque poft invifa caftra , in otio
atque AuJa , unde novos ignes excitare poffis
contemplatione virtutum SerenijfimcS Sponfce ,
quce ut fortundd fublimitate , ita in fexu fuo
fuperat ceteras decori vuJtus majeftate , pru-
dentia , pietate , ac virtutibus omnibus , per
quas alterno amore perpetuhm gaudeatis .
Paterequcefo Tv, SERENISSIMA PRIN-
CEPS , laudes a nobis debitas , & Ji modeftiae
XUd incommodas atque moJeftas : bce fum enim
ad artes eas excolendas incitamenta , per quas
tuo Serenijfimo Sponfo carior in diesfutura Jis,
Deo-
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Deoque Optimo Maximo acceptiffima > unde
Mater fias fortunatijfima Princtpum Augufto-
rutn . frabi me namque fentio in ea Utijftma
auguria , qu<s olim in nuptiis Honorii ac Maride
Augujlrf tamquam d Numine pronunciata ce-
cinit Claudianus:
O digno ne&enda viro, tantique per orbem
Confors Imperii! Jam te venerabitur Ifter.
Numen adorabunt Populi. Jam Rhenus ,
& Albis
Serviet . In medios ibis Regina Sicambros.
Quid memorem gentes , Atlanteofque re-
ceffus
Oceani ? Toto pariter dominabere Mundo.'
Tanta fane digna dominatione , qu<e Imperato-
riam infiitutionem ab Augujlijfimis Genitoribus
habuifli , 8 qua novam Auflriaci Sanguinis
Principum feriem Orbi regendo es traditura . Im-
pJeat brevt Deus prcefagia noflra , ut ftncero
ferventique animo proferimus . At interim SE-
RENISSIMI PRINCIPES explete quampri-
mum Divali afpeBu vejiro noftrum atque Ita-
lidt univerfe deftderium , qu<z vobis ad novam
in Etruritf populos dominationem venientibus
ad AJpes ufque Germanas eft occurfura . l^efli-
tuite interim Mediceos ablatos Principes , qui
fi minus longe lateque fuerint dominati , at
bonarum artium cultu atque elegantia cetero-
rum Principum famam funt amulati . Ab Ita-
Jia nofira fit beneficentids veBr<e initium , ac^
patiantur Nationes ceterrf inde Numinis ve/iri
Tom. xxiv. b novum
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novum fpJendorem oriri, undefons & origo Im-
perii manavit . Erunt iterum adventu vejiro
refiitutds Artes , & Majorum nofirorum virtutes
in veflram procul dubio & aliarum gentium
utilitatem .
At me ferme rapuerat imprudentem in auda-
ci<£ vitium cordts B animi exuhatio : id unum
officii mei ejfe cognofco , ut qude communi Socio-
rum nomine Serenitati Veftra propono , hurni-
litatis debitce modum non excedant . Demijfo
itaque genu tributum devotionis noftrrt Ji/lo ve-
nerabundus , S obfecro , ut grato animo accipe-
re dignemini . Me verb ab AUGUSTISSIMO
IMPERATORE Patre vefiro immeritis bono-
ribus affeBum,pJurimifque beneficiis cumulaium
ISLuminis ve/iri favore ita in cJienteJam recipite^
ut fortem hanc meam aJiorum invidia immi-
nuere non pojjit .
VaJete SERENISSIMI PRINCIPES , 8 m
FiJiis veflris fubditarum Vobis gentium augete
feJicitatem .
Dabam Mediolani VII. KjaJendas Februa-
rias Anni MDCCXXXVIII.
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ELENCHUS
TOMI VIGESIMIQU ARTI
D
E BELLO GALLICO, five de rebus in Itaha geftis k Carolo VIII.
& Ludovico XII. Gallia; Rcgibus ab aono MGCGGXGIV. ufque ad
annum MD. Auclorc Marino Sanuto Lconardi fiho CoramentartUj*
Italice fcriptus , & nunc primum e Codice MS. Bibliotbecm Eflenfu
in lucem editus . P *S- *«i
nTARIUM FERRARIENSE ab anno MCCCCIX. ufque ad annum MDIL Ano-
1 nvmVAuaore Syncrono Italice fcriptum , & continuatum . Nunc primum
Kem prodit cx MS. Codice Bibliotbecx Bfienfis . Pag. «55-
PETRI CYRN«I Clerici Alerienfis de rebus Gorficis Libri IV. a teraporibus
Romanorum ufque ad annum MDVLnunc pnmum prodeunt « MS Codice
Bibliotbec* Cbrtftianijfimi Regis . rag.
nAHTHOLOM/EI SENAREGA Genuenfis de rebus Genuenftbus Commenta^
m ™b^CDL^XVIl..ufque ad annum MDXIV.nunc pnmum pobta,
ci juris fiunt e MS. Codice Bibliotbeca Vattcan* . rag. joj.
A P P E N D I X: ^
na rONSTANTIO CHLORO , CONSTANTINO MAGNO, & aliislmpe^
DE fSr^^K^s\noti ab Henrjco Valefio jam cdua cum No«s
Valefii Hiftoriographi Regii , ad commune commodum denuo nunc
recufa .
tihi , atque ex altero Bibliotbecce Strozztance . "S- * f
ANNA! ES M* Amim d> auno MCXCII. «fque ^«g^&^
Anonyrao, nunc primum luce dona» ex MS. Codice curus. v J
Rt<)i< Equitis S. Stephani . ° '
MXC. ufque ad annum MCCCLXVHI. AuCt ™*?'^"™ u r auc ac j annum
Abbatc Montis-Alti , ab altero Sor.pt ore VS&LXXXIV.
MGCCGXU. necnon Decrtpto Bc \^ e jS^ 0 moia nunc primura
Neritini , cum Notis ejufdem . °
CHRONICON SUBLACENSE , five ^CG&^
ab anno circiter DXGV. ufque ad annum MCGCXG Au«orc mon
lacenfi Anonyrao. Nunc primum prodit cx MS. Codtce Komano. rgn
DIARIUM ROMANUM ab anno MCCCCIV. ufead ^^^%t
Auclore Antonio Pttri , nunc primum cditum e MS. Gooice w p ^ ^
ANTONII NERLII Abbatis Breve Cbronicon ^erHM^uani^ Andre* Or-
din. Benedidl. ab annoMXVIL ad annum MCCCCXVILl. nunc p i
tume MS. Codice Monafierii Padolironenfis. FRAG-
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FRAGMENTUM Sicula Hifioria ab anno MCCLXXXVII. ufque ad annum
MCCCCXXXIV. AucloreAnonymo,nunc primum publici juris faclum e
MS. Codice D. Innoctntii Rocbaforte Bonadies. Pag. 1085.
MISCELLANEA HISTORIC kPauliFiliiLalii PetroniKomtm ab annoMCCCC-
XXXIII. ufque ad annum MCCCCXLVI. nunc primum cdita ex MS. Codi-
ce Bibliothecce Vaticanm . Pag. 1 101.
MICHAELIS SAVONAROLiE Commentariolus de Iaudibus Patavii Anno MCC-
CCXL. compofitus , & nunc primum in lucem perdudtus ex MS. Codice-
Comitis Sertorii Urfati . Pag. 1 1 3 3.
FRAGMENTA Cbronici Forojulienfis , Audlore Juliano Canonico Cividatenfi cum
additamentis ab anno Chrifti MCCLII. ufque ad annum MCCCLXIV. nunc
primum prodeunt ex MS. Codice Biniano . Pag. 1 i8y.'
INDEX Rerum , & Norainum . Pag. 1233.
-
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DEBELLO
G A L L I C O.
S I V E
DE REBUS IN ITALIA GESTIS
A CAROLO VIIL
E T
LUDOVICO X I L
G ALLIiE REGIBUS
Ab Anno MCCCCXCIV. ufque ad Annum MD.
A U C T 0 R E
MARINO SANUTO, LEONARDI FILKX
COMMENTARIUS ITALICE SCRIPTUS,
Et nunc primum e Codice MSto
BIBLIOTHEC2E ESTENSIS
IN LUCEM EDITUS.
Tm , XHF t
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IN MARINI SANUTI
COMMENTARIUM
DE BELLO GALLICO
P^AEFATIO ,
LUDOVICI ANTONII
MUR.ATOR1I.
Vltis Venetorum Ducum a Marino Sanuto elucubratis fubtexebatur ia
MSio Codice Bibliothecae tftenfls narratio rerum in Italia geftarum
ab Anno 14*4. ufque ad iyco. Praecipuum ejus argumentum erat de-
fcriptio belli , quod Carolus VIII. & Ludovicus XII. Galhae Reges
ltaliae intulere . At ibi nullus titulus, nullum nomen Audoris. Atta-
men vix putem, decipi me potuiffe, hunc ipfum quoque Commcntarium tribuen-
doeidem Scriptori, a quo Vitas nuper memoratas accepirnus . Scihcet cum lpus
Vitis conjuntfus ibat ifte Commentarius : & quod plus ett , quum m praecedenti
Praefatione animadverterimus , ab eodem Marino Sanuto hterts conhgnatam fuifle
cum Latine , tura Italice , Hiftoriam Btlli Gattici , veri omnino fimilhraum vifum
ett mihi, non aliam ab illa effe Hiftoriam , quam nunc editum eo Itaque imper-
territe & hunc foetum Sanuti nomine infcripfi , quem ad diem V. Januaru Anni
u „r videas Londini in magna Britannia fuiffe verfatum, quo, ut conjicio, Lega-
turpro Republica fua perrexerat. Non defunt Scriptores alu , qui has ipfas Itah-
corum & Gallorum res gettas memoriae prodiderunt , eorumque Libn editi pro-
ftant . Verum dimiffis jam vulgatis , rem Letforibus gratiorem me praeftiturum
fperavi, Commeotarium hunc cis offerendo, quem & novitas , & Audons digni-
tas plurimum commendant. Neque diffimulabo , in longe majorem molem crevif-
fe, quae Sanutus hac dc re fcripta reliquit . Sed quum ille & rumores quoque, &
complura minutiora fuerit perfequutus, unde nihil utihtatis , toedu vero non pa-
rum Leclori exfpedlandum erat , ego refedis fuperfluis rebus , ad hunc modulum
laborem illius redegi .
Tom, JCSJy. * *
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V E N E T U M
ANONYMI CO^EVI SCRIPTORIS
Ab Anno MCCCCXCIV. ufqae ad Annum MD.
El principio del
mefe di Aprile
del 1494- la—
maefta del Re
di Francia vo-
lendo paffare,
per venire alla
iua deftinata_
imprefa, palso
la perfona fua
i monti ; e fu
cofa di grande
ammirazione_
i tutti , che doveffe paffare in tal mefe fimil
perfonaggio nel cuore del verno . Della qual
cofa tutta Italia rimafe ftupefatta, giudicando
che per quel verno non doveffe paflare. II
quale pafso con gente a piedi e a cavallo in-
grofla quantita, e a di-primo del detto mele
giunfe in Afti, che e fuo , a pie de' monti,
e voleva andare a Genova a ibllecitare l'ar-
mata fua da mare , la quale ancora non era_
partita. In quefto interim fubito giunto in_
Afti venne al Re di Francia la febbre, la
quale fi paleso in vajuoli fuori per tutta la_
perfona , e maffime nel volto , de' quali pur
fubito rimafe liberato in pochiffimi giorm .
Fer quefto paffar de' monti tutta 1'Italia, e i
Signori fpaventati , cominciarono a tentare_
di fare, che il detto Re non veniffe piu avan
ti, dubitando cadauno del loro Stato, e maf-
fime che i Popoli tutti dicevano : Btnedtttus
qui venit in nomine Domini . Ne v'era alcuno,
che li potefle contraftare, ne refiftere, tanto
era da tutti i Popoli Italiani chiamato . Di
che il Sommo Pontefice Aleffandro VI., e il
Re Alfonfo di Napoli, mandarono Ambafcia-
tori qui in Vinegia all' Illuftriflima Signoria
noftra, e i Signori Fiorentini mandarono due
Ambafciatori m quefta Citta . I quali tutti ,
eiufta il confueio , furono onoratamente n-
cevuti, ed efpofero alla prefara Signona, che
fi maravigliavano ch' efla volefle fopportare^
un Signore e Re oltramontano , che dovetle^
foeeioeare tutta 1'Italia . E le facevano lape-
re, che per loro non erano poflenn a contra-
ftargli, e che di buono accordo fenza botta-
di ibada fi dariano a dedizione al prcfato Re.
Che erano certiffimi , che fubito che foffero
foeeiosati dal predetto, non fi contenterebbe^
eglidi quefto , anzi ch' ei verrebbe a danno
dello Stato de* Veneziani Effere pero cert. -
fimo , che buona cofa faria , a contraftargli
ne' principj, avanti che aveffe meffo .1 piede
in qualche Stato degli Italianr Onde . Ve-
neziani con maturo configlio nfpofeto a 1 pre-
detti Oratori, che per o.a non volevano fare
moflaalcuna contra .1 Re d. Franc.a . Eque-
fto perche aveano promefla la fede al (uddet-
to Re, la quale volevano che foffe inviolabi-
le, finche non danneggiaffe . pael. foggett. al
noftro Stato , e che pc-r nulla non volevano
rompergli guerra. La qual cofa intefa dag 1
Ambafc.atoYi, fubito fcr.ffero a . loro S.gnor.
tal rifpofta, ed eglino r.malero in V.neg.a^
per vedere e intendere , come le coie anda-
vano. I camp. terreftri del Re d. Napoh , e
quello del Re di Francia che . Duca d.
M.lano avea fatto a nome d. effo Re , erano
fopra Bagnacavallo di Romagna in grand^fli-
mefortezze, due miglia lontam 1 uno dall
altro E tutto .1 giorno facevano qualche_
fcaramuccia funo all' al.ro e d. cont.nuo
giugnea gente nell' ekicito Fianzefe. Alla^
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7 C H R O
fine di Settembre 1'armata da mare del Re di
Napoli , Capitano il Cardinale da Genova_,
giunfe a Rapallo, Iuogo de'Genovefi, i quali
furono accettati , e fmonto in terra Meflere_
Obietto da Campofregofo, e il figliuolo del
Cardinale. Ondeintefo quefto, i Francefi fu-
bito giunfero a Rapallo con gente aflai , e_
mifero in rotta e in fracaflo tutte quelle genti
delf armata di Napoli , talmente che fuggi-
rono nelle Galere . Quefti Francefi , cioe
Svizzeri , Vafconi , e Normandi fecero gran
diflime crudelta a que' di Rapallo , perche
aveano accettato fimil gente di Napoli. A
quefto tumuho il Governatore di Genova fi
trovo, e fi mife di mezzo, altramente tutti i
Francefierano tagliati a pezzi da i Genovefi,
benche ne foflero morti piu di venticinque_ .
Veduto quefto il Duca d'0rleans, che fi tro-
vava a Genova, e la beftialita di que' Popo
Ji, dubito della fua vita, per andar Capitano
dell' armata da mare di Francia, e dubnodel
furore de' Popoli. E pero fi parti immediate
da Genova , e ando con tutti i fuoi carriaggi
in Afti a trovare la maefta del fuo Re . E
avendo lafciata 1'armata da mare fenza capo,
giudicafi che per qutfto anno non ufcira dal
Porto di Genova. In effetto quando il Popo-
lo di Gcnova fi levb a rumore, avrebbon ta-
gliato a pezzi il detto Duca con tutto il re-
ito. Sicche fu fapientiflimo a cavarfi da quel
luogo.
A di 22- di Ottobre del 1494. mori Giar_
Galeazzo Maria Sforza Duca di Milano a Pa-
via , la qual morte fu molto repentina. Per
quefto fi giudica, fofle ftato attoflicato di vo-
lonta di Lodovico fuo Barba . Lafcio un fi-
gliuolo mafchio. Eflendo morto , Lodovico
Sforza Duca di Milano fti futo col favore_
de' Veneziani . Al quale il Popolo convenne
contentare , perche il Re di Francia era in^
ltalia , e fi defignava ardentiffime guerre. E
poi tutte le genti d'arme erano a fuo coman-
do. Colle quali il giorno dietro, che fu a di
22.del prelente mele cavalco la Terra di Mi-
lano . II figliuolo del Duca morto , al quale_
perveniva il Ducato , fu meflb nel Caftello
colla madre. Guarito che fu il Re di Fran
cia , fi parti d'Afti , e venne a Piacenza nel
mefe detto di fopra, per andare alla volra di
Sarzana e di Pietra Santa, luoghi de' Fioren
tini, verlo 1 quali luoght il Re avea fitto ca-
valcare il fuo campo beniflimo in punto , cb"
ettam di poi feguitava la fua perfona . In que-
Ao intertm i Colonnefi, che erano daccordo
coIPontefice, fi ribellarono dal Papa per mez
Zanita, e confenfo d'Afcanio Cardinale e Vi-
cecancelhere di Roma, e deil' Illuftre Lodo-
dovico Duca di Milano . E prefero i fopra-
detti Colonnefi Oftia per nome del Re di
Francia. Intefa quefta tal nuova , il Re di
Francia fece partire a di 16. di Ottobre pre-
fente 1494. 1'armata fua , che avea a Genova
per dar loccorfo ad Oftia di cavalli fe'cento,
e fanti quattro in cinquemila; acciocche piu
facilmente i Colonnefi la potefiero tenere. II
Campo che era fbpra Hagnacavallo del Re di
Francia incontro a quello tlel Duca di Cala-
bnaper nome del Re di Nspoli , giunfe tra
Forli&Imola, e prefe un certo Caftello fot-
to ll territorio di Forli. Nella quale efpugna-
Zione fecero grandiflime crudelta , e abbru-
ciaronlo, con ammazzare le perlone. Di che
lmpaunta Madaoia di Forli, fubito s'accordo
colRediFrancia. E quefto fu nel mtfe d'Ot-
C
D
N I C O N s
tobre. E i tempi furono cattivi , e con gran-
di piogge ; ma durarono pochiflimi giorni.
Vedcndo i Signori Veneziani , che quefto
Criftianiflimo Re di Francia profeguiva la_
vittoria fenza difficolra, diliberarono di man-
dare in quefto prefente mefe d'Ottobre del
1494. due fuoi Oratori, i quali furono Mef-
fere Antonio Loredano il Cavaliere e Mefler
Domenico il Cavaliere ; i quali il doveflbno
accompagnare per tutto, etiam per inten-
dere qual fuffe la volonta regia. Accordato
che fu il predetto Re con Forli , s'accordo
aiam con Faenza , e co' Lucchefi , e Sanefi .
I quali tutti gli diedero paflb, vettovaglia, e
denari . E maflime Lucca, che le coftb da_
B Ducati trentamilainfu: e le convenne di fer-
vire il Re di Francia , altrimente le tornava
male a propofito. Vedendo il Duca di Cala-
bria, che avea il fuo Campo fopra quello di
M.idama di Forli , che erano ftati accorditi
co' Franzefi, gli f u forza levarfi con tutto il
Campo, c fe ne venne a Celeim, luogo del-
la Chiefa, maliflimo m ordine Equcfto per-
che i Fiorentini intefo, che il Re di Frar.cia
fi approflimava a i fuoi luoghi , levo e co-
mando , che Ie fue genti darme, ch' erano
nel campo di Napoli, doveffero venire a Fi-
renze , come vuol ragione , per difenderfi;
ficche il campo Napolitano rimafe in fquadre
quaranta e fanti tremila. U campo Franzcfe_
ancor lui non bene ad ordine pe' finiftri pa-
titi feguitava il campo Napolitano , e anda-
vagli dietro. Vedendofi il Re Alfonfo di Na-
poli a malpartito, e che tutta 1'Itaha 1'aveva
abbandonato, dubitando di perdere lo Stato,
per ultimo rimedio mando a domandare (oc-
corfoalgran Turco Maometto di Ottomano .
Ilquale ne'principj moftrb di volerlo ajutare.
E fece, che il B:ifsa d'Albinia fi ridufle con
circa quattromila Turchi a' confini della Va-
lona. Tamin di poi intendendo il gran Tur-
co , con quanta vittoria e fafto procedevano
le cofe Francefi , prefe partito di tenere le
mani a se , e di non fare muovimento alcu-
no. Anzi dubitava molto, perche le cofe di
Francia riluonavano molto nel fuo paefe, co-
me in eftetto erano . Seguitando il fuo cam-
mino Carlo di Valois Re di Francia, per an-
dare a Firenze, depredo e mife etiam a facco
con gran crudelta quelle Terre e Caftella_,
che non voleano darfi alla fua dedizione, con
crudelta non piccola. Et approffimandofi a
Firenze fenza contrafto alcuno, vedendo Pie-
tro de' Medici , il quale era favorito in Fi-
renze , e in vero erane il Governatore , e_
come Signore della Citta di Firenze , che_
quefto Re s'approflimava alla Citta, delibero
d'andare a fargli riverenza, e accordarfi con
lui , acciocche pirtito il Re di Francia, col
favor regio potefle rimanere Signore di quel
luogo, che parimente l'era avanti. E fi parti
alla fine di quefto mefe d'Ottobre da Firen-
ze il detto Pietro de' Medici, e ando a tro-
vare la regia Maefta in campo; al quale fece
la riverenza debita, e in fine s'accordb coru
lui m quefto modo : di dargli il paffo di Fi-
renze , che poteffe a fuo piacere entrare e_
paflare per quella. Gli diede etiam la fortez-
za di Sarzana, e Sarzanello, e Pietra Sanra ,
e Pifa, e Livorno al detto Re, e che in tur-
telefortezze fofiero mefli guardiani Franzefi,
come fu fatto. Gli diede etiam vettovaglia,
alloggiamenti, e tutte le genti d'armi, e fan-
tene della Citta di Firenze. Gli promi!e_
Du-
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B
V E N E
DuLi ventimila >1 mefe fino * guerra finica.
S che fu a Firenze il detto Medici , e
SSSim c£ ebbe al Popolo le convenzio-
• Ste col Re di Francia pel bene della fua
" K f o modo , il Jopolo- Fiorentino fi
r x « fumore , non effendo contento di fi
leV t, Jordo , che avea fatto il fopradetto
col Re di Francia . Bandi-
Inno i detti Fiorentini con grandtfllme tag he
K ' le perfone Pietro de' Medici , e G.fl-
B Katello, il Cardinale de' Med ci e
Paolo Orfmo cognato de' fopradett. Med.ci ,
Sribelli della patria Fiorentini ; ; , ouah cioe
E,ro e Giuliano de' Medici e Paolo Orfino
Jfnnero a ftar qui in Venezta , e .1 Cardma.
k riDufe a Bologna in un Moniftero.
Accordato col Medici il Re dt Franc.a^ ,
mkb per tutte le Terre e Caftella, che gh
La promeffo Pietro Medici , e di tuttc-
"ottenne il poffeffb, e mife nelle fonezze i
fuoiGovernatori. Dt poi entro nella Cuta di
Firenze, a di 17. diNovembre del 1494. con
totto 1'efercito. E ripofato alquanti gtorni ,
diliberb di andare verfo Siena , nel qual luo-
«0 fi preparava* e attendeva la venuta . Ve-
derdo la Signoria di Venezia, che queftoRe
di Francia fi faceva molto potente in Itaha ,
e maffime effendo entrato in Firenze, la qua-
le avea a fuo comando, dubitando della po-
tenza del detto Re, diliberarono di far pro-
vifione, e prepararfi e metterfi in- ordine per
potere al bifogno difenderfi dalla forza Fran-
zefe, e contraftargli . Etiam fecero provifione
di trovare danari , fenza i quali nulla cofa fi
fa. Meffero quattro Decime, due delle quah
fi fono perdute, e due a Monte nuovo , per
trovare danari fecondo il coftume della Ter-
ra. Paffando il campo Francefe per laRoma-
fna, diedero tre crudeliflime battaglie a Ber-
nnoro, loogo della Chiefa, e non potendo
averlo, fi fono ritirati. In quefto interim tor-
no il Duca di Milano Lodovico nuovamente
eletto in Milano . Al quale quefta IHuftrifli-
ma Signoria di Venezia per allegrarfi della-
fua elezione mandarono due de' primari Se-
natori di quefta Repubblica , cioe Ser Seba-
ftiano Badoero Cavaliere, che fu Capitano a
Padova, e Ser Benedetto Trivifano che fu
Podefta di Padova . I quali furono con gran-
diffimi onori accettati , e furono etiam man
dati per contrattare qualche provvedimento
circa a quefte cofe Francefi . II Trwifano
Oratore mori a Milano. Entrato che fu il
Re di Francia in Firenze, fcriffe a Pietro de'
Medici in Venezia, che la Cafa fua dove egli
abita, non avra patito lefione alcuna $ e che
avanti che fi partiffe da Firenze faria etiam
deporre la taglia , che gli avea data il Popo-
lo Fiorentino . La quale non la pote mai ot-
tenere, perche il Popolo per nulla il voleva
piuper Signore, anzi volevano vivere l.beri.
In quefto mefe di Novembre 1494. il Re di
Francia reftitui a* Pifant la fua liberta , che
piii non foflero dediti a' Fiorentini , anzi che
foffero liberi fenza foggezione alcuna . 11 cam-
po Francefe, che era in Romagna di coman
damento del fuo Re , s'era ritirato in Tofca-
na. Partito il Re di Francia fe n*ando a Sie-
na, e di poi ad Acquapendente , e a Monte-
fiafcone, luoghi tutti importantiffimi . E poi
giunfe a Viterbo nel mefe di Novembre e di
Dicembre del 1494. E comandb al fuo cam-
po che doveffe andare verfo Roma . Le quali
fue genti d'arme erano daccordo co' Colon-
T U M. 10
nefi in Rotna e col Cardinale Afcanio, che-.
le volevano raettere in Roma, infieme colla
perfona del Re . Tamen il Pontefice dubitava
molto; e non volea per cofa alcuna il Re dj
Francia doveffe entrare inRoma con tutto il
fuo efercito. A di 9. di quefto mefe di Dt-
cembre a ore fei di notte, venendo -gia il
Conciftoro, fu ritenuto per nome del Sommo
Pontefice il Cardinale Afcanio Vicecancelhe-
re , e Profpero Colonna . I quali furono de-
tenutt per alcuni giorni in iftretto. E quefto
perche volevano, che il Re Francefe entraffe
in Roma col fuo campo contra la volont»
det Pontefice . La qual nuova del ritenimento
de' Cardinali fu di gran difpiacere alla regia
maefta, e ne rimafe molto ftupefatto . II Som-
mo Pontefice per vietare 1'entrata »n Roma_-
al Re , tolfe e chiamo dentro di Roma ll
Duca di Calabria, Virginio Orfini Conte di
PitigliaDO , GianGiacopo de' Triulzi con-
ifquadre feffanta di kente d'arme., e.fanti ot-
tomila. E fi fecero forti in Roma. Intefo che
ha il Criftianiflimo Re di Francia la provifao :
ne del Pontefice , dell' entrare del Duca di
Cilabria in Roma, non curo ab fece fttma-,
di tale provifione. E chiamato dal Carclinaie
Afcanio e da Profpero Colonna, fi parti da_.
Viterbo con difpofizione di venire ad ogni
modo a Roma. E per tutti i luoghi, dove-,
egli paflkva , vi metteva un Governatore-
F'ranzefe. E quelli, che non lo vokvano ,
glielo faceva fare violentemente e per torza,
falmente che per totto pofe Governaton, ac-
ciocche nel ritorno 1'adito foffe ptu largo . u.
fi eovernb fapientiflimamente . E per tutte le
Callella, Fortezze, luoghi murati, e Cttta ha
meffoilfuoGovernatore.r<imJ < rmeir^ «w»
s'appcoffim6 a Roroa col fuo efercito. A da
J% Dicembre del r 4 94- il.R* Cr.ft.an.fli-
mo Carlo di Valois di Franca eptro nella-
Citta di Roma con tutto il fuo e T fe f rc " 0 ;,f on '
tra il volere di Aleffandro Papa VI. Nell' en-
trare del quale non fece danno alcuno . Coia
veramente notanda, e degna d. metnona^.
Ne mai piii ne' tempi s'udi una fimile nuova.
n IVedendo il Pontefice, come contra .Lfuovo-
lere il Re di Francia era entrato in Roma-,,
ffl gran favore, che egli avea da» Cardmal,
e dal PopoloRomano, delibero al tutto dac-
cordarfi col detto Re. E hannc 1 cap. tolato
infieme. E» trimum ante omma ha iatto
pubbhcato il Vefcovo Samu lo Cardinale
compiacenza del Re , il quale Samulo f u ca-
gione della venuta del Re in Ital.a, e I
Kava molto, 8e ora e fuo Segretar.o . Di
D rconfegn6 al detto Re tutte le Fortezze^.
5e 1 Chlfa, per le quali al Re convenne^
a l fuo ritorno Vflare, eccettuato .1 Cattello
di Sant' Angelo di Roma. E per pegno il
Pontefice gl da un fuo figliuolo Card.oale ,
rhe vada alla efpugoazione delReame. bgu
£ etiam Ziem Mtano fratello del gran-
Turco, il quale «1 Papa teneva in pr.g.one .
F ciuefto oerche il Re FranZefe diede ftlma,.
?i q v U ole?e P fubUo andare in Turc hia , prefo
che aveffe il Reame dt Napoli, alla efpedi-
^ione di Coftantinopoli .
A di 19. del roefk di Gennajo del t 4 9J : «»
Crh\ianiflimo Re di Francia in ^
pubblicoCoociftoro fece nverenza al _Sommo
Kniefice, cavata la beretta cofl« uo^
fedele Chriftiano. Dipoi fatti 1 Capttoi «
accordi col Papa, il Papa 1'accetto ta Palaz-
zo di San Pietro. E ogni giorno erano infie-
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II
me per vedere fe Io poteva accordare , e far
pace col Re di Napoli: che non ne fu modo,
ne mai volle acconfentire a patto alcuno ,
tenendolo fuo per fermo. A di 20. detto il
Pontefice canto mefla folenniflima in San Pie
tro in prefenza del Re di Francia . II Re de'
Romani Maflimiliano, defignato Imperadore,
per tutto il fuo paefe fece fapere a tutti i
fuoi Signori d'ogni condizione e Comunita ,
che a i due del futuro mefe debbanfi congre-
gare a Dieta. Che dice che ad ogni modo
fattaqueftaDieta vuole entrare armata manu,
e venire in Italia a Roma a prendere la Co
rona dell' Imperio. Non so quello che ne_
feguira. E come a baflb vedrete, egli venne
in Italia di poi, ma non a quefto effetto. I!
gran Turco per lettere da Coftantinopoli de-
gli otto di Dicembre 1494. intefo la fama_
del Re di Francia , che volea andare a Co
ftantinopoli col fratello, fi metteva in ordi-
ne, e faceva calafatare piu di cento Galec_,
c metterne in cantieri pife difettanta. Eavea
fatto comandamento alla fua ofte di Natolia,
che dovefle al primo di Marzo paffare . Et
etiam avea fatto il primo comandamento all*
ofte della Grecia, che fi metta in ordine_ .
Tamen , come da baflb vedrete , perche il Re
di Francia fe ne rirornoinFrancia, ne etiam
egli fece muOvimento . A quefte cofe , che
vedo,'che a que' tempi accadevano, per cer-
to erano tempi molto turbulenti. Nemaipiti
da molti anni in qua vifte, e degne veramen-
te d'eflere fcolpite in marmo. Nel tempoche
il Re di Francia entro in Roma, il Papa fi
fortifico in Caftello di Santo Angelo, finche
di poi s'accordo col predetto Re, & ufci
fuori , e feguirono le cofe di fopra . Si dice_
etiarn che Lodovico Duca di Milano diede al
Re di Francia Ducati cencinquanta mila_, ,
per pagare i fuoi foldati , e acciocche avefle-
ro piu cagiope d'efpugnare il Reame Napoli-
tano: perche il predetto Lodovico era mol-
to avvelenato contra il Re di Napoli. Eque-
fto , penhe Alfonfo Re di Napoli avea dato
una (ua figliuola per moglie al Duchetto di
Milano, che fu attoflicato . Onde il Re Al-
fonfo non voleva per cofa alcuna, che ilpre
detto Lodovico fofle Govematore di Milano,
prevedendo la morte e la rovina del Duchet
to fuo genero, come etiam di poi in effetto
fegui, fe il detto Lodovico governava, e in
fine il fece attoflicare: e ad ogni modo defi-
derava di vedere totalmente la ruina di quel-
Ia Cafa d'Aragona, come fegui. 11 Duca di
Calabria con Virginio Orfini, e coll' altre_
genti d'armi , che erano entrate in Roma_ ,
per vietare l'entrata del Re di Francia, vifto
che non era poflibile a contraftargliela , fe
ne parti da Roma con tutto il fuo campo , e
fe nc venne in un luogo chiamato San Ger-
mano, rniglia quaranta lontano da Roma. In
auel luogo fi fortifico al poter fuo, per refi-
ere alle forze Francefche , che non andaffe-
ro piu mnanzi. Fu nel tempo che il campo
Franzefe ftette in Roma , grandiflima care-
ftta di tutto, e maflime di frumento, e d'al-
tre cofe neceflarie al vivere umano. In que-
fti turbulenti tempi Ia noftra Signoria di Ve
nezia per provvederfi, mando a togliereStra-
dtotti du miia cinquecento, con alcuni Arfi-
li nella Grecia, i quali ebbero in brieve. Ri
pofato che fu il Re di Francia a Roma al-
cuni giorni, nel mefe di Gennajo 1495. a lli
ai. fi parn da Roma per profeguire la fua_
CHRONIGON
12
B
D
imprefa Napolitana; e meno con fe il Cardi-
nale figliuolo del Papa, e Ziem Sultano fra-
tello del Gran Torco. E col fuo campo per
giornata cavalcava. Et efpugno alcuni luo-
ghetti piccoli, che non poteano averli per
d,dttionem, i quali abbrucio, e ammazzo tutti
gli uomini; nella efpugnazione de'quali fece
grandiflima crudelta . Tamdem a cti 12. di
Febbrajo giunfe appreflb San Germano , nel
qual luogo fi trovava il campo Napolitano .
E perche il Popolo di San Germano fi vole-
va dare alla dedizione del Re di Francia_ ,
convenne al campo Napolitano quefto giorno
medefimo partirfi di San Germano, e andar-
fene verfo Napoli. II Re di Francia il giorno
feguente, che fu a di 13. diFebbrajo, entro
in San Germano con folennita grandiffima_ ,
perche fi diedero alla fua dedizione . E inte-
fo che ebbe il Re di Francia, che il campo
Napolitano era partito il giorno avanti , or-
dino al fuo efercito, che lo feguitafle. Ilqua-
le feguitandolo nol poie. aggiugnere. Tamen
gli tolfe tutti i carriaggi e munizione, che il
campo Napolitano avea tratto da San Germa-
no, luogo importantiflimo e forte. E fu di
grandiflimo danno al carapo Napolitano que-
fta preda, che avea fatto il campo Franzefe.
Eflendo il Re di Francia a Veletri , il Car-
dinale figliuolo del Pontefice, che il Papa_.
avea ordinato dovefle andare in compagnia_
del Re di Francia , una notte infalutato hof-
pite fi calo eflb Cardinale giu del rauro, e fe
ne fuggi, e dove fia andato nons'intendefino
a quefto giorno.
Vedendo il Re Alfonfo di Napoli , che_
quefto Re di Francia profperava, e che al
fuo Reame non era piii rimedio , dilibero di
tentare tutti i mezzi, che gli foflero poflibili
per vedere fe v'era rimedio di ricuperare_
quello, cheavanti fofle perduto, e che vede-
va irrecuperabile . E conofceva per avanti
avere ilDuca di Calabria nel tempo, che fuo
padre regnava , fatro di crudeliflimi infulti e
mgiune al Popolo Napolitano, con violare_
vergini, prendere per fuo diletto le donne_
d'altri, e de' gentiluomini e de' cittadini ,
quale a lui piaceva , fenza aver rifpetto al
Sommo Redentore noftro Dio, ne etiam all'
onor fuo , ne al tempo , che'l padre regnava;
e oltre di quefto fi dilettava ancora del vizio
deteftando e abominevole per tutto il Mondo
della Sodomia, pel qual vizio rovinano gli
Stati, le Terre, e le Citta, vengono alla_
fine glMmperj, e Reami, e Potenze, e Si-
gnone, e tamdem Ie Repubbliche per tal vi-
zio fono mal capitate e rovinate e venute al
baflo. E in fine non voglio etiim tacere che
in quefta gloriofa Citta di Venezia, nomina-
ta e decantatiflima per l'univerfo Mondo, vi
fono molti e infiniti , che mantengono tal vi-
zio, e in fine la vedo molto inviluppata, che
Dio e noftra Donna , per fua infinita miferi-
cordia non voglia, che per tal nefando vizio
non patifca qualche danno e vitupero; ben-
che tutte le Terre del Mondo Roma, Firen-
ze, Napoh, Bologna, Ferrara, Milano , e_
tutto il refto dell'Italia fia fommerfo in tal
vizio. La Francia etiam fe n 'e intrigata di
poi che'l Re Carlo mife il piede in Italia_ .
Ora non pifi . Sia fatit di quefto . II Re Al-
fonfo di Napoli giudicando eflere roalvoluto
da popolan fuoi per gl'infulti e tirannie_
pel paflato ufate, e vedendo il f u0 figliuolo
amato dal Popolo, nei mefe di Febbrajo, f 0 -
pra
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»3
V E N
pra la pobblica Piazza di Napoli, convocato
i\ Popolo depofe coramomnibut loScettro e la
Corona regia, e coron6 Ferdinando fuo pri-
mogenito Re di Napoli.^ Et immeiiate depo-
fta la Corona, montb in Galea , e fi parti
con tre Galee, dodici Fufte, e una Barza a
di 4. di quefto mefe di Febbrajo 149$. Ne fi
pu6 intendere qoal carnmino abbia egli fe-
guito. Chi dice alla Vallona del SignorTur-
co, cbi in Sicilia, ahri in Ifpagna. Giudi-
cando il povero padre per avere coronato il
figlioolo Re di Napoli , avere cacciato il fuo
nimko , tamcn, cooae poi vedrete, nullafece,
che perde ad ogni modo il fuo Reame . Co-
ronato che fu ilRe Ferdinando , fi volle per
tal nuova ingagliardire , bencbe fempre que<
fto Re fu gagltardo, gentile, manfueto, co-
ftumato, virtuofo, e degno veramente dt tal
Reame, nominato il primo tra tutti i Re e
Signori del Mondo , ut ita dicam . E in fine_
della perfona fua facea quello , che era poffi-
bile, utfamaefl, d'eta danni ventifette, nell'
afpetto affai ragionevole . E come di fopra fi
dice, coronato monto a cavalio con tutte le
fue genti d'arme con un cuore da Cefare- ,
con fare una orazione al Popolo, che do-
veffero ftare di buona voglia , e che loro fi
raccomandava . E rivolto verfo i fuoiCapita-
ni«e Capi, li conforto virilmente contra il
nimico, fperando che mediante 1'ajuto divi-
no, fretiam della fortezza e fapienza de' luoi
principali, e di tutto il refto del Campo, ne
riporterebbe gloriofa vittoria. E partito da_
Napoli , fe ne venne a Capova , fortificandofi
in quel Iuogo il meglio che gli fu poffibile ,
per reliftere contra al nimico. E in effettola
Citta di Capova e luogo fortiflimo e degno ,
e non da efpugnarlo armata manu cosi pre-
fto, Partito che fu il Re di Francia da San
Germano, alquanto ftupefatto pel fuggire_
del Cardinale figliuolo del Pontefice , fc ne_
venne favorito dalla fortuna , ut ita dieam ,
aCapova. Nel qual luogo ancorche il Re_
nuovo Napolitaoo fufle dentro ,' non volle
afpettare il guafto, ne la furia Franzefe. E
ufcironne fuori tutti i primi per ricevere il
loro Re Franzefe, al quale fecero grata ac-
coglienza. Sicche entro dentro di Capova,-
col fuo efercito e ottenne quel luogo pacifi-
camente. 11 Re nuovo Napolitano, il quale
era in Capova, vifto che'l Popoio a fuo di
fpetto voleva accettare il Re di Francia , fi
parti difperato col fuo efercito da Capova_ ,
per venire a Napoli. E giunto preflo a Na*
poli per volere entrare nella fua Terra colle
fue genti, gli furonoJerrate le Porte davan-
ti, e non fu lafciato entrare. E quefto per-
che ooa delle prime Famiglie di Napoli ,
chiamata Caraffa , la quale era de" Baroni
morti, che occultamente odiava il ReFerdi-
nando vecchio di Napoli , e tutti i fuoi di-
icendenti, veduto, che il Re dt Francia-
avea ottenutoCapova, follevo il Popolo con-
tra 1 fuo Re Napolitano, e lo confono, che
ii doveffe cavare dalle mani della tirannia-
-J? di A»? 00 *» e doveffero darfi al
i-nltuniflimo Re di Francia. Di che il Po-
polo Napolitano non fapendo quello , che di
Po« g 1 tntravenne , perche mai non fi conb-
ice tl bene, fe non fi ha provato il male, in-
loperbito di tal venuta de' Franzefi , non-
voiie accettare il fuo Re, con dirgli, che la
11 d* p ra ftata tolta P er nome di Francia_ .
u Ke^Ferdinando, fatto il poffibile per en-
E
A
T V M.
B
D
E
'4
"i re ncI J a Terra, non vedendone il modo , ;
vtlto il fuo Reame del tutto perduto, e del
tutto dilperato , comincio a lagrimare , la-
mentandofi della fortuna, che si miferamente
avea perduto si degno, grande, pregiato , e
nomtnato Reame. E tutto avvenuto pel cat-
ttvo governo de'fuoi progenitori, i quali nel.
tempo che fignoreggiavano , con ogoi inge-
gno,-mezzo, e via aoperarono di fare ingiu-
ne e danni a tutte le Potenze Italiane,
maffime contra la Repubblica Veneta, con-
tra la <juale fecero muovere il Turco allaim-
prefa dt Scutari. Onde alla Signoria.di Ve-
nezia per far pace convenne di dare al Tur-
co Scutari e altre cofe . Sicche niuno de* Si-
gnori d' Icalia per infulti avuti da iRealiNa-
politani fi mjfe a difendere il Reame . Anzi
per mettergli abbaflb, operarono con parole,
benche vi foflero moltt Signori, che diedero
danari al Re di Francia per efpugnare il det-
to Reame, come avvenne. Sicche niuno fac-
cia male, per aver bene, perche il male fem-
pre ha la vendetta . Onde convenne al mife-
ro e difperato Re pel male de* fuoi progeni-
tort, e per qualcuno de' fuoi, patirne la pe-
na e'l flagello , che non so quale fia maggio-
re dolore, aftanno, e faftidio, che vedendofi
Re di tal degno e trionfante Reame, in utu.
punto fenza botta di fpada o lancia eflerne
cacciato e privo.
Vifto il Ibpradetto Re Napolitano , ch' e*
non poteva entrare nella fua propria Citt»
di Napoli, difperato fe ne parti, e lafciate
le fue genti d'arme, monto in Galea con_
tutte le donne, cioe la Reina vecchia e fue
forelle, e Don Federigo fuo barba , fratello
del padre . E fe ne andarono con tutto l'ave-
re, danari, erobe, quanto avea potuto ricu-
perare colle Galee ad Ifchia . Avanti che il
fbpradetto Re.fi partifle dalla fua Citta di
Napolt , brugib tre fue Navi groffiffime di
botti du'mila 1'una, e tutti gli altri legni ,
che erano nel fuo Arfenale, e alcune ftalle
con ferociffimi cavallt rinchtufivi dentro fece
ardere e bruciare; acciocche queftt taii pre-
fidj non perveniffero nelle mani del nimico
Francefe , che farebbero ftati (ufflcienti a fa-
re grandiflimo danno al Re Napolitano . II
quale ettam fortifico tl Caftello dell'Ovo coa
mille fanti e tl Marchefe di Pefcara . II qual
Caftello e fortiffimo nel mare , ma non puo
danneggtare la Citta. E ancora fortiflco il
Caftello Nuovo al meglip che gli fu poffibi-
le , al quale tutto di Don Federigo coll' ar-
mata mantima poteva dare foccorfo, e bom-
bardava la Citta , e faceale non piccolo dan-
no. E quefto perche il Re di Francia , noa
avendo armata maritima non potea vietare il
foccorfo . La quale armata maritima France-
fe a poco a poco fi difperfe , e venne a nien-
te . Tamdem fjr pofl multa il Criftianiffimo e
Sereniffimo Carlo Re di Francia, conquifta-
to pactficamente tutto il paefe, che avea ca-
valcato fino a Napoli, a di zz. di Febbrajo
del 149$. con grandiffimi onori e fefte, e coa
folennifftrha poropa entro in Napoli , come—
pacifico Signore . Nella quale entrata per
maggior pompa ruinarono una banda delle
mura della Citta , per fare ftrada pib. ampia
e magnifica . Trovaronfi alla fua entrata due
Ambafciadori Veneti, e non altri, che ac-
compagnavanlo . GliOratort di tutti gli altri
Signori tolfero licenza dal prefato Re a Ro-
ma. Quante fefte, trionfi, gaudii, confola-
B " zione,
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tf C H R O
zione, piacere, e fooni di quante forte, e di
quanti varj ftromenti fuflero nell'entrare del
Re di Francia col fuo campo nella magnifi-
ca Citta di Napoli, a te, Lettore, fe hai in-
gegno, lafcio confiderare quello che fi con-
veniva a un tanto Re, moffbfi dalle parti ol-
tramontane, per venire a conquiftare un tan-
to Reame; e con ranto onore avendolo con-
quiftato e con ignominia del nimico, quell*
onore e gloria, che a tal trionfo fi conveni-
va, farebbe ftato di gloria famofa a Giulio
Cefare, che era Signore dell'univerfo Mon-
do, e al Magno Aleflandro, che fece tanti
fatti, e a molti altri famofiffirni uomini ; la
virtiide'quali molti fapientiflimi Poeti hanno
fudato e faticato in ifcriverla in verfi e in_
profa. I quali non fecero a gran giuntaquel-
lo , che ha fatto quefto Sereniffimo Re di
Francia, e che a quefto, ancorche Ia cofa e
la materia fia degna di molta piii eloquenzi,
fe ne potrcbbe fare un volume, uma volta
per non ufcire del mio coftutnato ftile di ef-
fere breviflimo, non faro piii proliffo . NorL-
voglio pero ommettere, fapientifiimo Lettore,
di chiarire la cagione della ruina Napolita
na, e quale fia ftata etiam la cagione , che_
abbia baftato 1'animo a un Re Oitramontano
di paffare i Monti , per venire a una tale e
tanta imprefa. E credo che vedrai per que-
fto piccolo Libretto qucllo, che da molte
cenrinaja d'anni in qua non fia mai piii acca-
duto. E per non dar faftidio a' Lettori , fot
to brevita ho detto in quefta venuta Franze-
fequello, che mi ha paruto veramente de-
gno di memoria, pretermettendo mohe cofe,
che avrei potuto fcrivere, come intravvenne
in tale imprefa, e ncn effendomi parute a
propofito, le ho lafciate ftare. Ora adrtm^.
lo di fopra ti ho toccato , quanto i Re Na-
politani erano da tutte le Potenze d'Italia_
odiati, e maffime il Re Ferdinando vecchio ,
ehe col fuo ingegno caccio tutti i Baronidal
fuo Reame, mancando della fede regia pro-
mefla loro. Cioe effo Re dopo crudelifliine...
baitaglie co' luoiBaroni, vedendo dopo gran
tempo di non poter fare alcun frutto , dilibe-
ro dt far pace co' Baroni del fuo Reame, pro-
mettendo loro la fede regia di non far loro
difpiacere alcuno. Ma infocato di diabolico
penfiero, dilibero ad ogni modo di cavarfi
davanti a' luoi occhi i luoi Baroni , e tor lo
ro tutte le Caftella e teforo, che tenevano i
Baroni, e mandandoli a chiamare , ouando
uno, quando un'altro, in pochiffimi giorni
in una camera gli ammazzarono con varii
infulti di morte ; e fotto la fede regia fe ne
venivano a Corte. Di tutto ne fu conlen-
ziente Alfonfo primogeniro Duca di Cala-
bria. De' quali Baroni poi morri tolfero le^
Caftella e'l teforo, cacciando i figliuoli e_
tenendoli per fervi , e le mogli al poftnbolo.
Di che non e dubbio, che piagnendo conti-
nuamente il fangue di quefti innocenti davan-
ti al clementiffimo Dio, ne abbia egli fatto
tal vendetta. Co' fuoi mezzi fccllerati offefe
tutta 1'Italia, pr^cipue la Sigaona di Venezia
neH'nnprefi di Scutari e di Ferrara . II Si-
gnor Lodovico Duca di Milano ll fece attof-
ficare; & brevmr fece danno inertimabile a
tutte le Potenze Italiane. Della qual cofa^
tutti gridavano vendetta, e per manco male,
e per non chiamare il Turco in Iialia , chia-
marono il Criftianiffimo Re di Francia . II
qualc vederjdofi tanto afpettato , le ne venne
B
C
D
N I C O N u
A mandato da Dio. E pfima col divino ajuto ,
e col favore Italianoottenne tal Reame ,
caccionne i Tiranni ,che altramente non fa-
rebbe mai ftato poffibile, che '1 Re di Fran-
cia aveffelo ottenuto contra il volere Italia-
j no, anzi faria ftato fracaffato e rotto, come
| dipoi fegui . E volendo narrare la tirannia ,
la crudelta, i luffuriofi e difonefti appetiti, i
I tradimenti , i rubbamenti , gli aflaflinamenti ,
gli otnicidj del Re Ferdinando e di Alfonfo
jd'Aragona fuo primogenito Duca diCalabria,
I padri di tradimenti, confervatori di ribaldi ,
j non thi bafterebbe un gran Libro : che credo
: che Nerone fuffe fanto appreffb di quefti Ti-
ranni. E per concludere, credo chenelMon-
do non s'avrebbono potuto trovare due Re_
'di tanta difonefta, auanto erano il padre e'l
figliuolo. E non e da prendere ammirazione,
I fe il noftro Creatore Crifto pe' fuoi peccati
! li vollero ftirpare e diftraere e ved^-re difec-
jcare quella maledetta e abominata progenie ,
1 per dimortrare, che fopra turte le ahre cofe
ainar fi de' la giuftizia, e che niuno faccia
male per avcr bene, perche Dio fempre gli
aflegna la vendetta, e quanta maggior ven-
detta della Napolitana, in pochifTuni giorni
foggiogato un'tal reame per un Re Oltra-
montano, come avete veduto, E bafti querto.
A di 26. di Febbrajo 149J. quatrro giorni
dopo che il Be di Francia cnrro in Napoli ,
rrori ivi Ziem Sultano fratello del Signor
Turco; il quale fu avvelenato. La qual mor-
te non fu a propofito pe* Criftiani, perche ll
Signor Turco per dubbio del fratello era tut-
to impaurito, ne. avea animo di prendere im-
prefa alcuna o congiura contra i Criftiani ,
dubirando che effi non metteffero il fratello
in iftato, e lui eflere cacciato. Sicche avra
egli perfetta nuova, quando intendera quefta
morte. Vedendo tutra Flralia e il refto della
Criftianita, che il Re di Francia fenza botta
di fpada avea ottenuto il Reame di Napoli ,
nominato pel Mondo, e che molte Terre ,
Citta e Caftella s'erano date alla fua dedi-
zione, grandemente tutti cominciaronoa du-
bitare del loro ftato . E foffe qual Potentato
eflere fi voglia , dubitavano della potenza
Franzefe, e maffime che avanti chV conqui-
ftafle il Napolitano diede eflo Re fama pub-
blica, che conquiftatolo , voleva andare alf
imprela degl' Infedeli , di che molti pure fa-
cilmente gti diedero 1'adito. Tamen conqui-
ftato il Reame, irifuperbito di tal vittoria ,
parendogli bella e dcgna 1'Italia, & eccellen-
te come la Gallia, dilibero, fe poteva , di
foggiogarla: fperando di trovare le cole cosi
facili, come le Napolitane. E trovo per ve-
ra linea il Ducato di Milano fpettare a Lo-
dovico Monfieur, e Duca d'Orliens fuo ger-
mano. E diede fama di volerlo nel fuo ri-
torno conqmltare. lntefa tale fama tutte le
Potenze Italiane concorfero nella parte piu
poffente, cice nelTinclita e famofa Citta no-
ftra di Venezia. Nellaquale nel mefediFeb-
brajo e di Marzo 1495. fi trovarono Oratori
di tutte le Potenze del Mondo ; e prima
rAmbafciatqre d'Ale(Tandro Papa VI. un Le-
gato a Latere; quattro Ambafciatori di Maf-
(imiliano Re de' Romani difegnato Impera-
dore, un'Oratore di Carlo VIII. Re di Fran-
cia, uno di Ferdinando e d'Elifabetta Re e
Reina di Spagna, due di Lodovico Duca di
Milano, oltre 1'ordinario de' Pifani , uno del
Signor Turco, che dovevo dir prima, di Pe-
faro,
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,V E N
di Ferrara , di Rimini, e
d* wmi Signori e Signorie Italiane: per ve-
iat : e intendere quello , che voleva fcre
eccelfa Signoria cotne madre dell Ita-
17
f u0 , di Mantova,
A
T U
M.
fuochi
18
Sa! e difenditrice della Chiefa ; che tutto fi
vedeva ruinare fenza l'ajuto e favore Veneto.
E tutti U confortavano che dpveffero pren-
dere i'arme in mano per difendere la povera
Italia da un Re Oltramontand fommeffa .
Della oual cofa ne fu confulta aflai in Vene-
zia, perche nel Configlio de' Pregadi erano
varie opinioni, e molti voleano difenderc
nuello, che era fotto 1'iroperio Venetp , c-
non piu avanti ; altri voleano difendere lo
Stato di Milano, con dire, che quando quel
Ducato fuffe fotto la forza Francefe, non fi
contenterebbe efladiquello, evorrebbe etiam
lo Stato de* Veneziani . Sopra tal difputa di-
morarono molti giorni, facendo Pregadi per
concbiuderefimil materia importantilfima_ .
Non reftavano per6 i Veneziani di mandare
daaari alle loro genti d'arme, e di continuo
aflbldavano foldati per fortificare i campi da
Etergli addperare al bifogno. Entrato che
il Re Carlo VIII. di Francia in Napoli ,
cominci6 a bombardare il Caftello Nuovo ,
che fi teneva pel Re di Napoli, e in pochi
giorni 1'ottenne a patti , che que' dj dentro
fi diedero falvo 1'avere e leperfone. Conqui-
ftato il Re di Francia il detto Caftello , co-
minci6 a bombardare il Caftello dell'Ovo , e
per lettere da Napoli de' ij. di Marzo 14QJ.
avea fatto appuntamento di darfi, fe in ter
mine d'otto giorni non aveva foccorfo . In-
fine de' giorni otto il Re di Francia otten-
nelo. Sicche ha avuto Napoli con tutte le
Fortezze ifn pochiffimi giorni : cofa inudita
Refta a ottenere il Caftello di Gaeta, la Ca-
labria, e alcuni altri Luoghi , i quali avra di
brieve, e fara pacifico Re Napohtano. II fo-
pradetto Re di Francia Re di Gerufalemme e
di Sicilia , conquiftato il reame Napolitano ,
diede fama di volere tornare in Francia per
la via di Roma e di Firenze . Per quefto du
bitavano molti Potentati della fua ferocita
Etpractpue la Santita del Pontefice, che per
cofa alcuna non voleva lafciarfi trovare in~
Rotna, dubitando di effo Re. Per lettere di
Coftantinopoli fi diceva, come il Signore_
Turco faceva maggiore preparazione da ma-
re e da terra, che mai faceffe la Cafa Otto-
mana, per dubbio di quefta armata Franzefe,
E per cio qui in Venezia s' armarono Galee
quattro fottili di piu . Sicche in tutto mifero
in punto Galee fottili trentotto fotto ilCapi-
tanato di Ser Antonio Grimani . E armarono
«tiam tre Navi groffe , Capitano Ser Tomafo
Duodo . Per quefte nuove da Coftantinopoli
le fpecie comiociarono a montare , e a farfi
ttim delle faccende in Venezia . Dopo mol
' te diiputazioni , e Pregadi, a di 31. di Mar
zo 1495. fu conchiufa lega , pace , e confede.
razione per anni venticinque in quefta famo-
fa Citta di Venezia tra Aleflandro Papa VI
Maffimiliano Re dc' Romani fempre Augufto,
Ferdinando Re & Elifabetta Reinadi Spagna,
la Signoria di Venezia e Agoftino Barbadico
Principe, Lodovico Sforza Duca di Milano ,
e i fuoi aderenti e propinqui ad defenjionem
Statuum . E d' Apriie nella Domenica dell'
Ulivo 1495. con folenniffima Proceflione fu
pubblicata nella Piazza di San Marco in pre-
fenza di tutti gli Oratori . Per la qual Lega^
tutta la Citta di Venezia ftette in fefta coil.
Tom. XXIT.
B
D
campane e tuochi per tre giorni continui ,
conofcendo quefta confederazione r (Tere
falvazione della povera Italia. E fimilmente
a Roma, in Alemagna, in Ifpagna, e in Mi-
lano ne fu fatta pubblicazione con grandiffii-
me fefte e pompe . Falli in Venezia Ser An-
drea e Zaccaria Balbi quondam Sere Stefano ,
che diedero botta di Ducati ventimila in
circa .
Intefo che ebbe il Re di Francia quefta-
Lega e coofederazione tra quefti Potentati ,
molto fi turbo , e chiamo a fe tutti i noftri
Arobafciatori , che appreffo lui fi trovavano ,
con dir loro, che molto fi maravigliava di fi-
mil lega , e che non ne fapeva la cagtone .
Tamen , che non ne faceva ftima, e che egli
era di buono animo , e poflente da potere—
contraftare alla Lega. I quali noftri Amba-
fciatori non molti giorni dopo tolfero ticen-
za dal Re di Francia , perche erano mahfli-
mo veduti , e vennero a Venezia . Molte cofe
potrebbero dirfi circa quefta cofa, che non_
mi parendo degne di memoria, voglio tacer-
le. Tamen il Re di Francia dilibero di tor-
nare in Francia con lafciare il reame in or-
dine a fufficienza, e che non aveffe paura di
nimico alcuno, che ancorche nol dimoftraffe,
tuttavia temea , vedendo tutta 1'Italia daccor-
do. I Signori Fiorentini non vollero entrare
neila Lega , e quefto perche dubiravano del
Re di Francia , che ritornando da Firenze_ ,
non entraffe in Firenze, e che la metteffe a_.
facco , per faziare in parte 1'animo fuo con-
tra gl' Italiani . La condizione ciella Lega non
fi puo intendere per eflere fegreta . Tamen per
auanto fi dice, e, che il Papa doveffe man-
are cavalli 4000. e fanti 2000. Tlmperadore
doveffe venire in Italia con cavalli 4000. e-.
fanti 4000. il Re di Spagna doveffe mandare
armata da mare al noftro Generale fufficiente,
la noftra Signoria cavalli 8000. e fanti 4000.
il Duca di Milano a fimil modo . Tamen que-
fta condizione fu per niente , perche folamen-
te la Signoria noftra e il Duca di Milano fe-
cero la fpefa. E quefto fi dice, acciocche in-
tendiate ia condizione della Lega : ficche vo-
lendo il Re di Francia fare muovimento al-
cuno contra la Chiefa, o contra altri Poten-
tati, tutti fono obbligati mandare tale ajuto-
a coloro, che n'avranno di bifogno. Di poi
il Re di Francia ottenne il Caftello di Gaeta,
e dice di volere dopo le fefte di Pafqua par-
tirfi da Napoli per Francia . Effo Re ha vo-
luto fare armare Galee dodici e altri navilt
nella Citta di Genova , ma non gli e ftato
permeffo , perche il Duca di Milano non ha
voluto confentire, il qualDuca tiene Genova
in fua protezione. Furono fatti per la Lega_
due Oratori al Re Mafftmiliano , Ser Benedet-
to Trivifano Cavaliere , e Ser Zaccaria Con-
tarini Cavaliere. In Ifpagna furono fatti due
Oratori , Ser Giorgio Contarini Conte del
Zaffo, e Ser Francefco Cappello Cavaliere^.
Non voglio tacere etiam di dire , come nel
mefe di Gennajo 1495. a di otto, nel mare_
di Spagna paflando treGalee groffe de'Vene-
ziani per Inghilterra e Fiandra, Patrone Ser
Bartolomeo Donato e Ser Piero Bragadino ,
Capitano Ser Paolo Tiepolo , afF4tati nel paf-
faggio di mare di Spagna da una grandiffima
fortuna,due Galee, cioe laCapitana, e*lDo-
nato, profondaronfi nel mezzo del mare, e_
folamente fcamp6 la Galea di Piero Bragadi-
no, la quale giunfe inAmptona in tempo che
h * io
/
19
CHRONICON
20
io mi trovava a Londra. Delle quali dueGa-
lee non s'intefe nuova alcuna. Sicche certifli-
mo fi tiene, che fieno profondate , chc e ftato
cofa pietofa . L'altra torno di qui in conferva
di due Navi grofle cariche di robe e merca-
tanzia , quanto poterono Ievare . Gli uomini
delle Galere perdute tutti fi annegarono. Ne
mai s'intefe cofa alcuna di quelle , ne fcampb
perfona, che potefTe renderne teftimonianza .
Di nuovo il Re di Francia mando un folen-
niffimo Oratore in quefta Terra di Venezia_,
e uno al Duca di Milano. E ancora non avea
intefo la Lega fatta tra' Potentati Italiani . I
Napolitani maliffimo erano contenti del nuo-
vo Re di Francia pe' grand' infulti e difpia-
ceri, che'l predetto Re e la fua famiglia fa-
ceva a'Napolitani ; e con defiderio non pic-
colo attendevano la fua partita , immo la defi-
deravano grandemente . E cosi avviene, che
chi non ha provato il male , non fa quello
che fia il bene. I pazzi Napolitani non cono
fcendo la fuperbia Franzele , credevanfi per
darfi alla dedizione de' Franzefi effere liberi ,
c fenza alcuno dilpetto e fofperto . Ma ne fe
gui il contrario , che capitando nelle mani
del Re di Francia, nel tempo che rifedette.
nel Reame Napolitano, us6 piu tirannie epiu
difonefta e rubamenti di quello.che facevano
i Re loro per avanti . Sicche furono pagati
pe' peccati loro. LaCitta di Vinegia per met
teifi in ordine per poter' effere contra l'im-
peto Francefe, follecitava di fpedire il campo
da terra. E fino a di 10. d'Aprile del 1495.
aveano meflo in ordine cavalli novemila di
gente d'arme , e Stradiotti dumila . E man-
darono di gran prefidj a Roma , perche fe il
Re di Francia voleffe entrare in Roma , fuf-
fegli vietato il paffo. Lo Stato etiam di Mi-
lano dubitando aflai del Re di Francia , fi
mettea in ordiue, e avea cavalli di gente af-
fai , ancora cavalli leggieri, e altra gente be-
niffimo in ordine, e fufficiente a refiftere in-
fieme co'Veneziani al campo Franceie . Fino
nel mefe di Maggio reftava al Re di Francia
a conquiftare del Regno Napolirano Brandiz-
zo, Garipoli , e la Mantia, che fi tengono
per nome del Re di Napoli : benche penfo
che forfe le avranno avute . In quefti tempi
quar.to alla partenza del Re di Francia, aNa
poli erano varie opinioni e detti, che nou-
mi ftendo a dirle, perche fuccintamente ne_
intenderete il feguito. Inogni cofa multimut.
ta loquuntur. Come nel pnncipio mio diffi ,
che non mi baftava 1'animo di potere fcrivere
ad pltnum lo feguito di quefto Re diFrancia,
e qnefto perche a quel tempo mi. trovavo a_
Londra, fe foffi ftato in queftaTerra, meglio
lo faprei delcrivere . Tuttavolta per non la-
fciare quefta cofa inetta e fenza feguito, fuc
cintamente diro il feguito del tutto.
Tamdem & poft multa , nel mefe di Maggio
dtl 1495. fi parti la Maefta di Carlo VIII. Re
de' Franzefi, Sicilia Hterufalem da Napoli
col fuo campo, lafciando in Napoli molti Si-
gnori e Btroni con circa cavalli 5000. e con
fanti pel governo Napolitano. Et egli col re-
fto del fuo campo fe ne venne a Roma , ed
entro in Roma . II Papa dubitando di lui per
la Lega fatta nol volle afpettare, e fe ne_
fuggi di Roma, e venne a Viterbo. II Re ri-
pofato alcuni giorni , fi parti da Roma fde-
gnato contra il Pontefice, e feguitando per
ritrovarlo, il Papa fe ne fuggiva di Terra in
Terra . Vedutofi dal Re di Francia di nor_.
D
potere avere '1 Papa nelle mani , fe ne ando.
in alcunc Terre fuddite della Chiefa. E puo-
fono a facco cinque Caftella della Chtefa , e
bruciaronle. E furono morte a Tofcanella_,
perfone ottocento. Delle quali crudelta tutta
1'ltalia tremava , & etiam il Duca d'Orliens ,
il quale 1'avea lafciato in Afti con potente-
eferciro, acciocche al bifogno potefle rompe-
re U Duca di Milano. II Duca d'Orliens per
trattati , che avea con Novara , e per tradi-
menti, una notte aflalto col fuo efercito la—
Terra di Novara, e que'rraditori, che erano
dentro, aprirono le porte, e prefero Novara
per nome del Re diFrancia; Citta importan-
tiffima, miglia quaranta lontana da Milano .
La qual perdita fu di grandiflima moleftia e
danno al Duca Milanefe, talmente che dubi-
tava aflai del fuo Stato. E i Signori Vene-
ziani per tale muovimento erano molto im>
pauriti . E a di »1. di Giugno doveva eflere
a Pifa, cb* ttiam fu a Siena, e tolfe il domi-
nio di quella Terra . Di piu men6 con fe il
detto Re di Francia trenta de' primi gentil-
uomini Sanefi , e Governatori di Siena . E
portava col fuo campo fome 10000. di fpo-
glie rubate nel reame di Napoli, e di tutta_
Tltalia, perche fempre in tutti i luoghi, Cit-
ra, e Caftella, dove egli e entrato , ha vo-
luto il fuoCenfo. edanari, e ogni altracofa.
Fu etiam a Lucca Citta ricca , e ivi mangio
per quanto fi dice Ducati 2J000. Nel luo ri-
torno non volle andare a Firenze.perchedu-
bitava delPopolo. Tamen quello, ch'e* feppe
domandare a' Fiorentini , ebbelo. 11 qual Re
tenne fempre a fua ubbidienza Pifa con Lt-
vorno, Pierrafanta, Sarzana , e Sarzanello .
E mando il Cardinale di Genova con Dom_
Objetto, e'l Cardinale di San Pietro in Vin-
cula, e Filippo Monfieur di Savoja con moU
tiffime bocche d'artiglierie , per voltare la_
Citta di Genova, la quale era ftata beniffimo
fortificata pel Duca di Milano, & ilMarche-
fe di Ferrara Ercole d'Efte fu nel Caftelletto
di Genova. E bandirono tutti i primi Citta-
dini favoriti dalla parte Franzefe , i quali fu-
rono da ijoo. Tamen que' Signori mandati
pel Re di Francia fubito ottennero la Spezie,
porto di mare, e tutta la marina diLevante.
E finalmente fi fono ridotti fotto Genova , e
ogni giorno fcaramucciavano con quei di Ge-
nova. E i Genovefi davano loro qualche ra-
buffara, e faceanli ritirare e con vittoria . E
per tutto era beniffimo veduto, che il Re fe
ne veniva verfo la Tofcana, e verfo i luoghi
del Duca di Milano . Vedendo 1'inclita Citta
di Venezia le moffe importantiffime fatte dal
Re di Francia, cioe in danneggiare e depre-
dare le Terre e Cittk fuddite alla Chiefa Ro-
mana , e nel prendere Novara Citta dello
StatoMilanele, perocche per la Lega tra' Po-
tentari nuovamente confermata fi de' ajutare
un Potentaro dalf altro, per quefto prefero
nel Configlio de' Pregadi in Venezia a di iy.
di Giugno del ^495. di rompere colI'armata
da mare in Pugha m quelleTerre, che erano
ftate ottenute pel Re di Francia . E cosi fu
ordinato al Capitano generale che doveffe_
rompere. Avendo la Signoria di Venezia di-
liberato di romper guerra contra le Terre_
tolte in Puglia pel Re fuddetto, dubito efla
che , fe egh otteneva lo Stato di Milano ,
perderebbe tutte le fue Terre e Citta di Ter-
ra ferma. Per la qual coladiliberarono di fa-
vorire, e ajutare il Duca di Milano in tucte
je
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1- cofe neeefliirie . Per quefto fecero grandif-
fina provrfione pet rrovare danart nella Citta
con ogni mezzo « via, che fu loro peffib.Ie.
La qual provifione per oon eflermi trovato
a& non la poflo fcrivere. E quefto perche
aveano di bifogno per pagare loldati e da_-
mare e da terra Ducati 70000. al mefe. II
tnial campo era con cavalli 10000. Stradiotti
i4CO.Fanti, Svizzeri, e Schioppettien 8000.
U :utto perfone zooco. di fanti . Cofa vera-
mente degniffima . E pafsd il Po, e ando in-
Parmigiana in ajuto diel Duca di Milanp, per
effere contra il campo\ Franzefe . Fu fattoCa-
pitano generale del campo Rodolfo da Gon-
zaga, barba del Marchefe di Mantova, e_
Provveditori Ser Luca Pifani , e Ser Mel-
chiorre Trivikno . E di buono animo paffa-
rono in Parmigiana. Partito il Re di Francia
da Napoli, il Re Ferdinando , che prima era
Re di Napoli, coll* ajuto del Re di Spagna ,
e di tutta Htalia favorito, perche in vero era
il migliore di qoella Cafa e'l pia gentile , il
pia umano, e piii cortefe, vedendofi tatmente
favorito, fperava in pochiffimi giorni di con-
quiftare il Reame Napolitano, che prima era
luo. E fmonto fopra il Reame. E di conti
nuo veniva piii avanti. E quanro cavalcava ,
tanto otteneva alla fua dedizione , perchc era-
no fazj dVFrancefi. II Re di Francia otten
ne Pontremolo, luogo del Duca di Milano ,
nel quale ammazzo molte perfone e depredo,
ancorche fi foflero dati alla fua dedizione .
• Inteio ch'ebbe il Re di Francia , come i
Signori Veneziani aveano prefo di rompergli
Suerra in Puglia coll' armata maritima , ve-
endo il campo loro molto potente in Parmi-
giana, dubito di qualche difturbo, e confide-
ro certamente, che i Veneziani fariano alfuo
contrafto . Della qual cofa fprtificato- il fuo
campo , & efortati con buon' animo , fi parti
da Pontremoio per paflare in Francia . E paf-
fate le montagne a piedi di quelle ii trovava
l'efercito della Signoria di Venezia molto po
tente. A di 6. di Luglio 1495. di matrina_
levataii la regia Maefta Franzefe per paflare
per la pianura a difpetto del campo Veneto,
meflo il fuo campo beniflimo in ordine, e for-
tificato , con mettere in mezzo degli uomini
d'arme tutte Ie artiglierie, delle quali n'avea
infinita quantita d*ogni forta,vifta pel noftro
campo tal mofla, e che a loro difpetto vole
va il Re paflare , parve al Magnifico e Illu
ftre Signor Francefco da Gonzaga Marchefe
di Mantova d'inveftire il campo Franzefe_
contra il volere de* noftri Provveditori , che
fi governavano fepientiffimamente $ perche vo-
levano lafciar paflare il Re , e non mettere_
lo Stato in pericolo , perocche il fatto delte
arme, come tutti beniffimo intendono, con-
fifle in ventura; e pero uno ftato tale poten-
te, e delta qualita del Veneto, non fi dovea
mettere in pericolo coi fatto d'arme. Tamdem
ifpirati dal divino ajuto diliberarono di aflal-
tare il campo Francefe . E con tre Squadroni
de' primi valentuomini del campo e de' primi
capi, lafciando le altregenti co'Provveditori,
con ordine dt non poterfi muovere fotto pena
della viu, fe pel Signore Rodolfo da Manto-
va non fufle ftato chiamato, con tanto animo
e cuote il Governatore generale del campo
Marcbefe di Mantova , quanto mai ebbe Ce-
fere, o Annibale, invefti il campo Franzefe.
I Franaefi veduto 1'impeto dell'efercito Ve-
iteto , fecero due ale del campo , e diedero
B
D
T U M. %i
fuoco alle artiglierie , che erano di mezzo, Ie
quali fecero danno ineftimabile al campoVe-
neto , e ammazzarono de* principali aflai .
Pracipue fu morto da uno fchioppetto il Si-
gnor Rodoifo da Mantova, al quale eraftato
dato il governo del campo . E fu di tanto
danno alPefercitoVeneto.quanto fi puocom-
[irendere la morte di tal capo . E perche etiam
e altre genti , che non $'erano mofle , afpet-
tavano il fuo comandamento , quefto mancan-
do , non poterono dare feccorfo al noftro
campo. Che fe foflero ftati alla battaglia, pia
facilmente efpugnavano il campo Franzefe, 6
per avventura prendevano ilRe. II Marchefe
Manrovano co' piu valenti e favoriti del cam-
po invefti lo Squadrone, nel quale era il Re
di Francia armato . E col fuo potere e de*
fuoi tanto fece , che s'ac,coft6 alla regia per-
fona per volerlo prendere. Lo che vedendo
il valente Baftardo di Bourbone con alcuni
valenti uomini fi mife di mezzo per Ia falva-
zione del Re , e virilmente il difefe , che il
Re fe ne fuggi , e dal Marchefe di Mantova
fu prefo il fopradetto Bourbone. Gli altriSi*
gnori Condottieri , capi di fquadra , e altrt
uomini d'arme combattevano virilmente e da
Cefari , danneggiando il nimico . Gli Stra-
diotti ancora fecero cofe mirabili nel princi-
pio , e portaronfi virilmente . Tamen dipoi fi
dtedero al buttino e a rubare, e non attende-
vano a combattere . E per quefta cagione fu-
rono da Franzefi morti aflai . E qu? fto perche
li trovarono fopra il buttino, e gli ammazza-
rono; benche alcuni fono, che vogiionodire,
che fofle fatto pe' Franzefi ad arte di mandare
alcuni carriaggi avanti, acciocche gli Stra-
diotti attendcflero a rubare e non a combat-
tere. La crudeliffima battaglia e'I crudeliffi-
rno e famofo fatto d'arme duro dne ore c_
mezza in tre, con morte de'principaliSigno-
ri, Baroni, e valenti uomini Franzefi, e non
meno Italiani . Tamdem tanto fu il poteredell*
efercito Veneto, che pofero in fuga il Fran-
zefe , il quale con celerita fe ne tolfe fu col
fuo Re verfo Afti , lafciando quella parte di
carriaggi dietro a fe, che non poteano con-
durre. 1 quali furono prefi dal noftro caropo,
per valuta , per quanto fi diceva , di Ducati
centomila. Che par quafi ragionevole, eque-
fto , perehe il Re di Francia aveva condotto
con fe tutto quello , che gli avea paruro di
valuta delReame di Napoli e di tutte leTer-
re e Citta Italiane. Gli Stradiotti fecero aa-
cora preda per Ducati trentamila . Furono-
prefi tutti i carriaggi della regia Maefta, cioe
i fuoi argenti , la fua Chiefa , la fua Spada_,
il fuo Elmetto : e quefti furono meffi nella_»
munizione dell* Eccellentiffiroo Configlio de"
Dieci , che fino a quefto giorno vi fi vedono.
Fu prefo il Padiglione regio con tutto il fuo
mobile avuto nelReame Napolitano. Fumor-
to nel nominato fatto d*arife nel campodella
Signoria Veneta tl fuddetto Signor Rodolfo
da Mantova , di cui per eflere valentiffimo fi
dolfe molto la Signoria Veneta , il Magnifico
Don Ranuccio da Farneie , e altri tre valen-
tiffirni uoinini Condottieri famofi. Fu ftimato
cbe moriffero del campo Veneziano da uomi-
ni fettecento, tutti t primi. E piu ne fareb-
bono ftati morti nel principio ael fatto d'ar-
me dalle artiglierie, fe al dare del fuoconan
fopragiugneva dal Cielo una piccola pioggia,
che vieto molto le artiglierie , che non pote-
rono sboccare, perche la polverc era bagna-
t«.
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a 3 C H R O
ta . Fu ferito a morte con cinque ferite il
Conte Bernardino de' Fortebracci , e Girola-
mo Genova Capo di fanti con aflai ferite , e
altri in numero di feffantaquattro , la morte
de',quali fu di danno ineftimabile al Senato
Veneto , perche lo privo de' piu cari e piu
fidati valenti uomini, che foffero nel fuocam-
po. L'efercito Franzefe ebbe altresi un'inefti-
rnabile danno. E furonvi morti de' primi e—
principali Signori della regiaCorona. E tutta
la Francia pianfe di tal morte, e furonne al-
cuniprefi, in tutto da uomini circa tremila.
Di quanto onore, gloria, e fama fufle all'
inclito Senato Veneto, a te, Lettore fapien-
tiflimo, lafcio confiderare queft'ampia e glo-
riofa vittoria d'avere rotto e fracaffato 1'efer-
cito del Criftianiffimo Re di Francia, il qua-
le fenza botta di fpada avea fbggiogato tutta
la Tofcana e la Romagna , e tolto alla dedi-
zione fua ia famofa Citta di Firenze, IaCitta
di Roma, e avea fottomeffb alla fua corona
in pochiflimi giorni tutto 1'illuftre e potente
Reame Napolitano , e tutto il refto delflta
lia . Della qual potenza il magnanimo e fa
mofo Maometto de Ottomanis Imperadore de'
Turchi, e di tutta la Turchia, il granSoIda-
no di Babilonia, e tutti gfinfedeli temevano,
e aveano grandiflima paura , e il Sereniffimo
Re di Spagna , Tlmperadore Maffimiliano ,
1'inclito Re Arrigo d'Inghilterra , e il Duca_
di Borgogna; e finalmente per tutte le parti
del Mondo fi nominava, apprezzava, e teme-
va quefto Re di Francia . Lafcioti ftimare_
quale eftimazione , qual fede, qual fortezza_
appreflb i nominati Porentati abbia ottenuto
1'inclita Signoria di Venezia , & rwn immerito,
per aver rotto e fracaffato il Re di Francia .
E in Venezia furonne fatti grandiftimi gaudj,
e i gentiluomini per allegrezza erano impaz-
ziti, perche dubitavano di fervitii, e di quel-
la erano liberati, e riftaurati nel priftinogra-
do. Al fuddetto fitto d'arme non furono fe_
non tre Squadroni delle genti dell' efercito j
Veneto . E quefto, perche rimafero gli alrri
co' Provveditori giufta 1'ordine di attendere_
il comandamento del Marchefe di Mantova_
fecondo 1'ordine , cioe del Sig. Ridolfo da_
Mantova, il quale morendo in battaglia, non
pote far loro il comandamento , e rimafero
fenza far battaglia , che ie vi foflero ftati ,
compivano Ia trionfante vittoria . Nec ethm^
tutto il campo era in ordine, perche per gior
nata capitava gente, uomini d'arme, e fante-
rie affai, che fi mettevano alTordine. Noru
voglio tacere che vedendo le Citta e Caftella
fuddite dell' llluftriflimo Senato Veneto il
campo Francefe moltopotente, dubitandoche
non fofle giunto a troppa potenza, fecero ca-
dauna Terra e Gtta fecondo Ia fua poffibilca
certa quantita di fanti e uomini d'arme a fpe-
fe della loro Comunita, per dimoftrare lafin-
cera fede verfo quefto Stato , e mandarongli
in campo. La qual cola la Signoria Veneta_
ebbe molto a caro, e ringrazio molto Ii Cit-
tadini e le Comunita , che aveano fatto tal
mento . Appreffo per comandamento della_
Signona di Venezia in tutti i luoghi, Caftel-
la, Cttta di Terra ferma fuddite fu fatta la_
delcrizione degli uomini dafatto, confarloro
fapere, che doveflero ftare alfordine. E per
tal provifione fu ritrovata grandiffima quanti-
ta d'uomini da farto. E queftofecero, perche
fe il campo Franzefe rompeva il campo Ve-
neto, in un momento avrebbe futto provifio-
B
D
N I C O N 24
A ne con quefte altre genti per reftftere airim-
peto Franzefe , che non andafle piii avanti .
Per feguirare la noftra Storia , 1'efercito de*
Veneziani , come di fopra fi dice , tanto fu
potente, che meflb m fuga il Franzefe , per-
che la notte gli affaltb, il Re di Francia col
fuo campo alla meglio , che pote , raunati fi
tirarono a' monti . Intefo tal nuova il Signor
Lodovico Duca di Milano , che i Veneziani
aveano rotto il campo Francefe, n'ebbegran-
diflimo difpiacere, e che i Veneziani aveffero
ottenuto tal vittoria , dubitando affai della_
potenza Veneta, che non foffero per la vit-
toria infuperbiti, e che non voleffero prende-
re il fuo Stato, dubitando di quello. che fa-
cilmente farebbe potuto intervenire , che 'I
giorno feguente il campo Veneto non aflal-
taflfe il campo Franzefe , e prendeffe il Re_ .
E fubito dilibero di fare provifione per vie-
tare quefto loro objetto, e fpaccio la notte_
medefima il fuo Capitano il Conte diGajazzo
con cavalli leggieri dugento al Re di Francia,
con fargli faptre , che dovefle tor fu il piii
prefto, che potefle, altrimenti farebbe prefo .
II qual Capitano cavalcando, giunfe al cam-
po Franzefe, ed efpofta la fua ambalciata , il
fapientiffimo Re di Francia intefala, parvegli
buon ricordo . E immcdtaU comando . che il
fuo efercito fi levaffe . E a di 7 di Lnglio
del 1495. di mattina fece brugiare tutti i cor-
pi morti de' Franzefi, e i feriti fidwammaz-
zare que' che non ifperava di vita , e bru-
giarli . Fece etiam bruciare i fuoi carriaggi ,
che non ne avea di bifogno . Fece rompere
tutte Ie fue artiglierie groffe , e le piccole_
porto con fe, e la notte vegnendo adl 8. del
mefe fuddetto, a fuono di trombetta fi levo ,
confefTati e comunicati tutti, Scaccompagna-
to dal Conte di Gajazzo fe ne ando per la_
Valle verfo Piacenza in grandiffima preffa_ .
La qual levata intefa pel noftro campo, a di
9. di Luglio fi levo per andargli dietro, ben-
che gh mandaffe dietro cavalli mille leggieri,
1 quah raggiunfero il campo Franzefe , e fa-
cevangh nelle codazze grandiffimi danni per
cammino . E lafciava molti corpi de' morti
per terra delle ferite de' primi del fuo cam-
po. II noftro campo era lontano dal Franze-
fe miglia venticinque. II campo Franzefe fa-
cendo grandi giornate , giunfe in Afti a fal-
vamento, e il campo Veneziano nol pote rag-
giugnere. E fi da colpa al Marchefe di Man-
tova, che nol volle ftrguitare , e che s'int«n-
defle col Re di Francia .
II Duca di Milano era attorno Novara con
cavalh ottomila e con quattromiia fanti mol-
to potente, e teneva inclufovi dentroilDuca
d'Orhens , e di continuo gli Stradiotti fette-
cento, che avea il Duca di Milano , davano
qualche fpelazzata a que' di Novara. Corao
di fopra fi e detto, il Re Ferdinando Napo-
htano, partito il R e di Francia dal Reame ,
coll ajuto del R e di Spagna , e di tutta la_
Lcga , e chiamato etiam dal Popolo Napoli-
tano , entrb in Napoli a di 7. di Luglio del
1495. con perfone cinquemila e non da con-
to, chiamato & eccitato da' Signori, Bironi,
e Popolo Napolitano , con incredibili fegni
di lecizia , perche erano fazj della tirannia_
Francde. II qualeentrato ottenne il Caftello
Capuano, e ammazzb molti Francefi, il refto
de quah co' fuoi Signori entro dentro il Ca-
hello deirOvo con vettovagliaaffai . Eafper-
tavano ajuto e loccorfo dal loro Re. II Ca-
pi-
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»5
V E N
pirano generale de' Veneztani Doo Antonio
Grimant per coroandamenro della iua Signo-
ria entto. nella Puglia cotla fua armata , e per
forza & armat» manu prefc Monopoli Citta
in Puglia, la quale peTranzefi era ftata prefa,
e pofta a facco Nella qual battaglia roon Pie-
tro Bembo fopracomito, e un' altro Nobilt-
da poppe . La quale Monopoli fi fotromifc-
aH'imperio del Senato Vejieto, perche ficon-
Teonero d'accordo col Re Napolitano , che_
tutto quello, che 1'armata Veneta prendeflc-
per forza, fofle jibero e franco de' Veneziani.
Le altre Terre e Citta della Puglia veduto
quefto, fi diedero alla dedizione regia di Na-
poli . Intefo cb'ebbe il Re di Francia in po-
chiflimi giorni la perdita del reame Napolira
do, n'ebbe dolore immenfo, giurando di far-
ne afpra vendetta; bencheconchiufe, cbenon
erapoffibile che un Re Oltramontanoottenef-
fe imperio o reame in Italia . E molte volte
pe' tempi paffkti it Re di Francia eftatomor
to.in Italia , fatta fepoltura di Franzefi .
Larmara Genovefe fatta pei Duca di Milano
a Genova per ifcacciare la Franzefe da que*
looghi , che avea ottenuti per mezzanitk del
Cardinale da Genova Meffere Objetto , e al
tri oel Golfo di Rapallo , e di Seftri luoghi
de' Genovefi , fortificarafi in quel luogo ,
avendo meffo in terra bocche joo. d'arriglie
rie-con 300. fanti alla guardia di quelle (la
auale armata Franzefe era di ferte Galeazze ,
due Baize, un Brigantino, eunaFufta) iGe
novefi dall'altra banda aflaltarono con fantt
800. i'amglierie Franzefi, e fubito leprefero,
e ammazzarono e prefero li 300. fanti , e con
quella vigoria 1'armata maritima Genovefein-
vefti ia Franzefe , e a, man falda prefela tut-
ta . E prefe etiam tl Capitano di queila un-
Bretone, e Mpnfieur di Mejbkus con tutte le
arnglierie e fpoglie , che aieano rratte dal
reame, che fu (iimato il bottino per Ducati
loocoo. It Cardinale da Genova , e Objetto
da Campofregofo , il quale con fanti ijoo.
era attorno Genova per voltarla , e con ca
vatli 500. tntela tal nuova fi levarbno, e an
oarono 10 Afti dalia regia Maefia , la quale_
trovarono molto mal contenta e difpofta . E
quefto fegui del detto mefe di Luglio . Nota
cne da 1 iei 1 fino agli undici di LugltolaMae-
ita del Re di Francia ebbe grandtflime rotte.
rnmo quella pel campo Veneto- Secondo Ia
perdita del rearoe Napolitano . La terza data
pe Genovefi a Rapallo alla fua arroata roari-
ttma . S.cche awennc, che egli perde in di-
iranza di pochiflimi giorni quello che aveo_
guadagnato non pero in molti roefi. II Duca
di MiUno Signor Lodovtco , che e delle fa-
p.ent.ffime tefte , che fi trovino al Moodo ,
vedendo 1 Veneziani valorofi delle cofe di
trancia , dubirb della loro poflanza, come in
eftetto farebbe feguito , che fe a quel tempo
cgimo colla toro potenza e riputaztone avef-
«ero voluto , avnano conquiftato il Ducato
Milanefe, fenza botta di fpada. Epeosbcome
e con qual modo dovefle abbaffkre Ia potenza
vcoeta E non trovando alcun modo, falvo
£L i t**^? toto * danari » e confuroarli
lopra le geoti d'arme, confiderando che per-
uu" e co °l«"»wndoli fuccintamen-
k peroerebbono ripurazione e potere , per
quelta cagione ebbe intelltgenza col DuciL
0 urliens , , il q Utt Ie fenza foccorfo non poteva
«are ne durare in Novara, che virilmente vi
P° tctfe mantenere, perche oon gli manchc
16
E T U M.
A rebbe yettovaglia , ne farebbegli dare bTtta-
glja . Ottenuto e accordato tal patto, fcriffe
lubito a Sjgnori Veneziani, come traditore-
che lempre e ftato, e fempre fara nimicoper-
petuaroente del Senato Veneto contra oani
ragione; perche i Veneziani furono que' chc
U pofero e confervarono nel Ducato , come
e .uu, er t ne,la Si «nona » alla^
quale «obbligb d'effere perpetuamente fuo fer-
vttore. Tamen tutti i fervigi fi pagano d'in-
gratttudtne; e maffiroe egli che per la riputa-
zione del Ducato era^montato tn foperbia_ ,
ne ptu fi ricordava de' beneficj paflati . Scrif-
ie , aifli , che fenza tl fuo ajuto non tfperava
dt riayere Novara, e che pregava laSigr.oria,
cne 8" dovefle rnandaregente, acciocche fof-
iero cagione dt poterla avere piii ftcilmente .
I Veneztant ptcnt di zelo, e di carita verfo il
trad.tore, e di onore, di benevolenza , e di
bonta fopra tutto, diliberarono nel Configlio
de Pregadi di mandare tutte le ioro gentt
d'armi, e il campo all'impreia di Novara- .
All'afledio della qoale ne ftette molti nu-fi ,
come a baflb fi vedra, la Signoria noftra di
Venezia con ifpefa di Ducati tfoooo. al mefe,
e con ifpefa di graodiflimi danari , per fod-
dtsfare alla volonra de| traditore non cono-
fciuto. Tamdem , come fotto fi dtra, il Duca
d'Orliens di confentimento drl Duca diMila-
no fe ne foggi di Novara. La fortuna vuole,
che molti ralvolta credono di far bene, e ne
feguita male . Cosi meritamenre e intravve-
noto e interverra al Duca di Milano, che la-
fcib fuggire il Duca d'Orliens.per fua falva-
zione; confiderando quella fuga eflere il fuo
bene, che ne feg- • e feguirailcontrario, che
per avventura q. ..o Duca fara totalmentela
fua rovina, fe non dello Stato , ma di dana-
ri , che il detto Duca d'Or!iens gli fara fpen-
dere tre volte pib di quello, che egli perfuo
tradimento ha fatto fpendere a" Veneziani
fenza cagione.
Confiderando la Signoria di Venezia , che
cadauno bene debbe eflere rimuneraro, si per
la loro bonta e innocenza, come pel zelo di
carita, che regna in loro , e pel paffato ha_
fempre regnaro ( e non credere , o canffi,no
Lettore , che io lo dica per effere della pa-
tria , ma per altri intenaerai le degne loro
condizioni .* e avvifoti, che molte cole dj ve-
rita direi in quefta materia , fe non foflt tan-
to partigiano, che non voglio effere , e perb
taccto, e mi riporto alle loro fperienze & ef-
fetti , che pe' tempi paiTati , e per or<» fi ve-
dono ) avendo pieta e mifcricordia a coloro,
chs per bene e falvezza delio Srato Veneto
han meffb la propria vita a pericolo, eaque*
che per bene della patria e del fcrvigio Ve-
neto nella battaglia virilmente finirono la vi-
ta, volendo riinunerarii, per dare ancora ani-
mo a coloro, che poflano pel ftituro mettere
la vita pel Senato Veneto , net Configlio de*
Pregadi diedero provifione a tutti que' che_
pofero la vira a pericolo, accrefcendo toro il
foldo, e a'figliuo!i de*gia morri . Cofa vera-
mente degniflima , e da effcre lodata. La_
Maefta del Re di Francia partitofi d'Afti an-
db a Torino t per effere pib appreflb al fuo
Regno , e per potere pib comodamente co-
mandare a* fuoi Popoli. U quaie era molto
turbato e rifcaldato , e volea ad ogni modo
venire dt nuovo alta efpugnazione dell* Ita-
, Iia, facendo il fuo pofflbile di far gente, per
mandare alla difefa del Duca d'Orliens , che
era
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27
C H R O
era afTediato in Novara . Et etiam mando il
Duca di Cleve per condurre Svizzeri di La-
magna ; benche il Duca di Milano eflendofi
avveduto di fimil trama, per mezzanita dell'
Imperadore Maflimiliano fece lega e tregua_
con la legadel Seflanta, chefono dentro quafi
tutti gli Svizzeri. Sicche il Re di Francia_
non pote ottenere gli Svizzeri che avea pen-
fato di potere avere. E alcuni dicono, che_
Svizzeri cinquecento , che erano nel campo
Franzefe, intefa quefta lega del Duca di Mi-
lano con la lega del Seflanta , fuggirono dal
campo Franzefe in quello del Duca. II no-
ftro campo Veneto e quello di Milano fi tro-
vava nel mefe di Agofto 149$. attorno No-
vara conperfone piu di trentamila da fatti in
due campi . E perche i Veneziani aveano nel
Ioro campo piu di perfone ventimila da fatti,
aveano di bifogno per mandare in campo da
Ducati 60000. al mefe; onde conveniva loro
d'aftrignere d'angarie la Terra , e mettere_
(tiam Decime aflai per manrenere al campo
degna e ampia fede. Non fi contentando il
Duca di Milano , padre d'ogni traditore , ut
ita dicam , che la Signoria di Venezia tenefle
il fuo campo a Novara, con ifpendere quan-
tita di danari per bene del Ducato di Milano,
penso e immagino , come capo pieno di fa-
pienza a far male , e a qual modo potefTe an-
cora follevare totalmente il potere a' Vene-
ziani, non confiderando ne avendo avverten
za. al bene , che gli facevano col tenere il
campointorno a Novara i Veneziani con tanta
fpefa in fuo fervigio,onore e gloria. E fcriffe
a' Veneziani , che non avea danari da pagare
le fue genti d'arme, e che pregava Ia Signo
ria, che gli dovefle mandare per preftito Du-
cati 50000. che altrimente non poteva pagare
ifuoi foldati. Quefta fu una finzione, perche
fi trovava piu danari affai di quello, che ca-
dauno ftitnava. E folamente faceva per cava-
re danari da Venezia , confiderando che ca-
vati i danari, etiam le caveria la riputazione
e '1 potere. Uella qual doraanda avuto matu-
ro configlio i Veneziani diliberarono di pre-
ftargli la detta fomma di danari , confide-
rando, che perdendo il fuo Stato di Milano,
ancora eglino perderebbono il loro. E per
quefto rifpofero alDuca, che non fi trovavano
danari , ma che per iua lalvezza , e pel fuo
Stato farebbero molto piu,e che per compia
cergli venderebbono tanto Monte Nuovo per
fuo nome , e che ogni fei mefi dovefle man-
dare il pro a ragione di cinque per cento. E
che per cauzione di danari doveffe mandare
pegno. La quale diliberazione intefa fu gra-
tiffima al Duca per cavare il danaro da Ve-
nezia, e fubito vi mando alcune gioje per va
luta di Ducati joooo. che tenevanfi per pe-
gno, le quali furono mefle in Sandla Sandto-
rum infieme colle altre gioje di San Marco .
E fu venduto il Monte Nuovo , e mandato-
gli danaro fubito. E fempre ha mandato di
poi alcuni anni il pro a Venezia per pagare_
eflo Monte. Erano il Duca e la Signoria di
Venezia a quefti tempi contra il Re di Fran-
cia , con tanto amore e benevolenza legati ,
che nihil fupra , e dalla parte Veneta erafi di'
buono amore , ma 1'altra del Duca era fitti-
zia, piena d'odio, e di mala volonta. Di co-
mandamento dcl Re di Francia il fuo campo
vennea Verzeria miglia otto lontano dal cam-
po Veneziano e di Milano , che era attorno
Novara , e pure di notte davano foccorfo i
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N I C O N 48
A Franzefi a Novara con faputa del Duca : del-
la qual cofa egli n'era contento, benche mo-
ftrafle altramente . E quefto faceva , accioc-
che i Veneziani non s'accorgeflero di fimil
cofa, e che fi confumaflero attorno Novara,
per mandare il fuo penfiero ad efFetto . II cam.
po Veneto molte fiate volle dare la batta-
glia alla detta Citta, ma noo volle mai con-
fentirvi il Duca con dire, che non volea che
primas'ammazzaflero gli uomini e poi fi gua-
ftafle la Terra , fperando d'averla per affedio .
Et egli medefimo di notte le faceva dare foc-
corfo ; e i Veneziani non voleano levare il
campo per dubbio de' Franzefi. Sicche la_
cofa andava in lungo in quefto modo. II Re
di Francia dicevadi volere ad ogni modo ap-
pizzarfi iterum a battaglia col campo Vene-
to , ma nulla fece. II Sommo Pontefice per
far defiftere dalle guerre, fcriffe un Breve al
Re, che dovefle reftare di perturbare l'Italia,
altrimenti non faria buon Criftiano a far con-
troifuoi precetti, e che lo fcomunicherebbe.
II Re Ferdinandoa Napoli fino a di primo dt
Settembre del 1495. non avea potuto ottene-
re il Caftello Nuovo e il Caftello dell' Ovo,
che erano tenuti pe'Franzefi, e n'avea mino-
re fperanza che prima , e attendeva a quel
difegno . E per fare riputazione al detto Re
i Veneziani mandarono il loro Capitano ge-
nerale coll' armata maritima a Napoli per
dargli foccorfo, riputazione, e ajuto al bifo-
gno.
Nel mefe di Settembre 1495. fu fatta tre-
gua tra' Potentati Italiani , per compiacere al
Duca di Milano, e tra il Re di Francia, per
trattare pace , fe poflibile fara . E in effetto
Novara era a peffima condizione, ne fi pote-
va piu tenere per cofa alcuna . Finalmente la
pace tra il Re di Francia e 'I Duca di Mila-
no fegui con molti Capitoli in quello, che_
molto non importa , e riferbarqno Iuogo a*
Veneziani di potervi entrare , fe loro piace-
va, nel termine d'un mefe. Novara fu refti-
tuita al Duca, la quale per la ribellione fat-
ta, fu molto taffata , talmente che era quafi
abbandonata dalle perfone, che dentro vi fo-
levanoabitare. II Duca d'Orliens fe ne torno
a Torino dal Re , e Ia gente del Re comin-
ciava a paffare i monti . La Signoria di Ve-
nezia per non rompere, ne contravenire alla
lega, e per mantenere la fohta fua fede a chi
1'avea promefla, non volle entrare nella pace
nel luogo riferbatole, e comando al fuo efer-
cito , che doveffe venire a cafa. Et era giun-
to ful Cremafco. Mi fono dimenticato di di-
re , che feguita la vittoria della rotta Fran-
zefe , per rimunerare il Magnifico & Illuftre
Signor Francefco di Gonzaga Marchefe di
Mantova pe' fuoi buoni e ottimi portamenti
in quel fatto d'arme, Io elelfero e fecero Ca-
pitanogenerale de'Veneziani della gente da_
terra con provifione di Ducati joooo. all'an-
no in tempo di pace , e 60000. in tempo di
guerra . Al quale per piu magnificenza e_
trionfo fu mandato in campo lo Stendardo
generale, e il Baftone pe' magnifici Ser Piero
Marcello , e Ser Giorgio Emo . I quali accet-
tati nel campo con incredibile fefta e pompa,
fotto Novara per nome del Senato Veneto
gli confegnarono l'Infegna generale di San_
Marco , che egli riceve con incredibile leti-
zia , e dimoftrava effere tutto Marchefco,
benche di poi per gli effetti feguitaffe tutto il
contrario , come abbaffo fi vedra. II Re di
Fran-
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E
A
"V E N
Frandivifto mancare la fua armata maritima
a Genova, e conofccndo d. avere d. b.fogno
Lndemente di quella, per foccorrere .1 rea-
£? Napolitano, comando in Proenza alla fua
», che avea in quel luogo mar.t.ma^,
che dovefle pallare in Pugha a Napol. . In-
o tfo mefe di Ottobre i 4 95- fi troyava lar-
Xta maririma fopra Oftia, per ven.re a dare
foccorfo alle Caflella Napolftane. E 1'armata
colla quale il RediNapol.eraentrato.n_
Napoli , del Re di Spagna, fi trovava migha
cencinquanta lontana dalla Franzefe per v.e-
Srte ii foccorfo de' CafteW ; e voleano ef-
fere alle mani . II Jiuca d. M.lano per la pa-
ce fatta col Re di Franca fu molto b«afima-
,o da tutti i Signori e Potentati Itahan. , , per
aver fetto quella fenza confent.mento dcl a
lesa . e della confederazione giurata per la
e|a co' Potentati cMtalia. E in effetto fn
fempre mancatore di fede , e fempre lo fara.
I Fiorentini lafciati pel Re ct. Franrfa m 1.-
berta cominciarono a fare nuovo governo al
modo Veneto , i«igati ancora dalle predtca
zioni d'un Frate Girolamo , nel quale avea
noerandifliroafperanza. E mandarono Am
bafciadori in Francia con dire , che fempre_
fono ftati amici, e fervidori della Regia Co-
rona, e che pregavano il Re , che doveffe_
loro reftituire Pifa , Sarzana , Sarzanello, e_
Pietra Santa, che teneva al fuo comando . La
qual cofa intendendo il Re , gh afcolto vo-
lentieri , e promife di far ci6 che eghno vo-
ievano. E con tali perfuafioni tolle loro al
cuni danari per fomma non plccola , e non-
diede loro alcuna delle dette Citta . II Re di
Napoli s'accord6 alla fine con quei del Ca-
(lello Nuqvo di Napoli, che fe in termine d
due mefi non avranno loccorfo dal Re d
Francia, fi daranno liberamente al Re Napo
litano. E fi diedero fopra quefto patto oftag
gi di mantenere la fcde l'un 1'altro . I Fio-
rentini vedendofi delufi dal Re di Francia.
che prometteva aflai, e nulla attendeva.di
liberarono di mandare il loro campo attorno
la Citta di Pifa per riaverla . Intorno la qua-
le ftettero molti mefi , che nulla poterono
fare ne operare, benche prendeflero il Borgo
di San Marco. Tamdem i Pifani fi fono pre-
valuti beniflimo, talmente che convenne fen-
za far nulla , a' Fiorentini levare il campo ,
il quale in brieve fi disfanto , e levoffi da^
quello afledio . Pietro de' Medici cacciato da
Firenze , s'era pofto beniflimo in ordine per
entrare di nuovo in Firenze . E con gli Orfi-
ni e colle genti d'arme tentodientrarvi , ma
nnlla pote fare , ancorche in Firenze fofiTe^
qualche difcordia di governo traloro. Tamen
intefo la mofla di Pietro, s'accordarono tutti
infieme i Fiorentini , per vivere liberi e non
fottopofti. A Firenze e a Siena comincio i;
morbo, ma non duro molto. 11 Re di Fran-
cia, fatta la pace con Milano, vedendo tutta
fltalia d'accordo, diliberb di tornareinFran-
cia , perche vedeva non eflere fperanza di ri
avere il Reame Napolitano . Avanti che par
tifle da Torino , mando Monfieur Arzentoni
3ui in Venezia per Ambafciatore, e SuaMae
ta fe ne ando in Francia . Lafcio in Savoja_
e in Afti pochiflima gente , la quale di poi
fubito ttiam pafso i monti nel meie di Sct
tembre del 149$. A Napoli MonfieurdiMon
penfier lafciato Vicere di Napoli , quando i
Re Ferdinando entro in Napoli , fe ne fuggi
nel Caftello dcll' Ovo. Fatto il patto col Rr
Tcm.XXir.
D
T U M. 30
di mefi due, fi parti con molti Franzefi , eJ
ando a Salerno ; e convocati tutti i Franzefi,
che crano in quelle Province , fece un' efer-
cito di lance 300. uomini d*arme , Svizzeri
1000. e pedoni 3000., per nomedelRe di Fran-
cia . E fe ne venne alla volta di Napoli con_
grandiflime vettovaglie , e munizioni in qiian-
tita. E venne fin Ibtto alla detta Citta , e_
poco lontano dal Caftello. La qual cofa ve-
dendo il Re Ferdinando, ufci di Napoli con
500. uomini d'arme, con cavalli leggieri 600.
e con 4000; fanti, per effere alle mani col cam-
po Franzefe . E feguitandolo una notte , i
Franzefi prefero la fuga , e tolfero fu a lume
di torchio , lafciando le munizioni , vettova-
glia, e fei Paflavolanti, che furono prefi dal
campo Napolitano . Ne contentandon di que-
fto il Re fuddetto feguiro i Franzefi fino in_
Nocera, nella qual Citta effi fi fortificarono .
E a di xi. d'Ottobre il Re Napolitano fi tro-
vava a Sarno , e avea affediati i detti Fran-
zefi in Nocera , e fperava d'averli fubito, pec
effere luogo di pochiffima vettovaglia; ovve.
ro che fi darebbono a patti , o che adunoad
uno fuggirebbbno per quelle afpre monta-
gne.
A di 1*. d'Ottobre 149J. Ser Girolamo
Contarini Provveditore al Golfo giunfeaNa-
poli con venti Galee Venete , le quali il Re
vide volentieri, perche gli accrebbe grandif-
fima riputazione. E fu a tempo, perche l'ar-
mata Aragonefe era andata contra quella di
Francia , che voleva venire a foccorrere i
Caftelli . Et erano tredici Navili Franzefi ,
fopraiquali erano Svizzeri e altri fanti 4000.
da mettere in terra. E vennero fopra Gaeta,
della qual cofa avendo notizia 1'armata Na-
politana , ufcirono di Ponzia tre Navi grof-
fe , da Genova Barze ventifette e tre Galee .
E con quefte diedero fincalzo all' armata_
Franzefe. Sicche venendolafera, fi congiun-
fero infieme talmente , che fi poteano bom-
bardare. A mezza notte fi mife Scirocco con
fortuna, e le dette armate fepararonfi, e la_.
Franzcfe fuggi . Una Nave di Francia fi ri-
duffe all' Elba , dove capito ancora per la—
detta fortuna 1'armata Napolitana. La qual
cofa vedendo i Franzefi , che erano fopra la
Nave, buttarono in acqua le munizioni , ar-
me, e artiglierie , e fuggirono in terra. L'ar-
mata Aragonefe prefe la detta Nave vuota, e
fatto pefcare, trovarono le munizionij arrae,
& artiglierie buttate in acqua. Efperavr an-
cora di prendere 300. Svizzeri , che erano fo-
pra quella , imbofcati fopra rifola; 11 refto
dell* armata Franzefe ando a Liyorno , e la-
fciato in terra perfone 700. a di 43. d'Otto-
bre fi parti , e ando a Villafranca in Proen-
za, fperando di dovere difarmare . 11 Re di
Napoli non vedendo da qual parte poteffe ve-
nire H foccorfo di Francia, fperava in bricve
di ottenere tutto il Reame . E tutto il gior-
no correva fino alle porte di Taranto con_
700. Stradiotti Veneti . II Capitano gcnerale
Veneto da mare non era potuto andare a Na-
poli , perche era ammalato. E per quefto
colla fua Galea era venuto a Corfii. Le Ga-
lee Venete al viaggio di Barberia prefero fo-
pra Tunifi una barca di un Corfaro di botti
4<o. E per effere urchia e male condiziona-
ta, 1'hanno bruciata , e tolte tutte le muni-
zioni , e avea cinquantacinque bombarde. U
Re di Napoli ancorche aveffe genti d'arme_
affai per poter conquiftare il Reame Napoli-
C tano ,
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CHRONICON
3*
rano, pero perche avea molti Angioini, non
fi fidava molto di loro. Per quefto richiefe_
alla Signoria di Venezia che gli dovefle man-
dare parte delle fue genti d'arme in ajuto,
promettendo delle fpele e danari , che fpen-
derebbono circa a quefto, di farli ficuri, e di
dar loro in pegno cinque Terre in Puglia, le
quali per anco non fi puo intendere qualtfieno.
Tamen fta a domandare a quefta Terra, quali
cflavuole. Intefo quefto la Signoria per man-
tenere la fede a tutti i collegati , avanti che
faceffe cofa alcuna , volle aver licenza da_
tutti i Signori della lega. E avutala, fiibito
diliberarono di mandare 7C0. uomini d'arme,
000. Stradiotti, e 5000. fanti in ajuto del Re
Napolitano. E a Venezia fi fece provifione—
di trovare danari , per ifpacciare il fuddetto
campo, perche il Re molto follecitava. Nel
mefe di Novembre 149J. venne a Venezia il
Marchefe di Mantova Capitano Generale de'
Veneziani in terra , e Don Annibale de'Ben
tivogli. A'quali furono fatti grandiflimi ono
ri co* Bucintori , e altro giufta il confueto ;
e perche etiam vennero dalla vittoriadiFran
cia , furono beniflimo vifti e accarezzati ol
tra il coftume . Nel paffare, che fece il Rc
di Francia nel fuo ritorno in Francia, eflen
do a Grenoble, aflaltatolo il male di cofta,
cioe di punta pe' grandi ftracchi, che avea_
patito in Italia. Per cofa alcuna non voglio
preterire di dire, che eflb Re era de' piu la
fcivi uomini della Francia , e fi dilettava_
molto del coito , e di mutare ancora pafto
qualche volta , che quando avea ufato con_
una , piu di quella non fi curava , dilettan-
dofi molto di cofe nuove , benche in fimili
luflurie avea grandiffima avvertenza di non_
toccare la m oglie d'altri. Tamen molte volte
ha ufuo ancora tirannia di prendere le ver
gini, e le altrui mogli, quando la bellezza il
dilettava. E in Italia di fimili vituperj ne_
uso infiniti . E ancora conduffe feco in Fran
cia alcune Damigelle rapite a Napoli e nell'
Italia . La malattia di cofta non duro molto ,
che ne fu immediate liberato. Lafciofama nel
fuo paflare i monri, di volere ad ogni modo
tornare in Italia a tempo nuovo. Con lui
paflarono tutti i fuoi leguaci. E non rimafero
oltre quei lafeiati nel Reame Napolitano mil
le Franctfi. II detto Re, fatta la pace con_
Milano , ifhgato dal Duca di Milano , che_
avea grandiflimo contento e piacere di tenere
in ifpefa il Re Ferdinando, dilibero d armare
a Genova fei Navi , duc delle quali fieno per
conto del Duca, e quattro per conto del Re.
E tutte infieme doveano andare a foccorrere
i Caftelli dell' Ovo, e Nuovo Napolitani pe'
Franzefi. A quefto Duca non bado di dare_
fpefe al Re di Napoli, che volle ancora dar-
iie al Re di Francia , cui fi dimoftrava ami-
ciflimo. L'armata del Re di Francia giunta a
Villafranca di Proenza fi difarmo . Intefo la
nuova, coloro che erano nel Caftello Nuovo
a Napoli a nome del Re di Francia , e la_
provifionefatta a Genova darmare le fei Na-
vi , inanimati dibberarono di rompere ogni
patto e convenzione fatta col Re Ferdinando .
E ufcirono fuori del Caftello Nuovo , aven-
dovi lafciati folamente 300. uomini per guar
dia. Gli altri montati in quattordici navili,
fonoandati a Salerno, per congiugnerfi colle
altre genti Francefi in quel luogo. Per la_
qual cofa il Re Ferdinando era a maliflimo
porto, e mahflimo contento. Per quefto iol-
Iecitava molto la Signoria di Venezla , che_
gli doveffe mandare 1'ajuto promeflo. Lo che
intefo, fubito i Veneziani mandarongli joo.
Stradiotti, 1000. provifionati , e 200. elmet-
ti , che fono cavalii 800. nel mefe di Novenv
bre del 1495.
II Re di Francia fidandofi del Duca di Mi.
lano di fare armare le dette Navi a Genova,
convennero infieme di confegnare il Caftel-
letto di Genova in mano del Duca di Ferra.
ra, come mezzano, Ercole Eftenfe. II quale
fubiro vi mife dentro fanri 300. pagati la me-
ta dal Re , e la meta dal Duca di Milano.
Le cofe del ReameNapolitano andavano atn-
bigue ora da una parte, ora dall' altra . Ta-
B tien il Re avea grandiflima fpefa e pochiffimo
ajuto. Pietro de' Medici per avere tardato
molto infieme con gli Orfini e colle altre_
genti d'arme di tentare di promuovere il go-
verno di Firenze , per tale lunghezza la fua
imprela era meffa in pericoloequali in difpe-
razione, che pih non ifpeiava di ottenere co-
fa alcuna. I Fiorentini di continno te^.eano i
loro Ambafciadori appreflo il Re di Fiancia,
per tentare di avere Pifa, Pietra Santa, Sar-
zana e Sarzanello, e il Re fimulava, e coru.
giuramento prometteva di fargliele reftituire,
e a quefto modo cavava i da-iari dalle mani
de' Fiorentii:i, e non attendeva le promefle.
Pietro de' Medici pure conrinuava di tentare
di potere entrare in Firenze , e non perdeva
alcun profitto. II Re Ferdinando ha ottenuto
il CaftelNuovo a patti, e fi trovava a Sarno
col fuo efercito contra Monfieur di Monpen-
fier, tra Salerno e San Severino, e i Francefi
erano molto piu grofli de' Napolitani . II Re_
di Francia ne' mefi di Dicembre 1495. e di
Gcnnajo 14516*. avea dato per fama per tutto
di volere ritornare a tempo nuovo in Italia.
Per ta^e fpedizione era cavalcato verfo Lione.
In quefto tnterim mori 1'unico e primogenito
figliuolo del Re, chiamato il Delfino, che a
cadauno primogenito fpetta il Delfinato Per
la qual nuova vedendo la Signona di Vine-
gia la di lui oftinazione di venire ad ogni
£) modo in Italia, fecero che per la lega il Re
di Spagna gU ruppe guerra nelle fue bande.
Contiaal cui efercitoconvenne al Redi Fran-
cia mandare un altro campo. La qual cofa_
fu di grandilhmo difturbo al Re di F^ancia,
e totalmente il diverti dalla imprefa Itabca.
La Signoria di Vinegia dubitando della ve-
nuta di eflo Re di Francia, andava metrcndo
in ordine le fue genti d'arme . E mandarono
a preidere mille Stradiotti in Grecia, perche
in effetto gli Srradiotti erano , e fono molto
temuti da i Francefi . E nelle guerre si di
Francia , che di Navarra e di Napoli al pre-
fente fono ftati que', che fi fono porrati va-
lentiflimamente , c in tutte le imprefe hanno
E avuto 1'onore . E per quefto i Veneziani coa
ogni ftudio e sforzo cercavano d'averne piJj,
che foffe loro poflibile. E coloro venivano
molto volentieri , e piu aflai di quello , che
dimandava io . Pcrche intendevano , che que*
che era io rimafti in Italia , e que* che erano
andati al proprio paefe , erano tutti divencati
ncchi delle Ipoglie de' nimici nella guerra di
Francia e di Napoli . E pel guadagno tutti
correvano, e cercavano volentieri di venire_
alle imprefe Italiche. U R e Ferdinando di
Napoli era a peffima condizione, e d.t niuna
pane avea foccorfo, talme.ite che era total-
meute difperato , e dubitava di perdere di
nuovo
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5?
V E N
•i fno Reame. E ancorche avefle avu
° U Tcaft lo Nuovo a patti , il campo de'
1° „fe Angioini era talmente ingroflato ,
STSS era P&bile poteffe contra&rgli . E
5 Re di Napoli non avea animc > quafi d, mo-
« Vw: ft,ori delU C tta per dubbio de* Fran-
S che 2i aveano tolto il Caftello di Saa.
Seveiino, p«che non gli avea potuto dare_
foccorfoin termine di giorm quaranta , come
S 1° ccordo di quei del Caftello . A Gaeta_
l unfero ancora Navih quatordict Franzefi,
fon Svizzeri 2200. e fubito che ebbero meflb
interra il Re Napolitano fi vedeva m fuga.
Gaeta era tenuta pe* Franzefi a nome del Re
di Francia. Vedendo il Re Napolitano la_
forza di Francia eflere molto piii potente-
della fua, e confiderando fenza foccorfo non
effere raai piu poffibile di conquiftare il fuo
Reame , fubito fcrifle alla Signoria diVene-
zia caldamente , che gli dovefle rmandare il
foccorfo promeflb e prefto , che le offenva
non folamente le Citta e Caftella u Puglia ,
ma ancora tutto il fuo Reame , purche ella
comandaffe. Perche pel fuo foccorfo e prefi
dio riputera di avere conquiftato il luo Rea
me Napolitano , e in perpetuo fara obbl.ga-
tiffimo , buono , e fido fervidore dello Stato
Veneto. La qual cofa intefa i Veneziani dili-
berarono di mandare uomini d'arme 240. che
faranno alla iomma di 700- con 440. uomini
d'arme, che per avanti aveangli mandato, &
etiam fino alla fomma di Stradiotti 700. e di
3000. provifionati. E mandarongli ancora_
Ducati 15000. di contanti. E per piii riputa-
zione e fama del Re gli mandarono il Capi-
tano generale il Marchefe di Mantova col
detto efercito , acciocche potefle piu facil-
mente conquiftare il Reame . Pel quale fpac-
cio del loro Capitano a' Veneziani convenne
di dargli Ducati 17000. di contanti . E per le
fpefe delle dette genti d'arme , e dell' armata
da mare, e de' danari contanti mandatigli , e
di tutt'altro, che feguirk in detta armata per
tutto il tempo che ftara a' comandamenti del
Re.nel Reame, eflb Re ha confegnato a' Ve-
neziani Brandizzo, Otranto , e Trani , tre_.
Terre nella Puglia . Delle quali fubito pe
Rettori Veneri mandati tolto ne fu il poflef-
fo. Le quali Citta furono pe'Veneziani elet-
te effere piu a propofito delle altre per eflere
maritime , che piii facilmente a un bifogno
poffono dare a quelle foccorfo. Contra alle
dette fpefe debbe metterfi in conto quello ,
che fi trarra dalle dette tre Terre nella Pu-
§lia , cavate le fpefe che fi faranno nelle fud-
ette Terre . E quefto fecero i Veneziani ,
perche vogliono che fia fempre conofciuto ,
che per amore e benevolenza , e non per cu-
pidita di Stato , ne d'utilita , hanno fervito
il Re Napolitano della propria facolta in_
conquiftare il Reame pel bene dell' Italia , e
per cavarla totalmente dalle mani de* Signori
Oltramontani , e de' Francefi . E quefto fe-
gui nel mefe di Gennajo del 1496.
La Citta di Firenze era intimorita a quefti
tempi da Pietro de* Medici. Tamen fi edipoi
follevata, perche Pietro fe ne torno addietro
con far nulla. Pifa ha avuto la Cittadella_, ,
che era tenuta da un Francefe , per accordo .
I Veneziani dopo fpacciato il Marchefe di
Mantova loro Capitano generale con uomini
d'arme 300. baleftrieri a cavallo 40. e provi-
fionati 100. al Re di Napoii , mandarongli an
cora oltre gli altri danari Ducaci 10000. per
Tom. XXIT.
E
A
T 17 VI.
34
B
fare i provifionati nel reame , che cosi richie-
deva il Re . Spacciarooo ancora alla volta dt
Napoli il Conte de' Roflt con uomini d'arme
100. e baleftrieri a cavallo 35. e '1 Signore_
da Pefaro con uomini d'arme 50. e baieftrie-
ri 20. a cavallp , e mandarono a Napoli la_,
condotta del Duca di Gandia con 100. uomi-
ni d'arme, e baleftrieri 3$. a cavallo. Che—
fono in tutto uomini d'arme 550. ebaleftrie-
ri a cavallo 130. E quefti furono prefidj no-
biliflimi , che diedero gran favore al Re Na-
politano . In quefto mezzo , e avanti che giu-
gnefle il foccorfo Veneto, i Franzefi prelero
alcuni Caftelletti del Re di Napoli , ma non
di grande importanza. E non folamente face-
vano guerra al fuddetto Re , ma gli Angioini
erano quafi la maggior parte contra lui, per-
che il reame e pieno di traditpri . Virginio
Orfino s'e fcoperto ultimamente eflere accon-
cio col Re di Francia pel grande odio , che_
portava a i Re di Napoli , perche favorivano
1 Cplonnefi, che e la parte contraria . ,E i
detti Colonnefi hanno dato al Re di Napoli
il Contado d'Albi, e Tagliacozzo, che prima
erano degli Orfini. Per tale odiotentavaVir-
ginio di fturbare le forze Napolitane , e ac-
crefcere quelle di Francia. II Re di Francia
al tutto difturbato di volere piu tentare l'Ita-
lia 1 , a di 25. di Gennajo 1496. fi parti da_.
Lione, e ando alla volta di Parigi : e quefto
perche tutti i fuoi Signori vedendo lacrudel-
ta de* morti lafciati inltalia, dubitavanoaffai
di volervi pi- ritornare . Nel mefe di Feb-
brajo eflendo concorfi a Vinegia due Amba-
(ciadori del Signore di Faenza a offerire la_,
Terra a quefta Signoria, fu efla Citta tolta_,
in protezione, e il Signore, che era piccolo .
E vi mandarono per Provveditore e Gover-
nadore Ser Domenico Trivifano U Cavaliere,
il quale ftette cosi per alcuni giorni. UDuca
di Milano, che avea paura , che i Veneziani
prendeflero per fe tal Citta, infefto il Signo-
re di Faenza non molti mefi dopo , di modo
che eflendo 1'Italia in pace, e non avendo bi-
fogno di protezione ne di governo dovefle—
ltcenziare il Provveditore Trivifano Veneto ,
come cosi fece . La Citta Veneta era fopra
grandiflime fpefe a quefti tempi . E tutto fa-
ceano per cacciare , fe poffibile fara , i fuper-
bi Franzefi dallMtalia : che quando aveflero
dominato l'Italia , farebbonfi fatti monarchi
del Mondo per la loro arroganza . Per lette-
re da Napoli de' diciafette diFebbrajo, ilRe
avea ottenuto il Caftello dell*Ovo, nel quale
trovo 90. Francefi , che furono pofti fopra_,
una barca , e mandati in Proenza . Per la
qual lettera eflo Re avvifava la Signpria no-
ftra , che gli dovefle mandare piU foccorfo ,
che fofle poffibile , a conto delle fue Terre ,
perche i Francefi erano molto potenti fopra
l'arme , e pia delle genti Napolitane , giunti
che foflero ancora i prefidj Veneti . Per que-
fto a Vinegta fu diliberato di mandare il Si-
gnore di Rimini con 100. uomini d'arme, e
35. baleftrieri, e Giacomazzo da Veneziacon
jo. uomini d'arme e con baleftrieri 25. E ul-
timamente diliberarono mandare ancoraStra-
diotti 200. che erano a Trevifo, che faranno
in tutto Stradiotti 900. ! I quali giunfero a_
Roma a di 19. di Febbrajo, e doveano fegui-
tare la loro imprefa . Vedendofi che il Re_.
di Francia era andato a Parigi, fi gmdicava,
che per quefto anno non dovefle piii venire-.
in Itaha; ficche melti reftarono di far provi-
C 2 fione.
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^ C H R O
fione . II detto Re andato verfo Parigi, ve-
dendo il luo campo potente nel reame Napo-
lirano , e che a gran fatica il Re Napolitano
1'otteneva , chiamato ttiam da' Fiorentini ,
che 1'iftigavano molto di doveread ogni modo
ritornare in Iralia, partito da Parigi giunfe_
a Lione a di 28. di Marzo del 1496". con fama
di voler mandare gente aflai fotto il Capita-
nato di Monfieur d'Orliens in Afti , epoiegli
in perfona paffare. Per la qual nuova tutti i
Potentati Italiani erano impauriti , e comin-
ciavano a metterfi in ordine , che per avanti
vedendo , che era andato a Parigi , non ne_
dubitavano. I Fiorentini follecitavano molto
Ja venuta del Re di Francia in ltalia con_
grandiflime promeffe , e fperavano di avere_
Pifa, Pietra Santa , Sarzana , e Sarzanello ,
che furono prima de' Fiorentini, iqualiftrin-
gevano Pifa, quanro poteano , e i poveri Pi-
fani fi difendevano alla meglio che poteano .
I Lucchefi comperarono dal Capirano , che_
era per nome del Re di Francia, e che tene-
va Pietra Santa , per Ducati 15000. e ne ot-
tennero il poffeffo. La qual coia difpiacque_
xnolto a' Genovefi, perche fu de' Genovefi ,
& eglino la volevano comperare, eiLucchefi
1'hanno incantata . Per quefta materia i Ve
neziani a requifizione del Duca di Milano
mandarono Ser Girolamo Donato Dottore_ ,
che era Rettore a Brefcia, a Lucca per rac-
conciare quelle differenze . Ma non fu mai
pofilbile .
II Marchefe di Mantova giunfe nel reame;
e moke Terre e Caftella fe gli fono dare_ .
Andava a congiugnerfi col Re , il quale an-
dava verfo la Puglia, perche i Francefi e gli
Angioini fono cola anaati per rifcuotere la_
Dogana delle Pecore, che dicefi effere Duca-
ti 60000. Qual parte di loro la rilcuotera ,
ftara bene per molti mefi. Nel mefe d'Aprile
si in Venezia, come in ogni alrro luogo d'Ira
lia fi temea la venuta.del Re di Francia, che
p>er tutto fi reneva ormai cerriffima . Per Ia_
quale rurri fi merrevano in ordine, acciocche
venendo non li rrovaife fprovifti. Et pracfut
il Duca di Milano remevalo molto. Equerto
perche non avendo offervato i patti e le con
venzioni giurate nella pace di Francia, il Re
era molto rurbato, e.diceva di volereadogni
modo conquiftare il Ducato di Milano, chc_
fpettava al Duca d'Orliens . Per quefta ral
nuova il^ Duca di Milano , che era maliffimo
vifto da' fuoi Popoli , dubirava affai . E di
nuovo comincio ad accoftarfi colla Signoria_
di Venezia ; la quale effendo di fuo coftume
benigna, non avendo riguardo alle ingiurie_
farte pel Duca di Milano al loro Staro , ve-
dendo 1'Iralia molro veffara , dilibero come_
fapienriflima di tornare di nuovo in amicizia
con lui. E (ubito diliberarono pel bene loro
e de' loro Srati, di condurre permeiailDuca
d'Urbino con 300 uomini d'arme , e fimil-
mente Don Giovanni Bentivoglio di Bologna
con 300. uomini d'arme , con falario di Du-
cati 30000. all'anno per uno, da eflere paga-
tr per la Signoria di Venezia la meia , e la_
meta pel detto Duca. 11 Martlufe di Manto
va, che andava a Napoli, era a Benevenro ,
e follecirava di andare a trovare il R e , che_
era fei giornate lontano . Gli Stndiotti nel
reame facevano cofe maravigliofe inqutlRe
gno, ne fi nominano altri , che coloro p?r
tutto, ed erano in rurro cavalli 1200. I F10-
rentim aveano pofto campo attorno a Pifa_ ,
B
N I C O N %6
A per la qual cofa i Pifani colla gente cheavea-
no fegretamente da ognibanda, ufcironofuo-
ri, e con buono animo affaltarono i nimici ,
e diedero una rotta a' Fiorentini molto gran-
de, e prefero cavalli 230. de' Fiorenrini, e_
jo. uomini d'arme, e i carriaggi, eaflaimor-
ti e prefi di quelli , che erano a piedi . Nel
qual fatro d'arme morirono due de* primi del
campo de' Fiorentini, e fu ferito MefferFran-
cefco Secco. Per Ia qual vittoria la Signoria
di Venezia e il Duca di Milano diliberarono
infieme e di concordia di mantenere la Citta
di Pifa in liberta al difpetto de' Signori Fio-
rentini . E per quefto la Signoria mando a*
Pifani mille provifionari, feffanta uomini d'ar-
me, e cento baleftrieri a cavallo . Altrettanta
gente mando il Duca di Milano. Per laqual
cofa i Fiorentini s'erano alquanto ritirati, e_.
i Pifani ingagliarditi per tale foccorfo, nepiii
dubitavano della potenza Fiorentina. IVene-
ziani vedendo il Re di Francia tentare omnino
di venire iterum in Italia , diliberarono di com-
meitere a Londra in Inghilterra a Ser Piero
Contarini e Ser Luca Valareffb, merca-antiin
quel luogo, che dovefiero tentare, che il Re
d'inghilterra rompeffe guerra al Re di Frati-
cia, e divertiffelo totalmente dall'imprefa_
dTtalia ; artribuendo ragione al Re d'Inghil->
terra, che fe il Re di Francia fi fara potente
in Iralia, non fi conrentera di quella, e vor-
ra. ancora di poi conquiftare l'Inghilterra_, ,
cr '.ITai alrre ragioni . Ma il Re predetto
dava a' co'iimeffi buone parole, e nulla face-
va; perche nellTlola di Fiandra fi rrovavaua
fuo nimico, chiamaro Pencino, che con fal-
fira, e ingegno , gli voleva rapire il fuo re-
gno , e circa a quefto fuo nimico eia molto
occupaio, e non poteva refiftere in altro luo-
go. Tamen non rellava di tentare le prariche,
e fopra qiielle fe ne ftava . II Re di Napoli
avca>avuto Sviz/en 600. che furono inrercetti
dal campo Fra i/ete , & artendeva il prefidio
Venero. Cinquama Stradiotti prefero trenta
uomini darme di Paolo Savello . II Re di Na-
poli era alla campag .a , e avea nfcoffb due_
terzi delia Dogana delie Pecore . I Franzefi
e gli Angioini hanno avuto due rorte, unain
Calabria , nclla qual batraglia furono preli
otro di que' Signori, e affaiffimi uomini d'ar-
mc, e morti: 1'altra rotta nelTAbruzzo . dove
morirono piii di cento perfone , e prefi qua-
rania. I campi si de' Franzefi come diNapo-
li s'erano approffimari miglia otto l'uno ap-
preffo 1'altro, e fi giudica che debbano ellere
allc rrani . La Signoria di Venezia e il Duca
di Milano pure dubitando che il Re di Fran-
cia ve iffe in Iralia, e trovadegli fprovveduti,
per elTere beniffimo in ordine , tentarono di
trovaie il pai capirale nimico , che pote(Te_
avere il Re di Francia, che fu il Re ce" Ro-
mam MalTimiliano , al quale il Re di Fra.icia
avea promeffo dt toglicie per moglie lafigli-
uola d'e(To MaflTmihano. E condotta in Fran-
cia, dove rteue molti anni tenendola , quan-
do fu per ilpofarla, la lafcio, e tolfe permo-
glie la Duche: r a di Borgogna gia per avanti
promeffa al Re de' Romani . Sicche non so
qual n aggiore ingiuria fofle , o il rifiutare la
figha , o il toglierli la moglie . Per quelto
dovrehbe eflere fuo ca^itale nimico . Onde i
Veneziam e il Duca di Milano promoffero il
Re de' Romani a dover vemre in Iral a per
efleie conrra al (uo nimico Re di Francia ,
con provifione di Ducaci 20000. al mcfe per
meia
D
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B i con Milano , e di pagare Sv.zzeri 4coo.
5 m«a d*accordo per tre mefi folamentc .
Kl Re foffe Capitano de la Lega . Tale_
nriiio il Re de' Romani yolentien accetto ,
Kodo di venire in Italia , e d. anda e a
Roroa a togliere !a Corona a fpefe daltri .
K cU fi vedra, non gli venne a effetto
3 fto difegno. I Veneziani e Milano gh man-
da lo fobito i danari per paga d. tre mefi ,
acciocche avuti fi poteffe fpacaare e venire
aVimp.iefa d'Italia conforme laccordo.
Nel raefe di Luglio 149*- le cofe del * e
eno Napolitano andavano ientamente con m-
follerabile fpefa del Senato Veneto per legen-
ti d"arme , che fi trovavano m quel Iuogo .
E fe bene il Re Napolitano fi trovava avere
numerofiflimo efercito e molto pm potente_
della eente Franzefe, pero non volea efferc
alle mani co* nimici , & era Signore della_
campagna, e feguitava 1'ffercito Franzefe, il
quale Tuggiva , e il qoale fifort.fico in un_
Leo chiamato Zella. Ne di li fivolevarar
tire, & attendea 1'efercito Napolitano , chedi
eiorno in giorno dovea effere d'intorno . II
noftro Capitano generale da terra sera con-
giunto con tutte le genti d'arme e fanterie»
peravanti coll'efercito del Re di Napoh ,
Che le avea vedute volentieri, e perquelfoc-
corfo s'era tutto inanimito, che pnma pare
va avvilito. La Citta di Pifa pel foccorfo e_
ajuto mandato pel Senato Veneto e pel Duca
di Milano, era alquanto follevata. I Venezia-
ni vi hanno mandato ultimamente 800. Stra-
diotti , e il Duca di Milano vi mando 400.
cavalli Tedefchi, e tanti provifionati di pih ,
quanto era baftante per gli Stradiotti manda.
tivi da' Veneziani . Pel contrario i Signon
Fiorentini aveanp gente affai , ne dubitavano
di cofa alcuna, anzi non fi voleano muovere,
eftavano ne' luoghi lofro aH'afledio in gran-
diflime fpefe. Gli Stradiotti e altri fanti pero
prefero una piccola Villa de' Fiorentini , la_
quale faccomanata abbruciarono , e ufarono
grandiflime crudelta , e menarono a Pifa al-
quanto di preda ; e cosi dimoravano in quel
luogo di Pifa. E ogni giorno facevano qual
che fcaramuccia fecondo il confueto di gente
d'aime . I Pifani in quefte cofe vedendo , che
la Signoria di Venezia ajutavali con largo
cuore e volentieri , davano qualche maggior
favore alle genti Venete, che alle Duchefche.
Laqual coU vedendo il Siguor Lodovico
Duca di Milano , come quegli che ci6 che_
antivede , non v'e uomo in ltalia che fappia_.
antivederlo ne ancora immaginarlo , dubito
fubito che i Pifani ^acdordalTero co'Venezia-
ni fubito , che foffero liberi dallo affedio Fio-
rentino. E pero comandb a' fuoi Commeffarj
a Pifa , che per cofa alcuna ' non doveflero
far fatti, anzi che foffero fempre quelli , che
divertiffero lo danneggiare a* Fiorentini, e a'
loro luoghi, acciocche i Pifani non ottenefle-
ro cofa alcuna , e che non fi faceffero mag-
giori di quello, che fono. Le genti Venete ,
che erano a Pifa , di buon cuore yolevano
ufcir fuora, e vedere di liberare i Pifani dal-
lo affedio, ma le genti di Milano non vole-
vano, anzi defideravano di fopraftare . Per
quefta cagione comincib a venire riffa tra gli
Stati de' Veneziani e di Milano , ma non ifco-
pertamente per dubbio delle cofe Franzefi .
La qual difcordia fu capo di grandi mali ,
danni , e fcandali infiniti , come a baflb ve-
drete. Perd niuno di loro fi fcoprirono . A
N E T U M. 38
Genova per fofpetto della parte contraria col
favore del Re di Francia, per dubbiochenoa
entrafle in Genova, il Duca di Milano fece_,
armare tre grofliffime Navi nel Porto di Ge-
nova . U Re di Spagna mando a Genova fei
>arche, che erano a Napoli, e la Signoria_
di Venezia mando fei Galee fottili .. I quali
legni tutti fi milero nel Porto di Genova ,
jer difenderlo da ogni danno della Francta .
II Re di Francia fi pani da Lione a di *8.
di Giugno 1490*. per andarfene a Tours dalla
Reina , e poi a Parigi e San Dionigi . E die-
de fama , che tolto il perdono a San Dionigi,
e Hcenza dalla Reina , e da que' di Parigi ,
tra fei fettimane dovea effere ritornato aLio-
B ne, per andareaH'efpedizioned'Italia. IlDuc»
di Milano fi parti da Milano , per andare_
verfo i confini di Lamagna , per effere a par-
lamento col Re de' Romani , e farlo a ogni
modo venire inltalia; cheftavaalquantoduro,
perche la Signoria di Germania, e tutta la_
Germania mal' volentieri confentiva tale ve-
nuta. E a di dieci o undici di Loglio dovea-
no eflere a parlamento il Duca e. il Re fud»
detto infieme co' noftri Oratori Veneziani .
Et egli dilibero a ogni modo di venire in Ita-
lia a perfuafiohe del Duca e de' Veneziani ,
e per beccare ancora danari , perche mai non
fi trovo un Ducato. E per danari cadauno il
fara fare ogni gran cofa . II Re de' Romant
abboccatofi di poi con Lodovico , dovea abboc-
carficolfuo figliuolo il Duca di Borgogna, al
quale doveva lafciare il governo della Germa-
nia; e fubito doveva paffare i monti , e venirfene
in Italia.per effere cosl rimafto daccordo col Du-
ca di Milano . II Re di Francia nel mefe d' Agofto
diede fama di volere venire in Italia , e fece fpia-
nare le ftrade fopra i monti , e condurre le foe ar-
tiglierie . La qual cofafaceva pauraa tuttigl'Ita-
liani, e particolarmente a' Veneziani e a Mi-
lano, che hanno piu da perdere. I quali cort
ogni sforzo follecitavano la venuta delRede*
Romani, nella quale molto fperavano.
Nel fuddetto mefe eVAgofto 149^. s'intefe
dal Re Napolitano , che avea affediato Mon-
fieur Monpenfier coll' efercito Francefe nella
Citta di Zella, e riftretti, onde convenne—
loro effere d'accordo a di*j. del paflato me-
fe col fuddetto Re, che in cafo che in gior-
ni trenta non aveflero tale foccorfo , che po-
teffero ftare alla campagna , dal Re di Fran-
cia, fe n'andranno fuori del reame, falve le
robe e le perfone, e che le artiglierie foffero
del Re Napolitano, al quale etiam reftitui-
ranno tutti i luoghi che fono al governo del
detto Monpenfier. Nel qual luogo confide-
rando il Re di Napoli che non era poffibile
ab da mare ne da terra gli foffe dato mque-
fto termine foccorfo pel Re di Francia, con-
fermo , e fu contento di tale convenzione- .
E dichiarb in oltre, che tutti i Signori e_.
Principi del Reame, che fono co' Franzefi ,
fieno in libertk di partirfi colle fue famighe
e robe, e di andare, dove loro piaceffe, e di
ftare ancoraficuri liel reame, fe loro pateva.
Refta al Re di Napoli d'accordarfi con 1 Gae-
ta, Taranto, Venofa, e con Monfieur d Obe-
nich, che non fono comprefi in fimile accor-
do Pero quando fivedranno deftituiti, facil-
mente verranno anch* eglino ad accordo . Noa
ti*dir6 ora, oLettore, fuccintamente le coJe
dltalia occorfe ne' mefi di Settembre , dOt-
tobre, e di Novembre, per non averle potu-
te intcndere cosi, come era il mio intento .
~~ 1 urc
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;> C H R O
Pure non reftero d! dirc quel poco, che fa-
pro, e che ho potuto intendere. II Re Fer-
dinando di Napoli prefe per fua conforte una
iorella di fuo padre per avanti , la quale fpo-
so, e menolla. Della qual cofa diede moko
da dire a tutta 1'Italia e agli altri Signori del
Mondo , che intefero fimil cofa. E credo
ttiam che difpiacefle aflai a Dio. II Sommo
Pontefice difpenso il parentado, perche non
era forella di fuo padre di una medefima_
madre, ma d'un'altra donna , che per avanti
il Re Ferdinando vecchio avea tolto per
Reina, forella del Re di Spagna. Nel mele_
di Ottobre avendo il Re Napolitano cacciato
1'efercito Franzefe, giufta 1'accordo fatto con
Monfieur di Monpenfier, quefti fe ne mori
in Italia, ficche vi refto infieme con gli al-
tri . Gli altri chi per una, chi per 1'altravia
fe ne andarono in Francia e in altri luoghi .
Accadde che il ReFerdinando affiiticato da'
faftklj, afFanni, e malenconie, e da fatiche-
della perfona e dell' arme, come in fimile_
imprefa accadeva, sammalo di febbre, e fu-
bito manco di-quefta viia . Onde Lidioaogni
modo volle vedere Ia fine di tal progenie, e
maffime del Re Alfonfo pieno d'ogni tradi-
mento. Ma in vero fu giufto giudizio divino
a fradicare quella prole fino alla fine; il qua-
le non lafcio erede mafchio ne femmina_ .
Don Fedrigo fratello del padre del Re mor-
to, il quale vivente fuo padreRe, e fuo fra-
tello Re, da tutti era rr.aliffimo veduto per
la fua bonta, perche coloro amavano i vizj , i
e le crudelta, le quali coftui fuggiva , Iddio
il volle rimunerare del fuo bene, e caftigare
coloro delle crudelta. Morto il Re fuddetco,
fu chiaiTato alla corona, come fpettante a_
lui per difcendcnza, e pacificamenre fu fatto
Re di confentimento di tutto il Popolo . II
quale ricevuta la Corona, tento di vo!ere_
efpugnare Gaeta, la quale non fu mai poffi-
bile di averla, perche i Franzefi 1'aveano be-
niffimo muniia, e di continuo le davano foc-
corfo . II Re de' Rorrani pafso i monti, e fe
ne venne alla volta di Genova, & entrato in
Genova fu vifto onoratiffimamente da que'
Cictadini. Nel qual Iuogo ftecte alcuni gior-
ni. Di poi monto fbpra 1'armata di Gcnova_
per paflare a Livorno . La qual cofa diede_
ca dire a tutto il Mondo; che un tale Impe
radorc dovefle mettere la perfona fua perma-
ire a pericolo, deflere prelo, e daltro. Del-
la qual cofa furonr.c cagione i Veneziani eil
Duca di Milano ; che vedendo che il Re di
Francia non era per venire in Italia, erano
malcontenti di aver fatto venire quefto Im-
peradore in Genova. E per farlo fmaccare e
cadere di riputazione, acciocche per tutto il
Mondo fofle tenuto per pazzo , il fecero
moniare fopra il mare , e pafTare alla efpu-
grazione di Livorno, luogo de' Fiorentini ,
acciucche non pareffe chc foffe vcnuto in_
darno un tal perlonaggio in Italia. E quefto
perche etiam 1 Fiorentini favorivano i Fran-
zefi. E il fecero i Veneziani eMilano andare
a quei danni, per eftinguere totalmente il fa-
vore alla Francia. E cio fu nel mefe d'Otto-
bre del 1496". In quefto mefe fu una lettera
da A!efTandria dal Confolo nell'Agofto pafla-
to, per ia quale s'inrendeva la morte del Si-
gnor Soldano; e che pe' danari , che avea
donan a' Signori , e a gli fchiavi il fuo fi-
ghuolo avea tenuto modo di efiere Soldano
contra la voionta e lo ftatuto loro, che niun
N I C O N 40
A|fig!iuolo dcU'Agente puo eflere Soldano ,'e_
bifogna che fia fchiavo . E per quefto fi giu-
dicava dapertutto che non dovefle durare_
Soldano . E le ftrade per tutro erano rotte_ ,
perche non voleano il figliuolo del vecchio
Soldano per Soldano , ma uno fchiavo . Nel
mefe d'Ottobre prefente in Vinegia pe* gran-
di bifogni , che avea Ia Signoria di danari
per le grandi fpefe delle genci d'arme da ter-
ra e da mare, il Monte Nuovo venne a Du.
cati feflantafei il cento.
Mori nel mefe pafTato il Delfino di Fran-
cia , puttino e primogenito regio; per la_
qual morte fi giudicava cerciflimo che il Re
di Francia non dovefTe pafTare i monti per
B l ltalia per cofa alcuna, per lafciare il Reame
fenza erede , benche fofle fama di venire in_
Italia ad ogni modo; tamen non parea ragio-
nevole. II Re de' Romani partito daGenova
per rnare, fe ne ando non con molta quanti-
ta di gente a Pifa , nel qual luogo fu onora-
tiffimamente ricevuto , e ricupero a' Pifani
alcuni luoghi ufurpati pe* Fiorentini . E tolfe
quella Citta di Pifa in lui, come Terra dell*
Impero. Per quanto fi diceva, la volea dipoi
vendere a' Fiorentini per certa fomma di da-
nari . La qual cofa intefa da' Veneziani, im-
mediate tennero modo di farlo partire da Pifa,
e andare allo afTedio di Livorno; nel qual
luogo entro foccorfo per via di mare di fe-
cento Franzefi. Nientedimeno il Re de' Ro-
mani avrebbelo ottenuto; ma eflendo nel me-
fe di Novembre, che b il cuore del verno ,
per le grandiffime piogge, nevi.freddi, peffi-
mi e cattivi tempi, gli convenne per forza_
levarfi dalla efpugnazione di Livorno , altri-
menti tutto 1'eferciro di effo Re farebbe mor-
to e malmenato. E fubito partito 1I Re il
campo de' Fiorentini e de' Franzefi ufcirono
fuori, e andarono ricuperando quello , che_
pel Re de' Romani era ftato ottenuto fino a
Pifa, che per non efTervi contrafto, non fu
loro molto difficile. La Signoria di Venezia_
compero Librafratta ful territorio Pifano da
quel Franzefe, che teneva quel Caftello. E
(ubito lo confegnarono a' Pifani . Del qual
prefente n*ebbero grandiffimo contento , e_
D molco fi lodavano de' Veneziani. II Re Fe-
derigo di Napoli era andato all'airedio dt
Gieta, e aveala molto riftretta, e fperava_
di averla di breve a patti. Pietro de' Medici
vedendo, che non v'era piu modo di potere
entrare nella Citta>di Firenze, fe ne ando a
Lione a trovare il Re di Francia, e a racco-
mandarfi a lui. Io non so qual frutto ne gli
verra. II Re di Francia efiendo ftato dalla_
Reina e a Parigi, fe ne torno a Lione del
prefente mefe di Novembre; e non reftava_
di minacciare 1'Italia. E di piu preparava_
grande fpedizione per la volta di Genova ,
per vedere di voltarla per mezzanita di Mef-
fer Baciftino da Campofregofo , e del Cardi-
nale di San Pietro in f^mculj , che fi trovava
col Re, e gli metteva tale imprefa faciliffi-
ma, perche defidsravano di vedere cofe nuo-
ve. II qual Cardinale fe ne fuggi da Roma_
dal Sommo Pontefice , andando al Re di
Francia, e il Pontefice il privo di tutte le_
fue entrate, fopra le quali poce meccere le_
mani. Le alcre il Cardinale le ciene. II Re_
Federigo di Napoli ottenne il Caftello di
Gaeta a patti, falvo 1'avere e le perfone, e_
fubito pofero i Francefi fopra due barche alla
volta di Proenza, una delle quali fu cui era
il
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4 i V * N
a Cattellsno e il Governadore Franzefe, che
Jrima era di Gaeta, coo ,00. perfooe fopra
Sacina b perita, e foUtmentc ne fcarapa-
rono trenta uomini, e gli altri s'annegarono .
GlialtriFrancefi, che erano con Monfieur
Montpenfier a Zella morirono per due terzi.
S IC che a quefto rnodo mon wfintta quamita
di Francefi in Italia, la quale puo d.rfi che
meritd eflere fepoltura de' Francefi. 11 detto
Re Federigo fl poneva in ordtne per andare
contra SiSgagha . »"°g° del * efe "°. V 11
Pontefice a Rbma faceva preparazione dt lpe-
caionecontra gli Orfini. E quefto perche
Vireilio e Paolo Orfini erano ftati ntenuti a
Napolt nel Caftello deH'Ovo. Taraflto Citta
oella Puglia in quefti tempi veduto, che il
Caftello di Gaeta era ftato ottenuto pel Re_
Federigo di Napoli, fi levb * tumulto, chia
maodo per Signore la Signoria di Vinegta_ ,
«lrri il Signor Turco. Per quefto venne a
Vinegia il Capitano Franzefe , che la teneva
a nome del fuo Re, con due de' primi Cit
tadinidi Taranto, a ofierire la Citta con-
tutto il territorio alla noftra Signoria; e che
le doveffe fubito maodare uri fuo Capitano o
Governatore per prendere il pofleffo delle
forrezze. La qual cofa pe' Veneziani intefa ,
fopraftettero alquanti giorni fopra tale roa
teria. E nel Configlio de' Pregadi furonova
rie e diverfe opinioni da una parte e dall'al-
tra. E avuto maturo configlio diliberarono
per minore fcandalo , giudicando che foffe il
meglio, di non torla, e di lafciarla alReF*
derigo. Cosi fu conchiufo nel Configlio de*
Pregadi. E quefto, perche il Signor Lodovi-
co Duca di Milano per nulla lo voleva con
fentire. 11 Sommo Pontefice faceva il tutto
di oftare a fimil cofa. 11 Re Federigo volea
e dicea pih tofto di perdere lo ftato, che la
Signoria di Venezia fi mettefle in poffeffo di
Taranto. Taato fi faceva, acciocche i Vene-
ziani non fi faceffero pih potenti di quello
che fono. Per la qual cofa, come s'e detto,
i Veneziant eflendo affkticati per le continue
guerre e fpefe, e conofcendo, che volendo
logliere Taranto, bifogneria fare, anzi co-
minciare a far guerra contra 1'Italia, e dalP
altra parte il Re di Francia. minacciava la
fua venuta in Italia, della qual cofa i Vene-
ziani molto ne dubitavano , per tutte le fo-
pradette ragioni , e per altre aflai , che con-
nuaierare noo voglio, diliberarono di non_
prendere tal provincia . E diedero licenza
agli Oratori di Taranto , perfuadendoli come
fapientiflimi, che doveffero accoftarfi al loro
Re Napolitano, che non mancherebbe loro
d'ogni foccorfo: e cbe volentieri gli avreb-
bono accettati, ma pef le convenzioni , che
hanno col Re Napolitano , nol poflbno fare ;
confortandogli al meglio cbe fu poftlbile ,
perche dicevano volerfi dare al Turco . A Vi-
negia fu fatto Governadore per mandarlo a
Taranto Meflere Andrea Zancani , il quale
fatta di poi tale diliberazione , non vi andb .
Conquiftato che ebbe il Re Federtgo il
Reame Napolitano libero e qtrieto, i Vene-
ziani fecero tornare a cafa fopra i fuoi allog-
giamenti il loro Capitano Generale con le
genti d'arme , affegnando cooto al Re Fede-
rigo di avere fpefo fopra le Terre , che avea-
oo per pegno in Poglia la fomma di Ducati
300000. e pib aflai , folamente per le genti
aarme. Refta 1'armata maritima . Mi fono
dimenticato di dire, che fubito giunto il Re
D
T U M. 4Z
de' Romani in Italia, i Veneztani mandaron-
gli due Oratori de' primi Senatori Veneti, t
Governatori dello Stato , per piii riputazione
del Re Maflimiliano. E furono i magnifici
uomini Ser Antonio Grimani Procuratore
di San Marco, e Marcantonio Morofini Ca-
valiere, con cavalli cento. Co' qualt ando
infinita quantita di Gentiluomini di Vinegia
e delle Citta di Terraferma, per rallegrarfi
col fuddetto Re d'effere gionto a falvameoto
in Italia . II quale gli accettb con gran fefta.
Con lui fi trovava il Signpr Lodovico Duca
di Milano , e molti altri Signori e Oratoridi
tutta 1'Italia. L' illuftriflima Lega, cioe i St-
gnori e Potentati collegati per dubbio della
potenza del Re di Francia, che diceva dt
volere a ogni modo venire in Italia, per di-
vertire ogni fua fanteria , diliberarono di ten-
tare, come fopra dicemmo, fe poflibil foffe ,
che il Re dinghilterra dovefle rompergli , o
almeno far fegno di romper guerra contra il
Re di Francia, acciocche quefti dubitando
della poflanza Anglica, reftafle di perturbaro
litalia. Alla qual cofa mai non volle con-
fentire il Re d Inghilterra , per non toglierfi
I Re di Francia per nimico . Tutto procede-
va, che fi trcvava uno in Fiandra, favorito
del Duca di Borgogna, e del Re de' Roma-
ni , e d'altri Signori , chiamato Perichino *
che voleva cacciare dal Regno il detto Re_
dinghilterra, e farfi Signore e Re. E cono-
fcendo il medefimo Re di effere malvduto
da' fuoi Popoli , e che fe rompea guerra alla
Francia, la quale per difpetto avrebbe pre*
itato favore al fuo nimico, facilmente faria_
ftato cacciato e privo del fuo Regno , per
quefto mai non volle confentire di rompet
guerra alla Fraticia . Pure a perfuaflone—
del Pontefice, del Re diSpagna, e de'Vene-
ziani, fu contento d'entrare nella Lega, Del-
la quale confederazione a Roma, a Venezia,
a Milano fu fatta grande dimoftrazione_
d'allegrezza, per mettere qualche fufpizione
al Re di Francia. II Pontehce maado per un
fuo Segretario al Re dinghilterra una Spada ,
e una Beretta regale per legno di beiMvolen*
za. I Veneziani gli mandarono un*Oratorew
Ser Andrea Trivifano coo venti cavalli fino
in Inghilterra per tale confederazione , che_,
mat piu in Anglia non furono Oratori Venett.
II Duca di Milano gli mandb un' Oratore_ *
Iquali giunlero in Inghilterra ne* primi gior-
ni di Settembre del 149*. e vi ftette quello
de' Veneziani fino al Maggio vegnente . La
povera Italia a quefti tempi era molto vefla-
ta , perche i Signori Italiani erano maliflimo
daccordo . Sopra tutto il Duca di Ferrara ,
i Signori Fiorentini, gliOrfini, e il Hrefetto*
che tutti erano Franzefi , e per nulla voleva-
no eflere Italiani . Et effendo di Francia, de-
fideravano totalmente la rovina dell' Italia , «
faceano coile loro falfe perfuafioni, che ilRe
di Francia faceva tutto lo sforzo di mandar
gente alla volta di Genova per voltarla, nel
mefe di Dicembre del 1496". e di Gennajo del
1497. Partifli d'Afti il Cardinale di San Pie*
tro in Vincufot e Mefler Batiftino da Campo-
fregofo con 1000. Lance, e fanti tfooo.Fran-
ceri , per andare alla volta della riviera di
Genova. Per laqual novita laSignoria di Ve^
nezia mandb a Genova a fare provifionati
ijoo. e fette Galee fottili col Provveditore..
Ser Domenico Malipiero . E dubitando , ch«
tal gente danneggiaffe il paefe di Milano , t
Venr-
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43 V ET N
Veneziani fubito mandarono al Duca di Mi-
lano joo. uomini d'arme , 300. cavalli leg-
gieri, Stradiotti e provifionati 1000. A Pifa
ttnm mandarono fino alla fomma d'uomini
d'arme 500. Stradiotti^oo. e provifionati 2500.
E vifto quelle novita i Veneziani, mandaro-
no a prendere in Grecia Stradiotri 1000. II
fucceflo del fatto del Re de' Romani , che_
per avanti non hodetto, fu, che partito egli
dalPafledio di Livorno , fe ne venne a Mila-
no . E vedendo che da'Veneziani e dalDuca
era ftato delufo, e che eflb era ftato inltalia
fs.iza far nulla , dilibero di ritornare in La-
magna,moIto malcontento, e mafiime de'Ve-
neziani, de'quali molto fi lamentava . E an-
cora quello fpirito diabolico del Duca di Mi-
lano Pavea iftigato a odiare i Veneziani . 11
Re Federigo di Napoli fi trovava a quefti
tempi nel rnefe di Gennajo 1497. alla efpedi-
zionc delContadodiSora,che e del Prefetto,
e s'auende quanto ne feguira . E quefto per-
che il Prefetto era Franzefe . II Pontefice_
etiam fi sforza cli disfare Virginio Orfini, e_
i fuoi (eguaci, per efiere Franzefi . E avea ot-
tenuto tutti i luoghi degli Orfini , da Brac-
ciano in fuora; al qual luogo 1'efercito del
Pontefice avea dato due battaglie ordinarie ,
ma erano ftati ributtati fempre dalle genti
degli Orfini con non mediocre uccifione di
perfone . L'efcrcito di Francia , che aveano
avuto in governo ll Cardinale di San Pietro
in Vincola , e Mefler Batiftino di Campofre-
gofo , ando alla volta di Savona , patria del
Carduialc , per vedere con mezzanita , che fi
perluadeva egli di avere in quel luogo , di
otteqerla. Ma nulla gti valfe, percht i Vene-
'ziani e il Duca di Milano beniffimo lo prov-
videro. E pofti in ordine i fanti , e le fette
Galee fottili de'Veneziani , che fi trovavano
ivi , portaronfi valeiuiflimamente, talmente_
che i Francefi furono nbuttati, e con gran_
vergogna fi levarono dalPimprefa di Savona ,
e fi congionfero con Meller Gianjacopo de'
Tnulzi, che avea rotro lopra Milano in ua.
medelmo tempo. E fu quefto a di 15. in_
circa di Gennajo .
A di 23. diGennajo del 1497. MefTerGian-
jacopo deTriuIzi , vifto che il Cardinale di
San Pietro in Vincola e Compagni erano an
dati alla volta di Savona, dilibero di non_
iftare in darno. E prefa licenza dal Re, con
tutie le genti d'arme, e col refto delle finte-
rie, che erano in Afti , ruppe fu lo ftato di
Milano nel giorno detto di fopra , e prefefu
bito da cinque o (ei luoghi di Milano. La_
qual cofa intefa i Veneziani ebbero molto a
male , che quello Triulzi fenza far faperc_
cofa alcuna, aveffe meifo in luga il Duca di
Milano. E fecero viva e gagliarda provigio-
ne, e da molti anni in qua non mai piu ve
duta, onde in pochifiimi giorni mandarono
al Duca di Milano per ajuto uomini cfarme
1100. beniflimo in punto, col Conte di Piti-
glano loro Governadore, col Conte Bernar-
dino de Fortibracci, e con altri famofi Con-
dottieri, e Stradiotti 500 Cavalli leggieri e
baleftrieri a cavallo 100. Provifionati e Sviz-
zeri aiLiffimi . II Conte di Pitigliano giunfe
in Aleffindria della Paglia a di 16. di Feb-
braj > a ore ventuna . I nemici, che erano
congionti coll' efercito tornato da Savona ,
intelo quctto tal prtfidio effcre venuto in a'
leiland 11, impaurirono , e fi levarono a di
17. di Febbrajo, e brugiarono la Spina; e a
E
A
B
D
T U M. 44
di 18. brugiarono Sice. E lafciati c abban-
donati gli altri luoghi, fe oe fono tornatiper
la via, che erano venuti . Ojiefta fu la con-
clufione dell* imprefa , per la quale i Vene-
ziani fpefero Ducati 2J000. e piii, per libe-
rare Io Stato del Duca di Milano , il qua!e_
fenza Pajuto Veneto era pel paffato, e ora_,
e fara fempre fpacciato . Nientedimeno eflb
Daca non avea per fervizio , e non reftava_
di continruo di tentare di far confumare e
precipitare lo Stato Veneto , come traditore,
non conofcendo quallo eflere la fua difefa_ .
Ma il giufto Iddio a qualche tempo il punira
de' fuoi peccati. IlPontefice attendeva a dis-
fare gli Orfini. Tamen ultimamente per lette-
re da Roma, gli Orfini, che fono Franzefi ,
vigorofamente inveftirono Pefercito Romano,
e lo ruppero , e fu prefo il Duca d'Urbino ,
che era il Governatore del campo Romano .
Per la qual cofa fu forzi al Pontefice d'ac-
cordarfi con ritornare tutto nelpriftino ftato.
I Fiorentini , e Ferrara ftavano fopra 1'ofti-
nata loro opinione di favoreggiare e di eflere
Franzefi, e per quefto fono odiati da tutta_,
1'Italia. Per lettere di Lione del primo e de
I due diMarzo fcrivono, come il Re diFran-
cia avea fatto tregua col Re di Spagna fino
a di primo di Novembre proflino; e che ca-
dauna delleparti abbia a nominare i fuoi col-
legati, i quali vi poflano entrare fino a di 25.
di Aprile proflimo. E per quefto il Serenifli-
mo Re di Spagna fcrifle a quefta Signoria di
Venezia e a Milano con pregarli & efortarli,
che doveflero entrare in queftaLega. II Som-
mo Pontefice Aleflandro Sefto avea pofto af-
fedio a Oftia, e la bombardava, la quale era
prima del Cardinaledi San Pietro in Vincola,
e la teneva a nome della Francia. E ha pri-
vato il Prefetto della Prefettura , per eflere
fratello del Cardinale fuddetto , e per eflere
Franzele. Tamen egli non faceva ftima di tale
Prefettura , perche il Papa non gli poteva_
mettere le mani addoflo. La Signoria di Ve-
nezia avea grandifiima fpefa a quefti tempi ,
e fpendeva nelle genti d'arme , che teneva a
Milano in favore del Duca.Ducati 20000. al
mefe, e in quelle, che erano a Pifa, Ducati
10000. al mefe , oltre le altre genti d'arme,
che fi troya avere ; ficche abbifognanle infi-
niti danari. Gli Stradiotti, e le genti d'arme
Venete , che erano a' confini d'Afti , non re-
ftavano di correre fino alle fue porte, e fa-
cevano grandifiimo danno a i Franzefi. Nel
mefe d'Aprile erano difterenze a Vinegia per
entrare nella Lega , che molti erano d'opi-
nione d'entrare nella tregua , altri no. Tam-
dem fu diliberato, per dare fcanfo alla Citta,
d'entrare in detta tregua. Similmente fece il
Duca di Milano . E a di 15 di detto mefe ,
furono levate in campo le oftefe da tutte le_
bande, e pubblicata la fofpenfione . Fatta_
quefta tregua fi principio a trattar pace tra_,
Pltalia e la Francia. Cadauno la dcfiderava_
molro, perche erano omai ftracchi, e ancora
II danaro non correva pih fecondo ilcoftume.
Per quefto iVeneziani mandarono Ser Marco
Zorzi Orarore al Duca di Savoja , il quale_
s'era moftrato mediatore per trattare tal pace.
II Sommo Pontefice Aleflandro VI. ebbe un_
figliuolo, per quanto fu detto, da Midonna
Giuha Farnefe . T.imen non fe ne fa nota_ ,
benche non fia ftato il primo , che eiTcndo
Pontefice ne ha avuto degU altri. II Signore
da Pefaro, genero del Pontefice, che avea la
figliuo-
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4J
fclinob del Pontefice per rooglie , perche
non le faceva buona coropagnia , il Papa_
favea ritenutb in dittretto. Ela cagione fu ,
oerche ilPapa volea fare fuo figliuolo Signo-
re di Pefaro • Io quefto intertm che a Roma
era detenuto , il fidtaolo del Pontefice , di
lui cognato, fi mife alPordine per andare a
toaliere Pefaro al fuo domimo. La qual cofa
nrefentirono i Veneziani , e fubuo fcriflero
al Pontefice , che non voleano confentire_. ,
cfae foffe rapita la Signoria diPefaro aquefto
modo. Onde vedendo il Papa ^di non i potere
adopenre cofa alcuna, fi tolfe giii dall im-
prefa, e lafci6 fuggire il Signore di Pefaro ,
che teneva in diftretto. II quate giunto aPe
faro, mife la Terra in ordine di quello, che
avea di bifogno , per poter refiftere al nt-
^URe de' Romani a quefti giornicontratto
cambio col Conte di Gorizia , dandogli alcu
oi luogbi da cinque in fei piccoli , che eflo
Conte avea confegnato al detto Re. La qual
cofa il Conte non potea fare , perche que'
luoghi fono fpettanti al dominio Veneto , e
loro Feudo. La qual cofa intefa, i Venezia-
ni fcriffero fubito al Re de* Romani , che_
aveffe a mente, come egli barattava queMuo-
ghi col Conte di Gorizia , eflendoclte il Con-
te non poteva baratrare il condizionato . 11
Re rifpofe che non voleva fe non il giufto ,
e che quando la Signoria moftrera apparte-
nerle tai luoghi, fara egli quello, che vorra
ogni equita . Ma perche la Signoria era in-
terdetta da continue pratiche, non pote ftri-
gare fimil garbuglio , perche le cofe d'Italia
importavano molto piii aflai , e per 1'impor
tanza di quefte fi dimenticava di quelle,oen
che fbffero di nonpoca iroportanza. Nel mefe
di Maggio per le tregue poco fi faceva , fal-
vo che per tutti i Potentati Italiani e pel Re
di Francia fi teneva di fare una buona pace.
E gliOratori andavano d'intorno. Per quefto
i Veneziani fecero ritornare 1'efercito loro ,
che era a Milano, a cafa e a i fuoi ailoggia-
menti . Per lettere di Damafco degli otto di
Marzo, e d'Aleffandria de* dieci d'Aprile_ ,
s'intende, che alCairo, e per laSoria egran-
diffima combuftione fra il Soldano , e quei Si-
gnori , e che fi fono tagliari a pezzi crudelif-
fimamente , e fono morti Arroilagi dieci di
Lance mille Funo : che mai non s'e intefo
dire,che abbiano meflo mano nel fangue tra
loro a quefto modo . E 1'Armilagio grande
cacciato dal Cairo s'e ridotto a Damafco , e
fi e fatto Soldano , e Signore di Damafco .
Onde a un tempo fi trovano dueSoIdani, uno
aj Cairo dell'Egitto, 1'altro a Damafco della
Soria. Le ftrade tutte fono rotte, che egran
difturbo alla mercatanzia. Pel SenatoVeneto
a qoefti tempi fu caflb e privato il Marchefe
di Mantova del Capitanato generale , e della
condotta, che avea co'Veneziani. E quefto,
perche ebbero intelligenza nel Configlio di
Dieci, che il predetto Marchefe s'intendeva
V fe N
E
A
B
(*) h margme baee leguntur adfiripta recentiori cba-
raSere . 1497. in Settembre mori il Signor
Batifta Sfondrato Oratore dei Duca di Mila-
no , e fu fepolto a Santa Maria delle Gra-
zie . E quefto e il fuo Epitafio : BaPtifla Sfon-
dratus Cremonenjis , Juris Ctvilis & Pontificii
Cmfultus , Ludovici Mediolanenjts Principit Se-
nator , vita , dum Oratorem ageret defunftus ,
corporeum beicpondus depofuit. Obiit Anno Do-
tnini MCCCCXCFII. Menfe Septtmbri, Baptifta
Tom. XXW.
T U M. , 4 fJ
col Re di Francia. La qual nuova diede am-
mirazione nonpicciola non folamente a tutta
'Italia , ma ancora a tutto il Mondo la pri-
vazione di tal Capitano per traditore. La_
qual cofa intefa pel prefato Marchefe,. fubito
fe ne venne a Venezia per fare della cofa la
fua difefa, la quale non fu udita, e fubitoglt
fu fatto comandamento , che dovefle parrtre
da Vinegia. Nel mefe di Luglio in InghiU
terra s'intefe, come i Popoli di Cornovagli*,
paefefuddito a quelRe, s'erano follevaticon-
tra lui. E vennero fino alla Citta diLondra;
e in un luogofuori diLondra, chiamatoGra-
mizi, le genti del Re beniffimo in punto da.
Eerfone da cavallo e da piedi circa 40000. af-
tltarono i fopradetti Popoli , e li ruppero, e
ammazzaronli quafi tutti, e i prefi condufle-
ro ih Londra con vittoria (*). Nel me(e di
Settembre s'intefe , come a Damafco i gar-
bugli erano alquantofedati,e che era ilMor-
bo grandiflimo nella Soria , e tutti i Merca-
tanti erano fuggiti parte in Cipro , e parte
ne' Cafali . E a Damafco morivano perfone
400. al di > Le cofe della guerra erano in_.
tregua fenza far nulla. E ftavano in ifperan-
za di fare la pace per via del Re di Spagna.
Per quefto i Veneziani mandarono Ser Anto*
nio Boldu Cavaliere , e Domenico Trivifario
Cavaliere , uon^ni degniffimi per Oratori al
Re di Spagna/ per vedere di trattare tal pa-
ce . II Bolda mori a Genova andando , fic
che convenne al Trivifano andarfene folo .
Tamen cio fu in darno , perche non fu pofli-
bile di trattare alcuna pace col Re di Fran-
cia , che anzi era montato fu la prima fua_»
opinione di volere a ogni modo venire in_i
Italia allMmprefa del Reame. E quefto per*
che i Signori del Reame di Napoli non vo*
leano dare ubbidienza al Re diNapoli. II Re
di Francia infuperbito di tal cofa tentava di
nuovo di avere il Reame . Ma non fi potea_
giudicare , che si facilmente eflb Re dovefle
venire, perche nel Piemonte era grandiflima
careftia. Nel mefe d'Ottobre il Re diFrancia
perfifte pure nella fua opinione di venire all*
imprefa d'Italia. E facea preparazione pervia
di mare , per metter gente nel Reame a Sa-
lerno. Per quefto ilReFederigo levatofi dalla
efpedizione del Prefetto, fe ne andava alla_
volta , per disfare il Principe di Salerno, il
Juale per quanto fi giudica , non avendo pre^
:o fbccorfo , fara cacciato. Approffimandofi
il tempo delle tregue , s'intende come ir Re
di Francia era andato a Tours , e mandava^
Gianjacopo de'Triulzi , e Monfieur di Leni
in Afti a* fuoi alloggiamenti , e Monfieut
d'Obenich a Firenze Capitano de' Fiorentini ;
Preparava etiam armata da mare nella Proen*
za, e avea deftinato di mettere lopraquella..
Lance 30©. d'uomini d'arme , e pedoni 3000.
e roandargli in Reame in foccorfo del Prin*
cipe di Salerno , alla diftruzione del quale_
il Re Federigo fe ne e andato in per(ona_ .
Per quefto Verno fi teneva certiflimo che 1
Re
Sfendratus, quo Cive Cremona, quo Alumnoli'
cinum Studiorum parens, giariabantftr ; quo /c_
Oratore Ludovicus Mediolani Dux , trincipum^
fapientiflimus , utebatur : & quemOrateremCal-
lorum Rex, Ferrarienfis Dominus, Eomani Pon-
tifices, Neapolitanorum , & Hifpaniarum Reges
tam bonefte fufceperunt, quatn virtutis ergo fuf.
pexerunt, Venetiis legationibus fimul mortaltqua
vitae decorum finem , aeternaeque initium pa.
triae verae reditus fetit .
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47
C H R O
Re di Francia non dovefle paflare i Monti .
II Re d'Inghilterra a quefti tempi ruppe il
campo di Perichino fuo nimico , il quale era
fmontato nell'AngIia , con dire d'eflere figli-
uolo del Re Odoardo , e che gli fpettava Ia
Corona, e volea cacciare il Re Arrigo , e_
avea follevato buonaparte degli animi de'Po-
poli Anglici, talmente che aflai fi dubitava .
Tutta volta il Re Arrigo fapientiflimo con_
grande efercito vinfe il detto Perichino , il
quale fe ne fuggi nella franchifia di Biorle_
in Amptona. E non oftanteche fufle falvo ,
ruttavolta il Re gli mife le mani addoffo , e
prefolo il fece confeffare non eflere figliuolo
del ReOdoardo, anzi figliuolo d'un Fabbro.
Del quale ll Re non facendo ftima , il fece_
mettere nellaTorre di Londra , benche roolti
erano d'opinione , che fofle veramente figli-
uolo del Re Odoardo , e che il Re Arrigo
1'avea fatto confeflare a fuorsodo, per dare_
a intendere, che niuno fi ritrovava di quella
proger.ie. Giunto il Re di Francia a Tours,
avea diliberato di rnandare in Afti Lanceyoo.
d'uomini d'arme agli alloggiamenti . Nel qual
Iuogo era giunto Gianjacopo dc' Triulzi .
Monfieur d'Obenich debbe venire con Lance
100 per mare per Capitano de' Fiorentini
all.i volta di Livorno , per vedere di avere
Pifa . La qual cofa intefa pe' Veneziani, fe-
cero fortificare quanto era pofGbile , per man
tenere in liberta Ia Citta di Pifa, fe farapof
fibile. I Colonnefi, che tenevano col Re Fe
derigo, e gli Orfini che erano Franzefi, era-
no alle mani, e s'aveano pofta mano nel fan-
gue e negli Stati . Tarr.en il Papa gli ha fe-
dati , e fatta loro far tregua per comporli. II
Re Federigo era in campo alla disfazione de'
fuoi Baroni . Gia s'era accordato col Conte_
di Conza e di Capazzo, e gli avea confegna-
to le fue fortezze, e fe ne andava in Francia.
Sicche il Principe di Salerno rimafe folo e_
fenza ajuto. E il Re avea ottenuto la Terra
di Salerno a patti , ma non la Rocca , alla_
elpugnazione dellaquale avea lafciato ilDuca
di Caiabria primogenito, e la perfona del Re
era andata nella Valle di Diano, dove era_
il Principe di Salerno, e voleva disfare tutti
i Baroni. S'intefe ancora avere ilRe diFran
cia mandato in ajuto del Duca di Gueldria_
cavalli iooo. e pedoni. Per quefto fi giudica
certiflimo, che non abbia a venire in Italia_
per queft' Anno , 11 Re Federigo di Napoli
rimafe daccordo colPrincipe di Salerno,aven-
dolo cacciato dapertutto; onde non eflendo
rimedio che potefle fuggire , fece tale accor-
do di confegnare al detto Re tutte le fortez
fce e Caftella di detto Principe con quefta_
eondizione, che il Re gli paghi tutte le arti-
glierie e munizioni. E la Lega promette al
detto Principe di condurlo falvo fotto la_
protezion fua fino fuori del paefe del Re Na-
politano. Sicche eflo Re rimafe libero e (pe-
dito , avendo efpulfo tutti i fuoi Baroni . U
Principe fe ne venne a Trani, luogo de' Ve-
neziani . Di poi giunto a Sinigagba, furono
confegnate al Re di Napoli tutte le fortezze
d*eflb Principe, e quefti venne a Venezia , e
poi ando in Francia. Morl etiam il primoge-
nito di Sp;igna, cui fpettava la Corona, ben-
che ilRe diSpagna non avea altri eredi maf
chj, onde quelReame, raorto che fara ilRe,
andtra alla prima fua figliuola, che e Reina
di Portogillo. I Signori Fiorentini ftavano
in grandiffime fpefe , perche volendo eflerc_
B
D
N I C O N 48
A Franzefi , tutta 1'Italia avea loro 1'occhio ad-
doffb, ed eglino al meglio che potevano , fi
difendevano , e facevano il loro sforzo per
aver Pifa . La Signoria di Venezia faceva il
poflibile per mandare ajuto a' Pifani di gente,
e di danari, e ftava fu grandiflime fpefe per
mantenergli in liberta . S'intefe a quefti di ,
come il Re di Spagna , morto il Principe_ ,
avea diliberato di vivere in pace, e non ifta-
re piu fopra guerre , e travagli aflai . E per
quefto avea fatto di nuovo tregua col Re di
Francia, lafciando termine didue mefi a'col-
legati di ratificarla .
Nel mefe di Febbrajo del 1498. i Reali di
Spagna fcriflero a Venezia la lega fatta col
Re di Franciaperpetua con due mefi di con-
trabando. E ancora, che fempre che la lega
voglia, che il Re di Spagna rompa guerra a
quello di Francia , fara egli prontiffimo a_
romperla, non oftante la tregua fatta e gri.
data per tutte le Citra della Spagna. I Fran-
zefi, fatta quefta tregua, fi preparavano alla
fpedizione del Reame di Napoli per quefto
Marzo, benche fi teneva certiflimo che ilRe
di Francia non dovefle paflare in perfona in
Italia . Eflo Re procedeva lentamente, e fi
trovava a Molines , e dovea fare il carnevala
in quel Iuogo, e fubito tornare in Ambuofa.
Rifonava a Vinegia , fare il Turco e prepa-
rare grandiffima armata da mare. Chi diceva
per Rodi, chi perCipro e Corfii. Per quefto
a Vinegia fi faceva grandiffima provifione_
d'armata . E fpacciarono un Provveditore , e
di continuo andavano armando . Monfieuc.
d'Obenich , che dovea venire con Lance 100.
in ajuto de' Fiorentini , pareva che non do-
vefle venire, anzi s'era diliberato di non par-
tirfi di Francia finche altro non vedeva . Nel
mefe di Marzo la Signoria di confentimento
di tutto il Configlio de' Pregadi prefe e dili-
bero di ajutare la Citta di Pifa contra le_
forze de'Fiorentini,e di mantenerla in liber-
ta. Per quefto faceva provifione di mandarle
ogni ajuto. E percio mandarono a' Pifani 300.
Stradiotti con Ser Tommafo Zeno il Cava-
liere Provveditore , per dare animo e ajuto
a' Pifani di poterfi difendere da'loro nimici.
Gli Stradiotti Veneti volendo andare a Pifa,
& eflendo per paflare ful terreno del Duca
Lodovico di Milano , avendo egli veduto ,
che laSignoria avea meflb tutto il fuo sforzo
di mantenere Pifa in liberta, dubitando, che
tamdem verrebbono nelle forze Venete , dili-
bero al tutto di contradire a tale imprefa, e
di fturbarla, acciocche i Veneziani non fi fa-
ceflero maggiori in iftato di quello , che fono.
E diliberb prima di vietare il paflb agli Stra-
diotti. La qual cofa intefa, iVeneziani mol-
to turbaronfi di tale atto , e molto fe ne la-
mentavano . Et immediate la Signoria fcrifle
al prefato Signor Lodovico una lettera molto
turbata, con dirgli, chequefto non meritano
i danari, l'ajuto, e le genti, & deniqne la fa-
lute del fuo Stato proceduta dal Dominio Ve-
neto. Non sb quanto rifpondera . Ordinarono
i Veneziani, che gli Stradiotti doveflero paf-
fare per quello del Duca diFerrara, il qualc
concedCtte loro benignamente il paflo. Nel
mele di Aprile s'intefe a Vinegia la morte
di Carlo di Valois VIII. Re diFrancia. E in
fuo luogo fuccedette, e fu chiamato al Rea-
me, per eflere q^egli morto fenza erede.Lo-
dovico Duca d-Orliens, e fu fatto Re . La
qual mone diede da dire a tutto il Mondo ,
per
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V E N E
eRe.il A
per effere maneato un unto Signore
onale in pochiffimi mefi avea fatto grandiffitm
fatti, come in quefto Libro fi pud vedere_- .
Di lui meritamente fi puo cantare, come del
Ma«oo Aleffandro, ovvero di Giulio Cefare;
perocche, Lettore degniffimo, credo e tengo
certiffimo, che i nominati degm Capitaoi A-
leflandro, e GiulioCefare, non conquiitaflero
in si brieve tempo quello , che pel detto Re
fu conquiftato, benche il fine non fuffe buo-
no come il principio. Tuttavolta molte cen-
tinaja d'anni fono paffati, e pafleranno, cre-
do, che aon fi vedranno altn conquiftare in
jnolti anni quello, che il prefato Re conqui-
fti in pochiffimi mefi dal fuopaffare iMonti,
che fu a' primi giorni di Settembre del 1494.
finche ebbe conquiftato il Reame di Napoli ,
che fu alla fine di Febbrajo 149J. E fu in-
meno di mefi fei . E penetro, e pafso per
tutra 1'Italia, anzi pel mezzo di quella; della
quale ne foggiogo, e tolfe il poffeffo di mol
te Citta e Caftella. E percfae di fopra fi dice
tutto il bifogno, non mi ftendero piu oltra.
lamen non e piccola cofa a un Re oltramon-
tano paffar per 1'Italia, come eglifece, e non
immeritd debbe effere fempre gloriato di lau-
de. L'ltalia per la morte del detto Re era_
del tutto alleviata del dubbio , che egli do-
vefle piu tentarla. E fi preparava a tramarc-
nuove trame , e varj penfieri andavano intor-
no . La Signoria di Venezia intefa tal morte,
mife al viaggio di Fiandra e d'Inghilterra_
quattro Galee per navigare a quella volta ,
che per quefte guerre con la Francia erapaf-
fato qualche tempo , che non vi fi era navi-
gato. Si diceva ancora e ragionavafi per Ita-
fia, che avendo intefo i Signori Italiaoi la_
diliberazione fatta a Vinegia di mantenerc-
Pifa io liberta , dubitando tutti, che tamdem
effa capitaffe io mano de' Veneziani , per 1'ofti-
lita di Lodovico Duca di Milano fecero lega
infieroe iegreta il Sommo Pontefice Aleflan
dro VI. il Re de' Romani Maffimiliano , il
detto Duca di Milano , e i Signori Fiorenti-
ni , per difendere e ajutare i Fiorenrini con-
tra i Pifani . Pero Ia fopradetta lega mai non
fu pubblicata. Per molti fu detto, che ilRe
di Napoli Federigo era inclufo in quetla_ .
lamm non $'intende. Nel mefe di Maggio ,
il Re di Fraocia nuovamente creato fcriffe_
al Sommo Pontefice e alla Signoria di Vine-
gia, e fi diceva ancora a'Signori Fiorentini,
della fua creazione al Reame , e molto uma-
namente . Al qual Re la Signoria per ono-
rarlo creo tre degniffimi Patricj per Oratori
in Francia ; i quali furono Ser Girolamo Zorzi*
Niccolao Michieli , e Antonio Loredano, Ca-
valieri, con cavalli 100. i quali doveffero di
fubito partire, e andare alla regia Maefti -
congratularfi del Reame conquiftato.
Gli Stradiotti e altre genti d*arme , che_.
erano a Pifa fecero de' danni a' Fiorentini .
II Duca di Milano mando alcuni fuoi amba-
fciatori a Firenze per darle riputazione , e_
per mettere fofpetto al Senato Veneto. II Si
gnore di Rimini ha fcoperto nella fua Citta
akuni de piu fooi fidati, per traditori, che_
volevano ammazzarlo, e dare laTerraal Pon-
tefice, il quale voleva fare il figliuolo Signo-
re di Rimini . Onde li fece tutti dicapitare
Intefa fimil cofa , la Signoria immediatamen
te fece cavalcare alcune genti d'arme , chc_
«tano a Ravenna , a Rimini per ficurta di
quel luogo. Avendo i Fiorentini bifogno di
. Tom. XXJK
B
D
T U M. yo
foccorfo , perche le genti Pifane coll* ajuto
Veneto s'ingroflavano molto piii , e volendo
il Duca di Miiano dar loro foccorfo , fenza_
faputa de' Veneztani, fece finzione di caflare
Fracaflb Maria figliuolo del Signor Roberto
fuo Condottiere . II quale partito da Milano
fe ne ando colle fue genti beniffimo inordine
a Firenze , e fi diceva effere acconcio a foldo
co' Fiorentini. Tamtn i Veneziani ben s'ac-
corfero di tale tratto , e di continno afpetta-
vaho, che il Signor Lodovico fi dovefle fco-
prire per nimico. 11 qnale rifpofe a una let-
tera fcritta da' Veneziani , che prendeva am-
mirazione non piccola, che quefta Signoria_.
facefle tale mal penfiero & eftimazione del
fatto fuo, e totalmente fi dovea rimuovere—
da tale opinione cattiva verfo di lui , e che
non avea voluto lafciar paflare gli Stradiotti
pel fuo paefe, perche fono gente beftiali, e_
che eflendo i fuoi Popoli carichi di gravez.
ze , non voleva loro dare ancor quefta , dobi-
tando che i Popoli nonammazzaflerogliStra-
diotti , e che egli e lo Stato fuo e al cpman-
do del Dominio Veneto . E faldo tal piaga 3
quefto modo con belle parole e cattivi fatti .
U Re Federigo di Napoli avendo conquiftato
il Reame in pacifico, per liberarfi dailafpefa,
licenzio tutte le fue genti d'arme , e attende-
va ad accumulare danari. U Re di Francia_i
ha fatto gridare per tutto il foo paefe , che
oghi uomo e mercatante poflaiiberamentean-
dare a fare mercatanzia , e paffare pel fuo
fiaefe, di qualunque nazione fi voglia, che— •
ara ben vedoto • E ha fcritto ancora tal cofa
a' Veneziani , che facciano il fimiie a i Fran-
zefi , che capiteranno a Vinegia , e ne' luo-
ghi Veneti . Di continuo a Vinegta erano
Oratori Pifani, i qual.i foUecitavano la Signo-
ria , che dovefle mandiar gente , vettovaglie ,
e danari a Pifa , per mantenerla in liberta .
Per qtiefto i Veneziani ftavano in grandiflime
fpefe con dar fuori del danaro largamente .
Per la qual cofa conveniva di ftringere lean-
Sarie neila Terra piu del confueto . A di 18.
i Maggio ritorno 1'Oratore d'inghilterra man-
datovi gia dalta noftra Signoria . Le cofe di
Pifa profperavano piuttotto in bene chealtra-
mente . Fracaftb nelfandare coile genti d'ar»
rne a Firenze, avanti che in quella giugnefle,
refto alquanti giorni per cammino. Si giudi-
ca, che foffe, che avendo i Veneziani preve-
duto , che il Duca di Milano vel faceva an-
dare per effere contra a' Pifani , e avendo det-
to la Signoria Veneta airOratore di Milano
in Vinegia tal cofa , il prefato Ambafciatore
lo fece di fubito fapere al Duca . II quale_
vedendo di effere fcoperto , fubito comando
a Fracaffo, che non dovefle andare piu avan-
ti . Ma egli non volle ubbidire , falvoche gli
mando in dietro molti delle genti d*arme , e
con pochiffimi cavalli fe ne ando atla volta_.
di Firenze , dove da' Fiorentini non fu ben_
veduto, perche 1'afpettavano con piii gente_.
aflai. II detto Signor Lodovico vOlIe fare ri-
tornare in dietro tal gente d'arme, per non-
moftrarfi nimico de* Veneziani palefemente ,
benche in fegreto lo fia ftato fempre , e lo
fark. A di *o. di Maggio 1498. eotro in Vi-
negia con grandt onori e fefte di Bucentoro,
e altre allegrezze confuete il Cardinale di
San Niccolo inter imagines, chiamato Dome-
nico Grimani , figliuolo del Magnifico Doru
Antooio Grimani Procuratore ai San Mar-
co. Al quale il padre ando incontrocolPrio-;
D a cipe
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«ipe nel Bucintoro fino a Santo Antonio. la
quel luogo accettato con fefta 1'accompagnb
alla Cafa del Marchefe di Ferrara . Di poi
ebbe udienza pubblica e privata . Eflb Cardi-
oale qui venne per ringraziare la Signori*_
del Patriarcato di Aquilea a ltii nelConfiglio
de' Pregadi conferito . Et effendo ftato qui
alcuni giorni , fe ne ando in Aquilea al fuo
Patriarcato, dove canto Mefla folenniflima .
S'intefe folamente per lettere da Coftantino
poli , che il Turco avea fatto ufcir fuora del
Canale di Coftantinopoli Vele venticinque
per guardia dell' Arcipelago. Tame.n a Vene-
zfa non fi faceva ftima di fimil cofa . I Pifani
colle genti de' Veneziani, e col Provveditore
Ser Tommafo Zeno il Cavaliere, effendo da'
Fiorentini moleftati, ufcirono fuori in quefto
rnefe virilmente , e aflalcarono le genti d;'
Fiorentini. E avendo combattuto lungamen-
te, i Pifani furono vincitori, e prefero cavalli
400. e uomini d'arme iyo. de' Fiorentini .
Con tal trionfo entrarono in Pifa. Della qual
vittoria i Pifani fi lollevarono alquanto, epel
contrario i Fiorentini impaurirono , come_
vuol ragione.
Nella Citta di Firenze al principio della_
guerra del Re Carlo VIII. di Francia , quan-
do s'approflim6 alflcalia , fi fulcitb e levofli
un Religiofo, Frate delTOrdine de' Predica
cori , chiamato Fra Girolamo ( Savonaroh )
da Ferrara, Predicatore . II quale comincio a
predicare nella Citta di Fiienze talmence_ ,
che incito gli animi dc' Fiorentini al fuo vo
lere, facendofi Profeta e Indovinatore . Ecol-
le fje predicazioni feppe fare e tenne tal modo,
che i Governatori Fiorentini e i Popoli, im-
pazziti 1'adoravano come Dio, e preftavangli
quella fede , che era poflibile, talche in Firen-
ze non fi movea pietra fenza fuo confentimen-
10. Nelle cofc importantiflime dello ftato , e
d'ogni altra cola accadente in Firenze , egli
cra il Configliere ; e in tanta riputazione era
venuto , che fi poteva Frate Girolamo chia-
mare Signore e Governatore della Citta Fio-
rentina . Per tutto il Mondo era volata la_
fama fua. Egli con le fue predicazioni e lu-
finghe aftrinle il Popolo Fiorentinu a chiama-
re e ad accettare nella Terra il Criftianiffimo
Re di Francia , dicendo effere mandato da_
Dio . Effb Frate fu cagione di cacciare Pie-
iro de' Medici con tutta la famiglia fuori di
Firenze, e di bandirlo, e confifcargli 1 beni,
e finalmente dargli taglia. Tanto era ftimato
il detto Frate, che quello che egli volea in_
Firenze era fatto , e quello che non voleva ,
niuno prefumeva di farlo . Fece per fua ca
gione lufcitare in Firenze molte nimicizie_
tra' Cittadini Fiorentini, e n'avvennero bat-
taglie e morii con grande fpargimento dilan-
gue tra loro per mezzanita di quefto Frate_ .
Fece ancora fpignere tutti i f-guact de'Medi-
ci fuori di Firenze , multa alta, qu# lon-
gum e£it enumerare. Dimoftrava con falfitadi
fare miracoli, e davalo a intendere al Popo-
lo. II lommo Pontefice lo fcomunicb mok_.
volce , delia quale fcomunica non facea fti-
ma. Tamdem durb fino a quefli tempi in gran-
de riputazione nella Citta di Firenzs. Ec ef-
fendo i Fiorentmi vcnuti al baffb , e vedendo
eflere ftati si hngo tempo in grande errort^
per dar fede al predecco Frate, tardi s'accor-
fero i poveri Fiorentini di qutfto Fratetradt-
tore. Per comandamento del Hontefice fu man-
daco a Roma, e ivi clamitiato confelso mcki
N
A
B
D
E
I C O N y*
e infiniti mancamenti fatti , e ancora molte_
erefie date ad intendere a* Popoli Fiorentini .
Finalmente fu condennato, che devefleeffere
bruciato ; e rimenato a Firenze , fopra la_
Piazza Fiorentina , infieme con alcuni Frati
fuoi feguaci fu abbrugiato vivo nel prefente
mefe di Maggio . Quefta e la fine de' cattivi .
Di quanto male fia ftato quefto Frate, a te ,
Letcore, Io lafcio confiderare, e di tanto de-
trimento fu al Popolo Fiorentino, che non fi
pub confiderare, perocche per fua mezzanita
hanno perduto i Fiorentini i danari , lo Sta.
to, e la fama, con la riputazione . Compofe
il detto Frate alcuni Libri di Predtcazione_ ,
e alcro, i quali furono mefli in iftampa, e di
concinuo fi polfono vedere. I Fiorencini tafla-
vano di continuo i Cittadini, per averedana-
ri per quefte guerre , che altramente erano
disfatti . E fi diceva, che voleano togliere a
foldo il Duca d'Urbino . Tamen non fegui .
La Signoria di Venezia , perche gli Ambafcia-
dori per Francia non potevano Ipacciarfi cosi
prefto , mandb un Segretario Gian Pietro
Stella , perche dovefle effere piti prefto , e_
per trarcare ethm quelle cofe , che bifbgna-
vano di preftczza . Nel mefe di Giugno 1408.
il Duca di Milano avendo veduco che i Pifa-
ni aveano daco la rocta a' Fiorentini, n'ebbe
grandiffirtio difpiacere , e vedendo che i Ve-
neziani ficeano lo sfotzo di mancenere Pifa in
liberca, conofcendo il prefaco Lodovico , che
fenza fuo ajuco facilmente i Fiorentini non_
avrebbono la Citta di Pifa , e che fe egli non
meccerebbe il fuo ingegno e forza, in pochif-
fimo tetnpo i Veneziani poffederebbonla libe-
ramente ( la qual cofa per nulla voleaconfen-
tire) come fapientiffimo pensb prima di ten-
tare di adoperare le parole, e di poi i fatti .
E per quefto fcriffe alla Signoria di Vinegia
una lettera molto calda in tal forma, cheper
cola alcuna non intende ne fi perfuade , che
detta Signoria debba mantener Pifi in Iiber-
ta, e che di ragione debbe effere de' Fioren-.
tini , avendola poffeduca tanti anni . Ec egli
perfuade quefta Citca , che non fi voglia in-
crametcervi : che fe pure vorra ftar dura in_
fimil propofito, s'egli dovefle fpendere lofta-
co, la perfona, e il teloro, lofpendera, per-
che intende che di nuovo la Citta di Pifa fia
reftituica a* Fiorencini . Alla qual Icttera la
Signoria rifpofe molco caldamence: che fedi-
fendevano la Cicta Pifana , Io facevano per
non venire di manco della fede promeffa , la
quale amavano fopra ogni alrra cofa , e per-
che non volevano mancare di fede, come fa-
ceva egli , e che non fe Io penlaffe . Che fe
doveffero fpendere lo ftato , Ia manterranno
in liberta, fe pocranno , e che a lui non ne
torneia alcun profitto . II Re de' Romani
moffo per k-ttere del Duca di Milano fcriffe
etiam egli alla Signoria Veneta, che prende-
va non piccola ammirazione , che voleffero
difendere la Citta di Pifa pofta fotto al fuo
imperio. E quefto perche diceva, che laCit-
ta Pifana era fottopofta all' Imperadore . E
confortava che in fimil cofa non fi doveffero
impacciare; e quando altrimenti facellero , gli
converrebbe tenere altri mezzi in taleimpre-
fa. La Signoria rifpofe alflmperadore il me-
defimo, che aveano fatto al Duca di Milano,
che avendo promeffo la fede a' Pifant , era_
neceflario di mantenerla &c. Quefto lcrivere
del Re de' Romani fu un tratto del Signore
Lodovico Duca fuddetto, che per cofa neffu-
na
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V t N
na voleva , che Pffa rimaneffe io protezione
ie' Veoeeiani , e faceva tutto il fuo poterc
per divertire ul cofa. Sappi o Lettore , che
jn tutte le fue aziooi e materie , parole e_
fetti importantii&roi , che pel paflato e finqui
c occorio, il prefato Sjgnor Lodovico s'ego-
yeraato tanto fapientifliroamente , che mbil
fufra. Quafi fempre tutti i fuoi penfieri fono
veouti a effetto, e quello che egli deiiderava,
k fortuoa glielo concedeva . Fer queflo per
tutta Fltalia, Lamagna, Francia , Ungheria ,
Inghilierra , Turchia , & dtniqut per tutto
l'uoiverfo Mondo la fama della fua fapienza
tra divoJgata e piu che non fu quella di Sa-
lpmone . Per quefto era detto dappertutto ,
cbe egli era il piii favio capo del Mondo , e
diceafi , cheflb in una mano ferra la pace , e
nell altra Ia guerra. Per quefta foa fapienza_
per tutto il Mondo era grandemente terouto
equafi venerato. Se egli avefle mantenntola
fede pel paflato , della quale quafi fempre e
ftato mancatore , molto piu da tutti i poten
tati del Mondo faria ftato apprezzato . Ma_
fetnpre per mandare a effetto un fuo difegno
qual fi foffe, non avvertiva allagiuftizia, con-
tra la quale faceva ancora molte cofe . E per
qoefto tengo certiffimo, che non dureramol-
to teropQ. £ Dio voglia che la fua fine fia_
buona , lo che non credo .
I Signori Veneziani a quefti tempi eranoin
grandiflimi cbnfulti rifpetto alle cofe Piiane .
Ogni giomo erano in Pregadi per confultare
tal materia. Volentieri «'avrebbonb tolto giu
dall' imprefa Piiana , fe con onorevole ftato
aveflbnlo potuto fare . E quefto perche per
tale imprefa vedeano avere tutti i Signorilta-
liani per nimici , fr ttiam gli Oltramontani ,
de' quali era il Re de' Romani . Confideran-
do poi , che non porevano dare foecorfo alla
Citia Pifana, e che conveniva paflare perluo-
ghi d'altri Signori, che pernulla voleanocon-
fcntjre, cheTi mantenefle Pifa , tamen la Si-
gnoria Veneta per confervare la coniueta fede,
di cui roai non erano ftati mancatori, al me-
glio che potevano con grande fpefa faceano
il poflibile di mantenerla in liberta , benche
cooofcevano , che la fine doveffe eflere ver-
gognofa . Pure fpendevano liberamente per
difenderla . I Signori Fioreotini per vedere_
una volta Ia fine alle guerre , vollero fare lo
Jforzo loro di prendere genti d'arme per co-
ftngnere la Citta di Pifa , e tolfero al loro
foldo Paolo Vitello a Roma con uominid'ar-
me 150. e mandarongli Ducati nooo. per
mettergli in ordine , e farli divertire nelle_
par» di Tofcana^ e fubito s'attendeva . L»^
Signoria di Venezia vedendo la provigione-
fatta pe' Fiorentini di condurre Paolo ViteU
lo, il quale di brieve dovea effere a Firenze,
P« maodare ancora ajuto a' Pifani , diliberb
Oi maodare il iigliuolo del Marchefe di Fer-
rara colla fua condotta , e Giovanni dalla_
«iva, Condottieri , che fu circa tanta gente
A> rmC i' qoanta fu ^ ueUa di Paol ° Vitello .
• 9!«'' fubito furono maodati danari col
raandato, che fi doveflero levare. e andare a
r«a, beoche fi dteev* che i Vitellini farebbo-
np avaoti a Firenze , che le genri de' Veoe.
»an" a Pifc , tamtn effendo poca diftanza di
«mpo , noo potevano in quefto roezzo fare^
coia alcuoa i Fiorentini. Vedendo la Signo-
m di Venezw, che il Doca di Milano gli
/""^81'infulti, e fegretamentedava
loccorio a Fioreutiai, era malcontenta d'eflb
E
A
T
Duca
B
E
U M. J4
Molti erano d'opinione di rompereli
guerra. Tuttavolta le cofe de' Preg^di an.1*.
vano fegretiffime, e nulla fi poteva intendere.
Nientedimeno di continuo erano in difputadi
rompergli Ia guerra, e roolti ancora fentivano
il contrario . Pure fecero coroandamento al
Conte Bernardino de' Fortibracci, e alConte
di Pitigliano Governadore dellegentid^rme,
che fi doveffero portare a Venezia davanti U
Signoria , per dire fofpezione allo Stato dt
Milano. Q.uel Duca Lodovico vedendo che i
Veneziani fi metrevano in ordine di genti
d*arme, anch'egli per moftrare d'eflere inor*
dine, diede fama divolgata per tutto si dalle
parti di Milano, come di Mantova , di avee
tolto al fuo foldo il Marchefe di Mantova
con Ducati 42000. all'anno. Perbcredo, che
non fofle cofa alcuoa , ancorche per tutto il
tenefle certiifimo, benche fia certa optnione »
ehe fempre e in ogni evento il Duca di Mi-
lano fi poteva ftrvire del Marchefe diManto-
va, il quale quando fofle al foldo di cadaua
Potentato Italiano , lo lafcerebbe per fervire
eflb Duca, ovvero s'intenderebbono tra loro>
come fempre han fitto e fanno in fimil cofa.
In cib non fe n'impacciava il Ponrefice, per-
cbe avea paura . II Duca di Milano di conti-
nuo fcrivea a' Veneziani lettere di fuoCo ,
che non iftimava alcuno , e che al tutto ii
fcioglieffero dall'ajutare i Pifani , altrimenti
che non tornerebbe lorocomodo. Queftelet-
tere facevano paura a' Vecchi padri confer-
vatori dello Stato, nimici di guerre, e amici
di pace . Tuttavolta gli rifpondevano calda-
mente, dimoftrando di non aver paura di fue
lettere, ne de' fuoi fatti. Le genti Pifane, e
maflime gli Stradiotti correvano fino amiglia
quindici da Firenze, e metteanvi non picco-
10 terrore . Tuttavolta giunti cbe faranno i
Vitellini a Firenze , a' Pifani converra ricu-
lare, perche non faranno cosi potenti a tan-
ta giunta. II Re di Francia accettomoltovo-
lentieri il Segretario de' Veneziani Giampie-
ro Stella con grande dimoftrazione di bene-
volenza verfo lo ftato Veneto . La Signoria
per avanti avea creato Oratori , cioe al Duca
di Milano, Domenico Pifani di SerGiovannt,
e alP Imperadore Maffimiliano , Sebaftiano
Giuftiniani quondam Ser Marino, perdarcam.
bio agli ordinarj. Tamen vedendo quefte cofe
andare ful ravoliere, diliberaronodinonman-
darli, e cosi fecero, che furono ritenuti . I
Veneziani per dare fofpezione al Duca fece-
ro comandamento pel Configlio de* Pregadi ,
che fi doveffe fare la cerca generale di tutte
le genti d'arme in Brefciana e nel Veroneie ;
e che a tutti foflero date due paghe con dir
loro che doveflero eflere adordine. EttampeX
Configlio de* Pregadi dtedero licenzi a Gior-
gio Pifani Dottore e Givaliere e Oratore al
Re Maffimiliano, cbe dovcffe licenziarfi , e_,
tornare in dietro , perche cosi rimperador
medefimo avea richiefto , che non fi mandt
piii Oratori finche non fia addimandato . E
tutti quefti fono tratti del Duca di Milano .
U Re di Francia avea fatto preparazione dt
roandare alcune poche genti d'arme in Afti ;
e dicevafi per rutto palefetnente , che un' al-
tro anno eflb Re voleva venire a conquiftare
11 Reame Napolitano , e '1 Ducato di Mtla-
no , e quefto per cflere daccordo co* Vene-
ziani .
I Veneziani per mettere pib fofpezione al
Duca per le cofe, che facevano per la difef*
de"
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>5
C H R O
de' Pifani, erano contenti, che fi dicefle_ ,
che foffero daccordo con la Francia . Aven-
do intefo il Duca la trama che fi doveva fa-
re dell'accordo tra il Re di Francia e i Si-
gnori Veneziani a danno fuo, per far loro
paura, e per metter loro qualche fofperto in
capo, fcrifle alla Signoria , moftrando d'in-
tendere il trattato, del quale diceva che nul-
la dubitava , e che beniflimo difenderebbefi
peravere danari afiai, e favore da tutta l'Ita-
lia: ma che fi guardino i Veneziani, che (e_
il Re di Francia paflera, eflo Duca non avra
danno alcuno, 8c eglino faranno i battuti .
Tutto cio faceva per mettere terrore . A Pi
fa Ser Tommafo Zeno Cavaliere e Provvedi-
tore eflendofi portato valentemente nella vit-
toria de' Pifani contra i Fiorentini, di poi fi
coruccio con alcuni Pifani de' primi della_
Citta, a' quali non avendo avvertenza diffe_
parole ingiuriofe , delle quali ne venne la-
mentanza a Vinegia. E fubito in Pregadi fu
prefo di fare uno in fuo luogo con provigio-
ne di Ducati ico. al mefe , e che dovefle te-
nere otto cavalli a fue fpefe . E fu fatto Ser
Piero Duodo. A Meffer Tommalo fu fcritto,
che dovefTe venire a Vinegia, e prelentarfi a'
Capi del Configlio de' Dieci , e cosi fece. 1
Vitellini giunlero a Firenze, cioe Paolo Vi-
tello con uomini d'arme zoo. provigionati
150. Stradiotti 50. e Cernide yo. I Veneziani
follecitavano il figliuolo del Marchefe di
Ferrara, che doveffe partire. T*mm perche
non era molto amico de' Veneziani , e non
voleva che Pifa fofle al dominio Veneto fot-
topofta, non curava molto di fpedirfi . Gli
Oratori per la Francia partirono alla metadi
Giugno del 1498. alla volta di Milano. Mol
ti dubitavano che il Duca non defle loro il
paflb ; pure volentieri lo concedette . Q.uanto
fofle impofto per la Signoria a quefti Orato
ri, non s'intende. Nulladimeno fi divulga-
va , che fi doveffero accordare col Re di
Francia , etiam fi diceva, per far paura al
Duca di Milano. Eflo Duca avea ordinato
una Gioftra a Mantova, e vi dovea andarein
perfona. Similmente vi avea invitato il Mar-
chele di Ferrara, il quale dicevafi che non^
vi voleva andare. E tutto fi diceva per fare
confulti infieme . Giangiacopo de' Triul/.i
con alcune poche genti d'arme ruppe fopra
lo Stato di Milano a' confini d'Afti , e vi fe-
ce non piccolo danno. Per tutto fi diceva
che fu fatto di confentimento e di volonta
de' Veneziani , e fi diceva ancora , che il
Triulzi non era al foldo de' Veneziani . Perb
nulla fu vero. A di 2<5. di Giugno il Duca
di Milano entro in Mantova, ma il Signore
di Ferrara non v'era ancora andato, e fi di
cea che vi andera fegretamente , e che per
non dare fofpetto a' Veneziani, non vi ha
voluto andare palefe . II Turco con 5000.
perfone per un Bafsa ha fatto correre in Lu
biana appreflb Capodiftria fopra il terreno
dell'Unghero e dell' Imperadore , e non toc-
cd quello de' Veneziani. E' ftato prefo pel
Configlio de' Dieci a Venezia Giovanni Cer-
novich Signore dalcuni luoghi in Albania .
La cagione fi diceva, che egli s'intendea col
Turco. Altri dicevano per iltraparlire . In_
fine ftette molti mefi in prigione, e poi fu
nlafciato. E lo caflarono e privarono di ca-
valh ^oo. Stradioiti, che avea in condotta .
Fu fatto Oratore in Ifpagna Giovanni Badoe-
ro Dottore . II figliuolo del Marchefe di Fer-
B
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I C O N s<
rara, e Giovanoi dalla Riva giunfero final-
mente a Pifa , dove i noftri erano molto piii
potenti de' Fiorentini , e quefto perche i Vi-
tellini non aveano tanta gente d'arme quanta
aveano promefla . Pero il Duca di Milano
mandava alcune genti d'armi , che giunteche
foffero, farebbono uguali a quelle de' nimici.
II detto figliuolo del Marchefe moftravaft
molto partigiano del Duca , e non faceva il
fuo dovere : di che i Veneziani erano mal-
contenti del fuo fervire. Gli Oratori Veneti,
che andavano in Francia erano per tutto ben
veduti, e il Triulzi fece loro grandiflimi ono-
ri . Per pifi onorargli '1 Re di Francia man-
do a pie' de' monti due fuoi Baroni ad ac-
cettargli, e accompagnarli per tutto il Rea-
me, a' quali venivano fatti onori grandiflirai.
U Duca di Milano faceva la cerca per tutte-
le fue Terre e Citta, alle quali mangiava_
aflai danari; di che i Popoli non fi sontenta-
vano e gridavano . E pare, che eflendo
egli a Mantova , un giorno 1'erede mafchio ,
cioe il figliuolo d'eflo Duca Galeazzo Maria
morto, ufci fuori del Caftello di Milano: e_
veduto pel Popolo , tutti cominciarono a_
gridare Duca. La qual cofa intela per Lodo-
vico, fubito fece mettere quel puttino nella_
Torre del Caftello, ne piu s'e potuto vedere
per alcuno. Vedendo eflb Duca la pratica_
e la ftretta amicizia tra il Re di Francia e'
Veneziani , e confiderando di avere fatte_
affai ingiurie all' uno Stato e alI'altro, &
pracipue intendendo il legreto de' Veneziani ,
perocche ogni fegreto , che fi trattava nel
Configlio de' Pregadi, di qualunque impor-
tanza fi fofle, il Duca o per danari, o per
altra fua arte 1'intendeva, ( e quefto fi giu-
dicava a Venezia, perche ad ogni proponi-
mento, o provifione, che dovea fare la Si-
gnoria, egli fi metteva davanti, e provvedea
valentemente ; tamen a Vinegia mai non fi
pote intendere per molte veftigia inveftiyato,
per quali vie potefle fapere cio il Duca , per
tal cofa i Veneziani erano diventati tanto ni-
mici di lui, che avrebbono fatto ogni parti..
to, per vederne la fua diftruzione ) cono-
fcendo cio benifllmo il detto Duca, e veden-
do trattare tal pratica d'accordo tra la Fran-
cia e i Veneziani a danno del fuoStato , co-
mincib a dubitare. E volle con lufinghe in-
trattenere i Veneziani, giudicando e dicsn-
do : Se io avrd i Veneziam con me mai i Fran-
zcfi non mi potranno far danno . Onde dove_
prima fcriveva lettere di fuoco a Vinegia_ ,
che per nullo voleva, che i Veneziani favo-
riflero i Pifani, allora fcrivea lettere man-
fuete e umane , moftrando fotto coperta di
volere, che i Veneziani pofledeflero Pifa_ .
Tutto faceva per divertire i Veneziani dall'
accordo con la Francia. I quali erano tanto
inimicati contra eflo Duca, che per nulla fi
volevano rimuovere dall'imprefa, e al tutto
aveano deftinato di fare 1'accordo col Rc a_
rovina del detto Duca .
Le cofe a Vinegia andarano fegretiflime_ .
Molte volre fu fatto Pregadi, e lono ftati in
grandiflime difpute di romper guerra a Mila-
no. Molti voleano che fi rompefle guerra_ ,
dicendo, che egli divertira le fue genti , che
fi truovavano a Pifa, e che attendera a di-
fenderfi, e levera si la gente, come i penfie-
ri dalle cofe di Pila, e che poi facilmente_
quefta Terra otterra la Citta di Pi(a al fuo
dominio. DalFaltra parte erano molti, chc_
dice-
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17
N
dicevano di non prendere guerra conMilano,
la Terra di Venezia era afcrotta di
££ »on Steva refiftere «Ua guerra nel
SSre Pifa. E prendendo queft' altra_
JSm SnSl TMiUnS, facilmenk afciughe-
SSo la Terra del tutto. Che la Signoria
non avea perfona da terra di cu. fi potefle_
fidare. e che non dovea comtnciare tal guer-
« per non finirla. Che ftaranno tn perdere e
li n guadagnare, Che fi. doveffe afpettare
la rifpofta diFrancia, che in cafo che quella
volefle entrare in fimile accordo, farebbe un
tsrtito accinto per disfare quefto Duca_
diMilano. Qpando il Re di Francia non vo-
leffe attendere a tale accordo^fi tornera al
Configlio, e confiderando le cofe pccorfe_ ,
meelio fi giudichera il bifogno della Terra_.
Cosi fu prefo di fopraftare. Credi, Letwre ,
cheerancola, e grandi ingiune fono itate
ouelle, che hanno coftretto la Signoria di
Venezia ad accordarfi colla Francia a danno
e disfacimento del Duca; confiderando che_
meglio laria ftato pe' Veneziani di avere per
vicino un Signore minore del fuddetto Duca
di Milano, non che il Re di Francia, che_
e fi gran Signore. Tamm i Veneziani veden-
do quefto Signor Lodovico tanto traditore e
nimico dello ftato loro contra ogni ragione,
fono difpofti di vendicarfi di tali ingiune , e
hanno diliherato di avere il Re di Francia_
pia tofto per vicino che il Duca . Se fia ftata
quefta buona o cattiva diliberazione , il fine
lo dimoftrera. La Signoria per fare paura_
non folamente a coloro che aveano guerra_
con lui , ma etiam a tutca 1'Italia , tolfe a_
quefti tempi al foldo il Duca di Urbino con
uomini d'arme iao- e con altri provifionati ,
con provigione di Ducati »5000. alf anno .
U qual Duca d'Urbino non volle accettarla,
dicendo che co' danari datigli non poteva te-
nere la condotta, e per quefto dal Configlio
de' Pregadi furongli accrefciuti Ducati 2000.
che in tutto fono Ducati «7000. all* anno . E
aquefto modo accettolla, e mettevafi all'or
dine. La Signoria ancora tolfe al fuo foldo i
Balioni di Perugia con uomini d'arme ijo. e
con provigione di Ducati ijooo. alfanno . E
comandava che tutto fi dovefle mettere in_
ordine, e andare alla volta di Pifa. Mi fono
dimenticato di dirti, che nel mefe d'Aprile
proffimo paflato pel Configlio de' Dieci fu
fcoperto, che un Segretario de'vecchi della
Cancelleria della Signoria , il quale andava in
Pregadi , rivelava al Marchefe di Mantova ,
e gU accufava tutti i fegreti e trattati dello
ftato Veneto . Di che avendo il detto Confi-
glio de' Dieci avuta vera intelligeoza , una_
lera alle quattr'ore di norte a i principj
d'Aprile 1'appiccarono in mezzo alle due Co-
lonne fopra la Piazza Veneta . La qual coia
veduta la matrina dal Popolo diede a tutti
grandiffima ammirazione, e fece pauraamol-
ti. II Segretario era chiamato Landi . All'ac-
cutatore furono dati Ducati fefianta di pro-
vigione in vita , e lu fcoperto per mezzanita
di Laura Troili puttana, la quale ancora eb-
be provifione. Ritorno 1'Oratore dal Re de'
Romani aVenezia. U Re di Francia a quefti
tempi per pacificarfi con tutti i Signori, di-
libero di far pace con quelli, che pel paflato
erano ftati nimici del Re fuo predecefforc- .
E fece accordo e pace col Duca Filippo di
Borgogna, e coll' Arciduca d'Auftria, e col
fereniffimo Re de'Ronuni. E U Re di Fran-
B
T U M. 58
cia reftitui al Duca dt Borgogna il Contado
di che apparteneva alla Borgogna,
La qual nuova non piacque molto agl' Italia-
ni, perche dubitavano, che avendo il Re dt
r rancia accordato i Signori a' fuoi confini ,
de' quali molto dubitava, non fi volgefle con
tutti i (uoi penlieri e coll' animo contento
contra 1'Italia. A quefti giorni eflendo parti-
to da Pifa Giovanni Gradeoigo gentiluomo
Veneziano e Condottiere con alcune'genti
d'arme, per andare a guaftare il territorio
Fiorentino , i Fiorentini previfti di tal cofa
adunarono alcune loro genti d'arme, e nel
)aflare aflaltarono le genti Venete, le qualt
ier effere fprovvedute le ruppero, meffero ia
i'uga, e ammazzarono uomini d'arme cinque,
>refi quindeci , e fpogliati da circa trenta .
i n quella battaglia mori eflb Giovanni per
non eflere armato . Della qual preda i Fio-
rentini fecero grandiflima fefta a Firenze, e i
Pifani ne rimafero malconrenti.
A di 8, d'Agofto 1498. fu prefo nel Confi.
glio de' Pregadi di far cavalcare il Duca_
i'Urbino con uomini d'arme 400. e con 100.
jaleftrieri a cavallo , alla volta di Pifa in_
foccorfo de' Pifani . E gli. mando Ia Signoria
Ducati iiooo. acciocche fi potefle levare , e
andare alla detta imprefa . E fecero aocora_
Provveditore in campo , che il dovefle anda-
re a levare, Ser Pietro Marcello qwmdanu
Ser Giacopo Antonio , con provifione di Du-
cati 150. al mefe e che dovefle tenere otto
cavalli. II quale fubito fi parti, e and6 alla
volta d'Urbino. Uarmata del Turco mariti-
ma torno a difarmare nello Stretto fenza
avere fatto cofa alcuna. I Turchi corferoao-
cora fu quello delf Imperadore a* nottri con-
fini, e menarono via infiniti prigioni , ma
noa toccarono le Terre Venete . Nel 4ud-
detto roefe nel Configlio de* Pregadi , dubi-
tandofi di Madama di Forli, perche il Duca
di Milano avea fatto fegno di far correre
alcuni cavalli leggieri fopra quello di Ra.
venna per detta "Madama, fecero Provvedi-
tore Ser Jacopo Venier quondam Ser Fran-
cefco, con provifione di Ducati 100. al mefe
all'imprefa di Ravenna. S*intefe cheiSigno-
ri Fiorentini mandavano alla Signoria Vene-
ra due Oratori , e per quefto fi era ordinato
di far Ioro l'onore confueto . Per lettere dt
Francia del primo di Agofto s'intende come
i noftri Oratori Veneti doveano entrare in_
Parigi a di j. del detto mefe. A' quali ilRe
preparava di fare onori infiniti, e grandi : e '
avea preparato loro 1'abitazione nel Parla-
roento di Parigi . Per quanto fi diceva a Ve-
nezia, efpofta che aveflero la loro legazione,
due de' prefati Oratori doveano tornare a_
Venezia, e 1'altro rimanere in Francia ap-
preflo il Re. II caropo de* Fiorenttni attorno
la Citta Pifana era roolto ingroflato, e avea-
no quaranta fquadre d*uoroini d'arme. Per
quefto i Pifani non avevano animo di ufcir
fuori, e giunto che fara il Duca di Urbino »
faranno pari in poffanza. La cagione di tan-
te genti, che hanno i Fiorentini, e che il
Duca di Milano ha dato licenza a roolti fuot
Capi di gente d'armi, con ordme che dovef-
fero andare a Firenze. Et egli moftrava a
Veneziani di non impacctarfi in fimil cola- ;
ma faceva tutto il contrario, e 1 Veneztant
beniflimo lo Conofceano. Eflb Duca di con-
tinuo mandava al caropo Fiorentino gente e
danari, onde era molto piu potente del no-
* ltro.
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59 C H R O
ftro. II qual campo Fiorentino ultimamente
prefe a' Pifani una Villa, chiamata Buti , di
poca importanza, la quale giunto che folTe_
il Duca di Urbino i Pifani fperavano di ria-
verla fubito . Gli Stradiotti in gran quantita
capitavano a Vinegia, fenza efTere chiamati ,
e quefto perche aveano intefo , che que* che
furono alla guerra d'ltalia e Franzefe erano
diventati ricchi . Mandarono i Veneziani a_
quefti tempi Ducati 5000. a Perugia a i Ba-
roni loro Condottieri, per farli levare , e_
metrere in ordine. In Francia fi ragionava_,
che avendo il Re di Francia per moglie una
forella del Re morto, Ia quale era gobba , e
di ftacura breviflima, e pel tempo paffatonon
avea mai effb Re potuto procreare figliuoli ,
onde effendo chiamato alla Corona , e fatto
Re, diliberava al tutto di avere erede per
potergli Iafciare il reame ; per quefta tal ca-
gione voleva lafciare la moglie prefente, e_
metterla in un Muniftero, e prendere per fua
nioglie la Reina del Re defunto, con la qua-
le fperava di avere pacificamente laBretagna
ad effo lei fottopofta. La qual Reina dopo la
morte del Re era andara nel fuo paefe, e vi
ftava come Reina. Tamen quefto contratto
fin qui non pote feguire, perche la moglie_
del prefente Re per nulla volea andare Mo
naca, ne confentire, che il Re fuo marito la
lafciaffe per prenderne un'altra. Tutta volra
fi tiene certiffimo, che cio feguira , perche
tutta la Francia chiama un'erede, e il Re_
ancora vi e molto inclinato. La Signoria di
Venezia pel paffato mando a Pifa tre Galee
fottili col Provveditore Malipiero, al quale
per effere occupato a Pifa, fecero in fuo luo-
go Ser Simone Guoro, e 1'hanno fpacciato
nell' Arcipelago alla guardia di que' luoghi .
I Signori Italiani vedendo la Signoria di Ve-
nezia molro poffente in arme, e che fin qui
ha al luo foldo cavalli ijooo. dubitavano af-
iai di si potente preparazione ; giudicando
che tante genti farebbono fufficienti a pren-
dere tutta 1'Italia. Per tal timore penfarono
di far muovere il Signor Turco a' danni del-
la Signoria Veneta, conofcendo quella la piu
ficura via, che poteflero trovare. Oade ac-
cordati infieme il Re de' Romani, il Re di
Napoli, e il Signor Lodovico mandaroao Se
gretarj al Gran Turco ad cfferirgli grandiffi-
miprefenti, dicendogli ancora, che la Si
gnoria fi metteva in ordioe con grandiflima_
preparazione di gente d'armi per foggiogare
tutta 1'ltalia , e che trattava di fare accordo
col Re di Francia, per venire di poi all'im-
prela della Turchia . Onde egli doveffe dili-
bcrare di non iftare piu indarno, e di far fat-
ti, e rompere guerra a' Veneziani, fe defide-
rava la falvezza del fuo ftato, e che tali Si-
gnori erano contenti di contribuire alla fpe-
ia. Le operazioni , che fecero tali Segretarii,
non fi poterono a quel tempo incendere. Pe.
ro per le cofe di poi feguite, fecero che il
Turco ruppe guerra a' Veneziani , come ve-
drete abbaflb, per tal perfuafione.
La Signoria di Vinegia comando al Conte
Filippo de' Rofli , che dovefle cavalcare iru.
Brelciana. Perc.6 fi giudicava da per tutto
che fi doveffe rompere guerra al Duca di Mi-
lano, ma non fe ne fapeva il certo, e le cofe
ftavano in grandiffime difpute e confulti nel
Configiio de' Pregadi . Effendo la Signoria_
ddiberara al tutto di difendere P)fa e mante-
nerla in liberta, chiamo Pietro de' Medici ,
N I C O N
6*0
B
D
E
il quale fenza far nulla rifedeva nella Citta
di Roma; che doveffe venire per tentare fe_
poteva entrare iterun/t in Firenze, e che iVe-
neziant non gli mancherebbono dajuto. La_
qual cofa intefa dal Medici gli parve un par-
tito molto a fuo propofito e largo, e che_
non poteva venire a piggiore condizione di
quella, in cui fi trovava. E chiamati a fe_
gli Orfini fuoi cognati , convoco alcune gen-
ti d'arme. E non avendo tanti danari dapo-
terfi levare da Roma, domando in preftito a*
Veneziani Ducati iocoo. i quali fubito glieli
mandarono, acciocche prefto poteffe levarfij
e venire alla volta di Bologna, e togliere m
fua compagnia Annibale de' Bentivogli Con-
dottiere de' Veneziani , al quale la Signoria,
avea comandato che efeguire doveffe quanto
voleva il Medici , con promeffa che tutto
quello, che prendeffero , foffe liberamente_
del fuddetto Pietro, acciocche egli piu viril-
mente s'aftaticafle. Quefta provifionefecepau-
ra a' Fiorenrini , dubitando di non potere_
refiftere da.due bande. In oltre dubitandofi ,
che i feguaci della Cafa de' Medici fi follevaf-
fero e faceffero rumore in Firenze, pertuttele
Potenze Italiane fu ffimato, queft» eflereftara
la piii degna provifione, che in tale imprefa
foffe ftato poffibile di ritrovare. A di 16. di
Settembre 1498. giunfero a Venezia due Ora-
tori de' Signori Fiorentini , cioe Bernardo
Rucellai, e Guidantonio de'
Incontro a' quali giufta il confueto aodarono
molti gentiluomini, e furono accettati con_
buon'animo, e accompagnati al loro allog-
giamento alla Cafa de' Dandoli nella Calle_
delle Raffe, e fecero loro le fpefe per conto
di San Marco per quella fera tanto. Di poi
ebbero udienza pubblica, perche cosi doman-
darono. Nell'orazione fatta da quefti Orato-
ri narravano 1'amicizia, e molte condizioni
d'accordi tra' Veneziani e'Fiorentini pel paf-
fato; e che non fenza piccola ammirazione_
prendevano, che Ia Signoria di Vinegia ora
fi moftrafle nimica dello ftato Fioientino
fenza veruna cagione. E pregavano i Vene-
ziani che doveflero al tutto liberarfi dall'im-
prefa Pifana, e lafciare la guerra a loro ,
che a quefto modo conferverebbero la folita
giuftizia. II Principe di Vinegia rifpofe agli
Oratori, che avendo promeffo la fede a' Pi-
fani, volevano ad ogni modo, fe potranno ,
mantenerla, e che effi trovaffero il modo ,
che fi p,igaffe a' Veneziani, quanto in quefta
imprefa hamno fpefo, e ancora che Pifa ri.
manga in liberta, che fubito fara fatto l'ac-
cordo. Cosi rimafero afpettando rilpofta da_
Firenze. I Veneziani tolfero al loro foldo e
in protezione il Signore di Faenza e la Cit-
ta. Per lettere di Pifa s'intende, che i Fio-
rentini aveano prefo a' Pifani Vico Pifano ,
e che erano potentiffiini fopra la campagna ,
e che dubitavano affai diPila, perche ll Du-
ca d'Urbino colle fue genti d'arme non po-
tea paffire, perocche Siena non gli volea da-
re ll paffb . Effendo giunto il detto Duca_
con tutte le fue genti d'arme bemffimo in_
ordine fu quello de' Sanefi per piffare, il Du-
ca di Milano e i Fiorentini vedendo , che_
giugnendo il campo del Duca d'Urbino a_
Pifa, faranno i Pifani piu potenti de'Fiore«-
tini , e faranno facilmente ricularh , manda-
rono Segretarj volando a i Sanefi , dicendo ,
che per nulla doveflero lalciar paffare ilcam-
po de' Veneziani, e che non farebbono loro
ingra-
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6i V t. N
ingrati. Di che perfuafi i Sanefi diflero al
Provveditore Veneto, che fubito gli dareb-
bono il paflb. Egli fubito fpaccid a Vinegia
dinotandole tal cofa. I Veneziani mandarono
un loro Segretario a Siena , il quale i Sanefi
di giorno in giorno tenevano in biftante_ ,
promettendo di dare il paflb di fubito . Tutti
quefti erano tratti del Signor Lodovico, che
faceva, perche le genti bVarme non prendef-
fero altro partito; peroccfae fe i Sanefi avef-
lero fubito detto dt non volere dare il paflb,
il Duca d'Urbino avrebbe prefoun'aItrocam-
mino. La Signoria di Veneziaera di tal cofa
molro malcontenta, per non potere darefoc
eorfo a Pifa co' fuoi danari , e vedeva anco-
ra, che convenivale abbandonare taleimpre
6, perche non potevano dar foccorfo a Pifa,
fenza paffare per le Terre d'altri Signori .
Giunfe etiam fopra quello di Siena Pietro de'
Medici con.uomini d'arme aoo. e eon 100
cavalli leggieri . E s'era congiunto col Duca
d'Urbino, e voleva paflare per quello di Sie-
na, e andare alla volta di Firenze. E avea_
mandato Gjuliano de' Medici fuo fratello a
levare il Bentivoglia, e ancora il Signore d
Faenza col Provveditore Veneto Ser Jacopo
Venier con cavalli 4500. e andare alla volta
della Valle d'Amone per la piti corta a Fi
renze. Dall'altra banda faria Pietro de' Me.
dici. A quefto modo affaltavano la Citta di
Firenze per due vie, e facilmehte ottenevano
v il loro penfiero , le la cofa andava a effetto
Ma i Fiorentini fe n'avvidero , e immediata-
mente s'accordarono co'Sanefi, e donarono
loro due Caftelli , che tenevano i Fiorentini
di quello de' Sanefi . E fecero ancora pace_
per anni fei infieme. Fatta la quale i Sancfi
differo liberamente al Segretario Veneto, che
non volevano per nulla dare il paffo al Duca
d'Urbino, ne al Medici. La qual nuova_
immediate volando fu avvifata a* Veneziani .
Intefo ci6 a Venezia, s 'aggravarono grande-
mente dello ftato Sanefe per molte ragioni ,
non perche non aveflero voluto dare il paf-
fo, ma che gli abbiano tenuti interdetti per
giorni ventidue tra'l si, e'l no, in concede-
re loro il paffo, che per avanti aveano pro-
meffb di dare cortefemente . Che fe al prin-
cipio aveffero detto di non volerlo dare, non
avrebbono avuto cagione i Veneziani di la
mentarfi , e avrebbono prefo altro partito ,
maogni giorno dicevano di darlo. Onde i
Veneziani molto turbati , molti volevano che
paflaffero per forza; e fe aveflero voluto paf-
fare per forza ful principio, non v'era perfo
na alcuna, che aveffelo loro contraftato. Ma
ora non era poflibile, perche i Sanefi di que
fto prevveduti, aveano fortificate tutte Ie_
loro Caftella . I Balioni da Perugia con uo
roini d'arme 150. erano giunti fu quello di
Siena, e s'erano congiunti col Duca d'Urbi-
no e con Pietro de* Medici .
Vedendo la Signoria di non potere avere_
il paflb Sanefe, comandb al fuo Provveditore,
al Duca d'Urbino, a Pieiro de' Medici, e al
Baliom da Perugia , che doveffero venire a
Faenza e congiongerfi col Bentivoglia , e col
Provveditore della Romagrta , che farebbono
da cavalli 4000. in tutto , e andare per la_
Valle d'Amone verfo Firenze , per roettere_
garbuglio nella Citta Fiorentina , fe poteva
no, col favore della Cafa de' Medici. Sopra
quefte cofe erano varie opinioni in Venezia.
Alcuni volevano , che ad ogoi modo Pietro
?om. XXIV.
K T U ~ M. &
A de* Medici entraffe in Firehze . Altri fentt-
vaoo il contrario, e fopra tale difputa paffa-
vano il tempo a Venezia. GJi Oratori Fip.
rentinitrattavano accordo per mezzanitadeU*
Oratore di Spagna. Tamen a quelto che fi
taceva , fi gmdicava e fi ftimava certiflimo,
che non doveffe effere accordo tra' Fiorentini
e .Y e . n w iani P er nulla a <l uefti ««mpi, ancor-
che t Veneziani defideraflero pace per ufcire
dalle guerre e da' travagli , che tanto tempo
fono ftati. Avendo la Signoria di VeneziiL,
intefo , che tutti i Potentati Itajiani aveano
mandato Ambafciadori al Turco , dubitando
di quello , che facilmente poteva intravveni-
re, che il Turco a perfuafione delle Potenze
Italiane fi moveffe a guerra contro 'lo Stato
Veneto, perche non fenza dubbio i Venezia-
ni teniono piu la potenza Turchefca , che_
ogni altra del Mondo, per quefto diliberaro-
no di fapgli un' Ambafciadore , che fu Ser
AndreaZancani, per placare I'ira del Turco,
fe a cafo per le parole degli Oratori Italiani
contra la Signoria Veneta foffe turbato . Fe-
cero ancora Oratore a Roma Ser Paolo Cap-
pello Cavaliere, ordinario Oratore. Vedendo»
il Duca di Milano, che la Signoria era tanto
potente in arme , e che non era poflibile a"
Fiorentini di difenderfi con quelle genti d'ar-
me, che aveano, mando loro in ajuto tutte_
le fue genti d'arme , e fece ancora cavalcare
il Conte di Cajazzo fuo Capitano. E lafciri
tutto il paefe di Milano sfornito di gente_ :
che fu una gran cofa , e di non piccola am-
mirazione , perche fe i Veneziani aveflero
voluto rompergli guerra , e face cavalcare il
Conte di Pitigliano , e il Conte Bernardino
alla volta di Geradadda , facilmente ottene-
vano ogni <ofa . Ma egli , che e fapientifli-
mo, conofcendo beniflimo la natura de'Vene-
ziani effere molto timida , e che non fcnza_
largo partito avrebbono prefo guerra contra
lui , per quefto facilmente arrifchiava di ri-
manere fenza gente . II campo Fiorentino in-
tendendo la diliberazione delle genti Venete,
che dovevano venire per la Valle d'Amone,
D s'era ritirato da Pifa a Caftello Vico-Pifano,
e avealo fortificato , e meffavi a guardta la_
meta del campo; 1'altra meta avea ordinato,
che doveffe venire alla volta della Vallc_
d'Amone verfo il campoVeneto. Giunto che
fu il Provveditore Marcello col Duca d'Ur-
bino, Pietro de' Medici , e i Balioni da Pe-
rugia, col Provveditore di Romagna Venier,
il quale era con Giuliano de' Medici , col
Bentivoglia , e col Signore di Faenza , tuttt
ridotti infieme da cavalli 4000. prefero la_
volta verlo la Valle di Amone. E nell' en-
trarvi prefero due Caftelli de' Fiorentini. E
per eflere i paffi faflofi e ftrettiffimi , princi*
piando il freddo, non fenza difficolta pafliva-
no , anzi con gran fatica , benche aveffero
fcritto a Vinegia, che per li ftretti pafli noa
era poflibile di paffare. Di che i Veneziani
erano quafi difperati e malcontenti d'aver tol-
to tale imprefa , che con danari e con gente
non potevano foccorrere la Citta Pifana_.
Giunte le quattro Galee fottili a Pifa, fubito
fi coroincio a difarmarle , e a mettere gli uo-
mini in terra, per difendere la Citta , infie-
me col Provveditore Malipiero; e fi portano
valentemente. Nel mefe d'Ottobre 1498 il
campo de' Veneziani era per paffare nella_
Valle d'Amone, ma noo era poflibile , effen-
do approffimati i tempi del verno, e le nevi,
E che
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C H R O
che impedivano di molto , e facevano non_
piccolo danno a* cavalli, di cui ne morirono
aflai. Gia erano quafi difperaii, che non po-
teano piu pafTare. La qual cofa intefa a Ve-
nezia , le fu di grande moleftia , vedendo i
Veneziani di avere confumato il tempo e_
fpefi i danari fenza frutto alcuno. Dall'altra
parte intendevano , Pifa effere molto alla_
ltretta , e che pih non poteva avere vettova-
glia , perche i Fiorentini aveano ottenuto il
pafTo maritimo. Onde fcriveano a Vinegia,
che fenza dubbio non fi potevano piu tenere,
e che conveniva loro di darfi a' Fiorentini .
Della qualcofa i Veneziani prendevano affan-
no non piccolo , conofcendo veramente, che
fe i Fiorentini prendevano Pifa , era di gran-
de ignominia al Senato Veneto, che avea per
quella fpefo un pozzo di Ducati , e il tempo
lenza frutto , e tamdem perdevano la fede_
promeffa, la quale ftimavano fopra ogni altra
cofa .
Effendo in tale difputa didare foccorfo per
qualche via alla Citta Pifana , prefentendo
cio ll Marchefe di Mantova, il quale era to-
talmente in dilgrazia del Senato Veneto, per
ritornare nella priftina grazia, ricordo alla_
Signoria , che volendo prenderlo al fuo fol-
do , le prometteva fotto pena della tefta di
dare foccorfo a Pifa. Vedendo i Veneziani
tal promeffa, volonterofi di dare il foccorfo,
non fenza gran difputa e contraflo fu prelb
di dar condotta al (uddetto Marchefe nel
Configlio de' Pregadi, e a fuo ftatello coiu
uomini d'arme 350. E fecero un Procurato-
re per accorrpagnarlo , Ser Niccolo Fofcari-
ni . II qual Marchefe prometteva di partire_
avanti otto giorni proflimi , c liberamente_.
foccorrere Pifa . E per farlo levare piti pre
flo gli mandarono Ducati 10000. acciocche fi
fpacciaffe, e per danari non reflaife. Quefta
condotta data al detto Marchefe non lola-
mente a tutta 1'Italia, ma all" univerfo Mon-
do avea data ammirazione non picciola, che
avendolo conofciuto i Veneziani una volta_
traditore dello Stato loro , l'aveflero di nuo-
vo toko in grazia . Pure chi ben confidera_
1'importanza dell' onore e della ripurazione,
e '1 bifogno del foccorfo, avrebbe i Venezia-
ni per ilcufati , che effendo volonterofi di
roantenere la fede promefla a' Pifani, faceva-
no delle cofe non onefte, che la neceffita fa-
cea loro fire, acciocche mai non foffero im-
putati di non aver f.uto quelle provifioni ,
che fujono poffibili . Pare che la CittaVene-
ta mutaffe 1'ordine al Marchefe di Mantova ,
e al Conte Bernardino , a' quali in vece di
andare a Pifa per difenderla , comandb che_
col Provveditore Fofcarini andare doveffero
alla volti di Forli, effendo deftinato di rom-
per. guerra in quelle parti a Madama di For-
li, e ancora per divertire le forze del Duca_
di Milano , acciocche lafciafle l'imprefa di
Pifa , e venifle colle fue genti ad ajutare_
uel paefe e terntorio di Madama. Q_uefta_
ihberazione i Veneziani fecero , fubito che
intefero, che il Condortiere Birtolomeo dell'
Oviano con alcuni cavalli leggcri, che erano
nella Valle d'Amone coll' elercito de' Vene-
ziani, e che il Uuca d'Urbino , e Piero de'
Medici , e altre genti affai , aveano trovato
il p.ffb per paflare i monti della Valle, e an-
dire alla pianura verlo Firenze. E non fen-
2a grandiffimo danno delle genti d'arme e_
de' cavalli a poco a poco paflarono quafi tut-
N I C O N
6-4
3
B
D
to il campo da cavalli cinque mila. Et effen-
dopaffati, prefero alcuni luoghi a' Fiorentini
foggetti, e ottennero un Caftello di non po-
ca importanza, chiamato Bibbiena de'Fioren-
tini . La qual nuova im.medtate intefa a Ve-
nezia , confiderando effere quello efercito
poffenre aflai per contraftare alla Citta Fio-
rentina, diliberarono di mandare il Marchefe
di Mantova con altre genti d'armi alla volta
di Forli , giudicando che il Duca di Milano
non poteffe foccorrere e al campo verfo Fi-
renze, e a quello verfo Forli , e che fjcil-
menre una delle imprefe faria ftata a onore_
de' Veneziani . Ma il detto Duca beniffimo
provvide a tutto, come da baffb vedrete, che
i Veneziani non ottennero cofa alcuna. In_
quefto interim al Marchefe di Mantova tolto
di nuovo al foldo de' Veneziani , e ritornato
in grazia , parve d'effere rilufcitato e tornato
in luce, perche fenza il braccio Veneto noa
li nominava al Mondo . E dimoflrandone im-
menfa letizia e gaudio fe ne venne a Vene-
zia , con offerire al Senato lo ftato e la per-
fona fua , e che vedrebbono quello, che in_
tale imprefa oprerebbe , e il frutto che fpe-
riva di fare a onore & efaltazione del Senato
Veneto. E immediatamente in quel medefioio
giorno che giunfe, fi parti. AI quale furono
dati Ducati yooo. e di poi Ducati 10000. raan-
datili pel Procuratore Fofcarini . A di 15.
d'Ottobre 1498. giunfe a Vinegia il Conte di
Pitigliano Governatore generale del campo
Veneto in Brefciana. II quale vedendo la_,
Signoria full' arme , e inclinata alla guerra,
domando che foflegli accrefciuto il lcldo,
altrimenti voleva levarfi dd foldo Veneto.
Tal cofa non piacque molto a' Veneziani. E
chiamato il Configlio de' Pregadi, veduto il
fucceflb delle guerre, e di avere non piccolo
bifogno dclla fua perfona e della gente, dt-
hberarono di contentarlo , e gli accrebbcro
di falario all' anno Ducati 17000. Avea per
avanti Ducati 33000 ficche in tutto avea di
provifione Ducatt yoooo. all' anno, con con-
dizione, che folfe obbligato di tenere cavalli
1700. Ma i Veneziani fi lamentavano molto
di lui, che avendo veduto la neceffita della_
Terra , non dovea a tah tempi dar loro ta-
glia. A qualche tempo fe lo ricorderanno
certamente. Aquefti tempi trovavanfi al fol-
do della Signoria da cavalli 16600. beniffimo
in ordine, che farebbono baftanti a prendere
tutta l'Italia. Tamen non gli adoperava , e_
tenevali per fuo bifogno. Pifa s'era fortificata
beniffimo, e non dubitava de'nimici. E que-
fto perche il campo de' Fiorentini s'era riti-
rato addtetro, onde quafi buona parte delle_
genti loro era partita da Pifa e andata a Fi-
renze , per effere contro 1'efercito Veneto e
Pietro de' Medici , che erano a Bibbiena_.
Veduta il Duca di Milano la condotta , che
i Venezianiaveano fatra del Marchefe di Man-
tova, dubitando che effi gli rompeflero gusr-
ra a' luoi confini fprovveduti , comando a
buona parte delle fue genti nel campo de*
Fiorentini all' ajuto di Pila, e Firenzs , che
dovefle tornare indietro, e tornata la rr.ando
a i cor.fini de' Veneziani. Ancora fece fare_
aGenova fanti 80 do. e li fece venire a i d.t-
ti confini per tal djbbio.
Vedendo eflb Duca di Milano , che i Ve-
neziani coll' efercito aveano paflato 1'Alpi del-
la Valie cVAmone, e conofcendo , che non_
era poffibile, che il campo de" Fiorentini po-
teffe
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*, V E N
teife conrrafrare at Veneto, e che cavalcando
]i geate del Marchefe di Mantova ful terri-
torio di Forli , eflb Duca oon poteva difen
dere taote bande , perchc gli bifognava pri
nia di difendere/il proprio Stato, poi quello
de' Fiorentini , e ancora Taltro di Madaroa_
di Forli, dubitando che a ogni modo una di
quefte tre imprefe farebbe venuta a effetto e
a' voti de' Verieziani , dilibero di adoperare
1'arte fua e 1'ingegno, percbe alla fua fapien-
za in Italia non v'era pari , & etiam la fortu-
na molto il favoriva. Immediatamente fpao-
ci6 on foo Ambafciadore al Marchefe Man-
tovano, dicendogli, che per cofa alcuna non
dovefle cavalcare al mandato Veneto , perche
egli gli darebbe miglior partito, e cbe dovea
baftare al detto Marchefe , che avendolo i
Veneziani tolto al loro foldo , e ritornaro
nella priftina grazia , era a tutto il Mondo
dichiarato e manifefto , non effere egli ftato
traditore del Senato Veneto; e che beniffimo
era nota ia fua innocenza, perche fe i Vene
ziani raveffero conofciuto per traditore, mai
piu avrebbonlo tolto in grazia; e altre fimili
cofe a quefta materia neceflarie . Che fi do
vefle ancora ricordare, che pe' Veneziani non
s'e mancato di disfarlo nell onore , nella ri
pntazione, e nello Stato. Cbe quefto era il
tempo. di vendicarfi , perche gli uomini favj
afpettano il luogo e il tempo alle vendette_ .
E maffime trovando miglior partito di quel
10 che gli era dato da' Veneziani . E il fect»
11 predetto Signor Lodovico Duca di Milano
a nome dell' Imperadore Maffimiliano, e fuo
Capitano generale dtl Ducato di Milano , e
dell' Imperadore , e gli aggiunfe il titolo dt
Governatore di Milano. Praterea diede a
intendere al detto Marchefe di volere pren-
dere la di lui figliuola per moglie del fuo fi
gliuolo primogenito Duca di Pavia . Veduto
ilMarchelequefti partiti offertigli per lo Sta-
to di Milario , gli parvero molto piu grafli e
pm larghi di que' de* Veneziani , e maflime
ll matrimonio , che era un principale fonda
mento dello Stato Mantovano . E dilibero
nel fuo petto, non molto favto, ( e credeva
volentieri , e donava fede a ogni favola ) di
lafciare il partito Veneto, e attaccarfi al Du-
ca di Milano. La qual cofa intefa dal Duca,
gli parve di aver fatto una provigione de-
gmffima m confederazione del fuo Suto , e
per falvezza di tutto il fuo paefe. E fubito
commcio a fpacciare alcune lue genti d'arme
in fcvore de* Signori Fiorentioi. La Signoria
V* Venezia follecitava molto , che il Marche-
te doveffe cavalcare fecondo la promefffL-.
H" a« giorno in giorno promettea di caval-
care , tenendola in-lungo. I Veneziani gli
fcriveano lettere di fuoco , ehe doveflefi le-
vare. Vedendo il detto Maxchefe d*effere fti-
rnolatoepuntoda'Veneziani, difle al Provve-
aitore de Veneziani , che fi trovava a Man-
«>va,che in conclufione non volea cavalca-
re, e che era al foldo del Duca di Milano e
dell . Imperadore. Di quanto faftidio e affkn-
M foffe tal nuqva al Senato Veneto , non-
te i poffo efpnmere , perche quefta cofa gl»
avea rotto e fracaffato tutti i difegni . DirL
IK tu y 1 PotCntati It8,ici » e
«rfo Mondo parea delufo ur> tanto Stato ,
.,„ ,V A m wcreo2 a * mtto ii Mondo , da^
Marcfc »J nanc " ore ^de, qual» era il
Marchefe dl Mamo¥lu Ma tf con .
B
D
T U M. &
fecero altra provigione ,' afpettando il luogo
e 1 tempo, come fanno i favj. Nientedimeno
tanto difpiacque a' Veneziani tal cofa , e tale
mancare di fede , che niente pih. Et eo ma.
xtm , che co' danari Veneti avea egti meffo
in prdine tutte le genti d'arme , le quali do-
veano andare in favore del Duca , onde que-
fh fara guerra a' Veneziani co* loro danari.
La Signoria comando al fuo Provveditore a
Mantova , che fi dovefle levare , e venire a
Venezia , e priroa di partire, doveffe vedere
di avereidanari dati al Marchefe. Cosi fece,
N'ebbe parte , e parte di poi il Marcheft_
mando a* Veneziani , per ritornare Herum
\a grazia, fe era poflibile. Nel mefe di No-
vembre 1498. la Signoria avea di fpefa aque-
fti tempi Ducati 8jooo. al roefe per pagarc-,
genti d*arme, fanti, e provifionati. Sicche le
Bifognava trovare danari . II Marchefedi Man-
toya avendo daro comiato al Senato Veneto,
dilibero di meglio intenderfi col Duca di Mi-
lano , e che gli doveflfe roantenere la promef-
fa, II Duca lo trattava con buone parole_
fenza frutto; ficche il povero Marchelb nulla
ebbe di quanto gli fu promeffo , e venne a
perdere ogoi cola. Cosi intraviene a chi fi
fida di traditori . II Duca fece il fuo volerej
di non farlo cavalcarecon promettergli mira-
bilia fenza mantenerglieli . Onde chi fta bene
non fi muova. Ma Dio che e eiufto, a qual-
cbe tempo puoira aacora il Duca , perche
niuno afpetta bene per far male. 11 dettoDu-
ca di Milano erafi tanto infuperbito e monta-
to io yanagloria , che niente piu : vedendo
che tutti i fuoi difegni andavano a effetto, e
tutto quello , cbe di notte s*immaginava , il
giorno s'effettuava. E in vero per tutto il
Mondo era ftimato , apprezzato , veuerato,
e tenuto il piu favio, aftuto, pertinace, e fa-
gace uomo , che foffe nell' Italia . Affai piii
era apprezzato appreflo le Potenze Criftiane
e Infedeli . Et egli non fi teqeva da meno , e
avea fcritto in roolte fue Terre il titolo :
Ludovico Sfortia Anglieo , Duct Mediolani , Pa-
Angkriaque Comiti , ae *}mux Domino,
(jr totim Halia Gubernatori. In vero cosi era,
che tutti it teroevano , perche la fortuna gli
era profpera in ogni cdfa. Tuttavolta credo,
cbe egli non poffa durare lungo tempo , per-
che Dio giufto a quaiche tempo il punira per
eflere traditore , e mancatore di fede , cbe_
mai non artende a quello , che promette ,
tn ogni fua cofa fa del si un no, fecondoche
g!i mette bene. Le cofe di Francia per gli
Oratori Vened appreflo quel Re trattavani!
d'appuntamento . Facilmente il Re era per
contentare quanto voleva la Signoria , per-
che era molto inclinato a volere a ogni modo
venire in Italia per prendere lo Stato del Du-
ca di Milano. E ancorche per le cofe della_
Citta di Pifa la Signoria avea fcoperto il Du-
ca di Milano traditore della Stato Veneto, e
fuo infenfiflimo , tuttavolta perche- da Con-
ftantinopoli intendevano , che 1'armata del
Turco avea fatta provigione d'ufcire ad ogni
modo, e che il Signor Turco preparavagraa-
de fpedizione d'armata per maie e per terra,
dubitando i Veneziani , che noa veniffe a*
fuoi danni , non volevano promettere alla_
Francia d*ajutarla nel Ducato di MiJano , te-
mendo di avere a un tempo guerra per mare
dal Turco, e per terra da Milano. Pex que»
fto fcriffero a' fuoi Oratori in Francta , chc-.
doveflcro fapraftare, e drare la cofa in lua-
E z go,
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Gaogle
tf 7 C H R O
go , non pero che fi difimbarazzaflero dalle
pratiche col Re , perche dubitavano che il
detto Duca s'accordafle con la Francia in_
danno loro ; che faria ftata cattiva nuova . I
Veneziani in quefto tempo erano molto per-
turbati . Da nna banda aveano la guerra di
Pifa, che confumava un mondo d'oro. Dall'
altra aveano , che il Turco voleva ufcire, e
della fua potenza aflai temevano. Di poi ac-
cordandofi col Re di Francia a disfacimento
del Duca di Milano dubitavano aflat, e avea-
no bifogno di gente, accioccheinogniavven-
to il Re di Francia non Ii trovafle fprovve-
duti, e prendeffene lo Stato. Vedevanoanco
ra la Citta Veneta effere afciutta di danari ,
e rnolto angariata , e per quefto ftavano di
continuo in grandi difputazioni . Nel mefe di
Dicembre del 1498. la guerra di Pifa non_
procedeva moltoavanti, perche rinvernata_
reftrigneva i campi , e cadauno avei di gra-
zia di ftarfene a cafa , ficche dall' una parte
e dall' altra poco fi faceva , e tutto a quefti
tempi dormiva. Gli Oratori Fiorentini (enza
farnulla per avanti, fi partirono, e andarono
verfo Firenze. Per lettere di Coftantinopoli
s'intendcva che il Turco faceva provifione_
grandiflima d'armara per mare e per terra_ ,
onde a Venezia avevano gran paura della
potenza Turchefca , e follecitavano alquanto
in fare anche eglino armata da mare , che_
volendo il Turco venire a' danni de' Vene-
ziani, li trovafle provveduti.
Nel mefe di Gennajo del 1499. per lettere
d'Aleflandria de'27.di Settembre paflato s'in-
tendeva come quel Soldano era ftato condot-
to fuori del Cairo da un fuo Barba a folazzo,
e che immediate era ftato morto , e il prefa-
to fuo Barba s'era fatto Soldano, che per ef
fere fchiavo, fi giudica, che durera , perche
ancora dagli Armilagi era favorito , ; e dagli
fchiavi. Pero non reftava, che egli non avef
fe qualche garbuglio , ma di non molta im-
portanza , e le ftrade tutte erano rotte . Per
lettere di Francia dagli Oratori Veneti s'in-
tendeva come quel Re volea al tutto accor-
darfi co' Veneziani , ovvero , che doveflero
dargli la nfpofta, perche poietle fare la dili
berazione, che gli parelle . Li qual cofa in
tefa a Venezin, dubitando che il Duca di Mi
lano fi fofle pofto di mezzo , e che (i voleffe
egli accordare, diliberarono di accordarfi col
fuddetto Re con quefto modo di fare lega e
pace e accordo per fempre . E fempreche il
Re voleffe venire in Italia al conquifto del
Ducato di Milano, foffero tenuti i Veneziani
di dargli cavalli 5000. a foldo , e rompere_
guerra al fuddettoDucato, il quale prelb che
foffe, Cremona con la Geradadda fofle de'Ve-
neziani, ii refto del Re di Francia, cioe Mi-
lano, Pavia, Piacenza, Aleflandria , &c. In
oltre pofero un capitolo in loro favore , che
venendo il Turco a' danni de' Veneziani , la
Signona non fuffe tenuta mandare genti d'ar-
me a Milano per ajuto del Re. I Veneziani
mandarono tali capitoli al detto Re a caute-
la, giudicando, che non li dovefle per nulla
accettare, e che le cole andaffero in lungo a
quefto modo , e ancora per dare qualche_
lcanfo alla Citta Veneta , che era alquanto
riftretta per le angarie. II noftro campo col
Duca d'Urbino e col Medici ftava in Bib-
biena , fenza far nulla . Per quefto giudica-
vafi certiflimo , che il Duca dUrbino foire_
ftato iubornato da' Fiorentini , perche ogni
N
A
B
D
I C O M -8.
imprefa che fare volevano i Provveditori Ve-
neti, egli tiravagli in dierro. Onde per que-
fto, e pe' freddi nulla fi faceva , e di conti-
nuo mancava gente al campo , che fuggiva_
con gran danno della Signoria Veneta . II
quale Signore d'Urbino dopo qualche tempo
s'infinfe ammalato, e con alcune fue genti fe
ne ando a cafa abbandonando 1'imprefa. La_,
qual cofa fpiacque tnolro a' Vencziani , ben-
che non ne aveflero maraviglia , ptrche co-
nofcevano tutti i Signori Italiani , e d'ogni
condizione, che erano nimici dello StitoVe-
neto , ne votevano che i Veneziani fi facef-
fero maggiori di quello, che fono . E i Ve-
neziani beniflimo lo conofcevano , ma con-
vien loro ftre come poffono , e non come_
vogliono in fervirfi di dettt Signori per be-
neficio dello Stato loro. Fu a quefti tempi
detto che il Mirchsfe di Ferrara s'era pofto
per mediatore per acconciare le cole di Pifa
co' Fiorentini e Veneziani . Ma di poi mi
pare che fiafi raffreddata la cofa , perche i
Fiorentini aveano veduto il fucc-flo del Du-
ca di Mantova, e che le genti de' Venezsani
non facevano quel progrelfo che penfavano,
e pero alquanio s'enno ritirati . Nel mele di
Febbrajo le cofe di Pila ftavano all* ufato
fenza far nulla. A di 10. del detto mef_,
giunfe a Ven-.zia la nuova delli conferma-
zione delli legi tra Lodov:co Re di Fran-
cia, e la Signoria , e 'I ierenilTnno Principe
Agoftino Birbadico fuo Doge . La qual nuo-
va non fi afpettava, perche giudicavano cer-
tiffimo , che tl Re di Francia non avrcbbe_
mai voluto contentarfi de'capitoli mandatigli
pe' Veneziani . Oide fegui , ch° elfcndo egli
defiderofo di venire in halia all' nnprela di
Milano per conquiftarlo , ne vedendo altro
modo ne via, falvoche l'accordar(i cj' Vene-
ziani, e veduto che clfi per ogni lettera fi ri-
titavano in dietro piurofto che altrimcnti , e
non volevano fare conchiufione alcuna , egli
defiderofo di concludere dilibero di far quel-
lo che i Veneziani volevano . Giunti i capi-
toli, furono pe' gli Oratori Vecchi prefentati
alla Regia Maefta, dicendo queila effere la_
volonta de' Veneziani. I qualt capitoli letti
dal Re, gli parvero piu che ragionevoli, e_
diffe che era contento di figiliadi. Di fubito
fu conchiufi la lega. Nulladimeno fperavano
i Veneziani di fare , che il Re di Franci.i_
per queft' anno non venifle alL* imprefa di
Milano, perche volevano piutofto quel Duca
per loro vicino , aiicorche foffe traditore
infenfiffimo allo Srato Veneto , che il Re di
Francia loro amico , giudicandolo vicinotrop-
po potente. Intefa tale confederazione , fu
queftadi graude onore e gloria al SenatoVe-
neto, che avea ottenuto di quel Re quello,
che avea faputo domandare . Ojaanto fia ftara
a propofito a quefti tempi, niuno aflai lo puo
penfare. E faceva paura principalmente al
Duca di Milano , fopra lo ftato del quale la
cofa fi trattava. A'Signori Fiorentini ancora
non piacque, e fimilmente a tutto il refto
dell* Italia. Per Ia qual lega per tre giorni
continui fu fatta fefta a Venezia , fuochi , e
fuono di campane., e nel giorno di noltra_
Donna , che fara a di zj. di Marzo, fi pub-
blichera, e cosi ancora in Francia . Intela la
lega a Firenze , (ubito diliberarono di man-
dare due Oratori a Venezia , e il Duca di
Milano un' Orarore . II Marchefe di Ferrara
(ollecitava la fua venuta a Venezia per ac-
con-
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N
E
A
«onciare le dHferenze tra' Veneziani e Fio-
S5 circa le cofe di Pifa , che per avant.
•erano raffreddati , e d. po. »tefa Ia lega_
•eranorifcaldati. Nel mefe d. Marzo fpac-
ciarono da Venezia 1'Ambafciatore Andrea_
Zaocano , acciocche fi trovaffe a Coftant.no-
ooli col Torco, per placarlo alquanto , fe_
foffe per le P«°l e ^ cl,e Potenze Ital.ane mol-
fo contra i Veneziani , e per vedere quello ,
tche in tale imprefa effo Turco preparava d.
are, affinche in ogni eveato fi poteffero roet-
tere in ordine e prevalere. Giunfe il Mar-
chefe di Ferrara, due Oratori de* Fiorentini,
e uno del Duca di Milano; incontro a* quah
s'andocoI Bucintoro. Fatta la confueta fe-
fia alloggi6 il Marchefe in cafa fua, gliOra- g
tori di Firenze in cafa de* Dandoli in Callc-
delle Raffe , e quello di Milano con 1'Orato-
re ordinario di Milano. Al Marchefe faceva-
no le fpefe, e davangli Ducati 50. al giorno
per vivete tanto . Di poi il fornivano aaltre
cofe neceflarie. Sicche fi dice, che egli con-
futnaffe Ducati aooo. ne' giorni che ftette a
Venezia: che fu in apprefio a gli danni, ma
a qualche tempo li pagheri infieme con altri
danni fatti a' Veneziani , ds' quali era nimi
ciffimo. Effendo effo Marchefe con gli Ora
tori Fiorentini, e di Milano, comparfi nanti
laSignoria, efpofero quello, che diredovea
no . E finalmente che di confeotimento di
tutte le parti erano conteoti di metterfi nel
giudizio del detto Marchefe . Onde la Signo-
ria , chiamato il Configlio de' Pregadi , ve
dendo la Terra molto riftretta di danari . e_
affiticata dalla guerra di Pifa, e tutti defide-
rare pace e non guerra, fu d'un confentimen-
to prefo di ftare al giudizio del Marchefe di
Ferrara. Cosl fu figillato 1'accordo da tuttc_
leparti, e fatto egli giudice, Fecero tre di
Collegio , che doveflero dire le ragtoni della
Signoria, e contradire agli Oratori Fiorenti
oi . Non ti maravigtiare , Lettore , fe i Ve-
neziani fi pofero nel giudizio del Duca di
Ferrara , conofcendolo per loro nimiciffimo ,
perche confiderato il tutto , fecero cio pel
meglio della Citta efaufta di danaro e affati-
cata dalla guerra di Pifa . Conofcevano che_
il Re di Francia ad ogni modo volevavenire
in Italia, e percio defideravano di vedere la_
pace di Pifa, per potere dipoi attendere alle
cofe di Francia, e per poter mandar gente_
d'arme a Milano, cafo che conquiftato che_
aveffe il Re quel Ducato , voleffe venire a'
danni de' Veneziani , e per potergli contra-
ftare virilmente : ovvero s'egli prendeffe_
qualche iinprefa , che loro non piaceile , per
potergliela vietare. Eper quefto defideravano
che feguiffe 1'accordo co* Pifani e Fiorentini.
Onde molti giorni ftettero io tale difputa-
zione .
II Re di Francia finalmente con molte lu
finghe e parole fece che la fua moglie fi con-
tento di andare Monaca . Ed egli prefe per
donna e Reina la Reina del Re Carlo mor-
to, e n'ebbe la Bretagna in dote. Totto fece
per avere eredi, e con Taltra dianzi non avea
potuto avere figliuoli . U Sommo Pontefice
Aleflandro Sefto gli roando un fuo figtiuolo
Cardinale per disfare quel matrimonio , e-
fare le nozze della fuddetta Reina. Sicche a*
Signori e conceduto di far tutto . Giunto effo
Cardinale , e disfatte le prime nozze auEiori
Ute Apofiolica , il Re gli promile di dargli
per moglie una figliuola de' primi del Rea-
D
T U M. 7 o
me. Lo che parendogli buon partito, avea_
deftinato di toroare a Roma , rinunziare il
Cappello, e ritornare in Francia a maritarfi.
II Duca di Milano, che d'aftuzia paflkva ogni
Signore Italiano e Oltramontano , dtlibero di
fare provifione al fuo Srato , vedendo la con-
federazione nuovamente fatta tra il Re di
Franeia e'l Senato Veneto contra di lui. An-
corche per ora non dubitaffe dello Srato fuo,
tuttavolta non voleva reftare di provvedere,
fe bifognafle , e mafliine per danneggiare i
Veneziani . Non trovando altro mezzo che_
poteffe farli ftare a fegno , . che la porenza_
Turchefca , cui avea gia con grandi prefenti
mandato i fuoi Ambafciatori , per farla muo-
vere contra i Veneziani , non reftava ora dt
follecitare il Turco , che a ogni modo do«.
veffe romper guerra contra loro , dichiaran-
dogli la confederaztone fuddetta a danno dello
Stato di Milano, e che facilmente fe il Tur-
co non tiene interdetti i Veneziani, il Re di
Francia otterra Milano , e ottenotolo noo fi
contentera di quefto, ma ancoraverra contra
Tlmpero Greco. E talmente ha faputo lubor-
nare i Bafsa, e tuttt i primi appreflb il Tur-
co , che tuttt il confortavano a uicire con_
armata da mareeda terra potentifftma . Tam»
dem tanto etiam iftigato dall' Imperadore e_
da altre parti , dilibero d'ufcire a' danni de*
Veneziani , benhe tal fecreto mai non volla
fcoprire ad alcuno , anzi moftrava dt non vo»
lere per cofa alcuna venire a' danni della Si-
gnoria, per trovarla fprovveduta, e che tutti
erano tratti del Signor Lodovico . II feguito
fara meglio intendere ta materia da molto
tempo tramata. A di ay. di Marzo 1499. il
giorno di noftra Donna , acconciata la Piaz-
za fotennemente, e piena di Srendardi di Ge-
nerali, fatta una degna Proceflione , fu pub-
blicata la lega da durare in fempiterno tra_
il Crifttaniffimo e Sereniffimo Re Lodovico di
Francia , e '1 Sereniflimo e inclito Principe_
Agoftino Barbadico Doge di Veoezia, e TII-
luftriffima Signoria , e tutti i fuoi aderenti e
propinqui . Alla quale pubblicazione fi trova-
vano prefenti in proceffione Ercole Eftenfe_
Duca di Ferrara , gli Orarori di Napoli , di
Milano, di Firenze, e d'altre Potenze Italia-
ne, con grandiflima fefta. Simtlmente in tal
giomo fu pubblicata in Francia la detta lega
con grandifltma pompa e fefta a onore & efal-
tazione degli Stati collegati. U Sommo Poa-
tefice Aleflandro VI. diftVdi volere entwtre_
in iiroil lega , perche gli fu ferbato il luogo.
Ma finora non e ftato accettato , ne inclufo
in quella. Tamdem avendo il Duca di Fer-
rara udtto in contradditorio da una parte le
ragioni d«' Veneziani , e dall' altra gli Ora-
tori Fiorentini , ed effendo beniffimo infor-
mato , e ancora iftigato dal D"ca di Milano
(perocche ambidue voleano yedere la rovina
del Senato Veneto, non p6te fire a meno di
non dimoftrare in qualche parte il velenofo
fuopetto cootra la Signoria) fece la fentenza
nel modo feguente, la quale ancorche foffe_
per dittruzione dello Stato Veneto , e total-
mente a fua rovina , Dio pero la converti a
buon fine, come da baffo vedrete, che a boc-
ca i Veneziani non potevaoo domandar me-
glio . La fentenza fu , che i Signori Venezia-
ni in termine d*otto giorni foffero tenuti e_
obbligati di levare tutte le fue gent. darme,
che fi trovavano si nella Citta Pifana, come
da Bibbiena il campo, e confegnare nel detto
ter-
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rermine a' Fiorentini totte le Cartella tolti
pel campo de' Veneziant , acciocche la Citta
di Pifa fia del tujto abbandonata , e ftia in_
liberta . Con quefto che la gtuftizia del cri-
minale e del civile fia giudicata per un Po-
defta mandato dallo Stato Fiorentino. E che
iieno ancora mandati Guardiani alle Porte e
alle Caftella , che non fieno Fiorentini , ne
Pifani, ne Veneziani, ma d'ogni altra nazio-
ne. E che ftia in liberta di mandare a Pifa_
il Podefta fopra il civile e provifioni della_
Terra al Duca di Ferrara . E altre particola-
rita, che non le fcrivo, perche non mi pajo-
no neceflarie. Inoltre, che i Fiorentini fieno
obbligati di dare a'Veneziani Ducati 1000:0.
in quindici anni, ogni anno Ia rata, e dare_
fufficienti piegerie , per le fpefe fatte nella_
guerra di Pifa. La qual fentenza udita a Vi-
negia , e pubblicata nel Configlio de' Prega-
di , diede tanta mormorazione a' Signori Ve-
neziani, che non fi pu6 dire. Si lamentava-
no del Duca di Ferrara tanto , che niente_
piu, dicendo che egli avea tradito la Signo
ria , e che avea moftrato veramenre l'animo
fuo perfido e volonta contro lo Stato Vene-
to . II qual Duca fentendo quefto rumore_ ,
non fapeva in qual Mondo fi trovafie , e_
avrebbe voluto non s'impacciare in fimil co-
fa, fentendo le parole , che pe' primi Sena
tori erano dette fu le ptibbliche"piazze , che_
d'un traditore o di un ladro non fi direbbe
talmente. E molti il volevano lapidare. In_
verita erano tanto malcontenti di tale accor-
do , che tengo , che a qualche tempo fe lo
ricorderanno a tempo e luogo . La qual fen-
tenza totalmente fu la falvezza dello Stato
Veneto per le cofe in futuro di poi occorfe,
come abbaflb vedrete, e ancora non fu catti-
va pe' Pifani . Pero non refta che il Marchefe
di Ferrara non aveflela fatta a mal fine , e_
col configlio del Duca di Milano , tutti e_
due nimici cordialiflimi dello Stato Veneto.
Se i Veneziani fi lamentavano di tale fen-
tenza, ne aveano qualche ragione, perche ve-
deano d'avere confumato il tempo, la fatica,
e fpefo nella imprefa Pifana piii di Ducati
800000 E per quefto aveano meflb la Citta
Veneta in eftremo pericolo di neceflita, eve-
devano di non aver fatto alcun frutto . Cre-
diate, che fi dolevano nel cuore di eflere_
ftati delufi, e d'avere perduta Ia riputazione,
la fama, e 1'onore. Tumen diliberarono di of-
fervare tale accordo, e di non entrare pm in
guerra con disfare del tutto la Citta , fperan
do a qualche tempo e Iuogo di vendicarfi .
Avendo i Pifani intefa tal fentenza, ancorche
in quella fi contenefle, che foflero in liberta,
tuttavolta conofcevano , che tirando i Vene-
ziani le genti loro da Pifa , immediatamente
i Fiorentini erano fufficienti di prenderla_
Sicche vedevano la propria diftruzione . Per
k qual cofa fecero due Oratori Pifani al Se
natoVeneto, che doveflero pregare laSigno
ria, che non aveflero a foggiacere a tale fen-
tenza, e che ajutafleli, come fin qui hafatto.
La qual propofta intefa da' Veneziani , avendo
maturo configlio , diliberarono , veduta la_
grande fpefa, chefino a quefto tempo aveano
fopportato per difendere la Cirta Pifana fen-
za fare alcun profitto , e vedendo la Citta
Veneta avere oramai a faftidio tal guerra , e
il Re di Francia a ogni modo voler venirc_
in Italia, di lafciare refpirare la Citta di Ve
nezia carica talmente d'angarie , che piti non
N
A
B
D
I C O N 7*
ne potea parire , e rifpofero a' Pifani, chc_
volevano ubbidire alla fenteoza datapel Mar-
chefe di Ferrara, per non venire a menodel-
la fede loro , la quale amavano fopra ogni
altra cofa, e che pareva loro di avere fatto
aflai in difenderli fino a quefto di , e fpefo
un pozzo di Ducati. Che li doveflero avere_
per ifcufati in quefti tempi . Della quale rif-
pofta i Pifani rimafero maliflimo contenti ,
ringraziando quanto e poflibile di quello che
la Signoria ha fatto per loro, e che femprc_
e in eterno fe ne ricorderanno, e che a qual-
che tempo non le faranno ingrati, e che quel
poco, che poflbno, e la Citta, e ancora Ia_
propria vita , fempre fara a' comandamenti
della Signoria Venera . Di conlentimentodel
Configlio de' Pregadi quafi tutto daccordo
fecero comandare al campo a Bibbiena , che
dovefle totnare in dietro, e confegnare Bib-
biena e le altre fortezze a i fuoi Signori F10-
rentini . Similmente comandarono a i Prov-
veditori aPifa, che doveflero collegenti d'ar-
me venirfene a' fuoi alloggiamenti a cafa_ .
Cosi fecero . E Pifa rimale abbandonata di
gente . Pietro de'Medict non fu mentovato
in fimile accordo , della qual cofa ne fu mal-
contento , e fe ne torno infieme con l'altra_
gente d'urme a Vinegia. Nel mefe d'Aprile_
del 1499. il Duca di Ferrara, avendo data la
fentenza, tolfe licenza dal Principe e dalla_
Signoria Veneta , i quali con fapientiflime pa-
role dimoltrarongli non eflere di lui molto
contenti , e che a qualche tempomeglio glie-
lo moftreranno, alquale furono fatte le fpefe,
e davangli Ducati yo. al di per le vettova-
glie da vivere , e tra legna , cere, e altre_
cofe necefTarie vi andavano altri 50. Ducati
al giorno. Parti 1'Oratore del Dnca di Mila-
no fubito , che fu fcritta e figtllata la fen-
tenza, e avanti che fi pubbhcafle, e vi rima-
fe 1'ordinario. Parrirono ancora uno de ldue
Oratori Fiorentini , e 1'altro rimafe a Vene-
zia, per intendere , e vedere le occorrenze ,
che alla giornata accadevano nella Citta Ve-
neta . I Veneziani comandarono a quelli tem-
pi a Domenico Malipiero Provveditore a Pifa,
che dovefle montare fu le quattro Galee, che
ivi fi trovavano , e quelle armare il megho
che foffegli poflibile, e andare a Corfu a ub-
bidienza del Capitano Generale de* Veneziani.
Q.uefto fecero, perche volendo ilTurco coll'
armata maritima venire a*danni de' Venezia-
ni , foflero provifti , che non potefle danneg-
giare le loro Terre e Luoghi . Di continuo
a Venezia s'intendeva per lettere da Coftan-
tinopoli , fare il Signor Turco grandiflima_
preparazione da mare e da terra , ne pero
s'intendeva dove egli dovefle andare . Molti
dicevano in Soria, altri a Rodi , e molti a_
danno de' Veneziani . Tamen non era da cre-
dere, perche per Iettere dell' Ambarciadore_
Vcneto , che era a Coftantinopoli , s'inten-
dcva comc il Signor Turco gli avea fatto
tanto onore e fefta, quanto mai fofle Amba-
fciadore in quel luogo, e che gli avea giura-
to la pace , e confermara nuovamente, pro-
mettendogli , che mai non la rompera a'Ve-
neziani , fe prima non caufata da'medefimi .
La qual cofa intefa pe' Veneziani , avendo ma-
turo configlio fopraquefta cofa, diliberarono
per nulla fidarfi di fimile promefla del Turco,
eflendo mfedele , e che ie gli tornera a pro-
pofito, facilmente rompera la fede . Per que-
fto per mettere in ordine tutti i luoghi Ve-
neti
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V E N
E
A
„«i maritimi follecitavano aVenezia grande-
Zt?l'a mare, e" ancora dt roandare provt-
£5 £T i" Corft, in Napoli, e » altr.
B , dc 1 q« ali dubitavano. La C, " a ,*£-
Ska fenza il braccio e 1'ajuco de Ve-
llS, non pero reftava di mantenerfi al
Sio che poteva , c bcniffimo prevalev^
S a il campo Fiorentino, tl quale s'era d
3 o groffaVo dopo fegu to faccordo co;
Veneziani . E quefto perche tutte le genti
divife in pib parti, s'erano ndotte
Z vedere di fare uno sforzo, e prendere ia
fr ta fuddetta defolata e abbandonata d ogni
foccorfo . E facilmente i Fiorenttnt ayreb.
Sottcnuta, fc non fofle ftato, chc , Ge-
oovefi, Siena , e Lucca mandarono a Pila~
foccorfo di gente, didariari, e dt vettovaglia,
acciocche non perveniffe ifrum nelle mani
de-Signori Fiorcntini . E farono i*.ote , e di
tanto profitto, che i Pifant prevalfero contra
rimpeto dell' efercito Fiorentino, e talmente
fi difefero, che avvilironfi e pcrderono 1 ant-
mo e'l core que' del campo ntrnico , e con-
gran danno e vergogna fi ritirarono addtetro.
I Pifani con pochiffima fpefa prevalfero, e fe
foflero ftati fotto la difefa Veneta , quefta-
cofa coftava a' Veneziani molti mighaja di
Ducati , perche fempre quefti bottano vta t
loro danari , e non gli fpendono; e quello
che un Signore farebbe con cento Ducati , i
Veneziani fpendono il doppio , perche iono
traditi da que', di cui fi fidano .
Nel mefe di Maggio 1499. ntorno da Co-
ftantinopoli a Vinegia Andrea Zancam Am-
bafciadore al granTurco, il qoale n»eri, co-
me abbiam detto di fopra, gh onon fattigli,
e che doe volte era ftato alla prefenza del
Turco, che gli avea ancora giurato la pace_
co' Veneziani in perpetuo , la quale volea_
che foffe inviolabile. E che preparava un ar
mata grandiffima da mare per numero dtvele
ijo. in 300. e un potentiffimo eferctto da_
terra. E che per quanto effo Ambafciadore_
avea potuto giudtcare e vedcre , teneva cer-
tifiimo , che egli doveffe andare all' impre{a_
di Rodi , e non venire a' danni detlo Staro
Veneto. Tamen, che non fi reftaffe d'armare,
e {are tutte le provifionipoffibili, perche alla
fede degl'infedeli non fi puo credere, ne fi-
dariene . Cio tntefo dalla Signoria , teroendo
grandemente le forze Turchefche, e per fare
un'armata che a ogni evento e bifogno 130
teffe opporfi alla Torchefca, a di *. del det-
to Mefe , confegno a Ser Antonio Grimani
Procuratore e jCapitano generale lo Stendar-
do con grandiffima fefta , pompa , e onore- .
II quale fobito ricevuto il governo , F artl ° a .
Venezia . Di continoo armavano Galee aflat
fottili , talroente che la Signoria Veneca avea
di bifogno di danari affai per dargli a' Ga-
leotti e Ciorme , e ancora per l'Arfenale. E
confiderando che per mettere Decime e an-
garie alla Terra non fi potevano prevalert- ,
perche laTerra era molto riftretta dalle con-
tinue angarie , e i poveri non aveano piii da
pagare, diliberarono di trovare danari dove—
erano , cice da i ricchi Cittadtni . E diman-
darono in preftito a tutti i prtmi Gentiluo-
mint di queftaCitta , obbligando loro perpa-
gamento pel Configlio de' Dieci il Depofito
di MarZo e di Aprile del proffimo Anno 1 500.
delVOfficio del Sale . Pel quale preftito tro-
varono Ducati 10000. in circa . Pib avreb-
bono trovato , ma alcuniGentiluomtni fi fcu-
B
T U M. 74
farono di non avern», che perdecime e altri
aggravj della Terra- aveano fpefo molti da»
nari . ln oltre i Giudei da Meftre , e da Pa-
dova e da tutti gli altri luoghi Veneti , che
danno a ufura , e praticano nelle Citta Vene-
te , preftarono Ducati 1 5000. A quefti fu ob-
sligato il Depofito del Sale di Ottobre e dt
Novembre del 1500. I quali Giudei vendero-
no di poi quefto Depofito con perdita di zo.
in 25. per cerwo . 1 quali danari furono di
i^ran comodo alDominio Veneto per ifpedire
'armata maritima . Tuttavolta furono una_
falata a quello che era di bifogno . Spedi an-
cora la Signoria le Galee fottili , e U mando
in Candia , e anche tutte quelle per la Dal-
mazia , acciocche s'armaflero prefto , e andaf-
fero all'ubbidienza del Capitano generale_ .
Furono armate in Candia dieci , e in Dalma-
zia altretante . Si mandarono gli Arfilj per
armarlt , cioe in Iftria una Galea , Sopraco-
mito Ser Codobrto ...... A Zara tre Ga-
lee fottilt , Sopracomiti Giovanni Matafiri ,
Girolamo de Firmatis, e Orfolo da Zara. A
Ltefena una Galea , Sopracomitp Giacopo da
Liefena. Da Cattaro una , Sopracomito Ber-
nardo di Buchia . Da Corfu due , Sopraco-
miti Oliviero Morello, e Aleffandro de'Got-
ti. Da Pago una, Sopracomito Francefco da
Mefoia. DaSpalatro una.Sopracomito Jacopo
da Spalatro. Da Ebe una, Sopracomito Fuaa-
celco di Domenico . Da Cheffo una , Sopra-
comito Giorgio Colombo . Da Sebenico due,
Sopracorotti Niccolo Tambolorich , e Piero
da Sebenico. Da Trau una, SopracomttoGi-
rolamo Cipico. Nella Puglia ancora fi man-
darono quattro Galee fotttli per armarlc_ ,
cioe in Monopoli una , Sopracomito Bernar-
dino da Monopoli . In Otranto una , Sopra.
comito Francefco Cachurida. In Ttani una ,
Sopracomito Giovannt daTrani. In Brandiz-
zo una , Sopracomito Octaviano da Brandiz-
zo . E' la Signoria rriando danari per armarle,
e che armate doveffero andare a ubbidienza
del Capitano Generale de' Veneziani , dove_
fi trovaffe. Effendo giunto il Capitano Gene-
rale a Corfii, congiuntofi infieme coll'altre_
Galee fottili, trovarono quelle , che Iunga-
mente erano ftate fuora, maliffimo coudizio-
nate , e male all'ordine, e maffiroe di Mal
Franzefe , la qual malattia crudele venne per
tutto il Mondo in tal contagione dalla venuta
del Re di Francia in Italia , che pd tutto fi
chiamava Mal Franzefe . Ec b , per quanto
poffo giudicare , la malattia di SantoGiobbe.
La quale contagione fu per tucto l'univerfo
Mondo, e da quella pochiffimi , anzi ntuno
euarivane, e ftentava. Veduto tl Generalc_,
che cli uomini, che erano fopra le Galere_,
erano ammalati di Mal Franzefe, comando e
mando fra terra a togliere uommi , e ne tol-
fero tanti , che armarono quelle Galee, che
n'aveano di bifogno. S'intendeva , che il bt-
snor Turco preparava molti Caftelli di le-
|name, e altri edifizj di combatcere . Pec
quefto fi divulgava chedoveffe andarc aRodt.
E in effetto ogni giorno variamente fi dice-
va Credo , che folamente la fua perfona con
que' Bafsa appreffo di lui, fapeffe quale itn-
prefa doveffe prendere. Prefero ancora a Ve-
nezia d'armare una Nave groffiffiroa di botti
dumila , chiamata la Pandora , con uomtni
»oo. fopra , con provigione dt Ducatt 1500.
al mefe, de'danari delle Cazude de debiton
di Saa Marco. E non volendolt prendere da
que
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que' dtbitori, la Signoria e obbligata di dare
i danari di tre anni proflimi . A tal condi-
zione s'armarono a Venezia da'privati Citta
dini altre Navi quindici di diverfe portate-
con uomini cento per una, e piu , fecondo la
qualita della Nave . Le quali Navi tutte , o
buona parte, debbono partire per tutto que-
fto Mefe prefente di Maggio .
Furono lettere di Corfu de' ij. del fud-
detto Mefe, per le quali s'intende, che l'ar-
mata del Signor Turco da mare con vele 300.
non ufcira avanti Giugno: e che alfofte da
terra avea mutato ilprimo ordine, e coman-
dato, che doveffe cavalcare inSofia a'coman-
damenti d'un luo figliuolo. Per quefto la Si-
gnoria dubitava, che 1'imprefa foffe a Corfu
Citta importantifTima al Dominio Veneto. E
pero fpaccio il Capitano dclle Navi SerLuigi
Marccllo con una Barca del Comune beniffi
mo in ordine. Fecero ancora partire un'altra
Nave grofla di portata di botti aooo. fu la_
quale fecero Patrone Ser Albano Darmiero ,
valentifTimo uomo e di gran cuore, il quale_
parti tanto bene in ordine d'artig!ierie, genti,
e altrc munizioni, quanto mai partiffe altra_
Nave da Venezia. Nel Mefe di Giugno a di
i. del 1499. venne a Venezia il Duca d'Ur-
bino. lncontro al quale and6 il Principe con
tutto il Senato nel Bucentoro fino a Santo
Antonio; e accettatolo con granfefta e pom-
pa, Paccompagnarono alla Cala del Marchefe
di Ferrara. II quale avea con fe da perfone_
250. Pcr le fue fpefe la Signoria glidavaDu-
cati 25. al giorno. E perche il noftro Prin
cipe a que' tempi avea maritato un fuo ni-
potc , fu eflb Duca invitato in Palazzo alla_
fefta, che fcce il detto Doge per onore delle
nozzc , e gli fu fatta grandiflima ciera . II
quale noftro Principe per lc fopradette nozze
fece undegniflimo convito a tutti i primiSe-
natori e a tutti i parcnti, che potevano effe-
re da 300. Patricj . A di 2?. di quefto Mefe_
sMntefe aVenezia, come il Signor Turco avea
fatto rompere , e correre per un fuo Bafsa
con cavalli 2000. ful territorio di Zara. Per
la qual mofla i Retrori di Zara, e tutti i Po-
poli dubitando grarvlemente dtll' impeto Tur-
chefco , ne fecero avvifara la Signoria , pre-
gandola, che in tal cofa, e in tanta imprefa
importante dovefle fare qualche provifione ;
che non era poflibile, perche iVeneziani non
poflbno vietare le correrie del Turco , per
non avere efercito terreftre . Onde la Signo-
ria fcriflc loro , confortandoli e promettendo
di mandarvi que' prefidj , che foflero necef-
farj . Ma che fopra tutto doveflero far fapere
per tutio il paefe d'intorno tale muovimento
Turchefco, acciocche ognuno poteffe ridurfi
nelle Citta e nelle Caftella per falvezza delle
perfone, e delle facolta de' poveri fudditi; e
che doveflero avvifare la Signoria del fucce-
dutone, e tenere la Citta di Zara con buone
guardie per ogni buon rifpetto. ITurchi in_
quefto correre fecero grandiflimo danno al
Contado di Zara, e pofero a fuoco e fiamma
si le cafe, come gli altri alloggiamenti , e_
menarono via grandiflima quantita di beftia-
mi, e tutto quello che pote loro venire alle
mani . Menarono anche via da anime 180.
prigioni, e ne ammazzarono dacirca^o. Cor-
revano fin fopra le Porte di Zara fenza ve-
run contraflo . La brigata e le genti Zaratine
ftavano ferrate e rinchiufe nella Citta . Stct-
tero molti giorni iul Conta.do , depredando
U I C O N
7*
B
D
da per tutto. Vedendo cio la Signoria Vene-
ta, confidero, e fermo nel fuo petto, che_
quefto correre a Zara , e ful territorio di
quella pe'Turchi, era un principio e un fe-
gnale di guerra, e che i Signori Italiani, cioe
il Signor Lodovico di Milano, il Re de' Ro-
mani, il Re Federigo, lo Stato di Ferrara__,
e quello diMantova, erano ftati la cagione_
di aver fatto muovere il Turco, con varie e
diverfe provifioni , come di fopra s'e veduto .
Imperocche avendo veduto ilDuca di Milano,
capo d'ogni cofa, epromotore di tutti i trat-
tati , la lega fatta e conchiufa tra il Re di
Francia e la Signoria Veneta , e avendo in-
tefo pe' fuoi fpioni , che fempre correvano ,
eflere ftata la detta lega fatta a fuo danno ,
vitupero, e vergogna, per cacciarlo dal Du-
cato, vederdo quefte due Potenze collegatc_
infieme ( cFella qual cofa mai non credette ,
che Venezia confentir voleffe d'avere il Re_
di Francia pervicino) dubitando per la divi-
fione del fuoftato, e pcr eflere malvoluto da'
Popoli, di perderlo , dilibero con ogni inge-
gno e arte di liberarfi da tal cofa . E fece il
luo fondamento fopra i Veneziani, di volerli
tenere da altre bande e guerre impediti ,con-
fiderando che il Re di Francia fenza i Vene-
ziani mai non gli potrebbe fardanno, nenuo-
cergli. E non vedendo il maggior mezzo a
poter fare in vero e con effetto fopraftare i
Veneziani, e rimuoverli dalPimprefa, fuor-
che ilSignorTurco , dilibero fenza alcun rif-
petto alla Fede Cattolica , ne alla Religione
Criftiana , di tentare il mezzo Turchefco .
Onde non e poffibile , che il detto Signor
Lodovico faccia bene , ne che capiti bene_ ,
avendo fatto perire tra morti e prigioni tanti
Criftiani in fervitii de'Turchi , il fangue de*
quali chiama a Dio vendetta ; e pero fe egli
avra qualche infortunio, fara pe' fuoi delnti
e mancamenti: che Dio quefto non foffre. E
non parendogli d'eflere fufficiente a quefta_.
cofa per eccitare il Turco, che gli fembrava
ancora renitente, dilibero, come fanno i Sa-
vj, per avere pifi credito appreflo il Turco ,
e i fuoiBafsa, di chiamare e convocare altri
Signori Italiani a perfuaderlo a tale muovi-
mento, per poter mcglio mandare a efecu-
zione il fuo penfiero . Onde per le fue trame,
e a fue perfuafioni fece, che il Re de'Roma-
ni Imperadore de' Cnftiani mando Oratori al
gran Turco, e cosi fece egli, e tutti i Poten-
tati fopra nominati d'Italia. I quali tutti uno
orc richiedevano il Signor Turco che si per
proprio fuo benefizio , come per quello de'
loro Srati , fi dovefle muovere a danno de*
Veneziani, e non indugiare pifi , facendogli
grandiflimi difegni : che facilmente otterra
1'imperio del mare; che foggioghera tutto lo
ftato maritimo de' Veneziam : che fe non di-
vertira la potenza de'Franzefi e de' Venezia-
ni dal fuo Impero , fenza dubbio avendo il
Re di Francia conquiftato loStato di Milano,
avra ancora quello diNapoli, e di tuttaTIta-
ha, e feguitera fenza contrafto piu avanti, e
otterra facilmente la Turchia. E con tante
perfuafioni, parole, e meffi da ogni banda_,
promettendodanari, e altro, fecero muovere
tl Turco . II quale per fare piu cautamente
il fatto fuo, diceva di non voler rompere la
fede a' Veneziani , e di bocca propria confer-
mo la pace all' Ambafciadore Veneto 8cc.
Ora vedendo la Signoria fapientifllma Ia_
mofla del Turco nel fare quefte correrie ( U I
ter-
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77
terntono di Zara, avendo prefo alcuni Tur-
chi a Zara, e dare loro torture grandiflime ,
intefe che la volonta del Bafsa era difardan-
no a' Veneziani folarnente . Sicche le parvc_
d'e(Tere chiarita , e di non dovere ftare pih in
alcuna dubieta. E pero come gagliardi non-
nuocfc il cuore a* Veneziani, e fatte degniffi-
me provigioni di fpedizione d'armata , icriffe-
ro per tutti i luoghi maritimi a' confini del
Turco, acciocche egli non faceffe danno in-
qoalche luogo . La corfa che fecero i Turchi
lu a di 4i. di Giugno 1499. e ancora a di*4-
pih appreflb la Citta di Zara. Dubitando la_
Signoria , che i Turchi avendo palefato la
guerra, correflero nella Patria del Friuli, a
di 16. di Giugno fecero Provveditore Gene-
rale ivi Ser Andrea Zancani, che doveffeefle-
re contro a' Turchi con genti d'arme , fe fof
fero comparfi per correre ful Friuli . E co-
mandarono ad alcuni capi di Stradiotti , che
con circa 700. uomini doveffero trasferirfi fu-
bito nella Patria all'ubbidienza del Zancani .
E perche non dubitavano che doveflero cor-
rervi i Turchi cosi prefto , non fecero altra_
provifione, confiderando che non bifognaffe .
Per fare ancora.qualche provvedimento alle_
cofe maritime, e per fortificare 1'armata da_
mare, per poter' effere contra alla Turchefca
al bifogno, prefero nel Configlio de' Pregadi,
che tutte le Galee groffe , che erano ftate in-
cantate a i viaggi , foflero ritenute, e dovef-
fero andare in armata . A di tj. di Giugno
giunfero a Venezia due Oratori Franzefi a_
nome del Re di Francia , per confermare la_
lega fatta , con venticinque perfone . Incon-
irati , ricevuti , e accompagnati fecondo il
confueto in quefta Terra , ripofatifi fino a di
29. ebbero di poi udienza pubbltca. E coram
Popuh e ad alta voce fpofero la loro amba-
fciata , agitaodo in quella umtummodo le ti-
rannie e gfinfulti del Duca di Milano , vitu-
perandolo con varie villanie , e con altre com-
memorazioni . Uno di loro era MonfieHir di
Belmonte, 1'altra Et erano a
Venezia beniffimo veduti , e onoratj grande
mente. Per Iettere del noftro CapitanoGene
rale da mare, nel detto mefe di Giugnos'in
tendeva che 1 armata del Turco era di Galee
fottili 80. di navi di Cheba 17. di Fufte 17.
di Palendarie infinite . La quale armata fi di
ceva che a ogni modo voleva ufcire a di 10
del fuddetto mefe, e che il Signor Turco al
primo giorno di quefto era montato a caval-
lo, e diliberava di venire a quefta imprefa , e
andava in Andrinopoli per follecitare il cam-
po terreftre groffiffimo che dovefle fpedirfi, il
quale dovea eflere da cavalli 50000. e piii .
Quefte nuove di si grande e paurola prepara-
zione faceano gran paura alla Signoria Vene-
ta, onde faceano fare grandiffimi prieghi e_
orazioni per tutti i Monafteri , con proceffio-
ni e Litanie da per tutto . Ne reftavauo di
follecitare 1'armata , e di fpedirla di qui .
Avendo il Capitano generale atvilo di fimil
cofa, dubitando della potenza Turchefca_ ,
immediate per fare qualche provifione , da_
magnanimo cuore che amava la fua patria e
1'onore di quella, fpaccio alcune Galeefottili
in Candia con Ducati 4000. per ifpedire con
que' danari 1'armata di Candia , che era inter-
detta per bifogno di danaro , e ancora per af-
foldare provifionati e Arcieri , quanti poteffe ,
e navi da mandatfi fubito a Corfa alla fua_
ubbidienza . E non effendovi danari a fuffi-
T«m. XXtV.
N E T U M. 7 8
A ienza, fcrifie al Capitarfo di Candia , che*
ovefle prenderne a cambio a nome della Si-
gnoria . E non trovandone a quel nome , e_
moftrandofi la brigata renitente , per dubbio
di non eflete cosi prefto pagati a Venezia_ ,
doveffe pigliarne a cambio fopra la fede di effo
* ntonio Grimani Proccuratore e Capitano
Generale , e fuoi figliuoli , e trarre quanti da-
nari fi foflero , che farebbeli pagare pe' fuoi
figliuoli. Tutto c\b fece per falvezza e ripu-
tazione del Senato Veneto, che pochi Citta-
dini fi trovano a quefto tempo , che fi libe.
ramente per la patria loro vogliano fpendere
il danaro . In quefto e in altre. operazioni
uanto foffe egli lodato, non fi potrebbedire.
B Altri che Antonio Grimani nella Citta Ve-
neta non avea nome, riputazione, e fama, e
meritamente , per le degne e grandi provifio-
ni, che faceva. Non e da paffare in filenzio,
che al fuo fpaccio da Venezia , quando la Si-
yaovii gli diede lo Stendardo , non avendo
ffa danari da fpacciare la fua Galea , egli pec
dare fpedizione all'armata maritima , prefto
alla fuddetta Signoria Ducati 16*000. Quanto
jene , utile , e comodo le foflero tali danari ,
non te lo poflb efprimere . Quefti Cittadint
debbono effere apprezzati, commendati , e_
onorati, perche rari, o pochi fe ne trovano.
Pe' quali Ducati idooo. pel pagamento gli
obbligarono i Dipofiti del Sale dt Marzo, e_
di Aprile venturi del 1500. Eflendo ftato
adunque il predetto Generale a NapolidiRo-
mania , e confortata quella Citta colla fua_
prefenza (che tremava di paura) la fortific6
con degniffime provifioni , talche i loro anU
mi s'erano ingagliarditi, che piu non dubita-
vano del Turco . E fatte le dovute provifio-
fe ne torno a Corfii con tanta riputazio-
ne, che pia non fi potrebbe dire. Pareva un'
altro Giulio Cefare, o un' Aleffandro. In ef-
i : etto colla fua pr^efenza e col fuo cuore face-
va tremare tutto il Levante, tanta era la fua
riputazione. *
A di 30. di Giugno a Vinegia non fi refta-
va di provvedere. E per dareanimoalleTer-
D re fuddite del Levante, e alle genti d'arme ,
fanterie, e Stradiotti, che erano adunati, fe-
cero due Provveditori , uno in Morea Ser
France r co Cicogna , 1'altro a Corfu Ser An-
drea Loredano, uomo di gran fama . I quali
doveflero con le Galee grbfle partire , egiun-
ti a' loro luoghi fare quelle provigioni , che
parefTero loro neceffarie per falvezza , onore ,
beneficio dello ftato Veneto . Prefero nel
Configlio de' Pregadi di fare Schiopettieri
300. e mandarli ne' luoghi neceffarj e buoni
al propofito . S'intefe che il Re de' Romani ,
il qual'era alle mani con gli Svizzeri per al-
<:une differenze tra loro, perche alcune Citta
non volevano dare ubbidienza al Re , ed egli
la voleva per forza , effendo accampati ,
fatta tra loro una fcaramuccia, ebbe la pig-
giore, e affai di effo Re furono prefi e mor-
ti . A di primo di Luglio 1499. di mattina_
s'intefe per lettere da Dulcigno, comeinquel
luogo elfendo capitati alcuni da Mantova e_;
da Ferrara, giudicandofi eflere meffi mandati
al gran Turco per le loro Potenze , intrepi-
damente fu loro mefla la mano addoffo , e li
ritennero , e fotto buona cuftodia li mandaro-
no a i Capi delP Eccelfo Configlio de' Dieci
per un Grippo per quefta cofa fpacciato . I
quali effendo pofti in luogo ficuro, furonodt
ooi pe'Capi del ConfigHo efaminati . Onde fi
r F giu-
79
C H R O
giudica , per «e-n effere ftato fatto moto alcu-
no (che le cofe e materie del Configlio de'
Dieci fempre vanno fegretiflime) che foflero
ftati rilafciati, ovveramente fatti morire fe-
gretamente , avendoli trovati in colpa . Pero
non reftero di dire in quefta cofa i'opinion_
mia . Per molti rifpetti , e per molti fegni
ttr.go , che avendogli il Configlio de' Dieci
trovati fervidori e viandanti , cioe uomini di
paffaggio, con buono e onefto modo lilicen-
xiaflero, e fegretamente Ii mandafTero dove_
erano ftati levati e prefi. Tamen perche fu Ie
piazze fi dicono cofe afTai, ho voluto di que-
lto farne nota. Ma fempre fi dice piudiquel-
lo che intraviene, o fegue. Per molte vie e
Iuoghi, e maffime della Turchia la Signoria_
avea intelligenza de' trattati , che tenevano
le Potenze di fopra nominate colgranTurco,
e ancora , che erano rimafte tutte d'accordo
con lui di rompere guerra alla Signoria Ve
neta per molte bande, nel giorno di San Gio-
vambarifta di Giugno. Gia il gran Signore_
Turco Otomano de Otomanis , anzi il fuo
nome era Maumet, ruppe la Vigilia di San_
Giovanni a Zara e ful fuo territorio, come_
dicemmo . Gli altri, cioe il Re de' Romant
dovea rompere a Trevilo, alle parti de* con
fini, ma per non avere danari, neperrrovar-
fi apparato , ne in ordine , non fece cofa al-
cuna. 11 Re di Napoli , che dovea rompere_
in Puglia a i luoghi e Terre che ivi teneva_
la Signoria , ancorche fufle in ordine , pero
molto dubitava, confiderando che fe fofle ri-
mafto lolo a guerreggiare , come farebbe fta
to , i Veneziani in breve tempo avrebbonlo
cfpulfo , mediante l'amicizia con la Francia ,
ed egli per altri rifpetti non fece muovimen-
co . II Signor Lodovico Duca di Milano ve-
dendo le cofe fue molto pericolofe , e dubi-
tando dell'impeto Francefe, non fi volea fco-
prire nimico de' Veneziani , ne rompere loro
guerra , perche i Veneziani avrebbono fatto
venir giii il Re al conquifto del fuo Ducato,
di cui molto dubitava. E ftando inifperanza,
che ll detto Re non dovefie paftare, dilibero
come uomo favio di non tentare i cani , che
dormono , ne di fvegliare coloro che erano
pacifici. E percio dilibero di rompere la fede
al Turco , e di non far guerra a' Veneziani ,
come gli avea promeflb . Tal cofa ad altri
che al Creatore del Mondo non fi pub nferi-
re pe' Veneziani con grazie immortali a Dio,
che fufle quegli il qual hberafle la Cirta Ve-
neta da tanto pericolo: perche fe tuttelePo-
«enze collegate avefiero rotto guerra, come_
•ra 1'accordo , i Veneziani fenza dubbio era-
no a cattivo e pefTimo punto, e fe non erano
in pericolo di perdere lo ftato loro , o parte
di quello , erano a pericolo di gran faftidio e
•ffanno, & etiam di grande fpefa di danari ,
fe aveflero voluto fupplire in tante bande a_
mandare provifione per quanto era necefla-
fio. Furono quefta mattina letrere da Zara_
de' 28. del paflato , per le quali intendefi ,
che avendo i Turchi fatto le loro correrie e
depredato tutto il paefe, e meflb a fuoco e_
liamma, dove erano capitati, per npofarfi al-
quanto , pofero i padiglioni in terra , e s'ac-
camparono^ miglia quattro lontani dalla detta
Citta. Cosi dimoravano. E tanto quefto im-
peto Turclulco avea fpaventato que' Popoli
dintorno, che beato chi poteva correre con_
la povera fupellettile e co' fighuoli allaCitta
per falvarli dalle roani degh empj . (^uefla^
N
A
B
D
I C O N 8cj
fera s'intefe che i Turchi sVrano levati da*
Ioro Padiglioni, e dubitando di qualche_
raunanza di Popolo , che aveano intefo che
que' di Zara facevano, per non eflere trovati
fprovveduti , come favj tolfero su , e fe n'an-
darono per la via , che erano venuti , me-
nando con fe tutti i prigioni e gli animali .
Per lettere del Generale de' 12. di Giugno
del 1499- da Napoli di Romania, e ancorada
Corfu de' 19. del detto mefe intendefi, come
a Napoli di Romania avea pofto taT ordine ,
e confortato talmente que' Popoli , che inga-
gliarditi pifi non dubitavano delPimpeto Tur-
chefco . E avendo fortificato la Citta di mu-
nizioni, d'artiglierie , e di vettovaglie al bi-
fogno, fi parti da quel luogo , avendovi la-
fciato il Popolo beniflimo contento . Giunto
a Corffj intefe, come 1'armata del Turco era
per ufcire dallo ftretto dell'Ellefponto a di
2c. di Giugno, e non avanti, e cheTefercito
terreftre s'avviava, e teneva la via di Corfu,
e maflime avendo veduto fpianare le ftrade_
verfo quella parte, benche di cio non fe ne_
facefle vero fondamento; perche molte volte
e quafi fempre il gran Turco, quando fatale
preparazione , fegna e dimoftra di dovere an-
dare in un luogo , e di poi va a un altro .
S'intefe ancora in quefto giorno, come fopra
Capo del Ducato fu all' improvvifo aflaltata_
una Galea fottile Veneta, Sopracomito Fran-
cefco Pafqualigo, da alcune fufte di Turchi,
e maffime da una, che avea banchi venti be-
niffimo all'ordine . E con grande impeto di
fuochi e d'artiglierie cominciarono acombat-
tere la Galea Veneta . E fe non fofle ftato un
Capo di Provifionati cinquanta oltre le ciur-
me, per nome Jacopo dr Tarfi, uomo valen-
tiflimo , del quale la Signoria ne faceva efti-
mazione non piccola , dalla Fufta de' Turchi
farebbe ftata prefa. Finalmente per gagliardia
de' Provifionati e maffime di detto Giacopo ,
che fu ferito, e di poi a Corfu per tal ferita
mori, che ne dolfe aflai alla Signoria, la no-
ftra Galea fu dalle mani de' nimici liberata .
Vedendo la Signoria le cofe Turchefche pro-
cedere molto avanti , e dal Capitano Genera-
le eflere molto follecitata, che dovefle man-
dargli ajuto e foccorfo, e che 1'armare a Ve-
nezia pigramente fi fpacciava , onde ne pote-
va feguir danno, vergogna, e perdita di qual-
che Citta alla VenetaSignoria, perdarequal-
che maggior fpedizione in queftacola, fecero
due Efecutori a fpacciare e fpedire le cofe, e
le agitazioni maritime, Angiolo Trevifano, e
Zaccheria Dolfin , uomini lollecitiffimi , iqua-
li tanto degnamente fi portarono, che dal Se-
nato meritarono di venire a gran dignita ,
come da baffo fi dice , che rimafeno del Con-
figlio de' Dieci degli ordinarj. Adi 2. di Lu-
glio partirono tre Galee grofle deftinate al
viaggio di Fiandra, e pel bifogno che avea_
la Terra , le fecero armare , fbpra le quali
andarono Andrea Loredano quond m S'er Fran-
cefco, Provv<tditore a Corfu , e Franctfco Ci-
cogna Provveditore a Napoli di Romania_ ,
co' loro provifionati. Perche nella Veneta_
Citta mancavano le ciurme , fu diliberato ,
che tutti gli uomini, che erano a i traghetti
da anni 40. in Jo. in gm , fecondo la loro
prolperua , non poteflero piu traghettare_ ;
onde di neceflita per vivere conveniva loro
andare in armata . Per tal provifione trova-
rono da i traghetti uomini da 1200. che fu
grandtffimo prefidio al bifoguo, e con quefti
ar-
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81
E ' N"
lc
«rmarono molte Galee , e fpacciarono m ar-
mata, che fu buona e ottima provifione a_
ouefti tempi, etanto a propofito, quantodire
fi pofla. Que'che erano a i traghetti, vecchi
e raal condizionati vi rimafero s*arricchirono
e per eflere pochi guadagnavano molto bene.
E que* de' traghetti, come tuttiglialtri, che
andavano in armata aveano la paga diquattro
mefi giufta il confueto . Mandarono ancora a
Corfa fopra quefte Galee grofle in diverfi
tempi aoo. provifionati col loro capo Simone
de* Greci , i quali furono trovati di quefti
traghetti, a' quali diede la paga per tre mefi
a tre Ducati il mefe . Ed erano all* ubbidien-
za del Loredano Provveditore di Corfo, per
fortificare e fornire quella Cirta . Fu etiam^
cliliberato per trovare uomini che mancavano
di taffare tutti i Villaggi d'intorno . Da Chio-
za n'ebbe 300. Da Murano 50. Da Burano di
mare 50. e cosi da tutti gli altri luoghi . E
perche quefte provifioni non eraoo baftanti al
bifogno, diliberarono che le Cinque Scuole_
de' Battuti che fono a Venezia fotto il titolo
di San Marco, della Carita, delia Mifericor-
dia, di San Rocco, e di San Giovanni, defle
cadauna di loro 200. uomini per andare in_
armata . S'intefe a di 3. di Luglio , come il
Re de' Romani difegnato Imperatore Maffi-
miliano, effendo fdegnato contra gli Svizzeri
e gli Agnelini , che aveano rotta e rnorta—
qualche quantira di gente del detto Re , vo
lendo farne vendetta, rauno alcune genti per
romperli & affaltarli. Et effendo all'ordine ,
5U Svizzeri e Agnelini vedendolo venire a_
loro danni , s'accordarono infieme talmente ,
che fecero campo , e furono alle mani col
campo del Re, e furono vittoriofi, e mifero
in rotta e in fuga il detto campo del Rc_ .
Da tutre e due le parti furono morte da per-
fone 4000. e piu. La perfona del Re de' Ro-
mani per dubbio dellira e dell*impeto de'
nimici fe ne fuggi in Borgogna . E gti Sviz-
zeri e Agnelini feguitavano la vittoria con_
fare gran guafto dove c&pitavano, depredan-
do animali affai . E fi riducono verfo la parte
dt Trento . Non fo quello che ne feguira .
Giudicafi che fara appunramento e accordo .
1 Veneziani intefa fimilnuova, n'ebberogran-
diflimo piacere e contento, perche vedevano
il Re de' Romani in tante calamita, che pib
di lui non dubitavano d'avere guerra ne con
trafto per oueft* anno , perche gli era ne
ceffario di ftare in Alemagna ,■ e fedare i
tumulto di que' Popoli follevati , e non-
rompere verfo le parti di Trevifo , come_
per 1" accordo fatto col Turco dovea_
fare .
. A di 4. di Luglio 1499. la Signoria Vene-
ta ebbe per molte vie intelligenza e certa fa-
puta, come in Boffina s'adunavano da cavalli
feimila in ottomila , e che Scandei Bafsa era
Capitano di quell' efercito . Onde fi giudica_
cernflimo , che quefto raunare di Turchi in_
quel paefe foffe per fcorrere e danneggiare te
parti del Friuli . Per quefto acciocche que*
ropoli doveffero effere in ordine , fecero fa-
pere a tutti , che doveflero ftare provifti , e
condurre le biade e beftiame nelle Caftella_,
acciocche i nimici non le depredaffero . A di
6- di Luglio per lettere da Ragufi de' »8. del
Paflato , e ancora per relazione a bocca
ael Nobile uomo Luigi Bon partito da quella,
smtende, come l'armata maritima del Signor
iurco a di 9. di Giugno era partita da Co-
Tom. XXIV.
B
D
t - u* " m. g 2
ftantinopoli per GalKpoK con niimero di na"
vili infiniti . E che in quel luogo fi doveaj
dare fpedizione a tutto, e chegiudicavanodi'
fubito doveffe effere in ordine . Dicevano an-
cora che il Gran Turco in perfona- s'era par->
tito da Coftantinopoli alla volta di Chifplala i
Qualche quantita di Turchi di que' che cor->
fero ful territorio di Zara , andarono allavoI-<
ta di Sebenico per depredare quel luogo . Mav
que* di Sebenico effendo prevveduti fi pofero*
in ordine , e furono. a i paffi ftretti contra i
Turchi , dove non li lafciarono paffare , c_'
convenne loro tornare in dietro . Perche ia^
quefto noftro Golfo maritimo s'intende alcu-
ne Fufte Turchefche danneggiarealcuninoftri
Grippi , e non lafciare paffare le lettere , ches
venivano dal Generale, Ie quali molroimpor-
tavano, per vietare cio, prefero nel Configlio
de' Pregadi di armare quattro Fufte, e ne fe-
cero Capirano Ser Agoftino Malipiero , al
quale diedero una Galea fottile , che doveffe
andare alla volta di Schiavonia , attomiando
que' luoghi, per fare netti que' mari. Non_'
v'era fegreto che fi facefle a Venezia dalla_
Signoria , che il Duca di Milano nol fapeffe .
Onde avendo avuta notizia delle grandi prow
vifioni che faceva la Signoria per trovare da-
nari, e fapendo la lega fatta col Re-di Fran-
cia da' Veneziani a luo danno , comuicio a_.'
temer quello , che di anzi mai non gli era_>-
potuto entrare in mente, che la Signoria vo-
leffe confentire, che H Re di Francia il cac-
ciafle dallo Stato. E volle per cio anch* egti
fare provifione di danari. E mife al fuo Po-
polo il Qpintale, che e il Quinto delleentra-
te . E facevalo pagare per forza a chi non vo-
leva, non avendo verun rifpetto. Onde i Po-
poli molto fe ne lamentavano . A di 11. di
Lugtio , avendo fatto la Signoria aitre provi-
fioni per trovar danari , e non parendole an-
cora fufficienti , prefe nel Configlio de* Pre-
gadi di dimandare a tutte le fue Citta in Ter-
ra-ferma , che doveffero anch* eiTe conferire a
quefte angarie. E pofero il fuffidio, primo a
Padova di Ducati 10000. a Vicenza di Duca-
ti 8000. a Verona di Ducati 8000. a Brefcia di
Ducati iaooo.a Bergamo Jooo. a Crema 1500.'
aTrevifo 3oo.aUdine ,ealPolefine 1500. aRa-
venna 1500. a Cividale, Baffano , ealtri luoghi
e Caftella , di Ducati 3700. Che f urono in tutti Ia
fomma di Ducati joooo, A i quali Popoli , Citta
e Caftelli la Signoria fcriffe umanamente_ ,
efprimendo loro il bifogno, che avea. Oade
tutti rifpof. j ro graziofamente effere pronti e—
preparati a volere pagare e non tanto quel
fuffidio, quanto anche le facolta, i figliuoli ,
e la propria vita in fervigio di quefto Stato .
E cosi in vero fecero, che pagaroalo in ifpa-
zio di tempo e con qualche fatica maffime t
refidui . A di 13. di Luglio, per fare la no»
ftra armata maritima numerofa di navili , la
Signoria Veneta prefe d*armare 30. Caravdle
immediatamente , e mandarle in armata al
Generale . Cosi fecero , e fopra vi pofero ar-
tiglierie e uomiai bene in punto. In qoefta_>
guerra del Turco per quefto armare truova-
no, che la Signoria ha fpefo pih di Ducati
ijoooo. e ancora non ne e fuori , e di conti-
nuo e per giornata fpendeva molto pia fecon-
do le belliche occorrenze . A d» fuddetto fu-
rono lettere dal Capitano Generale da mare ,
date da Modone de' 18. 19. 20. e 24. di Giu-
gno , per Ie quali s*intende , che l'armata_
Turchefca dovea ufcire dallo Stretto parte fq
F a aoa
C H R O
riontutta a di 15. di Giugno paffato, e che_
l'ofte terreftre con grande impeto e moltitu-
dine di perfone s'era moflb e avviato verfo la
Grecia. E quefto e quanto per ifpie e lettere
di diverfi luoghi egli poteva intendere. Onde
per quefta mofla del campo terreftre verfo la
Grecia, e dell' armata maritima, chetantoin-
dugiava a ufcire , fi poteva giudicare 1'animo
« la volonta del nemico dover' eflere all*_
efpugnazione di Napoli di Romania piu pre-
fto che d'ogni altro luogo . Della qual cofa_
vedendo quefto il Capitan Generale, dilibero
di mandare nuovo foccorfo a Napoli , per ina-
nimire e confortare que' Popoli , promettendo
loro con buone parole che tenendofi viril-
mente, farebbono rimunerati, e che egli non
mancherebbe loro mai d'ajuto. E di fubito
Ipaccib il Provveditore Simone Guoro , col
quale mando 200. fanti dafatti, ecemitidell'
armata. E in compagnia di tale Provvedito-
re tolfe quattro Galee fottili, con ordine e_
commeflione al detto Provveditore , che in_
cafo prevedefli certamente il nimico per mare
e per terra venire alla efpugnazione di quel
luogo, immediatamente e fenza dimora do-
veflefi con Ie fue Conferve ritirare nella Ter-
ra, e con le ciurme fmontare nella Citta per
difefa di quel luogo. La qual Citta di Napoli
di Romania fi trovava beniflimo all' ordine_
d'artiglierie, paflavolanti, polvere, bifcotti ,
e frumenti in quantita, e uomini da 8000. da
fatti, e combattenti . Ancora per piu ficurez
fca di quel luogo , e acciocche aveflero mi-
glior cagione di tenerfi , tolfero e Ievarono
per pegno tutte le donne, putti , e foftanze_
foro , che furono condotte con grande riguar
do a Malvafia. Oltre di quefto il dettoGene-
rale comando al predetto Provveditore , che
intendendo a cafo tencre il campo niraico e_
1'arraata maritima altra ftrada , e non venire
a Napoli, allora di fubito egli colle fueCon-
ferve e fanti fi debba levare con que' della_
Terra, che piu potra, e Iargo mare venirfene
alla volta del Generale, per poterlo mandare
in qualc'altro luogo, fe bifognafle. E fcrifle
lettere a' Provveditori e al Popolo di Napoli
di Romania, confortandoli , che fi doveffero
tenere virilmente , perche i nimici non po
trebbono nuocere loro mediante il divino
ajuto, e per onore & efalrazione dello Stato
Veceto, e della Fede Criftiana, corac ficon
vicne.
Del mefe di Luglio 1499. per lettere della
Boflina, e d'altri luoghi s'intendeva, che al-
cuna quantita di Turchi s'adunava in quel
luogo, per fare correrie, e depredare la Pa-
tria del Friuli. Onde di fubito fecero faper-
lo a que' della Patria, i quali ne eranoincre-
duli, e con comandamenn efprefli, che fido-
veffero con le perfone e foftanze ritirare nel-
le Citta e Caftella murate, acciocche i Tur-
ehi venendo , aveffero la campagna libera e_
fpedita, e non poteffero far danno alleanime
Criftiane. Oltre di quefto la Signoriacoman
db al fuo Provveditore di quel luogo , che_
dovefle fare la defcrizione del paefe, e quan
ti uomini da fatti vi fi trovavano. Onde que-
gli rifpofe di avervi da uoroini 12000. da_
fattt, Stradiotti 1000. e uomini d'arme 1500.
c che afpettavano il Turco con buono ani-
«no , e fperavano d'averne vittoria . Intefo
quefto k Signoria Veneta, e fidandofi delle_
parole del Provveditore, e perche efla non_
potea ne avea il modo di fare provifione nel-
N
A
B
D
I C O N 84
la Patria , perche non fapea di certo che i
Turchi vi doveflero correre , non fecero al-
tro provvedimento . II Capitano Generaleroa-
ritimo de' Veneziani prefentendo 1'armata del
gran Turco eflere molto piii potente della_
fua, per farfele eguale & eflerle alTincontro
bifognando , fcrifle al Cardinale e al Graru
Maeftro di Rodi , che 1'armata , che aveano
pofto in ordine in quel luogo per difefa di
quella Citta , vedendo e conofcendo chiara-
mente il Turco non andare a' loro danoi ,
doveflero in quefto interim fubito farla veni-
re a congiugnerfi col prefato Generale , che
la pagherebbe cortefemente . La qualearmata
era di Barze 15. e 5. Galee, e alcune Fufte_
beniflimo in punto. E per eflere la detta ar-
mata Franzefe, la Signoria impetro dal Re_
di Francia, & ebbe un comandamento alCa-
pitano di quella , che immediatamente fotto
la fua difgrazia doveffe con tutta l'armata_
aderire al comandamento del Capitano delt*
armata Veneziana , per la buona pace e pel
grande amore, che effb Re portava a' Vene-
ziani . Onde a Venezia fe ne fperava qualche
bene , e s'afpettava una indubitata vittoria— .
A di 12. di Luglio cffendo piu volte (lata_
follecitata la Signoria dagli Oratori del Re_
di Francia refidenti a Venezia, che al tutto
dovefle far levare da Milano il fuo Oratore_
Veneto appreffo quel Duca, e tutto ficevano
per dare ad intendere al detto Duca , che an-
cora i Veneziani volevano confentire, che al
tutto egli fofle cacciato dal fuo Stato, e ch_.
pervenifle in mano del Re , la qual cofa mai
il Signor Lodovico non pote credere , quefta
fua incredulita fu cagione di gran male con-
tra il prefato Duca , che non poneva all'or-
dine le cofe fue, come avrebbefatto, feavef-
fe creduto tal cofa. Ora avendo diliberato la
Signoria di venire con tale opinione al Confi-
glio de' Pregadi, 8c effendo difputata la ma-
teria, fu determinato di fopraftare per ora_,
veduto ancora che il Re di Francia non avea
fatta alcuna moffa contra il Signor Lodovico.
E volevano che egli fofle il primo a rorope-
re, come richiedeva la ragione . Cosi dimo-
ravano le cofe. II quale Ambafciadore Vene-
to era maliflimo veduto a Milano, e poftaglt
ancora mente ad ogni fuo andamento. A di
25. di Luglio per lettere da Sebenico dal Se-
gretario s'intefe , ehe a di primo del detto
raele 1'armara Turchefca maritima era ulcita
dallo Stretto, e che il campo terreftre faceva
grandi giornate. T.wien non fe gli da ampia
fede . Certamente e una gran cofa, che fino
a quefto giorno non fi fappia la verita di
quefta armata, e maflime dove debba andare
a ferire. Chi diceva a Napoli di Romania, e
chi a Corfu . II Re Federigo Napolitano po-
neva in ordine e con grande preftezza cavalli
mille d'uoraini d'arme beniflimo in punto, i
quali mandar volea alla volta di Roma , per
venire al comandamenro del Duca di Milano.
E quefto faceva acciocche animofamente po-
teffe dimoftrare 1'animo fuo contra il Re Fran-
zefe. A di 24. di Luglio s'intefe, come aCa-
ftelnuovo appreffb le parti del Friuli erano
giunti cavalli 10000. de' Turchi, cheafperta-
vano il mandato dalla Porta, per dovere fu-
bito correre nella Parria, e mettere tutro a_
fuoco e fiamma. Onde per que' luoghi fi fa-
cevano grandiffime provifioni. E pero la Si-
gnoria comando a Carlo Orfino fuo Condot-
tiere , che con 600. cavalli uomini d'arme_
doveffe
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V E N
kvrferkirarf-a quella parte per d.fefa di
Suoghi. II Cardinale Afcanio V.cecan-
Lfliere di Roma vedendo i grandi movimen-
ridel Re di Francia e de' Venez.ani contra
U Signor Lodovico fuo fratellc >, e dub.tando
Jifdel fuo Stato .dilibero d. dargli foccorfo
con o«h mezzo, che gh fofle poffibile. Info-
tatitMpto fe ne fuggi da Roma con tutto
U fuo teforo. Si giudica che debba vemre a
Milano. Ma non v'era ancora giunto: prefu-
jnendofi la fua perfona effere quella, che do-
teffe del tutto ftabilire gli animi de Popoli ,
e riparare alla riputazione e cbnfervazione_
delkT Stato di fuo fratello, effendo che egli
in vero foffe della eredita e difcendenza della
Cafa Sforzefca , e fempre fi fia trovato fuori
di Milano. Che fe H fratel fuo Signor Lodo-
vico e ftato un mifcredente e roancatore di
fede, e contra i fuoi Popoli un Titanno, egli
000 v*abbia colpa , e che ancora il Ducato
debba pervenire in lui . A di fuddetto la Si-
gooria Veneta per nieffi volantiffimi fpacciati
dal Capitano delPefercito del Re di Francia
Don Giangiacopo de' Triulzi , ebbe notizia_
di avere eflb con alcune genti d'arme corfo
Sa quello d'Aleffandria della Paglia , luogo
ilel Sigoor Lodovico, e dello Stato Milanefe.
Dal qual luogo d'Aleffandria erano ufciri al-
cuni baleftrieri a cavallo, per difendere r enon
lafciare paflare pib avanti le genti Francefi
1 quali baleftrieri del Duca furonomorti, pre
fi, e malmenati da i Francefi. Qnefta moffa
dtl Re fu molto prefta e repentina . Chi ha
ingegno, pu6 confiderare effere ftata inconfi
derata, e fatta fenza premeditazione , avendo
dimoftrato al fuo nimico il fegnale di guerra,
prima che le genti fue Francefi foffero in or-
cine, ne ancora adunate per roroperelaguer-
ra al Duca di Milano . La cagione principale
di tal moto fu , che vedendo il Re la Signo-
ria eflbre roolto pigra, e alquanto fpaventata,
nel rompere guerra al Duca , & effendo egli
defideroio di conquiftaqe quello Stato, cono-
fcendo veramente di non potere fenza il brac-
cio della Signoria confeguire il defiderato fuo
effetto, diliberb di eflere il primo arompere,
e di poi a far muovere i Veneziani , come_
fegui. Cbe avendo effi prefentito fimili cor
rerie , incominciarono a metterfi alfordine
E in quefto di nel Configlio de' Pregadi fe-
cero due Provveditori in campo in Brefciana,
cioe Ser Mefchiorre Trivifano , e Ser Marc-
aotonio Morofini Cavaliere , uomini degnif-
fimi, de' primi Senatori, e pib efperti nelle_
guerre , e in fattt d'arme . I quali doveffero
con ogni foUecitadtne fpacciare e follecitare
1'adunanza del campo, e a tutti i Condottie-
ri, Conti, Capitani, e Governatori ne,' fatti
d'arme, e ad altri.allo ftipendio di San Mar-
co, per nonzj e iettere, e comandamenti or-
dinate, che fotto la difgrazia della Signori&_
doveflero cavalcare in Brefciana all* ubbidien
za di taii Provveditori .
Le qnab prorifioni e muovimenti bellici
qianto foflero giati al Re di Francia non e
pofftbile efprimerlo. Pel contrario al Signor
Lodovico Duca di Milano dt quanto difpia-
cere e cordoglio foffe tal noova , non e pof-
fibHe il dirlo, e di doglia al tutto volea mo
rire, vedcndofi oon eflere potente a contra
«are a quefte due potenze si grandi . Ancora
i Popoli per la graude nimicizia che gti por-
tavano per le grandi tirannie e infulti fatti
loro» cominckvaoo vcduto il muoverfi de'
T U M.
8<s
B
D
Veneziani a' fuoi danni ad ammutinarfi. E
gia effb Duca metteva la cofa difperata. Ma
come fapientiflimo Signore, ma. di pochiflu
mo cuore, dimoftrava di rion avere paura_
della moffa del Re e de' Veneziani . E folle-
citava di mettere in ordine le fue genti d'ar-
me , e le Citta, e le Caftella , per eflere in-
contro a' nimici , avendo anche ferma fpe-
ranza di rimuovere i Veneziani e renderfeli
pacifici. Efopra cio adoperava ogni fua arte
e ingegno verfo lo Stato Veneto per pacifi-
carlo con lui. Ma non v'era rimedio. Pec
lettere di Sebenico de' z6. di Luglio s'intefc
come circa 500. cavalli Turchi eflendo giun-
ti fu quel territorio, e fattevi alcune corre-
rie , que* della Terra con xoo. cavalli degli
Stradiotti erano ufciti fuora ; & effendo va-
lentemente alle mani co' Turchi , que' di Se-
benico furono vincitori , e tra morti e prefi
furonne 120. de' nimici , e conduffero 1 ca-
valli nella Terra con allegrezza. II refto de*
Turchi fuggi pe' bofchi . Onde avendo que*
di Sebenico intefa tal cofa , diliberarono coa
le ciurme di doe Galere , che ivi fi trovava-
no , cioe Valerio Marcello e Giovanni Mali»
piero di andare a trovare i prefati Turchi , i
quali effendo di tale muoviroento accorti ,
tolfero fu, e fe ne fuggirono. A di 28. dt
Luglio , vedendo la Signoria Veneta le cofe
di Brefciana molto ftringere, e che il Signoc
Lodovico per quanto poteva fi facea potente
in arme con grandiffime minaccie a tutti, fa>
cendo fapere a' Popoli , che davagli 1'animo
di contraftare alle potenze collegate de' Ve-
neziani e del Re di Francia , e gia fi divul-
gava che avea fatto cavalcare alcune fue_
genti d'arme fopra Olio, i Veneziani pernon
iftare pib in dimora prefero nel Configl.o de*
Pregadi di togliere a foldo GianfrancefcoCa»'
raccioli per capo delle fanterie, il qualc
avea fama d'effere il primo uomo d'Italia_,
commendato grandemente da tutti, e mafli-
me dal Duca d'Urbino . Al quale per ono-
rarlo la Signoria diede per falario Ducati 100.
al mefe per la fua perfona tanto, e la con-
dotta di fanti 500. e di baleftrieri jo. a cah
vallo. E immediatamente gli fcriffe pregan-
doto & efortandolo che dovefle accettare ta-
le condotta, e che portandofi bene in tale_
imprefa, non mancherebbegli maggiore eflet-
to , & efalrazione della fua perfona . 11 quale
volentteri accetto con larghe promeffe . Do-
po molte difpute nel Configlio de' Pregadi
la Signoria comando al fuo Ambafciatore-
Marco Liporoano Cavaliere , refidente apprefc
fo il Duca di Milano , che con onefte e ac-
comodate parole doveffe prendere licenzadal
prefato Signore, e il piii prefto ridurfi ful
territorio Veneto. E quefto fecero per la_
Sjrande ftimolazione che facevano gti Amba-
ciatori Francefi per tale effetto. La Signori*
Veneta prefenti a quefti tempi per meffi vo-
fantiffimi , come Marco da Martinengo conu
alcune genti d*arme a nome del Duca di Mi-
lano era cavalcato lopra Riva d'01io in Bre-
fciana , e noo avendovi trovato genti d'arme
della Signoria, fe n'era tornato a Milano , e
avanti che da quella Riva fi partiffe, la cir-
condb cavalcandola tutta, e maffime dalla_
parte di Bergomo , dove giudicava che- do-
veffe paffare la gente Veneta. Tornato a Mi-
lano, dimoftrb di non dubitare pib de' Ve-
neziani , che non foffero in ordine , e fi ri-
voltb effo Duca con tutte le fue gentid'arme
alla
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C H R O N
alla volta de* Franzefi, de* quali affai dubi A
tava e faceane ftima.perche ne rifuonavano
grandi cofe. II detto Marco da Martinengo
da Brefcia e Gentiluomo Veneto, e pe' gran-
di meriti de' fuoi anteceffori , e per effere-
un valentuomo la Signoria avealo tolto in_
grande grazia, e tenevalo molto accarezzato
e onorato, e tra' primi Condottieri del Ve-
neto ftipendio era pofto e apprezzato . Al
cjual Marco la Signoria diede di condotta_
400. cavalli d'uomini d'arme, che fu molto
bella e degna alla fua condizione. Nell' ar-
dentiffima guerra di Pifa la Signoria il man-
do a quell' imprefa pel piii fidato, valente, e
caro Condortiere che aveffe, e il fece Go
vernatore di quelle genti d'arme, talche era B
crefciuto in tanta riputazione, che piii non_
fi potrebbe dire. Ora, ficcome fanno coloro
che non hanno cervello ne ingegno, e che_
divcntando di piccoli grandi, par loro tutto
ftar bene e far bene, nella amminiftrazione_
Pifana fi porto egli con tanta fuperbia e ar-
roganza, che niente pifi . Tutti di lui fi la-
mentavano. Nelle cofe delle genti d'arme e
nelle battaglie interponeva fempre filenzio e
dimora, per farlo intendere al nimico, e per
farlo mettere in ordine. Teneva prarica e_
s'intendeva col Signor Lodovico. Tanti fu-
rono i richiami di tal' uomo alla Signoria_ ,
che prefentendo le pratiche di lui col Duca
di Milano, fugli comandato che dovefle ve-
nire a Venezia a i Capi del configlio de'
Dieci . II quale prefentatofegli , intela la co
fa, il cafso dalla fua condotta; e per noa_
ifvergognare Ia fua Cafa, e la fama de' fuoi
vecchi buoni padri, non fecero altro al det-
to Martinengo. II quale di fubito ando al
foldo del Duca di Milano , da cui ebbe con-
dotta di 600. cavalli . Onde dimoftro vera-
mente 1'intelligenza , che per tutto divolga-
vafi aver'egli col Signor Lodovico , effere_
vera . E prima che fi partiffe da Brefcia ,
vende il fuo ftabile, mobile, e poffeffioni ,
acciocche la Signoria non vi merteffe le ma-
ni fopra: & era Brefciano. II Signor Lodo
vico fpaccio di poi un Meflo volando al fuo D
Ambafciatore, che trovavafi a Venezia, che
anch' egli dovefie prendere licenza. E cosi
fece. E nella mattina de i 30. di Luglio il
prefato Oratore di Milano in Collegio con_
accomodate parole prefe licenza . E a di }.
di Agofto di notte pani per Milano .
A di primo d'Agofto 1499. prefero nel
Configlio de' Pregadi, che avendo 1'Oratore
del Duca di Milano tolto liccnza, gli dovef-
fe efiere fatto intendere, che in termine di
tre giorni doveffe partire, perche piu non_
1'aveano per Oratore ma per Ifpior.e. Cosi fu
dichiarata al detto Oratore 1'intenzione del
Veneto Senato. Ancora in quefto giorno fu
preio di togliere a foldo il figliuolo delCon-
te di Pitigliano con due fuoi nipoti , e dare
tra loro di condotta cento uomini d'armc_ .
Quefto fecero per neceflita: , che in quefti
tempi tutti .1 foldati erano al foldo di diverfi
Signon: che in tanto muovimento di guerra
in ltaha a rovina di un tale e si potente_
ftato, quale era quello del Duca di Milano
penfare fi debbe , che cadauno fi poneva in_'
difela, e fpendcvano piu di quello che pote-
vano Parti a di detto Ser Melchiorre Trevi-
, T^Y^ 6 ^' 101 ' 6 g enc ' r a'c in campo ail*_
volta di Brefciana per cominciare a fare f u
«1, e porto con fe per far provifione Ducati
I C O N 88
25000. A di j. del detto mefe parti Vido
Morefini pagadore in campo, che porto con
fe Ducati 10000. La Signoria fe faceva gran-
de provifione di danan , n'avea grandiflirao
bifogno. E prima in Brefciana avevanelcam-
po deftinato all'imprefa del Durato di Mila-
no, cavalli 8000. d'uomini d'arme, e fanti e
provifionati 6000. che valevano al mefe di
foldo Ducati 4J000. Avea nella Patria del
Friuli cavalli 2000. d'uomini d'arme, e altri
fanti, che volevano piu di Ducati 7000. al
mefe. A di 8. detto parti Ser Marcantonio
Morefini Cavaliere Provveditore Generale_
pel campo, col quale ando ancora Monfieur
di Belmonte Oratore Francefe con venti ca-
valli, al quale la Signoria dava per le fue_
fpefe Ducati 200. al mefe. Si giudica che il
detto Oratore andaffe in campo, perche co-
nofcendo il naturale Veneto eflere pigro nel-
le fue fpedizioni , egli le folleciterebbe mol-
to piu, e farebbegli eflere piu prefti nelTele-
quire il loro effetto. Giunfe a Venezia a_
quefti giorni il Principe di Salerno, che ve-
niva di Sicilia, & era ftato molto tempo in
prigione al tempo de i Re Napolitani. La_
cagione della fua venuta in quefta Terra non
s'intende. A di 7. d'Agofto giunfe a Vene-
zia Ser Marco Lipomano Orator Veneto ri-
tornato dal Duca di Mihno . Furono lettere
di Aleffandria di Giugno, che fcnvono come
per lettere del Cairo per uomini venuti d'In-
dia intendevano , come a Colachut , e ad
Adera nell'India Citta principali, erano ca-
pitate tre Caravelle del Re di Porrogallo ,
che le avea mandate a cercare delle I(ole_
difperfe, e di quelle era Patrone il Colom-
bo, due delle quali per la correntia dell'ac-
qua s'erano rotte, perche erano venute a fe-
conda, 1'altra non poteva piti tornare in die-
tro per convenirle d'andare contr' acqua_ ,
laonde a' marinai Portoghefi era neceffariodi
tornare addietro per la via del Cairo. 0_ue-
fta nuova mi pare grandiflima , fe e vera_ .
Pero io non le prefto autentica fede . A di
8. di Agofto ridottofi il Configlio de' Dieci
diede tnglia a i difubbidienti , e prima a_
Marco di Martinengo da Brefcia : che chi il
prendeffe e'l conduceffe vivo nelle forze_
della Signoria, abbia immediatamenteDucati
3000. d'oro, e chi il menaffe morto, abbia-
ne Ducati 2000. E ancora contra fette Capi
di circa Stadiotti 200. che fi trovavano al
foldo del Duca di Milano, diedero taglia_
d'ammazzarIi,o di condurli vivi . A di 9. del
detto mefe giunfe a Venezia Gianfrancefco
Caracciolo Capitano delle Fanterie, il quale
avuto udienza dalla Signoria, molto la rin-
grazio della dignita e condotta concedutagli,
offerendofi in vero di fare talmente, che di
lui n'avrebbono buono fervigio con onore &
efaltazione dello Stato Veneto , & econtrau.
i Padri Veneti il ringraziarono della buona
volonta, e fattigli i dovuti onori , lo fpedi-
rono. A di 10. furono lettere da Corfu di
Ser Andrea Loredano ivi Provveditore , per
Ie quali breviter s'intende, come l'armata_
Turchefca nel fuo venire verfo Capo Mata-
pan, effendo fopra Capo delle Colonneverfo
Capo Malio, a di 11. di Luglio fu affaltata
da una grande fortuna. La quale tanto affa-
tico i Marinari e i legni,che pe' crudeliflimi
venti fu ncceffario di fepararfi, e gli altrile-
gni fcorfero diverfamente in altri luoghi .
Uno Schirazo corle verfo la Cania, e veduto
per
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t
to V E N
wr que' della Terra, furono mandate alcune
barche a prenderlo. II quale trovaronoeflcre
earicodibifcotto, e di duegroffe bombar-
de con otto uomini . Iquali efaminati dico-
no'eflere 1'armata Turchefca di Vele -67.
Tamen per effere uomini rozzi , e di poca_
pratica non fi diede loro fede. Si diceva an-
cora che in quefta fortuna erano pericolati
daio. navilj di diverfe forte, tra' quali tre
Galee fottili. Fatto di poi buon tempo fi ri-
dufle tutta 1'armata infieme, e ciunfe adi 17.
di Luglio a CapoMatapan. Veduto l'approf-
fimare della detta armata il Capitano genera-
le Ser Antonio Grimani Procuratore, come
jnagoanimo e di gran cuore diliber6 di le
varfi, e di andare all'impeto de' nimici , e_
bifogoando, ancora far tatti. Dati i fuoi or
dini comando al Capitano delle navi, che_
era a Sapienza col refto delle navi , che fi
dovefle levare, ed egli immediatamente con
booo cuore doveafi levare col refto dell' ar-
la qoale in tutto era di Galee fottili
E
A
mata,
UMl.) *— .
44. col Provveditore Guoro, che era giunto
da Napoli di Romania, il quale vedendo l'ar-
mata Turchefca protedere pih avanti, e non
effere il fuo intento per refpugnazione Napo-
litana, fe ne era ritornato in armata . Itewu
di Galee groffe 14. di Grippi armati a modo
di Galee lottili J. di Fufte j. e di Navi grof-
fe 18. Le altre navi piccole trovandole non
a propofito per combattere , le fecero difar-
mare a Modone e furono it. E per dare no-
tizia di tutto, io noter6 qui fotto gli ordini
dati per Meflere Antonio Grimani Capitano
generale circa a' navili groffi e piccoli , che
ntrovava, per inveftire animofameote, febi-
fognava, 1'armata nimica. E primo:
Ai ntme deW eUrno Iddio, e di San Marco
Protettor noflro, a di 28. di Luglio 1499. i«-
mare fopra il Zoncb-.o . Noi Antonio Grimani
Procuratore t Capitano Gentralc d» Mare , per
diliberazione fatta comandiamo , tbe facendo
hwn vento , ficcbi noi pojfiamo andare foprcu.
vento atfarmata Turcbefca, col nome , e col fa-
vtre di Dio fi debba invefiire la predetta arma-
ta nimica, acciocebi non pafji piu avanti a dan-
no ietta Signoria noflra Uluflrijpma . Io Niccolo
ia C»' da Pefaro Proveditort fon contento di
quanto di fopra i fcritto . to Simone Guoro
Promtditore fono contento &c. Io Domenico Ma.
lipiero Proweditore , fon contento &c. Noi An-
tonio Grimani Procuratort t Capitano. Fatta t
firittaper mano di Marco Bevazzani CanceU
liere. Qpefti fono gli ordini dati alle Galee
fottili pel detto Capitan generale, di quanto
t'abbia a efeguire combattendo , fe bifognera
contra i noftri nimici . E primo : In mezzo
della detta armata il Magnifico Generale con
quattro Galee fottili de' pih valenti Sopraco-
miti , che a lui parranno . Dalla banda deftra
Ser Niccol6 da Ca* da Pefaro con quatordici
Galee fottili beniffimo in ordine , e di valen-
ti uomini . Sotto quefto Provveditore furono
i Sopracomiti Ser Marino Barbo, Andrea da
Mezzo , Marcantonio Contarini , Marco
Grioni, Batifta Polani, Tommafo Dandolo ,
Giovanni Corner, Nobili Veneti. Ser Calo-
brio d'Iftria, Giovanni Mattaferri Zaratino ,
Giacomo da Liefina, Bernardo di Buchia da
Cataro, Oliviero Morello da Corfh, Bernar-
dino da Manopoli , e Francefco da Mefola_
da Pago. Dalla banda finiftra Ser Simone—
Guoro con fedici Galee fottili beniffimo in_
ordine e di valentuomini . I Sopracomiti fot-
B
T U M. , e
to di lui furono Ser Paolo Nani, Nicolo da
Ca' Tagliapietra, Nicolo Marcello, Francef-
co Pafqualigo, Giacomo Barozzi, Antonio
da Canale , Marco Salomone , Niccolo Bar-
barigo, Nobili Veneti: Ser Giorgio Colombo
da Cherfo , Francefco de Dominicis d'Arbe ,
Girolamo de Fumatis Zaratino, Niccolo Tam-
borolich da Sebenico , Girolamo Cipicco d*
Trah , Giovanni da Traai , Ottaviano da_
Brandizzo , e Carlo Zeno di Candia . Per
antiguardia e foccorfo dell' armata Ser Do.
menico Malipiero con dieci Galee fottili be-
niffimo in ordine, per dare ajuto dove pa-
reagli che bifognaffe all' armata combatten-
do. I fopracomiti fotto lui furono Ser Mari-
no da Leze , Filippo Baftdotma , Stefano Bra-
gadino', Francefco Zera , Francefco Fofcari-
ni, Nobili Veneti: Ser Orfolo da Zara, Pie-
tro da Sebenico, Giacomo da Spalatro , Alef-
fandro de' Gotti da Corlh, e Francefco da_
Curida da Otranto. Dichiarando a tutti 1S0-
pracomiti che debbano tenere le Galee fotti-
li tanto larghe 1'una dalfalrra, che non s'in-
veftano, perche ne feguirebbe qualche incon-
veniente di rompere di remi e d'altro. Per6
fieno fempre unite il pih che potranno, ak
per cofa che vada male , s'abbiano a muove-
re dal loro ordine, fotto pena della privazio-
ne della Sopracomiteria . I Provveditori del.
le Galee ordinate fotto loro non fi poflano
partire dalla compagnia del Generale, fenon
avranno comandamento da fua Magnificenza»
ovvero dall* Amiraglio.a nome fuo dell' ordi-
ne, che abbiano a feguire, e dove abbiano
ad andare, e con quali Galee . E non coman-
dando coia alcuna, vadano fempre unite~ *
ut fupra. Se accadera di tpglierequalche im-
/prefa contra i nemici , e pel Generale, o per
alcuno de' Provveditori a nome di eflo lui
fara comandato a' Sopracomiti , che vadano
a inveftire con la Galea in alcun luogo, que*
Sopracomiti, che fubito non ubbidiranno a_
quanto (ara loro commeffo, fappiano d'effere
non folamente privi della Sopracomiteria_> ,
ma che faranno ancora privati della vita, co-
me difubbidienri e vili . I Comiti veramente
delle dette Galee, che non ubbidiranno al
Generale e a' Provveditori , ma vorranno ub-
bidire a' loro Patroni, e non inveftiranno ,
fieno ipfo fabto appiccati per la gola Finche
durera la battaglia , alcuna delle Galee o de*
noftri legni armati non poffa fotto la pena_>
della forca fare alcun buttino , fe non fatta_>
che fara la battaglia. Se alcuno contrafara, e
fara accufato, 1'accufatore abbia tutto ilbut-
tino, e fia fuo, e il contrafaciente fia priva-
to della vita.
Giunfero in quefti giorni dopo dati gli or-
dini fuddetti, Galee grofle 4. e alcune Navi
beniifimo in punto, tanto che al partire del
Generale da Corfh verfo 1'armata nimica, fi
trovava egli avere Galere fottili 44. groffe_
18. Navi grofliflime 4. e da botti ottocento
in gih Navi 30. Grippi e Fufte armateaCor-
fu ij. in tutto Vele di diverfe condizioni e
forte in numero di nr. Mand6 ancora alCa«
pitano delle Navi Ser Luigi Marcello , che_»
era a Sapienza, che doveffe mettere in ordi-
ne tutte le Navi, che iyi erano, eftarepron-
to per levarfi, perche fubito il Generale_
manderebbegli a dire quello, che ne dovefle
feguire, perocche aveano diliberato d'invefti.
re 1'armata Turchefca in mare con buonven-
to, E che delle fue Navi doveffc ilMarcello.
farn*
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c
farne tre parti, una per la fua perfona , l'al-
tra fotto Ser Albano Darmicr, e Ia terza_
fotro Sebaftiano Marcello: e mettere quegh
ordini, che la materia ricercava per onore_
ed efaltazinne della Signoria . Avuto quefto
comandamento, di lubiro come vinle uomo
e di buon cuore mando il detto Luigi Mar-
cello a chiamare i Patroni delle fue Navi , e
fatte loro le dovute efortazioni , feceli met-
tere in ordine, e le divife in tre parti a un-
dici navi per parte . Afpettavano il mandato
dal Capitano Generale di quanto dovea fe-
guirne. Ancora il Generale comando a Ser
Antonio Diedo Capitano delle Galeedel Traf-
fico , e a Ser Andrea Bafadonna Capitano
delle Galee di Barberia refidente a Sapienza ,
che cadauno di loro doveffe togliere fotto il
fuo dominio nove Galee grofTe per uno . E
mando la nota de' Patroni, che doveano ef-
iere fotto il Diedo e fotro il Bafadonna . E
che cadauno di loro andafle unito, e fi met-
teffe in ordine, e di buon cuore fteflero ap
parecchiati , fe bilbgnava, d'in veilire 1'arma-
ta nimica. 11 nome di que' Fatroni fu, prima
tre Galee al viaggio di Fiandra Ser Luigi
Pafqualigo, Ser Fantino Quirini, e Ser Lo-
renzo Pafqualigo. Tre Galee al viaggio del
Traftico, Ser Luigi Marcello e quefta avea_
il Capitano fopra, Ser Andrea Marcello, e_
Ser Lionardo de* Prioli. Quatro Galee iru
AlefTandria , Ser Giufto Guoro, Ser Trojano
Bolani , Ser Francefco Michieli e Ser Vin
eenzo Polani . Quattro Galee al viaggio di
Batuto, Ser Lione da Molino, Ser Giacomo
Corner, Ser Giovanni Moroftni , e Ser Paolo
Calbo. Tre Galee al viaggio di Barberia_ ,
Ser Giovanni de' Garzoni , fopra la quale_
era Capitano il Bafadonna , Ser Girolamo
Cappello, e Ser Jacopo Moro. EfTendo ve
nuto gia alcuni giorni il Cardinale de'Medi-
ci fratello di Pietro in quefta Terra, fu agli
undici d'Agofto 1499. fu dalla Signoria Ve-
neta, & ebbe l'udier,za, e con pochiflimc_
pirole <i fpedi , e le raccomando il fratello .
Dimorava eflo Cardinale a Murano in cafa_
de' Lipomani. Dopo alquanti giorni fe ne_
tornb a Bologna. Vedendo il Duca di Mila-
no, che d'artuzia 1'ltalia non ha il pari , i
muovimenii bcllici del Re di Francia e de'
Veneziani, e parendogli la cofa importantif
fima , e che orarnai bifognava infanguinare_
le camice, vedendofi ancora in pubblico ab
bandonato da tutti, ancorchc fegretamente_
n.ohi Signori Italici porgeflergli ajuto , che
era raoltO poco, dilibero di ajutare quella_
parte del (uo Stato, di cui piit dubitava, &
era quella verfo Francia . E llibito fece leva-
re tutte le fue genti d'arme da Riva d'Olio,
e le fede cavalcare verfo Aleflandria della_
Paglia, mollrando a tutto il Mondo di du-
bitare piii della Francia, che de* Veneziani .
A Brelcia erano giunti i Provveditori Vene-
ti lopra il campo verlo il Duca di Milano .
I quali con ogni follecitudine fpedivano Ie_
geuti d'arme e le fanterie, non ifparmiando
danari. E fperavano avere in ordine a ogni
comandan.ento fatto per quefta Terra , di
rompere al Duca con 10.00. fanti. E que'
che alla giornata erano alTordine, manda-
vanli con ogni preftezza fopra Riva d'01io
ad afpettare il mandato. Furono lettere da_
Roma a di 13. d'Agofto , per le quali s'in-
tencleva, come il Sommo Pontefice per ono-
rare la Signoria e per darle ajuto e favore ,
H R O N I C O "N
9S
B
D
E
_vea in proponimento di mandarle Legato
a lattre il Cardinale Borges ; onde fu giudi-
cato pe' Padri Veneti, che piu tofto il Pon-
tefice il dovefle mandare per qualche fpezia-
Ie luo bilbgno, che ad altro fine. Dalle let-
tere del Generale da Modori s' intende , che
eflendo giunta ivi la nave de' Pellegrini , «u,
avendo il Generale intenzione di ntenerla ,
fece loro un degniflimo convito. Dopo che
ebbero fatto buona ciera infierne, il Genera-
le fece umanamente intendere a i detti Pel-
legrini, che vedendo egli eflergli conrra l'ar-
mata nimica , per falvezza della Fede di
Crifto , e dello Stato Veneto, gli era neccef-
fario ritenere la nave loro, e impedirne il
viaggio , e che miglior merito farebbe loro
morire per la Fede, che andare al Sepolcro
di Crifto . Che fe eglino dubitavano di veni-
re in armata, reftar doveflero a Modone, nel
qual luogo farebbono accarezzari e onorati
fecondoche meritavano . I quali Pellegrini
rifpofero, che al tutto volevano venire a_.
combattere per la Fede e piii tofto per que-
fta morire, che andare al Sepolcro di Cnfto.
E gli oflrirono tutti i daoari, che fi trova-
vano, che poterono elTere Ducati 25000. e_
pifi , e ne furono ringraziati . A di ludetto
vedendo i Padri Veneti 1'importanza della_
guerra principiata contra il Duca di Milano,
e conofcendo che una prefta fpedizione fa-
rebbe a propofito per non ifpendere, e che_
la falute dello Stato loro era pofta nelle ma-
ni del Conte di Pitigliano Gjvernatore Ge-
nerale da terra , per farfelo benevolo , e cha
di buon cuore s'efercirafle in quefta imprefa,
pel Configlio de' Pregadi concederono a un_
fuo figliuolo il Velcovato di Cividale di
Belluno, nuovamente vacato, e per autorita
del detto Configlio ne fu fcritto al Sommo
Pontefice. II qual Conte di Pitigliano ringra-
zib di molto la Signoria, e fi moftro alfezio-
natiflimo allo Stato.
Adi 19. d'Agofto 1499 s'intende per Cor-
rieri volantifllmi , come 1'efercito terreftrc_
iel Re di Francia, Capitano Monfieur di Li-
gni, e Mefler Giangiacopo de' Triulzi , ha_
rotto al D ica di Milano con grande animo e
cuore a di 13. di quefto inefe. II primo luo-
go, cui s'approflimarono , che fu il Caftello
di Raza, per intelligenza fubito ottennero, e
poi prefero ancora la Terra di Raza per for-
za, e ammazzarono fanti 500. e uomini d'ar-
me Ko. che furono fatti prigioni e morti . La
quale Razi e luogo di pochifllmo momento,
e da non farne ftima. Della qu.il cofa inga-
gliarditi i Franzefi con gran luperbia fe nc_
venivano avantt. Si prelentarono ad uni Cit-
ta chiamata Anon, c a di 15. aveano princi-
piato a bombardarla. Se ne attende il fegui-
to. II Duca di Milano era in fuga, e non fa-
peva che fare ; pure non dimoltrava cofa al-
cuna, e con buon cuore fi poneva in ordme,
non facendo ftima del nimico. Avendo i Pa-
dri Veneti veduto la mofla del Re di Ftan-
cia contra lo Stato di Milano , per mante-
nergli la fede promefla, fubito mandarono un
comandamento pel Configlio de' Pregadi , che
fenza alcuna dimora i Provvediton gencrali
in campo Ser Marcantonio Morefim Cavalie-
re, e Melchiorre Trivilano , doveflVro colle
genti d'arme pallare il fiume Olio e con tut-
to il campo rompere virilmente contra il Du-
cato di Milano. Aveano i Veneziani m or-
dine nel campo loro cavalli d'uomini d'arme
fjooo.
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V E N
6000 e 1000. fubito doveano effcre all* or-
dtae." che fommano cavaUi 8eop.efanti 6000.
con irriglierie infinite per bomterdare , e ro ;
vinare Citck e CaftelU , fe bifognaffe. Ve-
dendo il Signor Lodovico eflergli rotta guer-
ra da due parti con eferciti potentiffimi , e_
conofcendo non eflere baftantile fue fora<u.
per venire alla campagna, dilibero di fortih-
carfi nelle fue Fortezze, fperando di mante-
nervifi. In vero avea fempre avuto , e ora_
era di pochiflimo cuore e animo . Lafcio in-
Milano Governatore il Cardinale Afcanio e_
il Cardinale San Severino. A Cremona e in_
Gerraddada mandb il Conte di Cajazzo . La
fua perfona erainun luogo, ora in un'altrofi
trovava. Cosi ancora divife tutte le fue gen-
ti d'armi , fanti , e artiglierie, e le pofe fe-
condoche gli pareva nelle Citta, e Fortezze,
e Caftella , a tutti facendo buon cuore , per
che fi doveffero mantenere , che loro non fa
rebbe ingrato . A di 20. d'Agofto furono let-
tere da Pifa, per cui s'intende, come approf
fimandofi a' Fiorentini il termine. di dover
pagare i foldati del mefe paflaro , per non_
parere che tanto tempo foflero ftati in dar-
no , diliberarono effi Fiorentini con cavalli
700. d'uomini d'arme , e con fanti 40C0. di
dare al tutto la battaglia alla Citta Pifana_
E fi ftrinfero virilmente per darla generale
e per ottenere in quel giorno la detta Citta
A di 11. di detto mefe a ore dieci vi fi acco
ftarono con grande animo, talmentecheeran
vi quafi entrati dentro . Ma di cid previfti
Pifani , vedendo le tfofe loro effere a mal ter.
mine, diliberarono piu tofto tutti di morire.
che venire alle tr.am de' nimici . Convocati
rutti nella piazza si Nobili , che Citradini , e
contadini, uomini, e femine, chi con la fpa
da, chi con lancia , e chi con fafli e pietre_
concorfero con animo difpofto a morire ver
fo la parte della Citta, che gia i nimici avea
noottenuto. Combatterono crudeliflimamen
te finoalla notte fcura, tal che a' Fiorentini
convenne ritirarfi in dietro cort gran danno
vitupero, e vergogna , e con morte di molti
di loro . Effendo fopragiunta la notte , ca
dauno delle parti fecondoilcoftumefi ritiroin
dietro . Di poi rivedoto il numero loro, furono
trovati corpi 200. del campo Fiorentino nelle
foffe dellaCittadiPifa, tra' quali molti Conte
ftabili, e uomini di capo . Fu detto che fu morto
oprefoVitellofoCapitano de'Fiorentini . De 1
Pilani veramente pochi morironne. Fu ferito
Guglielmo Capitano delle fanterie. Per da-
re qualche refrigerio a i fanti e foldatt per
premio delle loro tatiche, e della vittoria ri
cevuta , i Pifani diedero alle fanterie una_
paga. Onde fu giudicato che que' danari fof-
fero ftati loro mandati da Lucca , Siena , e
Genova: le quali Potenze per nulla volevano
confentire, che i Pifani effere doveflero lud
diti de' Fiorentini . Di quanta laude e gloria
fofle a' Pifatii quefta vittoria , lafcio a te_,
Lettore, il confiderarlo , che da morte rifu
fcitaronoa vita. IFiorentini vedsndofi ribat-
tuti, e che quafi piu non v'era rimedio, per
alleggerirfi della fpefa tornarono in dietro , e
il caropo loro fi principiava a disfantare . Per
lettere da Lucca s'intendeva come in quel
luogo fi trovava un Commeffario pel Duca di
Milano , che affoldava fanti , e mandavane a
Milano quanti ne potea avere. Per lettere_
del campo.Franzefe date in Anon s'intende,
che vedendo que' di Anon , che i Franzefi
Tom. XXiy.
B
P U M. 9 4
volevano bombardare la Citti loro, per non
patire finiftro, fi renderono. E avendo il Ca-
ftello tolto rifpetto , ne volendofi dare , lo
prefero per forza, e ammazzarono tutti que*
che v'erano dentro , che erano molti fanti.
Si dovea effo campo ievare da quel luogo , e
andarfene verfo le altre Citta e Caftella Mi-
lanefi con gran feguito. II Duca. di Milano,
vedutoilprogreflb, che faceva il caropo Fran-
zefe , non fapea che fare . Si trovava in Mi-
lano perduto , e il Cardinaie Afcanio il con-
fortava. Tamtn non faceva provifione alcu-
na , e non vedendo rtmedio al fuo Stato , at-
tendeva ad accumulare danari . Del che tutti
fi maravigliavano , che effendofi egli dimo-
ftrato fapientiflimo , volefle cosi miferamente
perdere il fuo Stato si grande e si degno ,
fenza fare veruna provtfione.
A di ij. di Agofto 1499. dopo definarej
furono lettere da Brefcia da i Provveditori
del campo , per le quali s'intendeva come il
campo Francefe avea ottenuto Caftella/zo, e
avea prefo Valenza fopra il P6, Iuoghi del
Duca di Milano , di non grande momenco .
E che venivanO verfo Milano. A di 24. del
decto mefe il giorno di S. Barrolomeo avanti
giorno giunfero lettere dal Capitano Genera-
le per via d'Otranto per terra de' *8. di Lu-
glio , e de' 4. di Agofto , date in Modone— ,
per cui s'intendeva che a di 24 di Luglio
avendo eflb Capitano intefo efiere rarmata_
Turchefca tra Capo Galo, e il Grifo , e Sa-
pienza , tra i quali luoghi la detta armata_.
veleggio fino a di . 28. che fu il giorno nel
quale entrb in Portolungo , il fuddecto Ge-
nerale con buono e virile animo fi levb con
tutta la noftra armata, che era di Galee fot-
tili 44. di Navi 28. e di Galee groffe 14. da
Modone , e prefero la volta verfo l'armata_,
nimica verfo Capo Matapan. II di feguente-.
che fu a di 25. fcontrb , & ebbero vifta dell"
armata nimica fopra Capogalo, la quale tut-
ta unita veleggiava verfo terra , moftrando
di avere paura . Onde il Capitano Generale—
fi pofe in ordine per inveftirla. Ma l'armata_.
nimica acoorgendofi di quefto, dubitando di
eflere perdente, entrb come impaurita in Por-
tolungo. Vedendo il noftro Generale di non
porerla offendere in detto Porto, diliberb dt
lafciare veleggiare le Navi e Ic Galee grofle
fopra quel porto , & egli colle Galee (ottili
ando a Modone per confortare que' popoli.
Timen pel fucceffo del tempo , come vedrete,
s'intefe, che avendo veduto il noftro Capita-
no Generale Tarmata.Turchefca tanto nume-
rofa di navilj e potente, fi perded'animo , ne
mai la volle inveftire, ancorche foffe fopra_.
vento dell' inimica . E all' armata Turchefca
non per paura , ma pe' venti convenne per
forza entrare in Portotungo. Onde egti fcnf-
fe tutto il contrario alla Signoria . E quefta
e la confuetudine de* Veneziani , che vanno
a' fervigi dello Stato , i quali mai non ifcri-
vono la verita , falvo guando torna loro a
propofito. La quale conftietudine b cattiva_
e pericolofa , perche fi dovrebbe avvifare_
fempre la verita , e lafciar correre le cofe,
come vool la fortuna. Dopo che il noftro
Generale ebbe vifta dell' armata Turchefca,
mai piii non s'ebbe di lui buon fervigio, tan-
to erane impaurito e avvilito . Entrata ouel-
la in Portolungo, da iTurchi fuggiti e dagli
Spioni s'intefe effere di Galee lottili 60. dt
Galeotteto.di Navi «i.tra le quali eranvene
' G
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tre grofTiffime , e tre Galeazze molto grofTe .
fu di una delle quali eravi il Capitano clel I*
armata beniflimo in ordine d'artiglierie e di
Giannizzeri infiniti.e Palendarie, e altri Na-
vilj fino alla fomma di Vele 26*0. delle quali
ve n'erano centottantaquattrodel Signor Tur-
co , e il refto era di diverfi Mercataiui e di
Navilj tenuti per forza . La quale armata fa-
cevatremare tutto il Mondo, e maffimeiVe-
neziani, che erano tanto impauriti, che non
fapevano piu che fare, e n'attendevano il fe-
jniito. Per lettere di Corfii de' fei d'Agofto
s'intende, come il campo terreftre del grar_
Turco fi trovava al Guardiari , luogo dove_
avea deputato di fare la maffa e raunanza_
delle fue genti d'arme . E che la fua perfona
era ivi con perfone 60000. e che avea fatto
Porta e chiamato a se tutti i Bafsa a confi
glio . A' quali fece intendere che la fua opi
nione era di dovere andare all' imprefa di
Corffi. Ma veduto il perdere di 20. fuoi Na-
viljper fortuna, e che la fua armata da mare
era molto da lungi, e facilmente farebbe im-
pedita dalla Veneziana, e intendendo e(Tere_
Corfu inefpugnabile e fortificato , avea dili-
beraro di ommettere 1'imprefa di Corfu , e_
andare a quella di Lepanto. Fatta tale dili-
berazione fpaccio un Corriere volando alla_
fua armata, facendo fapere al Bafsa Govema-
tore di quella, che come prudentiffirr.o e fa-
pientiffimo doveffe con 1'armata prefto venir-
fene a Lepanto. E cafo che dall' armata de'
Veneziani foffe impedito, fe fi trovava fupe-
riore di forze, doveffe inveftirla e fuperarla.
Ma quando fi vedelfe inferiore , doveffe piu
tofto ruornare nello Stretto , che perdere Ia
fua armata. Quefto s'ebbe per depofizione_
d'alcuni Spioni venuti dal campo del Gardari
a Cotfu . I Veneziani non fi lodavano molto
del Conte di Pitigliano Governator generale
di tutto il campo , perche non dimoftrava_
d'andare diritto in quefta imprefa contra_
Milano. Si giudicava che dal Duca Lodovi- 1
co fofTe ftato fubornaro. Tuttavolta i buoni
e lavj Veneziar.i vedendo la cofa effere anda-
ta tanto avanti , che ccn difficolta e vergo-
gna fi potea ritirare in dietro, davangli buo
ne parole, e 1'accarezzavano con lettere . E
nel fuddetto mefe nel Configlio de' Pregadi
prefero di fcrivere a Roma al Ponrefice in_
raccomandazione di un figliuolo del detto
Conre, che s'era fatto Prelato, acciocche pel
Pontefice de' primi vacanti Benericj fopra lo
Stato Veneto foffe provveduto di valnta di
Ducati 800. d'entrata ogni anno . Tutto fe-
cero pcr animare il padre a doverfi portare
in quefta imprefa con amore e fede da va-
lentuomo . Ma i Provveditori Veneti , che_
erano in campo fcriveano, che il detto Con-
te faceva tutto il fuo sforzo di ritirare in_
dietro tale imprefa , e defiderava fempre di
prendcre le vie piu lunghe , acciocche 1 Ve-
neziani non aveffero il defiderato effetto con-
tra lo Stato di Milano. Pel cainpo da terra_
la Signoria fpendeva a quefti giorni Ducati
40000 ogni mefe oltre Ia guerra maritima.
Scrivea il Capitano Generale di aver pofto
j fuoi ordini per combattere, e cheacadauno
Provveditore avea dato le f u e Galee e guar-
die, e luoghi, dove doveffero combatrere c
daqual banda. E tutte le Navi e Galee grof-
fe, che erano fopra Portolungo e che veleg-
giavano, e volteggiavano dintorno quel luo-
go, dubuando egli di qualche fortuna, che_
N I C O N ><f
A le butuffe in terra, dilibero di farle venire_
tutte al Predono , e ivi afpettare l'armata_
Turchefca per inveftirla . Che tutti erano tan-
to defideroft di combattere, che niente piii ,
e tutti ftavano di buono animo e cuore, fpe-
rando una gloriofa vittoria . Effo Capirano.
moftrava tant'aniino quanto un lione, nemai
ceffava d'efortare le ciurme a combattere per
la falute della Patria e della Fede Cnftiana.
Onde a Venezia fi lodavano tanto de' porta-
menti di quefto Capirano , tanto apprezzavan-
lo e '1 commendavano in ogni fua dilibera-
zione e azione , che alla mia penna vano fa-
rebbe il defcriverlo. I Padri, i Senatori , i
Gemiluomini , i Cittadini, e tutto il Popolo
a una voce cantavano le lodi e le degne ope-
razioni d'Antonio Grimani Procuratore Capi-
tano Generale, e '1 ponevano fopra il Magno
Aleffandro , il famofo Annibale, e 1'illuftre
Giulio Cefare. E tanto fe ne lodavano, che
altro Senatore Veneto non avrebbono voluto
pcr Ioro Capiran Generale. E molto piii di
quello, che fcrivo, che parmi eflere vano di
eilere tanto proliffo. E ne fono ftato io pre-
fente, e n'ho voluto far nota , accioche chi
leggera quefto mio Libro , poco dopo vedra
quefto Capitano di tanta fama e gloria veni-
re in grande vitupero , vergogna e infamia, e
potra confiderare, le cofe mondane effere va-
ne e volubili, che in un menomo momento e
volgono. II Generale nella Citta di Modonfi
fcopri, che alcuni Mori abitanti ivi, la notte
fi buttavano all* acqua , e nuotavano all' ar-
mata Turchefca, dandole avvifo del fucceffo
dell' armata Veneta , e de' fuoi andamenti.
Onde furono prefi , e intefane la verira, fu-
rono dicapitati . Si divulgava a quefti tempt
a Venezia , che mai per alcun [tempo la Si-
gnoria Veneta non fi trovo avere ful mare si
potetrte e numerofa armata di gente , di na-
vili, e d'artiglierie . Et erano fopra 1'armata
Veneta di combattenti da perfone 20000. in_
fu , benche molti affermavano eflervene piu
di 25000. Non fi facevano pregare a doverc_
andare in armata , anzi tutti di/pofti per la_
Fede di Crifto e per la falute della p.uria,
defideravano di comb.utere, fperandone certa
vittoria contra i nimici. Per alcuni Genovefi
fuggiti dall' armata Turchefca s'intendeva la
condizione di quella, e '1 numero de' navili
detto di fbpra. Certamente affermavano, che
vi erano Axapi 2000. e Gianizzeri Jooo. II
refto gente fenza governo , e da tirare il re-
mo, male in ordme, e che era Capitano de*
navili groffi Camali Corfaro. Per lettere di
Corfw de' 12. d'Agofto 1499 s'intende , che
fopra il Z*nte e la Cefaloniafi vedevano ve-
leggiare alcune Vele Latine, che giudicavanfi
effere 1'armata Francefe, di Barche 16. e Gi-
leoni Per la qual nuova a Vinegia ftavano
di buona voglia . In quefto di capitarono let-
tere dal campo Francefe , per le quali s'in-
tende come effo campo proccdeva molto avanti
con gran vittoria, e che avea prefo la Rocca
di Raza , Anone, Sintirana , Valenza, Bifi-
gnana , Borgo di Livego , Frafcaro , Caftel-
nuovo di Tortonefe , Sale , Ciftello , luoghi
di poca tmportanza. Prefero ancora la Citta
dl Tortona, e il Iuogo di Vigevano. Ipoveri
ludditi Milanefi pieni di timore e di vergo-
gna volevano piu tofto renderfi ancorche ma!
volentieri alla dedizione Franzefe , che mo-
rire, perche i Franzefi a coloro che tenevanfi
ofttnati nel renderfi non perdonavano Ja vi-
ta.
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97
V E N E T U M.
r e tutti feoza mifericordia erano pofti a fil
V D ada Quantafuperbia ufavano i Franzefi,
non h poffibileilnarrarlo. Trifti coloro, che
caoitavano nelle loro mani. Pareva loro dt
fare faerificto a Dio, quando facevano ingm-
,ia a qualche Italiano. Per lettere del campo
Veneto de* *J. di Agofto , verfo il fiurnc.
Olio fcrivoso che buona parte del noftro
catnpo avea paflato quel fiume , e che lubtto
paffera il refto, e che i cavaili leggieri erano
iodattavanti fcorrendo , e aveano pacifica-
mente prefo cinque Ville, tra le quah Cofo.
II Duca di Milano avvilito piu che feminau- ,
dove prima per tucco'1 Mondo era ftimato il
piufapiente uomo d'Italia, ora era tenuto pel
pijj pazzo , che fi lafciava togliere lo Stato
fenza fare provigione alcuna. Ma vedendo
eeli il campo Franzefe vittoriofo e fuperbo
approffimarfi alla Citta di Milano , dilibero
d'effergli incontro, e avanti che i nimici paf-
faflero piii oltre , eflere alle mani con loro .
E diliberd di andare in perfona in campo.
Chiamaro a se il Conte di Cajazzo, nel qua-
le molto confidava, eMarcoMartinengo tra-
ditore dello Stato Veneto con fanti 700. or-
din6 e comando loro , che fi doveflero met
tere all* ordine, che voleva andare in campo
contra i nemici. E fece il fuo teftamento.
Lafcio il figliuolo fuo primogenito erede del-
10 Stato di Milano , e che il Cardinale Afca-
nio loffeGoverna.tore del tutcofinchevivefle.
Egli folo con 40. Squadre fi^parri da Milano
alla volta d'Aleffandria della Paglia. Mando
11 Conte di Cajazzo con 300. uomini d'arme,
e Marco Martinengo alla volta di Pizighetto-
ne verfo 1'efercito Veneto , dove giunto in-
tefe avere il Caftellano di quel luogo intelli-
genza co' Veneziani , e fubito il permuto, e
ve ne pofe un' altro .
A di vj. d'Agofto 1499. a un'ora e mezza
di notte , trovandofi il Configlio de' Pregadi
fu diverfi confulti , giunfe un Corriere a po-
fta fpacciato da Ferrara con lettere alla Si-
gnoria del Vefcovo di Milano , non molti
giorni prima partito da Venezia dove era_.
Oratore pel Doca di Milano . Le quali lette.
reaperte dicevano, come conquattro cavalli
era giunto incognito a Ferrara , e che pre-
gava la Signoria che gli concedefle di poter
venire fino a Venezia, e che foflegli diputato
un luogo nel Monaftero dt San Giorgio Mag.
giore, 0 per piu comodira di conferire infie-
me, nel Palazzo del Principe, perche agite
rebbe cofe che farebbono veramente di glo-
ria e d'onore a quefto Stato . E brevemente
che il fuo Signore il Duca di Milano cede-
rebbe a'Veneziani tutto il fuo Stato , di cui
ne faceffero quella parte che loro piacefle, e
che farebbe loro carta bianca . Avendo la Si-
gnoria confulrato quefta materia , confideran-
ao che ci6 fofle proceduto per trattenerew
1'imprefa , acciocche i campi non s'innoltraf-
fero piu avanti, e che non potevafare accor-
do veruno col Duca per la lega e fede pro-
mefla al Re di Francia, per non dare ancora
ad eflo Re fofpezione , che s'afcoltaflero i
mefli e nunzj del nimico , cofa che fe altri
non l'aveffe fatto , avrebbela il Duca di Mi-
kno fatta intendere alRe, per fare venire in
difcordia i detti Potentati , finalmente rifo-
Iuh chiamarono a fe ilCorriere, e comanda
rongli fotto pena della tefta.che dovefle im
mediatamente partirfi, e fenza altra lettera-
tar iapere al Vefcovo, che avealo mandato.
Tom. XKIK '
B
E
che per nulla avefle animo d'avvicinarfi a*
confini Veneti, perche come ribello il fareb-
bono prendere . Chiamato fubito l'Oratore_
Franzefe refidente a Vinegia, glt moftrarono
la fuddetta lettera, e narrarongli la cofa, il
quale a nome del fuo Re ringrazio tnolto U
Signoria, e n'ebbe molto a caro, e difle non
eflere altra fede al Mondo , che quella de'Ve-
neziani. A di 18. di Agofto furono lettere^
dal campo Veneto a Riva d'01io , come era
quafi tutto quel campo paflato, e aveano toU
to un piccol luogo chiamato Fontanelle, che
s'era dato di volonta . A di to. furono lette-
re da Ferrara di jeri , come il Doca di Fer-
rara per lectere da Milano venute volando
avea nuova, che il campoFranzefe avea pre-
fo la Citta di Piacenza , luogo importantifli-
mo. Con talvigore era parte delcampogiun.
ta in Aleflandria della Paglia , che_ aveane
prefo un Borgo , e giunto il refto def campo,
combatterebbono e bombarderebbono la Cit-
ta, che fubito fperavanodi avere, percheque*
Cittadini aveano gia fatto fegnali di renderfi.
Per quefta nuova il Signor Lodovico era ri-
mafto mezzp morto , e che dal fuo fenno fa-
pientiflimo era quafi ufctto, perche vedeva_,
al fuo ftato pochiffimo rimedio, e che inbre-
viflimo fpazio di tempo i nimici farebbono a
Milano . Per quefto fucceflb avea cangiatq
penfiero, e dove volea andare in campo con-
tra i nimici, dilibero con tutte le fiie genti
unite di tornarfene a Milano . E vedendo dt
non potere difendere alcuna delle fue Citta 4
fece il fuo penfiere almeno di mantenerfi in
Milano . II pih prefto che gli fu poflibile , vi
fece condurre tutte le artiglierie . E sforniti
tutti gli altri luoght , de' quali n'avea pochit
fima fperanza , u reftrinfe a farfi forte e po-
tente di genti , d'artiglierie , e di munizioni
nella Citta, e nel Caftello di Milano , e fpe-
rava dt prevalere gagliardamente contra i ni-
mici . Ma gia i Popou intendendo che i Fran-
zefi s'approffimavano a'confini , incomincia--
vaoo a follevarfi. A di 31. di Agofto furono
lettere dal campo de' Venez*ani , come fenz*
altro cpntrafto aveano prefo Caravagio , e la
Rocca fi teneva , onde aveano principiaco a
bombardarla . Avendo incefo il Re di Napoli
la fama corfa per cutto , come 1'armara Tur-
chefca era aflediata daquella de'Veneziani in
Portolungo , e che tutti giudicavano che i
Veneziani doveflero eflere fuperiori , fece re-
ftare i Colonnefi, i quali s'erano gia pofti in
cammino, per venire a nome del detto Re_
in ajuto del Duca di Milano, per non dimo-
ftrarfi niroico de' Franzefi e de' Veneziani *
dicendo tra fe : Subito cbe i Vtnttiani jaranna
liberi dalle forze Turebefcht , con lecita cagiom
vtrramto a* miei danni in Puglia , con dirt cbt
io fia fiato eontra loro. Ma fe avefle giudicato
eflere, come fu, vana lafama dt fopra, fenza
rifpetto alcuno mandava quel foccorfo alDu-
ca, perche non avea paura de*Veneziani, fin-
che l'armata Turchefca ftava fuori , perche i
Veneziani hanno troppo da fare a oftare al
nimico , non che oflendere altri . A di fud-
decto per lettere de* Provveditori del campo
Veneto s'intende, come volendo bombardare
la Rocca di Caravagio con le artiglierie pia
grofle , perche le piccole non le facevano
molto danno, que* della Rocca innavyerten-
temente ficcarono fuoco nella polve di bom-
barda, che rovin6 una parte di dentro della
Rocca, e ne furono morti dal fuocoquindict
1 G * aoffli-
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y 9 C H R O
uomini. Veduto quefto fuoco que'della Roc-
ca immediatamente fi renderono, ne piu fipo-
teano tenere. E furono fatti da i Proyvedi-
tori del campo due noftri Gentiluomini , che
a cafo erano col campo , cioe Gianantonio
Dandolo nella Terra, e nella Rocca Vincen-
so Giorgi, con fanti cento , perche foffero
per cuftodia di quel luogo , finche provve-
duto gli fofie da Venezia . Vedendo ll Duca
di Milano che le cofe incominciavano a pre-
merlo , che dalla parte di Francia fi proce-
deva con grande furia e vittoria , e che il
medefimo facevano i Veneziani, giudico non
effervi piii rimedio al fuo Stato, e dilibero
per ultimo di mandare celatamente in campo
&' Provveditori il Cardinale Afcanio , pregan-
doli con molte ragioni, che non procedefiero
piu avanti , che loro darebbe p.icificamente-
10 Stato promeflb dal Re di Francia , cioe
Cremona col refto diGeradadda, purche la~
Signoria volefle fovraflare all'imprefa,e non
andare piu oltre. Qjiefto faceva per adunare
tutte le fue genti d'arme contra i Franzefi ,
a' quali penlava di potere refiftere . Ma i
Provveditori Veneti avendo comandamento
da Venezia, che per nulla doveffero udire_.
alcun partiro delDuca, che poteffe fare,die-
dero licenza al predetto Cardinale , dicendo-
gli , che la volonta del Senato era di profe
Suire avanti, e mantenere fopra tutto la fede
ei facramento promefla al ReFranzefe. Del-
la qual cola intefa dal Re di Francia , egli
ringrazio molto la Signoria.
A di primo di Settembre 1499. furono let-
tere da i Provveditori del carnpo terreftre_ ,
come aveano ottenuto treVille, e che fegui-
tavano il loro cammino , e quanto procede-
vano avanti , tanto fenza contrafto acquifta-
vano. E anchefacevano intendere allaSigno-
ria i buoni portamenti di Gianfrancefco Ca-
racciolo Capitano de' fanti , che non ifpar-
miando la vita in ogni pericolo , era fempre
11 primo in ogni battaglia . Onde i Veneziani
erano molto contenti della fua perfona . Ca-
pito a Venezia jeri fera un'Oracore del Re_
de' Romani aU' ofieria del Lion bianco . II
fuo nome era Giorgio Cheler. Del di cui ar-
rivo avendone notizia la Signona, il rr.andb
a levare quefta mattina con inolt i Gentiluo-
mini, e gli diede udienza. Perlectere in que
fto giorno ricevute da Cren a s'intende pe:
via ai Milano come il campo Franzele avea
ottenuto per forza Alcfiandria della Paglia .
Avanti che i Franzefi v'entraflero , vedeodo
il Conte Galeazzo , che era al governo di
quella Citta , non eflervi rimedio, dilibero
di falvarfi, e con alcuni Capi , con quattro
cavalli (e ne fuggi verfo Milano , dove s'in
tende eflere giunto. Avendo il Signor Lodo-
vico fentito il conquifto di Aleffandria , fop-
portb tal cofa con grande moleftia.c conob-
be veramente non eflervi piu rimedio al (uo
Ducato . E come fapientiflimo conofcendo
che gli era neceflario di fuggire , dilibeio di
portare con fe tntti i danan che poteva, per-
che dopo qualche fpazio di tempo ll Popolo
di Milano affaticato e fazio dclle tirannie_
Franzefi, di nuovo il chiamertbbe al fuo fta-
to, onde avendo danari, faciliffimamente vi
potrebbe ritornare. Per ia)'effetto facevache
il fuoTeloriere in Milano invirgd ferred non
rifparmiando veruno, obbligalle tutti a paga-
re i Taglioni . E pareagli di poter fare cib
con lecita cagione, per manteneifi in iltaco .
N
A
13
D
I C O N !©•
Ma il Popolo di Milano conofcendo chiarar
mente che non era poflibile, che vi fi potef.
fe mantenere, dilibero di non pagare idanari,
e fatto capo tra Ioro , fi follevarono, e am-
mazzarono il detto Teforiere . A di }. del
detto Mefe furono Iettere volantiffime daMi-
lano, come a di ?o. d'Ago(to avendo ilDuca
chiamato il configlio di tutti i primi fuoi , e
ancora de' primi della patria, ne! qual con-
fulto fi trovava il Cardinale Afcanio , il Car-
dinale San Severino, il Cardinale di Ferrara,
e molti alrri, e il Conte Galeazzo, difle co.
me da tutte le parti vedeva proleguire i ni-
mici cou gran vittoria, e che doveflero con-
fulrare quid efllt ogendum in quefta cofa omai
del tutto difperata. Onde cadauno diffe la^
fua opinione-, e fu conchiufo difuggire, e di
non afpettare per cofa alcuna 1 nimici . E pero
dopo tale diliberazione il Cardinale Alcanio
con quello di Ferrara fubito andirono a Fer-
rara. II Cardinnle San Severino a Maitova .
I quali fi fcularono col Signor Lodovico, che
effendo Prelati di qualita , non volevano ne
potevano ftare in alcuna Fornzza . Partiti
che furono , il Duca Lodovico con due luoi
figliuoli , con nove Muli C3richi dtl fuo te^
foro tra oro e argenti, e con una carretta^
carica , con 500. fanti a ore diciotto de' Jt.
di Agofto fi parti dal Caftello di Milano, di-
cendo :
1
Nos Patriam fugimus & d'.*l:ia linquimus arva.
Per quanto fi dice, fe ne ando verfo Como ,
pero niuno certamente lo poteva intendere_.
Penfa, Lettore, con quanto cordoglio, affan-
no, e faftidio a un si fatco Signore di si glo-
riofo ftato fii ftata torzi in pochifilmi giorni
di abbandonarlo . II qnal Duca fi teneva ve-
ramente il monarca di fapienza di tutta 1'Ira-
lia , e gli bailava l'animo di comandare atut-
ta. Ora partito il Duca, il Popolo incomin-
cio a levare rumore, e chiamare la Francia.
Immediatamente tal voce fu portara al cam-
po Franzele, il quale era a Pavia, che avea-
no prefa i Franztfi il giorno avanti a di 30.
a patti. Avendo intefo Don Giangiacopo de'
Triulzi Capitano di Francia , come Ia Citta
di Milano era all t fua dedizione , vi fpaccio
alcuni cavalli leggieri , che doveffero reilare
in Milano, ed egli di poi con tutto 1'efercito
onoratamente dovea entrarvi. Q.uanta ammi-
razione deffe quefta cofa non folamente a tut-
ta 1'Italia, ina a tutto 1'univerfo Mondo.che
un si degno e gloriofo Stato in diciafette^
giorni fenza botta di fpada foffe ftato conqui-
ftato, e quanta riputazione n'aveffero iFran-
zefi in Italia, lo lafcio a te giudicare , chc_
tutta 1'Italia veramentii tremava di loro.Qiie-
fio provenne per la mala fama del Signor Lo-
dovico , e per le fue tirannie fatte, e per !i
malavolonta che avea contra cadauno. Onde
Iddio ne ha dimoftrato vendetta, chiamatagli
dal fangue de' Criftiani , effendoche egli e fta-
to cagione di far muovere il Turco conrra^.
Venezia, e non folamente contra i Venczia-
ni , ma 1'animo fuo era di farlo penetrare_
neiritalia, tanta era la fua cattiva volonta .
Che gli vale ora la fua fapienza , aftuzia, po-
tere, e teforo? Egli che per fima fuperchia-
va ogni Signore dcl Mondo, maflime per fa-
pienza, ora ha perduto il fuo Stato, come fi
vede, miferamente in pochifiimi giorni, che
appena un mercatante in si poco tempo av-
reb-
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rebbelo potqto cavalcare . Tutn i Tiranm
hao porutp vedere in lui uo degmffirao efem-
D io ^Gli e neceflario, come un povero Vaf-
_llo fuggirfene vilmente in mano di genti
barbe're, abbandonato da tutti . Chi fi trova
in alto ftatb , abbia mentd a guktere le cofe
fue a buon porto , perche fpefliffimo accade ,
che quando la fortyna ha pofto uno fopra_,
la ruota tant'aUo , che s'approffima alCielo,
il fa di poi cafcare, e il cadiroento e molto
maggiore. Cio bafti, percbe chi ha ingegno,
puo beniffimo confiderare il tutto.
H predetto Signor Lodovico per fare ogni
foerienza <li contentare i Popoli, acciocche
doveflero fopportare con pazienza queftaguer-
ra e non chiamare i Franzefi , anzi vigoro
famente contraftar loro, pensb a un rimedio.
Perocche da' Popoli di Milaoo gli era ftato
imputato , che avefle fatto attofficare il fuo
Nipote Duca di Milano , di cui era Gover-
natore (e come traditore, cupido di ftato, il
fece per toflico morire , e contra Ia volonta
de'Popoli in que' procinti di guerra fi fece_
Signore e Duca di Milano , e tolfe il Ducato
al figliuolo del detto fuo Nipote ) vedendo
ora il fuo Stato in imminentiffimo pericolo ,
moftro qoefto. figliuolo , che fu del Duca_
Giangaleazzo Maria , al Popolo . E gli fece_
fapere , che fe voleva , eflb Lodovico depor-
rebbefi egli medefimo dal Ducato , e cortefe
mente lo cederebbe al Duchetto , al quale_
veramente de jure perveniva . Ma il Popolo ,
che era fopra diverfe controverfie, e che vo
leva al tutto i Franzefi , non diede orecchio
a quefta ccfa . Anzi fi perturbo di molro, di-
cendo , che il Signor Lodovico volea dargli
quefto ad intendere , e che quando le cole_
ttiuero rafettate , di nuovo egli roonterebbe_
in iftato , egoverno. Onde via piu chiama-
vano Francia . Sicche in vero niuna cofa , e
niuno etTetto, ne penfiero gli valfe. E fi puo
qui beniflirno dire a propofito : che quando
la fortuna volta , non fi truova rimedio .
Avendo i Padri Veneti intefa la ntiova del
conquifto diMilano, non piacque molto loro
ne'fegreti e arcani delpetto, confiderando di
avere un vicino moho poflente , il quale fa-
ceva tremare tutta 1'Italia . E veramente ora
il nome Franzefe era in grandiffima riputa-
zione . Tenete certiffimo che piu volentieri
yolevano per vicino il Signor Lodovico, cbe
il Re Franzefe . Ne fi penso mai a Venezia_
che la cofa andar dovefle a quelto modo , &
eflere fpedita cosi prefto. L'opinione de'Ve
neziani farebbe ftata, <he tra il Re di Fran
cia e il Duca di Milano fofle ftata una cru
deliffima guerra , e tra loro foflero morti af-
fai, e aveffero confumati i loro danari, e che
cadauno fofle ftato si fattamente battuto, che
per qualche anno aveflero avuto di grazia di
ftare in pace . Tamen non oftante il difpia-
cere, che oe .aveano, dimoftravanne grandif-
nmaletizia , e confolazione , e maffime all'
Oratore Franzefe , acciocche potefle lcriverlo
al fuo Signore. Ma tutta la rovina d^lloSta-
to di Milano fono ftati i Veneziani , e quefto
pel grande odio, che portavano at SignorLo-
dovic o , perche eflb veramente ha fatto po-
chiffima ftima in ogni tempo de'Veneziani ,
e gli ha trattati come beftie, e uominigrofli,
tenendo percerto, che eglino mai nonavreb-
bono confentito di avere per vicino il Re di
Francia . Ma i fuoi penfieri gli fono andati
« fallo . E fe fi teneva amici i Veaeziani ,
B
D
T U M. ic,2
mai non perdeva il fuo Stato . Mi q»alch<_,.
fuo peccato gli ha tolto il cervello, e al tun-
to la fortuna ha voluto rovinarlo. S'intefe la
fera del di j. di Settembre 1499. che il Si-
gnor Lodovico co' figliuoli e co* fuoi car-
riaggi fe ji'era andato verfo Como , e che_,
que' del Caftello nol vollero accettare, e an-
cora in molti altri Caftelli non fu accettatg
da coloro , che egli avea pofti per guardia_
di que'luoghi :
Dum fortuna perit, nuJlus amicus erit.
Onde di neceffiti gli convenne d'andare alla
volta di Lamagna . I Veneziani immediata-
mente fpacciarono un Gripo alla volta del
raare fopra tutte Ie marine , che per tutto fi
doveflero far fuochi e fefte della ottenuta_,
vittoria dello Staro di Milano, e ancoranelL*
armata fi faceflero fefte , acciocche quefta_
nuova pervenifle alle orecchie del gran Tur-
co , il quale vedendo la rovina del Signor
Lodovico , che gli avea fatto prendere 1'arme
contra Veneziani. temeffe alquanto e fopra-
ftafle d'andare pih avanti . Pierro de' Medici
a quetti tempi rifiedeva a Venezia, e toltavi
abitazione , vi dimorava coroe Cittadino . Ia
auefto giorno furono lettere da' Provveditori
el campo Veneto, come a di primo di que»
fto ottennero una Terra chiamjra Soncino ,
che fi refe , e fimilmente la Rocca , e chc_..
andavano verfo Cremona , e fpcravano d'ave-
re per tutto gloriofa vittoria . Per Iettere di
Brefcia in quefto giorno s'intende , come il
Popolo Cremonefe avendo intefo il fuggire—,
del Duca di Milano , s'era follevato, e dato
di mano alle armi, e cacciati fuori i Gover-
natori Duchefchi , era divifo in varie opinio-
ni . Chi chiaroava Francia , e chi i Venezia-
ni. Veduto quefto muovimento di,fuggirc_
del genero, il Marchefe diFerrara avea gran-
de paura, mavivea in ifperanza. IlMarchefe
di Mantova non rideva di fimil garbuglio ,
ne dimorava fenza timore. Pure attendevane
il fine. A Venezia non volevano di .quefte-.
vittorie fare alcuna fefta di fuochine dicam-
pane , fe prima non intendevano il feguito
delle cofe maritime \ dalle quali tutto dipen-
deva. A di 4. diSettembre furono lettere de*
Provvedirori del CampoVeneto, come erano
accampati cinque miglia lontani daCremona.
Avendo intefo cio i Cremonefi , mandarono
Ioro a dire nel campo, chevolevano rifpetto
di un mefe a renderlT. Li qual cofaper nulla
vollero i Provveditori confentire , e total-
mente niegaronla . Tamdjm s' accordarono ,
che in termine di quatrro giorni doveffero
rifpondere i Cremonefi. I quali fubito fpac-
ciarono Ambafciadori a Milano per intende-
re , fe veramente il Duca era fuggito , che_.
nol porevano credere . E il campo afpettava
di fuori. Fu comandato a quefti giorni dalla
Signoria Veneta al Podefta e al Capitano di
Ravenna, che doveflero andire a Cotignoia
luogo del Duca di Milano a' confini di R&«
venna , per vedere di averlo . E quando co-
loro voleflero far qualche contrafto , dovef-
fero mandarvi alcune genti d'arme , che era-
no agli alloggiamenti nel territorio dt Raven-
na, e che tutte quelle genti d'arme e cavallt
doveflero andare a quefta imprefa . A di 6. di
Settembre 1499. per lettere da i Hrovvedi-
tori del campoVeneto s'intefe» come aveano
prefo Caftel Lione , e Cafalmaggiore , e aU
cuni
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. • ~ . - '
ie; C H R O
«uni altri Caftelli di non poca importanza ,
c che attendevano la rifpofta da' Cremonefi ,
altrimenti fpirato il termine erano diliberati
di dar loro battaglia. LaCitta di Milano era
in maggiore tumulto, che giudicare fi pofla,
perche era fenza capo e fenzagoverno. Tutti
j Popoli e Gentiluomini erano coll'arme in_
mano, dtvifi in tre parti. Una parte chiama-
va il Duchetto figliuolo del quondam Gianga-
leazzo Maria , il quale fi trovava a Milano ,
perche il Signor Lodovico nol volle menare
con fe , e quefta parte avea grandiflimo fa-
vore . Altri chiamavano Giangiacopo de*
Triulzi, e quefti non erano pochi . Altri i
Veneziani. Niuno ora chiamava la Francia ,
c da che era fuggiro il Signor Lodovico ,
aveano mutata opinione, e per nulla non vo-
levano che il campo Franzefe entrafle in Mi-
lano, dubitando delle tirannie delle genti bar-
bere. E mandarono a dire al Triulzi , che_
erano contenti, che la fua perfona enrraffe-
colle genti Italiane , e non con altri. Ma_
perche i Franzefi fono fopra 1'arme , e po-
tenti, al difpetto de'Milanefi entreranno den-
tro Milano fenza contrafto alcuno , e della_
Citta faranno quello, che loro piacera . Per
lettere del campodi terra s'intende cheTefer-
cito Franzefe era maliflimo in ordine di ca-
valli e d'ogni altra cofa necellaria alla Mili-
zia. I quali poteano eflere da cavalli oboo. e
altre genti a piedi aflai . E veramente fi con-
chiude , che ogni quantunque piccolo con-
trafto avefle fatto il Signor Lodovico , fi fa-
rebbe potuto beniflimo difenderc . Tatnen ftc
fata volunt . II campo Veneto avea cavalli
dooo. beniflimo in punto, e benche foflero
diputati altri cavalli e genti , non eranopero
efle cosi in ordine .' Nel Configlio Veneto
nel di fuddetto, per daie animo e cuore a_
Ser Antonio Grimani Procuratore Capitano
de!l'armata maritima , fecero Vincenzo Gri
mani fuo figliuolo del Configlio ds' Pregadi,
per dare efempio a tutti gli altri. II qualc_
Vincenzo non avea per avanti avuto alcun'
officio. Fecero ancora del Configlio di Dieci
degli ordinarj Ser Angiolo Trivilano quondam
Ser Polo , il quale nel carico di follecitare_
1'armare, e di fpedire Galee, e Navili all'ar-
mata, fi porco degniflimamente, e fu da tutti
commendato ne' fuoi portamenti , onde per
rimunerarlo, e per efcmpio a tutti il fecero
degno di tal dignita.
A di 7. di Settembre furono Iettere da_
mare, per le quali s'intefe, che adi 12. d'A-
gofto , eflendo ufcita 1'armata Turchefca dal
Zonchio fopra Caftel Rampano , volendo an-
dare al fno camminoverfo Lepanto, non cu-
rando d'eflere alle mani , finalmente accofta-
tefi le due armate infieme , diedero il fuono
della trombetta di battaglia. AlbanoDarmier
fu il primo, che con la lua Nave , fecondo
1'ordine dato dal Capitano Generale , viril
mente e con buon cuore , come valentuomo
e buon patrizio , non iftimando la propria_
vita per onore e gloria della patria, invefti
la Nave grofla del Turco . Di poi fece vela
Stefano Ottobuoni Patrone della Nave Pan
dora per inveftire la predetta nave nimica .
Et eflendo per partirfi (opragiunfe nell'armata
Veneta il notabile e degno di perpetua me-
moria Gentiluomo Andrea Loredano quondam
Ser Francefco, la cui fama durera in fempi-
terno, il quale dalla Signoria fu prepofto per
Provve.Utore 4 Corfu, e di tutta quelHfola.
A
D
E
I C O N 104
Onde avendo intefo certiffimamente , che il
campo terreftre del Turco teneva la volta di
Lepanto, & eflere certo che'l Turco nonpo-
tea venire all' imprefa di Corfu , parendogli
di ftare in darno in quel luogo, & effendo
cupido effo Loredano di onore e di gloria ,
dilibero al tuttodi andare all*armata per com-
battere, e con 8. Gripi e 4. Caravellc benif-
fimo in punto fe ne venne in armata al Ca-
pitano Generale. A Venezia ne fu moltobia-
fimato , effendoche non fi dovea partire dal
luogo deftinatogli. Prefentatofi al Generale,
domandogli dove comandava che dovefle cf-
fere il fuo luogo da combattere. Vedendo il
Generale quefto degniffimo Gentiluomo, l'ac-
cetto allegramente , perche le ciurme delLo-
redano erano in grandiflima riputazione e fa-
ma. E diflegli che dovefleprendere quelfim-
prefa, che gli parefle e piacefle. Intefa lavo-
lonta delGenerale, dtfiderofb dell'onore del-
la patria, ( e uomini tali fono degni di per-
petua memoria, c di eflere rimunerati in vita
e in morte) non volle ftare a dietro, non_
fuggi i nimici , come fecero gli alrri , ma di-
libero di andare nel pih. pericolofo conffitto
che fofle. Subito monrato in una barca , fi
fece buttare fopra la Nave Pandora , che gia
era partita per andare a inveftire la nave ni-
mica. E monratovi fopra, come degniffimo
patrizio con cuore di lione invefli la derta_,
Nave nimica da una banda , e dalfaltra AI-
bano Darmier . Atraccati infieme, principio
la crudeliffima, fanguinofa, e afpnffima bat-
taglia . Se tutti foffero ftati firr.ili gli altri
Patrizj, beata Venczia in quefto giorno, che
ottenevi Ia pifi gloriofa vittoria , che avefti
mai riportata . Qual fufle il combattere di
quelle tre Navi con bombarde, e di poi col-
le mani mefle nel fangue, lo lalcio confide-
rare a te, Lettore. Talmente portaronfi lc_
Navi Venete, che combattendo per ifpazio
di tempo erano vittoriofe . La qual cofa i
Turchi vedendo , diliberarono piu prefto di
morire , che di eflere vinti ; e pofero fuoco
in alcuni barili di polvere da bombarda , e
li buttarono fopra la Nave d'AlbanoDarmicr.
Onde s'appicco il fuoco fenza potervi rime-
diare , e i Turchi nella propria loro Navt_
attaccarono il fuoco , volendo piii tofto ab-
bruciarfi, che effere vinti . O gloriofi cuori 1
Appizzatofi il fuoco in un'ora , miferamente
brugiaronfi tutte quelle tre navi . La qual
cofa di quanto fpavento foffe all'armata Tur-
ca e alla noftra, non tel poffo dire. Le per-
fone, che vi erano fopra, vedendo che non_
v'era piu rimedio , fi buttarono in acqua . I
noftri erano in acqua morti da i Brigantini
Turchefchi, e i Turchi fcampavano . Ma tra
la battaglia e'l fuoco ne morirono aflai . AI-
bano Darmier burtofli alPacqua , e vivo fu
prefo da' Turchi . II degno Patrizio Loreda-
no, vedendo il fuoco nella fua Nave, e che
dal Generale non gli era dato alcun foccorfo,
e che gli conveniva o morire per mano de*
nimici , ovvero brugiarfi, dilibero pia tofto
dabbruciarfi, che andare in manode'nimici.
E prefo in mano unoStendardo diSanMarco,
difle : Io funo nato e vivuto fotto quefto Viflillo.
Cosi fotto ddlo fliffo voglio mcrire . Et entro
nel fuoco. A quefto modo fu la fine di tanto
uomo, che faceva tremare tutto il Levante .
Della qual morte fe ne dolfe tanto il Senato
Veneto, quanto dire fe ne pofla. II Capitano
Generale merica in quefto graadiflima ripren-
iaone ?
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io5
V ' E N
fiooe , che vcdendo abbruciare quefte navi ,
con usiquella medefima diligenza , che fe-
Jero i nimici. E vedendo che i Turchi man-
davano alcuniBrigantini i a foccorrere gli uo-
mini della Nave loro, che fibuttavano in ac
oua, dovea anch'egli farelo fteffo, e non-
lafciareche i poveri Cnftiani andaffero in-
roano de'Turchi . Si fa certiffiroo, che fe il
Capitano Generale mandava due Galee lot-
tili non folamente ajutava i noftri, ma ncu-
perava le perfone di Meffere Andrea Lore-
dano, e d'AIbano Darmier, che non roerita-
vano d'effere abbandonati a quefto modo , e
cadauna di quefte perfone, e maffime delLo-
redano , farebbe ftata fufficiente a rompere_
1'armata Torchefca, e oltre a cio avrebbe n-
cuperato pin di 200. perfone , che andarono
in mano de' nimici. Ma la cagione fu, che_
fu si fpaventofo fimil cafo , che il Generale_
ne impauri con tutta 1'armata , talmente che
non fapea dove fi foffe, e dagli effetti di fot-
10 conofcerete il tutto. ■
Nel mentre che le dette navi fi brugiava-
no, e che la noftra armata principio ad at-
taccarfi coll'inimica , comando il Generale-
al Capitano delle Navl Luigi Marcello , e a i
Capitani delle Galee groffe, chefecondo l'or-
dine dato doveffero inveftire . Onde il Capi
tano delle Navi fece vela per andare a inve-
ftire i nimici , e invefti in uno Schirazo, e_
con quello tir6 a!l'orza , e non ebbe animo
d'entrare di nuovo nell' armata nimica , e_.
tenne la volta del raare . II che vedendo i
Capitani delle Galee groffe non vollero inve.
ftire, e per paura prelero la volta del mare .
0 uomini vili e di poco cuore! O uomininu-
triti in dilicatezze, e gentilezze! O uomini ,
che fi puo equivocare nel nome, e chiamarli
feroine ! Due Galee groffe , che entrarono
dentro 1'armata per forza, e furono la Galea
di Ser Antonio Diedo Capitano , e quella di
Ser Lionardo de' Priuli, sboccatelelorobom-
barde., fuggirono . Ma una Galea di Ser Vin
cenzo Polani, che entr6 nell'armata , attor-
niata da moltiffime Fufte Turchefche , fi por
to valentiffimamente , s con grande animc fi
difefe, e pafso qtfafi per mezzo l'armata_. ;
nella quale Galea furono feriti 40. uomini e
morti 7. Cosi aveffe fatto tutto il refto , che
k vittoria era certiffima, & era di tal lorta ,
che mai a* tempi noftri ne fu una fimile. E i
Veneziani fi potevano chiamar liberi d'ogni
dubbio. Vedendo il Capitano Generale che_
11 Capitano delle navi e i Capitani delle Ga-
lee groffe non aveano fecondo il fuo coman-
damento inveftito 1'armata Turchefca , anzi
aveano prefo la volta del mare , in tutto per
malenconia perdeTanimo, e 1'ingegno . E pa-
rendogli la cofa molto pericolofa, dilibero di
non inveftite i nimici con le Galee fottili ,
perche con quelle non avrebbono potuto far
danno a i nimici, e la cofa era moltoperico-
lofa, eflendo la noftra armata molro divifa_.
0 quanto male fi diceva a Venezia sidelCa-
pitano Generale, coroe di tutti gli altri, che
aveano perduto si degna e gloriofa vittoria !
Li chiamavano tutti ribelli e traditori dello
ftato, e volevano al tutto impiccarli. Percio
Iddio guardi cadauno dalle furie Venete . Ma
col tempo tutto fi confuma . Non voglio ta-
cere , che il Capitano Generale merita gran-
diflima riprenfione , anzi di effere graveroente
condennato, perche veduta la dapocaggine-
de' Capitani delle Galee e delle Navi » e di
E
A
T U M.
106*
B
D
E
tutti que', che non hanho inveftito, ne ubbi*
dito a' fuoi comandamenti , doveali punire_
nelle perfone per efempio d'altri , o almeno
privarli de' loro ufizj , e mettervi degli altri ,
per dimoftrare quanto glt fpiaceva ladifubbi-
dienza.' Ma egli fece il contrario, e avendo
rifpetto a non lfcompiacere a i Gentiluomini,
appena moftro loro cattiva ciera. Quefto t\-
fpetto ora regna a Venezia di non volereL,
fcompiacere l'uno 1'altro tra' Gentiluomini ,
lo che fara cagione della rovina Veneta_ .
Cosi come fi diceva male di coloro, che non
aveano inveftito, tanto maggior benedicevaft
de' morti per la patria. A Venezia veramen-
te fi ftava di maliffima voglia , vedendo di
avere perduto fi gloriofa vittoria , perche fe_
tutti facevano il loro dovere , certiffimamente
i Veneziani erano vittoriofi e fi potevano
chiamare felici . Ma Dio non l'ha voluto ,
che forfe farebbono montati in troppo grande
fuperbia , e avrebbono voluto toccare col!e_
corna in Gielo . L'armata nimica effendo ri-
dotta infieme e mezza impaurita pel brugiare
della fua Nave groffa, in cui avea pofta tutta
la fua fperanza , veleggiava appreffo terra ver-
fo Chiarenza , per entrare nel Golfo di Le-
panto, con opinione, in cafo che foflero in-
veftiti da' niroici, di dare in terra i e di fal-
vare le perfone. S'intende ancora per le fud-
dette lettere, come 1'armata del Re di Fran-
cia, che fono Barze 16. e 4. Galee, e i.Bri-
gantini beniffimo in punto era giunta alTub-
bidienza del noftro Capitan Generale, dicen-
dogli il Capitano Franzefe , che avea avuto
per lettere del fuo Re comando fotto pena_
della vita di venire all' ubbidienza de' Vene-
ziani , e che fi trovava preparato a' comandt
del Generale. Ma che il pregava chedoveffe-
ro far prefto quello che aveanoafare, perche
non poteva dimorar molto , per non avere_
vettovaglie . II Generale fecegli grandiffime_
carezze, e fu ricevuto con grande riputazio-
ne e onore, e con fefta di bombarde e altro.
E comincio a confultare, quid eflet agendum .
Scrive quefto Capitano Franzefe una lettera_
al fuo Re, che data in mano dcll' Oratore_
Franzele refidente a Venezia , 1'apri : per la_
qual lettera (crive, che da poiche ha naviga-
to pel mare non crede che in mare fia ftata_
la piii degna e pia potenteannataquantoque-
fti de' Veneziani, beniffimo in punto digen-
te, di navili, di rounizioni, d'artiglierie , e di
ogni altra cola, ma che folamente le roanca-
va 1'animo, che fe l'aveffero, farebbono fuffi-
cienti e baftanti ad ogni grandiffiroa imprefa.
Tale lettera dall' Oratore Franzele fu letta a'
Veneziani , che ebbero grandiflimo difpiacere
del poco cuore de' noftri . E n'erano certi ,
perche aveanne veduto beniflimo la fperienza.
Giunfero ancora in armata due Barze del
Gran Maeftro di Rodi, e due da ventura, le
quali dal Generale Veneto furono tolte afol-
do per un tanto al mefe. Scrive ettam il det-
to Generale nelle fue lettere de* ii.deldetto
mefe , come in quel giorno avendo vifta di
una Galeazza Turchefca folainmare, coman-
d6 ad Andrea Bafadonna Capitano di Barbe-
ria, che con cinque groffe Galee doveffe in-
veftirla . Onde eflendfo partito , quando fu ia
tratto di bombarda , non gli bafto 1'animo
d*inveftire , e tolfc la via del mare . La qual
cola molto fpiacque al Senato Veneto, evor-
rebbono che il Generale aveffelo punito ,
come meritava, ma nol puni, anzi non ifcn-
ve .
S_S»v-
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mJ i
ter C H R O
ve in condennazione d'a1cuno, e cioper non fare
difpiacere a* Gentiluomini Veneziani . Sola-
mente lcrive, che fe egli avefle avuto fubbi-
dlenza, e fe tutti aveflero fatto il loro dove
re, farebbono di certo tutti vittoriofi, e che
Bon era tempo di punire i difubbidenti , ma^
che afpetrava il tempo, e '1 luogo , cofa che
molto fpiacque alla Signoria, che defiderava
che foffero puniti fenza afpettare altrorempo.
In oltre fcrivea , che non potea proferire di
fare veruna cofa di profitto e d'onore dello
Stato Veneto, veduto il poco valore de'fuoi
Capitani , e che per 1'arrivo dell' armata_
Franzefe per nulla erano ingagliarditi , anzi
impauriti . Onde dubitava di molto di nori^
poiere offendere i nimici, i quali entrerebbo-
rio coll'armata nel Golfo di Lepanto fenza_
conirafto ; cofa che molto difpiacque al Se-
nato .
II Conte di Cajazzo che era de' primi fa
voriti del Duca di Milano , veduto il fuggire
del Signor Lodovico, e che non v'era piu ri-
tnedio, ando a trovare il Triulzi , il quale_
gh fece grandi onori , perche fapeva il favo
re, che eflo Conte avea in Milano, e fperava
col fuo ajuto dentrarvi piu facilmente . II
Conte di Cajazzo per fare il fatto fuo , gli
fece grandi promefle . A quefto modo da_
Monfieur di Ligny Capitano di Francia fu
beniflimo veduto e accettato il detto Conte,
che fi accordo con la Francia con uomini
100 datme . Ma il Re di Francia non fi fi-
dava di lui . A di 9. di Settembre 1459. per
lettere di Milano s'intende , come quel Po
polo dopo grandiflime controverfie , e dopo
d'efferfi rotto ben bene il capo , effendo omai
ftracco, diliberb che il Triulzi con pochica
valli entrar dovefle in Milano. Cosi a di y.
jn Giovedi entro il Triulzi in Milano colCa-
pitano Franzefe , e con Giovanni Dolce Sc-
gretario de' Veneziani , il quale era a mano
col Triulzi . Cavalcarono la Terra a nome_
del Re di Francia con cavalli 400. folamen
te, e furono dal Popolo con grandiffima leti
aia, gaudio, e fefta ricevuti. Andarono loro
incontro lutti i primi Signori , i Gentiluomi-
ni , e i Cittadini di Milano beniffimo in pun-
to e alTordine, da cavalli circa 3000. Cori_.
tale trionfo e magnificenza entrarono in Mi-
lano , gndindo il Popolo Triulzi , e non_
Francia, e lodando Dio , che aveali liberati
dalle mani del Tiranno Lodovico . Ma il
Triulzi e il Ligny vedendo il Popolo di Mi-
lano, non ancora del tutto pacificato , dubi-
tando delle loro perfone, dihberarono di non
iftare in Milano. E in quel medefimo giorno
fe ne partirono , e andarono al campo , fin-
gendo pretefto che il campo non iftava bene
ftnaa governo, e che un' altro giorno torne-
rebbono nella Citta. E pofero ordine di bom-
bardare il Caftello, che fi teneva pel Duca_
di Milano, e avea tolto rifpetto giorni otto
a volere nfpondere. Unum efl, che il Signor
Lodovico capito in Lamagna col teforo e co'
fighuoli, cofa che non piacque al RediFran-
cia, ne alla Signona di Venezia, perche du
bitavano, che egli lollevafle il Re de' Roma-
ni co* fuoi danari a prendere 1'imprefa con-
tra diloro. II Re de' Romani era bifognofo
di danari, e per un Ducato farebbe ogni cofa.
Avendo intefo Madama di Forli la dilibera-
zione fatta pe' Veneziani <li andare alTimpre-
la di Cotignola, lubito mando 500 provifio-
aati, e 1000. cavalli, per metterli dentro in
N
A
B
D
I C O N 108
quel luogo , acciocche fi potefle tenere pel
Duca di Milano. Per quefto la Signoria Ve-
neta comando al Podefta , e al Capitano di
Ravenna , che doveflero adunare piu genti ,
che poteflero, e andare a quel luogo, e non_
potendolo avere per amore, tentaiferod'aver-
lo per forza, e dargli il facco. A di 11. del
detto mefe venne a Venezia il Cardinale Bor-
ges Legato a Latere , Nipote del Pontefice ,
d'eta d'anni 24. con grandiflima pompa, ein-
contrato dal Principe e dalla Signoria col Bu-
centoro fu accompagnaro a cafa del Marche-
fe con grandiflima pioggia , onde non fi pote
fare la dovuta fefta . A di 12. di mattina il
detto Cardinale Legato ando all'udienza del-
Ia Signoria , e fattagli la debita accoglienza
dal Principe e dal Collegio , andarono in_.
Chiefa di San Marco , e alfAltare grande_
diede il Legato 1'Apoftolica benedizione con
fette anni d'indulgenza. Poi ando all' udienza
pubblica, e nella orazione difle, che il Som-
mo Pontefice piu volentieri avea eletto di
mandare la fua perfona, che qualunquealtro,
per dimoftrare alla Signoria 1'amore e la ca-
rita, che le portava, mandandole unodelfuo
fangue . Dopo molte altre cofe dette da lui
in loda della Signoria , il Principe gli rifpo-
fe , che ringraziava affai la beatitudine del
Pontefice &c. Di poi eflendo ftati alquanto
fopra fimili parole , entrarono all'udienza_
fegreta, e fu , che il Pontefice richiedeva a*
Veneziani, che avendo opinione di andare a
prendere Rimini e Pefaro pel Duca Valentino
fuo figliuolo , i Veneziani non fe ne doveffe-
ro impacciare, ne dire ajuto o favore a que'
Signori . Onde effendo fopra grandi Configli
circa quefto la Signoria d.libero ftante la_
guerra crudeliffima contra il Turco, cui non
potevano refiliere , di non impacciarfi in al-
tre guerre, effendo certiflimi, che il Pontefi-
ce, ancorche non aveffero voluto , farebbe_
andato a talc imprefa. Onde volendo mante-
nere la riputazione, e 'I nome loro, farebbe
ftato neceflano di mandare genti d'arme c_
danari in que' luoghi per difenderne i Signo-
ri, cofa che a quefto tempo far non poteva-
no, che non aveano un Ducato . E poi chi
fa, fe aveflero potuto mantenere quegli Stati.
Sicche diliberarono di tenere la mano fuori
del tavoliere . Q,uefto Legato a Latere era_.
con grandiflimo potere per tutta l'Italia_ ,
onde accumulo grandiflimi danari , c maflime
a Venezia dove affolve molti cafi , e tocco
molti danari .
A di 12. di Settembre 1499. effendoilgran
Confiftlio adunato , lopragiunfero lettere di'
Prowediton del campo Veneto terreftre_ ,
come a di 10 il giorno di San Niccolo di
Tolentino, Melchiorre Trivifano, e Marcan-
tonio Morofini il Cavaliere, Provveditori en-
traroi.o pacificamente nella Gtta di Cremo-
na, e ne prefero il dominio. Con loro entra-
rono il Conte di fitigliano Governatore ge-
nerale del campo , e TOratore Franzefe per
follecitare, che andiffero avanti , e non di-
moraflero. Incontra a i quali Provveditori e
compagni con molte genti d'arme beniflimo
in punto , vennero tutti i primi Gentiluomi-
ni, Dottori, e Cavalieri di quella Citta con_
grandiflima quantiia di perfone e di Popolo ,
e con grande dimoftrazione di letizia. Alla_
Porta trovarono il Diacono con tutta la Chie-
fa, che con grande dimortrazione condufle i
Provvediton alla Chiefa Cattedrale fotto una
om-
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t* V E N E
iimbrella poftata da Cavalieri e Dotton , e- A
eiunti alla Chiefa fecero la dovuta orazione
aU*Altare maggiore. E di poi fecero nn Al-
,are dedicato a San Niccolo di Tolentino e a
San Marctf nella detta Chiefa per memona di
nuefto giotno. Poi i Provveditori andaronoa
Palazzo , dove furono loro eonfegnate le_
Chiavi, e furono fatte le debite parole alPo-
oolo pcr confermarlo nella bnona volonta
verfo il dorainio Veneto. Al Provveditore_
Morofini tocco per forte di rimanere al go-
verno della Citta, e '1 Trivifano fe nandoal
eovemo del campo. Sicche in pochiffimi gior-
ni ottennero Cremona col refto di Geradadda.
Per la qual vittoria d'ottenere quefta glorio-
fa Citta di Cremona tra le altre decantatiffi- B
ma, dotata di degniffimi Cittadini diricchez-
ze di Studio, e d'ogni altra cof* veramente
conveniente, e maffime di Popolo, non furo-
no fatte a Venezia le dovure allegrezze di
fuochi e di campane , come farebbe ftato il
dovere, perche i Veneziani afpettavano il fe-
euito delle cofe maritime , e fecondo il fuc-
ceffo di quelle fi goveroerebbono nel faredi-
moftrazioni d'allegrezza sidiCremona, come
del conquifto di Milano per la confederazio
ne del Re di Francia. Certamenre dalfefito
dell' armata maritima e delle cofe Turchelche
dipendeva la falute dello Stato Veneto , e a
comparazione di quelle non facevafi qui ftima
della guerra d'ltalia. II Marchefe di Ferrara,
i Signori Fiorentini , Giovanni Bentivogli da
Bologna, e Madama di Forli vedendo laper
dita di Milano , diliberarono per falvare gli
Stati loro di fare una lega infieme, e di ftare
uniti , e di eflere obbligato efpreffamente ca
dauno di difendere il proprio Stato , e quel
lo de' loro collegati , quando bifognafle . Ma
quefta lega non fu mai pubblicata , e pare_
ancora che non fuffifta . A di 1 3. del detto
mefe furono lettere di mare dal CapiranoGe
nerale fopra il Zante de' «9. del paffato Ago.
fio , come a di ij. d*Agofto 1'armata Tur-
chefca , che era a Chiarenza , a terra s*era_
ridotta nel Golfo di Lepanto, e che alla no
ftra armata non avea baftato 1'animo d'inve-
ftirla, e che a tutti mancava grandemente il D
cuore. E veduto che 1'armata nimica era en-
trata in quel Golfo, non effervi piu rimedio
di farle alcuna ofFefa , perocche ridottafi fo-
pra i fuoi luoghi , da ogni banda le gtugne-
vano grandiflimi prefidii , e di continuo fopra
le rive i Turchi correvano per dare ajutoalla
loro armata. In tale fucceffo il Capitano no-
ftro Generale per malenconia difperato avea
perduto l'intelletto , ne fapeva quello che_
avefle a fare . E vedendo che alla Citta di
Lepanto non v'era rimedio , dilibero di man-
darle foccorfo. E comando ad alcune Galee
che andaflero per foccorrerla . Ma gli rifpo-
feio , che non volevano andare al macello ,
Solaraente trovo Ser Marcantonio .Cofitarini ,
che virilmente fi offri di andare a foccorrere
Lecanto. Volendo egli partire colla fola fua
Galea, le ciurrae levaronfi a rumore, e non_
vollero andarvi . Onde rimafe quella Citia
fenza foccorfo , e tenevafi certamente perdu-
ta. Di tale difubbidienza il Generale non ne
fece provifione alcuna , & era del tutto per
duto . Onde ficcome prima di lui fi cantava-
do lodi pe' buoni portamenti ne' principj ,
cosi pel contrario ora dicevafenetuttoil roag-
gior male a Venezia , e che per rifpetto di
non avere voluto punire i difubbidienti per
Tom.XXir.
T U ' M. no
non fare difpiacere ad alcuno Genriluomo *
aveano perduta 1'occafione di rompere l'ar-
mata Turchefca, e ancora perduta laCitia di
Lepanto . La qual cofa di quanto cordoglio
fofie a' Veneziani non te '1 poflo efprimere .
Tutti gridavano che fatto foffevi provvedi»
mento , e che a quefto Capitano Generale_i
foffe tagliata la tefta, e che egli pernonaver
voluto punire gli altri, punito foffe. Ora ve.
duto che 1'armata nimica era in porto di fal-
vamento,e che non trovava chi volefle portare
foccorfd a Lepanto , il Generale come fuori
d'intelletto fi ritiro coll'armata alla Zefalo-
nia, e voleva prenderla*. Ma prevedendo cio
i Turchi , fi pofero in ordine , e fecero riti-
rare in dietro i noftri , e fi fortificarono in_.
J|uel luogo. U Capitano dell'armata Franze-
e vedendo che alla noftra non era baftato
1'animo d'inveftire la Turchefca , ne che vi
ayea piu rimedio d'offenderla dilibero di par-
tirfi , e ne chiefe liceoza dal noffro Generale t
il quale per nulla non volea confentirgli la_
partenza, facendo tutto il fuo sforzo di per-
fuadere il Capitano di Francia, che dovefli_»
reftare , rammentandogli la confederazione e
amicizia del fuo Re verfo la Signoria , offe-
rendogli vettovaglie , danari , e tutto il bifo-
gnevole. Ma nulla valfe, che del tutto volle
partire . Per la quale partenza, fe i Veneti
deirarmata aveano prima poco cuore, intut-
ri allora mancarono k forze e 1'animo , e i
nimici s'inanimarono vedendo il partire dell*
armata Franzefe. Tutta la colpa di queftoera
attribuita al Capitano Generale . E beato chi
poteva dirne peggio, e meritamente.
A di 14. di Settembre 1499. nel Configlio
de' Pregadi , attefo i cattivi portamenti del
Ge'nerale, e il fucceffo delle cofe, fu grande
difpurazione di provvedere circa quefto Ge-
nerale , che nel detto Configlio avea grandif-
fimi favori e ajuti , perche in vero in Vene-
zia avea quefto Gentiluomo un grandiffimo
potere , riputazione , e parentado , tamdem^
fu meffa una parte, che in fuo luogo , fatto
ne foffe un' altro , e cacciati i parenti , fu
prefa a di ij e fu fatto Capitano Generale_
nel Maggior Cor.figlio Ser Mclchiorre Trivi-
fano Provveditore in campo all' imprefa di
Cremona. Onde dalla Signoria gli fu fcritto,
che fubito doveffe venire a Venezia . E co-
mando a Paolo Trivifano Podefta di Brefcia,
che andaffe in campo , finche di qui foffevt
mandato un Provveditore al governo . Fu.
prefo ancora nel Configlio de* Pregadi, per
murare del tutto il governo dell'armata , e_
mandarvene de* nuovamente eletti , di fare un
Capitano delle 17. Galee grofle . E fu fatto
1'uomo il piii sbaragliofo , che manco ftima-
va la propria vita , che fofle in Venezia . E
fu Tommafo Zeno il Cavaliere. II quale era
inrromeffo pel Configlio de* Dieci, per certi
indizj di parole e di fatti, che egli feceeflen-
do Provveditore a Hifa. Ma parendo a'Padri
Veneti queffuomo effere neceffarioinarmata,
chiamarono il Configlio de' Dieci , el*affolvet-
tero, e fu fatto Capitano dclle Galee grofle da
tutto il Configlio de* Pregadi . Fu comanda-
to al nuovo Generale Trivifano , e al Capi-
tano Zeno, che giunti in armata , doveffero
fubito mandare a Venezia alle prigioni An-
drea Bafadonna Capitano delle Galee di Bar-
beria con tutti i Patroni delle Galee groffe.
Avendo la Signoria prefentito , come il Re_
di Francia intefa la conquifta di Milano era
H par-
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,„ C H R O
partito a di 6*. di Settembre dalla Francia_
per venire verfo 1'Italia , fecero due Oratori
alla Maefta fua , Nicolo Michieli Dottore e
Cavaliere e Benedetto Giuftiniani , i quali do-
veffero andare con Marco Giorgi e Benedetto
Trivifano Cavaliere , dianzi creati Oratori
ordinarj per Francia , e non per anco partiti.
Ondetutti e quattro con cento cavalli dovef-
fero andare a Milano a fare riverenza al Re_
Franzefe , e ad efporgli l'ambafciata di con-
gratulazione della fuddetta conquifta. A di
jj. per fare provifione alle Terre maritime,
acciocche da i nimici non foffero affaltate_ ,
veduto il poco governo de' noftri , fecero
Provveditore a Corfii Ser Lucca Querini, che
dovefle andare con 1000 provifionati a forti-
ficare quel luogo. Effendo alcune genti d'ar-
me e fanti Veneti alf imprefa di Cotignola_
col Capitano di Ravenna , molto ftrignendo-
la , que' di dentro vedendo di non potere_
piu durare, e di effere aftretti a renderfi, per
non venire in mano de' Veneziani , dubitan
do del loro impeto , levarono 1'Infegna del
Re di Francia. Cio intefo da' Veneziam , per
eflere amici della Corona e confederati infie-
me, fi ritirarono dalla imprefa, e perche an-
cora il Re di Francia cosi loro richiefe, di-
cendo che quel luogo a lui perveniva pe'Ca-
pitoli tra loro figillati , che folamente i Ve
neziani doveano avere Cremona con Gera
dadda. Onde vedendo i Veneziani che effo
Re avea ragione , e perche per le cofe Tur-
chefche erano di molto affaticati , diliberaro-
no di contentarlo , e di non impacciarfi in_
quefta cofa. Que' della Citta di Cremona_
moho fi dolevano delle artiglierie , che tira-
vano di continuo que' del Caftello , che fi
teneva a nome del Re di Francia , e vera
mente rovinava la Citta . Onde ricorfero i
Cittadini al Provveditore Marcantonio Moro-
fini prefidente in quel luogo , pregandolo ,
che non doveffe lafciare rovinare la Citta, e
che col Caftellano fi doveffe accordare. II
Provveditore dilibero di contentare quel Po
polo, e maflime in quefti principj . E benche
per avanti tra il Caftellano e lui era ffretta_
pratica d'accordo, pure non s'era conchiufa_
alcunacofa. Ora fecero Ia conclufione in_
quefto modo. Gli promife il Morofini di
dargli Ducati 25000. di contanti , di farlo
Gentiluomo Veneziano con tutta la fua pro
le e difcendenza, e con provigione ogni an-
no di 2000. Ducati, e condotta d'uomini 50.
cTarine in vita fua. Gli promife ancora la_
pofleffione , che fu del Conte di Cajazzo ful
Cremonefe, che dava d'entrata Ducati 3000
all' anno , e due Cafttlli in Geradadda , con
tutte le munizioni del Caftello di Cremona .
Conquefta condizione, che fe per alcun tem-
po la Signoria Veneta fofle aftretta di refti-
tuireCremona in dietro , foffe al predettoCa-
ftellano di Cremona confegnata altrettanca_
valuta fopra le terre del dominio Veneto in
Italia. A quefto modo furono figillati i Capi-
toli pel Proweditore a nome dclla Signoria.
La qual cofa venuta a notizia de' Padn Ve-
neti, diede loro tanta ammirazione, quanta_
dire & elprimere fi polfa , e molto fi doleva-
no che il detto Provveditore fatto aveffe fi-
mile pazzia , e ne dicevano grandiflimo ma-
le, giudicando, che gli folTe toccata de pr<g.
fenti buona parte di quefti danari ; facendo il
conto che quello che egli aveagli promeffo ,
montava a Ducati 150000. e che quel Caftel-
N
A
D
I C O N 114
10 non meritava tanto , e che in ifpazio di
tempo non fi farebbe potuto mantenere. E
pero dicevano i Padri Veneti di non volerc
mantenere quefto accordo fatto. Nella guer-
ra di Cremona per la fua conquifta furono
fpefi, fenza il Caftelletto, per quanto fi dice-
va, Ducati 150-0. Inquefto giorno nel Mag-
giore Configlio fu meffa parte di fare Gen-
tiluomo V Uluftre Conte Luigi Monfieur di
Ligny Capitano del Re di Francia, con tutti
gli onori, ufufrutti, e pertinenze , che ha un
noftro Gentiluomo di Venezia . La qual parte
fu prefa , e mandata gli fu la lettera. A di
io\ del detto mefe fu fatto Provvedirore in_
campo in luogo di Ser Melchiorre Trivifano ,
che andava Capitano Generale in mare , Ser
Niccolo Fofcarini .
II Re di Francia era rimafto d'accordo col
Caftellano di Mdano, che fi teneva a nomc_
del SignorLodovico, di dargli Duc.iti 50000.
di contanti , e condotta d'uomini 100. d'ar-
ireinvita, e tante poffeflioni e terre per Du-
c.iti 4000. d'entrara ogni anno. II qual Ca-
ftellano , fe aveffe voluto , farebbefi tenuto
per lunghiflimo tempo , perche era inefpu-
gnabile quel Caftello. Ma vedendo che al
Signor Lodovico non era piu rimetlio, dilibe-
r6 di toccare i danari, & ebbe ancora ttitti i
fornimenti del Callello , che valevano piu di
Ducati 60000. fl qual Re Franzelc dovea en-
trare in Milano a di 23. di quefto mefe di
Settembre . Vedendo il Re di Napoli il pro-
fperare del Re di Francia , che avea ottenuto
11 Ducato di Milano , dubitando ancora che
egli non contentandofi facilmente vertebbe_
all'imprefa del fuo Reame, e vedendo i Ve-
neziani in guerra col Turco, impotenti a ne-
gargli tale imprefa , e che il Pontefke fe ne
contentera, purche il Re di Francia voglia_
confenrire lo Stato di Rimini e di Pefaro al
Duca Valentino, conofceva certiffnno, che_
volendo il Re Franzefe venire all' imprefa_
del fuo Reame, non v'era alcun rimedio , e_
che in minor tempo otterrebbe il Reame di
Napoli , di quello che ha fatto il Ducato di
Mdano . E s'immaginava molti tratti, e fo-
pra tutto minacciava a' Veneziani di far ve-
nire i Turchi in Italia, nella Puglia, fopra le
Terre loro , che erano fenza difefa . Di poi
minacciava di volere piuttofto dare 11 iuo
Reame in mano de' Turchi , che de' Fran-
zefi. Della qual cofa a Venezia eravene quaN
che dubitanza, perche vedevano- la potenza_
Turchefca molto grande , e volerfi al tutto
infignorire della Criftianita. Dall' altra parte
tenevano per certiffmio , che il Turco mai
non fi fidera de'Criftiani per voltre venire_
in Puglia con pericolo di potere effere morti
tutti in un mcnomo tempo. In vero i Vene-
ziani da ogni banda aveano da penfare , &
erano in queiti tempi in laboriofi e faftidiofi
affanni. Ne fo quando la Citta Venetafitro-
valTe in tanti faftidj , perche da una banda_.
vedevano il Re di Francia farfi molto gtande
e potente in Italia, e che non potevano dire
cofa alcuna , per non venire alle mani con_
lui , perocche ftante la guerra Turchefca_
non potevano dire che il fiato foffe loro , e
conveniva di lafciar correre le cofe fecondo
i loro andamenti , che febbene non piacevano
a' Veneziani , pure bifognava che taceff ro.
Dall'altra parte vedevano il Turco fare gran-
diflimo danno alle Terre e luoghi Veneti ; e
confiderando la potenza Turchelca molto gran-
de ,
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V E N
Ae ch- facilmente in ifpazio di poco teropo
potrebbefi far Signore dello Staeo loro dalla
Jarre del roare , onde perdendo i Veneziani
fe Terre maritime , converrebbe loro m po-
c&i anni di perdere lo Stato , eflendoche il
nutrimento de' Veneziani era fopra le rner-
catanzie e fopra i viaggi, i quah mancando ,
mancherebbe ogni cofaa Venezia , erano per-
turbati i Padri Veneti. Aveano di bifognodi
erandiffima quantita di danari perprovvedere
fa diverft luoghi maritimj : ma non fi trova-
va un Ducato . Se ponevano angarie , a gran
fatici erano pagate. I popoli gridavano, e_
v'era fomma ftrettezza di danaro , e non fa-
pevano che fare. A quefto tempo fi conofce,
quanto fia ftata buona e falutifera la pace_
conchiufa e fatta pel Marchefe di Ferrara-
circa laguerra PUana, benche egli faceffela a
nal fine. Perche i Veneziani fi Tevarono da_
quella fpefa , che fe ora aveflero fopra le_
fpalle quella guerra , non fo come aveflero
potuto fopportarla. Al tempo che fu con
chiufa quella pace , tutto il Popolo Veneto
ridava grandemente, e molto fi lamentava_
iel Marchefe diFerrara, e non volevano per
nulla mantenere i Capitoli. lamen nelfegui-
toquella pace fu piti che buona pe'Venezia-
ni. Che fe a quefti tempi aveflero la guerra_
Pifana fu le fpalle , farebbono neceffitati con
maggior vitupero e vergogna abbandonarla.
Sicche moltecofe ne'principj dimoftrano cat-
tivo efito , che nel feguito di poi fanno ve-
derne il contrario. AUa famofa Citta di Ge-
nova per molti anni addietro fempre dedicata
fotto lo Stato di Milano , veduto il fuggirc_
del Signor Lodovico , e il di lui Stato eflere
pervenuto al gran Re di Francia, pel meglio
parve di doverfi dare all' ubbidienza Franze
ie . Cosi fecero , e figillarono avanti alcuni
Capitoli , i quali per non effere d'importan-
za, il Re benignamente accordo loro , e ac
cettolli volehtieri fotto la fua Corona . Q_ue-
fta mattina xde' 18. di Settembre 1499. due_
Oratori Lucchefi de' primi Cittadini di Luc-
ca, Gianmarco de* Medici, e Giovanni Gui
nigi , ebbero dalla Signoria udienza . Vole
vano che effa doveffelt prendere in protezio
ne, perche dubitavano deH'impeto Franzefe.
Ma la Signoria per non entrare in guerra_
diffe , e rifpofe, che per nulla non fe ne vo-
Ieva impacciare . Onde i Lucchefi cercarono
d'accordarfi colla Francia, e cosi fecero . Fu
rono lettere del Capitano Generale de* 6. d;
Settembre fopra il Zante , come per via d
Caftelrampano hanno fermamente intefo , che
fubito entrata 1'armata del Turco nel Golfo
di Lepanto , que' della. Citta mandaronle le_
Chiavi , e fatto 1'accordo falvo 1'avere e le_
perfone, il campo terreftre attorno di Lepan
to,entrovvi fubito dentro, e pofela fotto il
fuo imperio . Quanto quefta cofa fpiaceffe a
Venezia non poflb efprimertelo , benche per
avanti veduto 1'entrare dell* armata nimica in
quel Golfo , le aveano fatto il pianto , e te-
nevanla perdutacertiffimamente. LaqualCit-
ta di Lepanto e ftata fotto il dominio Vene -
to per anni novantacinque , perche i Vene-
ziani 1'ottennero del 1404.' Scrive ancora il
detto Generale , come fi trovava con tutta_
1'armata fopra il Zante, fenza far nulla. On-
deaVenezia follecitavano di fpedire il Capi-
tano Generale nuovamente eletto co* Gover-
natori delle grofle Galee , acciocche dovefle-
ro raddrizzare 1'armata. e farle cuore. II Re
T*m. XXIF.
E
A
B
T U M. 1T4
Federigo di Napoli fcrifle a quefti giorni , e
fece intendere al Sommo Pontefice, che do-
vefle acconciare le cofe d'Italia , e.che non-.
lafciafle venire il Re di Francia ail' imprefa
del fuo Reame , perche fubito che egli vedra
moffo il detto Re , immediatamente mettera
i Turchi ful Reame di Napoli , e lo dara al
gran Turco . Quefte cofe davano da penfare
a tutta 1'Italia , che malvolentieri avrebbe_
veduto i Turchi. A Venezia di quefto fi fe-
cero grandi confulti, benche conchiudeffero,
che i Turchi mai non fiderebbonfi di venire_
in Italia, dubitando d'effere traditi. Del Si-
gnor Lodovico non fe ne parlava ptii , come
fe non foffe ftato mai Duca di Milano , ma_>
egli pero non reftava di tramare qualche pra-
tica .
Adi aj. di Settembre 1499. furono Iettere
dal Capitano Generale con la replicazione_
della perdita di Lepanto , e che 1'armata ma-
ritimaTurca avea prefo tra Fufte e. altri pic-
cioli Navilj da trenta, trovati in quel Golfo.
E che rifuona per tutto, come il SignorTur-.
co avea comandato a tutti , che doveflero di
nuovo ritornare in armata , e poftevi altre_
genti fopra per volere ufcire . Onde fi gtudi-
cava, che dovefle andare a Napoli o a Corfu.
Di che a Venezia veramente fi tremava_,
giudicando, che in qualunque di que' luoghi
andaffe ( vifto il poco cuore e la vilia del •
Capitano Generale, che volevanoal tutto di-
capitare ) facilmente otterrebbe il fuo intenv
to . S*intende che il Re di Francia ha paffato
i monti, e che e giunto a Turino. A dl if.
detto il Capitano Generale Melchiorre Trivi-
fano , cantata la Meffa fblennemente nella_
Chiefa di San Marco , fecondo il confueto ,
alla quale fu il Cardinale Borges Legato a
Latere con molti Prelati , e benedetto lo Sten-
dardo , f u fino al Ponte della Paglia col Prin-
cipe, col Legato , e con molti altri degniffi.
mi Senatori , accompagnato in Galea . Sono
molti anni , che verun Capitano non fu ac-
compasnato con tanto onore . Vi furono gli
Ambafciadori di Francia , di Nipoli , di Fi-
renze, de' Lucchefi, di Cremona, e d'altre_
Citta di Geradadda . Fu cantata la MelTa da
un Vefcovo. Dopo il Vangelo un Frate di
San Francefco dalla Vigna fopra il Pulpito
della Chiefa di San Marco, dove .era concor-
fa. grandiffiroa quantita di perfone e di popo-
10 , con buone e accomodate parole confor-
t6 , eforto , e comando a tutti , che liberamen-
te fenza rifpetto alcuno e fenza paura dovef-
fero con buon cuore e animo virilmente an-
dare contra il perfido nimico della Criftiani-
ta , per difenderla dalle fue mani , e che non
iftimaflero la vita. E moftro un Giubileo e_
Perdono impetrato da Papa Aleflandro VI. ,
che tutti que', che andivano in armata con-
tra gl'Infedeli in termine d'un' anno, aveffe-
ro afloluzione de' loro peccati talmente , co-,
me fe foffero ftati a Roma al tempo del Giu-
bileo , &c. Tale Perdono commofft: molte_
perfone , ma non in grande quantita , come_
penfava il Veneto Senato, perche tutto il Po-
polo era ralmente impaurito, che con graru.
fatica fi trovavano perfone , che andare vo»
leflero in armata ancora con quefto Perdono.
11 quale il Sommo Pontefice benignamente_
concedette a* Veneziani , e avrebbe loro con-
ceduto ogni altra cofa per renderfeli benevo-
li, e favorevoli a concedere Stato al Duca_
Valentino, conofcendo per certo, che fenza
H « U
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C H R. O
U volontk de' Veneziani alcun frutto nor_
avrebbe potuto confeguire. E pero s'inge ;
gnava con ogni ftudio di compiacer loro di
quello che defideravano . Adi 25. di Settem-
bre s'intefe come Scanda Bafsa con 15000.
Turchi, che erano in Boffina, preparavafi di
correre in Friuli . Altra avverfita non poteva
occorrere a'Veneziani, di cui n'aveffero tnag
giore difpiacere e cordoglio. Onde per far
provifione verfo quelle parti , comandarono a
molte genti d'arme m diverfi luoghi che do-
vefiero qVanto Pfiroa. pafiare nel Friuli , per
impedire che i Turchi non vi poteffero fcor-
rere. Quefta mofla di Scanda Bafsa in Boffi-
na fu un comandamento dal Signore avuto
daLepanto. Quefto giorno il Cardinale Bor-
ges Legato fi parti alla volta di Milano , per
andare a trovare il Re di Francia , che fi
diceva doveffe effere a Milano a quefto tem
po, per agitare feco lui e trattare la piatica
medefima , che avea fatto co' Veneziani , i
quali a requifizione del Pontefice , e accioc-
che fofle loro favorevole nelle cole Turche
fche, promifero di non dare ajuto al Signore
di Pefiro, ne di Rimini , affinche il Duca_
Valentino aver potefle il fuo intento. IlSom
ino Pontefice avuta tale promefTa , per mo-
ftrarfi loro grato , con parole molto larghe_
moftro di volerfi forzare di ridurre tutta la_
Criftianita contra il perfido nimico della_
Chiefa. Onde per quefto cffetto delego in_
Ungheria un Cardinale per Legato a Latere,
per cotnmuovere il Re d'Ungheria , che fi
movefte contra il Turco, e prendeffe guerra .
I Fiorentini, che di continuo erano con gen-
te attorno a Pifa, veduta la perdita di Mila-
no , fi erano ritirati in dietro, e Pifa fi man
teneva in liberta fenza veruno impaccio.
Avendo intefo i Veneziani la moffa di Scanda
Baisa con 15000. Turchi verfo del Friuli fe
cero gigharde provifioni, e comandarono che
fi dovelle adunar gente pel paele e fare cam
po per poter loro contraftare , fe fofle di
bilogno. E immediatamente comandarono a
Giampaolo Manfrone che con 100. uomini
d'ariiie andar doveffe a quella volta , e a
Gianfrancelco Caracciolo Capitano delle fan
terie , che con aooo fanti andafle ivi. A di
18. di notte j.arti il Generale Trivifano alla
volta della noftra armata ; al quale fu dato
ordme per parte prefa nel Configlio de' Pie.
gadi, che giunto che fnffe in armata, dovel-
ie mandare in quelfa Terra il Capitano Ge-
nerale Grimani in un Grippo, ovvero in una
Fufta , e quefto per pai dilprezzo e vergo
gna di eflo Gnmani , infieire con tutti i pa-
troni delle Galee groife , eccertuati Ser Vin-
cenzo Pulani , Lionardo de' Priuli , e Anto-
nio Diedo Capitano al Trafico , che di loro
avcano buona informazione . S'intefe ancora_
come i Turchi erano giunti fopra quello di
Gor zia dell' Imperadore , e che il Re de'Ro-
roani avea dato loro il paffo, ed eglino non
gli facevano verun danno. Onde i Veneziani
follecitavano le genti d'arme , che doveflero
cavalcare vedo il Friuli. E comandarono a
molti Condottieri nel campo a Cremona, fino
alla fomma di 600. uomini d'arme , che an-
dar doveflero alla volta del Friuli. Ma que'
Villani e Popoli benche di cio avvertiti, non
fi moveano . ne faceinne conto , ftimando ,
che non fofle poflibile, che i Turchi vemfle
ro in quel luogo . Se faranno prefi , (ara loro
danno , perche dovrebbero ubbidire a' co-
N
A
I C O N
ti4
B
D
mandamenti fatti da* loro maggiori .
A di 19. di Setrembre 1499. da mattina_
sMntefe come Scander Bafsa con treSquadro-
ni di Turchi avea paflato il Ligonzo a guaz-
zo, miglia cinque lontano da Gradifca. On-
de il Luogotenente d'Udine Ser Domenico
Bolani comando a' Popoli , che fi ritiraffero
verfo la Citta, acciocche non faceffero pre-
da; e faceva ogni provifione di porfi in for-
tezza con fanti e con altre provifioni, e di
fortificare Udine. A di ^o. da mattina s'iu-
tende, come paffati i Turchi e accampati fo-
pra la campagna appreflo il Ligonzo, fi par-
tirono dal campo 2000. cavalli. E avendo
prefo alcuni villani, che moftrarono loro la
via, incominciarono a correre al baflb verfo
Ia Mota, e PortoBufale, perche intendevano
nella Patria del Friuli, che tutti erano con-
corfi alle Caftella, non giudicando di potere
fare buttini, tennero quella volta. Tamen^
per lo trarre delle bombarde e de* fuochi ,
molti fuggivano alle Citta, e molti fi fortifi-
carono ne' villaggi . Pure correndo quefti
Turchi fecero grandiffimi buttini d'anime , e
di animali , brugiando cafe, e rovinandoogni
cofa. Circifjoo. villani fi fortificarono in una
Villa , che i Turchi mai non la poterono
prendere; e fe aveffero creduto che i Turchi
non foffero ftati piii di 20^0. avrebbonli tutti
morti, ma la fama era che foffero da 15000.
e pero tutti fuggivano quefto impeto e tre-
mavano . II Bafsa col refto del campo era_
fopra Ligonzo, acciocche non gli foffe impe-
dito il paffo, per poter ritornare . Quefti era-
no corfi, e aveano paffato Livenza, e face-
vano tanto danno , che non e poffibile a giu-
dicarlo . Onde effendo i poveri Popoli aggra-
vati da molte e diverfe angarie, non manca-
va loro altro finiftro. E pero la Signoria Ve-
neta per fare qualche provifione mando pel
Collegio Vittore da Leze a Monfalcone con
*co. provigionati , i quali non potendo tro-
varlia Venezia, per prefto fpacciarfi, coman-
do a tutti i Zaffi e a' provifionati Veneti ,
che attendevano alla Citta, che dovefleroan-
dare con lui , e cosi fu egli Ipedito. In oltre
comando a Domenico Contarini Capitano a
Vicenza , che con quelle genti, che potefTe_
avere in Vicentina, monralfe a cavallo , c_.
andar dovefle verfo quelle bande , dove giu-
dicava che i Turchi aveffero a correre , e_
fare il fuo poffibile di oftare loro. Ma quefte
provifioni faranno tutte tarde . A di z. di
Ottobre, vedendo la Signoria i Popoh del
Friuli molto fpaventati per 1'efito di quefte
cofe de' Turchi , dibbero di mandare Ser
Luigi Loredano con Birche di pedota cin-
quanta, con artiglierie affai , e con 500. pro-
vifionati nella fiumara di Livenza, acciocche
vietaflero il paflo a' Turchi . Ma tutto era in
darno, e buttato via, perche prima che que-
fte provifioni fieno a' luoghi deputati, i Tur-
chi avranno corfo tutta la campagna, perche
non combattono Terre per potere ftarvi lun-
gamente, e meneranno via la preda fitta_ .
E tutta la fpefa fatta pe' Veneziani fi puo
tenere perduta. E cofto gran fomma di da-
nari fenza alcun profitto . Sarebbe ftato me-
glio diftnbuire i danari fpefi tra le perfone ,
che hanno ricevuto danno . A di 3. del det-
to mefe furono letteredaGradifcadal Prowe-
ditore Zancani, il quale era ferrato in Gra-
ddca, ne per paura voleva o poteva moftrar-
fi, per la quaatita molto grande de' Turchi.
Et
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V E N
Et erfioo enwB cm le genti dtrne, che non
Levano combattere co' cavalli legg.er. . On-
% eleffero per miglior partito di ftare den-
tro le Cittadelle.Perb mando fuon alcum
Srradiotti , che molte volte erano alle mam
co' Turchi, e ne ammazzavano aflai , ma_
niuno avea animo d'accoftarfi al campo falvo
che nelle codazze e di dietro. E ^intende.,
come J003. cavalli Turchi erano partiti dal
campo, e fparfi per le campagne del Fnuli,
facendo grandiffimo danoo, ponendo ll fuoco
in tutto quello che ritrovavano, disfacendo
le cafe di muro, facendo prigiont d*anime e
di beftiami, e il refto tutto rovinavano , e_
bruciavano. Depredarono Cordenon Villa_
foggetta all' Imperadore con altre tre Ville ,
e menarono via grandiffima quantita d'ani-
me. E quefto percbe non erano fuggiti, giu
dicaodo che eflendo fotto 1'Imperadore , non
doveflero loro far danno, perocche llmpera
dore avea per tutto conceduto a' Turchi il
paflb. E quefto veramente fe lo merita, che
Sli parve di avere conquiftato un reame pei
are il paffo a* Turchi, acciocche danneg-
aiaffero i Veneziani , ed egli e ftato il primo
battuto , e Dio cosi ha permeffo . Di poi per
tutta la Patria del Friuli corfero i Turchi .
Quaoto danno e fpavento faceflero ne' Popo-
li, noo pu6 ftimarfi. A Trevifo aveano fer
rate le porte , e fimilmeme a Meftre , tanta
*ra la paura, e molti aveano condotte le fa
mighe loro a Venezia. I Turchi farebbono
veranieme ftati in Itberta di correre fino_a_
Marghera fenza contrafto. Da Trevifo fi ve-
deva il campo de* Turchi . Q^iefta cofa fu
saolto fpaventofa, e vergognofa al Senaro Ve-
neto, che i Turchi aveffero avuto animo di
veoire tanto avanti fenza verun contrafto ,
per non aver fatto provigtone. S'intefe che_
»17. cernide, partite da Conigliano per an
dare verfo Sacile, s'incontrarono ne* Turchi,
c furono morti e fatti prigioni quafi tutti .
Cofa cheappreffo le altre pofe in grandiffimo
terrore i Popoli .
I Milanefi e i Fiorentint facevano grandi
fefte per quefte fcorrerie Turchefche , dicen-
do che Dio avea permeffo quefto pe' noftri
peccati, perche fiamo ftati conteoti di dare_
il Ducato di Milano in mano de' Franzefi , e
che per quefto meritavamo molto peggio . A
di j. d'Ottobre 1499. giunfe a Veoezia I'Ar
civefcovo di Lepanto , padre Marco Saraco
che era ftaco rilafciato dalle mani del Turco
oel conflitto di Lepanto . Per la Signoria fu
diligentemeote efaminato, e intefero tutto il
fucceflb della perdita di Lepanro . Ma percbe
fu efamioato prefenti i Capi del Configlio de'
Dieci, la cofa era fegreta, e noxi erafi dtvol
gata. Pure fi dice, che voiendo partire il
Bailo di Lepanto con alcuni noftri Gentiluo-
oini, che rifiedevano tra Ufizj e tra njerca-
Uozie in quel luogo, il gran Turco , per
mantenere la fede promefla, li lalcio partire .
Montati in navilio, avanti che fuffero fuori
del Golfo, fu loro tolto il timone, e le vele
da' Turchi , e lafciati andare alla ventura_ .
Alla meglio che poterono, s'ajutarono . La_
perdita dt Lepanto non bifogna defcriverla ,
perche fenza botta di fpada volontariamente
fi renderono . Avcndo i Sigcori Fiorentini
fofpezione e intelligenza del loro Capitano
Geoerak da terra Paolo Vitello , di gran f*
ma e riputazione , che avea avuto intendi
neato e trattato col Signor Lodovico Duca
E
A
T U M.
11S
B
di Milano, z requifizione del qaate non avet
voluto prendere , ne aftrignere la Citta di
Ptfa, come factlmente avrebbe potuto fare_,
a quefti giorni il prefero. IriMi>ediatamente_
fu pofto alla tortura . Stettero da doe ore di
notte fino alle (cdeci da mattina , che mai '
non fi partirono , e nel medefimo giorno gli
fu tagliata la tefta coram Populo . La qual co-
ta diede ammirazione a tutta 1'Italia, e diede
da dire affai. E furono ftimati e tenutiiFio*
rentini valenti uomini e fapientiffimi . £ co-
loro che non fanno giuftizia per rifpetti , co-
me fanno i Veneziant , non vogliono durare
lungo tempo. Avendo veduto la Signoria_
Veneta, come male erano profeguite le cofe
da mare contra il Turco , e la perdita di Le-
panto , e dalla parte di terra nella Patria del
Friuli di quanto danno, vitupero, e vergo*
gna foffero ftate le correrie fatte pe' Turchi
in quella patria, diliberarono i Padri Vene.
ti , di domandare ajuto a tutti i Signori Cri-
ftiani contra la rabbia di quefto ntmico della
Fede, e di mandare un Segretario in Unghe-
ria al Re , che gli piaceffe di rompere guer-
ra al Turco , per vedere come fi movea , e_
per contrattare qualche accordo o patro col
detto Re. U Sommo Pontefice a requifizione
de' Veneziani , e per difendere la Fede , gli
mando un Legato per efortarlo a quefta faa*
ta imprefa. Ma effb Re domandava danari .
S'intefe ancora, che avendo prefentito iTur-
chi, che correvano per la patria del Friuli ,
la grande provifione, che fi faceva a Venezia
di mandarvi gente, dopo di avere fcorfo, e_
brugiato tutto il paeie, non parendo loropiur
tempo di fovraftare in fimili fcorrerie , co*
buttini fe ne venivano alla volta del campo.
E avendo fatto due Squadroni , e pofte inu
mezzo a quelli turte le anime e i beftiami ,
venuti fopra il Tagliamento per paflarlo ,
trovatolo molto groffo, vedendo di non po-
tere paflare con quefta preda, fecero cernida
di tutte le anime prefe, e a tutte quelle, che
paflavano anni venti , tagliarono la tefta ful
Tagliamento ( crudeltagrandiffima ). I quali
morti furono corpi 1000. II refto conduflero
dall'altra banda, che non e poffibiie giudi-
care, come poteffero paffare. Ma que'cavalli
Turchefchi fono confueti a paffare fiumi ,
benche di beftiame , d'anime , di cavalli , e-
di Turchi fe ne annegarono affki nel paffaxe
la predetta fiumara. Eflendo paffati, con ce-
lerita continuavano il loro cammino. S* in-
tende ancora, che tutti gli Oratori de' Po-
tentati Italiani , che afpettavano il Re dt
Francia a Milano, veduto il fuo tardare_ ,
s'erano ridotri a Pavia, dove fi trovava la_
regia fua perfona con feguito di peribne cir,
ca 10000. e piii. 11 Signor Turco fi trovava
veramente miglia dieci lontano da Lepanto
con perfone tfoooc. A di 5. del detto mefe a
ore «4. i Turchi , che corfero nel Friuli ,
con due fquadroni di gente de' loro cavalli
paffarono con la preda d'anime e di animali
il Ligonzo molto groffb, e fono andati via_
con grande onore e gloria , e con grandiffi-
ma vergogna e vitupero del Senato Veneto .
Fatta la defcrizione nella PatrU del Friul?
delle anime, che mancavano, fi trova chc_
da' Turchi fbno ftati fatti prigioni tra uomi-
ni, femine, e putti da circa 9000. de' quali
fono ftati trovati morti tra fopra il Taglia-
mento e fbpra le ftrade da itfoo. II refto e
ftato menato via. I Tufchi nel fuo ritoraa
paf-
ii, C H R O
p.iflarono per la via dell' Iftria e per Capo-
diltria, dove fecero danni incredibili di me-
nare via anime , di brugiare e rovinare cafe
si fopra il territorio de* Veneziani , come fu
quello dell' Imperadore , non avendo avver-
tenza che con lui aveano pace . Per ifpie ve-
nute pe' prigioni fuggiti in diverfi luoghi
s'intele, come pel lungo cammino efli Tur-
chi erano mezzi morti, e i cavalli ftracchi ,
e della preda fatta tra rnorti per cammino e
fug£»iti, pochiffima ne portarono in Boflina.
A di 8. di Ottobre 1499. s'intefe a Vene-
zia , come il Criftianiflimo Re di Francia_
Lodovico di degna e formofa efligie, di eta
d'anni quarantacinque , entro neila famofa_
Citia di Milano a di 6. di detto mefe inDo-
menica. I quattro Oratori Veneti , avendo
intefo ia venuta del Re, montarono la Do-
menica mattina a cavallo con ijo cavalli
beniffimo in ordine, e fi partirono da Mila-
no , per incontrarlo . E avendolo trovato
lontano miglia fei, gli fecero la dovuta ri
verenza, e gli fpofero i'ambafciata . A' quali
il Re fece grandiflima accoglienza, e con_
benigna ciera gli accarezzb, e in mezzo a_
due* de' piu vecchi , cioe Ser Marco Zorzi ,
e Ser Niccclao Micheli, ragionarono un gran
pezzo infieme , e maflime del fucceflb de'
Turchi nel Friuli . E al tutto eflb Re pro-
mettea di ajutare a quefta imprefa talmente ,•
che (arebbe di grande contento alla Signoria
Veneta . Con grandiffima quantita di perfone
fe ne venne a un Monaftero, chiarnato San-
Francelco poco lontano da Milano , e ivi fi
riposb, e veltifli di una ricchiffima vefle di
foprariccio d'oro, e fopra a quella un Manto
di rafo bianco foderato di Varj biffi.e in ca-
po una beretta di damafchino bianco fodera-
ta di Vaj . In quefto mentre fopragiunfegli a
cavallo il Marchefe di Ferrara , il qualc_
Imontato volle avere udienza del Re . E
avendolo fatto afpettare alquanto, il fece an-
dare in cimera, e diedegli udienza. Di poi
montato il Re a cavallo fopra un degniflimo
corfiere coperto di reftagno d'oro , fi pani
da quel Muniltero verfo Milano . Eimmedia-
tamente trovarono Don Giangiacopo de'
Triulzi, iMonfieur di Ligny, e Monfieur di
Begni , con tutti i gentiluomini , e cittadini
di Milano, con grandiffima quantita di ca-
valli. Veduto il Re , tutti fmontarono, e il
Triulzi prefentogli le chiavi deila Citta di
Milano, e avendole ricevute, le diede a uru,
fuo Cimeriere . Fece effo Re buona ciera a'
Geatiluomini Milantfi, e toccata ch'ebbe la
naio a i primi, s'invio verfoMilano. Attor-
r,o il fjo cavallo erano ledici gentiluomini
de" pnnii di Milano a piedi . Approffimato
alla porta della Citta, gli vennero incontro
molti Dottori veftiti di lcarlatto co' baveri .
Potto ll Re fotto di una ombrella, portata_
da fedici Cavalieri primarj dello StatodiMi-
lano , egli folo fotto l'ombrella veftito col
Manto bianco , foderato di Varj bifli, e colla
beretta bianca, che e 1'Infegna delDucato di
Mtla no, entro nella Terra. Dopo la regia_
perfona feguitava ll Cardinale Borges Lega-
10 a Latert , il Cardinale di San Pietro tn
Vincula, il Cardinale Roano, il Duca di Sa-
voja; di poi i cinque Oratori Veneti , coll'
ultimo de' quali era il Marchefe di Ferrara,
11 Marchde di Mantova , il Duca Valentino
figliuolo del Pontefice, gli Oratori Genovefi,
c i Fiorentini fotto quc' di Genova, e iLuc-
N I C O N
»20
B
D
chefi, e di molti altri Iuoghi, con grandiflt-
ma quantita di cavalli. Tutte le ftrade di
Milanoerano coperte di panni biancht. L'or-
dine di quefta entrata fu, prima joo. provi-
fionati della perfona del Re, benifiimo in or-
dine armati con peftarole, e lance in mano ,
e quefti fempre ftavano alla guardia del Re.
Di poi 400. cavalli armati d'arme bianche_
beniflimo in ordine con 400. uomini fopra_
tutti cernidi, con Monfieur di Begni Capita-
no del campo, e Monfieur di Ligny, con_
molti altri Condottieri . Dopo a quefti la
regia perfona con gli altri, come fopra fi di-
ce . E con gran fuono di campane, edibom-
barde, e con grandiflima quantita di gente .
Le ftrade tutte erano coperte , gridando
Francia . E andarono alla Chiefa del Duomo,
dove fmontato il Re co' quattro Cardinali e
con gli Oratori Veneti, e non con altri, fat-
ta la debita orazione in Chiefa, fi parii ver-
fo il Caftello, dove fopra la piazza trovo
duemila provifionati beniffimo in ordine , i
quali con grida e con voci al cielo 1'accetta-
rono. Entrato il Re nel Caftello, tutti gli
altri andarono a ripofare agli alloggiamenti.
E quefto fu il pofleflb dello Stato di Milano
al Re di Francia. Fu detto come trovandofi
il Signor Turco all' imprefa di Lepanto, e_
avendo intefo come tl Signor Lodovico Du-
ca di Milano non gli avea mantenuto la_
promefla di rompere guerra il giorno di San
Giovanni a' Veneziani , fubito fece tagliare_.
la tefta a un Meffo del Signor Lodovico ,
che feco avea in campo. Pare che queftopa-
dre Marco Saraco Vefcovo di Lepanto do-
mandafle alla Signoria Veneta udienza fegre-
ta. Nella quale fi dice , come trovandofi a_
Lepanto dopo la perdita di effaCitta co' due
pnmi Bafsa del Signor Turco, da uno di
quelli, che fi chiamava Batsa Miribei gli fu
detto , fe gli bafiava 1'animo di fare la_
pace co' Veueziani . 11 Vefcovo fubuo gli
rifpofe , che teneva certiflimo, che i Ve-
neziani farebbono contenti di fare fimil pa-
ce , dummodo fofle ; di loro vantaggio .
Onde que' Bafsa fecero al detto S-iraco
una lettcradi credenza, fofcritta di loro ma-
no , la quale egli prelentb alla Signoria . E
mandarono ancora due Gianizzeri ad accoin-
pagnarlo pel paefe del Turco . C16 giudica-
vafi che dovefle effere di volonta del Turco,
perche avea intefo il pervenire del Re dt
Francia in Italia,e il fuo paffare i monti con
grandiffima quantita di perfone. E moltopifi
rifonava la cofa di quello che n'era reftetto.
Della potenza del qual Re di Francia ilTur-
co molto dubitava . Onde eflendo giunto il
detto Saraco a Corfij, e avendo intefo avere
ll Re di Francia conquiftato lo Stato di Mi-
lano , fubito fpaccib un M flb a que' due_
Bafsa, per dare loro nuova di qnefta conqui-
fta , acciocche piu non ne avcilero a dubi-
tare . Di che fopra quella cofa erano fugran-
diffime difpute 1 Padrt Veneti , e parea loro
di non dovere dar fede al Saraco , e che fe_
il Turco avra volonta di far pace , mand. ra
altre perfone . Di poi trovandofi il Re di
Francia a Milano , volevano al tutto fargli
intendere queftapace, ne farla fenza fuocon-
fentimento, perche egli s'era offerto di porre
arme, cavalli, e la perfona fuacontra ilTur-
co. Ma i Veneziani non gli davano fede.
A di 13. di Ortobre 1499. furono lettere_
del Grimani del di ultimo del paflato Mefe_
da
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V E N
ii Carft , p« ie quati fcriw U fepamione
j eU-atmau, e il ltcenziare delle Galee di
Barberia e del Trafico a i loro viaggi : e che
u nrincipale cagione di averte licenziate era
fata che atendo lafciato in terra 6bo. Mon
taflafflseri levati a Tunifi, e di poi fcarkati
rModone, per andare 10 armata, li voleva-
bo andare a Ievarc,dubitando, che giuoti 10
Aleflandria non vi faceffero garbugho, e poi
ancora perche in Modone non iftavano bene
ouefti Mori , e che non foffero cagione di
fluakhe novita. E che la fua venuta aCorfa
«a ftata per non avere bifcotti al Zante, on-
dc era giunto in quel luogo per fornirfene- .
In oltre rifponde a quanto gli ha imputato la
Signoria di noo avereponito coloro, che non
erano ftati ubbidienti , e fi fcufava dicendo ,
che egli fempre ha voluto farla , ma che i
Provvedirori non gtieFaveano voluto lafciare
efeguire . Etiam rifponde , che avea intefo
del Capitano Generale nuovamente creato in
fuo luogo, e che aflai ringrazia la Signoria,
che gli abbia voluto attendere quanto gli
avea promeffo prima cbe egti fi partifTe da_
Venezia , cioe , che fubito entrata i'armata_,
nimica nello Stretto, doveffe ritornare aVe
nezia a difarmare. A quefto modo parve alla
Signoria , che il fare del Capitano Generale_
in fuo luogo , egli aveffelo tolto per fervizio,
e non a male . Perd la Terra molto gridava
contra lui. A di fuddetto,Domenica dimat-
tina, avendo la Signoria pofto beoiffimo in_
ordine la Sala deIl'Udienza nel Palazzo Ou
cale,e il Principe Agoftino Barbadico feden
te pro Tribtmah , diedero udienza pobblica.,
a dodici Arobafctadori mandati dalla Com-
nmntta di Cremona , tuttt beniilimo veftiti
di feta onoratamente con tutta la famiglia_
loro. II Principe abbraccio tutri, e li bacio,
ditnoftrando loro grandiffima aftezione e fe-
gno di cordtale benevolenza. Uno di efli ef-
pofe 1'ambafciata in orazione Larina motto
ornata , e accomodata di parole , offerendo la
Citta di Ctemona, il Popolo, le facolta, e i
figliuolt all'ubbidienza deirimperio Veneto.
A'quali il Princtpe rifpofe molto accomoda-
tamente , e gli accettarono coroe cari figli-
uoli, promettendo loro giuftizia , e ogni age-
volczza,e mohe altre parole neceffarie at bi-
fogno . Tutti i prefati Oratori giurarono co-
rm Princtpe la fedelta , de' quati tre erano
Cavalieri, tre Dottori, tre Mercatanti, e tre
del Popolo . E di nuovo abbracciati , co'Con
figliert e col refto della Signoria tolfero !>•
cenza. Furono fatti in quefto giorno nel gran
Configlio pe' loro meriri di non poca impor
tanza, Vittore, e Gianantonio de'Martinen-
ghi da Brefcia Gentiluomini Veneti . A di 14.
»'intefe, come il Re di Francia avea condot
to al fuo foldo il Marchefe di Maotova con
condotta d'uomini d'arme 50. e Ducati 6000.
all'anno,che b pochiffima e vergognofa con-
dotta. Avendo intefo cio gli Oratori Veneti
refidenti appreffo il Re, fecero il poter loro,
che quefto accordo non paffaffe avanti , e di-
moftrarono al Re , come il Marchele contra
lo Stato Veneto era ftato traditore , e che il
Re farebbe fpiacere non piccolo al Dominio
Veneto . Ma il Re facendo ftima di confer-
marfi nel Ducato di Mtlano, dilibero di vo-
lere accettare per benevoli tutti i fuoi cir-
convicini, e togliergli al fuo foldo , non fa-
pendo , che in un momento tutti fe gli ribel-
leranno contra a un bifogno . Cosi non iftt-
E
A
U M.
12%
B
mando altro , dilibero il Re di condtirlo, Ia.
qual cofa fptacque molto a' Veneziani . S'in-
tendeva da Corfu, come il Generale Grimarti
per faftidio e melanconia era quafi diventara
matto e fuori d'tntelletto , ne piu era obedi-
to, ne guardato da alcuno , quando di lui
prima tutti tremavano. E che le ciutme era-
no difperfe per 1'tfola, e con grao fatica fi
farebbe potuto raunarle. E con defiderio at-
tendevaoo il Generale Trivifano , acciocche
poneffe e faceffe qualche buona provifioncL .
In quefto giorno n prefenti a Venezia pervi*
d'Ifpruch , come il Stgnor Lodovico olinut
Duca di Milano avea ottenuto dalRe de'Ro-
mani Maffimitiano di potere condurre al (uo
foldo Svizzeri 1 1000. e che in quefti avea_
fpefo Ducati 44000. E dicevafi di volere egli
venire alta volta del Veronefe verfo Trento,
e in Vicentina . Per quefto la Signoria pec
fare qualche provifione a quella parre , fece_>
Provveditore immediatamente da fpedirfi a_.
Verona Ser Criftoforo Mauro . Di piu coman-
darono a molte genti d'armi e Condottieri ,
che doveffero andare verfo quetla parte , ac-
ciocche 1'impeto de' Tedefcbi non faceffe_<
qualche detrimento a' luoghi Veneti. E rt-
fuonava votere que' Tedefchi aflaltare i Ve-
neziani in tre parri, in Veronefe, Vicentina,
e nel Friuli . Ne* quali luoghi la S:gnoria_.
avea beniffimo provveduto , e nelle Citta a*
confini avea mandato provifionati e fanti. A
tutti i Popoli circonvicini fu fatta fappre ral
moffa. Laquale novita molto fptacque a'Ve-
neziani , perche penfavano d'effere tiberi dt
guerra per.queft'anno, e per quefto rumulto
pareva pure di avere ora a cominciare. Di
poi il trovava il Re di Francia ia Milarto ,
che faceva detle cofe contra il.volere de' Ve-
neziani , a' qualt conveniva di confenttre— ,
per non venir feco alle mani . Ma dopo alcu-
ni giorni s^intefe come il preparamento di
quefti Svizzeri fatto pel Duca di Milano era
andato in fumo.
II Re di Francia fe ne dimorava tn MHano
con fefte e con trionfi, e il Popoto era ma-
liffimo contento de' Fran?efi per \a loro fu-
perbia e tnfolenza. E quefto perche il Re di
Francia faceva gran giuftizia , & in dkt ap-
piccava qualche Franzefe che rubava in Mi-
tano. E cio faceva per cattivarfi Ja benevo-
tenza det Popolo con fare giuftizia , ma non
gli valeva. Sarebbe lunga cofa , e bifogaereb-
bevi maggior volume avolere narrare i gran-
di infulti, tncefti, tapine, fornicazioni , e_
violenze fatte pe'Franzefi nella Citta di Mi-
tano . E veramente non e poflibile Teftimar-
lo. Ma chi conofce la natura Franzefe cre-
dera molto pia di quelto , che (crivo , tal-
mente che i poveri Mtlaneft non potevano
dire che il fiato foffe loro . Prima li caccia-
vano di cafa , dormendo con le mogli, e col-
le figliuole, e a* poveri padri, e mariti con-
veniva tacere, e andare fuori di cafa, e non_.
a un folo, ma tfitti di Mitano d'ogni condi-
zione . Per le ftrade foffrivano molte violen-
ze . Della qual cofa il Popoto Milanefe era_
maliffimo contento, e molto fi doleva. 11 Re
di Francia come fapientiffimo conofceva cer-
tamente che per le infoleoze e violenze fatte
pe' fuoi non poteva lungamente durare in_
halia, onde dilibero di farfi benevoli tutti i
Signori Italiani, fenza il favore de* quali co-
nofceva di non potere regnare in Italta . Pri-
ma s'era accordato c©l Marchefe diMantova,
di
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r*i C H R O
i\ poi s'accordb co* Fiorenrini, i quali defi-
^««onn molto d'accoftarfi al Re per avere
Pifa , e per quefto effetto aveangli dati
Duca'ti quaranta mila , con quefta condizio-
che effo Re non doveffe dare ajuto
ne
N
A
ne favore a' Pifani , fperando i prefati Fio
rentini , che mancando a' Pifani il favore_
Franzefe , facilmente otterrebbono 1'impre
fa di Pifa • Cosi il Re promife . Oltre di
quefto i Fiorentini fi obbligarono di tenere
al foldo e alle fpefe loro 400. uomini d'ar
rne con 2000. fanti, i quali a ogni tempo, e
comandamento del Re foffero obbligati di
i-nandargli in fuo favore a qualunque lmprefa,
che comandera . E piu largo partiro avreb
bongli fatto , tanto erano defiderofi di avere
Pifa. Si trovavano a Milano ventidue Amba
fciadori Genovefi, due de' quali effendo^ap
poggiati a un Pergolo, caddero gib, e s'am
mazzarono. I quali Genovefi furono i primi
che s'accordarono . EMendo due parti in Ge-
nova, gli Adorni, e i Fregofi, (ubito perco-
mandamento regio furono occultare taliparti,
e fu dimeffo il Doge di Genova che era Don
Agoftino Adorno , e il Re vi mando un fuo
Governadore a governare quella Citta, e ad
uguagliare la parte . Sicche i Fregofi erano
alquanto piu favoriti . A quefto modo il Re
fi fece Dominus & Migifler della CittaGeno-
vefe . Avendo prefentiro la Signoria Veneta
1'accordo fatto tra il Re di Francia e i Fio-
rentini, finalmente s'intende come il Re a_
requifizione de' medelimi volea al tutto, che
la Citta di Pifa foffe loro reftituita. Qyefta_
cofa molto difpiacque a' Veneziani, e s'inge-
gnavano fegretamente che quefto penfieronon
doveffe fortire il fuo effetto , ma non fi vo-
levano dimoftrare manifeftamente , per noiu
entrare di nuovo in quella provincia, perche
ben conofcevano effere proceduta la rovina_
dello Srato Veneto dalTimprefa di Pifa , e_
pero non fe ne volevano per nulla impaccia-
re . A quefti giorni s'intefe per lettere di
Roma , come il Cardinale Grimani figliuolo
di Ser Antonio Generale , avendo intelo il
fucceffo dolle cofe del padre, e che per la_
Ciita Veneta fi mormorava di Itii , dubitando
che al padre foffe pel Senato fatto qual-
che vitupero e danno, dilibero di partirfi da
Roma, e tolfe licenza dal Papa, e venne a_
Venezia fegretamente , giudicando, che Ia_
fua riputazione foffe quella , che lalvaffe al
jradre 1'onore e il profitto, come merita la_
riputazione dcl Cappello . Ma all' eiTetto fi
vedra . La Terra molto gridava di lui circa
quefto .
S'intefe ancora , come il Signor Lodovico
avea diliberato di fare la fua ilanzi a Tren-
to, luogo piii vicino alTItalia , e che con lui
fi trovavano tutti i Cardinali confueti. Non
reftava col fuo animo inquieto di ftareatten-
to per intendere le cofe Italiche , e quanto
faceva il Re di Francia in Milano . E ftava
alTerta di fare qnalche tratto a tempo eluo-
go, per cui potelTe ritornare iniftato. Emol-
to potea veramente fperare , veduti malcon-
tenti i Popoli, che per nulla volevano i Fran-
Zefi. Di poi cffo Signor Lodovico avea dana-
ri, de' quali per tutto il Mondo era careftia.
E non e dubbio, che fe eglivorra, faragran
danno e perturbazione a! Re di Francia_ .
Benche s'intende , che avendo faputo il Si-
gnor Lodovico le preparaziom fatte pcl Re e
jje' Veneziani di gente , e muniti i luoghi
B
D
I C O N 124
circonvicini, approfltmandofi il verno , dili-
bero di lafciare correre ogni cofa, e di non_
affoldare gli Svizzeri , e volendo entrare in-
Trento, non fu accettato , e fe ne ando a_
ftare a Vienna. II Re di Francia avendo ot-
tenuto nelle fue mani fegretamente il Du-
chetto picciolo di Milano, figliuolo deljtion-
dam Duca Galeazzo Maria , che trovb in Ca-
ftello, lafciatovt pel Signor Lodovico , cbe_.
nol volle menare con ie, il manifefto a que-
fti giorni al Popolo, e gli faceva buonacom-
pagnia, e avea diliberato di condurlo con fe
in Francia. II Signor Lodovico mando i fuoi
figliuoli per iftare e fare 1'abitazione inTren-
to . Ma que' di Trento non avendo voluto
accettare il padre, ne pure vollero i figliuo-
li, onde erano mezzo difperati , perche in_
niun luogo erano accettati, S*intefe come il
Re de' Romani avea fatto intendere a tutti i
fuoi Signori, che fi doveffero convocare a_
una Dieta ordmata , e cio per diliberare di
ajutare il Signor Lodovico contra Francia e'
Veneziani. Effendo tutti i Signori di Alema-
gna convocati infieme, diliberarono di voler
pace, e non guerra , perche erano afTaticati
per la guerra ; e tutti i Popoli chiamavano
pace: ficche da tutte le bande al povero Lo-
dovico mancava ajuto, favore , e foccorfo .
A di ji.di Ottobre 1499. nel Configlio de'
Pregadi diliberarono , per dimoftrare allaCit-
ta e al Popolo Cremonefe qualche liberalita
e munificenza del loro fottometterfi al Sena-
to Veneto , di dare a i dodici Oratori Cre-
monefi braccia diciotto di reftagno d'oro pcr
una vefte a cadauno, e farli Cavalieri, e a_<
coloro , che non voleftero farfi Cavalieri ,
perche ne erano molti artigiani e di Popolo,
che non amano di effere Cavalieri per non_
potere refiftere alle fpefe, foffero datebraccia
diciotto di Velluto cremefino per una vefta_
a cadauno. Cosi fu fatto. Adi i. diNovem-
bre, il giorno de' Morti, fi feppe, cheaven-
do intefo il Capitano Generale Grimani l'ap-
proffimarfi a CorFu Melchiorre Trivifano fuo
fucceffore, non gli parve di doverfi lafciare_
trovare , e dilibero di tenere la voltadimare
verfo Venezia. Cio fece, perche fembravagli
di mancare di riputazione andando fottoTub-
bidienza del Trivifano, col quale lungamen-
te era ftata nimicizia . Ma al Trivifino con-
veniva cedere, perche il Grimani era in mag-
giore riputazione a Venezia, e pochi Cittadi-
ni fono ftati m Venezia in tanta ftima, quan-
ta effo Grimani. Sicche avendo confegnato i
Libri e i danariaDomenico Malipiero Provve-
ditore fi pani verfo Venezia, volendo piuto-
fto ftare alla mifericordia della Signoria, che
entrare nelle mani del fuo nimico. Giunto il
Grimani a Pola , ivi trovo i fuoi figliuoli , i
quali fecero intendere alpadre, come per par-
te prefa nel Configlio de' Pregadi era ftato
diliberato, che fe egli veniva a Venezia con
la fua Galea, foffe meffo in prigione co' ferri
a' piedi come difubbidiente . La qual cofa_
avendo egli intefo , fubito fmonto dalla fua_
Galera, e fi fece mettere i ferri a' picdi, e_
una verte nera indofto con calze di icarlatto,
e monto in una barca di Pedota , e fi prefen-
to alla riva di Palazzo a Venezia quefto gior-
110 e ora. E mando a dire alla Signoria, che
fi trovava a' fuoi comandi. Onde la Signoria
mando Ser Andrea Gabrieli Configliero , e_
Ser Domenico Marino Savio del Configlio, e
Piero Balbi Savio di Terra ferma ; 1 quali
aven-
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B
1*5 V E N E
,vendo intefo U fua difubbidienza , e che era A
JSo con la fua Galera fino ,n Iftna con-
ta la volonti del Senato , dihberarono non
2 1 te u riputazione e la qualita della per-
£ di m«dare la parte prefa in Pregadi a
fecuzione. Cosi effendo quefti tre alla nva,
il fecero cavare di barca , e portare di pefo
fopra le fpalle di molti in pngione per la_
Corte del Palazzo, doveeragrandiffimaquan-
, ita di perfone, per vedere la fama di tanto
uomo. Attorno della fua perfona eravt tl fi.
cliuolo Cardinale , e tutti i fuoi i fighuoh Ja-
crimando, de' quali niuna ftima fi faceva, ne
fl Cardinale era guardato. E l'accompagna-
rono fino alla Prigion forte, dove fu prefen-
tato a Ser Niccolo Michiel , e a Ser Marco
Sanuto Avvbgadori di Comone, i quah ll fe
cero porre co* ferri a* piedi nella detta pri-
cione fotto buona cuftodia, non lafciandoen-
trare con loi i fuoi figliuoli , ne altre perfo
ne, ma il ferrarono in prigione folo.
Quefte fono cofe da confiderare, e dapen
fare grandemente quanta pazzia fia la noftra
g ferroare il penfiero nella fortuna, chequan-
do ha efaltato e onorato uno fino adfidera^,
il fa di poi cafcare a baflo, e gli dalavoha,
e qnando ci crediamo d'eflere in Cielo , ci
troviamo in terra. Quefto notabiUflimo Gen-
tiluomo in tutto il tempo della vita fua ha_
avuto Ia fortuna propizia, e di povero inpo-
chiffimo tempo divenne ricchiflimo. Per da
nari era tenuto la prima tefta di Venezia_ .
Per quanto fi poteva vedere , avea Ducati
iooooo. di contanti e piu , fenza gli ftabili ,
poffeffioni, e altro , tutto fatto da lui in po
chiffimi anni. Era mercatante feliciflimo nel
la mercatanzia, e buona parte de' Mercatanti
Veneti fi governavano per lui , che quando
effo vendeva , eglino vendevano , e quando
teneva, tenevano, e quello , che era terra e
fango, nelle fue mani diventava oro . Non_
dotato di parenti, ne di degno langue , pure
in pochiffimi anni divento il primo Senatore
della Repubblica Veneta, efempre, edicon
tinuo era de* primi che la governava. Ma ve
ramente era uomo di fapientiflimo configlio e
di gran cuore, di buona lingua, e di riputa
zione, e tanto veramente era favorito, ama-
to, e onorato, che pochi Cittadini gli anda
vano avanti a Venezia. Maritoifigliuoliono-
ratiffimamente nelle prime Famiglie di Vene-
zia con grandiffima dote . Beato chi poteva_
accoftarfi a lui . Due volte fu Generale da_
mare. Fu Procuratore di San Marco , che_
dopo il Principe di Venczia e la prima di-
gnita . Gli bafto 1'animo di fpendere-Ducati
30000. di contanti, per fare il fuo primoge-
nito Cardinale, che era Dottore famofiffimo ,
e da tutti riputato; e avanti che prendefle il
Cappeilo di eta d'anni ventifei , era al gover-
no dello Stato, e in grande felicita. Alqua-
le dopo di effere ftato affunto al Cardinalato,
pe* meriti del padre pel Configlio de' Prega-
di fu conceduto il Patriarcato di Aquileja di
Ducati 4000. di entrata , come il piu caro
Cittadino, che foffe nella Citta. Gli altri fi-
gliuoli furono dotati di onori giufta lapatria.
La prima volta che fu fatto Capitano Gene-
rale, prima che foffe giunto a Corfii, fu fat-
to Procuratore di San Marco coa tanto ono
re e fafto, quanto fi poteffe dire.. In quelfuo
Capitanato fi porto degnifflmamente con tan-
ta gloria, quanto mai fofle Capitano. Nella^
guerra Napolitana al tempo che il Re di Fran-
J<m.XXlK
T U M.
.12^
D
cia conquifto il reame di Napoli , ando all*
imprefa di Monopoli , e la prefe per forza , e
la dedico al Senato Veneto . Avrebbe ancora
conquiftato tutta la Puglia , fe da Venezia_
non gli fofle ftato mutato: 1'ordine . Pofcia_,
ritorno a Venezia con tanta pompa , ripotw
tando gloriofa vittoria , che piii non fe ne-,
potrebbe dire , e (utti il giudicavano degoo
della dignitk Ducale, che e quanto puo dare
la Citta Veneta. Ultimamente effendo tutto
il Mondo in garbuglio , e avendo notizia la_,
Signoria de' grandi preparamenti fatti pel
gran Turco, dilibero di farlb Capitano Gene-
rale, e con tanto onore, gloria, e pompa, e
quafi a voce fu eletto Ser Antonio Grimano
Procuratore , come unico foftegno e prefidio
dello Stato Veneto. 11 quale fcufandofi non_
voleva andare; pure pregato da' Padri Vene-
ti accetto tale dignita . E perche la Sigooria
non avea danari , le imprefto di fua borfa_
Ducati 20000. per armare; che torno moltoa
propofito, acciocche aveffero cagione di fpe-
dire prefto 1'armata . E con tanto feguito ,
fama , trionfo , onore , e gloria fi parti da_
Venezia, che piii non fi potrebbe dire. Da_
tutti era quafi adorato. I Venezianiavendolo
veduto tanto fortunato, e che neffuna cofa_
gli era ftata contraria , aveano pofto in lui
ogni fperanza . Ora egli fi trova co' ferri a*
piedi nella Prigion forte , e tutti gridano ,
che fia crocefiflo. E quefto edegniflimoefem-
pio a tutti . Era uomo d'anni 64.
11 Duchetto di Milano figliuolo del quon-
dam Gian Galeazzo fe n'andava in Francia_
col Re, che ve lo menava , perche cafo che
non poteffe tenere Milano, mariterebbeildet-
to Duchetto in una fua figliuola , natagli a_
quefti giorni, e le darebbe il Ducato di Mi«
lano in dote. Faciliffimamente iPopo!ificon«
tenterebbono del loco Signore , al qualedt juri
fpetta il Ducato . E ancora il Re avea dato
quefta fama, perche vedendo i Popoli malif-
fimo contenti de' Franzefi, fperando di avere
il loro Signore a qualche tempo , doveffero
tacere, e fopportare con pazienza gl'infulti
Franzefi . La madre, figliuola del quondjtm^,
Re Ajfonfo di Napoli , e moglie del quondmt
Gian Galeazzo Maria rimafe a Milano , e il
Re le concedette il viver fuo. II ReFederigo
di Napoli a quefti tempi molto dubitava che
il Re di Francia andar voleffe a prendergli il
fuo reame, giudicando certiflimo, che andan-
do a queirimprefa, fenza botta di fpada facil-
mente conquifterebbelo , perche il Re di Na-
poli non avea gente, ne danari . Per quefto
il Re Napolitano tentava col Pontefice , che
doveffe oftare a quello di Francia , e perfua-
derlo con Brevi , e Nunzj di non venire a_
tale conquifta , promettendp al Papa cofe_
affai , e maflime di dare Stato al Duca Valen-
tino . 11 Pontefice cupido di ftato, volea al
tutto pacificarli . Alla quale cofa non voleano
acconfentire i Veneziani , e al tutto erano
contrarj , che il figliuolo del Papa dovefle_
avere Stato nel rearoe di Napoli . Dalfaltra
parte per nulla i Veneziani volevano , che il
Re di Francia andaffe in queft'anno aH'im>
prefa del detto reame , perche conofcevano
per fermo, che le genti Francefi non fifareb-
bono mofle si tofto da Milano , che tutto il
reame di Napoli pacificamente farebbefifotto-
pofto al regio imperio. E pero conognimez-
zo, e via, e ingegno facevano il poffibile_ ,
per cavareli di mente tale fantafia, difegnan-
r I do
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1
T»7 ^
3o con molte ragioni , ehe prima doveffe fta-
bilire il conquiftato Ducaco di Milano, e poi
diliberafle quello che gli parcffe pel meglio ,
e poi che s'approfllmava l'invernata. 3n olrre
gli rammentavano i movimenci di Lodovico
che erano importantiflimi , e che i fuoiPopo-
li , e i Veneti erano di molro affacicati dalle
guerre, e che li doveffe lafciare alquanto ri-
pofare. Con molte potenciflime ragioni ilfep-
pero tanto perfuadere e conforcare , che al
tutto effo Re Francefe dilibero di paffare i
monci, per tentare di avere 1'eredita della_
moglie, con opinione di ritornare alla pri-
mavera in Italia aU'imprefa di Napoli. La_
quale diliberaztone fu molto graca a' Vene-
ziani, confiderando, che mancando la perfo
na regia, che facea aflai cofe contra ilrolere
Veneto , efli Veneziani iarebbono que' che_
governerebbono 1'ltalia. E percio comanda
rono a due fuoi Oratori Marco Zorzi e Be
nedetto Trivifano Cavaliere, chedovefferoac
compagnare il Re fino a pie de' monti, dove
il Zorzi doveffe cogliere licenza , e venire a
Venezia , e il Trivifano andaffe col Re ii_
Francia , e vi rimaneffe Oracore . Io credo ,
che mai per alcun cempo da che laCirtaVe
neca fi manciene in Signoria e in iftato, non
fi crovaffero canti fuoi Nobili e Citcadini in
tromefli e imprigionari , perche pochi erano
que' che amavano la patria , i buoni coflu-
mi , e la giuftizia. Piti non fi faceva il dove
re ne' Magiftrati, e negli Ufizj. In rempo di
pace, perche non erano fperimentari , non_
erano conofciuti. Ora veramente per efiere_
ftata la crudeliflima guerra contra il Turco ,
tutti fi fono portati maliffimamente per eflere
ftati ado^-erati . Sicche fi pu6 dire a' Signori
Veneziani : Dio ti guardi da gutrra fu la fpt
ranza ic tuoi Gttadim . II Re di Francia_
avanti la (ua partita da Milano, per dareor
dine e governo alla Citta , acciocche ficura-
mente fi poteffe mantenere , lafcio Meffer
Giangiacopo de' Triulzi Governatore di Mi-
lano nel civile e nel criminale. Lafcio anco
ra Moufieur di Ligny luo Capitano fopratut-
te le genti d'arme. Lalcio molti Giudici Fran-
Zcfi, che infieme co' Giudici Milanefi dovef-
lero ammi.-.iftrare giuftizia . Lafcio fotto il
detto Capi*ano Monfieur de Ligny mille lan-
ce in circa d'uomini d'arme per guardiadelli
Citta . 11 Re di Francia Umdcm tendeva alla
volta di Francia, e menava con fe il Conte_
„i Cajazzo amicabilmente , moftrandodi avcr
10 a oiro, e di volerlo fare gran Signore in
Francia, con grandi promefte . E tutco cio
faceva perche non fi fidava del Conte . Con-
dorto che 1'ebbe in Francia, immediatamente
11 Re dimoftrando di onorarlo e di accarez-
Zarlo, il mando in Picardia al governo dial-
cune Citta : che fi puo ripurare in una pri-
gione onefta. Tenete certiflimo che effoCon-
te porrebbe pel Signor Lodovico cento vire,
fe cante n'aveffe , e ancorche fi moftraffeJ
Franzele , pure portava il Bilcione fcolpico
nel cuore , e lo portera fempre fino alla_
morte .
II Duca Valentino figliuolo del Pontefice_
Aleflandro VI. avendo confulcaco e tractato
col Re di Francia , avendo avuto dal Ponte
fice Ducati ioooc. allbldo e rauno cavalli
aooo. d'uomini darme, e fanti 4000. Con lui
le ne ando il Marchefe di Mantova conlaiua
condotta, che era al foldo del fuddetto Re
di fua volonta e confentimemo. Con queftj
R O N I C O N
128
B
D
efercico fi dicea che voleva andare aH'impre-
fa d'Imola , di Forll , e di Pefaro . Ma pe*
grandiflimi freddi fi giudicava che poceffe far«
poco progreffo in quefta invernaca. II Papa ,
eflendo all' ordine 1'efercico del figliuolo ,
mando a dimandare a' Veneziani il paffo e_
vettovaglia pe' fuoi danari ful territorio Cre-
monefe. Confiderando i Veneziani il tutto ,
e fperando di avere qualche foccorfo e ajuto
dal Papa concra il Turco , diliberarono di
concedere il paflo al Duca Valentino, facen-
dogli fapere , che non moleftaffe il Duca_.
d'Utbino , ne altrt Signori , i quali foffero
fotto la protezione dello StacoVeneco. Ecosi
egli promife di fare . Madama di Forli pre-
fentendo quefto efercito del Valencino venire
alla fua Citca , principio a far facti , e a ta-
gliare tucci gli alberi appreffo la Citta. Ab-
bruciaci i Borghi , forcificava la Terra quan-
co poteva, e moftrava di effere feminadi gran
governo. Fortificata la Terra, (e ne ando in
perfona a Firenze a dimandare ajuto, facen-
do intendere a' Fiorentini Ia fua fefta effere
Ia loro vigilia, e che dopo che ella fara vin-
ta, anderanno a Firenze , e non fi contente-
ranno d'Imola, e di Forli. Ma i SignoriFio-
rentini per molti rifpetti non fe ne vollero
impacciare. La Signoria di Venezia permol-
ti riguardi , e per guardia de' fuoi luoghi
mando il Conte Bartolomeo da Luianoaque-
fti coi.fini con 1700. cavalli . E vedendo Tefer-
cico del Duca Valentino approflimarfi a* con-
fini di Ravenna, dubicando che vedendofi egli
qualche belliflima occafione non la prendeile,
comandarono di fubico a Ser Criftoforo Moro
Provvedicore in campo in Veronefe, checon
qutlle genci , che fi crovava, doveffe cofto ca«
valcare a Ravenna , per mettere governo e_
reggimenro alle genci d'arme mandate in que*
luoghi , e ancora alle Citta , e Caftella per
ogni evento . A di 16. di Novembre 1499.
furono leccere da Corfti di Melchiorre Tnvi-
fano, comc crovo ogni cofa maliflimo all'or-
dine per la partenza del Generale Grimani ,
e che quafi cutte le ciurme erano fmont.uein
terra, e maliflimo condizionaca I'armaca_ .
Onde gli farebbe neceffario durare grandifli-
ma fatica a ridurle in galera. Tuccaviaaven-
do dato una paga alle ciurme , tutti volentie-
ri venivano a toccare danari, e fperava diri-
durre l'armata in buon termine , e ridotra_
che foffe, configlierebbefi di prenderequalche
imprefa che foffe donore dello Staco Vene-
co. L'armaca Turchelca s'era ridocca nel Gol-
fo di Lepanco, maliflimo condizionaca , e fo-
pra il ponce del Golfo avea principiaco afab-
bricare due Caftelli . Ma non aveanoarciglie-
rie, che poceflero far danno all'armaca ; e_
per6 fperava di encrare coll'armaca Veneca_
in golfo a brugiare la Turchefca . A di 19.
del detto mefe giunfe un* Oratore del Re_
de' Romani Maflimiliano Imperadore , e fti
molro onorato da' Veneziani , inconcraco da
molti Gentiluomini , e provveduto di cafa e
d'ogni cofa neceffiria . II quale Orarore Ct
chiamava Marco Aldo , e a di 20. ebbe_
udienza. S'incefe che il Re di Franciafiparti
a di 15. di quefto mele da Torino alla volta
de' Monti per paflare in Francia in granfrec-
ta, dubitando dell' invernata. Piecro de' Me-
dici , femprc che il Re di Francia dimoro in
Italia, feguitavalo per cutco, e dimorava nel-
la Corre del Re , renrando di ricornare nel
luo Itato m F ir enze. Partito il Re, venne_
eflo
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V E N
Pietro a fcire * Venezia, e viprefecafa.
Jadama di Forli non ftava a dormire; e n-
Ernata da Firenze fenza fare alcuna cofa- ,
Ecava Forli , e mandb i fuoi -gbuoli ,
StS giovanetti, fotto buona cuftodia a
Erenze peTcavarli di pencolo. In oltreavea
fetto tagliare alcune acque fopra alcuni mon-
rie avea inacquato tutto il terntorio appref-
fo la Citta , tanto che muno vi fi poteva ap-
Moflimare, non avendo verun nfpctto aldan-
lo de' Cittadini , a' quah prometteva di n-
ferlo in tutto . E con tanto cuore e antroo
afpettava i fuoi nimici, quanto dir fi pofla_.
CeKatnentequeftadonna fi potea chiamarc^
w-ko , ed era forella del fu Duca-di Mila-
no, e dalla ffiree de' fuc-i antecefibri nonde-
eenerava . A di *4- di Novembre avendo la
§i«noria intefo , che due Ambafciadori del Re
di Rofcia venivano , per onorarh , furono
mandati molti Gentiluomini incontra loro .
E a di 19. ebbero udienza molto grata dalla
Sienoria . Erano veftiti di cafacche d'oro al
modo Turchefco , e di cafacche di feta_ .
Aveano da circa fei fervidori . Aveano 1 ca-
peeli molto lunghi. In capo portavano cap-
pefli di Zibellini e di Marton col pelo di
dentro, e col cuojo, cioe ll rovefcio del Zi
bellino e Martore di fuora . Prefentarono al
Principea nome del loro Re*un mazzo di
?uaranra Zibellini belliffimi , e un dente di
efce grande . S' intefe , come le genti del
Duca Valentino erano giunte ful territorio
Ferrarefe , e che il Marchefe di Ferrara avea
loro benigoamente conceduto il paflb e vet-
tovaglia . Ma effendo effe genti arrivate a_
un piccolo Caftello di Ferrara, vi entrarono
dentro, ammazzarono le guardie, e lo prefe-
ro, e fpogliato che fu , fu reftituito. Giunte
di poi ad Argenta luogo Ferrarefe , brugia
rono tutto il Borgo con gran danno . II Mar
chefe ebbe grandiflimo difpiacere di quefti in-
fulti , ma per rifpetto del Pontefice gli con
veniva tacere . Da per tutto , dove capiiava-
no, facevano grandilfimi infulti, non avendo
rifpetto ad alcuno, come e coftume di genti
d'atme .
A di ij. di Novembre 1499. vedendo il
Signore di Rimini le genti del Pontefice e_
del Duca Valentino avvicinarfi all' imprefa_
d'Imola e di Forli, dubitaodo del fuo ftato,
perche i Popoli della Citta Ariminefe pe*
grandi infulti da lui ricevuti , erano malcon-
tenti del fuo governo , e la parte contraria_
al prefato Signore con un Capo fi trovava a
Ce(ena facendo gente per venire a cacciar-
nelo , e con pochiflima fatica da cadauno fa-
rebbe ftato cacciato , che avea pochiffimo
governo, vedendofi quefto povero Signore in
foga con poco ajuto , diliberb di domandare
foccorfo alla Signoria Veneta , della quale.
era ftipendiario e condottiere. Et effa dilibe-
r6 di preftarglielo , e fece Ser Francefco
Cappello Cavaliere Provveditore a Rimini
con cinquanta Ducati al mefe. I Padri Ve-
neti fcriflero al Pontefice e al Re di Fran-
cia , che non doveffero moleftare quella Cit-
ta, onde il Papa volentieri, per fare il fatto
fuo, fe ne contenio, fperando di ottenere_
Imola e Forli, e che dopo quefto non gli
maocherebbe Rimino . In quefto mentre il
Provveditore Veneto giunfe a Rimino , e_
ricevutovi dal Signore con gran fefta , e da
tutto il Popolo, ebbe dal Signore quafi tut-
to il governo della Terra. e cib per catti-
Tm. XXIT.
E T U M.
B
D
130
vargli la benevolenza de' Popoli. A quefto
modo il Signore liberb la Citta fua, che era
in grandiflimo pericolo. A di fuddetto di-
morando il Generale Antonio Grimani nella
prigion forte, per malinconia e per cattiva
condizione della prigtone venutagli la febbre
continua con gran catarro, i fuoi figliuoli e
parenti comparvero nanti la Signoria, fup-
plicandola , che il dovefle cavare da quefta
prigione, e potlo in un* altra, che foffe mt«
gliore; dicendo che la Signoria dovea defi-
derare di averlo vivo e non morto , perche
avendo fatto male , gli poteffe far tagliare la
tefta . Onde avendo pieta la Signoria a fimil
cafo , propofta la cofa in Coniiglio de* Pre-
gadi , fu prefo di mandare i primi tre Medi-
ci della Terra alla vifita delGrimani, i qua-
li con facramento deponeffero della malattia
di lui . I quali avendo pib tofto mifericordia
alla condizione dell%. perfona e qualita di
lui , che all' egritudine , per facrameato fpo-
fero, che giudicavano certiflimamence , che
dovendo quefto Gentiluomo ftare nella Pri-
gion forte, morrebbe fenza dubbio. Onde_,
ftante la relazione de' Medici, meffero nel
Configlio de' Pregadi la parte, che gli foffe
data una camera fotto la Torricella, o una
in Corte di Palazzo . Ma faltarono contra
di quefta parte gli Avvogadori del Comune,
facendo fapere che la malattia del Grimant
non era a morte, e con molte ragioni fifor-
zarono di perfuadere il Configlio che non_
dovefle cavarlo dalla Prigion forte per efem-
pio d'altri, anzi di farlo medicare. E pofero
una parte che il detto Capitano fofle diligen-
temente medicato nella fuddetta prigione , e
provveduto d'ogni cofa neceffaria alla vale*
tudine, ma che non fofle moffo dalla pri-
gione. Vedendo i Configlieri la mala difpo*
fizione del Configlio, e di tutta la Terra_ ,
molto incrudeliti contra il Grimani, e che_
tutta la povera gente gridava vendetta fenza
mtfericordia pe* grandi e intollerabili danni
ricevuti , diliberarono di non pib impacciarfi
in quefta cofa. E co* Medici e medicine fu
curato il povero Capitano talmente, che nel-
la Prigion forte ricuperb Ia fanita . A di «7.
detto gli Avvogadori del Comune andarono
nella Prigione fuddetta a efaminare il Gri-
mani dal fuo partire fino al fuo ritorno , e
dei fucceflb dell' armata , e di tutto appieno
ne fecero nota . Vedendo il Duca d' Urbino
1'efetcito del Duca Valentino approflimarfiad
Imola per ifpedire la fua imprefa, molto du-
bitava del fuo ftato, e mandava continua-
mente a domandare foccorfo alla Signoria-.
Veneta, la quale per vietare ogni fcandalo ,
che poteffe intravvenire, fece di fubtto ca-
valcare Ser Criftoforo Moro Provveditorc*
refidente a Ravenna con tutte le fue genti
d'arme, a Faenza per cuftodia di quel luogo.
Onde non pib dubitava il fuddetto Signore v
vedendofi ajutato da* Veneziani • Effendofi il
Duca Valentino avvicinato a Imola col fuo
efercito, que' Cittadini in grande differenza
e difcordia tra loro , diliberarono volontaria-
mente per non avere il guafto, di darfi al
prefato Valentino. II quale coll' efercito en-
trb nella Terra ottenuta fenza contrafto .
Avendola a fuo beneplacito, le genti d'arme
e i Francefi vi ufavano grandi crudelta «-«
villanie, cacciando i Cittadini dalle loro ca-
fe , e dorroendo con le donne , raogli , e fi«
«liuole loro. II Caftello d'Imo!a to teneva_,
° 1 « molte
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GoOQlGi
6HRONICON
molto fortc, onde non potendolo avere a pat-
ti il Duca Valentino principio a bombardar-
lo. E non avendo polvere a fufficienza, man-
d6 a Bologna a prenderne feflanta carriaggi.
Qoe' del Caftello bombardavano la Terra, e
le facevano non piccolo danno. Se non ri-
marra d'accordo eflb Duca col Caftellano ,
fara neceflario che fi levi dalla Terra, perche
il Caftello con le artiglierie rovinerebbe la
Terra. A di 28. di Novembre per lettere di
Roma s' intende , come Madama di Forli
avendo mandato due fuoi Oratori a Roma a*
piedi del Pontefice , con dimoftrazione di
fare accordo e patci , e di cedere al Papa_
Forli.avea dato a i fuddetti Ambafciadori
una lettera di credenza, attofllcata, da eflere
data in mano del Pontefice, con la qualc_
penfava di attofiicarlo . Portavano la detta
lettera involta in un panno di fcarlatto den-
tro di una canna, per non attoflicare que'
che la portavano. Effendo giunti g!i Oraiori
a Roma, per ifpedire meglio il loro penfie-
ro, diliberarono di comunicare quefta cofa
con un Cameriere del Pontefice, natio di
Forli . 11 qual Cameriere avendola intefa, e_
penfatovi fopra , la comunico al Papa . II
3uale intendendo quefta cofa eflere di gran-
iflima importanza per Ia fua falute, (ubito
fece prenaere quegli Ambafciadori , e chia
ramente trovo il trattato fatto , fcufandofi
eglino di eflere loro ftato cosi impofto per
Ja loro Signora , cui bifognava che ubbidif-
fero . Quefla Madarra di Forli era femina di
grandiffimo animo e cuore , e per efempio
del fuo Popolo fi veftiva tutta d'arme come^
un foldato fopra le mura della Citta , & era
fenza dnbbio la prima Donna d'Italia . Come
prudentiflima tentava e fperimentava tutti i
modi di liberarfi dalle mani del Duca Va-
lentino, ma avea gran fatica a poter contra-
flare all' impeto di lui .
A di 8. di Dicembre 1499. per lettere_
d'Imola s'intendc, come il Duca Valentino
avea fatto parlamento col Caftellano del Ca-
ftello d'Imola, e fi giudica certiflimamente_
che fieno rimafti d'accordo , e afpettavafi che
avefle ottenuto il Caftello Vedendo il Som
mo Pontefice Aleflandro VI. il (uo figliuolo
Duca Valentino profperare fecondo il fuode-
fiderio, e che facilmente otterrebbe il tutto,
principio con buon modo a fare raftare i Si-
gnori Veneziani , come avea avuto pel pafla-
to, e di continuo avea molti richiami e que
rele del governo del Signore di Rirnini, che
malifllmo trattava i fuoi Popoli, e che efien-
do quella Citra fotto il fuo inanto, dilibera-
va di farne qualche provifione contra quel
Signore, e come buono Paftore voleva con_
quefti modi meitere la detta Citta di Rimini
fotto la Signoria del Duca Valentino. Intefa
da' Padri Veneti tale opinione , fecero inten-
dere al Pontefice, che per niun modo vole-
vano confentire che di Rimini foffe privato
il fuo Signore , il quale efiendo loro ftipen-
diario, e tolto in protezione dallo Stato Ve-
neto, diliberavano al tutto di provvedergli
d*ogni ajuto e favore. Onde il Papa non fece
alira rifpofta, ma come prudentiflimo penso
«1 fare a luogo e rempo ll fatto (uo . 1 Ve-
neziani dubitando, che la gente del Duca_
Valcntino, (pedirafi dall' imprefa di Forli ,
andare dovefle immediatamente a Rimtni
che fenza botta di fpada avrebbelo ottenuto,
ti mandaroao alcuni fanti, e Caporalt con_
B
D
provifionati, acciocche fe fofle ftato di bifo-
gno, fi poteflero mantenere qualche giorno .
A di io. di Dicembre s'intefe , come il Duca
Valentino fece mettere in ordine un fuo Ca-
po di fanti, e il fece con alcuni fanti acco-
ftare a un rivellino del Caftello d'Imola, tal-
mente che fi fece un poco di (caramuccia_
co* fanti del Caftello , e ne furono morti
quattro o fei, e le genti del Duca enrraron-
vi dentro. Onde il Caftellano immediatamen-
te rimafe d'accordo col Duca di confegnar-
gli il Caftello in terminc di tre giorni . Ojje-
fto accordo fu figillato per avanti , quando
il Duca Valentino fu a parlamento col Ca-
ftellano, e quella fcaramuccia fu una finzio-
ne, per diraoftrare, che per forza 1'avea ce-
duto . Ottenuto il Caftello , e prefone il
pofleflb, il Duca fubito fi levo col fuo efer-
cito, e avviollo verfo Forli . Hafso per Faeo-
za , dove fu beniflimo veduto e accarezzato.
A di 17. del detto mefe s'intefe, che approf-
fimatofi il Duca Valentino a Forli colTefer-
cito, i Popoli della Terra fi levarono a ru-
more, dicendo, che non volevano patire il
guafto, e alcuni gentiluomini ufcirono fuo-
ri, e andarono in campo al Duca a patteg-
giare con lui, e a offerirgli la Citta . C16
vedendo Madama di Forli , fubito mando a
di 14. il fuo figliuolo primogenito con tutto
il fuo mobile d'argenti, gioje, e danari a_,
Firenze, ed ella abbandonata d'ogni fperan-
za rimafe nella Citta . In quefto mentre i
gentiluomini e cittadini rimafero d'accordo
col Duca Valentino, e fecero molti capitoli,
tra'quali dimandarongli , che per cofa veru-
na non volevano che Ie fue genti d'arme en-
traflero in Forli , e fe bifognaffe dare qual-
che battaglia al Caftello, che non poteflerp
entrare nslla Citta fe non mille Svizzeri, co-
nolcendoli baftanti il Popolo. Alle quali di-
mande il Dnca defiderofo di farfi Signore di
quello Stato, volentieri acconfenti, e giuro
d'ofTervarle, avendo altro penfiero in petto .
Cosi ottenne il Duca la Citta di Forli coru.
posa fpefa , e con minore faiica. 11 Signorc
di Pefaro vedendo il Duca Valentino avere
ottenuto lo Siato di Madima di Forli fenza
colpo di fpada , cominciava a dubitare di
perdere il proprio Stato, e mafTime che per
tutto fi divulgava , che fpeditofi il Duca_
dalTimprefa di Forli, andare dovea a quella
di Pefaro, la qual Citti in due ore avrebbe
oirenuta, per non eflere forte, e per non_
avere fortezza di momento. Onde il povero
Signore di Pefaro concorfe a Venezia a di-
mandare ajuto e foccorfo, e a donare la fiia
Citta in mano de' Padri Veneti , i quali co-
me (apientifiimi e ben memori delle ingiurie
per avanti da lut ricevute, gli rifpofero che
in quefta cofa non fi volevano impacciarc_,
perchc l'aveano fempre trovato e conofciuto
nimiciflimo dello Sato Veneto , e che tutti
gli Ambafciadori , prefenti, e fpie, che il Si-
gnor Lodovico olim Duca di Milano manda-
va al Turco contra i Veneziani , tutti pafla-
vano per le fue Terre e luoghi, & e contra
tutti i Mefii Turchefchi mandati dal Turco
in Italia a Milano, capitavano a Pefaro, be-
niflimo vifti, e accarezzati . E quefto perche
effendo egli della Cafa Sforzefca, defiderava
di fare cola grata al Signor Lodovico . Q.ue-
fto Signore di Pefaro ebbe Madonna Lncre-
zia figliuola del Pontefice prelente Aleffiin-
dro VI. per fua confone , la quale eff. nd»
fiaia
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V E N
aA, alcuai poni *ol detro S*g*or«, «on le
Xodo la di lui compagwa, fc ne fuggi ,
JSS a Rea*. « «1 Papa dilpenso ta fepa-
.Jione del outrimonio , « ia manto al Duca
S?. . .7* 7. gentiliffima e aebiliflima per-
^'di tf* di Dicembre »499- pnndpib il
Giubileo a Roma il giorao di Natale, fecon-
Jo la Coria Romaoa MD. E quefto era il ve-
n Giubileo di ceoto aeai . AJ l quale concor-
reva grandiffia* »oltitudi«e dt perfone d o
toi coadiziooe, e quantita dt peikgrim mfi-
s,D a Roma, « paflarano per Venezia, eper
altri iuogbi . E molto piu quanutadt pelle-
oiai farebbevi andata, fe non fofle ftata la
fuerrt di Romagaa, E fi giudicava , che tl
Ponrefice doveffe cavare afl-i danari di que-
ftoGiubileo, che gli tornera molto a pro
nofito. Eflendo 1'efercito del Duca Valentt-
bo fuori di Forli fccondo i patti all' inverno
e alla neve, taloiente morivano di freddo ,
che diliberarono d'entrare in Citta. Et en
trativi a poco a poco, la prima cofa che fe-
cero le genti d'arme. prefero e tolfcro tutte
1 'armi a que' della Terra per forza , ficche
quando aveffero voluto fare qualche movi-
mento, non potevano. Di poi entrarono nel-
le cafe de* gentiluomini, e de' cittadint, cac-
ciandone i padroni fuort nelle ftrade, e ap-
propriandofele saccomodarono delle donne ,
delle figliuole, e del mobile, come loropar-
ve, u&ndo immanifltme crudelta, & efprelTa
tiranoia , talmente che pofero la Citta a fac-
co, e non vi fu cafa, che non fofle fpoglia
ta , faccheggiata, e fvergognata . Meritamen-
te il Popolo di Forli ha pattto quefto danno
t vergogna , perche doveano fare come buo-
ni patrizj e amatori della patria, e piu tofto
fpendete i danari, e la propria vita, chc_
reoderfi come puttane. A di 19. di Dicem-
bre s'intefe, che avendo veduto Madama di
Forli 1'accordo fatto da' fuoi PopolicolDu-
ca , efla fi ritirb nella Rocca di Forli con_
quel poco che avea, e moftrava di ftimar
poco rl Duca, e diceva di volerfi mantene-
re. U Sommo Pontefice vedendo il figliuolo
ftare in grandifftme fpefe, e avere bifogno di
molti danari, che gli rincrefceva di raandarli
fuori della cafla, diliberb di mandare il Car-
dinale San Giorgio, cognato di Madama a_
perfuaderla, che non potendofi tenerc fi do
vefle buttare nelle braccia del Papa , che le
farebbe Cardinale il fuo figliuolo con entrata
di 3000. Ducati all* anno, e con altre pro-
mefle. Alle quali Madama non volle dare_
orecchie a verua partito , dubitando , che il
Pontefice aVuta la Rocca, non facefle pift
coato di lei . E cosi veramente farebbe ftato.
Vedeodo il Duca Valentino la durezza dt
Madama di Forli , principio a piantare lc_
artiglierie e a bombardare il Caftello. AU*
incontro ella fi difeodeva , e bombardava la
Citta, e le faceva noo piccolo danno, ficche
i Popoli fi iaraentavano della rovina delle_
cafe. 11 Duca defiderofo di ottenere il Ca-
ftello, per potere andare di poi ad altra im-
prefa, tonto un* altro mezzo. Fcce per tut-
to il fuo efercho e per tutto Forli gridare_
una grandiflima taglia fopra la vita di Mada-
ma, che colui, che rammazzaffe, avefle di
taglia Ducati cinque mila, e chi veramente
viva gliela conducefle nelle mani, n'aveiTe_
dieci mila. Tanta e si graode fu quefta ta-
|Ua, che cadauoo ftimava, che quando fofle
E
T U M.
«34
B
D
venuta aH'effetto , non avrebbela il Duca_«
mantenuta . Nientedimeno torno in grandiflt-
mo danno a Madama , che pia non fi potea_,
fidare di alcuno, & era di molto impaurita,"
dubitando che per ifperanzadi avere qualchc
cofa, taluno uccideflela. Pure moftrava di
ajutarfi al meglio che potea . Quaranta vefti-
ri da pellegrini fingendo di andare al Giubi-
leo a Roma paflarono pel campo det Duca ,
che giudicandoli petlegrini li lafcib paflare .
E accoflatifi al Caftello di Forli, fu loro
aperta la porta, e vi enttarono dentro pec
intelligenza dinanzi fatta tra loro. Veduto
cib U Duca s'accorfe del fbccorfo , ma noru.
s'intende da qual baoda fofle manduto . Chi
diceva da Firenze e chi dal Signoc Lodovi-
co. Alcuni dicono che erano bombardteri, «
altri che erano fchiopettieri . Furono lettere
da Coftantinopoli de i fei dell' iftante mefe ,
come il Signor Turco era entrato in Coftan-
tinopoli maliflimo condizionato , e che non_
era poflibite che potefle piii cavalcare, e cha
attendeva a pacificare due fuoi figliuoli pri-
mogeniti, i qoali in aflenza del padre eranq
venuti in guerra infieme , e vedeado la tar«
danza della venuta del padre, dubicando ch«
fofle morto , cadauno di loro fi voleva farc_.
Signore. Onde convenne al Signor Turco ,
aveodo intefa quefta nuova al Guardari , dt
montare a cavallo e di andarfene in fretta a
Coftantinopoli per pacificarli, e che per Co-
ftantinopoli fi defiderava. molto la pace.
A dio". di Gennajo del 1500. furono lette-
re d'Ungheria dal Segretarto de' Veneziani ,
che fcrive di eflere ftato con grandi carezze
accettato dal Re d'Ungheria , il quale fi offe-
riva di fare quanto aefiderava la Signona_»
Veneta, e che il Signor Turco avendo pre«
fentito il defiderio de'Veneziani di collegarfi
col fuddetto Re, glt mandava tin*Ambafcia-
dore con quaranta cavalli . Onde parendo
quefta cofa eflere imponantiffima , acciocchi
foffe guidata con maggiore riputaziooe, e per
onorare effb Re , prefero i Veneziani di fare
due Ambafciadori iuUngheria, e furono fatti
Ser Vittore Soranzo e Ser Sebaftiano Giufti-
niano, i quali votentieri andarono alla loro
legazione . La cagione veramente , perche i
Veneziani non volevano impacciarfi ne aju-
tare il Signore di Pe&ro, neRimino, ne Ur-
bino, ne Faenza, era perche aveano promcf-
fo al Pontefice di lafciarlo fare quanto gli
piaceva. AUMncontro il Papa diede a'Vene-
ziani la Crociata , e proraetteva ancora di
preftare loro ajuto nelle cofe Turchefchc ,
delle quali grandemente eglino dubirando ,
nonvolevano contradire allavolonta delPon-
tefice , e fe non foffero ftace le turbuleoze_,
co'Turchi, mai non avrebbono fopportato i
Veneziani, che il Duca Valentino avefle ot-
teouto le Terre della Romagna. Ma coove-
niva loro avere pazienza , iperando , che_,
morto il Papa , il Duca doveffe effere cac
ciato dall* Italia , e che cadauno de* Signor»
efpulfi doveffe entrare di nuovo nello Stato
fuo pacificamente . II Pontefice defiderofo di
fare il Duca Vaientino Signore di Rimino ,
fcriffe un Breve molto caldo a'SignoriVene_
ziani , i quali vedendo che farebbe ftato ne-
ceffkrio di prcndere 1'armi in mano per di«
fendere quel povero Signore di Rtmino, che
era fotto la protezione Veneta, per vietare_*
fimili rumori, fcriflero al Re di Francta.. ,
pregandolo cbe comandaffe allefuegentidaiy
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toie che erano colDuca, che fpedita 1'imprefa
di Forli e di Pefaro , doveffero ritornare a 1
loro alloggiamenti , conofcendo certiflimo ,
che fenza i Francefi il Duca non potea con-
feguire onore e profitto . II Re intefa la vo-
lonta de'Veneziani, perche defiderava diftare
in pace con loro per falvezza dello Stato di
JMilano, dilibero di contentarli . Non atendo
rifpetto al Pontefice, ne al Duca Valentino
fubito per un Meffb al Triulzi fcrifle, che_
dovefle comandare alle fue genti d'arme al
foldo del Duca , che fatta 1'imprefa di Forli
e di Pefaro, non andaflero avanti , ma ritor-
naflero a' loro alloggiamenti . Cio intefo dal
Pontefice, n'ebbe gran difpiacere, perche co
nofceva eflere ftati i Veneziani la cagione di
cio , e confiderava che fenza le genti Fran-
zefi non poteva fare alcuna cofa . II Papa_
continuamente defiderando di efaltare ilfigli
uolo Duca Valentino , mando di volonra di
tutto il Conciftoro il fuo Nipote Cardinale_
Borgia Legato a Latere a Cefena, Citta fud-
dita alla Chiefa, e ivi il faceva dimorare_ ,
afpettando , che il Duca aveffe ottenuto il
Caftello di Forli, e d'Imola, per farlo fubito
andare a Cefena, e farlo Signore di quella_
Cirta. E niuno glielo poteva negire , effendo
Cefena fuddita all'imperio della Chiefa . Ac-
ciocche que'Cittadini e Popoli non aveffero
cagionc di follevarfi , ne di contradire alla_
volonta Pontificale, e per avere maggiore_
autorita ,ftudiofamente vi mandarono il derto
Legato . A di 10. di Gennajo furono lettere
dal Generale Trivifano dalla Cefalonia, per
le quali s'intende, come erano fmontati fopra
queirifola, e aveano diliberato di dare bat-
taglia a quel Iuogo , e aveano pofte in terra
le artiglierie, e bombardavano il Caftello, e
buttavano a terra le mura, e che aveano de-
terminato di dare il iacco alla Citta , e che
a di 21. di Dicembre vi fi dovea dare la bat-
taglia ordinaria, e che fperava di ottenerla ,
pero non fenza grandiffima ftrage e morte_
d'uomini, perche erano entrati nella Cefalo-
nia fecento Gianizzeri, che fi difendevano vi-
rilmente. Furono lettere dal campo del Duca
Valentino , che avendo il fuo efercito intefo
il portare de' ventimila Dticati da Roma per
dare la paga a' foldati , con grandiffimo ani-
mo e cuore fi fvegliarono, che prima s'erano
raffreddati , e fi pofero allo sforzo di avere_
il Caftello di Forli . In quel giorno traffero
da 400. colpi d'artiglierie , bruciarono tutte
le mura, e fecero cadere e rovinare da una
parte il muro. Subito veduto quefto, ilDuca
mando volando a Ferrara a prendere legna-
mi per fare Zattare da paffare i foffi . Mada-
ma di Forli non reftava di prevalerfi con_
buon' animo e cuore delle artiglierie , e di
ajutarfi , e con ifpalti di terra fortificava i
fofli , ma tutto in darno . E veramente quefta
Donna meritava grandiffima laude , pcrche
moftrava di avere un'animo generofo e viri-
le, e diceva di volere piu tofto morire , che
renderfi, contra la volonta delle donne, che
fono timide. A di iy di Gennajo da mattina
s'imefe, come a dl iz. da fera a ore circa_
ventuiue , effendo il campo del Duca Valen-
tino tutto in arme,e avendo combattuto tut-
to il giorno il Caftello con artiglierie , con_
fanti, e con uomini darme, que'delCafteIlo
non fi potevano piu difendere . SoIamente_
Madama era quella, che faceva fatti fopra_
le. raura con tanto animo e cuore , quanto
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B
I C O N ¥5*
perfona fofle nel fuo efercito e del Duca_ .
Nientedimeno non potendo pio. , i nimici en-
trarono nel Caftello, e nella fua Cittadella .
Un Capitano di Francia al foldo del Duca_
prefe la famofa Madama di Forli , e prefenta-
tala al Duca, gli domand6 la fua taglia, che
era Ducati diecimila . II Duca diffe di dar-
gliene Ducati duemila . Della qual cofa tur-
batofi di molto il Capitano, difle al Duca :
Adunque tu vuoi venir manco ddla tua parola}
E cavata fuori la fpada in prefenza di eflb
Duca voleva tagliare la tefta alla povera Ma-
dama, perche i fanti, che erano nel Caftello,
non la lafciarono mai fuggire per darla in_
mano del Duca , per avere la taglia . Qjiefta
fu la fine di quefta famofa Donna. II dcfide-
rio de' Padri Veneti farebbe ftato , che quefta
imprefa non fofle finita cosi prefto, accioc-
che il Duca Valentino aveffe fpefo gran fom-
ma di danari, e non gli fofle venuta fantafia
di andare piu avanti, benche fi diceva certa-
mente, che 1'imprefa dlmola e di Forli era
coftata al Papa Ducati 150000. Entrate chc_
furono le genti d'arme Francefi nel Caftello,
ammazzarono e tagliarono a pezzi 465. fanti
e provifionati , che vi eranodentro, e fecero
prigioni tutti que' che erano perfone da capo
e di qualche riputazione,ediedero lorogran-
diffima taglia.
Avendo il Duca Valentino conquiftato lo
Stato di Forli , per non perdere tempo, fu-
bito comincio ad inviare le fue genti verfo
Pefaro. Per lettere volando da Ravenna s'in-
tefe a di 16. di Gennajo 1500. come il Car-
dinale Borgia nipote del Pontefice in due_
giorni di febbre mori a Urbino, il quale an-
dava a Roma, in eta di circa 15. anni, che
avea d'entrata Ducati 30000. alPanno.molto
amato dal Papa, e fu Legato a Latere a Ve-
nezia , e in Romagna . Mori a di 14. del det-
to Mefe a tre ore di notte . Si giudica che_
fia ftato attoflicato ; e di poi s'intefe certa-
mente, come il Duca Valentino il fece attof-
ficare, perche conofceva, che il Pontefice_.
gli portava tenero e cordiale amore , & en-
tro in gelofia, che queftoCardinale fi volefle
fare Signore di qualche luogo. E pero ilfece
morire . A di 23. del detto Mefe per lettere
da Milano quefta mattina s'intende come in_
Valtellina a' confini di Milano e di Alema-
gna erano giunti circa 5000. Svizzeri beniffi-
mo in punto a nome del Signor Lodovico
olim Duca di Milano , il quale di continuo
ne affoldava degli altri , e voleva tentare di
ritornare nel fuoStato. E quefto perche i Po-
poli si diMilano, come di tutte le altreTer-
re fi tenevano maliffimo contenti de'Francefi,
e de' modi, governi, e tirannia loro, e chia-
mavano e defideravano molto il SignorLodo-
vico, il quale rifonava dapertutto di avere_
grandiffima quantita di gente. La qual cofa_
avendo intefo Don Giangiacopo Triulzi Go-
vernadore di Milano , fubito ne diede avvifo
alla Signoria Veneta per avere da quella aju-
to e foccorfn , e fcriffene volando al Re di
Francia . Comando aucora alle genti Fran-
zefi, che erano col Duca Valentino ali'im-
prela di Forli , che fubito doveffero tornare
a Milano.Le quali s'erano pofte in cammino
per andare alla eipugnazione di Pefaro. A di
24. avendo intefo la Signoria Veneta tal nuo-
va del muovimento del Signor Lodovico ,
dopo d'aver meffe alcune Decime per trovare
danari , comandarono alle genti d'arme , che
erant
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mno ia Brefeiaaa, che fteffero all'ordine ad
Mni comaadamento e bifogno, e di tutto ne
dfedero avvifo al Re di Francia, e alTnulzi
a Milano . E fecero Provvedirore in campo
Ser Pietro Marcelio , e fu prefo ancora di
fare jooo. Svizzeri bifognando quando le cofe
andaflero pio avanti . Avendo prefentito il
Sicnor Lodovico i rumori del Popolo di Mi-
lano, e che egli erachiamaro e defiderato da
tutti, non parvegli tempo da dormire.Efem-
brandogli che foffe venuta la fua ventura— ,
con quolle poche genti, che avea, fi pofe in
ordine» e montd a cavallo alla volta di Mi-
lano eon grandiffima celeritt , mandando an-
cora il fao fratello Afcanio con granquantita
di gente da un'altra parte , e avanti di lui ,
e HDuca di Baviera con altri uomini d'ar
me, in tutto perfone 14000. La qual nuova
avendo prefentito il Popolo di Milano , che_
il Signor Lodovico s'appro(fimava a* confini ,
pnrendo al Popolo il tempo, incominciarono
a.fcoprire i cuori e gli animi loro contra i
Franzefi. Adi jx. diGennajo ferrarono tutte
le botteghe, e ilPopol tutto fi mife in armi,
e avanti i Gibellini , e ancora i Guelfi , ta
gliando a pezzi tutti i Franzefi dentro diMi
Uno , gridando Moro,Moro, Lodovico, emuo-
jano i Fratucfi. Vedutofi cio dal Governatore
Francefe, dubitando di eflere morto , gli fu
neceflario col Segretario della Signoria Ve
netadi fuggirfene in Caftello . Mefler Gian
giacopo de'Trtulzi fi ritiro con quelle poche
genti, che avea, nel Parco fuori di Milano
Per quefto rumore tutti i Popoli e Sudditi de
Ducato di Milano fecero il fimile , e chia-
nwlono il Signpr Lodovico , cioe le princi
pali Citta . Onde Lodovico non feftava con
ogni follecitudirte di cavalcare in fretta alla_
volta di Milano . Dove egli s'approffimava
per tutte le Terre, Citta, e Caftella gli ve
nivano aperte le Porte , dicendo : Btnedi&m
Ludcvicus Princept nofler. E ilCardinale Afca
oio era entrato nella Citta di Como , e avea
prefo un Capitano Francefe , che era ivi e_
oel Caftello di quel luogo . Sicche fi giudi
cava certiflimo, che in due o tre giornitutto
lo Stato di Milano dovefle eflere alfubbidien-
za del Signor Lodovico . Quefto fcandalo in
travenne, perche il Re diFrancia non facen
do cafo del nemico , levo tutte le genti d'ar-
tne da Milano; che fe vi foflero ftate legenti
Francefi, mai non feguiva tale fcandalo , ne
tal vergogna al Re , perche i Popoli non-
avrebbouo avuto animo di follevarfi.il Triul
zi veramente volando fpaccio alle genti d'ar-
me Francefi , che erano io cammino partite
da Forli per venire a Milano , facendo loro
fapere la cofa , e che doveflero follecitarfi , e
con tutte le artiglierie venire nel Parco di
ldilano , e fortificarfi in quel luogo . Pero fi
giudica che faranno tarde , e che il Signor
Lodovico arrivera prima in Milano . I Padri
Veneti per mantenere i loro luoghi , cioe
Cremona contuttaGeradadda, de'quali avea-
ao grandubbto,fecero comandamento alCon-
te diPitigliano , e a tutte le altregenti aflbl-
date dallo Stato Veneto , che quantoprim&_
doveflero cavalcare alla volta di Cremona .
E fecero fanti 3000. e altri provifionati . Pra-
terea comandarono a Ser Criftoforo Moro
Provveditore di Faenza, che dovefle andare
alla volta del Veronefe a trovare il Provve-
ditore Ser Piero Marcello , e tutti e due col
titolo diProvveditoriGenerali doveflcro con-
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T U M. 138
giugnerfi col Conte di Pitigliano . Molte al<
tre provigioni furonofatte aVenezia per tro-
vare danari, e per mettere in ordine legenti,
e quali a di 5. di Febbrajo erano partite , e
prefte cavalcavano con grande follecitudine^.
verfo Geradadda .
Del fuddetto Mefe di Febbrajo ijoo. pre-
lero nelConfiglio de'Dieci, parendogli eflere
Cremona in manifeftiflimo pericolo , di fare_
un Caftellano di qualche importanza nella_.
Rocchetta di detta Citta , e ancora di met-
tere in quel Caftello 300. provifionati , e for*
nirlo di artiglierie, vettovaglie, e munizioni
al bifogno neceflarie in ogni evento. A di 7.
del detto Mefe s'ebbcro lettere da Milano dal
noftro Segretario , per le quali s'intendevano
tutti i muovimenti e garbugli , come erano
paflati, e la follevazione de' Popoli. E che_
avanti che egli entrafle in Caftello per fal-
vezza della fua vita, abbrucio tutte le lette-
re della Signoria,e tutte le fcritture digran-
diflima importanza , acciocche oon pervenif.
fero in mano del Signor Lodovico ; la qual
coQl fu molto grata al Dominto Veneto per
molti rifpetti . E che nel Caftello fi trovava
Monfieur di Lucenton Governadore di Mila-
no, Monfieur di Ltgni, e Monfieur di Begni
con 1000. iaqti . Che il Caftello era bentfli-
roo all*ordine d'artiglierie e d'altro, e che_.
con certi fuochi artificiati, che buttavano dal
Caftello , abbrugiavano tutta la Terra . Pr<e-
(tm s'tntendeva , che a di 4. del fuddetto
Mefe il Cardinale Afcanio entro in Milano
con ij. cavalli, venutovivo/j»ti^i«f, ilquale
fopra tutto accarezzava i Popoli , e tenevalt
benevoli e cari . I Cremonefi , veduto il ru-
more diMilano, titubavano, ma aveano pau-
ra, e non aveano animo di fcoprirfi . La vo-
lonta loro farebbe ftata apparata, fe aveflero
potuto fare il tratto netto . E per6 comc-
aftutiflimi , molti de* Nobili de' primi di
Cremona comparvero a' Provveditori , fa-
cendo loro fapere di effere fedeliflimi della_i
Signoria Veneta. E con buoneparole furono
accettati , vifti , accarrezzati , e ringraziati
da i Provveditori Veneti. ?ttb non fi fida-
vano di loro, e facevano fortificare il Caftel-
lo con infinite artiglierie pe' bifogni che po-
teffero occorrerc. Adi 8. s'intefe per lettere
di Creraona , come un Cittadino de' pnmi di
Cafa Ponzone , era partito da Cremona , c_.
con dugento fanti era andato a Parma in di-
fefa del Duca Lodovico . La qual cofa molto
fpiacque alla Signoria Veneta . Gli fu data_.
taglia grandiffima fopra la perfona, e la coo-
fifbazione de* beni , e gridato per "bellc-.
Ma fu a propofito la partenza di quelto Ctt-
tadino, perche farebbe ftato fufficiente a fol-
levare a rumore tutto il Popolo , perocche
non bifognava che un* atto 0 un gndo, che
tutti farebbooo montati in arme . E perchc
pareva a' Padri Veneti cofa di grandtlTiraa_
importanza, pel Configlio de' Dieci fu man-
dato il Nobile Uomo Ser Nicolao de' Priolt
di grandiffima riputazione in guardia del Ca-
ftello di Cremona, con cento provifionati . E
fortificavano la Citta. S'intefe per lettere da
Milano, come il Signor Lodovico era venuto
alla volta di qoella Citta in gran prefla , e_.
che per tutti i luoghi, dove era paflato, gh
era ftato fatto grandiflimo onore, e carezze.
Effendofi approflimatoaMilano, le partiGhi-
belltne e Guelfe fi erano accordate infieme ,
e col Popolo di Milano. E tutti gli andaro-
ae
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no incontro. E II Signor Lodovico entro in
Milano a di J. di Febbrajo in Mercoledi a
ore diciotto con tutto il luo efercito; il qua-
le fu ricevuto da tutto il Popolo con tanto
onore e fafto e pompa, e con tanta allegrez-
za e foddisfazione , quanta efprimere fi poffa,
parendo al Popolo di Milano di effere rifu-
fcitaro. Vedendo MefTer Giangiacopo de'
Triulzi , approffimarfi il Signor Lodovico a
Milano, e i Popoli coITarmi in mano afpet-
tarlo come il Meffia , e che non v'era rime
dio a vietare quefta cofa , dilibero di partirfi
con 4000. perfone dal Parco , e andarfene_
alla volta di Novara, dubitando del furorc
de" Popoli . Nel fuo levarfi , il Popolo ufci
fuori di Milano per ammazzare il Triulzi.
Ma perche i Francefi aveano alcune artiglie-
rie nel campo, che le fecero trarre , furono
cagione di fare ritirare in dietro il Popolo
fuddetto moho incrudelito contra i Francefi
Que' che erano nel Caftello, aveano sbarra
to la Piazza , e vi ftavano , e bombardavano
]a Terra, rovinando cafe , e palagi , e bru-
giandola con fuochi artificiati , e fenza dub
bio facevano danno incredibile alla Citra. II
Signor Lodovico avea fatto levare uno Sten-
dardo verde con un Moro veftito d'oro , e_
con quattro Baroni inginocchiatili davanti ,
ed egli teneva la mano fopra le fpalle loro ,
e di dietro un Ragazzo con un cavallo. Nel
luo entrare in Milano effendo con tutto il
Popolo , andatogli inconiro , un fratello di
Meffere Giangiacopo de' Triulzi de' priini
Guelfi, che fu cagione, che il Re di Francia
entraffe in Miland , avendolo veduto il Si-
gnor Lodovico, fenza udirlo il fece prende-
re , e porlo in prigione fotto buona cufto-
dia, pcrche era fempre ftato fuo nemico in_
quefte guerre di Francia; e di poi per dimo
itrare a' Popoli di volere deporre e gaftigare
coloro , che erano ftati cagione di farli fot-
topporre a' Francefi . La Citta di Genova a
3ueili tempi vedendo tali novita nella Citta
iMilano, comincio a titubare e a fare qual-
che rumore. Ma non volevano cosi legger-
mente muoverfi, perche dubitavano del Re_
di Francia. Pure la parte Gibcllina prefe_
maggiore animo e cuore di quello che avea
per avanti, fperando, cbe ftabilito che fi fof.
fe il Signor Lodovico, di ritornare anch'efTa
in iftato come prima. E quefta Citta di Ge-
nova fi governava da' Guelfi e da' Gibellini.
La parte del Re era la Guelfa , e quella del
Sigoor Lodovico la Gibellina. Qualc di loro
ftara in iftato in Milano , quella partediGe-
ncva fara favorica e ajutata.
EfTendo il Signor Lodovico entrato in Mi-
lano , e parendogli Ie cofe di Francia molco
lmportanti, convocato tutto il popolo di Mi-
lano, e i prinii Nobili , dimoftro loro con_
buone parole la neceffna fua di danari , di
gente , e di ajuto : e che fe defideravano di
averlo per Signore e fratello , gli doveffero
pieitare il modo , che fi poteffe difendere_
clali' impeto Francefe. E dimando al Popolo
una Taglia , per trovare danari. E avendo
mandaiu alcuni fuoi che doveffero rifcuoter-
la , trovarono folamente Ducati 6000. Altre_
volteioleano trovarne maggior fbmma. Que-
itoavvenne, perche niunu fi voleva moftrare
mmico contra il Re si palefemente in dare_
danari per fargli guerra, perche tornandoeflo
Re in Utito, come facilmente potra ellere_
non li caftigafle e privaffe della vita e delle'
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facolta. Ma fi giudicava ,che fegreramente i
Cittadini di Milano deffero al Signor Lodo-
vico danari, gente, ajuto, quanto potevano,
acciocche fi mantenefle in Iftato. Eancorche
egli foffe ftato Tiranno Signore , tnmm piu
tofto volevano lui , che il Re di Francia_.
A di 10. di Febbrajo ijoo. avendo la Signo-
ria Veneta comandato al Conte Filippo de'
Roffi fuo Condottiere , al quale dava ogni
anno Ducati 10000. di provigione e ftipen-
dio, che doveffe con le fue genti levarfi , e
andare verfo le parti di Cremona, effendo
egli in ordine , una mattina a buon' ora fe_'
ne fuggi con 400. cavalli , e fe ne ando a
Mantova al Marchefe, il quale avea prepara-
to in ordine cavalli ijoo. leggeri , e ftava_-
fu la veduta : ne per anche fi fcopriva da_
qual banda voleffe cavalcare . II Signor Lo-
dovico fi parti in quefti giorni da Milano, e
andava vifitando i Popoli , e ultimamente era
giunto a Pavia. E tentava e fperimentava di
trovare danari e di far gente per effere con-
tra il campo Francefe, fe fofle poffibile. Ma
finora nulla faceva, e fi giudica che tutto fa-
ra in darno, che non potra refiftere al Re di
Francia. S'intefe che a Cremona erano giunti
Schioppettieri 200. Fanti 300 Baleftrien 100.
e fopngiuntovi ancora il Conte Bernardino
de' Fortibracci con joo. cavalli , e che di
continuo ve ne giugnevano degli altri, onde
effa C itta era beniffimo in ordme, e que' Po-
poli non potevano ammutinarfi. II Conte di
Pitigliano era alla campagna , e atrendeva a
raunare genti d'arme . La Signoria Venera_
mando a donare alla Citta di Cremona uno
Stendardo d'oro, per moftrarle benevolenza e
amore, e far tacere i Popoli . II quale Sten-
dirdo dorato non fi fuol dare ad altre Gtta,
ne la Signoria l'ha dato a verun'altra. E fe-
cero entrare il detto Stendardo in Cremona_,
con grandiffimi onori, Proceffione , e altre_
cerimonie. La Signoria Veneta vedendo ca-
valcare e metterfi all' ordine il Marchefe di
Mantova col favore , che fi poteva giudicare
del Marchsfe di Ferrara , e de' Signori Ben-
tivogli di Bologna , dubitando che all' im-
provvifo non cavalcaffe all' imprefa di Cre-
mona, fecero a Venezia ogni prelta e degna
provifione. Ultimamente giunfe in Cremona
UCapitano delle fanterie con 3000 Fanti be-
niffimo in punto, che fu di grandiffimo prefi-
dio a quella Citta. Onde per quefte e altrc_
degne provifioni fatte alla Citta di Cremona,
tutta Hralia ha potuto confiderare e com-
prendere, che quello, che entra nelle raani,
e nelle forze de' Veneziani, con grandiffima
drfficolta ne ufciva . E a quefta imprefa di
Geradidda fi poteva confiderare, con quanta
celerita, follecitudine , prontezza, e pruden-
za, foffe fornita e provveduta tutta la Gera-
dadda di gente, di munizioni , d'artiglierie,
e di ogni altra cofa , che non e poffibile il
giudicarlo. Di qui procederte , che in tutto
lo Stato di Milano fi levarono a rumore i
Popoli d'ogni Citta e Caftcllo. Ma ne' luo-
ghi veramente fudditi allo Stato Veneto non
fu aperta bocca di cos' alcuna, anzi con tan-
to filenzio e paura ftavano i Popoli di tutta
Geradadda , quanto giudicare fi poteffe ; e_
quefto per le grandi provifioni di gente d'ar-
me. IlMarchefe di Mantova veduto la gran-
diffima provifione fatta nella Citta di Cre-
mona, fi levo dall' imprefa, parendogli pro-
vmcia molto difficile. E per acquiftarfi be-
nevo.
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■evolenza con lo Stato Veneto, roando a no
tificare a' Provveditori a Cremona , che non
vi faceflero tanta provifione di gente, perche
non le bifognava, e maflime perchc egli con
le fue genti era apparecchiato e montato a
cavallo per difendere quella Citta , fe occor-
reffe , eflendo fempre ftato buon figliuolo e_
fervidore dello Stato Veneto . Ancora i Pa
dri Veneti per maggiormente provvedere alla
Geradadda, roandarono a Caravaggio, aSon-
cino, a Pizzighettone , e a Cafalmaggiore- ,
quattro Uomini Popolari di buooa fama , &
efperti in fimili Cafteili , uno per cadauno
de* fimili luoghi , e furono eletti per mag.
giore riputazione dal Configlio de' Dieci . 1
quali immediatamente partirono , pronti a
patire ogni morte per 1'onore della Signo-
ria.
A di ij. di Febbrajo ijoo. s'intefe a Ve-
nezia, che effendo dopo grandi fatiche, giun-
te infieme le genti Francefi da Forli coru
Meflere Giangiacopo-de' Triulzi, s'erano for-
tificate beniffimo in punto, e avendo il cam-
po in ordine , fe ne venivano alla volta di
Milano, conofcendo non avere il Signor Lo
dovico gente, ne danari. Venuti a Tortona,
fu data a facco a' Fraocefi , che vi ufarono
grandiflime crudelra, e molti fi fecero, ricchi
delle fpoglie di que' Cittadini . Di poi ven-
nero in Aleflandria della Paglia , ed ivi en-
trati , pofero a facco tutte le cafe de' Gibel-
lini. Enonavendo contraflo, il campoFran-
zefe venn» correndo , depredando, guaftando ,
e brugiando tutto quello , che trovo fino a
otto miglia lungi da Milano, talche impau-
riti i Popoli fuggivano dalle Citta loro , e fi
riducevano per le ftrade alla volta di Bergo-
mo e di Crema (otto il Dominio Veneto, ri-
putando di ftare io que' luoghi falvi della_
vita e delle facolta . U Signor Lodovico di-
morava a Pavia, e afibldava gente. Ma dan-
do a* foldati pochi daoari , non fe ne con-
tentavano . U Popolo di Milano era ftato ve-
ramente roolto ingannato dal Signor Lodov»-
co. Rifonava, che di Lamagna avea condot
to e menato geoti infinite, cioe Duchi, Con
ti, e Marchefi, e che il Re de' Romani fi do
vea muovere io fuo favore . Ma vedendo i
Popoli tutto il contrario , e che ne di La-
roagna, ne da altri luoghi veniva alcuno aju-
10 , parve a' Milanefi molto nuovo di averlo
chiamato per loro Signore , e dubiravano mol
to di grandemente patire per fimile pazzia_>
fatta , e malfime che entrando in Milano il
campo Francefe, vi ufera maggiori crudelta
del paflato , e quefto per la rtbellione ulti-
mamente fatta. Fecero i Padri Veneti per
buon rifpetto un* Oratore in Spagna Ser Do-
memco Pifani, per tentare da que'Reali Cat-
tolici di avere qualche ajuto contra i Tur-
chi, e per dimoftrazione di avere intelligenza
con tutti i Signori Criftiani. Avendo lo Sta-
to Veneto adunato le fue genti d'arrai ful
Cremonefe e fu la Geradadda, da circa jooo.
cavalli e pedoni, diliberarono i PadriVeneti
di dare foccorfo alla Corona Francefe. Eco-
mandarono al Conte di Pitigliano , che do-
yefle mandare ajuto alla Cittk di Lodi , dove
i Gibellini s'erano follevati , e chiamavano il
Signor Lodovico . Onde eflb Conte fubiro vi
mando Soncino Benzone Condottiere con-
joo. cavalli leggieri , il quale prefentatofi a
quella Citta, fu acettato dentro a di 18. del
fuddetto mefe. Ed enuarono nella Rocca, e
E
A
B
D
t ir m. , 4 ,
la prefero a nome del Re dl Francia, perche
pareva che Francia e' Veneziani foflero d'ac-
cordo, e pure prima fi diceva , che i Vene-
ziani erano d'accordo col Signor Lodovico ,
della qual cofa il Re aveane qualche fofpetto.
Ma per ie dtmoftrazioni ora fatte fi dimoftri
tntro il contrario , e il Re fe ne content5
molto . II Signore di Rimini , effendo le cofe
ciella Romagna pacificate , e il Duca Valen-
tino tornato a Roma , e mediante il favorc-
della Signoria Venera non effendo ftato fatto
al fuo Stato danno alcuno, ne ta menoma le-
done da chi che fofle, venne in quefti giorni
a Venezta a* piedi della Signoria, per riogra-
ziarla, e a offerirle lo Stato e la vita, perche
in effetto poteva riputare di avere guadagna-
to lo Stato fuo per la Signoria , che altri-
menti era perduto . A di 28. di Febbrajo per
lettere di Fraocia s'intende come il Re avea
fentito effere il Signor Lodovico entrato in-
Milano , e avere racquiftato tutto lo Stato.
E che era effo Re al tutto difpofto di vendi-
carfi , e faceva grandiflima provigione di da-
nari . E avea fatto 1000. Lance Francefi dt
gente d'arme , alle quali avea comandato di
paflare in Afti . E la fua perfona dovea muo-
verfi, e venire alla volta di Lione, per dare
pib prefta fpedizione a quefta imprefa. Gia
principiava a paffare gente affai . La qual ri-
fonanza di gente Francefe faceva grandiflimo
terrore e fpavento a' Popoli di Milano , ew
delle altre Terre , e venivano in Bergamafca,
e in Brefciana fuggendo da Milano, e da al-
tre Citta , per non afpettare 1'impeto Fran-
cefe. 11 Signor Lodovico s'era ridotto nel
Parco di Pavia , e ivi raunava Ie fue genti;
ed era andato a Vigevano, che avea avuto,
ma il Caftello fi ten.eva pel Re di Francia^ .
Furono lertere dalla Cefalonia dal Capirano
Generale del di 4. di Febbra ; o , per le quali
s'intende , che nel Caftello della Cefalonia_,
erano pochiflimi Turchi da perfone 70. che_i
fi difendevano vigorofamente , e con grandc_
animo. E che i noftri di continuo la bom-
bardavano, buttando a terra i muri. Ma noa
potevano fare alcun danno al Caftello per la
grande difefa, che facevano i Turchi . Quefia
tardanza fpiacque tanto a' Senatori Veneti ,
quanto fi potrebbe dire, perche tutti coloro,
che fi trovavano nello efercito Veneto , roo-
ftravano di avere poco animo e coraggio. Tanto
piucib fu di difpiacimentoalloStato Veneto,
perche intendevano, che nel campo de' loro
marinai e combattenti erano grandiffime di-
fcordie tra i Capi, e tale concorrenza, chc—
il fucceffo delfarmata non paffava con qoell*
ordine , che bifognava , anzi tutto procedeva
maliflimo, con grande vitupero, ignominia,
vergogna , danno , e fpefa incredibile dello
Stato Veneto. Per quelte difcordie finalmen-
te all' armata Veneta si potente conveniv.a-»
levarfi dall' imprefa della Cefalonia con ver-
gogna e vitupero .
La Signoria avendo mifericordia a Meffere
Antonio Grimano Procurarore e Capitano
Generale imprigionato nella Prigion Forre_
con grande detrimento di fua perfona, e che
un tanto Cittadino doveffe fure tanti mefi
nella fuddetta prigione, e che gli Avvogado-
ri di Comune non fi curaffero di fpacciarlo,
pofero parte nel Configlio de' Pregadi, che_
egli doveffe effere cavato da quella prigione,
e pofto in un' altra piu onorevole e cortefe.
Ma per le forti oppofizioni vedendo : f ' ' s
K
Confi-
glieri
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T4S e H R o
glieri la mala difpofizione del Senato contra
di lui, fi tolfero giu dalla loro opinione, e_
diliberarono di lafciare menare la fua caufa
in qual Configlio piu piaceva agli Avvogado-
ri , e di non impacciarfene piu. Per Iettere_
di Milano s'intendeva, come il Signor Lodo-
vico a Vigevano adunava le fue genti , c_
avea gran feguito ; e da Milano tutto il Po-
polo fi partiva armato per andare in fuo fa
vore, perchc era il detto Popolo tanto ftufFo
e fazio delle tirannieFranzefi , che per nul-
la voleva il Re di Francia . Vedendo il Si-
gnorLodovico il favore de'fuoi Popoli, pre
fe animo e ardire, e fi partidaVigevano con
140CO. pedoni e con 1500. cavalli. E andava
contra il Triulzi , il quale dubitando dell'
impeto di quefti Popoli , fi ritiro in dietro,
e andava alla volta di Afti, penfando di tro
vare ivi ajuto e favore affai dalla Francia_ .
Dove pafljva, metteva fopra le Terre di Mi-
lano tuttoafuoco e fiamma per difpetto, de-
predando Citta, Caftella , e Ville, menando
via femmine, putti, e giovani , come foglio-
no fare i Turchi , ufando grandifllme crudel-
ta. Paflando per la Citta di Mortara, fenza_
rifpetto alcuno la pofero a buttino e a facco,
con grandiflime tirannie. A di 29. di Feb
brajo 1500 in Pregadi vedendo i Padri Ve-
neti rilonare di molto le cofe Turchefchc— ,
per fare qualche provifione d'armata a i bifo-
gni , fccero Capitano al Golfo Ser Domenico
Dolfino, che era Caftellano a Pizzighettone ,
il quale dovefle armare con tre Galee, e con
Barcotta , e andare in Golfo per guardia de'
mari. Si prelenti a Venezia a quefti tempi,
che eflendo giunto Luigi Manenti Segretario
del Configlio de' Dieci, che andava al gran-
Turco per trattar pace , giunto al Caftello
Fornefe , immediatamente gli fopragiunfe il
falvocondotto del Signor Turco , acciocche
potefle andare di lungo a Coftantinopoli . Gli
vennero incontra 500. cavalli per accompa
gnarlo. Onde fi ftava in efpettazione d'inten-
derne il (eguito. Di pifi sintefe, come g<un
fero a Modone i due Araldi del Re di Fran
cia, che andavano alla volta di Turchia, per
minacciare il Turco da parte del loro Re_,
che dovefle reftituire il tolto a' Signori Ve-
neziani , altrimenti che verrebbe eflo Re in_
perfona alla guerra contra il Turco, il quale
fi giudicava che dovefle fare poco conto e_
minore ftjma di quefta ambafciata minacce
vole del Re di Francia . I Padri Veneti du-
bitavano rrolto , che quefti Araldi giugnef.
fero prima della fpedizione del Manenti . Che
fe foflero giunti avanti al Turco , quefti fi
farebbe fdegnato di tali minacce , e noru
avrebbe voluto fare alcuno appuntamento ,
ne pace co' Veneziani. I quali Araldi furono
mandati a requifizione della Signoria Vene-
ta, e pagati da i danari Veneti. Li tennero
<juiaVenezia due mefi, acciocche il Manenti
ft potefle fpacciare prima del giugnere de'
fuddctti Araldi, perche cafo che ilTurco non
facefle pace co' Veneziani , quefti Araldi al
tutto farebbono al propofito. A di primo di
Marzo 1500. furono lettere dalla Cefalonia_
del di 6. di Febbrajo, dal Capitano Genera-
le , per le quali s'intende come 1'imprefa del-
la( efalonia era molto piti diffictle di quello,
che cadauno penfava; perche 1 Turchi dentro
il Caftello tra le mura e '1 foflo della Terra,
aveano fatio il foflb molto piuprofondo. On-
de quando i Galeotti montavano fopra le_
N
A
B
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I C O N 144
mura, e volevano fcendere nella Terra, non
potevano , e conveniva loro di andare nel
foflb , nel quale fubito erano morti e fepolti
da' fafli. Pure la cofa dimorava a quefto mo-
do con ifperanza di averla. I Padri Vencti fi
difperavano , che una si grande armata con_
tanto vitupero e vergogna dimorafle attorno
un Caftello di si poca importanza. Ma poic-
che erano in ballo , conveniva loro ballare_.
S'intefe, come per comandamento del Signor
Turco due Sangiacchi con alcuna quantita
di gcnte s'erano partiti dalla Porta , e veni-
vano alla volta di Durazzo, per far danno a
quella Citta . Per quefto il Capitano Genera-
le vi mandava tre Galee grofle deftinate al
viaggio del Traffico , che doveflero difende-
re, fe era poflibile, quel luogo. E benche i
Veneziani conofcevano, che non era poflibile
di difendere Durazzo, perche era fra terra,
ne fe le poteva dare verun foccorfo, e che i
Turchi al tutto la prenderebbono un gior-
no, pure non fi reftava di fare ogni poflibile
di poterla tenere.
Adi 2. di Marzo iyoo. per lettere di Fran-
cia s'intende , come avendo prefentito i Si-
gnori Fiorentini la venuta del Re di Francia
in Italia al riacquifto dello Stato di Milano ,
aveano pofto in arme il Prefetto di Sinigal-
lia, loro Capitano ovvero Condottiere , con
joo. uomini d'arme , i quali mandavano ia.
ajuto del Re. Inoltre aveano rimeflbinFran-
cia al Re Scudi ijooo. per fare 4000. Sviz-
zeri . Tutto fecero per accattare benevolenza
colRe. Poi dimoftrarono di volere mantene-
re alcuni accordi fatti con lui , di mandargli
ad ogni bifogno^oo. uomini d"arme, e 4000.
fanti. E all' incontro il Re fi obbligi allora
di dare a' Fiorentini Pifa , col refto dellc_
Terre , che per avanti erano fottoppofte a'
Fiorentini. I quali ficcome prudentiffimi fe-
cero quefta dimoftrazione , fperando , chc_
eflendo il Re vittoriofo dello Stato di Mila-
no , preftera loro ogni ajuto c favore per
riavere la Citta Pifana. Ma non andra loro
fatto, perche fpenderanno i danari , e non_
avranrio Pifa. II Re d'Ungheria con ogni
ftudio tentava , che il Sommo Pontefice do-
vefle disfare le fue nozze, perche non avea_
figliuoli legittimi. I Veneziani interpofero la
loro autonta fopra quefta materia col Ponte-
fice , il quale a requifizione de* Veneziani
mando un fuo Legato in Ungheria a tale_
effctto, come qui fotto fi dira. Tutto fu fat-
to , acciocche eflb Re rompefle Ia guerra».
al Turco, per divertire le forze Turchefche.
A di 8. furono lettere da Milano. II campo
del Signor Lodovico a Vigevano , e quello
del Triulzi a Mortara di continuo fi davano
qualche fpelazzata, e correria. Ultimamente
le genti del Signor Lodovico ebbero ia peg-
gio, e ne furono tra morti e malmenati da_
circa mille de' fuoi . Ma non fu danno da^
conto, perche quafi tutti fi ricuperarono . II
campo del Signor Lodovico di continuo <i
accrefceva di gente aflai, e fimilmenteal cam-
po del Triulzi^ ogni giorno giugnevano genti
Francefi. Cosi pafliva la cofa. Pare, che il
Signor Giovanni de* Be.uivogli di Bologna,
per quanto fi diceva , avefle mandato alcuni
cavalh leggieri e altra gente al Signor Lodo-
vico, ma non di grande importanza , ondc_
s'era egli (coperto liberamente eflere contra i
Francfi e i Veneziani. Benche 1'animo del
Marchefe di Ferrara , di quello di Mantova,
del
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'145
E N E
tutti gli altri A
del Sienore di Bologna , e di
Potentati , foiTe in favore e ajuto del S.gnor
Lodovico, cui tacitaroente cadauno mandava
danari e gente, perfc niuno di quefti avea_
So di feoprirfi totalmcnte , perche dub.ta
nntf , che ffedito il Re d. Franc.a dall' im-
prefa di Milano, infieme co' Venez.an. pren-
Sefle imprefa fopra quello de' fopradett. Sta-
ti fe fi foffero difcopert. fuoi n.m.ci . Di che
dubitandoognuno, teneva le roani a se. Ad/i
,o s-intendeva per lettere da M.lano, che le
cofe del Signor Lodovico profperavano di
molto, e che gli erano fopagiutue genti e-
cavalli aflai, e avea con se cavalli jooo.e pe.
doni iicoo. E con gran furia procedeya, on-
de il Triulzi s'era ritirato m Novara, fopra_
le porte della quale correva l'efercito del Si-
enor Lodovico, non avendo contrafto . A di
ii diMarzo s'intende, che vedendofi il Triul-
zi'impotente a refiftere al Signor Lodovico ,
che di eiorno in giorno aumcntavafi d. gente
e di danari, e che le gentid'arme del Signor
Lodovico correvano fio fopralePorte di No-
vara, impaurendo i Popoli ,benche faceffero
loro poco danno, perche il Signor Lodovico
defiderava la benevolenza de' Popol. , e non
permetteva, che foffe fatto loro difpiaeimen
to alcuno, dilibero effoTriulzi, avendo buo
no e maturo configlio fopra quefta materia ,
di ufcire fuori di Novara , acciocche il Si
gnor Lodovico non raffediaffe dentro, e an
cora percbe la gente , che veniva di Francia,
non poteacongiungerfi infieme. Onde avendo
lafciato 800. Fanti fidati nel Caftello , per
fortezza di quello , fi ritiro con tutto 1'efer-
cito fuo in Afti. Pel qual movimento il Si-
gnor Lodovico infuperbitofi, confidero che_
il Triulzi per paura fofle fuggito . E di con-
tinuo era attorno a Novara , e avea princi-
piato a bombardarla . E perche non avea ar
tiglierie da potere bombardare la detta Cit-
ta , dimandonne al Marchefe di Ferrara fuo
Suocero , e in coore fedeliflimo e parzialiffi-
mo fuo amico. Ma quegli moftrava altrimen-
ti per non ifcoprirfi nimico della Francia e_
de' Veneziani . E fubito eflb Marchefe gli
mando alcune buone e fufficienti artiglierie ,
con le quali principio a bombardare Nova-
ra , e le faceva non piccolo danno. Le genti
de' Veneziani , che erano in Lodi co'Provve-
ditori , vedendo che il Signor Lodovico avea
fatto 1'adunanza delle fue genti d'arme verfo
la banda Franzefe , parendo loro la cofa di
qualche importanza e momento, diliberarono
oi fare correrie, acciocche il Signor Lodovi-
co mandaffe parte della fua gente contra_
Suella de* Veneziani . E per non iftare in_
arno, ufcirono fuori di Lodi, e corfero fino
a dodici miglia appreffo Milano , e non tro-
varono alcun contrafto , e potevano ancora_
correre fin fopra le Porte di Milano, perche
tutte le genti del Signor Lodovico erano a
Novara ; & egli non penfava alle cofe di qui
verfo Lombaraia , perche confiderava, che_
avendo vittoria contra i Francefi, fubito non
gli mancherebbe di riacquiftare le fue Terre
in Lombardia e nella Geradadda. Le genti
d*arme Venete in quefla correria fecero but-
tini affai d'animali , di cavalli , e altro , e di
tooo. perfone , alle quali diedero dieci Du-
cati di taglia per cadauna , perche tutti era-
no fprovveduti . E la preda fu divifa tra' fol-
dati. II Signor Lodovicoin quefta imprefa_.
mai non ha moftrato cenno , ne movtmento
Tfli». XXIK
B
D
E
T U M. r 4< j
alcuno contra i Signori Veneziani . Q.uefto
faceva per cattivarfi Ia benevolenza de' Padri
Veneti, ficco me aftuto e cattivo, perche co-
nofceva beniflimo, che da quella banda, che
tenevano i Veneziani , quella farebbe ftata_
vittoriofa .
A di ij. di Marzo ijoo. la Signoria Ve.'
neta per via di Ragufi intefe per ifpioni ve-
nuti in molta fretta, come il SignorTurco fi
trovava in Andrinopoli , dove dava con ogni
celerita fpedizione all* armata roaritima, e al
campo terreftre : e che avea mandato un co-
mandamento a Coftantinopoli,chetuttiiMc:r-
catanti Veneti , i qualt per avanti erano ii_
prigione, foflero venduti, e dati per prigio-
ni , e le robbe loro foflero vendute al pub-
blico incanto . Dalle quali furono ricavati
circa joooo. Ducati, benche fi diceva 100000.
Si. diceva ancora , che il Signor Turco face-
va grandiflimo apparato di efercito da terra.
MoTti giudicavano , che dovefle andare all*
imprefa di Gorfu . Per le quali nuove tutta_
la Citta dt Venezia era tanto impaurita , che
non e poflibile il giudicarlo . II Turco era_
quel folo, che faceva tremare i Veneziani, e
porgli in tanta fuga e timore , che non fa-
peano quello che faceflero . Del refto dell*
ftalia , e della Francia poco dubitavaao . E
aveano legittima cagione di far grande ftima
delle cofe Turcheiche , perche vedevano il
maliflimo governo, e il poco cuore e animo,
che aveano i Nobili e i Cittadini in quefte_
cofe maritime , e che tutto andava male. E
perche rifonava , il Signor Turco mandare_
Scander Bafsa alla volta dei Friuli , dilibe-
rarono di fare qualche provifione verfo la_,
Patria. Pel Configlio de'Pregadi furonoman-
dati alcuni Gentiluomini fopra il Lifonzo nel
Friuli , per vedere fe era poflibile di fare Ca-
ftelli di legname , o altro ingegno , acciocche
i Turcht non poteflero paffare, ne fare corre-
rie nella Patria . Ma non vi trovarono verua
rimedio. In oltre comandarono a Gianpaolo
Manfrone condottiere e ad alcuni altri , che
doveffero andare a quella volta, per provve-
'dere a que* luoghi, Citta, e Caftella , facen-
do fapere a tutti , che dovellero ridurfi allc_
Citta . Quefta provifione fu fatta, perche s'in-
tendeva , che in Boflina fi faceva adu4anza_
di Turchi . Ma non fi poteva vietar loro Ie_
correrie, perche il paffo tutto era aperto. E
diliberarono i Veneziani per un notabile rt-
medio di tentare accordo col Re d'Ungheria,
che doveffe rompere guerra al Turco , e fe-
cero , che il Pontefice , la Spagna , la Fran-
cia, e tutti mandarono Oratori al Re di . . .
. . . . e per quefto effetto i Segretarj Veneti
follecitavano con ogni ftudio tal co(a. S'in-
tefe alcuni giorni fa , che il Re Fedrigo di
Napoli fentendo che il Signor Lodovico pro-
fperava , e fperava di ottenere 1q Stato per-
duto, per moftrargli qualche fegno di amo-
re , gli mando nooo. Ducati di contanti ,
non potendogli mandare foccorfo di gente_,
per non avere il paffo . La qual cofa fubito
fu awifata al Re di Francia , e alla Signoria
di Venezia , e che il Re di Napoli era loro
nimico. II Signor Lodovico non reftava di
tentare ogni mezzo e via di promuovere pat-
ti e accordi con la Signoria , acciocche le_
foffe propizia in quefta imprefa, perche egli
conofceva beniffimo, che non fi poteva man-
tenere in Iftato contra la volonta de' Vene-
ziani . Per quanto fi diceva , il Signor Lodo-
K 1 vico
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#4 7 <5 H R O
vico promettevadipacificarli colTurco, cofa
chc a quefto tempo molto defideravano i Ve-
neziani. Ma per manrenere Ia fede al Re di
Francia mai non vollero afcoltare patto ne
accordo alcuno con Lodovico. AIF mcontro
il Re gelofo di fimil cofa dubitava che i Ve-
neziani s'accordaffero col Signor Lodovico ,
ponendo la cofa dell* acquifto di Milano in-
tal cafo per difperata . E pero con ogni mez-
zo follecitava ia Signoria , con tante dnno-
ftrazioni di benevolenza , quanto dire fi po<-
fa, promettendo di'dare ogni ajuto e foccorfo
a* Veneziani contra il Turco. E non reftava
z requifizione loro di mandare Araldi in Tur-
chia, e Oratori in Ungheria, e in Ifpagna_ .
A di 17- del detto rr.efe , furono lettere dal
Capitano Generale dalla Cefalonia , come_
nell' armata noftra maritima tra' Provvedito-
ri, Capitani, e Governatori, fono tanti gar-
bugli, difcordie, e diffenfioni , quanto ftima-
re fi poteffe , le quali erano cagione dogni
male, vergogna e danno alF imperio Veneto .
Di che la Signoria n'ebbe graviffima mole-
ftia, intendendo maflimamente, che tra i Ma-
rinai era gran confufiorte , e che per nulla_
volevano fcendere in terra fenza danari. On-
de non v'era piu rimedio di avere U Cef.ilo-
nia. Pure per alcuni lngegneri fu edificato
un grofTifftmo edifizio a modo d'un Caftello
con legnami con grandiffima fatica, e fpefa;
col quale potevano piii facilmente efpugnare
il Caftello della Cefalonia. EtTendo ndotte le
ciurme delle Galee a dargli la batraglia col
fuddetto Caftello, mandarono a fare inrende-
re al Capitano Generale, che non diliberava-
no di dare la detta batraglia, fe prima non_
aveino danari . Della qual cofa non facendo
ftima il Generale, e giudicando che ad ogni
modo non doveffero reftare di dare la batta-
glia, non fece altra provifione. Cio vedendo
le ciurme , fi levarono dall' imprefa , e ab-
bandonaronla . Laonde i Turchi ufcirono fuo-
ri dalla Cefalonia , prefero 1'Edifizio , e lo
rnenarono nella Terra con grande ignominia
e vergogna delF armata. Vedendo il Capita
no Generale la perdita delF Edtfizio , la di-
fpofizione delle ciurme,e de' capi ddFarma
ta, convoco il Configlio , e non effendo piii
poflibile, ottenere Fimprefa dtlla Cefalonia ,
ne lo ftare in que' luoghi, diliberarono di le-
varfi con tanto danno e vitupero dcl Capita
no Generale Melchione Trivifano , di tutra
1'armata , e dcl dominio Venero, che con si
potente armata in tanto tempo non avea po
tuto ottcnere un piccolo Caftello , quale era
quello della Cefalonia ; e aveano Ipefo piii
aaiari in quefta imprefa, di quello che vale
Va la Cefalonia. Tal nuova diede tantofafti-
dio e affanno a' Padri Veneri , e a tutta la_
Citta, quanio fi pu6 ftimare. Di poi il Capi-
tano Generale dilibero di mandare a Vene-
Zia le Galee groffe , che erano male in ordi-
ne di genri, di munizioni , e di artiglierie.
Sopra le quali mandarono in dierro i Gover-
natori di quelle, che furono qtie' che pofero
nelF armata ogni fcandalo. E tornarono con
le pive nel facco .
A di 18. di Marzo ^500. furono lettere_
dal Triulzi dal campo , per le quali s'inten-
de, che il Siguoi Lodovico fi trovava ne'Bor-
ghi diNovara, e Ia bombardava , e avea but-
tato giu un pezzo di muro , e voleva dare la
battaglia alla dettaCitta per altre parti . Ma
«ffendoue avvilato il Triulzi, entro in Nova-
N I C O N
T48
B
D
ra, e vi mife aflai gente, e rinfrefcamenti ,
con un fuo figliuolo , ralche provvide benif-
fimo alla Terra . Sapendo tal cofa ll Signor
Lodovico , dilibero di non piii darle batta-
glia, e fi ritiro in dietro . S'intefe ancora_
che erano paffate i Monti genti affai , e di
continuo altre paffavano , evenivano di Fran-
cia uomini affti d'arme , ficche il campoFran-
cefe di continuo s'ingroflava , e quello del
Signor Lodovico fi diminuiva , e non dando
danari alle fue genti fuggivano. Sicche figiu-
dicava che egli non poiefle ftar contra Fim.
peto Franzeie . A di 20. per lettere s'intefe
che il Re di Francia era giunto a cii 6. a Lio-
ne, e che follecitava con granfuria Fimprefa
contra il Signor Lodovico , il quale fi met-
teva in ordine, e faceva ogni sforzo di tro-
varedanari, e avea mandato a rogliere a Mi-
lano alcuni Calici, e argcnti dalle Chiefe_ ,
per fare danari, di cui avcane gi.tndiffi.no bi-
logno . Ma molti Munillen alcofero gli ar-
genti, tra'quali quello di Sa 1 Francefco, che
ne avea per buona fomma di danari. Pcrlet-
tere d'Ungheria dal Segretario fi feppe, che
quel Re con gran defiderio afpettava gli Ora-
tori Veneri per concludrre quello che vole-
vano fare ; e che ia Ungh;.-ria alli prefenza_,
di eflo Re fi rrovivano tutre le ambafciate_
de'Criftiani per le cole Turchefche , cioe gli
Oratori d?l Pontefice , dcl Re de' Romani,
d.-l Re di Francia, del Re di ^o.igni , e dej
Re di Rafcia , tutti in fivore d '' Veneziani .
Vi erano ancora gli Orarori del Re di Na-
poli e del Signor Lodovico, i quali volevano
adattare le cofe Ioro . Adi vi. j-.-l derto Mefe
furono lettere dalFefercito Venero del di 18.
e 19. come i Provveditori in campo aveano
mandato alcune genti d'arme alla volta dr
Piacenza , Citia dello Sraro di Milano , e_
quella aveano tolta e prefa a nome del Re_
di Francia, e aveano avute le fortezze e tut-
to . E ne fu data notizia in Francia . A di
25 s'intefe, come il Signor Lodovico avea_
ottenutc Novara, perche i Francefi Faveano
abbandonara . Avendo dtto fama il prefato
Signcre alle fue genti d'arme di volere dare.
a buttino la fuddetta Citta , fentendo quefta
cofa que' di Novara fi refero a Lodovico , a
con lui s'accordarono , per non effere meffi a
facco, e cacciarono fuora i Francefi . Dopo
quefta conquifta fe ne cavalco egli in gran_
preffa a Milano, e giuntovi pofe unTaglione
al Popolo e maffime a' principali della Citta,
che il feguitavano e favorivano , e ne rrovo
non molta fomma di danari . Alrri dicevano
Ducati 30000. akri 50000. Avea lafciato in_
campo il Cardinale Afcanio . Ma tolti i di-
nari torno a Novara, e fece rirornare Afca-
nio a Milano . A di jt. del fuddetto Mefe_
giunfe a Venezia ll Manenti , che rornava_
da Coftantinopoli , cola mandato pel Confi-
glio de' Dieci al Signor Turco per vedere di
pacificare le cofe . II quale non avendo po-
tuto fare alcuna cofa della fua commeflione_
ntorno con un* Ambafciadore del Turco ; il
quale era Criftiano e poi s'era fatto Turco ,
6c era dipoca riputazione, e fchiavo. Ilquale
Ambafciadore flava in cafa del Manenti con_
gran guardia tenuto, acciocche niuno gli po-
teffe parlare, renuto per tre giorni in cafa ,
prima che avefle udienza. ln queito mentre
il M anenti dichiaro al Configho de' Dicci la
mente e Fintenzione del Signor Turco, che
dimandava al dominio Veneto leCitta di Mo.
done,
145»
V E N
Jone. di Corone, e di Napoli di Romania_,
fd, confinare con Corfu, e altre cofe affa, .
E parendo al Senato Veneto tali domandc.
Jifonefte , ancorche aveffero grandiffima vo-
lonta e defiderio di far pace col Turco per
e importanti occorrenze e difturbi d, guerra
wr lltalia, e per la poca ventura che hanno
i Veneziani nelle co(e maritime pel poco cuo-
re e mal governo de* noftn, pure pel l Confi-
elio de* Pregadi fu diliberato di perdere pia
fofto le dette Cittk con la fpada in roano ,
«he di cederle al Turco per far pace . E fu
rifoofto dal Principe con buone e accomo-
date parole all'Oratore del Turco circa que-
fta raateria.E di poi fpeditolo adia. d« Apn-
le fi fecero immediatamente provifiom gran-
diffime di armare Galee fottili, e di ntenere
Navili,per effere contra l'impeto delmmico,
il quile era molto grande .
A di ». di Aprile ljoo. s*,ntefe per lettere
di Francia, come il Duca di Borgogna a re-
quifizione del Signor Lodovico avea rotto la
euerra, e corfo con alcuni cavalli fu quello
della Francia . Onde il Re per difendere que'
fuoi luoghi avea mandato alcune fue genti a
i confini diBorgogna, ediceva ancora dinon
volere venire in perfona in ltalia, per non_
lafciare la Francia derelitta . I Veneziani n'eb-
bero non piccola moleftia. Per quefto fcrif
fero inFrancia, follecitando lavenuta delRe,
perche giudicavano che non veHendo egli in
Italia, il Signor Lodovico Sforza col favore
oYPopoli di Milano in breviffimo tempo fi
farebbe Signore libero di tutto lo Stato , e_
fattofene, non coatento di quefto, rivoltera
le fue forze contra lo Stato Veneto , e verra
airimprefa .di Geradadda, e di Cremona, e
a'Veneziani converra fpendere gran fomma_
di danari per effergli all* incontro . Onde i
Padri Veneti adoperavano in quefta materia
la fapienza e 1'ingegno, e ogni giorno erano
in grandiflimi confulti fu quefta materia . I
Gentiluomini Veneti mandati fopra il fiume
Ligonzo dalla Signoria per vedere , fe poffi-
bil foffe di fare qualche provifione nel Friuli,
che iTurchi non poteffero paffarlo, ritornati
conchiufero , che non v'era modo di vietare
a'Turchi tl paffo. Pure diliberarooo di alza
re gli argini delLigonzo tanto alti.che iTur-
chi non vi poteflero montare fopra. Qnde la
Signoria per far qualche dimoftrazione di
provvedere a qoefta cofia, comando a tutte_
le Ville, Citta, e Caftella in terra ferma, che
mandare doveilero uomini- a tale lavoro , e i
poveri Villani n'ebbero grandiffima angaria.
I Veoeziani fentendo per diverfe bande , c_
per lettere, e per tfpioni da ogni luogo, la_
graode e potentiffima preparazione d'armata ,
che faceva il Signor Turco , con ogni folle-
citudine faceaoo grandiffime provifioni nell'
Arfenale si d'artiglierie , come d'uomini, di
polvere , di farte , e di ogni cofa necefliria_
a uo'armata. E ponevano in ordine 40. Ga-
lee fottili , che a un bifogno foffero prefte , e
con quelle , che erano in armata farebbono
.70. Galee fottili. In oltre avea fatto metcere
in otdine dieci Galee groffe nell' Arfenale , e
dicialetie Galee groffe fono venute da i viag-
gi, che erano nel Canale di San Marco, e fi
lavoravano . Sicche bifognando , avrebbono
in mtto i7.Galee groffe, che firia moltopo-
tente armata. Di pib aveano fatto comanda-
mento a tutte le Navi e Navili si groffe co-
me piccole, che noa fi doveflero parcire dal
E
A \
B
D
T 17 M. i 5 o
Porto Veneto per mandarle in arm.ita . Per
tutte le Terre da mare fu comandato che ri-
teneflero i Navili , che vi capitavano . Forni-
vano tutte le Terre maritime , e maflimeu.
Corfu di polvere, di piombi , e di altre cofe
neceffarie. ACorfb il C6nfigliode'Dieci man-
dodue Caftellani,che mai non doveflero ufci-
re fuori , con provifionati e col capo loro
Paolo Albanefe. Aveano fatto fortificare 1*_>
Citt^ di Corfb , e fattovi alcuni fofli , onde fi
giudicava, che doveffe effere inefpugnabile_ .
Q.uanta fofle a quefti teinpi la neceffua di da-
nari alla Signoria , non e poffibile di poterlo
efplicare. Dalle bande maritime bifognava_
armare aflai Galee fottili e groffe, e iarepro-
vifiooati , e le ciurme delle Galee groffe non
volevano andare , fe prima non aveano ii pa-
gamento delle fue refufure . Sicche abbifo-
gnavano Ducati 20000. a pag^re le refufure
delle Galee groffe ultimamente venute. Bi-
ognava roandare Ducati 30000. alRe diUn-
gheria, acciocche rompeffe guerra al Turco»
che fenza danari nulla fi poteva fare. Conve-
niva mandare Ducati joooo. in campo alle_
genti d'arme, ch'erano inGeradadda, perche
il tempo era paffato, e i fanti principiavano
a fuggire . In conchiufione fi diceva che la_>
Signoria Veneta pel meno avea di bifogno ,
per fare tutte le fuddette, e altre provifioni,
della fomma dj Ducati jooooo. E non fi tro-
vava un Soldo. LaTerra e afciutta di danari,
& e riftretta, perche non correva la merca«
taozia, come ancora per le grandi angarit..
pofte, perche quei delle pofleffioni e delle^,
cafe aveano pagato ogni cofa in Decime .
Non fi trovavano pih danari ; ficche era una
grandiffima miferia ved^re la Citta Veneta_,
in tanta calamita, e oppreflione. Le Decime
al Monte Nuovo rifcuotevano Ducati quin-
dici folam^nte per Decima, e le Tanfe fi pa-
gavano affai ragionevolmente . Ma era una_
falata a quello che abbifogoava . Per quefto
il Configlio de' Dieci di continuo con la_,
giunta de' primi Senatori erano fopra gran-
diffimi confulti e penfieri ;li trovarc danari ,
A di 10 di Aprile fecero Capitano delleGa-
lee grofle Ser Giacomo Venier. A di n. per
lettere dal caropo s'intende , come i Provve-
ditori Venett con tutto il caoipo andavano
verfo Milano , ed effendofi accoftato a unCa-
ftello tra Milano e Pavia, otto miglia lon-
tano da Milano , non volendofi rendere , Io
prefero per forza, e ammazzati que' di den-
tro, brugiarono buona parte dcl dctto Ca-
ftello, e fecero grandiffimo guafto al Popolo
Milanefe, facendo aflat prede, e rubbamenti,
e afpettavano, che il refto del campo Veneto
paffiffe Adda, per accamparfi a Milano.
A di ii. di Aprile, in Domemca, giorno
dell'Ulivo, s'intefe per via di Crcma , e de*
Provveditori in campo a Trevi. , e a Piaceo-
za, e per molte altrevie, come il SignorLo-
dovico Sforza Anglo , che fu Duca di Mila-
no, effendofi ridotto col fuo efercito ful No-
varefe, per effere contra l'efercito Francefe ,
di cui il Triulzi era Governatore, pare, che
a di 8. foflero alle mani un campo coll'altro,
facend^o fcaramucce infieme . Onde ne furono
morti e malmenati da una parte e dalfaltra
da circa 4000. perfone . In fine il Signor Lo-
dovico ebbe la piggiore; e come uomo faga-
ce e di grande aftuzia , vedendo le cofe lue
e '1 fuo efercito in manifeftiffimo pencolo ,
comandb per tutto il wrritorio MUanele, t_
per
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fj, C H R O
per ogni parte, e principalmente a Milano ,
dove fi trovava il Cardinale Afcanio fuo fra-
tello, e Vicecancelliere, che gli fofle man-
data gente e danaro. Per tutto il Milanefe_
f\ faceva gtan provifione digente, moftrando
grande amore e carita verfo il Signor Lodo-
vico. Tutti fi mettevano alTordlne. Avendo
jl Signor Lodovico al fuo foldo circa 3000.
Svizzeri condorti di Alemagna, de'quali mol
to fi fidava, pofti nella Citta di Novara per
ficurezza di quella, dalTaltra parte il Re di
Francia avea grande quanrita di Svizzeri .
Onde era neceffkrio che coloro fofTero a!le_
raani infieme l'uno contra l'altro, e giudica-
vano, che vi dovefTe effere grande uccifione,
fangue, e morte tra loro, perche labattaglia
fi dimoftrava crudeliflima da unaparte edall'
altra . A di 9. dovendo eflere i campi alle_
rnani infieme , dato 1'ordine della battaglia i
tremila Svizzeri , che erano in Novara al fol-
do del Signor Lodovico , fi levarono a rumo-
re, & ufcirono fuori della Citta verlb il cam-
po, dove trovarono il detto Signore . Dopo
jnolti contrafK il prefero, con Fraccaflb, e_
Antonmaria figliuoli del Signor Roberto, e
con Galeazzo Maria genero del Signor Lodo-
vico. Tutti i fopranominati furono fatti pri-
gioni dagli Svizzeri , i quali li diedero in_
mano del Capitano dell' efercito Francefe_
Don Giangiacopo de'Triulzi . Fu prefo an-
cora il Signore Ermes fracello del fu Galeaz-
zo Duca di Milano . II Triulzi vedendoquefti
prigioni, e maffime il Signor Lodovico, pen-
la o Lettore, che allegrfzza poteva averc_ .
La guerra era tutta fedata . II campo del Si-
gnor Lodovico incomincib a fcampare . Chi
fuggiva per unavia, e chi per Paltra. Sicche
prefo il Signore, tutto il campo fi disfantb .
Ojje' di Novara avendo intefo quefta cofa_ ,
levarono le bandiere del Re di Francia per
forza, non potendo fare altrimenti , per non
andare a filo di fpada . Diquefta nuova aVe.
nezia ne fu fatta dimoftrazione grandiflima_
di allegrezza di fuochi, fefte , e fegni di le-
tizia per tre giorni continui , talmente cht_.
nella Phzza di San Marco in si fatta alle-
grezza fu brugiata tutta la panetteria dal Po
polo , tutte le frutterie, e parte della Bec-
cheria, e tutte le Cafette delle robe fino alle
fondamenta , che mai per alcuna vittoria fu
fimil fuoco. Qjiefto fu grande dimoftrazione
del cattivo ammo del Popolo Veneto contra
il Signor Lodovico . Veramente pareva la_
Citta Veneta alquanto riftorata e libera_ .
Speravano che ora la guerra d'ltalia fi do
veffe pacificare , e che il Re di Francia ef-
lendo pacifico Signore di Milano , e avendo
il Signor Lodovico prigione, non vi fara piu
cagione di tenere l'Italia in guerra. Oraquel
Dio, che governa il Cielo e la Terra non ha
voluto abbandonare i fuoi Veneziani in que
Ita cofa, e ha voluto caftigare il Signor Lo-
dovico pe' fuoi peccati . In ogni altro tempo
la Signoria non avrebbelo ftimato con tutti
i Potentati d'Italia, e avrebbeli beniflimo fu-
perati . Ma ora la guerra Turchefca avca_
fminuito le forze e i danari aIl'imperio Ve-
neto. Finalmente Venezia non <i poteva af-
pettare la miglior nuova , per ufcir fuori da*
faftidj, da i travagli , e da'pcricoli. Avendo
Meffere Guingiacopo de'TnuIzi avuto il Si-
gnor Lodovico nelie mani , e poftolo fotto
buona cuftodia , col campo feguitava verfo
Milano. Dovc capitavano, tutte le Terr>- e_
N
A
B
D
I C O N lyt
Luoghi venivano loro incontro con 1'uliv»
in mano. E quefto perche i poveri Milanefi
dubitavano della crudelta Francefc . I Nobili
e i Cittadini , che aveano qualche potere , e
danari , e argenti , e qualche facolta , tutti
fuggivano da Milano per non effere- rubbati
e malmenati dal campo Franzefe . Nel men-
tre che il Cardinale Afcanio per comanda-
mento del Signor Lodovico avea ricuperata_
in Milano buona fomma di danaro , e aduna-
te da 10000. perfone da fatti con la Cafa Vi-
fconti , afpettando che il campo FranZefe_
foffe rotto e fraccaffato, fopragiunfe la nuo-
va della prefa del Signor Lodovico dato in_
mano della Francia. Onde fubito il prepa-
rato campo fi disfantb , e chi fuggi in un_
luogo, chi in un'altro . Non parendo al Car-
dinale Afcanio piu tempo di fopraftare, dili-
berb di fuggirfene , e avendo tolto cavalli
500. de' piu fidati , fe ne fuggi verfo Ferrara,
e abbandonb la Citta di Milano . II Popolo
avendo intefo la prigionia di Lodovico , e la
fuga d'Afcanio , erane naaliffimo contento , e
non fapeva che fare, e conofceva di non po-
terfi tenere contra 1'impeto Francefe. Onde_
diliberarono di chiamare que' Signori Fran-
cefi, che erano inCaftello, che doveflerovc-
nire a governare la Citta. Giovanni Dolcc_
Segretario Veneto mori nel fuddctto Caftello.
Ulciti fuora Monfieur di Ligny , e Monfieur
di Begny, furono fitti Governatori di Mila-
no a nome del Re di Francia; e dnbitando
il Popolo che il campo non mettefle la Citta
a facco , fecero quattro Ambafciadori al fud-
detto Re, per placare l'ira fua , e dimandar-
gli mifericordia e perdono . Sicche il Re_
fuddetto era libero Signore dello St»to di
Milano. Avendo intefo Monfieur di Tremu-
giaCapitano dell'efercitoFrancefe,e ilTriuI-
zi , che la Citta di Milano dubitava molto di
eflere mefla a facco dal campo Francefe, per
non fare qualche maggiore fcandalo del paf-
fato, diliberarono di disfantare il campo e di
feparare le genti . E fe ne mandb lubito partc
a Lione , parte in Afti, e parte in diverfi
Luoghi eCitta, talche poche genti entrarono
in Milano . Equefto fecero ancora per ifcan-
fare ia fpefa , perche avendo il Signor Lodo-
vico per prigione nelle mani , non potevano
piu dubitare di alcun'altro. I Veneziani eb-
bero gran piacere vedendo disfantare il cam-
po Francefe, e ritornare in Francia, perchc
non piaceva loro, che i Francefi fi doveflero
nutricare in Italia, e faziarfi del fangue Ita-
liano, e ancora per ufcir fuori d'ogni fofpetto
d'efercito .
A di 14. di Aprile 1500. venne un'Orato-
re del-Re di Francia in quefta Terra , e fu
quegli, che per avanti vi era , al quale furo-
no fatti i debiti onori . In quefto giorno per
lettere di Crema s'inrefe, come Soncino Ben-
zone Gentiluomo Veneto, Cittadino di Cre-
ma, e Condottiere della Signoria Veneta_ ,
avendo faputo il fuggire del Cardinale Afca-
nio da Milano con gran teforo alla volta di
Ferrara, diliberb infi,me con Carlo Orfini
Condottiere dello Stato Veneto di andare a_
quella volta, e fopra il cammino aipettare il
detto Cardinale. Su quello di Piacenza in-
controllo con cavalli 703. per fua cuftodia ,
e vedendofi eflb Afcanio fcoperto, comandb
alle fue genti, che doveflero eflere alle mani
con le genti Venete, fperando she in tanto
che combattevano, prenderebbe la fuga . E
cosi
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ton f«f , che ft »e fuggi in ua Caftello fo-
Sa Uftnda. & entratovt, non parendogl.
forte, ne che fi poteffe tenere dalle batta-
Sic, diliberb non effendo ficuro, di fuggue.
g a a perfuafione del Caftellano , il quaTe gh
oromife di farlo ficuro e falvo, nmafe in_
oae\ luoao- Avendo corabattuto 1 due campi
un eran pezzo infieme, i Condottieri Veneti
fenza molto contrafto furono vincuori, e_
prefero molti capi de' niroici; gb altri parte
furono morti, e parte fpoghati furono rila-
fciati E prefero il buttino, che comecadau
nodebbeconfiderare, fu molto buono . Ma
entrato quefto buttino del Cardinale nelle_
nuni de ? foldati , mai non $'intefe quanto
foffe ftato, e tenevanlo fegreto, acciocche la
provifione, che fperavano avere, foffe molto
maegiore. Avendo finatmente Soncino Ben
aoni fuperato i fettecento cavalli di Afcamo,
avendo intefo che quefti era fuggito nel Ca-
flello di Rivalta, $ { accofto colle fue genti a
quello, e fece chiamare il Caftellano , e gl-
fece intendere, chc de' due partiti ne pren
defle uno. 0 gli deffe in mano il Cardinale ,
o che egli metterebbe a fccco il Caftello. 11
Caftellano per nome Corrado , impaurito
chiaroo il Cardinale, e dichiarogli , che non
era poflibiledi poterfi tenere, e che non vo
leva che il fuo Caftello foffe pofto a (acco .
e che egli faceffe quale diliberazione piii gli
piaceffe . 11 povero Afcanio vedendofi a mal
partito, per non andare in mano del nimico,
ficcome uomo di grandiffima aftuzia , ando
alla potta a effere a parlamento con Sonci-
no, al quale offfi danari, e fecegli molte_.
promeffe, con qUeflo che il lafciaffe fuggire.
Ma non avendo voluto il Benzoni afcoltarlo,
eil voleva al tutto prigione, il. Cardinale*.
gli dimaodo in grazia la vita , e che non gli
ioffe fatta alcuna moleftia,. ne che il volefle
porre in mano de' Francefi ; e che ancora_
effo Afcanio era ftato figliuolo di un buono
foldato, e che la confuetudine de' foldati e
di prendere il buttino, fpogliare le perfone.
e perdonare loro la vita. A quefto Soncino
rifpofe , che egli era fervidore fvifcera-
tiflimo della Signoria Veneta, e che a quefta
prefenterebbelo come prigione de*Veneziani
e poi farebbe in liberta de* Padri Veneti d
farne della fua perfona , quanto piaceffe- .
Con buone parolcgli promife larghe offerte;
e cos\ fu confegnato il Cardinale Alcanio
Vicecancelliere nelle roani di Soncino Ben
zoni per prigioniere , e Giovanni di Gonza
ga Vefcovo, fratello del Marchefe di Manto-
va, Ettore di Gonzaga, il Conte Vittorillo
Capo di fouadra, Aleffandro Sforza, il Cop-
te di Melh , Bandino da Montone fratello del
Teforiere di Milano, con molti altri feguaci
Vefcovi e Abati di Monfignore Afcanio. La
3ual nuova fu di grande allegrezza e di gran-
e riputazione allo Stato Veneto . Subito
fcrifle la Signoria , che que* prigioni foflero
condotti a Crema iotto buona cuftodia . Que-
fta cofa fu molto a propofito pe* Veneziani ,
Ssrche parea, che anche eglino non erano
ati io darno, e fe i Francefi aveano prefoil
Signor Lodovico , i Veneziani aveano prefo
il Cardinale fuo fratello. Onde la preda era
partita per meta. Ora tu vedi, o Lettore, in
qual modo a quefti tempi rovin6 la degniffi
ma Cafa Sforzefca , che perderono il loro
Stato si degno e si nominato . Pare , che vo-
lendo paffare Carlo Orfini per quello di Pia
V 'E N
E
A
"T U M.
B
»54
cenza con la preda fatta, i Piacentini fi le-
varono a rumore, dicendo che volevano aver
iparte dt effa preda e del buttino prefo ful
loro Territorio. Onde violentemente e per
forza i Piacentini ritennero Giovanni Gon-
zaga fratello del Marchefe di Maatova con_
altri de' Gonzaga. I Padri Veneti n'ebbero
grande difpiacere , perche defideraVano di
avere il fratello del aetto Marchefe. E inte-
fero come Carlo Orfini volendolo liberare, fa
cagione di farlo fcappare , cofa che allo Sta-
to Veneto molto fpiacque . Dove prima_.
aveano qualche gratoe ungolare amore verfo
1'Orfino , e volevano rimeritarlo per tale im-
prefa , veduto ora quefto fuo tradimento, dt-
liberarono pib tofto di fargli qualche difpia-
jcere e oltraggio, che di rimunerarlo. E de-
fideravano ai tutto di avere il fratello iud-
detto del Marchefe di Mantova , perche fpe-
ravano d'intendere da lui molte cofe, e prin-
cipalmente coroe il Marchefe intendeva i fe-
greti Veneti . Speravano ancora dt fcoprirt_
qualche trattato, perche fi diceva che ilMar-
chefe col Signor Lodovico avea provocato il
Turco a' daoni de' Veneziani . Ma quefto tra-
iitore Carlo Orfini il lafcio fcappare.
Effendo gtunto Monfignore Afcanio a_.
Crema , ivi fu beniffimo veduto e accettato
da que' Rettori , e affai piu onoratamente di
quello, che meritava un prigioniere. Eranu-
ao di danari , e veftito alla Tedefca , travve-
itito. Subito furongli provvedute vefti ono-
ratiflime da Cardinale^ e danari . Effo Afca-
nio fcriffe alla Signoria, che avendo tre luo-
ghi , dove poteffe capitare , cioe Roma , La-
magna, e Venezia, fuggendo da MiUno, ef-
fendo capitato in mano de' Signori Venezia-
ni , fe rie contentava molto e piti tofto , che
in cadauno degli altri due luoghi , perchi
qui fperava di effere falvo come nello Stato
luo proprio di Mtlano. Cio egli fecepercat-
tivarfi benevolenza. Quefta e la quartavolta,
che il Cardinale Afcanio e ftato prigioniere,
e di tutte e riufcito con la fua aftuzia e fa-
gacita, e riufcira ancora facilmente di que-
fta con qualche fuo artifizio. II SignorGian-
giacopo de' Triulzi fapUta la pngionia del
Cardinale, e il Cardinale di Roanogiunto a
Milano per Governatore a nome dcl Re di
Francia , dimoftrarono e n'ebbero gran con-
folazione e contento , e fcriflero alla Signo-
ria.che avendo divifo lo Stato di Milano, la
fortuna avea voluto dividere i prigionieri . U
detto Governatore di Milano per fegno d'a-
more verfo Soncino Benzoni, il fece Gover-
natore della Citta di Piacenza , la quale go-
verno con fomma prudenza per alcuni mefi :
e gli dono una poffeflione di Ducati 8oo. all*
anno inLodi.e ivi una Cafa di valuta di Du-
cati i joo. e promife di f irlo confermare pel
Re di Francia. A di 17. di Aprile ijoo. s'in-
tefe a Venezia,come il Conte di Gorizia era
morto . Per eflere quello Stato Feudo della_
Signoria Veneta, ancorche fofle piccolo, pu-
re , perche le apparteneva , defiderava di
averlo, e a quefti tempi per le guerre Tur-
chefche farebbe ftato molto a propofico . Ma
v'era del garbuglio in quefta cofa . II Conte
di Gorizia permutb il fuo Stato con rimpe-
radore, e glielo cedette, e 1'Imperadore die-
degli altrettanto Stato in Alemagna. II Con-
te fuddetto pero non lo poteva fare , eflendo
Feudo de* Veneziant, ma perche egli viveva,
i Veneziani non ne fecero alcun movimento.
Di
m C5 H R O
Di prefente fecero cavalcare Gianpaolo Man-
froni, e. molti uomini d'arme a quella volta
per ottenere quello Stato, fe fofie poflibile_.
All'incontro il Re de' Romani fecevi caval-
care affai Tedefchi. II Tedefco che reneva_
]a Rocca, voleva danari affai , e teneva dal
Re de' Romani . I Padri Veneti tiraronoque
ita cofa nel Configlio de' Dieci, e avendo
maturamente confiderato il tutto, perleguer-
re Turchefche diliberarono di lafciare tale_
imprefa per ora per molti rifpetti. A di 18.
fu pel Configlio de' Dieci dcterminato di far
venire il Cardinale Afcanio a Venezia , e fu
comandato a que* di Crema di accompagnar-
10 a Brefcia, e da Brefcia a Verona. Maper
che il Marchefe di Manrova diceva e proc-
curava di prenderlo tra Verona e Brefcia , e
fi metteva in ordine per tale effetto, fu dili
berato di mandare Afcanio a Salo, e porlo in
barca , e condurlo a Venezia . Dove gli fu
preparata la Torricella beni(Timo in punto
con tapezzerie e altro, come convienfi a un
Cardinale, e con affai guardiani. II Configlio
de' Dieci avea tolto fopra di fe a guardarlo .
A di 19. di Aprile s'intefe comtf la Citta e_
11 Popolo Milanefe erano tutti concorfi a'
piedi dtl Cardinale di Roano , a dotnandar-
gli perdono e mifericordia , e per non afpet
tare il guafto, s'erano contentati di dare c_
di pagire per la ribellione al Re di Francia
Ducati }ooooo. cioe Ducati 50000. fra tre_
giorni, altri 50000 al primo di di Maggio ,
e Ducati 200000. quando parera e piacera
alla Maefta regia e alla Reina, da che faran
no giunti in Milano. Fu conchiufo quefto
accordo col Popolo, intendendovifi comprefa
anche la Chierefia. Oltre di quefto a tuttico-
loro, che fi erano moftrati traditori della_
Corona Franzefe , che eratio infiniti getiluo-
mini c primarj di Milano, come fi puo giu
dicare in quelta cofa, furono tolte le cafe_,
poffeffioni , e beni loro , e furono difpenfati
a i Francefi, e fudditi della Corona, e che_
le perfone de' ribelli foffero pofte alla giufti
zia. In oltre, che ogni anno la Citta di Mi-
lano dovefle dare al Re di Francia per tri-
buto Ducati 120000. pe' D.izj e angarie , e_
che il Re in quelU cofa non fi dovefle im-
pacciare, falvo che nello rifcuotere i danari.
JVlonfieur di Begny colle fopra di fe la Citta
d> Pavia, e volendole dare il guafto , quel
povero 1'opolo gli diede grandiffima fomma_
di danari . Onde i poveri Popoli Milanefi
battuti e malmenati ftavano rnolto baffi , e_
non aveano animo di alzire la tefta, ne di
dire che l'aria foffe loro. Molti traditori del-
la Corona Francefe, e Gibellini fcamparono
rielle Terre fudditc alTimperio Veneto , cre-
dendo di effere lalvi . Ma furono prefi e dati
111 mano del Ke di Francia, perche s'erano
accordati ne' Capitoli dellaLega, che cadau-
no foffe obbligato di dare i prigioni dcll' al-
tro nelle fue mani. Cosi per mantenere la_
fede fecero quefti Potentati d'accordo infie-
me. E acciocche i Gibellini foffero ben ca-
ftigati, alcuni di que' traditori del Re furo-
no morti, ad altri tolti furono i danari e le
facolta, talche erano a peffima condizione_ .
A di 21. di Aprile s'intefe , che il Signor
Lodovico con molti ahri prigioni, erano par
titi da Afti per andare in Francia, accompa
gnati da Monfieur di Begny con 1000. Lan-
cie, e con altri cavalli fotto buona cuftodia .
Avendo prefeutito il Re di Napoli la vitto-
N I C O N
ty<f
B
ria avuta dello Stato di Milano dal Re di
Francia, dubitava molto del fuo Stato , e_
maflime perche fi divulgava che il Re Fran-
cefe ad ogni modo voleva andare a quella_
imprefa. Onde il Re di Napoli fi preparava ,
e fortificava il Caftello di . . . che
pareva inefpugnabile , ponendovi dentro arti-
glierie infinite, per poterfi difendere a i bi-
fogni .
A di 22. di Aprile nel Configlio de' Pre-
gadi prefero, che di tutti que' Cittadini fud-
diti al dominio Veneto, che fi erano dimo-
ftrati ribelli e traditori della Signoria dopo
1'ultima pubblicazione fatta , foflero i beni
mobili e ftabili pofti in Comune, confifcati ,
e venduti al pubblico incanto , per efempio
degli altri. Q.uante violenze , ftupri, e danni
faceflero in Mdano i Francefi contra i ribelli
e traditori , non e poflibile il poterlo giudi-
care . Prendevano le donne, le figliuole, c_
cavavano ancora le Monache da « Munifteri
per violarle per difpetto. Entravano nelle_
cafe de' Cittadini per forza, e cacciandoneli
vi rimanevano padroni, e dormivano con le
conforti loro e con le figliuole . Al Popolo
di Milano vergognato e vituperato conveni-
va tacere per non perdere la vita e le facol-
ta. E non potendo i primarj Cittadini di Mi-
lano fopportare tante ingiurie, fuggironocoa
le loro famiglie . Ma perche fu le Terre de*
Veneziani non erano accettati, andavano a_.
Roma, a Firenze , a Napoli, a Ferrara , a_,
Bologna , e per ogni altro luogo, dove avea*
no ricapito. A di 2?. a ore quattro di notte
giunfe a Venezia il Cardinale Afcanio, con-
dotto con buona guardia a Stn Marco , e_
con recipiente honore fu pofto nella Torri-
cella in prigione . Fu condotto di notte, per-
che egli cosi defiderava per non effere vedu-
to . Gli furono pofti alla guardia di giorno
e di notte tre Cittadini Veneti di buone fa-
miglie, e fidatiflimi, con fei Ducati al mefs
per cadauno , i quali erano uomini di buona
fperienza e pratica, e facevano compignia_
al detto Cardinale . Di poi furongli polti al-
tri guardiani affai. Per quefte fpele la Signo-
ria lcrifle a Cremona, chc foffero ritenute_
1'entrate di quel Vefcovato, che era del dec-
to Afcanio , e valeva Ducati 5000. alfanno.
II qual Cardinale era fervito veramente da_
Signore con grata compagnia per effjre in_
prigione. Si lamentava molto della fortuna ,
che l'avea perfeguitato ; tuttavolta fperava_,
di ajutarfi, e con 1 imentazione paflava la fuj
vita. Gli altri prigionieri furono pofti in di-
verfi luoghi fecondo la quahta loro, ma non-
ne fu fatto gran conto . Tutti i Potentati
dMtalia per la prigionia del Signor Lodovico
e del Cardinale fuo fratello erano in moto ,
e cadauno fortificava le fue Terre , dubitan-
do chi della Francia, e chi de' Veneziani . U
Signore di Faenza dubitando del fuo Stato ,
venne a Venezia a fare riverenza alla Signo-
ria a di 25. del detto mefe. Similmente ilSi-
gnor Niccolao da Correggio , ancorche foffe
fempre ftato nimiciffimo dello Stato Veneto,
e che Ia Signoria il conofceffe , perche intefe
che il campo de' Francefi s'accoftava alie_
fue Terre . II Marchefe di Mantova avea fat-
to cavare Ie foffe della fua Terra, farebaftio-
ni, e fortificare per tutto, e avea ridotto
tutte le munizioni, artiglierie, e vettovaglie
nella Citta, dovc con buona guardia dimo-
rava. La Signoria Veneta ora che le cole-
d'ita-
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«57
V E N
cf Iulit erano paeiffcate attendeva alle Tur-
ehefche. Dubitando che i Turchi correffero
in Friuli, comandarono a Ser Piero Marcello
Provveditore in campo in Lombardia , che_
con qualche quantita di gente d'arme con-
ogoi follecitudine andaffe alla volta delFriu-
li, e provvedere a que' luoghi. Ma non e
poflibile il vierare che i Turchi vengano nel
Friuli , perche la gent* d'arme non poflono
eflere contra l'impeto loro, e iTurchi hanno
eavalli corridori , dietro a' quali non puo du-
rare la gente, ne ftare aU'incontro. S*intefe,
ehe due Oratori Francefi , comandati dal Car-
dinale di Roano Goveroatore di Milano ve
nivano a Venezia per nome del loro Re . I
«juali furono ricevuti onoratamente , e furo-
no mandati quaranta Nobili per incontrarli .
L'uno di loro era Monfieur di Belchaer , c_
1'altro Monfieur di Montfort . Si giudicava_
che doveflero dimandare il Cardinale Afca-
nio, che era ftato prefo fu quello del Re di
Francia. Pare, che avendo intefo la Signo-
ria, che 1'Oratore del Signore di Pefaro, che
dimorava a Venezia, dava avvifo al fuo Si-
gnore come paflava 1' armata maritima c
Ventzia, e come fi fpediva, e di tutto cio
il Signore di Pefaro ne dava notizia al Signor
Turco, fu ritenuto con alcuni altri pel Con-
figlio de' Dieci . I quali furono efaminati, e_
intefane la verita , fu detto , che furono an-
negati tra i due Caftelli . Pero la verita di
cio oon s'intendeva . S'intefe, che il Signor
Galeazzo Maria , Capitano gia delle genti
Duchefche, ritenuto dagli Svizzeri , di con-
tiouo era da loro tormentato per avere qual-
che quantita di danari , giudicando eiD , che
ne doveffe avere affai , il quale veramente_
non era Signore di un folo Ducato . II Signo-
re Antonmaria da San Severino, ritenuto da-
gli Svizzeri, ebbe con loro tanta intelligen-
Zi, che fe ne fuggi. Degli altri prigioninon
fe ne parlava. A di jo. di Aprile avendo la
Signoria dato udienza agli Oratori del Re di
Fraocia, e intefo che volevano avere Monfi-
gnor Afcanio con tutti i prigioni, che erano
a Venezia, parendo a' Padri Veneti quefta_
materia importantiffima, fubito comandaroho
a Ser Girolamo Zorzi Podefta di Verona_ ,
che con ogni preftezza fi portaffe a Milano
«la prefenza del Cardinale di Roano con le
fcufe , e con le ragioni a propofito di quefto
affire, fperando con tale Oratore di adattare
quefta cofa col Cardinale fuddetto.
A di j. di Maggio 1500. per lettere daRa
gufi 1 intende come il Sigoor Torco a di 6.
di Aprile s'era partito in perfona daAndrino
poli col campo terreftre con grande e nume-
rofo efercito. E che teneva verfo Modone_ ,
oel qual luogo fi giudicava cbe doveffe avere
lotelligenza . Di tal cofa prefe la Signoria_
ammirazione grandifftma, perche giudicavano
certiflimo che il Signor Turco anderebbe all*
imprefa di Corfu , dove era ftata fatta' ogni
provigione d'artiglierie , di vettovaglie , di
mumziom, di provifionati, e d'ogni cofa ne-
ceilana. Di Modone veramente non facevano
tanto conto e ftima , perche Corfu era 1«_
Uiiave del Levante. Ma avendo intefo il Si-
goor Turco la fortificazione di quel tooeo ,
dubitando che 1'imprefa foffegli difficile , dili-
uero di andare a Modone, parendogli piJt fa-
ciie. E fubito la Signoria Veneta mand6 a_
«lodone una nave carica d'artiglierie , polve-
«» e^ltre mumzbni, e prwvi&uati per f«r-
B
D
T U M. , 5 g
tificare quel luogo, fe fofle pofllbile . Maper&
molto ne dubitavano, e fi follecitavaconogni
preftezza ad armare. A di 4. s'intefe per Iec-
tere di Lamagna, che il Re de' Romani aven-
do avuto dal Re di Napoli Ducati 18000. pec
far gente e mandarla in ajuto del Signor Lo-
dovico, avendo fatto 800. cavalli Borgogno-
ot , gli avea fubito pofto in cammino . Ma_
tntendendo la prigionia»del Signor Lodovico,
tornarono in dietro . Della qual cofa tl Rc_
de' Romani dimoftr6 grande maleoconia, e_.
per tre giorni non volle dare udienza ad aU
cuno non tanto per la prigionia di Lodovico,
che pel difpiacere della vittoria del Re di
Francia . Di poi comando a i figliuoli del Si-
gnor Lodovico , che doveflero venire alla fua
prefenza . I quali effendo giunti , e avendo
confultato con tutti ifuoiBaroni, diedefama»
per impaurire 1'Italia, che egli volea chiama-
re i Turchi e porgli alla rovina Italiana_ .
E ancora il Re Federigo di Napoli diedt-
fama di volerli mettere nel fuo paefe . C16
fece , perche al Re di Francia non veniffc-
fantafia di andare aU'imprefa di quel Reame.
Aveodo la Signoria grandifftmi ftimoli del Re-
verendiffimo Cardinale di Roano per Iettere_.
cootinue del Re di Francia, e da i fuoi Ora-
tori a Venezia , per averc il Cardinale Afca-
nio, e condurlo prigione in Francia, edicen-
do il Somroo Pontence di volere mandaredue
Cardinali e due Vefcovi per averio , i Padri
Veneti ben confiderato il tutto , conofcendo
non effere poffibile di tenerlo a Venezia , per-
che da ogni banda erano grandemente ftimo-
lati , finalmente nel Configliode' Pregadi dopo
molte difputazioni fu diliberato di darlo infie-
me con tutti i prigioni al fuddetto Re , pec
molte ragioni. Prima, per ufare magnificen-
za e liberalita verfo il Re. Secondo, pereffe-
re ftato prelo Afcanio ful territorio del Re di
Francia fopra il Piacentino, e coluiche l'avea
prefo , era Soncino Benzoni allora Governa-
tore del Re in Piacenza, e di poi Caftellano.
E per altre molte ragioni fegrete fu determi-
nato di confegnarglielo. Della quale dilibe-
razione tutta la Citta Veneta molto fi dole-
va, e il Popolo diceva, cbe il Re di Francia
voleva comandare al DominioVeneto . Final-
mente a di 7. di Maggio di mattina alCAlba
fu confegnato il detto Cardinale Afcanio con
tutti i prigioni a i Capitani Francefi , venati
per tale effetto a Venezia . E acciocche il
fuddetto Cardinale andafle ficuramente , fu
comandato pel dominio Veneto a tutte le_
Terre, Citta, e Caftella, e al Proweditore_
in campo, dove conveniva paffare a* Francefi
con Afcanio, che foffero date genti e cavallt
affai, che 1'accompagnaffero con ficurezza_.
I Francefi fecero buona cera al Cardinalc— ,
ma degli altri Abati, Vefcovi, e Prelati Mi-
lanefi, di grandiflima riputazione e fama, fa-
ceano si poco conto e ftima, che li legavano
fopra i cavalli come beftie fenzaalcuna avver-
tenza, e molto 6 lodavano della compagnia
de* Veneziani da' quali erano ftatt onorati in
confronto de' Francefi. II Cardinale e gli al-
tri prigioni molto fi lamentavano d'elfere_
mandati in Francia , e dubitavano della vita .
Ma non v'era pericolo alcuno .
Effendo ftati ritenuti alcuni Nobili Milane-
fi di gran riputazione nelle Citta di Brefcia ,
e di Bergomo, fuggiti dall'impeto Francefe,
credendo dt effere lalvi , incapparono nella_
r«te , e p«' Pcevreditori del campo Veneto
L f»re-
B
i<o e h R
furono confegnati in quefti giorniad alcun.
Francefi per nomedel Cardmale d, Roano .
AccaSche effendo per paflare que prigio-
iS * fcaravaggio, avendo .^« M
di Caravaeeio, che andavano condotti a m.
fano! doSofi di tal cofa, perche erano tu,
taviaVvifcerati Milanefi , d.I.berarono U ca^
vare que' prigioni dalle mani de Francen, e
liberarneli Ferche il Popolo dub.rava ch^
IfSndofi cagione di fim.l cofa er.beli.del-
U Signoria Veneta, e della Corona d. Fran-
cia, Lebbono amaramente caftigat. da Ve-
«ziam,diUberaroaodi are fufc.tare 1 fc-
mine di Caravaggio , e le armarono . Sotto
1'ombra delle medefime sWrono molt. uo-
mini veftiti al modo del feffofcm.mle. Eflen-
do giunti i Francefi co' prig.omer. nella C.t-
ta di Caravaggio, le femine G™'™™™
K ran tumulto, e tanto fccero co fafli, e con
altro, che cavarono di mano a Francefi que
prigioni, i quali furono afcofi nella C.tta . II
Senero di Meffer Francefco Secco .mmed.ata-
mente fuggi. La qual cofa avendo prefent.ro
i Provved.tori del campo, fubito montarono
a cavallo, e con parte dell' efercito eotrarono
in Caravaggio, che era in gran tumulto, e_
pieno di cf.lcordie, e d'arme, e con gran ta-
tica pacificarono la cofa non fenza gran (an-
gue. Fecero di poi i Provvediton una gnda,
che chi avea in cafa fimili prigionien , o fa-
peva dove foffero , e non li prelentalle, ia-
rebbe morto , e i fuoi beni pofti m Comune
e confifcati . Onde per tal modo trovarono
quattro prigionieri folamente. E .1 genero di
Meffer Franccfco Secco, chc era ll p.u nomi-
nato, fuggi, ne fu poflibile di averlo. Iqua
li prigiomeri furono di nuovo confegnati a 1
Francefi e condotti a Milano. La qual nuova
molto fpiacque allaSignoria, dubitando, che
il Re di Francia ftimaffe, che i Veneziani fof-
fero ftati cagione di fimile iollevamento , e_
che eflo Re dovefle averlo moho per male_.
Ma i Padri Veneti fccero la loro fcufa col
Cardinale di Roano, e col Re . La Citta di
Caravaggio per tale mancameiuo mericava— ,
che i Veneziani aveffcro fatto qualche gran-
giuftizia contra coloro , che furono cag.one_
del tumulto delle femine. Ma come pruden-
tiflimi lafciarono paflare quefta cofa, pernon
fare maggiore fcandalo in ranto turbine rerum.
I Franccfi, che erano in Milano , paffato il
termine de' Ducati tooooo. che i Milanefi
s'erano obbligui di pagare , e folament
n'aveano pagati fjcooo perche quefti danar
erano deputati alla paga de' Soldati , quefti
vedendo di non avergh , ufcirono fuondiMi-
lano, e pofero a (kcco un picciol luogo chia-
mato S;ginafco , rubando le cafe, violando le
femine, e menandole con loro . Di che fino
al Cielo andavano le grida de* poveri Mila-
nefi . La onde fu neceffuio a' Milanefi pagare
il refto de' centomila Ducati, e oltre di que-
fto ebbero il danno, e fi trovavano a maliffi-
mo partito, e quafi tutt. i Nobili e Cittadini
di Milano furono fradicati , e malmenati .
Vedendo la Citta di Cremona, e tutta Gera-
didla gl'infulti e lc violenze de' Francefi alla
Citta di Milano, e a tutte le Terre di quello
Stato, fi lodavano di cffere fotto la Signoria
Venera , perche aveano onore e cortefie_ .
Pure delideravano il loro Duca di Milano, e
ancorche con parolc e dimortrazioni diceffero
il contrario, e di effere fedeli a San Marco ,
nulladimeno nel loro cuore era altrimenti, e
O N I C O N
I6_
amavano il Signor loro fenza dubbto. A dl
ti di Maggio 1500 trovandofi .1 campo del
Re di Francia ful Milanefe , ne fapendo che
farne il Cird.nale d. Roano e il Re dilibera-
rono di tenere quefte genti in Italia , perche
vedevano i Popoli molto titubare . E perche
rincrefceva loro molto la fpefa , per trovar
qualche modo di pagare i foldat. , effo Cardi-
nale diede fama di volere mandare quefte_
eenti all'imprefa di Bologna col DucaValen-
tino, per reftituirla alla Chiefa. Avendo fen-
tito tal cofa il Signor Giovanm Bentivoglia ,
fubito mando due Ambalciadon al Cardinale.
E perche il Bentivoglia avea dato favore al
Signor Lodovico, e s'era fcoperto nimicodel-
la Francia pero fece la fua fcufa. Dopomol-
te parole s'acconcio l'affare in 40000. Ducati,
che il Bentivoglia pago al Cardinale , ilqua.
le accetto volentieri ll partito , perche l'im-
prefa di Bologna gli farebbe coftata molti piu
danari, e il Re di Francia non fi trovava un
Ducato . E fubito mando parte delle genti
Francefi in ajuto de' Fiorentini contra Pifaa
fpefe de' Fiorentini , eflendo il primo og-
getto del Re di Francia e del Cardinale di
tencre le genti d'arme in Italia a fpefe degl'
Italiani, e in ogni tempo poterne avere ilco-
mando- Veramente il nome Franzefe a que-
fti tempi cra molto temuto in Ital.a per le_
fue tirannie e crudelta, e niuno volea afpet-
tare il campo Francefe . Onde bifognava_,
prendere qualche partito , e comporfi co
Francefi, i quali tutto ficevano per danari ,
e infuperbiti dello Stato di Milano volevano
comandare a tutta 1'Italia, tanto erano india-
volati. Apparendo a' Signori Fiorenrini tem-
po atto e comodo per confeguire l'effetto di
Pifa, fecero ogni provifione di trovace dana-
ri. Traflero da Venezia Ducui 10000 prefi
a cambio, e da altri luoghi fecero il fimile ,
tanto che mandarono in campo a i Francefi
pe' loro Commeffari , Ducati 30000 e diede-
ro paga a 500. uomini d'arme, eajooo.Sviz-
zeri . A di 12. di Maggio s'erano pofte in_
cammino le dette genti, per andare a Pifa_,
di cui fi ftimava ficiliflima 1'imprefa, perche
i Pifani non potranno durare all' incontrod;!-
le fuddette genti . Pure i Pifani aveano buo-
no animo di prevalerfi , e voleano piu tolto
morire, che fottoporfi a' Fiorentini, e non_
potendo volevano piii tofto abbrugiare la_
Citta, e la patria, tantoerano incrudeliticon-
tra i Fiorcntini , conofcendo che ritornando
fotto il dominio Fiorentino , al tutto fueb-
bono rovinati, maltrattati e morri . LaSigno-
ria Veneta a requifizione della Corona Fran-
cefe, veduto i rumori feguiti a Caravaggio ,
comando a i fuoi Provveditori incampo, che
con joo. cavalli leggieri doveffero accompa-
gnare il Cardmale Afcanio co'Capitani Fran-
ccfi , e con gli altri prigioni fino fopra le_
Terre del Ducato di Milano . C >si fu efe-
guito. I Francefi facevano cattiva compagnia
al detto Cardinale . La noue 1'incatenavano
con un Capitano Francefe , t.il che il Cardi-
nale era difperato, e malcontento .
A Venezia finalmente s'intefe, chc ilSom-
mo Pontefice ftimolato da' Signori Venezia-
ni, dal Re di Francia, e ancoia da i Signori
Italiani, a fare pel bene della Criftianita, e_
della Fede di Gesii Crifto qualche provigione
contra il grande preparamento del Signor
Turco, pofe eflb Papa a tutta Ia Chicrelia_i
per tutto il Mondo una D;cima , con cenfu-
re,
D
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I4t
V I N
« ut morit tfl; faeendo faperc a tiitti, che_
«e{i voleva mandare quefti danari in Unghe-
m «d ajuto de* Criftiani contra HTurco, ac-
ciocche il Re di Ungheria poffa fare urt po-
tentifliroo efcrcito contra gl Infedeli . Si i giu-
dicava ehe n doveffero cavare da tali Deci-
W e chi diceva jooooo. e chi oboooo. Duca-
ti .* E ne furono rifcofft moki pel Re d'In-
«hilterra, pel Re di Francia, e per l'Impe-
radore . Ma cadaono di quefti Signori fe li
ritennero per loro , e pochi ne furono man-
dati in Uogheria . II Soinmo Pontefice per
eflere avido di danaro e cupido di Stato , fi
eiudicava che dovefle accomodarfr di buona
ibmraa di quefti danari , e non ifpenderli per
aiutare la Fede Criftiana contra i Turchi ,
come fatebbe ftato il dovere . II detto Papa
per quefta materia fpaccio un fuo Legato in_
Ungheria ,■ e fu quegli ftatovi per avanti ,
quando furono difpenfate le nozze . U qual
Legato dovea follecitare tl Re a fare un po-
tentiflimo efercito contra la rabbia Turche-
fca . E mando ancora un Vefcovo per fuo
Oratore a Venezia a tale effetto . Per lettere
dell'Orator Veneto refidente in Francia a_
Lione s'intende, che a di %. di Maggioijoo.
in Sabbato, il Signor Lodovico olim Ducadi
JWilano giunfe prigioniero a Lione , dove fi
irovava il Re di Francia con tutti gli Ora-
tori, che il feguitavano . AH''encrata nella_
Citta del detto Signor Lodovico concorfe_
tutto il Popolo . E ancorche foffe piccol
Citta, pure per eflervi la Corte , eravi piCi
Popolo del confueto. Prima entrarono dedi-
ci Sergetti con le mazze in mano , facendo
fegno al Popolo, che non dovefle gridare_
jna ftare a vedere fenza rumore . Di poi en-
tro il Governadore della Giuftizia , che e
quegli che governava Lione , con tutte le_
guardie, andate incontro. In mezzo di que
fii entrof il Signor Lodovico fopra un mulet
to, vefttto di Zambellorro nero , con Ia be
retta fempre in mano , con faccia pallida_
ma animofa , dimoftrando di non curarfi <
morire , e faceva vifta di gran coraggio e_
animo. Indi entrarono cento Arcieri acaval
locon tutto il refto deH*efercito . E pafso
pel mezzo della Citta , e fu pondotto eflb
Signor Lodovico al Caftello , dove ftava con
gran guardia, male condizionato della perfo-
na per malenconia dello Stato perduto .
Re di Francia gli avea defignato la ftanza
un Caftello di Bambri, affoflato da tutte lc_
bande in acqua, fortiffimo talmente, chenon
poteva fuggire . E avea ordinaro una Gabbia
di legnami fortiffima , teffuta con ferro , nel
la quale avea diliberato che doveffe ftare Ia_
notte per piu ficurezza . E in quella lo ferra-
vano la notte , acciocche non potefle f uggi-
te. Gli Svizzeri fperimentarono conognitor-
mento di avere danari dal Signor Galeazzo
Maria da San Severino , genero del Signor
Lodovico, e Capitano generale del fuo cam-
po, fatto prigione da loro. Ma non pocendo-
ne tratre cofa alcuna, il venderono a unCa
pitano Franzefe per rooo. Ducati. E poi fu
rifcofia da alcunt fuoi famigliari e parenti .
A dt vi. del detto mefc dalle lettere di mare
da diverfi luoghi $'intende la grande folleci-
tudine del Turco per ifpedire la fua armata .
P ercne u n ' anno fa la fua armata non in-
vefti quella de* Veneziani, giudico eflb Tur-
co, che ne foffero ftata la cagione molti Cri-
«ttni rinnegati, e Giudei, cht cran» fopra«
Ttm. XXOS.
E
A
T U M.
B
D
a <ua armata'. Onde dando fede a talefofpew
to, fece tagliare la tefta, ut dicitur, anooo.
Criftiani rinnegati e Giudei. Dieevafi ancora»
che del campo terreftre era morta infinita_
quantita di perfone per difaftri patiti , per
fame , e altro . Onde per quefto anno prefen-
te preparava molto pih potente armata mart-
tima , e pih poffente efercito da terra - E avea
ordinato al fuo Teforiere, che metteffe mano
nella Chafmda per ifpedire quefto efercito »
e a i Giannizzeri dava Bizanti 110. al mefe ,
che furono Ducati a. che e poca cofa . Per
letcere da Milano s'intefe , che a dt i J. del
detto mefe , avendo diliberato i Francefi al
difpetto del Popolo Milanefe di paffare col
Cardinale Afcanio, giunto a Milano , permez-
zo della Citta, andarono alla pih lontana del
Caftello che foffe , e cominciarono a entrarc
nella Terra . Onde tutto il Popolo, che al-
cuno non era rimafto in cafa , concorfe a_.
vedere il fuo Signore ; e il viddero paflare_.
per mezzo della Citta, co* Vefcovi e Prelati
tutci prigionieri a cavallo. II Cardinale Afca-
nio era maliflimo condizionato con un cap-
pelletto alla Tedefca in capo . Del che t
Francefi facevano derifione. Gli altri Vefco*
vt e Abati erano incatenati con un piede alla
fella del cavallo . Vedendo quefto fpettacolo
il Popolo Milanefe, tutti lagrimarono per pie-
ta , yedendo il Signore loro andare si mifera-
mente . Ma perche non aveano animo , ne
cuore, ne potere, a loro difpetto convennc_,
tacere, e creppare. Solamente tra lorO Mila-
nefi in fegreto parlavano di quefta cofa , e fi
lamentavano de' Veneziani , che erano ftatt
la cagione della rovina dello Scato , e di dar»
il Cardinale Afcanio in mano de' Francefi .
L'Oratore Veneto, che era a MiUno, fu pet
alcuni giorni maliffimo veduto da' Milanefi .
II fuddetto Cardinale paffando per la Piazza
del Caftello , vidde e conobbe molct de fede-
liflimi fuoi fervidori, che erano ftattappicca-
ti , e tagliata loro la tefta , come tradttori
della Corona Francefe. Cib gli fu un coltel-
lo , che gli pafsb il cuore . Fu condotto iru.
Caftello , e fu pofto in una camera terrena_
con pochiffima riputazione . Gli altri pngio-
nieri erano trattati come Cani , co* fern a
picdi; e defideravano piu tofto la morte , che
di ftentare a quel modo . Vada cib pe buoni
tempi paflati. Una Cometa in Tramortan*-.
apparve in quefti giorni verlo il Ponente «_
Venezia a di 25. del mefe di Maggio ijeo. .
con una coda lunga una fpana , non lucente
molto, la quale duro per otto giorni. Leva-
vaft a tre ore di notte . Significo laperdttadi
Modone , che di poi fegui . . .. e .
Effendofi ripofato alquanti giornt tl Signof
Lodovico, da malenconia e ftracchezza male
condizionato, perche nel Caftello dt Ltonc_
non iftava ficuramente , il mandarono con_
euardie al luogo deputato nel Caftello chia-
rnato Lilis , molto force , e ben cuflodito
d'ogni guardia. H quale Signor Lodovtco ve-
dendofi ivi derelitto e abbandonato da tuttt t
fuoi fervidori, licenziati da i Francefj, sera
pofto in grande difperazione . Onde 1 France-
fi avendogli mifericordia , gli cortcedettero
alcuni de' fuoi fervidori , che fapeanot iuot
coftumi. Avendo, come di fopra fi e detto ,
dato il Commeflario Fioreotino la paga alie_
genti Francefi, s'erano quefte lcvate e polte
in cammino verfo Pifa. Della qual colaaven-
d« n»tiaia i Pifani, fi fortificarono neHaCittt
.
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loro, e con buono animo fperavano di difen-
derfi, e dicevano di non averepauradelcam-
po Fiorentino. I Lucchefi e i Geno.vefi fegre-
tamente mandarono loro foccorfo di gente e
dt danari , che torno molto a propofito a' Pi-
fani. II campo Francefe pafTando per alcuni
Caftelli del Signore del Vernio , come che_
fono gente infolente, volevano fare alcuni but-
tini. Onde que' del Vernio fi follevarono, e
tagliarono a pezzi , e ammazzarono molti
Francefi ; i quali per tal cofa fdegnati , pofe-
ro campo intorno al dctto Caftello , che li
jfece ritardare per andare a Pifa. Finalmente
s'accordarono con que' del Vernio, che die-
dero a' Francefi qualche quantita di danari .
E fubito fi levarono , e andarono alla loro
imprefa . Non v'e cofa al Mondo , che co'
Francefi non s'aceonci per danari . I Fioren-
tini follecitavanli pel cammino , nel qtialc
erano ftati molti giorni , e aveano fpefo i da-
nari detla paga ricevuta, e percio dicevanodi
volere un' altra paga, altrimenti non voleva-
no levatfi , ne andare alTimprela Pifana_ .
Onde il Commeffario Fiorentino fpaccio aFi-
renze, dove intefa quefta nuova i Fiotentini
erano dilperati, & era gran difcordia tra loro
per trovare quefti danari . II Campo Francefe
andava un giorno in un Caftello, e ora inun'
altro de' luoghi circonvicini , facendo prede
e buttini, togliendo danari, e vettovaglie_ ,
dove potevano metteie le mani . QjjeftiFran-
cefi hanno fatto piagnere tutta 1'Italia pe' gran-
di rubbamenti e infnlti fatti da per tutto ir_
quefti tempi. Pcr lettere di mare s'intefe a_
Venezia , che avendo il Capitano Generale_
mandato quattro Galee fottili , due Venete ,
e due di Schiavonia alla volta della Vallona ,
perche intendevano , che alcune Fufte Tur-
chelche capitavano per que' luoghi, facendo
vi grandiffimo danno, eftendo una notte a di
ij. del detto mefe le dette Galee infiemc_ ,
tina di quelle , che fu qtiella da Pago, fi par-
ti dalle conferve per andare cercando meglio
quefte Fufte . E volendo montare una punta,
fu affaltata da tre Fufte Turchefche. Avendo
combattuto infieme tutta la notte, que' della
Galea aveano fuperato le Fufte. La mattina
verlo 1'alba capitarono tre altre Fufte Turche
fche. Credendo que' della Galea, che folTero
le fue conlerve, ne fecero gran fefta . Ma^
accoftatefi le Fufte alla Galea , dopo molto
combattere , morto il Sopracomito con tutti
gli altri primi della Galea, la prefero a loro
difpetto, e la conduftero dentro la Vallona .
Le altre tre Galee Venete erano poco lonta-
ne, e non aveano voluto foccorrere laGalea,
anzi lafciarla prendere ; perche fe aveffero vo
luto, mai non farebbe ftata prefa dalle Fulte
Turchelche. Tal nuova fu di molta moleftia
alla Signoria Veneta, si perche avea bifogno
di quella Galea , come per riputazione dello
Stato . E quefta era la prima Galea , che_
aveano prtfo i Turchi in quefta imprefa_ .
Onde i Padri Veneti dihberarono al tutto di
far provifione a quefta cofa , c fcriflero al Ca
pitano Generale , che doveffe punire alpra-
mente coloro , che erano ftati cagione di tal
perdita, e che faceffe giuftizia fenza rilpetto
alcuno, perche tale era la mente dellaSigno-
ria. S'ebbero di poi lettere dal Capitano Ge-
rerale , che avendo fatto il procefto a Ser
Marino da Legge , a Ser Tommafo Contarini,
e a un Sopracomito di Capodiftria, cheerano
ftati conienzienti a far prcndcre la fudduta_
N
A
B
D
I C O N 1*4
Galea, avendoli mefli in un Grippo, li man-
dava a Venezia col proceffo , acciocche aven-
do fallito, potefle loro farfi giuftizia. Ma de-
fiderando i Fadri Veneti che il Capitano fa-
cefle tal punizione, per rompere una volta la
corrutela , e fare che i Capitani abbiano au-
torita di gaftigare i delinquenti , fu fcritto a
tutti i luoghi di mare, che capitando il det-
to Grippo co' fuddetti Sopracomiti , imme-
diatamente quel Reggimento dovefleli mctte
re ne' ferri , e di nuovo rimandargli al Capi-
tano Generale, cui fu fcritto 1'animo e lavo-
lonta della Terra , che egli per cfempio di
tutti facefTe giuftizia di que' Sopracomiti .
Ma s'intefe , che efli fuggirono , e ftettero
afcofi per molti anni, finche paffafle queft*^
furia .
S'intefe per via di Ragufi, come ilSignor
Turco avea pofto in ordine tra Galee fottili,
Fufte, e Palendarie nello Stretto di Coftanti-
nopoli, al numero di cento navili, per veni-
re contra i Veneziani per due bande : una_
colTarmata dello Stretto, e 1'altra con quella
del Golfo di Lepanto. Pero fi giudicava che
1'armata del Golfo fi dovefTe congiungert-
con quella dello Stretto, e andare alfimpre-
fa di Corone e di Modone , a' quali luoghi
non fi vedeva verun rimedio. Avendo la Si-
gnoria piu e piii volte con lettere e nunzj ri-
chiefto a' Signori Fiorentini, che le dovefle-
ro dare Ducati ijooo. delTanno pafTato, e_
altri 15000. della promefla delI'anno futuro ,
avcndone grandiflimo bifogno ; pcrche per la
pace fatta tra loro dal Marchefe di Ferrara_
per la guerra Pifana furono fentenziati a pa-
gare Ducati 1 00000. a' Veneziani , a Ducati
15000. ogni anno, & eflendofi ritenuti i Fio-
rentini fenza alcuna dimoftrazione di voler
pagare , alla fine rifolvettero i Vencziani di
volere al tutto averli . Dopo molte conten-
zioni prefero in Configlio de' Pregadi di fare
rapprefaglia fopra i beni de' Fiorentini, che
erano in Venezia per tal fomma di danari ; e
che chiunque aveffe de' beni loro , e non li
manifeftafTc, dovefTe pagare ildoppio. Imme-
diatamente fu fatta alla Signoria cofcienza di
un Cavallaro , che andava a Firenzc con da-
nari, il quale fu prefo , e gli trovarono Du-
cati 5000. Ma giuftificandofi , che que' dana-
ri erano proprj de' Fiorentini dimoranti a_,
Venezia, i quali per gli Statuti Venetierano
Cittadini della Citta , ancorche fofiero Fio-
rentini, i Padri Veneti per mantenere lacon-
fueta giuftizia, reftituirono que' danari a cui
erano . E fu pubblicato a di di Giugno
1500. fopra le Scale , che i Fiorentini chc_
non erano Cittadini Veneti fi IevafTeroda Ve-
nezia, non potendovi piu mercatantarc . Adi
8. del detto mefe furono lettere dal Capitano
Generale da Corfii , e s'intefe che di conti-
nuo capitavano aflai navili, e che l'armata_
Veneta s'ingroflava. Dell*armata Turchefca
niente s'intendeva. Si feppe che il Re, e la
Reina d'Inghilterra con tutta la loro Corte e
Baroni, erano paffati a Cales di quadalmare,
per andare a un Voto a una imroagine di no-
ftra Donna a Boulogne Citta nella Francia :
che fu fegno di grandiflima amicizia e confe-
derazione col Re di Francia, e che que'regii
perfonaggi fi fieno fidati di andare nelleCitta
Francefi, potendovi effere ritenuti . I Padri
Veneti intendendo , che nella Boflina s'adu-
nava gran quantita di Turchi, dubitando che
doveflero correre nel Fhuli, comandarono al
Conte
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i6f V E N
Conte di Pitigluno , e a molti altri Condot
tieri, che con le condotte' loro doveffero an
dare nel Friuli per guardia di qoel paefe, ac-
ciocche vietaffero, fe fofle poffibile a' Turchi
jl paffare . E fariano in Friuli piu di ^ooo.
cavalli di foldati . A di 6. di Giugno effendo
ftato ridotto ne' giorni e mefi paflati per di
cianove volte il gran Configlio , per menare_
la caufa di Ser Antonio Grimani Procuratore
e Capitano Generale , in otto giorni furono
Iette le fcritture, e i procefli. Di poi monto
in renga Ser Niccolao Micheli dotto Cavalie-
re e Avvogadore di Comune , e fece otto
pfincipali oppofizioni contro il Grimani . Al
qoale Avvogadore rifpofe Don Giovaont Cam-
peggi Jurit Utriufiftu Doiior , il quale era in
grandiffiraa riputazione e leggeva a Padova ,
e avea Ducati mille di falario all'anno. Eoc-
cupd quattro giorni nella fua renga , e con_
fomma eloquenza s'afforz6 con ogni fuo po-
tere di fciogliere tutte le oppofizioni del M'
chieli date contra il Grimani . Al Campeggi
rifpofe pofcia Mefler Marco Sanuto Avvoga
dore di Comune , uomo di grandiflima pru
denza , pieno di facondia e di memoria pro
fonda, e con ogni ingegno e aftuzia proccuro
di foftenere le oppofizioni fatte al Capitano
Generale, e ftette in renga per due giorni .
Al quale fu rifpofto per Ser Gianantonio Mi-
nio Nobile Veneto, Avvocato del.Reo, pie-
no di prudenza , il quale occupo tre giorni ,
e ftette in renga a favore del Grimani . Al
Minio rifpefe Ser Paolo Pifant Avvogadore ,
degniffima perfona e intelligentiflima- AI Pi-
fani rifpofe Rigo Antonio Dotto-
re, degnifiimo Avvocato, che parlo fei ore_
in due giorni. Se -io avefli voluto defcrivere
tutte le ragioni e difpute fatte per gli Avvo-
gadori da una parte , e per gli Awocati in_
difefa dalfalcra , non bafterebbono dieci Li-
bri , perche vi fono ftati dicianove Configli
fopra quefta materia .
A Venezia per alcun tempo non fu mai
nenato ne condennato il piudegno e famofo
Gentiluomo di quefto . E pero fono ftate_
grandiffime difputazioni e favori da una parte
edalPaltra. La prima oppofizione, che con-
cenoava quefto Capirano era , che per ambi-
zione di onori egli non avea voluto punire_
verun noftro Nobile degno di punizione. La
feconda, che egli era venuto a Venezia cort_
la Galea fottile contra i comandamenti dello
Stato Veneto: che fe egli afpettava il fuccef-
fore, e foffe venuto con la Fufta, hon era_
mai condennato . La terza, che fubito che_
egli ebbe vifta dell* armata Turchefca, fi mife
tanta paura, che non lapeva quello che fi fa-
cefie, e le cofe andarono di male in peggio .
Avendo parlato tutti gli Avvocati , monto in
renga il foddetto Meflere Antonio Grimani
Frocuratore.come reo, con grandiflima uma-
nita, e con grande animo, con la barba ca-
anta e grande. Veramente commoffe a pieta
tttto il Configlio. Col fuo parlare fi sforz6j
didimoftrare al Configlio, quanto fia ftata_
» lua fede , e le fue operazioni in ogni tem.
po verfo la RepubblicaVeneta, dimoftrando,
E
A
B
T
che
U M.
I6<f
, in 0 venti anni » cne era ftat0 41 governo
dello Stato , le opere fue. erano riufcite di
grandiflimo propofito , e utile ai dominio Ve-
neto . Che da tutte le fue opinioni la Signo-
na avea ricevuto onore e gloria . Che mai
non avea egli ceflato di affaticarfi per quefto
Dominio . Parlo circa mezZ'ora, e dimoftro,
che per fua opinione nel Configlio de'Pre-
gadi nel tempo della guerra di Ferrara fa
comandato a Meffer Jacopo Marcello Capita-
no Generale, che doveffe rompere la guerra
al Re di Napoli, onde fi prefe Garipoli, ch«
lu cagione di fare la pace col Marchefe di
Ferrara con onore e gloria dello Stato Ve-
neto. Effendo egli inColIegio, mife la parte
che il Capitano Generale Ser Francefco da'
Prioli colla fua armata andafle in Cipro, che
fu cagione di liberare quell'IfoIa dalle mani
del Re di Napoli, che avea intelligenza coa
j la Reina . Dichiaro e dimoftro ancora , che_
,eflendo egli Capitano Generale , prefe laCitta
( di Monopoli nella Poglia con la fua Galea_,
jeffendo piii prcflima allaTerra. Diffe ancora,
che eflendo ultimamente eletto CapitanoGe-
nerale, e trovandofi la Citta Veneta in tanta
eftremitk di danari , che non era poffibile di
armare, le imprefto Ducati ioooo. per ifpe-
dire 1'armata contra il Turco : che fe non_
fofle ftata fpedita 1'armata si celeremente, il
Turco andava all' imprefa di Corfu , ma fa-
pendo effere 1'armata Veneta potente, per ca-
gione del detto Capitano fi ritird da quell*
imprefa . In oltre diffe , che egli avea un_
figliuolo Cardinale , fervidore di quefto illu-
flriflirao Srato Veneto; il quale in ogni tem-
po, quando s'e trattata qualche cofa fegreta
in Conciftoro , ne ha fatto fubito notizia alla
Signoria e agli Ambafciadori Veneti nella_
Corte di Roma, acciocche i Veneziani con_
la folita loro prudenza poteflero provvedere_
al bifogno. In fine dimoftro, che quando fu
ultimamente la guerra del Signor Lodovico ,
al quale il Cardinale Afcanio da Roma facea
di continuo fapere molte nuove,e provifioni -
importantiflime , il Cardinale fuo figliuolo a
requifizione del dominio Veneco fece pren-
dere i Corrieri del detto Alcanio fuori di
^Roma, e prendere lettere d'importanza, e_
! mandarle a Venezia , acciocche i Padri Ve-
jneti intendeffero il fucceflb delloStato diMi-
lano , per poterfi governare . Commemoro
jmolti altri meriti, e che avea egli dato bene-
ficio alla Signoria tra Dazj , Decime , Tanfe,
e altre angarie in vita fua per Ducati joooo.
iln ultimo luogo difle di effere ftaro nella_
| Prigion Forte mefi fette co' ferri a' piedi , e
fe avea pure peccato in qualche cofa , quefta
era affai ragionevolepenitenza per raddolcire
e ammollire gli animi de' Giudicanti . Ora_
avendo finito, fibutto egli in ginocchioni co'
figliuoli nanti la Signoria, dimandindole mi-
fericordia , e che le foffe raccomandato 1'onor
fuo . L'ora era tarda , ne fi poteva diffinirc_
quefta materia . Fu prefo d'indugiare alla_
mattina feguente , e f u licenziato il Configlio,
e fu prefo di legittimare la Banca , per poter
mandare la Parte juxta sonfuetudinem .
F I N I S.
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DIARIUM
FERRARIENSE
Ab Anno MCCCGIX. ufque ad MDII.
A NON UNO AUCTORE SYNCHRONO,
ITALICE SCRIPTUM ET CONTINUATUM,
Nunc primum in lucem prodit
E MANUSCRIPTO CODICE
BIBLIOTHECJE ESTENSIS.
Dig
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I N DIARIUM
FERRARIENSE
p iljef AT 10
LUDOVICI ANTONII
MURATORII.
PRaeter Cbronicen parvum Ftrrarienfe , quod Tomo VIII. Colle&ionis hujus
meae dedi , jam Ledtor accepit Annales Eftenfes' Tomo XV. a me evul-
gatos , ac fubinde Tomo XVlII. Annales Jacobi %e Delayto . Inde mul-
tum lucis acceffiffe confido Hiiloriae Ferrarienfis Urbis , & Sereniffimae
Familiae Eftenfis. Sed quum conftiterit Delayti narratio in AnnoChrifti
1405). reliquum rerum geftarum a Principibus Ateftlnis , atque a Ferrarienfibus
ufque ad Annum 1500. defideratum fuiffet , nifi ad nutum habuiffem MStum
Codicem Bibliothecae Eftenfis , compleclentem Ephemerides, aut fi mavis ,Annales
Ferrarienfes ab Anno 1409. ufque ad 1 502. continuatos . Nullus dubito , quin &
Opus iftud, aPeregrino Prifciano, viro dodtiffimo Ferrarienfi, qui Anno 1495. flo-
rebat, non femel laudatum in Annalibus MStis Urbis Ferrariae , plurimum fe com-
mendet noftrorum quoque temporum Eruditis , tum quod Ateftinorum Priaci-
pum,& Ferrarienfium rerum Hiftoriam per centum ferme annos nobis praebeat,
tum etiam quod finitimorum Populorum ac Principura gelta identidem recen-
feat . Haec autera non ab uno homine literis confignata , fcd a pluribus eidem
Libro adjicientibus, quae fuis temporibus contingebant . Rudem quidera fttlum
humilemque appelles ; non abnuo : verum elegantia itili ac Linguae venuftas ,
Hiftoriae decorem auget , non Hiftoriam ipfara facit. Nempe una Veriras, probe
cognita, & cum finceritate produdta, illa eft , quae nucleum Hiftoriae conftituit,
eique pretium ac pulcritudinem neceilariam adfert . Ac proinde dum illa adfit ,
etiamfiipfam narrationem habeamus omni paene ornamento deftitutara, qualis in
Chronicis popularibus fere femper cernitur , fua tamen fimplicitate ac nativo co-
lore non definet Hiftcria fefe commendare Iegentibus . Occurrent heic , fateor ,
nonnulla , quae minutiora quam par fit videantur, utpote ad pretium annonae ,
five ad privatorum hominum res geftaspertinentia. Attamen,ut alibianimadverti,
fuum & ifta ufum habent, atque interdum majori cum deleclationc leguntur,
quod propius exhibeant mores & faciem temporum antiquorum , a quibus in
multis diffimilia funt noftra . Sed hunc fruclum praecipue referent Ferrarienfes,
quorum praecipue eruditionem ifta refpiciunt.
Tom. XXIV. M
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)
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D I A R I O
FERRARESE
DalFAnno 1409. fino al 1502.
DI AUTORI INCERTI.
Nno 1409. Adi
«4. di Zugno,
& era il gior-
no di San_
Zoanne Bati-
fta . Per lo
Collegio de'
Cardinali di
Roma, e de*
Cardinali di
Vignone fu
eletto in Papa
uno ehiama-
to Mefs. Piedro di Candia , lo quale era_
Arcivefcovo di Milano, e fu chiamato Papa
AlelTandro. In la fua eleclione effendo tutti
li Cardinali coadunati in lo logo deputato ,
ftetteno tanto a leggerlo, che non haveano
fe non pane & acqua da mangiare ; e venne-
no a tanto, che fezeno alle pugne infieme_ ,
perche Tramontani non voleano, che niuno
Taliano fuffe Papa; & Taliani non voleano,
che niuno Tramontano fuffe . In fine rimafe
no, che niuno Taliano , ne Tramontano fuf-
fe;madi&o Me(s. Piedro eletto, il quale_
era Candiotto, e cosi fu confirmaro.
Eodem Millefimo . Adi XVIII. di Lojo. Mefs.
Francefco figliolo , che fu di Mefs. Francef-
co da Gonzaga Signore di Mantoa, venne a
Ferrara, e li ftette giorni tre , e poi andette
in Romagna molto ben' in punto con una^
bella compagnia a fpofare una Figliola de*
Malatefti .
hodem Millefimo. Adi XV. di Augufto .
Ando a Venezia molti Ambaxiaturi del Re_
Qi Francia, del Re d'Ingilterra , del Papa, e
del Cardinale di Bologna, e de' Fiorentini ,
Tom.XXlF.
B
C
e del Marchefe di Ferrara, per fapere , fcj
Veneziani voleano credere al dicio Papa_
AlefTandro eletto di novo: del che li feceno
molti configli fopra, 6c in fine rifpofeno ,
che si, & cosi lo confirmonno, & li rendet-
teno obedientia.
Eodem Millefimo. Adi XVI. d'Augufto .
Fu uno Terremoto in Ferrara di nocle, e_
fu dicto, che non era ftato fentuto in altra
parte, fe non in Ferrara . E nel principio del
diclo mefe il Marchefe Ludovico de la Mar-
chia fece tijare la Tefta a un fuo Comparc_,
gentil' e nobile Homo, lo quale governava—
Locifalcho; 8c perche loPopulo (i aggrevava.
de la morte dt tal Gentilomo , il di<Sr.o Mar-
chefe per fuo meglio (e ne fuggitte, e fen-
tendo quefto lo Re Vinceilao, ii mando fu-
bito il Conte da Carrara con moha gente_ ,
& la hebbe, <k andoffene a Napoli , e lafso
molto ben forniti li paffi de Pcroxa , e di
Cortona con gente aflai .
Eodem Tempore. Mefs. Bucicalo Rettore
de la Citta di Genova per lo Re di Francia
fi venne in Lon.bardii con cavalli cinque_
milia, e con molti baleflrieri, e fantene, per
ratificare, e confermaie, e crcfcere lo Stato
di Milana, e per fottomettere li M.ilatelti, e
caceiarli di Lombardia, li quali tenevano la
Citta di Breffa, e di Berga.no.
Eodem Millefimo. Del mete di Augufto .
Lo Re Vinceslao vende a' Venexiani la Cit-
ta di Zara, e si li rrando a tuorre la tenuta
con trenta Galee. Et li homini non effendo
contenti, li contradicenno ; & fubito li Ve-
neziani Ii mandonno grande gente, & ge fe-
ceno gran guerra; m fine prezeno dicla Cit-
tade , e nc furno Signori .
M i Eo-
m D I A
Eodem Milleffmo. AAi primo di Settem-j
bre. 11 Popolo di Genova venne a rumore_,|
eioe la parte Ghibellina, e la parte Guelfa . ;!
in fine la Ghibellina cacciorno de la Cittade
la Guelfa, 8c anche cacciorno fnora Mefs.
Lucicaldo, che gubernava dicta Cittade per
lo Re di Francia , lo quale tenea ia parte_
Guelfa; 8c metenno la Signoria a Populo; 8c
Facino Cane, & lo Maichexe de Monfrado
ge andetteno, 8c ge denno favore a dicli
Ghibellini a fare quefto. Lo Re Vinceslao ,
fentendo quefto, li mando doe Galce , per
havere la Signoria de la Cittade; e Genovifi
non lo volfeno acceptare per Signore, e cosi
]e Galee tornonno in drieto; e Genovifi fe-
ceno pace infieme, cioe Guelfi, eGhibellini,
e gubernofle fra loro molto bene, facendolo
di&o Matchexe de Monfrate fuo Re&ore ,
gc Gubernatore.
Eodem Millefimo. Adi XXIV. di Settem-
bre. Fu impiccado uno nominato Andrea_. ,
che portava 1'acqua con dui Afini, & era_
.Mantoano, ma ftava a Ferrara in la conna
da de Sanclo Vitale; e fu appiccado con lui
Ja madre di fua mojere, perche lei (upevade
la roba, chel robava, 8c tenevalo occulto ,
& anche fe bifognava andava con lui ; 8c fu
incorato per lo piii futtile ladro, che mai
fuffe al Mondo. Havea robato in fua vita lo
valore de piu de cingue migliara de libre de
bolognini, 8c era uno homo milero, 8c de la
vita fua, e del corpo aftropiado, e zoppo. E
con lui fu prefa fua mogliere , che lei non_
ne fapea niente, 8c non ne havea colpa ; 8c
fcampo; e quefto fu per calone, che lei era
•/ovene, e aflai apparelcente, percio non fe_
atrovo haverge colpa ; e poi ftette alcuni
giorni, e tolle per marido lo manegoldo , lo
quale havea appiccado luo marido, 6c fua__
madre .
MCCCCX. All' ultimo del mele di Zena-
ro . Papa Chiemento nominato Papa Alilfan
dro venne a ftare in Bologna, e ftava prima
in Tolcana, perche lo Re Vinceslao Signo
reggiava quafi tutta Roma, e ogni giorno fa-
cevano guerra; e drcto a pochi giorni venne
nove al diclo Papa; chel Populo de Rotna fi
havea tolto la Terra a lo Re Vinceslao ,
chiamando la Giefia per fua Signoria. Poi del
inele di Febraro fi aggiunle una Ambaxiaria
del Populo de Roma in Bologna, e appre-
fento le chiave de Roma al Papa . Et in quel
tempo Furli era in Populo, lo quale era del-
le Terre de Facnza; le rcvellonno al Carde-
nale, lo quale fe lo tegnea, Sc era Signore a
bacchetta .
Eodem Milleflmo. Adi XXIV. di Marcio,
che fu 1'ulnmo giorno di Palqua. L'Illuftril-
limo Marchexe Nicolo Signore di Ferrara_,
con molti altri Baroni , e iuoi Cavalieri , ef-
fendo Mels. Piedro Bojardo Velcovo di Fer-
rara, con molti fuoi Religiofi andonno per
ttinpo di nodte alla Giexia di Sancto Roma-
110, 8c apcrleno l'Archa, dove era lo Corpo
preciofo del didlo Sanclo Romano, lo quale
e di drieto de lo Alrare de didta fua Giexia;
e fi li tro\6 dentro ur.a cafietca di piombo
longa uno pede con uno pallio d'oro picho-
lo, *"uxo la qtiale caffetta , e aticora ne l'Ar-
chi, li era aliai de le fue ofTe, ma non rut-
te , 8c erali uno panno de !tno pieno de cen-
tre. Poi adi n. di Aprile provimo fi fu por-
tato in proceffione per tutta la Cicca di Fer-
zara la dicta Caflecta, e la fua tefta, veaen-
B
D
E
R J O 3tf
do ciafcuna perfona palefemente ; e poi fece_
rechiudere, 8s afferrare in la dicla Archa Ia_
dicla caffetta, e ciafcuna altra cofa. Fu di-
clo, che la tefta fu laffata di fuora per devo-
zione; ccdi quefto fu cagione uno Mefs. An-
gelo Prete in la didta Giexia, e Miniftratore
generale.
Eodem MillefTmo . Lo IlluftrifTimo Mar-
chefe Nicolo da Efte Signore di Ferrara 6cc.
fece battere Monete , cioe Mari.he(ani, Bolo-
gnini pigoli, e Pagatini , a quellaliga, comc
era ftato di ufanza, la quale e una medema,
come quella di Bologna .
Eodem millefimo. Adi XXI. di Aprile_ .
Lo Cardinale di- Bologna coti molto ajuto
de' Florentini, eflendo a campo in perfona a
Furli, 8c efiendoli ftato alcuni certi fanti da
piedi, de' quelli che ge havea mandato Fio-
rentini in ajuto, fi corfen.o fufo quellodiRa-
venna, robando; perdche il Signore di Faen-
za lo'tnando a dire a'Veneziani, perche 1'era
colleg.iro, 8c arrecomandato a loro ; unde_
per la didta cagione Veneziani ftzcno fare_
concordia con la parte, e fu reftituito quel-
lo . che era ftato robato, e remafeno amici.
Eodem Millefimo. Adi XII. di Maggio ,
che fu il giorno di Pafqua Rolada. Fu mani-
fefto a ciafcuna perfona , che Papa Aleflan-
dro era morto, eflendo lui in Bologna; e fu
pcfto in Sanclo Francefco in Bologna in uno
Cadilletto: del quale molto fe ne dolfe tutre
quefte parti di Lombardia, ficome homo da
bene , e jufto .
Eodem Millefimo. Adi 14. Maggio. Tutti
li Cardinali fi adunonno in un luogo deputa-
to per eleggere uno novello Papa , & adi
XVJI. funno tutti in concordia a hore XII.
in XIII. che fu uno Sabbato, e fu eletto per
tutto lo Collegio de' Cardinali Mefs. Baldi-
fera Cofia Cardinale per Papa; e poi una_
Domenica, fi cotne ufanfa, adi XV. del di-
dlo mexe fu incoronaro del Papadego ; &
andoghe a la Fefta lo Illuftnflimo Marchexe
Nicolo da Efte con multi fuoi Cavalieri, e_
Gentilomini , e fu chiamato Papa Z,>anne .
Eodem Millcfimo. Nel mele di Maggio .
Venendo una Armata de lo Re Aluiie de_
Piovenza, 8c lo Re de Catelogna; e aggiun-
gendo lopra Genova , fi aflaltorno alcune_
nave di Zeno\ixi. Et oldendo Zenovixi, fu-
bito fe mefleno in ordine, 8c andonno drieto,
e laltorno fepte nave carghe di fori»eiito , e
di roba , le quali come rimaxeno de drieto ,
fi le prexeno, e robolle tutte fepte , e anna-
zarno molri de loro , le quali navi fu ditto ,
che haveano de valimento piii de cinque mi-
lia cinque cento ducati .
Eodem Millefimo. Adi XIII. di Zugno .
Cadde una grande piova, e terribile cor_
uno ternbilifllmo vento, intanto che difco-
perfe de le cafe aflai, 8c gettonne per terra,
e mando molti rnolini zozo per Po, 8c def-
cavo molti arbori, 8c fruttari; e maximamen-
te fe fece quefto dal Caftello del Bondeno
per flno alla Badia de Sancto Bertolo ; poi
la notte (eguence trette uno terramoto .
Eodem Millefimo. Adi XVII. di Zugno .
Uno figliolo , che fu de Eftore de' Manfredi
da Faenza, nominaco Zoanne Galeazo , il
quale fuggitte , quando lo Cardinale de Bo-
logna fcce tajare la tefta al didto Eftore fuo
Padre, habbiando traclato con li Cittadini ,
venne in Valle de Lamon con poca compa-
gnia, 8c intro a tetnpo di nocle in di£ta_
Citta
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B
Wj F E R R A
Citti * Fa«nM, e fubito fe refeno a lui A
tutte le Forteze, e prexe bgni cofa a fuodo-
ninio, & & Signo"» la <* uale Citta figno-
rezava Pap» Zbanne, ehe mnanti era Casdi*
oale di Bologna .
Eodem Millefimo. Nel rnefe dr Zugno. S»
vennepervera novella, che to Re deUn-
«herla fi havea acquiftato per ta fuas Signona
tutte le Terre de uno Re Pagano, e de una
lfola, che confina coo k> Reame de Ungx-
m;prefeno accordo, & feceli baptizare , e
feze,cheldette una fua figliola per moghe
a gno parente del Dufe di Bavera , fazendola
baptiiare ; e cosi lo Padre fe obbligoy e fot-
tomeffe a la Signoria del dicto Re de Unga-
ria , chiamato Re Sigifmondo, & Fratellode
lo Re de Bbemia, e Figholo che fu de lo
Imperadore paffato, Et lo predi&e Re Sigif-
mondo Re de Ungaria fe parti de Boemia_
con una gran conducta di perfone de circa_
X. mila minori de Xlt. anni . Fu andando in
Ungaria lo Re de Ungaria , che era^ fenzas_
heredeje i» poco tempo S 1'acquifto tutta ,
& dopoi acquifto tutto 1» tenire de lo Re de
Ruffaj poi (ottomife la Dalmazta, e la Cru-
vazia ; 8e anche una parte de la Schiavonia_
fi fe rexe, e fi fottomife a lui. E cosi lo
Conte Carlone de Grezia , e 16 Marchexe de
Crenoja fi refe a lui ; e poi acquiftd ancora_
la parte de Bofina con tutto lo Paefe.. Poi fe
accordo con lo Imperadore de Conftantino-
poli, & d'accordo prefe tuita la parte de_
Grezia, che era fotto li Infideli de verfol'Al-
baaia. Et lo Figliolo, cbe fu del Gran Tur-
cho, ritorno in fue Contrade r e iafcio tutte
le Terre, le Provincie, e Contrade, chel te
nea a li predicii , cioe a lo tmperadore de_
Conftantinopoli , e a lo Re Sigtfmondo tra_
per forza, e per voluntade- E cosr per fino
al dicto Millefimo de fopra la Corte del di
dto Re de Ungaria e ftata in pace de verfo
Infideli; & dapoi quefto mando una grande
gente alla Citta de Zara per acquiftarla , fa-
cendoge gran guerra , & in fine fe reduffeno
a uno Caftcllo nominato Subniche.
Eodem Millefimo. Adi XXI. di Zugno .
Uno nobtle Homo chiamato Mef». Pipo da_
Fiorenza, Ambafiadore de lo Re Sigifmondo
Re de Ungaria, arrivo in Ia Citta dt Ferra-
ra, & da lo llloftriffimo Marchexe Nicolo da
Efte fu honoratifiimamente recevuto, & par-
tito andoffene a Bologna dal Papa , 8e de li
a Fiorenza , 6c ftette molti giorni ivi con li
fuoi parenti , per eflere di grande parentado .
Et dicto Mefs. Pipo, effendo uno Putto , fe
parti da Fiorenza , e ando in Lamagna , e_
ftette con uno, che era Fattore in la Lama-
goa de uno Referendario del Re de Ungaria,
& per fpazio di tempo ando in Ungaria con
lui ftando ; & tanto piacque a quello Refe-
rendario , che lo fece fuo Cavaliero ; & ef-
fendo andato lo Re ad acquiftare parte de la
Ungaria, lo dicto Referendario moritte , 8e
havendo havuto lo Re la nuova della fua
morte , & amando il difto Pipo , fi lo fece_
fuo Referendario , e fecelo Grande ; & por-
toffe tanto bene , che lo Re lo amava fingu-
laremente; & donogli tutte le parti de la_
Dalmazia , guardandole lui . E dicio Pipo
prefe modo de havere gente a fuo foldo , e_
tenea fotto lui molte belle brigade di Talia-
ni, & Todefchi; e tanto fece, che lo Re gli
dette di molte ricchezze ; e venne a tanto ,
che eflendo in una battaja contra li Infideli,
D
R E S E. tjt
lo Re have una gran paura de havere la peg-
giore, e fuggi, per non effere prefo, veden-
do, che non podria durare a tanta moltitu»
dine de Infideli , che ogni giorno li vegne*
vano addoffo; e quefto Ptpo fece uno avifo;
e penfoffe di ftare forte, e tolfe lui una Cov
rona in tefla di quelle de lo Re per agomen-
tare li Cavalieri, e la gente de lo Re, per-
che li Infideti credeffeno , che quello fuffe lo>
Re in- perfona , & non fapeffeno, che fufle_
fuggito. E tanto conforto li Baroni, che lut
fe mette inanti ft coroe Re, e li Baroni tuttt
lo feguitonno, & in manco de uno di fc_
rompi tutto lo campo de li Infideli , & ne^.
prefe taoti, & ne ammazzo- tanti di quetli ,
che non fe podria dire, in tanto che furno
vincitori. Et fubito fatto quefto, lo Re Si-
gifmondo lo fece Cavaliero, e lo maggiore ,
che fufle ne la fua Corte, e donogli moltc_
ricchezze, & detli conducla di venti milia_>
cavalli , e fobito fi mtfe in ordine con la fua
gente , e ando contra li Infideli de Bofina .
Pertanto- fra uno artno conquifto tutto lo
Reame integramente, & di&o Mefs. Ftpo in
fina al giorno de oggi e lo maggiore homo ,
che fia in la Corte del dicl» Re, Se in lo
fuo Confilio . E ftato chel fu a Fiorenza aW
cun giorni , fe pani adi XVI. de Augufto, e
torno a Bologna , e poi a Ferrara , e ando a
Venezia, polcia in Ungaria, & fu honorata-
mente recevuto in tutte quefte parti in lo
andare, & ne lo ritornare.
Eodem Millefitno . Del mefe di Augufto .
La ComunttadiFiorenza fece una certa con-
venzione con lo Re Vinceslao , per la quale
rtmafeno, che il diclo Rege reftituiffe la Cit^
ta di Cortona , e ge k dette , e funne Si-
gnori .
E Adi X» di Augufto. Effendo andate mol-
te perfone con le barche da Venezia a la_
Fefta de Sanfto Lorenzo, & in 1'hora deVe-
fpro rifornando in drieto, fe levo uno tempo
brutto con unovento si grande con una for-
tuna, che quante barche fi ritrovorno venire
a Venezia, tutte fe roverfonno , eannegoffe
tnolte perfone, intanto , che funno appreflo
ijo. , e cosi dentro da Venezta fu una graa-
de fortuna da vento, che fu ditto, che havea
buttado zoxo pik de' cinquecento camini, e_
molti Campanili, e caxe, e fcavezo di molti
arbori da nave, iatanto che fu grande mara-
vegtia .
Eodem Millefimo. Del mefe di Maggio ,
de Zugno , & per tutto Augufto fu grandif-
fime piove , in tanto che le biave fe marzon-
ne in campagna, e in le are, che mat non-
fe pofse ftudiare ; e perdefle una gran parte
quello anno . El comenzo a valere el formen-
to in tanto ,,che per tutto el mele de Aprt-
k, e de Maggto del 14«. valfe foldi t%. 16.
el' Staro.
Eodem Mtllefimo . Adi XXV. di Dexem-
bre , la nodie de Nadale. Papa Zoanne ef-
fendo in Bologna fece cantare la Epiftola a
Ueuzione di Contrarii Cufino dell' IlluftniU-
mo Marchexe Nicolo da Efte de San&a Na-
ftafia, e pof li dette lo Confalone de la SandU
MadreGiefia, e fecelo Capitano Generale , e
Refere^ndario de la Giefia de Roma ; e delh
conduiia di mile lancie , e di mile fanti a
falvare, e mantegnere le ragioni de la Giefi*
Sandia; e cosi «cceptJ>, e fu fa&o Capitaneo
^MCCCCXI. Del mefe di Zenaro. Facino
Cane
■i 7 f D 1 A
Cane comincio a fignorezare tutta AletTan-
dr.a da la Paja , e ancora molte altre Cittade
e Caftella in le parti di Piemonte e di Lom-
bardia; &havendo facro accordo con lo Du-
cha di Milano intro in la Citta de Pavia , la
quale teneva, & erane Signore , tolendo iiu
Iuj tutte le Fortezze , e poi dagaudo al difto
tutte le inrrade de le PotTeflioni ; e fatto que-
fto, lo diclo Facino meffe a faccomano tutta
la parte Guelfa, & cazolli fuora de Pavia_:
Poi del mele di Aprile fi comintio a piovere
tante acque. & duro per tutto la Stafone de
lo ricolto , per infino a Sanclo Michiele ; &
tanto piove , che tutte le biave fe amarzette
in le campagne , per non poderfe ftafonare;
per la quale cagione non fu quello anno fulo
loFerrarefe quafi univerfalmente ; ne fu poco
in quefte parte de lo lado de qua da li mon-
ti • e valfe lo Staro del formento a Ferrara_
per tutto lo mefe de Maggio 141 2. loldi 28.
10 Staro, la Faba foldi 21. 1'Orgio foldi 15.
la Melega foldi X., & faria valuie piii tutte
le dicTe cofe , fel non fuffe ftato , che per
parte de io Illuftriflimo Marchexe Nicolb da
Efte fu fadto una Crida, che non fe vendeffe
piii, & il Comune de Ferrara compro da la
Signoria de Venezia Stara diexe milia de_
Formento a Ducato uno lo Staro; & valea_
11 Ducato foldi 34. , e quefto conduffe certi
Contadini , e fu fatto li bafti in piazza co-
perti de cupi, e e fe vendea el noltro Staro
loldi 17. e non pifi .
Eodem Mdlefimo. Adi primo di Aprile_ .
Papa Zoanne fe pani da Bologna accompa-
gnado da lo Re Alovife di Provenza , e da_
Paulo Urfino Condudtore de' Romani , li
quali venneno a Bologna per accompagnar-
lo ; e partito che fu da Bologna , arrivo in_
Tofcana, andando verfo Roma, e con graru.
multitudine di gente darme, e da piede , e_
da cavallo; e lalcio uno chiamato Alovife da
Prato per Vice-Signore in Bologna , lalcian-
doli tutte le chiavi de laTerra, e de le For-
tezze , e de le Caftella , e che lui poteffe_
tucrre , e mettere gente al fuo piacere. Et
ancora lo Illuftriffimo Marchexe da Efte fi
1'accompagnette de fuora delaCitta per mol-
ta via; poi ritorno a Bologna , e da Bologna
a Feirara. Adi II. del dicto mefe, che fu lo
Stbado Sanclo , fi arrivo a Roma dicto Papa
Zoanne .
Eodem Millefimo. Adi 12. diAprile. Can-
tb la Mefla Mdfer Tomalo Perondelo in lo
Vefcovado de Ferrara , & era fuo Fradello
MeiTer Nicolo Perondelo Zudexe de li XII.
Sotvj de la Cuta di Ferrara ; & canto dicla_
Meifa il giorno de Pafqua grande ; e (iando
lui eleclo Arcivefcovo de Ravenna , fu con-
firmato per Papa Zoanne, e compro la dictj
dignitade Ducati IX. rnila avengache piu 1<_,
re poteffe havere da altri . Lo difto Papa fe-
ce per compiacere lo Illultriffimo Marchexe_
Nicolo da bfte; e fi li fu lacto una grandc_
offerta da Cittadini , e da Contadini , per
parte del Marchexe , e del dicto Anno mori
diclo Mcffer Tomafo, e lu feppelito ali Fra-
ti Predicatori.
Eodcm Millefimo. Adi XII. di Maggio. II
Popolo di Bologna corie a le arme , e toIfe_
lo Stado de Bologna de la mane a uno Car-
dinale, &Alovile da Prato, remafti per Luo-
gotenenti del Papa, cridando quelli: Viva il
Popolo, e leArti. L feceno loro Signori An-
Ziani fecondo fuo modo ulado. Efprcdiclo
B
D
R I O 180
Alovife fe fuggi in lo Caftello de Bologna_,
e adi XXVIIII. de Maggio fe rendette il Ca-
ftello, con patto falvo la roba, e le perfone;
e lui ando a Modena; & lo Cardinale ftette
li per alcuni giorni in Sandto Petronio, poi
le ne andette via, & il Popolo rimafe in fua
libertade de tutta la Cittade, de le Caftella,
& Fortezze, che afpettavano al dicto Comu-
ne. Ma effendo el Magnifico Uguzione di
Contrarii fuora de la Cittade , fi come Capi-
taneoGenerale di tutta la gente del Papa, &
di quella , che era rimala in Bologna , fu
laffato intrare in Bologna con poca gente, oc
fece accordo in quefto modo . Cioe chel Po-
polo di Bologna rimaneffe in libertade , co-
me erano , ma che rendeffeno cenfo e tribu-
to ogni Anno al Papa-, lecondo, & per quel-
lo modo, che erano ufadi di renderli , dan-
doli ancora Ia obbedientia , fi come Terra_
de la Giexia, & Iui rimale Capitaneo Gene-
rale di tutta Ia gente del Comun de Bolo-
gna ; e cosi fu d'accordo , e confirmado el
dic~k> M.ignifico Uguzione Capitaneo.
Eodem Millefimo. Nella fine del mefe di
Aprile. Stando lo Re Vinceslao a campo di
qua da Napoli per fare defefa, che la gente-.
de lo Re Alovile, e quella del Papa non an-
daffeno fufo le fue Terre , & effendo quafi
congiunto l'uno appreffo 1'altro con tutre le_
fue genti , e lo Re Alovife habbiando uno
tradtato in lo Campo de lo Re Vinceslao,
in 1'hora de la ccna have la novella, e fubi*
to fece affaltare lo Campo per tale modo ,
che li ritrovette Iquaradi e difarmadi , e pre-
fe di loro molti Nobili , e gentili Baroni, li
quali furono quefti , cioe
Lo Conte da Carrara Homo Nobile , &
gran Conduttiero di gente d'arme , e molto
amado dal Re.
Uno fuo Figliolo.
Lo Conte di Oliveto.
Lo Conte di Cilano .
Lo Conte da Montirixi.
Lo Conte da Loreto.
Meffer Bartolo da Piram , & molti altri
Cavaleri, Cittadini di Napoli circa CLX.
Item lo Legato, & Ambafciatore del Papa
Gregorio, lo quale era in lo Campo con Io
Re Vinceslao, con cavalli circa XXX. mila
e feicento, fanti a piedi circa IV. mila. ltem
arceri , & altri homeni avantagiati circa CL.
Item have tutto lo argenterio, che cra in lo
Campo; e lo Re Vinceslao fuggitte ad una_.
Fortezza chiamata Rocha Secha,e poi da li
a pochi giorni fe refeze delle lue brigate_ ;
fermoffe a Campo , facendofe forte con foffe,
con butifredi, & con molti cavamentiper fua
difefa, acio che lo Re Alovife non pafl.tffe_
lufo il fuo Terreno da Napoli. Et inconti-
nente che il Papa hive la nova & certezza,
che la fua gente, & quella de lo Re Alovife
haveano rotto lo Campo , & prefo quella_
gente, per allegrezza fece XII. Cardinali ap-
preffo a li altri, li quali fono quefti, cioe
Meffer Francefco Cambale Vefcovo dc_
Fiorenza .
Meffer Alemano Ademorino Arcivcfcovo de
Pifa.
Lo Vefcovo de Tricalcho Nepote del Papa.
Meffer Antonio da Porto Gruaro Patriarcha.
Meffer Piedro Lando da Venezia Patriar-
cha de Coftantinopoli .
Melfer Brando da Caftione Vefcovo dc_
Piagenza .
Mel-
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F E R
Meffer Ltmdo Romano Protonotario in_
Gorte del Papa .
Mefler lo Arcivefcovo Ciambre Gallico .
II Vefcovo de Molmofe Fratello del Re_
de Inghilterra.
L'Arcivefcovo de Bifono Gallico .
L'Arcivefcovo de Coftanza in Normandia
Gallico.
Eodem Millefimo . Adi XXX. di Maggio .
Lo Signore Karlo de' Malatefti , & Malatcfta
fuo Fradello , habbiando uno tractato in lo
Caftello di Medicina, fi li venne con molta__
gente fufo lo Bolognefe, facendo gran danno,
e apprefentofle la fua gente apprcflb a Bolo-
gna a cinque miglia; e facendo quefto, lo Si-
gnore de Imola prefe , e tolfe per lui certe_
Fortezze de' Bolognefi , ctoe Tofignano , &
tre altre Fortezze. Et adi VI. de Zugno ve-
gendo li Malatefti lo tradtato non effere an-
dato ad efFec.o, & non poflendo bavere diclo
Caftello di Medicina, pafso lo Canale, e an-
do a lo Caftello Sanclo Zoanne , lo quale_
era fuo , facendo fempre gran danno e roba
ria per lo Bolognefc . E adi VIII. di Zugno
fi corfe la Citta de Forli a petizione de lo
Illuftriffimo Signore Marchexe Nicolo da Efte ,
la quale Citta era del Papa ; e fadto quefto ,
chiamonno Signore il d«5to Illuftriffimo Mar-
chexe da Efte. Lui poi fi la diede di volun-
ta del Papa con molti pacli a Zorzo de li
Ordelafti, c fezelo Signore . Adi XI. del di-
dto, effendo li Malatefti in lo Caftello de_
Sanifto Zoanne , e habbiando Bolognefi adu
«ata la fua gente, de la quale era Capitaneo
il Magnifico Uguzione di Contrarii , & con
Guido Torello , il quale era ftato in Forli
per lo llltiftriffimo Signore Marchexe Nicolo
da Efte , e con molti altri Cittadini di Bo-
logna, effendo con tutto lo fuo sforzo lo di-
fto Caftello de Sandto Zoanne , reftrezandofi
li Malatefti in lo diclo Caftello, 8. per qne
fto foccorfo dato a Bolognefi lo Illuftriffimo
Marchexe Nicolo da Efte have lo Caftello de
Nonantola , el quale e appreffo a Modena_ .
E adi XXI. del difto mefe effendo li Malate-
fti a le ftrette con Bolognefi , li Ambafciato-
ri de' Veneziani , & quelli de' Florentini ,
traftonno triegua per tregiorni; & poificon-
duffeno ne h Citta di Modena, in la quale_
era lo llluftriflimo Signor Marchexe Ntcolo
da Efte , e lo Signore Karlo de' Malatefti , e
li Ambafciatori de' Bolognefi , & fcceno ac
cordo ; e poi in lo giorno de Sancto Zoanne
Baptifta , fecondo che fe dice , li Malatefti
haveano , & teneano lo Caftello de San£to
_oanne; e che Bolognifi ultra lo danno, che
haveano recevuto dal diclo Karlo , ancora li
deffeno al didto Karlo Ducati X. mila ; & il
Magnifico Uguzione predi&o remaneffe coo_
la fuacondudta per fina a la fine del luo ter
mine ; & finito che fu lo terminc , lo lllu-
ftriffimo Marchexe da Efte lo tolfc al fuo fol-
do con doa milia cavalli , & mandollo in_
Parmexana adoffb a Rolando Palavecino Ca-
ftellano. In pochi giorni li tolle Caftelli af-
fei; onde vedendo, che non li potea durare,
fiferiduffe daccordo con lo Uluftriffimo Mar-
chexe da Efte , e fe li dette Borgo Sandto
Donino , e venne a ftare a Ferrara con la_
fua Famiglia , havendo provvifione dal di
fto Illuftrilfimo Signor Marchexe Nicolo da
Efte.
Eodem Millefimo. Nella fine del mefe d.
Dsxembre . ln le parti di Lembardia fi diffe,
A
A
B
D
che lo Re de Boemia era morto, il quale era
Fradello del Re de Ungaria; & effendoge ri-
mafo la Signoria, & 1'argentiero, fi fe difpo-
fe de venire in Italia per lo Imperio ; e fubi-
to mife in ordine fue gentt, e mand6 Mefler
Pipo da Fiorenza fuo Capitaneo Zenerale di
tutta la fua gente contra la Signoria di Vene-
zia; e venneno a firroarfc, e mettere Campo
ad una Foffa , la quale aveano fadlo fare Ve-
neziani fufo lo Trivixano per loro difefa , a
fubito atteronneno la dicla Foffa, e tutti li
Ungari pafionno per forza, fpianando, & at-
terrando la dicla Foffa bene a provo a fci nni-
glia , la qual Foffa era quafi trenta mia , c_,
prefeno molta gente de li Veneziani , & an-
che molti di quelli , che erano Veneziani ; &
li taglionno le mani , & cavonno gli occhi ;
e qui fe fermonno a campo; e inanti che ar-
rivafleno a la Foffa, haveano tutte le Terre_,
de Frioli al fuo comando, cioe Porto Grua-
ro, e Aquilea , poi generalmente tutte le al-
tre Terre, e Fortezze fe erano arricomandate
a lui, & rendevano obbedientia al difto Re_
de Ungaria.
MCCCCXII. Al ultimo di Zenaro. EfTen-
doliUngari con lo fuo campo prediclo Mefj.
Pipo entro in Ia Citta de Trivtfo , brufando-
la ; e volendola affidiarc per tuorla in quel
fpazio di tempo, PortoGruaro, il quale e iti
Friult, fi ribello contra di loro: onde fubito
fe partinno de Trivifo, e andonno in la, re-
dugandofe primaverfo Udene, 8t in pochi cTi
fe detolfeno, e desfornillo tutto.
MCCCCXIII. Adi VI. di Aprile. Lo Illu-
ftriflimo Signore Marchexe Nicolo da Efte fi
parti , e ando al Sepolcro con bella compa-
gnia , e torno adi VI. de Lujo a hore VI.
laniefalvi; e fece Cavaleri al Sepolcro Mefs.
Alberto de la Sale , Mefs. Piedro Roffo da__
Parma , Mefs. Feltrino Bojardo , Mefs. To-
mafo di Contrani Fratello del MagnificoUgu-
zione, Mefs. Francefco da Nona.
MCCCCXIIII. Adi XVtH. di Febraro. La.
Santita di Papa Zoanne venne a Ferrara , 8e
era a cavallo di una mula bianca, 8c lo lllu-
ttriffimo Signor Marchexe Nicolo da Efte, 8c
il Magnifico Uguzione di Contrarii tenendo
per la bria la fua mula, a piede tutti due lo
mennono dal Monifterio de Sar.dlo Antonio
fina a lo Vefcovado ; & quando lui tntro in
lo Vefcovado, lo Illuftriffimo Marchexe ge__
tenea levada la coda ; & ftette giorni VI. in
lo Palatio del di^o Signore Marchexe Nico-
16 , e adi XXV. del mefe de Marcio fe partit-
te, 8c andette a Bologna.
Eodem Millefimo. Adi XVIIII. di Zugno .
Lo Illuftriflimo Signore Marchexe Nicolo da
Efte fi parti per andare a Sanclo Jacomo de
Galicia ; e partifle con cavalli XXII II. tra_
cavalli, e fanti; & fumo tutti perfoneXXV.
8c era con lui Mefs. Fehrino Bojardo , Mels.
Francefco da Nona, Bartolamio Maniero ; e
tutti li altri furnofamii; 8c andando, fti pre-
fo, e meffb in una Rocha; 8c ge mefle tajaj
8c convenne pagarla. El Caftelan , che !i ha-
vea in prefone , mando il fuocavallo al Duca
de Milan, facendoge dire, che fel ge volea_
dare diexe milia Ducati , chel ge daria tl
Marchcxe Nicolo da Efte, il quale lui havea
inprelone, & per fegnale ge mandette lo fuo
cavallo; £c il Duca de Milan ge fe rifponde-
re , che per niente non volea fare tal cofa a
tuore per prefone uno fuo Amiciffimo , £*
Fiadcllo; 8c quel tale tornette in drieto co»
lo
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10 cavallo, & ftette il didto Marchexe Nico-
16 circa un mefe in jno fondo di Torre, ncl
quile fu aflbgato per uno bufo, finatantoche
pagaffe Ja taja , che li fu data, 8c uno Abba-
te venne al diclo luogo per cavarlo fuora di
prefone, ma gia era redento. Et intendendo
quefta cofa lo Re de Franzia venne con uno
grande exercito a quefto luogo , chiamato
Monte Sancto Michiele , in la cima del qua-
le era quefto Caftello, & ge mife il campo ,
& lo prefe, & lo fpianette, & fece fquartare
11 Capitaneo , che havea dolo in tal cofa_ ,
benche niluftrifTimo Marchexe per niente_
volea confentire , che cosi facefie ; anzi dif
fe, chd ge havea faclo honore expreffb ; e_
poi torno a Ferrara ; 8c li Strazaroli ge an-
detteno incontra , & il toHono di nave , &
portollo fora, & ge feceno uno bellifTimo de
finare fotto le Strazarie de' Razzi; & fu una
grande magnificentia , 8c la fpefa grande , &
1'ordine fenza ftrepido.
Eodem Millefimo. Adi XXV. di Lujo.
Moritte MefTer Filippo da Pifa , il quale era
uno virile Cavaliero , & Configliero de lo
Illuftrifllmo Marchexe d.i Efte , & uno di
gniflimo Conduttiero ; & ftava in la Cafa_
Biancha da Sanfto Stephano, che fu de Mef
fer Bichim de Maran in fufo il cantone an-
dare a mane ftanca , & fu fepulto a Sancto
Domenico con cavalli XIIL con le bandiere
con le fue arme , 8c pedoni XXX. fra gran-
di e piccoli veftidi ; & ge fu tutte le Rego
le, 8c tutto il Popolo per effere ben voluto,
8c tenea le ragioni del Popolo , quando lo
era in Confejo , fi che tutta Ferrara fe ne_
dolfe de la fua morte.
MCCCCXV. Adi XV. di Zenaro. II Po-
polo di Bologna corfe a le arme , cridando
Viva il Popolo, & le Arti ; 8c expulfeno il
governo di Papa Zoanne , che reggeva, Sc
non lo volfeno piii per Signore.
Ecdem Millefimo. Adi XIII. di Lujo. Fu
fagrado , 8c principiado il fondamento del
Caropanile del Vefcovado.
MCCCCXVII. Del roefe di Maggio. Fu
cominciato a falegare la piazza del Comune
di Ferrara , 8c fu uno Maftro Jacomo di Lo-
renzo Muradore, che ftava in la Contrada di
Sanclo Luca ; 8c nel diclo Millefimo princi
pio h Moria a Ferrara, & moriva ogni gior
no cento perfone, 8c tal giorno CCXXX 8c
durb ditfra Moria per tutto el mefe di No-
vembre .
Fodem Millcfimo . Del mefe di Lujo. Mef-
fer Francefco da Saxolo Signore di Saxolo
moritte in pregione in Cafteilo Vecchio , 8c
fu fepulto in Sanfto Francefco con grandc_
honore .
Eodem Millefimo. Del rnefe di Novem
bre. Rompette el Po a la Cafana tra farze-
ne Traverfagno, 8c ge andette tutta Ferrara,
8c ge fletteno giorni tre, 8c le botteghe ftet-
teno fempre aflerrate .
Eodem Millefimo. Del mefe di Augufto .
Moritie Mefler Marco de' Pii Signore di Car-
pi in Cafa di Mefler Alberto da la Sale , 8c
fu portato il fuo corpo a Carpi .
MCCCCXVIII. Lo Illuftriflimo Signorc
Marchexe Nicolo da Efte adi XXVlI. di
Febraro ad hore XX. fi fece Spofo in Ma
donnaParefina, 8c adi II. di Aprile fi accom
pagnette con lei in Ravenna , 8c adi XX
venne con triumpho a Ferrara
MCCCCXVIIII. AdiVIII. di FebraroPap;
D
R t O 1S4
MartinovenneaFerrara, & era CoIonnefe, 8c
defmonto in Corte con grande honore , &
adi XII. del di£o mefe dette la Benediaione
al Popolo di Ferrara.
Eodem M.llefimo. Adi XXV. di Aprile.
Una Domenica fu aperta 1'Archa di San<?to
Maurelio , & di Sancto Alberto a Sandto
Zorzo, li quali furno Vefcovi di Ferrara_;
perche li Corpi erano in 1'acqua , &c furno
pofti in una capfetta di piombo dal Vefcovo
di Ferrara con tutta la Chierexia. El Ma-
gnifico Uguzione, & Mefler Obizo di Coftabili,
che era Arciprete, gubernonno didti Corpi,
& li mefleno fotto uno Alrare; c fece molti
miracoli, & de lo Anno 700. fu martirizato
fotto Rivalo fuo Fradello adi VII- de Mag-
gio , & fu morto ne la Citta di Edefla , &
era andato per convertire diclo fuo Fradello
per eflere fa<5k> Heretico ; fic Sanc"ro Maure-
lio era ftato Re di quella Provincia , & laf-
fette la Signoria, & fu portato il fuo Corpo
a Ferrara da Henrico Imperadore.
Eodem Millefimo. Adi XI. di Lujo. Mo-
ritre Madonna Stella da 1'AfTifino, Madre di
Mefler Borfo, che fu poi Duca , & era ftara
a pofta de lo Illuftriffimo Marchexe Nicolo
da Efte, & fu fepulta a San&oFrancefco con
grande honore.
Eodem Millefimo. Adi XXV. di Oftobre.
Ruppe Po a Malonga , & fu ditSto , che Ni-
co!6 di Pixota fece la didta rotta, la quale_
affondette tutta Cafaja ; & fu facla la Cnda
a la pena de Ia forca, che ogni homoandade
a reparare lo argene Traverfagno , che le_
acque non paflafleno di qua , & ge andette_
Preti , & Frati ; e adi VIII. di Novembre fl
ruppe il didto argene , & aflbndo molte Vil-
le in Ferrarefe.
MCCCCXX. Nelmefe di Maggio. Papa_,
Martino afledio Bologna in tal modo , che_
li tolfe tutte le Caftella , & era fuo Cipi-
taneo Brazo da Montone ; & in que! tempo
era Governadore di Bologna Meffer Antonio
dc* Bentivogli , & del didto mefe fi accordo
di<5to MelTer Antonio con il Papa, & li det-
te la Citta di Bologna , & fu di&o , chel
Papa ge dette XX. mila Ducati .
Eodem Millcfimo. Del mefe di Novembre.
Fu fa&o Ia Pace tra il Duca di Milano , 8c
lo Illuftriflimo Marchexe Nicolo , con quefta
convenzione, chel didto Mirchexe Nicolo ge
defle Parma con lo Parmefano, 8c cosi fect;
eadiXVIII. di Decembre lo llluftrifli no Mar-
chexe Nicolo andette a Milano.
MCCCCXXI. Adi XXIII. di Aprile. Ven-
ne a Ferrara Mefler Pandolfo di' M ilatefti ,
che era ftato cacciato da Brefla, e fulli faclo
grande honore.
MCCCCXXII. Del mefe di Decembre^.
Meffer Leonello Figliolo del Marchexe Ni-
colo da Efte andette a Fcroxa dal Signorc-
Brazo da Montone , 8c ando con lui Mefler
Nanni di Strozzi .
MCCCCXXV. Del mefe di Marcio. Uno
Luni a hore XVIIII. fu tajata la refta a Ugo
Figliolo de lo Illuftre Mirchexe Nicolo da_
Elte , 8c a M idonna Parexina , che era Ma-
dregna di di&o Ugo ; 8c quelto p^rche lui
havea uxado carnalmente con lei ; 8c infieine
fu decapitado uno Aldrovandino di Rangoni
da Modena famio del didlo Signore , per ef-
fere ftaro cafone di quefto male ; 8c furno
morti in Caftel Vecchio in la Torre Mar-
chexana, 8c la nodle furno portati fufo una_
Caretta
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F E R R
Caretti a San&o Fianaefco ; & ivi furno fe
PU Eodem Millefimo. Adi XXV. di Maggio.
F„ taiado la tefta fufo la giara da Sanilo
fiet o ] a Madonna Agnexe Moglie de Meffer
Toanne de Corban, & i una fua Ba.la , la_
ouale havea toflicato difto Meffer Zoanne_ ,
ln nuale era Podefta di Modena .
10 E q ode m MiUefimo. AdiXIIH. diLujo. Uno
Sabbado di nofte fe ne fuggitte Meffer Me-
liiduxe Figliolo de lo Illuftriflimo Marchexe
Nicolo da Efte , el quale ftava in Corte ho-
■orevolmente , & ando a Milano dalDuca.
Eodem Millefirao. A di X. di Augufto.
La fera circa a una hora dt nocle trette uno
erande Terramoto; & a una hora e megg.a_
eirca ne trette dui altri, per il che cadettc_
aiolti camini.
Eodem Millefimo. Del mefe di Augufto.
Adi 10 Moritte Mefler Bartolamio da la_
Mela Referendario de lo llluftnflimo Mar-
chexe Nicolo da Efte , & fu fepulto a San
«So Spirito , & ge fu tutta la Chierexia , &
iurono afferrate tutte le botteghe, mentre lo
portonno a feppelire .
MCCCCXXVl. Adi HII. di Odtobre , &
era di Zobia. Fu principiado a fundare la_
Torre, e la Porta di Sandto Paulo , poi la_
nofte feguente fu uno gran fuoco fulo la Via
grande, 8c fe imprefe in cafa £ uno chiama-
to Piedro da Baura, che facea de le vieze_,
& bruzo fina a la Porta de Sanfta Agncxe ,
per fina a la Torre de Sanfto Cluemento, in
10 quale foco fe bruzo dicto Piedro da Bau-
ra , e una putta figliola di Nafimbene Cer-
«hiaro, il quale fuogo bruzo circa cafe 40.,
& adi VIII. di Novembre a hore doe fu uno
fogo in la Contrada di Sancto Chiemento in
cafa di Obizo Salimbene , il quale bruzo due
cafe.
Eodem Millefimo. Adi XVIII. di Marcio.
MefTer Antonio Contarini , Meffer Fantino
Michele Procuratori di Sanclo Marco, Amba-
fciatori de la Signoria di Venezia, fi donorno
11 Stendardo di San&o Marco a lo Illuftriffi-
mo Signore noftro Meffer Nicolo da Efte , 8c
chiamollo Capitaneo de la Liga , 8c Mefler
Pala di Strozzi Ambafatore de la Comun.ta
di Fiorenza fi dette al prefacto Signore Mar-
chexe Nicolo da Efte el baftoue , 6c Stendar-
io dela di&aComunita di Fiorenza; 8c que-
fte cofe furno fa&e in Vefcovado inanti a lo
Altare grandc.
Eodem Millefimo. Adi VIII. de Aprile_.
Ando lo Illuftriflimo Marchexe Nicolo da_
Efte con una gran gente d'arme , accio che_
la gente del Duca de Milano non paflaflc ,
perche era in Romagna.
Eodem Millefimo . Adi XVIIII. de Lujo.
Una Domeniga di nodte fu uno grande focho
fufo la Via grande appreflb la Porta di San-
dfo Piedro , lo quale fuogo era in cafa di
Francefco di Gillino Speciale , e bruzo didta
Cafa, e la Porta , e la Torre di Sandto Pie-
tro.
Eodem Millefimo. Adi XVIII. de Zugno ,
era el di de Pafqua Rofada fu fepulto Mefs.
Nanni de' Strozzi da Fiorenza a Sandto Do-
«nenico con cavalli X. coperti con le bandie-
re con le fue arme .
MCCCCXXIIII. Quefto Millefimo non e
ftato pofto di fopra al fuo loco per errore_ •
Adi primo de Febraro . Agnolo da la Pergo-
1«, eflendo a Lugo con la eente d'arme del
lom. XXIV.
A
A
D
R E S E. i8c?
Duca Filippo Maria di Milano , per eflere_
fuo Capitaneo, a hore doe di nocte cavalcoe
a Imola, e fi fcal6 la Rocha, & era grandif-
fimo giazio, & tolle la didta Rocha , & la_
mattina tolfe la Citta de lmola , & prefc_
Mefler Ludovico de li Aliaduxi , lo quale_
era Signore , & lo mandette a Milano , il
quale fi fece Frate di Sancto Spirito , & Ia_
Donna fua fi fece Monacha del Corpo di
Chrifto .
MCCCCXXVII. Adl XIX diZugno. Mef-
fer Nicolo de' Ruberti fu fepulto a Sanc~fco
Francefco con cavalli XV. coperti.
Eodem Millefimo. Adi XVI. di O&obre.
Fu pofto Madonna Sandta Maria fufo il pog-
giolo , che e fopra la Porta del Vefcovado
verfo il Ptlatio del Marchexe , & dicla lma-
gine e di terra.
MCCCCXXXI. Del M-fe diMaggio. Papa
Martino Colonnefe moritte, & fu faclo Papa
Eugenio, & era Veneziano.
Eodem Millefimo . Adi XIV. di Zenaro .
La Illuftriflima Madonna Rizarda Fiola , che
fu di Alovife Marchexe di Saluzzo, venne ia
Ferrara , per eflere Mojere de lo Illuftriflimo
Signore Mefler Nicolo predicTro , & defmonto
in Caftel-novo, & adi XV. difto fo fpofata_
dal prefaclo Illuftriflimo Marchexe Nicolo da
Efte.
Eodem Millefimo . Adi XIII. di Aprile_ .
Venne fopra P6 XXXVI. Galeoni de la Si-
gnoria di Venezia a Ferrara , 8c andavano in
Lombardia contra el Duca de Milano, 8cadi
XXII. di Zugno fu fconfitta la gente de )a_
Signoria daH'armada de la geme del Ducadi
Milano .
Eodem Millefimo . Di Decembre . Fu defmef-
fo el Vefcovo Picdro di Bojardi del Vefcova-
do di Ferrara, 8c del Mefe di Zenaro fu fa-
clo Vefcovo uno Romito di Capuzoli bianchi
per lo Papa , 8c avea nome Zoanne da Tofi-
gnano .
MCCCCXXXII. Adi XVII. di Aprile_ .
Brino le Vigne in Ferrarefe, in Modonefe_ ,
in Bologna, in Rom3gna , in Padoana , in_
Veronele, in Mautoana. Valfe el miltello del
vino foldi in 40 , el formento foldi zo.
Eodem Millefiirio. Adi XVII di Novem-
bre. Fo fconfitta la gente de la Signona de
Venezia in Val Voltolina per Nicolo Pezenin.
Capitaneo del Dtica de Milano, e furnoprefi,
morti , 8c menati a Milano circa perfone_
9000.
Eodem MiUefimo . Adi V. M>ggto . II
Conte Carmignola, il quale era ftato C.ipita-
neo Generale de la Ducale Signoria di Vene-
zia moritte, cioe che la Signoria dt Venezia
li fece tajare la tefta fra meggio di due co-
lonne in Venezia con la lingua inzuviada.
Eodem Millefimo . Adi VIII. di Marcio .
El Marchexe Alovife di Saluzzo venneaFcr-
rara a vifitare Madonna Rizarda predicla.
MCCCCXXXIII. Adi IX. di Settembre_ .
Venne a Ferrara lo Imperadore Sigifmondo ,
8c intro dcntro per la Porta di fotto uno Mer-
cori di fera a hore XXIII. , 8c era vcltito di
carmefino , e alloggio in Corte con MeiTer
Brunoro de la Scala . Et adi XIII. il dicto
Imperadore fece cinque FigliolideUoIUuftrif-
fimo Marchexe Nicr;i6 Cavalieri, cioe Meifer
Lionello , Meffer Borfo , Meffer Hercolc_ ,
Meffer Folco, Meffer Sigifmondo ; 8c quefto
lui lo tenette a baptefimo : Sc adi XVI del
di&o Mefe fi parti da Ferrara il prediclo Im-
N pera-
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,8 7 D I A
peradore, 8c ando a Mantoa , 8c li ge fa fa-
<fto cr inde honore .
MCCCCXXXIV. De Zugno. Lo Itluftnffi-
mo Marchexe Nicolo da Efte ando a Sancto
Antonio da Vienna, & torno fano e falvo.
Eodem Millefimo. Adi XXIX. di Augufto.
Fu roito' Gatamelada, 8c Nicolo da Tolenti-
no, el Signore Guido Antonio da Faenza, &
fu prefo Eftore, e Pietro, Zan Paulo daCafa
Urfina, li quali erano Soldati de la Signoria
di Venezia , da Nicolo Pezinino Capitaneo
dcl Duca di Milano Filippo Maria; e quefto
fu tra Imola , e Faenza.
Eodem Millefimo . Adi XXV. di Zenaro .
Madonna Zenevra Figliola de lo Uluftriflimo
Marchoxe Nicolo da Efte ando a marido nel
Signore Sigifmondo di Arimino Fiolo che fu
del Si^nore Pandolfo de' Malatefti .
Eodem Millefimo . Adi XVII di Zenaro .
Fu pr< fo Meffer Jacomo Ziliolo Secretanode
lo llluitriflimo Marchexe Nicolo da Efte, e_
in quello giorno proprio fu prefo Mefter Zi
Iiolo fuo Figliolo, il quate tra Capitaneo de
Reggio, e fu menato a Ferrara , e fu meflb
in Caltello in la Torre Marchexana; e fu di-
cto, che fu per tradimento, che vcleano fare
al dicto Mtrchexe, 8c fulli attrovato tra de-
nari & roba la valuta di dufento miara di Du
cati, compurando Denari , che havea a Fio-
renza, e a Rimine, 8c poflefiioni 8cmobiledi
cafa; c fu venduta la fua CafaaZoanne Gua-
Jengo lire fei milia, el dicta Jicomo fuattro-
vato impiccado per la gola in la didUTorre,
e fe s\ipicco per la gola per difperazione , e
fu fep.ilco al Terrajo ; 8c per difto Jacomo
fu dcfcazido Nicolo Bergamino, cheeracom
pagno , & Compare de lo Illuitriffimo Mar
chexe; e adi XXV. di Maggio fu prefo, e_
menato ligato con !e mani dt drieto Marche-
xino Figliolo del dicto Nicolo Bergamino, e
fu meflo in Ia Torre di Sanc~to Michiele iru.
Caftello Vecchto; e la Cafa del difto Nicolo
Bergarnino fu venduta a la Mogliere di Ah
praodo da Venez.a lire 5000. per dota leido-
vea hivere dal didto Illuftriffimo Marchexe .
MCCCCXXXV. Adj VI. de Febraro. Ma-
donna Margarita FigWola de Io Illuftrc Mar-
chexe de Mantoa venne a Mirito a Ferrara ,
Sc era faofa di Mcfler Leonello Figliolo de lo
Illuftriffimo Signore Marchexe Nicoloda Elte,
& fulli faflo grande honore; & eraunagran
de neve, quando la giunfe .
Eodem Mdlefimo. Adi XXIV. di Marcio
Mefler Marfilio da Carrara Figliolo che fu'
dcl Signore di Pidua , venne per tuore Pa-
dua, 8c fu attradito da uno fuo Compare ,
per il che fu prelo a uno paffb di Vicenza_.
didlo el Forno, Sc fu menato per Vicenza_,
Sc per Padoa, 8c condutto a Vtnezia, 8c ivi
ge fu rajada la tefta .
Eodem Millefimo. Adi 8 di Augufto . Fu
rotta 1'Armada del Re di Rigona , cioe Re
Alfonfo, da li Genovtfi, che erano arrecoman-
d.iti dcl Duca Filippo Mana di Milano, 8cfu
prefo lo Re Alfonfo, c 1'Infante di Caftia, el
Grande Maftro de Sandto Jacomo , 8c altri
Baroni affai , 8c Signori ; el di&o Dtica fe li
fece menare a Milano, 8c ge fecegrandiffimo
honore, Sc li fece veftire tutti fecondo lafua
qualitade, & ii fece accompagnare a Napoli,
per quefto li Genovefi non volfeno piu ub-
bedire al di<5to Duca di Milano, 8c le Galee
del Re Aifonlo aveano le vele, 8c lecoperte
dc carmefino , & le foghe erano di feda ; 6c
R I O 1S8
per difta battaja durav* di fangue l'acqua_
rofla due mia.
Eodem Millefimo . Lo Illuftriflimo Mar-
chexe Nicolo da Efte fece cominciare il Pa-
lario didlo Belreguardo, & pago molto bene
li Terreni a quelli, che ge aveano a fare.
MCCCCXXXVI. Di Marcio . Madonna_
Rizarda andette a Saluzzo a le noze di fuo
Fratello, che avea tolto una Figliola del Mar-
chexe di Monfrado, & di Settembre torno a
Ferrara, e perche ge era Ia Pefte grandc_ ,
andette a ftare a Porto.
Eodem Mille/imo. Meffer Ludovico Figlio-
lo del Marchexe di Mantoa fe partitte del
Padre , & andetre con cavalli XVII. a Mila-
no; & il Duca Filippo fi li fecegrande hono-
re. Et il Marchexe de Mantoa fece fare una
Crida, che quelli , che Io chiamavano fuo
Figliolo, ge fuffe tajada la tefta; & el Conte
Francefco Sforza prefe il didto Meffer Ludo-
vico in Tofcana, il quale era foIdatodelDuca
de Milano, 8c feceli grande honore.
MCCCCXXXVII. Di Febraro. Madonna_
Lucia Figliola de lo Illuftriflimo Signore Mar-
chexe Nicolb da Efte fe accompagnoe in Fer-
rara con il Figliolo del Marchexe di Mantoa,
8t fu benedecla in Vefcovado dal Vefcovo
Zoanne da Tufignano, & poi andette a mari.
do, & adi XXVIII. di Zugno muritte dicla
Madonna Lucta in Mantoa .
Eodem Millcfimo. Adi XXIV. di Zenaro .
Lo Illuftriffimo Marchexe Nicolo da Eite_
compro Lugo da Papa Eugenio , e fi ge cofto
Ducari 14000. , e moggia 100. di formento ,
8c fi fece fefta a Ferrara , quando fi feppe.
Eodem Millefimo. Del mefe di Decembre.
Moritte Io Imperadore Sigifmondo, 8c porto
le nuove uno Cavaliero, che venea dal Con-
cilio di Bafilea .
MCCCCXXXIX. Adi XXIV. de Zenaro .
Papa Eugenio venne a Ferrara, ck era Vene-
ziaao da Ca Condulmiero, 8c fu una gra ,d«
neve , quando arrivo a Ferrara.
Eodem Millefimo . Adi IV. di Marcio .
Venne a Ferrara lo Imperadorc de' Grcci da
Conftantinopoli , e meno con lui uno fuoFr„-
dello, 8c andolli incontra fei Cardinali , lo
Illuftnflimo Marchcxe Nicolo con dui fuoi
Figiioli, cioe Mefler Leonello, e Meff.-r Bor-
fo, 8c andolli incontra fina al Ponte di La-
vefcura , 8c venne dentro per la Porta di
Sanclo Biaxio, 8c fa una grande piova , 8c fo
alloggiato in lo Paradixo ; 8c quello anno fu
grande Pefte, & didto Imperadore venne per
vedcre , fe la fua Fede era megl ore de Ia_
noltra; 8c fi partitte, 8c ando verfo Fiorenza.
Cluelli, che governavano el fuo cavallo a_,
piedc, furno quefti, cioe el Marchexe Spine-
ta, Meffer Alberto da la Sale , Mefler Feltri-
no Bojardo, Gal dfo di Pit Signore di Carpi ,
Melfer Antonio di Obizi , Mclfer Cortexia da
Verona, Meffer Brandelixe di B.jchamajori ,
Meff-r Piedro Buruello.
Eodem Milltfimo. Adi VIII. di Marcio .
Venne il Patnarca di Coftantinopoli , 8c lo
Illuftriflimo Marchexe Nicolo da Elle fe ge_
andette incontra con dui fuoi figlioli , cioe
Meffer Leonello, e Meffer Borfo ; e Papa_
Eugenio ft ge mando incontra fei Cardinali ,
8c venne dentro per la Porta di Sanclo Ro-
mano , 8c fu alloggiato in cafa de' Roberti
accompagnaro da li fopraiicSri.
Eodem Millefiino. Adi XXI. di Marzo .
Papa Eugenio conceffe a Ic Suore di Sanft»
Ant9-
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,
,?p F E R R
/ntonio Indolgentia di 140. di di perdonanza
bene confeflb , e contrito .
Eodem Millefimo. El Marchexe diMantoa
chiamato Ludovico fe conz6 per Capitaneo
del Duca de Milano Filippo Maria, & fi par-
titte da la Signoria, che era fuo Capitaneo.
Eodem Millefimo. De Maggio. El Duxc_
de Sterliche fu facto Imperadore da poi la,
morte di Sigifmondo Imperadore ; e ftette_
uoo anno Imperatore, & moritte, & era no-
minato Roberto.
Eodem Millefimo . Del mefe de Maggio
El Duca de Milaoo Filippo Maria fi have_
Ravenna, Imola, & Forli, & mifeilSignore
de Forli in cafa , & have Bologna , & tolfela
a Papa Eugenio; fc^quefto mentre, che dicto
Papa era a Ferrara.
Eodem Millefimo . Adi XV. di Settembre.
L'Armada de la Signoria di Venezia ando a_
mettere campo a Sermene , che e del Man-
toano, & rilluftriflimo Marchexe Nicolo ge
dette il paffo; & non pote havere diclo Ca-
ftello, & adi XXVI di Decembre dtcta Ar-
mada di nocte tornette a Venezia .
Eodeni Millefimo. Adi VIII. diSettembre.
La Signoria di Venezia fi reftitui a lo lllu
ftriflimo Marchexe Nicolb da Efte el Polexe-
ne de Rovigo , & gel dette libero , perche
loi ge lo haveva impegnato .
MCCCCXXXIX. Adi XVI. di Zenaro .
Papa Eugenio fi partttte per andare aFioren-
za, & lo Illuftriflimo Marchexe Nicolo lo
accompagnette in nave di nocte a Modena_ ,
chel noa fe ne fapea ntente ; & conduffelo a
traverfo Ie montagne fino a Fiorenza , & ge
fu facto grande honore da Fiorentint .
Eodem Millefimo. Adi XXVIII. diZenaro.
Si partitte lo lmperatore di Coftantinopoli
per andare a Fiorenza , e ando da Ferrara_
per da Faenza , & il Signore di Faenza gs_
dette lo paffo per la Valle di Lamon , & li
Fiorentini ge feceno grande honore; & que-
fta andata fu per vedere , fe la fua Fede era
megliore de la noftra ; & non fi potenno ac
cordare, & torno a cafa fua, & pafso per Fer-
rara, & ando a Venezia , & intro in mare ,
e cosi andette a cafa iua .
Eodem Millefimo. Adi XXX. di Zenaro .
El Patriarca di Coftantinopoli fi partidaFer-
rara , e and6 per la Valle di Lamon a Fio-
renza, per vedere qualc Fede era migIiore_ ,
0 la fua, o ia noftra; & Fiorentini ge feceno
grande honore.
Eodem Millefimo . Del mefe di Aprile_ .
El Duca Filippo Maria Duca di Milano dono
al Signore Giiido Antonio Signore de Faen
za, Imola, Bagnacavallo , & la Mafla di Ro-
magna.
Eodem Millefimo. Del mefe di Aprile- .
El Marchexe di Mantoa, & Nicolo Pezenino,
el Conte Alovife dal Vermo , fe pafibnno
1 Adexe a pofta del Duca di Milano, eandor-
no fufo il Veronefe, e Vefeutino, & tolfeno
yerona a la Signoria di Venezia, & la tenne
gomi tre , & fu di Novembre . Ma quando
genti d'Arme furno entro di Verona , ha-
veffeno cridato Duca , come cridonno Gon-
? aga c '/ harebbono tenut * • '1 Conte France-
fco Sforza era a le montagne di Verona , el
Caftellano del Caftello vccchio di Verona fil
«olfe dentro , e cosi fi refcoflc Verona a la_
.Signoria.
Eodera Millefimo. Adi IX. di Zugno . Si
palso per Ferrara el Conte FrancefcoSforza,
Tem, ZXIF.
B
R e s e: Ipo
eflendo al foldo de Ia Signoria di Venezia_ .
11 partitte da Romagna , e venne per fufo il
Bolognefe, & lo mette a faccomano, e men6
dt molte perfone . El Comune di Ferrara fi"
refcofle li prigioni , chi per denari , chi per.
forza, e fi facea guerra al Duca di Milano
al Marchexe di Mantoa , al Conte Alovife ,
e Nicolo Pezenino Capitaneo de la gentc».
d'Armi del Duca di Milano. Lo Illuftriflimo
Marchexe Nicolo da Efte ftava de meggio ,
& dava il paflb a ciafcun foldato , fuffe chi
fe volefle .
Eodem Millefimo. Adi VII. de Lujo Mo-
ritte Madonna Margarita da Mantoa Moglie
de Mefler Leonello da Efte , & mori a Go-
verno, & fu portata a Ferrara a Sancto Fran-
cefco .
MCCCCXL. Di Marcio. Meffer Borfo da
Efte and6 al foldo del Duca Filippo Maria_
Duca di Milano con mille CCCCXVII. Ca-
valli , & fi partitte da la Signoria di Vene-
zia .
Eodem Millefimo. Di Aprile. EI Marche-
xe di Mantoa perdono a Mefler Ludovicofuo
Figliolo, & fu el Duca Firippo Maria, chc_
li fece perdonare , & pafso per Ferrara , e—
andb prima dal Duca di Milano; e poi venne
a Mantoa , & andolli incontra cl Popolo , e
la Chierexia.
Eodem Millefimo. Di Maggio. La Figlio-
la del Marchexe di Monfra venne a Foffa-,
d'Albero, & andava in Cipri per Moglie del
Re . L'IIIuftnflimo Marchexe Nicolo da Efte,
Madonna Rizarda, Meffer Leonello geandet»
teno incontra, e ge feceno grande honore- ;
e Mefler Meliaduxe Figliolo del didto Mar-
chexe Nicolo andette con lei , & poi fi parti
da Cipri, & andoffeoe al Sancto Sepulcro.
Eodem Millefimo. Adi X. dt Augufto. Fa
confecrata la Giefia di Madonna Sancla Ma-
ria da li Angeli da Belfiore , e fulli conceffo
da Papa Eugenio quella medema perdonanza,
che hanno a Sixi ogni anno da meggio Augu-
fto , & quefto obtenne lo Illuftriflimo Mar>
chexe NicoI6 , tl quale fece edificare di(fta_
Giefia, & fece correre uno pallio di Damafco
bianco a li Barbari per allegrezza .
Eodem Millefimo. Adi XXIX. di Zugno .
Fu rotto Nicolo Pezenino da Peroxa, il qua-
le era Capitaneo del Duca di Milano , al Bor-
go di Sancto Sepulcro in la Marchia dal Pa-
triarca , & da uno difto Signore Micheiotto,
che erano al foldo de la Giefia, e de'Fioren-
tini ; 8c in quella rotta fu prefo Eitore di
Manfredi Signore di Faenza , e fu menato a
Fiorenza, &C fu pofto in prigtone in le ftin-
che.
Eodem Millefimo. Di Settembre . El Si-
Srnore Sigifmondo da Rimene fi partitte dal
bldo det Duca de Milano, & fi accordo coa
Papa Eugenio , Veneziani , e Ftorentini, H
quali erano in liga, & fece perdere al Duca
di Milano Ravenna.
Eodem Millefimo. Adi XII. di Settembre .
Si comtncio recavare ie foffe de ia Porta di
San&o Biaxio fina a ta Zoecca, Sc non fepo-
tenno finire, perche piovette tanto, che 1« fe
impidenno di acqua tune.
Eov-tem Millefimo. Di Settembre. Lo Illa-
ftriflimo Marchexe Nicolo da Kfte compro la
M iffa , e B tgnacavallo , che (ono in Roma-
gna, & ge le vendette il Patriarca , il quale
era Capitaneo di Papa Eugenio; & di&i Ca-.
ftelli ge coftenno undexe milia Ducati d'ora;
N * »t"«
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W D I A
e fu tolto didti Caftelli a Guido Antonio dt
Manfredi Signore di Faenza .
Eodem Millcfimo. Adi XXVI. di Settem-
bre. Madonna Bianca Figliola del Duca Fi-
lippo Maria de Milano venne a Ferrara , per
andare a Marito in lo Conte Francefco Sfor-
za; & vennc in lo Bucintoro del Marchexe ,
& arrivo in Sanclo Antoniodi fuora; 8cquan-
do la venne dentro, le fu ficto uno grandc-
honore, 8c venne per fufo la via de' Sabioni
fufo uno Cavallo bianco, con uno Baldachi-
no di panno d'oro , 8c Iuvea in doffo uno
mantello Fiamengo di panno d'oro celeftro
fodta di armellini .
Eodem Millefimo. Di Settembre. Moritte
la Fiola del Marchexe di Saluzzo, la qu_le_
era maridata in lo Re di Cipri, 8c moritte_
affai fue Femine, Sc Gentilhuomini , che era-
no da Siluzo , li quali andonno con lei .
MCCCCXLI. Di Marcio. El Signore Obi-
20 da Pole.ita fi perdette Ravenna , 8c tolfe-
gela la Signoria di Venezia in quefto modo .
Mandorno per lui , per la Mogli.re, & per
uno fuo Figliolo, che andaffeno a Venezia ,
che li fuiano grande honore, 8c cosifeceno;
roa prima venneno a Ferrara , e narro a lo
Illuftriffimo Marchcxe Ntcolo da Efte ogni
eofa; 6c il dicto M.irchexe ge rifpofe, fepure
volete andare, laffatemi qui voftro Figliolo
fino a la tornata voftra; e la Moglie rifpofe,
che voka il fuo putto con lei ; & andonno a
Venezia, eliVenezuini li confinonno tutti tre
jn Candia, 8c ge tolfeno Ravenna, 8c dopoi
diclo O. izo mor tte in Candia.
Eodero Milkfimo. Adi V. di Aprile . Ma
donna Bianca Fiola del Dnca di Milino fi
partitte da Ferrara, 5c ando a M'lano, 8c lo
Illufiriffimo Ma.chexe N.col6 di Efte l'ac
compagr.6 a Milano, 8c era venuta, percheil
Conte Fr.inct-fco Sforza Capitaneo de la Si-
gnoria di Vcnezia la doveva tuorre per Mo-
glie, 8c poi non la volf; , 8c per quefto ri-
torno a Milano .
Eodsm Millefimo. Di Novembre .
la Pace tra la Signoria di Venez a ,
de' Fiorentini, el Duca de Milano ,
chexe di Mantoa, 8c tutti quefti Signori , 8c
feceno buona pace infieroe . El Duca Filippo
Maria di Mibno mando Madonna Bianca a_
Ferrara, 6c fi la dette per Moglie al Conre_
Francefco Sforza, che era Capitaneo della_
Sigoorii di Venezia , 8c in quella Pace el
Marchexe di Mantoa lafso Lignago di volon-
ta. del Co :t<* Francefco de la Sentenzia , e_
cosi furno contenti.
Eodem M.lkfimo. Adi XXVI. di Decem-
bre a hore IV. de nocte. Lo Illuftriffimo , 8c
ExceHo Signore Mefs. Nicolo da Efte , Fi-
giolo che fu de lo Illuftriffimo Signore Mefs.
Alberto da Efte tffendo in la Citiaie di Mi-
lano per Gubernatore di tutto quello Stato ,
rendette 1'anima fua al Spirito SancSto ; 8c
adi 30. di Decembre, 8c era di Sabbato , fu
conducto il fuo corpo in Ferrara , 8c repofto
in la Giefii di Madonna Sancla Maria de gli
Angeli da Bel-Fiore; 8c il Lune feguente_ ,
che fu il primo giorno di Zenaro, a hore_
XII. di notte fu lepulto in dicla Giefia , 8c
fu (epulto nudo lenza alcuna pompa, perche
cosi comando nel fuo Teftamento.
Eodem Millefimo . Adi XXVIII. di De-
cebre, 8c era di Vegnere. Lo Illuftriffimo ,
& Excelfo Signore Mels. Leonello, Figliolo
chc fu del prefacto Signore Mefs. Nicolo da
Si fece
e qr.ella
el Mar.
B
D
R I O t;t
Efte, fu facto chiamare fufo la Sala da lidui
Camini del Palatio fuo, che e in piarza, 8e
da tutti li Gentilomini Ferrarefi fu eletto
Principe, 8c Signore Generale di Ferrar___ ,
Modena, 8c Reggie, 8c di tutto il fuo teni-
re, Caftella 8cc. 8c a hore XXI. el prefacto
Signore Mefs. Leonello cavalco per tutta la
Terra, 8c con lui era lo Illuftre, 8c Magni-
fico Mefs. Carlo da Gonzaga Fratello del Si.
gnor Ludovico Marchexedi Mantoa , 8cgran-
diffima comitiva di Gentilomini Ferrarefi, 8c
tutto lo Popolo cridavaad una voce: Viva_
10 Illuftriflimo Mefs. Leonello Signore no-
ftro.
Eodem Millefimo . Adi XXX. di Decem-
bre . Mefs. Borfo Fradellp dc lo llluftriffimo
Marchexe Leonello andette a Modena, e a_
Reggio, 8c f ce giurare a quelh Popoli di
ertl-re fidsli al Marchexe Leonello .
MCCCCXLII. Fu una carartia a Ferrara ,
che non fe potea havere formento per dina-
ri; e querto f j , perche il fu portato fuora_
di Ferrara 8c fu il Cremonin , 8c Jacomo
Manfre, che'i portcte in lo Campo del Con-
te Francefco Sforza; 8c chi voba formento ,
bifognava toleffe de la meftura con fiego ; e
valle il ftaro del formento 22. foldi, l.ifaba—
foldi iz., el miglio, 8c puzava, foldi 15., 8c
era ftato portaro da Venezia, la melega fol-
di 6"., 1'orgio foldi 10., el maftello del vino
una lira e foldi 16. , e duro quefta caraftia-.
fina al recolto.
Eodem MiUefimo. Adi II. di Zugno . El
Re Alfonfo hebbe Napoli, a lo quale ge era
ftato a campo anni VII. & era del Re Rai-
nero .
MCCCCXLIII Papa Eugenio fi accordi
con lo Re de Ragona diclo Alfonfo, con il
Duc i F lippo Maria di Milmo; e poi fi tolfe
11 difto P.ipa da Fiorenza, e fu meffo in Ro-
ma, & ge lo accompjgr.eite Nicolo Pezenin,
e poi fu fuo Capitaneo de le g?nti d'arme.
Eodtm M.Ilefimo. Zclo Po, principiando
da Regenta fin'a Sermine, tanto che le per-
fone ge partavano fufo di qua , & di la , &
andavano come voleano; 8c fu grande cara-
ftia di farina, 8c fe convenne fare di piftrini
per le contrade, e coftonno molto cari , 8c
per quefto fu poi buttato una gran colta.
Eodem Millefimo. Adi XXI. di Fcbraro .
Moritte el Conte Guido Signorc di Urbino ,
8c fu fatto Signorc il Figliolo, che havea_
nome Conte Antonio, e fulli promeffo Ma-
donna lfotta lorella del Marchexe Leonello
figliola che fu de lo Illuftriffimo Marchexe
Nicolo .
Eodem Millefimo. Adi XXIV. di Ottobre.
Si partitte Madonna Rizarda mogliere che
fu del Marchexe Nicolo, 8c andette a Saluzo
per ftare, 8c porto con lei tra roba , vefte- ,
dinari , 8c zoje, che furno eftimate, Ducati
fexanta milia .
Eodem Millefimo. El Duca FilippoMaria
de Milano perdette Bologna, oc ge la tolfc-
Annibale de' Bentivogli da Bologna, 8c fcca
buttare folo il Caftello.
Eodem Millefimo. Adi XII. di Decembre.
Li Cnftiani fconfirteno li Turchi .
MCCCCXLIV. Adi X. di Marcio . Mefs.
Borlo fi partitte da Ferrara , 8c ando a Ve-
nezia, Sc tolfe doe Galee , 8c ando a tuorre
Madonna Maria Fiola del Re Alfonfo , che
doveva venire a Ferrara per Moglie del Mar-
chexe Leonello, 8c adi XXIV. di Aprile ar-
rivo
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F E R R
B
/ifd a Ferrara dieta Madonna Maria , & ge
furno fatte grandi fefte dai Populo; & Mefs.
Meliaduxe Fradello del.Marchexe Leonello
p andetce in contro con doe Galee trando
lchiopetti , 8c facendo gran fefta . Et in que-
fto cempo fu gioftrado di molti pallii, e fat
to una caccia in piazza di bovi , manzi, por.
zi, & caprioli, 8e furono morte dicte beftie
con cani . Et feeeno la Fefta di Sando Geor
gio, come 1'amazette il Dragone, & era in_
!>iazza fatto a roodo uno bofco con roverc_
peffe. Et dur6 dicle Nozze giorniXV. con-
nnui. A le quali Nozze venneno Ii Amba-
fiatori Veneziani, Ambafiatori Milanefi, cioe
Piedro Vefconte , Mefs. Guarniero di Cafti-
5lione, Oldrado da Lampugnano, Arafmo da
'riuli, Azzo Vefconte , & Alovife Bofo ,
Fraocefco de Landriano con grande trium-
pho, Ambafiatori Florentini , Senefi , Bolo-
goefi , LucheH , Perufini , & li Ambafiatori
de tutti li Signori di Italia , dapreilo ii quali
offtrmno molti & belli dooi a la dicla Spo
fa; & da poi fatto le Nozze, ogniuno andet
te a cafa iua. Ne le quale Nozze 12000. li
bre di cera fe gli bruso; feglimangio ijooo.
libre di confectione de zucharo . 40000. para
di pollarae, 1000. beftie bovine, fafani, co
lotnbi, pipioni fenza numero. 20000. fecchie
di vino (e bevette avatitazato, moggia 100.
fra formento, e biave da Cavalli.
EodcmMillefimo. Adi XXII. di Lujo. Fu
morto il Duca di Urbino dal fuo Popolo, el
quale fe era accompagnado a Ferrara con_
Madonna Ifotta a le Nozze de la dicla. Ma
donna Maria di Ragona .
Eodem Millefimo. Adi XXVI di Lujo .
Lo llluftre Signore Francefco da Efte Fi
gliolo naturale de lo Uluftriflimo Signore_
Mefs. Leonello Marchexe da Efte andette a_
ftare con il Duca di Borgogna.
Eodera Millefimo. Adi VIII. di Augufto .
Nicolo Pezenino Capitaneo del Duca di Mi
lano venne a Ferrara, 8c lo Illuftriflimo Mar-
chexe Leonello ge andette incontra firia a la
Gabella, e menollo in Corte con la fua Fa-
iniglia, e poi fe partitte adi X. del diclome- D
fe, & monto in nave a 1« Gabella.
Eodem Millefimo. Adi XXfV. di Settem-
bre Moritte il Marchexe di Mantua , & fu
fatto Signore fuo Figliolo, & havea nome_
Ludovico, 8c il Marchexe Leonello era a_
Munroa.
Eodem Millefimo. Adi XV. di Ottobre_.
Montte Mefs. Alberto da la S^Ie, & fu fe-
polto con grande honore , & molto ne do-
letteal Popolo, per effere uno Cavaliero da
bene.
Eodem Millefimo. Adi XIX. di Ottobre .
Lo Illuftre Mefs. Borfo da Efte fi partitte-
da Ferrara, & andette a Napoli dal Re di
«agona, & fuo Fratello Mels. Meliaduxe Io
acconipagnette fina al Ponte de Caftel Teal-
do,&quando furno fufo il Ponte, fonette
aexenove hore, & tutto il Popolo di Fer-
Fo^ffa accoro P a 8 nettc fina a la Torredella_
Eodem Millefimo. Adi XV. di Ottobrc_ .
«ontte Nicolo Pezenino a Milano Capitaneo
j- t , geDtC d ' umc del Duca Fil 'PP° Maria_
«J Milano, 8e era da Peroxa, e fu fepolto a
MUano con grande honore .
pjT 1 £ m M,llefimo - Adi II. di Settembre_ .
«1*6 Francefco Pezenino, e il Conte Jacomo
Pwemiio fioh di Nicol6 Pezenino, li quali
A R E S E. l94
A andavano a Milano, e pafonno per Sandte
r° a ' ^ furno ruDti di<a ' c *P'Wnei da Fran-
ceico Sforza, e fece fuo pregione Francefco
fezenino, li quali havevano molta bella_
gente.
MCCCCXLV. Adi XXIV. di Zugno . Fu
tajado a pezzi Annibale de' Bentivogli , e_
quefto lo fece fare Batifta da Canedolo ; e_,
poi difto Batifta fu tajado a pezzi da li f»at>
tezant del didto Annibale , 8t fu cacciato
fuoraliCanefchi; el Duca di Milaoo ge man-
do il campo, e prexe tutto el Contado di
Bologna a pofta di Papa Eugenio, il quale_
era Veneziano.
Eodem Millefimo . EI Conte Francefco
Sforzacompr6 Pefaro, il quale era de h Ma-
latefti ; e di&o Signore di Pefaro andette a_
ftare a Fiorenza , 8c el Conte Francefco det-
te diclo Pefaro al Signore Aleffandro fuo
Fradello.
Eodem Millefimo. Adi XVII. di Aprile .'
Lo Illuftre Mefs. Borfo da Efte venne a Fer-
rara , il quale era ftato a Napoli dal Re .
Eodem Millefimo. Adi XXVII. di Lujo ,
8t era di Marti . Leggendofi in piazza pub.
blicamente al folito loco de Ia Rengera cer-
ta fententia di condannazione corporale coa-
tra uno giovene chiamato Beuato, il quale
era ladro , 8c omicida , 8c anche fi diceva_ ,
che Thavea voluto perpetrare altri maleficii
erfo lo Illuftrifs. Signore Mefs. Leonello
Marchexe da Efte , fopravenne certo cridare,
8c uno terramoto , del che qtiafi ogni uno r
:he ftava ad udire leggere dicta fententia_ ,
'uggendo per paura , cadevano per terra_«
acollegati, 8t fu diifto effere fopravenuto que-
fto, perche di&o Benato havea chiamato, 8c
fcongiurato il Diavolo.
Eodem Miliefimo. Adi XI. di Ottobre_ .
Mefs. Hercole , 8c Mefs. Sigifmondo da Efte
Figlioli che furono de lo Illuftrifs. Marchexo
Nicolo Signore di Ferrara fi partitteno da_
Ferrara , 8: andonno per compagni di Doru
Ferrante Fi^liolo del Re.
MCCCCXLVI. Adi XXII. di Aprile di
Vegneri. Lo UluftreConte Stefano di Segna
arrivo in Ferrara, 8c la Domenica proxima
feguente, che fu XXIV. del difto mefe fpo.
so )a Illuftre Madinna Ifotta da Efte forelU
del prefiiko Marchexe Mefs. Leonello da_
Efte; 8c li Domenica feguente, che fu il
primo di Maggio, circa una hora, e meggia,
ballando el fpedt.ibile , e generofo Homo
Guielmo da Gonzaga fuxo la Sala grande de
la Corte verfo lo Caftello Vecchio, 8c ha-
vendo per mano una Gentildonna Donzella
de la prefacla Madonna Ifotta nominata_
Diamante , amata fommamente da lui, ca«
dette dinanti a li piedi del prefacto Hluftrifs.
Marchexe Signore Leonello in terra morto
di morte fubitanea.
Eodem Millefimo. Adi XXIII. di Aprile .
Si brino le vigne in Ferrarefe , 8c non fece_
male ad altro, 8c crefcette il prezzo del vino
il doppio.
Eodem Millefitno. Adi XXV. di Lujo .
Moritte il Vefcovo Zoanne da Tofignano
Vefcovo di Ferrara, 8c homo fanclo, 8c fa
fepolto a li Capuzoli in Ferrara, e tutte le_
fue robe furno date per lo amore di Dio, 8c
fu quello, che dette principio a lo Spedalc-,
di Sancla Anna .
Eodem Millefimo. Adi XXVI. di Settem-
bre . El Conte Stephano da Segna fi partitt*
da
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¥of D 1 A
da Ferrara, 8c andoffene a cafa foa,& con-
lui conduffe Madonna Ifotta fua Conlorte.
MCCCCXLVII. Adi XXIII. d. Febraro ,
& era Zobia . Papa EugenioQ.uarto el fuo di
extremo el lerro in el Palazzo d; Roraa ap
preffo Sandto Piedro, a lo quale fucceflc-
Papa Nicola Qnnto, <i uAe P tm * f ra ch '*T
mato Mefs. Tomafo da Sarzana Velcovo di
Bologna, Cardinale di San&a Sufanna. _
Eodem Millefimo. Adi XXIII. di Marcio
in Ferrara, 8c era di Zobia . Fu fa&a una_
Solenne Proceflione ; 8c quefto perche lo
Exercito de' Chriftiani fconfiffe lo Exercito
de' Turchi, de li quali Turchi ne furno mor-
ti centomilia, 8c furno prefi molti Magnati
^Eodem Millefimo . Adi XXVII. diMarcio.
Si comincio a fpendere mezanini di denan
fei 1'uno, 8c bagatini a quattro al quattnno ;
8c dicle monete li fece fare lo Illuftrils. Mar-
chexe Leonello da Efte .
Eodem Millefimo. Adi XIII. di Augufto a
fiore IV. di nocte. Lo Illuftriflimo Principe,
& Excellentiflimo Signore Mefs. FilippoMa-
ria Anglo Duca di Milano 8cc. Conte di Pa-
via, e di Angleria, e di Zenova Signore_ ,
rendette lo Ipirito al Creatore in la Cittade
di Milano, in el Caftello di Portazobia , &
non lafso niuno legittimo herede , fe non una
fola fua Figliola naturale , il cui nome era_
Madonna Bianca Maria mojere de lo Illuftre
Conte Francefco Sforza Signore di Cremona,
il quale allora flava a Cutignola con 5000.
cavalli del fuo Exercito, 8c 4000. fanti da_-
piedi per andare in Lombardia in ajuto del
Popolo de Milano, perche la Signoria di Ve-
nezia volea Milano; 8c difto Conte Francefco
Sforza fi fece lui Signore.
■ Eodem Millefimo. II Popolo di Pavia di
confentimento de' Guelfi, 8c Ghibellini ele-
Zenno in fuo Signore 8c Principe lo Illuftre
Signore Galeazo Maria Ftgliolo legittimo de
10 llluftre Conte Francelco Sforza, 8c de la
Hluftre Madonna Bianca Maria Figliola del
dicto Duca di Milano, cioe Filippo Maria_,
11 qnale Conte Francefco era a campo a_
Breira, 8c alcuni Caftelli in nome de la pre
facta Madonna Bianca fua Donna contra Ve
neziani .
Eodem MiUefimo. Adi XVII. di Novem
bre . Eflendo lo Uluftre Conte Francefco
Sforza a campo contra di Piafenza Cittadedi
Lombardia , quella , combattendo virilmente,
per forza fubjugo, 8c a faccomano la inefTe .
In qutlla fu prefo il Magnifico Tadio daEfte
Conduttiero di gente d'arme, ilquale fi sfor-
zava di difenderla per la IlIuftrilTima Signoria
di Venczia con 1200. cavalli , 8c 1100. fanti
da piedi, in la quale lui era ftato Provvedi-
tore, o veramenre Commiflario.
MCCCCXLVIll. Adi XV. di Maggio . II
Magnifico Uguzione de' Contrarii di Ferra-
ra, che fu favio, 8c fideliflimo Configliero de
gl' Illuftriflimi Signori e Principi da Eite_ ,
fece fine a la vita terrena, del quale l'anima
ripofi in pace .
Eodem Millefimo. Moritte il Signore An-
tonio ue li Ordelafi Signore di Forli, e furno
facti Signori Piero, e Cecco fuoi Figlioli.
Eodem Millelimo nel Mefe di Zugno . Lo
Illuftre Pnncipe Guido Antonio de'Manfredi
Signore di Faenza il fuo di el claudette in_
cxtremo in la Cittade di Siena , 8c Meffer
Eftore fuo Fraddlo fu fatto S.gnore .
B
D
R I O 196
Eodem Millefimo . Adi XXI. di Zugno .
Lo Illuftre e ftrenuo Thadio da Efte moritte
di morte fubitanea a la Mozanicde del Cre-
monefe, elfendo con la gente d'Arme de'Ve-
neziani contra de'Milanefi.
Eodem Millefimo . Lo Illuftre Francefco
Sforza con lo Exercito terreftre, e pochi ga-
leoni fconfiffe 1'armada de la Illuftnflima Si-
gnoria di Venezia appreffo Cafal Majore, 8c
il campo Cremonefe, la quale armata era di
80. legni e fufti computa Galee , Galeoni, e
Barche armate, de la quale armata parte fu
prefa, parte brufata, in la quale in verua ar-
mata furno morti aoco. homini , e li ahri
fuggirno in Cafal Majore .
Eodem Millefirao. Adi XV. di Settembre.
Lo Illuftre Conte Francefco Sforza predicto
tenette lo fuo campo contra li Caftelh di Ca-
ravazo, che era quafi affediato per lui ; fcon-
fifle lo exercito de li Veneziani , che fi sfor-
zava di dare fubfidio al diclo Caftello di Ca-
ravazo, ilquale exercito era di 30000. homi-
ni d'Arme; 8c in quella fconfitta furno prefi
Mcfler Hermolao Donato, & Mefier Gerardo
Dandolo, elConte Guido Rangone, Roberto
da Monte Alboco , 8c Mefler Gentile Con-
duttieri de le dicle genti d'Arme . II quale
Conte Francefco Sforza da li ad alcuni di
mando il fuo exercito ultraOlio,e quafi tutti
li Caflclli , e Fortezze , che fono in elDiftri-
c~to di Brefla Thave, cioc inpiano, e fubjugo
a la fua Signoria; e la dicla fconfitta fu di
si gran danno a li Veneziani , che appena li
pote refervarfe 3000. homini d'Arme, liquali
per fua falvazione fuggirno.
Eodem Millefimo. Adi XXVII. di Settem-
bre. Madonna Camilla Sorella del Marchexe
Leonello ando a marito nel Signore da Ca-
marino .
Eodem Millefimo. Adi VII. di Ottobre^ .
Ando a marito Madonna Beatrice Soreila_
del dicto Marchexe Leonello Signore di Fer-
rara in el Signore Nicolo da Corregio.
MCCCCXLIX.de! mefe diMarcio. IlCoa-
te Francefco Sforza Duca di Milano hebbe_
Parma di pnro amore da liCittadini, li quali
ge la dettero .
Eodem Millefimo . Adi IX. di Decembre_
ad una hora di notte . La Uluftre Madonna_.
Maria Figliola del Re Aifonfo di Ragona, 8c
moglie del prefacto Illuftre Signore MelTer
Leoneilo da Elte Marchexe moritte , 8c lo
altro di feguente a le doe hore fu feppelita a
Sancti M.iria de li Angeli.
MCCCCL. Fu il Jubdeo a Roma di colpa,
e di pena, 8c andoghe lo Imperadore Fedcri-
go Tertio ftraveitito, & molti Signori , 8c af-
lai altre perfone , e con dicto Imperadore ge
andette lo He de Ungaria con VUI. Cavalli,
8c non furno acconolciuti .
Eodem Millefimo. ^di XXVI. diLuio. Fu
calonezado Frate Bernardino de 1'Ordine di
Sanclo Francefco, 8c calonezollo Papa Nico-
la da Sarzana, e per quefto fi fece a Ferrara
una grande proceflione , 8c il Vcfcovo diffe
Meffa lulo il Sacrato di Sanclo Francefco.
Eodem Millefimo . Adi II. di Lujo di Zo-
bia. ln el Palatio de Belfiore fu celcbrata la
pace intra la Serenifliraa Maefta del Re di
Aragona, e la Sereniflirna Signoria di Venezia
per meggio de lo Illuftriflimo Signore 8c Ex.
ccllentiilimo Meffer Leonello Marchexc da-.
Ffte , 8c anche pcr meggio de lo llluftre Si-
gnote Meffer Borio da Efte fuo Fratello; de
la
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F R R A R
k qual pace per la parte del Re furno Le-
gati il Reverendo e Magnifico MeiTer Loifo
Chiavero di Sancta Maria di Montcfia , & il
Mignifico Meffer Jacomo Coftantio da Mef-
fana Dottore urriufque Juris. Per la parte de
]a Signoria di Veoezia furno Legati il Ma
gnifico Meffer Pafquale Malimpcno Procgra
tore di Sancto Marco : li teftimonj , & arbi-
tri furoo il Reverendiflimo in Chrifto Padre
MelTer lo Epifcopo Modeneffe , & lo fpedta-
tiffimo horoo Meffer Ludovico Cafella Refe-
rendario del Marchexe , & di poco inanti de
dicla pace Ia Hluftriflima Corounita de'Fio
rentini feceno pace con il Sereniflimo Re ,
cosi che'I Magnific» Mefler Rainaldo di Ur
fiai Signore di Palumbin fi obbligo di dare_
al prediclo Re ogni Anno odto d'oro,
& uno copelletto d'oro; & infieme uno fuo
Fratello Magnifico Conte di Tajacozj pro
rnefle pagare al prefadto Re Ducati XL. milia
per Io quale fi obbligo la IUuftriflima Comu-
nita di Fiorenza . Et adi VII. del didto Mefe
li Ambafciatori Fiorentini venneno da Vene-
zia a Ferrara, dove ge erano ftati per alcuni
giorni , folicitanti, che ii feffe la pace , e_
concordia intra la Sereniffima Signorja di Ve-
nezia, e 1'IIluftre Signore di Milano: la qual
cofa non potetteno ottenere .
Eodem Millefirao di Zobia adi primo di
Ottobre a hore XI. Lo Illuftre Signore Mef-
fer Leonello Marchexe da Efte in la Villa di
Belriguardo Diftretto di Ferrara pafso di que-
fta vita in 1'altra ben contrito , & confeffo ;
& adi II. di Ottobre a hore XVI. fu portato
il corpo fuo degnaroente a Ia Giefia di Ma-
donna Sandta Maria di Angeli preailegata in
lo fepulcro di fuo Padre Signore Nicold an
tedicto; e li erano piu di feicento doppieri
iccefi , & era fotto il baldachino di panno
d'oro, e pih di 300. homini veftiti di negro.
Coftui fue amatore de la Juftitia, di honeftif-
fima vita, amatore de la pietade, de la Divi
na Religione devotiflimo, amatore de li po
veri, & domeftici bifognofi, liberale, de le_
SacreScritture ftudiofo auditore.in Ic adver
fitadi paziente, & in le profpere moderato .
Li Popoli luoi in pace con graade fapientia_
gubern6.
Eodetn Millefimo. Adi primo di Ottobre_
a hore XX. Lo Illuftre Principe Meffer Borlb
Marchexe da Efte &c. gia Fradello del pre-
fcdto Mefler Leonello intro in Ferrara con_
fplendida e magnifica comitiva di Meffer Me
liadufe fuo Fradello , di Mefler Alberto de*
P» di Savoja Signore di Carpi , del Conre-
Conrado da Fojano, & Meffer Manfredo da
Corregio , e di molti altri Gentilhomini Cit-
tadioi Ferrarefi, chiamante tutto il Popolo ,
V»va , Viva lo IUuftre Sign«re Meffer Borfo
Signore liberale ; e cosi con voluntade del
Popolo di Ferrara fu fatto Signore di Ferra
ra, Modeca, eReggio, e del Polefine diRo-
vigo &c.
MCCCCLI. Adi II. di Zugno. II Comune
«i Ferrara fece fare la Immagine del Mar-
chexe Nicolo di bronzo, e la Vigilia de la^
Afcenfione la fece mettere in piaz/.a fufo una
eolonna a cavallo, e quefto ad perpetuam-
rei memoriam .
Eodem Millefimo . Lo IUuftriffimo Mar-
«hexeBorfo daEfte fece cominciare ad alzare
•l «.ampanile di marmoro del Vefcovado da
Evangelifti j n fufo: e fu ord.nato di fare_
•ottcrta al Vefcovado la Vigilia di Sanfto
B
E S E.
Georgio , accio fi poteffe Iavorare a diclo
Campanile, & ge venne tutte leCaflella, Po-
deftarie , e Capitaneati del Diftretto del Si-
gnore, e tutte le Arti dt Ferrara.
Eodem Millefimo in la Fefta de la Pente-
cofte . Fu celebrato il Capitolo Generale de*
Frati Heremitani dell' Ordine di Sandto Au-
guftino in la Giefla di Sanfto Andrea , a lo
quale Capitolo ge furno circa mille e ducen-
to Frati con il fuo Superiore Generale , a Ii
quali Frati lo Illuftriflimo & Excelfo Mar-
chexe Meffer Borfo da Efte commeffe , cht_
li fuffe dato una grande quantitade di vi<ftua-
Ua per la Ioro fuftentazione; e molti altri
Cittadini fimilmente li fubvennino , talmente
che abondantemente hebbeno da vivere.
Eodem Millefim* . Fu comenzado le Mure
del Caftello Novo dreto a P6 per tuorre den-
tro il Polefine di Sandto Antonio.
MCCCCLU. Adi XVII. di Zenaro. Cunu
fit, che Federigo TerzO Imperatore de'Ro-
mani feroper Auguftus haveffe deliberato di
andare, partitofe da Cafa fua de Alemania a
Roma, mando prima fuoi Ambafciatori aNi-
colao Papa Quinto, & a tutti li Signori, e_
Comunita di Italia, accioche gli aonunciaffe-
no lo advenimento del prefacto Imperadore :
dopoi venne la fua Majeftade a Ia Cittade de
Padua con il Duca Alberto fuo Fratello ger-
mano, e molti altri di Alemannia Principi ,
con il quale era in compagnia Lacislao Re_.
de Ungaria fuo Cufino . La fumma de Ja co-
mitiva era infino al numero di Cavalli duo-
milia; dopoi venne a Rovigo, e li ando in-
cootra lo IUuftriffimo Signore Meffer Borfo
Marcbexe da Efte, e Signore di Ferrara, di
Modena, di Reggio &c. con una magnifica_
e fplendida comitiva di Sigoori , e Gentilho-
mini Ferrarefi, e di altri Cittadini, a lo qua-
le Sereniflimo Imperadore lo prtfa&o Signore
Meffer Borfo gli fece apprefentare quaranta_
Corfieri belli in tutta perfeclione e buoni ,
e cinquanta Falconi peregrini ufitati de uc-
cellare, le quali cofe le accepto con bella_
ciera; dopoi il comando, chs gli fuffe refti-
tuiti infino al fuo ritorno da Roma , e li re-
ftette per uno giorno. In el feguente di ven.
ne verfo 'Ferrara , che fu adiXVII. diZenaro,
e fu il giorno di Sandto Anronio ; e prima_
venne a Fofla di Albero, dopoi al Palazio dt
Belfiore , e li fmontato da cavallo , aodolli
inanti el prefadto Uluftre Meffer Borfo Mar-
chexe da Efte , e tutti gli altri Signori, & an-
dolli etiam' inanti il Vefcovo Francefco di
Ferrara con tutta la Chierexia , e molti Dot-
tori Ferrarefi . Introe nel Vefcovado prima_
fotto il Baldachino di panno d'oro degno, &
appreffo lo Altare grande fi tngenoccbi6 , &
oro aDio; dopoi Maftro Jeronimo da Caltcl-
lo Phifico valentiffimo, fece una elegantiffinr.a
Orazione del fuo adveniinento ; & fatta quel-
la, il prefacto Imperadore, e Re ando con il
prefaclo Signore al Palazio de le Refidenzie_
de li Sig-.ori di Ferrara , il quale era mira-
bilmente adornato; & in quelio Pahzio ftette
per giorni X. continui con tutti li fuoi Ca-
valli, che furno il numero di izoo. a fpefe_
del prefaclo Marchexe Borfo . Dopoi fe avio
verfo Roma per Bologna , dove lu andava_
per farfe incoronare a Papa Nicola predidto,
e per fpofare la Fiola del Re di Portogallo
per fua moglie. Et adi X. di M.iggio il pre-
didto Fedengo Terzo Imperadore ritorno da
Roma incoronato dal dicio Papa Nicola , e_
con
Di gi tized'byG^OgI
r i
i 99 D I A
con la predifta fua eomitiva arrivo in Ferra-
ra, & allcggio al luogo, dove allozo prima ,
quando fi partitte di Genaro da Ferrara. Et
adi XIV. di Maggio il dicto Imperadore exi-
ftenre in Ferrara con grandiffimo triumpho
accompagno a cafa di Bertolamio Pendai Cit
tadino di Ferrara la Sorella di MefTer Pom-
pejo , & Cefare de'Coftabili infieme con il
Duca Alberto fuo Fratello , & il Re di Un
garia, os il Signore noftro, la quale in quel
eiorno era Spola . II qual Imperatore, Re, e
Duchi con tutti li altri fuoi definonno , c_
cenonno con dieto Bertolamio , il quale Im-
peraiore fece in quel di Cavaliero el dicto
Bertolamio , il quale ha la pifi bella Cafa di
Ferrara, tutta mettuda ad oro di Ducato, &
e appreffo di quella di Criftino Bivilacqua_ .
E Luni adi XV. di Maggio li Ambafciatori
de' Veneziani , del Duca diMilano, cioc Con
te Francefco Sforza , e de' Fiorentini , furno
a parlamento con il prefuclo Marchexe Bor-
fo, pregandolo, che'l pregufle lo Imperadore,
che tractaffe 1'accordo fra li Fiorentini, eVe
neziani, e Duca di Milano. Et il Mercore_
feguente, che fu adi XVII. di Maggio fi di
vulgo per Ferrara, che'l diclo Federigo Im
peradore dovea fare Duca di Modena , e di
Reggio, e Conte diRovigo, il predicto Mar-
chexe Borfo . Fu fubito faclo unograndiffimo
faluo fufo la piazza di Ferrara , e cusi per
tutta la Terra; & in didto di fu facto infufo
la piazza drieto la Torre di Rigobello, dove
fonano le ore , uno grande Tnbunale, che_
toccava la dicta Torre ; dopoi dtfinare in lo
didto giorno fufo la Sala grande de la Corte
de lo Hluftre Signore Meffer Borfo , che e
verfo Caftello Vecchio , quafi tutte le Donne
di Ferrara veftite degnamente furno per bal
lare, dove con dicto Imperadore, Re, Duca,
ballorono a piacere di tutti loro con grandif-
fima letizia ; e la Zobia, che fu adi XVIII.
di Maggio , e fu il giorno de la Afcenfione_
di Meiler Jefu Chrifto , fedente pro tribunali
jl prcfadlo Imperadore Federigo , prefente il
diclo Re de Ungaria, e'l Duca Alberto Fra-
tello del dictolmperadore, e molti altri Prin-
cipi , e Baroni , il prefaclo Signore Meffer
Borfo Marchexe da Efte &c. venne fuora del
Caftello Vecchio de la Porta del Leone di
Fcrrara con infiniti Gentilhomini , eCittadini,
li quali erano da 400. Cavalli , e vcnne per
la contrada del Borgonovo, e venne verfo le
banche de li Calgari , e dopoi ando per Ia_
piazza in fino a la dicla Torre di Rigobello,
in lo quale loco era ordinato il difto Tnbu
nale , tutto veftito di panno d'oro degnamen-
te con una collanna al collo, due prede pre-
ziofe havea lufo la beretta, & una piedapre-
Ziofa fufo la fpalla finiftra , le quali zoje, e_
collanna erano di prezio di Ducati feffantami-
lia, 8i inanzi al prediclo Illuftre Marchexc_
erano portati trc Stendardi; il pnmo portava
Meffer Francefco Forzate Cavaliero Ferrare
fe, & era per la Comunitade di Rovigo, oc
cra di Cendale verde, il mcggio era con l'ar-
roe Imperiali , e 1'altro meggio era con le ar-
me de la Illuftre Cafa da Efte ; il (econdo
Stendardo portava Vincislao de' Rangoni da
Modena a la infegna de la Cafa da Efte ; el
terzo feguitava Mefler Piedro Marocello Ca-
valiero Ferrarefe , tutto roffo figniflcante Ju-
ftizia; e Ciiftino Francefco Bivilacqua por-
tava la fpada inanti al di&o Marchexe. Do-
poi cialcuno di quelli Gentilhomini , e Citta-
I
200
B
D
dini, che erano a cavallo eon il prefadto Mar-
chexe , havea uno Stendardo piccolo bianco
in fegno di letizia; e cosi in piazza tutto il
Popolo ad una voce cridava: Duca, Duca. E
fatto quefto, il Marchexe difmonto da cavtl-
lo appreffo il dicto Tribunale, fufo il quale_
era, apparato digniflimamente per lo Impera-
dore . E nota, che furno eftimate le vefti-
mente , che haveva indoffo lo Imperadorc_
con le zoje cento cinquanta milia Ducati . E
cosi il prefacto Marchexe con grandiffima_,
reverenzia monto fufo ilTribunale, &humil-
mente fi apprelento dinanti all'Imperadore_
in ginocchioni, da lo quale Imperadore el fu
recevuto benignamente , facendofelo federe_
appreflo ; e cosi dopoi quefto , fatte certe ce-
rimonie, e parlamenti per lo Imperadore , le
quali in fimile fi foleno ufare : prima confti-
tui Duca de la Citta di Modena, e di Reg-
gio, e Conte del Polefene di Rovigo, el difto
Marchexe Borfo , le quali Cittadi prima el
cognofcea da lo Imperio per ragione di Feu-
do, e per dignirade del Ducato In prima il
dicto Imperadore vefti il didlro Meffer loMar-
chexe di uno mantello di rofato lungo infino
fufo li piedi fodera di Varo bianco; dopoi ge
mife la beretta roffa . Item ge dette anche_
Ia fpada nuda in mano; e cosi fatte le dette
cerimonie , lo Imperadore creo gl* infrafcritti
Cavalieri in memoria di tanta dignitade ; li
nomi de' quali fono quefti , videlicet:
U Magnifico Zoanne Galeaz Fradcllo del
Signore Eftore Signore di Faenza.
II Magnifico Antonio da Correggio Signo-
re di Correggio.
U Magnifico Nicolo da Correggio fuo Ni-
pote di uno Anno .
U Magnifico Galeotto da Ia Mirandula Fi-
gliolo del Conte Zoanne Francefco Signore_
de Ia Mirandula putto di Anni XlV.
Vincislao de' Rangoni da Modena Gen-
tilhomo .
Thadeo de' Manfredi da Reggio Gentilho-
mo .
Carolo de* Pepoli da Bologna.
Meffer Alberico Maleta Dottore yudice d«
la Corte del prefadfo Marchexc.
Francefco dal Sacrato.
Btrtolamio Pendaja homo liberaliffimo.
Chriftino Francefco Bivilacqua.
Nicolo di Meffer Nanni di Strozzi.
Uguzione de la Batia Secretario e Confi-
gliero del diclo Illuftre Signore Borfo.
Peregnno dc'Pafini compagno del dicloSi-
gnore .
Nicolo deLabofco Figliolo di ZoannePel-
legrmo da Ferrara fu faito Dodtore .
E fatti didti Cavalieri, il prefaclo Impera-
dore con tutti li predifti delcendetteno del
Tnbunale , e precedendo il Vefcovo di Fer-
rara con la Cherefia andorno tutti in Vefco-
vado , dove il diclo Vefcovo dette la Bene-
dictione a tutti; e recevuta didta benedidtio-
ne, lo Imperadore ivi in Vefcovado dinanzi
a lo Altare grande dette il giuramento al pre-
facto Mefler Borfo Duca novello, e la bene-
dictione (ecundum conluetudinem , a che in_
fimili cofe fi e ufitado di fare, e poi ogm ho-
mo ando a cafa fua.
Veneri adi XIX. di Maggio . II prefa&a
Imperadore Federigo Terzo fi partitte da Fer-
rara per andare verfo Venezia , e dopoi a_.
cafa fua con triumpho.
Eodem Millefimo . In quel giorao, che fi
par-
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40 I
F E R R
nartiite 10 Imperadore Federigo da Ferrara ,
la Illuftriffima Signoria di Veoezia ruppc_
euerra al Duca di Milano.
Eodem Millefimo. Adi XXV. di Zenaro .
Lo llluftre Signore Mefler Meliaduxe daEfte
Fratello del prefaclo Illuftriflimo Duca Borfo
ad lore XIII. di nocle moritte in Ferrara, c
fu fepulto a la Giefia de* Frati Minori .
MCCCCLIII. Adi XXIX. diMaggio. Stan
do Io exercito de'Turchi, che era in numero
di trecento milia homini, intorno a la Citta
di Coftantinopoli per affediarla , per forz»_
tolfe la di&a Cittade, e trenta milia homini,
che li erano dentro , el crucio; e quefto fu
il granTurco; & in el giorno feguente il Ca-
ftello, che tenea liGenoveft, fu tolto per di
cti Turchi , e tenuto in fuo dominio ; e fece
tajare la tefla a lo Imperadore di Coftantino-
poli , & a molti altri Signori, e Cavalieri, e
fece una grande crudeltade di ammazzarc
perfone . „
MCCCCLIV. Adi XXIV. dt Marcio . Papa
Nicola rendette lo fpirito a Dio in el Caftel-
10 Sancto Angelo inRoma, a lo quale fucce-
dette Papa Califto Terzo, e fu creato Papa_
adi VIH. di Aprile .
Eodem Millefimo . Li Ambafciatori Mila-
nefi, Mefier Guarniero di Caftilione, Mefier
Nicolo de gli Arzimboldi , li Ambafciatori
Florentini, Petro Cofmo de'Medici , &Nero
Capponi , li Ambafciatori Ferrarefi, Meffer
Paulo de' Coftabili,Tomafo Bianchino andor-
no aVenezia, e li ftetteno per fpazio di Mefi
tre vel circa , praticanti la liga con la Illu-
ftrifiima Signoria di Venezia: finalmente fu
conclufa fra loro contra ciafcuno , chi li vo-
lelfeno offendere .
Eodem Millefimo. Adi VIII. di Aprile. In
la Citta di Laudo Terra di Lombardia, effen
do ftato guerra grandiffima fra Ia Illuftriffima
Signoriadi Venezia, e Io llluftriffimo Duca_
di Milano Francefco Sforza , e praticato gia
piu di per far la pace fra loroparti, fu fatra,
e celebrata una utile e buona pace, con que
fto che lo Illuftriffimo Duca di Milano , ll
quale per forza , & ajuto del Sereniffimo Re
Renato havea tolto a'Veneziani quafi tutto
11 tenire di Brefcia , e di Pergamo con Ca-
flelli, e Fortezze, e tutta la Glarea Abdua?
excepto laTerra di Crema, reftituilTe a d:c"ti
Veneziani tutto quello, che lui ge havea tol-
to, excepto li Caftelh , e le Fortezze , lc_
quali fono inGlarea Abdua» .
Eodem Millefimo. Adi XXIX,
Fu calonezato Sancto Vincenzio
di Sandto Domenico, e fu facta
proceflione .
Eodem Millefimo del Mcfe di Ottobre , e
di Novembre. In le parti di Lombanlia, e di
altri Lochi fu tanta copia d'acque, che affaif
fime Ville per lo grande impeto de le acque,
e de' venti, de le cime de' Monti ruinorno
nel fondo de Ii fiiimi in P6 , e difcurrendo
Tefino mirabilmente , affundonno talmente_,
che afiai Ville circumftanti abbandonate da_
h habitanti fi fommerfeno; & uno ponte for-
tiflimo appretfo il Caftello di Bifagna con-
una parte del Caftello ruino in P6 ; & ilFer-
rarefe, & epfa Citta fu in grandiffimo peri-
colo; e fe lo Illuftre Marchexe di Mantoa_
non haveffefatto aperire li argini fopra Figa-
rolo.per li quali P6 havea difcefa in leValli,
fi haveria fatto peffimamente . Et il Caftello
di Rov^go, eqiafi tutto il Polefine era affon-
Tm. XXlV.
di Zugno .
delTOrdine
bella_
una
B
D
R E S *E. ao«
dato talmente , che fe ge haveria pofluto na-
vigare. Non fera adunque da maravighare ,
fe li Popoli inobedienti , & ingrati verfo Id-
dio lo Anno feguente per la careftia, e pefte
piangeranno, che Iddio ne guardi .
Eodem Millefimo. Adi XIX. di Decembre.
Lo Illuftriffimo Duca Borfo da Efte fu pofto
con la Colonna di Marmoro fufo la piazza di
Ferrara verfo il Palazzo de la Ragione, & e
di Bronzo a federe con la bacchetta in mano.
MCCCCLVI. Fu una grande careftia per
cagione de le acque, che erano fina a le tpi-
gie per le Terre; e quefto fu una notte, che
affondo ogni cofa , chel piovette tanto, chel
non fe potca gubernare il formento; e valea
10 ftiro de leBiave groffe foldi XVIII. e Mef-
fer Polo de' Coltabih Zudefe de' dodeci Savj
mando fuora performento, e lo fece vendere
foldi XVII. lo ftaro , e poi ne fu portato da
Villani, e valle foldi XI. lo ftaro.
Eodem Millefimo . Adi VII. di Augufto .
11 Re di Ragona ruppe il Campo al Turco ,
e fu faclo grande faluo a Ferrara, e fu bru-
lado tutti li cafelli di legname, che era iru*
piizza; 8c il Papa facea, che'l fe dicea la_
Ave Maria da meggio giorno , pregando ld-
dio, che ne deffe vittoria contra il Turco.
MCCCCLVII. Adi primo di Novembre_.
Fu principiado a felegare la Via de li Angeli,
e ge furno piantatc pioppe da ogni lato.
MCCCCLVIII. Adi XXVIj. di Zugno
Alfonfo Re di Ragona rendette lo (pirito a_,
Dio in el Caftello delTOvo, e Don Ferran-
do fuo Figliolo fu fatto Re di tutto lo Rca.
me .
Eodem Millefimo . Adi VI. di Augufto .
Moritte PapaCahfto diCatalogna, e lu f.;clo
Papa Pio de' Tolcmci da Siena ; per il chc_
fu fatta grands fcfta in Ferrara, che fecefare
10 IllultriiTimo Duca Borfo , per cffere dicto
Papa fuo Parente, e fcce tenire aiferrato tre
giorni lebottcghe, e fece correre a li barbari
uno pallio di damaico verde.
Eodem Millefimo. Adi XXIX. di Ortobre.
Zoanne Pellegrino de Labohco da Ferrara_
ricco Citrsdino di hre 50000. di Bolognini ,
dopoi definare fu condennato per MtiTerPolo
de'Co(tabili Conte, e Caviliero, e Dottore_
di Leggi, Judice de' Xil. Savj del Comune_
di Ferrara, e per tutto il Popolo Ferrarefe_
in lo dieto Offitio congregafi ; po(to fufo la
piazza appreffo a Sancfto Romano a perdere_
cio, che'l havea al Mondo; e fu confifcata_
tutta la fua roba al Comune, e lui have ban-
do di Ferrara, & have termine tre giorni ad
havcre fgombrato tutte !e Terrc de lo II lu-
ftriffimo Duca Borfo , con qucito che paflato
11 tre giorni, e chel fi ritrovaffe in alcuna_
de le dicte Terre , chel fuife morto , e chi lo
ammazzaffe , non haveife havere noja alcuna.
E quelto fu , perche il dicto Zcanne Pelle-
grino havea ftraparlato, e didto male delpre-
fafto Signore aVenezia inpublico; e fel non
fulle ftato el prcdiclo Meff^r Polo, Alberico
de'Manfrcdi Gentilhomo Ferrarefe rhaveria_
morto in di<£to Offizio con una cortella ; e_
perche didlo Zoanne Pellegrino fi vide havere
fallato , con la correzza al collo fi partitte_
incontinente del diclo Offizio , & ando a di-
mandare perdonanza a la fua Signoria , Ia_
quale come humaniffima ge perdono , e ge_
dono tutti li (uoi Beni confifcati, ut fupra, il
qualeha duiFiglioli, cioe Mefler NicoloDot-
tore.del quale e diclo in la venuta prima de
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e ne fu
Jo Imceradore Federigo, e Lorenzo,
fatro uno bifcbizzo di fatti del dicto Zoanne
Pellegrino. e di Mefler Nicolo.
Eodem Millefirr.o. Uno Leone, che havea
il prefacto Signore Duca Borfo , mangio una
putta viva di quello , che gli attendeva iru
Corte quafi tutta , & era di Anm XI.
MCCCCLIX. Adi XVI. di Maggio ad ore
44. e mezzo di Mercori . Papa Pio Secondo
giunfe a Sanfto Antonio fu(o il Polefine dove
ftanno le Suore, e li ftette per quella notte ,
e li infiafcritti ge andetteno incontra , vidc-
Jicet :
Lo Illuftriflimo Duca Borfo da Efte con_
tutri Ii fuoi di Cafa, e Gentilhomini , e Cit-
tadini a cavallo. .
Mefler Cecco de gli Ordelaphi Signore cli
Forli, il quale era a Ferrara con la fua Fa-
miglia. „ j i
Meffer Zoanne Galeazzo Signore de la Mi
randula , il quale era in Ferrara con tutta la
fua Fatniglia .
n Signon di Correggio,
Mefler Antonio, e I e de Berfello, li quali
Mefler Manfredo f erano in Ferrara con
J tutta la fua Famiglia.
Mefler Sigifmondo Signore di Arimine , il
quale era in Ferrara con tutta la fua Fami-
glia .
Mefler Malatefta Signore di Cefena Fra-
tello di quel di Arimine con tutta la fua Fa-
rniglia.
Mcfler Marco de'Pii Signore di Carpi con
fua Famiglia .
Meflir Nicolo da Efte, Figliolo che fu del
Marchexe Leonello Signore di Ferrara inanti
il prefacto, con fua Fumiglia.
Mcfler Alberto Fratello naturale del pre-
fadto Duca Borfo con fua Famiglia .
Mefler Gurone Abate di Fratelli natu-
Nonantola. e ! rali dcl prefa-
MefTer Rainaldo Abate f cto DucaBor-
di PomL/ofa J fo .
Mefler Francefco , Figliolo che fu del Mar-
chcxe Leonello Figliolo naturale , con fua_-
Famiglia .
Figlioli che furno na
turali di Mefler Me-
Meffer Nicolo
Mtll r Scipione , e
Mefier Pohdoio
haduxe, Fratello che
fu de lo Illuftriflimo
Duca Borfo predicto
con fua comitiva , ll
quale Mefler Mdia-
duxe fu Abate .
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MtfHr Zoanre Galeazzo da Faenza Fratel-
lo dtl Signore Eitore Signore di Faenza ccn
fua coaiitiva: li quali tutti erano in Ferrara,
e afpetravano ditlo Papa ; il quale Papa Pio
fu extimato , che havtfle con feco 1500. ca-
valli. E tutta la Chierefia, tutti li Scolari, ej
Dottori gli andorno incontra , & accompa- | E
gnollo al didto Sancto Antonio.
Et adi XVII. di Miggio inanti di . II pre-
ficto Duca Borfo con li predidti andorno in
contra al Conte Galeazzo Figliolo del Conte
Francefco Duca di Milano infino a lo Ofelli-
po paflb dtl prtfacto Duca Borfo, ll quale_
Conre Gale zzo fu accomp ignato con 310.
cavalli , e alloggiato al Palazzo di Belfiore ,
•il qu.ile v-mva d.i Bolo^na .
Ec adi dicto ad ore XXII II prefacto Papa
fece U iinrada in Ferrara, eflendogli inanti ,
e di dneto tutti li predidti Signori, Sc altri,
& cra coptrto da la Porta cii oawto Piecro
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per infino a le Banche de li Calgari le ftrade
di panni di lana con ghirlande attaccate , e
femenato d'erbe , e piantati Maj per tutto; a
lo quale Papa precedeva XII. cavalli biancht
coperti di carmefino, cioe di velludo con ar-
me Papale , e dui Stendardi , & uno pavajo-
ne, 8c uno cavallo bianco, dove era fafo il
Corpo di MelTer Jefu Chriflo, con oclo du-
perj imprefi; & era il Papa veftito di bianco
con la mitria in capo. E quando il Papa fu
fufo la Porta di Sancto Pietro , il prefadto
Duca Borfo fi inginocchio, e bafolli li piedi,
e poi li apprefento Ie chiavi di Ferrara con_
grande reverenzia, il qnale Papa le accepto,
e poi le reftitui al prefacto Duca Borfo; & il
prefacto Papa era fufo una fcaranna aureata_,
tutta fotto il baldachino di damalco bianco ,
fotto il quale era portato ; e quando il pre-
dieto Papa fu arrivato inanti a le potte del
Vefcovado fufo uno ponte di legno grande_
alto faclo da la porta di meggio dtl Vefco-
vado jnfino a la loggia de la Corte ;iel pre-
fadto Duca, fu ftrazato dal Popolo dictobal-
dachino tutto per allegrezza; e poi intro in_
Velcovado, e tolfe la perdonanza a lo Altare
grande; e fatto quefto, il Cardinale Colonna
per la venuta di epfo Papa annunzio al Po-
polo X.' Anni, e X. Quarantene di perdonan-
za, epoi andd in el Palazzodel prefactoDuca
ad alloggiare, con il quale Papa erano gl'in-
frafcripti Cardinali, videlicet :
Cardinale Urfino alloggio in Cafa diMeffer
Pellegrino di Paftno Cavaliero da Sancto Do-
minico .
Cardinale Duenfis alloggib in Cafa di Mef-
fer Franccfco Forzate Cavaliero da Sancto
Dominico .
Cardinale di Sancto Marco alloggio in Cafa
di Mefler Bartolamio Pendaja Cavaliero da_.
Sancto Francefco.
(.'ardinale di Bologna alloggio in le Cafe_
del Vefcovo di Ferrara m piazza .
Canltnale Rothomagenfis alloggio in Cifa
di M-fler Andrea Gualengo Cavaliero daSan-
cto Francefco.
( aidinale Vice Cancellero alloggio in Cafa
di Folco da Villa fuora in Borgo novo per
meggio le Cafe de'S.tcrati; dopoi la fu di Zo-
anne Francefco Scrozza Fiorentino , e dopoi
de'Trotti.
Cardinale Quatuor Coronatorum alloggio
nel Paradifo Palazzo del Signore di Carpi da
Sancta Agnefe, che fu poi di MeflVr R.iinal-
do da Efte Fratello naturale del DucaBorfo.
Cardmale Colonna alloggio in CafadiMef-
fer Zoanni de' Romei Cavaliero da Sancto
Francefco .
Cardinale Zamolenfis di Spagna allogglo in
Cafa di Lippo di Bucchamajon tn Sancto Polo,
la quale fu poi del Conte Anconio dt Mefler
Francefco d.il Sacrato Collaterale.
Cardinale Vignonc alloggio in Cafa di Mef-
fer baldifer.i dc Trivilo dal Pra Cavaliero ,
che fu poi del Conte Lorenzo di Mtfler Nan-
ni Scrozzt.
Cardinale Greco alloggio in C'.fa di Zoan-
ne Pellegrino de Labolico pre iicto del Pra ,
& in Cala di Orpheodel Vefcovo Nocaro dal
Pra, la quale Cafa dt Orpheo fu poi di Ba-
pcifta Muzzarello .
E adi XVIIII. del didto mefe. EI pref.icto
Papa fu in Velcovado a F>.-rrara a Velpio, e
fu caonto per li fuoi C:tntori, & erave tutti
li predicti Signori, ck afraiflime Ambafci:.rie_
dt
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A\ Sieoori , e Signorie ; e ditfto Vefpro ,
JeJonimo £ CafteUo. Phifico valen-
tSno del prefafto Signore vefttto de Creme-
fino, fece una digniffima Orazione at Papa m
Velcovado per la venuta fua a laudedel pre-
fidio Signore, e fu raolto commendarp.
E la Dominica mattina , cbe iu aat XX.
del ditfto , il prediclo Papa fecefe portare a
i Ecdefia di Madonna SamSa Mana de h
Aneeli. e 1» have Mefia/e poi difenonno con
f 355. El Mercori, che fu adi XXIU. det
difto, el Papa non fu a Vefpro in Vefcova-
do di Ferrara, it qualefu eantatoper li Can-
tori fuoi, e per li Cardinali folennemente_ ,
& era la Vigilia del Corpo di Chrifto.
E Zobia adi XXUH. di Maggio ad bore-
XIIH. » che fu il giorno del Corpo di Chri-
fto il'prefa&o Papa montato fulo uno Tri-
bunale fatto fufo la Piazza di. Ferrara fuora
di una fineftra de k Sala , che e fopra la-
toeeia de la intrata de la Corte del Signore ,
cioe de la Sala , che e appreflo li pezoli di
marmoro, una con li fuoi Cardinali prelenti,
e prefenti tutti H predicti Signori, e gente,
eflendo ritornato di Proceffione , dove il s'a-
vea fafto portare , & udita anche prima la_
Meffa in Vefcovado, dette la Benedi&ione di
colpa e di pena a tutte quelle perfone, chc_
erano ben eonfeffe , e contrite ; e fufo la^
Piazza di Ferrara fo extimato altora eflere a
quella Benedictione cento milia perfone ; e_
tanta multitudine ge era, che lel fuffe caduto
uno grano di panigo , non (eria poduto cade-
re in terra , tanto era fpefla la gente. Et il
predifto llluftriflimo Duea Borfo eontinua
aiente fece le fpefe del fuo al Papa , Cardi
nali, Signori, Ambafciarori, e Vefcovi , per
tutto il tempo che ftetteno a Fferrara .
E Adi XXV. di Maggio, e fu di Vegneri,
il prefacio Papa, nOn ge parendo di ftare pib
in Ferrara, fi partitte, & andb verfo Mantua,
per fare unadieta 1»; e cosi dal predi&o Dti-
ca Botfo & altri fu accompagnato in Bucin-
toro infino ad Hoftia del Mantoano .
Eodtm Millefimo. Adi primo di Zugno.
Venne una tempefta fenza acqua groffiflTma_
,per il Ferrarefe , e tempefto XXXII Vilk_
di fatto, & ammazzb beftie, e falvadefine, &
Homini aflai oer le campagne ; & in quello
giorno s'incan il formento , il quale ando da
foldi X. a fcldi XI I. lo ftaro.
Eodem Millefimo. Adi III. d.i Zugno. Si (
appicco da se una donna in Sancto Pietro, la
quale andava ogni giorno a la Mefla , & era
tenuta molto devota , e fpirituate .
Eodem Millefimo. Adi VII. di Zugno. S.
fece una folenne Proceffione per Ferrara per
lo tanto ptovere , e per li f reddi grandiffimi ,
che erano allora; perche era venuto a tanto,
che ogni homo portava le volpe ; 8c era di
Zugno, tanto era freddo.
Eodem Millefimo. Adi XI. di Zugno. Ef-
fendo in la Villa di Boatino del Diftretto di
Ferrara in la Campagna uno povero homo a
lavorare, venne una filta , che'l bruso tutto,
& uno altro homo con fua mogliere , che_
erano con quelto brufato in compagnta , non
havenno altro male, fe noo che cadetceno in
terra coroe morti di paura.
E Adi ditfto, Nicolo da Efte., Figliolo che
fu di Meffer Meliaduxe da Efte, che era Ab
bate, ando a ftare per Ragazzo del Magnifi-
co Conte Jacomo Hezenino potentiflimo , il
«juale era in lo Reame di Napoli> e guerre-
Tam. XXIK
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zava con il Re Alphonfo di Napeli.^ , c a,
Eodem Millefimo. Adi II. di Augufto. Ef-
fendo Capitaneo in uno Caiello fufo il Ponte
di Sandto Georgio, che pafla P6, uno povc-
ro homo, e li liando ad habirare con la fua.
Famiglia , Ia notte cafco in P6 la dicla Ca-
fetta, e tutti fi annegoroo, excepto lui , per-
che fapea nodare. ■•
MCCCCLX. Adi XVII.diZenaro. HPapa
venne da Mantoa, & andoge incontra il Du-
ca Borfo con Navt adorne , e fu una bella_
cofa , & arrivo in Caftello Novo con grande
honore , e Taltro giorno fi partitte , & and6
a Bologna, per andare a Roma.
Eodem Millefimo. Adi XXVIH. di Mag-
gio a hore XXII. in Ferrara. Lo llluftriffimo
Signore Duca Borfo , una con il Conte Lo-
renzo fuo principaf bomo , e compagno , e_
MefferAntonio da CorreggioSignore di Cor-
reggio merette in Caftetvecchio lo Speclabile
Cavaliero Meffer Uguzione da Ia Ahbadia_,
Cancellero, Secretario det prefadto Duca , a
10 quale fu oppofto , che per non havere re-
velato al prefafto Duca, che Piedro Pollo Fi-
glioto di Seraphino de'Bondenari da Ferrara
luo Compadre fei volte ge havea di£to , che
volea ammazzare il prefacto Duca , la quale
revelazione non bavea fa<Sto Meffer Uguzione
al Signore , perche exiftimava Piedro Pollo
poco favio; imperzo Piedro Pollo predidlo lo
accuso lui al prefaclo Signore, che ge bavea
preftato orecchie . Et adi XII. di Zugno di
notte , che fu ta Vigilia di Sanclio Antonio
da Padua al difto Mefler Uguzione ge fu ta-
jata ta tefta in k> dicto Caftelio , e ti Efecu-
turi furno Mefler Benedetto da Lucca Do<fto-
re Judice di Juftizia del .prefaclo Duca , &
Antonio Sandello da Ferrara Collaterale del
prefaclo Duca ; e la roba del diclo Meffer
Uguzione tunc morto chel fu , fu dooata via
tutta ; cioe Criftoforo Roffctto CamerlengQ
del prefafto Signore ae have per circa lirc-,
9000. in l-orto ; e Tomafo da Milano etiam-,
Camerlengo per altrettanto; Alberto dalfAfc
faflino bave una Pofftflione di lire 4000. Ga-
taflo deli Ariofti una Pdfleffione da lire 4000.
Bonvfcino da le Carte Salinaro di Regio per
11 prefacto Signore uaa Pofleffione a laTrava
di lire jooo. La Cafa fua dentrb have Nicola
Galuzzo con tutte le cofe , e beni di Mef-
fer Uguzione , che fu eftimato lire 8000. II
ConteLorenzo bave la Teggia, cbe vale lire
4000. Jacomo Magnanino da Ferrara havc_
beftiame da mazza per lire iooo.,& altri ha-
venno altre cofe , per modo che cosi ando la
roba di Meffer Uguzione, che valea da lire_
8000©!, e li Figliotj fumo canfioati fuora di
Ferrara, cioe Mario a Lcndcnara Caftello, e
Francefco in Modena, che altriFiglbli el non
havea; e la moglie che havea MefferUguzio-
ne , fi cbiamava Madonna Paula Figliola che
fu di Andrea Perondello da Ferrata. Et adi
XIIII di Zugno dopoi la morte del dic\o Mef-
fer Uguzioj»* il prefadbo Signore Duca don6-
al preditfto xMario tutte le Pofleffioni, e robe
che havea Melter Uguzione a la Badia ; coo
queftoche lui pagaffe tutti li debiti del Padre;
e fu exftimato effere debuore a piu perfc«e_
lire t^oo. vel circa di Bolognini.
Eodem Millefimo. AdiVIIH. di Decembre.
MeffcrCriftino Francefco Bevilaqua Cavalie-
ro, e Gentilhomo Ferrarefe have bando per-
petuo una con tutti fuoi Figlioli, e quanti ne
defcenderanno mai da loro, da le Terre del
Q % pre-
»07
D
prtfaao Duca Borfo ; e quefto a complacen-
7ia de la Signoria di Venez.a , e cosi fi par-
tirno tutti da Ferrara ; dopoi ritornorono per
gf MCCCCLXI. Adi primo di Aprile II pre-
fafto Duca Borfo exiftente a Fofla d Albaro
turbato colS-gnore Alberto fuoFradello gran-
demente , ge affigno termine quattro hore a
doverfi partire di (ufo tutte le fue Terre, e
cos\ in difto giorno ando Mefler Alberto a
Mantoi con poca comitiva dal Signore Ludo-
V,< Eodem Millrfimo. Adi XVI. di Aprile_.
Piombino . cosi chiamato , efiendo ftato de-
ftenuto in Caftelvecchio alcuni di per tracta-
to , che'l menava contra la perlona del pre-
fa&o Duca , fu (quartato , e pofto li quarti
fopra Pb verfo Sanfto Marco, e 1'altra parte
a SandVo Georgio fopra P6; e la fua tefta fu
infproccata in uno cavecchio , e pofta a la_
dicli puncTra.
Eodem Millefimo. Adi XV. dt Zugno.
Mefler Francefco dal Sacrato Cavaliero Fer
rarefe ricco di ooooo. Ducati palso di quefla
vita, e fu fepulto honoratamente a Sancto Do-
menico in una Arca ne la fua Capella , la_
quale e quella de li tre Magt ; 8c manti il
Corpo ge andorno XIIU. Famegh veftm, e_
coperti di bruna; e ge rimafe Figlioli cinque
mafchj Antonio, Jacomo , Uberto , Pietro, e
Bartolamio.
Eodem Millefimo. Adi pnmo di Agolto.
Mefler Alberto da Efte hebbe la grazia dal
prefafto Cuca Borfo di potere ritornare a fuo
piacere in le Ttrre de la fua Ducale Signo
ria; & in dic~to giorno venne in Ferrarefe_ :
& adi diclo tutti li Bivilacqui hebbeno la_
grazia di potere ritornare a ftare a la Pa-
tria .
Eodem Millefiroo . Adi XVI. di Augufto.
Ludovico Cafella Referendario del prefa&o
Duca Borfo dette definare in Cafa fua al Con-
te Galeazzo F<gliolo del Conte Francefco
Duca di Milano , 8c a Meffer Ludovico da_
Gonzaga Marchexe di Mantoa, 8c al Figlio-
lo fuo , 8c al prefacto Duca Borfo , e fu de-
gno pafto .
Eodem Millefiino. Mcffer Bartolamio Ro-
verella Arcivefcovodi Ravenna fu creato Car-
dinale per Papa Pio da Siena .
MCCCCLXII. Adi primo di Marcio. Mef-
fer Bartolamio Pendaja Cavaliero ricco pafsd
di quefta vita in 1'altra, e fu honorevolmence
fepuho a Sanclo Francefco .
Eodem Milltfimo. Adi primo di Maggio .
Lo prefadto llluftriflimo Duca Borlo ftcc_
torneare fufo la Piazza di Ferrara brazza..
XX. di Brocato di argcnto carmefino , e fu
sbarratatutta la Piazza, e ge furno XXXVIll.
Torneadori , e furno fatte due parti una rof-
fa , 8c una verde ; 8c uno grande Gigante di
legno cra da uno canto.
Eodem Millefimo. Di Maggio. Fu portato
a Roma la ttfla de lo Apoltolo Sandto An-
drea per lo tempo di Papa Pio.
Eodem Millefimo, e mefe . II Conte Fran-
cefco Duca di Milano fece tajare la tefta a
Mefler Tiberto Brandolino fuo Conduttiero
fulo la Piazza di Milano.
Eodem Millcfimo, e mefe. Moritte Mefler
Pafquale Maripetro Dule di Venezia.
Eodem Millefimo . Adi XXVllII. di Lujo.
Giunle in Ferrara Meller Lidovico da Gon-
aaga Marchexe di Mancua , il quale venne a
A
B
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ftare uno mefe a fafani , e pernigoni con il
prefacSlo Signore Duca Borfo , e venne con_
ceflto cavalli .
Eodem Millcfimo . Fu una grandiffima ca-
reftia di vino in Ferrara.
Eodem Millefimo . Adi XXVIIII. Mefler
Lorenzo di Roverelli Fratello del prefafto
Mefler Bartolamio Roverella , Fiolo che fu
di Zoanne da Roigo , intro in Ferrara , c_
tolfe la renuta del Vtfcovado tti Ferrara_,
del quale pochi giorni inanti era ftato fatto
Vefcovo per Papa Pio , perche Vb fuo Cubi-
culario ; e quando lo arrivo fufo la Piazza_
per meggio la porta grande, gli fu ftrazato il
Baldachino , fotto il quale lui era , 8i era di
Cendale roflb , da piu perfone d'allegrezza_ ,
e tolro gli fu il Cavallo .
MCCCCLXIII Lo llluftriffimo Duca Bor-
fo mando Mcffer Hercole, e Mtfler Sigiftnon-
do uno a Modena , e 1'altro a Reggio; e del
mefe di M iggio la Signoria di Venezia fece fare
uno bello Torneamento a Venezia; e ge an-
dette lo Illuftre Duca Borfo Signore di Fer-
r.ira ; 8c have il prezzo il Magnifico Conte_
Bertoldo da Efte Capicaneo di ventura.
Eodem Millefimo. Fu una grandiffima Mo-
ria a Ferrara di forte , che moritte circa_
perfone 14000
MCCCCLXIIII. Adi XIII di Maggio. Lo
Illuftrifliir.o Duca Borfo fece fare una bella_
Gioftra fufo la Piazza di Ferrara , e duro
giorni tre; e quefto fece, perthe la brig.na_,
tornaffe a Ferrara, Terreri, Foraftieri, chi_
erano fuggiti per la didVa Pelfe de lo Anno
paffato; e fece uno Caftello fina a lo Pahzzo
de la Ragione , e veniva Ii Cavalieri aniadi
con la lancia fufo la coffa ad uno ad uno, e
come arrivavano a la Sbarra, adima')divano,
che li fuffe aperto ; & uno Capitaneo ge re-
fpondeva, che'l non intrafle , che l coiuene-
ria combattere a corpo a corpo con uno va-
lente Lavaliero ; e lui ge arrifpondea , che'l
volea paffire, e combatcere , e vedere s'elli
era cosi valente homo. Subito ge era apeno,
e intrava in Sbarra , & andava , dove era. uno
targone roeggio d'oro attaccado a didta Sbar-
ra, e ge dava dentro di una mazza , e lubuo
uno Putto, che non fe vedea, che era in ci-
ma di uno rralto da nave piantado a meggio
il campo adornado di frafche, fonava un Cor-
nero , e facea avifo a quelli del Caftello, che
1'era uno Cavaliero in caropo, che domanda-
va bataja ; & alhora abbaflava uno Ponte le-
vadoro , 6c utciva fora uno Cavaliero arma-
do con la lancia (ufo U cofla , & andava a
trovare coftui , e ge difeva; che va tu facen-
do? e lui arnlpondeva : Vado cercando mia
ventura; e lui ge dicea: torna in drieto, fe_
non che ti conquiftero , e Cacciero in quel
fondo di Torre ; e Iui rifpondei: piglia del
campo , che io non ti temo niente. E (ubito
pigliavano dcl campo , 8c ar.davano a trovar-
(e ; e fe lo era gittato zofo da cavallo il Ca-
ftellano , overo che'l rompefle pm prefto fei
Iancie, ge tra dato uno Anello di prezzo di
Ducati X. E fe quello del Caftello vincea_,
il ir.enava in prig.one lui , & il cavallo ; 8c
havea fimilmente uno Anello di diclo prezzo.
Efubito venia uno altro ; e quefto duro gior-
ni tre; cc era per lo Caftello fei valenti ho-
mini , che rilpondea a uno a uno , fecondo
che ge toccava la fua volta; e fu una bella_
fantafia da trovare, 8c una magna cofa . Gc_
furno piu di 80. kainini , che gtoihonno in_
quelli
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ferrarese:
iuelii tte giewi ; e quilli AoelH.de I prezzo
erano in una veletta con uao drappefello di
Renfo ligato.
Eodero Millefimo. Adi XIII. di Augufto.
Si partinno due Galee armate da P6 da la_
Gabella grofla da Ferrara, pcr andare in An-
cona a ritrovare Papa Pio , il quale fe dovea
ritrovare li con li fuoi Cardinali una cum il
Du«e di Venezia per andare con molta gente
contra il Turco a combattere con loro, fufo
una de le quale Galee gli andava MeflerRai-
aaldo Fratello del prefaclo Ouca Borfo , e_
Meffer Paodolfo Contarino da Venezia , &
Aliprando de li Ardizoni da Lucca Gentilho
mo Ferrarefe ; e fufo Taltra ge era Mefler
Alberto Fratello ancora del prefacto llluftre
Duca , Mefler Leonardo Boldu da Venezia ,
c Meller Piedro Marocello Cavaliero , e Gen-
tilhomo Ferrarefe ; e cusi andorno tutti con
le loro Comitive in Ancona, & ivi attrovor-
no Papa Pio morto, e piu non fe gli andava.
E la Doroenica adi XXVL del diclo ritor-
norno da Ancona a Ferrara .
Eodem Millefimo . Adi II. di Settembre_ .
U Cardinale di Sancto Marco fu creato Papa,
e chiamato Papa Paulo Secondo .
Eodem Millefimo. Adi II. di Novembrc .
Arrivonno in Ferrara gli Ambafiadori de la_
Signoria di Venezia con 100. Cavalli, peran
dare a Roma a vifitare il prefaeto Papa_
Paulo.
Mf CCCLXV. Adi VIIL di Maggio. Ven-
■e il gran Capitaneo Jacomo Pezenino Fiolo
che fu di Nicolo Pezenino a Ferrara, & an-
dava a Napoli a nozze , e ge fu dicto , che_
fel ge andava , cbel non ne tornaria mai piu;
e lo Illultriffimo Duca Borfo ge fece grande
honore .
Eodem Millefimo. Del dicto Mefe. Pafs6
per Modena , e per Reggio una Fiola del
Duca Francefco, Duca di Milane, per anda
re a Napoli a marito , e ge f u fatto graode.
honore dal Duca Borfo.
Eodem Millefimo. Adi XXV. di Zugno .
EfTendo andato il Conte Jacomo Pezeninocon
uno Salvocondutto a vifitare il Re Ferdinan-
do fucceflbre del Re Alfonfo fuo Padre , it
prefadro Re di coramiffione del Conte Frao
cefco Sforza Duca di Milano Socero del di
cto Conte Jacomo , perche era Marito de ta
Illuftriffiroa Madonna Drufiana fua Figliola_
Naturale , fu deftenuto per it di&o Re , e_,
cosi Francefco Pezeoino fuo Figliolo , e met-
tuto a faccomano , e fvalifate le fue genti
d|arme, le quali genti d'arme erano tutti li
Signori valenti d'Italia, perche il dkSto Conte
Jacomo era nominato principale Capitaneodi
tutti li Criftiani , & era quello , cbe facea_
tremare ncl fuo movere tutta la Italia, &era
coftui il piu carifltmo amico che havcffe lo
Hluftre Duca Borfo, e non haveria fatto cofa
alcuna , che prima non fe bavefle configliato
con il diclo Duca Borfo; e per quefto la fua
prefa rincrefcette a tutti li fudditi det prefa-
£to Duca Borfo, benche a tutte Ie perfone_
«i Iulia ne rincrefcette aflat , perche coftui
era amato univerfalmente da ogni homo, c_
cosi da contadini, come Signori, e Gentilbo
oini; e fcl prefaclo Duca Borfo' con tutti gli
altri de la Cafa da Efte ne have doglia_ ,
laflo penfare . Concludendo adunque , el fu
pofto m uno Caftello chiamato el Caftello
deirOvo, che e del prefaflo Re, eli, fe
• «ono, fla; e con iui fu preto il Marcl
non
Marchexe
B
di Cotron del Reame poteotiffimo, 8e anche
!"l to ' & «5 & 'l d«ao Re tolfe in fetut-
te te Terre de' difti deftehuti &c. E di dicta
prefa fi difle per tutto eflere ftato cagione il
Conte Francefco Sforza Duca di Milano , per-
che tl dicto Conte Jacomo uno teropo era-.
ftato con lui in contumacia.
Eodem Millefimo. Adi XXV. di Decem-
bre. Venne gli Ambafladori del Soldano a_,
prefeotare al Duca Borlo dui Zibiti, e balla-
mo .
MCCCCLXVI. Adi VIII. di Maggio. H
Conte Francefco Sforza Duca di Milano mo-
ntte, e fu fatto Signore Mefler Galeazzo fuo
Figliolo .
Eodem Millefimo. Adi V. di Settembrc- .
Fu tolto dentro da Ferrara il Polefene di San-
cto Antonio , e furoo fatti Cittadini tutti
quetli del di<5to Polefene per rifpeclo de le-,
roura nuove.
MCCCCLXVII. Adi XXV. di Aprile_ ,
che fu il giorno di Sancto Marco . Si publico
per Fcrrara, come lo llluftre Mefler Hercole
Fratello Iegitimo e naturale del prefacto Duca
Borfo, era conzio con la Signoria di Venezia
per Capitaneo con ijoo. cavalli, & al tempo
di pace dovea havere de la Camera diVene-
zia ogni anno Ducati quindefemilia d*oro, e
non di Taffe; e che a tempo di pace et po*
teffe tenire quelle genti d'arme che 'l vole-
va .
Eodem Millefimo . Adi XII. di Maggio
Bartotamto da Bergamo Capitaneo de le gen-
ti d*arme de ta Signoria di Vcnezia pafso pec
Ferrarefe in Bolognefe , & and6 a ia MulU
oella a pofta de li Fuoraufciti da Fiorenza_,
cioe Meffer Agnolo Azajoti, Meffer Diotefal-
vi Sedarini, e molti altri con le fpalle de la
Signoria di Venezia; e fu didlo » che voleaoo
andare verfo Fiorenza.
Eodem Millefimo» Di Maggio . Pafs6 per
fufo it Modenefe it Duca Galeazzo de' Vi-
fconti Duca di Milano ^ e Fiolo che fu del
Conte Franccfco Sforza coa la gente darme
per andare in Romagna a le frontere di Bar«
tolamio da Bergamo in ajuto de' Bolognefi ,
perche Bartolamio da Bergamo fi era accam-
pado fufo il tenire di Bologna a la Mulinella
per farghe guerra.
Eodem Millofimo . Adi XVIL di Zugno .
Mefler Hercole di Efte Fradello de lo lllu-
ftriffimo Duca Borfo pafso per Ferrara corc
una bella compagnia di genti d'arme , & and6
tn Romagna a pofta dc la Signoria di Vcne-
zia fotto Bartoiamio da Bergamo Capixaneo
Generale .
Eodem Millefimo. Adi XIL di Lujo. Bar-
totamio da Bergamo Capitaneo Generale de
U Signoria dt Venezia , come Capitaneo di
ventura , accompagnato dat prefa&o IHuftre—
Duca Borfo in Bucintoro , palso per P6 , ISc
ando a definare a Regenta Caftello del prefa-
€io Duca Borfo» e dovea loggiare diclo Bar-
tolamio in Ferrara con it prefa<5to iignore^
Duca , la cut Ducale Signoria li fece le fpefe
del fuo; la moffa del quale Bartolamio facea
tremare tutta Italia , perche non f» fapea in.
tendere il certo, dove lo andafle adarrivare,
& in la fua Coropagnia erano gl*infrz r cripti:
Mefler Alexandro Sforza Signore di Pefaro
Capitaneo de la Signoria, de Venezia, laqua*
le Signoria ghe 1'havea preftato con fuacom-
pagnia , it quale Mefler Alexandro era Fra-
dello del Conte Francefco Duca di Milano.
Sfor-
«II V
Sforzino Fratello del Conte Galeazzo natu-
rale con 400. cavalli . ]
Marco de' Pii Signore di Carpi con 400.
cavalli. ,. _
Leonello de' Pii Signore etiam di Carpi con
400. cavalli .
Mtffer Nicolo de' Contrarj Gentilhomo
Ferrarefe, 8c Caftellano digniffimo con fua_
comitiva.
U Signore Heftore da Faenza con tutta la
fua gente .
Mefler Hercole da Efte con 1000. cavalli .
Meffer Galeotto Francefco del ConteZoan-
ne Francefco de la Mirandula.
II Signore di Fotli con lua comitiva.
Silveftro gia Capitaneo valente del Conte
Jacomo deflenuto, il quale poi moritte a Ra-
venna di uno faffb , che li cadette in fufo la
teffa.
II Conte Alexandro da Sandto Vidale , e_
moritte a Regenta andando in Campo.
Le Iancie fpezade, che fu deirilluftre Ber-
toldo da Efte, tutti con loro comitive.
ZoanneFrancefco-,
Strozza. . ' Fiorentini Forenfuti ric-
Meffer Diotefalv. L chlffimi con grande _
Caval.ero. gen ce con loro.
Agnolo Azajolo | 0
Cavaliero. J
E finalmente andorno a campo a Imola_ ,
contra li quali venneno m difefa il Conte_
Galeazzo Duca di Milano in perfona , Bolo-
gnefi, Fiorentini, Re Ferrante Re di Napoli,
Conte di Urbino, il Signore Tadio da Imola
con tutti li loro reforzi , e cosl difefenolmo-
la; unde il didto Capitaneo vedendo quefto
con tutti li fuoi ando a campo a Caftro Caro
Caftello dc' Fiorentini, e qui azufftti infieme
con li nemici fece affii reforzo ; pure non_
l'have. Dopoi fi reduffe in Bolognefe , cioe a
la Pegola , dopoi a Saleta verfo Ponte Pole-
drano, e li fi azuffo con li nemici : perche
Sabbato adi XXIII. di Lujo a hore XVI. li
nemici tolfeno in meggio didlj Capitaneo con
la ft:a gente , e conclufive durb la battaja_
tutto qnel giorno fino a una hor.i di notte_ ,
in la quale di uno (chiopetto fu ferito in la_
cavecchia del piede diritto Mefler Hercole
predidto , e butolli via la nulella, per la qua-
le botta el ftette per morire in Ferrara_ ;
dove la Dominica che fu XXIV. di Lujo il
giorno di Sandto Jacomo el fu portato a Fer
rara in la Camera da li Boccali da la fontana
in Corte del Duca Borfo fuoFrattllo, ilqua-
le fubito venne da la Villa di Bel Riguardo
a vifitare il didto Meffer Hercole . E furno
morti fra de l'una parte e 1'altra da joo. per-
fone in battaja , e feritone circa mile a mor-
te, e sbudellati piu di mille cavalli; e fel non
fuffe ftato il didto Mefler Hercole da Efte , li
nemici haveano vittoria contra il didto Capi-
taneo; il quale Mefler Hercole come valen-
tiffimo, e iavio, quantunche in tutto quel di
ne lui , ne alcuni di quelli del d'dto Capita
neo non havcffeno mangiato , ne bevuto, ne
i loro Cavalli, pure difefe , e mantenne el
campo valentemcnte , & have manco danno
de li nemici; e fu vifto cosi ferito feguire la
battaja nobiliffitr.amente ; e ghe furno morti
fotto tre Corfieri molto gagliardi ; e per effe-
re notte didto Mtffer Hercole mando a im-
piare doppieri , e lumiere in grande quantita-
de. E Battolamio da Bergaino non volfe , e
lece refiare il fatto darme . E fe didto Meffer
B
D
R I O tii
Hercole non fuffe ftato ferito, fi tenne,che_
10 haveria rotto il campo de li nemici . E
Donno Alonfo Capiraneo Generale del predi-
cto Re li era con bene 6000 cavalli contra_
11 didto Bartolamio ; ma il Duca di Milano
non li era gia lui in perfona , perche era ri-
tornato a Milano, e le fue genti crano rima-
fte in Bolognefe . E Mefler Luca Vendrami-
no uno de' quattro primi di Venezia amico
del Signore Duca venne a Ferrara, pervede-
re andare in campo Meffer Hercole , e ftette
in Corte a fpefe del Signore con 30. bocche
da 4. di Lujo per tutto lo ultimo di Lujo, 8t
anche piii, che '1 Signore Aleffandro da Pe-
faro fu il primo fvalizado in lo didto fatto
d*arme , si che da Spingarde , Schiopetti, Ba-
leftre, & Archi ne furno feriti affaiffimi da_
ogni parte, e ne fu condutti in Ferrara circa
centocinquanta del campo di Bartolamio feri-
ti, e guafti; e morirono de li dieci li nove .
Similmente ne fu portato a Bologna due tan-
ri infermi, e guafti , e pure de li principali
homini d'arme da nome . Ma epfo Mefler Her-
cole volfe, che mentre chel ltette li amma-
lato, la camera fua di e notte fteffe aperta, e
che ogni homo lo poteffe vedere. La quale_
fua infirmitade appreffo dui anniduro, epure
rimafe dojofo da quello piede ; e Medici va-
lentiffimi mai ghe manconno , e mai Meffer
Sigilmondo fuo Ftatello non fi parti de la_
cair.era di epfo Meffer Hcrcole. Et adi XIX.
del didto mele venne dal Campo il Signore_
Mefler Aleffandro predidto a Ferrara, e vifi-
to Meffer Hercole, e poi andette a Venezia,
& in didto giorno aggiunfe dal Caftello di
Kovigo Mcfler Nicolo da Efte Fiolo che fu
del Marchexe Leonello a Ferrara a vifitare_
fuo Barba Mefler Hcrcole , il quale Meffer
Nicolo era andaro a piacere per alcuni gior-
ni fufo il Polefene di Rovigo.
Eodem Millefimo. Sabbato adi primo di
Augufto . Meffer Polo de' Coftabili Gentil-
homo di Ferrara, Conre , Cavahero, Dotto-
re, e principale Gentilhomo nominato di Fer-
rara , Con figliero di Mcffer Nicolo Figliolo
che fu del Marchexe Leonello, e Meffer An-
tonio dt' Guidoni da Modena , Fattore del
prefadto Duca Borfo , Conte, Cavaliero , c_
Dottore, furno mandati a la Signoria di Ve-
nezia per il prcfadto Duca per Ambafiatori ,
perche fi dicea, che'l Duca di Milano cerca-
va la Pace con eplit Signoria di Venezia , 8c
andonno con bella fuiniglia.
Eode.-n MillefimO. Adi XII. di Augufto .
II prefafto Djca Borfo fece ordinare ogni
cofi i;i Ferrara , 5c apparecchiare , perche il
Duc.i di Milino ghe luvea fcritto, che'l vo-
lea venire a Ferrara, perche in quel giorno
fi era facto triegua in li campi per otto gior-
ni ; e quando fi credette , che '1 veniffe , el
mando il Conte Gafparo da Vilmercato com-
pagno luo con molti cavalli inanti, e poinon
venne .
Eodem MiUefimo. Adi XVI. di Agofto di
Dominica. Vcnneno lettere dcl prefadto Duca
di Mil.ino al Duca Borfo , come il prefadto
Duca di Milano venia in didta mattina a de-
finare a Ferrara , e cosi apparecchiato il fuo
alloggiamento a Belfiore, ghe andette incon-
tro fina al Bondcno il predidto Duca Borfo ;
e quando fu al Bondeno , fu didto , che lo
andava da Modena, e Reggio via a Milano ;
e cosi non venne.
Eodein Millcfimo. Adi VIII. di Settembre.
Lo
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21$
F E R R
Lo Illuftriffimo Duca Borfo fece correre uno
Pallio a li cavalli ; prima fu ono cavalio , dui
bracchi, uno fparaviero , una zornea , uno
brevefello, e corfeno fufo la Via grande.
MCCCCLXVHI. Adi XXV. di Aprile, e_
fu il giorno di Sancto Marco . Lo Illuftre_
Mefler Hercole da Erte, quantunche andafle
zoppo , e non fuffe faldara la fua piaga ve
ferira, fi parti da Ferrara, & ando a Venezia
a vifitare la Signoria di Venezia con ducento
Famiglj ; e quefta f u la prima fiata , che '1 fu
mai a Venezia ; e qiiando il fu ritoroato da_
Venezia, and6 a Modena, dove lo era Loco
tenente del Duca Borfo fuo Fradello, & ar
rivato che'l fu a Modena, Modenetl ghe fe
ceno uno prefente di lire mille, e piii peral
legrezza che'l guariva. L'honore, che ghefu
fatto da Ia Signoria di Venezia , fu fuora di
modo; parfe a dicta Signoria, di cui o era_
Fiozo, che ghe fuiTe andato uno Dio , e fi
milmente di vegnirghe incontra .
Eodem Millefimo. Adi XXII. di Maggio
di mattina. Di comandamento del DucaBor
fo fu fatto uno Tribunale fufo la piazza di
Ferrara apprefib la colonna , dove e pofto il
Duca Borfo, e 11 a fuono di Trombe coram.
Populo fu notificato , come 1'era fatra la pace
fra tutte le Porenzie d'Italia per Papa Paulo
Secondo a Roma, e.come adl VIII. di quefto
a hore IX. la era ftata fatta , e ne apparea_
Inftrumento; e per quefto fu fatto faluo in_
lufola piazza, e per alcuni tribi di contrade
per allegrezze .
Eodem Millefimo. Mori Madonna Bianca_
Fiola che fu del Duca Filippo Maria Duc«_
di Milano , e mogliere che fu del Conte_
Francefco Sforza Duca di Milano . >
Eodem Millefimo.' Mori il Signore Sigif
mondo de' Malatefti Signore di Arimine .
Eodem Millefimo. Adi XXV. di Zugno a
hore V. di notte . La Illuftriflima Madonna_
Bianca da Efte Sorella legitima di Meffer Rai
naldo da Efte Fratello del prefac_> Duca Bor
fo, Donzella fi abfento da Ferrara , e tutti
andorno in quel giorno al Finale di Modcna
Caftello del prefafto Duca Borfo ; e laDom
nica, che fu XXVI. difto andonno tutti a_
definare a la Mirandola con Mefler Galeotro
Fiolo che fu del Conte Zoanne Francefco Si
gnore de la Mirandula , accompagnata a ma
nto dal prefaclo Duca Borfb , da Mefler AI-
berto fuo Fratello , Mefler Gurone Abatc_ ,
Meffer Rainaldo Abate fuoi Fratelli, daMef
fer Hercole, da Meffer Sigifmondo fuoi Fra
telli, da Mefler Nicolo Fiolo che fudelMar
chefe Leonello, da Polidoro Scipione, e Ni
colo Fratelli , Figlioli che furno di Meffer
Meliadufe Abate Fratello che fu del prefadto
Duca Borfo , da Mefler Theophilo Calcagni
no, e Conte Lorenzo Fiolo di Meffer Nanni
de' Strozzi principali Compagni dli epfo Duca
Borfo, e da molti Gentilhomini , e Cittadini
di Ferrara. E qui il difito Meffer Galeotto
fece gioftrare una pezza di Cetanino verde_
affigurato , la quale have Scalabrino Poeta_
Regaezo di Meffer Theophilo Vincitore di
epfa gioftra.
Eodem Millefimo. Adi XXIV. di Lujo .
La mattina , & era la vigilia di Sanflto Jaco-
mo Apoftolo, effendo il prefacto DucaBorfo
jufo la porta del Vefcovado di Ferrara verfo
la loggia del fuo Palazzo, e tutto il Popolo
P« la piazza: eccote venire uno Cavallo ba-
jo di Francefco de' Scrozzi Figliolo di Meis.
A
A
B
R E S E. aT4
Benedetto de' Strozzi da Mantua per la viaj
di San&o Doraioico , il quale Cavallo coc-
rendo, sbatte in terra il regazzo, che li er«
iufo, e poi epfo Cavallo cadette in terra, e
dette de la tefta fufo una banca, che enu.
fuora de le porte de Ja Corte, e poi fe mife
a correre per la piazza per intrare in Vefco-
vado per la porta di meggio, e per la mol-
titudine de le perfone non potette intrarli ,
ma correndo urt6 il Nobile Albertino Turco
de Ia contrada di Sanfto Michiele vechiiffi-
mo, & ncco di 50000. Ducati, per si fatta_
via Sc modo, che lo sbatte in terra, poi ghe
dette uno paro di calzi : per la quale caduta,
e caizt ne li fchinchi fe ghe amollfc il fangue
per la bocca, e nafo, & in dicto giornomo-
ntte.
Eodem Millefimo. Adi primo di Augufto
di fera. Meffer Coftanzo da Pefaro giovene
figliolo del Signore Aleffandro da Peiaro ar-
nvo a Ferrara, dove fu difto, che lo era_,
venuto a ftare in fino atanto, che'l Signore_
fuo Padre trovava una promeffa a la Signoria
di Venezia, perche ftava con epfa, & havea
havuto fuo foldo; & adi XXIX. de[ dic"to fi
partitte , & andoffene a cafa, e qui Phavc-
fempre le fpefe dal Duca Borfo cou boccht_
JJ. e cavalli altrettanti.
Eodem Millefimo. Adi XXI. di Augufto a
hore XXI. di Dominica . Philippo Maria_
Sforza figliolo che fu del Conte Francefco
Sforza Duca di Milano, e fratello legitimo
del Conte Galeazzo al prefente Duca di Mi-
lano, arrivo a Ferrara con 122. bocche , e_
ijo. cavalli, 6c allogi6 a Bel-Fiore degna-
mente a fpefe deJ,prefa<Sto Illuftrifltmo Duca
Borfo, effendo venuto a folazzo, dove gran-
diffimo honore ghe fu fatto dal prefa&o Du-
ca Borfo ; & il di&o Duca Borfo ghe ando
incontra con tutta la Cafa da Efte in fino a_,
Figarolo in Bucintoro; il quale PhiltppoMa-
ria el Veneri che era IX. di Settembre fi ab-
fento da una fua Cittade nominata Bari , &
ando verfo Milano per la via di Mantoa_ ,
effendo ftato accompagnato fina a Figarolo
per lo prefato Duca Borfo, & altri prediifti,
e come e dicio di fopra . Adi VIII. di Set-
tembre il prefatSto Duca Borfo fece correre
uno Pallio in quefto modo, cioe che'l primo
haveffe uno cavallo di Ducati XXV. , il fe-
condo havefle dui bracchi, & uno fparavie-
ro, il terzo haveffe una zornea con uno bre- /
vefello; e fu la feconda fiata , che fe corfe_
tal prezio; perche del 146*7. fu incomenciato
tale ufanza, e 1'have li cavalli del Signore_
Conftanzo prediAo, li quali havea laffato a
Ferrara ; e fu corfo con cavalli , che non fo-
no Barbari, ne Zanetti, ma altri cavalli. Ec
il diclo giorno dopoi definare fu fatto balia-
re in Corte del Signore Duca Borlb~in fala_,
grande verfo la porta del Leone , e fulli tut-
te le Gentildonne da Ferrara a ballare , e_
ricche, e tutte belle; e 11 il Duca di Bari
ballb in publico , & have affai piacere ; e_
quefto fu fultimo piacere, che 1'have io Fer-
rara per quefta prima fiata , che'l ghe fu :
perche la mattina poi el -fe partitte.
Eodem Millefimo. Adi XIII. di Settembre
a hore IV. di notte . II Magnifico Conte Ni-
colb figliolo che fu del Magnifico Conte_
Rangone difto Guido Gentilhomo Modenefe,
e fuddifo del prefadto Duca Borfo , una con
il Conte Uguzione Rangone fuo Barba , li
Signori di Carpi, el Magnifico Conte Anto-
nio
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_i 5 D I A
nio IMaria de la Mirandula fratello legitimo
del prefatSto Mefs. Galeotto da la Mirandula
con 200. homini d'arme, e 500. fanti da pie-
di affiltarono il Caftello di Spilimberto ,
quantunche il fufle fra loro Rangoni comu-
ne , ma folo per havere il Dominio di quello
armata manu ; el Magnifico Cavaliero , 8c
Conte Mefler Vincelago, & il Conte Ugo
Rangone loro Barbani , e poi tutta la fua_
roba mettenno a faccomano, & in belle ca
mife fe ne fuggirno, ce appena camponno la
vita; e conclufive intronno ne la Rocca a_
riome di epfo Conte Nicolo. Hoc fadto , il
Signore Mefs. Hercole da Efte fentendo di
tal novitade, monto a cavallo, e fubito in-
tro in la Rocca di Spilimberto , e di quella_
cazo il diflo Conte Nicolo ; oceffendo li fta-
to alcuni giorni, tutti epfi Rmgoni havenno
redutto dal prefa&o Duca Borlo, il quale_
ghe mandette gl*infrafcripti , che li havefle_
a dividere, 8c a condannare, & a punire, 8c
abfolvere, fecondo che a loro pareva giufto.
Mefs. Andrea Gualengo Cavaliero , 8c Gen-
tilhomo di Ferrara Configliero fecreto del
prefacto Duca.
Mefs. Hannibale da Gonzaga da Mantua_
Dottoie, e fuo Configliero .
Mefs. Guielmo Pincaro da Parma Dotto-
re, Judice di Juftizia del prefa&o Duca_
Borfo, li quali in fine Ii divifeno , e conden-
116, 8c abfolfe quanto fe contiene in la fen-
tcnzi.i per mane di Notaro.
Eodem Millefimo. Adi ultimo di Ottobre.
Fu apprefentato Lettere al prefadto Duca_
Borfo , come la Illuftriflima Madonna Bianca
Maria Donna che era ftata del Conte Fran-
celco gik Duca di Milano, in Cremona era
morta; per la cui morte el prefaclo Duca_
Borfo fi veftitte tutto di morello di grana, e
cosi veftito ghe ando mefi fei continui; 8cin
quel tempo Mefs. Polo de* Coftabili predi
<fto, e Mefs. Nicolo de' Strozzi Cavaliero
fioio di Me/s. Nanni , furno mandati a Mila-
no dd Conte Galeazzo Duca di Milano per
il prefa&o Duca Borfo per Ambafciatori a
condolcrfi di dicta morte.
Eodem Millefimo. Adi IX. di Decembrc_
a hore 4. di noctc. Lo Imperadore Federigo
Terzo arrivo in Rovigo Caftello del prefadro
Duca Borfo con 500. Cavalli tutti veftiti di
bruna, il quale veniva di Alemania, cioe da
Cafa fua, per andare verfo Roma, 8c era ve
ftito cosi per la morte de Ja fua Donna, do-
ve degnatnente fu ricevuto per Mefs. Nicolo
fiolo del Marchefe Nicolo, e per Mefs. Rai-
naldo Abate di Pompola fratello del Duca
Borfo, li quali ghe erano andati incontra, oc
anche pcr ordinare prima li alloggiamenti ; e
Ja nattina feguente cl fece Cavaliero loSpe
«Stabile Francelco Calcagnino da Rovigo Pa-
dre del Magmfico Mefs. Theofilo Compagno
del prefa&o Duca Borfo, 8c alloggio in cafa
del Cardinale Roverella; & fa&oche lo have
Cavalieto, & Conte de certo loco de Ale-
mania, montonno a cavallo, & venneno ver
fo Ferrara , dove il prefadlo Duca Borfo
montato a cavallo con tutti li fuoi compa-
gni, & famegli, & tutti li Gentilhomini di
Ferrara ghe andonno in contra fino a Fran-
colino ultra P6; poi venneno tutti in d;6lo
giorno, & fu Sabbato, de fira a una hora de
no&e in Ferrara con grand<flimo honore, 8c
con multi, 6c infiniti uupien imprefi , & lu-
miere. Et poi la mattina, c he fu la Domini-
B
D
E
R I O 1\6
ca, epfo Imperatore and6 a la Mefla grande
in Vefcovado con tutta la fua Baronia ; poi
el Lunidi feguente, che fu la vigilia de San-
<5ta Lucia, el fe partitte epfo Imperatore , Sc
ando alloggiare in diclo giorno al Palazo de
Ia Villa de Confandoli del Ferrarexe , ac-
compagnato prima degnamente dal prefidto
Duca Borfo, & altri de la Cafa da Efte , de'
quali di fopra e didco , & a Regenta alloggio
quella fera parce de' fuoi Famegli , 8c fepte_
Arobafciaturi de la Signoria di Venezia gli
venneno qui in Ferrara, oc con Ia fua Maje-
fta ne anao dui a Roma , oc tornonno ; 8c il
prefadlo Duca Borfo li fece le fpexe a tutti
degne; 8c appunto nel fuo partire a lo Impc-
ratore VIII. chinee bianche tutte , Sc altre_
zoje, che Ia fua Majeftade niente volfe ac-
ceptare. Ma lo Imperatoie non volfe dare_
audientia a li Ambafciaturi del Conte Galeaz-
zo Duca de Milano, ne a quelli de' Bologni-
fi, che erano venuti in Ferrara per havere_
audientia . Et el Marti , che fu el di de San-
6ta Lucia, cinque Ambafciaturi Veneziaui fe
partinno, 8c andorno a Venezia , 8c loro be-
ne hebbeno buona audientia da epfo lmpera-
tore; 8c a lo andare fempre andoper fuxo le
Terre de la Signoria di Venezia, 8c del Pa-
pa , 8c del Duca Borfo, 8c fempre 3 fpexe_
de* di<5ti Papa, 8c Signori.
MCCCCLXIX. Adi XXVI. di ZenaroZo-
bia de fera. Federigo Imperatore Terzo, del
quale e didlo fupra proxime, giunfe a Regen-
ta Caftello del Duca Borfo con comitiva di
cavalli 500. in 600. 8c veniva da Roma , 8c
in lo didto Caftello per quella fera alloggio .
Veneri, che fu XXVII. del didto, fece Ia
intrada a Ferrara venendo fufo la Via gran«
de da la Porta di fotto fina a la Porta de_
Sanfto Piedro, & poi venne dreto la via di
Sanclo Piedro per fuxo la via di Sabioni , 8c
cosi giunfe, 8c alloggio in Corte in la Ca-
mara propria la fua Majeftade del prefadto
Duca Borfo, ornata di<5t.i Camara, fale , pe-
zoli, Sc cortile di tapezarie digniffime , 8c
fbpra il tutto di una credenza di argenrarie
digniffime, 8c aflailfime, 8c ghe andonno in-
contra li infrafcripti , prima il
Duca Borfo da Elte Signore di Ferrara.
Melfer Hercole fuo Fiatello Locotenente
de Modena per lo prefatfto Duca .
Meffer Sigifmondo fuo Fratello Locote-
nente de Re^gio per lo prefacto Duca.
Meffer Gurone Abate de-^
Nonantula I
MelTer Rainaldo Abate fFratelli del pre-
de Pompofa I fafto Duca.
Mefler Alberto Fratcllo (
de li predidti J
Mefler Nicolo Fiolo che fu del Marchexe
Leonello .
-1 Fratelli Figlioli, che furonode
Polidoro.l Mefler Meliaduxe, Fratello
oc Scipione f che fu del prefa&o Duca
-> Borfo.
Mefler Nicolo daCorreggio Figliolo che_
fu del Signore Mefler Nicolo da Correzo, 8s
Fiolo de Ia Illuftre Madonna Beatnce da_
Efte, Sorella del prefadto Duca Borlo, Mo-
glie al prefente del 1'llluftre Meflar Triftano
Sforza, Fiolo che fu del Conte Francelco
gia Duca deMilano, il quale Mefs. N^colo
habita oc fta in Ferrara con il prefaclo
Duca .
Mefler Galeotto da la Mirandula fiolo del
Conte
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F E R R
Conte Zoanne Francefco Signore de la Mi-
'randula, & cognato del prefadto Duca Bor-
fo per effere marito di Madonna Bianca_
fiola del Marchexe Nicold & di Madonna_
Anna di Roberti.
Antonio Maria Fratello del di£to Mefler
Galeotto Signori de la Mirandula tutti dui.
. * • -> Signori de Correggio ar-
Meffer Antonio,! % comandati a f| rcfa .
&Meffer Manfredoj ^0,,^.
Conte Ugo Rangone.
Conte Nicolo Rangone fiolo del Conte_
Guido.
Conte Mathio Maria Bojardo.
Conte Cefare da Montecuculo.
. Conte Ventnra da Ciefe.
Conte Azzo di Manfredi.
Conti da Canoffa.
Meffer Thadio di Manfredi da Reggio ; li
quali Rangoni fono Caftellani in Modonefe ,
&inRefana, & fubditi del prefaclo Duca
Borfo .
Lo Ambafciatore de' Fiorentini .
Meffer Thomafo da Riete Ambafciatore
del Conte Galeazzo Duca di Milano, li quali
Ambaffaturi lo erano venuti ad afpettare in
Ferrara. Molti altri Gentilhominighe andor
no incontra una con tutti li Gentilhomini ,
Cittadini, & Artefani di Ferrara a cavallo ,
& cosi fece digniffima intrata .
El di feguente, che fu il Sabbato XXVIII.
del mefe, non ufci di Camara; ma la Dome-
nica, che fu XXIX. di Zenaro, el non ufci
a Meffa ; ma il Magnifico Co.nte Lorenzo
Stroza da FerraraFiolo diMefferNanni com
pagno del prefacto Duca fece. ballare vel
oanzare in Cafa fua publice , dove per il
Jarefafto , fra per amore , & per forza, li fu
a&o andare da 50. Damifelle le prii belle ,
& le piu degne di Ferrara : per la qual cofa
il da poi deiinare la fua' Majeftade accompa-
gnata dal prefacto Duca , & li altti predict
Signori infieme con Meffer Redolfo Fiolo di
MeiTer Ludovico Marchexe de Mantua , &
da Fiolo che fu del Signore
Meffer Carlo da Gonzaga Fratello che fu
del prefa&o Mefler Ludovico Marchexe , &
da Fiolo Infante de Mtfler Fe
derico Fiolo del prefacto Meffer Ludovico
Marchexe de Mantua: li quali heri venneno
da Mantua a Ferrara a vifitare il prefacto Im
peratore , & per farfe fare tutti tre Cavalieri
a la fua Majeftade : andonno a la Fefta a ve-
dere ballare, e li ftetteno in tutto quel gior
no. Et mentre che ftava lo Imperadore a ie<
dere , venne lo Ambafciatore del Re de Na-
poli , il quale non havea poduto havere au-
dientia da la fua Majeftade da Roma infino
a Ferrara; il quale Ambafciatore , come al
tiero e prefumptuofo , ge andette a porgere_
la mano fenza riverentia alcuna ; e la fua_
Majeftade li porfe , e tocco la mano ; e fadto
quefto, difto Ambafciatore fenza effere invi-
tato fi pofe a federe dal lato di fopra de lo
Imperatore : la qual cofa fu grande murmu-
ramento fra il Popolo a vedere tanta prefum-
ptione. Hoc facto, lo Imperatore monto a_»
cavallo con il prefadto Duca , & altri, jkven-
ne a lo loggiamento fuo . El Luni , che fu
XXX. de Zenaro , el non ufcitte di Camara ,
ne il Marti, che fu lo ultimo dt Zenaro, ne
il Mercori , che fu il primo giorno di Febra-
10; & in quel giorno el fece molti Cavalieri,
Conti, Dodtori, & Notari, fra li quali da le
Tm.XXir.
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dignitadi , avengache fuffeno da 80. te ncJ
fcrivero alcuni qui. Et prima:
Qpelli da Mantua , de* quali e predifto ,
cinque Cavalieri.
Alberto di Vigri Conte Paladino, e Cava-
liero, il quale e ricco Cittadino di Ferrara ,
& fenza Fioli .
Meffer Auguftino da Rimino Dodtore Fer-
rarefe valente Cavaliero, & Conte, & chc*
pofla fare Doclori . .
Zoanne Antonio da Valefniera Camarlengo
del prefaclo Duca, e chiamato Mazon, Con-
te Palatino, il quale Mazon eGenero dei di-
clo Alberto di Vigri, Conte, e Palatino.
Gafparo da Fojano etiam Camarlengo del
prefa<fto Duca , il quale ancora lui e Genero
del prefaclo Alberto.
Meffer Vandino Scolaro da Favenza Do-
ctore .
Meffer Zoanne dl Spagna Procuratore di
Ferrara Dociore.
Meffer Sandto de Petruzo Scolaro di Fer-
rara Doctore .
Meffer Marco de Mantua Studente in Fer-
rara Dbdlore.
Francefco de li Ariofti Sefcalcho del pre-
faclo Duca Borfo , Conte , e che pofla fare^
cinque Doftori.
El Magoifico MeflerTheophilo Calcagnino
compagno del prefa&o Duca di Anni circa_.
18. ,il quale ericco mediantejdi Ducati tfoooo.
e Signore di tre Caftelli, Conte, e che pofla
legittimare Baftardi di ogniragione, fareNo-
dari , fare uno Notaro faUario , & infamis, de
buona fama, e redurre in primo ftato; & ha
il Privilegio per fe , e fuoi Fioli , che niuno
altro Conte l'ha , fe non per loro , videlicec
la dignita di eflere Conte .
Maftro Zacharia Medico Fiolo di Zoanne_
di Zicharia Speciale Cavaliero.
Maftro Baptifta daZenovaLeggente inFer-
rara in Medicina Cavaliero.
Maftro Bernardo Philofopho & Phifico da
Sena Leggente in Ferrara.
Bartolamio da Icari da Ferrara Conte.
Nicolo de Ii Ariofti Conte . Et fece molti
altri Cavalieri, & Conti, Doctori, &Notart,
che nonconofco, ne fo, chefiano; ma molti,
& pro majoriparte, mi credo non haveranno
li Privilegj fuoi per ih Cancelliero de lo Im-
peradore, non che diinandafle dinari di Privi-
legj , ma haveria voluto fcortigare la brigata,
tanto el voleva di fare epfi Privilegj , per li
quali molti ge andorno drieto a Venezia. Po-
fcia la fua Majeftade Zobia , che fu II. di Fe-
braro, audito che haveMefla in Domopalam,
& oflrrto quattro Ducati a lo Altare, & tol-
to la Candela fecondo la ufanza di Sancla_
Maria Ciriola, che e in quel di II. di Febra-
ro , montato a cavallo ando infino al Pontc_
de Lacofcuro, & li in P6 era li Bucitori del
Duca , ne li quali , tolto licenzia da tutti
quelli Gentilhomini , & Signori predicti, in-
tro in quelli , & cusi infino in Corbula a le_
Confine di Venezia and6 alloggiare ad uno
Palazzo nominato Belombra , che e di Meffer
Theophilo Calcagnino . Et con la fua Maje-
ftade and6 li Illuftri MeflerHercole, & Mef-
fer Sigifmondo da Efte predicli per accompa-
gnare epfo Imperadore infino a leConfioe del
prefadto Duca Borfo; & cosi in quella nocle
ftette li. Et Veneri III. di Febraro de li fe_
partitte, & ando epfo Imperatore verfoVine-
fia, & dal prcfactoDucaBorfo nonfu accom-
ti 9 D I A
paenaro in la partita , perche era infermo ;
& la fua Majefta non volfe dare audientia act
alcuni de* di<£ti Ambafciatori , excepto quelli
de Monfrato, che vennero in Ferrara adi 30.
di Zenaro. Et anche Meffer Zoanne de Ben-
tivoglj da Bologna Principale de li Signori
di Bologna in diclo di 30. mando appuntare
a la fua Majeftade exiftente in Ferrara uno
cavallo morello grande , & bello con le bar-
de dorate; & la fua Majeftade exiftente fufo
el pozolo de ferre de la via appreffo laCorte
Ducale avederlo andare.lo accepto. Et hab-
bj a mente , che epfo Imperatore Federtgo era
Todefco, vecchio, 8c con puochi denti in_
bocca; & era in lo andare , 8c tornare da_
Roma veftito de bruna con tutti li fuoi Ba
roni, & Fameglj , 8c con lui era il Conte_
Fratello del Conte Stefano da Segna,
il quale Conte Stefano e cognato del Duca
Borfo, che fu marito de la llluftre Madonna
Ifotta da Efte , forella gia del prefaclo Duca ;
& fulli il Conte Zoanne da Segna, cheguer-
rcggia con epfo lmperatore con molti cavalli,
li Ambafciatori de' Bolognifi , & de altrove .
Fu ordinato, 8c provifto per giorni XII. per
lo Imperatore ; & credevafe , & fu dicto, che
veniva con lui da Roma quatrro Cardinali ;
& anche fe teneva , & fu mefTo in ordine_ ,
credendo del Duca de Milano havefle a ve
nire. o mandarc elDuca de liari fuoFratello
in Ferrara d* epfo Imperatore. Li quali , ne
alcuno di loro non venne, perche non erano
amici de epfo Imperatore, ne lui di loro; &
non ftette che'l Comune di Ferrara, che fece
la fpexa per lo Imperatore non fpendefie. Et
fu dito per bocca lire qnattro di carne el di
a ciafcuno, & uno cappone, vel gallina a_
mangiare, onde mangionno tanta roba, che_
fu grandiffimo faclo; & a tutti fu dato k_
fpexe de bando per epfo Comune di Ferrara;
tanto butiero mangionno, 8c tribiani , & mal-
vafie , che fu uno ftupore . Et lo Imperatore
di continuo dormiite fufo uno tamaraxo in_
Camara ; & nel fuo ledto dormiva quello ,
che ge portava la Ipada nuda inanti ; 8c nel
fioletto dui Grandi di fuoi dormivano , ma_
tutti fporcamente . Et in lo andare , 8c tor-
nare daRoma, el non ando, 8c torno fe non
per lufo le Terre del Papa, del Duca Borfo,
& de la Signoria di Venezia , de cui Io era_
Amico Et de lui fe diceva afiai cofe, cioe
che'l dovea andare a Roma come Agnello ,
& ntornare come Lupo, 8c Leone; 8c pure_
niente le vide , benche ogni giorno l'odiva_,
fepte Mefie, 8t ftava devotiffimo . Et per da
Rovigo andonno li fuoicavalli a Padua afpe-
ftarlo li . De 1'honore , che ge fu fiicto, non
te dico, perche fu cofa inextimabile , 8c in-
credibile .
Eodem Millefimo . Adi V. di Febraro di
Domenica . Eflendo morto Piedro de' Lardi
buono, & honorevole Cittadino di Ferrara ,
cl quale gia fu FacTrore de lo Illultriffimo Du-
ca Borfo, 8t have de altri degm Officj , 8c ef-
fendo il corpo fuo in Cafa, 8c adunato tutta
la Chierexia di Ferrara in San&o Romano ,
perchc era de laCapella: fu appretentato uno
Breve del Papa Paulo Secondo , lo quale co
mando rn epfo , che chi fa pagare colte, 6c
gravezze alcune a Preti, & Frari, fiano ex
comunicati; 6c cosi quelli, che ge coniente-
no ,che fiano meffe a capi Chieregati . Er per-
che dicto Piedro era ftato, 8c era uno de'Sa
yj di Ferrara , 8c fopra cio haveva affentito,
I
120
B
D
non fu chi voleffe Ievare il corpo , & por-
tare a fepelire, falvo che certi Artefani, che
10 portonno a Sandto Dominico fenza alcuno
Prete, ne Frate, ne Bntudi , ne Croce alcu-
na, falvo che tre Confaloni , che precedevano
11 corpo; 8c quando furno in la Ecclefia, li
Frati non ge volfeno cantare l'Officio fopra_,
feeondo la ufanza. Et quattro Fratoni diSan-
6I0 Dominico ge cantonno, 8c lo mefieno in
1'Arca fua : la qual cofa fu grandiffimo dire_
per tutto il Popolo di Ferrara , 8c mormora-
mento contra laChierexia; e tanto piu quan-
to che Piedro fu vivendo fempre tenudo ho-
mo da bene , 8c havea il fratello, che era_
Cancelliero in Cancellaria del prefadlo Duca
Borfo, 8c Vicenzo Fiolo unico del dictoPie-
dro era Cancelliero de lo Illuftre Mefler Her-
cole da Efte. Et il preftclo IlluftriffimoDuca
Borfo fece fare commiffioae exprefliflima a la
Chierexia , che lo fepelifleno , 8c andaffeno al
corpo, 8c non ge aidonno ftante quel Breve
de excomunicationc Papale.
Eodem Millefimo. Adi III di Aprile di no-
cte a hore VIII. fi accefe fogo in Cafa di Ma-
ftro Nicolo de li Ambrofi Mercadante da Le-
gname fufo la Via grande da le Pefcarie per
meggio Sanclo Romano , 8c bruso tutto quel-
la Cafa nuova , 8c bella piena de affe, 8cnon
fcampo altro che la vita, perche in camifa_
il fuggitte per le feneftre confcale con laFa-
miglia fua, perche il fogo prima fe era acce-
fo di fotto in le affe,8c zofo per la fcala noa
fe potea andare, 8c tanto fu grande, che bru-
so ogni cofa .
Eodf-m Millefimo. Fu fornito di reedifica-
re il Palazzo di Schivanojo appreffo a Sancto
Andrea,8c incominciato fu ad eflere habitato
per il prefadto Duca Borlo .
Eodem Millefimo. Mefler Diotefalvi Fio-
rentmo Foraufcito fece fare uno Palazzo dre-
to a Schivanojo nuovo tutto, 6c li era Cafa_.
Biroh .
Eodem Millefimo. Aldrovandino di Tiber-
telli da Pila Cittadino di Ferrara fece fare_
apruovo il diclo Meffer Agnolo dal lito di
fopra una Cala nuova, 8c li era Cafa Bitoli.
Eodem Millefimo. Redolfo di Ridolfi fece
edificare una Cafa aprovo le dicle due per
fua habitantia fuio il canto dal lato di fopra.
Eodem Millefimo . II Magnifico MeflerTheo-
philo Calcagnino fece fare uno altro Palazzo
per meggio Schivanojo novo , dove era uno
Ortale prima .
Eodem Millefimo . Adi XVI. di Aprile a_
hore XXIV. In Ferrara il Magnifico Ludo-
vico Cafella Referendario , 6c ConfeglieroSe-
creto de lo Illuftrifiimo Signore Duca Borlo,
il fuo ultimo giorno claufc extremo; 6c la_
mattina ftguente , che fu il Luni adi XVII.
di Aprile a la fineftre del pozolo del Palazzo
del Podeftade di Ferrara fu faclro una Crida
per parte del prcfacto Signore , che per tutto
quel giorno alcuno Doclore non leggefle, e_
che ragione ad alcuno Tribunale nou fi ren-
defle, 8c che ogni Artificio afllrrafle , 6c te-
neffe per turto quel giorno aficrrate le Ioro
Bottege, 6c Fontigi, 6c che generaliter tutto
il Popolo dovefle andare accompagnare diclo
corpo di Ludovico a SandboDominico diFer-
rara; perche anche la fua Ductle S gnoria li
leria . Hoc faclo , fu f ac^o in la Fcclefii de_
Sanclo Dominico uno Tiibunale de afle per
meggio il corpo de la Ecclefia verfo il Pcr-
golo tutto coperto di panni nigri; 6c venuto
le
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„1 F E R R
fc XX. hore fu li a la cafa fua il prefacto
Duca, il quale ando dreto al corpo tutto ve-
ftito di panno morello piangendo; il fecondo
era Mefler da Venezia Vifdomine a
Ferrara; il terzo era lo Hluftre Mefler Sigif-
mondo Fratello del didV> Duca veftito ut fu
pra ; il quarto era Io Illuftre Mefler Nicol6
da Efte Figliolo che fu del Marchexe Leo-
nello veftito ut fupra; il quinto era lo Illu-
ftre Meffer Alberto Fratello del prefacto Duca
veftito ut fupra; el fexto era Mefler Antonio
Signore di Correzo Compagno del prefacto
Ducaveftito ut fupra; il feptimo era UConte
Lorenzo di Strozi veftito ut fupra ; lo oclavo
era Mefler Theophilo Calcagnino principal
Compagno del prefacto Duca veftito ut fupra;
?it il nono ge erano li Reclori del Studio di
errara; & poi univerfalmente ge era tutto
il Popolo Ferrarefe, & grandi, & piccoli; &
cadauno de' predicti Signori , & Duca , havea
per mano uno de' parentt del dicto Ludovico
coperti di bruna fecondo ufanza. Et giunti
in la Ecclefia pofeno il corpo con il Cadilet-
to fufo quel Tribunale, feu Tabernaculo; &
li fopra il corpo Mefler Ludovico Carbonc_
Poeta Ii fece a la prefentia del Signore Duca,
& di tutto il refto uno digniflimo Sermone_
in fua laude, che duro per una hora, o po
co piu . Et hoc dic>o il prefacto Duca , &
altri, de' quali e dicto, accompagnonno a_
cafa li brunati, & poi andonno cadauno per
li fadti fuoi ; & dicto Ludovico era veftito
con uno zippone carmefino, & uno veftito
di rofato di graoa fufo il cadiletto, & gh«_
erano la infrafcripte Regole de' Frati , Pre
ti, & Compagnie de' Battuti, videlicet , &
ghe erano ancora otto Famigli abrunati.
In primis Regole quattro di Battudi:
Li Frati di Sanclo Dominico .
, Li Frati de li Angeli .
Li Frati de li Servi .
Li Frati di Sancro Andrea .
Li Frati di Sancto Paulo.
Li Frati di Sancto Spirito.
Li Frati di Sancto Francefco.
Capelle XXV. vel Capellani .
Tutta la Chierexia del Vefcovado di Fer-
rara.
Diexe Confaloni con Ie Croci .
Et ghe erano Dupieri 44. accefi.
Et ll predicto Ludovico non have mai fi.
«lioli alcuni, & havea havuto doe moglicrc;
« la cafa fua, dove lo habitava, era dnto la
cafa di Forzatelli verfo Sancto Dominico, U
quale lui havea facto fare del 14*0., & nel
fuo teftamento lafso ufofructuaria Madonna_-
Conftanza di Novelli fua Donna da Ferrara_
fua Mogliere toto tempore vitas fuas di tutti
li fuoi beni , & dopoi la fua morte ogni cofa
andafle a lo Hofpitale di SmSti Anna, & al
trove, & piu, & manco, lecondo che vorra
il prefaclo Duca fuo Com miilario . La morte
di coftui dolie forte a tutto ilPopulo, perche
lui era fommamente da ogni homo amatoper
eflere belk) parlatore, bello di afpetto; dava
ad ogni homo buone parole, & mai malcon
tentoalcuno da lui non fe partiva; non cu-
roba » ne lii pompe. Coltui in P ( .ef»a
dodtiffimo; in f a a. di Stato ne fapea quello,
che fuffe poffibile a (apere . Coflui rcfugio
ae poven homini. Cortui fu amato fomma-
mente dal prefafto Duca, & per eflere ar.da-
to lunn perfona al corpo , fi pol prekimere,
perche la Caia da Elte ad alcuno fuoiubdito
Tom. XXIK
B
R E S E. 22i
mai non andb al corpo; 8e ranto piii che di-
cto Ludovico non era Gentilhomo , ma da Ia
Villa de le Cafelle del Polefene de Rovigo .
Et fafto ogni cofa fu pofto nell'Arca fua in_
o Chioftro de' Frati, & li fta; & li Gentil-
hommi lo portonno a fepelire. La doglia ,
che ne have il prefa&o Signore, non te dico,
perche lo amava piu che fratello , che lo ha-
vefle; & venne da Ia Villa di Confandoli a_
Ferrara, per efTere al corpo; & poi il Marte
mattina, che fu a li XVlII. de Aprile la fua
Signoria fe ne ritorn6 a Confandoli . Et il
Sabbato adi zz. de Aprile furono fa<fte le_
feptime , alle quali li fu il prefadto Duca
Borfo con tutti li prediifti de la Illuftriflima
Cafa da Efte veftiti tutti di morello.
Eodem Millefimo. Adi XX di Aprile_ .
Venne lettere da Reggio al Signore Meffer
Sigifmondo da Efte predifto, comeLuni pro-
ximo paflato, che c XVII. di quefto a hore-,
4. di nocte, fe era brufato la ftalla de la fua
Signoria a Reggio con 41. cavalli fra di fua
Signor,ia, & di Meffer Hercole fuo fratello ,
& di loro fameglia; de li quali 31. ghe ne_
erano de grandiflimo valore . Chi fufle , non
<i feppe , ma fi extima , che fititiamente ghe
fufle cazato foco, & bruso anche uno fame-
glio da ftalla di quelli di loro Signorie.
Eodem Millefimo. Adi XVII. di Lujo. Lo
llluftre Signore Mefler Hercole da Efte Fra-
tello del prefa<5to llluftriflimo DucaBorfo exi-
ftente in Modena deftenne il MagnificoZoan-
ne Ludovico di Pii da Carpi Signore di Car-
pi nepote de li prefafti Signori da Efte , vi-
delicet fiolo che era ftato di Madonna Mar-
garita fua forella, 8e Meffer Andrea da Vi-
gliarana da Faenza ; li quali infieme menava-
no tracVaro di amazare il prefac"to Duca Bor-
fo, & dare la Signoria di Ferrara, di Mode-
na, & di Reggio , & tutto il Polefene de_
Rovigo al prefaclo Signore MeflVr Hercole, i
quali da la Liga, cioe Duca diMilano, Con-
te Galeazo, fiolo del Conte Francefco Sfor-
za, da Fiorentini , dal Re Ferrante Re dt-
Napoli , lo doveano fare Signore ut fupra , &
tuore Ravenna a la Signoria de Ravenna ,
Faenza al Signore Carlo Fiolo del Signore^.
Heftoie, & Forli al Signore Pino, & quelle
doveano confignare al dic>o Meffer Hercole.
Item doveano cazare Mefler Manfredo d*_,
Correggio Signore,& fare Signore Meffer An-
tonio da Correggio \ui folo . Item doveano
dare Carpi al diclo Zoanne Ludovico perlui,
& per li Fratelli , & cazare , overo amazare
Marco di Pii , & Leonello di Pii Cufrni del
dicto Zoanne Ludovico . Item la Liga dovea
dare da 50000 Ducati lo Anno tn fufo alSi-
gnore Meilirr Hercole di provifione, & darli
di condutta 6000. cavalli per modo che'l pre-
fa£to Signore Mefler Hercole cognofuto !«_
cofa effc-re folum per damnificare, &deftrug-
gere Cafa (lia , difcoperle il didto tradtito, 8c
tolfe li Cipitoli, & Lettere de la didta Liga
a li dicti Zoanne Ludovico, & Aadrea , &c
queili poi il Veneri adi XXI. di Lujo furno
couducii per la fua Signoria bene con 400.
cavalli infiiio al Bondeno, & de li furno tol-
ti , & pofti in nave , & de li furno pofti a_
fuono di campana del Caftello vecchio de la
Porta del Lone in lo dicto Caltello con_
grandiffim3 multitudine di gente ligati ; &
polti ii, fu pcr il prefacto Duca commeflo lo
examine loro a li Magnifici Conti, Cavalieri,
& Doctori Meffer Polo di CoftabiliGentilho-
Pi mo
m d 1 A
mo Ferrarexe Configliero Secreto del prefa
€io Duca , & Meffer Antonio di Guidoni da
Modena Faftore del prefadto Duca , li quali
li condemnonno ad efTerge tajato la tefta , &
perdere la roba , 8c confifcolli aja Camara_
Ducale. Et adi XII. de Augufto fu fafto uno
Tribunale ako fufo la piazza di Ferrara per
meggio li banchi del Cambio , & li a fuono
di campana, 8c di corno , pofte per lo Pode-
ftade Ie bandiere fuora , li fuledto la condem-
natione fufo el pozolo de la Rengera nuova;
fu per lo di&o Podeftade publice fufo dicto
Tribunale fa&oli tajare la tefta a tutti due ,
& Zoanne Ludovico havea in doftb una Ta-
bara di rofato di grana , 8c uno Zippone di
cetanino cremifino , & le Calze di rofato di
grana; & quello Andrea havea uno Zippone
di cetanino negro; cc poi furno pofte in doe
capfe impegolate, & portate per li Bittudi
confueti a fimili cole a Sanfto Polo a iepeh-
re , 8c li ftanno .
Eodem Millefimo. Adi XXVI. di Lujo . II
prefa&o Meffer Hercole , 8c Meffer Galeotto
da Ia Mirandola, li Gentilhomini Rangoni ,
& Correzefchi conduffeno infina al Bondeno
a cavallo ligato Zoanne Marco di Pii Fratel-
lo del diclo Zoanne Ludovico , cc dal Bon-
deno furno tolti per li Fanti de la piazza_
molti Cittadini di Ferraracomandati , 8cbirn
del Podeftade, a Ferrara in Caftello predidto;
& fempre Meffer Galeotto prediclo lo tenne
per mano , cc cosi vituperose fu pofto con Ii
ceppi a li piedi in diclo Caftello; imperoche
fi dice, che lo era imbrattato in dicto Tra-
c"tato con Zoanne Ludovico predifto ; 8c lo
examine fuo fu commeflb a li dicti MefTer
Polo, 8c Mefler Antonio; 8c li altri Fratelh
di Pii, perche volfeno dare Carpi al prefacto
Duca di Milano , il prefa&o Illurtre Duca_
Borfo li ftce pigliare in Carpi, oc mettere in
le infrafcripte Rocche .
Meffer Zoanne Marfilio Proto
notario in la Rocca de le Carpa- '
nete .
Mefler Thomafo Protonotario
in la Rocca di Canofla. ^Fratelli.
Zoanne Princivalle in Ia Rocca
del Finale di Modena, 8c
Zoanne Giberto in la Rocca di
Saflolo .
Et Zoanne Nicolo ancora lui fuo Fratello
allora fi ritrovava a Imola Cittad* delCugna-
to loro, cioe Meffer TJiadio di Manfredi Si
gnore di Imola, 8c perb non fu pteio
Eodem Millefimo. Adi XXXI. di Lujo di
Luni. Meffer Antonello da le CorveCondut
tiero de la Illuftriffinna Signoria de Venezia_
fufo il Trivifano, fu prelo ad inftanria de la
dicla Signoria di Venezia, 8c conducto a Ve-
nezia in prigione Iui, oc i! Fiolo , il Cancel-
lero fuo , oc Regazo, perchc fe ne voleafug-
gire da epfa Signoiia . Et adi 4. di Augufto
cl fu fententiato ad acquiftare fulo el Terre-
no de la Signoria per Ducati nooo , 8c poi
ad eflere mandato alTIfola de la Ca.iea Ifola
de Candia ternbiliffima , & ll fiolo, Cancel-
liero, & Regazo fnrno laffati di prigione.
Eodem Millefimo. Adi XIII. di Augufto a
hore XXI. II Reverendiffimo Meffer
fu adottorato honorifice , & accompagnato a
Cafa, che fu de MefTer Bartolamio Pendaja ,
dove intorno intorno erano banche con ban-
cali, dove fedevano gente , a li quali fu fa-
&o fare colatione degnamente di tre maniere
B
D
R I O 114
di confetione; & faclo quefto Io Ingenierode
lo Illuftriflimo Duca Borfo con uno paro di
ferri tirado una corda al traverfo del cortile
di quella Cafa con li cofpi in piede di legno
con una mazza in mano ando per fulo quella
inanzi & indrieto pifi volte.
Eodem Millefimo. Adi XVIII. di Augufto
di Marti . Meffer Rainaldo da Efte Fratello
del prefa&o Duca Borfb ando a Milano a_,
tenere a baptifmo Philippo Maria Fiolo del
prefadro Conte Galeazzo Duca di Milano, in
nome del prcfa&o Duca Borfo ; 8c per parte
del dicto Illuftriffimo Duca Borfo apprefento
a Ia Ducheffa drappi d'oro, & di feda ; & il
prefaclo Duca di Milano fece Cavaliero ildi-
(fto Meffer Rainaldo, il quale a di paffati ha-
vea renunziato Ii fuoi Beneficj a' fuoi Filioli,
<k donolli brazza di panno d'oro .
Eodem Millefimo. Adi II. di S^ttembre di
Sabbato a hore XIII- Lo Illuftre Signore Mef-
fer' Hercole da Eite antedifto fi partitte del
Ferrarexe, venendo da Modeni , per andare
in lo campo de la Giefia ad inftantia di Papa
Paulo Secondo, il quale havea mettudocam-
po a la Cittade di Arimine per haverla per
forza, della quale e Signore Meffer Roberto
Fiolo del Signore Sigifmondo di Arimine, il
quale McfTer Hercole ha con la Giefia predi-
cii cavalli 3000 , tk Fanti icoo Et fu ditfto,
che in didto giorno li Ligt, cioe lagentede'
Fiorentini, del Conte Gileazzo Duca di Mi-
lano, di Don Ferrante Re di Napoli hivea_.
rotto la gente de l.t Gi fii, oc havea ferito il
Signore Aleffiudro di Pefaro in dui luoghi ;
ma dicla rotta non fu perb di troppo damno.
Fodem M llefimo & die . Moritte in Ferra-
ra il Magnifico Conte, Civaliero, 8c Dodio-
re di Leggi Meffer Paulo di Coftabili, Fiolo
che fu del Magnifico Cavaliere MefferAlber-
tino di Coftabili, il quale Meffer Paulo era_.
del Configlio Secreto del Duca Borfo antedi-
clo. Et la Dominica, ch: fti adi III. diitofu
fepuho honorevolmente a Sanc^o And:ea , a
10 quale rimafe uno folo Fiolo mafchio no-
minato Conte Alberto zovene di anni XIX.
vel ciica, 8c ftava da Santfto Piedro m Fer-
rara .
Eodem Millefimo. Di nocle . Furno mena-
ti in Ferrara in lo Caftello Vecchio tutti Ii
predicli Fratelli del prednfto Zoanne Ludovi-
co, oc Zoanne Marco di Pii , de' quali e di-
c~h> di fopra .
Eodem Millefimo. Adi XV. di Settembre
di nocte . Fu tajado la tcfta al didto Zoanne
Marco di Pii, 8c fu fepulto a Sancia Anna.
Eodem Millefimo . Jacomo Lorenzo Fiolo
di Maftro Marco de Vanzo Exactore Genera-
le, 8c Superiore a li Cataftri de la Camara_.
Ducale di Ferrara , fu mandato per Ii Specta-
bili f.icTtori Generali del prefaclo Duca Borfb
in Modenefe , Rezana, Sancto Felice , 8c in_
Ferrarexe a fare lo Inventario, 8c Deicriptio-
ne de' Beni de' predidi Fratelli Magnifici di
Carpi, ultra li Beni , che haveano lufo le Ju-
rididfioni de Carpi ; il quale la fece, 8c fur-
no extimati lire 80000. di Bolognini quelli
Beni, che poffedeano in Modenele , Reggia-
na, 8c Campo Sanclo di Modenefe, ultra fe.
dexe Caftelle , che fulo di6to Territorio pof-
fedeano, 8c ultra jl recolto grandifflmo , che
11 prefaclo Signore Duca in quefto anno pre-
ditfto de' didbi Beni , 8c li Beni , che poffe-
deano in Ferrarefe cioe in la Villa di Campo
Sanclo eftimati lire 45000. de Bolognim; la-
fcian-
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I
«5
F E R R
fciando foo« le Gdtelie, & il Palazzo, che
haveano in Ferrara fuo , cioe ll Paradifo, che
c da Sanfla Agoefe, che non andonno in di
&i flima; 8t cosi poffede ogni loro Beni, de
li qtuii e di&o, il prefat&o llluftriffimo Duca
^Eodem Millefimo. Madonna Urfina Fiola
cbe fu de lo IHuftriffimo Meffer Niccolb da
Efte Signore di Ferrara , & Fiola de la Mo-
olie di Maftro Antonio Rampino Ferratore_
gia da cavalli fufo la Via grande approvo la
hoftaria del Ziglio ", andd a roarito nel Spe-
ctabile Cavaliero Meffer Andrea Gualengo
Configliero Secreto de Jo Illuftriffimo Duca
Borfo. La quale Donna era ftata Moglie del
Signore de Camarino; & il dicto Meffer An-
drea,Jwv«a havuto doe altre Moglie inanti a
quefta .
Eodem Millefimo. Di Settembre . Venne-
le nuove, come il Duca di Urbino havearot
to il campo del Papa a Rimine, il qualc era
Capitaneo de la Liga .
MCCCCLXX. Adi XIII di Febraro di Mar-
ti. Lo llluftriffimo Duca Borfo inSchivanojo
promife la Sorella de lo Illoftre Meffer Al
perto da Efte , e di Meffer Gurone Protono-
tarj fuoi FratelH, in AlexandroFiolodelSpe-
ctabile Bonvicino da le Carte Factore gene
rale del prefatfto Duca Borfo ; la quale gio
yene fu Fioia di Jacomo Benedecto da Bolo
gna cittadino, & habitatore in Ferrara, &di
Madonna Filippa da la Tavola fua Moglie- ;
la quale Madonna Filippa fu Fante de lo II
hiftre Signore Meffer Nicolo Figliolo che fu
del Warchexe Alberto, & de la qualetuncne
oacque al prefa&o Signore li dicti Meffer Gu-
rone, & Meffer Alberto, lo quale Meffer Al
berto hora e il primo Homo , che habbia il
prefa&o Duca Borfo con fe .
Eodem Millefimo. Adi XXII. di Marzo ,
& era di Zobia. Fu uno cattiviffimo tempo ,
& nevo tutto il giorno ; & la nocte inanti
tempeuo fortemente in Ferrara , & Ferrarexe,
per modo che affai Vide , & Figari hebbeno
damno. Et adi XXVII. di Marti di nocteve-
nendo il Mercori nevo in Ferrara , & iuo
Contado, & fu grandifiimofreddo, adeoche'1
non potea apparere il Sole per il grandefred
do; per lo quale frcddo, & giaccio, che era
come fe fufle ftato di Zenaro, moritte affaif-
fimeVide.
EodWMillefimo . Adi X. di Aprile, &
era di Marti . In la Mirandula lo Magnifico
Cavallero , & Conte Meffer Galeotto da la
Mirandula, Fiolo che fu del Magnifico Con
te Zoanne Francefco Signore de la Mirandu-
la , propter crimen lasla; Majeftatis fcce pi
gliare el Magnifico Conte Antonio Maria fuo
Fratello per li Magnifici Marco di Pii Signo-
ie di Carpi , & Mefler Manfredo da Correzo
Signore di Correzo , & fecelo mettere ip uno
peae di Torre coa li ceppia li piedi, & a le
maoi; & fece fare intorno a la dicta Torre_
uno nltro muro nuovo forte , accib non ne_
poteffe ufciie; (k lo Cancelliero fuo fuanche
prelo, & pofto in uno altro pede di Torre .
Lo quale Cancelliero ftatim confeiso il dicto
Tractato , ch« volea fare il dicto Antonio
Maria; & li con buone guardie ftanno. Et la
Magnifica Madonna Juha Fiola che fu del
Magnifico Mefler Feltrino Bojardo da Ferra-
ra, peroche la tenea dal didto Anronio Ma-
ria, & era contraria a Mefler Galeoto Major
natu , & che reggeva , el dilto Mcfler Ga-
B
D
R E S E. 1x6
leotto la fece confinare in una camara, dove
con buone guardie la viene guardara per mo-
do che la non puo ufcirne fenza fua licentia,
videlicet del dicto Meffer Galeotto fuo Fio-
lo , o Madre de' dicti Fratelli .
Eodem Millefimo. Adi X. di Zugoo di
Domenica di mattina, chc fu il giornodi Paf-
qua Rofata . Lo llluftriffimo Duca Borfo ri-
formo il fuo Configlio Secreto, & aggiunfelj
10 Illuftre Meffer Hercole fuo Fratello , ch*
era Loco tenente di Modena , & feceloprimo
del diclo Configlio , e lo fecondo lo Illuftre
Meffer Nicolo da Efte fuoNepote, FiolochV
fu del Marchexe Leonello fuo Fratello ; lo
terzo fu el Revercndifliioo Meffer Biaxio di
Novelli da Ferrara Epifcopo di Adria ; lo
quarto il Magnifico Lorenzo Stroza da Fer-
rara; lo quinto Meffer Piedro Marocello da
Ferrara Cavaliero ; lo fexto Meffer Annibale.
ia Gonzaga da Mantua Dodtore , cittadino ,
& habitatore in Ferrara ; lo feptimo Meffec
Andrea Gualengo Cavaliero da Ferrara ; lo
odtavo Meffer Prifiano di Prifiani da Ferrar»
Cavaliero ; lo Nono el Conte Rainaldo di
Coftabili Gentilhoroo Ferrarexe; Cancelliero»
fuo deputato Philippo di Bendedio da Ferra*
ra ; & per Capitaneo di Modena poi a Kalen-
de di Lujo fua Ducale Signoria mettette Lu«
chino Marocello Gentithomo Ferrarexe; &il
prediclo Meffer Hercole da Efte rimafe puc*
al Governo di Modena come prima .
^Eodem Millefimo . Adi ultimo di Lujo .
Venne la nuova a Ferrara da Venezia, come
11 Turchi haveano tolto a la Signoria di Ve»
nezia Negroponte : il perche dicti Turchi ge
fono ftati a campo attorno bene contrecento
milia Turcbi per terra, & hinno bavnto in_
mare bene 300. vele . Unde fe dife, che in-
trati che furno dicti Turchi in Negroponte ,
amazorao tutti univerfalmente li Chriftiani ,
che ivi fi ritrovorno, & mifchi , & feminc
da otto anni in fufo, & tutti per lo filo dela
fpada H mandorno, & quefta nuova e molto
damnofa a tutti li Criftiani . In ajuto de li
3uali Turchi erano le Galee de' Zenovifi , Sc
e' Fiorentini , che altramente non 1'haveria-
no bavuto mai, perche e la piu forte cofa^ ,
che havefle Criftiani, & era fornito per anni
4. & anche la Signoria di Venezia perajutar-
10 havea in mare bene 200 Galee , cioe fra
Galee , Navi groffe , & marani . Et cosi adi
XII. di Lujo del prefente mefe fi perderte^
Negroponte .
Eodem Millefimo . Adi XIV. de Settem.
bre. Lo Illuftriflimo Duca Borfo iroprovifofe
ne ando a la Citta de Parma , dove era il
Duca Galeazzo di Milano , dil quale Duca_
di Milano lua Signoria fu lietamente recevu-
to; & il prefaclo Duca di Milano, ilSignore
Alexandro da Pexaro , il MarchexeLudovico
de Mantua, & multi altri Signorotti conbel-
la comitiva ge venneno incontra infino a le_*
Porte de Parma, perche non fapea fua Duca-
le Signoria, che '1 Duca Borfo doveffeandare
li; 6c cosi ricevette il prefafto Signore Duca
Borfo grandiffimo honore da quel Signore^ ,
11 quale era fuo Compadre, & da fua Coma-
dre Madonna Ducheffa, che !i era, & datut-
ti quelli altri Signori . Et il prefidto Duca
Borfo fempre ftava di fopra al Duci di M\.
lano io lo andare , & ftare , perche cosi il
Duca di Milano volfe : in la quale andata il
prefaoio Duca Borfo obtenne dal Duca fuo
Compadre, che'l perdono a Meffer xManfredo
st? D I A
da Correzo, & MefTer Nicolo fuo Nepote Si-
gnori di Correzo . dove il Duca
di Milano
era"andato V Parma per andire a campo a_
Correzo , Sc tuorlo a* didti Signori ; & m-
ouel giorno che fue arrivaco il Duca Borfo a
Parma, la nofte feguente fu rafcado Mefler
Manfredo predidfo zoxo dove era depinto con
]i pedi in fufo per traditore del Duca di Mi-
lano . Et cio fece il Duca di Milano di per-
donare a li difti da Correzo, 8c rafcarlo da_
le fue Terre, dove era depinto, per lo amo-
re grandiffimo , che fua Ducale Signoria por-
tava al prefadto Duca Borfo , a loqualeDuca
Borfo fua Ducale Signoria li volle donart_
Parma, 8c coram Populo ge la ofFerfe dona-
re, & ge apprefentb le chiave di qutlla, Scil
Duca Borfo non volfe , 8c ringratiolo aflai de
]'honore , che recevette il Duca Borfo , ll
quale ge era andato co:i circa 200. cavalli ;
non tc dico, perche non e poffibile fcrivere_
tanto, che non «e fia piu, infino a ufciredel
fuo alloggiamento , il quale era. la Cittadella
di Parma, 8c allozarge il Duca Borfo , & lui
con Ia Ducheffa ando alloggiare in Cafa del
Conte Ludovico da Parma; 8c que-
fta fu la megliore andata , che fece mai ll
prefidto Duca Borfo ; perche fe '1 Duca di
Milano andava a campo a Correzo , tutta Ia
Italia feria ftata fottofopra; perche gia la Si-
gnoria di Venezia volea al tutto dif'endere_
Correzefchi , 8c quefto bafti per hora . Et il
Lune feguente il prefaclo Duca Borforitorno
a Cafa fua a Reggio, 8c fu accompagnato dal
didto Duca di Milano, 8c Signori , infino a le
Confine del Duca Borfo , cioe al Ponte de_
I'Enza de Reggio . Et poi Zobia adi XX. del
didto mefe il Signore Ludovico Fratello del
Duca di Milano improvifo con 60. cavalli vel
circa, ando a Reggio a vifuare il Duca Bor-
fo, dove in nome dcl Ducadi Milanoel dono
a lo Illuftre MefTer Alberto Fratello del Duca
Borfo una Collana di precio di Ducari tremi-
lia d'oro; 8c li il prefidto Duca Borfo gefece
molto piii honore, che lui non havea havuto
a Parma dal Duca di Milano; 8c il giorno fe
guente poi il Signore Ludovico fe ne ritorno
a Parma ; 8c da Farma il Duca di Milano fi
partitte, 8c ando verfo Milano , 8c il Duca
Borfo fe ne vennc a Modena, 8c da Modena
in Ferrarexe .
Eodem Millefimo . Adi XXIII. di Decem
bre . El Conte Guido de' Pepoli Signore di
Bologna corfe fufo quello del Finale di Mo
dena, e brusb Cafe , 8c prefe perfone, 8c be
ftiame^Sc fece grande damno in didto luogo.
Et adi XXVI. del d>dto , che fu il giorno di
Sandto Stephano, MelTer Sigifmondo da Efte
Fratello de lo HluftrifTuTio Duca Borfo corfe
fufo il Bolognexe, 8c fpecialmente fpianouno
Luogo chiamato la Galeazza, Sc taglibalberi,
8c Vide , 8c guafto ogni cofa , e a la Palada
brusb molte C;ife, 8c fece gran dimno al di
6I0 Conte Guido de' Pepoli , il quale haveaa
fare in didfo luogo .
MCCCCLXXl. Di Zenaro. Lo IlluftrifTimo
Duca Borfo comincib dare principio a fare_
una Montagna di Terra per forza dt carri
navi , Sc brozi , 8c di opere manuali , che era
una grande faccenda, del che tutto ll Populo
fe ne redoleva molto, perche non era utile_
alcuno, cc li contadini non poieano lavorare
le Poffeffioni per cagione di dicto lavoriero ,
& facca fare quefla montagna , dove fi chia
ma Monte Sanfto ; &c di quefto il Populo mor-
D
R I O 428
morava molto. Et didro Duca Borfo maino»
tolfe mogliere , 6t fu il piu magnanimo Si-
gnore, che fufle mai , 8c liberaliffiino in do-
nare a chi ge domandava ; 8c fempre andava
veftito de panno d'oro arrizado cosi inVilla,
come in la Terra, a fparavicro , 8c ftare in_
Cafa, 8c tenea grande Corte.
Eodem Millefimo . Adi XIII. di Zenaro .
Fu fadlo uno Tribunale fufo la piazza di Fer-
rara quafi per meggio la porta di meggio del
Vefcovado di Ferrara, dove e la noftra Don-
na denanti in piede addobbato de tapezarie ;
8c li li Trombecti del Duca Borfo degnamen-
te tre fiate fononno , de mentre che la Pro-
ceffione ordinata per lo prefacto Duca anda-
va . Cantato che fu la MefTa in Velcovado
foleniflima, 8c dopoi fu publicato Der parte_
di fua Excellentia , come adi XXII. di De-
cembre del 1470. a Roma era ftato conclufo
la Pace fra il Papa Paulo Secondo, che tunc
vivea; lo Re di Nfapoli , la Signoria di Vene-
zia , Duca di Milano, Fiorentini, Re Raine-
ro, 8c Duca Borfo predidto , 8t tutti li loro
coaderenti, che vorranno, a morte oc deftru-
zione del Turco, lo quale non ceffa ogni al-
tro giorno di pigliare qualche Paefe de' Chri-
ftiani; a la quale Proceffione fu tuttalaChie-
rexia di dentro di Ferrara , tutte le Scole_- ,
Sc Compignie, 8c il prefidfo Duca Borfocon
tutti li Fratelli 8c Nepoti folennemenre con_,
quafi tutto il Popolo di Ferrara , cosi femine,
come Mafchj .
Eodem Millcfimo. Adi XIII. di Marcio .
Lo Illuftriflimo Duca Borfo preallegato fi
partitte da Ferrara con yz^. cavalli di lifta ,
8c centoventicinque muli da foma, de li qua-
li muli el ghe ne fu 50., che hiveano le co-
perte de velludo carmefino novo a le Artne_
Ducali , 8c il refto haveano le coperte di
panno bianchi , roffi , 8c verdi con le di6te_
Arme; le qjali perfone yij. a cavallo, ben-
che cosi il Duca le havelfe faflo, tamen era-
no piii di 600. a cavallo, 8c ftaffieri 100. , 8c
piu . Et fu accompagnato infino a Ia Villa_,
de Moneftirolo del Diftredlo di Ferrara da li
Illuftri Mefier Hercole, Mefter Rainaldo fuoi
fratelli , da li llluftri Meffer Nicolb , Meffer
Scipione, 8c Mcifer Polidoro fuoi nipoti , 8c
da la maggiore parte de li Gentilhomini , 8c
Cinadini di Fcrrara ; 8c qui fmoniati tutti
infieme abbrazonno, 8c bafionno fua Ducale
Signoria, la quale montb a cavallo , 8c fe_
avib veiio Roma, alloggiando il primo gior-
no a Confandoli la fua perfona, 8c parte de_
la Fameglia, 8c 1'altra parte a Regenta . Et
cosi per la Marca d'Ancona fe ne andb a_.
Roma con grandilfimo triumpho a fpefe fem-
pre de' Signori , e di Papa Paulo Secondo ,
che alhora regnava; 8c il triumpho, che fu
fadfo per lua Signoria , hora non poffo fcri-
vere, perchc longo il (eria . Et Domenica_,
adi XIV. di Apnle in Rorna, che fu il gior-
no di Pafqua, la fua Sandtita lo fece in San-
dVo Pietro, dove fu extimato ducento millia
perlone , Duca di Ferrara, 8c Cavaliero di
Sandto Pietro, con grandiffiroo honore, ftan-
do ogni hoino a Ia JVlelTa del P.ipa; lo quale
Papa ghe donbe la fpada , 8c lproni , uno
manto di brocato d'oro frodato cli varo infi-
no in terra, una beretta a la Ducale con le_
orecchie foderata di varo, una collana d'oro
con pietre preziole, 8c una bacchetta d'oro
da Duca. II Luni poi , che fu adi XV. di
Aprile, 8c era il Luni di Pafqua, la fua San-
dtita
I
F R R R A
ctita li donbe una bella Rofa d'oro mafliccio j A
di prezio di Ducati 500. d'oro; & donata la
Rofa, il dopoi Mefla il prefa&o Duca Borfo
cosi orriato con il Manto , Collana , Sccffia ,
& Rofa, cavalco per Roma da Sancto Pie-
tro a Sancto Marco con tutta la fua comiti-
va, eflendo accompagnato da XVII. Cardina-
li , de li quali XV. ne andava inanti , & fra
meggio li altri dui era fua Signoria; & cosi
fua Ducale Signoria rimafe a definare quella
mattina a Sanfto Marco , che e degno Pa-
lazo, che fa fare il prefa&o Papa a fpefe pu-
re de la fua Santita. Li honori , che furno
fidli a fua Signoria in lo andare , ftare , &
tornare , per hora non fcrivo , che fcria_
longo .
Eodem Millefimo . Adi XVIII. di Maggio .
II prefatfto Duca Borfo arrivoa Ferrara, ve-
nendo da Roma con tutta la fua Comitiva_
fana.
Eodem Millefimo . Adi XXVI. de Maggio.
Si corfe il pallio di panno d'oro , che e con-
fueto eflere corfo il giorno di Sancto Geor-
gio in Ferrara, & quefto perche afpettavano
quefli altri Signori, che li fufle il Duca.
Eodem Millefimo. Adi XXV. di Lujo. II
foprafcritto Papa Paulo fecondo in Roma ad
. hore tre di nocte moritte di morte fubita-
nea.
Eodem Millefimo 8c menfe. Apparfe in la
Corte del Duca appreflo le Stalle una noftra
Donna, che fece di molti miracoli, dove di-
poi fu fadla una Giefia, & gubernata per
Baldiflera da Montecchio tunc fpenditore del
Duca.
Eodem Millefimo. Adi XI. di Agofto. Fu
fadto Ia Crida fuxo la piaza di Ferrara per
parte del Duca Borfo; come adi . . . Augu-
fto in Roma era ftato creato Pjpa Sixto, lo
quale era Frate di Sandto Francefco , & fu
chiamato Sifto Quarto; & quefto perche il
giorno di San&o Sifto fu creato Papa , Io
quale fe chiamava lo Cardinale Sancto Pie
tro in Vincula.
Eodera Millefimo. Adi XX. di Agofto fr.i
le XVII. & XVIII. hore . La Excellentia del D
Duca Borfo , il quale e didro di iopra , eflen
do alloggiato in el Caftello Vecchio da la_
Porta del Leone pafso di quefta vita in l'al-
tra, il quale dal XXVII. del mefe di Maggio
anno prefente per tutta quella hora era ftato
infermo di febri continue flemmatiche , che
mai non lo abbandonorno infino a la morte_
fua ; & moritte ne le braze di Maftro An-
drca Reclore di San&o Michiele da Ferrara ,
& di Maftro Guielmo Frate di Sanclo Paulo
da Ferrara, lo quale lo confefso, & corou'
nico. Et morto che fu il prefacto Duca Bor
fo, lo Illuftre Meffer Alberto da Efte Fratel
lo fuo fubito fi partitte del Caftello , & ca
valco al Caftello Novo in Ferrara , che e
fopra P6, 6t 11 attrovo lo Illuftriflimo Mefler
Hercole fuo Fratello, lo quale per piu fua_
fecurezza in dicto Caftel Novo fe era redu
&o. II perche lo Illuftre Mefler Nicolo da
Efte nepote de' dicli Signori fiolo che fu de
lo Uluftriflimo Signore Mefier Leonello da
Efte gia Signore di Ferrara, come quello ,
che fecondo lui ghe pertenea eflere Signore
di Ferrara, Modena, Reggio, Adri, Comac-
chio, del Polefene di Rovigo , & di molre_
& infinitiflime Caftelle , adi XXIV. di Lujo
proximo paflato animo turbato fe era ablen
iato da la Citta di Ferrara, Sc era andato a
R E S E. 250
Mantoa dal Marchexe Ludovico Signore di
Mantoa , & dal Duca Galeazo da Milano ,
per havere fubfidio, & ajuto di obtenire la
Signoria di Ferrara, & de le altre Cittadi ,
& Caftelle, come il fuo Padre, & il Duca_
Borfo hebbeno , perche lo Illuftriflimo Mefler
Hercole predi&o intendeva come fiolo legt-
timo , che fu del Signore Nicolo da Efte_
unico Signore di Ferrara, havere didlo Do-
minio, & Signoria ; attento etiam , che lo
era barba del didto Mefler Nicolb di Mefler
Leonello , & era maggiore di tempo di tutti
li altri fratelli , & nepoti , & nominato va-
lentiflimo, & fapientiilimo per tutto il mon-
do . Et tamdem come b di&o , Meffer Nicol»
prediclo cosi partito da Ferrara fi apprefento
al Duca di Milano, lo quale Duca di Mila-
no, havendo prima anche fentito de la infir-
mitade del Duca Borfo, havea fufo il Parme-
fano adunato bene quindeci millia cavalli ,
& fanti a piedi , & tenevali li , non fe po-
tendo intendere, a che fine lo havea facto .
Fece anche mettere in ordine di molti Ga-
leoni & Fornelli in P6, per haverli a fua_,
pofta . La qual cofa havendo intefo la Illu-
ftnflima Signoria di Venezia, havea manda-
to in Filo in Po in ajuto di MefTer Hercole
tre Galee , due Fufte , & da 70. Barche ar-
mate tutte fornite di homini, & arme degna-
mente , dubitandofe , che'l Duca di Milano
non facefle novitade alcuna ad inftantia di
MeiTer Nicolo contra di Meffer Hercolc , lo
quale Mefs. Hercole la prefacTa Signoria in-
tendeva al tutto haveffe il didto Dominio ,
& non Meffer Nicolo. Et ultra le di&e Ga-
lee, Fufte, & Barche havea adunate bene_
forfi quindecimillia perfone fra da pedi , &
cavallo , & fparfi fopra lo fiume de lo Atice
del Polefine di Rovigo, che in una hora_.
tutti in punto feriano ftati a Figarolo, tatito
e a dire . Et perche Papa Paulo in quello
mftante che'l Duca di Milano non s'era met-
tudo in punto, che era con il diclo Duca di
Milano in Liga, moritte , come di fopra e
diclo , il prefaclo Duca di Milano mando
per lo fuo Ambafciatore , che 1'havea tennto
qui in Ferrara, a vedcre , ie'l Duca Borfo
moriva, o fcampava, & fecelo andare a lui;
& lui fe ne ritorno a Milano con le fuegen-
ti, fenza fire alcuna novitade in demoitra-
tione di fare . Unde Meffer Nicolo cosi ri-
mafto era con la fua famc-glia, de la quale_.
molti ne furno morti qui , & fenti da li
amici, & partefani di Mefler Hercole, perche
ftraparlavano del prefadto Meffer Hercole_.
Et intefo Meffer Hercole de la roorte del
Duca Borfo fratello fuo cariffimo , come_.
quello, che in quefto di di mattina ad hore
XIII. da tutto il Popolo di Ferrara fufo il
Palazzo de Ia Ragione de Ferrara era ftato
electo Signore di Ferrara, & utfupra, quan-
do mancafle il prefafto Duca Borio, monto
a cavallo con tutta la Illuftriffima Cafa da_
Efte, che era in Ferrara tunc , cioe Mefler
Gurone Maria, Meis. Rainaldo, & Meffer
Alberto fuoi fratelli, & li altri fuoi nepoti,
& con tutte le fue famiglie , & famigli, che
era ftato del Duca Borio, & partendofe da
Caftel Novo con la maggiore parte del Po-
polo di Ferrara dreto a pede , & bene doa_
millia Provifionati tutti con le corazine in_
doflb , fpade a lato , & arme inaftade , bale-
ftre carighe, fchioppetti , & vertoni, fi avio
rerfo la Porta di fotto per fufo la Via gran-
de
2? i D I A
>de di Ferrara ; poi venendo dreto a Santfto
Piedro per fufo la via de'Sabioni, cpando
fn da la fpeciaria del Saracino fe piego li, &
ando per fufo la Via grande infino a la Porta
dc la Rotta, 8c traverfando li, venne a li Ser-
vi, & li dreto la Via , tanto che arrivo in_
fufo la Piazza veftito a la Ducale, cioe con_
uno mantello di panno d'oro carmefino con
uno bavaro fopra il collo, & fpalle , 8t la_
Collana d'oro, 8c pietre preziofe fufo , 8c la
beretta in capo foderata di varo tutta carga_
di diamanti, perle , & altre zoje, 8c con la_
bacherta d'oro in mano; 8c quando il fu ap-
prcffo la Porta del Vefcovado di Ferrara_
fmontb da cavallo, 8c intrb fotto unoBaldac-
chino (!i cetanino ra(b morello ; 8c tuncintro
in Vefcovado, 8c in prefenzia di Antonio San-
delo Judice de' XII. Sapienti del Comune di
Ferrara, 8c de' Savj di Ferrara fufo lo Alta
re grande giuro manutcnere Juftizia al Popo
10 di Ferrara, & fare piu, & manco , che a
lui parera, & piacera. Huc fa£to cosi a pede
ir.tro nel Palazo, dove e confueto alloggiare
11 Signori di Ferrara; 8c quando volfe intra-
re in Vefcovado li fu tolto il cavallo di fot-
to, & tolto , 8c rotto in mille pezzi il Bal-
dacchino; 8c per la maggiore parte de lifuoi
cortefani era portaie in mano bandirolc di
pinte a diamanti, le quali portavano per la_
terra cavalcando con fua Signoria. Smontato
che fu fua Signoria, 8c arrivato in Camara ,
dove fogliono allozare li Signori di Ferrara ,
ftatim donoe a lo llluftre Meffer Alberro da
Ette, del quale e d:c"to di fopra, le infrafcri-
pte cofe , videlicet Rovigo , Lendenara , &
1'Abazia con tutto il Polefene di Rovigo, &
fua Jurifditiooe, & pertinentie, la Canda, le
Valli de k Frata, Corbule di fotto , Monte
Sancto, il Palazo di Schivanojo di Ferrara ,
Saxoio Caftello del Modenexe , Caftel-novo
di Tortona, Cafaja del Ferrarefe.
Et adi ultimo di Mazo. Sua Signoria fece
fare a le feneftre del pozolo del Palazo de la
Ragione, una Crida, come la fua Excellentia
per bene intrata di quella libere donava 8c
perdonava ogni condemnatione cosi corpora-
le, come pecuniaria, ad cadauna perfona .
che fi ricrovafte condemnata in Maffaria del
Comune di Ferrara, pure che quelli , che_
fono condemnati corporaliter , habbiano la
pace autentica da li offefi.
Eodem Millefimo. Adi XXII. del didto .
A hore XIV. Fu fafto le exequie dcl Duca
Borfo, & fu levato il fuo corpo di fufo uno
tribunaletto del cortile de le laftre de la_
Cone Ducale , coperto tutto di panni bruni ,
Cc le banche, dove fedevano Ie perfone_ ,
erano coperte di panni nigri; 8c il corpofuo
cra veftito di nno mantello di brocato d'oro
cremefino con uno capuzo di varo, in che_
lo havea fitto la telta, la collana al collo, la
bacchetta in mane , & beretta di pannod'oro,
o fia fcoffii a la Ducale in tefta. A lo quale
exequio di homini furno veftiti di bruna per-
fone appreffo 700. fra de la Famigha del pre-
facto Duca Borfo , Meffer Hercole , Meffer
Rainaldo, Mefier Gurone, Scipione, Polido
ro, 8c Nicolo, & li altri de la Cala da Efte,
& di femine perfone circa 150., che fannoin
iomma tutti h veftiti perlone circa 850 Era-
,vi tutte le Regole de' Frati , de' Monaci , de
gl. Eremiti, & Capelle de la Citta , Burgi ,
& (otto i mgx d. Ferrara , a li quali fu dato
jn mano di belh duperi; 6c piu le fu tutte le
B
D
R I O 232
Compagnie, & Scole de' Battudi di Ferrara.
11 Corpo fuo fu portato per la Chierexia
infino a la Cerrofa , dove in uno Ulifello ,
fi&o che have il Vefcovo di Adri il Sermo-
ne fopra il Corpo in prefentia del Signore_
Duca Hercole, & di tutto il refto d?l Popo.
10 di Ferrara, che tutto piangea , & erano
abrunati, fu fepulto, cavato che li hebbeno
11 panni d'oro , & zoje d'attorno , lo quale_
Ulifello fu di piombo. II corpo fuo, quando
fu pofto in !o Ulifello, era veltito di rofatodi
frana, abbenche il prefadto Duca Borfo, quan-
o moritte, fi lafso, che'l fuffe mettuto audo
fotto terra li . Et per tutto la via de li An-
geli erano fparti li Provifionati di fua Excel-
lentia tutti armati, & bene in ordine da fare
ogni grande faccenda . Et lepelido il Duca
Borfo, fopra il corpo del quale erano imprefi
in tutto circa 400. Duperi , il Signore MefTer
Hercole con tutta 1'altra brigata retornati a
Cafa, che era circa le XVII. hore , difenor-
no ; & in quel giorno il prefacto Signore_
Duca Hercole fece di molti doni & grazie_
a piu perfone; & fece fuo Compagno il Ma-
gnifico MelTer Theophilo Calcagnino , attri-
buendolt , & lafTandoli tutti li honori , 8c
emolumenti, che la fua Magnificentia havea
havuto con il Duca Borfo, (e a lafuaMagni-
ficentia parea, &c piacea . Et quando venea
portato il corpo del prefadco Duca Borfo a
feppelire, parea a tutto il Popolo, che Iddto
Eterno fufte iterutn morto.
Eodem Millefimo. Adi XXIII. diAgoftodi
Vegneri . La mattina fu faeto la Crida publi-
ca, come lo Illuftnffimo Meffer Hercole per
bene intrada di fua Excellentia facea grazia
libera di ogni quantiia di dinari a tuttequel-
le perfone , che fi ritrovavano condemnati a
la iua Camara, 8c fulfe per che cagione fe_
voleffe: che molto piacette al Popolo diFer-
rara; & benche lo Illuftre Me!Ter Nicolo fuf-
fe fuora, il prefaclo Duca Hercole come be-
nigno, li mando il panno bruno infinaaMan-
toa per veftirfe si , 8c fua Fameglia , per la
morte del Duca Borfo Barba del dicSto Miffer
Nicolo. Ec in didto giorno fu ficlo un altra
Crida pur per parte- del Duca Hercole , che_
alcuna perfona, fuffe chi fi voleffe fotto pena
di lire XXV., 8c di tre tratti di corda non_
olaffeno portare arme vetade, 8c di noctelire
50 , 8c cinque tratti di corda.
Eodem Millefimo . Adi XXVIII. di Ago-
fto . Furono fatte le Septime lecondo ufinza
per tutta la Chierexia di Ferrara fopra li fe-
pultura del Dio de la Pace , cioe del Duca
Borfo predidto, lo quale vere fi pocea chia-
mare Dio de la Pace , 8c Dio de Ia Miferi-
cordia, 8c Dio de la Liberalitade, inloChio-
ftro de li Frati Certofi.n , dove erano fdtti
certi Altari ; 8c in dicto giorno , 8c ncl fe-
guente fu dato la caritade a cafa per cafa per
tutta Ferrara con li muli del Signore canchi
di pane; & funne dito venticinque Moggia_
di farina in pane per 1'Anima ctel prefidto
Duca Borfo, la cut Anima IdJio eierno hab-
bia collocata nel numero de li fuoi Benedi-
cSti Sanfti. Amen . Alle quali Septime fu il
Duca Hercole fucceflore al di^o Dnca Borfo
con tutti li Fratelli, tk Nepoti , excepto che
lo Illuftre Signore Mcffer Sigifmondo Fratel-
lo di Padre & Madrc del dicto Hercole, lo
quale era a la Citta di Reggio per Loco-te-
nente del diclo Duca Hercole. Et nota, che
quando il Duca Hercole fu gtunto da le Se-
pti-
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2??
F E R R
ptime con la brigida nel fuo Palazo in Piaz
za, a lo intrare nel Palazo dentro la Loggta
Maftro Ludovico de' Carboni , Poeta Laurea-
to, in Pergolo fece una Oratione ad laude_
del Signore Hercole li aftante , & del Duca
Borfo morto , chc molto al Popolo piacette ;
& in dicto giorno fu caffo Pietro Lavezolo
del fuo Officio, che era Barifello del Ducato
di Ferrara, de facto, perche era di quellidel
Signore Mefler Nicolo da Efte, 8e in fuo luo-
co fu pofto Thadio Rugolletto da Ferrar__
per lo Illuftriffimo Signore Duca Hercole.
Eodem Millefimo. Adi primo di Settera-
bre. Lo Illuftriffimo Duca Hercole Signore_
di Ferrara utfupra, fece fuoi Fa&ori Bonvi-
cino da le Cartef da Ferrara , che era anche
ftato Factore del Duca Borfo, & Bartolamio
da Icari da Ferrara , lo quale in loco dc_
Meffer Antonio de' Guidoni da Modena Fa-
ftore , fu meflo , videlicet diclo Bartolamio ,
& Meffer Antonio fu mettudo per fua Excel-
lentia per Commiffario Generale in Roma
gna ; Et in quel giorno aggiunfeno li Amba-
fciatori de' Modenefi , & Refani con grandc_
comitiva tutti abrunati cum mantelli , & ca-
puzi; li quali furno da la fua Celficudine ad
allegrarfe del Stato fuo , & dolerfe de la_
morte de lo Hluftriffimo quondam Duca Bor-
fo fuo Fratello Padre de la pietade , & refu-
gio, & Collectore de* Signori defcaziati , lo
qoale era di etade, quando moritte, di anni
J7., mefi XI , & giorni XXVI. , & era viffo
Signore anni XX. , & giorni XX. in tutto :
& in lo fuo tempo mai non incrudeli, ne mai
li Popoli fuoi hebbeno fofpetto di guerra , &
quafi per tutto il Mondo nel fuo tcmpo fu
guerra . Per lo tempo del quale Duca Borfo
fu facto Schivanojo, il Paradixo di novo, la
Certoxa tutta, excepto il corpo de la Giefia,
che priroa non era mai ftato Certoxa qui; &
fua Excellentia la adopto di lire otromilia lo
Anno di intrada. Item fece fare il Palazodi
Belumbra , & quello da Benvegnante , & quel-
10 di Mefler Theophilo Calcagnino fuo com-
pagno, che e di dreto da Schivanojo. Itenw
11 fece fabricare molto al Caftello Vecchio
da la Porta del Leone . Item a Foffadalbero ,
a Belriguardo , Quartexana , Medelana , &
Hoftellato Palazi , il fece lavorare aflai . II
fece principiare Monte Sancto, & il Palazo,
la Cittad«Ila di Reggio , la Rocca de la Cit-
tadella di Lugo, & quella di Rubera, & Ca
nolla , il fece fare lui . Quefto Duca Borfo
non tenne mai manco di cavalli 700. dx bia-
va in cafa; tenea in cafa da cento Falconeri ,
& molti Scuderi , & belliffima Fameglia, &
virtuofa. A lui difpiacque fommamente li vi
zj, &maxime li ladri, lt quali el perfeguita-
vaper tutto dove il potea. Coftui per lo fuo
tempo donbe fra dinari & robe il valore di
quattrocentomillia Ducati , & 4 piii . II fece_
fare anche il Palazo , che'I donoe a Meffer
Peregrino di Pafino da Sandlo Dominico iru
Ferrara. Quefto Signore fempre in campagna
cavalcava veftito di panno d'oro , e di feda ;
per la Terra portava Collane di leptantamil
lta Ducati 1'una . Dinart a la fua morte fu
extimato fe.ge trovaffe circa Ducati cinque
cento millia. Mentre che'l viffe in fanitade ,
mat fra lui, & li Fratelli, & Nepoti fuoi non
fu una cattiva parola , non che fa<fti , exce-
pto che quando il fe infirm6 , come di fopra
hat intefo, fra lo Illuftriffimo Mefler Hercole,
& Mefler Nicol6 fu le novitade , che tu hai,
7om. XXIT.
B
D
E
R E S E. a?4
jntefo di fopra. II perche dicVMeffar Nicoi
lo volcva ad ogni modo la Stgnoria, & Do-
mtnto, che havea il prefa&o Duca Borfo, &
al prefente il Duca Hercole, fel g e fuffe fta-
to comportato, & dal Duca Hercole , & dal
Kopoio dt Ferrara, licet haveffe di&o Meffer
Ntcolo grandiffima parre dentro da Ferrara ;
mapurdubitandofi forfe nonperire.fi abfento
daFerrara, &and6a Mantoa, credendo potere
rttornare a fuo piacere ; & la ge andoe mal
tacla , o perche I^ male ufcire per le porte- , -
«ntrare per le mure . Et a quefto modo
u fadlo Signore, & Duca Meffer Hercolt_,
10 quale intrato Duca fece di molti doni , &
grazie; & incontinente ordino il Pegiolo co-
perto , che traverfa la via de la fua Corte^,
con la via fecreta , che va in Caftello Vec-
chio de la fua camara ; & tenea continue 2J.
Fanti armati di tutto arme di & no&e fufo
Ja fala, dove manza fua Excellentia , per ef-
fere piu fecuro ; & fece fare fubito quella_
parte del Barco , che e di dreto al fuo Pala-
zo di Belfiore verfo Valfofca . Siche, conclu-
dendo , il Duca Borfo fu uno buono Signore ,
& fpero anche il Duca Hercole fcra meglio-
re per li Popoli fuoi.
Eodem Millefimo. Adi VIII. di Settembre.
Lo Illuftriffimo Duca Hercole predidto fece_
fare a fuono de* fuoi Trombetti fufo la piaz-
za di Ferrara una Grida publtca , che fu re-
giftrata in Camara de'Fa<Stori in Cancellaria,
& a lo Officio de' XII. Savj di Ferrara , per
la quale el conferma li Statuti del Comune_
di Ferrara. Itero che dove li Officiali & Sa-
lariati perdevano lo Anno doe pagha, volc_.
ne perdino una tanto. Item che ogni homo
poffa vendere libere & tmpune in Ferrara il
Sale che non fe potea . Item vole la fua Si-
gnoria pagare il, Podefta di Ferrara , & il
Judice de le Appellationi more folito, & noa
fii pagato per il Comune di Ferrara. Item_
che al dicto Comune fii lecito vendere, fen-
za pagare Gabella alcuna , tutte le biave, che
feranno conducte in Ferrara foraftiere per di-
€to Comune, & bifogno di quelle , che pri-
mapagavano il decimoabuone monete. Item
che fii lecito ad ogni perfona ammazarfe be-
ftie di ogni forte in cafa per mangiare, fenza
pagare alcuna Gabella, che prima non fi po. r
tea fare . Item che de cetero non fi paghi Ii
condemnati, Cancelli,& Capfoldt alcuni, che
prima pagavano. Item che alcuno Officiale_
non poffa tuore Sportole , o fii Capfoldi di
Sententie , che loro diano, fe non quelli , a
cui e dato per li Staruti delComune de Fer-
rara . Et fece molre altre belle grazie a que-
fto Comune; & dopoi quefto in quello gior-
no monto fua Excellentia a cavallo , & and6
incontra con la fua Comitiva, & con tutta_
la Fameglia del quondamDuca Borlb, &con
11 Fratelli, a li Ambafciatori de la Signoria_
de Venezia infino a Francolino, che veniano
a vifitare fua Excellentia , & a dolerfe de la_
morte del Fratello, & allegrarfe de fua Ex-
cellentia , che fuffe afcefa in alto. Li quali
Ambafciatori furno Meffer Andrea VenJra-
mino , e Meffer Alovifio Fofcarint di princi-
pali GentilhominidiVenezia, & li li accom-
pagno infino al loggiamento , che fu a Schi-
vanojo ; & poi il Sabato adi XIV. di diclo
mefe fe partirno; & furno accompagoati per
fua Signoria uno pezzo lontani da la Terra;
& in dicto giorno li Ambafciatori del Mar-
chexe de Saluzo , che erano ftati qui a vift-
Q x tare
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»35 „ P 1 A
tare fua Celfitudine, fi parrmno .
Eodem MiUefrno. Adi XV. d.fto. Mefler
Francefco da Efte , Fiolo naturale che fu
del Signore Leonello da Erte , fe abfento da
Ferrara, & and6 in Borgogna a ftare , dove
anche inprimaftava; & in quel giornoliAm-
bafciatori Modenefi fe ne ritornonno a Mo-
dena . , _ ,
Eodem Millefimo. Adi XVI. di Settembre.
Li Ambafciatori del Uuca H.-rcole, che fur-
no Mefler Tito de'Novelli Vefcovo di Adn ,
Meffer Antonio Roverella compagno del Si-
gnore Fiolo di Piedro , Meffer Roberto di
Sirozi Fiolo di Meffer Nanni da Ferrara , &
Meffer Ghriilophoro Rangone Fiolo di Mef-
fer Gafparo da Modena , andorno a Papa_
Sifto Quarto ad allegrarfe , che'l fii ftato fa
fto Papa , 8c ut dicitur , a tuore la Invefti-
fcione di Ferrara in nome di fua Excellen
Eodem Millefimo. Adi XVIIII. di Settem
bre . Furno futte le Trentefime de lo Illu-
ftriffimo quondam Duca Borfo , del quale e
dic~to, a la Certoxa.
Eodem Milltfimo. Adi XXIIII. di Sertem-
bre, 8t era Martioi, 8c Mercori, 8c Zobia_,
che furno tre giorni continui , la mattina_
fufo la Renghera nuova del Palazo del Co-
mune di Ferrara fopra la piazza , fu faclo
una Gnda a fuono di Tromba per parte del
Noftro Illuftriffirr.o Duca Hercole , per la_
quale fi notificava ad ogni perfona , che ha-
vefle prefo arme in mano cotitra la fua Duca-
le Signoria in favore de lo Uluftre Meffer
Nicolo da Efte Nepote di fua Exccllentia_ ,
lo quale fu Fiolo de lo llluftre Meffer Leo-
riello ga Signoie di Ferrara inanti il Duca_
Borfo; lo quile Mercori , adi XXIV. di Lujo
Anno prefente fi abfento da Ferrara, & ando
dal Duca Galeazo di Milano, che eraaMan
toa, per havere loccorfo da lui, 8c dal di&o
Si£;nore di Mantoa, per hivere la Signoria_
di Ferrara, 8t Dominio, che'l Populo minu-
to non intendeva , che lo haveffe fe non il
prefa&o Duca Hercole , si ben per farlo Si-
gnore di Ferrara, 8t mettere fuora el prefa
tfo Duca Hetcole , come quella libere ge_
perdonava ogni delidto , 8c mancan-ento , &
ingiuria, in che fulleno incorfi dal di , chc_
fua Ducale Signoria intrb Signore di Ferrara
inanti , & che libere ogni homo poteffe in_
le Teire fue , pure che venifleno con animo
di hiveilo per untco Signore , & che li fof-
feno fideli fervitori , & che a quella chi ri-
tornara , fe rubbj libere & fenza alcun dub-
bio a quella in Ferrara apprefentare con pro-
teftaZione, che tutti quelli , che fi litrova-
ranno fuora a 1. fervizj del difto Meffer Ni-
colo , o a lua pofta, o a' (uoi lervizj , fiano
retornati fra uno mefe a cafa fua a Ferrara —
Etchi contrafara, s'intenda eflere sbanditi da
Terre, & Luoghi di fua Excellentia; 8c s'in-
tenda di havere bando perpetuo de la tefta, o
de la vita, che per altro modo fua Excellen
tia gli volefle tuore per inimici , & rebelli
de h fua Perfona propria, & del fuo Staro ,
&: che tutti li loro beni s'intenda ipfo fafto,
paflato il mefe , a quelli , che non feranno
retornati, confilcati a la Camara di Su* Cel
fttudine; Sc ie li feranno Fioli di Fameglia ,
& fiano che beni fe voranno, 8c che li fadri
per li Fioli fiar.o tenuti per le Legitime di
epfi Fioli epfi Padri viventi, 8c debbiano ef-
fere gtavati elapfo di&o termino . Notificando
B
D
R I O
ad ogni perfona, che paflato didlo mefe fe ne
faria diligente inquifizione , 8c fe intenaeia ,
che capitandone alcuni ne li (uoi Paefi debbia
eflere conduclo ne le (ue forcie , & ju fttriato
ut fupra, 8c funne rogato Rainaldo de' Fanti
fuo Cancelliero Fiolo di Lanzalotto de'Fan-
ti Banchiero in Ferrara . Et Mercori adi
XXIII. di Oitobre il prefadto Signore pro-
rogo la dnfta Grida per uno altro mefe.
Eodem Millefimo di Settembre . Fu dato
principio a fare il Barco fuor3 la Porta del
Leone da li animali falvadegi per il prefadlo
Duca Hercole , che cofto gran quantita di
denari fra a compraie h Terreni , che erano
Poffeffioni , 8c murare quell' inrorno.
Eodem Millefimo. Adi XXIII. di Ottobre
di fera giunfe in Ferrara Mefler con
Ia Comitiva de li cavalli per Amba-
fciatore de la Magnifica Comunitade di Fio-
renza , la quale mando al Duca Hercole a
dolerfe de la morte del Duca Borfo , 8c ad
allegrarfe, che lui fufle ftato fadto Duca del
^opolo di Ferrara, 8c erano honorevolmente
veftiti tutti con mantelli ricamati al collaro
de' Zigli , 8c altre Arme Fiorentine , 8c al-
loggio in la Corte del prefadhj Duca a fpexe
di lua Ducale Signoria.
Eodem Millefimo. Adi VII. di Novembre.
Moritte Meffer Chriftopharo Moro Duxe di
Venezia , 8c adi XVIII. dicTro fu fafto Duxe
di Venezia Meffer Nicolo Trono Gentilhomo
di Venezia.
Eodem Millefimo. Adi XXII. di Novem-
bre. Fu fd<5to fufo la pUzza di Ferrara apro-
vo la Colonna del Duca Borfo uno Tnbu-
nale, 8c incoppato Philippo da Cypri dal Fi-
nale de Modena, 8c hofte al Finale, con uno
mazzo , dopoi con uno falzone fegatoli le_
canne de la gola , 8c dopci coram Populo
fquartato , 8c uno quarto fu pofto fufo il
Ponte del Caftel Tealdo , uno altro quarto
al Bondeno, uno altro quarto all' Hoftelata_
di Figarolo , 8c 1'altro quarro fu portato al
Finale di Modena , acio che ogni perfona lo
vedeffe, 8c li luoi beni furno confilcati a la_
Camara Ducale; 8c quefto fu propter crimen
lsla; Majeftatis ; imperoche volea , 8c cercava
di tuore Sandto Fclice , 8c il Finale di Mo-
dena al Duca Hercole Signore di Ferrara_,
Modena, 8c Regio 8cc. , 8c quelli dareaMef-
fer Nicolo da Efte Fiolo che fu de Io llluftre
Marchexe Meffer Leonello Signore gia de le
foprafcripte Cittadi.
EodemMillefimo.Di Domenica. AdiXXIV.
di Novembre. Sulo la Kengera nova feu Pe-
zolo del Palazo del Comune di Ferrara, do-
ve fi leggeno le Condemnazioni a quelli, che
fono juftiziati , furno tutte le infrafcripte_
perfone a (uono di Tromba publicate per ini-
mici, 8c ribelli de lo Illuftriffimo Duca Her-
cole Signore , 8c Succeflbre dreto al Duca_
Borio , 8c li loro beni tutti , 8c cusi legiti-
me, 8c beni adventicii publicat i a la Camara
Ducale, 8c a li Padri di quelli furno tolto le
Legitime, 8c Trebellianiche , 8c ufi feudi, 8c
beni adventicii , li quali fono con Io Illuftre
Meffer Nicolo da Efte Fiolo che fu del rMar-
chexe Leonello, perche non fono venuti in_
termine de le Gnde foprafcripte , videlicet
Sigifmondodal Sacrato Fiolo che fu di He-
dlore da Ferrara Compagno.
Alberto Mazolino da Ferrara Fiolo che fu
di Zoanne Gobo Cancelliero fuo.
Gnfone da la Sonaglia da Ferrara.
Jaco-
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aj7 P E R R
Jacomino Fiolo di Roman Brunello da_
Ferrara Camerlengo.
Nicolo da TAflaffino Fiolo del Coaee Phi-
lippo da Ferrara Scudero fuo, Culino di Ser
Nicol6.
Zoanne Antonio Fiolo del prefaclo Scude-
ro da Ferrara. Quefti due hebbero grazia.
Nicol6 Alaria Fiolo del di&o Grifone Scu-
dero.
Maximiano da Trexenta.
Enea di Avenanti da Ferrara .
Ludovico Botono .
Zoanne Francefco fuo Fratello .
Zoanne de Galvan . 1476". Adi 3. di Set-
tembre, fu impiccado in Caftello Veccliio in
Ferrara.
Zorzo da Gropello .
Criftoforo da Milano.
Zoanne Marefcalco .
Mathio Marefcalco.
Baptifta de' Cati da Ferrara Cancelliero
Fiolo di Antonio de' Cati have grazia .
Criftophoro de' Scapiliti da Ferrara Fiolo
di Baptifta, e Camariero del Duca Hercole—
fu morto.
* Anzeliero de gli An -» Fioli che furno di
zelieri da Ferrara . I Pietro Zoanne da
Polo fuo Fratello Ba [ la Badia da Fer-
ftardo. J rara.
Francefco da la Badia .
Nicolo Mulatiero del prefa&o Mefler Nicold.
Maftro Fino Pelizaro da Ferrara. I hebbero
Ludovico didto Soja fuo Fiolo [ grazia .
Piero Maria de' Petrati Fiolo di Meffer
Alberto da Ferrara Cavaliero . 1475. have_
grazia.
Fiocho da Ferrara Fiolo di Fra Martino
dell' Ordine de' Servi. 1476". fu impiccado.
Pcreto da Mantoa Cittadino di Ferrara gia
compagno del Signore Leonello Padre deldi-
cto Meffer Nicolo .
Borfo Fiolo di Jacotno Magnanino da Ferrara.
Jacomo da la Sala da Ferrara .
-» Fratelli , & Fioli di Anto-
Folcho, & [ nio Maria di Bonacofi da
Aldrovandino f Ferrara 1474. hebbero gra-
J zia .
Andrea Tofecho Fiolo di Gafparo da Fer-
rara fu impiccato in Caftello Vecchio , 3. Set-
tembre 1476".
Chiapino Staffiero .
Thadio da Milano .
Zoanne di Thomie da Mantoa . 3. Settem-
bre fu impiccato in Ferrara 147«.
Fratelli da Mantua furono de-
Cefare &"> capitati, fquartati in Mantua,
Galaflb' C P ercne * vean o voluto attofe-
| gare il difto Meffer Nicolo
J '47 1 -
Frate Carlo Re<»ore de la Giefia di Sancta
Agatha da Ferrara .
Ludoyico da le Calze Fiolo di Meffer Ba
ptifta Doclore da Ferrara.
Zoanne Pezenino . j
Zoanoe Francefco da Mantua. 3. Settem-
bre fu impiccato in Ferrara 147*.
Valerio da Vicoenza .
Maftro Lucha Cocho. 3. Settembre fu im-
piccato in Ferrara 1476".
^ Gabffo di Nigrifoli da Car- t
Galeotto fuo Fratello f ra,exc '
Veftore da Monre Catino da Fcrrara.
Francelco fuo Fiolo.
Tom. XXIK
B
D
R E S E. 138
Ludovico Nigrifolo da Ferrara Fiolo di
Nicolo , & li Fioli di diclo Ludovico ; heb-
bero grazia 1476*.
Antonio Pellegrino Zaffo Fiolo che fu di
Lanzalotto da Ferrara.
Zam Pietro di Cicilia.
VinceBZO da Napoli.
Zoanne da Napoli.
Nicolo da Regenta.
Zoanne de'Tol'chi da Bologna, &
Uno fuo Compagno , feu Famio .
Zoanne de' Coftabili Fiolo di ZemignanJ
fu impiccato in Ferrara a la Rengera del Pa-
lazo 1472.
Donojacomo da Carpi Capellano in elVe-
fcovado di Ferrara , & Cantore .
Troilo Fiolo che fu di Pietro di Schiveto
da Ferrara , il quale Pietro fu Maftro Cama-
riero del Duca Borfo, & tenea la Munizione:
have la grazia .
Azzo Fiolo che fu di Gerardo da Efte da.
Ferrara , ge {u tajato la Tefta in Caftel Vec-
chio.
PhilippodaNovolon da Mantua, Fioloche
fu di Carlo : f u morto a Venezia .
Pietro Francefco.
Sebaftiano Barbiero da Porto Barbiero di
Mefler Nicolo: have la grazia 1474.
Philippo Marcheve da Ferrara , Fiolo di
Zanino Maftro da Stalla del didto Meff«rNi-
coI6.
Philippo , 1
Zan Jacomo, & L Regazzi .
Malatefta /
Maftro Zoanne jacomo Medico da Par-
ma have la grazia dal Duca Hercole .
Antonio Fiolo del Cofta-) Furono impicca-
Falconiero Gtecho, j ti in Caftel-
Campanino da Ferrara, J» lo Vecchio 3.
Caxamatta, f di Sectembrc_
Romanello, J 1476*.
Borteiamio da Montecatino da Ferrara .
Bortelamio che fu di Ludovico de' Siveri
da Ferrara, fu impiccato in Ferrara 3. Settem-
bre i47<5.
Philippo Fiolo di Mathio Herba da Mila-
no Mercadante in Ferrara: have grazia..
Feregrino Btaga da Ferrara : have gra-
zia.
Tomafino Botone da Ferrara.
Mathio Fiolo di Gafparo diclo Tartaro di
Mamajo Occellatore.
Francefco dal Portello di Ferrara : have_i
grazia .
Gnbo Durachta da Confandali .
Comes da Ferrara .
Zoanne Antonio Fiolo di Gerardo da Ze-
noa da Ferrara.
Seneftro Fiolo che fu di Alovife da Cam-
pagna da Ferrara .
Fiolo di Befano da Ferrara For-
naro : have grazia .
Zoanne Fiolo che fu di Maftro Nicol6 dal
Cavallo da Ferrara .
Zoanne Maria di Mezino da Ferrara.
Ochiara Fiolo di Bernardino BrentadorcJ
da Ferrara.
Mathio da Mantua.
Meffer Ruberto del Druga Procuratore di
Ferrara Fiolo che f u di Maftro Rainaldo Bar-
biero .
Eodem Millefimo. Adi II. di Decembre il
Luni mattina furno impiccdti per la gola_
Zoanne de' Coftabili da Ferrara Fiolo che-
Q.% fa
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*3?
D
fu di Zemignano de' Coftabil. Naturale , &
Zoanne Francefco da Mantua Camerlengode
10 Illuftre Mefler Nicolo da Efte pred.fto;
perche li erano ve.mri da Mantua a F.garolo
l traftare con Zoanne Cafteltano ^WKo
per lo Doca Hercole da Efte a la SieltaM ■ di
Fiearolo di havere in nome del dicTo Meiler
Nicolo quella Fortezza ; 8c tutto quello gior-
„o ftetteoo i.npiccati, & poi .1 Marti matti-
m , che fu di III. di Decembre furono por-
tati a la Steltata ; Sc palam i furono impic
cati a la Rengera del Palazo de la Ragronc
del Cumun di Ferrara.
Eodem anno, Sc menfe . Furono e infra-
fcripte Ambafciarie a vifitare la Excellentia_
del Duca Hercole per parte del Papa, & de
11 altri infrafcripti , cioe del Papa Sifto IV.
Don Ferrante Re di Napoli , Duca di Mita-
ho, cioeConte Galeazo, de' Bolognexi.de Se-
nefi, 8c Duca di Borgogna , li quali ad uno
tempo fi ritrovorno a Ferrara dal prefadto
Duca Hercole .
Eodem Millefimo. Di Novembre , & De
cembre . II Duca Hercole tece fare ll Pezolo,
che va dal Palazo de la fua habitazione cou-
la via coperta in Caflcl Vecchio de la Porta
del Leone con quella piazza dneto ll dnito
Caftello con botteghe nove , la quale piazza
pero li era , ma fufo quella erano Stalle de_
li cavalli, 8c muli pel prcfacio S.gnore noftro
D MCCCCLXXH. Adi XXVIII. di Febraro .
Lo Illuftriffimo Duca Hcrcole ando con 600.
perfone a vifirare la Signona di Venezia , &
itette liafpexe de la Signoria infino adi 5. di
Marzo, che fe partitte da Venezia con gran-
difTimo honore , 8c triumpho , veltito con_
tutta la fua Famiglia di bruna per la morte_
de lo Illuftriffimo quondam Duca Borfo; 8c
fu ta prima fiata, che'l Duca Hercole ando a
Venezia ; 8c effendo il prefa&o Signore in_
Venezia have nova, come li infrafcripti Ma
gnifici de' Pii incarccrati in Caftel Vecchio
de la Porta del Leone ali 111 giorni di Mar-
zo ad hore V. di nofte con uno Famegl.o di
Marchetto da Salnzo Capitaneq per lo dicto
Capitaneo in dido Caftdlo fe ne erano fug
giti del difto Caftello tutti ; perche il d.dto
Fameglio nominato Peregrino da Regio , al
quale li hweano li d.&i Fratelli de' P.i pro-
mefTo d.ire Ducati 700. li havea in quella ho
ra abbaflato la.Pontefclla del Caftclio Vecchio
fuora la Terra .
Fratelh . F.o
I li che furono
Zoanne Princivalle , f* del Magnifico
Mefs. Zoanne Bemardino, [ Galaffode' Pii
Mefs. Tomafo, I Gentilhomioi,
Manfredo, 8c l 8c Signori di
Zoanne Marfilio, Sc f Carpo .
Peregrino da Regio, J Zobia adi V.
di Marzo .
Mefs. Tomafo, 'i predicti furno
Mefs. Zoanne Bernardino, r in Ferrarexe
Mefs. Zoanne Marfilio, ' prexi per la
grandifT.ma provifione che havea faito lo 11-
Fllnftre Mefs. Sigifmondo da Efte frateilo le-
gitimo del prefacTo noftro IlluftrifTimo Signo-
re Duca per haverli ne le mani ; 8c cosi prefi
furno cazati in uno fondo di Torre in dnfto
Caftello cadauno per Torre veftiii a modo
de' Frati Minori come h furno prexi, 8c iii_
Bolognexe li andonno tutti li altri.
B
D
E
r 1 b 140
Eodem Millefimo . Adi XIX. di Febraro .
In Venezia furno prexi gl' mfrafcnpti Gen-
tilhomini di Venezia ; imperoche fu dicto ,
che vivendo Papa Paolo Secondo li avifavano
di tutto quello le facea in Confeglio di Pre-
gai dicTo Papa, il quale tenevano dictiVene-
ziani per inimico, 8c erano de' primi di Ve.
nezia,
Meffer Domenico Zorzo .
Meffer Domenico Pifano.
Eodem Millefimo. Adi XVII. di Apnle_.
Meffer Galeotto da la Mirandula fece cavare
fuora di pregione il Conte Antonio Maru_
fuo Fratello, dove lo havea tenuto da due_
anni in gran guardia.
Eodem Millefimo. In Ferrara valfc ll Sta-
ro del Formento foldi 4. , & cinque , 8c fei
il piu bello. , .
Eodem Millefimo. Furono peffimt li Vini
quafi per tutta la Italia , 8c a lo fine de lo
Anno fu car.ffimo, perche affai fe neguafto.
Eode.n M.llefimo. Adi 8. di Maggio di
fera . Fu pofto il Duca Borfo di Bronzo, che
e fafolaColonna raarmorea denanti a la Log-
gia de la Piazza , dove lo c, come il fta , il
quile era poito per meggio del Palazo dCl
Podeitade di Ferrara in Piazza.
Eodem Millefimo. Dal primo di Maggio
per tutto il quarto g^orno fu uno grandilTuno
freddo , per modo che'l bilogno portare in_
doffo le pcllice , 8c fare foghi , tartto fu freddo .
Eodem MilLfimo. Adi VIII. di Maggio,
8c era di Veneri . Meffer Galeotto de la Mi-
randula , 8c Conte Antonio fuo Fratello fi
portorno a Ferrara tutti dui veftiti ad uno
modo a vifitare il Duca Hercole.
Eodem Millefimo. Si fece il Capitolo Ge-
nerale de' Frati di San&o Francelco in Fer-
rara , 8c fu di Miggio ll giorno di Pafqua_,
Roxada , che venne adi XVII. , 8c ge fu Ia__i
Perdonanza di colpa , 8c di pena a la G.efia
di Sanfto Francefco dal Sabbato de la V.gi-
lia a Vefpro fina al Vefpro di Pafqua, a 1r_
quale Perdonanza venneno da infinitifllmi Lo-
chi molte perfone , Sc li Frati Confeffori da
ogni cafo poteano abfolvere tanto quanto fe_
aRoma fufle ftato quello, che haveffe morto
uno .
Eodem Millefimo . Di Maggio . Lo lllu-
ftriffimo Duca Hercole fece cominciare a fo-
nare le hore due fiate; cioe le prime per ta_
Torre di R.g bello , &c Le feconde per !•<_
F.Tre de la Pngiane, che e fufo il Cantone
di Sanfto Romano .
Eodem Millefimo. Valfe il Maftello del
Vino buono loldi 40. in 50. il Maftello, per
eflere (tato trilto ricolto.
Eodem Millefimo. /\di IX. di Zjgno di
Marti a hore XXII. Arrivo in Ferrara la 11-
luftriffima M<-.donna R.zarda Madre del pre.
fadlo Noftro llluItnfTi.no Duca Hercole, la_
quale veniva da Saluzo da Cafa fua, dovc la
era ftata bene XXVIII. Anni , che mai la_
non havea v.llo 1. fuoi Figlioli , cioe il pre-
fi6to Duca Hercole , 8c Meffer Sig.fmondo
fuoFratello, 8c maxime il Duca Hcrcole; 8c
cosi con grjnde honorc , 8c triumpho intro
dentro la Tcrra per la 1'orta de la Gabella_
Groffa di Sancto Paulo , effendo andato per
lei 1» IlluftniTi.no Mefler Rainaldo da Efte_
Fratello Naturale del prefadto Duca Hercole
iufino a Cd.de Silvazo del Signorc di Mon-
teferrato con 1 50. bocche fra Gentilhomini di
Piamonte, 6c Gcntildonne , oc Caftcllane_ ;
poi
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S4 i F E R, R
• k —i jnArto toeoate* iafina a Figarolo
Villa delFerr*re*e beri mattina gl' llluftn
Mrifer Sieifmondo prediito, & Mefler Alber
JrJStelTo fuo N««tk« & U. prefatfto No-
ftro DucaHercole le »ndo iacontra coa tqtti
Gentilhomini , &1>ene perfone *oo. de la
fu» Famiglia per Bucintoro, & Nave per Po
iBfiso a Vigwano i 5* «h* -enendofe aflerrate
Le Botteghe, & chiufa la Ragione, U fecc_.
ubeDedetta iatrata dentro; e fe ma» a perfo-
na fu fatfto honore, penfa cbe il prefacto Si-
«opre lo fece a la fua Madre. Per infinoaPo
leandorono incontra da joo. principali don-
ne di Ferrara, che l'accompagnonno a brazo
Jei con il Magnifico Meffer Fabricio Caraffo
Ambafciatore del Re di Napoli , chc era qui
a Ferrara venuto al prefatfto Duca per lo di
#o Re con molti Schiopetti , & fuoni di
Trombe, Piffari,& Garapaae , & altri fuo
ni; tanto che lft arrivo in Palazo del S.gnore
w Puzza , & havea con lei bene 70. bocche
de* fuoi da Saluzo , che 1'haveano accompa-
BiataaFerrar*: ira li quali veqne ad accom
pagnarla Meffer Tomafo Fiolo del Signore_
di Monferrato legitimo , & naturale , & lo
JHuftre Mefler Rainaldo , quando tolfe per
Moglie Madonna , • Fiola de lo lllu-
ftre Marchexe di Monferrato ; mentre che_
fua Signoria fuffe a Cafale ad afpettare la_
prefafta lUuftriflima Noftra Madonna. La_
quale Fiola del Marchexe di Monferrato |i
dava in dotatreCaftelle, & Ducati defedotto
nijia fra roba & denari , & non )a menb
alhora a Ferrara, roa folti» U fposo.
Eodem Millefimo . Adi XV. di Zugno. La
jttattina a hora di dilenare fu pofto ia Caftel
Vecchio da Ia Porta del Leone in Ferrara il
Nobile Francelco de' Strozi Compagno de lo
Jiluftre Mfffer Alberto da Efte , lo qualc_
F«incef,o e Fiolo del Magnifico Cavaliero
Weffer Benedefto de' Stroz» da Mantua , &
q»efto propter crimen l_fa? Majeftatis , 8c ha
V« di moltaCord» per opera di Meffcr Augu
ftino da Arimine .
Eodem Miltefimo. Del mefe di Luio. Fu
foroito de fa&o el Barco novo facto fare per
lo prrfafl» Owca Hercole a fue fpefe .
Eodem Millefimo. Adi XX.di Agofto. La
«attina in lo Vefcovado fu cantata per tutta
k Chiercfia di Ferrara una Meflk del Spirito
SanSto , perche in dicto giorno fu uno An
»0, che'l Doca Hercole era intrato Signore.
ut fupta , & fe fece una folenne Proceflione,
comt fl fa il giorno del Corpo di Chrifto in
Fcrrsfa, a U o/jale fu la llluftriflima Madon
ni Rizatda da Saluzo Madre del prefaclo Du
ca HercoJe , & Meffer Sigifmondo fuo Fra
tello kgiiime, & Meffer Rainaldo, &Meffei
Alberio Fratelti anche Naturali del prefatfto
Duca He-rcole. veftiti di panpo d'oro degna-
mente ; & fecefe faliio fufo la Piazza coiu.
molti Campan-o « & in tutto quel giorno
ftettea» affexriie tutte le botteghe, & fontigi
di Ferraxa, cxtrae £wffe ftato di Domenica.
£o_sm MiUefimo, Adi VIII. di Settembre.
Lo Jllnftriflimo Duca Hercole fece gioftrare-
a Dexcnino fijfo U I iazza di Ferrara vinte-
doa bti_6a di Broccato di argento Cremefino
bello per »U«grezza , & memoria , che lo era
ftato cremo Signore del Popolo di Ferrara lo
Anno inantidi Agqfto, ma per lo caldo gran-
diffimo, fu deferita adi VIII. di Settembre_.
Loquale pxecio fu dato per una parte a Zoan
ne Mathio Fitb che fu di Roco in tefta_
A R E S E. 14*
A homo d'arme del prefacto Duca Hercole, pec,
una altra parte ad Auguftino da Campo Fre-
vofo Cognato de lo 111. Scipione da Efte, per
ua' altra parte a Chaveglia da Napoli Com-
pagnodel prefaclo Duca, & per 1'altra quar-
ta parte ad uno Famiglio del Magnifico Mef-
fer Galeotto da U Mirandula .
Eodem Millefimo. Adi di Oftobre
di Dominica. Lo Illuftriflimo Duca Hercole
fece glMnfrafcripti Cavaleri da Sproni d'oro,
& donblli le infrafcripte robe, videlicet.
Meffer Caveglia da Napoli Compagno Du-
cale, lo quale have unaCollana d'oro, &una
Zornea di Broccato d*oro, & Spada , & Spro-
ni : Ultra cio have in dono la RoverfelU_,
che cra ftata tolta a Criftofaro Rofetto da_
Rpma, che era ftato Caroerlengo, & Tefau-
riero del quondam Uluftriflimo Duca Borfo
antediclo , & eravi ftata tolta , per havere_
falfificato Libri de* conti del prefadto Duca -
Borfo, ftrazzati , & bruzati, & tutti confu-
mati per robare il prefaclo Duca Borfo ; &
quefto perche lo bavea confeffato havere ro-
bato dodicimilia docento lire di Bolognint al
Duca Borfo , per lo tempo chc havea tenuti
li fuoi conti . La quale RoveriHPa fono certe
belle pofleflioni in lo fondo di Porto con uno
degnoCafamento, che gia furono del Spetta-
bile Cavaliero Mefler Ugutio de l'Abazia_
Configliero , & Cancelliero Secreto del Du-
ca Borfo, lo quale propter crimen Ufse Ma-
jsftati$ in lo Cafttllo Vecchio da la Porta_,
del Leonc fu decapitato , & la fua roba do-
nata tutta inter cetera al dicxo Rofetto pcc
10 Duca Borfo ut fupra in lo 1460.
Meffer Jicomo de* Trotti da Ferrara,Io
quale a Kdende di Zenaro proffi no paflato
Anno prefenre fu fad*to Configliero Secreto del
Duca Hercole per epfo Duca , & Judice dcl
ComunediFerrara, al quale , & a li Fratelli
11 di&o Signore Hercole donoe U Pavignana,
videlicet di X. Poffcflioni , che fono fra il
Finale, & Sanfto Felice, che furono de'Ma-
gnifici Pii confiicate a la Camara Ducale_
prout fupra crimine laefas Majeftatis; & _poi a
di<Sl:o Meffer Jacomo donoe tunc una Turca
di Broccato d'oro digniflima foderaia , & la_,
Spada . & Sproni.
MefferB>nittcioB vilaquaFulo che fu del
Magnifico M«ffcr Criftino Bivilaqua di Fcr-
rara, a lo quale fu donato UZornea di Broc-
cato d'oro , Spada, & Sproni .
Meffer Ambrofio ds' Contrarj Fiolo che fu
del Magnifico & Digniflimo homo Mcfs. Ugu-
zione dc' Contrarj da Ferrara, a lo quale fu
donata ona Zornea di Broccato d*oro , Spa-
da , & Sproni .
Eodem Millefimo. Adi VII. di Settembre_
di Luni . Fu cavato di Caftcl Vecchio Fran-
cefco de* Strozi Fiolo di Moffer Benedecto
E de' Strozi di Mantua , lo quale li cra ftato
condemnato propter crimcn l-fas Majeftatis
ut fupra , & donatoli U grazia al Duca Ga-
leazo Duca di Milano Fiolo che fu del Duca
Francefco ; & fubito come fu fuora , fu ae-
compagnato infina a Nave con bando de lc.'
Terre, & Loghi dsl Noftro Duca Hercolc-,
& per lui lo Illuftre Meffer Ludovico Mar-
chexe di Mantua da Cha Gonzaga havea_,
mandato uno fuo Ambafciatore .
Eodem iMillefimo. Adi IX di Nwenjbre.
Sono Tubarum fuio il Pezolo d.t' Trombetti
ddl Palazo del Signore fufo la Piazza fu pu-
blicato , come lo Illuftriflimo Duca Hercolc_
adi
„3.
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Gr 1 —
,43 D I A
adi primo di Novembre, 8c fu di Domenica,
a Napoli era promeflb in la Illuftriffima Ma-
donna Maria Leonora Fiola dei Re Ferrante
Re di Sicilia, 8c Napoli, 8c che lo Magnih
co Usulotto di Facino Vicentino , lubdito
tamen del difto Duca , tamquam Mandata-
rio 8c Procuratore di Sua Signona , havea_
conclufo diclo Parentado per parole de ptx.
fenti; 8c per quefto fi confortava tuttt li fub-
diti del prefa&o Duca Hercole a farne tre-
ciorni continui fefta, & faliio. Unde pubh-
cato di&o Parenrado ftatim furono afferrate_
in Ferrara tutte le Botteghe, Sc Stazone, &
fufo la Piazza fu fa&o Tnbj grandi , & fo-
chi a fpefe del Comune di Ferrara , uno al-
tro in CaftelloVecchio, uno in CaftelNovo,
uno a Belfiore , 8c pib altri per la Terra_,
bruzando il Popolo piii cofe per allegrezza_
contanti fuoni di campane, fchiopetti , bom
barde, 8c canti , 8c cndi , che fu maraviglia
grandiffima, con lumere la nocte per la Ter-
ra iroprefe, & pnre fuoni di camp.me, come
fe fuffe ftato di di . Ettregiorni continui du-
r6e quefto , 8c come fu fadto in Ferrara , fu
fj&o per tutte le Cittadi, Caftelle, & Loghi
di epfo Signore Duca Hercole per altegrezza
erande, che hebbeno li fuoi Subditi .
Eodem Millefimo. Adi XVI. di Novembre
dopoi definare. Lo Magnifico MefTer Fabricio
Caraffo Amb;ifciatore de la Maelta del Re_ ,
il quale uno Anno continuo era ftato in Fer-
rara alloggiato in Corte del prefa&o Duca_.
Hercole con i<5. Cavalli ad minus a fpefe di
epfo Signore, fi partitte da Ferrara, 8c ando
verfo Napoli. effendo accompagnato dal pre
fatto Duca Hercole, & Fratelli, 8c Nepoti,
& tutti li Gentilhomini di Ferrara infino a
la Torre de la Foffa a cavallo, perche anda-
va per la via di Bologna : a lo quale Amba-
fciatore Sua Signoria li donoe , quando ft par
titte, Ducati ducento d'oro , braza trenta di
Broccato d'oro da Signore, braza 40. di Vel-
ludo cremefino in dui pelli, braza 40. diVel
ludo negro bello, braza 40. di Damafco ver-
de bello , & braza ottanta di uno bello , &
fin-.ffirr.o panno torchino, 8c cavalli , & mu
]e , & calze a la divifa di Sua Signoria para
dodici per fuoi Fameglj.
Eodem Millefimo 8c menfe. Fu principia
do a fare li Pezoli de' Banchieri , che fono
denan:i a la Toire di Rigobello, 8c fi comin-
cio a depingere li Palazi de' Signori , 8c le_
Banche de li Calg iri .
MCCCCLXXIII Adi V di Zenaro , 8c
cra di Marti . Lo lllulh iffimo Duca Hercole
improvifo accompagnatoda terribiliffimo tem-
po di neve , 8c vento da li III. Mefler Sigif
mondo, Meffer Alberto , 8c Meffer Rainaldo
Fratelli fuoi da Efte, 8c molti Gentilhomini
& Cittadini ando per la Cittade di Fcrrara_
cercando la fua Ventura a pede , la prima_
fera con fuoni di Troir.be, Cantori , 8c Pif-
fari ; 8c la feconda fera , che fu adi 6. didto
cl giorno di Pafqua, a cavallo ; 8c have la_.
infr.ifcripta roba , 8c molto pifi ne haveria_
havuto, fe la Brigata lo haveffe laputo di fua
andata, 8c fuffe Itato buono tempo, che in_
Villa fe haveffe potudo andare per robe da_
donarli, 8c farfe honore. Ma bafta, che Sua
Excellentia fu vilto tanto volontiera, quanto
dire fe poteffe .
B
D
R I O 244
Robahavuta per il Signore per la Venturt
fua , videlicet ,
Capponi 1823."
Formaggio Forme grande 276.
Formelle di Formaggio 33.
Formaggi 11.
Vitelli & Mangi 54.
Scatole di piii ragione Confeclione 291.
Dupieri 19.
Dupioni in 4. 15.
Candelotto mazo 1.
Cira lavorada lire 60.
Fafiani 20.
Pernice ioj.
Cotornife 4.
Pavoni 7.
Conei 11.
Grua 1.
Scattole de Pignocha 7.
Albaretti di Zcnzavero , & altrc Con-
fectione 1.
Marzapani 14.
Tavolero da tavole digniffimo 1.
Pipioni 14.
Quaie 6.
Oche graffe 8.
Mezene de Porco 8.
Pome Cefte 2.
Caprioli morti 2.
Lengue falate 81.
Mortadelle 33.
Salzizotti 0*2.
Francolini 22.
Zddoni, 8c brazadelle piatti 3.
Tribiano fufto 1.
Levoreri 7.
Pampati 4.
Pani di fpetie 2.
Spongade 4.
Agnelli 13.
Mofcatello quarta 1.
Vino fufti 2.
Torteletti di Zocharo piatti 2.
Torteletti di Marzapani Ceftelle 2.
Eodem Millefimo. Adi XVII. di Zenarodi
Domenica, 8c era il giorno di Sandto Anto-
Lo Hluftriffimo Uuca Hercole fufo la_
nio
Sala grande de la Corte, la quale Sala e ver-
fo Ie Cofine di Corte convito 166* Zovene da
marito, 8c Donne maritate zovene di Ferrara
apte a ballare, deftefe le coltrine nove d'oro
8c di feta per quella Sala , fi&o primadauno
capo de la Sala a 1'altro uno Tribunale appa-
recchiato XX. Tavole grandi , fece definarc
tutte quelle Donne honoratamente ; 8c anche
(ua Signoria fufo di6ta Sala coram Populo in
meggio al Tribunale definonno ; 8c definato
che fe have, el dicto Signore fmonto, 8c ando
una volta per la Sala, poi ballb con la Don-
na di Sigifmondo di Bonlei Fiola che fu de_
Meffer Pellegrino di P.fino Cavaltero coram
Populo, 8c con fua Signoria ballo lollluftrif-
(imo MefTer Sigifmondo, MefTer Rainaldo , 8c
Meffer Alberto da Efte fuoi Fratelli, Meffer
Thophilo Calcagnino fuo compagno, M .gni-
fico Borlo da Correggio , Meffer Bonifacio
Bivilaqua, Mefter Claveglia, Meffer France-
fco da Ortona, 8c altri de' primi Gentilhomi-
ni fuoi a fnono di Trombe . Et era veftito il
prefa&o Duca di una Turcha di Cetantno
rafo negro foderato di Zebellini con unacol-
lana al collo di precio di cinquantamilia_
Ducati; 8c ballato il Signore , eccote venire
grande multitudine dt mafcare, 8c qui fi co-
min-
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*4f
mincio a ballare
F E R R A
a fuono di PifFari infino ap- A
prdlo le fepte hore di noAe in grands trium-
pho, & piacere, cenando in di&a Sala la di-
Sti Brigata.
Eodem Millefimo. Adi ultimo di Zenaro .
Io Lendenara fu morto , venendo da Mefla ,
el Conte Rizardo da Sancto Bonifacio da Len
denara, & amazollo uno Fameglio delConte
bernardo da San&o Bonifacio Tuo Fratello ,
a kt quale morte intervenne uno Fiolobaftar-
do del di&o Conte Bernardo ; & fecondo fu
dic*>, li di&i Conte Bernardo, & Conte Sil-
»io Fratelli eflerne ftati cagione.
Eodero Millefimo. Del mefe di Febraro .
El Fiolo del Signore Tadio de* Manfredi Si-
gnore dlmola, lo quale Padre, & Fiolo era-
no deftenuti in Milano , fecrete fuggitte da
Milano, & fe ne audo a Venezia da la Illu-
ftriffima Signoria.
Eodem Millefimo . Adi XI. di Febraro di
Zobia. David Burale da Modena, lo quale— -
era ftato ut fupra condemnato ad perpetuos
cerceres in Caftel Vecchio in lo fondo de la
Torre, hebbe la graziaacompIacentiadiMel-
fer Antonio Valentino Doclore Modenefe_
Commiflario del noftro Duca Hercole , & cusi
in diclo giorno fu licenziato , & ando a Ve
nezia con di&o Mefler Antonio , & era ftato
condemnato per Mefler Francefco Verlatoda
Vicenza Judice di Jufticia , o de la Corte del
Signore propter crimen Ixfae Mjjeftatis-.
Eodem Millefimo, & menfe. Fu fornito di
effere ielegato la piazza del Caftello , & fa&e
quelle Botteghe nuove apruo il Palazo delSi
gnore , & depin&o la via fecreta , che va in_
Caftello Vecchio da la Pona del Leone.
Eodem Millefimo, & menfe. Valea il for-
mento foldi VIII. il ftaro , & in giorni otto
fjlitte a foldi it. il ftaro.
Eodsm Millefimo, & menfe. EIDucaHer
cole fece fare la Rexanata in P6 , dove l'e
apruo el Fonte del Caftel Tealdo .
Eodem Millefimo . Da principio di Zenaro
per tutto dui giorni di Marzo duro i.l Carne
vale, & fi ando in mafcara per la Cittade d:
Ferrara, & Kurgi con grande triumpho , &
fefte; & ge andette il prtfa&o Duca con tut
ta la Cafa da Efte ; dove per li Cittadini fu
faclo fefta in ie loro Cafe con Damifelle &
B;tlli. Et fra li altri Bonvicino da le Carte_
F^ibre del Duca Hercole aui XXIX. di Fe-
braro ne fc-ce una; il Conte Lorenzo de' Stro-
Zi da Ferrara, lo Illuftre Mefler Alberto da_
Efte Fratello del prefacto Duca , & Fiolo di
Madonna Filippa da la Tavola da Ferrara— ,
ne fece un' altra in el luo Palazo di Schiva-
nojo, & fu la Domenica di Carnevale, che_
fu adi ultimo di Febraro . El Luni di Carne-
vale , che fu adi primo di Marzo , li Magni-
fici Mefler Jacomo Cavaliero , Confiliero del
Duca, & Judice del Comune di Ferrara— ,
Paulo Antonio Secretario del prefadto Duca ,
Brandelife , & Galeazzo Fratelli tutti quattro
da Ferrara, ne fecero un aitra in Cafa fua_,
la quale Cafa e in Borgonovo per meggio le
Cale di quelli dal Sacrato . Et il giorno di
Carnevale ultimo la Excellentia del Duca_
fece i'altra fufo la fua Sala grande, cheguar
da in piazza, & verfo el Caftello Vecchioda
la Porta del Leone , la quale fu la piii degna
di tutte le altre, a la quale fefta furono 160.
Donne da ballare a tavola indi&aSala, dove
XXi. tavole erano apparate, dove fiballo, &
dette piacere infino appreflo le IX. hore di
B
D
R E S E. 24*
no<fte, & anche infina a quella horaeranodu-
rate le altre foprafcripte fefte, eflendo a di«
«Ste Fefte li Signori da Cafa da Efte veftiti jo,
Mafcara, feu in borduo; 5c a lafeftadelDuca
fi defino, & ceno, & fulli ultra li Sefcalchi
Generali del Duca , diece altri Sefcalchi
adiundli per quel di; & continue ardette inu
Sala molti Dupieri grandi per voha, & quat-
tro ne la Sala, dove fi ripofavano le Donne,
& tre fiate furono mutati li Dupieri , li quali
ardetteno tutti.
Eodem Millefimo. Adi XXVII. diFebraro
in Lendenara . EI Conte Sil^io da Lendena-
ra , del quale el Conte Rizardo prediclo fu
Fratello, moritte di morte fubitana, & fufe-
pulto in Lendenara.
Eodem Mtllefimo . Adi XVII. dt Marzo .
Eftendo il Conte Bernardo da Sanclo Boni-
facio in piazza in Ferrara, Fratello che fude
li foprafcripti Conte Silvio , & del Conte_
Rizardo anche fopradifto fu roenato in Ca-
ftello Vecchio per Mefler Auguftino da Ari-
mine Configliero fecreto del prefafto Duca_
Hercole , & per Conte de* Griffi Capitaneo
de la piazza di Ferrara ; imperoche era incol-
pato hav.ere lui, & il difto Conte Silvio fa-
€to ammazare el foprafcripto Conte Rizardo
fuo Fratello.
Eodem Millefimo . Adi XIX. di Marzo .
Fu dato principto ad eflere felegato il Borgo
del Leone de Ferrara di felici da la Portain-
fino ove la e felegata , & furono tolti li gia-
roni , che erano per Ferrara in le fe|egate_ .
Similiter fu fac^o a la Via, che va da la Via
grande a la Porta di Sanclo Pietro di Ferrara
3e' didti felici, feu geroni.
Eodem Millefimo . Adi XXII. del didto
mefe di Luni . Moritte di parto in Lendeaara
la Moglie di Leonello Fiolo che fu del Con-
te Silvio predidlo, & la creatura fimilmente
moritte.
Eodem Millefimo. Adi XXV. di Marzodi
Zobia , & fu il giorno di noftra Donna . Ar-
rivo in Ferrara la Iiluftre Madonna ManaLu-
ctetia Donna de lo Illuftre Mefler Rainaldo
da Efte Fiolo che fu de lo Illuftrifllmo Mefler
Nicolo haAenus Signore di Ferrara: la quaie
Madonna Lucretia veniva da Monferrato , che
era Figliola de lo Illuftre Signore Guielmodi
Monferrato naturale & legitima , & heri che
fu XX IV. dicto era venuta a loggiare a Fi-
garolo Villa del Ferrarefe, dove era ftatode-
gnamente apparato di tappezarie, & vivande;
eflendo andato per lei iouno a Monferrato lo
dicTro Meflcr Rainaldo, & Sciptone da Efte_
fuo Nipote Fiolo che fu del Fratello , cioe
de lo Illuftre & Reverendiflimo Mefler Milia-
duxe da Efte, & moltj Gentilhomini Ferra-
refi ; & venne per nave zofo per P6 , paflan-
do per lo Terreao , & acque de lo Hluftrifli-
mo Duca di Milano , cioe Conte Galeazo Sfor-
za Fiolo che f u del Conte Francefco gia Duca
di Milano, & per il Manroano; 8c quando Ia
dicla Madonna tamdem fu in Porotto in P6
vel circa , li Illuftri fuoi Cugnati le andorno
in Bucintoro ircontra in fuio per P6, tanto-
che lo aggiunfe , cioe Mefler Sigifmondo , &
Mefler Alberto da Efte Fratelli , li quali in-
compagnia con epfa venneno fina al Porto di
Ferrara da San&o Paulo , dove li era lo Illu-
ftriflimo Duca di Ferrara a cavallo , lo quale
vedendola arrivare, fubito fmonto dacavallo,
& intrato in la nave dove la era , la vifito coa
molri abbrazi , 8e moltt parlari fra loro ; poi
moa-
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247
D
I
montorno tutti a civallo ; 8r cusi lei era fufo
una chinea learda del dicTo Duca, Sc fue Do-
ne; & cavalcando per la via di SancTo Pau-
lo veftita lei di leta morella con molte—
zoje attorno, 8c collana al collo digniffima al
fuo modo di Monferrato, lei a paro delDuca
dal lato di fopra, 8c inanti lei glTUuftri fuoi
Cugnati & Nepoti predicTi con cinquecarret-
te da Corte di Donne dreto , le quali erano
Ferrarexi, le quali ge erano andate incontro
fina a P6, cioe Gentildonne , arrivonno a la
piazza, poi di piazza fina al fuo Palazo, cioe
al Paradifo in la contrada di SancTa Agnexe;
lo quale Palazo fu renovato per lo dicToMel-
fer Rainaldo, a lo quale per Io Illuftriffimo
quondtm Duca Borfo fuo Frarello ge era fta
to donato, come li Beni , che furono de li
Magnifici Pii da Carpi RibellideldicTo quon
dam Duca Borfo . La quale Madonna per
quanto fu didTo, 8c anche fi vide, porto con
fe il valore di venticinque milia Ducatid'oro,
ultra le infrafcriptc Caftelle , le quali el Si-
gnore Guielmo fuo Pad.e le dette in Dotain
quel Paele; & per tutto la via dove la caval
coe, erano tante perlone per vedcrla infinoal
Paradilo, 8c Donne a le fineftre, che era una
maraveglia, cavalcando a fuono di Trombe ,
Piffari, 8c Schioppetti , 8c fuoni di Campa-
ne .
Eodem Millefimo. Adi IV. di Aprile di
Domenica la mattina , come heri fera di no
cTe a hore doe moritte in la Hoftaria de la_
Fofia el Signore Alexandro da Pefaro, che_
fu Fiolo del Sforza da Cutignola , lo quale_
Signore Alexandro , 8c il Conte Francefco
Duca di Milano furono Fratelli di Padre, &
Mddre, licet el Conte preTcTo moriffe Duca
di Milano ; 8c cosi fu portato il corpo in di
dlo giorno di Domenica a fepelire a Pexaro ,
& dopoi lui fucceffe il Signore CoftanzoFio-
10 del dicTo Signore Alexandro come fuo Pri-
mogcnito .
Eodem Millefimo . Adi XXVII. di Marzo .
Fu principiado a fare lo Cortile del Signore,
che guarda fopra il Caftello vecchio verfo le
Becharie verfo SancTo Juliano, 8c furonobut
tate zolo molte ftanzie, che in quello erano,
& uno pezolo di alfe , che cingea tutta la_
fponda verfo le cucine, cioe verfo ove hora_
lono le ftanzie de' FacTori , 8c li fopra erano
le cucine di Corte: merlato dopoi diclo Cor
tile intorno, 8c felegare, & fare le fcale, 8c
Cortiletto verfo la Spenderia con la porta_
grande a rinconrro 1'altra predicTa , 8c per
tutto Zugno fu fornito de farfto.
Eodem Millelimo . Ad'i XXIX. di Marzo .
Fu dato principio ad effere facto li fondamen
ti del pezolo di roarmoro dreto il Velcovado
di Ferrara: oc di Lujo fu li pezoli, feu ftra-
zarie con le colonne de marmoro, 8c baladuri
infino al Campanile del Vefcovado.
Eodem Millefimo. Adi VII. di Aprile_ .
Fu dato principio ad effere lavorato intorno
al Palazo de la Ragionc del Comune , 8c il
Palazo de le Banche de' Calgari in piazza_ ,
11 quale Palazo de la Ragione, 6c Torre de_
hore, fu acconzo, cioe dipinti come fono poi.
Similiter il Palazo de le Banche de' Calgari a
Paladini fu dipinto in dicTo tempo , cioe di
Maggio, 8c Zugno fu fornito ogni cofa .
Eodem Milleiimo. Adi XXVII. di Aprile
di Marti. II Magnifico Conte Antonio Maria
da la Mirandula tolle per Moglie una FioIa_
che fu di Meiler Sandto de' Bentivogli daBo-
B
D
R I O 248
logna. & li fe accompagnoe in Cafa di Mef-
ler Zoanne de' Bentivogli Patregno de la_
Putta con honore: a che fu il Magnifico Mef-
fer Gaieotto fuo Fratello , gl'IIIuftri Mefler
Sigifmondo, & Meffer Alberto daEftej, Mar-
cho de' Pii Signore di Carpi , lo Magnifico
Mathio Maria Bojardo , Meffer Nicolo de'
Contrarj, & tutti li altri che andonno a Na-
poli a condurre Madonna Leonora Fiola del
Re Ferrante de Napoli in Ferrara per Mo-
glie del Duca Hercole palTando per Bologna
con circa Jjo. cavalli .
Eodem Millefimo . Adi V. di Zugno di
Sabbato a hore XIV. , che fu la Vigilia di
Pafqua Rofata lufo Ia Piaza del Comune de
Ferrara per mezzo il Pezolo ferrato de la_
Rengera del Palazo de la Ragione , a fuono
di Campane fecondo ufanza coram Populo ,
fu tajato la tefta al Magnifico Conte Bernar-
do da Sanclo Bonifacio da Lendenara Gentil-
homo Ferrarefe, lo quale era ftatocompagno
cariffimo dc lo Illuftriffimo quondam Duca_
Borfo; & quefto fu, perche el confeffoe, ef-
(endo deftenuto in Caftel Vecchio , havere_
faclo ammazare il Conte Rizardo fuo Fratel-
lo, del quale e didto di fopra adi 30. di Ze-
naro del prefente anno, infieme con il Conte
Silvio fuo Fratello morto ut fupra , perche
ambidui, videlicet Silvio, 6c Bernardo , ini-
micavano il dicTo Conte Rizardo fuo Fratel-
lo , lo quale Bernardo era di eta di anni 6*0.
grande, 6c groflo, 8c bene compofto, 8c in_
fua vita hebbe gia grande condizione , 8c la_
roba fua fu confifcata a la Camara del Duca
noftro di Ferrara. La quale roba, che lu ha-
vea in Ferrarefe e fufo il Polefene di Rovi-
go, 8c ne le Terre de Ia Signoria, era di va-
lore di Ducati XVI. milia d'oro in fua parte,
6c di lui rimafe uno Fiolo baftardo nommato
Hieronimo, lo quale era fuggito per rifpecTo
che fe arritrovo a la morte del diclo Rizardo
fuo Barba.
Eodem Millefitno . Adi III. di Lujo . La_
Nobile Madama Maria Leonora Fiola del Re
Ferrante di Napoli giunfe a Ferrara , la qua-
le fu data per Ipofa a lo Illuftriffimo Duca_
Hercole, 5c fu accompagnata da Napoli a_
Ferrara da molti Signori , e Duchi, e Cava-
leri, Conti, 8c Gentdhomini , 6c da Donne_
de' Stgnori Conti, Cavaleri , 8c Gentild-jnne
del Reame; 8c fu una bella , 8c grande com-
pagnia; 8c fu facTo grandi triumphi a Ferra-
ra. Prima da Regenta fina a Ferrara fi billo
drie P6 per ogni Villa. Pofcia la dtcTi Ma-
donna defmontoe del Bucintoro , 8c venne_
dentro a cavallo , e andoghe incontra tutto
Ferrara , e inanzi che la giungeffe , ghe fu
mandato incontra infina a Ga>baiu doe gan-
zare in ordine di Zoveni pulidi veftidi di
Zornie pulidamente ; 8c era adornato il Pon-
te di SancTo Gcorgio , e pofcia dentro dal
Ponte era fadTo uno pergolato di frafche in_
volta, fina a la Via grande; 8c da la porta_
di fotto fina in piaza fu coperta la ftrada di
panni de lana , 8c fu piantato di molte ver-
dure. Prima da SancTa Maria dcl Vado era_
uno Carrubbio con gente fufo ordinato puli-
damente a fimilitudine de li fepte Pianeti.;
1'altro era da SancTo Francefco dal Saracino,
da li Gefuati, da la Porta dt fotto, e da le_
banche de' Caligari ; il fepiimo Pianeto era
dal Campanilc del Vefcovado adornato cou_
gente afTai, che ballava, e cantava, e chi fo-
nava cum molte gentilezze. Polcia dov'e el
Mar-
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14?
F E R R
Marchefe Nicolo, li era adornato con fona-
dori; e fu una bella cofa quelli fepte Pianeti
da vcdere. Et intro in Corte , •& fu accom-
pagnata la dicSta Madonna Leonora dal Cardi-
nale Roverella , e da lo lUuftriffimo Duca
Hercole , & era veftida di panno d'oro a la
Napolitana , con una Oorona d'oro , e di per
le in tefta , con uno baldacchino di panno
d'oro fopra latefta; e fughe cento venti Trom.
betti, & jo. Piffari, e Tamburini di piii pae-
fi ; & ghe fu Ambafciarie aflaiffime, & fu fa
dto gran fefta, & triumpho . Et adi 4. dicto
la dicia Illuftriffima Madonna con lo Iiluftrif-
fimo Duca Hercole andonno in Vefcovado ,
& li diffe la Meffa Monfignore Roverella, e
benedi li Spofi ; pofcia fu accompagnada dal
didto Principe , & molti altrt Signori, e Am
bafciatori in lo Palazo del Signore; & dapoi
definare fi fece gran Fefte da ballare , e fu-
ghe tutte le belle Donne daFerrara. El Mar-
ti fi fe' una bella Joftra. El Mercori fi fece_
uno facto d'arme belliffimo da vedere . Prima
fu le fquadre di Fantarie con le lanze lon-
gh«, & ftette uno gran pezo a le mani , &
pofcia ghe venne addoflb le fquadre de le_
gente aarme con le lanze , che havea li fern
di latta , & fi defcalvacoe de l'una parte , e_
de 1'altra . Et la Zobia fi ballette ; la Dome
niga fi fe' una bella Joftra a demenino a te-
gnere tavola, & have lo prezio lo Iliuftrifli-
mo Meffer Sigifmondo da Efte Fratello del
Duca Hercole ; & invero fece molto meglio
che niuno; & fu facto una bella collazione_
!|uello giorno di 130. piatelli pieni dipiiicon
eclioni ebme hedificj facti, Caftelli , Dami
felle, Aoimali, & altre cofe di zucharo, che
fu bello da vedere, & fu meflb a faccomano
fufo il Tribunale, dove era la dictallluftriffi
ma Madama , per modo che ogni perfona ne
potea havere.
Eodem Millefimo. Adi XXVI. di Decem
bre . Si fece una queftione fufo la piazza di
Ferrara , che fu il giorno di Sancto Stepbano,
& fu per una parte el Parentado de' Cani da
Sancto Luca , & 1'altra parte li Caftellani ,
cioe Fratelli di Zoanne Caftellano , che era
Zoanne de' Coftabili , & Zam Franceico da
Mantoa; & molti ne furono feriti daunapar-
te , & da 1'altra , per modo che fi redufleno
in Vefcovado in 1'hora, che fi dicea Vefpro,
& li furono feridi grandemente , per modo
che fu morto uno de' Cani dinanti a lo Al
tare di noftra Donna , che e in meggio il Ve
fcovado ; & have gran paura il Popolo cosi
improvifo affaltare in Vefcovado , che era pie
no di Homini, e Donne, & haveano fofpetto
di Meffer Nicolo da Efte , che era a Mantoa ,
che non fuffe venuto . Et il giorno feguente
furono appiccati a le feneftre del Palazo del
Comune di Ferrara Jacomo , e Criftophalo
Caftellani Fratelli , li quali furono prefi la no-
cte in Sancto Francefco, li quali fubitofece
li appiccare lo Uluftriffimo Duca Hercole-
per lo errore , & inconveniente faclo in Ve-
fcovado ; & pia ne haveria fadto appiccarc_
de l'una parte , e de 1'altra , fe ne haveffe po-
tudo havere ; 6c quello giorno fu facrato lo
Vefcovado per la dicTra occifione.
MCCCCLXXIV. Adi XV. di Maggio .
Lo Uluftre Meffer Alberto da Efte li parti da
Ferrara per andare a Napoli , ivi confinado
>er lo llluftriffimo Duca Hercole fuo Fratel
10, e quefto perche fu difobbediente a lifuoi
comandamenti .
Tw. XX.IV,
A
A
B
D
l
R E S E. .yo
Eodem Millefimo. Adi XVIII. diclo. Na-
fcette una Fiola de la dicStaMadonna Leono-
ra, & del Duca Hercole, & le fu pofto pcr
nome Ifabella, & la baptizb lo Epifcopo di
Cipri, il quale era per Ambafciatore in Fer-
rara .
Eodem MiUefimo . Adi XXV. di<Sto di
Mercori. Crefcette molto P6, & venne piJi
alto , che fuffe mai , & duro dui giorni ; &
doe notti , pofcia calette a poco * poco , &
piovette di continuo circa giorni XX.
Eodem Millefimo. Acii XVI. di Agofto .
Moritte Madonna Rizarda da Saluzo Moglie
che fu del Marchefe Nicolb Signore di Fer-
rara, & Madre del difto. Duca Hercole , &
moritte a Belfiore, & 1'altro giorno fu fepul-
t,a a SancSta Maria de li Anzoli .
Eodem Millefimo . Adi IV. di Decembre."
Agiunfe a Ferrara Don Federico Fiolo del
Re Ferrante di Napoli , & era di etade de_
anni XX. & fulli fac^p grande honore da lo
Duca Hercole fuo Cugoato, & adi XVIII.
did>o and6 a Milano.
MCCCCLXXV. Bonvicino da le Carte_
Fa<Store de lo Uluftriffimo Duca Hercole, &
gia FacStore de lo Illuftriffimo Duca Borfo ,
fu privato de lo Offizio, e quefto perche fu
trovado in fraude de la adminiftrazione dela
Facloraria per lo tempo del Duca Borfo , &
anche per lo tempo del Duca Hercole, &
fughe tolta tutta la fua roba ; & fu uno ho-
mo cattivo per il Popolo di Ferrara, & mef-
fe molte cattive ufanze, & fece gran crudel-
tade, & fiftidii a li Cittadini inhcitamente ;
5c fu faclo gran fefta, e tnaxime particular-
mente da certi Cittadini offefi dal dicSto Fa-
ctore, con fuoni di Campane, e faliio, 6c
bene merito fu punito.
Eodem Millefimo. Nafcette una Fiola al
Duca Hercole chiamata Beatrice Figliola di
Madonna Leonora fua Moglie, & non fi fece
allegreza, perche volea, ch'el fuffe Mafchio.
MCCCCLXXVI. Adi XXI. de Lujo . Na-
fcette uno Fiolo Mafchio al Duca Hercole_,
di Madonna Leonora fua Moglie, & fu facto
gran*fefta di Campane, & faluo, & ftetteno
giorni tre afferrate le boteghe , & non fi fa-
cea faccende; & fu laffaio li prigionieri ; 6c*
li fu pofto nome Alfonfo ; & fu bapiizato
adi Xill. di Ottobre in Vefcovado, & fu fa-
£to uno Tribunale da la fcaletta, che va ia
Coro, adornato di tapezarie, & baptizollo il
Vefcovo di Chioza, 8c mefeghe nome Alfon-
fo , & Ottonello . Lo Ambafiatore de' Vene-
ziani lo tenne in nome de la Signoria di Ve-
nezia, e lo Ambafciatore de' Fiorentini inJ,
nome de' Fiorentini. Et portb il di<Sto Putto
el Signore Marco de* Pii Signore di Carpi ,
& fu fatSto una bella Fefta fufo la Sala gran-
de, & fu facto una bella collazione di con-
fetti di caftelli, damifelle, arbori, animalt
tutti di zucharo, che fu una gran fpefa , &
fu roeffb a ficcomano, & fu uno gran trium-
pho , & ghe erano Piffiri , Trombetti, &
Tamburini piu di cento.
Eodem Millefimo. Adi primo di Settem-
bre. II Duca HereoJe ando a Belriguardo la
mattina a bonora ; & a hore XIII. intrb in_
Ferrara Meffer Nicolb da Efte Fiolo che fu
del Marchefe Leonello, & venne con cinque
navi da Mantoa carghe di Fantarie, & U_
piii parte erano Padoani, &Verone(i, & era
con lui uno Brunoro , & uno Mefler Fran-
,cefco Parenti, e Padoani Cani di parts , &
R Con-
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Goo^I
(Conduttieri , & arrivonno di fopra da la_.
Motta di Sgavardo, & falto in terra, ben-
che'l Duca era ftato avifato di d<6t.a cofa_ ,
ma non la credea, & era andato la mattina_
a bonora via. E giunfe a le mure de la Ter-
ta, e aperle uno ufcio facto da capo de le_
mure nove da Sancta Agata , il quale ufcio
fi adoperava per finire dicle mure, 8c mtro
circa fricento Fanti, e venneno dritto a Ia_
Via de' Servi , & giunfeno in piazza cridan-
do Veh Vda. Et era circa hore XIII. & li
fe fermo credendo dicTro Meffer Nicolo, che'l
Pcpulo ghe dovefTe andare in fuo favore ; &
era il Formento caro, & lui diceva, che_
glie ne faria buon mercato . Et tutto il Po-
polo fi miie in gran terrore. & niuno noiu
fe ne volea impacciare per effere de la Cafa
da Efte. Et Madama, 8c Mefser Sigifmondo
fe ne andorono in Caftello vecchio, 8c non
ghe havea munizione alcuna neceflaria al vi
vere. E Mrffer Rainaldo corfe in Caftello
rovo, 8c li fi armo, & niuno del Popolo ar-
diva di moverfe, perche fi dicea, che li Ve
lefchi erano piu di 14000,, che aggiungeva-
110 a poco a poco, 8c ftetteno in piazza piu
di due hore. Et in quefto tempo andorono
le nuove al Duca Hercole , il quale era pur'
allora arrivato a Belriguardo, come Mefler
Nicolo era arrivato a Ferrara, 8c monto a_
cavallo per venire a Ferrara; & quando il
fu a li prati di Sancto Antonino , uno altro
Meflo ghe difle: Signore, Mefler Nicolo e in
piazza, e fe dife, che 1*4 con lui circa qua-
tordici milia perfone, 8c che ha morto tre
fcolari Todefchi in piazza , perche non fa-
peano dire, Vcla, Vda, 8c non intendeano
quello fuffe a dire . Et fubito il Duca Herco-
le fi volto, & andoflene a Regenta; ma non
ie indugio, 8c cavalco, 8c piu prefto che'l
poise, arrivo a Lugo, 8c li fi fece forte ; 8c
fcrifle in piu luoghi per foccorfo, per volere
racquiftare la Terra, Sc per farle forte , fe_
ghc fuffe andato gente addoffo . Or vedendo
Mefler Sigifmondo Fratello del Duca Herco-
le, il qi_le era in Caftello vecchio con Ma
dama, 8c con li Figlioli, ufcitte fuora a ca-
vallo in lo Borgo del Leone, 8c chiamo con
lui affai di quelli Burgefani; and6 da la_
Zoecca via, 8c intro per la Porta di fotto, 8c
venne a la va grande , per vegnire in piaz-
za; 8c gia Mellcr Nicolb fi era partito , 8c
ritornato per la via, dove era venuto, 8c in-
tro in nave , 8c pa(s6 di la da P6 in Sancto
Jacomo con tutta quafi la fua Compagnia, e
gran parte fe ne fuggi per la Torre del Fon-
do; 8c lui per paura fi ando in Vallare in_
Porotto; 8c Brunoro da Groppo, e Meffer
Jacomo Cufini Padoani Conduttieri de la_.
gente a pofta del diclo Meffer Nicolo daEfte
ando a la via del Boudeno, 8c palso per for-
za a le Dozze con una gran parte delle Fan-
terie. Et vedendo gli homini del Bondeno
coftoro , 8c fapendo il iacto fe ghe miffeno
dreto, 8c furono morti piii di 50. homini ,
& pofcia prtrfeno Meffcr Brunoro, 8c Meffer
Francefco , li quali erano valentiffimi homi-
ni , ck ftrittono, 8c amazonno aflai di qnelli
del Bondeno; in fine furno prefi a Sandta_
Biancha fufo lo arzene. Et Meffer Sigifmon-
do, 8c Mefler Riinaldo da Efte venneno ir_,
piazza per fufo la via de* Sabbioni , 8c furo
no attrovadi circa XVill Velefchi, 8c tajadi
a pezzi, che fu una crudel cofa da vedere ;
& didti Veleichi haveano aperte le prigioni,
D
E
R I O 252
8c fugginno tutti li prigtonieri .Dopot fegui-
tonno a cercare per la Terra Velefchi, 8c ne
attrovorono circa XXV. 8c furono menati in
Caftello . Dopoi a hore VI. di notte fu me-
nado Meffer Nicolo da Efte , 8c fu prefo da
Jacomo Mazante de Porotto, il quale lo affi-
do in una Valle, pofcia lo meno a Ferrara ,
8c fu anche menado da quelli del Bondeno
circa 150. homini, 8c Brunoro da Groppo ,
8c Meffcr Francefco Conduttieri, 8c furono
mefli in ceppo in Caftello vecchio , & lo
giorno feguente fu facto grande allegrezza_
dal Popolo di Ferrara, 8c fu fa&o falfio , 8c
tre giorni proceflione, 8c ftetteno afferrate_
le boteghe, 8c fu avifado il Duca Hercole_
del tutto; e lo feguente giorno a hore XVI.
ntro dentro da Ferrara didt> Duca , 8c fu
ricevuto con grande allegreza dal Popolo .
Et lo giorno feguente, 8c fu deMjrti, adi j.
di Settembre fu appiccato a la Rengera Mfs.
Francefco da Groppo , & Brunoro fuo Ni-
pote Gentilhomim Padoani homeni valenti
de la perfona , 8c faceano a ogni fuo bifogno
homini 1000. in Padoana , 8c in Veroneie_,
8c XX. homini furono appiccati a le feneftre
del palazo de la Ragione , 8c cinque ne fu-
rono appiccati a li merli del Caftello vecchio,
fra li quali ghe fu Borrelamio di Sivero Fer-
rarefe Cancellero di Meffer Nicolo da Efte ,
8c Marco Tofego fuo Camarlengo. Et Ia_
notte feguente, che fu adi 4. del di&o fu ta-
jata la tefta a Meffer Nicolo da Efte , 8c a_
Azzo fuo Cufino da Efte , 8c fu in Caftello
vecchio, 8c fu fepulto a hore XX. a li Frati
di Santft-0 Francefco ; 8c fulli tutti li Gentil-
homini a fare honore , 8c ghe fu fatto uno
bello Exequio, 8c fu vifto , che erano inorti
fra Vigarano , il Bondeno , 8c Sancta Bianca
piu di cento perfone morte per dicla caui'a_ ;
8c adi VII. dcl difto furono appiccati 4. de_
li di£i .
Eodem Millefimo. Adi XVI. di Ottobre,
8c era di Mercori, dopo vefpero. La Sacra_
Majeftade de la Regina Beatrice Figliola dcl
Re Ferrante Sorella di Madonna Leonora_
Ducheffa di Ferrara , intro in Ferrara per
andare in Ungaria a Marito, per effere Spofa
dcl Re di Ungaria, la quale da lo Illuftrifli-
mo Duca Hercole, 8c Madonna Leonora fua
Moglie fu vifta molto volentiera, 8c recevu-
ta con grandiflimo honore, 8c fu fadto Fefte
in Corte, 6c adi XXI. del di£k> fi partitte_
da Ferrara, 8c ando a Venezia per andare in
Ungaria .
Eodem Millefimo . Adi XII. di Novembre.
Fu defgradado Don Zoanne Antonio da Le-
gnago in fufo uno Tribunale lulo la Porca_
grande del Velcovado da due Epifcopi , il
quale Don Zoanne fu appiccato adi XV. del
didto a le feneftre del palazo , perche lui
era ftato fpione, 8c condudlore di perfone_
per il didto Meffer Nicolo da Efte .
Eodem Millefimo. Adi XX di Decembre.
Fu tajada la tefta ad Alberto Mifolino, 8c ad
Ardilafo da Piftoia; 8c Albe rto predidto era
Referendario del di&o Meffcr Nicolo da_
Efte.
MCCCCLXXVII. Adi XVI. di Maggio .
La Illuftriffnna 8c Excellentiffima Madonna_
Leonora Ducheffa di Ferrara, chiamata da Ia
Sacra Majeftade del Re Ferrante fuo Padre_,
il quale dovea celebrare il fecon jo Matrimo-
nio, ando a Napoli circa hore XiV. del di-
&o giorno , accompagnata da grandiffima_
multi-
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2«
F E R R
multitudine dt Geritilhoraini , & intro in Bu-
cinroro a la Porta di Sanclo Paulo, & ando
a Modena per andare a Pifa, perche li do
vea moDtare in nave , overo in galea , Jc_
quali a di paffati ]i havea mandato il Re Fer
rante, per condurre di&a Duchefla a Napoli :
]a quale vada , & torna felicemente con la_
grazia de lo noftro Redemptore . Menb con_
lei dicla Duchefla tutte due fue Figliolc ,
laflato a Ferrara lo Illuftriflirao Alfonfo fuo
Fiolo Primogenito in la cuna. Adi IV. di
Zugno fi have lettere da Napolt , qualmente
dicta Duchefla con la fuaCompagnia adi pri
mo di Zugno era arrivata a Napoli .
Eodem Millefimo. Venne una buona nuo
va a Ferrara, la quale fu publicata adi VIII.
del mefe di- Zugno di Domenica circa Tertia
io fiifo la piazza di Ferrara in fufo uno pul-
pito bene apparato a fuono di Trombe , &
iadto faluo con gran lerizia di tutto il Popu-
lo, & a fuono di Campane fu lefta per il
fpe&abile homo Rainaldo de' Fanti Cancel
liero Ducale. Qualroente per dono & grazia
de lo Onnipotente Iddio a confirmazione di
pace tranquilla del Stato del noftro Duca_ ,
fu concfulo & firmato il Matrimonio intra la
Illuftriffima Madonna Bona Duchefla di Mi-
lano, & lo Uluftriflimo Signore Duca Zoan
ne Galeazo fuo Fiolo da una parte, & lo II-
luftrifliroo Signor Duca Hercole Eftenfe dair
altra parte; cioe perche lo llluftriflimo Al
fonfo Eftenfe Fiolo Primogeniro del prefadto
Duca Hercole tolgia per fua Moglie la Illu-
ftriflima Madonna Anna Figliola de la prefa -
ftaDuchefla, & Sorella del prefa<5to Duca
de Milano. Et lo Lunedi, Marti, &Mercori
per quefto ogni mattina furono celebrate fo
lenniflime Proceflioni con tutto lo OleroFer-
rarefe, & per ciafcnno di quefti tre giorni la
fera furono fadti faliio . & lcaropanezato, con
trarre de' lchioppi , & cridari in fegno di
Srande allegrezza. Similmente fu fa<Sto aMo-
ena, Regio, Rovigo, Romandiola, & in_
cialcune Terre, & Loco del Duca Hercole_
a glona de lo Onnipotente Iddio, & de Ih_,
Gloriofiflirra Vergine Maria , & Sanclo Pie
tro, & Scnfto Paulo Apoftoii , & Sandto
Georgio Patrone dt quefta Ctttade di Ferra
ra , & a conlblazione , allegrezza, & bene-
placito di tutti li ptefafti Signori, & fuoi
ropuli. Amen.
Eodem Millefimo . Adi XI di Zugno a
hore XXIII. Lo Illuftriffimo Signore Sforzino
Duca di Bari, lo Reverendo Mefler Afcanio
Protonotario Apoftolico , & lo llluftriflimo
Mefler Ludovico Fratelli & Fioli dcl quon-
dam Illuftriffimo Duca di Mediolano Fran-
cefco Sforza , & Fratelli quondam Iiluftriffi-
m ° D " ca Galeazo, perche a loro fu oppofto,
chelDommio de lo llluftriffimo Duca Ga-
leazo, il quale havea laflato a lo Hluftriffimo
^°? ne Galeazo , haveano volufo dare al pre
jacto Stgnorc Sforzino; furono pofti in exi-
'10, « mandati a le loro depurate Cittadi ,
arnvorono a ditSto giorno & hora a Ferrara,
accompagnati honoratamente da lo Illuftriffi.
mo Duca Hercole, da lo Illuftriffimo Meffer
sigilmondo, & da li altri de la Cafa daEfte,
? wa Famiglia, & allogionno in Schivano-
jo: Mefler Ottaviano Fratello de* loro Col
«gati volendo foggire il pericolo de la mor
»e, & de lo extlio, fi fommerfe in Adda . II
»'gnore Sforzino fu relegato in la Cittade di
Florenzta, Mefler Afcamo a Perofa , Mefler
Tom. XXlf.
A R K' S E. m
A Lodovico a Pifa . Adi XIV. del diclo tr.efe-,
parttnnoda Ferrara, & introrono in Bucin,
toro accompagnati da lo JUuftnffimo DucaJ
Hercole Meffer Sigifmondo, Meffer Rainal-
do da Efte, & altri Gentilhomini fina a Ia
Torre de la Foffa, & andorono a cena aRe-
genta . |
Eodem Millefimo . Adi XIV. del Mefe do
i.. U, a' n? ff «do celebrato il Matrimonio de 1.
Illultnffimo AJfonfo primogenito de lo IIlu
ftrtffimo Duca Hercole, & de la Illuftriffima
Madonna Anna Fiola del quoodam Illuftriffi-
mo Duca Galeazo gia Duca di Milano , i\
quale fu pubblicato adi 8. di Zugno, ut fu-
« P ra .\ c,rca « <l ucfto <la la llluftriffima Duchef-
B la di Mtlano furono deftinati Ambafciatori a
confirmare eplb Matrimonio, & Pareotela, li
qoali furono MefTer Antonio da Traulci Pre-
ceptore di San&o Antonio, e lo Spe<5tabile_
Meffer Petro Maria Maleta , li quali congran-
dtffimo honore furono receyut^ in Ferrara^
& alloggionno in Corte de lo llluftriffimo
Duca Hercole, & ivi triumfantemente ftetter.
no per molti giorni .
Eodem Millefimo. Adi XIV. di Novembre
di Veneri . La Illuftriffima Madonna Leonora
Ducheffa di Ferrara retornante da Napoli, in-
tro in Ferrara per la Porta di San<»o Paulo
tn carretta con lo fuo Iiluftriffimo Conforte ,
e con grandiffima compagnia, & triumpho i
lafciato dui fuoi Fioli a Napoli , cioe Madon-
na Beatrice feconda genita , & lo Uluftriffimo
Don Ferrante fuo Fiolo nato a Napoli , 6c fti
il fecondo Fiolo mafchio , il quale nafcettc_
adi XXVIII. di Settembre di Domenica
hore fepte di notfte, a lo quale ghe fu pofto
nome a baptifmo Ferrante, .& dopoi la par*
tita di di<Sk.i Ducheffa remanette a Napoli.
Eodem Millefimo . Lo Illuftriffimo Signor
Duca Joinne Figliolo del ReRainero morttte
in la Cittade di Valentia in Gallia Tranfal-
pina Signore di Valenza, e di Barzellona.
Eodem Millefimo. Adi XXI. di Decembre
hore IV. di nocle. II Magnifico Signore_
Karolo dc' Mmfredi ftV a qui Signore dt Fa-
eoza defcazato dal Dominio venne a Ferrara,
& intro in Ferrara per Ia Porta di San&o
Faulo infieme con la fua Conforte, accompa-
gnato di alcuni de la fuaFamiglia; & fi dice
Meflcr Ga leotto del di&o Signore Karolo Fra-
tello, con ajuto de la IHuftnffima Signoria di
Venezia , & de' Ftorentini havere defcazato
epfo Meller Karolo fuo Fratello maggiore di
etade; & a querta hora regna, & poffkde. II
uale MelTer Karolo predicio alloggio in Cafa
del Magnifico Conte Anronio dal Sacrato ia
la Contrada di Sanclo Michiele, & 11 con la
Coolorte ftette fLa tanto che'l fpcro havere
'1 (uo Dominio.
Eodem Millefimo. Adi XXVI. di Decem-
bre, che fu il giorno di San<5toStephano . Fu
morto il Duca di Milano, cioe Duca Galeaz-
zo in la Giefia di Sanclo Srephano inMilano,
& lo ammazzo uno Gentilbomo Milanefc
chiamato Zoanne Andrea da Lampognano ;
& quefto perche il ghe facea torto in una_.
fua caufa. II difto Zoanne Andrea andoquel-
la mattina a SaniSto Srephano , 8e afpetto che'l
Duca venifle a Meffa, & havea indoflb una_
Corrazina, & unaCeladina in capo, & calze
di maja inpiede, & havea una daghetu fotto,
& hivea apparecchiato ono cavallo per mon-
targhe fulo . Et quando il Duca Galeazo in-
tro in Gtefia, havca con lui ptii di 400. per-
R a fone
» ■ 1 *
fone fra Correfani , 8c Provifionati ; & 8W-
con lui Meffer Nicolo de'Ruberti Ambafc.a-
tore del Duca di Ferrara, 8c arr.vo a lo M-
tare grande , 8c U d.&o Zoanne Andrea ie_
ghe fece denanti con una Supplicazione , mo-
ftrando di darghela in mano & fe 10«
chio, & cazo mano a ladaghetta, & gheder
te tre ferite in U panza d. fotto m fufo. El
di&o Duca crido a li Provifionati , non ia-
pendo ci6 che fuffe, fe non che videno che I
Sifto Zoanne Andrea fuggiva , & U iuna_
grande era per lo cridare , & per le donne_ ,
fhe erano venute a la Fefta era p.ena tutta_
la Gkfia , 8c fuggendo, cadette ne 1« panni
di una donna , 8c ghe cadette U ceUd.iv i d.
capo, & uno fold.tto ghe meno fufo h tefta,
BcVprefc; » che fe'l poffeva ufc.re d, quel-
UGiefia, el nonveniva prefo. Et fub.to mo-
ritte el Duca Galeazo , 8c era uno homc > ,
che facca di grande pazz.e, 8c cofc d.fonefte
da non fcrivere , A che alcuna volta .nter
venne tali inconvenienti per fua cag.one. Po-
fcia da li a pochi giorni fu fquarrato .1 di£to
Zoanne Andrea fufo la piazza d. Milano 8c
furono confinati parte de a <uo. parent, a Fer
rara & rimafe Governatr.ee di Milano la_
rnogUe del di^o Duca d. Milano, lo quale_
havea uno Fiolo di ann. ofto.
MCCCCLXXVUI. Fu una grande caraftia
a Ferrara di forte, che non fi potea havere
fe non ftara due di formento per perfona, &
valea il ftaro del formento foldi XX.
Eodem M.llefimo . Fu ammazado in F.o-
renza uno Fratello di Lorenzo di Gofmo in_
Giefu, c furono morti , e feridi molte per-
fone- & fobito fu appiccato lo Arc.vefcovo
di P.fa, 8c altri Gentilhomini , 6c Cittadini ;
& il Papa , & lo Re di Napoli mandorono ll
fuo exercito in Tofcana , 8c erano Cap.tan.o
el Duca di Cilabria Fiolo del Re d. Napoli
per vend.ca.fe de la morte, 8c v.tuper.o de
fo Arcivefcovo di Pifa , che fu impiccado si
vituperofamente; 8c perfono li Fiorentim af-
fai Caftelle; 8c afToldonno il Duca Hercole_
di Ferrara per fuo Capitanio , & ando a fr.o-
renza al contrafto . Et ftando li in Tofcana
il Signore Riberto da Sando Sever.no con il
Sienore Lodov.co , 8t Monfignore Afcan.o ,
e'l Duca di Bari , li qual. er.no ftati mefT. a
COttfine, perche erano Fratelli del quondanv-
Duca Galeazo , 8c fignorezava U Duchefla_
per havere uno putto del difto Duca Galea
Zo, il quale era di etade di ann. oSto , de la
quale Ducheffa el diclo Signore R.berto era
parente , 8c era con la parte de* d.dt. confi-
nati, & fece gente, oc venne in Lombardia ,
6c acquifto Caftelle , Ville, 8c afficcomano
uno gran paefe . Et fubito el Duca Hercole_
convenne cavalcare in Lombardia al contra-
fto per effere Capiianio de laLiga, & accor-
dolli con la Ducheffa di Milano ; 8c Meffcr
Sigifmondo rimafe in Tofcana in luogo del
Duca Hercole, 8c fu rotto dal Duca di Cala-
bria ; 8c Lorenzo di Gofmo and6 a Napoli
con configlio del DucaHercole, 8c fe accor-
dette con lo Re , 8c fubito ghs fu levado via
il campo.
Eodem Millefimo. El Duca Hercole fece_
conziare la Corte , la quale in prima era una
cofa difadatta, 8c mal compofta; 8c fu una_
«rande caraftia.
MCCCCLXXIX. Fu unagrande abbundan-
Zia; valea il ftaro del formento foldi 4 in J.
& apparle uno Eclipfe in «1 Soie, che pro-
B
D
R I O «f*
nofticava Mefi 4. di Caraftia, Guerra, &Mo-
ria grandiffima tn piu Luoghi.
MCCCCLXXX. Si dava pani diefe al Bo-
lognino, 8c pefava lire otto, & oncie IV., &
valea il ftaro del formento foldi IV. , & non
fe ne potea vendere.
MCCCCLXXXI. El Duca Hercole fece_
aggrandire il Barco, 8c tolfe forfi XX. Pof-
fefliooi di piii Cittadini , 8c Cafali : 8c io que-
fto tempo , cioe da SantSto M.cfuele , la Si-
gnoria di Venezia cominao a menazare al Si--
gnore Duca di Ferrara , allegando che'l non
ghe obfervava li fuoi Capitoli . Et fubito il
Duca Hercole intendendo quefto, lafcioftare
il Barco, 8c avviso le Potenze d'Italia, come
la Signoria di Venezia ghe havea menaztdo,
che'l non ghe attendeva a li fuoi Capitoli :
del che il dicto Duca di herrara non era ob-
bligato a niuno pa6to,perche erano paffati li
patti, che haveano recevuto li fuoi fredecef-
fori : per il che non ghe parea di efferli ob-
bligato, effendo piffato d.fli termini . Inque-
fti tempi fu defmeflo la Ducheffa di Milano,
8c rimafe Governatore del putto , cioe Duca
d. Milano , il S gnore Lodovico Fratello chs
fu del Duca Galeazo , 8c fu defcaiito il Si-
gnore Riberto di Sanclo Severino , 8c fuoi
F.oli erano a Ferrara, 8c ghe fu fafto gran-
diffimo honore. Et fubito come intefeno effe-
re defcazato il Padre , fubito fi partinno, 8s
andonno a trovarlo in Lombardia in uno Ca-
ftello , dove il dic"fc> Signore Riberto s'era_
ridotto ; 8c pur lo Stado di Milano lo fegui-
tava; & una nocle fe ne fuggi, 8c ando a_
Siena .
Eodem Millefimo. Fu edificata la Fontana
di marmoro, che e in piazza, Sc fece il con-
dutto di orzoli confutile; ma non duronno ;
dopoi li feceno di amedano incaftradi coru.
ferri, 8c non duro , che'l fe marciva : pofcia
de 1'Anno 1492. fi comincio a fire canne di
piombo .
Eodem Milleficno. Intendendo lo Stado di
M.lano, come la Signoria d. Venezia volea_
rompere gnerra con il Duca Hercole , ghe_
mando Ambafciatori a profer.re, che'l Stado
di Milano lo ajutaria grandemente , che'l non
temeffe niente; 8c cosi li Fiorentini, el Mar-
chefe di Mantoa , tutti fe proferleno di per-
(one, 8c dmari , 8c alire cofe neceilarie per
ditfta guerra , Sc che'l non li temeffe mente.
Eodem Millefimo . Fu condutto uno Fle-
fante a Ferrara per venderlo al Duca Her-
cole, ma lui dub.tandofi de la guerra , noru.
volfe fpendere otto milia Ducati m fimil be-
ftia .
Eodem Millefimo . Venne intendendo il
Duca Hetcole, come el Conte Hieronimo, il
quale era chiamato parente delPapa, 8c altri
dicea , che era fuo Fiolo , con lo ajuto del
Papa era fafto Signore di Forli, 8c di Imola,
8c havea molto teforo, 8c gia iolea effere Ca-
legaro poveretto , 8c che ando a Venezia, 8c
tramo con la Signoria , che'l diclo Papa tor-
neria con Lei in Liga, perche lui era quello,
che governava il diclo Papa ; 8c effendo d'ac-
cordo, fi partitte,8c ritorno a Roma. II Du-
ca di Ferrara dette una fuaFiola al Marchefe
di Mantoa .
MCCCCLXXXII. Adi . . . . di Zenaro .
La Signoria di Venezia mando fufo lo Pole-
fene due baftioni di alfe , 8c feceli piantarc-
appreffo a Rovigo tre miglia, Sc era tutto lo
Polefene del DucaHercole; & quefto feceno,
per-
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*5f
F R R R A R
wrche il Daa !o faceffe desfere.^r hayere
£ u la di principiare la goerra , Perilche ll
Duca Hercole notificb al Papa , come Vene-
tiani che ufurpavano il fuo, & come ghe ha-
veano mandaio duebaftie di |egname,8cpian-
tatele fufo il Terreno di Rovigo , 8c cotne il
«he haveano tolto tutto il beffiame , che ha-
veano attrovato fufo didro Terreno, & che'l
non li havea voloto rooleftare , folo per non_
fare guerra con loro, & che*l aon gheparea,
che 1 1 ghe doveffeno tuorre il fuo inlicitamen.
te, & che. per niente el non ghe'l comporta-
riw & pregavalo , che'l gbe voleffe provedere,
effendo Vicario de la Sancta Madre Giefia, &
non ghel comportaffe . Et il Papa ghe rifpo-
fe, cne'1 non fidubitaffe, che laSignoria non
ghe volea fare guerra , roa che voleano met-
tere gente conhne , & quefto perche dicto
Duca non volea ftare a fua obedientia, come
baveano fa&o li altri Signori paffati di Cafa
da Efte, 8c che'l non fi dubitaffe, che fe'l fi
havea a fare guerra , che lo advifaria ad hora
& tempo che 1 podria provedere al fatto fuo.
Ma put' intendendo il Duca Hercole , come
la Signoria di Venezia facea mal portamento
aTerrarefi, & ogni giorno affoldava gente_:
comincio a provedere fufo il Polefene, & fece
mettere 1'Adeze intorno a Rovigo , che folea
andare per meggio , & ghe fece fare grandif
fimi repari, & mandoghe tutte ie Arielarie_,
che erano a Modena , & a Reggio , 8c in quel
Ie Caftelle ; 8c fortifico molto Lendenara , 8c
la Badia, 8c quefto percbe fe dubirava, che'l
Campo dovefle cominciare li ; & fece tuorre
per tutte le Ville, Caftelle, 8c per Ferrara-
tutte le campane , che non ghe ne rimafe fe
non una per caropanile , & quefto per fare_
bombarde , & paflavolanti , che non fe ne_
era mai piii fafti, 8t ne fu inventore il di&o
Duca Hercole . Ec mandonne in quelli Luo
ghi, 8c comroefle, che non fi doveffe dare_
impedimento a di&i Baftioni , che haveano
facto fare li Veneziani ; e poi . fece fare uno
baftiooe a Caftel Guielmo , 8c la Torre di
San&a Donato, 8c fece fornireAdri, 8c tutti
li altri Paffi molto forte con baftioni , 8c Ar-
teUrie; 8c'fece fare lufo le navi due iofieme
quattro baftioni fortiflimi di legname , due_
ne ando a la Mafla , 8c due in Corbola for-
nidi di Artelaria , 8c di homini , 8c poi fece_
fare in San&o Jacomo ultra P6 uno Baftione,
8c tirare una cadena a traverfo P6 da uno
lato, 8c l'altro.
Eodem Millefimo. Adi V. di Aprile, che_
fu il Venerdi Sanclo. Li Veneziani venneno
fopra 1 6 di verfo Pompofa , dove fi dice el
Vacolin, 8c Piangepan , 8c tolleoo robe , 8c
befliame , 8c le rr.cnonno via ; 8c effendo Ie_
perfone a li Officj in Giefia , corfero a Code-
goro, 8c fonarono le Campane, benche non-
fe fonafle in tal giorno, 8c ammazonno molti
Galeotti, che erano interra. Pofcia fe ne an-
darono via . Et odendo fonare la Mafla , fo-
nando di Villa in Villa, vennero le novelle
a Ferrara; 8c fubito il Duca Hercole fcriffe
alla Signoria di Venezia , come gli era ftato
rotto guerra da li fuoi Galeotti , 8c Veneziani
ghe davano parole, dicendo, che non nepo-
teano fere altro , 8c che erano geote beftiale,
& che ghe provederia, 8c che ghe faria ren-
dere le robe , ma non ne fecero nienre; 8c
cosit il Duca dubitandofi , adviso el Papa , el
Re , 6c gli altri Amici .
Eodem Millefimo. Adi primo dt Maggio.
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E S E. «58
Principio la Guerra fra la Signoria di Veae-
zia, 8c il Duca Hercole Duca di Ferrara. .
In prima la Signoria di Venezia ruppe_>
fuerra, 8c fece venire il Signore Riberto da
andlo Severino in Veronefe con le fue Faa-
tarie, 8c gente d'arroe, 8c paflbnno il Tarta-
ro , e faffinonno una Valle di Melara , 8c tol-
fero in tre giorni Melara , 8c bombardolla_ .
Dopoi venneno a campo a Caffello novo , 8c
li ftetteno otto giorni , e bnttonno per terra
la Torre, 8c have lo Caftello a patti, in lo
quale ghe era uno valente homo deotro chia-
mato Criftophoro da Montecchio cognomina-
to il Porco . Et poi adi XI. di Maggio fi par-
titte , 8c venne a Figarolo , 8c pafso verfo
Pala maggiore con le Fantarie, 8c poi atter-
ronno la Foffa , 8c comincionno a bombarda-
re il Caftello per giorni IV. , che fono giorni
XV., 8c adi diclo arrivo il Duca di Urbino
con lo Signore di Mantoa, el Signore Lodo-
vico Sforza, el Signore diSaluzo, el Sigoore
di Monfra infieme con la gente d'arme del
Duca di Mitano. Qjjando il Signore Riberto
fenti, che l'era arrivato, fece levare il Cam-
po da Figarolo , 8c andofle a f *re forte a Ca-
ftello novo. Allora il Duca di Urbino prefo
Ii pafli di Goltarafa, cioe de la Stellada, che
non paffaffe P6 , 8c dopoi tornb il Signore_,
Riberro a Figarolo , 8e 1'armada per acqua_
arrivo adi XVI. del difko in P6, 8c venne_,
brufando quantt PaUzzi la trovo, 8c molte_,
Cafe di canna , 8c non ghe venne di<Sto nieo-
te. Et il Duca Hercole fece fare fei baftioni
forti fufo le navi con travi, 8c con le ponte-
felle, che eradue navi a uno; 8c due neman-
do aRegenta, due a la Miffa, & due inCor-
bola. Et quando 1'armada venne fufo in Cor-
bola , furono a le- mani , 8c tajoghe li cavi
de' baftioni , e poi Ii cazonno fuogo dentro ,
8t, brufonno uno. di quelli di Cavo di San&o
Luca, e poi li aflbndonno, 8c menonno le_
nave a— Venezia. Dopoi it Signore Duca di
Ferrara fece and^re a la ftrada molte perfo-
ne , 8c furono ammazati di quelli Schiavoni
affai . Dopoi il Duca di Urbino pafso fufo
quello del Signore di Mantoa, 8c venne in_,
Goltarafa , cbe fu adt XX. del dic\o. EI Si-
gnore dt Mantoa infieme con lo Duca di Fer-
rara fece cavare la foffa da Figarolo on* aU
tra volta; dopoi corfe le gente del Signore-,
Riberto , 8c hive quello terrajo , 8c fecelo
fpianare. Adi XXVIII. didto raando la Si-
enoria di Venezia Galeoni tre per P6, 8e
barchette, 8c ando a trovare 1'altra Armada,
8c tuttavia facea bombardare el Duca dt Ur-
bino el Campo , 8c l'Armada , finatanto che
fiano in ordine; 8c dannezava roolto il Cam-
po del Signore Riberto con k bombarde_ .
Item adi primo di Zugno dette la battaja a_
Figarolo el Duca de Urbino in ordine con le
bombarde,fpingarde,8c ammazava molteper-
fone degf Inimici . Et adi diifto tajonno l*ac-
qua di fopra da Figarolo, 8c le genti del Si-
gnore Riberto ftavano nel fango ; 8c adi a. e
j. e 4. detteno la battaja a Figarolo per roo-
do che quelli del Duca di Urbmo yaono am-
mazando gran quantitade di homini d'arme ,
8c Schiavoni, 8c vanno ammazando pur tutta
fiata per di 4. di Zugno. Et adi di<£to fupre-
fo Adri da'Veneziani . El Caltello di Figa-
rolo era fornito di Bombarde, Artelaria, dre-
to P6 fino al Bondeno da Rocca Poffente_,
in zofo, che era uno roiaro, & toccavafi
l'una e Taltra dipaflavolanti; 8c ilDucaHec-
cole s
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*19 - D 1 A
cole and6 a la Punta di Figarolo con fqua-
dre XIF. di gente d'a.rme, & con joo. fanti ,
& fchiopetti contra quelli de la Signona , Ii
quali faceano uno baftione a la Punta, &era-
VI Meffer Zoanne de' Bentivogli con loDuca
di Ferrara , 8c Mefler N.colo da Correggio ,
el Signore Zoanne Antonio da Vintemia , 8c
nolti i C.ttadini de la Terra, & li feceno una
gran battaja, per modo che fe ne ammizon-
no aflai, 8c fe ne buttonno m Po, 8c ailai ie
ne annego. Et loro ferinno affai de li noftri
homeni d'arme; & li noftri prefeno unoMef-
fer Antonio da Trauzo, & fu fento uno fuo
Fiolo in uno zenocchio con uno arcobufo ,
& moritte . Et prefeno tre Caporali de' me-
gliori, che foireno in Campo , 8c tolfeghe tut-
fe le fpingarde, che furono 70 , & guaftonno
tutti quelli Baftioni, 8c brulolti con lo ajuto
del Duca di Urbiuo, che mando fanti 300. da
Goltarafa. Et in queito rempo la Signoria_
prefe Comacchio; 8c adi V. di&o tu prefa_
una barca a Francolino con aflai robe, 8cpre-
feno unoCorriero, che portava Lettere a Ve-
nezia del Papa. Dapoi venne barche 50. da_
li Comaclefi, 8c feceli redurre iu Porto, per-
che non fefleno fcandolo di tornare aComac-
chio, 8c deghe di provifione al Patrone Du-
cati V., Sc agli altri Ducaci IV. perche ftef-
feno a fua petizione. Item li noftri daSancto
Luca con certi Soldati pigliavano fpeflb bar
che con robe , che porcavano al Campo , &
ammazavano tutti quelli Schiavoni . Icem adi
XI di Zugno prefeno una barca falcada ar-
roada con molte robe dentro, 8c malvafia, 8c
ghe erano XVI. homini , 8c ne furono morti
XV-, 8c tolco il buttino, che inonto Ducati
, 8c quelli da la Maffa prefeno un' al
tra' barca falcada con homini aflai , li quali
furono tutti morti . Et adi XII. di&o il Duca
di Urbino facea trarre nelCampo del Signore
Rib.no, & ammazava di molti homini d'ar-
n>e con le bombarde , 8c li combattenno el
Caftello di Figarolo , 8c ogni giorno amma-
zavano 60 8c 70. homini, 8c ghe fu tajata_
l'acqua di Trezenta . Et adi XIII. fi affbndo
tutto il Campo de' Veneziani , 8c vedendo de
jion li potere ftare , feceno paffare le (uefan-
terie al Ponte di Lavefcura, 8c paflbnno tre
Galeoni . Item Mefler Bartolamio de'Baldini
Cufino del Duca di Urbino, 8c Gubernatore
de le fue gentid'arme, fti feriioper la bocca,
& moritte, 8c fu fepulto adi XVI. diZugno.
Item adi XVII. di<5to arrivo una fquadra di
gente d'arme del Duca di Milano, 8c Mefler
Objeto arrivb da Genoa in campo con 4000
Fanti da mettere fufo 1'armada del Duca di
Milano. Item adi XIX. didto el Signore Ri-
bcito dette la battaja a Figarolo, 8c mile tre
gatti in la Fofla; 8c quelli del Caftello but-
tonno fuora faffine imprele con polvere, 8c li
furono brufati Ii diclii gatti , 8c tutti gli ho-
rnini, che gli erano dentro. Allora fi retiron
110 verfo Melara, 8c abbandononno Figarolo.
Et adi XIX. di Zugno tajonno P6 a la Mian,
& per quella rotta valfe il ftaro del formento
lire II foldi X., 8c la melega foldi XXVII.,
& la faba foldi XXXV., li fafoli foldi XL.,
8c monnno molteperfone difame, 8c fugran-
de moria, 8c cosi haveffimo fogo, acqua, ca-
raftia, pefte, 8c guerra. Et adi XXIII. di&o
preleno una nave in la rotta, 8c fu menata a
Corlo con vaflelli affai , 8c ferramenti affai ;
& adi diclo la fira proxima il Duca Hi Urbi-
no mando molce vittuahe dentro daFigarolo,
C
D
R I O «6*0
& artelarie, e pani, 8c vino, e homini d'ar-
me per difendere lo Caftello ; & li Venezia-
ni haveano facto trag-tcare molce barche in_
P6, 8c da dtie hore di notte furono a le ma-
ni con li noftri ganzaroli . 8cgitti, per modo
che li noftri ne ammazonno pifi di aoo tra
morti, 8c annegari , 8c anche ne furono fenti
aflai . Corfeno al Caftello Ii fanti de'Vene-
ziani, 8c quelli di dentro con bombarde , &
baleftre , 8c fchioppetti li feceno fuggire, 8c
ne moritte affai di Ioro; 8c fu fcripto al Duca
Hercoie, come era paflato tutto il fatto de la
batcaja, che ne era morto piu di 200. 8c an-
negati; de li noftri non era feriti, ne morti
nitino. Et adi XXV. di Zugno la notte mile
gatti tre, 8c barche X. in le fofle di Figarolo
el Signore Riberto per dare la batcaja, 8c
tuorre Figarolo . El Duca diOrbino ghe mife
dentro homini d'arme XXXXX. , e ftnti, e
baleftreri, 8c Ichioppeteri , 8c li combittenno
infieme. Ojielli di Figarolo buttonno zofopi-
gnatte con fuogo artificiato, 8c cani con pol-
viri artificiate, che ardeno fotto l'acqua , 8t
brufonno tutti tre quelli gatti , 8c tutte le bar-
che, 8c li homini, che li erano dentro, 8c
morirono in quelle fofle , 8c brulbnno ogni
cofa . Ec adi XXIX. diclo la nofte a hore_
VII. Veneziani tolfeno Figarolo al Duca di
Ferrara, 8c fu tutta quellaRivera fua da ma-
rina fina a Melara, e mezo P6; 8c fi perle_
per mancamento di certi Milanefi , che furo-
no pofti dentro del Caftello. Se ne ando il
Duca di Urbino, mandoghe molti fanti Spa-
gnoli con lo Ganzarolo per foccorrere ll di-
dto Caftello. Uno Spagnolo difle al Barcaro.
lo : torna in drieto, che te ammazaro. Lo
Nocchiero torno in drio; fubito il Duca fece
appiccare quello Spagnolo , perche lui non_
volfe dare foccorfo al Caftello, 8c non fi per-
deva in quella volta. Et adi II di Lujo man-
do il Duca di Ferrara a fare ripari , 8c ba-
ftioni al Ponte di Lagolcuro, 8c fu meffo per
10 Duca di Urbino, 8c Mefler Zan Jacomo da
Trauzo fufo la punta di Figarolo 4000. Ca-
valli, 8c Fantarie, 8c li feceno fare uno ba-
ftione fubito. AW III. dicto tolfe una barca_
a'Veneziani al Ponte di Lagoicuro , in la_
quale ghe erano (ette homtni ; IV. fe ne an-
negonno , 8c tre ne menonno in pregione— .
Et adi IV. diclo paflonno Marciale , e bar-
che , & una fufta per I 6 dal Ponte di La-
gofcuro ; 8c Meffer Sigifmondo da Efte era_
11 a far fare Baftioni , e U feceno trarre_
con fpmgardc c paflavolanti , 8c furono ama-
zati due di quelli de le barche , 8c furono
ferite molte perlone , 8c fu gittato via una
gamba a Folco da la Badia fcudiero di Mef-
fer Sigiimondo , 8c moritte quello giorno .
Et adi VIII. dei di&o Lo Signore Riberto
mando Tomalo da Imola con CCCCC. Fanti
a Caftello Guielmo a combattere lo Caftello,
e lo Baftione; 8c quelli di Mefler Sigifmondo
da Elfe pigliorono uno burchiello con mer-
cadanti, che conduceano robe in Campo, &
erano otto, cle li quali ne fu ferito uno ne le
cofle. Dopoi la notte feguente vennenoquel-
li di quelle barche a Francolino fra terreno,
8c feceno molti prefoni de' noftri Villani ,
che erano a medere, 8c ghe denno gran caje.
Appreflo tolfeno il baftione del Caftello
Guielmo ; Sc il Fiolo del Signore Riberto
corfe giofo a la Fratta , 8c prefe di molto
beftiamc. Ec poi lo noftro Signore ando al
Ponte di Lagofcuro , dove faceano uno ba-
ftio-
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tSi T E R R
ftione, & ghe mandonno Ganzaroli, Gatti ,
& Paflavolanti per fare tuore quella Fufta ,
& barche fei, & rompere. Et adi X. di&o
fece mettere in Caftello Corradino da Sava-
na, & Compagni X., perche lafcionno per-
dcre il baftione de la Canda ; poi venne_
quello giorno il Fiolo del Signore Ruberto
al Ponte di Lagofcuro alloggiare in cafa di
Mefler Ambrofio de' Contrarii con fquadrc_
otto di cavalli ; & il Duca noftro fece porta-
re molte artelarie al fuo baftione , & li le fe
ce mettere a le fue pofte . Et in quefto gior-
no andorono li Ambafatori del Re Ferrante,
del Duca de Milano , de' Fiorentini , & del
Duca di Urbino a Parlamento, e torno quel
10 giorno, che fu giorni X. diclo; & fi per-
dette Caftello Guielmo, e la Torre di San-
Cto Donato . Et adi XI. dicto venne il Duca
di Urbioo a Ferrara , il quale era Capitaneo
de la Liga, & and6 a vedere il baftione del
Lagofcuro, 8c le bombarde grofle, che facea
fare lo Signore noftro, & arrivo quellogior
no fquadre quattro di cavalli del Duca 'di
Urbino, & partifle la mattina fubico, & an-
do a Figarolo , & pafso con la fua gente iu-
fo la Punta di Figarolo, per rompere 1'arma-
da. Et adi dicl» el noftro Duca ando al pon
te di Lagofcuro , & mife due Pafiavolanti a_
ia pofta de. la Valife, & cominoo a trarre_
intro una Fufta grande, & rompella. Dopoi
11 Sabbato, che fu adi XIII. di&o, comando
li Maflari uno homo per caia, che accompa
gnafle il noftro Duca a Ravale , dove era_
1'Armada , & cosi fu apparecchiato in lo
Cortile tutte le gente d*arme, & fantarie, &
monto a cavalto lo noftro Duca armado con
tutta la fua brigata, & ando dove era l'Ar-
mada, 8t con le fue Artelarie comincio a_
trare a la Armada mfieme con lo Duca di
Urbino, per modo, che li Veoeziani haveano
fatto fare undefe Ponti fufo le navi , & vo
leano paflare fufo lo Polefene di Cafaja , &
ghe furono rotte, prefe, & brufade tutteXl
& furono morti aflai di loro, & fuprefo uno
Navilio con di molte robe dentro. II Luca_
di Urbino ne fpezzo ancora lui aflai, 8c ama
zoaflai perfbne; & adi XVII. didto fi parti
del Ponte di Lagofcuro li Fioli dd Signore_
Ruberto, 8c li noftri paffonno di la da Po ,
& tolfrno di molte botie di Vino. Dopoi fi
parti il Signore Ruberto, & ando a Caftello
nuovo, perche il Marchefe di Mantua ando
a campo a Melara . El Duca di Utbino con
il noftro Signore fece fare una Crida bando
la forca, che tutte le gente d'arme, & tutti
Ji falariati di fua Signoria fi attrovatTeno in_
Campo per tutto il giorno 17. falvo quelli ,
che haveano legitima cagione , & havea fatto
portare balle cento con fuoco dentro artifi-
ciado da brufare lo refto ; Sc li ftenno a cam
po il.Duca de Urbino, e'l noftro Signorc
Duca Hercole; & il Signore Ruberto mando
parecchie fquadre a Rovigo, & a Lendena-
ra, & li ghe fu arrifpofo per modo che il fu
forza partirfe, & ne furono morti aflai , &
Erefi , & tornonno al Campo del SignoreRu-
erto. Et adi XVIII. difto mando il Signore
Ruberto fquadre IV. al Ponte di Lagofcuro ,
& fanti; & adi XIX. il dicto Signore Ruber-
to fe infermo di febri doppie terzane; 8c adi
XXlll. fu , di&o, che uno de'Fioli delSigno-
re Ruberto era ftato morto a la Badia da_
una fpingarda, 8c ghe furono tolte due fqua-
dre di cavalli , 8c prefo di molti fanti ; & tn
R E S E.
D
quello giorno arrivonno fquadre IV. di ca-
valli del Signore di Monfra , del Signore di
Urbtno; ck in quefto tempo andonno a piare
la rotta di LaKiirano, che havea tajato li Vt-
neziani, & aftondo tutto il Potefene di Fer-
& v enne fina a lo argene di Po da_
Sabbioncello , 8c ando fina a Pompofa;&
fentendo quefto gl'Irvimici adunoronodi gran
gente da Rovigo, & dal Campo di Figaroloj
& venne affaltare quelli da la rotta el Fiolo
del Signore Ruberto con fantane, e barche.
Aggiunfe Lanfranco Raogone con la gente_
d arme, & amazonne , & ferinno aflai de_
gl'Inimici, & fi mifeno a fuggire in nave_ ,
& ne cargonno una , per modo che fi affon«
do, & rutti fe annegorono, & anche prefeno
fanti XXXVII. , & menolli in Caftello , 6e
furono apprefentati a Madama. Et adi XIIL
de Agofto di&a Madama monto a cavallo ,
Sc ando io Campo a trovare il Duca Herco-
le; 8c a diclo giorno andette il Campo aRo-
vigo, & li combattenno infieme ; & arrivo
in Campo lo Ambafciatore di Mantua , quel
di Milano , dal Duca di Urbino per dare or-
dine a li fuoi fatti , & a li noftri . Prefe una
Marciliana con due vele con vafeli vodi, &
uno di Vino di Marca , & paffonno di la da
P6, 8c prefeno due cavalli di prezio Ducati
jo., & due fanti del Signore Ruberto. Et
adi XIV. diclo prefeno Rovigo per trattato
de li infrafcnpti homini de la Terra, & de-
ghelo d'accordo a li Veneziani. In primis fu
uno Jacomo Lorenzo, che era da Ferrara, il
quale era Officiale per il noftro DucaHerco-
le, Moro da le Carte Fratello di Bonvicino,
Jacomo Pacola, Ludovico de* Diolai, Crifto-
halo de' Simoni , tutti quelli de* Salveftri ,
Zanino Speciale, Belo da 1$ Bona , & altre
perfone .
Adi XVII. Si perdette Lendenara.
Adi XXIV. And6 il Campo a la Badia_,
& dentro del Caftello ghe era per lo noftro
Duca Hercole uno Criftophalo da Montec-
chio, & con le Artelarie li danneggio molto
10 Campo, & ne amazo afl*3i; dopoi ufcitte^,
fora a la battaja, & de gl'Jnimici ne prefe_
aflai , & homini darme circa 40. , & alhora
fi levo il Campo, & torn6 a Figarolo.
Adi XXVI Moritte il Vefcovo di Parma,
11 quale era Ambafatore del Duca di Mi-
lano.
Adi XXIX. di Agofto di Sabbato . Torno
il Campo a la Badia, & 1'havenno falvo la_.
roba, & le perfone; & venneno a Ferrara li
Conteflabili , 8c Fanti , 8c dopoi fi tenne 1&_
Rocca Marchefana giorni IV. , in la quale_>
era Gafparo da Rubiera. Adi IV. di Settem-
bre andorono tutti li Comacchiefi con molti
Cootadini, il Podefta di Miaro, Cabrino de*
Ruberti , el Fratello di Zanf rancefco di Bet-
to, il Podefta di Porto, 8c quelli de' Man-
fredi , 8c tutti infieme tolfeno Comacchio per
forza, 8c amazonne molte perfone, e prefc_
molti prefoni, de li quali ne fu uno Meflcr
Francefco del Canale con due altri Compa-
gni Veneziani, 8c uno altro da lmola, che_>
era uno grande ricco , 8c furono menati a_
Ferrara, 8c pofti in Caftello vecchio, 8c al-
tri quattro ne furono prefi , tre Fioli di To-
mafino da Comacchio, 8c 1'altro fi chiamava
lo Prete, 8c furono menati ne le forze del
Podefta di Ferrara , accio che'l ghe facefTe_
ragione . Dopoi li homini fe mifeno infieme_
a robare, 8c tolfeno molte Artelarie, 8c poi
' v :
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D I A
fe partinno, 8c laffbnno ftare Comacchio per
]o morbo, che li era dentro . Perilche fece-
no grande difpiacere al Duca Hercole , &
fcceno buttino per Ducati 6000. Dopoi ilDu-
ca noftrc mando uno Criftophalo daMontec-
chio a vedere, fel fe podria tenire; non ghe
parfe di poterlo tenere per lo prefente .
Adi X. di Setcembre . Pafso da quefta vita
in 1'altra Mefler Federico Conte di Urbino
in lo giardino del noftro Duca Hercole a_
liore XV. e meggia , & fu di Marti .
Et in quella medema fettimana venne no-
ve, come il Signore Ruberto di Arimine era
morto di una ferita, che havea havuto in_.
una mano, & anche venne nova, come ilSi
gnore Ruberto da Sanclo Severino era morto
tn Padoa.
Adi XVII. Mori Piedro Maria de' Roffi ;
& venne nove, come la Liga havea havuto
Rimine, & tenevalo a pofta di dicta L'ga_ ,
& il Papa ghe havea mandato uno Gardina
le, & ghe convenne tornare in drieto.
Adi di£lo . Sforzino Sforza arrivo in Cam-
po, el Signore Marco de' Pii Signore di Car
pi, Mefler Franceico Secho Parente del Mar
chefe di Mantoa con fquadre fette di caval-
li, difto Sforzino con iquadre XI. dicavalli,
el Signore Marco con fquadre IX. di cavalii,
che fono in tutto fquadre XXVII.
A iididto. Q.uelli di Comacchio prefcno
molti preloni Schiavoni, & Albanefi , & ne
amazonno afliii , 8c ghe tolfeno burgazi XVIII.
di Auguille, & prelono quello di Corradino
da Porto, & menollo a Ferrara con lo but-
tino.
Adi XXVII. Andorono di molta gente da
Ferrara a Volana per guadagnare, & prefono
di molto beftiame, & menonno due pregioni
a Ferrara.
Aii XVI. de Oftobre . Li Fioli di Piero
Maria de' Rofti fi accordonno con lo Ducadi
Milano .
Adi XXVIII. Lo Uluftriffimo Duca Her-
cole Signore di Ferrara deftefe tutte le gen-
ti d'Arme dreto P6 per fegureza del Paefe .
Adi Ultimo. Venne a la Rivera di Filo
barche 6*0. di Fantarie, & aiTaltonno la gen-
te del Duca di Ferrara; dopoi il dicto Duca
mando fquadre VII. di homini d'Arme a Re-
genta, & Fantarie , & li combattcnno in-
fieme .
Adi primo di Novembre . II Duca di Mi-
lano mando molta gente d'Arme a Rezenta ,
MctTer J:iComo del Verme , el Conte Ugo da
Sandto Severino, & comhartenno con la gen-
te de' Veneziani, che erano alloggiati in_,
Sanclo Biafio di fotto de Argenta, & fu pre-
fo Mefler Nicolo da Correggio, el Conte_
Ugo, & lo Ambaflatore di Milano fu ferito;
& furono morti de l'una parte, & de 1'altra;
& de li noltn le ne annegorono aflai .
Adi VII. La Gente del Duca Hetcole fi
redufleno a Regenta per difendere il Caftel
lo, & la S gnoria frce venire a le Papozze_
una grar.de Armata con molte navi, & ponti
fufo di6te navi , per fare pallare Ie fue genti
d'am,e, & venneno al Ponte di Lagolcuro,
& li fcceno uno Ponte, che paflava P6 . Et
prima paiso Carlino con la Fantaria de la_
Signoria; & Mtfler Jicomo da Trauzo, &c la
gente dci Duca Hercole Duca di Ferrara fu
a le mane con la gente de' Veneziani , & de
li noftn ne furono feriri circa XX. Fanti in
le gambe, & di qudh ue la Signoria di Ve-
R I O 16*4
A nezia ne furono guafli p!'u de la mitade , 8c
fe ne tornonno in drieto . Ec Mefler Rainal-
do da Efte fi mofle con alcuni Cittadini , &
poi torno in drieco ; perche Polo Antonio
Trotto ghe fece dire, che'l non bifognava_,,
che fe movefleno de la Terra , perche it Du-
ca Hercole era ammalato, & non volea, che
niuno andafle fora de la Terra ; perilche li
nemici faceano ogni giorno correrie per Ie_
Ville cioe Mizana, Baura, Salera , Tamara_,
Sabbioncello , & altre Ville, robando beftia-
me, drappamento, & altre cofe, & andorono
fina a la Cafa de' Pavoni , la quale h in lo
Barco, & ghe mettenno fufo dicta Cafa San-
to Marco; &c in quefto cempo venneno mol-
B ca gence d'Arme, & Fantarie del Duca di
Milano, le quali lui mandette per defendere
il Srato di Ferrara .
Adi XXIV. di Novembre . Arrivo Sforza
con la gente d'arme, & fantarie, che furono
Iquadre V., & fanti 800., & adi XXV. arri-
vo il Conte Piedro dal Verme con fquadre_
V. che fono in cutto cavalli ?oo.
Adi XXVI. U Fiolo del Signore Ruberto
nominato Fracaflo tolfe il Palazo di Coparo,
& fe ghe detteno gli homini del Caftello ,
falvo h roba & le perfone; & feceno corre-
rie in le Ville ivi d'intorno, & menonno via
beftiame per Ducati 2000. , & mileno fufo il
Palazo di Coparo Sanc~to Marco.
Adi primo di Defembre . La Gente de la_.
Signoria paflbnno P6 , & andorono al fuo
Campo; & Ia gente del Duca Hercole erano
alloggiate in lo Borgo del Lione, &in quel-
lo de la Pioppa, & le Fantarie erano di fo-
pra a la Motta, che li era uno baftione , &
a le porte li era Fanti XXV. per porta , &
forninno tutte le mura di Bombarde; & do-
poi mando Fanti 400. a Regenta, & fquadre
V. di cavalli per defendere la BaMia del Za-
niolo. Et adi II. prefeno dicta Baftia per for-
za; & per dicta perdita valfe uno Ducato il
ftaro de la fa!e, & non fe ne potea havere ;
8c adi diclo il Duca Hercole fece fare una_
fofla , che pigliava la Certofa, & tutto il
D Borgo per riguardo de la Terra.
Adi XII. Arrivo il Signore Coftanzo Sfor-
za Signore di Pefaro in Ferrara , & mando
aflai gente d'arme alloggiare in lo Borgo de
la Porta di fotto per la guarda de la Tcrra ,
& ogni giorno arrivavano genii del Duca di
Milano , fintarie, & genti d'arme; & fu
mandato Sforza a Regenta per guard^re qaej-
10 paffb , & feceno fatto d'arme, & furono
morti da <5o. Stradiotti,& altri Schiavoni de
la Signoria, & portonno le tefle fufo le mu-
ra di Argenta; & fu mandato Mefler Zoame
de' Bentivogli da Bologna per riguardo del
Bondeno, Cc deftendette tutte le genti d'ar-
me dal Bondeno fina a la Stellada per guar-
dare quello paffo , acio che le viciuarie del
Modenefe, & Relana, & altri luoghi fi po-
tefleno condurre a Ferrara per beneficio del
Popolo, & de li Soldati.
Adi XVII. Venne il Breve del Papa de la
Pace conclufa, & fu fatto la Proceffione , &
furono laflati li prigionieri : dopoi fu pofto
11 Stendardo del Papa fufo la Rocca del Ca-
ftello vecchio, & ne fu pofto uno altro fimil-
mente del Papa a le banche de' Soldati , &
furono aflerrate le porte; accio che la gente
d'arme ftefleno di fuora per riguardo de gl*
Inimici , che non facefieno qualche correna .
Adi XXIV. Venne lo Legato da Bologna,
&
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l6$ F E R R
& diffe Ia Mefia del Spirito San&o , & poi
<u fatwuno Tnbunale in piaza, fufo il qua-
le fu fatta una Crida per parte del Sancto
Padre, & de la Liga, cioe il Papa, il Re_
Ferrante, il Re di Franza, il Re deSpagna,
il Re di Ungaria , il Re di Caftia , ll Duca
di Milano, il Duca di Ferrara, li Genovefi ,
il Marchefe di Mantua, il Signofe di Faen
za, il Signore di Carpi, tutti in Liga a de
ftruzionede la Signoria di Venezia, in quan
to non levino via 1'Armata, & le fue genti
d'Arme del Ferrarefe , & non reftituifcano
tutto quello, che hanno tolto al Duca di
Ferrara, cioe da Melara fina a Marina, Adri,
Adriano, Comacchio, il Polefene di Rovi
^o. Et cosi lo Legato andette a Venezia, &
„ fece intendere a' Veneziani, che non to
gliendofi da la iniprefa di Ferrara con la re^
ftituzione del tolto al Duca Hercole, che-
difta Liga intende havere rotto guerra con_
loro a deftrozione de' Veneziani , & che di-
cla Liga e facta per Anni XXV. , & che_
habbiano a rifare tutti li danni del dicto Du-
ca Hercole. ■ •
La Vigilia di Natale . Sforza tolfe il Ba-
ftione de la Punta con tutte le Artelarie de]
Veneziani , & ne furono morti affai de' didti
Veneziani, & haveno una gran rotta : & adi
XXVII. Veneziani fi apprefentonno a dare la
Battaja al Baftione de Ia Punta di Figarolo,
in el qual era Chriftophalo da Montecchio ,
& ne furono morti aflai de li Veneziani , per
modo, che tutti gli altri fi roettenno a foggi-
re, & fuggendo fe ne annegoe aflai ; 8c in di-
€to giorno in lo Barco fi fcaramuzo ; ma la_
gente d'arme de' Veneziani non volfe afpet-
tare.
HCardinale di Mantua arrivo a Ferrara_,
& repprefentava la perfona del Papa , & ftet-
te per lungo tempo a Ferrara , & fece inten
dere a' Veneziani per due volte , che fi tolle-
feno da la imprefa, & reftituire il fuo al Du-
ca Hercole Eftenfe .
MCCCCLXXXIII. Adi XIII. di Zenaro . Si
partitte il Signore Coftanzio da Pefaro , &
and6 a Regenta.
Adi XV. Arrivb il Duca di Calabria Fi-
gliolo del Re Ferrante Re di Napoli , arrivb
a Ferrara per Capitaneo Generale de la Liga
in ajnto del Duca di Ferrara con la fua Co
mitiva in compagnia del Conte da Petiliano
Capitaneo del Papa, & altri gran Maeftri , &
Cavaleri.
Adi XVI. Arrivonno 1000. Fanti Turchi e
a cavallo, e Baleftreri , & Schiopetteri de li
fuoi proprj , & in quello giorno andorono
cercandolaTerra, vedendo in che modo han.
no fatto li ripari di fuora, & li feCenp con-
ziare per altra via & modo , piii vef fo la_,
Terra; perche erano di la da Belfiore: Etadil
XVII. andonno al Bondeno , a la Stellada di
Figarolo, & li ftetteno uno giorno a vedere;
poi venneno , & andonno a fcaramuzare con
gl'Inimici in loBarco. Et adi XIX. andonno
a Regenta per vedere, come 1'haveano repa-
rata, & la notte che venne, fe ne fuggitteno
i jo. Turchi in lo Campo degl' lnimici , de li
quali ne prefono circa jo. , & cinque ne ama-
zonno, & gli altri mandonnoaReggioper di-
fefa de la Terra.
Adi XXVI. Sforza, & Mefler Piedro Ber*j
gamino detteno una grande rotta a' Venezia-
ni , & amazonne tutte le gente d'arme , &
Fantarie, che voleano tuore Argenta, pertal
Tom. XXIT.
A R E S E. ±6*
A modo che ne fu portadoCarra molte di mor-
ti, & andavano aflunando lo refto, & de'di-
cti Inimici non ne fcampo niuno.
Adi II. di Februario. Quelli delDucaHer-
cole Eftenfe andonnoafcaramuzare in loBar-
co con quelli del Signore Riberto , & li Tur-
chi noftri amazonno cinque homini d'arme di
quelli del Signore Riberto , & feceno uno
prigione, §c rnenollo con loro, & gl'Inimici
amazono uno Turco de li noftri : dopoi an-
dorono aflaltare lo Baftione di Spinello , &
quelli del Baftione ne ferinno aflai , & anche
de li noftri ne furono feriti parechj .
Adi XXIIII. II Fiolo del Signore Riberto
nominato Fracaflb pafso.acontra a Po, & era
B di notte , & prefeno homini , & beftiame af-
fai , & li feceno nodare Po , & tolfeno altre
robe aflai . Li noftri Villani fe ne rifentinno,
ma ftetteno troppo, perche erano paflati Po
con li prigioni , robe , & beftiame , del quale
beftiame fe ne annego aflai .
Adi XI. di Marzo. Venneno gl'Inimici in
o Barco con due Squadre , dove ftava la_
gente d'arme , & Fantarie , & venneno in la
Giefia de li Angeli, & in la Certofa, dovc*
ftetteno hore quattro; & uno homo d'arme_
fu amazato da uno Paffkvolante, & altre per-
fone inanti de la intrada de la Madonna_.
Sanela Maria da li Angeli dal Campanile , &
alhora gl' Inimici fi partinno , & portonno
via el Marchexe Nicolo de Efte, il quale era
di Strazi , & laflbnno il Cavallo , il quale h
fopra la Porta de li Angeli in Giefia , fopra_
il quale era diclo Marchexe Nicolo ; & anche
tolleno uno Alicorno di brogio , il quale era
fopra il pozzo de la Certofa , & mandolli a
Venezia ad perpetuam rei memoriam, & era
il 148J.
Adi diclo . Trette uno grandiflimo Terra-
moto , di forte che la Campana di Rigobello
fono cinque botti .
MCCCCLXXXIII. El Conte da Petiliano
and6 a la Mafla di Fofcaja , & meno con lui
D Gentiaflai de le fue, & quelli de 1'Oftellado,
da Porto , dal Miaro , del Miarino , & di al-
tre Ville , & ruppe 1'Armata de' Veneziani,
li quali erano venuti in Terra , & ne furono
amazati aflai di loro , & fu prefo uno Gen-
tilhomo Veneziano nominato Mefler Alovife
Marcello, & Conteftabili otto, come uno di-
€to Graffello, & altre affai perlone. E ven-
ne nova , che havea prefo il Capitaneo de_
1'Armata , che era uno Gentilhomo Venezia-
no , & ne amazonno circa 1000. , & prefeno
altri tanti ; & cosi Veneziani hebbeno due_
grandi fconfitte; & difti prefoni li menonno
a Ferrara, & H mettenno fufo il Palazo de la
Ragione , & ghe detteno da mangiare , & da
bere ; dopoi paflaro tre giorni li laffonno an-
dare tutti ; la quale Armata era venuta per
tuore la Mafla , per havere buona intenzione
da uno Signore Zoanne Antonio , il quale_
havea in guardia dicla Maffa, & per non tra-
dire il Duca Hercole da Efte li fece attrapo-
lare. . _ „
Adi XHL.HDuca Hercole, tl Duca di Ca-
labria furono liberali a dicli prigioni , e laf-
folli tutti andare, & fennoli accompagnare a
li fuoi Trombetti infino dal Signore Riberto,
& fare fapere , fe lui vuole fcambiare , cioe
prigioni per prigioni quelli erano di condi-
zione. .
Adi diclo . Feceno una Correna le Genti
d'arme di Lugo , & Bagnacavallo , & Fufi.
S gnano
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t*7 D I A
gnano per infino t li Raftelli di Ravenna, 8c
Fi prefeno di molti prigioni da taglia , &
molto Beftiame .
Adi XIX. II Marchexe di Mantua prefe^
homini XX. d'arme , li quali voleano bru-
fare 1'Armada de' Milanefi, & li fece rnenare
a Mantua; 8c il Signore Riberto cavalco con
Ie Gente cTarme verfo Melara , & venne di-
vifione fra loro in Campo , per modo che_-
mettenno a faccomano tutte le Navi , & vi-
cluarie del Campo per mancamento di dina-
ri , che non li dava li Provveditori a le Gen-
ti cTarme , & Fantarie.
Adi XXI. Venne una Lettera de lo Re di
Napoli al Duca di Calabria, come la fua Ar-
roata havea prefo Navilj, & Galee XXXVII.
carghe di Formento , 8c li hanno condu&i a
Rimini, & le manda a Ferrara.
Adi XXIV. Andorono gli homini di San-
d"to Luca con Fanti aoo. con Chriftophalo da
Montecchio in Bonello da lato da Figarolo ,
con Burchielle armate, 8c andorono aflaltare
1'Armata de' Veneziani, che era Fufte XVII.,
& ghe latolfeper forza, & ghe tolfeno mol
ta Anelaria, 8c menolle dal noftro lato tutte
XVII. Fufte , quattro Barbotte , due Gatti,
8c lo refto tutte Barche da Rivera carghe di
Forceri, Artelarie, 8c Malvafie, e una diVi-
no, 8c le altre di robe, le quali furono exti
rnate Ducati 6000., 8c fu venduta una Veftc
a uno homo d'arme , 8c era di feda , Ducati
XXXV. , 8c ie ha a partire quefto bottino in
perfone »00 , 8c halle condutte di drio del
Baftione aprovo al Bondeno a due miglia.
Adi XXVII. Venne una nuova, che I'Ar
mata del Turco tolfe doe Galeaze, che veni-
vano di Levante carghe di Speciarie, Oro, 8c
Argento , che valeano uno gran Teforo ; 8c
quello che porto la novella al Duca di Cala-
bria , lui ghe dono Ducati 60. di nuncia-
dura .
L'Armata di Ravenna, 8c le Gente d'arme
corfeno fufo quello di Porto, 8c prefenoAre
tre di Cavalle , 8c Capi XXXV. di beftie bo-
vine, 8c menolle via.
Atii XXIX. Corfe da Gioveni 50. de la_.
Terra in Corbola, 8c preleno una Nave car-
ga di Formento, 8c Orgio , 8c altre coie, 8c
lo Mercadante , 8c tre Marinari , 8c menolli
a Ferrara, 8c vendetteno la roba, 8c affondo
]a Nave, 8c rompella , 8c li prigioni da taja
rneffeli in prigione.
Adi VIII. di Aprile , fece una Armada , 8c
rrandolla a la Mafla, Sc cavalco el Conte da
Petiltano con la Gente d'arme, 8c Fanti mil
Je; oc li noftri andarono in Corbola di fopra,
& hanno prefo in due volte uno gran butti-
no, barche, 8c formento, danari, 8c robe.
^di XII. Fu fatto Capitaneo Generale el
Marchexe di Mantua del Duca di Milano, 8c
fulli mandato lo Stendardo .
Adi didto. 11 Signore Zoanne Antonio . .
. . . . fi annego a la Maffa di fotto con per-
fone XIX. , dopoi quelli di Comacchio , 8c
Cittadmi de la Terra , 8c homini di Sanclo
Luca, andaronoa Magnavacca, 8c feceno but-
tino di Ducati 6000 Dopoi gl' Inimici corfe
rio a Sabbioncello, 6c menarono Bovi, eVac
che, 8c Cavalle via.
Adi XXVIII. Fu prefo uno Francefco . . .
. . . del Duca di Calabria , il quale andava a
mettere a ordine la Oftellada, 8c era uno di
quelli, che governava lo Campo , 8c fu me-
naio al Signore Riberto.
B
D
R I O a«8
Adi ultimo. II Duca di Calabria mando
Fanti, 8c Turchi a Vigarano, 8c era di not-
te, 8c attrovarono gl'Inimici, & ne amazon-
no XXV.
Adi dicto . Corfeno li Stradiotti a Porto ,
& tolfeno affai beftiame , 8c li Villani haven-
no due di quelli Barbari.
Adi primo di Maggio. II Signore Lodovi-
co Sforza mando mertere il Campo a Sancto
Secondo , e a Felino . che fono de* Roffi , 8e
li havenno, 8c h Roffi foggitteno. DopoiVe-
neziani feceno correre le fueGenti d'arme da
Ravenna fufo quello di Lugo , 8c prefeno
molto beftiame, 8c prigioni.
Adi XVI. Ando 1'Armata de' Veneziani af-
faltare il Baftione de la Punta di Figarolo
con Barche, oc Navi, Fantarie , 6c Schiavo-
'ii; 8c Meffer Antonio Juftiniano Gentilhomo
Veneziano Capitaneo de 1'Armada , 8c l'Am-
mirajo infieme; 8c fu morto lo Ammirajo, 8c
fi annego affai perfone , 8c fu prefo MefTer
Antonio Juftiniano Capitaneo di didta Arma-
ta, 8c fu menato a Ferrara molto ftretto da__
li Fanti , accompagnato con lo Tamburino ,
8c apprefentollo in Caftello a Madama, & in
quella hora fopragiunfe il Duca Hercole , 8c
1 Duca di Calabria , 8c parlonno con dic~_o
'apitaneo de 1'Armata.
Adi XIX. Fuggitteno Stradiotti 48. del Cam-
po de' Veneziam da Ravenna , 8c vennero a
conciarfe con il Duca di Calabria.
Adi XXI. di notte. Arrivo Cavallari, che'l
Signore Ludovico Sforza havea havuto Feli-
no, Torgiara, 8c San Secondo a patti, 8c di-
£ti Caftelli fono dc' Roffi da Parma, 8c fono
fuggiti con li Provededori de* Veneziani ; 8c
il Duca di Milano ha foldato gente da caval-
lo, 8c da piedi 2000.
Adi dicfto. GlTnimici brufonno Coparo.
Adi XXIX. Brufonno la Baftia de Far-
niata .
Adi XXVII. Comincio arrivare la Gentc
del Duca di Calabria, 8c ha uno Conteftabile
nominato Saleze , 8c have Ducati 1000. lo
Anno . 8c era fopra doo. Stradiotti.
AdiVIII. di Zugno. Mefler Zuanne Moze-
nigo Dufe di Venezia con lo fuo Configlio
congregato a fire guerra al Duca di Ferrira,
8c tuorghe il fuo , ha meffo il Campo a Fer-
rara, 8c per tutto lo Ferrarefe; 8c il Duca_
ha fcritto al Papa, 8catutti li Cardinali, co-
me lui vuole attendere a tutti li patti, 8c con-
firmarli, li quali erano fra loro; 8c loro non
hannovoluto, 8c li hanno tolto Rovigo, Len-
denara , la Badia , il Conta di Figarolo per
fina a Melara , il Conta di Gurzon fina in_
Corbola di fotto Adri, 8c Comacchio, 8c def-
fauo , 8c deftrutto ll fuo Paefe , 8c brufado
aflai Palazi , 8c Cafe belle. Dopoi fu mandara
una Scomunicazione del Papa a Ferrara al
Cardinale di Mantua, che la faceffe publica-
re a' Ferrarefi, come tutti li Veneziani erano
fcomunicati, 8c tutti quellt li danno favore,
8c ajuto , 8c tutti li Frati , 8c Preti , che_
ftaranno ne le fue Terre dopoi didla Scomu-
nicazione; 8c chi pigliaffe uno Veneziano , ne
poteffe fare il fuo parere; 8c chi nonlipiglia
s'intendano effere fcomunicati ; 8c fe f^ffeno
prefi con mercanzie , fiano in che Terre fi vo-
gliano dicte mercanzie , fiano di quelli le pi-
gliaranno liberamente , 8c li Veneziani fiano
foi fchiavi, 8c ne poffino fare la fua volunta-
de ; 8c quefto s'intende per tutte le Terre_,
dove loro non hanno dominio , Caftelle , &
Villej
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p
l0 > F E R R
Villej & cn ' a J uto > favore, victuarie,
feranno fconaunicati ; fcomunicato il Signore
Riberto , tutte le genti d'arme, Fantarie, &
tutti gli altri, che faranno contra ii Stato del
Duca di Ferrara, & tutte le foe Terre, s'in-
tendano effere fcomunicate generalmente.
Fu prefo»MefferObieto da Campo Fregofo
Genoefe , il quale era Conduttiero de la Ar-
roada del Duca di Milano , & fu menato a
Milano lui , & il Fiolo; perche voleano da-
re dicta Armada al SignoreRiberto, & furo-
oo prefi homini fette di quelii del Marchexe
di Mantua , perche voleano dare al dicto Si-
gnore Riberto Pontemolino , & furono ap-
piccati .
Adi di&o. Venneno Stradiotti VII. in lo
Barco dentro da li Repari , & tolfeno Capi
XXII. di Bovi, li quali eraoo di Meffer Bar-
tolamio Lombardino.
Adi di&o. Venneno barche 50. in le Valli
di Cendalino, & Gradiza , & Formignan*_
con homini 6*00. , & venneno a terra , & ftra
corfe Cenfalnio , Coparo , Gradiza , Formi
gnana , Roncbe , & altri Luoghi , rubando
generalmente ogni Cafa di Villa , & faeti
prigioni tutti quelli , che hanno potudo ha-
vere.
Veneziani , & quelli di Ariano fcorfezava-
oo tutto il Polelene di Ferrara, & portavano
via li fcrraraentt de te Cafe , 8r. Palazi : do-
poi vennono fina al Pavatone di Caldirolo ,
& mennono via Capi XXII. di Vacche di
Lucba Bertoldo Beccaro.
Adi XV. Venne ta nova a Ferrara , come
dui Fioli del Signore Riberto erano fuggiti
da' Veneziani , & erano andati a Mantua ; &
che erano conzi con la Liga , con patto che'l
Duca di Milano li daga Caftetlo Nuovo di
Tortonefe, & ltoo. Ducati to Anno di pro-
vifione a uno di loro , & 1'altro lo Re Fer-
rante Re di Napoli ghe daga tutte le Terre,
che (i ritrovava havere fuo Padre in lo Paele
di Napoli, o darli tanta intrada di Sali da
Napoli, che pigliano 1200. Ducati lo Anno.
Adi XIX. Fu portado Lettere, comeilDu-
ca di Milano havea havuto San Segondo , &
tutte le Caftelle , che era in Parmefana ; &
venne nove , che'l Signore Riberto havea_
hivuto Monte Garo , 8c li Orgi Vecchi , &
Novi.
Adi XX. Arrivo tn lo Campo de la Signo-
ria al Ponte di Lagofcuro il Duca de loReo,
& venne nove , che li Fiorentini haveano
nandato Ducati XXX. milia al Signore Co-
ftanzo da Pelaro, & lui Ii ha tolto , & halli
mandato a dire , che'l vuole la preftanza_:
dppoi li Veneziani li hanno mandato una_
Galea, & ghe hanno dato miara 3000. di Du-
cati , accio fia fuo Capitaneo .
Adi XXIII. Arrivo Squadre VIII. di gente
tfartne del Re di Napoli , el Fiolo del Conte
di Urbino , & Conte di Brienza da Napoli
con dicteSquadre. E adi dic"to arrivo a Fer-
rara il Fiolo del Signore Ruberto con gran_
triumpho. Et adi 111. di Lujo arrivo Squadre
VII. di gente d'arme a Ferrara; & adi V.fu
tolto li Mantelli a due in lo Broilo de li An-
geli da gl* Inimici .
Adi di&o. Si partitte 1'Armada da Argen-
ta, & tutte le Fantarie , & genti d'arme de
gl'Inimici , & andorono a l'Oltellado a farfi
forte li .
Adi XI. di Lujo. Arrivo Squadre
al Duca di Calabria a Sanfto Martino.
Tom. XXIV.
A
A
R E S E.
270
B
1 Adi XV. Anivo uno Marano, e una Mar-
cihana, & una Barca carga di Speciarie, che
furono eftimate Ducati 3000.
Adi dicto . Furono portate Lettere al Du-
ca di Calabria , come il Signore Ruberto e
paflato fufo le Terre delDuca di Milano coa
le genti d*arme de la Signoria.
Adi XVIII. 11 Duca di Calabria fi partitte
da Ferrara, & and6 in Lombardia con le fue
Fantarie, & gente d'arme , che erano Squa-
dre IIII. a mettere Campo in Brefana, & era-
no infieme con le genti d'arme del Duca dl
Milano , & con quelle del Conte Girolimo
Nipote del Papa, Squadre in tutto itoo.
- Adi XX. Venne Lettere , che'l Signorc-
Coftanzio da Pefaro era morto .
II Figliolo del Duca di Urbino fe ne fug-
gitte da Ferrara , & fu prefo da li Baleftreri
ael Duca Hercole al Bondeno, & fu menato
in Caftello Vecchio; dopoi ando il dicto Du-
ca di Ferrara in lo Barco a fare fatto d'ar-
me con gl' Inimici .
Adi XXV. Veneziani feceno tregua per
uno giorno con il Duca Hercole, , & li Ve-
neziani poteano venire a Ferrara , & li no-
ftri poteano andare in lo Campo de gl* Ini-
mici . * **
Adi XXVI. Verme Lettere, come il Stato
di Milano havea dato Squadre 50. di homint
d'arme, & Fanti 3006., 6t lui ne havea me-
nato da Ferrara Squadre 4. & Fanti 3000.,
& Squadre due di Baleftreri , & Stradiot-
, che fono in tutto Squadre 56*. , & Fantt
6000.
Adi XXIX. Venne Lettere al Doca Her-
cole da Mantua, come il Duca di Calabria_>
havea tolto it Ponte al Signore Riberto , 8e
ha prefo Cavalli 300. con li homini d'arme,
8t Fanti 300. , & ha fatto brufare tutti li Ba-
ftioni, che havea fatto fare lo Signore Riber-
to, & a lo cafato aprovo a Bergamo a cinque
miglia , & ghe ha meffo lo Campo lo Duca_*
dt Calabria in fufo lo Terreno de' Veneziani
con tutto lo fuo feguito.
Adi ultimo. Furono mandate Lettere a
Ferrara, che'l Duca dt Calabria havea rotto
Squadre otto di quelle del Sigiore Riberto ,
& halto cazato al Ponte Sandto Piedro , per
modo che*l non fi puo muovere , o che'l
fera rorto, o fatto prigione . Dopoi ven-
ne un'altra nuova, che'l Conte Girolimo era
corfo fufo quello di Cervia, & ha prefo mol*
to beftiame, & fatto de' prigiont. Dopoiven-
ne un' altra nuova , che 1'Armada del Re di
Napolt e andata in Schiavonia , & mettenoo
afaccomano tutte quelleVille, per modoche
tutti fe ne fugginno, & fu prefo barche trc_
Marciliane carghe.
Adi dicto. Venne Lettere, che*l Duca di
Calabria bavc-a tolto Caftelli fei dt quelli de*
Veneziani in Giaradadda, & e con lo Campo
attorno a Martilengo , & e a pattt , Bc h*w
mandato a tuore a Ferrara due bombarde_
groffe , & fe le fa portare in Campo , & ha
meffo a faccomano li Borghi di Bergamo.
Adi III. di Augufto . Venne Lettere , chej
havea havuto Palazolo ; & adi 4. cargonno
due bombarde groffe, le quali mandorono al
Marchexe di Mantua.
Adi V. Venne Letrere, che'l Duca di Ca-
labna havea havuto Pontezoro , & Marte-
iengo.
Adi di<£k>. Venne due Spioni di Adri , &
difleno l'e'l Duca Hercole ghe dava homini
S * 100.
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«7« D I A
eoo. loro torriano Adri , perche tutti erano
fnggidi , 8c in li granari ghe era Moggia 200.
di Formento.
Adi difto. Venne nuova, che una Nave_
di Artelarie de* Veneziani s'era affondata in__
mare, 8c che 1'Armata del Re era arrivata in
Ancona, 8s che ogni giorno fi facea piu for-
te, & per quello non ofava andare Nave per
mare , ne Mercadanci .
Adi XVI. Venne Lettere , che'I Duca di
Calabria havea tolto uno Caftello , che fe_
chiamava Garviolo , 8c Pontevigo. Item il
Marchexe di Mantua andoaMilano perLoco
Tenentc, & tornoe a Mantua , perche fi dii-
fe , che Veneziani haveano brufade cerce_
Ville del Mantuano.
Gli homini di San&o Luca Borgo di Fer-
rara, 8c quelli da Comachio prefeno in mare
Marciali III. di AfTe , 8c Marciali VIII. di
Mercanzie, de le quali ne era una di Panni ,
unadiCipolle, unad'Arme, Barde, 8c Schiop-
petti , 8c altre Artelarie , & altre con Mer-
canzie dcntro di valuta di Ducati $0:0.
Adi XVII. diclo. Arrivo a Ferrara Mirce-
liane X;. con alTai pngioni , homini d'arme,
Conceftabili di quelli di Martilengo , & Pa-
doani , & homini da taja.
II Duca di Cahbria ha prefo gl'infrafcripti
Caftelli in Brelana , cioe Codalonga , Pater-
nello, Gabbiano, laMotella, Scarparolo , Ve-
rola vega , Verola Algis, Gorzarolo , Code-
zano, Frafengo, Vanengo, Mareli , Breda__ ,
Organo, Cignano, Fenerano, Quintano, Me-
nerbio, Baiano, Barbagno , San Zernafe, il
Piano di B -rgimo , Codogno , Orgnano , le_
Teze, Morengo , Almonte , Brombatozo ,
Verdello, Borne , Bornadello.
Adi didto . Venne lettere, come MefferNi
colo Fofcari Gentilhomo Veneziano, andan-
do in Francia per levare uno Capitanio , quan-
do fu ne le Terre de' Sguizzari, Wo lo pre-
feno con tutta la fua Compagnia , 8c ghe tol
feno Ducati 3000. dopoi loro il vendettenoal
Duca di Milano per Ducati ijooo. per lchia-
vo .
Adi XXIII. Ando la Famiglia di MefferSi-
gifmondo da Efte a Crefpino, & preleBarche
V., 8c amazonno tutti qu.-lli , che ge erano
dentro, excepto prigioni V, da raja, & tol
feno cutte le robe , & portolle a Ferrara in
fieme con li predicli prigioni .
Adi XXV. Fuggi Meller Zoanne Antonio
Caldoro di' Veneziani, 8c acconzioffi con la
Liga, che era a Ravenna , & dopoi vennc_
kttere , come l'era pre'o il Capitanio de le_
genti d'arme di Ravenna .
Adi ultimo. Venne lettere , che l'armada_
del Re hivea prefo 40. Navili carghi di For-
niento, Olio, 8c altre mercanzie.
Adi primo di Settembre. Venne lettere_
che '1 Duca di Calabria havea prefo Bergamo,
8c che era venuto con lo Campo aPefchiera,
& Afola, e Nona, che gia fu del Marche('e_
di Mautua.
Adi II. Venne lettere che Don Federigo
Fiolo del Re era corfo con PArmada in Schia-
vonia, 8c che havea prelo 40. Marani carghi
di Formenco, e OHo, e che ha brufato cucca
la Schiavonia, 8c che ha prelo due Terre__.
cioe Lelena, e Curzola.
Adi X. Li Veneziani mandorono Tomafo
da Imola Conteltabile lopra tutte le fue Fan-
tarie con tutci li fuoi Caporali , & Concefta-
bili , & pafonno di nocte P6 a Figarolo , 6c
B
D
R I O »71
venneno a la Forreza di Rocca Poflence! , &
ftracorfeno infina al Bondeno , & colfeno di
molce Artelarie, & portolle via , & ne but-
tonno affai in Po, & fi diffe , che dicto To-
mafo volea tuore dicla Forteza per forza, 8c
che havea meffo fuogo alla Poica; 8t m que-
fto tempo fu avvifaco il Duca Hercole , ilqua-
le fubico venne zofo con le Fancerie , Bale-
ftrieri, 8c cucca la gence d'arme, & li ruppe,
8c amazonne sflai , 8c aflai fe ne annego , 8c
fu prelb il diclo Tomafo con XI. Conceftabi-
li, 8c fe'l fuffe ftaro prefo Carlino, 8c Pitdro
Schiano, feriano (liri prefi tutti li Conteftabi.
li; 8c quelli, che furono prefi , furonomenati
in Caftello vecchio. Ditfto Tomafo era fento
di due ferite, le quali ghe furono date in P6,
che lui nodava , per le quah moritte in Fer-
rara .
Adi XV. Venne lerrere, che'l Duca di Ca-
I.ibria havea hivuto Valezo, 8c tutca la Mu-
raja , il Paffo , che va in Veronefe , 8c che ha
f.tfto Correrie infina a Legnago , 8c prefo
molti prigioni , 8c beftiame.
A li didto. Venne nove , che Buram , 8c
Bedom di Comacchio Caporali di Fanci 200.
hivea pre'o a Rivenna a Sandta Maria in_
Porco Btrche XII. 8c una Nave groffa con_
molce ro^e , e perlone, 8c prefeno Martinoda
Comacchio ribello del Duci Hercole , 8c uno
altro da Filo ancora lui nbello , 8c nno Si-
gnorotto del Reame , il qtiale havea nome_
Zoanne Anconio d'A:iguilara .
Adi XVII. Venne lettere, che'l Duca di
Calabria ha colto tucce quelle Ville del Ve-
ronele, che fi chiama Villa-franca , 8c che e
corfo fina fufo le porte di Verona , 8c che ha
fatco uno butcino di Carra ico di robe , 8c
fu il Conce da Piciliano, 8c Meller Francelco
Sccho , che fcxeno didto buttino.
Adi XII di Oiftobre. Venne lettere, che'l
Duca di Calabna ha tolto Afola, 5c cheilSi-
gnore Riberco ghe ha colco Villa-franca , &
fpianada .
Adi XX. 11 Duca Hercole fece fare ponti
per palTare P6 con le gennd'arme, 8c fa gran-
de Exercico d'armare navi, 8c furono Iquadre
XX., 8c ando in Campo in lo Barcho . Ec
arrivo MefTer Zoanne Antonio Caldoro qtiefto
giorno con la gente d'arme , 8c venne lettere,
come Meffer Ridolfo da Mantua era f'iggito
da la Signoria di Venezia con iquadre Vll.
8c venne a Manrua.
Adi XXIII. Venne lectere , che '1 Duca di
CaUbria havea tolto Melara, 8c Bragantino a'
Veneziani .
Adi XXIV. II Duca Hercole cavalco a_,
Melara con cavalli 200., 8c ghe venne lecte-
re , come il Duca di Calabria havea tolto la
Crofecta, 8c prefo Barche 100., le quali era-
no in lo Tartaro , vegnendo a Caftello nuo-
vo .
Adi XXVII. Venne nove, che'l Conte da
Pitiliano havea tolco il baftione da Sermene,
8c fattolo fpianare, 8c morci , 8c annegati 300.,
8c prele cucte Ie
Adi ultimo. Ando a Campo a la Mirando-
la, 8c tolfe Ia Concordia, 8c poi fece 1'accor-
do il Duca di Calabria, 8c MelTer Sigifmondo
da Efte.
Adi XVII. di Novembre. Venne lettere. ,
che'l Signore Lodovico havea rotco Fracaffo
con (quadre 25. di cavalli, 8c ha rotco l'Ar-
mada dc* Veneziani a Mclara , oc fu Creito-
phalo da Moncecchio .
Adi
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* F E R R
Adi oltirao. II Conte da Petiliano ruppe_
iWrroada , la quale era drieto Felonega , &
ie furouo amazati aflai , & fe ne annegonno
SlI MCCCCLXXXlV. Adi primo di Zenaro .
II Duca di Ferrara ando a configlio a Milano
con tutta la lua Barooia ; & quefto giorno
venne lettere , come li Lofcaini haveano tol-
te due Nivi di Formento aVeneziani, 8tdue
vode ft ruppero , & due altre tornonno in_
drieto fenza formertto.
Adi H. di Aprile . Guizardo Rutmnaldo
Capitaneo de* Baliftreri del Duca Hercols-
fcce amazare fanti 40. da Sancto Lazaro, che
erano venuti a la ftrada , de li quali ne fece
taiare la tefta a 14. , & fecele portare a li ar-
zoni a li Baleftreri , poi li gettonno in Po ,
perche lt Preti non li volfeno mettere m Sa-
crato, perche erano fcomunicati.
Adi XXIV. 11 Duca Htrcole cavalco in lo
Barcho con la gente , & fu a le mani con_
gfiniroici, & ne amazo parecchi , per modo
che di&i inimici non vennero piu in lo Btr-
cho. Dopoi il Duca Hercole fece comandare
li Guaftadori, 8c genti d'arme, 8c andornoal
baftione del Ponte del Lagofcuro , il qual<u
baftione ghe havea fatto fare li Veneziani ;
& d &o Duca fece fpianare tutti li npari ,
che erano fuora de) baftione.
Adl IV. di Maggio . Venne uno Cardinate
da Roma , il quale mando il Papa per volere
concludere la Pace con il Duca dt F-:rrara_,
& arrivo a Cefena , 8c li ando tutte te Aroba-
forie de la Liga, & rimafeno defaccordi.
Adi XXIII. Venne una Galea grofli con_
Scbiavoni 100. con tutti li fnoi fornimentt
dal lato del Marchefe di Mantua al difpetto
del Provedidore de* Veneziani , & aceoftofli
al baftione di Felonega con lo ajuto di Mef
fer Piedro Roffb da Capua Conduttiero dek
Re di Napoli , & li fece defarmare di&a ga
lea di tutte le Artelarie, robe, 8e vele , 8i
feceno defmontare in terra tutti gli homini ,
& li feceno venire di fopra da la Stetlada- di
Figarolo, 8c li feceno montare in due navi ,
& ne vennero a Ferrara de* dicti Schiavoni
ijo., li quali erano homini belli grandi , &
bene in ordine; & il Duca Hercole li fece_
andare tutti in lo Cortile, & li volfevedere,
& baveano lo Stendardo' di Sanclo Marco ;
& gli Homini d'arme , & li Cittadini fi but-
tonno a di&o Stendardo, & lo ftrazonno pre-
fente dicto Duca Hercole : dopoi fece dare_
combiato a tutti dicli Schiavoni , falvo che a>
XII , H quali lui tenette per eflere Baleftre-
ri ..
Adi XXIV. Venne uno Cavallaro , 8c dtO
fe, come Bedom da Comacchio con ta fua_
Compagnia , 8c feffanta di quelli di Sancto
Luca; andorono per toore Comacchio; ma_
che quelli di Coroacchio havenno le fpie_ ;
per il che Bedom con la Compagnia fi alco-
feno in Spalabonofa , & quando le fue barche
pafforono per lo Canale per andare a Magna-
vacca, le barche di Bedom, & compagni af-
faltorono diAe barcbe de* Veneziam , per
modo che tutti furono prefi , & ne moritteno
da circa 60. , & fu feritoMefler Alovife Mar-
cello Capitaneo di quella Armada , 8c furono
menade barche XVIII. a Porto con li prigio-
ni .
Adi XXVII. Gl'inimici tolfeno CapiXlX.
di beftie bovine, le quali erano in patcolo da
li Angcli, & da la Certofa, & fubito ilDuca
A
A
B
D
R E S E. 274
Hercole fece fonare ta Campana , & corfe_
con le fue genti in lo Birco, 5e fu a le roaii
con gfinimici, 8e ne furono feriti, 8c morti
aflai , 8e anche di quelli del Duca Hercole ne
moritte afli, 8e tuttavia gl'inimici condufle-
no via le beftie.
Adi XXI. di Zugno. Venne tettere, come
Veneziani erano andati al baftione di Felone-
ga per brufare la galea , la quale era li ; 8e
Mefler Piedro Roflb da Capua laffolli venire ,
8e con le fanterie, 8c genti d'arme li ruppe ,
8c ne amazo piu di 80. , 8c con le bombarde
ruppe una fufta, la quale ando a fondo, 8cfi
annegonno tutti. Et adi dicto, venne lettere,
come il Duca di Catabria s'era attaccato con
il Signore Riberto , per modo che 'I Duca lt
ruppe, 8c ne moritte, 8c ne furono feritiaflai
de Tuna parte , 8c de 1'altra .
Adi XXV. It Duca Hercote ando a confi-
glio in Lombardia , Sc fi parti da Ferrara a_
hore XV.
Adi XXX. Venne lettere, come lo Re di
Napoli havea rotto 1'Armada de' Ven ziani
in mare, 8c ne moritte aflai di dicTra Armada,
8c fu morto il fuo Capitaneo , 8c anche fu
morto il Duca di Melfi Capitaneo del Re di
Napoti , 8c il dicTxi Re prefe Galee cinque_
fornite d'homini , 8c le fece brufdre , perche
loro brufhvano le Cafe.
Adi primo di Lujo. Lo Re tolfe tutte Ie_
fue Terre, che loro ghe haveano tolto, 8c li
vanno cazando tuttavia per mare.
Adi II. Venne lettere, come il Figtiolodel
Signore Riberto e fuggito dal Caropo de'Ve-
nrziani ; e il F10I0 dt Mefler Zoanne Anto-
nio Caldora del Duca di Calabria con *co.
homini d"anne , 8c 40. bateftreri » 8c XXX.
Stradiorti . '
A li IV» Venne lettere da Napolt, come lo
Re havea armato navi jo>, che portavaoo bot-
ti iioo. , e 8too. , e Gilee XXVIlt , 8c Ga-
leaze due , 8c ha: pofto- Don Fecferigo, 8c uno
altra fuo F10L0 adoptivo fufo Armada ,
8c quattro Conhglieri Zenoefi 8c uno Adroi-
rajo di Ciciliat, if quale e uno favio homo ,
8c affai Baroni de lo Reame, per andarecon-
tra 1'Armada de' Veneziani per mare , 8c ha
fatto mettere ijooa. perfone di cavallo , 8e
da piede; Ie quali genti conduffe uno Fiolo
del Ducat di Calabcias % che e uno valente-
homo con altri Signororti- in compagnia ; 8c
cosiva feguitando il campo per terra , 8c
l'Armada per mire ; 8t ha f-aclo veiire Fufte
quittro , 8c altri Corfari , 8c corfeggiano il
rnare verfo Aneona, Pefaro» 8c Anmini» per
modo che pigliano di molte navi, navigtt» 8c
fanno prigioni, 8c guadagnano molte robe» ,
talmeate che banno pofta in paura tutti U
Mercadanti .
Adi VL GPinimici feceno uno ponte a_.
Melara, 8c tiravano mortari affai dentro da_.
Stfrmene , per modo che guaftavano di molte
cafe , 8c voleano paflare con lo ponte , 8c
quelli di Sermene con fuogo artificiado , 88
con bombarde rompenno lo Ponte , 8c bru»
follo, & amazorono aflai di quelli, cheerano
fufo didto Ponte.
Adi XVII. Veneziani roandonnofquadre4.,
8c fanti aoa da Caftetto nuovo , 8c pafonno
il Ponte, 8c afTaltonno la fcorta, che tocco a
Cefare Rangone, & lo caciorono fina a P6 ,
8c fubito ghe aggiunfe foccorfo., per modo
che ne amazonno aflai de* dic>i Veneziani ,
8c prefeno fanti aoo., 8c homini d'arme aflii,
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«
«75 D I A
& fu ferito Bernardino da Mantua, & Carli
oo Conteftabili de* Faoti de' Veneziani; 6c
de li uoftri non fu prefo fe non homini 4.
darme. ., .
Adi XXV. Fu fatta una Cnda, come Ia_
Treuea fu fatta adi XXII. in Lombardia, 8c
levatl le Offefe infino adi XXIX., & termi-
nc giorni due a refpondere , o $1 , o no, Be
tutti quelli homini d'arme vogliano andare di
la, vadano a tuore licenza, 8e feraghe fafto
uno Bollettino, & chi li andara fenza Bollet-
tino, 8e fia attrovato, H fera tolto li cavalli,
& le arme , 8e fe fera Cittadino, h fara data
la Taia; & fe'I fera Fante, li fera dato trat
ti 4. di corda; & cosi di la, come di qua.
Adi XVI. di Augufto. Comincio andare_
per lo Ferrarefe li Cittadini ficuri, 8e di la ,
& di qua, in Ariano, in Corbola, tn Adn ,
& altri luoghi.
Adi XVII- Comincio a desfcre ll Baltione
del Ponte di Lagofcuro , & cosi ando zofo
1'Armada da Melara , 8c da Caftelnovo per
P6 a Venezia, 8c cosi fu levato leOffefe, &
fatto Pace , & tornato ne li fuoi primi ter-
mini , 8e patti . Ih la quale Pace hanno volu
to Rovigo, Lendenara, 1'Abadia , 8e tutto
quello fi appartene al Polefene di Rovigo , &
non 1'hanno voluto reftituire al DucaHerco
le, 8e voleano, che'l didto Duca Hercole met-
teffe le Confine, & lui non volfe.
Adi di&o. Venne nove, come adi XII. del
prefente mefe era morto il Papa, & fi erano
amazate piu di 400 perfone per la Guerra_
de* Colonncfi , 8c Urfini . II Papa tenea con_
gli Urfini , & gia piu giorni havea fatto taja-
re la tefta a uno Preiato de' Colonnefi , 8c per
quella morte fu ogni homo in arme a Roma .
Adi XXX. Si parti 1'Armada de' Venezia-
ni , & andoe in malora ; 8c quando s'incomin-
cio la guerra , feceno fare la Crida a Vene-
zia, 8e a Ravenna, & in piii loghi, cherom-
pevano guerra a Ferrara a fuogo , ad affon-
. dare , a faccomanare ogni cofa , purche po-
teffeno; & non voleano, che niuno mai par-
laffe di far pace fina ad annt cinque; 8c non_
li fini la Fefta , che a loro convenne farla_,
altramente rimanevano disfatti.
Adi dicio . Venne nove , come. l'era fatto
Papa Innocenzio da Zenoat.
Adi diclo . 11 Duca Hercole and& a Comac
chio con fufte, ebarche, e li ftette a pefcare
piu di.
Adi primo di Settembre . Fu fadta la Cri
da, che ogni homo deponeffe 1'Arme.
Adi IV. U Duca Hercole fi parti da Co
macchio, & ando a Madonna Sandta Maria_
di Loreto , 8c poi di li a Madonna Sancta Ma-
ria diTcemoli, la quale e in Puglia fufo una
' lfoletta in mare, a disfare foi Voti.
Adi didto . Fu accompagnato il Conte Gi
rolimo daRoma fina a Imola da due Vefcovi,
accio non ghe fuffe dato impedimento in_
viaggio .
11 ftaro del formento valea a Ferrara foldt
XXV., 8c parea al Popolo, che'l fuffe bono
mercato per la gran careftia , che era ftato
per lo paffato; 8c non folamente a Ferrara ,
ma per tutta la Italia ancora era la Pefte_
grande .
Adi VI. Meffer Alberto da Efte venne a_
Ferrara , il quale era ftato a confini circa_
Anni X., 8c in quefto tempo era ftato a Na-
poli, 8c per la guerra fu rimeffo a Cremona;
8c ilDucaHercole ghe fece la grazia, 8cmen
B
D
R I O 17*
tre era la guerra fra' Ferrarefi, &Veneziani,
lui pote havere buona condizione da la Si-
gnoria , & non la volfe per non venire con.
tra la Cafa .
Adi VIII. Fu publicata la Pace tn piaza ,
& non ghe era quafi niuno , 8c non fe ne_
have, fe non dolore, & afianno, & ogni ho-
mo biaftemava , chi ne era ftato cagione .
Adi XXV. Venne il Duca Hercole a Fer-
rara, il quale venia da disfare foi Voti.
Adi XXK. Venne il Duca di Calabria a
Ferrara , il quale veniva de Lombardia , 8c
volea andare a cafa , 8c fu mal vifto dal Po«
polo ; 8c adi II. di Ottobre fi partitte , 8c an-
do verfo Bologna.
Adi IV. di Ottobre. S'impizzd il fogo in_
la Torre del Caftelvecchio verfo Sandto 2u-
liano, & fi butto zofo uno homo da le fine-
ftre in la Foffa , il quale ghe ftava dentro, &
inoritte .
Adi V. Li Fiorentini havenno Pietrafanta,
8c in lo fatto d'Arme moritte affai perfone ,
& era fuo Capitanio il Conte da Petiliano.
Adi XXIX. Si principio a fpendere il Du-
cato per foldi LVI. 1'uno , 8e prima valea_.
foldi XLVII.
Adi X. di Novembre. Venne a Ferrara il
Vitdomine, 8c andoghe tncontra ilDucaHer-
cole,Mefler Sigifmondo, Meffer Alberto, Mef-
fer Rainaldo , & altri affat Gentilhomini per
comandamento del Duci , 8e fu molto mal
vifto dal Popolo.
MCCCCLXXXV. Adi XXVI. di Zenaro.
11 Figliolo del Duca di Milano venne a Fer-
rara con una gran gente , 8e era di eta circa
Anni X., 8c difmontb di nave alPonte diLa-
gofcuro , 8c andoghe incontra il Duca Her-
cole fufo una Lilza mefla d'oro menata da_>
fei cavalli bianchi , 8e con lui ahdorono tutti
li Gentilhomini, 8e Io accompagnorono alPa-
lazzo diSchivanojo, & gli fu fatto unogran-
diffimo honore , ma f u mal vifto dal Popolo .
Et adi XXVIII. fi parti , 8c ando a Venezia
a una Gioftra, che faceano fare iVeneziani.
Adi II. di Februario. II Duca Hercole an-
do a Venezia, 8c 44. Gentilhomini ghe ven-
neno incontra a Chiofa , & il Dufe con tutta
la Signoria ghe venoe incontra fina pafsaSan-
&o Spirito ; & era tante barche nel Canale_
grande , che non fi potea andare . Et fu fatto
Gioftre, 8c Balli, 8c ghe fu fatto il maggiore
honore , che fi poteffe fare ; ma pur non ghe
reftituinno nulla , 8c il Duca Hercole non_
ghe vol(e domandare niente , benche fi dife ,
che'l ghe fu didto per parte de la Signoria_ ,
che'l domandaffe cio che'l volea, che'l ghc_
faria dato; 8c lui non ghe volfe domandarc_
niente . Et con lui era piu di bocche 700., a
le quali del continuo fu fatto le fpefe da la_
Signoria.
Adi XVI. di Marzo . Apparfe uno Ecliffe
grande nel Sole da hore XXI. 8e duro fina a
hore XXIII., 8c pronofticava, che'l moriria_,
affai perfone di male incognito ; 8e cosi fu ,
che'l moritte gran quantita di gente di Feb-
bre con la doglia de la Tefta, 8c li Medict
non ne guarivano niuno ; 8c quelli , che fi am-
malavano , mancavano in fei , o otto giornt .
Adi XII. di Maggio , che fu il giorno de la
Senfa . 11 Duca Hercole ando a li Bagni in_
Monfra con circa bocche 300. , 8c fu una bella
comitiva.
Adi XXVIII. di Zugno . Arriv6 il Duca_
Hercole a Ferrara , che veaia da H Bagni, &
valea
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J77 F E R R A
valea il flaro del formento foldi XXVIII., &| A
adi 8. di Lujo valea foldi X. il ftaro .
A<H II. di Augufto . Li Signori , & Baroni
df lo Reame fottopofti al Re di Napoli fi ri-
bellonno contra lui , & fi arricomandonno al
Papa : & quefto perche il Duca di Calabria_
Figliolo del dicto Re ghe volea ponere gra-
vezze grandi , che non fu mai ; & loro non_
volfeno coofentire, & prefeno leArmi contra
10 Re; del cbe fubito fu prefo el Conte da_
Montorio, che era capo de 1'AquiIa, &Prin-
cipe d'Altamura; & tutti li Baroni mandoro
no per lo Signore Riberto Capitaneo de' Ve
neziaoi, che veniffe a darghe ajuto, perche
erano fatti homini del Papa , & fu levato il
Signore Riberto da' Veneziani a pofta del B
Papa .
Adl XVII. di Ottobre . II Signore Riberto
pafso da Figarolo via , & venne al Bondeno ,
& pafso a le Dofe , & ando in Bolognefe , &
da Bologna in Romagna , & lafso la gente_
d'Armea Cefena, & lui ando a Roma; per-
che fi tramava la Pace fra il Re , e li Baroni;
dopoi cavalc6 la gente a Roma.
Adi XXIX. II Duca Hercole fi parti da_
Ferrara , & aodo in Refana a mettere campo
a Montecchio , il quale era fuo ; & a princi-
pio de la guerra uno Protonotario de'Torelli,
11 quale confinava con lui , fu attentato dal
Papa, fecondo che fu diclo , che'l pigliaflc.
le armi contra il Duca Hercole , prometten- C
dogli dare il priroo Vefcovado , che vacava ,
& quello che pigliafle feria fuo , perche in_
quello tempo il Papa tenia con Veneziani ,
& volea ruinare per ogni modo il Duca Her-
cole. Et cosi di&o Protonotario tolfe Mon
tecchio, & Covriago Caftelli del di<Sta> Duca
Hercole , perche alhora non ghe era, chi ghe
contradiceffe , & mai non ghe li volfe refti-
tuire, & il Duca Hercole pili volte fe ne Ia
mentd al Stado di Milano, il quale gheman
do le fue genti , che fe li tolleffe ficcome_
fuoi .
Adi XIV. di Novembre . II Duca Hercole
arrivo a Ferrara, & veniva da Parma a par-
lare al Duca di Milano , il quale ghe ha vea_ D
promeffo, che'l ghe daria la gente del Stado
di Milano per torfe Montecchio , & Covria
go, & noo ghe volfe poi attendere, & ritor
no indrieto difaccordo .
A Venezia in quefto tempo ghe era la Pe
fte grandiflima, & moritte ilDufe con piii di
ico. Gemilhomini, & fu fatta la Defcrizione
in Venezia, che per gli Anni de la Guerra_
!>affata eraoo morte piii di trenta milia per-
one, & Veneziani non havenno mai la peg
giore guerra di quefta; perche el ghe moii
il fiore de' Valentihomini, & Savj, & fpcfe_
pii» di quattro millioni d'oro, & in fine per-
devano loro cib , che haveaoo in Terra fer-
ma, fe'l Signore Lodovico non ghe haveflc_ E
fetto la pace ; & have hbertade di farghe la
Pace, perche havea tutte le genti d'Arme in
fuo dominio ; & vedendo che lui non havea
da effereDuca di Milano, non fi curo piglia-
re Terre , & prefe dinari in grau quantitade
per fare didba Pace, perche il disfacea Vene-
2iani, fe volea; perche le Terre erano tutte
aflediate, & dentro da Venezia rimafeno dis-
*a6H affai Mercadanti per le gran Decime_ ,
che pagorono, e per non fare mercanzie per
nfpetto de la Guerra.
Adi XX. II Duca di Calabria venne a Ro-
oa con la geate d'Armc, & era con lui ilSi-
R E S E. 2? 8
goore Virgilio da Cafa Urfina eon una bell*
compagnia, & prefeno aflaiTerre, & CafteW
le de' Colonnefi , & ogni giorno correa finiL-,
fulo le porte diRoma, & era la careftiagran-
de a Roma ; perche il Doca di Calabria er«
da uno canto , & Meffer Virgilio da l'altro .
« rotre le ftrade .
Adi XXIV. di Decembre . II Figliolo del
Signore Riberro chiaroato Fracaffo arrivette
a Roma, & fece la moftra di tutte le genti ,
che havea il Signore Riberto fuo Padre , 8c
furono fquadre 44. bene in ordine , & ando-
rono a uno Ponte, dove era una Fortezza_,
la quale havea prefo il Duca di Calabria, &
ghe detteno la Battaja, & prefela, & amraa-
zonno tutti li Fanti, che erano in la Rocca,
8s fu ferito Fracaflb da uno fchioppetto da_
una mafcella a 1'altra, 8e ftette molto male .
Dopoi ogni giorno andavano fora diifta gente,
e prefeno due Terre de li Urfini , & brufet-
tele , & ghe detteno il guafto; & vedendo il
Cardinale Urfino, che'l Re di Napoli non lt
mandava foccorfo, & che le fueTerre fi per-
deano, & non havea gente da poterle difen-
dere, fi accordo con il Papa; & intendendo
quefto il Duca di Calabria fe nefuggi. & ven-
ne in Tofcana, & non pote tornare indrieto,
perche il feria ftato prefo o da li Baroni, o
da quelli del Papa, perche ogni homo ghe_
'era contra.
MCCCCLXXXVI. Adi XVI. di Zenaro .
II Signore Virgilio fcnffe al difto Duca di
Calabria , & fecelo rornare indrieto affidan-
dolo; & didlo Duca fi fortifico in una Tcrra
appreflb Roroa , & li guerrezava .
Adi XXV II Duca Hercole da Efte fece-
fare una Fefta in lo foo Cortile , & fu una_
facezia di Plauto , che fi chiamava il Menech-
mio. Erano dui Fratelli, che fi afliroigltava-
no, che non fi acconofceano uno de 1'altro ;
& fu fatta fufo uno Tribunale di legname^i
con cafe V. merlade con una fineftra,&ufcio
per ciafcuna ; poi venne una Fufta di verfo
le caneve , & cufine, & traverso il cortilc
con dieci perfone dentro con remi & vela_
del naturale, & qui fi attrovbnno li Fratelli
l'uno con 1'altro; li quali erano ftati gran_
teropo, che non fi haveano vifti , & la fpefa
di dicla Fefta venne piii di Ducati ioco.
Adi XVII. di Aprile . Fu reftituito Mon-
tecchio, & Covriago , che fono in Reggiana,
al Duca Hercole , & dono al Hortatore de le
nuove, il quale fu uno favorito del Signore
Lodovico da Mikno , Ducati ^oo. , & una_
Collanna d'oro di prezio di Ducati 200., Sc
una pezza di broccato d'argento.
Adi XII. di Agofto . Arrivo a Ferrara uno
Cavallaro, & portb nove, come l'era fatta la
Pace fra il Papa , & il Re Alphonfo Re di
Napoli ; & Madama Conforte del Duca Her-
cole Ii donb Ducati XXV. , & il Re di Spa-
gna fece fare dicla Pace, & mandb uno iuo
Ambafciatore , & pafso per Moden^ , &i per
Bologna, & havea con lui 350 muli, & fu
extimata una vefte, che lui fi pofe in doffo
a Bologna , con le zoje & perle , Ducati lef-
fanta milia; & di£to Arobafciatore andb a_
Fiorenza -
MCCCCLXXXVII. Adi XXI. di Zenaro .
II Duca Hercole fece fare una Fefta in lo
Cortile con uno Tribunale , che parea uno
Caftello , che tenea da uno muro alfaltro ,
& fu una facezia di Plauto chiaroata Cefalo ,
la quale fu bella, & di grande fpefa.
2 7 ? D I A
Adi XXVI. II Duca Hercole fece fare in_
diclo Cortile a tempo di notte la Fefta di
Amphitrione , 8c di Sofia con uno Paradifo
con ftelle, 8c altre rode , che fu una betla_
coia; roa non fi pote finire, perche comincm
a piovere, & bifogno lafciare ftare a horeV.
di notte, 8c dovea durare fina a lelX. &ghe
cra il Marchefe di Mantua, 8c Meffer Anni-
bale dc'Bentivogli Fiolo di Meffer Zoanne_
de* Bentivogli di Bologna con una grande_
compignia, li quali erano venuti a tuorre la
Spofa Fiola del Duca Hercole per dicloMef-
fer Annibale .
Adi XXVII. & era di Sabbato . Madon na_
Lucrezia Fiola del Duca Hercole fi parti da
Ferrara , 8c ando a Bologna a Marido con_.
dicto Meffer Annibale, 8c furono fatte grandi
Fefte a Bologna, 8c andoghe il Duca Her-
cole, il Marchefe di Mantua con una bella_
gente .
Adi VI. di Marzo. II DucaHercole fiparti
da Ferrara per andare a Sancto Jacomo di
Galizia con 380. cavalli, 8c ghe furono 80
perfone con Turche di broccato d'oro, 8c di
argento, 8c chi di velluto, & havea un'altra
vefta da meggia gamba di broccato d'oro, &
di argento, 6c di velluto fecondo la fua qua
litade; & tutti li Cavalieri havea una Col-
lanna d'oro belliffima, 8c haveano un' altra_
vefta da cavalcarc a divifa , cosi li Patroni ,
come li Famigli meggia morella , Sc meggia
negra ; 8c arrivonno il Veneri Sandro a Mi-
kno, 8c li ghe arrivo uno Meffo del Papa
fotto pena di Scomunicazione , che non do
veffe andare pm ultra, 8c andandoghe, male
diva chi li dava recapito , 8c alloggiamento
in di&o viaggio. Et ghe diffe per parte del
Fapa, che doveffe andare aRoma, che lui lo
abfolveria da di&o Voto, 8c viaggio. 11 Duca
Hercoie lo have molto per male, ma li bifo
gno obbedire, 8c andare a Roma.
Adi XX. II Duca di Sterliche ruppe guerra
a* Veneziani , 8c afpetto che'l fuffe facto la_
Fiera a tiolzan , 8c pofcia fece piare tutti h
Mercadanti , 8c homini fottopofti a'Venezia
ni; del che have piu di 800. prigioni con_
tnrte le mercanzic, 8c denari . Pofeia venne_
piu oltra con la gcnte d'Arme a Rovere di
Trento, 8c pianto le bombarde , 8c per forza
di battaja lo havc, & ftetteghe a campo piii
di uno mefe 8c meggio , 8c poi venne a Ca-
ftdlonovo, 8c prefelo per forza, 8c ghe era_
al conrrafto il Signore Riberto Capitanio de'
Veneziani con una gran gente, 8c non potea
reflftere . Per lo guadagno , che feceno To-
defchi a di&o Callellonovo , venne difcordia
fra loro, 8c brufonno, 8c disfeceno Rovere ,
ck Caftellonovo , 8c fi partinno, 8c partendofi,
feceno una baruffa con li Veneziani , 8c furo-
no rotte circa X. fquadre di quelle de la Si-
gnoria, 8c fu prefo Antonio Maria Fiolo del
Signore Riberto, 8c il Fiolo del Signore da_
Camarino, 8c altre perfone morte, 8c prefe ;
8c il Signore Riberto feria ftato prefo, fe non
fufle ftaio foccorfo da uno valente homo Pa-
doano , il quale per rifcodere didlo Signore_
Riberto fu ammazado.
Adi X di Agofto. II Signore Riberto paf-
$6 PAdefe, 8c fece uno Ponte per andare a_
piare Trento, 8c mando gente a uno Caftel-
lo , che fi chiamava la Priada . Venne fora
del difto Caftello circa homim 80. , 8c tutti
furono ammazati da quelli de la Signoria; 8c
intendendo quefto gli homini di Trento, fi
B
D
R I O 280
levo tutto il Popolo , & tutta quella poca di
fente d'arme, che haveano ,8c venneno a tro-
\ are il Signore Riberto ; 8c come fentinno ,
■ he veniano Todefchi , fubito cornincionno a
i'uggire, Sc il campo fi mife in rotta , 8c fu
rr.orta Una gran gente de' Veneziani , talmente
he non ghe rimafe quafi niuno; e fu morto
1 Signore Riberto, 8c fu portato a feppelire
a Trento; 8c fi annego quafi la meta del cam-
po, perclie fi buttavano ne 1'Adefe per fug-
gire ; 8c tutti quelli, che corfeno al Ponte_,
fi annegorono, perche come il Ponte fu car-
go, el fe rompette, 8c ando in fracaffo ogni
homo. Todefchi havenno uno gran guadagno,
8c ne furono morti da circa mille, 8c diquelli
de'Veneziani furono quafi tutti morti . In lo
campo del Signore Riberto ghe erano fquadre
XVII., 8c fquadre XII. di lanze fpezzade, li
quali fi chiamavano li Coronefchi valentiflimi
homini, 8c circa 2000. fanti, 8c tra de l'una
parte, 8c de 1'altra fe ne trovode' morti molte
milia perfone.
MCCCCLXXXVIII. Meffer Nicolo da_
Efte Figliolo che fu di Meffer Gurone da_
Efte Fratello del Duca Hercole fu fattoVef-
covo di Adri , & prima era Abate di Nonan-
tola, 8c di Canalnovo.
Adi XIV. di Aprile circa hore XXIII.
Ando al Conte Girolimo Signore di Imola
8c di Forli unoCittadino di quelli da 1'Orfo,
dicendo , che ghe volea parlare, ftc era dopoi
cena , 8c il diclo Cittadino havea con lui
compagni X., 8c ghe denno tante ferite, che
fubito mori, 8c buttollo in piazza , dicendo :
Q.uefto e quello traditore, che mettea tantc
gravezze , 8c fu fepelito vituperofamente_
fotto una porta, dove paffava tutto il Popo-
10 per piu vituperio; 8c la Terra chiamo la
Giefia per Signore ; 8c fua Moglie con fuoi
Fioli diffe: LafTatemi andare in la Rocca ,
che vi Iaffaro li Fioli, 8c farovvi dare la_
Rocca, perche il Capitanio non ghe Ia volea
dare. Et fubito che lei fu in Ia Rocca gri-
db: Viva il Duca di Milano; io non vi vo-
glio dare la Rocca ; fe firete morire miei
Figlioli , voi farcte puniti . Et per alcuni
giorni ftetteno Ie cofe in buono termine , 8c
11 Popolo have la Porta , che tenea con la_
Rocca, per forza di bombarde.
Adi Ultimo. Mando il Duca di Milano a
Forli M.ffer Zoanne de' Bentivogli per fuo
Condottiero con la gente d'arme, 8c fi refe_
Furli,8cil Figliolo che fu del Conte Gi-
rolimo a pofta del Duca di Milano; 8c fu
mandato il corpo del Conte Girolimo a fep-
pelire a Imola; 8c la Madonna fece fquarta-
re , 8c appiccare aflaiffime perfone, che ghe
fe impazo in fimil mancamento; 8c la Giefia
non ghe dette foccorfo.
Adi Ultimo di Maggio di Sabbato a hore
XVIII. Fu morto il Signore Galeotto de'
Manfredi Signore di Faenza in h Camera de
la fua Moglie, la quale era Figliola di Mef-
fer Zoanne de' Bentivogli, 8c fu morto da_
cinque de li fuoi; Sc fu di£to che lafuaDon-
na ghe dette di (ua mano tre feride ; 8c fu
ponado in piazza , 8c la Mogliere fua ando
in Rocca, 8c fubito fu li Meflcr Zoanne (o-
pradido; 8c fu facfo Signore uno fuo Fiolo
di due in tre Anni nominato Heftore, ScFio-
10 di didta Donna; 8c andb a Faenza, che_
era a Forli il Conte Zampiedro , 8c preleno
11 dicito Mefler Zoanne de' Bentivogli , &C il
Conte Nicolo Rangone , 8c uno Fiolo di
Mar-
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S 8r F E R R
Marco de' Pii Signore di Carpi, & tutri due
Generi del diclo Meffer Zoanne, & Carlo
Dineradi. El dicto Meffer Zoanne fu campa-
do. & menado in la Rocca di Modiana.
Adi XII- di Zugno . Tutti li fopradicti fu-
rono relaffati, 8c rornonno a Bologna , &
furono ricevuti con grande allegrezza da
Boloznefi. . _. -
Adi XXVII. di Novembre. Si difcoperfc
uno Trattato in Bologna , che voleano am-
mazare Meffer Zoanne de* Bentivogli , & li
Fiolt, 8c la Mogliere, & tutti li fuoi, 8e fu
prefo Zoanne Malvezzo, Figliolo di Baptifta
Malvezzo, & Jacomo Barzelini, & molti al-
tri, li quatf erano in quello traitato. A ho-
re XII. vegnendo il Veneri fu appiccato il
didto Zoanne, & Jacomo con XI. altri , &
furono meffi in prigione piu di 40 homini ,
de li quali ghe ne fu uno Tura Tafone da_
Ferrara, & uno Baleftriero di Meffer Zoan
ne, & appiccato che fu , tajonno U lazzo ,
& quelli, che erano in piazza, lo confumon-
bo, & lo ftrafcinonno per tutto Bologna ; &
Baptifta Malvezzo fu confinato a Rimine, &
uno altro fuo Fiolo fu morto in cafa .
Venne nove a Ferrara , che 1'era ftato
morto il Dufe di Zenoa, il quale era Cardi-
nale, da quelli da Campo Fregofo , & erano
da la parte contraria ; & del diclo mefe di
Novembre fu dato Zenoa al Duca di Mila-
no, 8t furono li Zenoefi, i quali fe ghe det
teno di fua voluntade, 8t ghe mandorono le
chiavi, & la bacchetca in fina a Milano.
MCCCCLXXXIX. Adi ultimo di Zenaro .
Mefler Zan Galeazo Duca di Milano roeno
Mogliere, 8c era Fiola del Duca di Calabria
Fiolo del Re di Napoti , 8t era lua prima_
Cufina, perche la Moglie del Duca di Cala-
bria fu Sorella del Duca di Milano Padrc-
del di&o Meffer Zan Galeazo , 8c non fece-
no troppo gran fefta, perche la Madre de ia
Spofa Mogliere del di&o Duca di Calabria_
era morta di mefi tre inanti quefto Matri-
monio .
MCCCCXC. Adi XII. di Febraro . Ma
donna Ifabella Fiola del Duca Hercole , 8c
di Madonna Elionora, ando a Marido in lo
Marchefe Francefco Signore di Mantua , 8c
fu la prima Fiola del di<Sfco Duca; 8c furono
eftiniate in Mantua a le fue Nozze raiara_
XVII. di Perfone foraftiere; 8c in diao tem-
po fu comenzato la Loggia , che e fotto la_
fala grande con colonne di marmoro .
Adk VI. di Aprile. II Re d*Ungaria , il
quale havea nome Mathias , moritte , 8c ri-
maie la Regina in dignita, fina che faceano
un altro Re, la quale era Fiola del Rc di
Napoli, Sorella della Mogtie del Duca Her-
cole Duca di Ferrara; 8c il dic*to Duca Her
cole ghe havea uno fuo Fiolo in Ungaria, il
quale ghe havea una grande intrada di una_
Badiaj 8c circa due mefi fu eletto Re d'Un-
garia lo Re di Boemia Fiolo del Re di Po
lonia. II Duca Mafimiliano Fiolo de lo Im
peratore ghe mife Campo a le Terre , 8c non
volle comportare , che colui fufle Re, 8c tol-
feli aflai Terre .
11 giorno de la Pentecofte . II Vefcovo
Mefler Nicolo da Efte cantb in lo Domo di
Ferrara la fua prima Mefla con gran trium-
pho.
Adi XXIX. di Decembre . Madonna Bea-
trice Figliola del Duca Hercole ando a Mi-
lano a Marido in lo Signore Lodovico Sfor-
Tom. XXIK
R E S E.
28-
B
E
za, 8c raecompagno Madonna Leonora fua_
Madre Ducheffa di Ferrara, 8c Mefler Sigif-
mondo, & Don Alfonfo fuo Fratello, il qua«
le ando per menare Madonna Anna Sorella_,
del Duca di Milano, 8c Fiola del Duca Ga-
Ieazo, 8c ando in iilza, perche Tera gela-
to P6.
In lo fopradicto Anno 1490. di Maggio
brino, 8c gelo. Et adi 4. di Zugno brino ,
Sc gelo; 8e per di&e brine, 8c freddi, fi fec-
conno vide aflai, fruttari, morari, pomi in-
granati , figari ; 8c valfe il vino dt Zugno fol- '
di jo. il maftello; & valfe lire 45. fina in 3.0.
la caftella del vino. Item la notte di Nadale ■
nev6 tanto , che la neve era alta piedi 3. di
Vefcovado, 8c fi ge!6 P6, 8e ftette gelato fi-
na adi 3. di Febraro 1491., 8c fu gran care-
ftia di mafenare ; & valea il ftaro del for-
mento foldi 6*. in 7. il ftaro, 8c la farina fi
vendea foldi 14. in 15. lo ftaro; 8c duro di-
cta neve fina a' XII. di Marzo , 8c anche fe
ne attrovette fina a' XX.-
MCCCCXCI. Adi XII. di Februario . Ma-
donna Anna Figliola che fu del Duca Galea-
zo Duca di Milano , venne a Ferrara perSpo-
fa di Don Alphonfo Figliolo del Duca Her-
cole, & venne per P6, 8c alloggi6 nel Mo-
nafterio de li Frati di Sancto Georgio,<8cera
di Veneri , 8z ceno li la fera ; 8c il Sabbato
fece la intrada dentro da Ferrara con gran-
diflimo honore . Entto per lo Ponte di San-
cto Georgio, 8c venne per fufo- la Giara, 8c
dal Palazzo di Meffer Julio Taflbni li era_.
uno beliiflimo Tribunale, 8c tn diclo Palaz-
zo era uno Bolognefe, che attezava fufo la_,
corda, 8c dopoi venne da Schivanojo, 8c li
era uno altro Tribunale con dui Cavalli ,
che tiravano uno Carro Triumphale ; 8c poi
venne da Sanc-to Francefco, 8c li era uno al-
tro Tribunale con uno Carro Triumphale_ ,
che tirava due Cifani, 8c fufo ghe era uno
Pianeto; 8c poi venne fufo la via de' Sabbio-
ni in piazza, 8c li ghe era uno altro Tribu-
nale con uno Cavallo, fufo il quale era uno
Homo armato ; 8c poi mtr6 fufo la fcala del
Palazo del Duca , 8c li li ftafHeri di Don Al-
phonfo ghe tolfeno il Cavallo, 8c il Baldac-
chino, il quale era di damafco bianco; 8cfe-
guitb per ia fcala, 8c intro in fala, la quale
era aaornata di belliflime tapezerie. Dopoi
feceno una bella Fefta, ne la quale ghe era
aflai Gentildonne, 8c in meggio de la fak_
ghe era uno Paradifo , 8c dopoi dicla Fefta»
feceno la Comedia di Amphitrione.
Adi XIII. , 8c era di Domenica . Feceno
una belliffima Fefta fufo la predicla fala ; 8c
dopoi un' altra bella Comedia, 8c poi la fera
in Caftello vecchio lo Illuftriflimo Dort Al-
phonfo fi accompagno con la didta Illuftrifli-
ma Madonna Anna.
MCCCCXCII. Adi XXIX. di Marzo . II
Duca Hercole fi parti da Ferrara a horc_
XV., & era di Zobia per andare a Rotna :
& adi XVII. di Aprile arrivo a Roma , 8c
fulli fatto grande honore , & adi di
Maggio torno da Roma, & fu molto bcn_
vifto dal Popolo di Ferrara.
Adi XV. di Lujo. Venne nuove , che'l
Turco havea meflb fuora una Armada di8oo.
vele per venire in Italia, 8c piu di centomi-
lia perfone a la gtierra .
Adi XXVI. Mori Papa Innocenzio a^
Roma .
Adi XXVIII. Si parti il Duca Hercole da
T Fer-
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a$ ? D I A
Ferrara, & andb a Milano dal Signore Lo-
dovico fuo Genero, e fi diffe, che andava a
Genoa. _ .
Adi VII. di Agofto . Si difcoperfe , come-
Mefler Galeotto de' Malatefti Gubernatore ,
& Referendario del Signore di Rimini , me-
nava Trattato con tre fuoi Fioh di dare Ki-
mini al Papa; perilche di&o Signore di Ri-
mini li fece ammazare.
Adi XI. Fu creato Papa Alexandro Sexto
da Valenza, & adi XII. venne le nuove a_
Ferrara da Roma a hore X.
Adi XXIX. Fu principiado a cavare le^
fofle di Ferrara, cominciando del canto di
Mizana, & tolfe dentro Belfiore, & la Cer-
rofa, ck ando a referire dal Naviglio, che e
dst la Porta di fotto ; & Veneziani , mten-
dendo quefto , mando dal Duca Hercole a_
intendere, perche faceano tali cavamenti, &
lui ghe rifpofe , che volea fgrandare Ferrara .
Adi XV. di Settembre . Venne il Duca_
Hercole a Ferrara da Milano .
Adi . . . di Novembre . Si parti da Ferrara
Don Alphonfo Fiolo del Duca Hercole per
andare a Roma con una belliffimaCompagnia
a vifuare il Papa eletto di novo .
Adi didto . Venne nove a Ferrara , che il
Re di Spagna era ftato ferito da uno fuo Ca-
meriere, tk lo Anno paffato il diclo Re ha
vea conquiftato lo Reame di Granata , & li
fece Criftiani , che erano Infedeli .
Adi XVIII. di Defembre . Arrivo a Ferra-
ra Don Alphonfo , che venia da vifitare il
Papa.
MCCCCXCIII. Adi III. di Febraro. Ven-
ne nove, che Madonna Beatrice Fiola del
Duca Hercole Moglie del Signore Ludovico
havea havuto uno Putto .
Adi XII. di Maggio . Brino certe notti, &
furono si grandi h freddi, che ogni homo li
convenne tornare le pelli.
Adi XVIII. , tk era di Sabbato . II Signore
Lodovico Sforza con Madonna Beatrice Fio
la del Duca Hercole fua Conforte , tk con_
uno luo Nepote chiamato Meffer Herme , &
altri Signori , fece la intrada dentro da Fer
rara, & haveano 50. muli carghi a la fua di-
vifa. ltem carrette due coperte, che fi chia-
mavano da li Capi. Item carrette VIII da_
Corte; tk Ie Donne erano a cavallo , tk in
tronno per lo Ponte di Caftel Tealdo , tk
venneno per la Via grande fina a SancloPie
dro; poi fi voltonno fufo la Via de li Sab-
bioni , tk venneno in piazza, & da pertuto
era frafche, tk tapedi; tk non fi fentia altro
che cridare: Moro , Moro; tk eranoaccompa-
gnati da molti Signori, li quali ghe andoro-
no in contra fina a Reggio, tk li fu fatto
grandiffimo honote , tk fi fece una offerta al
Domo. Et la Domenica il Conte di Gajazzo
in meggio lo cortile attezo fufo uno cavallo,
prefente tutti li Signori.
Luni, tk era il Giorno di Sancto Bernar-
dino fe corfe il Pallio, 6c lo have Don AI-
phonfo .
Marti. Si fece una bella Fefta in lo Giar-
dino, tk ghe furono tutti li predicti Signori.
Mercori. Si fece un altra Fefta di Me-
nechmio, tk li furono tutti li predidti Si-
gnori.
Zobia. In meggio il Cortile in una Sbarra
uno chiamato il Manzino da Bologna com-
batte con uno chiamato Bernardino Cafarolo
Provifionato dal Marchefe di Manrua , & il
B
D
R I O fcfy
Manzino gia fu Prov.fionato dal Signore Lo-
dovico . Et il diclo Manzino dette quattro
feride al didto Bernardino; tk li era prefente
il Signore Lodovico, il Duca Hercole , il
Marchefe di Mantua, Meffer Zoannede'Ben-
tivogli, 1'Ambafiadore de' Veneziani, Meffer
Sigifmondo da Efte, Don Alphonfo, Meffer
Alberto, Meffer Rainaldo, & altri Signori ,
& Gentilhomini , & Cavaleri, & quafi tutto
Ferrara. Et dicto Bemardino a la fine fi det-
te prigione al dicto Manzino, II quale il Si-
gnore Lodovico lo ritolfe a ftare con lui fi-
come prima, & li donoe una zornea di rafo
morello carmefino con franze d'oro , & uno
zippone d'argento, & lo fece Cavaliero . II
Marchefe di Mantua ghe dono una tabarra_
di rosa ; Meffer Zoanne de' Bentivogli ghe_
dono una turca morella fodra di broccado
d'argento, & calze; & altri Signori li fenno
prelenti affai.
Veneri . Si fece una bella Gioftra , & Mef-
fer Galeazo da Sanclo Severino tenne tavola
a tutti quelli che corfeno, li quali furono
quefti . In prima :
II Signore Fracaffo fuo Fratello .
Meffer Theophilo Calcagnino.
Meffer Nicolo da Correggio .
II Signore Hermes Nipote del Signore^
Lodovico .
Guizardo Ruminaldo Capitaneo de' Bale-
ftrieri.
Et tre altri con Ii Mori.
Et in quefto inftante che venneno quefH
tre con li Mori , Meffer Galeazo da Saadto
Severino fi ando ad armare un' altra volta, 8e
venne in Campo con tante gentileze, quanto
fi poteffe dire; & tolfe una lanza maffiza^ ,
come ha uno homo Ia cofcia; & prele dif-
corfa contra uno di quelli tre con li Mori ,
il quale era homo d'arme del Signore de la
Mirandola, & ghe dette in la tefta, & but-
tollo fottofopra lui, tk lo cavallo; & quefto
tale rompe ancora lui la fua lanza ; tk il Signore
Lodovico li mandoadonareDucati 100. a que-
fto da Ia Mirandola,perchefieraportatobene.
Lnni fi partinno, & andonno a Belriguar-
do, tk li ftetteno quella fera, tk poi tornonnoa
Ferrara il Martedi .
Mercori fi partinno, & andonno a definare
al Bondeno,acenaal Finaledi Modena,tk poi
andonno a la Mirandola , tk li ftetteno uno gior-
no , tk poi a Carpi ; & cosi di Terra in Terra an-
donno difcorrendo, tk (empre ilDucaHercole
li fece compagnia. Et ditSto Signore Lodovico
Sforza afpettava Madonna Beatrice fua Con-
forte, la quale quando andorono aBelriguar-
do, fi parti da Ferrara infieme con Madima
faa Madre, DonAlphonfo, tk Madonna An-
na Mogliere dt Don Alphonfo Fiolo del Du-
ca Hercole.tk andorono a Venezia, dove Ii
fu fatto grandiffimo honore con Fefte , e_
Commedie affai . Et li Veneziani mandonno
due Ambaffiatori a vifitare didto Signore Lo-
dovico, tk invitarlo, che lui andiffe a Ve-
nezia, & lui non ghe volfe andare ; tk tor-
nate che furono didie Signorie da Venezia ,
tutti infieme fi partinno da Ferrara, tk an-
dorono a Belnguardo , tk li ftetteno uno
giorno ; poi tornonno a Ferrara, tk 1'altro
giorno fi partinno da Ferrara , tk andorono
verfo Milano accompagnate da li predicli Si-
gnori uno buono pezzo in la .
II Giorno di Sancto Zoanne fe tiro al Pal-
lio con le Baleftre fecondo il confueto , tk
have
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2 $5 F E R R
ave il Pallio Francefco da le Baleftre , che
fta con Madama; & uno Famiglio di uno
FaJconiero have la baleftra; & uno dicto il
Mofca have lo Tavolazo, il quale e ufato
havere li Pallii: ma perche non fi tirbaBan-
ca, non lo have^& non tirb niuno honore-
vole fecondo lo ufato quefto Anno.
Adi III. di Lujo , & era di Mercori . Ven-
ne il Duca Hercole da Reggio , dove era_
ftato alquanti giorni a tuore 1'acqua da li
bagni; & in quefto tempo uno cavallo am-
mazo il Capitaneo de' fuoi Baleftreri ; & lui
fece uno fuo homo d'Arme , che havea no
me Zoanne Pecenino , & ghe dava la meta
manco falario, che non facea a quello altro;
& mentre che ftette fuora , fece dare la fpe-
fa a li Baliftreri per loro , & per li cavalli ,
& lire fei a dinari ; del che fe ne contenta-
vano molto roale', perche foleano havere lire
dieci fenza altra fpefa , & havriano voluto
cosi .
Adi . . . Fu fatto una Crida fufo lo Pa
lazo de la Rengera , che certi Marani difcac-
ctati dal Re di Spagna da Granata, fi dovef-
feno partire da Ferrara per tema del morbo,
che era in aflai Luoghi ; & anche fu facla la
Crida , che a la pena di tratti 4. di corda_ ,
. & Ducati XXV. fe niuno laflera venire den
iro de la Terra Foreftieri , fiano di che con
dizione fi vogliano: & furono aflerrate tutte
le porte excepto quella del Ponte di Caftello
Tealdo, quella dji Sanclo Paulo, quella del
Lione, & quella di Sandto Georgio; & a_
dicle 4 pone fe ghe facea grandiftlme guar-
die per il morbo , che era a Roma, a Napo
li, & in altri Luoghi .
In dic"to Anno il Duca Hercole fece ftam-
pare raonete di tre forte , una da foldi XII.
1'una, ia quale havea da uno lato il prediclo
Duca Hercole, dall'altro lato la Idra da le
fette tefte . Item monede da foldi II. l'una_ ,
la quale havea da uno lato 1'AquiIa, dal'al
tro lato uno Alicorno . ltem monete da quat-
trini tre l'una, le q>;ali haveano da uno lato
1'Aqoila, da 1'altro lato 1'Arma del Comun
di Ferrara . Et fece fare la Crida , che non fi
fpendefle fe non moocte Ferrarefi , e Vene-
ziane a la pena di lire X. marchefane; ma_
che fi fpendefle h Ducati; fuTenodi checon
diziorie fi voleiTeno , purche fufleno al pefo ,
cioe carati XVIII. 1'uno , a foldi «j. lo Ve-
neziano, & Ungaro, & lo Fiorino a foldi
6*z. , & non parea quafi fe non Bifilachi , di-
&x Fiorini di Reno, 61 fi fpendeano per fol-
di 4J. l'uno .
Nel princtpio di Agofto. Ma.lama fece af-
ferrare le fineftre del Campanile di Santo
Francefco per le Suore del Corpo di Chrifto;
perche dicea , che li Frati poteano vedere le
Suore; & li Frati andonno a condolerfe dil
Duca , il quale ghe nfpofe , che non volea_
contradire a Madima.
Adi XV. II Duca Hercole, Don Alphoo-
fo, & molti altri fi partinno da Ferrara per
andare a Milano a folazzo , & per fare certe
Comedie.
Nel predicto mefe . Fuggi di cafa del Si-
fnore Sigifmondo da Elle uno grande Orfo ;
:feritte molti Homini, Donne, & Putti ,
del che morltte uno Facchino, & uno Bat-
tilana; & come attrovava uno ufcio aperto ,
ghe intrava dentro: & li Baleftreri, & Pro-
vmonati con zanette, & baleftre lo amazon-
•0, ma con fadiga.
Tm. XXIF.
A
A
B
D
R E S E. &g
Adi XI. Venne il Marchefe di Mantua a_
Ferrara, per andare a Venezia.
In difto mefe. Madama, & Don Alphonfo
havenno gran male.
Adi XV. & era di Doroenica. Don Fede-
rigo Signore di Ventimiglia, il quale havea_
una grande intrada , & era primo Cufino de
la Illuftriflima Madama, & era confinado in_
S ue r ft * Terra » P afso d » quefta vita in l*altra ,
& fu fepulto adi XVI. con una fpada cinta ,
& uno paro di Speroni in Vefcovato denanti
a la Porta di meggio, che guarda in piazza :
perche lui cosi fi lafcio ; & fulli fatto gran-
diflimo honore; & ghe eranoliFiolidelDuca
Hercole veftidi di bruna, fina ne lipedi, ex-
cepto Don Alphonfo, il quale era ammalato;
& Madama fua prima Cufina non lo feppe_
alhora , perche era ancora lei ammalata , per
non ghe mettere paura.
In difto mefe. Fu finita di ftabilire la Sco-;
la di Sancto Zoanne, che i da Sanclo Come»
nico , & ghe fu mcflb fopra la Porta quello
Sancto Zoanne di preda marroora inettudo a
oro : & fi lavorava a la Scola de li Battuti
.Negri didta de la Morte .
AdiXX. Settembre. Vennenove, cheDon
Hippolito Figliolo del Duca Hercole , il qua-
le era in Ungaria, era fatto Cardniale. Etia
difto anno fu di grandifltmi varoli , & ferfa a
li putti piccoli , & grandi , ma pih in li pio
coli .
Adi XXVII. Si fece una bella Proceffione
per tutto Ferrara con tutte le Regole de"
Frati, & Prcti, & fi ando per tutto, come fi
(uole fare il giorno del Corpo di Chrifto .
Adi XXIX. Fu appiccato , & ftrafcinato
uno Jacomo de* Bondi da Corna cervina , il
3uale havea voluto ammazare Filippo Maria
i Orlando Cittadino di Ferrara per danari ,
& havea anche ammazato uno altro per di-
nari .
Io difti tempi crefcette tanto P6 , che fece
di molte rotte, & maflime in Corbola, & aL.
tri luoghi.
Adi V. Don Ferrante fi parti da Ferrara
per andare in Franza per puntodi Aftrologia,
& and6 in le Cafe de' Trotti, che fono di
fuora del Ponte di CaftelTealdo, & poiMar-
ti adi VII. fece la partita.
Adi XI. Veneri a hore XXII. La Illuftrifli.
ma Madama Moglie del Duca Hercole Fiola
del Re di Napoli pafso di quefta vita in l'al-
tra, & mori, fecondo ft dme , fan&amenre ,
& ghe cavonno le interiora per alpettar' il
Duca Hercole, il quale era fuora; &c Sabba-
to lo Illuftriflimo Uuca Hercole arrivoaFer-
rara , & fi difle , che non fapea de la mortc_
di dicta Madama fua Conforte , perche lo Ca-
vallaro, che ghe porto le nuove, che lei era
in condizione di morte, lo aftallette drietoU
via . Et la fera a hore . . . fu fepulta al Cor-
po di Chrifto fenza fonare campane, & con_
folo due Regole di Frati , li quali furono
quelli di San<5to Spirito, 8c di San&o Fran-
cefco, & ghe erano Dupperi 700. , & ghe fu
eftimato da 6*000 perfone at Corpo.
Adi XIII. , & era Domenica , Don Ferran-
te Fiolo del Duca Hercole arrivo a Ferrara ,
per eflere al Corpo di fua Madre , & non_
poflette eflere a hora, & in dic"to giorno ven-
ne il Marchefe di Mantua a Ferrara per la_.
di&a morte.
Adi XVI. a hore VIII. Se pani Don Fer«
raote. & prefc la via di Franza.
Ta Ve-
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■*i D I A
Veneri, 8c Sabbato. Fu data la hmofina a
tutte le Giefie cosi grandi , come ptccoU ! per
1'Anima di Madama, & fu data fra Gtefie &
poveri Moggia XXX. di Pan. ; Sc Io Sabbato
5 Duca H rcole ando a lo Orfizio d. Corte ,
cioe da Sandka Maria in meggio lo Cortiie-
fufo lo Pezolo. ..
Adi XIX. Venne a Ferrara il Signore Ut-
taviano a condolerfi de la mortedi Madima
il quale era Barba del Signore di Urbino, 8c
paffva per quefta Terra per tranfito, 8c an-
cora li venne lo Ambafiatore de' Venez.an. .
Adi XXI. Venne nove a Ferrara , che lo
Imperatore Maximiano havea tolto per Mo-
glie una Figliola che fu del Duca Galeazo
Duca di Milano Sorella di Madonna Anna^
Moglie di Don Alphonfo Fiolo de lollluftnf-
fimo Duca Hercole; del che fe ne hebbe gran-
dc £ll lf ££r^*2<cl
Adi XXIli. Venne Meffer Zoanne de' Ben-
tivogli a Ferrara a condolerfi de la morte dt
Madama, 8c venne veftito tutto d. negrolui,
6 tutti quelli de la fua Famigha .
Adi VIII. di Novembre , 8c era Sabbaro .
Furono fafte le Trentefime di Midima, &c fi
offizio in tutte le Giefie cosi grandi come pic-
cole ? 8c fi brufonno di molti duppen per tut-
te le Giefie.
Adi XII. Vennerodue Ambafiaton d. Mon-
fia con li Capuzi , 8c tutti abrunati a condo-
lerfi de la morte di Madama.
Adi II. di Defembre . Venne a Ferrara il
Duca de Urbino per andare a Mantua a tuo-
re fua Mogliere, la quale era Sorella del Mar-
chefe di Mantua . ...
Adi XV. di Novembre . Si de?re pnncipio
a fondare i\ Tirrione, che va a Francolino.
Adi III. di Defembre di Marti. Sicomincio
a metttre Conteftabile al Finale di Modem ,
6c ghe fu meflo Zoanne Caftellaio con VII.
fanti, 8c uno regizo . _ _
Adi XV. di Defembre . Si dette pnncipioa
fond.ire gli ahri Turrioni , che fono drieto Ie
foffe nove .
Adi ultimo . Madonna Ifabella Fioli del
Duca Hercole , 8c Moglie d.-l Marchefe di
Mantua parturi una Putta , 8c fu la fua pri
no^enita. „.-,.,
ln diclo anno. Fu gran Carelha di legna ,
& non fe ne potea h.ivere p?r d-nari, fe non
qualche leg'ia verde, 8c con fitica.
MCCCCLXXXXIV. Adi IV. di Zenaro .
II Duca di Urbino fi pani da Mantua con la
fua Spofa, per andare a Ctfa fua, oc era con
lui ll Duca Heicole, 8c molti altri , 8c ando-
ghe incontra tutta la Cafa da Efte fina le_
Donne a cavallo .
Adi VI. 8c fu il giorno di Pafqua Tepha-
nia. Uno Veicovo di Cervia predico in Ve-
fcovado , 8c a la fua Predica ghe erano Zu-
dei, 8c altre perfone affi ; 8c finita dicla Pre-
dica lui battezo una Zudia , 8c dopoi definare
il Vefpero duro fina a hore XXIV.
Adi VIII. 8c era di Marti. Li Fanti de la
piazza fi appicconno con quelli del Barifello,
8c li fu da fare; 8c Mercori il Duca Hercole
fece commifiione al Capitaneo de' Baleftreri
nominato Guizardo Ruminildo , che dovelle
piare uno Nepote dcl Capitaneo, il quale era
ftato cagione de la iopradicla queftione , 8c
ghe andonno per piarlo , 8c elh fi mettenno a
la difefa , 8c non lo poffette piare ; 8c li Ba-
leftreri fi buttonno a le lanze , 8c arme de la
banca de' Soldati ; oc uno de' Fanti de la_
B
D
R I O 188
piazza volfe piare una baleftra, & cargarla
8c il Capitaneo Guizardo ghe slanzo una par-
tezana, 8c lo pafso 8c moritte, 8c mcontinen-
te loro pigliorono colui , 8c detteno de le fe-
rite a degh altri , & poi non ne fu altro.
Adi XV. Venne a Ferrara la Figliola dt
MefTer Zoanne de' Bentivogli con una bella_
compagnia , Ia quale andava a Mantua a ma-
rito in lo Fratello del Marcheie di Man-
tua .
Adi XVIII. venendo il XIX. Fu unogran-
diflimo vento, 6i duro tutto quello giorno ;
del che cafconno affai Camini; 8c feguito di-
clo vento per tu.tto il giorno XX. , 8c cre-
fcette di continuo di forte, che fi affondo in
mare affai Navili, 8c Galee con Criftiani , 8c
nevo grandemente.
Adi XXX. Venne nove , che il Re Ferran-
te Re di Napoli Padre di Madama, 8c de lo
Duca di Calabria era paffato da queftavitain
1'altra .
Adi II. di Februario. Antooio Bevilacqua
Gentilhomo Ferrarefe fi fece fpofo in la Fio-
la che fu d-l Conte Ambrofio de' Contrarj
Cavahero 8c Gentilhomo di Ferrara.
Adi III. Francefco Nafello Cancelliero, 8e
Secretario di Midama fu fepulto.
Adi XVIII. Monfignore Meffer NicoloMa-
ria da Efte con molti altri in compagnia fi
partinno da Ferrara per andare in Ungana_
incontra al Cardinale Don Hippohto Fiolo
del Duca Hercole.
Et m didto tempo venne la Marchefara da
Mantua a Ferrara, per andare a Sancla Maria
da Loreto, 8c cosi ghe ando.
Adi XXVI. di Marzo la Settimana SintSta.
Si fece una Crida fufo la Rengera a fuono di
Trombe , che a San&o Domenico el ghe era
il Perdono di colpa , 8c di pena , 8c era il
giorno di Pafqua Rofada ; il quale Perdono
ghe havea conceffo ll Papa per il Capitolo
che faceano.
Adi XXVIII. Si fece una Paffione in San-
c"to Fruncelco, 8c li era grandiffima muhitu-
dine di perfone; 8c Frate Mariano predtcava
in Vefcovado, 8c di due anni inanti ghe ha-
vea anche predicato ; 8c in didta Q.uadragcfi-
<ia. fi bstttzonno affai Marani, 8c Marane .
Adi XXIV. di Aprile. Venne uno Amba-
iciatore Franciofo , 8c fi parlava molto di
guerra, 8c fi dicea, che quefto tale era venu-
to per dtfta guerra , & havea con lui circa_,
perlone 60. tutte armate con coraze. Er adi
XXVI fi parti da Ferrara, 8c lo Illuftriffimo
Duca Hercole lo accompagno con una belhf-
fima compagnia .
Adi XIII. di Agofto. II Cardinale Don Hip-
polito Fiolo del Duca Hercole venne di Un-
garia a Ferrara accompagnato da moha gen-
te .
Adi ultimo. Arrivo a Milano ilRediFran-
za accompagnato da moha gente , il quale_
andava per tuore lo Reame di Napoli al Re-
Alphonfo Fiolo che fu del Re Ferrante .
Adi primo di Settembre , 8c era di Lunt
venendo il Marti . II Duca Hercole fipartida
Ferrara, per andare a Milano dal RediFran-
za, 8c dal Signore Lodovico Sforza.
Adi XIV. di Defcinbre , 6c era di Luni .
Fu principiado lo Moniftero di Sancto Ncola
da Tolentino al Fmale in fufo il Terreno di
uno Maftro Adriano Berno, 8c furono due_
Frati da Correggio , uno havea nome Fra
Lorenzo, 1'altro Fra Bonifacio ; 8c quando
ditto
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F E R R
i\£to Maftfo Adriano mori lafci& al di&o
Tnnvento di molte Terre .
MCCCCLXXXXV. Ad\ primo di Zenaro
lan.att.na. Fu caffo Phil.ppo Ceftarello Ju-
dice de' XII. Savj di Ferrara per 1'Illuftnflitno
Duca Hercole , & in fuo loco ii di&o Duca
oole il Spetftabile Conte Uberto dal Sacrato
feentilhomo Ferrarefe Fiolo che fu dcl Spe-
ftabile Meffer Francefco dal Sacrato, loqua-
le ftava , & fta in Borgo novo in Ferrara .
Adt V. & cra di Luni . Francefco Fiolo di
Criftofalo de' Correzari Strazarolo intro per
Supcriore de le Gabelle grandi di Ferrara.
Adt VI. Venne Lettere al Doca di Ferra-
ra , come il Re di Franza in Roma havea_
faclo tajare la tefta al Signore Vicino diCafa
Urfin», perche difto Signore Vicino havea
facio tajare le mani a certi Franciofi homini
da bene contra il dovere , &honeftade . Item
come il Re de Franza , Ambafciatori de lo
Imperadore, Ambafciatori del Re di Spagna,
& del Re di Ungaria, & tutti li Cardinali ,
che erano iff Roma d'accordo , haveano fatto
chiamare, & feu citare il Papa, che inCon-
fiftorio doveffe andare bene per tre fiate , &
che mai non havea voluto comparire fuora
del Caftello, & fi difle, che'l fi credeva, che
difto Papa feria defmeflb.
Item fe have per certo , come lo Impera
dore in Bur^e ad una Mefla atmato a ruttc_.
atme coram Legitis Regis Francis, & Regis
Hifpanise, fufo 1'Hoftia facrata fufo lo Altare
hivea giurato non venire, & feu non andare
contra al Re di Franza , immo di artenderli
tutti li Capitoli havea con lui, 6c come tunc
fi havea meflo in doffo in Domo la veftabian
ca con la Croce rofla ante & poft , che porta
10 Re di Fra >za per havere andare a conqui-
ftare Jerulalem a la SancYi Midre Giefia , &
come a Milano epfo Imperadore fi afpectava
di proffimo .
Adi VII. di Mercori . Si have da Roma_.
come non havendo voluto afpettare il Duca_
di Calabria dal Re de Franza in fcriptis lo
Salvo-condotto , fi era partito clam da Roma
per andare verfo Napoti , & come eravi ftato
tolto da 400. in joo. cavalli da' Franciofi ♦
& fcriti de* fuoi, & maltrattati :
Adi XI. di Domenica . Venneno Lettere a
Ferrara, come i Zenoefi, che fi foleano reg
gere a Popolo , hiveano fatto loro Dufe jl
Duca Lodovico Sforza Duca di Milano , &
Signore perpetuo .
Item come lo Re di Franza con quindici
milia cavalli era in Roma per affettare il fat
to fuo con il Papa, lo quale era in Caftello
San£to Angelo , & non volea ufcire aliquo
modo di quello Caftello ; & come lo refto de
la g«nte de lo prtfato Re erano in 1'Abruz-
zo del Re di Napoli, & che tuttavia andava
no ioanti verfo Napoli. Et in quefto Inverno
fin' a quefto fopralcripto giorno non e neva-
to in Ferrara, ne in Ferrarefe, Romagoa_. ,
Tofcana, & in.Lombardia , & e ftato bontfli-
mo, & beluflimo tempo, & con pochepiove,
& venti, & noo b ftato quafi freddo.
— - Adi XVUI. di Domenica mattina in Fer-
rara in capo de la fcala di marmoro dcl cor
tile del Palazzo del Duca Hercole fu a fua_
Ducale Signoria apprefentato due Bovi , che
11 mando il Duca Lodovico Sforza di Milano
fuo Genero appaftati, & grandiffimi, & graf
fiffimi mirum in modum iecondo la fua ulan
za,li quali Bovi fempre fi hadi&o, chefono
li Bovi da Pavia.
A
A
B
R E S E . 190.^
Si have da Roma di novo , che uno mur®
nuovo, che piu gtorni fanno hivea fatto fare
il Papa per riparo di Caftello San6to Angelo
in Roma , di altezza brazzi 40. da fe era_
romato di fatto fioa in terra ; 6c in Roma_.
era grandiffima Careftia .
Adi XIX. di Luni . Si have Lettere da_.
Roma, & Cavallari a pofta a Ferrara, come
il Papa , & lo Re de Franza erano accordati
inficme , & in che modo non fi feppe altra-
mente; & come epfo Re havea havuto d'ac-
cordo Caftello Saufto Angelo di Roma , &
havea etiam havuto il Contado di Tajacozo
del Signore Virgilio de gli Urfini da Roma,
& quello donato a' Colonnefi Romani ; &
come le genti di epfo Re andavano pure a la
via de 1'Abruzzo ael Reame di Napoli .
In dicto giorno in Ferrara per parte del
Duca Hercole al pezolo del Palazo de la Ra-
gione more iolito furono sbandezate tutte le
monete d'argento , & quatrini di ogni Signo-
re, & Signorie del Mondo, excepto chequel-
le del prefato Duca, & de la Signoriadi Ve-
nezia, pena a chi ne fpendeva diece peruno,
& a perdere difte monete.
II Duca Hercole facea ognt giorno gettare
paflavolanci, & altre Artelarie.
Antonio Magagnino Notaro di Ferrara_,
che fu Fradello di Zoanne etiam Notaro in—
quefto tempo, per Inftrumenti falfi era defte-
nuto in le forzc del Zampante Capitaneo di
Juftizia.
In quefto tempo in Ferrara & fuo Contado
era grandiffima abondanzia di mali di Cofte,
& di Shilenzia, & Morte fubitana ; & erano
li Soli caldi come di Marzo , & mortvano
di tali mali aflai perfone'.
P6 era tanto baffo , che appena gti era_,
acqua, & male ft potea macinare biave., fe_
non erano mandate alla Steltata a mactnare.
Adi XXII. Venneno Lettere al Duca Her-
cole da Roma d^l Re di Franza, come il di-
ftoRe, & il Papa fi erano abboccati infie-
; , & rtmafti molto bene in accordo fra_
epfi de le loro facende, 8c come il prefato Re
fi dovea partire da Koma lui tn perfona , &
andare verfo Napoli .
In diclo giorno . Fu fatta ta Crida per par-
te del Duca Hercole in Ferrara , che chi
haveffe Monete Foreftiere , & le pprtaffe a li
Bmchi di Baptifta Beltraroo da Girdano Mer-
cadante in Ferrara, & di Romano dc* Silve-
ftri Banchiero, che le ghe feriano permutate
in tante Monete Ferrarefi, p.Tquello, che le
dicte Foreftiere valeano.
Adi XXIII. in Ferrara . Si tnve per certo ,
come il Re di Franza havea reftituito a Ze-
noefi Sarzana, Sarzanella , & Pietra Sancla,
le qualiTerre foleano effere antiquo tempore
de' Zenoefi ; & epfo Re h tolfe a' Fiorenti-
ni , quando adi paffati fua Sancla Corona fu
1j in quelle parti : la qual cofa molto piacque
a'Zenoefi, & difpiacque a' Fiorentini ; 6e poi
non have loco.
Item. Ritrovandofi tn Pifa motti Fiorentt-
ni , Pifani , che non li vedea volentiera , fe-
ceno accendere una Candela di cera , deinde
comandare a tutti li Fiorentini 11 exiftenti ,
che qualunque di epfi Fiorentini foroito di
bruzare la Candela, che fi ritrovaffe in Pifa,
& fuo Contado , & Dominio, che a tuctifa-
riano tajare la tefta , & etiam li firia impic-
care : unde Fiorentini tutti ftatim fuggirono
verfo Lucca, che li era piu propinqua ; dove
fi cre-
DjgjtizedbyV300gTc
D \ A
fi credeva , che Lucchefi non h bavelTe a re-
tenire per effere fra loro In.ro.c, grand.ffim, .
aA\ XXV. di Domeiuci. Fu condotto da
Reto cS del Duca di Ferrara in Caftello
Vecchio a cavallo l.gato Alberto Fiolo ba-
ftardo di Lodovico de gli Urfin, da Roma ,n
1e mani di Mefler Gregoro da Lucca Zam-
nante di Juftizta Capitaneo in Ferrara per ho-
roicida Et Luni adi XXVI. eflendo d.&o
Lodovico di etade di anni <5o. in 1'anncamara
del Duca Hercole per parlarl, per ,1 fiolo ,
fu prefo, & condotto al diclo Zampante iru-
Caftello Vecchio; & fu difto , che d.Cto Lo-
dovico ghe havea fatto fare tale tomicidio , ,
& era buono Cittadmo, 8c Sahnaro da Reg-
cio per epfo Duca.
Adi XXVII. Luni roattma. Venneno Let-
tere a Ferrara al Duca Hercole , come ef-
fendo andati Franciofi per paflare uno Ponte
fopra uno certo Fiume lontano da Roma ad
intrare in l'Abruzo del Re d. Napol, beru.
forle miglia 4 °- ° ve che ditto Re d, Napoli
' havea fatto fare certi Baftioni , perche Fran-
ciofi non li paffafleno, 8c lo quale Ponte et.am
10 euardafleno infieme con li Baftioni . Li I- >an-
ciofi , 8c Ragonefi furono infieme a le mani
li, unde fu eftiroato, che Ragonefi aromazaf-
feno da 500. Franciofi , con quelli , che ca-
denno zofo del Ponte , Sc che fi annegorono,
& Franciofi molto piu due tant, ammaazoro-
no di Ragonefi , & tutta via Franciofi obten
nenovittoria, 8c hebbono li Ponti, & Baftio
ni, 8cinrronno ultra in 1'Abruzo del prefa&o
Re Alphonlo Re di Napoli.
Item fe have per certo , che'l prefacto Re
Alphonfo havea in Napoli incoronato il fuo
Fiolo, & renunziato in le mani fue loReame
con confentimento de' fuoi principali Baroni,
& Gentilhomim , & ccme lui intefo dopoi
era venuto contra con grandiflimo Exercto
al Rc di Frar.za, rer havere a fare con lni,
& hivere contra di lui vittoria , o di laffar
11 la vita .
Si partinno da Ferrara li Magnific, Meffer
Franctlco da Onona , & Meffer Sigifmondo
Cantelmo Baroni del Reame di Napoli difca-
zati per lo Re Ferrante alias, non li havendo
porudo havere in le mani per farli morire; li
quali ftavano per Gentilhomini del Duca Her-
cole , & andorono dal Re di Franza per in-
traie in cafa loro , Sc havere il fuo, effendo
ftati chiamati dal Re di Franza.
Adi XXVI! I. di Marti. II Duca Hercole_
ando a cena con Maftro Zacheria de' Zam-
boiti da Ferrara de' fuoi piu cariffimi , lo
quale Domenica paffata havea fatto nozze di
un !uo Fiolo, che havea tolto una Donna de
la Calata di quelli da Noara da Ferrara.
AdiXXlX. in dicTro giorno . Venneno Lec-
tere da Roma , & fi have per certo , che_
Franciofi , & Ragonefi in uno Loco didlo
Sanclo Cipriano fi erano appizati inficme^,
ove che affai dell' una , & dell* altra partt^
crano morti; ma che Franciofi pur'erano ftati
vittoriofi : imperocche il Principe di Salerno
gia Barone de' primi del Re Ferrante , il
quale era , & e col Re di Franza contra il
Re di Napoli, era fnontato in terra , mentre
che'l fn fulo quella, 8c andato in foccorfo de'
F,anci<;fi, 8c prefo il paff»), 8c dopoi ftracor-
fo tutto 1'Abruzo , onde che una grande Cic-
tade, 8c da trecento Caftella del Re di Na-
poli prefeno, 8c fu diclo, che per terra Fran-
ciqfifonoquarantacinque milia approvati com-
D
R I O ap*
battenti , 8e quelli che fono fufo TArmadi.,
fenza numero .
Adi III. di Febraro di Marti , che fu San-
cto Biafio. Venneno Lettere in Ferrara, che
confermonno , come il Re di Napali havea_
incoronato lo Illuftriffimo Don Ferrante fuo
unico Fiolo Duca di Calabria del Reame fuo
di Napoli , & fattoli giurare fideltade a' fuoi
Popoli ; 8c poi era montato eplo Re Alphon-
fo in Galea , 8c erafi partito , 8c andato a la
vencura .
Item . Come il Re di Franza adi XXVIIL
del mefe paffato con la Benedizione di Papa
Aleffandro Sefto di Spagna , 8c cosi in cora-
pagnia del Cardinale Fiolo del diflo Papa, 8c
delloFratello del Gran Turco fi era da Rorna
abfencato, con tutti li fuoi Franciofi per terra,
li quali erano da quaranca milia combattenti
fra a cavallo 8c pede , fatto uno Campo fo-
lo, 8c andato in lo Reanae di Napoli, 8c gia
prefone bona parte come de 1'Abruzo, Sc di
Calabria, per rifpetto che quelli Popoli fi era-
no ribellati al fuo Re, & refi a' Franciofi, 8c
come per dreto la marina dicli Franciofi an-
davano pigliando cutto quello Reame fenza_
piu uno colpo di fpada.
Item. Come il RediFranza per tutco quel-
10 Reame di Napoli havea facto fare Crida,
che tutti li sbandeggiati 8c difcazati da quel-
10 Reame , poteffeno , 8c haveffeno a ritor-
narfe a la Patria , 8c a godere li loro Beni
perduti, 8c occupati.
Item. Come che per anni X. tunc futuri
el facea efenti tucti quelli Popoli , 8c Comu-
nitadi , che fe ghe erano refi a Sua Sancta
Corona , 8c che da anni X. in drieco fi ri-
cornaffeno al vivere , de le graveze , come_
che faceano al tempo del Rel Re Rainero
gia Re di Napoli .
Item . Come Sua Sancla Corona a Fioren-
zahavea mandacouno fuoCardinale per adac-
tare Fiorentini , 8c Pifani infieme , li quali
erano alquanto infieme in difcordia , brulan-
do a' Fiorentini havere perduto tanto bello
Stato, come hanno , 8c in si picciol tempo,
8c modo.
In dicto giorno venneno Lettere da Vene-
zia, 8c Meffi fide digni , come li Veneziani,
che doveano mandare Galee 8. in lo mare di
Spagna per loro occorrenzie, le haveano fac-
te difarmare, 8c condurre in la Refanata Ioro
per rifpetto del precetto , che li mandoafare
11 Re di Spagna , che haveffeno a ftarfene a
cafa loro, 8c non navigare per lo fuo mare_
8c Paefe, con protefti, che fe gli fuffeno tolti
11 loro Legni, fara loro danno; 8c come in_
Venezia non fi parlava di guerra , 8c ftavano
quieti per paura.
II Duca Hercole in quefto tempo havea_
fatto fare quattro Paffavolanti in Caftelvec-
chio di XVI. pedi l'uno, 8c tutcavia ne facea
gettare a furia .
Paffavano in quefto tempo per fufo il Mo-
denefe , che venivano di ultra li monti per
la Lombardia, per andare in foccorlo del Re
di Franza, ogni giorno per lo manco cavalli
cento , Sc pedoni per piu loro comodita di
vittuaglie, 8c alloggiamenti .
In didlo giorno venne nuove certe a Fer-
rara da Venczia , come lo Re di Ungaria_
confuagente erano ftracorfi fulo il Paefe del
Turco, 8c toltoli, 8c brufato da ducentoVil-
laggi in fufo cou uccifione di molti Turchi ,
8c come tuttavia feguitava la vittoria contra
eplo Turco, Adi
I
B
m F E R R A
Atfi VI di Veneri . Venneno Lettere a Fer- A
rara come la Duchefla di Milano Fiola del
DuC aHercole in Milano havea partorito uno
Fiolo mafchio.
In quefto tempo m Ferrara 5c Ferrarefe^
furono li tempi caldi , come fe fuffe ftato di
Aprile , & aflai perfone morivano di mal di
Cofte, & di Scilenzia. _
Lo Staro delFormento fi vende in Ferrara
loldi XII. m., & a Rovigo foldi XVII. m.
Adi VIII. a hore XXI. II Duca Hercole_
have Lettere, come dal Re di Franza s'era_
fuggito il Fiolo del Papa , cioe il Cardinale
di Valenza , & come era andato in la Rocca
di Spoleti , & come il Papa fe ne havea man
dato ad excufare al Re , & il Re tuttavia
non fi Jidava del Papa .
Item. Come epfoRe havea havuto per for-
za una bnona Terradel Signore JacomoCon
te Barone del Re di Napoli , & mettuda a
facco da' Franciofi , & havuto a patti due_
Fioli del didtoSignore Jacomo Conte, & co
rae Sua Sanfta Corona havea donato al Si
gnore Profpero di Cafa Colonna di Roma di
dti Terra, & che in lo pigliare per forza di
€ti Terra Franciofi li haveano morti dentro
da trecento di dicta Terra. Item. Come piu
ultra didti Franciofi fe ne andavano in lo
Rearae di Napoli fcguendo la vittoria .
Item. Come il Re Alphonfo havea prefo
la via de la Spagna con grande teforo , &
zoje in quattro Galee , per fare li gente , &
con quelle andare a mettere Campo in le_
Terre del Re di Franza , fe potea , & come
havea fatto vodo a Dio , fe otteneva , che'l
non perdefle Io Reame di Napoli , di farli
/are uno Monafterio , & intrarvi lui in perlo-
na Frate, & molte altre aflai cofe.
Adi XII. di Zobia. II Magnifico Mefler
Alberico da Sandto Severino Cavaliero Fiolo
del Magnifico Signore Ugo da Sancto Seve
rino da Milano menb per moglie Madonna_
Fiola naturale de lo Illuftriffirao Mef
fer Sigifmondo da Efte , & ghe 1'accompagno
a Cala il Duca Hercole con tutto il numero
de la Cafa da Efte in Sandta Juftina apruo
lo Hofpedale ; la quale Cafa li dono al dicto
Meffer Alberico il Duca Hercole.
Adi XIII. di Veneri a hore XVII. II Duca
Hercole con tutta la Illuftriflima Cafa da_
Efte a cavallo fina al Ponte di Lagofcuro ac
compagno il Cardinale fuo Fiolo , che anda-
va per ritornare a ripatriare in Ungaria in_
Strigonia fuo Arcivefcovato .
Adi XIX. di Zobia . Venneno nove a Fer-
rara , come li Franciofi haveano il Campo
circa ad uno Caftello chiamato Sandto Zoan-
ne apprello a Napoli , & haveano mandato
a dire a quelli del Caftello, che fi volefleno
rendere ; & che per quelli di dentro furono
chiamati , & fatti intrare li Meffi de li Fran-
ciofi , & quelli intrati li pigliorono , & im-
picconno; unde li Franciofi feceno uno gran
resforzo , & in hore tre haveno diclo Caftel-
lo, & da donne , & putti da XII. anni in_
zofo , tutto lo refto , che in quello erano ,
tajonno a pezzi , & non ne rimafe pur' uno
vivo.
- Adl XX. di Veneri. Uno Ambafciatore_
de la Signoria di Venezia fi parti da Ferrara,
& ando verfo Roma , & era alloggiato in la
Corte del Duca Hercole fopra la noftra Don-
na a fpefe del Duca Hercole .
Adi XXVI. di Zobia a tempo di nodte. II
D
R E S E.
Duca Hercole Eftenfe Duca di Ferrara have
Letttre certiffime dal Re di Franza , come_
la Sua Sandka Corona , che adi XXVIII. di
Zenaro fi era partita da Roma con fue genti
d'arme, & Fanterie, &Exerciro, per andare
a pigliare lo Reame de Napoli, del quale ne
era Re lo Re Alphonfo di Cafa Ragona Fio-
10 del Re Ferrante Re di Napoli Fiolo Ba-
ftardo del Re Alphonfo pure Re di Napoli.
Poft multa era tanto intrato in quello Rea-
me, che 1'havea havuto Capua , & Averfa_,
& molte altreTerre di quello Reame; & che
11 Popolo di Napoli contra voluntade del di-
dto Re Alphonfo , & etiam del Fiolo Don_
Ferrante ( a cui pare , che a di paflati dicto
Re Alphonfo havefle renunziato in le mani
quello Reame, & fattolo Re infino adi XVI.
di quefto , videlicet del Febraro prefente )
era ufcito di Napoli , & andato incontra ad
Averfa , & li preffo al Re di Franza predi-
cto, & invitatolo ad intrare in Napoli a fua_'
pofta , che li dariano tre & piu Porte di Na-
poli, dicendoli : Sacra & Sandta Corona , vui
fiete ftato defiderato , & afpettato in quefto
Reame di Napoli cento anni con grandiffima
devozione, & tamdem vui fiete arrivato; in-
trate a voftra pofta per noftro Re, & Signo-
re, che tutti fiamo contentiflimi . Et che'lRe
di Franza tunc li mando parte di fua gente;
unde che il Re Don Ferrante, & Alpbonfo ,
vedendofi la ruina addoflb, fuggitte contutta
la fua Famiglia , & Fratelli , & Sorelle , &
Nepori; & la Regina vecchiadiNapoli, Don-
na che fu del Re Ferrante, in Caftello novo.
Et cosi meno con se il Conte da Pitiliano,
& il Signore Urfino da Cafa Urfina fuoi prin-
cipali Condutteri, & il Fiolo del Papa mari-
tato in una Baftarda Sorella del Re Alphon-
fo, & il Signore Meffer Zoanne Jacomo da_
Traulci da Milano, che per il Duca Lodovi-
co Sforza Duca di Milano in Napoli ftava
confinato. Et prima che entrafleno in dicto
Caftello , bruso epfo Re di fua mane propria
la fua Sralla in Napoli con cinquecento Cor-
feri fuoi h pifi belli , che lo haveffe, & ftra-
me, & artelarie fue, & monizioni di biave ,
!k due Navi grandiflime che 1'havea in mare.
Poi due Fioli , che fi dicea effere Fioli del
Conte d'Averfa, li fece trarre vivi in mare ,
che fi annegonno , acciocche non vedeffeno'
maiallegreza alcuna, li quali gran tempoera,
chelihavea deftenuti. Quibus peradtis el co-
mincio a bombardare la Terra per disfarla_.
de fadto , & non pote tanto fare , che poi
Domenica adi XXII. il Re di Franza in Na-
poli pacifice con grandiffimo triumpho, 8c al-
legreza di quello Popolo intrb, & have tutto
generaliter quello Reame di Napoli fenza_
uno colpo di fpada , & fenza uccifione di
perfone; ma parfe, che come Meffo mandato
da Dio 1'habbia havuto il tutto. EtVenezia-
ni, Papa, &Fiorentini, Duca di Milano, ne
altre Potenzie del Mondo non li dette altu-
rio a conquiftare dicto Reame ; ne fu poten-
zia del Mondo in favore del diclo Re di Na-
poli ; & tutto per le grandiflime crudeltadi ,'
& tirannie , che fempre haveano ufato dicti
Re Ferrante, &Alphonfo a'fuoi Baroni, Po-
poli , & a qualunque gli fufle andato in le_,
mani loro, infino a fare tajare la tefta pro ut
fupra, & poi a farli falare cosi morti, & te-
nire fecchi fufo le Sale, & Camere fue a fuo
dominio per fuo piacere. Et che quefto Re_
Ferrante fufle crudele , non fono molti anni ,
che
tpf D I A
che in Venezia a' Veneziani fece brufare la
fua Refanata , 8c dopoi attofficare tutte le_
acque Sanfte de le Giefie di Venezia, per
vendicarfe con la Signoria. Fu etiam quello,
ehe fu caufa, che U Signoria di Venezia mo
veffe guerra al Duca Hercole, & che poi fa-
ceffe la pace con danno di epfo Duca , fa-
cendoghe reftare a' Veneziani il Polefene di
Rovigo di epfo Duca , & che dopoi tratto
con epfi Veneziani, che non lo reftituifcano
al diclo Duca , al quale Signore Duca fpero
in Dio, che non faranno pochi giorni, che_
ghel vorriano libere haverghelo reftituito, &
the piu che volentiera ghel renderanno, per
che hnra pare venuto il tempo , che Dio li
purgara , 8c che lo Re di Franza tuora loro B
cio che hanno in Terra ferma 8c in Gipri, &
Jiuafi infinoaVenezia per la loro ineftimabile
uperbia, 8c altereza , & per altri fuoi innu-
rnerabili vizj , 8t peccati. Sicche a quefto mo-
do il povero Re di Napoli di Re fera diven-
tato Gentilhomo, & contra fua voluntade_ ,
tc per Juftizia di Dio juftiffimo Signore , lo
quale da che quefto Sancto Homo intro in_
Italia, fempre e ftato belliffimo, 8c boniffimo
tempo, 8c non fono ftate nevi , ne venii, ne
freddi con rariffime pioggie a laude di Dio .
Adi ultimo di Sabbato circa meggia hora_
dt notte. Arrivonno in Ferrara due Amba-
fciadori del Duca di Milano , che doveano
andare aVenezia, alli quali il Duca Hercole
ando incontra in fino a P6 a la Gabella grof
fa, perche venneno per acqua , & allozolli
nel fuo Palazzo a fue fpefe fecondo ufanza
Adi primo di Marzo. II Duca Hercole con
li Ambalciadori di Milano andonno a Meffa
in Vefcovado di uno Prete nuovo , 8c era d
Domenica, & dopoi definare dicli Ambafcia
dori andorono per Fcrrara, & per li Borghi,
vedendola; & il Duca Hercole da per fe: &
adi II. di Luni fi partinno da Ferrara, 8c an
dorono a Venezia per nave.
Adi III , 8c cra di Marti . Venneno a Fer
rara Lettere, come il Re Alphonfo, 8c tutti
li fuoi, 8c la Regina vecchia, & il Fiolo del
Papa fi erano partiti col teforo, 8t erano an rj
dati per mare verfo la Spagna , & haveano
laflati in Caftellonovo , 8c Caftel deli'Ovo, il
rvlarchffe di Pefcira con mille fanti a la guar
dia, 8c come dicto Marchefe dopoi al Re d
Fr.inza havca dato quelle Fortezze ; ma che
prima che fi partiffe, il Re Alphonfo havea_
fauo annegare in mare fei o fette de li Baro
ni di Nipoli con le mani legate di dneto
dicendoli, che'l non volea, che mai in futu
rum fi poteffeno gloriare di havere vifto la_
fua ruina, & deftruzione .
Adi VII. di Sabbato. Si vendette in mer
cato il ftaro del formento foldi XIV. m.
Adi V III. di Domenica a horeXVI. Arrivo
in Fcrrara nno Meffo favorito del Duca Lo-
dovico di Milano , che con Trombe inant
portb ilCapello roflo del Cardinalato del Car
dinale di Ferrara , quantunche non fuffe in_
Ferrara iua Reverendiffima Signoria, anzi an-
dito verfo Ungaria al fuo Benefkio in Stri
gonia; 8c li andorono inconira li Gentilho
mini di Ferrara infino in Sanclo Jacomo ultra
P6 , 8t lo accompagnorono in Velcovado ,
ove era il Luca, che era ftato a la Predica,
8c poi ai.do fufo il Duca con il Metlo, 8cCa-
pello .
Adi XI. di Mercori la fera fi levo grandif
fnno venio, & comincio a piovere, 6c tijtta
R l O aptf
la notte venendo adi XII. trette gran vento ,
& fempre piovette , & nevo in Ferrara , 6c
Ferrarefe, & per tutti di XIII. non cefso mai
di piovere , 6r di nevare, & forte, & era_
ftato da giorni 30. , che mai non era piovuto,
ne nevato.ma era ftatogran caldo, & buono
tcmpo , & erano arfe le Campagne, & da_
vermi mangiate le biave per tanti fciutti andati .
Adi XII. di Zobia. Si have certo , come_
in Napoli era il Re Carlo di Franza , & che
facea bombardare con (effanta bocche dibom-
barde Caftellonovo di Napoli per haverlo, &
come il Re Alphonfo, & Fiolo erano in Si-
cilia ad una fuaCittade,che non era delRea-
me di Nipoli.
Item come il Re di Franzia ha deftenuti il
Signore Vngilio , & il Conte da Pitiliano di
Cafa Urfina di Roma , & come ha data loro
taglia cento milia Ducati ,per efferliftati con-
tra in favore del Re di Napoli , & donata la
taglia loro a' fuoi Soldati.
La Signoria diVenezia in quefto tempo fta
in maggiore fofpetto di guerra , che mai la_
fuffe con grandiflima paura de lo Imperadore
Maximiano di Alenannia ,che fi afpetta aMi-
lano con grandifllma comitiva di gente d'ar-
me, & di pedoni ; adeo che epfa Signoria a
tutti Veneziani, &c altri, che inVenezia pof-
fcdeno robe immobile , ha buttato per tali
cofe XII. Decime , & fcoflone a furia quat-
tro , & le altre otto hanno a fcodere a fuo
piacere; & fono Decime del valore de' beni
immobili; & a gli Artefani, & altri Abitantt
hanno impofto certe grandiflime gravezze_ ,
(econdo le faccende, che fanno; 6c quefto e
univerfaliter; & tutto per adunare denari, fe
li bifogneranno, 6c tuttavia fa gente d'arme,
& da danari a furia, 6c non fi fa, ove li do-
glia la perfona; Sc comprano quanto piupon-
no frumenti , ove ne poffono havere per da-
nari. Et Paduani, & Veronefi fuoi iubditi de-
fiderano la guerra, per ftarli mal volentiera_
(ubditi, 8c per da loro delpiccarfi per tante_
gravezze li danno .
Adi diclo. Fu dato principio a fare di fo-
pra del Bondeno una grande , & forte coro-
nella per li Contadini Ferrarefi.
Adi XIV. di Sabbato. Si vendette il ftaro
del formento a Ferrara foldi XVII. m. tanto
ne e andato fuora a Venezia, 8c in Bologne-
fe, ove che dubitavano di guerra; 8c in Fief-
(o , Taffarolo , Campcdamo, Canaro, 8c Po-
defteria di Rechano HContadini fi moreno di
fame, perche il Capitaneo di Rovigo per la_,
Signoria di Venezia in quefto Ottobre (cofa
inufitata per li Cittadini di Ferrara, che han-
no le pofleflioni in d cli Luoghi ) volle che_
lo conducefleno tutto a Rovigo da le Semen-
te in fuora, dove che lo folevano laflaie li ,
8c vendere a' Contadtni . a li q;iali poi non_
ne hanno voluto dare li Rovigui ; 8c il Uuca
di Ferrara etiam non ha voluto, che ne cavi
j di Ferrara , fe non alcuni , che lo lunno ha-
vuto di fpecial grazia ; 8c percio in quelli
P.iefi fi moreno di f.ime, 8c vivono di trigoli
fchietti, 8c fafoli aleffi (chietti .
La libra del Pefce fi verdea otto quattrini,
8c non era troppo buono.
II Miaro de le prede fi vende foldi jo. per
le gran fabbriche , che fi fanno, 8c pnma fi
vendeano foldi 40. in 45. il Miaro .
In dicla mamna. Si have per certo , il Re
de Franza havere h.ivuto tuuo lo Reame di
Napoli, Sc Fortezze.
In
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w F E R R
In quefto tempo in Ferrara per Cortefam
maxime fi ufavano certe Vefti a modo di ge
leri, feu zacchi, aflettati fatti a quarti, uno
quarto di feda, 8c uno di panno, & tabbarre
con capuzini di drieto piccoli a laSpagnola_
con perfili d'intorno di fotto , collaro d'in-
torno al capuzino, & per lungo , & per tra-
verfo di velluto, o d'oro, o d'argento, che_
pareno BufFoni tali portatori , & berrette, 8c
fcarpe a la Francefe larghedinanti in la pun
ta del pede , che li intrarebbe uno pede di
Bove, & certa foggia di pianelle, chiamate_
pantofole , altrettanto larghe, & coperte in
fioo al collo del pede , 8c aperte niente altro
dinanti, & calze a braga fenza mutanda ma
xime per putti, 8c zoveni infino a 6b. anni .
Et le donne fufo le camore di feta, d'oro,&
d'argento , & di panno, maxime chi lo puo fare,
ponano li mantelli corti adarmacollo, butta-
di in fpalla a la Apoftolica, chiamateBernie.
Adi XXI. di Sabbato la mattina . Li Ma
giifici, 8c GenerofiCavalieri Meffer JulioTaf-
lone Fiolo di Taflone de'Taffoni da Modena
fa to per lo Illuftriflimo Duca Hercole de_
D >mo fua Eftenfi , & Meffcr Bonifacio Bivi
bcqua da Ferrara Fiolo del Magnifico Cava
liero Meffer Criftino habitatore in lo fuo no-
vello Palazzo dreto la via de li Angeli con_
bella comitiva digente , 8c cavalli , fi partin-
no da Ferrara, 8c andorono verfo Napoli a_
la Maefta del Re Carlo di Franza per Amba-
fciatori del Duca Hercole , lo quale Re tunc
fi ritrovava in Napoli , al tutto expulfi lo Re
Alphonfo, & Fiolo, Fratelli , Fioli, Cufini ,
& tutta la Cafa generaliter di Ragona dal
Reame di Napoli .
In di&o giorno fi vendette il ftaro del for
mento in Fcrrara foldi XVI. , & fu neceffa-
rio mandare in Romagna, 8c altrove per fru
menti, perche Ferrara, 8c Ferrarefe non ne
havea a buon prezzo quello , che li bifogna-
va infina al ricolto futuro anno prefente, per
che era ftato mandato fuora a Venezia , &
altrove , infcio Principe Hercule , & le infra
fcripte cofe fi vendeano prout infra .
LOrgio foldi X. il Staro . Spelta foldi IX.
il Staro. Vino foldi XXV. 8c XXX. il Ma
ftello. Faba foldi X. il Staro. Legumi foldi
XVI. il Staro . Pefce otto quattrini la libra .
Pefce Sala cariflimo.
Orto abundanzia , perche da 15. giorni in
qua fempre.e piovuto, 8c nevato.
Olio la libra fette quattrini.
Mele la libra fei quattrini .
Schinali foldi quattro la libra .
Rifo quattro quattrini la libra.
Fighi da refta uno foldo la libra , 8c de'
bottezini per cinque quattrini la libra .
Mandole crude ambrofine per foldi tre la_
libra .
Cappe trifte & care.
P6 Fiume in quefto tempo era in le fchiap-
pe & groffifilmo , 8c non fi potea macinare .
Adi XXII. di Domenica . Mancava , che_
P6 nonfuffe alto, come mai corfi ottodi pie-
tra; 8c tutta la notte, & lo Luni piovette_
forte,8c trette vento grande ; 8c non man-
cava fe non tre corfi andarealtocorae fu mai .
Et in didto giorno fu fatta la Crida, che non
fi rendeffe Ragione per Po , 8c precetto ad
ogni perfona , che andaffeno fuora a le loro
Guardie di P6 per dubbio , che non rompeffe,
8c tuttavia Secchia, Panaro,Remo, 8c raolti
altri Fiumi erano
Tom. XXIV-
D
R E S E. i 9 $
Adi XXV. Comincio a calarePo, 8c nevi>
uno poco di neve gelata, 8c la fera p.ovette
fortiffiraamente, 8c tempefto , 8c fi fece fred-
do .
In di£to giorno la mattina . Si abfento da_
Ferrara il Conte Antonio Fratello Baftardo
del Duca di Urbino, lo quale veniva da Ur-
bino con tre fquadre di gente d'arme, 8c an-
do per fufo il Polefene di Rovigo , per an-
dare inBreffana apofta de' Veneziani , H quali
molto fi dubitava di non havere bene prefto
guerra .
Adi XXVIII. di Sabbato . Gli Ambafcia-
tori del Duca Hercole ritornonno a Ferrara,
quali erano partiti per andare aNapoli dal
Re di Franza, perche non parfe al prefadto
Duca, che pih oltra andaffeno : del quale ri-
torno fu gran che dire fra il Popolo.
In diclo giorno fi vende in Ferrara il ftaro
del formento foldi XVI. m.
Adi primo di Aprile. Si have per certo in
Ferrara, come lo Re d'Ingleterra da i fuoi
Popoli era ftato ammazato per li cattivi por-
camenti , che'l ficea de' fuoi Popoli .
Adi II. di- Zobia. Ando lo Vifdominp per
la Signoria di Venezia veftito di velluto car-
mifino al Signore Duca Hercole in camera_
fua exiftente, a notificare per parte de la fua
Signoria, come lo Imperadore Maximiano dt
Alemannia Fiolo di Federigo Terzo di Ale-
mannia Imperadore, la Signoria di Venezia ,
10 Re di Spagna , 8c Duca Lodovico Sforza_
haveano nunc fatto infieroe nuova Liga , 8c
poftoli dentro Papa Alexandro Sefto Spagno-
lo, 8c come al Duca Hercole, 8c Fiorentini,
haveano dato di di&aLiga termine per infino
a la Settimana de la Uhva proffima futura_,
fe intrare li voleano .
Adi III. di Veneri . Venneno nove da Ri-
mini, come effendo capitato in Arimini uno
Ambafciatore del Re diUngaria con dicidot-
to migliara di Ducati per andare a Roma, d*
quello Signore di Rimini, 8c certi fuoi Com-
pagni trifti 8c ribaldi fu ferito, 8c morto, 80
toltoli li denari: unde il Popolo Ariminefe_
follevo didto Signore fuo per tale atto con_
11 compagni; 8c pare, che fua Signoria cou
alcuni fuggirono in lo Caftello; oc la Madre
di epfo Signore tamdem ne have de' dicH
compagnj quattro, Sc li feceno impiccare fu-
bito per tale atto , 8c gli altri che furono da
XVill. fuggitteno chi m qua chi in Ia.
Adi IV. di Sabbato. Venneno Letterc del
Reame di Napoli , come lo Re di Franza_,
per forza di bombarde, 8c di battaje da ma-
no, havea havuto la Rocca di Gajeta inefpu-
gnabile, ocquella fpianatafina a terra, 8c am.
mazato generalmente ogni homo, che li era
dentro, 8c come de'Franciofi in dicla battaja
erano morti da mille in fufo.
Item come epfo Re havea fatto mettere a_
faccomano la Citta di Terracina del Reame_
di Napoli ; 8c non fi ragiona d'altro , che di
guerra in Italia, 8c non fi puole intenderc
certo, dove 1'habbia ad eflere.
II Staro del Formento fi vende in Ferrara—
foldi XVI. Melica foldi VI. il Staro, Orgio
foldi X., Spelta foldi IX. ilStaro, Fafoli fol-
di XX. il Staro , Miglio foldi X. il Staro ,
Faba foldi X. il Staro ; pefce , Sc vino carif-
fimo . _
Adi XII. di Domenica. Per tutre le Terre
de la Signoria di Venezia univerfalmente fi
fece pubblicare la Liga noviter fafta fra il
V Papa
»** 6 1 A
*aoa. lo Imperadore Maximiano, Re di Spa
feiia epfa Signoria, & Lodovico SforzaDuca
di Milano con grandiffimi triumphi , 8c pro-
ceffioni, 8c folemnitadi; la quale Liga fi di-
Cea dapertutto contra del Re Carlo di Fran-
9.3. ilquale e mNapoli congrandiffimi trium-
phi, de la qualeLiga tnolto fi dice, che fera
Mtizia . , ,
£t in di&o giorno venneno del Poleiene_
di Rovigo per fufo il Ferrarefe cento bale-
ftreri a cavallo de la Signoria, 8c andavano
a Ravenna, & Cervia de laSignor.a, }*3 U * 1 ?.
ha. ultra modo grandiffima paura del Re di
Ffafiza . , ,.
Adi di&o fra le due & tre hore di nottt-.
11 DucaHercole comando, che fubito fufo la
piazza di Ferrara del Vefcovado, Sc piazzet
ta del Caftello, fuffe fatto faluo, 8c cosi fue
fatto , non havendo voluto , chc s'intendefle_
al.ter la cagione perche; & poi il giorno fe-
tuente per Ferrara fi fece Proceffione, 8ccosi
,uni mattina adi XIII. per Ferrara per tutto
lo Clero fu fatto la Proceffione; 8c mai non
fu perfona viva, chefapeffe lacagione; & chi
tuttavia ad uno modo parlava, 8c chi ad uno
altro; ma bafta, che alcuno non pote inten-
dere cofa alcuna , licet per tutto ogni perfo-
na parlaffe a fuo modo.
Adi XVI. II Duca Hercole dette definare
a cento cinquanta cinque Poveri , 8c poi ghe
lavo li pedi, 8c vefti ftcondo ufanza di quel
lo giorno .
Adi XX. & il Luni di Pafqua . Vennero
Lettere da Milano, come il Duca di Milano
dovea con piu di milie elmetti cavalcare ver
lo Afti del Duca di Orliens, lo quaie gia ha
vea farto una correria ad uno Caftello del
Duca di Milano, per nome chiamato Nim_ ,
& menato via prigioni , 8c beftiame, per ve
dere di levare a'Franciofi il paflb da potere_
venire in Italia; & molto fi parlava di guer
M addofld al Duca di Milano per lo Re di
Franza; perche dicto Duca, ut dicebatur pa-
lan, in Liga con laSignoria era intrato con-
tro epfo Re di Franza.
Adi XXI. di Marti. Publice fu diCro cer-
to, il Papa effere ufcito de Ia Liga loprafcri-
pta , 8c eflere d'accordo con lo Re di Franza,
che e in Napoli.
Item comc il Re di Franza al Reame di
Napoli havea fminuito li due terzi de HDazj,
che pag.ivano quelli di quello Reame al Re
Alphonlo d'Aragona, 8c havea ridotto , che_
pagafleno folum il terzo, & non piu , & che
per querto in d'<5lo loco il Re di Franza era
fnolto bene veduto da ogni perfona di quello
Reame .
Adi XXII. di Mercori . II Duca Hercole—
fece dare principio a fare uno Ponte , che_
traverla la Fofla di Ferrara per meggio la_,
Contrada di Sanc^o Zuliano , romper.do le_
mure della terra , per lulo il quale fi havefle
ad intrare in lo Giardino del Caftello Vec-
chio, fenza havere andare per di£k> Caftello;
in lo quale Giardino fua Signona in dicto
giomo ando ad habitare in le Stanzie di
quello .
In diclo giorno. Fu difto, come il Duca_
di Orliens havea tolto Nim al Duca di Mila-
no , & che m Milano a furia fi lavorava d'arme.
In diclo giorno La llluftriffima M;idonna_
Marchefana di Mantua arrivo a Ferrara per
vedere correre il giorno di Sandlo Georgio il
Pallio in Ferrara.
B
D
R I O 300
In dicto giorno per ogni perfona fi parlava,
che lo Imperadore Maximiano dovea venire
a Ferrara di certo, per andare a Roma a_.
farfi incoronare al Papa per Imperadore.
Adi XXIII. di Zobia in Ferrara. InVefco-
vado fu fatto fecondcr- ufanza la Offerta di
Sanfto Georgio, ove fu il Duca Hercole, lo
quale ftette a Vefpero li , cantato per li fuoi
Cantori; 8c in piazza furono fcritti liBarbari,
Homini, Afini, Femine, per dovere correre
domane , che ferk il giorno di Sanclo Geor-
gio li Pallj dreto laVia grande fecondo ufan-
za, & poi fe n'ando a cena.
Et la Marchefana di Mantua tunc era in_
Ferrara alloggiata in Corte.
In diclo giorno la mattina per tutto Ferra-
ra non fi dicea, fe non de le Viti , 8c d'alcu-
neVigne, oc Pergolati , & Arbori, che erano
agliati , 8c fcorzati per tutto quafi il Ferra-
refe, Mantuano , Polefene di Rovigo, Padua-
no, Modenefe, ocReggiano a tempo di notte
de fafto da chi non era veduto , ne fentito
aliter, le non che la matrina era fufo una_
Pofleffione , 8c Logo , ora in uno altro fi ve-
dea , che era tagliato , 8c confumato ogni
cofa; 8c dapertutto ogni homo havea dadire.
Se li era fatto guardia; non obftante la guar-
dia erano tagliati , 8c non era mai ftato vifto,
chi havefle tagliato , 8c furono tagliate in_
Ariano, Codegoro, Mezogoro , Foflata , Cref-
pino Cologna, Guarda, Guardazola, Pon-
tecchio, Pefcara, Stienta, Valunga, Sariano,
Calta , 8: m molri 8c molti altri Luoghi del
Fcrrarefe , fufo il Polefene di Rovigo , in Pa-
duana, Carbonara, Bevere, 8c in molti altri
Luoghi del Mantuano.
Adi XXIV. di Veneri mattina , 8c era il
giorno di Sancto Georgio , fu corfo il Pallio
iufo la Via grande da Barbari XIII. , 8c per-
che li ando crrore in le mofle, fu differiro a
correre al primo di Maggio; 8c poi corlo y
molto forte pioverte quello giorno .
Adi XXV. di Sabbato il di di SanaoMar-
co . II Vifdomino per la Signoria in Ferrara
con lo Stendardo di Sandlo Marco , 8c de la
Ligi foprafcripta inanti poriato per uno di
quelli di epfo Vifdomine , 8c levato dal fuo
Offizio in piazza per meggio la noftra Donna
del canto de la Loggia gr.inde, fi avvio a ca-
vallo in meggio di Mefler Daniele degliObici
da Ferrara, Antonio Maria Guarniero verfo
la Loggia, per andare per lo Cortile grande
de la Corte a Sanclo Marco in Ferrara , ad
ofFerire juxra il confueto de'Vifdomini ; 8c
quando che fu in lo Cortile, era li a cavallo
lo Illuftriffimo Don Alphonfo , 8c lo Reve-
rendiffimo Mefler lo Epifcopo di Adri , li
quali lo accompagnonno a la di&a Offerta_.
tutti loro a cavallo, poi dreio li erano liVil-
Iani fottopofti al fuo Offizio; 8c fimiliter li
accompagno a pedi , 8c erano li Trombetti
del Duca, 8c Piffari fonando inanti; Sc fu la
mattina fecondo ulanza .
In diclo giorno tutta Ferrara, 8c Ferrarefe
ftava de mala voglia per le Viti, oc Arbori ,
che ogni notte fi ritrovavan taghati , 8c non
s'intendeva da chi .
Infino a la Vigilia di Sanclo Georgio fu
preio Francelco Fiolo di Bernardino Fiolo di
Philippo Ccftarello, ckLodovico di Prefciano
Speciale fuora appreffo la Porta di Sui&o
Pauio diFerrara, 8c condotti dinanti alZim-
pante Capitaneo di Juftitia , a cui erano ltati
accufati luvere fcritti , 8c fatti dicSli Bulletti-
si.
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ni, di che fu
parte
del
adi paffati
Duca Hercolc
P E R R A
fatta la CricU per A
, per ritrovare tali
roalfitton .
Infino adi XXIV. Havendo dato ll Duca_
Hercole il ^aflo a la Signoria dx Venezia_ ,
perche paffaffeno fufo quello di fua Signoria,
ducento ottanta Baleftrieri a cavallo,& Stra-
diotti , pafforono per di la da P6, mentre—
che fi correva il Pallio , & andorono ad al-
loggiare in quello giorno in la Villa di San-
flo Martino da la Torre de la Foffa , & li
drieto,& furono tutti de la gente de lo Illu-
ftrifftmo Francefco Marchefe di Mantua Ge-
nero del prefaclo Duca Hercole.
Adi XXV. di Sabbato ad hore XXII Fu
fepulto in Sancto Domenico in Ferrara in la
fua Sepultura in la fua Capella il Magnifico
Conte Girardo de' Bivilacqua da Ferrara con
grandiflimo honore , Fiolo del Magnifico Ca-
valiero Meffer Criftino Bivilacqua da Ferra
ra: a lo Exequio del quale inanti al corpo
furono diecifette Famigli accappuzati , & ab-
brunati, & dreto al corpo Antonio, Anniba
le, & Francefco fuoi Fioli, & Meffer Boni
facio Bivilacqua fuo Fratello Cavaliero , ve
ftiti prout fupra; &fulli univerfalmente tutto
Jo Clero di Ferrara, & Compagnie. & Frati
di Sanrfto Spirito , & Frati de la Rofa , &
tutti li Gentilhomini, &Cortefani diFerrara;
& fu fepulto con cosi buona fama , quanto
fuffe gia gran tempo nn' altro fuo pari , per-
che fempre era vifto da buono & degnoGen-
tilhomo, & fenza pompa,& havea fatto fem-
Sre alTai Elimofine a povere perfone, & era_
i etade di Anni j6 vel circa . Et lo Amba
fciatore del Duca di Milano, lo Illuftre Mef-
fer Hercole da Efte, Fiolo de lo Illuftre Mef
fer Sigilmondo da Elre, & lo Illuftre MelTer
Scipione da Efte, F10I0 de lo Illuftre Meffer
Miiiadufe, & il Magnifico Conte Uguzione_
d 'Contrarj accompagnonno li Abbrunati ut
fupra .
Ati XXVI di Domenica . Se ritrovo la_
notte inanti in Ferrarefe effre ftate tagliate
in pih luoghi Viti, & Arbori; & faceafi le_
guardie, quibus ron obftantibus erano ftate_
tagliate, & non s'era vifto, ne fentito alcu-
no,chi fuffe; & dubitavafi, che Iddio non_
lo mandaffe dal Cielo per punire li falfi Cri-
ftiani , che per certo oggidi fono al Mondo .
In dicto giorno fu fatto Proclama per parte
dtl Duca H-rcole molto ftretro , per potere
ritrovare li malfattori , fe poflibile era , per
le Viti.
Adi XXVIII. di Marti . Paffonno da Vola-
na , & drero la Marina per (ufo quello del
Duca Hercole 800. cavalli de'Veneziani , a
cui il prcfaclo Duca dette il paflo per andare
a Ravenna, ove che la Signoria fi dubitava_
forte di Ravenna.
11 Duca Hercole attendea a fare mettere_
in ordine le fue Artelarie per operarle.
Fu diclo , cht'l Re di Franza era partito
da Napoli , & veniva in Romagna per la_
Marca con la fua gente d'arme .
Adi diclo al Miaro, o li appreffo, fu prefo
uno Poveretto, & condotto inpngione alCa
Staneo di Juftitia per uno di quelli , che an
va tagli.,ndo le Viti ; per lo quale Capita
neo ftatim li fu fatto dare tratti XII. di cor
da in cafa fua; & tiulla confefso.peiche dor
miva fulb la corda .
Adi XXIX. di Mercori . Fu difto corto
che a Ravenna andava il Campo 4el Ke di
Tom. XXIK
B
D
L E S E. % 502
Franza con fue genti, de le quali a furia di
Franza vengono a poco a poco per la Lom-
bardia ogni giorno.
Adi IV. di Maggio di Luni . Fu conden-
nato per MefTer Gregoro Zampante Capitaneb
di Juftitia in Ferrara Francefco Fiolo di Ber-
nardino di Philippo Ceftarello da Ferrara ad
effergli tagliata la Tefta, per cagione che_
confefso havere fcritti certi Bullettini in vili-
pendio del Duca, del Judice de'Savj da Fer-
rara, & di altri OfHciali; la quale Tefta pa-
gando mille Ducati fi poteffe lcuotere , come
appare in li Atti di Antonio Rodo Notaro a
li M tlefic; di Ferrara .
In quefto tempo. II Popolo di CaftroCaro,
che e de* Fiorentini , fe ghe era ribellaro, &
dato a' Sanefi : unde Sanefi , & Fiorentini
guerrezavano infieme fra epfi , & anche pec
quefto Fiorentini, & Pifani guerrezavano in-
tteme .
In di&o giorno venne a Ferrara unoAral-
do del Re di Franza a domandare al Duca_.
Hercole per parte del Re, paffo, & viftua-
lia, & have cio che domandette, & volon-
tiera .
In difto giorno fi have, come gli Amba-
fciatori de' Veneziani , che erano con lo Re
di Franza in Napoli , il prefato Re ghe ht-
vea dato licenzia, & come la Signoria a lo
Ambafciatore Franciofo, che era in Venezia,
havea pari modo dato licenzia da Venezia ;
6c come al Duca di Milano lo Re diflo ha-
vea mandato per Ambafciatore il fuo Mae-
ftro di Cafa, & a Venezia il fuo Cancelero
Secretario dopoi.
Item come in la Citta di Pifa il Re d"-dto
havea mettudo, & mandaro fette mila Fanti
Bertoni per difenfione de* Fifani, li quali fo-
no con Io Re di Franza .
Adi XV. di Veneri . Lo Illuftre Don AI-
phonfo da Efte con 160. Cavalli fi parti da_
Ferrara, & andb verfo Milano per honorart
Lodovico Sforza Duca di Milano fuo Cogna-
to, al quale Duca doveano andare Amba-
(ciatori de lo Imperadore Miximiano a dare
la Poffeflione del Ducato di Milano , & li fi
havera a dovere fare Gioftre, & triumphi.
ln d &o giorno. Paftorono per Ferrarefe
che venivano per dal Polefene di Rovigo ,
alcune genti d'Arme de la Signoria per San-
cto Luca , che andavano verfo Ravenna , &J
altre genti d'Arir.e per da marina via per fu-
fo quello del Duca H^rcole tuttavia li paffa-
vano .
In didlo g : orno. Venneno Lettere a Fer-
rara, come il Papa in Roma hivea fatto Vef-
covo de le Penne Meffer Felino Sandelo da
Ferrara fuo Secretario con refervazione de Ii
fuoi Beneficii.
Paflavano ogni giorno in quefto tempo Gen-
ti d'.vrme Francefi in ltalia ; & Veneziani
molto <i dubitavano fra pnchi giorni non_
havere la guerra addoffo del Re di Franza ,
& di altri Sigaoti, & ftanno in fofpetto.
Aai XXII di Veneri. Arrivo in Ferrara_
Agoftmo da V.IIa da Ferrara Cortefano del
Duca Hercole, il quale veniva da Napoli, lo
quale pono Lettere al prefaclo Duca, come
a.-i XII. del prefente in Napoli il Papa ha
vea per le mani di due Cardinali fatto inco-
ronare dcl Reame di Napoli il Re Carlo Oc-
tavo di Franza con grandiffimo triumpho, &
f fta; & come il Re mcoronato cavalco per
Napoli feminando per la Terra di Napoli Co.
V 1 rone
D I A
toi.e d'oro , le quali per foldi LVI. marche-
iani Tuna fi fpendeano a Ferrara.
ltem come il prefa^o Re adi XHI. fi do-
.eaabfenrare da Napol, & venire verfo Ro-
^t factoSracioch, li havefle a d,f-
PC S comc havea faifto in Napoli Vice Re
Ai Bompenfien fuo mtimo, 8c af-
S!e° VcgJo del P Si g note Francefco Mar-
Ch f*aT£Zo. PalTorono per Ferrara, 8c
, d tuca g d "c genti d'Armedel Magnifico
??ino da C«pi Cor.dott.ero dc la S.gnoria
T Venezia che P ven.vano del Veroreie , &
andlvan zofo a Ravenna, perche ,1 Duca_
Hercole U ha dato il paflo per fufo .1 fuo.
AdiXXIII. di Sabbato. Arnvo in Ferrara
u no Ambafciatorc de lo Imperadore Max,-
"i° 0 a l Duca, che vema d. Alemann.a da_
epfo Imperadore, 8c alloggto in Corte a fpe-
che veniva da Napoli.
ln quefto tempo aitro che d. guerra con-
tra Veneziani non G parlava commun.ter per
ogni perfona, & per tutto lcal.a, & comc_
Veneziani ne hanno paura.
Veneziani in quefto tempo ftavano in gran-
diflimo fofpctto di havere de le botte dal Re
d.Franza, & molto fi preparavano; 8c tamen
non haveano alcuno Capitaneo, 8c poca gen
te d'Arme, 8c manco cavalli, 8c non U hda-
vano dtl Duca L dovico di Milano, awen-
ca che m Parmelana, & Bcrlana havefleno le
loro genti d'Arme, 8c cosi a Ravenna.
H Duca di Milano havea la gente d'Arme,
8c Fantarie in Parmelana fua Cittade, 8c a_
le confine de li monti ptr dubbio del Duca_
di Oiliens, che era li con aflai moltitudine-
d. Franciofi, 6c viclualia, che erano a piaci-
mento del Re di Franza .
Adi d t\o . Si nave , come in Franzi <i
mettevano.n ordme piu di ceato miara d ho-
mini combattenti , per ven.re in Italia
ajuto del fuo Re contra de' Veneziani , 6c
altri lnimici del Re di Franza .
II Duca di Ferrara tunc diva ll paflo per
fulo il fuo Dominio a chi ghel domandava ,
8c ftava di meggio , 8c davafe piacere , 8c
buono tempo. .
Veneziani tunc non celiavano mai di dire
male del Duca Hercole, 8c de' fuoi fudditi ,
8c di farli male; 8c havean fra loro levatone
canzone, vidclicet , o gucrr.i , o non guerra ,
Ferrara andtra ptr terra: tanto ghe hanno lo
animo; ma penlo, non paflara quefto prefen-
te Anno, che loro in tutto feranno disfatti ,
per la loro grandiflima, 8c incredibile luper
bia, dal prefadto Re di Franza.
Adi primo di Zugno di Luni . Arrivo in_
Ferrara lo llluftre Don Alphonfo Primoge-
nito del Duca Hercole, lo quale venivada_
Milano, 8c lecondo che fu dic"to, havea ha-
vuto danari in Milano dal Cognato fuo Du-
ca Lodovico Sforza per fare cento cinquanta
homini cVArme a quattro cavalli per homo
d'arme, come (i coftuma a la Taliana; cento
cinquanta Baleftreri a cavallo , 8c ducento
Fanti per andare in Campo per tuttoZugno,
eve parcra al diclo Duca.
B
D
R I O 304
In di&o giorno a le XXII. fcore. Arrivo
in Ferrara uno Ambafciatote del RediFran-
za con 80. cavalli, Io quale veniva da Ve-
nezia , ove molti & molti giorni l'era ftato
per lo prefadto Re; a cui il Duca Hercole_
ando incontra in lo Barco con fua Fameglia,
8c Gentilhomini a cavailo, perche venneper
la via di Padua, 8c accompagnollo ad allog-
giare in lo Cortile grande fopra la fua Ca-
pella, havendo ordinato di f ^ rti le fpefe del
tutto , 8c poi li lo lalso ripolare ; & comc_
dicto Ambafciatore have cenato, ando aofo ,
8c intro in Vefcovado , 8c videlo, 8c poi an-
d6 inanti 8c indreto per la piazza vedendola,
8c dopoi ando fufo a dormire.
Adi II. di Marti. II Duca Hercole ando a
trovare lo Ambalciatore a la fua Camara, 8c
infieme andonno a la Mefla in Cappella del
Duca, che cantonno li Cantori di epfo Du-
ca; 8c poi il Duca abbrazo diclo Ambafcia-
tore , lo accompagnd a la fua camera, e li lo
hi\b definare : lo quale Ambafciatore fu vifto
molto volontiera da tutti li Ferrarefi, perche
10 Re e molto amato dat Duca Hercole ; 8c
Ferrarefi anche fono amati da lui.
La Santita dei Papa in quefto tempo fi ri-
trovava con parte della Corte Romana ad
Orvieto, per non fi havere abboccare con lo
Re di Franza .
II Re di Franza havea roandato, 8c man-
dava a furia in Tofcana per via di Porti mol-
ta vitualia, perche fi dicea, che a Fiorenza
11 giorno di Sancto Zoanne el fe volea ritro-
vare, e dopoi a Bologna, 8c forfe in Fer-
rara.
II Duca Hercole a furia facea aggrandire-
il fno Palazzo di Belnguardo , 8c lavorare a
Belfiore in lo fuo Pdazzo , 8c in 1'altro fuO
Palazzo da Sanifto Francefco .
In diclo giorno. II Duca Hercole , 8c lo
Ambalciatore Franzolo cavalconno per Fer-
rara, 8c in lo Barco , 8c andonno vedendo
ogni cofa, 8c piacqueh molto quefta Terra.
Aai III. di Mercori. Lo Ambalcutore con
il Vefcovo di Cervia, che fta in Ferrara, 8e
con li Gentilhomini di Ferrara andonno a-
Meffi in lo Velcovado di Ferrara.
In di6k> giorno . Da N ipoli fi haveperuna
Lettera di Monfignore di Bugin de' pnncipa-
li del Re di Franza direttiva a Monlignore-
d'Arzentum Ambafciatore in Venezia per lo
diclo Re data adi XIX. di Miggio profllmo
paflato anno prefente; de la quale Lettera^
lui eflendo in Ferrara fece copia a chi ne^
volfe, 8c io in brevi pro ut infra la tranfcri-
pfi , 8c pero in brevi e qui lo effec"to , vide-
licet :
Come adi XIV. diclo. A Rezo di Calabr.a
era venuto lo Re Alphonfo di Aragona ex-
pulfo ut fupra, 8c Don Cefare fuo Fratello
baftardo, 8c uno Fiolo che fu del Principe_
di Roflano con Spagnoli , Catcllani , Bofcani,
Ciciliani, 8c Sardi in numero di XII. mila_
perfone, 8c haveano prefo Rezo con una_
Terra grofla , che era del Principe di Rofla-
no, con tre altre Caftelle verfo la via di Af-
pramonte; 8c come con le genti di Monfi-
gnore Bugin , che erano lanze 500. , 8c mille
fanti, fi erano azuffati, 8ccome da joo. Fran-
ciofi li furono morti , 6c prefi da homint
d'ArmeXXII., 8c menato via il Capitaneo
de' difti fanti, per modo che Francefi ha-
venno la peggiore : 8c come in diclo giorno
fu la Nona Francefi tutti infieme aftretti an-
do-
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F E R R
fcronb « trovare d.e* Doo Cefare, & Re_
JUDhonfo, che haveva circa-8oo. cavalli leg
£5?che ftracorreano il Paefe, & quell, af
EfS & fu la~prefo Don Cefare, & il F.olo
che fu del Principe di Roflano, & joo. Stra-
Aimti 8e Kli altri furono ferm & morti ,
£ inodo c!e'l Re Alphonfo fu neceffario ,
che abbandonaffe tal battaja, 8e falvoffi per
cuellogiorno, in tanio che Francefi reftonno
Tittoriofi. Appreffo adi XVII. pur d.Maggio
cra arrivata in Capo di Santo Angeioin Pun
ta e froontata rArmata di Don Fedengo
FrateUo del di&o Re Alphonfo , & Doru.
Ferrante Fiolo unico del di&o Re Alphonlo
con homini 1600. & con cavalli joo. leggie-
ri , & erano andati ftraoorrendo il Paeic- ,
tanto che pervenneoo ad uno Loco, ove era
alloggiato Donno Zuliano di6bo il gran Dia
-olof & furono a le mani con le fue genti
circa 1'hora di Vefpro: per la quale battaja-
& conflitto furo6o fra morti , & prefi 944
de'fuoi, & de* Francefi ne furono morti joi.,
& hanno li Francefi prefo il Capitaneo de'
difti Fanti, 8e Galeotti che fi addimandava-
Conte Cervochi . Et il giorno feguente ven
neno a Sandto Forfirio da Lanzano fufte due
di Schiavoni, 8t Albanefi, & trafcorfeno per
fortuoa in dicto Fiuroe , 81 furono prefe di
Ae fufte di Galiotti de le Compagnie diDon
Zuliano, che hanno roanifeftato il tutto . Et
faltro giorno feguente 1'Arroata del Re Fer
xando ftracorle a la via di Confenza di <~ala-
bria, 6t fmontorono in terra gran gente per
farecarne, dove Fraiicic.fi, 8c loro ficeno
fatto d'Arme, & furono pari, eccetto che lo
d c"to Re fu prefo da uno Barone di Monft
gnore Bompenfiero , 8t hallo trafugato , ( &
non fi fa, ove fiano andati ne Tuno, ne l'al
uo. Hoc fisKfto, fi attende a feppelire li eor
pi roorti; 8e per aSbreviare la cofa , fcrive_
che fono arrivate, 8e arrivano disetim tante_
multitudmi di Franciofi in Italia , che e nu-
meto infinito, lo quale non ho voluto fcri
vere qui, perche mi pare impoflibile a cre-
dere.
ln dicto giorno . II dic"ko Ambafciatore_
fflette per due hore a parlamento fecreto con
il Duca Hercole in le Camare del fuo giardi
ao di Corte; 8e poi di&o Ambafciatore con_
il Vefcovo di Adria, 8e altri Gentilhomini
cavalconno per lo Barco, 8e Borghi di Fer
rara, 8e per Ferrara a piacere in fino a hora
dicena.
In didto giorno fi have per certo , come_
Veaeziani per tutto ll loro Dominio univer
felmente haveano f uto comandare uno homo
per Famigha, 8e fattoli fcrivere, che havcf-
fcoo a ftare in punto ad ogni loro richiefta ;
fc fe e oflo folo, 1« volcno; 8e fe fono tre ,
ne voleno due ; fe fono quattro ne voleno
«re.
Ireai come Veneziani a k> Ambafciatore_
del Duca di Milano, che ftava fermo in Ve-
nezia, haveano dato licenzia , che fi havefle
a partire da Venezia, 8e che*l fi dicea publi-
ce , coaie ll Duca di Milano era d'accordo
•eon lo Re di Franea •
Adi IV. di Zobia . Lo Ambafciatore predi
c"b fi abfento da Ferrara coo fua Comiciva ,
& andp verfo Bologna, effendo ftato accom-
f agnato per il Duca Hercole, 8e Cafa fua_- ,
uoo pezzo fuora di Ferrara con Trombe , &
Piffari, 8c grande amore, 8c havendo havuto
«mverfaimeatc i e %efe del tutto dai prefato
A R E S E. 30«
A Duca fecondo il coftume fuo .
In diclo giorno. Si have, che'I Re de Fran-
za era partito da,Roma , 8e veniva verfo
Fiorenza, 8c che Fiorentini inlino a Romi_*
«he erano aodati incontra per condurlo
Fiorenza con triumpho grandiflimo .
Veneziani a gran furia davano tunc danari
_ foldati , & fanti , 8e mandavano in fufo
ogni homo, facendo il iuo riforzo in Gkra-
adda, 8c fu(o etiam mandavanogli homini
comandati ; & chi non havea arme , . manda-
vano a Brefia per arme, 8c a Verona manda-
vano per danari ogni homo.
Adi VII. di Domemca , 8e era il giorno
de la Pentecofte, a hore due di norte arriv5
B in Ferrara improvifo per nave uno Ambafcia-
ore del Duca di Milano , il quale and6 a_
difmontare, 8c alloggiare in la Corte del Du-
ca Hercole.
In didto giorno . Fu morto uno Benedet-
to da ImolaBeccaro di la dtl Ponte del La-
gofcuro; 8e quefto perche difle a li Fanti de
la Signoria , che andavano a la morte , per
andare contra Francefi, li qualiFanti lo am-
mazzonno .
In dicto giorno. Paffonno per Sin&oLuca
oltra P6 Fanti centocinquanta de' Veneziani,
che venivano da Ravenna, & andivano fufo
n Breffana, 8c ando a paffare al Ponte dcl
Lagofcuro .
Adi VIII. di Luni. II Duca Hercole in_
Ferrara fece dare danari a molti de' (uoi ho-
mini d'Arme, che'l prefta al Signore Don_
Alphonfo fuo Fiolo, tanto che habbia com-
pito di fare la fua compagnia, 8e condotu ;
accio che prefto il poffa andare fufo in Lom.
bardia al Duca di Milano fuo cognato , di
cui Te fatto conduttiero , ove h appreflato a
dovere andare.
Adi VIII di Marti . Lo Uluftriflimo Duca
Hercole mando Meffer Antonio de' Coftabili
(uo Sifcalco a ritrovare il Re di Franza a_
fperoni battuti .
In difto giorno. Venneno nove certe, co*
me in lo Porto di Pifa eraiio arnvari , che_,
veniano di Franza per mare, alcuni mila_
combattenti in favore del Re di Franza.
Adi X. di Mercori . Si pirti da Ferrara ,
& ritorno a MtUno lo Ambalciatore del Du-
ca di Milano, il quale era venuto qui infino
a Domenica di notte.
Adi XII. di Veneri. In Ferrara fi have—
per certo , Sguizar» . cioe la compagnta del
B6, havere tolto al Duca di Milano Chiave-
na a nome del Re di Franza .
Item come il Duca Lo iovico Sforza gene-
raliter a tutti li fuoi Sudditi, 8e Comunitk
havea pofto una gravezza , la quale el chia-
mava fubfidio caritativo per la Guerra, chel
fi dubitava, che gli haveffe andare addoflb ,
E videlicet del Re di Franza; 8e comechicon-
tradiceva, gli raddoppiava la pofta, 6e facea
diftenere chi etiam contradiceva , 8e come_
tutto il fuo dominio era di, peflima volontk
contra di lui .
Et tn difto giorno. II Duca di Ferrara
mand6 a Bologna parte de* fuoi baleftrieri in
ajuto del Magnifico Meffer Zoanne de* Ben-
tivogli, perche pare che fra lui, 8e Bolognefi
fia forto certe novitadi , onde Bologna pec
quello ne ftava in parte in Arme .
In quefto tempo. Tutta la Italia e fottofo»
pra, & in Arroe , 8e fofpetto per lo Re di
Franza, il quaie non & u ben certo, a chi il
vogtia
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?0? " * "
voglia dare de le botte, cioe fare guerra ,
fe non che communiter ogni perfonagiudica,
che tutto il male contra Veneziam habbia
andare, pofto che'l Duca di Milano pare_ ,
che fi dica, che ne dubiti, lo quale fi crede,
che in fecreto tenga con diiSto Re.
Et infino a quefti di . Lo Imperadore Maf
fimiano, & lo Re di Spagna non fi fono fco-
perti contra lo Re di Franza, ne hanno dato
alcunoajuto a'Veneziani, li quali fina ad hora
fra pie,& cavallo fi tiene,che habbia da cin-
quanta millia perfone, ma inutili, & inefper-
ti , & gente piti prefto da fuggire Franciofi ,
che afpettarli . ,
II Duca di Ferrara fa tuttavia fabncare, &
fta di mezzo; non sMmpazza di guerra, &da
il paflb fufo il fuo a chi ghel domanda ; &
per quefto eflere homo di mezzo , e molto
fuora di modo odiato lui, & fuoi fudditi da'
Venezi3ni .
Et adi dicto . Si have per certo le genti
d'arme del Re di Franza, che fono a leCon-
fine del Duca di Milano, eflere corfe da rre_
millia cavalli leggeri infino a Ingieve , & ha-
vere menato via perfone, & beftiame ingran-
de quantitade .
Sabbato adi XIII. di Zugno . Al Duca di
Ferrara venne Lettere, come Franzofi havea-
no prefo, & tolto al Duca di Milano Noara
Cittade, & Lecho.
Et in di£ta mattina paflonno due Amba-
fciatori de' Veneziani per Ferrara in carretta
da Francolino, & andonno aBologna, &non
volfeno fmontare di carretta , ne darfi a co-
nofcere al Duca Hercole , & pero non li fu
fatto honore , ne fpefe .
Sivero de' Siveri da Ferrara Secretario del
Duca in quefto tempo appreflb li Frati de la
Rofa in lo Borgo del Lione facea fare per fua
habitazione uno Palazio .
Adi XV. di Luni. Di notte cavalco a Mi-
lano lo llluftnflimo Don Alphonfo Fiolo del
Duca Hercole con 35 perfone de la fua Fa-
megba, & lafso , che fuoi foldati li andafle-
no dreto.
Adi XIX. di Veneri. Venne nove a Ferra-
ra, coir.e il Re di Franza havea fatto mette-
re a (accomano Tofcanella , & Pogibonzi ,
perche non l'haveano voluto accettare, &dar-
li victualia per fuoi denari .
Et veiinero Lettere da Milano , come in_
quello di Noara Franzofi , & del Duca di
Milano, fi erano azuftati iniieme , eflendoan-
dati Milanefi per foccorrere lo Caftello de la
Citta di Novara, lo quale non era tunc refo,
& lo quale dopoi hebbero Franctfi ; & come
a' Milanefi erano ftati tolti, & menati viada
500. cavalli , & morto da 150. perfone, &
ferite anche aflai, & fimiliter de' Francefi ne
erano morti, ma erano rimafti vittoriofi con
tra Milanefi .
In qucfto tempo. II Duca di Milano havea
domandato a tutti li fuoi Sudditi, & Feuda
tarj uno lubfi.iio caritativo pcr difendere il
fuo St.ito, & recufando le Comunitadi de le
fue Terre, & Feudetarj , non potere fubve-
nirli, li facea diitenire, & ad alcuni li face-
va levare le robe rr obili , & immobili , &
vendere, & a chi una cofa, & a chi una al-
tra, per havere denari. Per le quai cofe pare,
che fia ftato di quelli , a chi 1'habbia in Mila-
no f itto vendere li fuoi Beni , p?r eflere im-
potenti a pagire , che fi lono da le impicca-
di; & per tale cagione £ molco nule voluto
da' fuoi PopoU,
B
D
R I O 508
Veneziani in querto rempo in Lombardia_
fopra Ojo Fiume haveano il fuo reforzo di
gente d'arme, & Fantarie, & non davanoal-
cuno ajuto al Duca di Milano ,' ne piii fufa
quello di epfo Duca haveano fue genti .
Fiorentini in quefto tempo, per nonrecet-
tare iH Fiorenza lo Re, havean fatto incate-
nare le ftrade di Fiorenza, & haveano pieno
tutta la Terra di Fanteria, & arme.
Bolognefi fi tiene per certo , che fi fiano
voltati , & che tengano con Veneziani , dove
che erano prima con lo Re.
Luni adi XXII. Da Fiorenza vennero Let-
tere di piu & diverfi Mercadanti a piu Mer-
cadanti, & Gentilhomini di Ferrara, come_
Fiorentini non haveano voluto , che'l Re di
Franza intrafle in Fiorenza , venendo da Sie-
na, per uno accordo fatto fra epfi Fiorentini,
& Veneziani; & haveano intefo , che'l fi ]e-
V3ria , & volea levare per venire a la volta
di Pifa , pare che li mandafleno le Ioro genti
d'arme, & quelle , che Veneziani gli havean
mandato in loro ajuto , che in tutto furono
da trenta Squadr? , perche non paffafle ; & le-
vandofi la guardia del Re per metterfi in-
viaggio, intefeno le dicle fquadre , le quali
dubitandofi del Re , dove che dovean caval-
care verfo il Re, fi mileno a fuggire lontane
di li trenta miglia, che non fi voltarono ad-
drieto , & per paura tutti li loro carriaggi 11
rimafeno, & quelli del Re guadagnorono di-
c"H carriaggi, & diclre gente de' Fiorentini ,
& Veneziani , andorono fino a Piftoja con-
gran loro vergogna, & danno, & unlita, &
honore de' Francefi .
Et in dicto giorno la fera . Vennero iru
Ferrara molte Lettere da Fiorenza, comeche
Fiorentini per loro meglio fi erano accordati
con il Re di Franza, & venuti tocaliter a le
fue voglie per mezzo di uno Frate Hieroni-
mo de' Savonaroli da Ferrara, homo perloro
tenuto Sandtiflimo, & hiveano licenziate le_
genti d'arme de' Veneziani di fufo il fuo Do-
minio .
In quefto tempo Parmefani a furia attende-
vano a fgombrare il loro meglioramento , &
a condurre dentro da Reggio del Duca di
Ferrara .
Modenefi , & Reggiani conduceano li loro
ftrami, & biave dentro a le Terre.
Et Bolognefi pur tenevano laldo contra il
Re di Fran/a, eflendo in Liga con il Duca_,
di Milano, & con Veneziani, & davano da-
nari a furia .
II Duca di Ferrara ne ftava di mezzo , &
in buono accordo con il Re di Franza , lo
quale Re molto 1'amava , & accarezzaca_
Mefler Antonio de' Coftabili , & Bernardino
de' Profperi da Ferrara Mefli da epfo Signore
al prefato Re, menandoli fempre a manocon
(ua Santa Corona , & per quefte tali dimo-
ftrazioni , & ftare il Duca di mezzo , fua Si-
gnoria, & Ferrarefi erano odiati da tuttalta-
lia univerfaliter . Li quali Veneziani , Duca_
di Milano , & Fiorentini hiveriano voluto ,
che con loro el fufle intrato in Liga conrra_
del prefato Re; & epfo Signore Duca de Fer-
rara fapendo quello li fece la Liga al tempo
de la fua Guerra di Ferrara 1481. non li ha
voluto intrare, come fapientilfimo , & ha vo-
luto prima Ia ruina d'altri in ftare a vedere ,
che altri habbia veduto la iua.
Zobia adi XXV. dicSto. Venneno Lertere_
i Ferrara, che *1 Re Cailo di Franza era iru
P5 r "
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p 9 F E R R A
perlona in la Citta di Lucca coa amore di A
quella Comunitade , & come el volea vemre
per fufo le Montagne del Reggiano m Lom-
bardia; unde Veneziani in Lombardia facea-
no erandiflimo reforzo, perche el non entraf
fe lufo quello del Duca di Milano , per dub-
bio loro di non perdere le Citta, che hanno
in terra ferma , & fimihter facea il Duca di
Milano. \ ,
H quefto tempo . II Duca di Milano havea
chiamato a cafa fua tutti li sbanditi del luo
Paefe, & li havea perdonato.
Item epfo Duca per paura havea liberato h
fuoi Popoli da molte angarie a loro impofte
per Iui per lo paffato ; de la quale liberazione
li fuoi Popoli poco'conto faceano , che tutti
U voleano male da morte , & perb dubitava
perdere il Stato.
Veneri adi XXVI. dicto . Si have m Fer-
rara, come il Papa totalmente era in buouo
accordo con il Re di Franza, & Fiorcntini,
Senefi, & Lucchefi; 8c tuttavia di Zenova fi
parlava , che veniva a le voglie del prefato
Re.
Del Re Alphonfo di Ragona gia Re di Na-
poli piu non fe ne parlava , come fel non fuf-
fe al Mondo; ma ben da per tutto fi dice_ ,
che quello Reame non fu mai in tanta pace ,
& bonazza , quanto e adeffo .
Sabbato adi 4. di Lujo. Si have in Ferrara
per certo, come il Duca di Calabria gia, vi
delicet Don Ferrante da Ragona, di fufo una
fua Armata in terra in 1'Abruzzo era fmonta
to , & ftracorfo quel Paefe , 6c come Franzo-
fi havean morti univerfaliter quafi tuttidifua
compagnia, che furono li morti da due mil-
lia, & vix havea potuto campare da' France
fi didto Don Ferrante .
Et in diclo di . II Re di Franza have per
forza Pontremolo del Duca di Milano, & ne
abbruso una parte .
La Signoria di Venezia, BreiTa, Bergamo ,
& Verona forniva a furia del tutto perpaura
di guerra, 8c Veneziani flretti come gattian
davano .
Lo Illuftre Signore Francefco da Gonzaga
Marchefe di Mantua era con la Signoria di
Venezia a foldo, 8c molto ftraparlava delRe
di Franza.
Bolognefi erano conVeneziani contrailRe,
& roolto ftraparlavano del Re di Frarza.
II Papa fi diceva, che era in accordo con_
il Re.
Lo Imperadore Maximiano , & lo Re di
Spagna per anco non s'intendeva, che hivel
feno dato, nc che ajuto deffeno ne a' Vene-
ziani, ne al Duca di Milano .
Tutta Italia, videlicet HPopoli, gridavano
ad una voce Franza, Franza , prauer li Si-
gnori, 8c Signorie.
Adi II. di Lujo . Cavalco il Duca di Fer-
rara a la Citta fua di Rezo , 8c fu dicto , che
andava per abboccarfi con il Re, per accor-
dare il Duca di Milano con il predidto Re.
Luni adi VI. diclo la mattina. Ritrovan-
dofiPontremolo affediato, il prefacto Re con
circa quindici mila Perfone , delibero di li
partirfi , & fare uno reforzo, & vedere paf-
fare ultra per lo Piafentino , 8c vedere di an-
dare a zonzerfe con li altri fuoiFtanzefi ver-
fo Afti, 8c Novara, 8c tamdem tre Squadro-
ni di Franzefi fi attaccarono con Taliani , vi-
delicet con la gente de la Signoria, che era-
no parte con h Provedidori di epfa Signoria,
D
•R E 8 E. 3 io
unde feceno fufo il Fiume, che va vcrfoPia-
zenza,fatto darroe infieme : di che da' Fran-
zefi furono morti da leicento homini d'arme
de la Signoria , & del Duca di Milano , &
de' Franzefi ne furono morti da XXV. in_
XXX. in tutto , & feritine da 200. , 8c fu
prefo il gran Baftardo del Ducadi Borgogna,
& mandato a Mantua per il Signore di Man-
tua, che in dicto fatto d'arme fi ritrovo , 8e
a cui tre cavalli fotto furono morti, & furo-
no morti de'Veneziani fette Conduttieri, che
haveano feicento cavalli per cadauno, &era-
no nominati per valenti homini d'arme , fra
Ii quali fu dido , che ghe era il Conte Ber-
nardino da Monton , il Signore Ranuzzo, &
il Signore Ridolfo da Gonzaga da Mantua.,;
de gli altri il nome non fo. Et furono morti
da 30. homini d'arme del Duca di Ferrara_ ,
cheThavea preftato a lo Illuftre Don Alfonfo
fuo Fiolo , de li quali ghe era Zam Polo
de' Pocointefta , il Conte Galeazzo da Cor-
rezo Conduttiero , & altri , che non fo il no-
me . Et fatto il fatto d'arme , il Duca di Fer-
rara mandoa vedere , come era paffato il tut-
to , & intefeno da Sier Gafparo da Bifilica_
Petri fopra la gente d'arme d'eplo Duca di
Ferrara , che in perfona fe Ii era ritrovato *
vedere il tutro dal principio, meggio, & fi-
ne , come de* Taliani erano ftato morti da_
fei milia perfone fra da pede , & da cavallo,
& de' Franzefi prout fupra, & che era una_
compaffione a vedere fopra la terra tanti cor-
pi mortt, 8c cavalli fenzi numero; & come_
tamdem il Re era ftato vittoriolo, & paffato
ultra il Piafentino, & come a fuo pucere el
li potea andare a mettere con 1'altre fue gen-
ti , che fono di fopra verfo Noara 6c Afti
fenza alcuna contradictione , & come che lt
andava, ck come Ia Gente de la Signoria, 8c
del Duca di Milano Ii andavano drieto infino
a dicti Loghi , per vederne lo fine ; 8c come
il Caropo de' Vcneziani , & Duca di Milano
erano molto fupcriori di perfone ; ma che a*
Franzofi erano ftato tolti molti de li fuoi
Carriaggi per dicTri Taliani , 8c fitto prefoni
certi Franzofi ; &c ne venne a Ferrara da_
cento Lettere in fufo tutte cosi concordanti.
IlDucadi Ferrara ifto tempore havea fatto
portare in Caftello Vecchio in Ferrara Carra
XtV. di Lanze da Fanti a piedi, 8c fatto or-
dinare tutte le fue Artelarie, Sc fimiliter ha-
vea fatto furnire Montecchio fuo Caftello in
Reggiana, 8c era lui tunc a Reggio.
Sabbato adi XI. diclo. In Ferrara in Mer-
cato fu venduto il Staro del Formento quin-
dici Bolognini , 8c a FielTo fi vendea foldi
19. & 20. tl Staro , & cosi del mio , ch' io
ho in FiefTo, ne potei havere da' Mercadanti
Veneziani, li quali Veneziani al prefente te-
neno difti Lochi per vim al Duca di Ferrara
con Ii altri fuoi Lochi , 8c Polefene di Ro-
vigo .
Domenica adi XII. dielo. Si hive nove_
certe da Napoli , come elTendo fmontato iru.
terra fufo quello di Atez^o di Calabria il
Duca di Calabria vecchio , videlicet Don_
Ferrante con fuo Barba Don Federico , &
uno Fratello Baftardo del di&o Don Federi-
co di fufo una Ioro Armata , 8c trafcorrendo
quello Paefe ghe furono addofib Monfignore
Bugin con le fue genti, 8c con ajuto di Mon-
fignore di Bompenfiero Vice Re di Napoli, 8c
tamdem campb il Duca di Calabria con circa
tre, 0 quattro de li fuoi, 8c tutto il reflo da'
Fran-
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,,i D I A
Franzofi furono morti . '' '
Item. ComeMonfignorediBompenfiero ha-
vea fatto brufare , & diftruggere Capua , 5c
«imazzare quafi ogni homo di Capua per la_
novita de' di paflati.
Et fi have dal Duca Hercole, che era ir_
Reggio a fparaviero ; & quefto fcrifle a fuo
Fratello Signore Sigifmondo fuo Locotenente
inFerrara, come il Duca di Orliens, che era
in Novara, era con le fue genti d'arme8cPo-
polo ufciti de la Terra, & haveano aflaltato
il Signore Fracaflo da Santo Severino con le
genti d'arme del Duca di Milano , le quali
erano intorno a Novara contra diclo Duca,
& corne' l'havea prefo da 400. homini d'arme
del Duca di Milano, & cavalli, 8c menatoli B
per prigioni in Novara , 8c haveno morti af-
iai di quelli del Duca di Milano.
In dicto giorno. In Cefena intro la parte_
del Conte Guido da Bagno , 8c amazzo la_
parte de' Martinellida Cefena in SancltoFran-
cefco a Vefpero , che furono XX. li morti,
& poi andorono a le Cafe de* morti, oc ama-
zonno le donne , 8c fioli, 8c infermi .
Si have etiam in Ferrara , come in Vene
zia Veneziani haveano fatto faluo per le rot
te, che haveano havute ut fupra, per dare 1
credere a' fuoi Sudditi, che fiano ftati vitto.
riofi , & per non preterire il loro confueto,
che fempre fu , e, 8c fara, che quanto hanno
perfo del fuo, o che habbiano trifte novelle ,
hanno fatto Faluo, Campanuo, 8c Fefte.
Et fi have, come tutte le genti morte adi
6. di querto prout fupra , tutte furono di quel
le de la Signoria di Venezia , praner quelli
pochi, che" furono morti de lo llluftre Don..
Alphonfo da Efte , li quali non feriano ftati
rnorti , fe il Signore Francefco Marchefe di
iVtantna havefle voluto foccorrerli ; dopoi che
li have mandati per li primi in didlo Campo,
dicendoli : andate inanti vui Ferrarefi, che_
fete Francefi, perchc era lui tunc Capitaneo
de' Veneziani .
Vennero Lettere da Mantua , 8c Gente_,
come tutta Mantua era in pianri 8c doghe_
per la morte del Signore Redolpho da Gon-
zagaBarba di quello Marchexe , 8c di molti
altri Mantoani morti in diclo fa&o d'arme.
La Giefia di San&o Francefco in Ferrara_
fi attendeva gitrarea terra con il Campanile,
per volerla nfare di novo.
Luni adi XIII. dicto . Francefi, 8c Taliani
in Lombardia apreflb Noara fi attacconno in-
fieme, dove furono morte di perlone Taliane
da fette milia in fufo , 8c Francefi anche in
quantitade: perilche Veneziani in le loroTer-
re fecero Faluo , Proceffione, 8c Campanuo ,
& Fefta , fecondo loro ufanza di fare , che_
perdendo il fuo, fanno Fefla per confolare li
Sudditi .
11 Re di Franza era in Afti tunc con il
Duca di Orliens fuo Cufino, Sc li facea gran
gente per venire in Italia a' danni del Duca
di Milano, de' Veneziani, oc di altri .
Et in Ferrara tunc per parte del Duca_
Hercole fu fatta Grida publica, che non fuf
fe, chi ofafle a parlare contra de' Veneziani ,
perche epfi fi erano doluti ad epfo Duca_ ,
che'l parea, che fufleno mal vifti da' Ferra-
refi, come che fono per la loro fuperbia , &
altereza .
De li Campi de la Signoria, & del Duca_
di Milano , ogni giorno fuggiano Fanti , &
Stradiotti , per cflere male pagati da loro , &
D
R I O 312
temere di andare contra Francefi , che nort-
fanno prigioni, anzi ammazano ogni homo.
Furono impiccati in Ferrara per la gola_
due de' baleftrieri del Duca di Ferrara , li
quali haveano con altri fuoi Compagni ruba-
ti,& aflaflinati uno Francefe in Reggiana del
didto Duca, li quali Compagni fuggirono.
II Duca di Ferrara tunc era a Rezo a fpa-
raviero; & in Milano era il Signore Don Al-
phonfo fuo primogenito, e Don Ferrante fuo
iecondogenito era con il Re di Franza; & il
Cardinale Don Ippolito era in Ungaria in-
Strigonia al fuo Arcivefcovato .
Caraftia grandiflima tunc era in le Terre_
del Duca di Milano in Lombardia.
Sabbato adi XVIII. diclo. In Ferrara , &
quafi univerfalmente per tutto il Ferrarefe; fi
levo uno cattiviflimo tempo , ove tempefto
fenza acqua tempefta pefata oncie XVII. il
grano ; la quale fece grandiflimo danno , 8c
ineftimabile; & in ral Villa gettb zofo XVI.
Cife , & il Vento defcavo Arbori grofliflimi
ineftimabili, & tempeftb rutto Mizana, Cam-
po del Pero , & la Mifericordia , per modo
che tutti li'meloni fi abbonirono ad una vol-
ta, & in piazza fe ne dava XII. al quattrino
aflai buoni, & io ne comprai.
Mercori adi XXII. dicto . Si dice in Fer-
rara per Gente , chc venivano da li Campi
del Duca di Milano, & de' Veneziani, come
ne li Campi de' Veneziani , & Duca di Mi-
lanoeranode le perfone da 70000. & il Cam-
po de'Francefi rJjooo. , 8c come Francefi per
lo fuo Campo haveano fatto fare Grida , co-
me per Lanza a Taliani voleano dare Ducati
cento per homo d'arme, & a Stradiotto , 5c
a Baleftriero a cavallo XXV. , 8c a Fante a
pede cinque ; 8c come Fracaflb da Santo Se-
verino li era andato con de' fuoi.
Item. II Duca di Milano era ammalato iru
quefto tempo in Milano .
II Re di Franza era in Afti dal Ducad'Or-
liens, 8c li fa gente , 8c afpettagentediFran-
za , 8c ha fortificato per si fatta via la Citta
di Noara , che la fi puole vedere , 8c biafte-
mare, 8c ha attraverfo Po fatto fare Ponti di
Botte per potere paflare a fuo piacere, ove ,
& quando li piacera , 8c fa tremare tutta la
Italia.
Veneri adi XXIV. difto. Arrivo in Ferra-
ra lo Ambafciatore del Duca di Milano , it
quale veniva da Rezo a folazo con il Duca_.
Hercole , 8c didto Duca arrivo al Finale di
Modena.
Sabbato adi primo di Agofto. Fu impicca-
to a le feneftre del Palazzo de !a Ragione dl
Fcrrara per ladro uno Villano da Regenta_,
lo quale mai non fi volfe confeftare m morte,
ne comunicare , ne alcendere fufo a la fene-
ftra per eflere gittato zolo , ne volea vedere
Ia Imagine del Crucififlo, ne volle intrare ne
la Compagma de la morte , cioe de' Battudt
de la Morte, come intrano fimili defgraziati,
ne volfe mai dire una bona parola in ud're_
di arricomandarfa a Dio ; & fubito che'l fu
gettato zofo , cosi caldo caldo fu tajato ilca-
peftro , 8c fatto cadere in terra in piaza, 8c
poi per quattro Fachini ftatim fu fufo il ca-
diletto portato a gittare in P6 : 8c quefta fu
Ia fua morte villana.
Zobia adi X. di Settembre . II Duca di
Ferrara andb verfb le fue Citta Modena , e_
Rezo .
Sabbato adi XII. diclo . In Ferrara in la_,
\ Torre
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3'5
F E R R
Torre per meggio la Giefia di Sancto Zolia-
oo di Caftel-vecchio dal Iato di fuora de la_
Tbrre fopra le foile fu pofto una Gabbia di
ferro, in la quale fu per uno bufo fatto^ in_
lo muro mettudo, & murato Don Nicolo de*
Pelegati da Figarolo Fiolo che fu di Pierodi
anni 30. in j*. condennato per il Veicovo di
Cervia, che ftava in Ferrara, & per lo Vica-
rio de lo Arcivefcovo di Ravenna, fotto lc_
Diocefi de' quali el fu prefo ; & quefto per
che Phavea cantato due volte Mefla novella ;
& il primo dk che carit6 la prima Meffa_ ,
l'amaz6 uno, & poi a Roma fu abfoloto , §c
dopoi ne amazo quattro altri homini , & fposo
due mojere, & con epfe fi accompagoo; &fi
dife, che fi ritrovo a la morte di altri homi-
ni, sforzo femine , men6 via femjne per for
za, rubato havea in grande quantita, haveva
aflaflinato molti homini, 8e rubati per forza ,
& era andato per tutta la Poteftaria di Filo
del Duca di Ferrara, Se per tutto il Ferrare-
fe con compagni tutti armati con calze a di-
vifa, & arme inaftade, amazare, & bevere_ ,
& alloggiare per forza ; & breviter have«_
fatto tanto male , che era una compaflione ;
& a pane , & acqua fu- condennato a dovere
finire la fua vita iufo uno facco di paja .
II Re di Franza tunc era fufo quello d
Noara con grandiflima quantita dicombatren
ti ; & li campi de la Signoria di Venezia , &
Duca di Milano erano in Lombardia , & de-
itruzevano la Lombardia .
II Duca di Milano mando in quefto tempo
a domandare in vendita al Duca di Ferrara_
cinque infino ad otto milia moza Ferrarefi de
fruraento per Milano, & fi diceva, che ghc_
ne dava da quattro milia moggia , perche in
Ferrarefe quefto anno non e (tato tanti fru
menti, quanto 1'anno paflato.
In quefto anno in Ferrarefe, & da per tut-
te le parti fono piu vini , che mai niuno fe_
ricordi .
Sabato adi III. di Ottbbre in Mercato in_
Ferrara fi vende il ftaro del frumento foldi
dodici .
Mercori. Adi VII. difto. In lo Caftello di
Vigevano di Milano in una hoftaria moritte_
Mefler Jacomo de* Trotti fenza Confeffione .
& Ordine de la Giefia, a lo quale non rima-
•fe Fioli legitimi, perche mai non hebbc mo
g«e •
II Duca di Ferrara tunc fi partitte da Mo
dena, & da Rezo, & ando verfo Milano per
accordare il Duca di Milano con il Re dc_
Franza , come dopoi 1'accordo .
Zobia adi XXII. didto. II Duca di Ferra
ra, 0 fufle Bonaventura di Mofto fuo Tefau
riero in Ferrara, Modena, & Rezo , facea_
Fanti per mandare a ftare in Genoa in lc_
Forteze a pofta del Duca di Ferrara , perche
in lo accordo fra il Duca di Milano , &
Re, il Duca di Milaoo li dette Zpnoa in pe
gno , & il Re la dette a fornire al Duca di
Ferrara, come li pareva di fornire, perche il
Duca di Ferrara era il primo amato Signore
d'Italia, che haveffe il Re , & il Re non fa-
cea fe non tanto quanto volea dicto Duca di
Ferrara; perche epfo Duca di Ferrara di fa-
pienzia, aftuzia, pratica, & bonta era primo
Homo d'Italia, & cosi pih fidele, & fecreto,
& amato da tutti li Signori, & Signorie d'Ita-
lia, excepto che da* Veneziani, che appena-
lo voleno udire nominare .
Luni adi II. di Novembre, Si partirono da
D
R E S E. 3T4
Ferrara per andare a Zenoa il Duca di Ferra«
ra, che li fi dovea ritrovare li Fanti, dequi-
3us fupra proxime.
Et infino adi XX. di Settembre. Fu ritro-
vato il Nobile Sigifmondo dal Sacrato eflere
ftato incoppato, & ammazato , & cosi ono
fuo Famegio da uno altro fuo Famejo Vefen-
tino , & robatoli la Cafa , & portato via il
cavallo fuo , & poi laflato afferrato in Cafa_
fua in Ferrara, lo quale ftaVa con di&i duc_
fuoi Famegli tanto in Cafa fenza donne , che
erano fuora ; & fu Fiolo del Nobile homo
Hettore di Jacomo dal Sacrato.
Domenica adiXXI. di Novembre. Ritorno
il Signore Duca Hercole da Zenoa , & da_.
Milano , havendo lafciato fornito Zenoa dt
Fantarie, & Forteze a nome del Re diFran-
za, lo quale era andato in Franza per qual-
che giorno , & loco ipfius in Icalia havea laf-
fato Vice-Re il prefato Duca Hercole , lo
quale Duca molto di bona voglia & graffo ri-
torno , & piovando forte .
Et in lo Reame di Napoli Veneziani ifto
tempore con il Re Ferrante davano di fare
al Vice-Re di Napoli , che era Monfignore_
di Bompenfiero; tuttavia diclo Monfignore—
con li altri Franzofi , che havea laflaco li il
Re di Franza, & con li Baroni di quel Rea-
me di Napoli trattavano male difto Re di Na-
poli defcazato, & fua gente di dicto Reame .
Et tuttavia la Signoria di Venezia per uno
grande reforzohaveamandatoStradiotti, Fan«
tarie, & molte genti d'arme li per obtenire_
contra Franzofi • Et a Zenoa a pofta del Re
di Franza fi faceva una groffa Armata peran-
dare contra Veneziani, & altri che parefle al
Re di Franza, lo quale a Primavera con gran-
diffimo reforzo havea azurato retornare inlta-
lii a feguire la imprefa fua . Et tunc Vene-
ziani molto haveano in odio li Ferrarefi ; Ss
cosi Bolognefi, & Mantuani , che erano con
Veneziani . Ma Ferrarefi poco li eftimavano
per lo favore de' Franzofi , 8c di Lodovico
Duca di Milano, & de' Fiorentini. Et Vene-
ziani al Duca di Ferrara non diceano fraepff,
fe non il Zoto; & al Duca di Milano Signo-
re Traitore.
Domenica mattina XXII. diclo . Dopo Mef-
fa il Duca Hercole a cavallo per mal tempo
andi> a la Fofla nuova da Ferrara verfo San-
Gto Biafio a vedere li Torrioni, & Revellini,
che fua Signoria di nuovo facea fare al Ponce
li per forteza di Ferrara, & cosi anche ando
in Caftello vecchio a vedere la fua Artelaria
nova .
Et tuttavia li Frati di Sancto Domenico
in Ferrara haveano fatto fare il volto in lo
chioftro verfo le loro ftanzie fufo le Colon-
ne di marmoro , come e , che era baffo , &
con colonne di preda cocta.
Qjiella Cafa , che e dreto la via de li An-
geli penultima verfo la Giefia a man manca_
a partirfe da la Giefia , & venire al Caftello
vecchio a muro con la Cafa di Antonio de*
Putti , il Duca Hercole fece fare a Meffer
Taddio de* Manfredi Gentilhomo fuo Reggia-
no in coritracambio di un' altra fua , che'tghe
havea per mezo le Cafe de' Trotti in Borgo
nuovo appreflb la piaza,8c donaca a 1'IUuftre
Meffer Alberto da Efte fuo Fratello.
In quefto tempo. Furono mandati a Fer-
rar*, & portati li Capitoli de lo accordo, fc_
pace fra il Re di Franza, 8s Duca diMilano,
vifti» & letti per mc di quefto effetto, che_
X ogni
;i, D I A
ogni fiata che il Re di Franza in perfona vo-
clia andare a la imprefa di Napoli contra del
Re Alfonfo fcazato, 8c de* Veneziani, chelt
danno foccorfo, che in perfona per terra, 8c
per acqua il ditto Duca con le fue gentidar-
me il debbia f.guire. Item che'l Duca refti-
tuifca in cafa i Roffi, & Mefler Joanne Jaco-
mo da Triulci cazati per lui , 8c roltolt tl
fuo . Che'l Duca ftia in la fua Liga con Ve-
neziani, Re de' Romani, Re di Spagna , Sc
Papa, fe'l vole ; ma che direcle, vel mdire-
cle, el non pofla tentare alcun diquelli, che
fono in Liga con il Re, che fono li nominati
cioe Papa, Re de' Romani, Re di Spagna_,
Re di Ungaria, Re di Portogallo , Re d'In
ghilterra, li Elettori dell'Imperio , Svizan ,
Duca di Baviera, Marchefi di Monfra, 8c di
Saluzzo, Fiorentini, Duca di Ferrara, Sane-
fi, Lucchefi, Pifani , Signore Prefetto di Si-
nigaglia, Cardinale di Sanclo Pietro m Vin
coli, & altri che fiano in Liga con fuaSandh
Corona. Che'l li mantenga quefto anno due_
Garavelle grofle armate in lo Porto diZenoa,
& lo anno futuro i$q<5. tre. Che'l fia obbli-
gato dare il paflb per fufo il fuo al Re , &
vidtualia, dummodo che non paffi altro, che
500. homini d'arme, & 400. Fanti per fiata .
Che'l fia obbligato mantenere al Re 40. fqua
dre, 8c 4000. o 5000. Fanti , quando che li
parera contra Veneziani. Che'l Re li reftitui-
fca Noara; 8c ita fecit . Che fi diano l'uno,
1'altro li Oftagi; ita fadlum fuit. Che'l Duca
non habbia a nocere a quelli di Noara , per
havere dato Noara a' Franzofi , & che li re
ftituifca li fuoi Beni . Che'l Re debbia havere
Zenoa del Duca di Milano in pegno per fua
fegureza : & che il Duca di Ferrara a nome
del Re fornifca il Caftelletto , & altre Fot
teze di fue genti , 8c la Citta di Fantana_ :
Che Zenoefi zurino , quando il Duca di Mi-
lano non obfervafle al Re tutte le predic"te_
cofe, 8c tutte le altre, di dare loro Zenoa al
Re ne le mani, 8c farfi fuoi fudditi; 8c itafa
clum eft , prout fupra . II Re b a Lion per
qualche di , 8c a tempo novo ha a venire in_
ltalia .
Volendo in quefto tempo moftrare Vene-
ziani non temere il Re di Franza con fua_
poflanza,8c cosi tutta la Italia mandonnozofo
in lo Reame di Napoli tnolti Stradiotti fatti
ultra il mare per la via di Ravenna, 8c arri-
vonno in fufo quello dilmola, 8c li brufonno,
6c mifero a faccomano molte cafe , 8c poi le
ne andorono a loro viazo ; 8c quefto per in-
Zuriare il Duca di Miluno Barba del Signore
di Imola e di Forli .
Mercori di fera adi II. di Decetnbre . Fu
cavato di Gabbia il prefente fopradicto de'
Pellegati , 8c fu pofto in uno fondo di Torre
in Caftello vecchio .
Zobia adi X dicto . Si have nove certe in
Ferrara di Romagna, come volendo Venezia
ni mettere fogo tn Romagna, per non 1'have-
re loro addoflb, cercarono con ogni aftuzia_
rr.ettere in Favenza per Signore il Fiolo che
fu del Signore Galeotto de' Manfredi da Fa
venza, o foffe per farfi epfi Signori fottoquel
la coperta Et Fiorentini, che non dormiva-
no, intendendo cib , furono piuprefti, & con
lo ajuto de li homini di Valdilamon , & di
B
D
dal dt-
R I O \\6
cto Signore Galeotto prout fupra . Et dicli de
la Valle, 8c di Berzeghella loaccettonno per
loro Signore con ajuto de' Fiorentini , 8c
amazonno molti de' Stradiotti , 8c ahra gente
d'arme de' Veneziani , 8c cosi fta adhuc la_
cola. Ma Veneziani mandorono per le loro
genti d'arme , per mettere con quelle Pietro
che fu di Lorenzo di CofmodefcazatodiFio-
renza per mettere fogo in quello Stato de*
Fiorentini, 8c non li andb fatto, per rifpeclo
che Saoefi, da li qualt Veneziani haveano do-
mandato foccorfo a metterlo in Cafa , noru
fe ne volfeno impazare , per non difcompia-
cere al Re di Franza, di cui fono amici ,- 8c
recomandati , 8c perche etiam la piu parte_
de' Fiorentini di denrro non voleno in Fio-
renza di£to Pietro ; ficche Veneziani comin-
cionno a mandare in Lombardia de le fue_
genti d'arme per dubbio del Duca di Milano;
5c lo Re di Franza tunc in Lione in Franza
fi arritrovava.
Domenica adi XIII. dicto , che fu Santa_
Lucia circa le XX. hore tunc fonate in Fer-
rara. Tirb uno grand ffimo Terramoto , che
buttb zofo da trenta 8c piu Camini di Cafe ,
8c fece male affai ; ma che amazafle alcuno
per anche non fi fa ; 8c durb per uno dire di
uno Pater Noftro, 8c Ave Maria.
In quello tempo Pb era groffiffirno, 8c dal
primo di Decembre infino adi tj. fempre di,
8c notte era nevato, o piovuto, 8c erano af-
fondate tutte le Campagne.
Et in diclo giorno . Venneno Lettere da_.
Roma a Ferrara , come in Roma a quefti
giorni paflati il Tevere Fiume e crefciutocu-
biti XVIII. pm che mat facefle , adeo che_
tutta Roma e fonda r a.
In quefta lettimana proffima paflata . Fu
aperto da Sanclo Francefco in Ferrara le mu-
re, 8c fatto li una Vorta con uno Ponte, che
traverfa la fofla; 8c Pietro Carion da Ferra-
ra fu li pofto per primo Capitaneo.
Infino Venert paflaro, che fu a XI. diclo ,
Fii deftenuto in C_ftelIo vecchio Alexandro
de' Fanti da Ferrara Fiolo di LanzalottoBin-
chiero, per tofare monete, lo qualepagoDu-
cati tre mila d'oro prout lupra.
In diclo di XI Si levo in la Selva di Lugo
in uno iftante uno grandiffimo fortunile di
tempo con Tuoni grandiffi ni, 8c una Saetta,
8c con tanta tempefta , che fu una cofa ftu-
penJa; era alta una fpanna da terra , 8c poi
con ptova grandiffima.
Mercori. Si ritrovo di la mattina infino a
la fera eflere crelciuto p b quattro corfi , 8c
quefta notte paflata era creiciuto altri nove_
corfi, 8c era groflo come fu j'anno del Dilu-
vio, del 1493. manco otto corfi , 8c quefto
perche ognt giorno 8c notte pioveva, quanto
poteva.
In dicto giorno fu fttta Grida in Ferrara ,
che non fi rendeffe ragione , 8c clie ogni per-
fona andaffe fuora a P6 a le loro gnardte dt
Pb, perche era grandiffimo dubbio, non rom-
pefle .
In didto giorno fi have in Ferrara, come il
Re Alfonfo di Cafa Ragona defcazato in una
Ifola nonriinata Ifchia, era morto.
Veneri adi XVIII. Mancava dui corfi, che
Pb non fuffe, ove il fu mai a le Cavecchie_
di Caftello Tealdo di Ferrara, 8c cosi il Fiu-
me Reno, & Secchia .
In didto di. Pb principib a calire, 8c rup-
pe in Corbola di fotto al Confine di Ariano,
& a
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P E R R
& a li Torre de la Foffa , & Marara, & al
BoDdeno, & fece male afl&i.
Domenica matttna adi XX. dicto . In lo
Cortile grande de la Corte dcl Duca , li Fa-
meeli del Signore Borfo da Correzo con cer-
ti fooi inemici feceno queftione, & fu ferito
uno de grinjmici de li Famj .
In di&i mattina, Arrivo inFerrara trecen-
to Fanti Todefchi , che venivano di Alema-
„i», 8? andavaqo a Bologna per ftare li a po-
fta, ut diihim fuit, de lo Imperadore Maxi-
jniano .
Marti mattina adi XXII. difto. Si ritrovo
«1 Ponte di Caftel Tealdo crefciuto P6 uno
pie di Vefcovado , & hoc perche fempre dal
primo di Decembre fin'a hora di eontinuoera
piovuto, & tuttavia forte pioveva.
In didto di a tempo di notte , Fu ferito
fufo la tefta con uno pugnale el Nobile zo
vene Alexandro dal Sacrato Fiolo del fpefta-
bile Cavaliero , Dottore , & Conte Mefler Ja-
como di Meffer Francefco dal Sacrato da_
Ferrara, che fta da Santo Francefco.
In di&o giorno fi have in Ferrara , come a
furia Franzofi paffavano It Monti con le fpia-
nate, & venivano in Italia, & come te genti
d'arme de' Veneziani ritornavano fufo in_
Lombardia per dubbio , che haveano di Bref-
fa, &Bergamo.
Et adi paffatr . II Duca Hercote in la Giefia
de li .Frati de la Rofa del Borgo del Lione_
fece fare tre Capelle , videlicet prima , fecon-
da, & terza, partendofe da lo Attare, & ve-
nendo da la Porta grande , videticet a man_
nanca al venire ut fupra .
Et in quefto tempo . Li Frati de* Servi de
Ferrara fanno fare di novo it fuo Clauftro
MCCCCLXXXXVI. Adi primo di Zenaro
di Veneri . In Ferrara fi have per certo , effe.
re morto uno Fiolo del Re Carlo Ottavo Re
di Franza ■
Item . Come all* Illuftre Don Ferrante fe-
condo genito de* Mafchi del Duca Hercol i_
da Efte Duca di Ferrara era brufato in Lione
la fua ftalla con trentaquattro cavalli fuoi
fenza quelli d*alrri , che li erano dentro .
Io di&o di. Si parti da Ferrara Alexandro
Fiolo baftardo del Conre Uberto dal Sacrato
da Ferrara Judice de' XII. Savj di Ferrara- ,
& andb a Mantua al Signore Francefco da_
Gonzaga Marchtfe di Mantua , per havere_
cavalli da lui , per condurre a fuo Cognaro
Don Ferrante, coa to quale Don Ferrantefta
dicto Alexandro .
Sabbato adi II. diclo. Quafi tutto Ferrara,
& Ferrarefe, cioe Chriftiani , 8e zoveni , &
vecchi degiunorono pane , & acqua ; 8e do-
mane Domenica faranno Qjuadragefima ; &
quefto perche) in Pergolo jeri primo di Zena
ro uno Predicatore del Ordine di San&o La
zaropredico, come il Papa, cioe- Papa Alef-
fandro Sexto Spagnolo con tutta la Corte_
Romana, & Popolo di.Roma haveano fimili
ter digiuaato, & fatto prout -fupra» pereffere
apparto la Gloriofa Vergine Maria ad uno
Santo Homo, o Santa Donna , & fattoli in
tendere , come quefto anno in tutta Italia—
debbe effere la maggiore fame , Guerra , &
Careftia , che fuffe mai , da che il Mondo f u
fatto in qua; & come la notificava a qualun-
que perfona, che, doveffe digiunare , & man-
fcare prout fupra, & chi lo faria, ferta datali
infortunj fcapadi , cioe da che lo havefleno
faputo il primo Sabbato, 8c prima Domenica
B
R E S E. 318
dreto; & il Duca di Ferrara digiun6 contut-
ta la fua Corte per quefto .
Marti adi V. di&o . Per Meffer Gregoro
Zampante Capitaneo di Juftitia fu condenna-
to AleiTandro de' Fanti Fiolo di Lanzalotto
deftenuto in Caftello vecchio inFerrara, per
havere falfificato , & faoto falfificare Libri ,
& Scritture fra lui , & il Duca Hercole, per
lo tempo, che fu fuo Tefaurero, quando fua
Signoria era in Tofcana a foldo de'Fiorentint
in lire cento quaranta, fei miara di Bolognini,
a dovere dare , & pagare a fua Signoria fra il
termine di giorni tre , & ultra quefto ad ef-
ferli tajato la mano dritta , come ne li Atti
di Ser* Antonio Rodo Notaro de'Malificj ap-
pare piu largamente.
In diclo di da una hora di notte . II Duca
Hercole monto a cavallo nevandb , 8e ando
per Ferrara cercando la fua ventura, & infi-
no a quefto di era nevato otto fiate , & era_.
in terra motta neve aggiazata , & era cosi
grande freddo, che li mioli fe aggiazavanoia
tavola , 8? il vino ne Ie hotti .
Mercori adi VI. dic"ko . U Duea and6 etiara
per Ferrara per la fua ventura , & have una
grandiftima quantita di beftie porcine , falva-
degine, forme di formajo, vino, capponi, 5c
altro pollame domeftico, & falvatico.
Veneri adi VIH. difto . Fu fcritto a Jaco-
mo da Argenta Cittadino di Ferrara Maeftro
de'Conti de la Camara dcl Duca , Fiolo di
Ser Zorzo , de la Contrata di Sandto Romano
inVignataja, tutta la fua roba mobile,8cim-
mobite ad inftanzia de la Camara ; & lui ef-
fendo ftato mandato a chiamare per il Capi-
taneo di Juftizia , 8s dopoi per il Ehica ,
loro nan volfe andare , & fi fuggitte tn lo
Monafterio di Sandto Guielmo in k> Borgo
delLtone per paura, perchepare li fufle datQ
imputazione , che in lo fare de te ragioni di
Aleffandro de'Fanti, che lui havea fatto, 8b
fatdato , 1'haveffe recevuto dal dicV> Alellan-
dro cento Ducati ; fapendo, che Aleffandro
haveffe falfificato U Libri , 8c Scritture del
Duca per lo tempo, che*l fu fuo Tefaurero ,
8c pot taciuto la eofa; 8c Luni adi X. dicto
ti fu conceftb di potere andare per laTerra.
Et in diclodi. VenneroperfcMie daFaeoza,
8c cfaltrove di Romagna, che differo, 8c af-
firmonno certo , effere partito da Faenza li
Commiffarj ,88 geote de* Veneziani » 8c laffa,ti
Faventini in li primt termini .
Et in di<fto di. Si have per certo, come il
Re Carlo di Franza era in Provenza, 8e a_
furia veniva in Ittjia con magna milizia, 8c
erano in campagna le peggiori vie » che fuf-
feno gia gran tempo.
Ltini adi X. dicto. Fu fa<aoGrida per par-
te del Duci noftro fecondo ufanza per ritro-
vare ehi li havea rubate le fue Fafane vive ,
che a la ventura havea havute.
Et perche ta Corte dcl Duca di Ferrara_,
per Tordinario fuo dava per pafcere Cani de
la Corte, videlicet Bracchi .Livreri, 8e Cani
da caccia frnmento io pane moggta trecento
fettanta to Anno a ftara «o. per moggio ; 8c
perche parea troppo a luaSignoria, moderan-
do tat cofa, la riduffe a dover tenere folunv
Cani, che li baftafleno ogni anna moggia_
cinquanta di frunsento in pane.
Adi XV. diclo. Si have Lettere cfelReame
diNapol», qualiter farmata de'Veneziani i»
Mare, quale era in ajuto del Re Fertante dt
Napoli Fiolo del Re Alfonfo, era ftata rotta
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V, D 1
da rarmaea del Re di Franza.
Icem come F.anzofi , & quelh del Re di
Napoli fi erano azzuffui infieme m !o Reame
di Nipoli, unde li fu ferito il prefato Re_
Ferrante, Sc prefo prigwie il Signore Fabn-
cio Colonna Romano , che era con dicto Re
Ferranie, 8c morti da 600. perfone pure dal
lato del didto Re Ferrante computati 400. o
piu homini d'arme fuoi; cc de'Franzofi quafi
non ne fu morto perfona .
Luni adi XVIII. didto . A le tre hore arri
v6 in Ferrara la Marchefana di M^ntua, F10-
la del Duca Hercole , che venne a folazzo
dal Padre .
Marti adi XIX. difto . II Duca Hercole_
ceno in Cafa di Antonio Maria Guarniero fuo
Fattore da li Batu Bianchi .
Zobia adi XXI. difto . Vennero Letterc-
da Nipoli , come Franzofi ad una Citta di
quello Reame haveano ammazati da due mi-
lia di quelli del Re di Napoli , 8c molte per-
fone , Sc fpianata dicta Cicta , con li quah
Franzofi fono Svizeri, 8c Bolcaini alfai , che
fono homini bellicofi, 8c valenti .
Item . Se have , come il Papa era amma-
lato .
Et di verfo la Franza se havuto, che lo
Re Carlo ha fatto, 8c fa tanto grande accu-
mulare infieme d'oro, che b cofa incredibile,
& cosi mettere in ordine gente da pie 8c d a
cavallo, per ritornare in Italia a caftigare li
fuoi inimici , 8c chi Ii fono ftari contra, &
fono ad acquiftare lo Reame di Napoli . _
Veneziani in quefto tempo tenevano in la
Citia di Favenza uno fuo Commiffario , per-
chc Faventini a pofta di Mefler Zoanne de*
Bentivogli fe ghe erano raccomandati , 8c li
Signori Fiorentini erano concra a' Veneziani
a tale imprefa.
Luni adi primo di Febraro a le horeXVII.
La llluftre Midonna Mirchefana di Mantua
fi abfento da Ferrara , Sc ando per nave verfo
Jvlantua, perche lo Illuftre fuo Conforte era
andato a Venezia da la Signoria.
Et havefe per certo , come fra Forli , &
Cefena in uno Loco nominato Valnofana a_
quefti di profltmi palTati di Mercori circa tre
hore dopoi 1'Ave Maria de la mattina, effen-
do uno beiliflimo tempo li , parfe che fuffe in
aere tratto da quaranta Bombarde grofliflime
ad uno rracco,8c in lo calare loromore venti
altre , per rr.orio che per quello tuono parfe__
chetutto quelloPaefe rovinaffe, tanto fu gran
ftrepito; poi cadette ftatim in dicla Va!lata_
due petre a modo di due pezzi di mannoro
fignati, tutti bruflellati, di pefo di lire circa
venti per cadauna , Sc parfe in que!!o, che'l
Cielo tutto fi apriffe , 8c fufle veduto tutto
pieno di Stelle , 8c di raggi di Sole ; poi fi le-
vo una grandifllma nebbia iiicontinente , per
modo & f orma che altro non ne fue ; & mol-
te perfone have di quelle pietre , 8c funne_
porta fina a Ferrara; & a Ravenna, Cefeni,
Cervia, Arimino , & Forli fu fentuto tal cofa,
che parle grandiflima in Romagna .
Ec in quefto tempo quafi tutte le Cittadi ,
& Caftelle del Papa , & di San&a Giefia, &
tucca la Romagna, &Tofcana infieme fi caja
vano a pezzi ; ik al Papa non voleano rende-
re ubbidienzia Perufini , Aquilirani, quelli di
Thodi, Fulginaci, Spolecini , Norfini; & di
quelli Paefi fono in arme , & la piu parce_
tengono con il Re di Franza , & lo alpettano
con iommo defideno ; & Cala Urfina , 5c li
D
R I O 310
Vitelli da Cittade Caftello , & quafi tuttit-
Roma tengono con Franzofi.
Lo Re di Franza tuttavia ogni giorno iru
10 Reame di Napoli & in quantita manda_
gente a combatcere con il Re Ferrance , &
con Veneziani , che tengono feco; & haman-
dato nunc a dimandare al Duca di Milano
pafTo , & vicluaglia per trenta milia cavalli
per venire in Italia contra Veneziani , & lo
Re Ferrante, & ghc lo ha dato.
Item ad Hoftia appreflb a Roma Franzofi
hanno tolro una grandiffima nave da Vino ,
che per Mire andava a Roma; & in Roma_
ultra modo ne e grandiffima careftia.
Veneziani in quefto cempo fortificano li
fuoi Paefi, & fanno gence a furia , & fpen-
dono tanti denari, che e incredibile, & tut-
tavia bactono monete d'argento dadieci bolo-
gnini l'una,& in quantita per fare prefto fuoi
pagamenti ; 3c Bolognefi tengono con Vene-
ziani, 8c il Marchefe di Mantua e fuo Capi-
taneo, 8c cosi il Conte di Picigliano di Ca_.
Colonna di Roma , & il Papa eciam purt-
ciene con feco .
Ferrarefi quafi tucti univerfalicer tengono ,
8c fono parcefani del Re di Franza, 8c molti
ne vanno veftiti, 8c calzati , 8c imberettati a
la Francefe, 8c mixime tutii li Curiali.
Domenica adi XV. dicto. Si have , corat-
11 Re Ferrante di Napoli da' Franzofi era_
quafi fpazaco in cutto di perdere il fuo Stato,
non obftante che Veneziani lo ajutano.
Luni di Carnevale . Arrivo in Fc-rrara il
Cardinale Ippolito da Efte Fiolo d»l Duca_.
Hercole , che veniva dal fuo Beneficio da_,
Strigonia di Ungaria , 8c venne a ftare a la_
Certofa di Ferrara in lo Palazio del Duca_
con cento cavalli, a cui il Duca , 8c tutti di
Cafa fua, 8c Famegli , Sc Gentilhomini ando-
rono contra , efTendofi parcito quello giorno
dil Ponce di Lagofcuro ultra P6 dal Palaz'o
del Magnifico Conte Uguzione de'Contrarj ,
ove hieri fera egli era arrivato, 8c cosi dal
Signore Duca, 8c fuot ut fupra, fu accompa-
gnato di le 24. hore veftito di grana con il
Capello Roflo in c.ipo, intrando prima ch__
andafle a la Ccrcofa in lo Vefcovado a lo Al-
tare grande ad offerire; 8c incro dencro da_
Ferrara per uno Ponce facco a craverfo le_
Foffe vecchie di Fcrrara per meggio Sandto
Francefco; 8c di longo cavalco fufo la via_
de'Sabbioni, Sc poi uc fupra : 8c in dift i fera
il Duca ando a cena a Cafa di Antonio Mana
Guarniero fuo Fattore, 8c lo Illuftre Don Al-
fonfo , & il predidlo Cardinale , cennono a
cafa del Rizzo Taraffii fufo la Via grande.
Et la Illuftre Madonna Anna Conforte di
Don Alfonfo ceno a! Palazio del Duca da_
Santto Francefco , che li Scolari Arcifti , 8c
di Medicina, le decteno cena , 8c tucco il di
ghe feceno bdlare infino ulcra mcggia nocce.
In quefto di. Si have lectere da Roma, co-
me li fe vendeva il Carrattello del Vino di
Maftelli otto per cinquanta Fiorini di Roma,
per rifpetto che non ve ne era , ne potea in-
trare; percheHoftia, paflo diRoma, delCar-
dinale di Sandlo Piecro in Vincula era , 8c e
nunc tenuca per lo Re di Franza.
In diclo di. Si have daNapoli, che haven-
do feicenco Fanti Spagnoli dencro da unaTer-
ra nominaca San&o Giorgio aprovo Napoli il
Re Ferrante, Sc luoi Defcnfori, li ando certi
Franzofi a fcaramuzzare di fora intorno la_
Terra, 8c quelli <Soo. ufcinno fuora, cc furo-
no
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F E R R
n0 a le tnxai con Franzofi, & interim Fran-
zq<i furono foccorfi da altri fooi Franzofi, &
li Spagnoli volendo correre ne la Terra , per
il Popolo li furono afferrate le Porte , che_
aon poterono intrare,& liFranzofi liammaz
xonno tutti li, & poi quelli de laTerra chia-
monno li Franzofi , & li tolfeno dentro .
In dicto di . Fu fatto fapere a tutti , ehe_
hanno a fare in la Villa di Sancto Martino ,
& di Sanfto Zilio, che doveffeno ftatim le-
vare via il loro meglioramento di li, & con-
durre in loco fecreto , perche in quefta fetti-
mana il Marchefe di Mantua con 40. fquadre
di gente d'arme li dovea paftkre per andare-
aofo in lo Reame Ji Napoli per Veneziani
contta il R« di Franza , in favore del Re_
Ferrante .
Marti adi XVI. didto . II Duca di Ferrara
cavalco a la Torre del Fondo del Ferrarefe_
per vedere certi arzeni per fua Signoria prin-
cipiati Ji per fare boniTerreni, & Poffeffioni,
quelle li dreto infino a Sancto Martioo, & ul-
tra , fe ftavano a fuo modo , perche di fua_,
commiflione erano ftati principiati .
E( havendo fuaSignoria deliberatodi ador-
nare la Giefia di Sanclo Domenico in Ferra-
ra, di fua commeflione la Capella grande de'
Magnifici Contrarj in dicta Giefia era butta-
da zofo da mezo in drieto. per aggrandirla_,
& tirarla iniino fufo la Via di Sancto Zulia-
no, & ultra forfe due pedi, per farli il Coro
de'Frati, &Sedie, come fta quella de laGie-
fia , & Capelle , ove che fono ; & fua Signo-
ria milleDucati d'oro li dava a!turio,& altri
mille il Magnifico Conte Uguzione de' Con
trarj .
Sabbato adi XX. dicto a le ij. hore. In_
Ferrara arrivo Ia Ducheffa di Urbino Sorella
del Marchexe di Mantua di Ca Gonzaga , &
alloz6 in lo Palazio del Duca di Ferrara a_
fpefe di fua Signoria fecondo lo fuo coftume;
& Domenica adi XXI. fi parti , & ando ver-
fo Urbino per nave .
Luni adi XXII. di£to . Si have, come ha-
vendo ii Re Ferrante impegnati alcuni Porti,
Pafli, & Terre , o alienati a la Signoria di
Venezia per la Guerra de' Franzofi , che lui
ha addoflo, & che li Veneziani gli haveffe_
manda li fuoi Commiffarj , & gente, da'dic"ti
di quelli Lochi furono tajati a pezi , per non
ftar forto a'Veoeziani .
Mercori adi XXIV. dicto . Arrivorono al
Porto di P6 dreto la Rivera di Sanclo Paulo
di Ferrara da 80. burchi, come fono burchi
da merce , con li cavalli , & homini d'arme_
del Marchefe di Mantua , & epfo Signore_
Marchefe in fuo Bucintoro, & nave per an-
dare cpn epfi cavalli fina a Ravenna de' Ve-
aeziani, dove epfi lo mandava , perche lifono
quafi tutte le fue gent>d'arme, & fanterie ,
& rinforzo per effere piu frefchi con cavalli ,
quando che fuffeno arrivati; li quali cavalli
potevano effere da feicento in tutto, & altre-
tante perfone . Lo quale Signore per quello
giorno coa buona parte de fuoi di Cafa al
loggiorono in Corte del Duca Hercole , &
l'altra mattioa, che fu il giorno di San&o
Mathio, partirono tutti, & andorono allog
giare a Regenta Caftello del prefato Duca_ ,
& poi 1'altro di a Ravenna .
Sabbato XXVII. difto. Sivendette inMer-
«ato il Staro del Formento foldi XV., la Fa
U loldi X., Fafoli foldi XVI., Melica foldi
V.diaari lV., 1'Orzo foldi VIII., Schinalc
A
A
B
*■ E S E. 3t2
foldi IV U libra, Morona foldi II., Pef Cft _
da padella foldi I. dinari IV la l.bra , genera-
11 wr ogm cofa da Q.uadragefi,na caro, prater
Urto, di che era abundanzia.
Marti adi XIII. di Mirzo. PafTonno da tre-
cento cavalh de' Veneziani , che venivano <3i
Lorobardia per andare a Ravenna, & deinde
in lo Reame con il Mirchefe di Mantua in_
Uvore del Re Ferrante , & fcceno la via del
Polefene di Rovigo, & poi a Ferrara, & poi
in nave fina a Ravenna, li quali erano della
Compagnia, & foldo del pref.uo Mirchefe_,
Capitaneo de'Veneziani ; perche il Duca di
Ferrara dava il paffo per fufo al fuo a chi k»
voleva .
Sabbato adi XIX. diclo. Si have Lettere a
Ferrara , come il Re di Franza era arrivato
a Lione, per venire in Italia.
Domenica XX. difto. Lo Reverendiffimo
Cardinale noftro da Efte fi partitte da Fer-
rara , & ando a Mantua a folazo con fua co.
mitiva.
II Duca di Ferrara in quefto tempo facea
Iavorare al fuo Palazio dicto la Ca bianca da
Sanfto Tomafo, che fu de' Redulfi, & iru,
qoello di Sanclo Francefco , in quello di
Schifanojo, & in Caftelvecchio , & facea in-
cariolare le fue Artelarie.
Mercori adi XXIII. didto. Tempefto in_
Ferrara, & fi vendea la libra de le Anguille
fol. due, li zangirini uno foldo, & fei dinari
la libra. li borfoli iongo uno dito otto quat-
trini , chieppe fi pagavano fol. due la hbra .
Altro Pefce non fi vendea , & non ghe ne_
era abbaftanza, & poco Orto fi potea htve-
re , & manco Pefce falato ; fiche e pih forte
Ojiarefima fcarfa di Pefce, che fufte gia uno>
gran tempo; & paftonaghe non fe ne potea_>
havere .
Zobia adi XXIV. dicto. Tempeftft fortej
in Ferrara, & Ferrarefe con grandiffmo ven-
to , che getto zofo in lo Contado Cafe , Sc
tieze ; & venne da Mantua il noitro Cardina-
le Doo Ippolito.
Veneri adi XXV. di£to. Trette grandifll-
mo vento, & tempefto in Ferrara, & Con-
tado, & fu cativiffimo tempo, & pk>vettc_,
tutta la notte.
Sabato adi XXVI. diifto . Trerte vento ,
nevo grandemente, & piovette, & fi vende
in Mercato in Ferrara il ftaro del formento
fol. XV. il Pefce prout fupra, Caftagne aflii,
fighi quattrini 4 la libra, mandole fol. x. la
libra, uva paffa fette in odto quattriai la li-
l>lra, mele fepte quattrini la libra, il carro
del fieno uno Ducato.
Beftiame affai muore tn quefto tempo , Sc
molte donne di parto moreno, Sc di coft<_,
perfone affai .
Mercordi la mattina . In Vefcovado it Du-
ca , 8c Cardinale f urono a la Predica .
Zobia adi uttimo di&o. II Duca Hercolc
dette definare in fata a cento cinquantaquat-
tro Poveri , & li lav6 lt piedi , & veftili tutti
fecondo ufanza , & era la Zobia Sanclu , &
fu grandiffimo giazo, & vento; & Pefce di
niuna forta non fe potea havere.
Domenica adi j. di Aprile, & era il di dt
Pafqua la mattina. Fu fatto Grida pubblica
a le feneftre del Palazio de la Ragione del
Commune di Ferrara fufo il Pozolo per par-
te del Duca Hercole : che'l non fuffe alcuna
perfbna terrera, o foraftiera, o di checondizio.
ne fi voleffe eilere, o fuffe, che ofaffe , 8c
pre-
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SM " .
prefumefle a hiaftemare Dio, & la Vergine-
Maria fua Madre 8c fuoi Sancli : che non-
ofafle a giugare ad alcun gioco proibito , a
fomitare, 8c farfe fomitare: maritati a temre
toncubine pubbce, vel private^ affittare cale
a puccane, o a' fuoi rufflani, ne ad altri per
loro: a' roaffari de le contrade, che andaffe-
no ogni fettirnana per la fua contrada , 8c
manifeftarle a li Judici a cio deputati fotto
le pene, che 11 contengono ne li Statuti, 8c
quelle altre maggiori pene, che pareranno a
Sua Signoria. Item che tutti li Hebrei , &
Marani habitanti in Ferrara, & Ferrarefe_.
debbiano tutti portare lo O in lo petto di
giallo cufito, lotto pena, de qua in dictis
Statutis. Item che ogni Perfona Artefice , 8c
Mercadante debbia tenire afferrato !i loro
Fondeghi , &c Apoteche in li di de le Fefte ,
fotto pena, de qua in Statutis, 8c quella_,
roaggiore pena, che parera a li Judici depu-
tati; de le quali pene una parte fi applicafle
a la Camara di Sua Signoria, un' altra alla_
Compagnia di Santo Martino da Ferrara, un'
altra parte a la Maffaria del Comune di Fer-
rara , 8c 1'altra parte a lo Accufatore, &
prout latius appare in Vacchetca di Francel'
co del Corno Fiolo di Orlandino. Item che
Beccari in di de le Fefte non polfano vende-
re in piazza carne alcuna, ne Fruttaroli, 8c
altre genti prceter li Fornari pane , & Orte-
lani orto, 8c Contadini, 8c Borghefani robe
da mangiare ; la quale Grida etiam heri f u
fatta, 8c adi 4. fu rifatta .
In dicto giorno di Palqna fi battezo una^
Zudia, oc il Fiolo in Vefcoado, 8c fu il Du-
ca a la Predica quattro di Sabbato, Domeni
ca , Luni , & Marri .
Mercori adi VI. didto . Venneno Lettere a
Fertara al Dcca, come Franzofi a Benevento
haveano molto male trattati Ragonefi, 8c da-
toli una gran ftretra , Sc ammazzatone affai ,
& come il Re Ferrar.te non fi attrovava.
In diclo giorno. 11 Duca Hercole ando di
fatto a ftare in Caftello novo in Ferrara con
]a fua Fameglia, & abbandono di fatto il luo
Palazio, per andare ut fupra, 8c di quello
Caftello ne fece Capitaneo Auguftino da Vil-
la da Ferrara Fiolo di Lorenzo di
itino .
In di<5to giorno . PafTonno genti d'Arme_
del Fratello del Signore Marchefe di M.intua
per da Sanclo Luca, che venivano di Vero-
nefe per la Via del Polefene di Rovigo, per
andare in lo Reame di Napoli in foccorlo del
Re Ferrante.
Domenica adi X. diito . II Duca fu a la^
Predica in Vefcovado, 8c cosi fua Nuora, 8c
Fameglie cum tutti li Hebrei di Ferrara ;
perche il Predicatore predico a loro , & Iavo
per quello il capo alfafino, 8c perdette il
iavone , licet in dicto di fulfe battezato uno
Hebreo dopoi la Predica in lo Vefcovado,
ma non di quelli, ch.e erano ftati a udire la
Predica .
Vfcneri adi XXII. dicto. Arrivo in Ferra-
ra Meffer Andrea da Ca Capello Gentilhomo
Veneziano con fua Comitiva , il quale anda-
va a Roma a Papa Aleffiwdro Selto per Ia_
Sua Signoria; a cui ll Duca Hercole ando
incontra con la Sua Illullriffima Cafa, 8c Fa-
rneglia, & Gentilhomini, 8c accompagnollo
ftd alloggiare in lo fuq Palazio .
\n diclo di. Si have Lettere, come Frm-
fcqfi, tjhe era.no in \q Reame di Napoli , per
Augu-
B
D
R I O , "324
forza haveano havuto la Doana de la Puglia
contra il Re Ferrante. Icem come il didto
Re era a mal parcico. Item come il Marche-
fe di Mantua havea havuco da' Franzofi una
gran fpelazaca, perche ghe tolfeno quaranta
homini d'Arme, 8c molci carriaggi. Icem a*
Scradiotti de' Veneziani , che erano in ajuto
del Re predicto, Franzofi ghe haveano cava-
to gll occhi ,8c tajato una mane per homo 3
circa trecenco cinquanta, 8c di quelli ne ha-
vean mandati da 80. per nave a Venezia , 6c
ultra quelli ne haveano ammazzati da alcri
quattrocento . Item come il Pipa non atten.
de ad altro , che a fortificare Caftello Sancto
Angelo in Roma. Item come il Re di Fran-
za certo h partito da Lione con le fue gentt
per venire in Italia .
Sabbato adi XXIII. diclo. Arrivo in Fer-
rara il Signore Fracaffo da Sanclo Severino
fiolo del Signore Roberto con circa XXV.
cavalli, che veniva da Milano, a cui null»
ando incontra, 6c alloggio in Corte del
Duca .
Et in dicto giorno fatta la offerta alfhora
di Vefpero in Velcoado in Ferrara; furono
fcritti li Harbari, che domattina per il di di
Sancto Georgio haveranno a correre il Pallio
di broccato d'oro dreto la Via grande juxta
il confueto, 8c furono etiam fcritti gli Afini,
Homini, 8c Donne, che pure domane dopoi
Vefpero haveranno a correre fecondo il con-
fueto ; dando a quelli de gli Afini al primo
Pallio bianco , a quello di Homini al primo
il Pallio roflb; il Pallio verde a la prima de
le Femmine; a la feconda Pignola per uno
guarnello, a la terza bambafina per una bam-
bafina , a la quarta panno per fcofibni , 8c
uno paro de fcarpe,8c acadauna de le altre,
che corrono al Pallio un o Teftone d'argento
da trentafei qtiattrini.
Et in didto di . Venneno Lettere de Ia_,
morte del Dnca di Savoja. 8c come era fatto
Duca uno Fratello di Madonna Bona , gia
Donna del Duca Galeazo, Duca di Milano.
Domenica adi XXIV. diclo. Furono corfi
ii Pallii juxta il conlueto in Ferrara, 6c have
il P.illio di Broccato d'oro il Signore Doru
Alfonfo, 8c non li fu epfo Don Alfonfo ,
anzi fiette in cafa, che un cavallo il butto ,
o cadeife lui , 8c il cavallo, in uno alto fof-
per modo che'l fe have ad ammazzare,
l.uo ,
malc^
non pote
fe'l non fuffe ftato ajutato , 8c fi fece
ad una gamba , ficche per quefto
vedere correre il Pallio.
11 Cardinale noftro, 8c lo Illuftr. Mefler
Alberto defino in cafa del RizzoTaruffo lufo
la Via grande in la Contrada di Sancto Mi-
chiele , 8c poi cenonno a cafa de lo Uluftr.
Scipione da Elte Bafiardo fuo Cufino Fiolo
de lo Illuftr. Melfcr Miliadufe da Efte.
Et in dicta lera corfo il Pallio de le Don-
ne, il Duca, 8c fua Comitiva, 8c Fratelli ,
8c Nepoti prteter il Cardinale andonno in-
contra a lo Arcivefcovo di Milano diArcim-
boldi Ambiffatore del Duca Lodovico Sforza
Duca di Milano, che veniva da Milano per
nave infino al Ponte di Lagofcuro perandare
a Venezia 61 la Siguoria, 8c cosi a le XXIV.
arrivb in Ferrara, 8c alloggio in cafa di Phi-
lippo Ceftardlo apruo Caltelnovo a fpefe del
Duca di Ferrara .
Luni adi XXV. dicfo. Per tempo fi abfen-
tb da Ferrara lo Ambalfatore Veneziano, 8c
Cayalco verloRoma, havendo havuto le ipef#
di
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,_j F E R R A
di bandi dal Duca Hercole. A
In diela mattina. II Vifdomino per !a Si
enoria di Venezia in Ferrara con il fuoSten
dardo inanzi. che porto uno de' fuoi_ a ca-
vallo , accompagnato da l Illuftre Meffer Si-
eifmondo.&c Monfignore di Adna Vefcovo,
& da' Veneziani , « Paduani , oc Vefentwi
cosi Cittadini, comeConiadini, con leTrom-
be inanti, and6 ad offerire a la Giefia dtSan-
£to Marco dal capo di fopra di Ferrara , &
offtrfe uno doppiero bianco, & de'Ferrarefi
non vi andb altri , che Antonio Maria Guar-
nieroFattore del Duca, & Meffer Daniele_
degliObici Dottore.
In quefto tempo fiattendeva a fabbncare la
Giefia di Sanfto Francefco in Ferrara di no-
vo, & la Giefia di Santo Spirito in lo Borgo
de la Pioppa, circa la Capella grande diSan-
to Domenico i & quella di Santo Andrea.
Marti adi XXVI. di&o . Lo Ambaflatore di
Milano fi parti da Ferrara , & andb verfo
Venezia, & era cattivo tempo.
Fu difto, che Veneziani haveano mandato
»• Fiorentini Arabaffarie ad exortarli ad efle
re con lord contra il Re di Franza ; che fe_
con loro voleano effere, ghe fariano riacqui
ftare Sarzana , Sarzanella , e Pietra Santa_ .
che gia furono de* Fiorentini, & de le altre
cofe; & che Fiorentini ghe haveano rifpofto,
come che li ringraziavano , & che per nien-
te non fi voleano levare da le voglie del Re
di Franza.
Et tunc Veneziani in Romagna iufo quel
10 del Duca Hercole fi faceano inanzi per le
loroConfine; & il Duca moftrava di non ve
dere, & di non cognofcere in quefto cafo
& tutto li faceano , per tirarlo a le fue vo
glie.
Zobia adi XXVIII, di6to . Fra Foffa di
Albaro, & Francolino V.ille del Ferrarefe_
fra terreno furono ammazzati due Mercadan
ti, uno Bolognefe , 1'altro Todefco, che ve
nivano da Venezia, & erano fmontati in ter
ra, & la barea li venea dneto; & non fi fep
pe, chi fufle, ma fi prefumette, che fufleno
de' Fanti di Zoanne da Lodi , che ftava per D
la Signoria a la Pollefella , che fuffeno pafsa
P6 in barca, 8e che havefleno fatto tale affaf
finamento per appizzare la guerra fra Vene
ziani, Sc il Duca di Ferrara.
Domemca adi primo di Maggio. Fu corfo
braza XII. di panno monechin , due zipponi
bianchi , & due para di calze a la divifa del
Duca Hercole per P6 con le burchieile a due
homini per burchiella , principiando a corre
re dal bofchetto de li ammorbati infino a la
punta di Sancto Zorzo ultra P6, 6? voltan
do(i poi a contrario di acqua infino al Ponte
di Caftello Thealdo; & ilprimo fandalohave
11 panno, il fecondo li zipponi, & il terzo le
calze, li quali prezj fece correre il Duca_
Hercole, & furono da 40. barche feu fandali
Fulli a vedere il Duca in una Ganzara con_
circa remi XX. , & Maftro Francefco da Ca
ftello fuo Medico, & non altri in quella; ma
poi li fu tante altre perfooe , che fu una ma
raveglia, & havenno il panno li Bondefani .
& fu in quello giorno grandiffimo freddo, &
piovette .
' Marti adi III. dicto. A le XII. hore fi
parti il Cardinale da Efte da Ferrara con fua
Cotnitiva , 8e con muli 18. di Carriazi , Se
ando per andare a Milano , 8e primo a Man-
tua, 6e fu accompagnato da molti de la Ter-
R E S E. 31«
ra uno buono pezo , & era mal tempo , &
Ixeddo.
Et in dic"to di. Fu fatto una Grida per
jarte del Capitaneo di Juftizia di commiflio-
ne dei Duca di Ferrara, che fe alcuna perfo-
na havefle dato denari , o robe a li Fanti del
Capitaneo de la piaza di Ferrara , o a quelli
delContadi Ferrara, o a la Fameglia di epfo
Capitaneo di Juftizia, perche non li accufaf-
feno per havere biaftemato , che doveffeno
comparire denanti a fua Magnificenza , che_
ghe feriano reftituiti fubito, 8c il doppio, &c
pifi , perche ne erano in prigtone ; li quali
ribaldi pare , che infieme s'intendevano , 8c
trovavano , chi fi fuffe, 8c pigltavali, 8e
ftravano di volerli condurre ad epfo Capita-
neo di Juftizia , eome fe haveffeno hayuto la '
commiuione da lui, 8e tamdem ghe tollevano
uno, due, o tre , o pih Ducati de le mant,
che fra epfi fi partivano ; 8c tuttavia li homi-
ni non haveano biaftemato, ma haveano tema
di andare in le mani di epfo Capitaneo cru-
deliffimo ultra modo ; 8c anche uno dt loro
accuiavano , 8e due altri di loro teftimonia-
vano, 8e cosi 1'andava.
Nota come da mefi fette in qua non e mai
ftato, che non fia piovuto, nevato , 8c tem-
peftato ogni di , o poco , o aflai ; per modo
che per tutto il Ferrarefe , Modenefe , Reg-
giano, Bolognefe, Romagna, Lombardta, 8c
Tofcana , 8c Marca fono in Campagna tante
acque, che e una cofa ineftimabile , 8c fono
ftati Ii tempi molto perverfi con grandiffimi
freddi , 8e dal primo di Maggio prefente per
tutto XI. ogni di di conttnuo e piovuto , 8c
tempeftato , 8c oggi. e nevato forte .
ln quefto teropo fi have per certo , comc—
al Signore Francefco Marchexe di Mantua ini
lo ReamediNapoli erano ftate date da'Fra.n-
zofi cinque gran ferite, 6c tagliate due dita_»
de la mane, 8c ghe era in quella baruffa fta-
to ammazato de la fua gente d'arme , 8c di
Cafa , da tre milia perfone in fufo, 8e che lui
etiam feria flato morto in quello fatto d'ar-
fe Mefler SigiimondoCantelmo non I'ha-
me,
vefle fcampato. Item come il Re Ferrante in
quello Reame b a mal porto con Franzofi; 8e
Veneziani mandano in Lombardia le lorogen-
ti d'arme , 8c danno ognt giorno al Duca di
Ferrara moleftia, per mettere con fua Ducale
Signoria confine , licet altre fiate le raettefle-
no, 8c d'accordo ; 8c tutto per farli faftidj,
perche el fi habbia ad accordare con loro
contra il Re di Franza , 8c epfo Duca li ha_,
fa£io refpondere , come che'l vuole , che Ie_,
loro confine vengano infino fufo la piazi di
Ferrara; 8c per dire lui a un» modo, 8c loro
ad uno altro, che le fe havefle a ponere, che
H bifognaria fra epfi Judice; 8e che'l vuole_
quello, che voleno loro; & tuttavia lo acca-
nezavano ogni di , mo per una via , mo per
un'altra, 8c lui pare, che non fe n'e accorza.
Et fi dice , che'l Duca di Mtlano s*e rebella-
to contra il Re di Franza , che Dio ghe nc_
faccia bene, che lui medemo non fia cagione
de la fua ruina, 8c del fuo Stato; 8e tuttavia
il Re di Franza fa grandiflimo reforzo , per
eflere di corto in Italia , in la quale ha Fio-
rentini , 8c il Duca di Ferrara per maggiori
Amici , che*l ghe habbia ; 8e in le fue Terre
diFranza ha sbandito Veneziani , 8c fuoiSud-
diti da fue Terre , 8« Luoghi , 8e cosi loro
robe come loro Inemici capitali , 8c cosi Ze-
noefi; rria a' Zenoefi ha dato termine a ritor-
nare
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'
3*7 1
nare in accordo con se: &c a* Fiorentini ha_
conceffo come a'fuoi Amici, che poffano na-
vigare, & andare , & ftare in lo fuo Reame
di Franza, come voleno, 8c condurli drappo
d'oro, 6c d'argento, di feta, 8c d'ogni forta,
Sc oro filato, 8c generaliter omnia, pure che
non fia lavorato in Terre de' Veneziani fuoi
Inimici: Sicche fi afpetta mo di corto in Ita-
lia grandiffima gaerra, & maxime contraVe-
neziani.
Zobia adi XIX. didto . Si have in Ferra-
ra, come Meffer Francefco Secho Capitaneo
de' Fiorentini , lo quale era andato a campo
contra Pifani, li quali faceano guerra a^Fio^
reotini, havea rotto le genti , & Campo de'
Pifani , ma che epfo era ftato ferito da uno
fchiopetto in una fpalla , lo quale dopoi di
quello morirte .
In quefto di Veneziani in Romagna molto
faltidiavano il Ducadi Ferrara pure per met
tere confine a loro modo , 8c partirfe da le_
antique , volendoli tuorre la Baftia del Za-
niolo, 8c gran parte de la Romagna ; 8c tut
tavia il loro Potetta di Ravenna fopra cib
era 11 , & cosi Meffer Armanno de' Nobili
da Zenoa -, & Mefler Aldrovandino de' Gui-
doni da Modena Dottori Ferrarefi per il Du-
ca, 8c ogni di fono infieme, & tutto per fare
bene de li dilpiaceri al prtfato Duca, lo qua-
le paziente fta, & piii che paziente, per non
fi attaccare, & rompere; 8c tamdem intefo il
Duca , che pur Veneziani volevano a loro
modo mettere le confine, ghe fece rifponde-
re, come le confine vecchie Ie confermaria,
& non altramente volea fare; 8c che quando
pure voleffeno fare per altra via , ghe mo
itraria , che feffeno raale a volergli tuorre il
fuo; 8c qui rimafe la cofa.
Sabbato adi XXI. didto. Arrivonno in Fer-
rara Zoanne Ziliolo da Ferrara, & altri Cit
tadini , che venivano di Franza , li quali at-
teftano de vifu effere arrivato in Afti Mtffer
Joanne Jacomo da Triulci con 300. homini
d'arme a lei cavalli per homo d'arme , che_
veniva di Franza ; 8c Come Ii afpettava uno
Epifcopo di Alemannia con ijooo. Todefchi
in fuo favore , & le altre genti d'arme del
Re di Franza; 8c come il prefato Re havea_
farta efente in perpetuo qualunque perfona li
portafle dreto al fuo Campo vidiualia. Iterru
come il Re era andato a Marfilia per aviare-
1'Armata fua in Ic-dia. Item come dicloMef
fcr Zoanne Jacomo havea prelo la ftrada da
Mdano a Zenoa.
Domenica adiXXII. didto . Si have perpiu
perfone, come a Milano era ftato uno Amba-
fciatore del Re di Franza a fare intendere al
Duca di Milano per parte del Re, che non_
debbia dare ajuto a' Pifani contra Fiorentini,
che'l Re non vuole , che li favorifca . Item_
come a Bologna dicto Ambafciatore e ftato a
proteftare, & ha proteftato a' Bolognefi, che
s'intcndano RibelU , 8c Inimici del prefato
Re , fe vanno contra Fiorentini alcuno di
loro : perche Meffer Zoanne de' Bentivogli
era acconzo, 8c e con Veneziani contra Fio
rentmi, 8c ha prefo danari, 8c facea tuttavia
gente contra Fiorentini , Sc come Bolognefi
rie ftanno di mala voglia.
Item da Fiorenza fi have, come era morto
Meffer Francelco Secho de quo fupra; 8c co-
roe Fiorentini faceano mille homini d'arme a
pofta del Re dt franza , & come li Signori
di Anmino , & Pefaro Soldati de' Veneziani
B
D
R I O 32S
cavalcano in lo Reame di Napoli. Itemfiha-
ve , come Veneziani ftavano di maliflima_
voja ; intendendo la venuta del Re contra di
loro, & a loro morte , & diftruzione ; & co-
me dicono , fe havefleno il Duca di Ferrara
per fuo Capitaneo , non haveriano tema , lo
quale non fi vuole aderire con loro , ma at-
tende a darfi piacere ogni di per le ofFefe_ ,
che ghe hanno fatto, 8c fanno ogni altro di,
8c per lo Polefene di Rovigo , che ghe hanno
tenuto, 8c tengono contra ragione, doveche
ogni giorno infino a le fei , 8c fette hore_
ftanno in Pregai per pigliare rimedio di di-
fenderfe, fe potranno, dal Re.
Sabbatoadi XXVIII. dicto. Arrivo in Fer-
rara , che-veniva di Franza , uno Ambafla-
tore del Re di Franza, Io quale a pofta ven-
ne al Duca Hercole ; e quefti ghe ando in-
contra quafi infino a VigaranoVdla del Fer-
rarefe , perche venne a cavallo per quella_
via , con tutti de la Cafa lllu. da Efte , 8c
Gentilhomini di Perrara, 8c lo accompagnon-
no infino in lo Cortile grande del Palazio del
prefato Duca ; in meggio di epfo Duca, 8c
de lo AmbatTatore del Duca di Milano , che
fta in Ferrara per lo prefato Duca di Milano
con Trombe, Piffari, Gnaccare , 8c Tambu-
rine, 8c lo allozonno in Corte in le Camere
fopra la Capella del Duca di Ferrara a fpefe
digniflime del Duca , 8c con tanti gridi da*
Putti , che lo feguitavano del Ponte di Ca-
ftello Thealdo a la Corte , gridando forte_
Franzi, Franzj, Franzi , 8c tanto forre, che
vix s'intendeva le perfone parlare. Et Do-
menica mattina adi XXIX.diclo. Eflendo Po
in colmo, 8c cosi lo Attice, il Duca, 8cAm-
baflatore a brazo andonno a Mefla in Capella
del Duca, & poi andonno fufo in Camera_
del Duca , ove infieme ferratt ambidue , 6c
non altri, ftetteno da una bona hora 8c meg-
eia, & poi andonno a definare ; 8c il dreto
definare pure infieme andonno in dicla Ca-
pella a Vefpro in canto , 8c cosi ancora la_
Meffa fu cantata da li cantori del Duca. Ex
poft autem il Duca intro in la Camara fua_,
8c lo Ambaffatore a cavallo con la Corte del
Duca andorono per Ferrara, vedendola infino
a hora di cena. Et Luni adi 30. dicto lo di-
€to Ambaffatore con molti di quelii del Du-
ca ando a definare a Bel Riguardo per vede-
re il Palazio del Duca di Ferrara. Et in di-
dto giorno lo Ambaffatore ritorno da Bel Ri-
guardo a Ferrara fufo 1'hora de la cena , 80
in Corte ceno con gran contento . Et nota,
che ghe piacqueno molto il Palazio di Bel
Fiore, 8c Bel Riguardo. Et Marti mattina_
adi ultimo dicto, definato che have uno poco
per tempo, il di&o Ambaffatore monto a ca-
vallo con fuoi Famegli , 8c cavalco verfo la_
Franza per via del Modenele , 8c Reggiano ,
accompagnato fuora per il Duca, 8c la Cafa
da Efte , 8c fua Fameglia , 8c Gentilhomini
per forfe miglia 4. havendo havuto le fpefe_
di banda dal Duca , 8c a fuono di Trombe_
parti , 8c non fi pote pero intendere cofa al-
cuna de Ia fua venuta per Io Popolo; 8c Ve-
neziani a furia fcodevano decime buttate per
loro a' Preti, Frati, Suore , Monachi, 6c ad
ogni Clero fotto loro, fia di chc condizione_
fi voglia, etiam Arcivefcovi, & Epifcopi, 8c
co<;i a' Secolari , per modo che tutti li fuoi
Suddiri gridano infino al Ctelo , & li Fonte-
ghi diVenezia fanno poco o niente, 8c tutto
perche Veneziani hanno grandiflima tema del
Rc di Franza» Ve-
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Veneri adi III. difto. Fu dato pnnc.p.o a
iare la Giefia, & Stanzie de' Frati di San£to
Marco in Ferrara aprovo il Monaftero di San-
Z Gabriele , che folea effere foora de la^
Porta di Sanclo Biafio , & nunc dentro di
FerraraperleFofle nove di Ferrara, & Mon-
fanore Meffer lo Epifcopo di Adrt, v.delicer
Mefler Nicolo Maria da Efte N.poie del Du
ca di Ferrara , che ftava in Ferrara , ghc_
meffe con fue mani la prima Preda in l. fon-
^Zobiaadi IX. diflo. Arrivb in Ferrranr,
che veniva da Milano per Ambafciatore del
Duca Lodovico Sforza, uno fuo, che andava
per andare a Venezia , a cui infino al Ponte
del Lagofcuro ando incontro il Duca Herco B
le da Ferrara con fuoi Gentilhomini , & Fa
meelia; & havea definato il DucaHercole in
la V.lla di Sanfto Martino del Ferrarefe; &
lo Ambaffatore ultra Po al Ponte di Lagofcu-
ro al Palazio del Conte Uguzione de Con-
trari Fiolo del ConteAmbrofo FiolodelCon
te Usuzione de' Contrarj havea definato , &
a lloeei& in la Corte del Duca Hercole , &
adi X. di li fi parti, & ando a Venez.a.
Veneri adi X. dicto. II Fiolo de lo Illuft.
Meffer Rainaldo da Efte havendo havuto pa-
role in Corte con il Nobile Homo Camillo
de' Coftabili Gentilhomo di Ferrara , Fiolo
del Speftabile Conte Rainaldo de* Coftab.l
de la Contrata di San<fto Pietro, con le arme
in roano corfe dreto al dictd Camillo rnfino
•i'n la Camera del Duca Hercole , ex quo ll
Duca per quello Atto !o mandb in Caftello
Vecchio deftenuto, & fu il Fiolo legitimo > ,
& naturale. Et Domenica adi XII. d.clo fu
cavato fuora , perche infieme feceno pace_,
& chiamafe per nome Nicol6 da Efte .
In difto giorno fu dato principio a fare .1
primo Torrione de la Foffa nova di Ferrara,
per andare feguitando a fare prima tutti li
Torrioni, & poi le Mura nove di Ferrara.
Sabbato adi XVIII. difto. La fera arnvo
in Ferrara lo Ambaflatore de lo Imperadore
Maximiano, 8e Mercori XXII. dicto parti, &
ando a Roma a Papa Aleflandro .
Domenica adi XIX. difto. La fera tardi
arrivo in Eerrara lo Ambaffatore d. Milano
de gli Arcimboldi , che veniva da Venezia.,,
& ando'il feguente di a Milano.
Luni adi XX. di Zugno. Lo Illuft. Mefler
Nicolo da Efte Fiolo legitimo , & naturale-
delo Illuft. Mefler Rainaldo daEfte meno per
Moglie Madonna Fiola del Magn.fico
Meffer Theofilo Calcagnino, & il Magmfico
Cavalierb -Mefler Alfonfo Fiolo del prefato
MefferTheofilomenoperMoglie la Illuft.Ma-
donna Fiola del difto Mefler Rainal-
do da Efte. • .
Veneri adi XXIV. diclo , & era ll giorno
diSanfto Zoanne Battifta. Fu baleftrato a
Sandto Zoanne fecondo ufanza , & have ll
Pallio Capoa de* Pizolbechari da Ferrara.
Veneri adi XV. di Lujo . Effendo h Ma-
gnifici Signori di Carpi in grandiflime fra di
loro differenzie si per lo reggere la Terra ,
& Dominio loro , come per altre loro difte-
renzie infino a volerfe fra epfi ammazare ; &
lo Illuftriffimo Signore Duca Hercole Eften-
fe, a la cui Signoria fono arrecomandati, vo-
lendo, & intendendo a fua poflanza defehde-
re, che non fi poneffeno mani nel fangue, &
che non facefleno inconvenienti i fi abfentb
da Ferrara, & cavalco a Carpi.dentro di vo-
- • Tom. XXIT.
*R E S B. 330
luntade de' didli Magnifici Signori de' Pil
& fi li ftette infino adi XXVIII. difto, chc_
Sua Ducale Signoria venne a Ferrara , & al
meglio che pote li lafso in aflai b,uono ac-
cordo fra epfi, & il Populo di Carpi^.
Luni adi XVIII. dicto . Dopo definare fufo
1'hora del repofare , mentre che Meffer Gre-
goro Zampante de la Citta di Lucca Capita-
neo di Juftitia del Duca Hercole , lo qualc_
tunc ftava in Ferrara in Sanfto Zuliano in la
Cafa che fu di GolmoMazante gia Cittadino
di Ferrara per meggio Caftello Vecchio, &
che li in quella , & in di&o Caftello el fa-
cefle lo Officio fuo , & che'l fufle il maggio-
fe homo in autorita appreffo il prefato Si-
gnore , che epfo Signore haveflc appreflb di
se, & che per 1'autorita grandiffima, & cre-
dito , che 1'havea con fua Signoria el non_
eftimaffe homo del Mondo , ne pure li FioH,
& Fratelli di Sua Ducale Signoria , & che'l
facefle tremare tutti li Sudditi di epfo Signo-
re , & che le fue Condennazioni fuffeno ar-
bitrali, & che le pecuniarie fempre fuffeno in
migliara di Ducati , & centinara , & che mai
le fue Sportole fufleno le ultime , ma si bene
Ie prime pagate a luo modo, .& non per taf-r
fa. Cum fit*tiam, che quefto homo fufle il
pih grandiflimo Ribaldo, fenza compaflione»
& remiflione alcuna , & che de fa£o nullo
Jure ordine fervato, nec fervatis Statutis ali-
quibus, el procedeffe , & femper ad capturam
perfonarum , & a metterle a la tortura , &
darli primacche Ii domandaffe quattro.fei,
X. & pih tratti di corda , per modo che era
forza forzata a cui gl* intrava ne Ie mani,
non ne ufciffe, che ghe laffifle la vita, & la
roba; & fe non la vita, la roba li toleva; ne;
fervava Inftrumenti di Dote a le Donne , nfc
altri Inftrumenti. Et era quefto Homo ini-
mico, credo, a Dio, & a tutti li Sudditi del
Duca, & ultra hoc a tutto , credo, il Mon-
do, per modo che non credo , ma fono cer-
to, che fe'lDuca dc Ferrara avefle cafloque-
D ftoRibaldone, & pofto al Sindicato, che per
quello haverlo caffo , li Sudditi di Sua S.gno-
ria ghe haverian volentiera donato da dieci
milia Ducati in fufo : tanto era efofo coftui
a tutti ; & per tutto il Mondo credo fe ne_
diceffe , & di fue Injuftizie manifeftiflime_,
che'l facea , perche havea di non ftare a Sin-
dicatoalcunodalSignore, quale era fuoCora-
pare, & havealo fa6to Cavaliero, ultra chc_
era Dottore.di Legge, Quefto brutto Ribal-
done inimico del ben vivere , & bone perfor
ne , non viveva. fe non a Pipioni cafalenghi ,
haveadaX.Fioli,& robava per se, che'l met-
tea da canto ogni Anno da due m.l.a Ducati
in lufo . Per paura di non eflere ammazzato,
fe'l volea andare a parlare al Duca, bifogna^-
va, che li andaffe a compagnarlo h Baleltren
di Sua Signoria , el Capitaoeo de la p.aza di
Ferrara,& fuoi Fanti , & il fuo Caval.ero ,
& Sbirri; & rare fiate ufciva di Ferrara fuo-
ra. Quefto Ribaldone , & Re di ladroni, ad
ogni perfona, che li intrava in le mani , per
havere grandi le Sportole, dava grand.flime^
condannazioni pecuniarie, & multe , 8c inh-
nitiffime fiate pe.rche di quelli , che 1 facea_
juftiziare,el non havea covelle d, Sportole-,
t\ teniva quefti modi; videl.cet fe 1 haveauno,
che haveffe meritato milltoni di forche, & di
morte, che non havefle havuto del fuo «n lo
Dominio del Duca , o che Foreft.ero fuffe-
ftato, & haveffe havoto a Cafa fua , lo m-
Y qut-
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3?i ^
quiriva, fe volefTeno pagare chi mille, & chi
p,u, & chi manco Ducati al Duca , che ghe
faria havere la grazia del Duca de laVita_,
con fare relazione al Signore Duca in favore
del delinquente; 8c fe*l trovava danan, facea
in fuo favore relazione , 8c ficeagli havere la
Grazia col Signore , a cui el diceva la bu
gia , 8c pigliava le fue Sportole a mifura di
carbone , per modo che dove le Gatte man-
giano da due lati , lui mangiava da tre ut
ita dicam . Et fufle ftato chi fi voleffe, 8c che
nonhaveffe havuto danari, li facea juftiziare .
Mai si. Ufava ancora quefta gentileza a le_
fute, videlicet che fe'l fufle ftato una perfo
na, la quale li fuffe andata dinanti, & che fi
haveffe doluto di qualcuno, a la prima elghe
domandava , 8c dicea : ben quefto tale hallo
nulla? 6c fe il Qtierelante li diceva : Meflere
rion ha covelle : 8c lui ghe diceva : bene_ ,
vanne, vanne al Poteftate, 8c ghe lo manda-
va. Ma fe covelle havea , lubito lenza che_
havefle mandato per lui , lo mandava a pi
gliare per lo Capitanio de la piaza , & fuoi
Sbini ; 8c molte fiate non fi trovava in duo-
lo il prefo, 8c bifognavali pagare le fpefe_ ,
che montavano in groffo , 8c Sportole , &
Notajo , per modo che ognuno tremava di
Juefto Homo , 8c di fua crudeltade. Et ef
endo venuta 1'hora fua, Lidio amatore de la
Joftizia , 8c a cui difpiace lornmamente le_
crudeltade , 8c ribalderie , lafso incorrere_ ,
che in dicto giorno , & hora de quibus fu
pra , uno Velentino gia Studente, uno Zove-
ne Mantuano gia Ztideo , 8c da pr chi mefi,
£c anni in qua fi battezo Criftiano , & uno
Maftro jL-ronimo da Cafuoli da Rezo Stu-
dente in Medicina in Ferrara , injuriati ufque
ad mortem da quefto Meifer Gregoro Zam
pante, intronno in Cafa di epfo , 8c andoro-
no Ii due primi fufo, videlicet lo Zudeo fufo
in capo de la fcala, 8c il Vifentino ne la Ca-
mera , ove che era in letto a dormire, 8c qui
con uno Pugnale grande bene prima arrodato
10 pafso da nna parte a l'altra , menandoli il
Pugnale ben per lo corpo , per modo che_
ftatim le budelle, 8c fegato , 8c lui cadenno
in terra li, videlicet lui mono ftatim, fenza
potnfi chiamare a penitenzia. Quo mortuo ,
corfeno al' ufcio, ove che li afpetrava il Ca-
fuolo, 8c cosi tutti tre fuggirono di Cafa_ ,
& laffonno morto il Zampante in Cafa ; 8c
lubito montonno tutti tre a cavallo, che ha-
vevano , chi li teniva li cavalli in ordine, 8c
cosi cantando forte per la Terra : Fora Bri
gjta; cerrete , cbe nni bavtmo ammazato 17, im.
fante; Ufcinnofuora, oc paffonno P6 al Pon-
te del Lagofcuro , cantando come haveano
morto il Zimpante, per modo che per quello
11 fu dato da mangiare gratis , 8c da bere , 8c
ron hebbeno impazo Vero e, che il Signo-
reDon Alfonfo da Elte li mando dreto li luoi
Baleflrien, ma erano gia paffati in loco ficu-
ro; 8c perche tutto il Popolo intefa la morte
del Zampante , corfe a la Ca(a fua , 8c l'ha-
veria pofta a facco : Lo pretato Signore Don
Alfo'ifo per parte drl Duca , per ovviare a
li fcandoli , fece fare Gnda , che ogni perfo
na, che non vi havelTe a fare , (ubito fi do-
vefle partire da quella Cala ; 8c cosi fi parti
la Brigata . Ma m difto giorno a le XXII
hore el fue feppelito in uno lifello in la Gie-
fia di Sancto Domenico di Ferrara in la Ca-
pella, ove Frati fonano le Campane. Et cosi
tini iua vita il mifero Zampante, che ando a
B
D
R I O 331
Cafa del maledetto Diavolo , efiftente il Duc«
in Carpi ut fupra. Et rouoja fimili ribaldi,
8c viva la Cafa da Efte , & chi vive bene_.
Ma nota, che non fu si prefto morto il Zam.
pante , che di lui , 8c di fua morte fu fatto
tanti Sonetti , Canzoni , Bilchizi , 8c altre_,
cofe in Rima , che fu una maraviglia , 8c a
me capito in le mani gl' infrafcritti , li quali
manu propria gli ho qui notati .
S O N E T T O.
O Acheronte , paffami di la.
Chi fe'? Sono il Zampante. Oh Traditore,
Crudele , Ingiufto , Boja , Rubatore;
Gettati in 1'acqua, fe paflar vuoi qna:
Perche?Che t'ho fatt'io da un tempoinqua?
Per te fon ftato in fatica, e fudore.
Per tua Injuftizia fpirti a gran furore
Ho paflati piangendo per pieta .
Capiran di Juftizia era il mio Offizio.
Tu fufti fuo Nemico; e lei fi duole,
Che poco a te fia qua ciafcun fupplizio .
Q.uel , che era tuo , che a Lucca vede il Sole,
L'havefti per virtute, o pur per vizto?
Che ne rendi ragion Juftizia vole .
Afcolta mie parole:
Chi mi fara ragion de la mia Morte?
Niun, che andar meritavi a peggtor forte.
Ficciam fefta in ogni lato:
C!ie'l Zampante e sbudellato.
Si penso gia il gran Latrone
Ingraflarfi a noftre fpefe;
Mi non pate la ragione
A la fin cotante oftefe.
Contra Dio non fon difefe
E 1'Huom muore pel peccaro l
Facciam fefta in ogni lato:
Che'l Zampante e sbudellato,
Che gli valfe a tuorre a torro
La fua roba a 1'homo giufto,
Se ad un tratto e ftato morto,
Come fal/o, iniquo, e ingiufto?
Si come ebbe amaro el gufto
Cosi il fiele ha pur guftato.
Facciam fefta 8cc.
Tanto lui zampo a Ferrara
Con la zampa ladra , e dura,
Che fi fe' per doglia avara
Una acerba fepultura.
Rare volie un vizio dura
Lungo tempo in alto ftato.
Facciam fefta 8cc.
Horche gli ha tronca la zampa,
Di ch 'I rubi mo, fel la ?
A la fine il Ladro inzampa,
O^e non credette ma'.
Gli e pur morto ah , ah , ah, ah,
E ln lnferno confinato.
Facciam fefta 8cc.
Nol dirb, tu lo dirai :
Aflai caro al Ladro e cofto;
Che di quanto el mangio nui,
Briogno pagarii 1'Hofto.
Se
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m F E R R
Sealmal&r* elfudifpofto,
Al partir fu condannatQ.
Facciam fefta 8cc,
Hona pia non fe ne parli,
Poi ch'e morto in la.malora.
TJn Sepolcro e fol da farli
AI Terrajo U di fora,
Sopra il cui fcritto fia ancora j
Qnivi e un Ladro fotterrato,
Facciam fefta 8cc,
Domenica adi ultimo dic"ko . 11 Duca Her-
cole con fandali fece correre per P6 a due-
homini per fandalo , & principianda a corre.
re al Bofchetto, che e in P6, per meggio
Sanfto Jacomo ultra P6 , & correnno infino
a la Punta di Sanfto Georgio , & li voltan-
dtfe , & ritornando a correre a contrario di
acqua infino al Ponte diCaftelloTealdo braz
za XII. di panno monachino al primo fandalo;
al fecondo due paja di calze a la divifa fua ;
al terzo due zipponi di pignola bianco , 8? a
tutti gli altri fandali unoTeftone per fandalo;
& fubellovedere, & fugli graagente, 8tfua
Signoria.
Et perche in quefto Anno fe ritrova , che*l
Ferrarefe da per tutto , Paduano , & quafi
tutta Italia ha la meta manco frumento de lo
Anno paffato: imperci6 per parte del Duca_
dj Ferrara fu fatta Grida, come feria donato
tre bolognini per ftaro di Frumento, che_
fuffe condutto a Ferrara , a cui ne condurra
di foreftiero; la quale Grida etiam heri per
due fiate fu fatta per lo modo foprafcripto .
Sabbato adi XIIL di Agofto inanti di lo II-
luftrtffimo , & Reverendiflimo Monfignore_
Cardinale di Ferrara and6 a cavallo contra al
CardinaleFiolo delPapa infino a Modena per
accompagnarlo inverfo Parma del Duca di
Milano, 8c farli honore: lo quale per ilPapa
e oundato a Milano ad incoronare nomine_
Pap_ lo Re Maximiano per ImperadoreFiolo
de lo Imperadore FederigoTerzo di Aleroan-
nia; lo qualeRe fi afpetta in Milaoo perfarfl
incoronare Imperadore; perche mentre che_
lo havefledomandato il paifo a'Veneziani per
partirfi da c*fa (ua , & per andare a farfi in-
coronare aRoma more folito , Veneziani pare
che non gbe 1'habbiano voluto dare , & per
quefto a Mtlano fi havera ad incoronare , fe
gli andera,
Et in difito giorno fi vendette in Ferrara_
"in Mercato il Staro del Frumento foldi XX.,
& quefto medemo a Modena, Rezo, Bolo
gna, Ronoagna, & in M Lochi circonftanri fi
vende ; & in Venezia lo fuo Staro Veneziano
fi vende lire otto di Marchetti, per effere ge
neralmente cattivo ricolto daper tutto per le
piove 85 nevi , & freddi , cbe furono di Apri
le, 8c Maggio paffati.
Domenica adi XXI. dhfto . Per parte del
Signore Duca H^rcole fu fatto Grida in Fer-
rara , come il prefato Duca havea fatto Capi
taneo di Juftizia in loco delZampante morto
fupra Mefler Zuliano da Monte Granello
con lautorita, che havea havuto lo Zam
pante .
Sabbato ad» XXVII, didto. Si have , come
effendo ftato morto in Venezja uno de li Si
gnori di X. furono prefi XVII. Gentilhomini
de li Quaranta diVenezia, 8t pofti a la cor-
da, 8c tormento,8c per tal cofa wtta UTer
ra era fottofopra,
7a~. XXIF*
B
D
R E S E.
Marti adi VI. di Settembre. Fu reftato per
tutto il Clero di Vefcovato di Ferrara uni-
verfaliter, & per li Rettori, Preti di Santo
Romano, Santa Agnefe, Santo Stephano, 8c
Santa Maria Nova, di offictare di<fti loghi' &
feppelire li corpi, 8t andare a'corpi, & dirli
Mefle,8i altriOfficj, per vigore di unaBolla,
o altro Interdetto per parte del Papa Aleflin-
dro : & quefto perche il Duca Hercole volea
il didto Vefcovado per lo Reverendiffimo Car-
dinale fuo Fiolo, 8t il Papa ilvoleva per fuo
Fiolo Cardinale. Le Intrade del quale Veico-
vado gode tuttavia il Cardinale. di Ferrara. •
In diclo giorno . Arrivo io Ferrara uno
Cardinale Franzofo , lo quale il Duca fece_
alloggiare in lo Moniftero de* Frati da li An-
geli, 8? ordino, che ghe fuffero fatte Ie fpefe
di banda per fuoi Selcalchi , & cosi fu fatto .
In difto giorno. Arriv6 in Ferrara Meffer
Aotonio de'Coftahili , |o quale folea ftareper
Ambaflatore del Duca Hercole a Milano al
Duca Lodovico Sforza ; 8e pare , che'l prefato
Duca li defle licenzia da Milano, 8ccheman-
dafle per il fuo Ambaffatore , che ftava in Fer.
rara a( Duca Hercole , perche lo andaffe
ftare a Milano; & fu dicT:o , quefto eflere_,
proceflb , perche il Duca di Ferrara non ha-
vea voluto aderire a le voghe del Duca di
Milano .
In didto giorno. Arriv6 in Ferrara, 8cFer-
rarefe molti de' Soldati, & Fanterie del Si-
gnore Francefco Marchefe di Mintua, li quali
haveano laffati in Ancona infermo di fluffo il
prefato Signore ; 8c epfi fe ne andavano a_,
Mantua fconfolati , venendo dalReame diNa-
poli .
In quefto tempo non fi atterideva in Fer-
rara , fe non a fare novi li Monafterj de' Frati
di Santo Marco, diSanto Bertolo, SantoZor-
zo, 8c altre Giefie, 8c Palazj, 8c li Turrtoni
intorno le Fofle nove diFerrara, 8c lavorare
attorno a Santo Dominico.
Sabbato adi primo di Ottobre . Arriv6 in_
Ferrara la Illuftre Madonna Marchefana di
Mantua , Fiola del Duca Hercole , la qualc_
Luni adi III. difto per nave fl abfenta, 8c an-
do zofo per P6, per andare incontra a 1'IUu-
ftre Signore Francefco da Gonzaga 'Signore_
di Mantua fuo Conforte, il quale era in via-
zo, 8c veniva, & fl facea portare fufo una_,
sbarra dal Reame di Napoli infermo di uno
ango , febre , 8c fluffo , 8c la fua gente d'armo
a pezzi a pezzi fenza arme , 8c barde , 8c man-
co danari , ogni giorno arrivava a Ferrara ; 8c
fe ne andavano a li alloggiamenti loro chi ia
qua, 8c chi tn la.
In ditito giorno . Fu fatta Grida at Luogo
confueto per parte del Duca di Ferrara, che
non fuffe perlona alcuna Terriera , ne Fore-
ftiera, ne de h Illuftriflima Cafa da Efte, 8c
Famtglia di fua Ducale Signoria, che ofafle ,
prefumefle tenere inCafa, nefuori diCafa
Aftori alcuni fottopena di cento Ducati d'oro
da effere applicadi a laCamara fua: 8cDomc
nica fu rifatta difta Grida ,
In quefto tempo fi atrendeva a fabbricar<t_
oirca li Turriont de la Fofla nova diFerrara,
8c Revellini, 8c lavoravafe le Dominiche; &
cosi in fare Cafe di qua da la Foffa verfo
Ferrara . E.t in quefto tempo non fi dicea_,
d'altro fe non de la venuta del Re di Franza.
ln quefto tempo fi vendea il Staro del Fru-
mento (bldi XVIII. in XIX., rOrzo foldi IX.
U Melica foldi VI., Fafoolt foldi XVI., Olio
Y a nove
1
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I
n0V e quattrini la libra, IaCaftellata de h rm-
oliori Vini fi vendea lire otto, nove, infino
f dieci condotta a Cafa de' Comprator,
Marti adi XI. d,<fto . Venne Letrere a Fer-
«»ra al Duca Hercole de la morte del Re_
Ferrante di Ragona Re d, Napoli F.olo del
Re Sfonfo Fiolo del Re Ferrante Baitardo
Fiolo del ReAlfonfoBdtardo, & de la crea-
zione del Re Federigo Fiolo del pnmo Re_
Ferrante.
Mercori adi XIX. difto . Arnvo m Ferra-
ra il SignoreFrancefco da Gonzaga Marchefe
di Mantua, cbe veniva dal Reame d, Napol,
per Veneziani contra Franzofi , 8c Venere_
adi XXI. fi parti, 8c ando a Mantua.
Luni adi XXIV didto , a le 44. h ,ore . II
Duca Hercole a cavallo , & la llluftre Ma-
donna Anna fua Nora in carrette da Corte^
accompagnarono dodici Suore de lOrdine di
Santo Lizaro in certa Cafa, che fu d, Maftro
Zoanne Lodovico di Francefco Nilello iru
Terra nova in Ferrara ; ove fua Signona hi
vea fatto fare ftanzie per habitazione di dicte
Suore; 8c di altre, che in quello Loco per
efiere Suore volefieno intrare, tanto che Sua
Celfitudine ghe habbia fatto fare uno Moni
ftero li in quello Loco di Santo Lazaro , Io
quale ghe vuole far fare , & adottare.
In difto giorno . Arrivo in Ferrara l'Am-
baffaria dVSignon Fiorentini, la quale veni-
va da lo Imperadore Maximiano , che e in_
Italia , & credo a Zenoa, 8c dal Duca diMi-
lano . _
Mercori aci XXVI. didlo. Venneno Mefli
di Franza a Ferrara , Ii quali diifeno, come
il Re de Franza certo viene in Italia a fpe-
roni battuti .
Lo Illuftre Don Alfonfo , 8c Madonna An-
na fua Conforte con la loro Corte , & cosi
gli altri Fioli del Duca partirono di Caftello
Vecchio, & andonno a itare di commiflione
del Duca in lo fuo Palazio da Santo Fran-
cefco, 8c non rimafe alcuno a ftare inCaftel-
lo, fe non il Capitaneo di quello Jacomo de'
Taflbni da Modena Padre di Mefler Julio, &
altri Officiali , 8c Fanti .
Veneri adi XXVIII. di&o . Menrre che'l
Vifdomino per la Signona di Venezia , 8c il
M;ignifico Rettore dt'Legifti dello Studio di
Fetrara, fi fufleno icontrati per Ferrara , &
che'l Vildomino volefle precedere dal lato di
fopra, ll Rettore non volea; 8c furono a lc_
armi , 8c dicto Rettore chiamato per nome_
Mefler Zoanne Francefco da Cefena evaginb,
ove che il Duca di Ferrara, poftoche non fi
haveflbno fatto infieme difpiacere; la mattina
ieguente per Grida fua pubblica detie bando
al didto Rettore daTerre, 8c Lochi fuoi, per
dimoftrare a* Veneziani, che li havea a caro,
& che li havea difpiacciuto 1'Atto.
Sabbato adi V. di Novembre a le quattro
hore di notte . II DucaHercoIe conX. o XII.
perlbue de la lua Fameglia montb fecrete in
la fua Ganzara fornita di vittuaglia, parten-
dofi da Ferrara traveftito, & non fi pote in-
tendere, oye che fua Signoria andafle , & la
Domenica (eguente furono le novelle a Vene-
zia; & il Marti a le 3. hore ritorno a Ferra-
ra, venendo da Comacchio .
Veneri adi XI. diclo , 6c era il giorno di
Santo Martino . Si pani da Ferrara lo Reve-
rendiflimo Cardinale di Ferrara con fuaFami-
glia per andare in Ungaria .
In quel di era groiiilfimo P6 , & non cre-
R I O 33<f
A |fceva, & non calava, & fi facea ogni giorno
Procefiione per il Clero , & quafi ogni di pio-
veva da principio d'Agofto fina a quefto di ,
fk erano piene tutte le campagne di acque_,
& tutti li fiumi di Romagna, 8c de la Mar-
ca, & del Modenefe, & Lombardia , & lo
Atice erano grofliflimi . Et Domenica adi
XIII didto fi have per cerro, come havea_
fatto Pb da Pavia infino al Mamuano dieci-
fette rotte , & cpme a Pavia era ftato due_
piedi piu grofib , che'l fulTe niai . Et in Fer-
rarefe, al Bondeno, in Porotto, & Vigarano
havea fatro tre rotte, & un'altra in Corbola;
& tuttavia per tutto diclo di, non era calato
il Pb da Ferrara alrro che due corfi, &quel-
B lo da Francolino uno palmo . Et vennero
Lettere , & Mefli alDuca, come li fuoi Gua-
ftadori di Pb a Melara haveano morti li uno
de' quattro Mantuani, che erano andati a ta-
jare Pb, & che lo tajavano,& come li com-
pagni erano fuggiti.
In quefto ieaipo. II Duca di Milano a tutti
li fuoi Sudditi hivea pollo una grandiflima_
gravezza , per havere duiari . Da'Milanefi el
volea cento miha Ducati a non rendere mai;
da' Pavefi quaranta milia; da Cremona altri
tanti; da' Parmefani trenta milia, & da altre
fue Cttadi, & Luoghi fecondo rimpofte; &
come a furia facea, 8c con grandiflimi gridi
infino alCielo fcuotere; ck come tutti li luoi
Popoli molto erano turbati , 8c come poco
ufciva de la Corre fua, 8c dava audienzia_ ,
ftando fufo uno Tribunale aflettato in lo Pa-
lazio con Ie sbarre, perche perfona viva non
li potea in quelle intrare , 8c bifognava gri-
dareforre, chi li volea parlare; 8c fempre_
1'havea trecento Fanti intorno a le sbarre ar-
mati, che alcuno non li potefle intrate ; 8c
tutto il fuo piacere era con una fua fanriL- ,
che era donzella de la Moglie, Fiola delDu-
ca di Ferrara , con la quale el non dormiva
gia, ficche era mal voluto.
Lo Re Malfimiano in quefto tempo era in_
Pifa, 8c eravi li Franzofi contra di lui in fa-
vore de' Fioreniini , 8c eravi parte de l'Ar-
D mata del Re di Franza , 8c parte de le fue_
getui d'arme erano in lo Monferrato , 8c Sa-
luzo, 8c Afti; afpettando Sua Maella, che in
Italia fi tiene per certo, che de proximo ha a
venire .
Et fi have per certo , come li Navili de'
Veneziani, che erano andati in laTurclnaper
carigarfe di frumenti , per condurre a Vene-
zia, erano ritornati vodi ; perche il Turco
non glie ne havei laflato tuorre.
Item . Come a Venezia era ftato fatta Gri-
da , che non fuffe perlona viva , che ol'affe_
approffimarfe a la loro Refanata per alquante
perteghe fotto certa gran pena: ik come fidi-
cca per Venezia, che Veneziani facea fare_
una Armata d'acqua dolce.
Item . Come Veneziani haveano nuncpofte
certe grandi Decime fra loro , per le quali
ogni homo gridava.
Havefe per cerro; Come mentre che'l Mar-
chefe di Mantua fufie in Napoli in foccorfo
del Re Ferrante di Napoli, lo quale tunc vi-
vevd; oc che'l prefaro Re li havefle doman-
dato danari in prefto , 8c che'l non ne havef-
fe, 8c che per fervire il Re ne havefie tolto
in prefto da li Stradiotti de la Signoria, che
erano etiam per la Signoria in ajuto del Re ,
& che loro fopra la fua Collana ghe ne ha-
veffe preftati con promiffione, come il fufle a
Maa-
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F E R R
Mantua, ghe H k avcfl " e a rimettereli: 8eche'l
di&o Signore fi fuffe abfentato. per
A
A
andare a
Mantiia^ Li Stradiotti tolfeoo dicla credenza
del Sianore Marchefe, & in pezzi latajonno,
& fra epfi la partinno contra la volonta del
Signore, il quaie non volleno afpettare, che
fuffe pure arrivato a Maotua .
Inquefto tempo. 11 Magnifico MeflerZoan
ne de' Bentivogli Secondo da Bologna facea
fare monete d*Argento da quarantaotto quat-
trioi 1'una, da uno Uto era lui in una tefta_
con capelli longhi, & da 1'alrro unatargacon
due feghe, & due Aquiliue, & difopraquel-
la era una Aquila grande .
Marti adi XV. dicto ad hore fei di notte .
Arrivo in Ferrara il noftro Cardinale, «Iqua-
le adi XI. fi era partito da. Ferrara , per an-
dare in Uogaria . La cagjone non s'intefe al
tramente , Te non perchc il Re di Ungaria_
havea lpofato la Regina , che fu Donna del
Re Stephano Re di Ungaria, & che fu Ftola
del Re Ferrante di Cafa da Ragona da Na-
poli; la quale mo e Sorella del Re Fedengo
di Napoli Fiolo del prefato Re Ferrante ; &
quefto per roezo de* Veneziani , che ne erano
ftati cagione folum per havere quelli Re di
Ungaria, & di Napoli a le loro voglie , per
fturbare la venuta del Re Carlo di Franza in
Iralia, & per vedere fe epfi Veneziani potef-
feno farfi m Italia maggiori , che non fono .
In Ferrara el ftaro del frumento , fi vende
fol. 18. 1'orzo foh XII. la melega fol. VI. II
flaro del repozolo fol. XII. II ftaro del remo-
lo fol. IU. II ftaro del faleMbl. XVIII. La li
bra di lalziza VIII. quattrini . La libra di re-
cotta quattro quattrini . La libra del pefce_
cinque , e fei quattrini . La libra de lo olio
nove quattrini . La libra del mele fette quat
trini. La libra del Bue cinque quattrini . La
libra del Vitello fette quattrini . La libra de
le candele di fevo fol. II. Frutti non fono fta
ti in quefto anno . La libra del lardo vecchio
X. quattrini. Cevali belli j. al foldo.
In quefto tempo . Meffer Battifta Guarino
Poeta Leggente in Ferrara Fiolo di Meffer
Guarino Poeta appreflo la Giefia de li Angelt
per meggio la Caia de* Mofti facea fare una_
bellaCaia.
Zobia adi XVII. di&o. Arrivo in Ferrara
uno Ambaflatore del Re di Ungaria per an
dare a Roma a Papa Aleffandro .
Veneri adi XVIII. dicV). A le quattro hore
di notte arrivo in Ferrara il Signore Mar-
chefe di Mantua, lo quale in dicto di fi era_
partito da Mantua , & fmonto in Corte dei
Duca, & la mattina feguente a hore XII
parti da Fetrara, & anab a cavallo infino a_.
Lagofcuro , & Ti montb in nave , & andb
zolb a Venezia .
Mercori adi XXIIL diiko . Arrivb Meffer
Nicolo Sadoleto da Modena di Franza , ove_
che era andato per Ambaflktore per il Duca_
di Ferrara a quello Re .
Havefe per certo da Roma , che in la Ca-
mera del Papa era trattb una gran Saetta, &
havea morti alcuni di quelli del Papa in Ca-
mera , rotto la fua credenza , & morto la fua
Guardia in buona parte .
Zobia adi XXIV. difto . Nicolb de gli
Arioiti da Ferrara, che era Commiffario in_
Romagna a Lugo per il Duca Hercole , a_
furia f'u caflb de POffizio fuo, & condennato
in cinquecento Ducati d'oro , & a non dove-
re mai piu havere oflizio dal Signore . La ca-
B
E S E. 338
gione fu, perche effendo in Lugo a tempo di
notte andb ono certo in cala di uno diLugo
per impazarfe con la Donna fua, & chelfuf.
le fentito, & fusgito, & laffatoli la Tabarra
per pegno; & che la feguente mattina Nicolb
havefle mandato per quello tale , a cui volea
«ffere fatto vergogna, & ghe haveffe doman-
dato la Tabarra di quello tale , di cui era_ ,
& che per fuo honore negaffe haverla havu-
ta, & che Nicolb el facefle mettere a la cor«
da, & havefle fatto dare quattro trarti dicor»
da per havere la Tabarra , & guafto 1'homQ
da bene contra ragione, & poi (critto a Fer-
rara al Duca il tutto , per quefta tale pazzia
latta, el fu condennato, & caflo ut fupra.
Veneri adi XI. de Decembre . Meffer Car-
o de' Strozi Cavaliero Fiolo di Meffer Nico-
Ib Cavaliero da Ferrara, Tegrino de' Turchi
da Ferrara Fiolo di Polo AntontoTurcoScu-
diero det Duca Hercole , & Hettore da Fa-
venza Ducale Canzeliero Cavalcante, fi par-
tinno da Ferrara , & andonno per Ambaffa-
tori del prefato Duca a lo Imperadore Maffi.
miano, cbe era in Lombardia in le Terre dt\
Duca di Milano .
Luni adi XlV. dicio. Effendo ilDucaHer*
cole ad uccellare in lo Bjrco, & con fuaSi-
gnoria era Jacomo de' Trotti Fk>lo di Ga-
eazo Trotto , & Hercole dal Bruno Fiolo di
Ludovico ambi dui Ferrarefi , & Curiali ; 8c
effendo vemiti li a le armi prefentefuaSigno- ■
ria, il Duca li mandb in Callello diftenuti
per li fuoi Baleftreri.
In quefto Tempo . Pb era groffiffimo ultra
modo , & era rotto a la Mantoanella verfo
Serravalle del Marchefe di Mantua ; & raai
non furono vifte tante acque fopra ta terra ,
quante ghe era.no , & tutto il Polefene di Ma-
rara, il Bondeno, Ravale, Salvadonica , 8$
uafi tutto il Ferrarefe tnondava pei le rotte
i Pb, & per le tante piove che fono ftate.
Zobia adi XXII. didto . Arrivb in Ferrara
Ia Ducheffa di Urbino. che veniva da Urbi-
no , & il Veneri fi parti da Ferrara , & andb
a Mantua a fare le Fefte con il Signore Fran-
cefco da Gonzaga .
Luni ad» XXVI. difto. Lo Illuftriffimo SI-
gnore Duca Hercole Duca di Ferrara Amore
Dei mandb a prefentare a li tnfra/critti Mo-
nifteri le infrafcritte Robe, videlicet.
A li Frati de' Servi tutto univerfaliter uno
fornimento da Mefla , videlicet Pianeta di
Aleffandrino con pelo nova con una Croce_
in meggio di panno d*oro, due altre Veftid*
Zago da Piftola, 8e da Evangelio » con fregi
d'oro larghi quafi una fpanna . Uno Pallio
d'Altare con lifta d'oro larga utfupra, 8ccoa
tutto il fornimento , che fa bifogno ad uqq
Frate ad appararfi.
A' Frati di Santa Nicolb altrettanto, ma_
erano di Velluto cremefino novo pure coru»
difti f regi d'oro ut fupra .
A' Frati di Santo Domenico altrettanti ,
5c forniti prout fupra.
A' Frati di Santo Francefco altrertanti, &
forniti prout fupra tutti d'oro con ta ^ .
A Santa Maria del Vado fimiliteraltrettan-
te .
A Santo Andrea prout fupra.
A Santo Spirito altrettanto ut fupra .
A Santa Maria de la Rofa prout fupra.
A Santa Maria de gli Angeli altrettantej
prout fupra.
Et lo Anno paflato mandbe uno Appara»
meate
rnento al Vefcoado di prezio di Ducati mille
Et in difto di mandbe uno a Santo Polodi
prezio c.rca trecento Ducati d'oro .
Quello di Santo Francefco di fopradictotu
di prezio di quattro cento Ducati , 8c quelli
de gli altri Monafteri per ducento Ducatiper
cadauno. , . r
Et in quefto tempo iua Signoria havea tor-
aito di fare fabbricare in lo Moniftero de le_
Suore di Santo Vito ; dove in didra fabbnca
fpefe da cinque miara di lire di Bolognini.
ln quefto tempo . Facea fua Signona am-
pliare el Moniftero de le Suore appreffo la_
Giefia di Santo Marco, che tuttavia fi fa fare
per li Frati.
A gran furia il Rizo Taruffo da Ferrara m
le Cafe, che furono de' Perondoli da Ferra-
ra per meggio Santo Lnnardo , 8c atidando
dreto a la Via de gli Angeli per meggio il
Moniftero de le Suore di Santa Catenna facea
fabbricare uno Palazio .
Et in di£to Anno. Meffer Zoanne delPozo
da Milano Dottore del Configlio de la Jufti-
zia del prefato Duca fece fare per meggio la
Porta de' Frati de' Capazoli , alias di Santo
Jeronimo, uno Palazioto tutto novo.
In dicto Anno. Li Frati di Santo Domi
nico feceno fare in lo loro primo chioftro in
volta in colonne di n.armoro quello volto ,
che e ad intrare, ove intrano per allozare_
Nel giorno di Natale in Vefcovado, aSan
to Stepnano, a Santo Romano, Santa Agne-
fe, & Santa Maria Nova, non fi difte Melfa,
ne OfEcii; 8c da la vigilia di Sancta Maria_
di Seticmbre proximo paflata in qua non fe_
gh'e detto Meffe, neOrficj, ne feppeliti cor-
pi per comandamento di Papa Aleffandro.
Lo llluftr. Don Alfonfo, Don Sigifmondo,
& Don Julio, 8c la llluftriffima Madonna_
Anna Moglie del diclo Don Alfonfo ftanzia-
ro da Santo Francelco in Ferrara cum le lo
ro Fameglie, 8c lo Revercndiffiir.o Cardinale
noftro a la Certofa in lo Palazio del Duca_
feparato da la Certofa.
Veneri adi XXX. dicto . Arrivb ad allog
giare in lo Moniftrro di Santo Georgio ultra
Pb da Ferrara lo Reverendiffimo Monfignore
Cardinale Urfino Romano il quale con altn
Cardinali erano fuggui d.i Roma, per dubbio
di non effere diftenuti da Papa Aleffandro ,
come gia ne ha dirtenuti per non volere ac
confentire al fuo volerc , & uno altro Cardi
nale alloggiato in quefti di in lo Moniftero a
]i Frati de gli Ar.geli purc fuora di Roma_
per lo Papa anrio in Franza a ritrovare Car
lo Ottavo Re di Franza per havere ajuro con-
tra il Papa; oie in Franz.i ne fono anche de
gli altri Cardinali fimiliter male trattati dal
Papa.
Et in dieto di . Arrivonno in Ferrara Mef-
fer Carlo de' Strozi, 8c Tegrino due de' tre
Arobaffatori del Duia di Ferrara, che erano
ftati al Re Maffimiano , 8c che haveano ha-
vuto bona audienzia da Sua Maella perquat-
tro miglia , lontano da le Confine di epfo
Imperadoie, il quale ntornava in lo fuo Pae-
fe ln Aleinagna, eflendo rtato in Italia, come
c diclo, e ir iffime a Pifa ; & lo terzo Am-
bafttttoie, che fu Mefler Pandolfo da Pefaro
Dottoie il prefato Re menbe con fe in Ale-
mania di bona voglia, & di bona voglia ri-
roandb U foprafcruti due a Ferrara- li quali
B
D
K I O 346
diffeno, come Veneziani li haveano mandato
a donare due vefti di panno d'oro li , 8c co-
me le havea accettate, & poi fatto brulare_
in lo foco; & come da cavallaro d'Italia con
circa XX. cavalli el fe era partito , non ha-
vendo mai voluto intrare in Terra murata
da Pifa infino in Alemania, ne del Duca di
Milano, ne de la Signoria di Venezia.
Veneziani in quefto tempo facea cavalcare
fufo in Lombardia le fue genti d'Arme , &
Stradiotti, & Fanteria; perche mo per certo
hanno, che il Re di Franza viene in Italia a*
danni fuoi ; & in Venezia, & per tutte Ie_
Terre de' Veneziani hora fi fpende ogni mo-
nera Taliana, 8c di Alemania, 8cdi Franza ,
& Ultramontana , & quafi niente fa Vene-
zia; & Veneziani voleano male da morre al
Duca Hercole; & dicono, che lui b cagione
de la venuta del Re di Franza in Italia, 8c b
la loro ruina, 6c per quefto non voleno ve-
dere in Venezia Ferrarefi ; 8c turtavia di 8c
notte in Caftello vecchio de la Porta del
Lione lo Illuftr. Don Alfonfo fa artellarie_ ,
8c ballotte, 8c fufo li carioli in ordine fi car-
gano, 8c per Ferrara fi fpende di molte co-
rone d'oro del Re di Franza.
Sabbato adi ultimo dicto. II Duca di Fer-
rara, 8c il Cirdinale di Ferrara , & Madonna
Anna andonno a vifitare a Sancto Georgio il
Cardinale, 8c parlonno infieme, ove il Duca
li fa le fpefe del turto .
MCCCCLXXXXVII. Adi primo di Zena-
ro, 8c era Domenica. U Duca Hercole Eften-
fe cenb in lo palazio del Mignifico Conte_
Uguzione de' Contrarj Fiolo del Magnifico
Meffer Ambrofo Fiolo del Magnifico Conte
Uguzione de' Contrarj da Ferrara, 8c iru.
quello giorno fba Signoria era ftata a Meifa
in Santo Andrea.
Marti adi III. diclo . II C;rdinale Urfino
Romano alloggiato a Santo G -orgio fi ablea-
tb da Ferrara, 8c titornb a Modena .
In dicTro giorno . II Duca di Ferrara , lo
qualc habita in lo fuo Palazio in piazza, an-
db a cena con lo Illuftr. Don Alfonfo fuo
Primogenito , 8c con Madonna Anna fua_
Conforte, 8c con gli altri fuoi Fratelli , 8c
Compagni, 8c Ambalfatore di Milano.
Mercori adi 4. didlo . Circa le fedici hore
arrivb in Ferrara al Duca Hercole Lettere_
del Duca di Milano, In quale per didte Let-
tere lo avisb, come Luni proffimo palTato
adi II del tncfe prefente in Milano era mor-
ta la Illuftriffima Madonna Beatrice fua Mo-
gliere , Fiola del prefato Duca Hercole , per
havere dilperlo una Fiola; per la mortc de_
la quale il Duca di Ferrara molto fi attrbtb,
8c cosi tutto il Popolo fuo di Ferrara ; lo
quale Popolo gia huea apparecchiato di da-
re a Sua Eccellenzia la lua ventura ; perche
havea ordinato di andare per la Terra cer-
cando epfa ventura da chi ghe rhaveffe vo-
lutodare. La quale Madonna Beatrice nacque
adi XX IX. di Zugno 1475. del Duca Herco-
le, 8c di Madonna Leonora da Ragona, Fio-
la del Re Ferrante Re di Napoli , 8c andb a
Milano per Moglie del Signore Lodovico
Sforza tunc Barba, 8c Gubematore del Duca
Zoanne Gaieaz, tunc Duca di Milano, F10I0
che era ftato del Duca Gahaz Fiolo del Du-
ca Francefco, Duca di M;lano , Fiolo del
Magnifico Sforza da Cutignola , lo quale Si-
gnore Lodovico poi fu fatto Duca di Milano
per la morte del prefato fuo Nipote adi
XXIII.
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141
F E R R
XXHL di Ottobre 1484, & fi *«° m F§"°
cod epfo Duca Lodovico adi XXIII. di Ze
naro W » n Milano, & mori Luni II. del
prefente ut fupra a ie cinque hore di notte ,
fo ouale Duca di Ferrara in d.fto giorno li
mando il Magnifico Meffer Borfo Signore di
Correegio a vifitare dicto Duca gia luo Ge-
nero, & dolerfi de la morte de la prefata_
Jladonna Beatrice.
Veneri adi VI. diclo. Fa fatta Grida per
parte del Duca a le feneftre del pozolo del
Palazio del Comune di Ferrara , che'l non fi
doveffe de cetero fperidere in Ferrara , &
Ferrarefe monete di rame, & di argento di
alcuna forta foreftiere, eccetto che le Vene-
ziane, pena lire XXV ' Marchefane per ogni
XX. foldi, 8c di X. quattrini per quattrino ,
ultra le altre pene impofte fopra ci6, ma li
fu dato termine otto di a la brigata adoverfi
fcarieare de le monete foreftiere; & Sabbato
fu rifatiadi&aGrida de le moneteper lo fo-
prafcritto modo.
Et perche il prefa&o Duca Hercole era_
apparato per andare per Ferrara per la fua_
ventura more folito a la Pifania,' per la mor
te de la Fiola non ghe ando , ma a la fben
deria fua li Gentilhomini, 8c Cittadini dicta
ventura apparecchiata gia per darli, gli man-
dorono il Venere , & il Sabbato .
Infino adi VI. di&o . ln Ia Giefia di Santo
Domenico di Ferrara fu feppelita la Donna_
di Jacomo de' Taffoni da Modena Capitaneo
diCaftello Vecchio, & fulli piu di quattro
miara di Perfone ad accompagnare il corpo,
perche l'era Madre del Magnifico Meffer Ju
lio Taffone primo Homo col Duca noftro .
Mercori adi XI. dicto. Meffer Zoanne Ma
ria Ruininaldo Dottore famofiflimo, & eccel
lentiflimo, Ferrarefe, & che lezeva a Ferrara
in cafa fua , cadette del male de la goza .
Zobia adi XII. diclo la mattina. II Duca_
Hercole in la. Giefia di Santo Domenico in_
Ferrara fece fare uno Offizio per 1'anima de
la quondam Madonna Duchefla di Milano ,
de qua fupra. In quefto modo fu fatto in_
meggio la Giefia drieto lo Altare grande_ ,
ove lolea eflere il Coro de* Frati , & fedie_
di affe negre di fuora, a modo uno Lifello
da morto grande di XX. pedi , & alto da X
pieno di chiodi fenza capella, larghi uno dal'
altro circa uno pede , tutti dicti chiodi pie-
ni di candelotti da fei infino a dodici oncie_.
Puno, tutti imprefi ad una fiata; 8c Sua Si-
gnoria fue col capuzzo in tefta, 8c cosi totti
li Fioli, & Fratelli, & Nipoti abbrunati, &
accapuzati , come fi fa a li altri morti . Fu
levato dal fuo Cortile, & accompagnato a la
Giefia ; 8t in prima anteceffe la Compagnia.
de' Battu de la Morte, 8c dreto a quella uni
verfaliter tutto il Clero di Ferrara, Borghi ,
& Ville con li fuoi Dupiroli, due per ca-
dauno in mano , & grandi fecondo le digni-
tadi Ioro; & dreto al Clero il prefa<„o Du-
ca, & ut fupra, & fuo Cardinale, & tutto il
Popolo di Ferrara abbrunatoda capo a pedi;
& era afferrato tutte le botteghe, & fonteghi
per precetto, come fe'l fuffe ftato di Natale.
Et entrati tutti ne la Giefia ando a lo Altare
grande, & li il Vefcovo di Sarzina LocoTe-
nente per il Vefcovo di Ferrara con li Can-
tori del Duca canto la Mefla folenne; ultra_
che in quella mattina ghe fu dicto da' Preti ,
& Frati pifi di quattrocento Meffe da morto
pet 1'anima fua; & tutte le Mefle, che ia le
A
A
B
D
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altre Giefie quello di furono ditte , andorone
per 1'anima lua. A lo quale Edificio, o Li-
fello , erano arfi di continuo da feicento fef. ■
fanta candelotti; & a li detti Fratilifu man-
dato XX. Dupieri per accendere , quando fi •
levava il Corpo di Crifto a le Meffe . Et det- .
ta la Meffa fe ghe fece tre fiate lo OfEzio da '
morti fopra , & poi ogni homo ando a defi.
nare, che erano le XXI. hora. Et fu rnanda.
to per cadauno Convento tre pefi di carne ,
a chi mangiava carne, & tre di pefce, a chi
mangiava pefce; & a li Capellani libre dodi-
ci di carne per Capellano . Poi fu dato in_
pane cotto ducento ftara di farina, del vino*
& altre cofe date, o mandate, non le dico ,
che non le fo. Et nota per li primi, che an-
dorono inanti, fu lo Ambaffatore del Duca_.
Ji Milano in loco di epfo Duca fuo Marito
accompagnato dal Vifdomino per la Signoria
di Venezia, poi il Duca con uno Cavaliero
di Rodi, poi Don Alfonfo, poi il Cardioale»
& poi li altri Fioli del Duca di Ferrara , 8e
dopoi li Fratelli , & Nipoti . Et nota , che'I
Signore Meffer Sigifmondo non li fu , che_
era tunc infermo; & in didto di mai non li
aperfe le botteghe, & non fi tenne Ragione,
& fu uno bello tempo ; & gran quantita di
cera lavorata ghe ando al dicio Efequio . Ee
nota, che'l Signore di Mantoa in Mantoa_,
quefto tnedefimofece per 1'anima de ladi&a.
Di quello , che ghe fece il Duca di Milano ,
taccio, perche u dice cofe incredibili a chi
non Ie haveffe vifte; certo fece tantohonore
a la fepultura, cheeuna maraviglia, perilben
grande che ghe havea voluto ; la quale ghe lafsd
di epfa due fuoi Fioletti infanti, de la morte
de la quale dolfe a tutto Ferrara , & molti
ne pianfe: & cosi va il Mondo ribaldo.
Sabbato adi XIV. di&o. Mentre, che Vefcont»
Policia, aliasde'Mcntanari da Serravalle, che
ftava in Ferrara appreffo la Coropagnia di Santo
Zoanne Battifla da Santo Domenico fuffe morto^
& li per meggio la cafa fuafuffenoiiConfalo-
ni , & Clero per portare via il corpo fuo a_i
Santo Domenico in una caffa da morto, fi le-
vo via Compagnie, & Clero, & perfone , 6c
fu laffato ftare cosi, perchefuritrovato, che'I
corpo fuo non era in la caffa , ma li era ca-
vecchie , & faffi ; & fu detto , che la notte_
prima a li Terrai quello corpo era ftato por-
tato a fotterrate; & altri diffeno communi-
ter, che'l Diavolo in aniroa e in corpo lo ha-
vea portato via, perche per niente in la in-
firmita non havea voluto intendere di confef-
farfi, ma che fempre in la malattia havea ri-
chiefto il Diavolo ; & cosi era morto; 8c
quefto perche tutto il tempo di fua vita , U-
cet non haveffe fioli, ne fiole, Iuvea tefo a
le uiure a la gagliarda, 8c a dare a zoatica
bovi fenza corna, & dare tinazi ad ufura, 8c
nollo, 8c fi havea fempre cancato 1'anima di
ufure . Tuttavia la mattina feguente il diclo
corpo nudo fu trovato fufo fuicio o porta_ ,
8c che ne fufle fatto, non s'intefe.
Domenica mattina adi X V. di<Sto. Fu ap-
prefentato al Duca Hercole , venendo da_
Meffa da Santo Paulo, due bovi grafliffimi ,
che fecondo ufanza li mando a donare il Du-
ca di Milano.
In di&o giorno la fera a Santo Francefco
in Ferrara fu feppelito lo famofo Dottore di
Legge, uoo de' primi lumi dMtalia, Meffer
Joanne Maria Ruminaldi da Ferrara, lo qua-
le infino al Vcoeri era morto, per effere ca-
duto
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I
dato del male de la goza, & fulli al corpo
erandiflima gente.
Luni adi XXX. d-fto. Venneno nove cer-
te da Roma, & da Fiorenza, 8c da molti al
tri Lochi, come gli Urfini , Colonneft, Sa-
belli, 8c fuoi feguaci, a chi il Papa ftcea_,
guerra, haveano rotte, & fpezzate le genti
del Papa appreffo Roma, 8c corfi infino Ie_
porte di Roma , & prefone una , haveano
prefo il Duca di Urbino , 8c il Duca di Gan-
dia Fiolo del Papa, 8c feriti, 8c morti pi_ di
fertecento perfone de la gente del Papa , &
fatto molto male, & come il Papa havea_.
rnandato a domandare foccorfo a' Ver.eziam,
li quali ghe haveano rifpofto, che per ll pre
iente non poteano darghe foccorfo, 8c che_.
Sua Santita doveffe per hora defiftere da quel
la guerra.
fct pure in dicto di . Vennero Lettere d:
Lombardia, & di Zenoa, come Zenoa era in
arme per le parti fra epfi, perche lamaggiore
parte del Popolo chiamava Franzofi, li qual
erano a Campo a Savona , & a' Savonefi ha
veano dato termine a doverfi rendere a loro,
alias che brulariano, 8c metteriano afaccodi
«5ta Savona; li quali Francefi havean gia pre-
fo quafi tutta quella Riviera infino a Zenoa ,
videlicer Meffer Joanne Jacomo da Triulci da
Milano Condottiero del prefato Re; Sc come
ogni giorno piu s'ingroffa il Campo de' Fran
zofi , li quali gia hanno L : gorno , 8c Novi
& Fiorentini ifto tempore, 8c Pifani ftannoin
pace ; 8c le genti d'arme de la Signoria d
Venezia quafi tutte fono in Lombardia a le_
Confine del Duca di Milano , al quale ncn_
danno alcuno foccorfo di gente. Et nota_
che'l Duca di Ferrara per lo prefato Re tiene
le Forteze di Zenoa.
iVlarti di ultimo didio. Venneno Lettere a
Ferrara, come erano vere tutte le foprafcritte
cole di Roma, & Zenoa ; 8c come le genti
del Duca di Milano fi erano ritirate a Serra-
valle del Duca di Mdano per non effere rot
te da' Franzofi.
Sabbato acii 4. di Febraro. Arrivo in Fer
rara Monfignore di Bir.i Franzofo infermod
uno certo maie , chiainato male Franzofo, lo
quale e che viene doglie grandiflime , & bo
gnom duri per tutta la perfona , per modo
che e grandiffimo male , Sc dura uno anno ,
Sc due a le perfone ; 8c li Medici non ghc_
fanno fare covelle a di&o male . Lo quale_
Monfignore viene dd Reame di Napoli con_
circa 80. cavalli per di Bologna , 8c Modena
via; oc allogg o in Corte del Duca Hercole ,
lo quale tunc era in la Capella fua di Corte
ad uJire Vefpro , 8c Laude in canto da' fuoi
Canton lecondo fua ulanza . Al qual Monfi
gnore ando incontra infino a P6 da la Gabel
la grofla la Famiglia del prefato Duca , per
che viene per nave, & e beilo Homo, 8c fu
didto , che'l volea andare a cafa fua perLom-
bardia, havendo SaUo condutto del Re Car-
lo di Franza; ma cht'l Duca Lodovico Sfor-
za di Milano non ghel volea fare; conilqua-
le Duca di Milano Franzofi nunchanno guer
ra, 6c ghe hanno tolto molte Terre, ut dici-
tur, 8c vanno drieto . La gente d'arme de'
Veneziant quafi tutte fono in Lombardia per
paura de' Fianzofi fuoi nimici , & non fi fi-
dano andare lulo quello del Duca di Milano,
perche di lui non fe ne fi lano; 8c ll Duca di
Fertara da il paffo ad ogni homo, 8c fta a_
vcdere; 8c Bolognefi a furia fanno gente, 8c
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R I O 344
Idanno danari, &c non s'intencle come vadano
lt loro fatti; 8c il Papa e a mali terroini con
li fuoi Avverfarj .
Mercori adi VII. di_to . II Duca di Ferra-
ra in Ferrara, 8c molti altri haveno Lettere,
come il Protonotario de i Torelli haveatolro
al Duca di Milano in Lombardia uno Caflel-
lo nominato Montechiurulo , a tradimenti
per6 , 8c come Franzoli fono a campo lufo
quello del Duca di Milano in Lombardia, 8c
Zenoefe .
In quefto tempo . Veneziani calano in Ve-
nezia il pane a' Piftori ; il quale pane , o de-
rata , o careftia di biave , era confueto ftare_
ad uno prezio, cioe tante librealfol. , 8c que-
fto perche non poteano havere frumenti in_
luogh'\ del Mondo , ne etiam da' Turchi per
d lbbio di guerre .
Ftorentini, perche Veneziani non habbiano
olio, banno coroprati quanti ohi hanno potu-
to havere in tutta la Romagna , Tofcana, 8c
Marchta , ove che pur ne habbiano potuto
havere .
Zobia Santa. Adi XXIII. di Marzo . In_
Ferrara il Duca Hercole dette definare fecon-
do ufanza fua in la fua fala grande a' Poveri,
8c poi li lavo li piedi fra lui , 8c Fioli , 8c
Fratelli, 8c poi a cadauno Amore Dei dette_
panno azurro da uno Mantello , 8c uno paro
di fcarpe, 8c poi li licenzio.
Sabbato adi primo de Aprile . Arrivonno"
in Ferrara, che venivano da Venezia , il Si-
gnore di Arimine, 8c Fratello, & laloroMa-
dre , li quali poi la Domenica andonno per
Ferrara, vedendo ogni cofa; 8c li llluftriffimi
Fioli del Duca in quella mattina erano anda-
tt a Comacchio ; 8c difti di Arimine allog-
gionno in la Corte del Duca a fue fpefe.
Nota, che per quanto s'intende, tn quefta
invernata fono morte in Ferrarefe molto ptii
di vintiroilia pecore, 8c beftie di altra forte_
fenza nuroero, 8c e ftato fin'a qui il piu pio-
volo lnverno, che fufle gia grantempo; 8cin
Ferrara e ftato grandiflima copia di unomale
chiamato Mal Franzofo, o Male di Santo Job;
a lo quale male lt Medici non fanno reme-
diare.
Marti adi XI. dicto . Fu impiccato a le fe-
neftre del Palazio de la Rafone per Iadro, 8c
homicida uno de' Buldrini di Porto del Fer-
rarefe circa le XXI. hora, lo quale fu donato
a' Medvci per fare notomia , perche havea il
Mal Franzofo , per vedere onde procedeva_
tale infirmita, lo quale era nominato Jacomo,
8c havea morto due homini in Ferrarefe ; 8c
robato affai ; lo quale quando il Boji lo volfe
buttare zofo, lo prefe con li denti per man-
giarli il nafo, 8c poi ad uno Heremtta , che
lo confortava, prefe con li denti etiamlipan-
ni per tirarlo zofo con lui, 8c fi gettoindre-
to dentro la fineftra col capeftro al collo , 8c
cosi mal dilpofto mori.
Mercori adi XIX. dicto. Arrivo in Ferrara
lo llluftnffimo Signore Francefco Marchefe di
M^ntua, con lo quale alloggionno in Corte_
del Duca 300. Famigli, 8c 300. cavalli a Ipe-
fe di (ua Signoria .
Domemca adi XXIII. dnSlo. Arrivo in Fer-
rara la Illuftriffima Madonna Marchefana di
Mantua per nave , 8c la Duchella di Urbino
orella del Marchefe Francefco di Mantua_ ,
le quali venivaro da Mantua.
Et in di£to giorno. Fu facta 1'offerta jn lo
E
Vefcoado dt Ferrara fecondo ufanza , 8c
non
li
Google
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HJ F E R R A
li fu ditfto Vefpero , perche Papa Aleflandro A
noo vuole, che'l fe ghe offizii da otto diSet-
tembre in qua ut fupra.
Domenica XXIII. difto . La Duchefla de_
Urbino fi parti da Ferrara, & ando per nave
verfo Urbino.
Luni adi XXIV. di<fto . Non fi corfeno h
Pallii in Ferrara juxta confuetum si per la_
morte de la Ducheffa di Milano, si perche il
Duca dono il Pallio di broccato d'oro di quel
giorno, che fu Santo Georgio , a li Frati di
fanto Francefco per fare la loro Giefia, che
tuttavia fi fa.
Marti adi XXV. diifto . II Vtfdomino per
U Signoria di Venezia in Ferrara conilSten
dardo fuo, fufo il quale era uno SantoMarco
dipinto, con uno, che a cavallo inanti ghe_
lo portava con leTrombe, accompagnatocon
jl Marchefe di Mantua , & Illuftre Meffer
Sigifmondo, Meffer Alberto, & altri de la_
Cafa da Efte , andorono ad offerire a Santo
Marco in Ferrara juxta il fuo confueto .
Mercori adi XXVI. diclo . II Duca de Fer-
rara, Marchefe di Mantua, & altri andorono
a cena ultra P6 in Santo Luca al Palazio de
lo Uluftre Meffer Alberto da Efte con loro
comitive.
Zobia adi XXVII. di<fto. II Signore Mar-
chefe di Mantua fi parti da Ferrara con la_
fua comitiva , & ando a cavallo verfo Man
tua , havendo laffato la fua Donna a Ferrara .
Zobia adi XXII. dc Zugno . Vennero nuo
ve a Ferrara, come il Duca di Gandia Fiolo
del Papa fi era ritrovato morto in Roma di
quattro ferite, & poi gettato nel Tevere cosi
morto; dove per tte giorni era ftato, & non
fi pote tunc intendere la cagione , ne da chi
fuffe ftato morto, & come tutta Roma erain
arme per ditfta caufa, & non fi teneva aperte
le Botteghe, ne Fonteghi; & il Papa era in_.
grandiffima doglia, perche lo amava , quan-
tunque fuffe Baftardo, & era Confalonlero di
Santa Giefia.
In diftb di. Arrivo in Ferrara il Signore-
di Arimino, & il Duca di Urbino . Et in di
tfto di arrivonno due Arobaflatori del Duca_
di Milano al Duca di Ferrara , & venneno fe-
creti , & alloggionno a gli Angeli .
Et venne, come Meffer Zoanne de' Benti
vogli da Bologna primo Homo de* Bolognefi
havea mandato in foccorfo del Protonotario
de' Torelli Fanti contra il Duca di Milano .
Veneri adi XXIII. di<fto la Vigilia de San
fto Zoanne Apoftolo. Venneno Lettere da_
Roma , come eflendo ftato incolpato lo Reve
rendiffimo Monfignore Afcanio Vice Cancel
liero del Papa in Roma, & il MagnificoCon
te Antonio Marta da la Mirandola, il Papa_
havea fatto pigliare il ditfto Conte , & havea
mandato per brufare in Cafa il di<fto Vice-
Cancelliero , dove ghe furono morti due de'
fuoi, & come li Cardiriali non 1'haveavoluto
patire , & come Roma era in arme per tali
cofe , videlicet per la morte del Fiolo del
Papa.
Et fi have per certo, come il Turco havea
tolto a' Veneziani cinque Terre ultra il ma-
re .
Marti adi XXVII. difto. Fu divulgato per
tutto Ferrara, come la Signoria di Venezia—
a fuono di trombe havea caflb dal fuo foldo
lo IUuftriffimo Marchefe di Mantua, lo quale
era ftato fuo Capitaneo Generale, luiexiften-
te in Venezia per fuo maggiore difonore ; &
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fu dicfto, che era diftenuto li, la qual cofaj
molto dolfe a* Ferrarefi; 8c per quefto lo II-
luftr. Don Aifonfo in preflia cavalco a Man-
tua .
Zobia adi XXIX. dicfto . U prefaro Signore
Francefco Marchele di Mantua fuggtto da_
Venezia ceno al Fonte del Lagofcuro , 8e
cenato monto a cavallo li, ove li fu preftati
cavalli, & andoe a Mantua difcorde con Ve-
neziani, li quali lo aballottonno per farlp mo-
rire, fe bavefleno ottenuto , & ut ditftumu
fuit, non pote parlare a la Signoria , ficche
non vide Thora, che'l fuffe a cafa fua.
Martt adi IV. di Lujo . Si have in Ferrara
per certo, come la Signoria di Veneziahavea
dato termine al prefato Signore di Mantua_
per tutto il prefente mefe a doverli dare Du-
cati venti due milia d'oro, alias che paffatoil
mefe ghe metteriano il campo a cafa , & come
il dicfto Marchefe dava danari a' fuoi foldati,
& era di mala voglia, & come in le Terredi
epfo Signore erano ftati ftrazati tutti li Sten-
dardi , ove che 1'havea dipinro fufo Santo
Marco , & fcafsate tutte le pitture di Santo
Marco, per modo che li era , & e da fare_
fra loro.
In quefto tempo. Fracaffo da Santo Seve-
rino, & Anronio Maria fuo Fratello condou
tiere de lo Illuftrifiimo Duca di Milano in.
tronno dentro da Carpi con alcune Iquadre,
& afaccomanarono de fatfto il Palazio d«'
Magoifici Signori Alberto, & Fratello Fioli
del Magnifico Leonello da Carpi , che ftava.
no in Ferrara in ftudio & piacere, con favo-
re del Magnifico Giberto , & Fratelli , Fioli
che furono del Magnifico Signore Marco de*
Pii da Carpi, & di altri loro Partefani ; &
confumolli tutto il loro havere: di che dictt
Signore Alberto , & Fratello fi reduffeno al
Duca Hercole, a cui erano raccomandati , &
de' quali lui era promeffa, che di<fti Fioli di
Marco non li moleftariano mai . Lo quale_
Duca intefo, che'l Duca di Milano, &Signo-
ria non fe ne erano impazati , ne fe ne volea-
no impazare, per la prima mando a tuorre la
tenuta di tutte le Caftella, che dicli de' Pit
in Modenefe, & Reggiano haveano, chefono
da jo. in 35. Caftella, & in fe le tolfe; per-
che gia la Cafa da Efte in Feudo ghe li ha-
vca donate a li Signori vecchi da Carpi; poi
fi mife a provedere a li offefi ; & per la pri-
ma tolfe 1'acqua de fa<fto a Carpi , per modo
che non poteano macinare , & reduffeli a_.
mangiare il frumento aleffo , & tuttavia li h
drieto, & cosi il Signore Marchefe di Man-
tua Socero del prefato Signore Alberto , &
il Magnifico Conte Meffer Galeotto da la Mi-
randola fuo parente per cazarli da Carpi .
Luni adi XVII. ditfto. Venne a Ferrara la
Illuftriflima Madonna Marchefana di Mantua
a vifitare il Duca Hercole fuo Padre .
In quefto tempo . Si attendeva a fabbricare
in Terra nuova del Borgo del Lione, & cir-
ca li Ponti , che traverfario la Pefchiera del
Zardino del Duca da la Porta del Lione , &
il Duca nunc habita lo didto Zardino.
Domenica adi XXIII. ditfto. FufattoGnda
Ducale in loco confueto , come per lo avve-
nire alcuna perfona , di che condizione , &
forte voleffe effere, cosiforeftiera, comeTer-
rera, de cetero in alcuna Cittade, & Terra_
del prefato Signore Duca non haveria a pa-
care bollette di viandanti; & fu ordinato 10-
Ferrara, che pib. non fi havefle a fcuotere da
* Z alcuno
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alcuno denari di bollette; perche Foreft.eri a
cavallo, che non haveffe havuto Lettere di
Paffo di familiaritade , pagivano da ogm tem-
po bolognini cinque a buone monete per ca-
vallo, 8c quelli, che andavano d Roma , oc
ritdrnavano da Roma perquindicigiorni man-
ti Quarefima, & quindici dopoi Palqua ; oc
ouelli da pede uho bolognino ; & chi veniva
b Ferrara a piedi, & a cavallo fe fufle parti
ro tie foldi, ut fupra ; 8c ciafcuno ruffiano ,
& puttana, che fi partiva daFerrara, pagava
faer perfona foldi due; 8c cialcuno Parone di
Nave, o Burchio fol. uno. AlDucaogmcofa
trsiter puttane, & ruffiahi, che dicti fuoida
hari erano de' Notai, che facevano lebollette
loro da partirfe da Ferrara. Pagavano prima
dicle bolette Veneziani da Venezia propria ,
Bolognefi, Fiorentini, Lucchefi , Sanefi * &
ftavali due Superiori per rendere ragione a
fbreftieri , a puttane , ruffiani , hofti per ca
valli , 8c altre cofe , che havevano lire X.
Marchefane il mefe per cadaiiho, uno Notajo
per le caufe, che non havea falario, due No
tai a fare le bollette, oc uno Efattore afcuo
tere li denari di di&e bollette , che haveano
lire cinque Marchefane per cadauno al mefe ;
& uno Comandatore, che havea foldiquaran-
ta Marchefani il mefe tutti da la CameraDu-
cale ; Sc in dicla Grida fu fatto intendere_ ,
che fi fcriveria dapertutto li lochi, accio che
Ferrarefi etiam non pagaffeno in alcuno loco.
Sabbato adi XIII. di Agofto . Si have per
certo, come il fatto di Carpi era acconcioin
quefto modo, videlicet, che li Signori de'Pii
havefleno ad andare fuora, & godere lolunu.
le fue intrade, vdelicet che li Fioli, che fu-
rono del Signore Mirco , andaffeno a ftare a
Bologna , 8c quelli del Signore Leonello a_
■Ferrara, & godere le fue intrade .
Lo Uluftnmmo Don Ferrante Secondoge
imo del Duca di Ferrara era arrivato a Mo
•dena dil Padre, venendo di Franza per alcu
ni giorni .
In quefto tempo. Di male di fluffo in Fer-
rara morivano di molti putti 8c putte, infino
da trenta in fufo tal giorno era ; Sc erano li
maggiori caldi, 8c afciutti , che alcuno fi ri-
cordi; & fi potea dire, che da Pafqua de la
•Refurrezione in qua non fia piovuto in Fer-
tarefe, 8c non fi ponno rompere le Terre.
Sabbato adi 9. di Settembre. II Duca Her
•cole venendo da la Citra di Modena , 8c Car
.pi , per nave pafso per Ferrara , 8c and6 a_
Comjcchio , 8c con lui era lo Illuft. Don^
•Ferrante fuo Fiolo .
Domenica adi XI. diclo . Intro con gran-
tliflimo honore , 8c forfe maggiore , che mai
altro intraffe Judice de' XII. Savj del Comune
•di Ferrara, il Magmfico Meffer Titto Stroza
Cavaliero & Poeta per la morte del Conte_
Uberto dal Sacrato, che adi paffati era morto
in di£to Offizio .
Zobia adi XIV. diclo. Fu feppelito a San-
'to Andrea in Ferrara Lodovico Bruza Mafla-
ro , 8c Conduttore de la Gabella groffa di
f^errara Fiolo di Ncolo Bruza , lo quale ad
pias caufas fece roolti Legati , perche non_
■hivea Fioli alcuni di niuna forta.
In di<5lo tempo. Fu fornito di effere farro
-il Ponte di Pietra, che traverfa la FofTa feo
Pefcaria del Ca(t-llo vecchio appreffo Santa_
Maria da la Ro!a di Ferrara.
In quefto tempo . Per il Popolo, che era_
tanto raokiplicato in Ferrara, el nou fi ritro-
10
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vava cafe da dare a pifone, feu ad affitto.
Mart,i adi 3. de Oclobre. Fu a Ferrarauno
Ambaffatore di Spagna al Duca Hercole , lo
quale poi ando a Venezia .
Sabbato adi XXVIII. di£to. ArrivoinFer-
rara uno Ambaffatore de lo Imperadore Maf-
fimiano, che veniva di Alemania ; a cui il
Duca li ando incontra con Trombe, & Piffk-
ri, 6c li fece grandiffimo honore; & allo,
in Corte del Duca Hercole , il quale
li fuffe fatto fpefe digniflime .
Domenica adi XXlX. diclo. La feraarrivo
in Ferrara, che veniva di Franza , una Am-
baffaria de* Signori Fiorentini, che allozonno
in Schivanojo a fpefe del pred clo Duca.
B Marti ultimo dicto . Si parti da Ferrara_
Camillo de' Coftabili , Fiolo del Conte Rai-
naldo da Ferrara, Sc lo Ambaffatoredel Dcca
di Milano, 8c fu mandato didto Camillo per
1 Duca Hercole, per fare reftituire al Duca
di Milano il Caftelletto di Zenoa; lo quale_
Caftelletto a nome del Re Carlo Ottavo Rc_
di Franza il D'ica Ercole dal Duca di Milano
havea tenuto, 8c dovea reftituirea Santo Mar-
tino proximo futuro al prefato Duca di Mi-
lano, quando il dicto Re non fuffe in Italia,
per uno accordo fra epfi Re, & Duca di Mi-
lano: perche dicto Re havea rolto termine dt
ritrovatfi in Italia con il fuo Efercito digen-
te d*arme per tutto Santo Martino proflimo
ut fupra ; 8c perche Sua Maefta non era ve-
nuta , 8c fi approflimava il tempo de la refti-
tuzione di effo Caftelletto, & il Duca Lodo-
vico Sforza Duca di Milano inftava di haver-
lo in dneto, come Signore di Zenoa, il pre-
fato Duca Hercole gh?l mando a reftituire_,
paffato che fufle il di di Santo Martino utfu-
pra, 8c ira di&um fuit ab omnibus .
In dicto giorno Meffer BeltrameCanonico
del Velcoato de Femra pani da Ferrara, 8c
ando a Milano per Vicario del Cardinale di
Ferrara, noviter fatto Arcivefcovoperil Duca
di Milano.
Lo Illuft. Don Alfonfo da Efte in quefto
tempo havea il male F'rancefe; 8c molte, 8c
D infinite altre perfone per tutta la Italia , 8c e
uno m-ile mufitato , 8c incogmto a' Medici ,
8c 1'Homo, che 1'habbia, 1'attacca a la Don-
na per ufare con lei ; fimilmente li Donna_
all'Homo, quando lei 1'ha , 8t ufi con l'Ho-
mo; 8c chi lo ftringe, le ne more.
Zobia adi XVI. di£to Lo Illuftriflimo Duca
Hercole fufo le XVI. hore fi parti da Ferra-
ra con lo llluft. Don Ferrante fuo Secondo-
genito, 8c ando a definare al Ponte di Lago-
lcuro ultra P6, al Palazio del Magmfico Con-
te Uguzione de' Contrarj , 8c definato che_
have ando zofo per andare a Veneziacon 300.,
o piii bocche de la fua Famigfa, 8c andocon
lui il Vifdomino, che fta a Ferrara per la Si-
E gnoria, 8c rimafero Locotenenti lollluft. Don
Alfonfo fuo Primogemto , & lo Illuft. Mcffer
Sigifmondo Fratello del prefato Duci , 8c per
quefta andata molto fi dice da per tuito, che
fi credea, che'l non ghe hiveffe di an lare.
Domenica adi XXVI diclo . Lo Reveren-
diflimo Monfi^nore Ippolito Cardinal" di Fer-
rara con la comitiva ftn fi parti da Ferrara_
con 300. cavalli, 8c 40 carriaggi, rerand.ire
a Roma a Papa A^ltflandro Sefto Spagnolo ,
8c folo and-6 a fmontare in capo del Ponre di
Caftehhealdo in lo Palazio de' frotri , 8cfter-
tegli la notte, & il Luni fi pani, Sc ando al
fuo viaggio, ritrovandofi tunc in Venezia lo
Illu-
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P E R R
Wuftrifflmo Duca di Perrara fuo Padre .
Mercori mattina adi XXIX. difto. Venne-
ro Lettere del Duca di Ferrara a lo IUuft,
Don Alfonfo, che era in Ferrara , coine di-
£to Duca «ra in viaggio per venire da Vene-
xia aFerrara , che*l dovefle fare far faltio ,
Campani-o in Ferrara, 8e trarre Schiopetti di
& notte con lumiere, 8e non fcrifle lacagio-
ne» & cosi fu fatto . Ma in quefto di meie-
mo s'iotefe, come lo Illuft. Don Ferranteera
acconzo per Condottiero de la Signoria con
cento eimetti, & cento cavalli lezeri ,
Zobia. La Uluftre Madonna Annamogliere
de lo Illnft. Don Alfonfo , & Fiota del Duca
Galeaz Sforza, gi- Duca di Milano , 8e gia
Sorella del Duca Zoanne Galeaz Sforza gia
Duca di Milano inanti il prefente Duca Lo-
dovico Sforza Duca di Milano ; la quale era
gravida , 8e dovea domane Veneri primo di
Decembre intrare in lo nono mefo , fu prefa
da uno dolore di corpagrandiflimo, adeoche
li venne uno accidente, che la ftette in quel
h notte 4e la Zobia ultimo di Novembre ftra-
mortita da cinque hore , efiftente il Duca a_
cena con li Turchi Gentilhomini di Ferraraa
Crefpino ViUa dreto Po del Ferrarefe , lo
qoale veoiva da Venezia ; 8e didko dolorc_
tanto li monto con aceidenti , 8e la bru tta_ ,
che fe li ruppe , 8e veniva per la bocca , che
la fe ne mori in di&a notte feguente, videli-
cet Veoeri di notte primo di Decembre in_
Ferrara in Jo fuo Palazio da Santo Francefco,
havendo prima partorito una Puttina , la qua-
le, ut di£t'im fuit , tune nata. mori , & la_
prefaia fua Madre dreto fenza aleuno reparo,
tanto fn il male crudelifRmo ; 8e in quella_,
fera, ftando cosi male la prefata Madonna_
Anna, arrivb in Ferrara il prefato Signore_
Duca fuo Socero molto trifto, & di malavo-
gba per dtdli infirroita de la dicta Madonna
Anna.j 8e Sabbatb adi II. di Decembre fu fat-
to Grida, che fi doveffe tener ferrate tutte le
Botteghe , 8c Fonteghi , 8e remondare le_
ftrade .
In dicV> di . Arrivb in Ferrara da Veneaia
frumento, che fe dice , che la Signoria ne_
dava da milte cinquecento moggia a lo Iltuft.
Don Ferrante a conto dd fuo foldo , 8e lui
10 dara, ut dieitur , al Commune di Ferrara,
& da quetlo ne recevera il prezio .
In di6to A\. Si vendette in Ferrara il fru-
mento il ftaro fol. XXVI- il ftaro del fale_
XVI., il pefo di porci foL XVIII ta libra^»
de lo olio nove quattrini ; il ftaro de la me-
liga fol. 8. , Ja libra det Bove quattro quat-
trini , quelta del Vitello fei quatnini , orto
caro , contezione buona derrata, pefce perfei
quattrini la libra, vino buona derrata.
Domenica adi III. di6k> . Sonata ta prima_,
hora di notte il Signore Duca Hercole fl par-
ti det fuo Patazio in piazadi Ferrara , dcando
al fuo Palazio da Santo Francefco , ove chc_
era il corpo de la Htuft. Madonna Anna fua
Nuora fufo uno cadiletto abbrunato, & epfa
veftita de fhabito di Suora di Santo Vitoj la
quale a lato a ie havea la fua Puttina etiam-
morta veftita di dalmafco bianco ; & cosi di
11 furono levati con grandiffimi piaoti queLli
due Corpi morti , 8t portati fufo il cadiletto
per Frati di Madonna Santa Maria del Vado,
oc Frati di Santo Spirito infino a le Suore di
Santo Vito appreffo Santo Andrea con circa
feicento Dupieri ruvuti da la Corte , come_
da le Compagnie, 8e Arti di Ferrara, & dfe.
lom. XX.lV.
A
A
B
E
R E S E. jjo
to gli quali andorono abbrunati , & coperti lt
capi con capucci fecondo ufanza , prima lo
Illuftrifflmo Duca Hercole , 8e poi Signore_
Sigifmondo fuo Fratello, poi IiFioli, 8cFra-
telli , 8c Nipoti del prefato Duca infino a le_
dic*ie Suore, ove la fu feppelita con la Fio-
letta fua, 8c non li ando Jo Itluftre Don AU
fonfo fuo Marito, perch* ftava molto male_
di febbre, 8c male Franzofo, 8c di altri mali;
ne lo Illuftre Mcfler Alberto da Efte, cheer*
in letto con le fue got.te . Et con il Duca a_.
paro era il Vifdomino per la Signoria inFer-
rara , 8e con MefTer Sigifmondo il Vefcovo
di Trani, 8c poi fecondo le dignita de leper-
fone; & cosi in diclo Mooiftero fu fepulta_;
la morte de la quale generaliter dolfe ad ogni
perfona, perche era amata da ogni homo pec
le fuebontadi , bellezze , 8c piacevolezze 8e
era de le belle Donne di faccia , 8c occhi ,
che fuffe qua intorno.
Sabbato adi IX. diclo . In Vefcovado dt
Ferrara in lo Coro eflendo fatto li a modo
uno Ulifello da morti in meggio , ove cho
ardevano da »50. in jco. candelotti , per Io
Clero del Vefcovato fu fatto le.Settime per
TAnima de la fopradi&a Madonna Anna ho-
norevoli , 8c tutte le Meffe , che fi diffeno
tunc, fureno dicle da morto pure per la dt«
Sai 8c per tutti li Monifteri de*Frati, 8eEo
clefie di Ferrara fimiliter fu fatto , 8e di(Sto
tutte le Meffe; poi fu dato per 1'Anima fua_»
cinquecento ftara di pane Amore Dei a' Mo-
nifteri, 8c altra povertade: 8c furono ilDuca,
8c tutti di Cafa lua at dicto Vefcovato , 8e
Offizia con capucci in tefta, 8e panni bruni *
8c non li fu to IHuft. Don Alfonfo , perchi
eta infermo ut fupra , 8c fulli il Magnifico
Meffer Annibale de* Bentivogti da BoIogna_»
Genero del Duca Hercole , lo quale in quel-
10 giorno dopo definare fi parti , 8c andb a_»
Bologna .
Zobia adi XXI. didto . U Duca Hercole
ando a Medelana in Ferrarefe a fare le Fefte
per andare poi fra tre , o quattro gtorni di
Natate a Comacchio, 8s deinde a la cazza io
ti bofchi li circonvicini.
Infino adi XXIX. di Novembre. Si havd
Lettere in Ferrara da Milano, eomeeramor-
ta li in Milano ta Illuftre Madonna Beatrice
da Efte Sorella naturate del Duca Hercole
Eftenfe, 8e gia maritata in lo Magnifico Mef-
fcr Nicolo da Correzo , de* quali ne nacque
11 Magnifico Mefter Nicoto da Correzo, che
vive, e fta in Mitano per Condottiere del
Duca Lodovieo Sforza di Milano , 8e poi fu
rimaritata in lo Uluft. Meffer Triftano Sforz*
gia Fratelto naturate del prefato Duca di Mi-
iano .
Domenica adi uttimo di Decembre . Ven-
nero Lettere a Ferrara , come in Botogna lo
Magnifico Meffer Joanne de' Bentivogli ere_,
caduto det male de la Goza , & ne ftava_>
male .
Mr:CCCLXX:XXVlI!.DomenicaadiXXV.
di Februario. Lo Hiuftriirimo , 8c Reveren-
diflitno Monfignore Cardinale di Ferrara de_
quo fupra Arcivefcovo di Milano, &loUluft.
Don Sigifmondo fuo Fratello fe abfentorono
da Ferrara , & fe a/viorono infiefne per an-
dare a Milano , chiamati dallo Hluftriflimo
Duca di Milano , 8c andorono per ftare ti
due giorni uttimi di Carnevale con !o Illu-
ftnilimo Fiancefco Marchexe di Mintua_
loro Cugnato , 8c poi il primo giorno di
Z 1 Q.ua-
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■351 D I A
Quadragefirna andare a Milano .
In diifto giorno. Arrivonno di Venez.*_
uno Ambaffatore del Duci di Milano, & lo
Illuftre Don Ferrante a Ferrara ; & ut tuit
diftum , pare , che fuffe uno poco di ruggine
fra il Duca di Milano , 8c la Signor.a , per-
che Veneziani vorriano Pifa , & ll predidto
Duca , 8c altri Potentati d'Italia non voleno ,
che l'habbiano.
In di&o giorno. Lo Magmfico Conte Ugu
zione de' Contrarj da Ferrara di anni circa-
XVIII primo Gentilhomo , Sc Suddiro clel
Duca di Ferrara Fiolo del Magnifico, 8c Ca-
valiero Meffer Ambmfio de" Contrarj Fiolo
del Magnifico Conte Uguzione meno per mo-
elie la Muft. Madonna Diana de la Illuftnflima
Cafa da EfteFiola naturale de lo liluftriflimo
Meffer Sigilmondo Fratello legitimo 8c natu
raledel DucaHercole , di etade di anni XIV.
vel circa con Dote di cinque milia Ducati
d'oro , 8c lo Illuftriflimo Signore Duca, Sc il
prefato Meffer Sigifmondo , 8c gli altri de la
llluftriflimaCala da Efte ceno con il predifto
Wagnifico Conte Ugu^ione.
Luni adi II. di Aprile. Sufo la piaza di
Ferrara , & in lo Vefcovato fi fec? una ga-
gliardaqueftione per le Famiglie de li IUuftri
Don Alphonfo primogenito del Duca Her
cole, & Mefler Sigifmondo Fratello del dicSto
Duca • dove li furono feriti malamente cin
que fra di una , & de 1'altra parte , compu-
tato uno, che fu ferito in lo Vefcovato , che
bifog.16 confecrare il Vefcovado di novo: &
ultra che in di&o di fe ne erano fatte due_
altre da Santo Ftancefco , 8c (ufo la Via_
grande ; & hieri primo di Aprile fe ne era_
fatta un' altra in piaza .
In dicto giorno. Venne a Ferrara, come_
fufo la piaza di Santo Marco in Venezia Ia_
Signoria havea a tempo di notte fatto impic-
care ll fuo principale Secretario per la gola_
di anni 72. in 75. , 8t laffatolo cosi impicca
to tutto 1'altro giorno , St la cagione non fi
puo intendere .
Infino adi ultimo di Marzo proffirno paffato
fu fatta Grida a le fineltre , fecondo ufanza,
per parte del Duca di Ferrara, che le infra-
lcritteMoneteforeftieretanto, & non li quat-
trini fi haveffeno a fpendere in Ferrara per lo
jnfrafciipto modo, videlicet
II Carlino Papale di pefo per quattrini
XXV i II.
11 Buffelotto Mantoano per quattrini
XXXVI.
II Quarto Milanefe per quindici bolo-
gnini .
II Qnarto di Savoji per quindici bologni-
ni manco uno quattrino .
II Quarto Bolognefe per quindici bologni-
xii manco uno quattrino .
U Tredefino Bolognefe per foldi due .
11 Tredefino Bolognefe da 26". quattrini per
foldi quattro .
U Lucchefe da foldi tre per foldi due , oc
denari otto .
11 Lucchefe da due foldi per undici quat-
trini.
Li Santi Zoanne in piedi da Fiorenza da
XXI. quattrini per XX. quattnni .
Le Moncte de lo Imperadote da 27. quat-
trini per 24. quattrini.
Le Veneziane fecondo ufinza .
Et le ahre fecondo il pefo , 8c bontade di
quelle ; intendendofi , che le non fiano tofe_
alcune .
B
D
R I O 55*
In dic"to giorno. Ritrovandofe in Fiorenza
predicare da molti anni in q .a uno Fratc_
Jeronimo Savonarola da Ferrara d« V Ordiae
de TOhfervanzia di Santo Domenico Fiolo di
N.colo Savonarola Mercadaite, Fiolodi Mef-
ferMichele Cavaliero di Ro li <k Excellentif-
fimo Fifico Patavino , gia Cittadino di Fer.
rara , & in le fue Predicazioni dicendo de Ie
cofe future a terrore de li Popoli, ckdiPapa
Aleflandro Spagnolo , fu tolro per fofpetto,
8c Heretico da una parte de' Fiorentini , vi-
delicet da i grofli : unde che il Papa mando
per epfo, & il Popolo minuto anche nonvol-
fe, che'l ghe andaffe ; tk per quefto effendoli
ftato inftercorato il Pergolo , 8t fufo inchio-
dato una pelle afinina per difprezio , venne_,
grande romore fra il Popolo groffo , & mi-
nuto , perche da quindici milia dA minuto
10 feguiva : perilche comparfe uno Frate di
Santo Spirito li in Fiorenza , che predico it
contrario di quello, che predicava Frate Je-
ronimo , ck offerfefi andare in lo foco con_
Frate Jeronimo a moilrare , chi havefle pre-
dicato Io vero. Et venuta 1'hora di intrarli,
8c Frate Jcronimo con la Croce inanti , 8s
apparato con lo Corpo di Crifto in mano ap-
prefentato , 8c il Frate di Santo Spirito coru
la Croce inanti , 8c fenza Corpo di Crifta,
non fi potenno infieme accordare; perilche ia
dicTa notte circa Is due hore con Arrclini_
11 Popolo groffo di Fiorenza ando al Moni-
ftero , ove che era Frate Jeronimo , 8c qui
bombardonno il Moniftero per cavarne Frate
Jeronimo , 8* poft multa in quella ban-ffa li
furono morti fra di una , 8c de 1'altra parte_
ventiotto perfone, 8c da feffanta ferite , per-
che il Popolo minuto corle in favore del Fra-
te, computati quattro Frati di quelli d Fra-
te Jeronimo, li quali tunc furono morti ; 8s
furono morti due de' principali di Fiorenza_
con laDonna di uno di efli; 8c durata la bat-
taglia infino a le fette hore, Frate Jeronimo
ufcj fuora , 8c ando a li nimici , li quali lo
prefeno, 8c retenneno ; non fi ardendo man-
darlo al Papa, per dubbio del Popolo minu-
to, 8c cosi refto la cofa .
Veneri Santo adi XJIL difto. Si divulgo
per tutto Ferrara effere morio il Re di Fran-
za, videlicet Re Carlo Ottavo.
Ltini adi XIV di Maggio . Effendo andata
uno nomme Criftino de' Biviiaqua Gemilho-
mo da Ferrara di anni circa XX.11. Fiolo del
Conte Rainaldo Fiolo del Magnifico Cava-
liero Meffer Criftmo Bivilaqua , ad udire_
cintare con fuoi Farriigli 8c Compagni in la
Hoftaria da fAngelo fufo la via grande da la
Gabelli groflt. come fu in capo de la fcala,
venendo per andare a cafa, fe ghe apprefento
quattro homini incogniti con arme tnaftade,
li quali da rraditore lo ammazonno li de facto,
8c tolfeli la Capna di grana di doflo, 8c pu-
gnale da lato , 8c poi fuggitteno via , non_,
s'intendendo altro, fe non che poi adi 5. di-
&o fu difto , che Meffer Zoanne de' Benti-
vogli da Bologna a petizione de la Moglie_
di quel Criftino Nezza di efto Meffer Zoanne
lo havea mandato ad ammazare, perche pare
che'l ftrufciava il fuo con Compagnoni , 8c
fu fepulto in la Sepoltura de' Bivilaqui in_
Santo Domenico con honore ; 8c il Caftello
di Santo Prolpero di Bolognefe era del diclo
morto .
Marti adi XV. di&o. Fu dato principio a
disfare la Capella grande del Veicova^ di
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F E R R
Ferrara, & Sedie, & a sbaffare il Coro, che
«ra inanti lo Akare grande , che fe li andava
per circa X. fcalini di marmoro , & ut infra
Eiceiur , quando ferk fornito , & tutto per
aegrandire effa Capclla, & fu it Duca Herco-
le; che lo fece gettare zofo , volendoli effb
fpendere dcl fuo quattro milia Dueati d'oro N .
In quefto teaipo. In molti Lochi d'Italia_
era il Morbo grande .
Mercori adi XVI.dnSro. Arrtvb in Ferrara
lo Reverendiffimo Cardinale di Santo Marco
Gentilhomo di Venezia di Ca Grimaldi , lo
!iuale teniva da Roma con circa 100. caval-
i,a eui audb incootra il Duca Hercole , &
lo accompagno , alloggiandolo in lo Palazio
fuo di Schifaooglio. Et Veneri adi XVIII. fi
parti , & andb yerfo Venezia accompagnato
per lo Barco verio il Lagofcuro per il prefa-
to Duca, da cui bavea havuto booore , & Ie
fpele di banda .
Veneri adiXXV. di&o. Fu dato pnncipio
ad aggrandire la Giefia di Santo Nicold in-
Ferrara, & Stanzie de* Frati defignata per il
Sigoore Duca Hereole .
Venneno Lettere da Fiorenza , come le_
Genti d'arme de' Veneziani , cbe erano in_.
ajuto de'Pilani, haveano fotte quattro Squa
dre di quelle de'Fiorentini fuoi Inimici.
Et adi d.&o. In'Fiorenza fu impiccato , &
poibrufato )1 Venerabtle Padre Fra Jeronimo
dalaSavonarola da Ferrara, il quale adi paf-
feti era ftato prefo in Fiorenza , & con lui
furonofimiliter impiccati, & arfi due de'fuoi
Compagni, vMelicet Fiate Domenieo da Pe
fcta, 8c uno altro , & erano de 1'Ordine de
1'Obfcrvanzia di Santo Domenico, & ftava in
Fiorenza , & predicava g& gran tempo , 8c
tutto p«ch£ li fu imptitato, ut diettur, che
trattava con lo lmperadoFe Maffimianodi Ale
mania, & con il Re di Franzi , di cbiamare
a Concilio il Papa , & fare Papa novo ; per
che parc , che'l dicea , che'l Papa prefente_
noo era vero Papa , & molte altre cofe , a
rne , & a roolii altri incognite . Lo quale_
Frate fe tunc non era morto a furore di Po-
polo, tunc feria ftato morto, tanto gli erano
eontra Fiorentini , videlicet fuoi Inimici ; il
quale Frate era fuper omnibus Dottiffimo, &
io tutta perfezione , Hcet el fia ftato male_
trattato, ut prsdicitur, & che'l ghe fia mol-
ti & molti, a cui la fua morte fia doluta, &
saaflime a' Ferrarefi .
Veneri adi primo di Zugno . Vennero da
Fiorenza a Ferrara piu Lettere a piu , & di
verfc perfone, ultra Je perfone che ne venne,
per Ie'quali s'intefe fra le altre , come do-
vcndo andare a la morte il fopradiclo Frate_
Jerommo, andb da tui uno fuo inimico Fio-
rentino ricco a calefarlo , moftrando di ha-
vere di Frate Jeronimo compaffione ; atlo
quale lui ghe rifpofe : Non ti venga di me_
compaffione , ma di te ifteflo , & de la tua_
Fan.eglia ; & che quando ando quello Tale a
cala, di morbo H mori tutta la fua Famiglia
fubuo, & lui divento, & e matto , che va_
per la Terra , cioe per Fiorenza , facendo be
matterie . Item come brufati li di&i Frati, la
cenere loro Fiorenuni, & il Papa in piii di-
iprefio feceno buttare in 1'Arno Fiume Fio-
rentioo . Item come in quelia hora che Frate
Jeronimo fu morto , una Suora murata in_
vna Coloona in una Giefia in Viterbo, & fa
miracoli, vide le Aoime di Frate Jeronimo ,
Fute Domiqico da Peicja , Frate Silveftro ,
B
D
R E S E.
fuol Compagni , o Difcepoli con tui morti Se
arfi , eflere portate da li Angeli iu Paradifo
cantando. Item come abbniliti li dicli Frai-
ti, uno Cieco, che otto anni ncn fwvea vifto
lume , ando ove che era rimafto di quella_,
cenere al loco, dove erano ftati arfi, 6c fe ne
freg6 gli occhi , & come di fubito vide lu-
me, & ritornolli la vifta. Itera come quaran»
ta o pib Suore di uno Moiurtcro i;i Fiorenza
fi erano tunc tutte infpirittte , & come mai
non fi haveano poturo difpiritare.fe non per
le fanteOpere, & Sintna di Frate Jeronimo;
& come che Fiorentini per non dare quello
honore a Frate Jeronimo le haveano fitte_
riandare a cafa de' loro 1'adri, dicendo, ch«
erano diventate maxte ; & niolti altri mira-
coli , che havea fatco Frate Jeronimo tunc
dopoi la fua morte.
Domenica adi Il(. dic"to. In Ferrara a San-
to Domenico fi fece Capitolo per li Frati di
Santo Domenico, Sc fu Capitolo Generale_;
allo quale furono da yoo. in 600. Frati fore-
ftieri , & non piu , perche era il Morbo iru.
piu Lochi , & li fu la Indulgenzia plenarta_«
dt colpa & di pena a qualunque fulle benc_
confeflb, & contrito, & che ghe faceffe qual-
che bene, feqondo che fi fentiva , con auto-
rita di potere affblvere da ogni calo riferva-
to; il quale Perdono, & Indulgenzia ghe io-
tro a Vefpro di hieri Sabbato , & durerallt
per tutto Vefpro di Mirti j. di Zugno pre-
fente fecondo le Bolle. Ma nota , che noiu,
gli fu fatto tante Elimofine ad uno grande_
buono pezzo, cheltferia ftato fatto, (e'l loro
Generale non haveffe fatto morire Frate Je-
ronimo Savonarola da Ferrara, de quo fupra.
Lo quale Generale de' Frati , & uno Manda-
tario del Papa; pare che lo haveffenoconden-
nato a la morte , & contra ragione : 8t pet
quefto quafT tutto il Popoto di Ferrara fi e
inimicato con dicli Fnti, & non ghe himio)
farto quello, che ghe htveriano taito di EIt«
mofine, fi talia contra Fratrem Hieronymura
non commifiifct ; de la cui morte non ft dice
d'a!tro, & cosi de la Santita fua» & buone_
opere fue laffate , Sc era dt anni qu irantacin.
que , vet circa •
Et adi VII. diclo. Venne a Forrara il Si>
gnore da Camerino» che da eila fua veniv»
per andare a Milano, ut dicttur.
Adi VIII. di6to . Venne da Mintoa a Fer-
rara con aoo. cavalli tl Mtrchefe di Mantua
dal Duci H^rcole fuo Socero .
Fiorentini in quefto tempo hivean m-andi-
to il Campo fuo di ge.ue d'Arme fufo quel
di Pifa per darghe tl g'iafto, & Veneziani
ajutavano Pifani, & tuttavta molto (i parla_
di guerr* contra Veneziant .
In dicli notte fi parti il .Marchefe di Man-
tua da Ferrara.
iMarti adi VII. di<fto . Si parti da Ferrara_
il Magnifico Signore Borfo da Correzo con_
bella comitiva di cavalli , & da piede, & aa-
do in Franza per Ambaffatore del Duca Her»
cole a congratularfi de la nuova creazione_
del Re di Franza , cioe del Duca di Orliens,
che era fatto 8e creato Re di Franza per la_
morte del Re Carlo Ottavo, che mori in_
Franza la Qjiadragefima proffima paffata, 8c
a dolerfi de la morte del diclo Re Carlo a la
Donna fua Vedova .
Domenica adi XVII. diclo. Lo Illuftre_
Don Ferrante Fiolo del Duca Hercole Con-
dottiero de la Signoria di Veoezia fufo la_
piazza
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355
D
piazza di Ferrara fece ia moftra de le fue-
genti d'Arme, Baleftrieri, & Strad.om, che
Suro da le XII. hore a le XXII. & .1 ColU-
terare de* Veneziani ghe fece bollare tutti li
eavalli di uno bollo F., & fatta U moftra_,
per il Ferrarefe andoroDO alloggiare, quoad
fi havefle rifpofta da la Signona, ove che_
doveffeno andare, perche fi preparava una_
diflo. Sufole XVIII.
hore fi parti da Ferrara lo Illuftre Don Fer-
xante con le fue genti d'Arme per andare a
Pifa perVeneziani, li quali al tutto yorrtano
Pifa, & non troppo contento fi parti, & an-
do ad alloggiare la prima fera al Bondeno ,
la feconda m Caropo Santo, la terza fera inl
Modena, 8c da Modena per fufo quello de'
Lucchefi, fe potera, 8c dreto a lui lo ando
feguitando il Magnifico Meffer Galeotto da_
la MirandoU con 200. homini d'Arme , 50.
baleftreri a cavallo, & cento Stradiorti , 8c
fanteria, per effere contra del dicto Don_
Ferrarcte, perche non vada a Pifa, come_
Conduttiero del Duca Lodovico Sforza Duca
di Milano.
Fiorentini tunc haveano il loro Campo
groflb intorno a' Pifani , 8c Pifani erano aju-
tati da' Veneziani, 8c eravi grandiffima ca-
reftia a Pifa , & morbo, 8c fi vendea uno Car-
ltno uno pane .
Et tunc vennero nuove a Ferrara , corac-
quelli di Otranto , che tenea nunc la Signo-
ria di Venezia, fi erano refi, & dati al Re_
Federigo Re di Napoli , & morti , & amma-
zati tutti li Veneziani, che erano in Otranto
per Veneziani.
Et nota, che'l foprafcritto giorno per tut-
to il XXVII. di Oflobre furono molte cofe
in Italia, 8c maxime che Fiorentini con lo
ajuto del Papa, del Re Federigo Re di Na-
poli , Duca Lodovico Sforza di Milano, fece-
ro uno grandiflimo reforzo contra Pifani ,
mettendoli grandiffima quantita di gente_
d'Armi, & Fanterie, 8c Artelarie in circa .
Et la Signoria di Venezia, a cui Pifani in_
tutto fi detteno , tunc li mandorono innu-
merabile gente d'Arme de le fuc con lollluft.
Don Ferrante da Efte si per il Modenefe_ ,
come per la Romagna; 8c il Duca di Milano
ghe mando li Sanfeverinefchi , i quali con lo
ajuto de' Signori di Forli , 8c di Faenza , &
Imola fi fenno forti in Romagna, adeo ch__
quelli de la Signoria piu non poteano andare
a dare foccorlo a' Pifani per mare, ne per
terra; perche Zenoefi di continuo tenenno ,
8c tengono la (ua Armata in lo Porto di Li
gorno in favore de' Fiorentini . Et per que-
fto ritrovarft tante 8c tante genti d'Arme del
Duca di Milano predidto in Romagna , la_
Signoria di Venezia per la via di Corbola—
roando grandiflima quantita di genti d'Arme
a Ravenna per dubbio forfe di non perdere—
Ravenna. Et a quefti giorni paffati cerco di
difpiccare il Marchefe Francefco daGonzaga
dal Duca di Milano, & retolfeghelo , 8c fe-
celo fuo Capitaneo . lnterim la Signoria fece
grandiffimo reforzo di comandare per li fuoi
paefi homini, cc mandolli a Mantoa, dicen-
do , che voleva il Marchefe andare per forza
per lo Modenefe a foccorrere Pifani . Et il
Duca di Milano con due mila homini d'Ar-
me, 8c innumerabili Fanterie fu a Parma , a
cui fubito ando il Signor Phebo da Gonzaga
Cufino del Marcbeft di Msntqa , 3c revello ,
B
D
R I O 35C?
come che in Parma la Signoria havea tratta-
to, & volea andarli il Marchefe , fingendo
di volere andare a Pifa; & per quefto reve-
lare & fcoprimenro di trattato , il Marchefe
fubito dette licenzia a tutte le genti, che li
havea mandato U Signoria di Venezia , &
mandollt a li loro alloggiamenti ; & inrerim
il Duca di Ferrara fi dava piacere ognigior-
no, & havea dato, & dava il paflb per fufo
il fuo a chi ghel domandava , & di guerra»,
non fi volea impazare.
Et in quefto anno fu grandiffima , & ine-
ftimabile ricolta di biave, & vini in Italia_,
& vendevafi il ftaro del frumento fol. X. XI.
XII., & fel non fuffe il dubbio di guerra». ,
non fe troveria danari ; & la melica avanta-
zata fi vendea foldi due il ftaro, 1'orgio fol.
VIII., & furono rape affai.
In quefta Eftate infino al di foprafcritto .
E andato tanto li tempi afciutti , che vix io.
P6, & in molti pozi non e ftato, ne fono
acque; & per quefto non fono ftati pefci, nc
fono, & non e ftato in quefto anno miele_ ,
& molte beftie hanno difperfo, & li porct
fono cariflimi.
Marti mattina innanzi di. Arrivonno da_
Melara a Ferrara dal Duca Hercole due Cor-
rieri con Lertere a fignificare a Sua Signoria,
come il Conte Bernardino da Montone , o
Conte da Pitigliano Conduttiero de IaSigno-
ria di Venezia erano con magna moltitudiner
di genti d'Arme, & Fanteria, arrivatili im-
provvifo , per andare a li danni del Marche-
fe di Mantua , lo quale a li giorni paffati pa-
re , che fi riconducefle con efla Signoria , 8e
havefle pigliato da effa danari , 8c mo fi era
condotto con il Duca di Milano , & come il
prefacto Signore ghe era andato al contrafto
con fue genti d'Arme.
Domenica adi XI. de Novembre , & ne*
due feguenti giorni non fece altro , che paf-
fare gente d'Arme, 8c Fanterie de la Signo-
ria di Venezia , che U toglieva di fopra , 8c
mandava in Romagna per havere Pifa, fe po-
tranno; 8c di 8c notte a fperoni battudi ca-
valcava difta gente ; 8c il Duca Lodovico
Sforza di Milano di 8c notte per la via del
Bolognefe al contrafto de laSignoria havea_.
mandato & mandava de le fue , per modo
che tutta la Iralia, Signori, 8c Signorie fono
in armi; 8c anche non hanno rotto una lan-
za; & il Duca Hercole di Ferrara ne fta di
meggio , 8c da il paffo a chi ghel domanda ,
8c tuttavia ha il core con fe; perche pare_ ,
che Veneziani adi paffati ghe habbia yoluto
tuorre Carpi in Modenefe clam, dove che_
el ghe ha provifto bene; 8c tuttavta non an-
donno mai li tempi afciutti , 8c buoni , 8c
belle fementi , fe non quefto anno , 8c e
abundanzia di ogni cofa , excepto che di
olio, che e carifltino prxter il confueto per
le genti d'Arrae, che fono in Romagna , 8c
Tofcana .
Marti adi diclo. AlleXXI. hora fu fepolta
Madonna Marietta de' Strozi Donna che fu
del Magnifico Meffer Theophilo Calcagnino
a Santo Spirito .
Veneri adi XVI. dicro. Fu pofto fufo il
Campanile nuovo di marntoro del Vefcovato
di Ferrara la Campana nuova groffa nomina-
ta Santina, pefata 6J50. libre m loco di un'
altra prima, che fi ruppe togliendola zofo
del Campantle vecchio, 8c lo lngegnero a_,
tirarla fufo fu Maftro Righetto dal Bondeno
del Ferrareie , Ec
B
... F E R R A
Et oota, che daldi XVI. di Novembre- A
Drcffimo paffato infino a Santo Tomafo di
Decembre quafi ogni di & notte P«>vette_
fortememe in Ferrara, Ferrarefe, Polefene_
diRoigo, Paduano, & quafi tutta la Lom
bardia° & fi feceno male vie, & crefcetteno
li fiumi molto forte da pertutto quefti Locht
Et tuttavia U Signoria di Venezia mandava
cente d'arme, Stradiotti, & fantarie, & Cer-
ne in campo contra de' Fiorentini per otte-
nere la Citta di Pifa, perche Pifani fe ghc_
erano dati; & il Duca Lodovico Sforza di
Milano teoeva per Fiorentini, & cosi il Pa
pa, & anche efft mandavano gente in ajuto
di effi Fiorentini, & fuaa parte, & Paltra.
non guardavano, che fufle Inverno , come_
"lodj adi XVII. didto. Arriv6 in Ferrara-
il Conte di Gajazo da Santo Severino con_
fue compagnie a eavallo & piede, Condottie-
ro del Duca di Milano , & veniva dal cam
po , & volea andare a Milano .
Mercori adi XIX. diclo . Si parti da Fer
rar* il di&o Conte da Gajazo con -fuoi ca
valli, & fanterie, & andd verfo Milano , &
have le fpefe del Duca di Ferrara.
Et in quello giorno arrivonno in Ferrara_
piii di trecento fanti a piedi , & altri homini
d'arme de la prefacla Signoria, li quali fcn
za licenzia fi erano partiti dal fuo Campo .
perche diceano non li potere ftare , per non
ghe havere pani, & ftrami, ne danari da_.
poterne comprare , & eflere in lo Campo a
efla Signoria grandiflima & inefticnabile care
ftia di vivere . Et havendo quefto intefo la_
Signoria, per tutte le fue Terre mando, ch
fufleno prefi tutti dicti tali partiti ut fupra .
& che fubito fuffeno fpogliati , & datoli per
cadauno di loro tratti tre di corda , fatto re
llituire li danari , che haveano havutp con il
doppio, condennati a fervire di banda due_
triefi io campo la Signoria ; & poi haveffeno
bando dalle Terre,& Loghi de laSignoria,&
ita fi facea per le Terre de la Signoria.
Et in ditto giorno fi have , come Luni
proffirao paffato XVII. del prefente erano ar
rivate in Mantoa al Signore Marchefe l'Am
baffarie del Papa, Imperadore, & Duca di
Milaoo : & come in quello di li in Santo
• Pietro fufo uno Tribunale a fuono di Trom-
be era ftato publicato il dic*o Signore Con-
filoniero di Santa Giefia, Capitaneo Genera
le de lo Imperadore in Italia, & Gubernato-
re de le genti d'Arme del Duca diMilano in
Liga fra effi a morte , & deftruzione de' loro
loirrici.
Zobia adi XX. di<»o . Si have per certiflt
mo per Lettere de la Signoria de' Fiorentini
al Duca Hercole in Ferrara, come tl Signo-
re Fracaflo da Santo Severino, Paulo Vitel-
li, & uno Abate Fiorentino, Luni & Marti
profliroo paffati haveano tolto in una oune ,
& prefo jo. homini d'Arme, & un' altra fet-
tanta, & in una altra mane ottanta homini
d'Arme, & molte fantarie morte, & altri af
fai di quelli de la Signoria, & cometuttavia
feguitavano a la imprefa contra la gente—
d'Arme, & Fanterie de la Signoria con vit-
toria, & honore; come che in uno Caftello
de' Fiorentini nominato Bibiena in Tofcana_
haveano confinato il Duca di Urbino, li Pro
veditori de la Signoria, il Fratello di Pietro
di Lorenzo di Pietro di Gofroo de' Medici
da Fiorenza con li denari de la Signoria per
R E S E. 558
dare a fue genti d'Arme ; & ehe fperavanov
havere il Duca, & Proveditori, ut fupra, per
prigioni , perche intorno intorno di fopra il
monte , & di fotto haveano le Artelarie , &
grandifiima moltitudine di gente d Arme de*
Fiorentini, del Ducadi Milano , & ut fupra .
Et nota, che le Fanterie, & genti de la_*
Signoria di Ferrara vix erano in giuppone_ ,
con uro baftone in mano per homo; & hoc
vidi .
II Duca di Ferrara in quefto tempo fe ne
ftava in Ferrara in fanta pacp , & ogni di
cavalcava mo ad una, mo ad un'altra Giefia
ad udire Mefla in canto, & laffava guerreza-
re a chi voleva; & il Signore Don Alfonfo
fuo Primogenito fi dava piacere in Ferrara ,
& ogni giorno etiam il Duca attendeva a fa-
re fabbricare in Terranova, & quafi in tutti
li Monifteri de' Frati di Ferrara .
Domenica adi XXX. diiSbo . Si have in Fer-
rara per certo per Lettere , che portonno Ca-
vallari de' Fiorentini , come il Signore Fra-
caffo da Santo Severino , & il Signore Paulo
Vitelli , & Vitellotto fuo Nipote haveano
dato una grande fconfitta a la gente d'arme_
de la Signoria di Venezia in Tofcana a certo
paffo verfo Bibiena , & ghe haveano prefi &
morti molti & moiti homini d'arme , & fan-
terie; & come che fperavano di pigliare il
Duca di Urbino , & li Proveditori di effa Si-
gnoria ; li quali e(fi Signori haveano affediato
in Bibiena , & fi ghe haveano il Campo de*
Fiorentini circum circa con infiniti capi di
Artelaria , & come non poteano havere foc-
corfo da alcuno lato . Item come che etiam-r
Pifani haveano ineftimabile careliia,& morbo
denrro de la Terra ; & il Campo de' Fioren-
tini circum circa, li quali Fiorentini faceano
ogni riforzo per riavere Pifa in drieto , Ia_,
quale Pifa feu Ptfani fi erano dati a' Venezia-
ni ; & Veneziani , che voleano Pifa , ghe ha-
veano mandato ogni riforzo di gente d'arme,
&Fanterie, & Stradiotti per havere Pifa; &
il Duca diMilano come Amico de' Fiorentini
havea anch'effo mandato in ajuto de'Fioren-
tini molta gente d'arme, & fiorite, & fante-
rie bone , perche Veneziani non confe^uifle-
no il loro effetto; & cosi perPifa fipuodire,
che tutta la Italia fia in arme , & che per
Pifa in lo Anno proflimo fururo habbia ad ef-
fere in Italia grandiflima Guerra , & cosi ii
giudica per.ogni homo, che intende.
Et in quefti giorni proflimi paflati . LaMae-
fta de lo Imperadore Maffimiano di Aleman-
nia mando il Srendardo fuo al Marchefe Fran-
cefco* Signore di Mantua , & fecelo fuo Capi-
taneo Generale in ItaUa , & il prefato Duca
di Milano etiam li mando il Baftone , & fe-
celo fuo Gubernatore,' & fopra tutte legenti
d'arme di fua Ducale Signoria, & fugli man-
dato a Mantua : onde il Signore Marche(e_
fubito comincio a dare danari a'Soldati, & a
far gente, & fanterie , perche havea havuto
danari da li dicli Imperadore, & Duca.
Et in quefto tempo. Si fuggivano a pezzi
a pezzi dal Campo de la Signoria diVenezia
in Tofcana le fue genti d'arme , & fanterie_.
utfupra, si per eflere manco potenti diquel-
le de'Fiorentini, come per non havere dana-
n, ne vittuaglia da potere vivere in ridotto
alcuno , fe non a 1'aere .
Io quefto tempo . Si lavorava circa lo Ve-
fcovado diFerrara, e laGiefia di SantoFran-
cefco, dt Santo Andrea, di Santo Spirito, dj
Santa
U i g i t i zedbyGUU^lL
I
SantaMarla del Vado, di Santo Benedetto,
& di Santo Bartolomeo; Sc circa fare molti
Palazj , 8c Cafe in Terranova , & m fuio la_
piazza di di&a Terranova fi fcceano cava
menti , ove il Comune di Ferrara volea fare
ponere una grofla colonna di marmoro per
metterli fufo poi di bronzo dorato il Duca_
Hercole a cavallo, in memoria che fuaSigno
ria havea fatto fare Terranova , & Foffe . Lo
efercizio del quale, per ftare giojofo, e ogni
giorno di andare a cavallo a Meffa ad una_,
mo ad un'altraGiefia, & ordinare, che fiano
ornate; & poi in Cafa ha da dieci Puttini di
pitl Gentilhomini da fei in fette Anni fina in
otto, li quali el tiene in Cafa, & falli impa
rare da unoMaeftro, che'l tiene inCafa, Let-
tere, 8c Canto , Sc falli le fpefe del tutto, 8c
tienfeli in Camara, quando che'l non ha da_
fire, 8c con dicli fantollini fi traftulla, 6cca
za via 1'ozio, & faftidio.
La Signoria di Venezia tuttavia contra vo-
lonta del Duca di Ferrara , 8c contra ragione
li tiene il Polefene diRovigo, & tutta la Po
deftaria di Recano, 8c di molteVille delFer-
rarefe .
Luni adi XXI. difro . Si have per certo in
Ferrara , come volendo venire dal Campo de
la Signoria di Venezia a Bologna il Magnifico
Meiler Annibale de' Bentivogli da Bologna_
condottiero di quattrocento cavalli de'Vene
ziani, 8c Fiolo del Magnifico Meffer Zoanne
de' Benrivogli partito del Campo contra Fio
rentini in Tofcana , da' Villani di Valle di La
mon era ftato fvalifaro lui , 8c tutta la gente
fiia, Scfpogliati infina a le mutande, 8c molt :
& moln homini darme in dicto giorno lace
rati; 8c chi con meggia fchinera, & chi con
uno brazale, 8c fenza barde , 8c fufo cavall
lecchi come offo pafforono in di<£to giorno
per Ferrara, che ritornavano a le loro ftan-
zie in leTerre di tfTa Signoria: li quali tutti
diifeno ad una voce , che fe effi fi haveffeno
fmenticati gli occhi fufo quelle montagne_ ,
che non ritornariano a tuorli; Sc cosi fcon
folati fenza arme, 8c barde, fe ne ritornava
no aCafa; 8c Ii poveri fantacini in belloZip
par^llo per li fanghi infino agli occhi ; perb
che l'era gran tempo , che non furono li fan-
ghi grandiffimi da per tutto, come che fono
hora per le tante piove, che fono piovute in
quefto Inverno infino a quefto giorno .
MCCCCLXXXXIX. Adi V. di Zenaro .
Lo llluftrifiimo, Sc Excellenttftimo DucaH^r-
cole a tempo di notte per Ferrara a cavallo
ando cercando la fua Venrura di chi ghe ne
volea d.tre. Et adi VI. dicto fimiliter 'ghe_
ando, 8c have da 200 capi diBeftie, 8c mille
paja diCapponi, forme di Formaggio inquan-
titade, 8c altre robe affai .
11 Duca Hercole facea in la Sala grande_
de la fua Corte fare Tnbunali di legnarue_
per far fare alcune fue Fefte.
In el Vefcovado di Ferrara con grande fu
cia fi lavora , & pare, che Papa AlefTandro
habbia conceifo al prefato Duca , che li Preti
di eilo Vefcovado de le loro Entrate diano
dieci miara di lire marchefane akurio a dicta
fabbrica.
Li llluftri Don Alfonfo, Don Ferrante^ ,
Don Sigif nondo Fiatelli, & Fioli legitimi &
naturali del prefato Duca hanno ilMaleFran-
zo(o, che fi dice il Male di Santo Job; a lo
quale Medici , Sc Medicine non li vale. Vi-
delicet Don Alfonfo in Ferrara , Don Fer-
B
D
R I O 3*0
rante tn Pifa per la Signoria dt Venezia, Don
Sigifmondo in Milano , che fta con quello
Duca; del qual M.ile pare che tutto il Mon-
do fia pieno , ut palam dicitur, & fono chi
l'ha portato quattro Anni , che anche non_
ibno liberi .
In le Giefie di Santo Francefco, SantoAn-
drea, Santa Maria del Vado, Santo Spirito ,
& altre Giefie tuttavia fi lavora a furia per
rinovarle .
II Campo de'Fiorentini, ScDuca di Milano
fono circa la Cittade di Pifa contra de'Ve-
neziani, che vorriano Pifa de' Fiorentini .
Ec infino adi X. dicto. Arrivb in Ferrara,
che raandb a prefentare il Duca di Milano al
Duca Hercole fecondo ulanza due bovi da_
Pavia, Sc uno porco graifo, che pesb fenza_
interiori venticinque pefi.
Et adi XXII. difto . II Duci have Lettere
da Fiorenza, come le genti Fiorentine a Bi-
biena di Tofcana haveano prelo uno Canze-
liero de'Veneziani con tre milia Ducati, Sc
ottanta rouli con Artelarie , & Vittualie, che
mandava Veneziani in foccorfo del fuo Pro-
veditore, & Duca di Urbino , Sc altri fuoi
Condottieri , che erano a mal partito in Bi-
biena , Sc oltra di quefto haveano etiam prefi
Sc fpogliati feflanta Baleftreri , Sc ducento
Fanti pure de' Veneziani ,Sc ilCanzeliero ha-
veano mandato a Fiorenza prigione.
II Duca Hercole, che facea fare Tribunali
fufo la fua Sala grande , ogni giorno facea_,
ballare a la Morefca, Sc davafe piacere.
Domenica adi XXVII. dicto . Arrivb in_
Ferrara il Cardinale che veniva di
Franza per andare a Roma, 8c ailoggio in Io
Moniftero de li Frati di Santo Georgio ultra
I-'6. Ec il Duca Hercole poi il Luni lo andb
a vifitare , & feceli le fpefe in didto Moni-
ftero .
Et in diclo di. Vennero nove da Fiorenza,
come Ie genti d'arme de' Fiorentini a Ver.
na iuo Caftello, haveano prefo di quelh de_
la Signoria di Venezia 4J0. cavalli, Sc d,i fef-
fanta Carri.iggi, 8c a Verna, lo qualeCdtello
le genti di elTa Signoria prima h.iveano tolto
a' Fiorentini.
Veneri adi primo di Februario . Vennero
etiam nove da Fiorenza di una altra grande
fconfitta data a la gente de'Veneziani a Bi-
biena per le genti de' Fiorentini .
Sabbato adi II. didt o . II Duca Hercole fece
Cavaliero Camillo de'Strozzi da Ferrara Fio-
lo del Spefhbile Cavaliero MefTer Nicolo .
Ec in dii5lo di . Q.aelli de la Fa.mglia de_.
lo Illuftre M-fTer Riinaldo da Efte di una_
parte, 8c quelli del Signore Alberto diCarpi,
8c di MefTer Bartiftino da Campo Fregolo da
Zenoa habitatore in Ferrara da 1'altra parte ,
feceroqueftione, ovefunne feriti tre diquelli
di Meiler Butiftino, 8c non altri .
Et in di6k> di . II prefato Duca fece fuo
Sefcalco Zoanne Gualengo, videlicet Compa-
gno di Philippo dictoSocio de' Bonlei, Scfuo
Sefcalco .
Ec in difta fera . Zanone de' Pafqualeti da
Ferrara Curiale dette cena inCafafua alDuca
Hercole .
Luni adi IV. diclo . Di fopra lo AIrare_
Grande dcl Vefcovado di Ferrara fopra quel-
lo Bordenale , feuChiavoni, furono pofti prt-
ma Crifto in Croce, 8c da ogni lato appreflb
la Beatiffima Madre fua, Sc Santo Zoannt, 8c
poi aprovo Santo Zoanne , Sanco Maurelio,
&
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F E R R
& aprovo la Noftra Donna Santo Georgio ,
che amroaza ilDrago, tutte cinque Irnmagini
di bronzo , & belliflime : le quali tutte erano
ftate levatevia da permeggio ilCoro de'Preti
disfatto circa ia meta del Vefcovado poco di-
nanti al cerchio di tnarmoro , che e in ditfta
Giefia, videlicet fra una colonna , & l'altra_
fufo altri chiavoni alti.
Et in dicto di . Si have per certo, come_
li Provedirori de la Signoria di Venezia , &
Duca di Urbtno fuo Condottiero , & altri Con
dottieri fuoi erano affamati de fac"to in Bibie
na, & come 1'acqtia fchietta bevevano in_
cambio del vino; & come la Signoria ghe_
volea mandare il Conte da Pitigliano etiam_
fuo Condottiero in loro foccorfo con vittua
lia , & che domane principieranno a paffare-
per Ferrarefe dicle fue genti.
Mercori adi VI. diclo. Arrivonno in Fer-
rara la Magnifica Madonna Bianca da la Mi-
randola, & il Magnifico Meffer Nicolo da_
Correzo, che vennero a vedere le Fefte del
DucaHercole, che domane principiara a fare
in la Sala grande de la Corte fua .
Domenica adi X. dicto . Principionno
paflare per Ferrara le genti d'arme del Conte
da. Pitigliano Condottiero di joo. cavalli de
la Signoria diVenezia, chevenivano diLom-
bardia, & fi diceva, che andavano a Raven-
na per andare poi in Cafentina a foccorrere_
il Duca di Urbino Condottiero de' Veneziani,
& Proveditori fuoi , che erano affediati in Bi-
biena. Et in di&o giorno vennero nove diuno
trattato , che haveano Veneziani in Arimino
per havere quella Cittade .
Et in diclo giorno . U Duca di Ferrara_
fece fare in la lua Sala grande la Fefta, feu
Comtdia di Sofia di Terenzio in dimoflra
zione .
Luni adi XI. ditfto. Paffonno pure di dicle
genti darme , & carriaggi ,che andonno per
Santo Luca verfo Marara, & di li verfo Ra
veona .
Et io di&o giorno . II Duca Hercole fece
ballare, & la leia fare una Comedia di Plau-
to, che dur6 fina a hore tre di notte.
Marti adi XIX. difto. Arriv6 in Ferrara_
la Illuftre Madonna Marchefana di Mantua_,
per vedere il Duca Hercole fuo Padre.
., Domenica adi XXIV. difto, & era il gior-
no di Sanro Matthia . II Duca Hercole fece_
ballare in la Sala grande de la fua Corte infi-
no a le XXIV. hore ; & poi fu principiato
ad efiere fatto li una de le Comedie fatte_
etiatn quefto Carnevale con Morefche, chc_
duio infino a le cinque hore di notte.
Et in diclo di arrivo in Ferrara uno Am-
bauatoredelDucadi Milanoal Duca Hercole.
Et in ditlo di. Si have, come fufo quello
Oi Pifa le genti d'arme del Duca di Milano
confoccorfo de' Fiorentini haveano prefocen-
to cavalli de la Signoria di Venezia, & mor-
to cento Stradiotti pure de' Veneziani .
Et in diclo di. Si have per certo a Ferra-
ra, come il Duca di Urbino con Salvocon.
dotto era ufcito con quaranta de' fuoi da Bi-
biena con obbligo di trecento milia Ducati di
non andare mai in futurum contraFiorentini;
& come li Proveditori de'Veneziani erano ri-
mafti in ditfto Caftello di Bibiena.
Luni adi XXV. di&o . La Marchefana di
Mantua alloggiata in Corte dal Duca fuo Pa-
dre tenne balli publice , quanto fe oon fuffe
itato di Quadragefima .
T»m. XXiy.
A
A
R E S E. ?0 - 2
Domenica mattina adi III difto . La Mar-
chelana di Mantua fi parti da Ferrara, & aa-
do a Mantua a cavallo.
Martt adi XII. diclo ; Arrivo I'Ambaffaria
de Fiorentini, che veniva da Fiorenza per
andare a Venezia da la Signoria con il Duca
9 F 5 r " ra » P er '«"are lo accordo, & pace
tra la Signona , & Fiorentini : a li quali il
Duca and6 incontra, 8e accompagnolli ad al-
loggiare a 'hoftaria de Io Angelo in Ferrara,
a Ipefe per6 di effo Duca Hercole .
Mercori adi XIII. diflo . Li Ambaflatori
Morentini andorono a vifitare il Duca, &poi
andonno a Meffa in Vefcovado, & poi a defi-
nare .
B Et in quello giorno arriv6 in Ferrara Ioll-
luftre Don Sigilmondo Fiolo del prefato Du-
ca, lo quale veniva daMilano tutto pieno di
Male Franzofo.
Et in didto giorno etiam vennero Lettere,
C ?, m £ oma era tutta in arm ^» & c he Papa_
Aleflandro era fuggjto in Caftello Santo An-
gelo di Roma per paura , perche il Popolo
di Roma havea ammazato molti homini de_
la Guardia d'effo Papa per li latrocinj, 6e af-
faffinaraenti, che fi faceano in Roma, & con-
tra di effo Papa fu di<So affai & affai a fuo
carico .
Et in diclo giorno. Vennero Lettere, co-
me il SignoreVitello, & lo Abate Fiorentino
haveano tolto ducento cavalli al Conte da_
Pitigliano Condottiero de la Signoria di Ve-
nezia; 8e mortili quanti fanti 1'havea con lui,
prater dodici di dicli fanti ; il quale Contc_
con fue genti andava per foccorrere Bibiena.
Zobia non s'intefe covelle di novo; ma gli
Ambaffarori Fiorentini aodonno a Venezia_
inanti il Duca noftro.
Veneri adi XV. di<5to. Lo llluftr. Duca_ .
Hercole a le XIII. hore fi parti da Ferrara_
con la fua Famiglia , & Ambafiatore di Mi-
lano , & ando a Venezia per vedere fe potea
accordare Fiorentini, & Veneziani infieme.
Zobia Santa adi XXVIII. diclo . II Signore
Don Alfonfo primogenito dcl Duca Hercole
dette definare a li Poveri , & veftitteli fecon-
do ufanza del Duca fuo Padre, il quale era_
in Venezia per accordare , fe potera , la Si-
gnoria diVenezia con Fiorentini; al cuiDuca
fe dice, che la Signoria Ii da cinquanta Du.
cati il giorno per farfe le fpefe in Venezia_,
mentre ghe ftara.
Domenica adi XXXI. diclo , & era il gior-
no di Pafqua . Furono offerti a lo AItare_
Grande in Vefcovado in Ferrara nove pove-
retti , che erano in prigione perdebiti, &per
condennazione fecondo il confueto, & fu ia
quello giorno grande freddo .
Domenica adi VII. diclo . In ia Mirandola
mori il Magnifico Meffer Galeotto de la Mi-
randola Signore , & perche era ftato in Sco-
municazione Papale fedici Anni continui, per
rifpetto che fi dicea , che contra ragione el
teneva al Magnifico Conte Meffer rtntonio
Maria fuo Fratello le fue entrate , de la parte
fua, non pote effere feppelito in Giefia alcu-
na; & pero la Donna fua mand6 a Roma per
la Difpenfa a Papa Aleffandro Sefto per po-
terlo feppelire in Giefia. Et nota, che in di-
cli Anni fedici mai non fi diffe Meffa in la_
Mirandola, ne in Sacrato in quello tempo fu
feppelito alcuno Criftiano morto , di coman-
damento del Papa paffato , & prefente; per
vigore de la cui morte il Signore Meffer Si-
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1*1 » 1
rifmondo da Efle Fratello del Duca Zob.a_ A
adi X di Aprile cavalcb a la Mirandola, efi-
ftente il Duca Hercole in Venezia per fare_
to accordo fra* Veneziani , 8c Fiorentini per
]a cuerra de' Fiorentini contra Pifani .
Sabbato adi XIII. diAprile. La fera arrivo
in Ferrara lo Illuftriflimo Signore Duca Her-
cole, lo quale veniva da Venezia; in laquale
come Arbitro, & Arbitratore , fra la Signona
di Venezia, & Fiorentini, 8c Pifani l'havea_
jnfino adi XVI. arbitrato in quefto modo .
Videlicet, che a'Pifani dovefle nmanere Pifa
con laCittadella, 8c che Pifani ghe havefleno
a mettere il Caftellano, 8c Fanti, &Officiali
a le Porte , & che poreffeno fare a loro mo
do; ma che Fiorentini doveffeno havere tutte
le 'entrade di Pifa , come che haveano pnma
che il Ke Carlo li mettefle in libertade come
che fece, quando che agli Anni paffati il fu
in Italia, ad efli Pifani , 8c che tutto il Con
tado, & Caftella, & Dominio di Pifa libere-
haveffe ad efferede'Fiorentini,8c metterli efli
Fiorentini gli Officiali , excepto che in Pifa .
Che il Duca di Ferrara prelente , & li futuri
ghe haveffeno a mettere dentro cinque Offi
ciali perRettori, li quali Fiorentini haveffeno
a pagare. Item che Fiorentini fra il termine
di dodici Anni habbiano havere dato a' Ve-
neziani Ducati cento & ottanta milia d'oro
per loro intereffe ,perche Pifani fe ghe erano
dati in tutto ad efli Veneziani; li quali Fio
rentini li volevano fotto di efli per loro Vaf
ialli, come che erano prima, che'l Re li po
nefle in libertade ut fupra , & prout late, &
latius in diclo Arbitramento . Per lo quale_
Arbitramento feu Laudo fatto in Venezia_ ,
Veneziani non voleano vedervi Ferrarefi, &
ghe gridavano drieto Ferrarefi mangiacefi ;
per modo che furono malvifti tutti, licet do-
poi la Signoria pare che accettaffe dicla fen
tenzia; 8c cosi il Duca ritorno da Venezia_
prout fupra. Et a denotare la benevoIenzia_
de' Veneziani a'Ferrarefi, fi e vifto hoc modo
inter cetera , che effendo per nave ftate por-
tate le robe delDuca, & di molti de' fuoi in
Gabella grofla a Ferrara , fubito che furono
in Gabella, gli Officiali del Vifdomino furo-
no a vedere le robe, per vedere fe in la Do
gana di Venezia era ftato tolto le fue Bollet-
ie integraliter , per togliere a chi non l'ha-
vefie tolte le dic~te Bollette ; ma non ghe_
ando fitta, che ghe fu obviato per ll Mafla
ro de la G'bella , che non volfeno, che ve-
defleno in didti forzeri, licet il Vifdomino fe
ne doglieffe al D'ica, che non ghe hivefleno
voluto laflare vedere. Lo quale ordino , che
gli fuffe moftrato; 8c interim cavate quelle_
cofe, che non erano ftate in Dogana utfupra
fecrete; & ita fa£tum fuit , 8c ahro non ne_
ia .
Marti adi XVI. dicto. Vennero a Ferrara
nuove , & Lettere, come il Signore Otavia
no de'Manfredi daFavenza Fiolo del Signore
Carlo da Favenza (lo quale Carlo efTendo Si-
gnore di Favenza, & regnante in fanta pace,
era ftato ad ingegni cazzato di Favenza da_
Mefler Galeotto fuo Fratello fecondogenito
parecchi Anni fanno prout fupra , & fattofe
eflb Signore di Favenza, 8c mandato mendi-
cando eflb Signore Carlo , fuo Fratello, vero
Signore de la Terra prout fupra in prselenti
Libro) era ftato condotto per li Villani de_
la Valle di Lamon Ij, 8c \\ [ Q haveano am-
maz.ato a tradimento.
D
E
R I O 36*4
Et in quefto tempo eranomorte inFerrara,
& Ferrarefe tante Femmine di parto, che b
una cofa inaudita, & ftupenda.
La Signoria di Venezia in fufo il Polefene
di Rovigo, Paduano , & Ferrarefe compra-
vano quanti fieni, & paglia - chepoteano ha-
vere , & tutti mandava a Ravenna fua Cit-
tade .
Domenica adl XXI. dicto . Arrivb in Fer-
rara il Signore Fracaffo da Santo Severino ,
10 quale veniva da lo Imperadore Maflimiano,
& da Mantua .
Luni adi XXII. dicto . Arrivb in Ferrara
la Illuftriflima Madonna Ifab lla Marchefana
di Mantua, Fiola del Duca Hercole.
Marti adi XXIII. didto. Arrivo in Ferrara
11 Signore Marchefe di Mantua , che venne a
vedere correre il Pallio.
In dicTto giorno . Si have per certo da Ve-
nezia, come il Turco effendo in una grande
Armata, & ut dicitur per andare a campo a
Cipri, havea tolto due Galere di quelle de'
Veneziani .
Item come che di & notte la Signoria fa-
cea lavorare in la Refanata fua tutti univer-
faliter li Maeftri di Legname , che haveano
in loro dominio per armare contra Turchi.
Item come che univerfalmente diceano tut-
ti male del noftro Duca di Ferrara , 8c de*
Ferrarefi, dicendogli Ferrarefi mangiacefi.
Mercori adi XXIV. dicto. La mattina per
fufo la Via grande in Ferrara juxta il con-
fueto fue corfo il Pallio di broccato d'oro
foderato di Varo di prezio di Ducati cento-
cinquanta, 8c lo havc uno Barbaro de laMar-
chefana di Mantua ; & dopoi il manzare per
li homini a cavallo di Afini ne fu corfo un'
altro con altre farze , bambafine, panno da_.
fcofoni, 8c zopei juxta folitum.
Et in ditSta mattina. 11 Duca Hercole fece
Cavaliero Guido de' Strozi da Ferrara Fiolo
di Mefler Titto Cavaliero , & Poeta de'Stro-
zi . Et hieri fece etiam Cavaliero Jacomo de*
Trotti da Ferrara Fiolo di G.Ueaz de'Trotti,
videlicet tutti due da fperono d'oro.
Zobia adi XXV. dicto in quella mattina_
juxra folitum il Vifdomino per la Signona_>
qui accompagnato da lo Illuftriflimo Melfer
Rainaldo da Efte, &c altri Gentilhomini an-
donno all'oflerta a Santo Marco con il fuo
Stendardo inanti.
In dicto giorno . Vennero nuove, come_
che Fiorentini haveano fatto tagliare la tefta
a dodici homini di Valle di Lamon di Faven-
za, chc haveano a'di paffati morto ilSignore
Ottaviano de' Manfredi da Favenzi, de quo
fupra, & la Madonna da Forli fattone fquar-
tare due altri vivi per tale delitto : 8c il Si-
gnore da Favenza impiccare un'altro pure_
de' dicli trifti, li quali fi chiamavano li Bofi.
Et in di6to giorno principionno a paflare_
le genti del Conte da Pitigliano Cjpitanio
de la Signoria, che venivano da Raveii!;a da
la imprela di Hifa contra Fiorentini; & Ve-
gneri adi XXVI. diclo palsb il refto, che an-
db per andare fufo in Berfana con circa 500.
cavalli .
Mercori adi primo di Maggio. Dopoi de-
finare furono corfi in el barcherto del Duca
verfo la Certofa , prima per li barbari uno
Pallio di velluto cremefino di braza vinticin-
que foderato diVaro di prezio di Ducati cen-
to, lo quale have uno barbaro di uno de la
Cavriana favonto del Marchefe di Mantua_ .
Cin-
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F E R R
Cinqoe altri ne furono corfi con bovi con le
brozze attaccate con biolchi in brozzo : u
orimo de' quali have udo cavezzo di panno
oi fcarlattino di XV. brazza; il fecondo uno
altro di panno bianco ; el terzo pignolato ;
quarto bambafina; quinto uno veftito dacon-
tadino: onde furono a vedere correre da_
quindeei milia perfone in fufo , chi <opra_
Tribunali, chi per terra; & eravt il Duca_
con tutta la fua Uluftriffima Cafa, il Signore
Marehefe di Mantua, & la Moglie, & So-
rella, »1 Signore Fracaflo da Santo Severmo,
Mefi. Annibale de* Bentivogli da Bologoa_ ,
& molti altri Foreftieri, & il Duca Hercole
predicto li fece correre.
Et in dieto giorno . II Conte da Pitigliano
Condottkro de la Signoria di Venezia , che
veniva da Ravenna, pafso per il Borgo di
Santo Luca, & andi per andare fufo inLom-
bardia con le fue genti .
Zobia adi II. di Maggio, per teropo. II
Marchefe di Mantua, & Fracaffo, & Mefser
Annibale de* Bentivogli , & 1'altra Forefteria
partirono da Ferrara, & andonno a le loro
Patrie, prater la Marchefana, che reft&e.
Item come li Turchi fono fmontati in Ter-
ra a' danni de* Veneziani verfo Otranto; on
de che la Signoria di Venezia a lume di Du-
pieri da danari a foldati, 8c fpaza galee con
arme, & manda via contra di effi Turchi .
Fiorentini in quefto tempo haveanoil cam-
po loro contra Pifani , che per niente fi han
110 mai voluto accordare con effi, & ghe_
hanno beoe trenta roilia combattenti per de
fttuggere del tutto Pifani .
Domenica adi ultirao di Zugno. Si have_
cetto a Venezia, come Turchi erano corfi a
Zara, & Sibenich in Schiavonia, & di li ha
veano menato pia di quattro miara di antme
Ciiftiaoe , & hanno bruzato ogni cofa , &
etiaro era (montati in Terra molti Turchi ,
che andavano a la via del Friuli , 8e etianv.
ad Otranto per volonta del Re Federigo Re
di Napoli, per ricuperare al didto Re le_
Terre, che gli occupavano indebite Vene-
Ziani .
Veneri adi V. di Lujo . Si have per certo,
Veneziani eflere in grandiffimo affanno , &
ttavagli ; perche il Turco a loro danni era_
coo cinquecento vele in Mare , & gia havea
prefo Modon , & Coron , & andava dreto
per Mare, & perTerra a" loro danni, & non
era chi ghe deffe ajuto, ne configlio, fe non
fra efft , li qoali faceano due , & tre fiate it
giorno Pregai, cioe Configlio, & era" fatco
precetto a totti li Gentilhomini, che non fi
abfentaffeno da Venezia, per effere a dicto
loro Pregai, & haveano falliti tutti li Merca-
danti di Rialto univerfaliter; 8c andavanogtt
altri, che non fono di Realto di di in di
dreto fallaodo, per havere preftato,& con
venire preftare denari a la Signoria per dicta
guerra, 8e per mandare etiam danari a' Svi-
zeri, li quali con grandiffima importunitade
a pofta di efti Veneziani , & de' danari fuoi
faceano guerra a lo Imperadore da alcuni
mefi in qua; in la quale guerra pare, che adi
paffati fra una parte & 1'altra fi era ammaza-
to bene da vintefei miara di efli, & tuttavia
andavano drieto, & con ti danari de' Vene-
ziani ut fupra; & perche etiam haveano cer-
cato, 8c cercavano, che il Re di Franza ve-
niflc a fare guerra al Duca Lodovico Sforza
di Milano , perche effo Duca ghe havea mef-
Tm. XXIV.
A
A
B
R E S E. 30*0-
fo a le fpalle il Turco; 8e tutta Italia era in«
fieme contra Veneziani videlicet unita, quan-
tunque per anco alcuni non faceffeno guerra
a' dicti Veneziani . Et in Ferrara quafi ogni
giorno fi gioftrava in piazza per piacere da_*
alcuni Cortefani; & hoggi e ftato fatto sbar-
rare la piazza per due, che domane ghe vo-
leoo combattere dentro a corpo a corpo* 8c
quafi ogni giorno ptove, & fono peffimi tem-
pi , che non fi pub tibiare li frumenti , 8c
biave.
Domenica adi VII. dicto . Sufo la piazza_
di Ferrara verfo la Corte circa le XI. in le_
XII. hore in una sbarra uno Homo d'Arme_
Capo di Squadra del Signore Don Alfonfo
di anni j j. vel circa , & uno altro Capo dt
Squadra det prefato Signore de' Rondanelli
da Lugo di anoi jj. vel circa, coodotti li
per combattere infierne, corobattenno per fpa-
zio di uno terzo di hora, 8e non pib: perchi
il Vecchio da la Mirandola de facto mori ia
le armi, 8c non fi pote intendere la cagione
de la fua morte, fe non che fi credette, che
moriffe da la Goza; & in quello giorno fi
gioftro in piazza per piacere da certi Corte-
fani.
Et in di<£ko giorno . Vennero nove a Fer-
rara, come il Turco a mala morte mettea_.
Veneziani; &c come che haveano prefo tutti
li fachini , che fachinavano in Venezia , 8e
per forza mandati in Galea contra Turchi .
Item amollati di prigione tutti gl' incarceratt
di ogni forta, perche andaffeno contra Tur-
chi , 8c mandati , 8c comandati per tutto il
loro Paefe uno homo per cafa a dicla impre-
fa ; & che non era chi li voleffe andare_ .
Item haveano fatto fare Grida per li loro
Paefi, che tutti quelli, che erano debitori ad
altri , non poteffeno effere aggravati, ma che
U debitori ad effi Veneziant haveffeno a pa-
gare quello tale loro debito. Item, che tutti
li loro falinari de* loro Paefi , cosi come che
andavano retragando danari deJ fale, li man-
daffeno a Venezia. Item davano danari ad
ogni perfona, che voglia andare ut fupra_
fenza fecuritade; 8c a' Fanti da piedi feiDu-
cati al mefe , & quattro paghe inanti tratto;
8c che con tutto cio non era chi Ii voleffe_
andare contra efft Turchi '. ltem come efli
Turchi tuttavia per terra venivano a la via_
del Friuli contra efll Veneziani, li quali fta-
vano di mala 8e peffima voglia . Item, come
che 1'Ambaffaria del Re di Franza, che era_
in Venezia , ghe addomandava per il Re du-
cento miara di Ducati , 8c che loro non ghe
davano altro, che parole.
Domenica adi XIV didto. Fu fatta una_
Gioftra fufo la Piazza di Ferrara diunoanel-
lo di prezio di venticinque Ducati , 8c have-
lo uno Fiolo del Conte Mazon da Valisnera
habitatore in Ferrara.
Domenica adi XXI. dieto. Si havepercer-
tiffimo , come il Re dt Franza havea bandito
per tutte le fue Terre la Guerra contra il
Duca di Milano da eflere principiata adi J- o
4. di Agofto profltmo futuro de lo anno pre-
fente, & come il Duca di Milano infino a_
quefto di era a la campagna in perfona ad
alpettare dicli Franzofi con trenta due milia
Fartn, & akre perfone fra gente d'arme, ba-
lcftreri, Strjdiotti, fchiopetteri , il quale ru-
more ghe havea mettudo a le fpalle la Signo-
ria di Vei.ez^a per tuorli il fuo Srato; & lui
gbe havea mettudo il Turco, lo quale a fo-
Aa a go,
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3*7 D 1 ■
eo, 8c fiamma mette effa Signoria con quat-
uo campi di bene forfe ottanta mil.a perfo^
ne per campo, & per terra, & per ma re ; 8c
che gia efft Turchi fono a la via dd Friuh
con grand.ffima molticudine di Turch. a p.e-
de, & a cavallo per diftruggere Venez.ani .
Et con il Ducadi Milano tiene lo Imperacto-
re,accio che'l pofla d.sfare effa Signor.a_ ,
la quale hora ha interzuo tutt. li fuoi Dazu,
mandato per forza contra Turchi uno homo
per fontico di Venezia ; item tutti h loro
zaffi, tutti li fachini, & tutti li tragatrer. d.
barche. Chiama rutti li sband.ti a cafi. Per-
dona tutti li delitti, 8r ecceffi loro Hanno
cavati di carcere tutti li carcerati di Vene-
zia, perche vadano contra Turchi. Hanno
impofte gravezze, Sc D^cime piu afpre , che
rnai faceffeno, a tutti 1. loro Sudd.ti. No._,
Jaffano, che piii Lettere de la loro Armata
arrivino a Venezia per non impaurire la bn-
gata loro, ma vanno infino a li Caftelli , 8c
li danno le Lettere, le quali poi fono rnan-
date a la Signoria . La fpeciaria, 8c ogni al-
tra cofa in Venezia e molto in careftn, per-
che in loco alcuno per mare non poffono na-
vigare per la groffiffima Armata del Turco ,
che e in mare. Biave di Turchia, di Cipri ,
& diPuglianon poffono havere, 8c gia com-
prano il frumento per XII. fol. il ftaro , che
ft non fuffe la loro guerra , non fene faria_
trovato danari. II Re Federigo di Napoli ha
dato trenta fquadre di gente d'Arme alrur.o
al prefa&o Duca di Milano. II Prefetto Si-
gnore di Sinigalia fi e acconzio con Vene-
ziani, & per cio il prefidto Re di Napoli ha
chiamato a cafa Meffer Sigifmondo Cortte di
Sorra, che fta in Ferrara, che ghe d.ira aju
to ad intrare in cafa fua , 8c ne 1'altro fuo
Dominio, che il Re Ferrante fuo Padre g a
don6 al diclo Signore Prtfetto. In quelto
tempo FioTentini haveano tutto il loro nfor-
Zo di genti d'Arme circa Pifa per conquifta-
re a loro Pifa. Se Iddio non fe ghe mette ,
tutta la Italia ha da elfere dominata da Tur-
chi, Franzofi, Todefchi, 8c Barbari per li
§randiffimi ecceffi, che fe ghe fanno. F.l fi
ice, che'l Duca di Milano a contanti fi ri
trova nove millioni di Ducati . Monfignorc_
Alcanio Cardinale Fratello del prefadto Du
ca e in M.lano per Locotenente del prefaclo
Duca , & il Cardinale d. Ferrara noltro in_
la Rocchctta di Zenoa: ficche 1'andera male.
Luni adi XXII. dicfto . S'invia.ono al Por
to di Ferrara affai armi , & lanze, che fono
de le genti darme del Signorc Don Alfonfo,
che fra due, o tre giorni hanno andare in_
Lomhardia al Duca 3i Milano, di cui lui e
Condottiero .
Nota, come dal di XXII. diclo in qua mai
la Signoria di Venezia non ha attefo ad al-
tro, che a mandare fufo in Lombardia le fue
genti d'arme, & fanterie contra del prefado
Duca di Milano per rompere guerra infieme
con il Re di Franza al prefaclo Duca in Lom-
bardia per cazarlo dcl Ducato . Et tuttavia_
dal fopradidto giorno XXII. in qua Franzofi
jono llati addoffo al Duca, & ghe lono , &
ghe hanno tolto per tutto quetto di ultimo
di Agofto Valenza, Tortona , 8c altre Terre,
& tuttavia loro con grandiffimo exercito a_
campo ad Alefftndria, dove adi proffimi paf-
fati quelli del Duca in Aleflandria con le_
genti d'arme amma/.ono da mtlle e ducento
Franzofi, 6c tene cinquecento ne preleno per
R I O y»8
prigioni ; & la Signoria di Venezia peranchc
non ghe ha rotto , ma ha bene tolto , ut di-
citur, tre Cftflelli a Mefler Zoanne de' Bentt-
vogli in Lombardia. Ma oggi pare, che fia_
venuto nuove a Ferrara, come lo Imperado-
re , & il Duca di Borgogna con innumerabi-
le gente d'arme vengono in favore del Duca
di Milano, 8c che gia ne fono principiati a.
venire contra de' Franzofi, 6c la Signoria di
Venezia. Er tuttavia Turchi per mare, 8cper
terra danno da fare grandemente ad effa Si-
gnoria. Et perche Fiorentini pare, che vo-
leffeno dare impazo a' Lucchefi , il Duca di
Ferrara infino adi XX. di Agofto prefentc_
gli mando, videlicet a Lucca , il ftmolbDot-
B tore di L-fgge Meffer Armanno de' Nobili da
Zenoa Cittadino di Ferrara per fuo Lococe-
nente; perche effi Lucchefi fi erano venuti a
racom.tndare al prefa&o Duca di Ferrara; 8c
Zenoefi fono in favore di effi Lucchefi,8c
del Duca di Milano. II Djca Hercolein que-
fto tempo attende a darfi piacere, 8c buon_
tempo, 8c laffa fare la guerra a chi la vuols
fare; 8c tutto il refto d'ltalia , 8c Fuora d'Ita-
lia , e in arme .
In la Villa di Fieffo del Diftretto di Fer-
rara tenuta per la Signoria di Venezia , 8c a
Roma maxime, e il morbo grandiffirio.
In quefto tempo. In Ferrara, 8c in Ferra-
refe fono flati , 8c fono infermi di p.u forte ,
febre, 8c malatie , 8c fluffi , & ne moreno
affai .
Luni adi 2. di Sertembre. Arrivo in Fer-
rara per nave Ia Donna di M.ffer Antonio
de' Coftabili da Ferrara Oratore del l)uca_.
Hercole Eftenfe a Milano a lo Illjftriffimo
Duca Lodovico Sforza Duci di M lano, la_.
quale veniva con la fua roba da Milano ;
perche, ut publice ab omnibus fereb.itur ,
Franzofi, 8c Veneziani infieme quafi tutto il
fuo Stato ghe hanno tolto da fuora Milano
con grandiffimo macello di Criftiani ; 8c du-
bitavano etiam , che'l perderia M.lano , ove
che'l Duca fi era ridotto con il fuo tefauro
in Cittadella; 8c qaafi etiam tutti li fuoi Po-
D puli fe ghe erano ribellati per li cattiviffimi
portamenti, ch-i di loro l'hi fatto ut dicitur,
8c etiam perche Franzofi con effi portano lo
(tendtrdo de la libertade a tutti li Popoli ,
che effo Re havera a dominare : de le quali
cole il Duca di Ferrara, 8c gli altri Signori,
8c Signorie d'ltalia ftanno in grandiffimo pen-
(iero. Et tuttavia Turchi con grandiffimo
efercito a cavallo , & a pie, 8c navi fanno
gran guerra a' Veneziani; 8c tutta Italia , ut
ita d.cam, e in arme, 8c ha ad effere. Et Pa-
pa AlelTandro Sefto tiene con Veneziani , 8c
Franzofi; ficche fe Iddio per fua mifericordia
8c pictade non ajuta a quefta fiata li fuoi
Amici tutti Criftiani , 8c maxime lralia, du-
bito, cheprima, che pafli il ijoo. futuroan-
dera fottofopra, 8c fara a peggiore termine ,
che fulfero mai Popoli del Mondo . Iddio ci
ajuti tutti, che'l bifogna , 8c non tardi .
In quefto tempo. II Morbo era a Roma_.,
ne Ia Marca , in Ravenna, Forli, 8c in molti
altri Lochi , 8c a Fieffo del Ferrarefe in una
Famiglia fola.
Et in diclo di ut fupra la fera. Vennero
da Milano, 8c molti altri Loghi di Lombar-
dia, nuove, come Ie Genti d arme dcl Re di
Franza, videlicet Meffer Zoanne Jacomo da_
Triulci da Milano fuora per il Duca di Mila-
no, come fuo Inimico, 8c Monfignore di Bi-
g.n
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F E R R
|fa Frenzofo. Gapitanei d» di&e Genti havea
STottenuto , & prefo tutto univerlal.ter lo
Stato dclDuca di Milano, & Milano propno
]a Tetra ; & come il Duca.di<ao coo il te-
fjuro fuo , videlicet con bene dodici milioni
di Ducati fi era fuggito da Milano a teropo
di notte con ii Fiolt , & tefauro , & andato
io Alemanuia ; prche tutti li fuoi Pop^oli fe
»he eraoo ribellati contra , & checon se l'ha
xea. coodotto il noftro Cardinale di Ferrara,
& li fuoi Fioii , & havea laflato in ia Roc-
chetta di Mihno Monfignore Afcanio Cardi-
nale fuo Fratello, & H Fiolo che fu del Du-
ca Zoanne GaJeaz fuo Nipote gia Duca di
Milano prima del Dnca Lodovico , & la Ma-
dre del di£to Piitto: de la qual cofa molto fi
Jifle , & difle .
Slarti adi IH.dicro. Vennero molti Caval-
£ri , & altra gente da Milano , che dicono
ijvere veduti h Franzofi in Mtlano, & pat-
tito il Duca di Milano ; & come che in fe-
dici giorni Fraozefi haveano havuto tutto
Siuello Stato , & fenza rompervi Lanza , per
i Popoli che fi erano rebellati al di&o Duca
per li faoicattivi portamenti, videlicet da le
Jtocche in f uora .
■jn&t vennero etiam nuove , come che la Si-
gtioria di Venezia havea havuto dello Stato
pd d\€to Duca Lodovico Cremona & Cre-
jnonefe praeter te Fortezze , & dipoi le_
kt,*e<.
feLuni adi XVI. dicto. Si have in Ferrara,
eoroe che il Campo de le Genti d'arme de la
SignoriadiVenezia , che era andato per tuor
re Cutigoola del Duca di Milano di precetto
det Re di Franza , fi era Ievato , & andato
altrove, ia quale Signoria volea al tutto Cu-
tignola per se , fe haveffe potuto.
\ Et in dt<&o giorno. Si have per certiflimo
da Venezia, & da motti altri Loghi, come_
Turchi infino al foprafcritto giorno haveano
ia tutto rotta , & fracaffata 1'Armata de ta_
Signoria di Venezia . Item come per terra_
dreto la Marina di<fti Turchi ghe haveano
tolto da quaranta Terre in fufo, & di buone
Cittadi , & che contra effi Veneziani fegut-
tavano la vittoria ; a li quali Veneziani non-
era chi defle ajuto di nulla. Item coroe che_
in Venezia armavano a furia , & non haveano
chi andaffe fufo 1'Armata fua. Item ebecome
con Turchi fi ritrovavano da ducento Gen-
tilhomini Veneziani Forufciti di Venezia a
danno de'Veneziani; & che in Venezia, Ve
neziani per non potere navigare non fanno
coveile , & vanno molto con il capo baflb .
Sabbato adi XXI. ditfto . St have in Ferra-
ra, che'l Marchele Francefco di Mantua adi
di&o, come Barone del Re di Franza, a Sua
Maefta dovea andare incontra , to quale ve
niva a Miiano.
Et del Duca di Miiano piii non fe ne par-
lava, con e fe al Mondo non fufle mai ftato.
El Re Federico Re de Napoli ha chiamato
il Turco, prima che il Re di Franza habbia
Suello Reame ; & cosi in la Vallona a pofta
i eflo Re di Napolt fi dice , che fono da_
40000 Turchi, per paffare in qucllo Reame ,
quando che'l Re di Franza ghe vada; & hoc
roodo tutto il Moodo e in travaglio , & ma-
xime Italia.
Et adi di&o . In Ferrara venijero da Mila-
no de' Faoti , che erano nel Cafteltetto di
Milano per il Duca Lodovtco , che difeno ,
•ome il Caftellano havea dato didta Fortezza
B
D
E S E. 270
a Meffer Jacoroo da Triu-lci da Miiano per il
Re di Franza , & come difto Meffer Zoanne
Jacomo tunc lo havea dato ad uno Barone_
del ditfto Re in cuftodia. Item come che_
Franzofi- haveano mo havuto tutto quello
Stato con le Fortezze, & Dominio , eccetto
che Cremona, che havea havuro Veneziani ,
ii quaii tenevano con dicto Re , & che io
hanno condotto a' danni del didto Duca Lo-
dovico , & come diclo Duca era in Aleman-
nia con ii tefauro fuo, almen gran parte.
Domenica adi XXII. didto . Si hive per
certo, come Turchi haveano havuto Lepanto,
& Modon, & Corfh, & infinite altre Terre,
& Pafli de' Veneziani , & che ghe haveano
rotta, & fracaffata , & brufata la meta de ia
(ua Armata in mare .
Et in di<5lo giorno. SMntefe, come Unga-
ri , Todefchi , Svizeri , & Turchi infieme_
con grandiflimo elercito vengono contra Ve-
neziani, & contra Franzofi in Lombardia, &
per mare , & per terra , & che deftruzeriano
Italia a qoefta fiata.
De le infrafcritte Cittadt era Signore il
Duca Lodovico Sforza , cioe Milano con fue
Jurisdiziont , & Dominio , Zenoa , Pavia_ ,
Cremona, Piafenza, Parma, Lodi, Tortooa,
Aleflandria, Novara, Cooio, e Valenza.
Luni adV XXIII. di&o. Vennero nove t
Ferrara , come 1'Armata del Turco era anda-
ta a Cipri de ia Signoria di Venezia per ha«
verlo.
Item , come Turchi haveano hivuto Napo-
li di Romanta di efli Signoria con fue pertt?
nenzie.
Item , come Veneziani vorriano armareJ
per foccorrere Cipri , & non trovano , chi
voglia andarvi contra Turchi » & per quefto
fono di mala voglift.
Vennero etiam Lettere , come to rmpera»
dore, & Duca Lodovico di Milano con bene
cento quaranta milia Combartenti venivanp
contra Franzofi; Sc come Io Re di Fraoza ia
perfona fi afpettava in Milano.
Luni adi ultimo dicSto Si parti da Ferrara
io Illuftriflimo Duca Hercole , & ando per
andare verfo Milano incontra lo Re di Fran-
za, che doveva in Milano fire Ia irvtrara, &
tuorre tenuta del Stato del Duca LuJwico
Sforza, & con se meno gl* Ilkift. Don Alfjrtfo,
& Don Ferrante fuoi Fiolt , & molto bene_
in ordine tutti , & con cinquecento cavalli.
Et Duca Lodovico Sfbrza tunc era in Aie-
mannia in le Terre de lo Imperadore con lo
Cardinale di Ferrara .
Domenica adi VI. di Ottobre. Lo Re dt
Franza entro io Milano fotto uno b.ildicchi-
no, & tolfe tenuta di Mihno, 8t con se che
gli era andati incontra it Duca di Ferrara_
fotto il fuo baldachino, & ii Fioli , Ambaf-
faria di Venezia, AmbafTaria de' Fiorentini ,
del Papa , Marchefedi Mantua, Meffer Zoati-
ne de' Bentivogli da Bologna , & altri Si-
gnori, &Ambaflarie; & tolta ia tenuta juxta
folitum lo Re, & Duca Hercole Duca di Fer-
rara entronno in la Cittadella di Milano, &
per due hore in tre ftetteno li folt , & tutti
gH altri Signori , & Ambaffarie ftetteno fuo-
ra det Caftello ad afpettare.
Zobia adi X. ditfto . II Duca di FerraraJ
mando a tuorre li fuoi Leompardi , & Falco-
ni a Ferrara , per darfi piacere con il Re- a
Milano : de la qual cofa Veneziani ftavano
di peflima voglia ; & tanto pib che Turchi ,
Ua-
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D I A
Uneari , & Polacchi, & Alemanm tnfieme_
fcorfeggiavano tutto il Friuli, & Tr.v.fana ,
per d.sfare effi Veneziani , 1. quali nor. po-
ieano .-avigare per mare per rifpetto de Tur-
chi, che in uno giorno poteano andare a Ve.
Marti adi XXII. diclo . Arnvo m Ferrara
il Signore Don Alfonfo da Efte : , lo quale_
ven.va da Milano, & lafso in Milano .1 Du-
ca Hercole fuo Padre , & Don Ferrante fiio
Fratello con il Re di Franza a piacere , &
cosi lo Illuft. Signore Francefco da Gonzaga
Marchefe di Mantua; li qualiDuca, & Mar-
chefe erano appreffo il Ke li magg.or. Mae-
ftri , che haveffe Sua Maefta .
Inquefto tempo. Turchi erano S.gnon del
Mare , per modo che Venezian. pm non po-
teano navigare , & ultra cio fcorfegg.avano
effi Turchi tutto il Friuli , & il Vilent.no,
& non pigliavano alcun. per pr.gion. , anz.
ammazivano tutti quelli Criftiani, che erano
con Veneziani.
Domenica XXVII. difto. S. have per cer-
tiffimo , come Turchi in Friuli & Vefent.na
haveano prefo, & condotto v.a grand.ffima_
quantitadiBeftiame, & che conducendo quel-
lo via , quelli de la Signoria da circa 3000.
cavalli ghe erano tenuti dreto per tuorli ll
d.fto Beftiame.
Et in dicto giorno. Fracaflo arnvo in_
Ferrara , ove il Re di Franza il mando a
confine.
Veneri adi primo di Novembre. InFerrara
veaneroLettere da MiUno, come havendo il
Re prediclo pofto pcr Officiali a le Porte di
Mdano per fcodere li fuoi Dazj , fecondo che
1'havea conceffo a' MiUnefi . & volendo di&i
Officiali fcuotere fecondo che facea pnma il
Duca Lodovico d. M.lano, fette Contrade di
Milano fi levonno a Popolo , & ammazzonno
didti Officiali, & ftracciarono 1 Libri, & get-
tonno a urra li Cafdli , ove che ftavano a
fcuotere , & come che li fu da fare in Mila-
no per quello giorno ; & come che Franzofi
erano molto male vifti da' Milanefi cosi da'
groffi , come da' piccoli per la fuperbia di effi
Franzofi .
Item. S'intefe, come che Turchi trattava-
no mahffimo Veneziani , a li quali niuno da-
va ajuto contra de' dicti Turchi , anzi pare ,
che del loro male ognuno nc giubili .
Mercori adi VI. diclo. Arrivo in Ferrara_
il DucaHcrcole predicto, lo quale veniva da
Milano dal Re Lodovico Re di Franza , &
Duca dt MUano , havcndo laffato con Sua_
Miefta lo Illuft. Don Ferrante fuo Fiolo , &
improvifo per nave . Et fu diifto , che effo
Duca Hercole era rimafto molto bene con-
tenio , 8c d'accordo con il prefato Re , lo
quale a fua Ducale Signoria havea fatto pro-
meffe affai, & offerte , & come che Sua Mae-
fta facea grandilTimo conto di fua Signoria_,
& lo havea pm accarezato che'l non havea_
fatto Veneziani , & cosi il Marchefe Fran-
cefco di Mantua Genero del prefato Duca_,
prefenti gli Ambaflatori Veneziani , a' quali
non era piaciuto quefto, &c tanto piu che Sua
Maefta non havea mai voluto dare audientia
in fecreto a diifti Ambaflatori , che'l non fe_
ghe fia fempre ricrovato al iuo colpetto effo
Duca di Ferrara. Lo quale Re diffe palam_
agli Ambaffatori , che'l non havea si fatti fe-
creti, chs'l non volelTe , che'l Duca Hercole
fuo Barba, 5c fuo Secretario, non li fapeife,
B
D
r 1 a' K ' 372
&intendelle. Et volfe, che'I Duca inrendefTe
tuttilifatti fuoi per lo tempo che l'e ftato in
Milano . Et Sua Maefta difleli , come Vene-
ziani voleano , che ghe deffe ajuto a piare_
Ferrara , & Mantua per loro Veneziani ; &
che'l non havea voluto, & non volea , pre-
fente il Marchefe di Mantua , lo quale have
grandi parole tunc con dicti Ambaffatori, &
loro con lui , & altre cofe aflai erano ftatc_
conclufe in Milano fra effo Re, & Signori.
Veneri adi VIII. diclo. Arrivonno in Fer-
rara molte Navi di Fanci da pie del Re dt
Franza, che venivano da Milano , & fe ne_
afpettavano infino al numero di cinque milia
per andare a Bologna , & di 1i a metcere_,
Campo ad Imola,& Forli del Signore Otta-
viano, che fu Nipote di Papa Sifto, che mo.
ri agli anni proffimi paffati, per farne di quel-
le due Cittadi Signore il Duca di Gandia_,
Fiolo Baftardo di Papa Aleffandro Sefto , &
cacciarne il prefato Signore Ottaviano , &
Fratelli, & Ia Madre , la quale fu Figliola—
del Duca Galeazzo Sforza , che fu morto in
Milano del 1476. da Zoanne Andrea da Lam-
pognano da Milano . Et con dicta Fanteria
erano le Artelarie del Re di Franza; & il
Duca Hercole li dette il paflb, & vittualia
per loro danari .
II Fiume P6 non era groffiffimo, ma e ben
ftato per tuttoOttobre groffiffimo, & ha rot-
to in Mantoana, & Ferrarefe.
In quefto tempo. Morivano ogni giorno af-
fai perfone di Febbre in Ferrara, & Ferrare-
fe, & ut ab omnibus antiquis dicebatur, non
era chi fi ricordi, che per uno Anno fuffeno
tanti Infermi; 8c dico, che mi viene volonta
di dire , che non e ftata alcuna Cafa , che_
non ghe fia ftato di ammalati , & in tale Ca-
fa tutti fono ftati ammalati, & in tale ghe_
ne fono ftati 9. , & 10. , & piti , & manco ,
fecondo le perfone de la Cafa ; & Febbri in-
diavolate, & lunghe, & morcali.
Et infino adi III. di Novembre prefente_ .
Fu condotto in ferri a Venezia Meffer Anto-
nio Grimani Gentilhomo de' primi di Vene-
zia ricco di ducento miara di Ducati , & che
ha uno Fiolo Cardinale; & quefto per impu-
tazione che li dava la Signoria di Venezia di
non fi havere portato come principale Capi-
cmeo de 1'Armaca di effa Signoria adi proffi-
mi paffari contra 1'Armata del Turco in Ma-
re contra effa Signoria , come che fi haveva
potuto portare .
Zobia adi XIV. didlo. Arrivonno in Fer-
rara lo Iiluft. Signore Marchefe di Mantua_ ,
6c lo Reverendiffimo Monfignore Cardinale_
di Ferrara , lo quale veniva di Alemannia_.
dal Signore Lodovico gia Duca di Milano.
In ciitfto giorno. Paffbrono molti Franzofi
in molte Navi con molta Artelaria del Re_
Lodovico di Franza; li quali doveano andare
zofo , per andare ad accamparfi ad Imola_,
& Forli.
Sabbato adi XVI. ditto . Ne arrivonno in
grandiffima quantita in Ferrara, & tuttavia_
gli altri vanno zofo per da Regenta.
Domenica adi XVII diclo. Ne arriyonno
anche piu, Ii quali andonno zofo per P6 fina
al Foffato del Zaniolo ; & dopoi per forza_
intronno in Regenta contra volonta de' Re-
gentini, & li deTuna parte, & de 1'altra fe
neammazo da cinquanta in fufo, & didli Fran-
zofiprefeno Regenta, & mifero fuora le ban-
dtere del Papa, & del Re di Franza, & pian-
ton-
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m
F E R R
tonno le bombarde a la via di Ferrara, & il
Duca di Ferrara ftava in cafa di mala vo-
^Luni adi XVIII. didlo . Arrivonno ranti
Franzofi , & Svizeri in Ferrara , & per lo
Ferrarefe, che fu una maraviglia.
Et in didto giorno. La Stgnoria di Vene-
zia fece paflare una gran quantita de le fue_
genti d'arme, & Fanterie, che tolfe di fopra,
& mandava a Ravenna fua Cittade , non fi
fidando del Re. ; .
Marti adi XIX. di&o. Arrivo in Ferrara
da 500. & piu cavalh del prefato Re , depu-
tati a tirare la fua Artelaria , & cosi grandil-
fima moltitudine di di&a fua Gente , & per
forza in difto giorno a hore XXII. entronno
in io Caftello del Bondeno, havendo buttato
zofo le Porte , 8c li afaccomanonno tutti
gli homini del Bondeno , perche furono da_
fci milia Poltroni , & tunc li ghe ammazonno
Metfer Battifta Bendedio Dottore di Legge_
da Ferrara di circa anni 70. , & il Prete di
quello Loco, & da circa altre dieci perfone.
Poi mifero fuora le bandiere delPapa, & del
Re de Franza, & ferirono in quello Loco di
molte perfone, & rubonno, & afaccomanoro-
no molte peribne, & fimiliter feceno in didra
notte in lo Borgo di Santo Luca di rubare_,
& affacomanare , & sforzare le Femine di al
tri, & li Sudditi del Signore. Bifognava ha
vere pazienzia.
Mercori adi XX. dicto . Arrivonno molti
de' didti in Ferrara, & Ferrarefe, & molta_
genre d'arme de la Signoria , la quale volea
andare a Ravenna per fuo r guardo . Ettunc
il Marchele diMantua, Don Alfonfo, &Car
dinale di Ferrara erano andati a Ia caccia a_
le Mefole.
Et per dicli Franzofi in didto giorno fi af
ferro la Ragione.
Et in didta notte pafTata . II Duca di Fer
rara a ftafetta mandd Biafio da Birago da Mi-
lano fuo Maeftro di Stalla a la MaeftadelRe,
che fi dicea effere in Afti .
Ma nota, che in quefto tempo per fufo i)
Modenefe paffavano ogni giorno de' di£b
Franzofi, & da otto milia cavalli con ilFio
10 del Papa Duca di Gandia.
Et tuttavia Turchi non reftavano di mole-
ftare la Signoria in lo fuo Stato in Friuli , la
quale non potea per mare navigare.
Et del Duca di Milano tanto fe neparlava,
quanto che'l non fuffe al mondo.
Ma nota, che la Madonna di Forli Madre
del Signore Ottaviano nunc fi era venuta a_
campare a Cantalovo in Romagna a le Con
fine del Duca Hercole perobviare, cheFran
zofi non ghe andafleno a campo a cafa.
Et con ditfta Madonna tiene lo Sigrore di
Arimino, lo Signore di Pefaro , il Duca di
Urbino, il Signore di Favenza , Bolognefi ,
11 Signore da Camarino, & tutti gli altri Si-
gnon de la Romagna, & de la Marca Anco
nitana, & forfe in fecreto anche Veneziani ,
& Fiorentini ; perche fi dice , che '1 Papa de'
difti loghi have fatto Signore il Ducadi Gan-
dia fuo Fiolo , & cosi di Cefena , per modo
che tutta la Italia e fotto fopra , & in mano
de' Turchi , Franzofi , Todefchi , Marani ,
Spagnoli, Svizeri, & altra gente.
Mercori. Vennero nuove inFerrara, come
effendo in Imola li Franzofi, & havendo an-
dare a combattere la Rocca , come che an-
dafleno a nozze, vennero fuora de la Rocca ,
A
A
B
D
R E S E. 374
perche la Terra fe ghe era refa , molti degli
homini di Val di Lamon di Favenza , & qui
furono a le mani con Franzofi , de' quali ne
amroazorono da quattro cento in fufo.
Et in didto giorno. Vennero etiam nuove,
come uno Sabasi del gran Turco con venti
milia cavalli, & parecchie miara di Pedoni a
pofta del Turco havea corfo, &ftracorlotur-
to Azara de la Signoria, & ammazata, inquel-
lo paefe grandiffiraa quantita di Criftiani , &
brufati tutti gli alloggiamenti de' Criftiani.
Zobia adi XXVIII. didto . Quelli de la_
Rocca di Imola , & di Val di Lamon furono
a le mani con Franzofi in Imola , & amma-
zonno de' Franeofi tanti, che fu cola ftupen-
da; & a Ferrara fi fentivano le bombarde_ ,
che tiravano quelli de la Rocca dilmolacon-
tra Franzofi, & quelle che Franzofi tiravano
contra la Rocca.
Et in didla notte , II Duca di Ferrara a le
tre hore per nave ando a Medelana, & il Si.
gnore Don Alfonfo fuo Fiolo ghe era andato
la mattina.
La Maefta del Re di Franza tuttavia era_
in viaggio partito da Milano per andare in_
Franza a cafa fua, havendo laffato in Milano
Vice-Re Meffer Zoanne Jacomo daTriulcida
Milano .
II Signore Marchefe era andato a Mantoa.
Et in di£ta mattina. Arrivonno a Ferrara,
che andonno zofo per P6 tre navi di Franzo-
fi a favore del Papa contra il Signore Otta-
viano di Forli, & di Imola.
Veneri , & Sabbato XXIX. & XXX. diito.
Mai non cefso la Rocca di Imola a bombar-
dare contra Franzofi , a li quali fu forza a_»
partirfe de la Terra, &andaredi fuoraabom-
bardare la Rocca, & cosi 1'una parte, &l'al-
tra feguita a bombardaie . Et paffavolanti di
& notte fi falutavano con trarfe per modo ,
he infino in Ferrara fi fentivano le bombar-
de difcaricare. Et tuttavia il Duca diGandia
era a Caftel Bolognele alloggiato.
Domenica adi primo di Dicembre. Andon-
:io zolo per P6, che venivano di Lombardia,
due navi di Franzofi per andare a carapo a<4
cmola -
Et in ditSto giorno . Paffbrono zofo, che_
andorono verfo Ravenna Fanterie de Ia Signo-
ria di Venezia .
El fi diceva per Ferrara , che o^ni notte_
per Milano non fi ode , fe non gridare Moro>
Moro, che e il fopranome del Duca di Mi-
lai Lu'ni adi IX. diclo . Circa le XVIII. hore
le genti d'arme, & Fanterie del Papa Aleffan-
dro Sefto, & Franzofi, & Svizeri mfieme a_
nome del dic~ro Papa havenno d'accordo la_
Rocca di lmola; perche in didto giorno da_
le XV. hore infino a le XVIII. hore fempre_
ghe haveano dato la battaja; in la quale era-
no morte, & guafte affai perfone di una par-
te, & de 1'altra, & non fi poteano piu tene-
re, & la Terra haveano pnma havutada Imo-
lefi .
Zobia adi XII. di&o. Arrivo in Ferrara lo
Reverendiffimo Monfignore Cardinale di San-
ta Maria in Porto da Venezia, lo quale ando
alloggiare in lo Palazio del Duca Hercole_
aprovo 1'Orto de' Frati di Santo Francefco
con la fua Famiglia, lo quale Palazio il pre-
fato Duca ghe preftoe ; & venne per ftare_
continue in Ferrara, ut ditaum fuit , perche
era nimico del Papa .
Do-
c
375 ° 1 , A A
Domenica adi XV. dicto . Pafsb zofo per A
P6 per Ferrara, che ando arrivare a laTorre
de la Fofla, una gran nave di barili dipolve-
le da bombarda , che veniva de Lombardia_
per foccorfo del Papa contra la Magn.fica-
Madonna Catterina Sforza Signora di Forh ,
8c di Imola.
Zobia adi XIX. di&o. In Venezia fopra la
piazza di Santo Marco apparfe tante croca
lctte, che pareva una nuvola , che ghe fuffe
con tanti gridi una contra 1'altra volando ,
che fu una grandiffima maraviglia, & inaudi-
ta; per modo che le perfone , che li erano ,
non s'intendevano parlare infieme , tantigran-
diffimi combattiroenti 8c gridi erano fra dicle
uccelle; tiro ancora una lofena grande coru
uno inaudito trono li fopra la Piazza, 8c Pa-
lazio del Dufe.
Et in quello giorno . Veneziani hebbero
nuove, come Turchi ghe haveano tolto in_
niare quattro navi canche di malvafie.
Domenica adi XXII. didto . Si have per
certo, il Turco fare un* altra Armata di le£
fanta Galee per mandare con ottanta milia_.
perfone a la Valona contra de' Veneziani, &
come che'l ghe havea mandato a dire, come
a tempo nuovo el verria a fpianare tutto Ve
nezia per eflere ftati Veneziani cagione di
cacciare il Duca Lodovico da Milano.
Et in quefto tempo . Franzofi, Spagnoli ,
& Svizeri per il Papa erano entrati dentroda
Foili d'.iccordo con il Popolo di Forli , &
che la dicla Magnific3 Madonna con li Fioli
erano in la Rocca con due Fratelli di efla ,
8c grande, 8c bella gente; 8c bombardavano
Forli a furia; 8c difta gentaglia peranche non
ghe haveano per infino a tunc tratto alcuna
botra di bombarda.
Et venne pur' in dicto giorno , come il
Duca Lodovico era entrato in Como, in Ti-
rano, 8c in Angelina di volonta di quelli Po
poli, li quali, 8c tutta generaliter la Lombar
dii lo chiamavano per loro Duca , 8c Signo
re , come il fu mai ; 8c che altro per Lom-
bardia non fi gridava fe non M<ro , Moro ,
Moro, vidclicet Duca, Duca . Ec quefto per
il Re, che era ritornato in Franza ; 8c liFran
Zofi , che 1'havea laflati in Milano, e inLom
baidi.i trattavano peggio Ii Popoli , che non
facea effo Duc.i, qua.do che era Duca diMi-
lano , 8c come che ugni giorno erano amma-
zati affiii de' didh Franzofi per eflere ribaldi,
arroganti, & (uperbi.
Zobia adi XWI. dic"ro . EfTendo andato a*
Veneziani lo Ambaffatore del Re Maffimiano
Alemanno, 8c non effendo rimafto d'accordo
con Veneziani , ghe domando il paffo diclo
Imperadore per ceuto milia perfone per il
Friuli, lo quale ghe nego di dare, & lui dif
le, che'l dnSto Re fe lo toglieria lui.
Et in quelto tempo . In Milano fi fpende-
vano monete d'Argento da uno quartodiDu-
cato l'una, che havea fatto fare tl Duca Lo-
dovico, dapoiche fu fuora di cafr fua , fufo
le quali da uno lato era il gran Turco, & il
Duca di Milano, videlicer le tefle, che 3 fac
cia a faccia fi guardano , & da 1'altro lato
erano, & fono quefte lettere fcolpite, videli-
cet: Qutflo Ir.Vtrno foneremo , ^ qucfla Eflate
balleremo .
II Duca di Ferrara in quel giorno divolgo
per la fua Corte , come el vorna andare a_
Roma al Perdono fra pochi giorni con 46*. in
jo. cavalli .
D
R I O 37«
II ftaro del Frumentb in Ferrara vale IX.
in X. fol.
II ftaro del Orzo fol. otto .
La Melica fol. cinque .
Li Fafoli fol. X. in XI., 8c XII.
La Faba fol. V.
Miglio fol. VI.
Vmo buono il maftello fol. XVI.
Olio di oliva uno fol. dinari due.
Olio da brufare uno fol.
Pefce da padella uno (ol. denari quattro.
Legne , & verdi, cariffime.
Speciaria cariffima per rifpecto de* Turchi.
II miaro de' Coppi lire quattro.
II centenaro de le Prede (ol. V.
11 moggio de la Calzina fol XXXIV.
Panni da veltire juxia coniuetum.
II veftire de laCorte, Sccalzare, alaFran-
zefe .
Si ufa, & coftuma di giocare a carte mol-
ro, come e a Falfinelli , a Rompha, a rifu-
fcitare li morti, a icartare, 6c a mille diavo-
lamenti .
Infino a quefto giorno li Preti del Vefco-
vato di Ferrara dicono d'havere (pefo in di-
clo Vefcovato per ridurlo al baffo dal meg-
gio innanzi , 8c fare li muri de la Capella
grande, 8c ponere fopra lo Altare grande le
llatue di Bronzo , che erano prima fopra il
Coro vecchio fopra lo Altare di Santo Ber-
nardino , da dicidotto miara di lire di Bolo-
gnini , & non fono a mezzo.
Ec ad ogni perfona e lecito in queflo tem-
po a potere vend^re carne in piazza , pagan-
do il Dazio al Duca.
El Signore Don Alfonfo, Don Ferrante, il
Cardinale , 8c Don Sig fmondo infermo di
male Francofo , 8c Don naturale Fio-
lo del Duca, fono in Ferrara fenza foldo, 8s
provifione di altri , che dal Padre , eccetto
che il Cardinale, che ha le fue intrade.
Et in quefto anno fi fono fornite di fare in
Terra nuova in Ferrara li Palazi, 8c Cafein-
frafcritte , 8c tuttavia fe ne fanno.
II P.ilazo di MefTer Carlo , 8c Meffer Ca-
millo dt Strozi .
La Cafa appreflb Santa Maria de gli Angeli
di Mi-fler Battifta Guarino Poeta Leggentein
Ferra>a .
U Palazo de lo Illuft. Meffier Hercole de lo
Illuft. Meffer Sigiimondo Fratello legitimo
del Duca Hcrcole.
II Palazo de' Turchi dreto la Via de gli
Angeli .
11 Palazo di Guafparo de le Frutte li vi-
cino .
Uno altro Palazo li vicino del Duca.
II Palazo di Malfro Zacharia Zambotto.
II Palazo di Tebaldo Ducale Secretario fo-
pra la Fofla vecchia del Caftello vecchio di
l errara .
Li Ponti , che traverfano la Pefchiera del
Signore di Caftel vecchio , 8c molte altre_
Cafe, 8c Palazi li in Terra nova, 8c tuttavia
le gh- j fabbrica.
M^.CCCC. Adi V. di Zsnaro di Domeni-
ca . II Signore Duca Hercole ad una hora di
nocte monto a cavallo con Trombe inninzi ,
& ando per Ferrara cercando la fua ventura
de la Pifania.fenza battere a cafa d'a!cuno per
haverla, 8c have roba in quantitade.
Luni adi VI. didlo. II predicto Duca a_.
1'hora de qua fupra ando per Ferrara per la
fua Ventura da la piazza in fufoj perche heri
era
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F E R R A.
era andato da piazza in zofo, & have tanta
roba.chefu unagrancofa.
Et in quella fera Bernardino Taruffo dicTo
Rizo diede cena al Duca Hercole, & a tutti
li Fioli, & Fratelli, &Famiglie loro in Cafa
fua da Santo Lunardo , & cenoghe piix di
ouattrocento perfone con grandiffimo piacere.
Marti adi VII. didto. II Duca di Ferrara
ittele ad ordinare le fue faccende per andare
a Roma in quefta fettimana proffima futura_
con jo. cavalli, & due muli.
Mercori adi VIII. difto . Vennero nove ,
& altro non fi dicea per Ferrara , fe non che
il Signore Lodovico Sforza gia Duca di Mi-
lano havea havuto Belinzona del Ducato di
Milano, & che in brevi giorni faria in Mi-
lano Duca, come fu mai.
Domenica adi XII. didto. II Duca Hercole
mutoe li fuoi OfEciali juxta il fuo confueto.
Marti adi XIV. dicVo . Vennero Lettere_
certe a Ferrara, come Papa Aleffandro Sefto
bavea havuto de fa&o la Citta , & Fortezza
di Fotli per la battaglia afpra,che ghe havea
Jato tre giorni contmui Franzofi, Svizeri ,
Spagnoli', & altra gente del Papa ; perche
ajuto alcuco da alcuno Signore & Signoria_
quetla Madama non havea havuto ; & come
di una , & 1'altra parte ghe erano morte de_
le perfone cinquecento: & come la prefata
Magnifica, & H fuoi Fratelli , & altri de'fuoi
Magnati erano diftenuti li in la Cittadella ad
inftanzia del Papa.
Mercori adi XV. dicto. Si have per certo
effere morto il Cardinale Borgia Fiolo natu-
rale di Papa Aleffandro Sefto in Urbino, an-
dando a Roma .
Mercori adi XXII. di<fto . Si have in Fer
rara per certo Turchi a Lepanto havere am
roazato da cinque in fei milia Criftiani d
quelli de' VeneziaBi per uno Trattato , chc_
Veneziani ghe haveano fatto; & come Tur-
chi fi metteano in ordine per venire a la de-
ftruzionede'Veneziani,liquali ftanno dimala
voglia.
Zobia adi XXIV. di<fto. Vennero Lettere,
& nuove , come Monfignore Cardinale Mo
roan era fatto Legato in loco del Cardinale_
Borgia morto.
Item come tutti li Signori de la Marca, &
Duca di Urbino infieme fi fono confederati
contra il Papa .
Et in dicio giorno . Si have Lettere da Mi
lano, come fi erano in Milano levati mill<_*
putti , videlicet 500. per parte , & una di
quelle nominava per Signore il Re di Franza,
,& 1'altra il Duca Lodovico fcazato ; & come
con cazzafrufti traendofi infieme l'una parte_
a 1'altra haveano combattuto , & che tamdem
la parte del Duca havea fottomefla la parre_
Franzefe, 8c pigliato il fao Re, & alligato a
la coda di uno Afino , & ftrafcinato a Mila-
no dentro , perche di fuora de la Terra ha-
veano combattuto; & che havendo cio vifto
quelli de la Rocchetta di Milano , ne falton-
no fuora alcuni per dare a' putti , che parea ,
che difprezzafleno il fuo Re . Lt quali putti
con loro cazzafrufti fi pofeno ferrati infieme—
dreto a di&i, che erano ufciti per offenderli,
& qui ne ammazonno parecchi : per il che fu
forza al refto a ritornarfene in Fortezza; fc_
non che tutti da li putti farebbono ftati mor-
ti; & vero, & certo.
Si diffe etiam publice, come ilDuca diMi-
lano a furia fe ne veniva con magno impcto
Tom, xxir.
B
D
R E S E. 378
verfo Milano , & che gia havea prefo Tiran »
Angelina, & la Vallata di Como, & che fra
pochi giorni el feria in Milano con piii di
fettanta milia combattenti.
Si accerto etiam , come il Re di Spagna in
lo Reame di Napoli a foccorfo del Re Fede-
rigo fuo parente havea mandato, & che vi
crano quindici milia combattenti contra il
Papa , . videlicet Papa Aleffandro Sefto inimi-
co di tutta Chriftianitade pneter de* Venezia-
nt, & Franzefi.
Domenica adi XXVI. di<fto. Si have in_
Ferrara publice , come noviter Turchi in la
Dalmazia, & Schiavonia- haveano tolto a'Ve-
neziani Cathari , Antivari , & Sibenico, &co-
me feguivano Turchi la vittoria contra efli
Veneziani .
Luni adi III. di Februario. La matrina per
tutto Ferrara fu difto palam, come il Duca
Lodovico dovea eflere hieri a le XVIII. hore
in Milano chiamato da quello Popolo , & co-
me Monfignore di Ligino Locotenente del Re
di Franza in Milano , & il Fiolo dr Meffer
Zoanne Jacomo da Triulci , & altri in Mila-
no , da le genti del prefato Duca erano ftati
prefi , & Meffer Zoanne Jacomo in Caftello
era fuggito per non efferemorto: & chetutti
li Franzofi , che erano per Milano , da didlo
Popolo , & gente del Duca erano ftati prefi ,
& ammazati ; & che Moofignore Afcanio Car-
dinale Fratello del Duca a quefta imprefa ha-
vea il Duca di Sanfogna, il Duca diBaviera,
& da quaranta milia perfone Alemanne con_
fe contra Franzofi; & tutto quello giorno in
Ferrara fe ne fece allegrezza . Et quando fu
la fera , fonate le XXIV. hore, uno Frate_
Marcello de lo Ordine di Santa Maria de*
ServidaFerrara con unoTamburoin mano, &
concirca trecentoPuttidreto,perche e matto
de facto , fonando per Ferrara il Tamburo ,
& con dicti Putti andonno gridando Moro ,
Moro , infino a la Cafa del Vifdomino per la
Signoria di Venezia qui , & batte a la porta
fua con dicti Putti, gridando prout fupra_ .
Lo quale, ut d.ictum fuit, pare, che ftatim_
fcriveffe al Duca tal cofa , & anche forfe &_
Venezia , accio che la Signoria faceffe inten-
dere al Re di Franza qualche cofa a danno
del prefato Duca , amico di Sua Maefta , per
metterghelo in difgrazia . Unde che 1'altro
giorno feguente , che fu Mercori a le XXII.
hore , vel circa a fuono di Trombe per li
Trombetti del prefato Duca a la Renghera_
nuova del Palazio de la Ragione del Comune
di Ferrara per parte di Sua Ducale Signoria_
fu fatto intendere ad ogni perfona , quanto
era fpiaciuto a quella tali cofe, & per quello
fu comandato, che non fufle chi in futurunu,
a circoli in Ferrara , & fuoi Borghi ofafle_
nominare Signori , o Re alcuni in fuoi par-
Iari fotto pena di Ducati cento d'oro per ca-
dauno , & di quella maggiore pena, che a_
fua Signoria parera ; & fe fufleno Putti di
XXV. ftafillate per cadauno di effi. Et fatta
didta Grida ut fupra , di<fti Trombetti per
tutto Ferrara tunc andonno a rifarla per fufo
li Trebbi de le ftrade. Et Doi Zobia adi VI.
di<Sto in Santo Luca ultra Po diFerrara fu ri-
fatta didte Grida, mentre, che la genre d'ar-
me de la Signoria, che venivano da Raven-
na, paffavanoper andare fufo, per dubbio de
le genti del Duca dt Milano ; accio ch: le_
intendeffeno , & poteffeno bene riferire del
Duca di Ferrara in le Terre di Santo Marco}
Bb le
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%19 u 1
7e ouali genti d/arme i che fono paflate, 8c
paflano, 8c che pafleranno, fono, ut dicitur,
mille Cavalli. Ma nota pero, che Dio sacon
che buono animo difta Grida fu fatta ut (u-
pra . Tuttavia in di&o prefente di VI. fi e
intefo, come effendo quattroFranzofidiquel
li , che erano a Forli , che ritornavano per
andare fufo in Lombardia ; perche tutti h
Franzofi, 8c Svizeri, che fono ftati a Ie lm-
prefe d*Imola , 8c Forli , con Artelarie loro
per Bolognefe, & il Modenefe, & Reggiano
fono andate fufo per andare al contrafto del
Duca di Milano, per andare piu fecuri infino
inLombardia fi accompagnonno con certi Ba-
lefireri de la Signoria, che andavano anch
effi fufo; 8c in Ferrarefe dicli Baleftreri am-
mazonno li didti quattro Franzofi , Sc tolfeli
da mille ducentoDucati, che haveano addol-
fo rubati a Forli , 8c Imola . Et poi li Bale-
flreri pare, che fiano andati aMilano a ritro-
vare quello Duca . Et uno altro Franzofo ,
che fi havea cambiato li panni , & che anda-
va folo per quello de' Veneziani , nunc a la_
Torre di Santo Donato , credendo che'l po
teffe andare ficuro , e ftato hoggi li ammaz
zato, oc rubatoli molte centinaja di Ducati .
Et tuttavia gli altri Franzofi , che vannofufo,
fi tiene per certo, che tutti faranno tagliati
in pezzi; 8c Iddio lo permettera , perche con
cffi conducono tante Femine, & Donzelle_ ,
8c Maritate , che hanno per forza rapite in_
Romagna, 8c Ducati , che hanno rubati per
forza , 8c altre robe , che e uno ftupore ad
udirlo dire , & infino ad ammazzare gli ho-
m.ini di quelle Terre , quando che diceano non
havere danari , quanto voleano, & poi fen-
derli infina le budelle per cercare fe ghe ha
veano Ducati , che haveffeno inghiottiti per
la gola. Et quando haveano manzato, 8c be-
•vuto tutto il fuo a le perfone, ghe diceano ,
che faceffeno, che havefleno davivere a fpefe
di effi homini, oc chi non poteva, gli amma-
zavano ; 8c cosi hanno dicli ribaldi fatto ffra-
zio di Criftiani, ot forzate leFemine, 8c me-
nate via , permodoche quelli patfi non fi ri-
durranno in cinquanta 8c piu Anni; ultra che
ghe hanno ruinato quafi tutte le loro Cafe_ ,
& cavati gli occhi, 8c ragliate le mani a mol
te perfone , ficche anche effi fperofaranno pu-
niti come ribaldi .
Et in didlo giorno . II Duca di Ferrara_
ando a cavallo incontra a li Proveditori de
]a Signoria, che venivano con li Soldati de_
la Signoria , infino a la Torre de la Foffa ,
8c conduffeli in Ferrara.
Ec in dicla fera . II Duca di Ferrara ando
a cena a cafa di Zanon Pafqualetc in Santa_
Juftina, videlicet in lo Palazzo aprovo Santa
Juftina .
Veneri adi VII. didto. Vennero diLombar-
dia perfone, che diffeno havere vifto il Duca
Lodovico fare la entrata in Milano fotto uno
Baldacchino bianco , 6c come che 1'havca gia
havuto Pavia, Parma , 6c Piafenza, oc tutta-
via tutti li Popoli fe ghe rendevano.
Et tuttavia laSignoria facea gente, & mam
dava fufo gente d'arme per paura di non per-
dereCremona, che la teneva al prefatoDuca.
Et in ditSto giorno. Arrivo in Ferrara , 8c
alloggio in Corte del Duca uno Ambaffatore
del Papa , lo quale andava per andare in_
Franza, 8c havendo intefo effere rotte leftra-
de inLombardia, Sc inFriuli, ritorno indrie-
to per paura. Et Sabbato adi VIII. difto an-
D
R I O $?o
do dal Duca in Corte per parlare con fuaSi-
gnona .
Veneri adi XXI. diclo. Vennero nuove^
certe da Venezia , come la Signoria di Vene.
zia havea sbandito il Marchefe Francefco d a
Gonzaga da Mantua ; perche mentre che efT a
Signoria mandava fufo per P6 cinque navj
grofle Lombarde per mandare a Cremona_ _
che ora le tiene. cariche diArtelarie difotto'
8c di fopra cariche di Sale ; 8c che in Man-
uana folum fufle ftato tolta la Bulletta per
1 Sale: 8c che in Mantuana il Marchefe ha-
vuto tale avvifo , effb Signore Marchefe ghe
le fece tuorre per contrabando , 8c defcari-
care in Mantuana; di che Veneziani hebbeno
tanto difdegno , che fu cofa incredibile; &
iubito pofto il partito fu ordinata la Guerra ,
8c cinque altre navi groffe etiam cariche di
Artelarie, che erano nmafte didreto, furono
fatte ritornare aVenezia con dicte Artelarie,
8c Sale .
Sabbato adi XXII. difto. S'intefe, come il
Marchefe di Mantuafacea disfare tutta la fua
Argenteria , 8c di quella facea battere mo-
neta di Argento per difendeifi da' Veneziani ,
8c etiam per offenderli; 8c come tuttaMantua
era piena di gente d'arme , 8c come gia l'ha-
vea mandato a'Turchi, 8c Imperadore perha-
vere ajuto, 8c foccorfo contra Veneziani.
Et in diclo giorno. Fu accertato , come_-
per tutto mezo Marzo proflimo futuro inlta-
lia a damno de la Signoria feriano cenco mi-
lia Turchi ; 8c poi a Maggio feguente altre^
trecento miara; 8c tuttavia Veneziani noru.
ponno navigare per mare perdubbio delTur-
co. Et il carico delPevere, che valea inVe-
nezia quaranta Ducati , hora fi vende cento
dieci d'oro: 8c il ftaro del Sale, che fi ven-
dea in Ferrara foldi XVI., hora vaie XX. 8c
mai la Signoria non fu in maggiore laberinto.
Et il Duca di Ferrara attende ogni di a darfi
piacere con li Fioli fuoi , licer la Signoria_
piu, e piu fiate lohabbia cercato, cc che cer-
chi metterlo a le mani con il Re Lodovico
di Franza , per metterlo in ruina ; ma lui fi
guberna bene, grazia di Dio.
Domenica adi XXIII. diclo . In Ferrara fi
have per piu & piuLettere, & Meffi diLom-
bardia, come havendo li Franzofi, che erano
in Lodi, tolto dentro da Lodi gente d'arme,
8c fanterie de la Srgnoria di Venezia, perche
li pareffe, che il Popolo fi haveffe a rivoltare
contra di effi Franzofi ; incontinente li fu a_
favore di Lodi , cioe del Popolo, le Genti
del Duca di Milano, videlicet Duca Lodovi-
co Sforza; 8c li il Popolo con didto foccorfo
furono a le mani con Franzofi, 8c Veneziani;
8c li tutti li Franzofi, & Veneziani furono
moni, 8c prefeno la Terra.
Et in didto giorno. II Duca di Ferrara ia
la fua Sala grande apparata fece ballare , &
fare Fefte molto dilettevoli, come di Moref-
che, 8c diHomini falvatici, 8c duro quafi in-
fino a la terza hora di notte; a le quali Fefte
li fu il Cardinale di SantaMaria in Porto da
Venezia , 8c il Cardinale di Ferrara coa-
grandi piaceri .
Et in didto giorno. DiLombardia vennero
piu Meffi, ScLettere, come Ia Gente del Du-
ca di Milano a Mortara, 8c li dreto, havea-
no ammazati molti Franzofi, 8c come ilDuca
va feguendo la vittoria, 8c gia ha riacquifta-
ro tutto il fuo Stato: 8c piu fi dice , come_
Pifani per non andare fottoFiorentini, fe ghe
fono
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fono dati , & lo hanno chiamato per fuo Si-
^toiFSZ', ut dicitur, c grandiffima_
careftia di vittuaglia, & Vcneziani pure nc_
poteffeno trovare da comprare.
^Zobia adi XXVII. dufto. Vennero nuove..
da Venezia, come Turchi haveano tolto a la
Signoria di Venezia la Ifola diZante, & mor-
toli da otto cento fanti di eflaSignona, &da
fette milia di quella Ifola.
Et in ditfto giorno. II Duca Hercole fece
fere un'altra bellaFefta in la fuaSala grande.
Domenica adi primo di Marzo. la Sala_
«rande del Duca Hercole lui fece ballare, &
Sre certe altre belle Fefte di morefche , &
aente felvatica.
Marti adi III. di&o . Fu enam fatta una_
Fefta in diffca Sala .
Domenica adi XV. diclo. Fu tirata una_
foea da le feneftre de la Sala grande del Pa-
Iazio del Duca di Ferrara a le feneftre de la
Cafa del Vefcovo fopra la Piazza ; & dopoi
Vefpro uno ftafHero del Signore Don Alfon-
fo nominato Cingano, di anni circa XXIV.
per fufo di&a corda da uoa a 1'altra fenettra
pib e prii volte andb ballando, & in didello,
& con ferri a' piedi , & in dreto, & con gli
occhi abbendati, facendovi molti atti in ca
mifa, & difcalzo, fulo didta corda , come fe
in terra piana fufle ftato .
Marti adi XVII. difto. Lo Illuftr. Don Al-
fonfo cavalco a Carpi per tuorre tenuta di
Carpi, & Carpefano, & Dominio , che fu de
li Magnifici Signori de* Pii da Carpi , videli-
cet Signore Alberto, & Leonello Fratelli, &
Signore Giberto de' Pii, & Fratelli, per vi
gore di una permutazione fatta fra li dicli
con il Duca Hercole di Ferrara, lo quale_
pare, che a Giberto , & Fratelli habbia dato
il Caftello di Safluolo con fue pertinenzie, &
altre cofe per una parte.
Nota , come da XXIII. di Decembre 1499.
in Ferrara , & Ferrarefe non piovette , ne
nevo infino adi XVIII. di Marzo 1500., che
pnncipib a piovere , & fempre furono bellif-
.fimi, & buoni tempi, & con pochi venti, &
iu per certo inufitato buon tempo licet ali
quando fufllro nebbie . & le campagne non_
poteano andare pih belle .
Et infino adi XIU. di Mirzoi^oo. Effendo
Mefler Tito Strozo Cavaliero Judice de' do-
dici Savj di Ferrara per lui , & per li Savj ,
fu buttada la colta in Comune a fol. 39. Mar-
chefani per denaro con grandiffime grida del
Popolo, & malivolenzia del Popolo verfodf
€ko Mefler Tito univerfaliter odiato, & cosi
li Fioli, da ogni perlona per il mangiare del
Popolo , & angarie impofte , per mocio chc_
furono trovati per Ferrara bulettini in fuo
vituperio, & di altri Magnati.
Et adi XX. di Marzo 1500. Fu fatta la_.
Capella grande de* Servi di Ferrara di mura-
glia tanto .
Luni adi XXIII. difto. La fera fu feppelito
a Santo Spirno in lo Borgo di fotto di Fer-
rara lo illuftr. Scipione da Efte portato fufo
uno cadiletto veftuo de TOrdine di Santo
Francefco Scalzo con uno quadrello fotto il
capo,& fenza altro luioilcadiktto,& portato
per li Frati di Santo Spirito, che altri Frati
non furono al corpo; a lo quale rimafequat-
tro Ftoli malchi legittimi, & infiniii baiiar
di; & fu al corpo tutti de la llluftr. Cafa da
Efte abbrunati, praeter il Duca, & lo llluftr.
jom. xxiy.
B
R E S E. 381
Don Alfonfo, che erano abfenti, tamen in_
loro locofurono due veftiti di bruna: perche
diclo Uluftr. Scipione era ftato Fiolo de lo
Illuftr. Meffer Meliadufe Fratello naturale-
del Duca Hercole, & di Meffer Sigifmondo;
la cui morte dolfe ad ogni perfona , perche
era bene voluto da ogni homo .
Mercori adi XXV. di&o. La mattina ar-
rivonno Lettere , & Meffi di Lombardia a__
Ferrara, come il Duca Lodovico, che er-—
ftato a campo a la Citta di Noara gia fua_ ,
& tenuta per lo Re Lodovico di Franza_ ,
wvea per forza havuto didta Cittade, ma_
non peranche la Fortezza, la quale Fortezza
fperavano havere etiam.
Sabbato adi XXVIII. dicto. Arrivonno ia
Ferrara due Ambaflatori del Re di Franza ,
che alloggiorono in Corte del Duca a fpefe_
di Sua Signoria, li quali fu didlo, che anda-
vano a Venezia, & poi in Ungaria.
In dicto giorno fi vendettc il ftaro del frn-
mento fol. XII. Marchefant .
U ftaro de Torzo fol. VIII. M.
II ftaro di fafoli fol. X. M.
U ftaro de la melica fol. IV. M.
II ftaro de' cefi fol. X. M.
II ftaro de le noci fol. XIII. M.
La libra del fturione fol. II. denari fei M.
La libra del pefce piccolo fol. uno denari
due, & quattro M.
La libra de lo olio uno fol. denari due.
La libra del mele uno fol.
Caftagne, & fighi tre quattrini la libra.
Uva fchiava uno fol. la libra .
Orto buona derata.
Lino fol. due* denari fei la libra .
Domenica adi XII. didlo . Venero Meffi di
Lombardia , che erano ftati fvalifati venen-
do, perche Ie ftrade fono rotte, che dicono,
come il Duca di Milano havea havuto Lodi.
Luni adi XIII. diclo . Si have per certo di
Lombardia per lettere , come il Duca di Mi-
lano a Lodi per tradimento da Svizeri&Bor-
gognoni era ftato prefo con il Signore Anto-
nio Maria da Santo Severino . Li quali Svi-
zeri , & Borgognoni erano al fuo loldo , &
molto fe ne difle in quello giorno.
Marti adi XIV. diclo. Si have per certo
di Lombardia de la prefa del Duca Lodovico
Sforza, del Reverendiffimo Monfignore Afca-
nio Cardinale fuo Fratello, & del Signore-,
Zoanne da Gonzaga Fratello del Marchefc
Francefco di Mantua, & del Signore Antonio
Maria preditfto: di che tutto Ferrara fi attri-
fto, & per tutto fe ne difle; ma non ft pote
perb intendere come, che fufleno paflate tali
cofe.
Et infino adi XII. difto. Venne a Ferrara
uno Ambaflarore Franzefe improvvifo , a cui
il Duca Hercole ando incontra ir.fino al Por-
to de li Nocchieri de la Porta di Santo Pau-
lo, perche venne in nave improvvifo, & si
lo accompagno ad alloggiare al fuo Palazio
in piazza a fpefe di Sua Signoria; lo quale_
AmbafTatore fi partitte poi Lunt adiXIU. di-
Sto, & ando a Venezia .
Mercori adi XV. di6to . Vennero nuove_
da Milano a Fcrrara , che in itinere erano
(lati fpogliati il Conte Anronio de' B vikcqua
da Ferrara, & il Bombardiero dfl Duca Lo-
dovico Sforza: li quali diffeno al Duci Her-
cole, come Svizeri, Franzofi, & B-rtoni, li
quali erano al foldo del Duca di Milano a_
Mortara di Lombardia infino a Mercori otto
Bb 2 di
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D I A
di derprefente , mentre che'l campo deldi-
&o Duca fufTe 11 a Mortara per ^darl. la bat-
taglia, haveano prefo il prefaclo Duca , 8c
fatto pr.gione del Re d. Franza pred.ao, &
condotto dopoi verfo la Franza, & prefov,
etiam lo Reverendiffimo Monfignore Alcanio
Cardinale fuo Fratello fufo quello di Piafen-
za per li Scotti da Piafenza, 8c condotto per
le genti de la Signoria a Venezia, come_
quello che a la Signoria piu prefto f. havea
voluto rendere, che a' d.dti Scotti fuo. ni-
mici; & tutto per tradimenro , che ghe ha-
veano ufato didti fuoi foldati ribaldi , per
meegio di chi fi fuffe, che ghe detteno da-
nari per ufare dicto tradimento, de quali a
tempo fi parlera . Ma in dicTra baruffi 8c tra
dimenti fra di una, & de 1'altra parte, pare,
che fuffero morti da cinqne m.I.a perfone m
fufo a Mortara , fra li quali pare , che li Si.
gnori Fracafio, Antonio Maria, 8c Conte di
Cajazo Fratelli, che non fi trovano vivi , 8c
che molti Condottieri di effo Duca, 8c da_.
nove , o undici de* primi Gentilhomini di
Milano, 8c fuoi feguaci , fiano ftati morti ,
& che molti Ferrarefi al foldo di quello po
vero Signore fuffeno prefi, 8c fatti prigioni ,
& non morti ; 8c cosi per tal tradimeoto
Cafa S.orzefca vilmente b ftata atterrata , &
annullata. Due Fioli del diclo Duca rimafe
no vivi in Alemannia , ove gli havea laffati
il Padre, quando che rkorno per andare a
riacquiftare Milano, 8c uno altro fuo Nipote
nominato Signore Hermes Fiolo del Duca
Zoanne Galeaz Sforza primo Duca inanti il
Duca Lodovico Sforza jam diclo, videlicet
fuo (Vcondogenito , fi ritrovo in Alemannia
con dic~ti Putti fuoi primi Cufini.
Zobia adi XVI. didlo. S'intefe come che
tutto Milano era in arme fra efTo Popolo, 8c
che una parte chiamava il dic"to Re Lodovi-
co di Franza, una il Moro, cioe Duca Lo
dovico, & ahra la Signoria di Venezia.
Item , come il Signore Zoanne Fratello del
Marchefe di Mantua era arrivato a Mantua
del dirfro campo fufo una cavalla fvahfato.
De le quali tutte cofe ogni homo fi penfi,
che ne dolfe prima al Signore Duca di Fer
rara Socero del Duca d. Mdano , & a tutti
poi Ferrarefi per amore del Duca di Fer-
rara.
Et in diclo giorno . II Duca di Ferrara_
juxta il fuo confueto dette definare a' Povc-
ri 180. , & poi li lavo li piedi , & poi li ve
flitte.
Veneri adi XVII. diclo. Vennero genti di
Lombardia, che accertonno ad ogni perfona,
come effendo andato il Duca di M.lano con
luo sforzo a campo a Mortara, per Borgo
gnoni, Svizeri, & altri Oltramontani , 8c Ta-
liani, per didti Oltramontani , ma non da'
Todefchi , era ftato prefo lui , 8* gli altri in-
frafcritti, & fatti prigioni del Re di Franza,
8c de la Signoria di Venezia, 8c queito per
danari ; che Ia Signoria di Venezia per il pre-
facto Re di Franza ghe hav^a sboriato ottan-
ta miara di Ducati , ut dicitur ; & condotto
effo Duca, & gl' infrafcritti di Santo Severi-
no in Franza, & altri Condottieri del Duca,
& Monfignore Cardinale Afcanio Fratello
del Duca a Venezia: di che non fi dicea al-
tro da pertutto, fe non di diclo tradimento
con difplicenzia di ogni homo .
B
R I O 384
GF infrafcritti fono Ii prefi, videlicet:
II Duca Lodovico Sforza Duca di Milano.
Signore Hermes fuo Nipote Fiolo del Du-
ca Galeaz Sforza gia Fratello del diclo Du-
ca Lodovico.
Alefiandro Sforza naturale Fratello del di-
£io Hermes .
II Signore Contin pure Fratello naturale_
del dicio Hermes.
Signore FracafTo n Fratelli fioli del
S.|noreAntonio Maria,& l S, S nore ^ 00 ""
Signore Zoanne FrancefcoJ Severtno
Lo Reverendiffimo Monfignore Cardinale_
Sforza Vicecancelliero Apoftolico, 6c condot-
to ne le forze de la Signoria di Venezia fua
nimiciffima .
Zobia adi XXIfl. dicTro. Fu fatta 1'Offerta
in lo Vefcovato di Ferrara juxta confuetum,
8c dopoi furono fcritti li barbari, afini, ho-
mini, &c femine, per correre domane, che e
Santo Georgio, li Pallj confueti , a che noru.
furono foreltieri alcuni.
Veneri adi XXIV. dicto , 8c era il giorno
di Santo Georgio . La mattina dreto la Via_
grande in Ferrara fu per barbari corlo il Pal-
lio di broccato d'oro, lo quale have lo bar-
baro de la Marchefana di Mantua, 8c uno
fturione in loco de la porchetta per il fecon-
do have il Marchefe di Mantua, 8c cosi il
gallo; 8c dopoi definare corfeno gli homini ,
femine, 8c afini juxta folitum .
Sabbato adi XXV. dicto, 8c era il giorno
di Santo Marco. Lo Vifdomino per laSigno-
ria accompagnato per Ii Illuft. Don Alfonfo,
&c MefTer Sigifmondo da Efte, andonno ad
offerire a Santo Marco in Ferrara con lo
ftendardo di Santo Marco inanti.
Et in dicto giorno. II prefato Vifdomino
fece correre per fufo la giara in Ferrara_ ,
ove che lui ftava, a Putte Pignola per uno
D guarnello con triftiffimo ordine, oc fu la pri-
ma fiata, che Vifdomini facefleno fimil Fefta
in Ferrara .
Marti adi XXVIII diclo. Si dice , come_.
la Signoria di Venezia univerfaliter facea ca-
valcare tutte Ie fue genti d'Arme, oc Fante-
rie in Friuli contra Turchi , che a fperoni
battuti venivano in Friuli contra di effa Si-
gnoria , 8c come Turchi ghe haveano tolto
una buona Terra grofTa .
Marti adi V. di Maggio. Mentre che per
parte del Vifdomino per la Signoria in Fer-
rara fuffe mandato a pigliare uno, che era_,
dreto al Conte Rainaldo de gli Ariofti da_
Ferrara Fiolo di MefTer Francefco in piazza,
quello Conte, Sc il Compagno fuo, videlicet
.1 Conte Hercole de' Trotti Fiolo di Paulo
Antonio Trotto evaginonno 1'arme, 8c deve-
donno, che non fu prefo : di che il Vifdomi-
no tunc ando al Duca, 8c ghe lo fece inten-
dere, 8c (ua Ducale Signoria la commife al
fuo Capitaneo di Juftitia , videlicet Meffer
Pandolfo da Pefaro noviter adiprimodel pre-
fente fatto Capitaneo; per lo quale Capita-
neo Ii dicti furono condannati a pagare a Ia
Camera Ducale due miara di Ducati per ca-
dauno fra certo termine, 8c non pagando in
quello, ad efferli tagliata una mano per ho-
mo .
Sabbato adi IX. dicto. Fu pofto in Caftel-
lo Vecchio in Ferrara, ad inftanzia del Du-
ca,
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& — — — C5 »
Signorie, 8e Potenuti d'Italia, 6c forfe_
B
3 8j F E R R
ca, Bernardino diclo Rizo Taruffb de quo
fupra, & non s'intefe la cagione; & tunc lo
Illuft. Oon Alfonfo era a Comacchio, peran
dare a Santa Maria di Loreto per barca .
Et infino adi primo di Maggio . Li beccari
di Ferrara principionno a vendere la libra_
de la carne dei vitello fette quattrini , &
quella del bue cinque quattrini .
Et in difto giorno. Vennero nuove daVe-
oezia, come la Signoria in dicto giorno do-
vea mandare al Re di Franza il Reverendif-
fiono Monfignore Afcanio Sforza Cardinale ,
de quo fupra, con tutti gli altri prigioni ,
che haveano aprovo effi .
Et in difto giorno . Si have in Ferrara_ ,
come il Signore di Favenza vedendo , che'l
Papa ghe volea tuorre Favenza , havea per-
mutata queila con Efte, Montagnana, Mon-
felice, & altre Caftella de la Signoria di Ve-
nezia con efla Signoria di Venezia .
Et in didto tempo. Si moftra, come ii Re
di Franza habbia mandato a domandare a_
tutti li Signori, Si^norie, & Comunita d'lta-
lia, grande quantita di Ducati . Li quali Si
goori ut fupra fono in grandiflimi affanni , &
penfieri; & tuttavia Franzofi in Lombardia-
deftruggono tutta la Lombardia , & fanno
grandiffime ribaldarie verfo le Donne Lom-
Earde, & inaudite, & vituperofe , oltra il
faccheggiare, & faccomanare che hanno fat-
to, & fanno li, & maffime a Pavia , & Mi-
lano , & non e chi a' Lombardi dia foc
corfo .
Marti adi XII. dicto. Fu cavato di Caftel-
10 fenza alcuna lefione, & incarico, & fpeia
11 diAo Rizo, che fu ritrovato innocente.
Mercori adi XX. diclo . Eflendo tutta—
1'Iralia univerfaliter , & non folum tutta la_
Italia, ma tutta la Criftianirade in uno con-
quaflb, & in rotta, & difcordia grandiflima
Eer la prefa del Duca Lodovico Sforza gia
i(ica di Milano, & del Reverendiflimo Mon-
fignore Afcanio Sforza Cardinale Vicecancel-
liere in Fianza diftenuti per lo Re Lodovico
di Franza nunc, gia Duca di Orliens. Lo
quale Duca con il Fratello pare, che perda D
nari fuffeno venduti da Svizeri , che erano ai
fuo foldo contra del prefaclo Re, chegliha
vefledato.o promeflo il Re. Hr il Turco
con grandiflima poflanza in Italia,& inSchia-
vonia, Ungaria, Dalmazia, Albania, a Ia_
Vallona, & in molti altri Loghi per venire
a dellruggere Veneziani tanto, ut dicitur, &
ot videtur; perche eflb Turco, Re di Unga-
ria, Re d'lfpagna, Re d'I?ghilterra, Re di
Boemia, Re di Portugallo, Re Maflimiano
Imperadore, & molti altri Re, Duchi, & Si-
gnori fono d'accordo infieme , & in Liga in-
lieme contra del Papa, cioe Papa Aleflandro,
<le quo fupra , Re di Franza, Signoria di Ve-
nezia, & Fiorentini, & che Milano, Pavia ,
Piafenza , Parma , Lodi , Noara , Verzelli, &
tutto il refto de le Cittadi, & Dominio, che
havea eflb Duca di Milano, nunc tenute, &
poffedute, & tenuto, & poffeduto per eflo
Re di Franza praster Cremona, fiano andati,
& andato a faccomano , & deftrucli li Popo-
li , 6c vituperate le loro Donne, & li Prin-
cipali di Milano fuggiti da Miiano, & anda-
ti pro majori parte in Alemannia ad habita-
re; & volendo feu havendo eflb Re di Fran-
za mandato a dimandare grandiflima quanti-
ta di Ducati a tutti univerfaliter li Signori -
380*
A R E S E.
A per fmagrarli , & poi per metcerli da canto.
o come fi voglia, & fia: II DucaHercole dl
Efte Duca di Ferrara &c. per buono rifpetro
a lui noto, & perche fempre e buono a ftare
bene con Iddio, ordino , & dette in difto
prelente giorno principio a fare Proceffionc-
per Ferrara ogni terzo giorno con tutto il
Clero di Ferrara, & con circa quattro milia
o piu Putti da dodici aoni in zofo veftiti tut-
« di camife bianche con una bandirola irL-
mano per cadauno, fufo la quale era dipinto
uno Jefus ; & Sua Signoria, & Fioli, & Fra-
telli andorono dreto a di&a Proceffione , vi-
delicet Sua Signoria a cavallo , perche noru.
haveria potuto caminare , & tutto il refto a
piede dreto al Vefcovo ; & cosi h ordinato
fare infino al compimento de nove Proceffio-
ni a laude di Dio . La cagione , perche fia_
fatto, & fi habbia a fare , non s'intende_ :
bafta che ogni bene e bene. Tuttavia a Ro-
ma,& inmoltialtriLoghid'ItaIia e il morbo,
& per quello per Foreftieri non fe puole en-
trare in Ferrara. Etdela deftruzionedi Lom-
bardia ne e ftato cagione prima eflo Duca dt
Milano, quale volendo tirannezare oltra mo-
do lj fuoi Popoli , fe li havea inimicati. Ec
Meffer Zoanne Jacomo da Triulci uno de'
Principali di Milano e ftato, che ha condot-
to il Re di Franza a Milano con il brazodel
Papa, & de' Veneziani.
Et havendo il Re di Franza tuttavia do-
mandatocinquanta miara di Ducati al Signo-
re Francefco Marchefedi Mantua, & lui noo
ghe li volendo dare , fi afpettava il Campo
de' Franzofi a Mantua ; da che lui fi fortifica-
va molto bene con tutto il fuo Paefe di Ba-
ftioni, di Artelarie, & di altre cofe, & con
configlio de' fuoi Popoli , da' quali lui (om-
mamente e amato pcr le fue grandiffime li-
l>eralitadi.
Veneri adi V. di Zugno. Fu fatta la P«v
ceffione con tutto il Clero per Ferrara, & il
Popolo, & Duca dreto a cavallo , lui tanto
poft omnes, fecondo ufanza.
Et in diclo gioroo . U Duca , & ogni ho-
mo generaliter dice , che il Turco in perfo-
na , & Fiolo con tutta la fua poflanza a ca-
vallo , & per mare veniva a furia per venire
in Itaiia a danno de' Veneziani , e de' Signori
Tiranni , per fafe vendetta de la prefa del
Duca di Milano prefo ut fupra.
Sabbato adi VI. de Zugno . In Ferrara (a
i&o , come Franzofi , che erano andati a
campo a MonteChiurullo per lo Re diFran-
za , lo haveano havuto : ma che li Magnifict
Torelli, di cui era dicto Caftello, con bom-
barde haveano morti molti Franzofi, &che_
ne era ftato portato a Parma de* dttSti morti
per feppelirli fette carra carghi ; & fimiliter
fu didto , come che etiam haveano havuto
Guaftalla de* dicti Torelli.
Marti adi IX. diclo . Fu fatta a le Fineftre
del Palazio de la Ragione di Ferrara Grida_
pubblica per parte del Duca Hercole , chc-
per 1'avvenire non fufle alcuna Perlbna Ter-
riera , o Foreftiera di che ftato , grado , &
condizione fi voglia eflere , & fia , che ofi
portare alcuna generazione d'arme proibitedi
j Gi , ne di notte , che non fuffe defcritta per
mane del Capitanio di Juftizia di Ferrara_,
cioe Mefler Pandolfo da Pefaro fufo uno fuo
Libretto. Item , che'l non fuffe fimiliter, chi
olafle tenire Concubine in la Citta , & Di-
ftretto di Ferrara . Item , che'l non fi ofafle
a.giu-
B
-387 D I A
• eiucare ad alcuno gioco proibito. 1«"*-» A
che'l non fi ofafie a biaftemare Dio , & la-
Vergine Maria fua Madre , & fuoi 1 Santi pa-
lefemente. & in fecreto. Item, a fotomitarel
in Ferrara, ut fupra, fotto quelle pene, che
parera a fua Signoria , oltra le altre pene im-
pofte per li Statuti , & per fua Signona altre
fiate. La quale Grida hieri otto del prefente
etiam era ftata fattain di&o Loco; de la qua- '
le Grida fu cagione , che fuffe fatta , uno
Predicatore de 1'Ordine de gli Angeli de_
l'Obfervanzia di Santo Domenico , che predi-
co quelli tre giorni in Vefcovato , perche fu
Pafqua Rofata, 8c era valentiffimo Horr.o, 8c
da bene ; & fimiliter in quelli tre giorni il
Duca Hercole udi Meffa , & Vefpro in di<5h
Ecclefia, cantati per fuoi Cantori.
Mercori adi X. difto . Fu fatta in Ferrara
per il Clero, Sc Putti la fettima Proceffione ,
& fulli dreto da tutti il Duca Hercoie a ca-
vallo, 8c fuoi altri tutii a piedi .
Et in diclo giorno . Si dice moko , che_
Turchi erano a Campo a Modon, & Corfii ,
& Napoli di Romania , Sc un' altra parte_
venivano a furia verfo il Friuli contraVene-
ziani.
Item , come lo Imperadore Maffimihano
Alemanno certo fi metteva in ordine cor_.
cento, & ventiquattro miara di Todefchi per
venire in Italiacontra Veneziani, RediFran-
za, 8c chi contra lui vorra effere.
Item fu didto , come il Cardinale Roano
Franzefe andava in Franza con Monfignore
Afcanio predidlo, 8c con tutti li Triulcelchi
Milanefi.
Item . Fu didto , che ll Campo de' Fran-
zofi havea afaccotr.anati tutti quelli di Mon-
techiurullo, & che poi erano andati per an-
dare a Pifa a campo , per dare Pifa a' Fio-
rentini ; ma che prima che fi partiffeno da_
Montechiurullo haveano fatto impiccare piu
di ducento perfone del didto Caftello.
Et infino adi VII. del prefente mefe , che_
fu di Pafqua Rofata, arrivo in Ferrara una_
Suora Santa viva , difh Suor Colomba , che
fi dicea , che ogni giorno era comunicata__ D
per 1'Angelo , 8c che di quella Comunionc_
tanto fi viveva ; la quale il Duca fece allog
giare in quella Cafa , ove che alloggia Suor
Lucia da gli Angeli in Ferrara , tanto che_
fuffe fatto li loro Monefterj , che li facea_
fare a furia in Terra Nova dal capo di fopra
il Duca Hercole.
In quefto tempo. Per Cortigiani , & altri
Gioveni fi uiava portare dinanti a li Zipponi
nel petto certa Tela bianchiffima di Santo
Gallo a modo di uno petto di corazze , pia-
nelle in piedi , come fe fuffe d lnverno , 8c le
calze pro majori parte fenza folette di cora-
me alcuno , 8c vefte a la Franzefe , con be-
rette , che hanno meggio rivoltino tanto, lo E
quale b froduto di Veliuto negro ; 8c quafi
tutti li Cortigiani a cavallo di Mule, 8c quafi
tutti li Medici , & Medeguzzi pure a cavallo
di Mule ; 8c le Femmii.e con grandiffima_
pompa diVefti, & Vefti didte lenze , & ran-
te ftringhe a le braze longhe, che armenano
uno homo d'arme, & il Duca veftito di Rafo
di diverfi colori a la Franztfe.
II Duca di Ferrara attende a fabbricare in
Terra Nuova, Sc al Pahzzo fuo di Belfiore.
Et ha mo in tutto havuto Carpi con il fuo
Territorio da li Signori di Carpi per per-
mutazione del Signore Giberto dc' P11 8c
R I O 388
Fratelli , & dal Signore Alberto de* Pii , &
Fratelli primi Cufini.
U Turco nunc ftringe molto Veneziani,
per modo che tutte le (ue Genti d'arme , &
Fanterie hanno mandati nel Friuli , ove che
diclo Turco con grandiffimo sforzo fi ritrova
per disfare didti Veneziani , a li quali non b
chi dia ajuto , & tutto perche hanno fatto
perdere al Duca di Milano il fuo Stato , &
dato a' Franzofi.
Franzofi a quefti giorni effendo andati a
campo a Pifa per Fiorentini , pare , che di
Pifa gettafleno in terra da 40. braza de le_
mura per entrare dentro Ia Terra : onde che
Pifani , & homini , & donne ghe furono ad-
doffo, per modo che una grande beccheria^
fu fatta di una, & de 1'altra parte.
Luni adi X. di Agofto. Si have in Vene-
zia per certo , come il Gran Turco effendo
andato a campo in perfona a Modon per for-
za di battaglia , che'l ghe dette cinque gior-
ni , & cinque notti, 1'have, & ammazzo uni-
verfaliter tutti quelli de la Citta , & Soldati
di Santo Marco , perche non fi haveano vo-
luto rendere a lui, che con cento cinquanta
milia Combattenti ghe era andato a Campo:
ma in didta Batuglia morirono innumerabilc
de 1'una parte, & de 1'altra, & fece queftaw
cofa impaurire li Veneziani .
Luni adi VII. di Settembre. Si have per
certifiimo, Veneziani havere perfo Modonu,
& Coron, & la meta di Cipri, &c Napoli di
Romania .
Et in dic"to giorno . Si have , come in Ve-
nezia era ftato facto divieto, che alcuna per-
fona non fi abfentaffe da Venezia per andare
ad habitare in 1'altrui Terre ; perche pare_,
che fi ritrovaffe effere partito da Venezia da
ventiquattro miara di perfone per andare a
ftare altrove per paura de'Turchi, li quali a
loro pofta ponno mo andare infino a Vene-
zia .
Et vennero nuove, come li Parmefani cosi
de la Citta , come de le Ville , haveano ta-
gliato a pezi molti Franzofi, che erano li.
Ec adi XV. didto. Vennero Lettete certe,
8c perfone da Venezia , come Veneziani ha-
vean perduto Coron , & Corfu , 8c la Can-
dia , & come Cipriani haveano fatto uno Re
in Cipri, 8c arrecomandatifi al Turco, lo qua-
le li havea tolto a didti Veneziani dicte Ter-
re, Ifole, Provincie, & Paffi; 8c tuttavia era
a Campo a Sibenico , 8c li dreto contra efli
Veneziani per dtsfarh .
Item . Fu dicto, che'l Re di Spagna, che
era in favore de' Veneziani, era andato con-
tra effi Veneziani in lo Reame di Napoli , 8c
ghe hayea tolto certe Terre , che per forza
loro tenevano al Re Federigo di Napoli , 8c
le havea reftituite al dicto Re Federigo.
Mercori adi XVI. dicSto. Arrivo in Ferrara
Monfignore di Lingin Franzofo Ambaffatore
del Re Lodovico di Franza , lo quale veniva
di Franza per da Mantua , 8c a cui ando in-
contra inlino al Porto del P6 a Ia Gabella_
groffa li Fioli del Duca Hercole, 8c Fratelli,
perche lui era a Comacchio a folazzo.
Sabbato adi XlX.dicto. La mattina arrivo
in Ferrara tl Duca Hercole, che veniva da_
Comacchio.
Et fu ditfto, che lo Imperadore rompeva_
guerra al Re di Franza in Lombardia , 6c
che'l Re d'lnghilterra , 8c Duca di Borgogna
eiiam ghe haveano rotto guerra, 8c tutto per
ritor-
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F E R R
B
ritornare il Duca Lodovicp in Milano .
Et dc Ottobre . Arnvonno in la Marca^ ,
che venevano di Lombardia, molte Navi di
Franzofi, che andavano mandati per lo Re_
di Fraoza in favore del Duca Valentino Fio-
lo Baftardo del Pap* Aleflandro Sefto . Lo
auale Duca per effo Papa fuo Padre , era-
ftato creato Signore de la Marca , Duca di
Roraagna , & Signore di Bologna , Confalo-
niero di Santa Giefia ; & Veneziani lo ha-
veano fatto Gentilhomo diVenezia: lo quale
Duca per forza, & per trattati fi havea fatto
Sieoore a bacchetta di Cefena, di Anmino ,
di Forli, di Imola, & molto altro Paefe, &
diitim fi cercava aggrandire ; dove che Bo-
loenefi tunc a furia davano danari , & lcrt-
vevano gente per difenderfi da quello , del
quale Fiorentini, & quafi tutti li Signori ha-
veano paura per le fpalle del Papa , & del
Re di Franza.
Inquefto meggio ogni altro giorno in *er-
rara, u facea Proceflione , & non fi potea in-
tendere, perche aliter ; fe non che'l Duca di
Ferrara le facea fare .
Marti adi III. di Novembre . A fuono di
Trombe fufo uno Tribunale fatto fra la Por-
ta grande di meggio del Vefcovato di Ferra-
ra in piazza verfoIaCorte fu pubblicato, co-
me la Santita del Noftro Papa Aleflandro VI.
metteva per quefti due mefi prefente & futu-
ro il Jubileo, che e in Roma , in Ferrara-,,
& per tutte le Terre del Duca di Ferrara- ,
& fecondo che feria ordinato per lo Legato
di Sua Santita, che havea a venirea Ferrara
per ordinare il modo, & la via, che fi havea
a tenere per havere diclo Perdono.
Et in die"ro giorno. Fu fatta in Ferrara-
Proceflione, & la caufa , perche non s'inten
deva, & quafi ogni giorno etiam s'e fatta_
con Putti veftiti di Caroifc bianche con ban
dirole in mano , e fufo le qiiali e dipinclo
uno Jefus, & tutto il Clero, & Popolo gh
va con folennitiu
Zobia adi V. diclo. Fu feppelito in la_
Giefiade'Frati de la Rofa di Ferrara il Spet
tabile Sirero de' Siveri Scgretario de lo lllu-
ftriflimo Duca Hercole con grandiflimo ho
nore, & di lui non rimafe alcuno Fiolo , ne
Fiola; & la fua Cafa, & Giardino era appref-
fo dicla Giefia dal lato de la Giefia.
Mercori adi XI. di&o. Arriv6 in Ferrara
che veniva da Mantua , lo llluft. Marchefc
Francefco da Gonzaga da Mantua , &, tunc
tutto il Mondo era in arme .
Et in diclo giorno. Arrivo uno Vefcovo
da Roma per parte di Papa Aleflandro Sefto,
che in piazza fece pubblicare , come il Papa
metteva in tutte le Terre del Duca di Fer
rara il Jubileo : quefto era per li fuoi Suddi
ti, & Carpi, Mirandola, & Correzo, & non
di altre, per infino a Natale proflimo futuro,
videlicet quello medemo , che e conceflb a
Roma; con quefto che chi voleahavere didto
Jubileo , dovefle andare a tuorre la Indulgen-
zia , & vifitare il Vcfcovato di Ferrara , la
Giefia de gli Angeli , quella di Santo Fran-
cefco, Santo Stefano, Santa Maria del Vado,
Santo Andrea , & Santo Domenico , & pagarli
in le caflette, che li feriano pofte, la quarta
parte di quello , che fpenderiano , fe andaffe-
no a Roma; & fe'l fufle alcuno lnfirmo, che
non ghe potefle andare a vifltare didti Lochi,
che ghe roandi, ut fupra, & habbia havere_
difto Perdono , & Jubileo , ma che per Ro-
A R E S E. 3po
A magnoli quefto non s'intendeVa.
Domeniea adi XV. dicto Francefco del •
Corno publico Bannitore del Comuhe diFer-
rara a le fineftre del poggiolo de la ragione_
del Comune di Ferrara per parte del Duca
noftro public6, come non feria de ceterofal-
vo alcuno malfattore, che fuggifle in Mantua-
na , & a Mantua in dicti lochi ; & verla vice,
che in le Terre del prefato Duca non feriano
falvi di£ti malfattori, cheinMantua, &Man-
tuana commettefteno delitti alcuni.
Luni adi XXIII. diclo. Lo Illuftre Signore ■
Francefco da Gonzaga Marcbefe di Mantua
dopoi definare a cavallo accompagnato dal
Duca Hercole, & Fioli per uno pezzo , fi
avvio verfo la fua Citta di Mantua , eflendo
la neve in terra ■
Sabbato adi XXVIII. diclo . Si have per
.ertiflimo in Ferrara, come eflendo le genti
■ie\ Duca Valentino Fiolo baftardo del Papa
indate a campo a Favenza con le Artelarie^
per tuorre Favenza al Signore diFavenzacon
molti Franzofi : quelli de la Terra ufcinno
fuora , & amazonno molti di quelli del Duca,
8c molti pih ne ferittono . Fiorentini, Bolo-'
gnefi, & altri Signori pare , che in fecreto
alturiaflero quello povero Signoretto; da che
il Duca fi ritiro in dreto fu(o quello di Imo-
la , & di Forli : perche gia con inganni , &
rradimenti 1'havea, & l'ha ottenuto le Signo-
rie di Arimino, di Pefaro, diCefena, diFor-
li, & di Imola , & cacciati quelli poveri Si-
gnori difperfi per lo Mondo; bene con loaiu-
to del Padre , videlicet di Papa Aleffandro
Sefto da Spagna , & Marano , ut publice di-
Citur. Lo quale Duca Valentino fu Cardina-
le prima fatto dal Padre, & per eflereSigno-
re rinunzio il Capello , & prefe Donna in-
Franza , & ftatim fu creato Conf aloniero dt
Santa Giefia, ut fupra con grandifltma nimi-
cizia di tutto il Mondo , & cosi il Padre_ ,
come il Fiolo.
Et in quefto tempo . Si attendeva a fare Ln
U Giefia di Santo Domenico di Ferrara Ca->
pelle quattro ritirate , porte in fuora dal Iato
D /erfo il clauftro de* Frati. La prima diSanto
Ambrofo per li Taflini ; La leconda per li
Strozzi . La terza per la Compaghia de la
Croce . Et la quarra de' XII. Apottoli , chc-
prima era dreto al muro alto, che veniva al
dritto zofo per Guido , & Zannon Fratellt
de' Pafqualeti da Ferrara.
Item. Per la Compagnia del Corpo dt-.
Chrifto in lo Vefcovato di Ferrara a man_.
manca ad entrare in Coro de' Preti fufo di
fopra li fcalmi fi facea uno Sepolcro digniflt-
mo del Noftro Signore .
Et per tutto 1500. Furono forniti in Ter-
ra nova, & in Ferrara vecchia, prout infra ,
videlicet .
II Palazio di Aldrovandino Turco , diclo
Tigrino , per mezzo il Palazio de' Diamanti .
11 Palazio, che fu di Gafparo de leFrutte.
II Palazio di Bernardino diclo Rizo Ta.
ruffo .
II Palazio di Nicolo da 1'arma aprovo San«
ta Catterina.
II Palazlo del Stancaro in Terra nova iru
Piazza .
II Palazio, che fu di Sivero de* Siven Can-
celliero Segretario aprovo la Rofa.
II Palazio di Battifta Guarino appreflb la_-
Giefia de gli Angeli.
11 Palazio de li Magnifici Mefler Carlo , 8c
Mef-
D I A
Mefler Camillo Fratelli de' Strozi in Piazza_
»ova.
La Capella grande in Vefcovato lenza le_
Sedie .
La Capella grande di Santo Ntccolo .
La Capella grande di Santa Maria de' Ser-
vi . _
II Monaftero de' Frati de' Servi in Terr&_
nova, chiamati Santa Maria di Confolazione,
fu principiato: tuttavia vi fi lavora.
II Moniftero de le Suore di dreto a' Frati
de gli Angeli , feu appreflb .
II Ponte, che paffa Ia Fofla aprovo il Pala-
zio de gli Angeli, videlicet di preda.
II Palazio di Hieronimo Ziliolo dreto la_
via de gli Angeli , che guarda il Caftello.
Le Capelle con le Arche di longo intefo a
mano drita in Santo Francefco .
La Cafa di Don Marino dreto laviadiSan-
to Benedetto.
La Cafa di Franchino Speciale Ii dreto.
La Cafa di Mcfler Bactifta da Caftello li
dreto .
La Cafa di Nicolo di Gilino Speciale li
dreto .
La Cafa de' Fioli , che fu di Mefler Nico-
10 de' Roberti, baffa dreto la via de gli An-
geli .
La Giefia di Santo Nicolo dal Cortile in_
Terra nova, 8c molte altre Cafe, 8c Edificj .
Et in quefto tempo fi vendeva la roba, ut
infra .
11 miaro di Coppi Iire quattro Marchefane.
11 miaro de le Prede lire due fol. XV.
II moggio de la Calzina una lira fol. XIII.
denari 4.
La libra de le Candele di fevo fol. II.
La libra de la Cera Iavorata fol. VIII.
II brazo del Panno di 70. una lira fol. XVI.
II brazo del Panno di 80. lire 3.
11 brazo del Panno di 90. lire III. fol. VI.
Di Panni di colori, 8c di grana, & di feta
aflai derrata.
II Rizo TarufFo, 8c Aleffandro di Aleffan-
dria Ragazzo del Signore Don Alfonfo , fono
11 primi homini, che habbia el prefaro Dor_
Alfonfo , & cosi il Cardinale fuo Fratello ;
a cafa del quale Rizo quafi ogni giorno van-
no a mangiare , Sc etiam dormire li prefati
Cardmale, oc Don Alfonfo.
II campo del Signore Valentino, Fiolo ba-
ftardo del Papa , videlicet Papa Aleflandro Se-
fto Spagnolo , raa per opere , ut comuniter
dicitur, Marano, e intorno Favenza , 8c gia
ha havuto Brifeghella, 8c Valle di Lamon_,
& altre Terre di quel Sigoore Heftore pupil-
lo de' Manfredi; il quale Papa pare , che fia
in odio a tutto il Mondo.
II Ducato di Venezia, In Ferrara per 6$.
11 Ducato Ungaro J bolognini fi fpende.
Et ogni altro Ducato per 62. praeter li Pa-
pali da la Nave , che fi fpendeno folum per
<5o. bolognini l'uno .
MCCCCCI. adi X. di Zenaro di Domeni
ca. Sufo la piazza di Ferrara la Famigliadel
Duca, videlicec Balertrieri , con la Famiglia
del noftro Cardinale feceno una gran queltio-
ne, ove furono feriti quactro fra di una 8cde
1'altra parte .
Et infino adi V. , 8c adi VI. didto da le_
XXIV. hore in dreto . 11 Duca Hercole per
Ferrara ando cercando la fua ventura juxta_
conluetum, 8c have molta roba . Et poi adi
VII. diclo per mali fanghi andoe aBelriguar-
B
D
R I O tpi
do per dare gli Officj .
Luni adi XXV. didto. La fera il Ducapre-
didlo fece pubblicare li fuoi Officj fecondo
ufanza ; 8c chi have Officio , 8c chi fu caffb .
Sabbato adi XXX. dirito alle XXIV. hore.
La Regina di Ungaria, videlicet la Fiola del
Re Ferrante Re gia di Napoli , la quale fu
Donna del Re Mattia di Ungaria, 8c Sorella
de la quondam Madonna Leonora Donna del
Duca Hercole , arrivo in Ferrara con grandif-
fitno honore, & alloggio in Corte in la Ca-
mera propria del Duca apparata tutta di pan-
ni d'oro, efiendo con efla venuti gli Ambaf-
fatori de lo Imperadore Maflimiano , Ambaf-
fatore del Re di Spagna , 8c lo Ambaflatore_
del Re Federigo di Ragona Re di Napoli ,
la quale veniva di Ungaria con cento cin-
quanta cavalli cacciata, vel accommiatata di
Ungaria dal Re di Ungaria, che 1'haveafpo-
fata poft mortem del Re Mattia, & che con
lei. fi era accompagnato , 8c poi tolfe un' al-
tra: a la quale il Duca, 8c tutti li Fioli , 8s
Fratelli, 8c Parentato fuo , 8c Gentilhomini
andonno incontra con grandiflimo, 8c inefti-
mabile honore, la quale venne in carretta da
Corte veftita di rafo negro.
Et Domenica adi ultimo diclo . In Ia Sala
grande di Corte il Duca Hercole feceballare,
8c fece bella Fefta per la dicta Madonna.
Et in dicta mattina. In piazza per meggio
il Duomo fufo uno Tribunale a fuono di
Trombe per parte del prefato Duca fu pub-
blicato , come la Santita del Papa prorogava
per tutto il giorno di Pafqua de la Refurre-
zione il Jubileo ; 8c come aggiungendo a_,
quello ogni perfona, che voleva, lo potefle_
cuorre per Ii fuoi morri infino a tre morti ,
pagando il quarto , che fpenderia in andare ,
8c ritornare da Roma . ltem che ogni Fore-
ftiero lo potefle venire a tuorre, non oftartte
che prima non lo potefleno havere, fe non li
fuddici del Duca, pagando ut fupra. Chepro
male ablatis ogni horao potefle eflere aflblto,
pagando quello, che parera al fuo Sopraftan-
ce, al quale era daco commiflione, 8c bailia_<
di componerfi con le perfone, 8c ut in Bulla
Papa; fub die XI. prafentis menfis Dacuiru
Roma; .
Et venneroLectere in dicto giorno, come il
campo del Signore Valentino Ftolo del Papa
era ritornato circa Favenza, per havere quel-
la Citta, 8c come che Faventini molto bene
fi teneno , 8c fono fornici di vicruaglia conlo
ajuco a loro daco fecrece da' Fiorentini , 8c
da' Bolognefi, 8c da altre Potenzie d'Italia.
Et in d\6to giorno fuaccertato, cheilTur-
co havea tolto a Veneziani Napoh di Roma-
nia, 8c andava dreto a Ia imprefa.
Item . Corne lo lmperadore di verfo Tren-
to havea tolto uno Caftello ad efla Signoria.
Et la Signoria in quefto tempo con gran-
diflimi gridi de' fuoi fudditi univerfaliter ha-
vea importo , che per ogni campo di terra_
arativa cadauno pagafle per tucto Februario
proxime futuro , Marchetci cinque , 8c per
campo di Prati Marchetti tre, 8c cosi de'bo-
fchi, 8c pafcoli, 8c valli; 8c che li Poffeflori
Patroni di effi Beni li faceffeno fubito affaza-
re, 8c dare in nota a loro Officiali, videlicet
per cucto Februario la mecii , 8c per curto
Aprile 1'altra meta. Item, che cucti liConta-
dini, che non hanno del fuo , habbiano a pa-
gare, 8c piccoli , 8c grandi , 8c mafchi , 8c
temmine , uno Marcello per tefta: di che_
tutti
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593
F E R R
tutti li loro fudditi fono m rotta; 8c. quefto;
per trovare danari da defenderfi da' Turchi ,
& da gli altri Potentati dltalia , 6e fuora_
d'Iia!ia , che ghe fono dreto per disfarlt . Et
a quefto follecitano con grandiffima mftanzia,
& interzano tutti li fuoi Dazj* & pofeno a_
Veuezia due Decime maggiori , che mai ghe
roetteffeno. .
Marti adi II. di Februano. II DucaHerco
le in Sala grande de la fua Corte fece una_
Fefta di Menechino fecondo il fuo ufo a la_
Regina . Et Domenica proffima paflata ghe_
ne havea fatto fare un* altra .
Sabbato adi XX. di<Sto. Arrivfc in Ferrara
al Duca Hercole uno Ambaflatore del Papa
Aleflandro Sefto, che veniva da Roma; acui
ando contra quelli de la Cafa da Efte prauer
il Duca Hercole, lo quale tunc non fifentiva
bene, & lo alloggi& in la Corte del prefato
Duca .
Domenica adi XXI. di&o. II Duca Herco-
le in Sala fua grande fece certe dimonftratio-
ni di Comedie di Plauto infino ad hora di
cena .
Luni adi XXII. diclo. Lo Ambaflatore del
Papa fi parti da Ferrara, & and6 verfoBolo-
gna accompagnato uno pezo per il Duca_,
cbe era guarito .
Et in dicto giorno . U Duca fece un' altra
di dicie Fefte prout fupra .
Marti adi XXIII. diito, che fu il giornodi
Carnevale, & la Vigilia di Santo Mattta Apo
ftolo. II Duca fece un* altra di dicte Fefte.
Et in quefto tempo . Paflavano per Ferra-
refe tanti Franzofi , 8e altri Oltramontani di
quel paefe, che era una maraviglia, peranda
re in Romagna dal Duca Valentino Fiolo ba
ftardo del Papa per pigliare Favenza , & altre
Terre per vim . Et lo Imperadore Maffimiano
pare, che fi metta in ordine per venire in_
Italia con cento miara di.Combattenti fra da
pie, & da cavallo.
In quefto teropo. Paflavano altri Franzofi,
che fi dice effere dieci milia, per il Terreno
Modenefe , venendo di Franza per andare a_
campo a Favenza, o a Bologna, ut dicitur ,
per il Duca Valentioo . II campo del quale_
hora e fufo quello di Forfi , Imola , 8e Fa
venza. Quelli da Lugo del Duca di Ferrara
per commiffione di eflo Duca danno ogni di
pan cotto carra fette, & Argentefi pelce p?fi
leffanta , & pih , & altre vittuarie per loro
danari .
Sabbato adi III. di Aprile . Mentre che *l
Duca Hercole Duca di Ferrara , di Modena ,
& di Rezo , havefle dato il paflo al Re Lo-
dovico Re di Franza per le fue genti d'arroe
da pie, 8e da cavallo, che'l mandava in Ita-
lia in ajuto del Duca Valentino, il quale era
fufo quello d'Imola per andare a dare la bat-
taglia a Favenza , 8c che per fufo il Modene-
fe paffaffeno in didto giorno cinquecento de'
dicti Franzofi a pede , per paflare dopoi per
fofo il Bolognefe, 8e di li al didto Duca Va-
lentino , 8: che con fe in lo paflare havefleno
menato via il Paflatore , o Hofte di Marzaja
del Modenefe con tre Putte da marito , per
dare taglia all'Hofte, 8e violare le Putte, 8e
che fufleno dentro da Modena ; 8e fatti per-
fuadere, 8c perfuafi a dovere laflare dicti ho
fte, 8e femmine; 8c che effi per vederfi aflai,
non voleffero , 8e con arme havefleno voluti
ammazare li Modenefi , di fubito in uno in-
ftante a fuono di una Trombetta fu in arme
■Tom, XZIK,
A
A
D
R E ' S E . 3^4
tutto il Popolo di Modena infino a* Pretu
& qui addoffo ferrati a' Franzofi ne amazon-
no fei in piazza , 8c due fufo lo Altare gran-
de di Santo Domenico di Modena , 8c ne fc«
ritteno da quaranta , 8e non havenno male_
alcuno Modenefi : 8e fe il Conte Girardo Ran-
gone da Modena, 6c Meffer Nicolo Sadoleto
pure da Modena Fattore del Duca Hercole^»
non erano, che montonno acavalloperovvia-
re a la cofa, 8e ovvionno, non campavapure
uno de* dicli Franzofi ribaldi, che Modenefi
gli haveriano tutti tagliati a pezi, 8c gia ha-
veano ferrate le Porte di Modena per fornir-
li: ma con la grazia di Dio, e la benivolenzia,
che hanoo da' Modenefi li Magnifici Rango-
ni , 8c di&o Mefler Nicolo , fece reftare , che
la cofa non pafso pia oltra , 8e etiam loro
Magnifici feceno dicla canaglia fuggire in_
cafa ; ma bafta , che fu falvo il refto .
Luni adi V. dicto . Fu dato principio ad
edificare in Ferrara la Giefia de Madonna_
Santa Maria di Confolazione , & andolli il
Duca Hercole in perfona a defignarla.
Zobia Santa adi VIII. didto . II Duca Her-
cole dette definare a' Poveri , & lavolli H
pedi , 8e veftilli fecondo la fua ufanza .
Veneri Santo adi IX. dic*to . Le genti di
Franza, che ftanno con il Duca Valentinoin
Romagna , metteno a faccomano uno Caftel-
lo de gli Heredi di Meffer Theophilo Calca-^
gnino, per nome Fufignano, in difplicenzia_
del Duca Hercole.
Et in quefto giorno. II Duca Hercoleando
a vifitare lo Illultre Mefler Rainaldo fuo Fra*.
tello Baftardo in lo Palazio nominato Para-
difo da Santa Agnefe , il quale ftava in arti-
colo di morte.
Luni adi XIX. di&o. In Ferrara fi haveno
nuove , come che hieri di Domenica da le_
XX. hore il Duca Valentino, de quo fupra ,
con li fuoi Spagnoli, 8e Franzofi prjncipion-
no a dare la battaglia da mano a Favenza in
Romagna per haverla; la qualebattagliaduro
fino a le XXIV. bore: 8c come che di quelli
di dentro erano ftati morti leffanta perfone ,
8e che di qoelli di fuora , che ghe la davano,
erano ftati morti mille ottanta quattro, 8cfe-
riti innuroerabili per quelli di dentro; 8cche
ghe erano ftati morti al Duca Valentino fette
de' fuoi principali Condottieri , 8c Caporali-
in difta battaglia ; 8e che quelli de la Terra :
virilmente fi tenevano, 8c haveanobuonoani--
mo di fare malcontenti Spagnoli 8c Franzofi;
perche tuttt di dentro fono di uno volere_ ,
8c hanno fpalle da' Bolognefi 8c Fiorentini ,
& forfe da* Veneziani, 8c altri nimici del di-
cto Duca. Etnota, che in diclo giorno XVIII.
lo Uluft. Signore Don Alfonfo Eftenfe, 8clo
Reverendiffimo Monfrgnore CardinalefuoFra--
tello andonno a vedere tal battaglia .
Mercori adi XXI. didto. II Duca Valenti-
no fece iterum dare una afpra battaglia a-f'
Favenza, che duro fette hore continue : in-
la quale battaglia furono morti da fettecento
di quelli del Duca , 8c feriti altrettanti , 8c
quelli de la Terra non furono offefi per nien-
te , ma molto virilmente contra li nimici fi
portorono . _
Veneri adi XXIII. dicto . Fu fatta al Ve-
fcoato di Ferrara Ia offerta fecondo ufanza .
Sabbato adi XXIV. difto. Secondo ufanza
furono corfi li Pallj in Ferrara: 8c il Signorc
Marchefe Francefco da Gonzaga da Mantua
la mattina li fuoi Barbari hebbeno il Pallio
C c d»
m d i a
di broccato d'oro foderato di panze di varo ,
uno Sturione in loco de la porchetta , & il
Gallo, & quelli de la fera hebbeno altri ma
ehanizi , & cosi femmine .
Luni adi XXVI. diclo . Vennero Lettere_
al Duca Hercole , come il Duca Valentino
havea havuto d'accordo con Faventini laCtt-
ta di Favenza con provifione a quello Signo-
re Heftore de' Manfredi , videlicet con pro-
miflicne di dare ogni anno al di&o Signore_
Heftore in Venezia Ducatiquattromihad'oro;
ma che lui dovefle andare a ftanziare in Ve-
nezia; & have dicla Cirta, perche Fiorentini
& Bolognefi non ghe voleano dare piii foccor
fo contra dicto Duca Valentino a Favenza_;
& lui, & Faventini per difpetto, ut dicitur,
ghe la detteno .
Domenica, che fu hieri XXV. dicTro , &
era il giorno di Santo Marco. Mefler Crifto
foro Moro Vddomino in Ferrara per la Si
gnoria di Venezla . & lo Illuft. Don Alfonfo
da Efte , & altri Gentilhomini andorono a_
vifitare la Giefia di Santo Marco in Ferrara
fecondo ufanza.
Marti adi XXVII. dicto . Vennero nuove_
a Ferrara, come il Duca Valentino havea ha-
vuto Cartel Bologncfe del Contado di Bolo-
gna .
Ec vennero nuove , come portandofi male
il Gran Soldano con li fuoi fudditi per tante
gravezze, che ghe ponea infopportabili, era
ftato cacciato de la Signoria, & in fuoluogo
]i Popoli haveano fatto il fuo Capitanio Ge
nerale di genti d'arme.
Et in di&ogiorno . Meffer Chriftoforo Moro
Gentilhomo di Venezia Vifdomino in Ferrara
and6 a furia a Venezia, perche il fu manda
to per lui dst' Veneziani , a cui fu publice_
di&o, che'l Turco havea tolto NapolidiRo
mania, & che in fufo 1'armata de la Signoria
contra il Turco era ftato da li Tuichi morto
Meffer Benedetto da Ca Pefaro CapitanioGe
nerale fufo d&a Armata de' Veneziani .
Sabbato adi primo di Maggio . Bolognefi ,
& il Duca Valentino fi accordonno infieme ,
in lo quale accordo Bolognefi detteno al di-
cto Duca Caftcl Boiognefe, & fei milia Du
cati , ut diclum fuit de pecuniis, ¢oho
mini d'arme , & tre milia Fanti pagati per
uno anno ; & cosi lui fi abfento; & Franzofi
retornonno fufo verfo Lombardia . Et fatto
diclo Accordo, parfe , clie diclo Duca fco
perfe a Meffer Zoanne de' Bentivogli Pnmo
de' Bologntfi , come Ii Fioli del Magnifico
Mefler Galeazzo de' Marefcorti uno de' Sedi-
ci Signori di Bologna, & quello chemanten
ne la parte Segante in Bologna, &cacci6Ca
nifci fuora di Bologna, come diffi , li Fioli
dt Meffer Galeazzo iplo infcio , ghe haveano
proroeflb di dare Bologna in le mani . E adi
VIII, diao Mefler Zoanne diclo, & Bologne-
fi haveano infino a quefto giorno fatto ama
zare tutti li Fioli , & Fiole , & Nipoti di
Mefler Galeazzo infino al numero di trenta-
quattro de' fuoi di Cafa , 6c di altri loro pa
renti, 8c amici, al numero di ducento perfo
ne , & che ogni giorno andavano drieto iiL.
fare morire a mala parte tutti quelli , che_
erano del fangue , & parenti, & benevoli de'
Mirefcotti , & tenevano Bolognefi ferrate le
Porre di Bologoa interim , donec videlicet
che hweffeno fatto morire tutti de la di<5ta_
parte .
Domenica adi XXX. di&o . Si have per
B
D
K I O &
certo in Ferrara, come liTurchi erano fmon-
tati in terra in lo Reame di Napoli da 4000.
in cinque milia a la Taliana armati, & che_
tutto d giorno ne fmontava de gli altri in_
ajuto, & favore del Re Federigo Re di Na-
poli nunc, Fiolo del Re Ferrante, il quale_
fi era arricomandato alTurco, pofciache nul-
la Potenzia dTtalia il voleva ajutare a ftare_
in Cafa fua in lo fuo Reame: a le quali Po-
tenzie 1'havea proteftato prima, perche il Re
Lodovico di Franza lo volea , & vuole anda-
re a cacciare , & tuorli quello Reame , & far-
fene lui Re.
Item come diclo Re Federigo con r 500. el-
metti, 12000 fanti, & 8co. cavalli Ieggeri
era venuto, & con Sua Ma; f!a ColonnefiRo-
mani a le Confine di Roma, per cacciare il
Papa di Roma.
Item, che havendo mandato unagrofiiflima
armata per mare il Ke di Franza in volta per
andare in loReame diNapoli bene da 70. Ga-
lee, & Navi grofliflime , 1'Armata del Re di
Portogallo, & 1'Armata del Re di Spagna_,
li quali erano a favore del Re Federigo, 1'ha-
veano diftenuta in mare, per modo che Ia_,
non fi potea partire: & percio li Franzofi da
cavallo, & da piedi , che andavano per terra
per la via di Pontremolo per andarfi a met-
tere con la di£a Armata Franzefe, havendo
intefo cib, fe ne fono ritornati fufo il Mode-
nefe, Reggiano, Carpefano, Mirandola, Cor-
rezo, & Parmefano,' afpettando rifpofta dal
Re di Franza, & li disfanno ogni perfona.
Sabbato adi V. diclo. In Ferrarefe, Mode-
nefe, Reggiano, & Bolognefe, & altrove_ ,
circa le quattordici hore , effendo bello tem-
po, tiro uno grande Terremoto , che duroper
If azio di uno Pater noftro : & inFerrara non
s'intefe, che faceffe male; ma in Modena ca»
detteno molti coperti di Cafe , li Campanili
di Sinto Fiancefco , & di Sunto Agoflino ,
i fimti Camini, & merli,& fi aperfeno molti
muri, & tamdem fi ritrovo per quello eflere
morie in Modena perfone quaranta, & guafte
etiam affai.
Et in quefto tempo . Ogni notte il Cardi-
nale noftro, & Fratelli, & Cufini, vanno
per Ferrara a fquadra con lanze, & altre_
armi facendo che li pare, & il Duca e allog-
giato a Belfiore, & tuttavia fa fare la Giefia
de' Frati de gli Angeli maggiore che la non
e per piii de la meta de la vecchia.
In quefto tempo Franzofi in grande quan-
tita vanno zofo a pie, & a cavallo per anda-
re a campo a Napoli fenza contradizione di
perfona .
ltem. Come hieri in Modena la Giefia di
Santo Biafio era rovinata infino a' fondamen-
ti per loTerremoto, che li tiro Sabbato paf-
fato : & come in lo Cartello di Caftelvetro
del Modenefe erano ruinati tutti gli Edificj
pra^ter due Cafe , etiam in loCaftello di Saf-
f olo era rovinato per di£la caufa anche allai
Edificj .
Per tutto Luglio non b ftato altro di nuo-
vo palefe , fe non che il Campo dcl Re di
Franza e ftato a Napoli per conquifbrlo. Et
Turchi hanno daro grande danno a' Venezia-
ni. Et fu d clo , che'l Signore Dor; Alfonfo
era promeffb in una Fiola di Papa Aleifandio
Sefto .
Sabbato adi X!V. di Agofto. Si have per
certo, che'l Re Federigo di Arragona Re di
Napoli ft era refo a patci al Ke Ji Franza ,
&
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B
W7 F E R R
& ghe havea dato Napoli.
Eiinfino adi V. de Agofto. Suor Lucia_ ,
ehe fi dice Santa , per cui il Duca Hercole..
ha fatto fare un Moniftero apprefio la Gtefia
de' Frati de gli Angeli in Ferrara , con gran-
de Proceflione introe in difto Moniftero con
alcune fue Compagne, per ftarli continue.
Zobia adi II. di Settembre. Fu pubblicato
con grandiflimi fuoni di Campane per Ferra-
ra il Maritaggio fatto fra il Signore Don Al-
fonfo primogenito del Duca Hercole di Fer-
rara , & Madonna Lucrezia Fiola di Papa_
Aleflandro Sefto .
In quefto giorno . Vennero a Ferrara nuo-
ve, come lo Re Lodovico di Franza havest_
havuto d'accordo tutto lo Reame di Napoli
del Re Federigo Fiolo del Re Ferrante Re_
di Napoli, & come il Conte da Gajazo , e_
altri grandi Signori erano ftati morti li.
Zobia adi IX. didta» . Meffer Girardo dal
Saracino da Ferrara Dottore de Legge excel
lente ando a Roma per il Duca Hercole al
prefato Papa con dieci cavalli per fare lo In
ftrumento de la Dote de la prenominata Ma-
donna Lucrezia, & altre cofe.
Et adi diclo . Si have per certo da Vene
zia, comeTurchi haveano tolto a la Signona
di Venezia Durazzo , Cathari, & tre altre_
Cittadi .
II morbo tunc a Modena, & quafi in tutta
la Lombardia facea molto male .
La Crofara da lo Altare di Santa Maria da
la Rofa in Giefia fu fatta, & fimiliter quella
chee dinanti lo Altare di Santo Nicolo.
Vtneri adi III. di Novembre . Le Suore di
Santo Rocco inTerra nova di Ferrara intron-
no in lo fuo Moniftero novo, che g^he havea
fetto fare il Duca Hercole , perche mai piii
in Ferrara non furono Suore di Santo Rocco.
Et per tutto il diclo Mefe fu fornita di ef
fere fatta la Capella de la Croce in la Giefia
di Santo Domemco.
Item uno certo Pezolo poftizzo de la Tor-
re de le hore in lo Palazio del Duca attra-
verfo la Via , che va in Santo Paulo infino a
la prima fineftra del Pezoletto del Palazio de
laRagionediFerrara in piazza fufo travi fitti
in tetra , & ferrati come la Via coperta , per
la quale fi va dal Palazio del Duca in Caftel
lo vecchio in Ferrara , & qui per fufo di&o
Pezolo, rotto il muro in capo del didto Pe
zolo del Palazio de la Ragione, fi haveffe ad
entrare ; & poi in lo di<Sto Palazio de la_
Ragione tutto pieno-iritorno intorno di Ban-
cheamodo di fcalini inftno a 19. o venti una
fopra 1'altra , & fortificato il didto Palazio ,
per fare Comedie, fecondo che per lo paffato
fono ftate fatte m Corte , 6: con buont le-
gnami .
Et fu coropito di ornare la Sala grande de
la Corte di tapezarie per poterfeli ballare a
lavenuta di Madonna Lucrezia Fiola di Papa
Aleffandra Sefto Spagnolo , & Spofa de lo
llluft. Don Alfonfo primogenito del Duca_
Hercole .
Zobia adi IX. di Decembre . La Comitiva
di quelli, che vanno a Roma per la Spofa_,
fufo le XVII. hore partinno, & andonno per
condurla a Ferrara, 6c furono gl' infrafcritti,
& molu altri, che non mi ricordo il nome_
per hora, 8c andoronocongrandiffimi triumfi,
& con catene , & collane d'oro belliffime , & j
tutti bene in ordine, & il noftra Reverendif-
fimo Cardinale di Ferrara infiemc con loro
Tm. X&IV.
R E S E. 108
ando , ma per rimanere a ftare in Roma in_
uno Palazio, che'l Papa ghe ha donato li ap-
preflo Santo Pietro di Roma ; videlicet in_
tutto furono cinquecento dieci cavalli di lifta,
accompagnato ditfto Cardinale dal Padre uno
grande pezzo fuora la Terra per Santo Luca.
Et la fera medema andonno a la Bentivoglia
del Bolognefe , & a Bologna , perche per la
via di Bologna hanno ad andare , & ritorna-
re per la Marca. Et di quelli, che fono an-
dati a ftare in Roma con il Cardinale, non_
ne faccio menzione , falvo che del Vefcovo
di Adria, Vefcovo di Comacchio, & Vefco-
vo di Cervia , & Maftro Zanetto Inquifitore
di Santo Domenico in Ferrara.
D
Compagnia andata per la Spofa .
ot
GTIlluftri Don Ferrante fecondogenito de'
mafchi del Duca , &
Don Sigifmondo quartogenito etiam Fiolo
del didto Duca Hercole.
Lo Illuft. Meffer Hercole di Meffer Sigif-
mondo da Efte.
11 Magnifico Signore de la Mirandola.
II Magnifico Signore da Correzo.
II Magnifico Meller Annibale Fiolo di Mefi
fer Zoanne de' Bentivogli.
II Magnifico Contc Uguzione de' Contrarj
da Ferrara .
Li Magnifici Mefler Zoanne Luca da Pon-
tremolo Secretario primo del Duca Her-
cole.
Meffer Alfonfo , & Fratelli de' Calca-.
gnini .
Conte Jeronimo Roverella.
Meffer Zilio, & 1 Fratelli de'
Meffer Tigrino \ Turchi .
Conte Girardo Rarigone da Modena.
Conte Antonio Bevilacqua.
Mefler Jacomo dal Sacrato.
Conte Hercole Trotto.
Meffer Almerico da Santo Severino.
Meffer Pietro Maria de' Petrati.
Conte Borfo da Correzo.
Mefler Lodovico de' Fiafchi.
Meffer Carlo , & I de , ^ovix .
Meff r Camillo f .
Leonello di Folco da Villa fuora da Fer-
rara , &
Molti altri Cavalieri, Caftelfani, &Dotto-
ri, & Nobili.
Mercori adi XXII. di Dicembre. Arrivo
in Ferrara il Meffo del Duca Hercole , che_
venne da tuorre la tenuta per eflb Duca, di
Cento, 8c de la Pieve del Bolognefe con fuoi
Contadi : le quali Caftella, il prefato Papa_
Aleffandro Seltohavea dato con confentimen-
to del Collegiode' Cardinali a Ia llluftriflima
Madama Lucrezia Spofa de lo Illuft. Don_
Alfonfo prediclo ; & quefto contra la volun-
tade de* Bolognefi , che a Popolo fi regge-
vano. m „ , ,
Et la Dote de la prefata Madama fue_,
videlicet:
Prima dicle Caftella con h Contadi m per-
^^A^dinari contanti Ducati cento milia d'oro
in oro. * , ' 4
Etdove, che Ferrara pagava di Cenlo a Ia
Giefia ogni Anno quattromilia Ducati d'oro,
&uno Palafreno da cento Ducati, fu pereffo
Papa, & Collegio ordinato, & ridotto , che
pagaffe ogni Anr.o in perpetuo, donec vivef-
r 00 Cc % fe.
%99
D
fe la difta, & fuoi Heredi , & chi di effa na-
fcera, Ducari feffanta d'oro in tutto ; ma si
che fe la manchera fenza Fioli , che Ferrara
habb.a a pagare ogn. Anno a! Papa Ducat,
due milia d'oro in tutto ; & che tuttav.a lo
Illuft. Don Alfonfo non fia obbligato a la ri-
ftituzione de la Dote , ne ad alcuna parte di
^ltem, che tutte le Zoje, & panni , danari,
& altri Mobili non s'intendano comprefe ir_
difta Dote ullo pa&o , ne che fi habbiano a
riftituire poft mortem di lei , & non altro ,
che s'intende(Te certo.
Et in diclo giorno. Hebb. da uno de 5>e-
fcalchi , cheU Duca Hercole , come che per
]e eenti , che venivano a le nozze de la d.
&a & con la Spofa doveano effere , era fatta
provifione pet cinque milia trecento cavalli;
& come che per tutto quefto giorno ll Duca
Hercole per di&e nozze havea in ordine qua
tord ci moggia di Confczione , & chetuttav.a
fe ne faceano de le altre, & ftaHe, & b.ave,
& ftrami per dicli cavall. erano in ord.ne a
fufficieozia, 8c cosi d. legne da fogo •
In quefto tempo. Frati de la Certoia di
Ferrara faceano lavorare a fare la loro Giefia
principiata a fare gia fono appreffo che anni
'50., 8c quefto de le loro mtrate grandiffime ,
che hanno.
Zobia adi XXIII. difto. In Mlano del Re
di Franza fu pubblicato, come lo Imperado
re Maffimiano , lo Re Lodovico d. Franza,
lo Re di Spagna , & lo Duca di Borgogna_
haveano fatto Liga infieme , 8c confederazio
ne a morte , & deftruzione de' loro n.mici ;
& tuttavia il Papa e con loro , quantunque_
non fia ftato nominato in dicta Liga.
Et in dicto giorno . In Milano, 8c per tut-
te le Terre di Lombardia del Re di Franza
fu pubblicato , che niuno Suddito de le Ter-
re, 8c Dominio del Duca Hercole in le Ter
re del prefato Re de Franza non feria fecu
ro, cioe che fuffe sbaadito de le Terre di
effo Duca.
Marti adi XXVIII. di&o. In Ferrara al
Loco conlueto fu fatta Grida Ducale , per la
quale fu notificato, che alcuno sbandito dc_
le Terre, 8c Dominio del Re di Franza in lt
Terre, 8c Dominio del Duca di Ferrara non
feriano fecuri ; 8c che fe nunc ghe ne erano
de* difti Sudditi d i Re, fra il termine di tre
gorni fi doveffeno effere abfentati per non_
tffere fecuri, come e dicto .
In di(5to giorno . Veneziani intendendo,
che in Lorr.bardia il Re di Franza havea da
600. , o piu Lanze Franzefi , & che (i afpet
tava a Ferrara fra pochi giorni con la Spota
Fiola del Papa da cinque milia cavalli per la
via di Romagna , dubitandofi di Ravenna, 8c
di Cervia, feceno principiare a paffare per il
Ferrarefe de le loro genti d'arme , & andare
a le dicte Terre.
MDIL adi II. di Zenaro a tempo di notte.
La Signoria di Venezia mandb zofo per P6
per da Ferrara via tre navi di Fanti da piede
a Ravenna, & Cervia per la via di Ferrara_
per dubbio de la guerra .
Et da dui Anni ln qua communiter li Cor-
tefani, & Gemilhomini , maffime gioveni ,
veftono in Ferrara a la Franzele, & al modo
di Alemannia, & con calze a braga fenza_
fcarpe in piede, & con li piedi in pantofole
fatte a mpcio de' (overiti coperti da donna_,
rea non pigliano li colletti fe non in la me-
B
D
R I O .400
nadura de Ie dite de' piedi, & fono larghe ,
& tonde dinant. , & ftrette di dreto; &' li
colletti la piii parte di feta per li Cortefani ,
& berette a la Franzefe, & le manighe de^,
le vefti larghe due terzi di brazo, &unobra-
zo 1'una, & foderato ogni cofa; & vanno di.
(cinti, & etiam fi ufa zipponi di panno, drap-
pi di altro panno, o di pelle.
Mercori adi V. diclo fonate Ie XXIV. ho-
re . II Signore Don Alfonfo, de quo fupra_,
a cavallo con circa XXV. cavalli, trombe_,
tamburi, &c zalamele per Ferrara, in loco
del Duca fuo Padre tunc alquanto infermo ,
ando per la (ua ventura; & Zobia adiVI. di-
€to etiam ghe ando, & have di ventura da_
trecento capi d. beftie bovine , & altrettante
forme di Formajo, & da mihe, o piu paja_
di Capponi , & altre robe a la eftima, ut pu-
blice diclum fuit, di mille Ducati d'oro.
Veneri adi VII. diclo. Pafforono genti d'ar-
me de la Signotia di Venezia per Fcirara, &
Ferrarefe, che venivano del Polefene di Roi-
go, & di fopra, 8c andavano a Ravenna , &
Cervia, per paura de le genti , che vengono
ad accompagnare la Spola a Ferrara; a la_
quale S.gnoria ll Duca dette il paffo.
Et in diclo giorno. In piu navi carichaan-
donno zolo per Po le genti del Re di Fran-
za , che venivano di Lombardia, & andonno
a Favenza, Imola, & Forli del Duca Valen-
tino F.olo del Papa, & Fratello de la Spola
di Don Alfonfo .
Et nota, che havendo fatto comprare li fo-
praftanti a le nozze grande quantitade dr fie-
ni , & paglie a la FraffaneHa , Sc Pontecchio,
che tiene la Signoria di Vcnezia al prefadto
Duca, la Signoria non volfe, che fi havefTe ,
& bifognolh reftituire le capare havute in-
dreto; & non fia poffibile a credere il male ,
che porta nur.c Vcneziani a' Ferrarcfi .
Domenica adi IX. diito. La mattina irL.
Cancelleria del Duca Hercole fu pubbbcata
la Lifta de gli Officj del Duca prtdidto , &
pro majori parre tutti. che venneno in Lifta ,
li compronno falati, fra li quali gl' infrafcrit-
ti hebbeno Officj .
Phihppo Celtarello da Ferrara , che alias
fu Fattore del prefaclo Duca.
Meffer Th?odofio Bruzi gia Procuratore ,
8c nunc fuperiore de le Gabelle, di viliflima
condizione andonno Fattori generali.
Provveditore de la Corte Gabnele Msr-
chefe .
Judice de' XII. Savj fu rifermato Meffer
Tno Stroza con grandiffimi lagni, 8c inimi-
cizie univerfaliter di tutto il Popolo, 8c ghe
collo cariffimo.
Superiori a le Gabcile Bonifacio Ariofto ,
& Battifta di Graziano di Ziholo , che li
compronno cariffimi .
Capitanio di Rezo Meffer Francefco di Bo-
chamajori Dottore, che caro li colto.
Capitanio de la Cittadella di Rczo Meffer
Franctfco Lombardino.
Mafiaro di Modena Bernardinc Ceftarello
Fiolo del fopradicto Phil.ppo.
Judici a la Vitualia di Ferrara Francefco
da TOlio , &
Notaro al Finale di Modena 7oanne de*
Montini .
Potefta li , & Capitanio de la Rocca Bar-
tolamio de' Trotti .
Capitanio in la Fortezza del Zaniolo Pie-
tro de' Lavezoli .
Notar»
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B
F E R ■ K A
Notaro a la biava Francefco da Fieflo : A
^NowroTn^Camara de* Fattori Gentile de*
Sardi Fiolo di Mathia.
Notaro a li Eftimi Zanino del Fabro.
Et altri affai Officiali fi mutonno , & non-
credb lt fuffeno qoattro , che gh havefleno
gratis, & tutti gli altri li pagonno molto be-
■e & P«u che ^ ene •
Et nota, che PhilippoCeftarello entroFat
tore in loco di Antonio Maria Guarniero
Fiolo di Zoanne Guarniero Fiorentino gia
habitatore tn Ferrara, & che quafi amore-
Dei fu feppelito.
Et Meffer Teodofio fu 11 luo ceppo Ma-
gnani Lombardi, videlicet il Padre di fuo
Padre & e peggio voluto lui , 8t didto An-
tonio Maria, & Meffer Tito Stroza dal Po-
polo, che non e il Diavolo; & e tantogran-
de la inimicitia fra diclo Philippo, & Anto-
nio Maria, che fi mangiariano la corada 1'uno
a l'altro •
Domenica adi XXIII. difto. ArrivoinFer-
rara una Suora, dic"ta SuorColomba, la qua
le era tenuta Santa ; & percio il Duca Her
cole la roando a tuorre da Viterbo , ove che
la ftava, & facea, ut dicitur, Miracoli , &
conduflela con quindici altre Suore Bartola
mio Berfano Meffo de' Cancelheri del Duca
mandato a pofta per effa; & arrivata in Fer-
rara, il Duca la accompagno in lo Moniftero
aprovo la Giefia de' Frati de gli Angeli di
Santa Lucia per h ibitarvi .
Marti adi XXV. di&o. Furono fatti affai
prefenti al Duca Hercole per le Nozze pre-
difte di robe da mangiare, & da bevere.
Mercori adi XXV). di«fto . Similiter fu
molto apprefentato al Duca da fue Comuni
ta, & Gentilhomini.
Et tunc per tutto Ferrara, & per la piaz-
za fi attendeva a furia da pertutto a rifalica
re, & rimondare con carrette , e birrocci
& buoi , & fpianare lo Vefcovato la partc- ,
ove e loAltare grande, che era alto, & baf-
fo in piu loghi , & a fare le fedie in Io coro
del Vefcovato di Ferrara , & a fare per Ie_
ftrade , ove havea a paffare la Spofa , Tribu-
nali , & altre belle cofe fopra la porta gran-
de del Palazio del S'gnore Duca , ove fono
li Signori Niccolo, & Borfo, & cosi in Ca-
ftello vecchio. Et arrivo in diito giorno la_-
Marchefana di Mantua in quefta Teira.
Veneri adi XXVIII. ditfto . Similiter fi la-
vorava con grandiffima furia , & nettava : &
itt difto giorno fu molto apprefentato al Du
ca Hercole per le Nozze.
Et fu fatto conto, che infino al di<fto gior
no XXVII. erano ftati apprefentati al Duca_
Hercole da quindeci milia capi di pollame.
Et in difto giorno . Arrivb gran gente Fo
reftiera per vedere le Nozze, & Fefta, & gli
Ambaffatori Lucchefi .
Sabbato adi XXIX. di&o . Lo Illuftriffimo
Duca Hercole con tuta Cafa fua , & con le_
loro Famiglie a cavallo andonno incontragli
Ambaffatori de la Signoria di Vene/.ia infino
al Ponte del Lagofcuro : li quali con cento
cinquanta perfone, & cavalli vennero a le_
Nozze,& con Piffari, & Trombette venen-
do per il Barco gli accompagnb ad alloggiare
al Palazio del Magnifico Conte Uguzionede'
Contrarj in confine de la Piazza , & era cir
ea hore XXIV. quando arrivonno .
Domenica adi XXX. diclo. U Duca Her
D
R E S E. 4 ©2
cole, & tutti di Cafa fua con le loro Fami-
glie, definato che hebbeno, andando a ca^al-
lo incontra lo Ambaflatore del Re di Fran-
za, lo quale venne a Ie Nozze, & non gli
ando alcuni AmbaiTatori incontra ne de' Fio-
rentini, che erano venuti in fina adi XXVIIL
di quefto, & con P.fftri , & Tron betti Io
accompagnonno ad alloggiare al Palazio del
Magniflco Meffer Bonifacio de' Bevilacqui da
Ferrara dreto la via degli Angcli , & fulli
annumerato ottanta qtaattro collane d'oro al
collo a perfone di prezio di trentacinque^
miara di Ducati d'oro.
Et in diclo giorno . II Duca Hercole fece
Cavalieri dal Sperone d'oro
Aldrovandino Turco da Ferrara , alias Te«
grino, e
Maftro Francefco da Caftello Medico.
Et in di&o giorno. Lo IUuft. Signore Doa
Alfonfo Spofo circa le XIX. hore con circ»
fei perfone monto a cavallo , & ando per an-
dare incontra a la fua Spofa infino a la Ben-
tivoglia del Bolognefe ftraveftito, & quella_.
f<rra alloggio a Santo Profpero , per eflerc
domane a la Bentivogiia, ove fi debbe ritro-
vare la fopra .
Luni adi XXXI. di&o. Gli Ambiflatoridel
Re di Franza primo, & poi de la Signori&_
di Venetia, andonno 1'uno dopoi 1'altro a_, .
vifitare il Duca in lo fuo Palazio, &poiVc-
neziani ; & Veneziani con grandifllma pom-
pa, & palam per parte del loro Principe, 8e
poi del Senato gli offerfeno infino a li Stati ,
& Lui con buona ciera ghe rifpole, & offer-
feli pari modo.
Et in di6to giorno. Fu fornito di efferc-,
fatto fopra la Horta de h Corte verfo la_
piazza le Armi del Papa , & del Re dt Fran-
za, <k de U Illuftnffina Cafa di Efte co.-u
Angeli, 8c Idre, & altri bellifllmi adorna*
menti.
Et tuttavia fi attendeva a nettare Ferrara,
& fgorobrars il Vefcovato di Fcrrara, & a_
fornire tutti li fcaltni di marmoro, che vaa-
no a lo Altare grande, & a klicare di mar-
moro li fopra.
Et in diclo giorno. Fu mandato a gettare
in P6 gran quantita di uccellame falvatico ,
& doroeftico marcio donato al Sig iore , che
la cortc 1'havea laffato guaftare: tanto nc_
havea .
Et erano in Ferrara tunc tanti Foreftieri
venuti a vedere le Nozze da piii luoghi, che
era quafi incredibile a credere.
Marti adi primo Februario al botto de le
XXIV. hore. Arrivo in Sinto Luca in Cafa
de lo Illuft. Alberto da Eiie Fratello natura-
le dol Duca Hercols la Illuftnfllma Madonna
Lucrezia Fiola del Papa , & Spofa de lo 11-
luftriflimo Don Alfonlb de quo fupra; a cui
erano andati incontra gli Ambaffktori , che_
eraoo venuti a nozze, videlicet lo Ambaffa-
tore del Re Lodovico di Franza, due Am-
baffatori de' Veneziani , Ambaffatori Fioren-
tini , Ambaffatori de' Lucchefi , & altri Aua-
baffitori , & il Duca con la Corte , & tutta_
Cafa fua, 8f Gentilhomini : la quale veniva_
da Bologna per la via de ia Bentivoglia , 8c
li in dic"h Cafa alloggio con ineftimabilc^
honore , 8r, triumpho, « era la vigilia di no-
ftra Donna da le Candele.
Mercori adi II diclo. Lo llluftriflimo Duc«
Hercole , 8r. tutti gli altri de quibus fupra_ ,
dopoi definare circa le XXI. hore a cavall»
per
40? D I A
per fufo il Ponte At Caflello Tealdo ornato ,
non fi potria penfare in che modo , andonno a
levare la Spofa, & conduffela fufo una Chmea
bianca infino a lo intrare in Ferrara per fu(o
dicTo Ponte, la quale li fmonto per unofch.o-
petto tratto in dicTo Caftello, che fece faltare
dicTo Cavalto ; & li erano tutti li Dottori
dello Studio di Ferrara con uno baldacchino
di tabi cremefino, o rafo apparati, fotto ll
quale la introe, 8c fempre fotto eflo da' Dot-
tori portato, Ia fe avvio verfo Santo Zoanne,
& poi a li Servi , 8c poi dreto la via di Santo
Domenico con tutta difta Compagma, 8c con
tanto Popolo Ferrarefe, 8c Foreftiero di piu
nazioni, che e cofa incredibile. Et cosi la_
Spofa con dicTa Compagnia a cavallo di una
Mula coperta di broccato d'oro fotto ll bal-
dacchino ando fino paffato Santo Domenico a
la Contrada , che volta a Santo Stefano, 8c
ando infino a la Via grande ; Sc poi voltonno
dreto la Via grande in zofo jnfino a la Via_
de la Rovere di Santo Andrea; 8c dreto a
quella Via infinoal Palazzo di Schivanojo, 8c
dreto la Via ritornando in fufo in fina a la
Via , che va a li Frati de' Capuzoli ; & in^
capo' di dicTra Via voltonno verfo Santo Fran-
ceico ; 8c quando furono li, volronno a Ia_
Via, che va al Sarafino in fufo la Via de'Sab-
bioni, 8c poi vokonno a la Piazza; &quando
furono in Piazza con circa 1 i}. Trombetn ,
& Piffari, oc Tamburini tutti ionando . Ven-
ne uno homo da la Torre di Rigobello in_
cima in fino in terra con il corpo, in fufo una
foga tirata per forza da la cima di dicTa Tor-
re fina in terra a la longa, quafi in fino dritto
la Torre del Palazio de la Ragione, che mai
non fi fece male , 8c parie uno uccello, ch-_ ,
volafle zofo per dicTi corda, 8c quando il fu
a la fine fi getto in piede in terra; 8c in qucl-
10 inftante un' altro, che havea ligato a la_
Torre del Palazio un' altra corda pan modo
diflefa, venne zofo dreto dieTa corda fenza_
lefione alcuna , 8c videlo la Spofa , Ambafla-
tori , 8c tutto il Popolo. Et era si piena la
Piazza da pertutto, che fe '1 fufle caduto in
terra uno grano di miglio, non feria andato
in terra. La quale Spoia in capo havea una
Scuffia eftimata quindici milia Ducati ; in pie-
de uno paro di Soveriti da due milia Ducati ;
in dolio una Vefta di broccato d'oro, & mo-
rello rafo con tante zoje, che era una maravi-
glii . Alla Staffa havea fei de' favoriti del Si-
gnore Don Alfonfo: havea da XVI. Ragazzi,
8c akri Staflcri, & Piffjri veftiti tutti d'oro ;
8c bre viter havea del Bene di Dio con feffanta
ctto Muli dreto con due Forzeri per cadauno,
de' quali tredeci havea le coperte di Rafo a la
i'uadivifa,& gli altri di panno a la fua dhifa.
Et tutta la notte che 1'arrivo in S. Luca, non
fece fe non venire dentro altri fuoi Muli con_
11 fuo miglioramento, 8c Ducati. Et con se la
ineno Donzelle, & certi Romani veftiti con
manti di panno d'oro a la Romana, & uno
Signore de' Collonefi con la fua Donna . Et
tamdem artivo fonato Ie XXIIII. hore in lo
Palazio del Duca in capo de la Scala fotto
di&o baldacchino, & con iedici Carrette con
Donne deile noltre , & fue . Et il Signore Don
Alfonfo havea uno Cavallo morello fotto , il
fornimento del quale era il morfo d'oro maf
ficcio di Ducato , & havea lui uno Sajo tutto
di laftre d'oro battuto di Ducato di prezio di
Ducati ottomilia d'oro, 8c eravi catene d'oro
di Ducato da 140., in 150., che havea al col-
B
D
R I O 404 >
lo le perfone, & cosi a traverfo armacollo .
Et tamdem ogni Homo ando a loro Alloggia-
menti; oc li AmbalTatori Veneziani alloggion-
no in lo Palazio del Conte, 8c Cavaliero Mef-
fer Uguzione de' Contrarj ; lo Ambaffatore^
del Re di Franza in lo Palazio del Magnifico,
& Cavaliero Meffer Bonifacio Bevilacqua dre-
to la Via degli Angeli ; quelli de' Fiorentini
in Cafa di Antonio Maria Guarniero ; lo Si-
gnore Colonna in Cafa del Rizo Taruffo ; 8c
certi Signori Romani, de quibus fupra, in_
Cafa di Maftro Zoanne Savonarola da Santa
Maria del Vado, feu Nunziata ; 8c altri di
qua, 8c di la con grandiflimohonore,8cabun-
danzia di robe a fpefe del diclo Duca Hercole
Duca di Ferrara.
Zobia adi III. di Februario. La mattina il
Duca auditte la Mefla in canto in la fua Ca-
pella ornata . Et gli AmbaiTatori Veneziani an-
donno a trovare lo Ambaflatore del Re di
Franza .
Et in dicTa mattina . Li Notari andonno per
la Terra, invitando Damifelle perhoggi abaU
lare in Sala grande del Duca.
Et in didto giorno. Fu principiato ballibel-
liflimi in Sala grande con Piffari del Duca ,
che fonavano per excellentia.
Et fornito che fu di ballare, a le XXIIII.
hore la Brigata de la Sala per la Corte an-
donno fufo il Palazio de la Ragione a vedere
certa Comedia , 8c Morefche ordinate fare
tunc in diclo loco da grande piacere.
Veneri adi 1*11. dicTo. Si ballo in Salagran-
de in Corte alcuni balletti ; 8c poi a le XXIIII.
hore la Brigata ando in Io Palizio-de la Ra-
gione predicTo a vedere fare un' altra Come-
dia, 8c Morefca ordinate prima li .
Sabbato V. dicTo . Non fi ballo ; ma la fera
fi ando a vedere un' alrra Comedia inPalazio»
& una Morefca . Et in dicTa fera Don Alfonfo
ando a cena con il Rizo TarufTo .
Et in diTo giorno. Furono fatte Stelengar-
de in piazza verfo la Corte per certi homini
d'Arme, oc Fanti da piede, che Luni VII. del
prefcnre ghe haveranno a combattere dentro .
Domenica adi VI. dicTo. La mattina in Io
Vefcovato di Ferrara per uno ccrto Vefcovo
venuto hieri da Rorna dal Papa al Signore, fu
cantata la Mefla , 8c per Io Ambaflatore Fran-
zofo fu in nome del Papa cinta una belliflima
Spada al Signore Don Alfonfo, & dopoi pofta
in capo una certa Bcretta foderata diV.ro con
zoje ornata, di gran prezio con quattro pic-
caje, live cordule dorate, 8c con una Colom-
ba in cima lavorata di zoje, videlicct fatta di
zoje , in prefenzia di tutti gli AmbaiTatori ,
excepto che de' Venetiani, & in prefenzia di
tutto il Popoio di Ferrara, 8c di tutta la IIlu-
ftriflima Cafa da Efte, ftando in ginocchione il
prefato Signore Donno Alfonfo, 8c ghe fu
letta certa Bolla, che male fi pote intendere ;
ma fu dicTo, che'l Papa per quello Atto con-
fermava Signore, 8c Duca di Ferrara, 8c Ca-
valiero di Santo Pietro il prefaro Don Alfonfo
dopoi la morte del Duca Hcrcole fuo Padre ;
lo quale Duca Hercole non fu a tale Atto, 8c
erano le XVIIII. hore, quando fu fornito, oc
a le XVI. hore erano entrati .
Et in dicTo giorno. Si ballo tutto il di infi-
no a la fera in Sala predicTa, & ballo Madonna
Ia Spofa, Sc a le XXIIIl. hore andonno in lo
Palazio de la Ragione ad un' altra Comedia ,
8c un' altra Moreica, che duro infino a leotto
hore di notte .
Et
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F E R R
Et in dic"io gtorno . Gli Ambaflaiori , 8e
Duca, 8e li noftri a cavallo andorono per an-
dare incontra ad uno Cardinate Franzele, che
veniva a Ferrara per andare per Ambaflatore
del Re di Franza a Papa Aleflandro Sexto , &
ritornorono in dreto, perche fua Reverendifli-
ma Signom dcbbero reftare la aotte, & refto
a Vigarano, perche fu diclo, che non havea
con fua Reverendiflima Signoria li fuoi panni
Ee in di&o giorno. Fu divulgato per Fer
rara la Dote ctella Illuftrifttma Madonna Lu
crezia Spofa antedicta eflere ftata , & effere d
Ducati centomilia d'oro in oro, 8c in Zoje
cento diectiette miara di Ducati; li qualinulli
dubiuro la porto contanti con fe, ohra quelli,
che la porto fuoi di efla ; St ghe fu fra le al
tre uno fornjtneato da Cavallo tutto d'oro d
prezio di cinque tnilia Ducatt, & fra le altre
qoa Vefta di efla tutta d'oro tirato , videlicet
oro fino.
Et adi diclo . Ad un* hora di notte il Jbpra
di&o Cardinale arrtvi in Ferrara fenza alcuna
potnpa, 8e che altri ghe andaffe incontra.
Luni adi dicto. Non fi ballo, 8e tuttavia_
era il Luoi di Caraevaie; tna quando furono
le XXI. hora, qne Guido Vaino da Imola, &
uno Aldrovaodtno Piatefe da Bolog-na Fiolo
di Andrea Piatefe fttfo la Piazza di Ferrara ar-
mati a mtte artne, ma non h Cavalli, d'ac
cordo in uno Steccato eombattenno, & con le
lanze, prefenti il Duca, 8e tutto il Popolo ,&
Ambaflatori, & la Spofa; & tamdem Gtiido
have 1'honore , perche a la priraa feritte il
Cavallo ad Atdravandino a morte , 8c etiam
il Stocco fi feavezb al diclo Aldrovandino , &
anche la fua roazzA ghe cadctte da lato, &
poi lui tolfe la fua mazza a Guido; ma tl
Duca Hereole non volfe, che pib-oltra fegui
tafieno; & ful|i a vedere. il fopradi&o Cardi
nale.
Et fatra dtcla Battaglia da li ad una hora ;
Ia Brigata and6 in Palazto de la Ragione ad
un' altra Cotnedia con la lua Morefca, & an
dovvi il didto Cardinale , che e Cognato del
Duca Valehtino Fratello de la prefata noftra
Madonna Lucrezia.
Marti adi VIII. didto, che fu Carnevale
tutto il di fi ballo in Sala grande de la Corte
infino a le XXIIII. hore, & jpoi fi and6 ad
un' altra Comedia , & Morefca in dicto loco .
Mercori adi VIIII. didto ; & primo giorno
di Q.uadragefiraa . Uno Zovene nominato Cin-
gano ando per fufo una Corda tirata a tra-
verfo la piazza da la cima del Vefcovato di
Ferrara al Palazio del Duca ballando, & con
occhi abbendati , & ferri a piedi , inanti , 8c in
dreto, come fe fuffe andato per terra, 8e fin-
geva di cadere, & rimaneva attaccato con il
colletto del ptede , & poi ritornava fufo , &
attezzava fufo la corda, come fe fufle ftato in
terra; & havea Ia Corrazina in doflb; 8e fimi
liter fece fufo un* altra Corda attaccata ad una
de le fineftre de la Sala grande del Duca , &
ad un' altra fineftra de la Cafa del Vefcovo di
Ferrara, ftando a federe, & a cavallo fenza
niente in raano , 8c andando fufo, 8c zofo ,
come fe 1'haveffe pafleggiato per terra; 8e a
vedere furono il Duca predicto * 8c Fioli , 8c
Fiola, videlicet Ia Marchefana di Mantua , 8e
tutti li Ambaffatori , che anche erano in Fer-
rara, 8c la Spofa, 8c il Popolo di Ferrara.
Zobia adi XVII. diclo. II Duca Hercole
pofe ordine a la Famtglia di Madonna Lucre-
zia fua Nuora, 8e ordin6, che in tuttohaveffe
40*
A R E S E.
A bocche cento quaranta Cei.
Et nota, che tutta la Quadragefima fij.can-
to careftia di Pefce inFerrara infino alSabbato
bancto, che fu incredibile cofa , 8c ru la_,
Pafqua a u veotifette di Marzo: 8c j„ quefto
tempo non fi intefe altro di novo, fc non-
cne 1 Papa per qoakhe giorno and6 a flare a
Piombino del Duca Vatentino foo Fiolo per
la careftia del vivere a Roma . InRomafl
vendeva la roifura del Frumento a ragione
del Staro Ferrarefe Bolognini cinquanta Fer-
rareh, & il Morbo pure piecigava ia variluo-
ghi, e maffime a Modena.
Et io didfco giorno. Mefler Zoanne Fran-
cefco dal Canale da Ferrara Dottore and6
B verfo Sartano del Conte Uguzioni de' Conrra-
rj da Ferrara ,' per mettere confine fra la Si-
gnona dt Venezia, 8c il Duca Hercole; 8c il
5f ef ?° ( .? on ^ u guz'one con gli Arobaflatori
dt efla Signorta, che erano li. La qualeSieno-
na vorrta pigliare tutto il P6 infino a Crefpi-
"°V e , L 8 he (a<k com P°«ato; 8e per farL.
mate a Ferrarefi ha gia fatto ftoppare leDoz-
ze de la Torre di Santo Donato, che la tiene!
efla Signoria, per affondare tutti quelli Paefi I)
vicini, 8c indebite.
Et io 1 diclo giorno. Fu diAo, 8c accertato,
cbe I Re dt Franza havea donato al Duca_
Hercole il Caftsllo di Cutignola in Romagna •
cc che il Signore Don Alfonfo fi mettea in or-
dme , per andare in Franza a rineraziare il
prefato Re .
Domenica adi XXV. dic>o, 8c era il di di
Santo Georgio, furono corfi li Pallj juxtaw
conluetum, 8c lo have il Barbaro de la Mar-
chefana di Mantua, quello di broccato d'oro
frodato di varo v 8c porchetta, & gallo.
hem come era morto in Franza il Re Fe-
itengo Re di Napoli cacciato di cafa per Io
Re di Franza.
Luni adi II. di Maggio . Lo Illuftriffimc*
Duca and6 a la tratta a Volana; & la IUu-
ftriflima Madonna Lucrezia fua Nuora and6
a Belriguardo a piacere.
Et adi diclo . St abfsnto da Ferrara lo II-
luft. Don Alfonfo da Efte con la fua comiti-
va, per andare in Franza , 8c piu oltra, fel
ghe parera.
Et adi di6to. Crefcette tanto lo Adice inu
Veronefe, Paduana, 8c Polefene di Rovigo ,
che ruppe, 8c affondo tutti quelli Paefi di la,
8c fu la rotta tanto grande , che 1'acqua per
undici miglia era larga, 8c andava per infino
a Marina, 8c fu grandiflimo, 8c ineftimabile
danno .
Et in quefto tempo. II Duca di Ferrar»»,
teneva come Signore Ruflt , Granarolo, 8eSo-
larolo dal Papa , videlicet Aleffandro , per
conto de la Dote de la Uluft. Madonna Lu-
crezia fua Nuora.
Luni adi XXIII. diclo . In Ferrara a fuono
di Trombe fufo uno Tribunale in piazza fu
pubblicato per parte del Duca Hercole, co-
me fua Signoria havea ottenuto di la Saotita
del noftro Signore Papa Aleflandro Sefto, che
per lo avvenire lt Sudditi de la fua Ducale_
Signoria tutti in tutte le Tempora, e Vigilie
comandate da la Santa Madre Giefia poffano ,
& ad efli fia Iecito per difpenfazione , che Sua
Santita ghe fa per didta prefente notificazio-
ne, mangiare ova, 8c latticinj impune, non_
obftantibus in contrarium difponentibus .
Domenica adi XXII. didto . Si have per
certifltmo in Ferrara , come Franzofi in P6
dritto
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'407 D I
dritto Cremona haveano brufati tutti li Mo-
Jinh,'che erano inPo fufo quello diCremona,
& annegati li Molinari , & molte altre per-
fbne in P6 , le quali zofo legati in corde an-
negati ogni giorno tuttavia venivano per P6,
& che la Signoria ne havea grande aftanno.
Sabbato adi XI. di Zugno . La mattina per
tempo lo Illuft. Don Ferrante Fiolo del Duca
di Ferrara con una comitiva di Baleftrieri an-
doe a tuorre la tenuta di Cento , & de la_,
Fieve del Bolognefe , & de le fue Jurifdizioni,
roandato per il prefatoDuca; a cui PapaAlef-
fandro gli ha dato in Dote per la Illuft. Ma-
donna Lucrezia Spofa de lo Illuft. Doo Al-
fonfo .
Et in quefto tempo. Tutto il Polefene di
Rovigo, & buona parte delPaduano, 8c Ve-
ronefe, inondavano di acqueper le rotte inu-
iate delI'Atice, adeo che non e perfona, che
fi ricordi mai efTere le acque maggiori del
prefente : le quali acque furono di grandiffi-
mo danno.
Arezzo, & Volterra inTofcana de'Fioren-
tini, pare, che habbiano rebellato a'Fioren-
tini, & datofi al Duca Valentino. EtFioren-
tini danno a furia danari, & cosi il Duca_
Valentino.
Sabbato adi XVIII. di&o. Si partinno da_
Ferrara, ove che habitavano, Ji Signori Lo-
dovico , & Signore Federigo Fratelli FioJi
del Signore Mefler Galeotto da la Mirandola,
& andonno a la Mirandola con le Artelarie_
del Duca Hercole, videlicet parte , 6c con_
certi fuoi Emuli per entrare dentro da laMi-
randola, & cacciarne ll SignoreZoanne Fran
cefco loro Fratello maggiore, & per farfi lo-
ro Signori ; & duro da XIV. di , che mai
l'una, & 1'altra parte non fece altro, che_
bombirdare, cioe quelli di fuora a la Terra,
& laTerra a li foraufciti con uccifione di piii
perfone; & per tntto di primo di Lujo non_
1'haveano h.ivuta, ne fattone bene.
Sabbato adi XXV. diclo. 11 Duca di Ur-
bino con quattro perfone a cavallo fu a Fer-
rara per andare a Mantua, & di li al Re di
ario ferrares;e.
A
403
B
Franza , che veniva per venire in Iralia in
Lombardia: & quefto perche il Duca Valen-
tino ghe havea tolto a tradimento il fijo Sta-
to, & non 1'avea potuto havere lui; videlicet
che'l ghe havea domandato le fue Artelarie
& Genti d'Arme in prefto, per andare a_!
campo a Camerino; & pare, che con unoSe-
gretario del prefatp Duca de Urbino fi era
intefo per modo , che quello Segretario li
dette le Forteze, & Urbino in le raaniclam.
Et il povero Duca fuggitte per paura; & ii
Duca Valentino cosi have quello Ducato.
Et in quefto tempo . Paflavano molte Fan-
terie di Franza per il Reggiano, & Modo-
nefe per andare in Romagna, o ove parera
al Duca Valentino.
Zobia adi XXX. di&o . Arrivo la Nova_
vera, conie il Re Lodovico di Franza havea
fatto Cavaliero di Santo Michele il Signore
Don Alfonfo, & ghe havea donato una bel-
liffima Collana d'oro.
Et in Bolognefe appreflb Bologna pare_
che molte Fantcrie Franzefi fono alloggiate
per due miglia appreffo Bologna.
Et tuttavia parte de le Genti d'Arme de'
Veneziani paflano per Ferrara , per andare a
Ravenna, dove che la Signoria ha tema del
Duca Valentino.
Et vennero etiam Nove, come la Citta di
Sinigaglia fi era data al Duca Valentino.
Tuttavia Bolognefi ftanno in grandifiimo
dubbio per paura del Duca Valentmo,&fan-
no de' Baftioni a furia .
11 Papa, il Re di Franza, & Duca Valeo-
tino fono molto bene uniti infieme; & cosi fi
crede fia lo Imperadore de' Romani Maflimia-
no.
II Morbo grande in quefto tempo e in Mi.
lano ; e lo Re di Franza va a Pavia , & lafla
Milano.
Peranche non fi e potuto per Veneziani
fare pigliare la rotta del Polefene di Rovigo,
che ruppe aai II. di Maggio, & affondo quafi
tutto i) Polefene, 6c Paduano, perche le_
Acque mai non fono andate zofo .
I L F I N E .
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P E T R I
C Y R N AE I
CLERICI ALERIENSIS
DE REBUS CORSICIS
LIBKIQ_UATUOR
A TEMPORIBUS ROMANORUM USQUE AD ANNUM MDVI.
Nunc primum prodeunt
E MANUSCRIPTO CODICE BIBLIOTHECAE
CHRISTIANISSIMI REGIS.
Tom. XX/F",
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IN PETRI CYRNAEI
HISTORIAM
DE REBUS CORSICIS
PltAEFA TIO
LUDOVIGI ANTONII
MDRATORII.
PRaemifi Commentarium Petri Cyrnaei de Bello Ferrarienfi ; nuDC grandiorem •
ejus foetum profero , fcilicet Hifloriam de rebus Corjicis . Opportunum
fane argumentum hifce ipfis , quibus fcribo, diebus,.quum Corfi, fero-
cium atquc agreftiuro hominura genus, & in feditionera facile prouum,
Sereniflimae Genuenfium Reipublicae, converfis in rebellionem animis,
a multo tempore negotium non leve facelTant . Qualem Petrus Cyrnaeus gentem
fuam defcribir, perpetuis contentionibus ac turbis flu&uantem , talem praefens
quoque aetas agnofcit ac fentit. Quare non inutile Lectori futurum puto, fi quae
morum, diflidiorum, ac feditionum in antiquis Corfis fpeclata fuere , nunc fub
oculis habeat, ut cum vetuftis praefentia tempora conferre poflit. Primus Hifto-
riae hujus Liber, rejeclis Strabonis erroribus , continet Corficae Periegefim ,de-
inde antiquiora Infulae monumenta, pauca tamen , ad Imperatorum Romanorura
exordium. Secundus, immani faltu faclo, initium ducit aSaracenorum incurfio-
nibus, ac definit in obfidionem Bonifacii per Alphonfum Aragonenfem Siciliae
RegemAnno 1420. longamque illius belli feriem inaequali prorfus nanrationis Slo
conteztam exhibet. Auclor etiam in ceteris brevis & contradtus, in obfidione illa
recenfenda numquam finem dicendi facit . Libro Tertio argumentum ejufdem
belli nondum exhauftum novam materiam miniftrat , & narratio deducitur ufque
ad Annum 1474. Libro Quarto Audtor , aerumnbfae ac humilis vitae fuae cafus,
Hiftoriae nomine prorfus indignos,publicisrebus tmmifcet ufquead Annum 1306.
quofcribere defiit. Scilicet ex paupere Familianatus Alifiani, Dioecefis Alerien-
lis Oppido, Anno 1447. P*tt* Picino Filice , urgente rei familiaris anguftii, Patril
excedere coaclus, polt multas variae fortunae revolutiones, praecipua vitae fubfi-
dia e Paedagogicae munere quaefivit , atque inops apud Venetos Typographos
corrigendis operarum mendis diu incubuit . Praeceptor illi per annos duodecim
continuos fuit Benediclus Brugnolius, utriufque Linguae Profeflbr Venetiis , qua
in Urbe Hiftoriam hanc ipfam Petrus condidit. Erat profeffione Sacerdos , ScCyr-
naei cognomen e Patria fibi impofuit , quod idem eft ac Corfi: olira quippeCor-
fica Cyrne appellata. Ipfemet Libro fecundo Avum fibi fuifle tradit Guilelmuccium
Filicem, Johannis Filicis filium, qui raptam GuilielmiGbifonis Reguli flliam fibi con-
nubio copulaverat. Ceterum in hacce Hiftoria ne quaere vetuftiorum Seculorum
monumenta, quae tamen Leclorem Eruditiouis amantem dulcius pafcere confue-
runt . Quo tempore Petrus Cyrneus floruit & fcripfit , infantiae annos Eruditio
adhuc numerabat . Ignofcendum ergo illi , fi tam pauca habet de Corficae rebus
aote Seculum a Chrifto nato Decimum quindtum. Fortaflls etiam toedio fint tot
bella civilia, ac praecipue tot privatarum Familiarum fimultates, quibus fuum Li-
brum majorum rerum inopid Audlor infarcit . Actamen quum rari finr apud nos
Libri, unde Infulae Corficae acla difcamus , neminem pigebit, hunc faltem acci-
Pcre , & praecipue quod nemini antea notus nunc primum vivere incipiat . Phi-
lippinus ipfe Archidiaconus Marianae, qui ampIamCorficae Hiftoriam edidit, fibi
ignotum tuifle Commentarium hunc fat prodit . Tcftatur autem Petrus Cyrnaeus
m hoc Operc Lib. IV. fe defcripfifTe Bcllum Ferrarienfe : quod Opufculum nuper
dedi . Rcftat nunc ut palam fiat, cui debeatt) evulgandae hujus Hiftoriae faculta-
tem . Acceptum refero hoc munus Chriftianiflimo Regi LUDOViCO XV. in
Tom. XXW. Dd 2 cujus
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* li , u R;M«nrhecaCodex ( fottaffis unicus) manu exaratus idem Chro-
cujus ^^^ n f lh ^^^^i^ m boivinio , Viro Clariffimo ( dqm in vi-
^TraTcurt " ; a 1 beSm^ Rege quidqurd petii ,
VlS crat ; curainc , „ r .,rlirinne rjotiffimum
continuo lmpetravi
vis etat) cutante , , a i« — ' « s ^-J J potiflimum agitut ',in minifttan-
WiSi^ ifiK^S? non dicau, fu P etauet , ial.en,
I IM O T M A 1 O I V O Q U J
A UOT A il a
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P E T R I
C Y R N AE I
HISTORICI
DE REBUS CORSICIS
L 1 B E-R VRIMU S.
Uamquana res
Corficas per-
fcribere nec
fcio , nec au-
deo , tamen_.
quia non folum
omnia, vertim
etiam nos quo
que ipfos Pa-
tria; debemus :
eam Hiftoria ,
que multis pro-
deflet , obeffet
nemini, Legentibus tradere decreyimus ; eo
maeis, quia Straboms mendac.a vulgata efie^
video . Nam quidam Commentanorum , &
Chronicarum , atque aftionum Scr.ptores (no-
minandi enim non funt , qui not.ff.mis men-
dac.is omnia confundunt) his noftns tempo-
ribus mentionem Corficas factentes , Strvbo-
nem fecuti funt. Si ergo unam exReg.on.bus
mendacio Strabo notaffet, molefte tum etiam
ferrem: nunc vero quum totam Infulam lace-
ravetit, non expoftulemus , non accufemus ,
non graviter feramus? Et qui fi unam^notai-
fet, exclaroarem : nunc rota ea notata men-
dacio notiffimo , fil=bo ? Quod fi ego tace-
rem, nonne parietes Domus, ubt natus ium,
nonne ipfa Civitas , ubi educatus , exclama-
rent ? Si ea, qua; Strabo , & ejus afi^rtores
de Corfica narrant, vera erant, profccto non
Dtodorus Siculus, qui circiter tres & tnginta
annos ante ipfum Strabonem Corforum mores
(«) Non K«/ f v W , fe* 6"eci Corfkam vocave-
B
C
verius & honoratius complexus eft; nonT»f«i
Ltvtus , non Plinius , non Ptolemaus , non aln
complures idonei Scriptores reticuiffent. Au-
cloritas quorum Strabonem & ceteros menda-
ces facile confutat. Si quis ergo hanc noftram
leget Hiftoriam , facile perfpiciet ea , qua; de
Corfica a Stnbone dicuntur, nec vera effe_ ,
nec verifimilia , nec ab ullo Auftorum com-
memorata; neque vereor, quemquam iufpica-
S me a vero ^efleftere, & ex affeflu Corfos
omnia bene , prudenter fortiterque eg.ffe ve-
lim- hoftes contra; nam & fi bonum V.rum_
amicorum , Parriasque amicum effe decet, &
amicorum amicos colere , inimicos odtlic- :
tamen quia fcribends Hiftoria munus fufce-
oimus, omnia hujufcemodi moderab.mus , 6C
nonnumquam fummis laudibus in.m.cos extol-
lemus, quum res gefts eorum tta ex.gere vi-
debuntur: interdum amicos & neceffarios re-
prehendam , quum errores eorum d.gn. funt
ut reprehendantur : demta emm ex H.rtor.S
veritate , narratio omnis inut.lis eft . Q..am-
obrcm neque a reprehenfione amicorum, ne-
que ab inirnicorum laud.bus, quum ita resie-
rat, abrtinebo: neque turpeputaao, fieoidem
aliquando reprehendamus , inter.m laudemus:
fiquidem eos , de quibus fcribimus, neque_
iemper recte facere, neque continue errart_
verif.mtle eft . Quapropter pro v.r.l, parte_
operam dabimus , ut ftud.ofis noftn Opens
facile veritas Hiftonae d.lucefcat.
COKSICAM, quam Graci Cyrnen (*) ap-
pellaveie , jam primum omnium faus conltat
leTi-Idi-i dTciipierant Sirvius & Waoru*
V E T R 1
4K
cingi ab Occafu quidem & Septentrione Man
Liguftico; ab Ortu autem Thyrreno; aMeri-
die Pelago , quod inter ipfam & Sardinianru.
interjacec : 8c a Septentrione in Meridiem_
efle projeclam : longam paffuum centumquin-
quaginta millia : latam majore ex parfe quin-
quaginta: circuitu trecentorum viginti duo-
rum millium : circuituque navigationis quin-
gentorum pafluum millia: abefle a Vadis (*)
Volaterranis duorum & fexaginta millia paf-
fuum . A Sardinia vero minus novem millia_
paffuum. Aditu facilera: habet enim non fo-
lum Stationes & Littora continua, in quibus
facillime Navigia iubducuntur; led etiam Por-
tus optimos atque pulcherrimos . Ejus littus
lic defcribitur. •"•■<•* a
A principio lateris Septentrionalis . Sancta
Maria Chiapelle : Portus cujus eft in Caput-
corfo (e). Ad Septentrionem enim Caputcor-
fi Regio in modum ferme cufpidis contra_
Spediam Liguria; Oppidum vergit .
Centuri Civitas , quse Centunnum olim di-
cebatur; cum Portu : non enim omnia loca_.
veterum nomina retinent ; fed mutatis nomi-
nibus, alii, quse tenuere, aliis nominibus, ut
reor, appellavere . Argumentum eft , quod
omnes fere Familia; nobiliflima; iifdem cogno-
minibus vocantur, quibus loca , qua; ipfi in-
habitatit; nec origines petfequi facile eft.
Pinus Civitas . Totani . Canari Civitas ,
qua; Cannellata quondam appellabatur . Can
nellz. Albo. Nonza Qivitas. Negrum Sta-
tio .
Sanfti Florentii Oppidura , Portu nobile— ,
qui ingentem vim navium capit.
Sinus (i) San6ti Florentii.
Nebium Civitas Epifcopalis.
Volerii Fluminis Oflium . Sic enim prius
appellabatur , qui nunc in Fluvium Gobinum
vocabulum tranfmutavit, eftque Navigiorum_
capax .
Mortella Portus. Marfalco Portus. Loferi
Portus .
Infula Auri Promontorium , Tilox olim di-
clum. Plagia Infula;, Cxtix littus quondanu
appellatum..
OCCIDENTALIS LATERIS DESCRIPTIO .
Ligurata Portus.
Balagna Regio & Sinus , quam antiquitus
SinuoTCafalis appellavit.
Sparus Promontorium , quod Accium olim
dicebatur .
Infula Rubea .
Calvi Oppidum & Portus .
Rebellara Promontorium, quod Viribalium
vocabatur .
Montes Sacri .
Portus Scise Sinus .
Jorlata Portus .
Tuora Plagia.
Mons Rubeus Promontorium .
Pagonia Statio.
Sagarum Promontorium , quod Viribalium
vocitabatur .
Sagona Civitas Epifcopalis cum Portu .
Liamonis Flurainis Oftium , quem Priores
Locrani vocabant : & eft navigabilis .
B
C Y R N M I
A / Cinarcha Arx nobiliflima .
Lixa Plagia cum Flumine , quod Ticaxus
dicitur.
Civitas Cinarcha? .
Provenzalis Portus, qui Titanis anteanun-
cupabatur .
Infulx Sanguinari.
Ajacium (e) CivitasEpifcopalis: cujusPor-
tus pulcherrimus eft.
Gavonse Fluminis Oftium navigabilis , quod
Pitanus dicebatur. (/)
Travi Fluminis Oftium , Navigiorum ca.
pax. (g)
Caput muri Promontorium , quod Maria-
num vocabatur.
Sinus Tarabi cum Portu Pollo , & Fluvio
Tarabi .
Propiani Portus. Portichius Statio. Cora.
Elice Portus .
MERIDIONALIS LATERI3 DFSCRIPTIO.
Sinetofa Promontorium .
Tizani Portus quondam Siracufanus diiJius.
Rocca Pina Caftellum .
Ficari Portus .
Caput ferri Promontorium , quod Grania-
num dicebatur .
Bonifacium Oppidum, a Bonifacio Corflce
Comite conditum : Portus cujus maximus 8c
pulcherrimus eft , magnxque profunditatis ,
qui Philonius olim dicebatur.
Spronum Promontorium .
Salina; Portus.
ORIENTALIS LATERIS DESCRIPTIO.
Sancta Manza Portus .
Stentino .
Portus novus.
Portus vetus , qui eft pulcherrimus , atque
magnarum multarumque capax navium.
Sanfti Cypriani Porcus.
Infula Corforum .
Plagia Archiepifcopi .
Caput Auri Promontorium.
Fagona; Portus .
Solcnzari Fluminis Oftium, & ipfum navi-
gabile .
Prati Fluminis Oftium , Navigiorum capax.
Palus Portus & Lacus.
Coafina .
Curfa Civitas .
Orbi Fluminis Oftium, quod Hicrus olirtu
dicebatur,& ipfura navigabile.
Caftellum Civitas a Mari difcedens.
Erbinus Lacus limpidiflimus, falfust
& Mare ingreditur: cui Infula ineft.
Aleria Colonia, a Sylli Diclatore
Civitas Epifcopalis .
Tavignani Fluminis Oftium , quod Ptole-
ma;us vocat Rotanum ; & ipfum navigabilt-
eft .
Dianse Portus , cum Lacu ; cui Infula ineft .
Rogna Civitas . Tallone . Brevona Amnis
navigiorum capax.
Coftineus Portus. Verde Civiras. Fluviu»
Alifianus , & ipfe navigiorum capax.
Campolorum Civitas ; quas Tuteke Ara_.
olim
(£) Hodie Vaia ad oftia Cecinae Fluvii , ubi nihil
hodie praster Turrim.
(.c) Olim Sacrum. Promontorium .
(d) Qixsta etiam vulgo vocant Golfo di Nubio.
( e ) Olim Adjacium ,
(/) In altero MSto dicitur Navigiorum cafox.
(g)ln alio Manuicripto eft omuTum .
4I7 D E RF/fiU S
elira dicebatur : Eftque Alerienfium empo.
rium, 8c comraodiflime Montanis jacet, con-
venientium quoque frequentia rei mercatorise
conducit.
Moriani Civitas. Tavagna Civitas. Amnis
Fluminis alti navigiorum papax .
Qnadrom Civitas . Caftellarum Oppidum .
Venzilaica Oppidum .
Epifcopatus Oppidum .
Goli Fluminis Oftium , quod Tuolam vete-
res dixerunt, quod & ipfum navigabile eft.
Mariana Colonia a Cajo Mario dedu£>a_ :
Civitas Epifcopalis , quam vulgo detracto Iotjl
f&aransm vocant .
Burgus Oppidum . Bivugla Oppidum .
Lacas Ctrcinus , qui Mare ingreditur , &
(alfos eft.
Fariani Oppidum .
Belgodere Oppidum , quod Mantoicon (&)
elim dicebavur . Terra nova, quas setate no
ftri «dificatur atque habitatur .
Baftia Arx nobiliflima, qu* in radicehabet
Pagum infigne emporium , cujus Portus <Car
do ei eft nomen) occafio ex InfulS in Etru-
riara navigantibus coramodiflime jacet : con
venientium quoqoe frequentia' xei mercatorise
«ondocit .
Cardos Civitas . Crifcione Stario . Roto-
tjwn Civitas . Lavafina Statio . Locafofferdo
Stttio.
Srftadum C4vkas , quaj Cawiorh <feu du-
nium ) quondam vocabatur .
fierba longa Oppidom .
Sacrum Pfomontorium .
Sifchius.
> Petra Corbaja Civitas . Ampugla Statto
•Lucagnaflum Statio . Sancta Severa Statio
Luri Civkas. Macioacium Portus . Finochia-
rola Portos. («)
Sancti Columbani Civitas .
Baretuli Civitas,
Pottus Sancfce Severa .
MEDiTERRANEiE CIVITATES
CELEBRES SUNT.
Bigomqm. • Ampugtmnum . Accia Civitas
Epifcopalis , prope quam locus eft pulcherri
tnus atque aptiffimus , qui Marufagta vulgo
■drckut : ubi babendcrum •oonventuum mos
patrius eft.
Ruftinuro . Oreza . Alifianura , a mari quin-
que millibus paflbum diftans.
Matra. Toxum. Zalanum. Serra. Botium.
VeHeruftiB. Talcinum. Cortum. Moluvn- .
Sanftus Antolinas . Belgodere Balagoe. Spi-
loncatum. Corbaja. Ptebs Regni. Mons ma-
jor. Ghifone. Vtcus. Murcium. Sarla. Ba
fterica. Iftria.
Ad duo earm & fexagrnta habet Civitaces,
tnuro immunitas, quas Piebes appellaTrt ; qna<
wm ptarimisCaftella fuper raontes -ka immi-
nent, ut tempore belii ad nralta tfnt utfliffi-
tna: nam pluribus in locis Petras <A) infirat
natura muotta , ftipef quas rempore beili Ca
ftella mnnkiflinaa' oonftruuntur . Infula ampla
eft, magnaque ex parte montuofa, equitabi-
iis tamen fere ubique. A Septenrrione , Oc-
cidente & Meridie multts Promontoriis a-n-
gulofa, ut etiam Paulus Oroftus tradit. Ab
B
D
ORSICI S. 418
Oriente ferme recta & plana . Divtditnr iflj'
tres partes ; in Caputcorfum ; Terram Com».
munem; & poft Montem, ideft, trans Mon-
tea . Popuh , qui trans Montes habitant y •
Tranfmontani a fu4 Regione nominantur :
Qui Caputcorfum incolunt , Caputcorfini a
Regione : Qjii Terram Communem , Cortin-
chi a Familii Cortincha nobiliflimi, qua io-
e& Regione olim clara fuit , nuncupantur ;
quss pars major eft & media , melior atque_
iwlchrior : Ex hlc Duces in bello; ex hde
vlotores in pace habentur.
Habet Corfica fex Dioecefes , Mararienfen*
i[feu Maranenfem) Nebienfem, Accienfenu ,
Alerienfem , Sagonenfem , & Ajacenfem : ex
Sjuibus Aleria, Marana , Accia funt ad pro-
peclum Etruriac; Nebium vero Ligurias: ha
quatuor Dicecefes funt cis Montes: ultraMon-
tes funt Ajacium, & Sagona. Dividiturenim
Infula Monte Aureo perpetuo, jugis (/) am-
pliflimo. Ita enimaPtolemxo, anoftrisMona
Pertufatus , ideft perforatus appellatur ; habec
enim foramen, immo Foveam, vel etiamFe-
neftram a naturl faAam , quse eft in circuitu *
circiter centum ulnas , ex quS clare a navi-
gantibus in Mari Liguftico profpicitur Aec
trans lucens . Etenim feneftra illa in medio
fere Montis . Sagonenfis Dioeccfis eft aliis-
montuofior . Caputcorfum vero, etfi Infula_>
tota fere, partim petrofa, partim fabulofaeft,
petrofior aliis Regionibus . Civitas Nebienfis
non Ionge a mari plana eft. Balagna quoque,
quse materiam xdificandis navibus frequentif-
fimam habet , ficut Aleria , partim eft plaoa ,
partim tumulofa. Ajacenfis partim plana , ma-
xime prope Mare, partim montuofa. Accien-
fis , quse fola Mediterranea eft , omni ex part*
monruofa . Mara-na , Aleriaque a Baftia So-
lenzarum Fluvium ufque planas funt , qui tr*-
ccus in longitudinem millia pafliium oftogin-
ta; in latitudinem alibi oeto , alibi decem_ ,
alibi duodecim patet. Qps Regiones pulchri-
tudine aliarum obtinent principatum , & ma-
xime Aleria Eft enim tractus ille Maranen-
fis in modum Arcils non muitum tonfi , & Ci-
vitates Oppidaque in locis editis asdificatis
pulchrum ac lsetum reddunt afpectum. Ale-
ria vero fita eft locoaliquantulumedito, afpe-
ciu jucundifltma , fexdecim ftadiorom inter-
valio a mari. Regio circa eft maxime plana,
atque Ionga quinquaginta milKa pafluunu .
Loca edita curvata funt in arcum. Ipfa pofiia
eft in medio ferme ; ante habet Mare a dex-
tt4, k tergo & a finiftrd Civitates , quaj in_
locis editts conftruclis jucundum quemdanu.
afpedeura pulchrumque , ac deleclationein-.
pKebeot . Fiuminibus lofuia irrigua eft , 8e
Istiflima gignit pabula. Ageromniumfrugum
femlts , idonens habilifque adomnem fruautn
producendum ; & maxime a Baftii Soleoza-
rum «fqoe: qua; Regio pkna eft ( ut ante di-
ctura eft) telix , atque virorum fortium nu-
trix ; ficut etiam Mediterranea omnis cum_
Balagnl , quam Regionem Terram-Commu-
nem vocant : In qul Regtone non- frumentl
tantum ordeique copia magna eft , vertmu
etiam caftanearum , vini , mellis, atque equo-
rum , pernicum , & gregum atque armento-
rum . Tam lini vis ingens certe: oulla fera-
cior terra, & maxime inCaropoloro . Caput-
cor-
{ b) Fmi Mantirmra . *
1«) Omifiu m alttra MSto.
U) Itahs in ufa fuit laca in pppidts munita R»»-
cas a fitu voeare .
(/) Iaeoli* valfia h Snr*.
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Guogle
B
4T > P E T R I G
corfum vero , quoniam Regio eft petrofior , i
& minor aliis Regionibus , rici , ole. , v.n.que.
tanttim ferax . Polt-Montana Reg.o med.ocrem
feracitatero habet; fed multum pecorum , ut-
pote ftudiofis rei pecuari* elt ets . In hac In-
fula curfus Amnium, non Torrentes rap.di ,
ut noceant, (ed lenes , affanm pifcofi • Sed
qui nutriuntur in ftagnis , ubi pifcatio multa
eft & conditura; apta haec faciunt, iimul ac
inceffit eis libido gignendi, gregatim m Mare
cnatant, ducibus mafculis gemturam fpargen-
tibus , quam femins: confectentes recufvando
fe ex ea concipiunt . Easdem ubi pragnantes
in mari funt eiF^, omnes rurfus ;ad fioi con-
iueta, non ampluis eorumdem duclu, ied ie
nunarum. Hos ubi collegerunt , ahicontuium
ad ignem.alii in Sartagine coquu.u , eo que
myrtho involutos Florentiam, Senas , Filas ,
Genuam etiam media asftate comportant; ial-
fos vero, & ad eas , & Romam , & ad non
nullas alias Italia? Civitates . Sunt enim opti-
mi Pifces : quod Juvenalis in Satyra quinta
illo verfu teftatur, dicens: NMus ent Domi-
no, quem mifit Corjtca . Q.ui vero Pifces Erbi-
no aluntur ftagno, fapore longe omnibus prae-
ftant. Li^norum admodum abundans, & pro-
cerrimas habet arbores, ex quibus Taxi , ut
Virgilius in Mari loquitur dicendo:
Sic tua Cymaas , fugiant examina Taxos .
Aliquantulum nocent nonnullis in locis Melli,
quibus arbonbus paite Apes mel miniis dulce
faciunt ; oam Iniula quidem mel gignit opti-
mum, quod vim medicaminis habet , ut Pli
nius trigefimo Libro Naturalis Hiftoris, Ca
pitulo tertio affirmat : Milque Corfum cur.tta
bowtate fnperat . Teftimonio etiam Plinii , qui
duodecimo Capitulo trigefimi feptimi & ul-
timi libn dicit : Gemmas ownes Melli deccttu
nitefccre , pra.-iptte Corfici . Cera quoque opti-
ma, optimique odoris fit in Corfica . Etquo-
niam ex Buxo fit , habere aliquantam vira-
ir.edicamints putatur : ut etiam Plinius ipfe_
Naturalis Hiitoria; libro vigefimo primo, Ca-
pitulo quarto decimo dicit: Tada bene okntiam
exhibenus qua omms amant Montes , & perpe-
tud vsrent , Civibus magno funt ufui , ardent
enim ut Cerei. Infula omnia genera feliciurru
Arborum ferens eft , & in Corfica laudatiffi-
ime Arbores funt; ut eciam Plinius Naturalis
Hiftoria; Libro fexto decimo , Capitulo qua
dragcfimo affirmat. Ec Sylvarum copia vena-
tionum voluptatibus exornatur. Etfi tota e&_
vitalis ac perennis (alubritatis Coeli tempcries
eft, fic tam fertiles campi, tam aprici colles,
tam innoxii faltus, tam opaca nemora, tarm,
munifica Sylvarum genera , tot Montium af-
fluus, tanta frugum & vitium , olearumque
fertilitas , tanta pecorum vellera, tot opima_
Tauris colla , tot Lacus , tot Amnium Fon-
tiumque ubertas, totum eam perfundens ; Ale-
rienf.s tamen ager, qui eft in medio fere In-
fute, fi ad univerfam conferatur Infulam , ex-
cellentiffimus eft ob eorum virtutem bono-
rum, qua; terra creat. Aqua dulcis falfaque ,
& ipeciofior pulchriorque maximeeft; & Ale-
rienfes inter Corficse Populos fapientia artis
militaris , multarum nobilitate Familiarum-
putantur excellere ; fk Litterarum ftudiis ma-
gis utuntur; in quo elt Niolum Civitas; Re-
gio cujus eft 111 circuitu quadraginta millia_
paflurum , plana (k rotunda in modum ferme
pat.na;, quse continuis Montibus, velut muro
D
Y R N M I 420
quodam cincta , ad inftar Caftrorum claudi-
tur, ad quam non poteft iri nifi tribus fauci-
bus arcliffimis , ex quibus pauci magnos pro-
hibere poffiint Exercitus. In hac RegioneLa-
cus eil afpeclu formidolofus , obfcur-iflimus ,
quem Crenim vocant; adeo profundiffimus ,
ut nulli umquam funes ad illius fundamenta_
potuerint pervenire. Alter in Niolo pifcofus
Lacus eft, qui Inus appellatur , ambitu duo-
decim ftadiorum, ad quem ftadiaquadraginta
afcenius eft: in cujus bafi Rupes tota ardua_
atque difficilis eft. Ex hoc Ino Lacu tresma-
ximi fluvii , Tavignanus qui propter Aleriam,
Golus qui propter Maranam , Liamon qui
propter Cinarcam fluunt : ad mille & quin-
gentos a Lacu paiTus , perforatis fub terrd
meatibus, e Montibus (Golus ex ip(bLacu)
lapfi infunduntur Mari : Quod fi alteriusaqua
comparetur, profecto Golus copia aqua; ante-
cellit, quoniam multis fontibus impletur, &
alia in ie recipit flumina. Cetercim uberrimus
eft Tavignanus , pafcua prsebens amoeniflima
& accommodatiffima pecoribus, armentis, 8e
hominibus . Infula ubique locorum lucentes
habet aquas , potuique fuaviffimas ; & pluri-
bus in locis funt faluberrimas ; non folum ca-
liclae , verum etiam frigids, quarum potus &
infeffio morbos curant. Petrapola; calidsfunc
Balnese ad segritudines quafdam jaccommoda-
tiffimse, generatim nervis profunt, multofque •
alios fanant morbos, capiti, auribufque prt-
vatim medentur.
Alifiani fupra Civitatem ( Cavallarecia: loco
nbmen eft) aquse funt prEegelida; , quffi cale-
fadte hominibus ac beftiis auxiliantur; aptif-
fima; ftomacho , nervis , univerfo corpon ;
epotse calculos pellunt, febricitantes fanant .
Compolori dua; gelidiffimx funt , Civitatiper-
utiles .
A dextrd aqua eft , quam in Majo ignitis
lapidibus calefaciunt, inde lavant , totoqu<_,
anno febrim non fentiunt. A finiftra eft Bo-
trangulus (id nomen aqua; eft) Fons omnium
optimus tum ad alios morbos, tum adfebrim
curandam , Fons frigidus ex petrd manat ,
ta&u hauftnquefrigidiffima: nullautilioraqua
nautis poteft inveniri; nunquam enim putre-
fcit, fed femper durat in navigatione, & eft
faluberrimi potus. Et in littore etiam Mans
exiftit aliqu.d valetudini falutare ; Arena-
enim (Coftinco eft nomen loci) praecipue m
medicina eft , ficcandis corporibus coopertis,
fcabiem maxime fentientibus . Haec quidem..
de Alerienfi Agro & Civitate minime nobis
aliena. Corfica multa medicamenta habet , 6c
multas herbarum radices falutares , medica-
mentis utiles, quemadmodum multos colores.
Veriim ager Coriicanus non folum Marchm-
tam lapidem, fed etiam quod in eo agro um-
cum eit , foius edit quem Catochiten vocant
lapidem , fatu digniffimum . Major eft cetens,
qui ad ornatum deftinantur, nec tamGemma
quam Onutes, idem impofitus , manusdetinet,
ita fe junctis corporibus annectens , ut cunu
ipfis hxreat quibus tangitur . Sed ei ineft vel-
lus velut de glutino lentiore, nefcio quid pa-
rit guromi : Democritus Abderites oftentatio-
ne fcrupuli hujus frequenter ufus eft ad pro-
bandam Naturs occultam potentiam in ce rt a*
minibus, qua; contra Magos habuit , ut Soli-
nus memoria; tradidit . Prifcianus quoque in
Dionyfii interpretatione Corficam iolam Ca-
tochiten gignere commemorat. Plinius quo-
que Naturalis Hiftorias Libro trigefimo lepti-
axo
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4*1
DE REBUS CORSICIS.
Cito- A
4"
mo & ulti.no , Capite decimo inquit
ehites Corfra lapis efl cettris major, mirabdis ,
fivera traduntur: impofitam manumvelutigum-
mi retinens. Lapidicinas Iapidumque cop.am ,
materiamque, atque ligna pro _d.fic.is Corfi
omnes habent : fed Terra.Communis habita-
tionum pulchritudine antecellit. Egreg.epra;
terea populofa Corfica fere tota eft, Civium-
que frequentid ubique habitata, reor quadra-
cinta hominum millia numero excedere_ ,
prauer feminas & pueros: namhoc Annocen-
fa funt centum millia . Cluicquid Infula gi-
gnit fuave eft ad vefcendum. Lupus inCor-
fica prorfus nullus eft ; & tllud in hac Infula
commoditatis adeft , ut ullum noxium Am-
rcal nefacile reperias. Nufrus Cervis tantum
pilo fimilis , cornua obtorta circa auriculas
in modum ferme circuli habens : adultus yt-
vus non venit in hominum poteftatem ; & in-
terimi quidem poteft , capi autem non . Con-
verfatur autem in montibus ; perfequentibus
cum canibus ipfe per rupes altiffinas currit ;
& cum aliter non poteft evadere , ex rupe_
quamvis altiffima in caput fe pr_cipuat , &
ita craffitudine duritieque cornuum ill„fus
evadit. Sed venatores fciunt hoc; illa loca_
obfident, & cum jacit fe ex rupe, jaclu veru-
ti eum transfodiunt: quod raro accidit: tan-
tam aflutiam ad cavendum ei natura tribuit
Hinnuli parvulique promtius capiuntur; gra
vati enim fomno in Majo callibiio (cmitilque
capiuntur, & lacle caprino aluntur; qui po-
ftea manfueti lafciviunt , g.rofque quofdam_
indecoro curfu peragunt . Qjii vero in homi-
num poteftatem non veniunt, cum maturavit
ad fugam robur, exercitio docent curfus, af-
fuefcunt falire per abruta acceptis canum la-
tratibns : adultis enim ingenita eft callidior
aftutia . Eft & in Corfica ( ut etiam Libro
ofhvo naturalis Hiftoria? Plinius tradit) non
maxime abfimile pecori genus Mufimanium_
caprino villo, quod pecoris velleri propius ;
quorum e genere & ovibus natos prifci um
bros vocaverunt. Infirmiffimum pecori caput,
quamobrem averfum a fole pafci cogendum ,
quo timore ingredi uno cornu rapto iequun-
tur: vita longiffima annis decem . Caprea; in
Corficd villo tonfili veitiuiuur , quo funes
texuntur. Cornuti quoque infunt Arietes non
foliim binis, fed nonnulli alii quatern.s , alii
fenis, alii novenis cornibus . Habet prceterca
Infula non tantiim Canes indagatores, veriim
etiam Canes valentiffimos nobilelque , & ad
venandum aptiffimos , qui latratu abftinent ,
cum videre feram ; Uifis 8c Apris maximein-
fefti. Venatores primo Indagatores emittunt
in Sylvam, qui abftincnt latratu, donecinve-
riereferam: qua visa, latratu ei inflant,do-
nec in loca campeftria eam adigant . Tunc
vero nobilcs Canes-, quos Gentiles vulgo ap-
pellant , emittunt , qui celeriter terr.im occu-
pant; nec poteris eos avellere , immo ita in_
vulnere fer_ dentes moribundi infigunt , do-
nec videant feram extindtam: tantam in illis
Animalibus ad venandum cupiditatem ingene-
ravit natura. Hi Canes, Nufri, Arietes qua
ternis, aut fenis , aut novenis cornibus cor-
nuti a noftratibus lralise Principibus dono mit-
tuntur. Ex Corficd ad Infulas fibi adjacentes
& in continentem Myrthorum folia ad folem
ficca ad coria conficienda; Herbas Radicefque
Heibarum ad Medicamenta , atque colores ;
Arietes ad macellum; Pifcesfalfi, pelles , co-
ria, equiScequa;, pernices, tel„, ligna,pan-
Tom. XXIV.
B
ni, caftanes- ad fumarium ficcs; CoraJIium ,
quod e profunditate Maris recibus exrrahunt;
mel, cera, fici, oleum , fal , uva pafTa, pa f-
fum, fapa, ordeum, frumentum; vinumopti-
mum, non folum aufterum, verum eriam lene
& dulce ; atque fericum comportantur . Mi-
rum eft, quod minimo labore facilis fit adfe-
rendum plurimos fimul & optimos frudrus
Corficanus ager; nam Infula propri.s o pi bus
expletur . Prauer Ferrum , quo utimur im-
portato (ex Ilva enim ad nos parvo evehitur)
nullibi prauerea vilius quam in Corfica An-
nona venditur. In ea aeris temperies faluber-
rima eft; & ex toia Infula loca adfolvendum
in Mare cornmodiffima funt , & citiffima na-
vigatio in Etruriaro deftinantibus curfum_ .
Nec omittendum , quod Infulse adjacenres
quamvis fparf„ receffibus amoeniffimis , atque
Promontoria, Liguri_, Etruri„que quodam_
natura; quafi fpedraculo expofita; delecrationi
fint Corfis.
Corfica dicta eft primfim Thera. Ita_.
ponitur ab Herodoto Libro Hiftoriarurru.
quarto , quam Juflinus Libro quarto deci-
mo Theramnem nominat. In ea regnavit
Herculis filius, a quo Infula Cognomen Cyr-i
es , antequam Corfica vocaretur , accepit ;
cujus mentionem fecerunt non folum Nico-
laus Perottus Syponti Pontifex Cornucopiai
Libro primo. Veru-n etiam quidam alii viri
doct.ffimi fuis in fcriptis . Q.uiCyrn'j5 habuic
Arifteum filium , cui nomen fuir Batus ob
l.ngua; obligationem , ut Juftinus pofuit. He-
rodocus vero memon_ prodidit, Bacum efle_
vocatum Lhgua Lybica , ideft Regem ; qui
in finibus Lyb;se ad juga montium ./Egypti
adjacentium, exfolutis Lingua; nodis Apolli-
nis refponfo Civicatera Cyrenem conftruxir ,
r^gnante Roms; Anco Mirtio. Deinde Cala-
ns Civitas a Phocenfibus , qui a Thyrrenis
joftmodum Infula pulfi funt, &N.ceaaThyr-
renis maritimis, qui reliquas etiam Tliyrreni
Maris Infulas fuse ditionis fecerunt, condit_;
]u_ nomina Civitatum nodris remporibus non
exlfant. Thyrreni poilea Urbibus , quse in_
D Cyrno erant, iubaftis, rednx , cer_que , ac
melhs tributa impofuerunt . Ligures vero poft-
modum exordium incolis dcderunt , ut Solino
pLcet , eamque frequentavere , appellantes
eam ex nomine Ducis. Nam quxdam Corfa_
njmine Ligur mulier , cum Taurum ex gre-
ge , quem prope littora regebat , tranfnaure
folitum, atqne per intervallum corpore auifto
remeare videret , cupiens (cire incognita fibi
pabula; Tiurum a ceteris digredientcm ufque
ad Infulam navigio prolecuta eft , cujus re-
greifu Inful„ fertilitatem cognolcentes L;gu-
tes, ratibus eo profeCti funr , eamque nomi-
ne mulieris, auttoris 6c Ducis apf cllaverunr,
ut quarto dccimo Etyrnologiarum Libro San-
6tus Ifidorus Hilpalenfis Ejifcopus prisdicat.
Vulgatum quoque eft inter Corfos , CurfairL.
Civitatem, quse eft in Alerienfi DiiEceli, ran-
tum ab hac Corfa Ligure muhere , ut perhi-
bent, dictam ; Corficam verolnfuljm ab Cor-
fo Romano Patritio nuncupatam elle , qut
pullus Roma cum multis fociis pafTus eft in-
gentern tempeftatem , & ficlo naufragio cum
fociis littoribus Cyrnes adnavit; Infulam om-
nem colluftravit; 8c quum vidifT^t eam e(T__
pulclnam, eo in loco , ad quem primum ap-
puht, Civitatem „dificavit , nominans earru.
Adjacium a ^fateo , jaces ; LifulaTi vero Cor-
ficam de fuo nomine appellavit, In quodam..
Ee etiam
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4«*
f» E T R I
i
«iam Libello ( ipfe Liber eft fine nomine_
Scrjptoris ) in quo Iralise Provinciss erant
perfcripta?, legi harc verba : Scptimo drcimcL-
Provincia , inquit , Corfica appelhtur , tjua a
f>ucefuo Corfo nominatur. Sive ergo a Corfa
tjgur.e muliere , five a Corfo Romano acce
perii cognomen , certe & ab Romanis & ab
Clvjbus, poft liberam Romam Corficam ap-
pellatam effc conftat , & poftmodum in Po-
puli Roroani ditionem venifle . Gerentibus
«nim primum Punicum bellum Romanis , L.
Cprnelius Conful , in Sardinia contra Sardos
gf Cprlos , & Hannonem Poenorum Duceiru
fejiciter pugnavit. Auctor eft Titus Livius ,
pt ex Epifoma comprehendi poteft . Polybius
quoque primo Libro refert , Romanos non-
^fricam roodo, veriim etiam pleraque Hifpa-
pias loca, Infulas pnererea omnes Sardonii ac
Tyrfhcni roaris vi atque armis fubjecifle_.
Deinde Marcus Claudius Conful cum exerci-
tum contra Corfos ( rebellaverant enim una
cum Sardis ) duxifler , in Corfica cladem-
fimilem Moiicino paflbs eft; vi&us enim, ne
jn hotlium poreftatem veniret , & arma &
impedimenta hoftibus relinquens , turpe pa-
cis fosdus , injuflu Senatus Populique Roma-
ni, cuiti illis fecit. Hoc ubi Senatus audivit,
yin&um Marcum Claudium Cprfis mittit ,
quem qnia Corfi recipere recufaverunt , Sup-
jlicio affecit, ut etiam Valerius Maximus af
"erjt. Facla pace primi belli Punici interRo
rnanos & Poenos , Sardi & Corfi fubacli funt
ab exercitu Populi Romani. Gerentibus vero
Rortanis lecundum bellum Punicum, Cnejus
jervilius Geminus Conlul cum clafle navium
circumveetus Sardinia; & Corficse oram , &
pbfidibus utrinque acceptis, in Africam tranl
fifit, ut idem Titus Livius vigefimo fecundo
ibro mentionem facit. Poft cladem veroCa
nenfem , etfi §111 qui fociorum ad eam diem-
firmifteterant, laborarecoeperunr, nulla pro
feclo alia de re quam quod delperare coepe
rant de Imperio , & deficere. Ad Poenos non
folbm BrutH omnes, Lucani, prsecer hos Su-
rentini , 8c Grsecorum omnis fere ora , Ta-
rentini, Metapontini, Crotonenfes , Locrini-
que, 8t Cifalpini omnes Galli , & multi ali
lialix Populi ; deinde Sardinia; major pars
Hieronymus quoque Syracufanorum Rex , &
fere tota S:cilia. Corfi tamen , fieut ad ulti
imum terrorem ac pavorem poft caftra Puni
ca inter Anienem & mcenia Romana pofita_,
& yifum prope in portis Victorem Hanmba-
\em, in hac ruina rerum ftetit una atque in-
tegra & immobilis virtus Populi Romani; fic
Corfi, inquam, perftiterunt infide, & feipfos
oer totum id bellum defenderunt ac tutati
funt fine ulla Romanorum impenfa. Deinde,
ut Titus Livius Libro quadragefimo inquit ,
in Coifica pugnatum eft cum Corfis, qui de
fecerant, & ad duo millia eorum M. Pinarius
Prsetor Romanus acie occidir ; qua clade_
compulfi obfides dederuat , & cerse cenrum..
millia pondo. Res prseterea adversiis Corfos
profpere geflerunt Romani, & Papirius Ntfo
in Monte Albano triumphavit de Corfis , ut
Plinius quarto decimo Naturalis Hiftorise Li-
bro lcribit. Poftea vero Romani vario even
tu bellum gefierunt adversus Corfos , Sardi-
niam, & Corficam : Metellus poftmodum vi
oit . Jnndti adminiftratio harum L.fularuiru.
fuerat : poft (Sardi enim foepe rebellaverunt )
fuos Pra;tores habuerunt. Derrum fingula: a
Ptajfidibus regebautur, ut Rufus Sextius Vk
D
Y R N M I 424
Confularis memoriae tradidit. Colonias deia-
de in Corfica deduxerunt Marius & Sylla, ut
Solinus refert. ^Mariana entm , quam Cive»
detra63to jota ( ut fuperius a me di&um eft)
Maranam appellant , a C- Mano ; Aleria vero
a Didlatore Sylla deduclta eft , ut Piinius te-
ftatur. Ptolemaeus Aleriam , & Pomponius
Mela Marianas Golonias efle afBrnaat.
Traclare de moribusfupereft. Fuit namqne
Corfis, qui nunc funr, & erant tempore Stra-i
bonis ( nam Colonia; deduclae fuerant ante_
pfum circiter quinque & feptuaginta annos)
origo Romana Civitas, quae totius Orbis ter-
rarum nobiliffima Civitas eft: major enim In-
ulse pars & melior ab Romanis Civibus de-
Juftis Coloniis habitata eft. Nam AlerisDioe-
cefis duos ck viginti , Maranas vero fexdecim
Civitates hibet . Ciut Romani blandimentts
illexerunt & caritate devinxerunt, atque mu-
cuis matrimoniis & vivendt confuetudine ce-
ceros habitatores eriaminfuos mores ritufque
iranfmutarunt. Corfi igitur omnes unaloque.
la Romana fcilicet utuntur : Suntque faciio-
Mflimi & vitStoriam inhiant. Ad diverlas par-
res nifi maximis injuriis a Principe faclionis
laceffiri numquam tranfeunt; fed fuamSeclam
quibufcumque rebus poflunt, defendunt, om-
nia potius toleraturi , quam finere eam vin-
ci : injuriam ulcifcendi avidi ; & non ulcifci
fe , habetur turpiflimum , & ei objeftatur.
Q.uare raro cum hoftibus & inimicis pacenu
faciuni, nifi priks edita ultione, quam fi vi &
iperte nequeunr patrare, eam infidiis, dolis,
& omni genere fraudis edunt . Secundum tamea
Talionis paenam; pro vulnere enim illatovul-
nus inferunt; pro homicidio hamicidium per-
petranr. Et fi eum, qui csedem fecit , non-
pofTent confequi , tunc unum de illius pro-
pinquis afficiunt poenl. Q,iare omnes homi-
cidse propinqui peradlo homicidio ftatim ar-
ma induunt in fui defenfionem ; nemo enirru
ex confanguinitate illius homicida; ab hae
perniciofa contentione fecurus vivere poteft
prseter pueros , qui nondum pervenerunt ad
pubertatem, & feminas. In Patria inter fe_
diflident , extra Patriam amiciflimi , acfi ef-
fent germani . Novarum rerum cupidi , bel-
lumquamotium malunt. Siextraneum deeft,
domi bellum quxrunt. Velocitas gentis per-
nix, inquies animus ; plurimis militares equi
& arma cariffima . Ex equis proeliantur , 8c
pedibus ; utroque enim genere valent , funt-
que bellicofi, ac manu ftrenui; Hoc quidem-.
fcimus: in aciem pedeftrem in hunc maxime
modum ornati delcendunt. Alii caflides in-
capitibus geftantes in acutum ereclas , impe-
netrabiles , quas Cerbelleras appellant ; alii
caffides rotundas ; fcutum aut clypeum : pu-
giones , quos Dagas vocant , e balteo fofpen-
fos; finguli binas haftas , quatuor non minus
cubitis longas, ferro ancipiti pra;fixas; ad ja-
ciendum aptas gerunt. Equites hunc habent
ornatum ; ferreas in capitibus Galeas non fa-
cile penetrabiles ; Thorace alii , alii Loricsl
fe armant : finguli haftam fex non roinus cu-
bitis longam , ferro quadrato ac maxime pe-
netrabili prsefixam, &c ad fiuiftrum femur en-
fem, ad dextrum vero latus Pugionem gefti-
tant. Prsecipua viris gloria in armorum tute-
la. Victores nihil prseter gloriam concupi-
fcunt . Domefticis feditionibus ad invicem fe
exagitant. Correctores tamen ad eam ftditio-
nem fedandam faepe deliguntur. Genushomi-
num laliibri corpore ; patiens laborum , ine-
dix,
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D E R E B U S
iis, algoris, vigiliseque ; Animi ad mortem-
parati; dura omnibus & ftridta parfimoma-;
tenuis viftus, cibus potufque vulgaris; nulla
paratus cura; veftis modica. Corforum qui~
dam agros exercent, alii Pecuariam rem , alii
Navigationem ; Militiam plurimi cum in In-
fula, tum extra Infufcm; Mercaturam pauci,
quia habetur vilis & abjectus , qui Mercimo-
oio dat operam. Nemo enim ex Nobilitate-
exercet merces : optimi Rempublicam curant,
redduntque judicia. Gloriae certamen tnter
eos roaximum eft : Laudis avidi : Auri Ar-
geatique nullus fere ufus. Ea virtus Corfis ,
continentiaque fuit ,' ut cutn exercitus fre-
qnenter vicerint, ta«tis rebus geftis, non ar-
morum , non veftis cultum , non denique vj-
ctum mutaverint; fed in eo habitu, quo pri-
mum deduftis Coloniis Romanis cojperunt ,
Iierfeveraverint , ut qui gregarius miles ipfo
mperatore etiam opulentior videretur, Vino
Corfi magnopere temperant, & turpiflimum-
eft apud eos inebriari . Liberos Nobiles infti
tuunt equitare , PJebejos jaculari , ic"tus evi-
tare; Adultis de virtute quotidianacertamina
& vires & pernicitatem augent hoc roodo.
Praxipue affiduos Piratarum infultus * adi
gunt. Legere&fcribere tantbro difcunt; pau-
ci Oratores & Poetas audiunt ; in aclionibus
tamen adeo exercent fe , ut diceres , cum-
opuseftlitigare, omnes efle bonos Gaufidicos .
Singuli quidem uxorem ducunt, eique comi
ter utuntur; Matrimeniorum ingens cura eft
apud eos , adeo ut fi qua orba non poteft a
propinquis prs inopia locari , vicini eam ju-
vent , ut nubat . Ex Corfis neminem umquam
vidi catvum . Jnvitatio beoigna tis eft Fefto
die , nam advenas omnes diftributos inter fe
ad prandium invitant , atque fufcipiunt , iif
que apponunt tantiim , quod fatis eft , nullo
apparatu . Ule habetur apud eos venerabilis ,
in cujus domum & hofpites multi recipiun-
tur, & admittitur horoinum cujufque gene-
ris multitudo . Sunt enim Corfi oranium mor-
taliuro hofpitaliflimi ; non folom enim pere-
grinos libenter excipiunt , eolque liberali ho-
fpttio profequuntur, fed & exercitus quoque
Amicorum excipiunt. Cum belligeratur, fru-
aentum & ordeum moliunt, exercitum exct
piunt. Corfica femper alumna paupertatis
hofpes virtutis, mifericors ergaomnes, quam
afcivit a fevera difciplina, quam ufurpant, &
paupertatem tuetur , & liberalitatem . In re_
nummaria omntbusfereexiles facultates: adei»
ipfis etiam principibus fua uxor coquit ciba-
ria. Naturd taciti , ad faciendum , quaro ad
dicendum promtiores, In eorum Domo nihil
fplendidum, nihil ornatum eft praeter ipfos.
TemplaentmSan£torum pietate , Domos fuas
glorii decorant , Et funt religiofiflimi morta-
ks: adeo enim abftinent Templis , ut ne tem
pore belli etiam audeant tangere hoftium bo-
na in facras ades comportata . Corfi , in quo-
rum littora evadunt navigantes , aut tempe-
ftatelaborantes, aut Piratas fugientes, prom-
tiflime, ad opem ferendam concurrunt : quo
tempore miflas faciunt inimicitias & hoftili-
tates. Si eorum tmploraveris fidem , auxilio
tibi prsfto erunt , etiamfi nuroquam viderint
te . Qui primus Navigia ex alto ad littus fu-
gientia, aut rixam inter Cives ortam viderit,.
ocius inclamat > Et tunt Corfi vocaliffimi
His verbts utuntur in clamationibus. O bont
homines, fuccurrite fociis : deinde nominant
locuro, quo eundura eft. Et cum cut auxi-
Tom< XXIV.
cor-s rc i S'; 41 <y
A lianduin , qui ad priraam ctaraationem exau-
dir, aljis inclamat : ita celeriter ad omnes
Corficae Civitates fama rei gelhe ed magis, fi
major atque illuftrior incidit res , profertur.
Videres tunc armatos pariter 8c inermes e6
advolare; obliti rerum fuarum , laborantibus
opem ferre , inermi veftiroento circuro ias vum
bracbium intorro , ictu lapiduro , fi alia tela_
dcfunt, certamen non contemnendum faduri.
Interim feminae, audita clamatione , fuis vi-
ris , fratribus , parentibus arma & lancea»
comportant , telaque in praelio fuis miniftrant ;
& fi opus eft, maritos alias, alix fratres, alias
patres protegunt ; alis audent fe inter tela_
volantia inferre ; & ipfae & Sacerdotes faepe
B dirimunt infeftas acies . Viros a feminis , prae-
cipue inconviviis , femovendi confuetudo eft.
Adfontes aquarum pergunt uxores, filixque:
nulla enim ullis fere Corfis mancipia funt.
Corfae feminae tum plebetae , tum nobiles ,
opera mutiebria fadtitant, funtque laboriofae,
& de virtute certant inter fe . Videres eas ,
fi ad aquas eunt , vas capite continentes ,
equum, fi eum habent, e brachio trahentes »
linumque nentes ; ubi perveniunt ad aquam ,
jumento fatisfaciunt , vas aqui implent : his
aftis eadem via regrediuntur, aquam capitt-
fuftinentes , jumenta e brachio trahentes , ac
fufum verfantes ; & pudiciffima; funt, fomni-
que breves eis funt.
Mortuos Corfl apparatiffiroe (unerant; non
enim fepeliunt mortuos fine exequiis, fine la-
mentis , fine laudationibus , fine cantu fune-
bri, fine oratione. Eft enim eis ludtus fune-
bris Romanorum perfimilis; nam unus ex vi-
cinis inclamat & nominat vicinum Vicum,
dicens : O tu voca ex ifla Regione , qu.it enim^
deceflit. Deinde cadaver ad Templum efFertur.
Omnes familiariter , etiamfi fint adverfas fa-
Aionis , funus profequuntur. Sacerdotes fa-
ciunt Sacrificia . Deinde vicatim , oppidatim,
civitatim finguli longo ordine, mares prius ,
deindefeminae conveniunt: univerfi, cum illi
adveniunt , eftufo ploratu & vociferationc_,
uti uxor, & fratres, veftimenta ad peAus re-
D fcindunt; mulieres lacrymis fquallida? pedtus
pulfitant , faciem carpunt , capiilos dilaoianc.
Et equos defuncti familiares infraenant , eo-
rumque habenas ad palos extentos alligant.
Septimodiepoft heredes adhibent Sacerdotes,
qui faciunt facra. pro antma Defuncti, multi»
que vifceratione data exhibent epulum . Uni-
verfi Corfi liberi funt , & propriis vivunt le-
gibus. Caputcorfum fuis princtpibus ; funt
enim duas Familias ; ideft Gentilis, & Mare-
in Caputcorfo. Tranfmontant fuis quoque_
principibus; nam ultra Montes quinque funt
Familiaj, videlicet Leca, Rocha, Iftria, Ot-
nana, Boza . Terra-communis roodo nemini,
modo alicui potentiori obtemperant, vel po-
tiiis deferunt honorem cultumque, quem fo-
lent ac debent minoris foftunse populi poten-
tioribus deferre , ltcet propriis vivant legi-
bus , & fubditi non fint ; fed cuicumque pa-
reaut, nihil aliud vetligalis folvunt, nifiquod
fingulae Familias tricenas Bajocas it» vectigal
in annos fingulos fponte pendunt : Bajocsw
enim argenteus Nummus eft, & Ducatus au-
reus valet nooaginta Bajocas . Qui autero non
j funt folvendo , & qui ift Oppidis & Civttati-
bus muris cinelis habitant , & viduse etiam-i
hujus tantuli tributt immunes funt . Nemo
umquam poft Aleriam & Marianam Colonias
dedudtas ad aUud tributum pendendum eos
E e z adt-
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4 tf p E T R I
adigere potuit; Et fi adversus externos & vi-
ribus impares, & omni anxilio deftituti , alt-
quando remanferunt, libertatem tamen tlliba-
tam adversus omnem Dominationem aut re-
tinere, aut verrere folum voluerunt. Et non
foltimValis vendendi atque emendi ab omni-
bus unicuique arbitrium eft , fed etiam fin-
gula; Civitates fuos eligunt Magiftratus tn-
annum, qui & Senatum habent , & ut m li-
beris CiTitatibus pari jure Cives gubernant.
Qpare fi Corfica aut unius regeretur impeno,
autidem fentiret, (ut mea fert opinio) inex-
pugnabilis foret . Jufte & humaniter ultra-
ceteros mortales invicem vivunt, in pnvata_
vita acYionibus miro quodam modo juftitiam_
fervant. Si autem controverfiam habent, etiam
tempore belli, aliquem Virum probum Arbi-
trum&Judicem fumunt, fententia; cujus non
minus parent , quam fi a Magiftratu lata ef-
fet. JusBonumque apud eos non Legibus ma-
gis , quam Natura valet.
Haclenus de Moribus . Nobis enim fatis
fuit his coarguiffe dira noftrorum Inimico-
rum mendacia. Ingens Piratarum multitudo
Corficam adoritur: Piratarum namque vis e
Cilicia (m) primum erupit: initium parvum,
& ferme mcognitum nacta ; faftum vero 8c
audaciam Bdlo Mitridatico fumfit , Regiis
freta remigiis. Romani deinde exules ob in-
teftinum bellum , cum ufque Portas ipfius
Urbis irruerent, paulatim illi allecli produ
ctique funt. Delerto mari prxfidiis, hi }i tl_
jam non folum Nautas invadere aufi, fed In-
fulas, Urbefque, Littora ampla infefti : unde
jam jam homincs divitiis elati , 8c generc
iplendidi, ac dignitate in primis habiti . Ad
hsec latrocinia & commercia ingreffi fefocios
addidere, ceu gloriam quamdam decufque_
hoc facinus pareret . Erant in locis pluiibus
Piratarum ftaiiones, navalia maritima etiam_
Ersefidiis munita. Ad hos jam tota; conflue-
mt clafles, non tantum extremorum viro
rum copiis, non ex Gubernatorum artibus ,
non ex ipforum levitate atque navium cele-
ritate, vel exercitatione timenda; ; fed quod
terrorem exfuperabat omnem, incredibih lu
>u faftuque intolerabili execranda;. His enim
aurati erant rudentes , vela purpurea , remi
lubargentati, veluti nequitiam hanc deliciis
omnibus obtergerent , facinufque fuum egre-
gia ambitione exornarent . Buccinas cantus ,
ebrietates per omnia paflim Littora audiri ;
ingenuorum corporum Principumqne rapinae,
& captivarum Urbium redemtiones undique
afpici : quae omnia in contumeliam dedecuf-
que Imperii Romani effe. Ad hoc tam nefan-
dum latrocinium naves ultra mille haberi ;
captas Civitates ab ipfis quadraginta teneri :
Templa ha&enus inviolata, Afyla, Adytaque
vaftari ; clarium Didimium , Samothracum_. ;
in Hermione Fanum Telluris; in Epidauro
Hefculapii , 8c in Ifthmo 8c Tenaro , atque_.
Calabria Neptuni ; in Anthio 8c Leucado
Apollinis; in Samo, /irgilque, ac Lucania_
Junonis, contumelias Romanis 8c aliis con-
tulere . E Pelago enim egreffi , vias eorum_
quafdam praeda infeltavere; nonnullas Villas
ipfi Urbi vicinas vaftavere ; Preetores duos
Sextilium & Belium in ipfis praetextis , cum
miniftris lictonbufque, ac ceteris ejus Magi-
ftratus infignibus, captivos adduxerunt ; fi-
C Y R N M I 4tS
A liam etiam Antonii Triumphalis viri in_
agrum euntem rapuerunt, quara multo cenfu
poftea redemtam reddidere. Hoc autem ma-
xime contumeliofum habitum eft. Aliquando
enim e captivis quis cum fe Romanum efl__
diceret, nomenque proferret ; terrore metu-
que ingenti fimulato, femur coram captivo *
procedere, veniam perhumaniter petere per-
luadebatur; tum captus fupplices illos orao-
tefque afpiciens lastabatur . Inter heec alii
calceos, alii togam ipfum induere, ne forti
iterum incognitus fieret. Cumque per non_
modicum fp.itium viro per ludibrium ficfreti
fuiflent, ad medium tamdem pelagus fcalas
extendebant, jubebantque has Isetaotem afceo-
B'dere, abireque volentem impulfu ipfi fuo ob-
ruebant . Occuparat potentia hsec paflim om-
ne interius mare, unde nemini commercia_,
habere licebat , fed omnia invia , omniaque_
claufa erant; 8t ipfi Piratae Corfis tunc in-
,»entia inferebant damna. Et cum hoc ma-
lum in dies crefceret, augereturque majorem
tum in modum commercium victus, ad ani-
madverfionem tanta? rei Romanum impulit ,
ipfaque annonce caritas, ac expeclatio pejor
animos movit Romanorum ad Pompejum_i
mittendum , qui Piratis mare expurgaret .
Cnejus igiiur Pompejus Imperator creatus ,
cum quingentis navibus, peditum centum 8c
viginti mUlibus , equitum millibus quinque ,
e Senaru Praefectis Legatifque quatuor 8c vi-
ginti , Quaeltoribus duobus , maria partitus
( omne enim interius Pelagus in tribus 6c
decem regionibus divifit, $c parti cuique na-
ves Ducemque dedit ) Piratas infequituf ,
tantaque celeritite in eos fertur, ut ipforum
latrocinia deleverit, mareque Tyrrhenum- ,
Lybicum, Sardoum, Cyrnasum , Siculumque
luftraverit. Haec Plutarchus Graecus in Pom-
pejo refert; Tkufque Livius, ut ex Epitoma
comprehendi poteft, auclor eft, intra qua-
dragefimum diem toto mari Piratas a Pom-
pejo expulfos effe . Ita Corfica Pompeji vir-
tute a Piratarum feritate liberata eft. Difli-,
dentibus poftmodum inter fe Romanis in dU
vifione, quce fadti elt inter Lepidum, Anto-
nium , 8c Caefarern Oitivianum Auguftum_ ,
Corfica Cjefari ipfi forte evenit, ut Appianus
Alexandnnus bellorum civilium Libro tertio
refert : quam poftea Sextus Pompejus Magni
Pompeji filius obtinuit. Nam Caefar 0£ravia-
nus, Marcus Antonius, 8c Sextus Pompeju9
in hasc conlpiravere fcedera : bcllum inter
eos terra marique diffolvere: Pompejo Sardi-
nias, Sicilia;, Corficseque imperare conceflum,
8c multa alia. Superato Sexto Pompejo pros-
lio maritimo ab Agrippa 8c Ccefare Ottavia-
no , exercitus Ca»lans in Sicilia a militia dif-
lolvt poftulabat , 8c Qefar ad viginti millia—
numero facramento liberavit, ad Infulafque_
eos prasmifit.
Corfi Fidem acceperunt Chriftianam aSan-
£to Paulo Apoftolo, qui fub Nerone ex Urbe
digrediens trajecit in Corficam, illicque Fi-
dem Jefu Chrifti Corfis praedicavit, quam-i
Fidem perpetub coluerunt. Apoftolus Paulus
converfis ad Fidem Corfis ac baptizatis, cum
Sandto Paulo Narbonenfi inde abiit , ut Da-
nis Nicolaus Germanus fcriptum reliquit.
D
(w) In ahero MS. Skili* reperitur.
Explicit Liber Primus.
PETRI
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1*9
45«
PETRI CYRNAEI
HISTORI CI
DE REBUS CORSICIS
i I B EK SECVN.DUS.
TEmpora domi forifque infefta^
lcquuntur. Nam Italia, malo-
rum cujos ( ut fufpicari licet )
Gorfica particeps fuit , diutios
quam viclricera omnium gen-
tiuffl Provinciam decuit, Barbarorum imma-
nitate oppreff» jacuit, Poft Sedem enim Ro-
mani lmperii Byzantium translatam , Gothi
Eritni Barbirorum; diverfis deinde tempori-
us Hunai, Vandali, Heruli; poftremi om-
aium Longobardi veluti in vacuam pofleflio-
neffl ruentes, Italiam invafere, ut quidam-
memori» ptodidere. Sed Narfes Eunuchus ,
Joi Juftirtianr Imperatoris ducebat exercitum,
evi&is Gothis, omni Italia 8e adjacentibus
lofulis potitus eft. Poftmodum ver&Saraceni
ASgyptum incolentes , Africam omnem &
Lybiam infinitis gentibus occuparunt, & poft
qoam omriem eam Orbis partem tertiam ce-
peraot confirmaverantque, ex fepta Urbe-
folventes, tranfmiffo* Athlantico freto , om-
nem Hifpaniam, qua? intra Pyreneom mari
arobitur, in Taraeonenfem , & Bajticam , ac
Lufitaniam Provincia», divifam, ceperunt ,
Cantabris , Afturtbufque exceptis. Non con-
tenti his finibus Saraceni ad Aquitaniam of-
que cum conjugibus & parvulis pervenerc- ,
eaffl quoqoe Provinctam occupaturi . Hoc
com intellexhTet Carolus Martellus , Pipini
films, comparatis eopiis, adverfus Saracenos
duxit, & curt eis dimicavit, ac proeho in-
genti eos fuperavit : ex quibus trecenta «
leptuagirtta qoinque millia occidit , cum ex
fuis Ftancis mille tantam & quingenti fue-
rint interfc&i. Deinde Saraceni ulcilci fc_
cupidi , Rege Athimo , una cum Vifigothis ,
iogentem in Carolom adduxerunt claflem-. ,
qoi cum Rhodanum funt ingrefli, Avento-
nemque vi ceperunt . Carolus veri> Legatos
primitm in proxima Aveniani loca cum co- D
piis mifit ad rnhibendos. hoftium conatus :
ipfe poftmodom majori cura exercitu illuc
ducens, Urbem naturi loci mooitiflimam ob-
fedit, atque expogoavit * Saracem maxtma
multitudine fcorom cossl , trepidi fugl act
naves revertontur. Inde folventes ( conftat
enim roagnam evafiffe manom ) navibus. infi-
liemea» prastipiti iUaram curfu fluvio font
delapfi. Soperati iterum a Carolo apud Nar-
hooam SaMCfnj, Athimufque Rex , & qu*
cladi fuperfuecuot, ad Tyrrheni roaiis lnto-
kJ deUti, ea& omnes; occupant, fpolktas in-
eendio, vaftan<< Gorfi* vcrik videntes genrem-.
baibaram , nofflinU Chriftiani inimicitfiraam ,
fevire m fej opprimebant enim quicquid or>
*ium eisfirat, coneulcabantque, Jeroinas tru-
cidabant, parvulos. alUdebant faxis a?des pri-
vatas focraique paritec inee.ndio abfiimebant s
arma rapttro fumunt, in holtes feros.» ac ra.-
btt trocoleata» effetuntur ; fed ad primot
concurrentium clamores foot frafti . Reftao-
rant bella, & pluribus in locis Barbari fupe-
riores fueront . Qpotiens cum hac gente jo-
fta acie pugnatum fit , quaeve aut quantat no-
ftrorum copix in eo bello ceciderint ; quia_.
rars per ea tempora literas fuere , difficile ad
fidem eft, certo affirmare nomero. Fama ta-
men eft, tantam hominum ftragem ac pemi-
ciem Barbaros edidiffe, ut ex univerfis Cor-
fis vix pars decima reliqua fuperfuerit . Qui
verb evaierunt, alii ad montes coofugiunt j
alii in denfiflimas fylvas fe abdunt; aiii Pe-
tras muniunt. Cum autem armis fe nullate»
nus a perfidi Saracenorum gente tutari ne-
quirent Corfi, nec tantam labem expellerew
poffent , nec ab Leone Tertio Romano Impe*
ratore, nec ab Exarcho Itali* fubfidium fpe*
rarent; qutppe quia Saraceni Conftantinopo-
lim tcrra; marique obfidebant, & Longobardi
duce Luitprando Ravennam , quara etiam_»
poftea ceperunt & diripuerunt; & Gregoriu»
ejus nominis Secundus, Ponrifex Romanus f
k conjuratis exagiiabatur : Legatos, inquam,
miferunt ad Carolum , fubfidium opemque.,
imploratom . Erat enim Carolus magno apud
omnes in pretio, beneficio cujus Saraceni a
cervicibos Hifpaniarom Galliarumque pulfi
fuerunt. Carolus verb, audita Corforum le-
gatione, conftituit primo quoque tempore_«
eis fuppetias mittere ; aliquot naves , qua»
forte paratas inftruitaeque erant, in pra?fe«-
tia in Corficam mittit, ut Saracenorum fu-
rores inhibcrent: deinde coroparata ciaffe ipw
femet tranfmifit in Corficam . At Saraceni ,
qui Aleriam , Civibus expulfis , pro Regni
?ede propriam tenere deftinaverant , audito
Caroli adventu-, inftruunt fe , & clafle ob-
viam ei vadunt . Dimicatum eft acerrime nonr
longe a Marana! tittore; Saracenorum oaves>
alia; capt», aii» demerias cum ipfis propu-
gnatoribus, alia? eeleri fuga Aleriam repe-
tunt, Saraceni amiffa maxima claflls parte_ ,
thefauros- fuos terra condiderunt, ut fi Caro- .
lo terreftri proelio refiftere non poflent , non
venirent tn viftoris poteftatem . Noftra hac
tempeftate in Aterias ptanitiePaftores perqot-
rentes , ac lateres ruin* «dificiorum volven-
tes, & eultores agri fepe monetam argeo-
team, qu* valet decem bajocas, tnveniutit .
At Caroius exercito ad fluminis Aliliant
oftium expofto, kerum terreftri prodio fupe-
rat boftes , quos fecotos eft , commovritqoe-.
caftra oon longe ab hoftiom caftris : qui to-
cus ad hodiernum diem u^ue- Fons Caroli
appellator. Et com hoftes cootinerent fe iil-
caftris. , neque copiam pugnandi facerent r
vaUum aggreditur ;, eaftra. expugnat ; Atht-
mum Regem obtruncat . Saraceni ad monte»
coflfugiunt , cefcrique- foga ad montmm ra-
dicesperveniunt» obi nunc elt Civuas Corti,
At
. ...
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P E T R I
At Corfi, qui jam e montibus, audito Caroh
adventu, defcenderant, Petramque ibi mu-
nierant , hoftes concurfu & telis detinent ac
repellunt. Ita Saraceni in mediocircumventi,
hinc Corfis , hinc Carolo cum viclore exer-
citu, in orbem compelluntur pugnare . Sed
cum viderenr fe nullo modo evadere pofle ,
paflim fe exhibent trucidandos . Ita Saracem
funditus deleti, Corfique beneficio Caroli a_
tanta immanitate liberati funt. Famahujulce
Saracenorum cladis per manus a majoribus
tradita in hunc ufque diem in Corfica perle-
verat. Fertur enim , Corti Civitatem tunc
primum sedificari coeptam. Poftmodum vero,
ficut Pipinus Secundus, qui fuit filius Caroli
Marcelli, a quo Corfica e manibus Saraceno-
rum recuperata fuit, ut paulo ante dic"tum_
eft, dono Gregorio Tertio Pontifici Romano
Corficam dederat , ita eadem Carolus Pipini
filius, cui a rebus gefiis Magno cognomen_
fuit, Defiderio Longobardorum Rcge fnlo ,
ac Papiss obieffo, amplioribus Privilegiis con-
firmavit, jure jurando interpofico, Hadriano
ejus nominis Primo Romano Ponrifici , una
cum Urbibus ac Provinciis a Longobardis
receptis. Ita Ecclefise ditioni additur Corlica
anno Chrifti 772. vel circiter. Hec Bkmdus
& Platina referunt . Poftmodum vero Leo
ejus nominis Tertius , Romanus Pontifex ,
Carolo Magno oprime de Ecclefia Dei meri-
to aliquam gratiam relaturus, cum videret
ImperacoresConftantinopolitanos segre id no-
men tueri, ac ob id Urbem & Italiam ipfam
magnas calamitares paftam , in Bafilica Petri
poit (olemnia facra ipfum Carolum magna__
voce Imperatorem decrevit, ac diadema do
rjavit . Pontifex item hominem inunxit una
cum Pipino filio, quem Italiss Regem folem-
ni decreto pronuntiavit . Carolus in Fran-
ciam revertitur. Pipinus vero gravibus cum
eflet implicitus in Italia bellis, Mauri Corfi-
cam Italise Inlulam premere coeperunc . Q.uod
cum audiflet Pipinus Italise Rex , qui una
cum Carolo patre Ecclefise patrocimum fu.
fceperat, claflem ornavit, cui prsefecit Ade-
marum Francum Genu;E Comitem , ac eam_
fubfidio Corfis mifit. Ademarus expofito iu_
Corficam exercitu cum hoftibusconflixit; qui
Dux etfi pugnans primo congrellu occilus eft ,
tamen Mauri profligati, lnfulaque pulfi funt.
Non multo poft vero Mauri Hifpanias , Ta-
raconenfem , ac Lufiraniam imperio premen-
tes, paratiffima claffe Sardiniam Corficamque
funt aggrefli , in quos Carolus Magnus Ro-
manorum lmperator claflem, quam apud ci-
teriorem Hilpaniam coirparavit , cui Buea-
revium Comitem fui Stabuli prsefecit, mifit ;
qui Sardis probe refiftentibus Mauros picelio
luperavit , quoium quinque millia csecidic .
Mauri in Corficam aufugerunt, ubi geftum_
fuic proelium; Mauri fufi fugatique func, tre
deci>n eorum navibus, dum aufugerent, inter-
cepcis . Dum autem Carolus Magnus hinc
Danos, gencem Oceani Germanici accolam ,
per Carolum filium Romano fubigic nomini .
jnde Saracenos Hifpanias urgcntes per Ludo-
vicum filium agicat . Nicephorus Graecus ,
qui Conftancinopolitanum occupaverac Impe-
rium , Irene n-.aire Imperacrice dolo capta ,
ac in Lesbon Inlulim relegaca, omifla Sara-
cenorum, Thraciam 6c iplos Conltantinopo-
licanse Urbis fines vaftantium cura , omnes
Imperii fui vires in damna Icalise fub Pipino
Rege quielceutis convertit . Siquidem ejus
B
D
E
Y R N M I 452
claffis in mare Inferum delata, Populoniarru
Etruria; Urbem partim fraude , partim vi
capcam diripuit . Et Niceta Patritius ab eo-
dem N cephoro Conftantinopolicano Impera-
core miflus , ingenci claffe in Adriacicum du-
cta, expofica Supero mari Italis loca, Pipino
parentia, invadere conftituit. Dum Pipinus
Rex a Gracis, Dalmatis, & Venecis , qui
parces Conftancinopolicani Imperacoris ( ut
quidam tradidere ) fequebantur, fe probe de-
fendit, ac mulcis vulneribus hoftibus illacis,
b Comaclo revellit: Saraceni, audita Chri-
ftianorum Principum difcordia, animos ex-
culerunr; & Sarcfiniam primo, deinde Corfi-
cam Infulam , ipfo San&o Pafcha; Sabbaco ,
uc Blpndus ait , adorti , Aleria Urbe pacria
noftra fpoliaca, morcales omnes, quos inUr-
be invenere, prsecer Epilcopum 6c fenes ad-
modum perpaucos, cum facta omnium rerum
prseda abduxerunt, anno falucis o_tingencefi.
mo ac cercio dccimo. Fama camen incer no-
ftrates ea eft, non Sabbaco Sandto, (ed me-
dia asftate , ad metenda frumenca ( jam enim
maturss erant fegetes ) juventus cum profe-
cla eflet, arque operi intenta, improvilo lm-
petu Saracenos Aleriam invafiffe, ex agrifque
armatos ad arcendam Barbarorum vim con-
curriffe, & prius quam inftrudta; noftrorurru
conftituilTenc acies, cum magna pra^da eos
abiiffe. Alerienfes majores noftri , uc abcre.
bris hoftium infultibus tuciores effenc , mU
grundum inde haud longe cenfuerunc . Q.uar(__
alii Serram, alii Alifianum, ahi Campolo-
rum, Civitaces Alerias Dioecefis , ad fundos
gencilicios fe contulerunt .
Morcuo vero Pipino Icalia; Rege Mediola-
ni , Carolus Magnus Bernardum ex Pipino
Nepocem ad regendam Icaliam mifit . Ec quia
conftans fama erac , in Bascica Luficaniaqu__
Hifpaniarum Saracenos claffera paraffe ingen-
tem , qua cum Italise Infulas , & ipfam inva-
derenr Iialiam : Vualium alterius Bernardi
patruelis fui filium , ideo Nepoti Bernardo
dedit regendse Italiss fociura , ut uno terre-
itnbus occupato expedicionibus , alcer mari-
timis prceefict. Venitque Saracenorum claffis,
8. bipartito Corficam Sardiniamque eft ag-
grefla. Sed e„, qua; Sardiniam invafit, dele-
ta , altera in Hifpaniam de fuga le contulit.
Eoque profpero in rebus Itahse fucceflu fa-
_tum eft, utAmbulsj Saracenus Hdpaniarura
Rex cum Carolo pacem renovaverit. Durru.
Carolus conventu Primariorum Imperii fui
Provinciarum omnium Aquifgram habito ,
Ludovicum filium minorem natu Aquitanise
Regem, 8c Imperii Romani fucceflorem; Ber-
nardum vero Nepotem Italice Regem decla-
rat : Saraceni Africam & Carthaginem inco-
lentes, cum Italise Infulas pace quiefcere mo-
lefto ferrenc animo , Corficam invaferunc ;
quos ingenci prceda onuftos Hifpaniam versus
navigantes , Ermergarius Comes Emporitanus,
qui Majoricam pro Rege Italico gubernabat,
aperro aggreflus marifudic,8< navibus eorum
ocro incerceptis, quingencos Chriftianos, qui
capci abducebantur, hberavic, eofque in pa-
criam remifit, Deinde Mauri in Siciliam claf-
fe delati, ipfius Infulse magnam partcmvafta.
vere , occupato Panormo . Audiens hoc Mi-
cfuel Conftantinopolitanus Imperator per Jo-
hannem in patriam reducem (exulaverac enim
Conftantinopoli Johannes , qui erac fracerju-
ftmiani Particiaci Venetorum Ducis , qui h
Senatu fratrjs reditum impetrarat) a Venetis
pe-
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***
D« BLESUS CORSICIS.
petiit ', ut claffe Siculis opem ferrent . Sed
Mauris in Sicilia praivalentibus , ^eneta claf
fis cum i«is congrcdi noo eft aufa, Venetiaf
que re iafecH rediit; Maurorum eoim claflis
major erat , majores etjam navales copia; .
Noodum erant tam pr_valeates Venetorum_
vires, ficut ooftra seiate videmus , fed crefce-
bat turo res Veneta, quas originem aVeoetis
omnibus habuerat eo maxiroe tempore , quo
Hunni Attili Rege Aquilejam, Coneordiam,
Altinum, aliafque Venetia? Pwnncias Urbes
ceperunr ac diruerunt, a fasvjtia Barbarerum
folis -ftuariis & palu.ibus fe lpfos tuentes .
Per hoc tempus Cprpus SancTi Marci Ale
jtgndrii a roercatoribus Venetis in patriam-
delatuiB eft , ubi nunc in maxima veneratio-
ne habetur, extrucTo egregio Templo in ce-
lebriore Urbis loco, multifque donariis iii—
ipfo Sacello recpnditis, Hmc primiimVeneti
Marci Iroaginem, Urbis patrpni , in vexillis
retulere . Originem Venetorum , 6c SaneTi
Marci translationem ideo eommemorare li
buit, quod & Venetijs hos fcripfi Libros, &
quicquid in me eft, eis poft Deum imputo ,
quibus mcritis quautum Veneto nomini de
beam, nec literis explicari , nec ulla oratio
ne exprimi poteft- Quod enim C»vis fum_ ,
quod literulas didici, omnia Venetis accepta
funr referenda, ac eprum memoria cum gra
ti recprdatipne perpetub celebranda , ut ho-
minibus tam prsclare de me meritis fi non_
parem beneficiis , eorgm faltem aliquam pro
yiribus meis gratiam referam .
At Gregorius ejus nominjs Quartus , Ro
manus Pontifex , cum intelligeret , a Venetis
Barbaros pelli Infula npn poffe , Sicnlos vero
amtfsa omni maritima ora, ab eifdem paene_
fubactos effe, ad Ludpvicum Lothanumqu^.
Romanps Imperatores , Angelons in Galliis
Prpvineialium cpnventum habentes, Legatps
jnifir, qui eos rogarent , ut primo quoque_
tempore Siculis auxilium ferrent . Tergiver
fabantur ii, cum dicerent id bellum ad Mi
chaelem Imperatorem Conftantinopplitanum_
pertinere, fe tamenparatos efle communi im
pensa, communibufque copiis rem gerere_ .
Interea vero cum Legati ea de re ultro citro
que mitterentur, melras fine tantis copiisRo
mani Imperii glorise fatisfecit Bontfactus Cor
fics Comes cum fratre Bertario , ceterifque_
Corfis, 8c aliisquorundam Etruri- populorum
clafle io Africam delati, inter Uticam &Car
thaginera quater cum hoftibus congreflus, ut
Blondus ScPlatina fcribunt, tantam homingm
ftragem edidit, ut coa&i fint Mauri, ut olim
a Scipione vexati, fuos ex Sicilia revocare ,
qui patrise labpranti auxilium ferrent . Hac
igitur ratione Sicilia c Barbarorum manibus
libcrata elt . Rediit itaque ex Africa in Gor-
ficam Bonifacius cum clafle viclirici , ingenti
praeda pnufta, oppidumque exhottium manu
piis totius Corfic- munitiflimum, quod Boni
facium de fuo nomine appellavit, condidit ,
AnnoSalutis oaingentefimo ac trigefimo ter-
tio, pridie Idus Odtobris. Sunt qui fcnbant,
Barbaros capd opportunitate , exAfrica cum
ingenti clafle in Italiam delatos, Centumcel
lis applicuiffe , Urbem (Civitas vetus nunc
appellatur) dekvifle, atque indeRomam mo-
ventes, Urbem ipfam oppugnare adortos; fcd
Guidone Cifalpinse Marchione eam acriter
defendente, incenfis Suburbibus, ac Bafilicis
Pctri & Pauli, via Latina in faltum Cafina-
tcm moventes , ubi Sanfti Germani Oppidum
45*
D
& Monafterium Beati Benedicli in monte po-
fitum evertiffent.juxtaLirim fluvium ad mare
defcendentes , clafle ab oftiacp adve<ad , Ta-
rentum & Sictliam invasere; atque, ut dixi,
Bonifacii vtrtute in Africam patriam a civi-
bus bello pppreflis revocati funt . Saracent
exinde Siciliam Tarentumque duce SabbaRe-
gis Maurorum Prarfecio obfidione premere_i
cceperunt; & Theodofius Mich.ielis Impera-
toris Conftantinopolitani claflis Prsefeclns cc-
piis, quas ex Grsecia adduxerat, diflfifus, ad
Venetos contulit fe , & a Petro Andomco
Johanneque cjus filio, Venetiarum Ducibus,
& ab ea Republica impetravit fexaginta na-
vium claffem. Audlus ergo tanta clafleTaeo-
dofius in Saracenos propere duxit , 6c apud
Tarentum cum hoftibus conflixit . Fractis ia
eo prcelio 8c fugatis Chriftianorum copiis (
Theodofius ipfe Praefectus navium , quas Con-
ftantinopoli duxerat , parte amifsa, laluti fu„
fuga confuluit. Sed Venetorum naves (forti-
ter enim Veneti refiftebant ) partim merfx r ,
;-artim capts funt; militura vero paucis in_
Barbarorum poteftatem facTis, reliqui ad in-
ternecionem funt cseti. Ea elati vicToris; Sa-
raceni in Dalmatiam ducentes, capto ac fpo-
liato Auferenfe Oppido , Venetorum naves
mercimoniis onuftas , a Syria reduces, in finii
Tergeftino cafu inventas, interceperunt ; ao
inortales omnes in illis repertos ad unum tru-
cidaverunt . Exinde Italiam , nemine obftan-
te, longe ac late populati , Anconam cepe-
runt ac diruerunt . Poftmodum cum nuntia-
retur , Saracenos cum magna claflt; diripien-
d;e Urbis Romse caufa adventare, 8t Neapo-
l.tanos ac ceteros illius ora; maritiras paulo
pott ipfi Urbi auxilio futuros , Leo ejus no-
minis Ojiartus , Romanus Pontifex ttatim_,
cum quanta potuit manu , Oftiam proficifci-
iur,eoque omnes auxiliares copias convocat,
cum hoftibus dimicaturus, fi copiam pugnan-
di fecifient. Suos autem fandhflimus Pontifex
id Communionem adhortatus , ubi id obfe-
quentiflime feciffent, orationem ad Deuro his
verbis habuit : Dtus , cuius dextera Beatunu.
Petrum ambulantem in flu£libus,nt mergeretur,
rexit, Coapoflelum ejus Patdum teriio nau~
fragantem de profundo Pehgi liberavit : exaudi
nos propitius , & concede , ut amborum meritis
borum fidelium tuorum bracbia contra inimicos
Ecclejia SantJar dimicantia omnipotenti dextera
tud corroborentur & convalcfcant : ut de rv cepto
triumpbo nomen fanfium tuum in cuntlis genti-
bus gloriofum appareat . His dicTis, ftatim fa-
iTo figno Crucis pugnandi copiam fecit. Qui
ita alacriter pugnara iniere, ac fi vidtoriaau.
certam fibi propofitam viderent . Tamdem_
vero poft longum & acre certamen hoites fu-
perantur fuganturque , qui veluti lymphitici
a portu Romano folventes Saraceni una veli-
ficatione in Corficam delati, rabiem , quam_i
Pontifex Romanus compefcuerat , in Corfos
effundunt; odioque ufi, quo Cluiftianum per-
fequebantur Nomen, editi ingenti horainum
ftrage , nulli mortalium setati aut (exui par-
centes , urentes facra profanaque . Qui vero
fuga delapfi Saracenorum manus impias eva-
dere potuerunt , Petras alii natura munitifli-
mas occupant, alii Infula pulfi , Romam , tam-
quam ad unicum refugium ,fe conferunt, qui-
bus Leo Quartus Pontifex fancttflimus Leo-
ninam Urbem, quam condiderat, ac de no-
mine fuo appellaverat , exftructis mcenibus ,
quibus Vaticanum cinxit, incolendam dedit,
^ afli-
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435
P E T R I
affignatis viritim agris, unde viverenr, Anno
Chriftt octingenrefimo quinquagefiroo quinto .
Poftmodum vero Corfi relpirare coeperunt ;
in unum enim convenerunr exercitum, ac Sa-
racenos adorti Inlula expulerunt . Et Leo Pon-
tifex Colonias ex Sardinia\ Corficaque Oftiam
cultoribus , propter infalubritatem aeris , &
frequenres direptiones vacuam duxit.
Et cum ingens multitudo Maurorum Cor-
ficam invafiffet , Pifani , florente eorum Re-
publica , claffem in Corficam miferunt , cui
pnefscerunt Lucium Aliatam , qui fufus a
Mauris fugatufque Pifas reverfus eft. Et curn
nemo ex Patriciis auderet ducere adversus
Maurcs , Alexius (plebejus erat) eam, utfer-
tur, iumfit provinciam. Appulfus Corfica» lit-
toribus, in Sancli Florentii Portu , fpe&anre
exercitu , claflem omnem fubmerfit, ut do-
rnum reditionis fublata fpe , paratiores ad
omnia pericula fubeunda efient; dicens, aut
cioriendum , aut vincendum eis efle. Er ag-
greflus Mauros, ingenti proelio eos fuperavit,
ac Infula expulit; & ita Pifanis Corfi parue
runc. Cum autem Pifani Sc Genuenfes inter
fe de Corfica? poffeflione , quam utrique ma-
xime cupiebant , belligerarent , Innocentius
ejus nominis Secundus , Romanus Pontifex ,
Pifas primo , deinde Genuam fe contulit ;
compofica' pace inter eos,foedera & ipfe cum
illis fecit , per qua; prsfidia rebus Ecclefis
fpoponderunt ; accepitque ucraque Urbs pra;-
ciarum a Pontifice murrus : nam Genueiifem_
Epifcopum , qui Mediolanenfi iuberat , Ar-
chiepilcopum creat, tribus Corficae Maranenfi,
Nebienfi, & Accienfi Epifcopis cum Ebienfi
parere juffis. Pifanis quoque Archiepifcopum
dedir , rnbus irem Corficss Alerienfi, Aja-
cenfi , & Sagonenfi Epifcopis cum Populo-
rienfi, & tribus Sardis eidem fubjectis , An-
no Salutis Millefimo centefimo trigefimo ter-
tio .
Damna fuifle Ccrfis, cum bellum interGe-
nuenfes &PifanosAnno Salutis Millefimo du-
centefimoquinto, ad Corficam inchoatum eft,
conjicio . Sed nullus habet Scripior: tanta_
enim repente inter Genuenfes & Pifanos ite-
rum de pofleflione Corfica» conrentio exorta
eft, ut ipfi aliunde auxilium peterenr; dein-
de clafles pnbhca ipfarum Civitatum impensa
armatEE, prceliis infignes , odio & arir.is in-
ter fe certantes. Tanta rabie apud Lamellum
Infulam Pifano Portui vicinam concurrunt ,
ut ex Pifanis, qui Triretnes quadraginta no-
vem amisere , ducdecim millia hominum de-
fiderata finr , partim csefa , partim capta_^ .
Q.uam calamitatem Honorius Papa Cluartus
ita «egre tulit , ut paulum abfuent, quin Ge-
nuenfes nimiiim obftinate Pilanos infequentes
Interdi£to notaret Ecclefiaftico . Ea calamitas
adeo certe Pifanos attrivir, ut numquam po
ftea vires recuperaverint. Corfi vero Genuenfi
adhaelerunt imperio. Abftulerunt me velut de
fpatio quandoque res externse, immixta; Cor
fis; non quia ipfas opera; pretium eflet prse-
fcribere , fed quia caula; fuerunt belli cum_
Corfis, unde diverteram . Si cui igitur forte
pauca de Corfis attigilfe videmur , primuni_
quidem profitemur , nos longe magis, fi da
tum effet , optaviffe, ut eorum , qua; prilcis
illic accidere temporibus , uberiorem memo
riam mandatam literis haberemus ; fed adaclis
paupertate & inopia literarum fcribere tan-
tum licuit , quantum nobis a majoribus reli
<Sium eft. Poft multos vero annos fola Boni
c
A
B
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Y R N M I 436*
facii Civitas remanfit in Genuenfium fide^ ;
ceteri vero Corfi , expulfis Genuenfibus Infu-
la, inter fe bellare coeperunt, & tamdem pa-
cem compofuerunt . Deinde cum Prihcipes
tyrannice imperarent , Populus Corfus furre-
xit, armaque induit, liberratem clamavit; &
habito conventu ad Marufaglam , Sambucu-
cium Akndum Corficas Gubernatorem crea-
verunt, multaqueCaftella diruerunt. AtPrin-
cipes percuflb inter fe fcedere, in Sambucu-
cium duxerunt , eumque ad Mutarum caftra
metantem aggrediuntur . Sarobucucius detre-
clans proelium , aliquot dies continuit le in_-'
caftris, & poftmodum laceflentibus Principi-
us, acies direxit, & a mane ufque ad vef-
perum certamen duravit, & multo fanguine
oblitos nox dirersit. Lide miferunc Legatos
Genuam, poftulantes, utGenuenfes ipfi Cor-
ficam gubernarent; fingulique patres familias
vigenos foldos in tributum eis pendere polli-
citi funt , ut paratam Infulam teneant . Ge-
uenfes Johannem Boccamnigram Gubernato-
rem in Corficam miferunr, qui pacificata In-
(ula Genuam reverfus eft. Inde omnes Corfi
rebellavere : & Sambucucius Alandus curru
Principibus refiftere non poffet, mari profpe-
ra navigatione trajeclo, Genuenfibus ita per-
fuafit , ut mitterent in Corficam Tridanunu
Turrium Gubernatorem , qui devidtis Princi-
pibus, multifque Caftellis dirutis, pace com-
pofica, forum agere, ftatuere, multa decer-
nere & judicare ccepit. Intereabellum ortum
eft interRiftagnacium & Cafcionacium,Prin-
cipes fac~tionum , quorum fcditionibus Infula
in duas eft divifa partes ; proeliumque atro-
ciflimum ad Venzilafcam , cadente Tridano
Gubematore, geftum . Mortuo Gubernatorc_
Principes factionum imperium occupare co«
nabantur : obftantibus Populo Corfo , duce—
Sambucucio, ut libertas fervaretur. Genuen-
fes vero ab Corfis Oratoribus rogati , Johan-
nem Magnaram Gubernarorem in Infulam rai-
ferunt: & cum non pofletlnfulam (erat enim
fadtiofus) pacare, miferunt duos Gubernato-
res Leonellum Lomellinum , & Ludovicunu
Turturinum, qui morum dexteritate pacem_t
compofuerunt.
Grave tempus & forte Annus peftilens fuir,
& adeo Infulam omnem afflixit Peftilentia^ ,
tantaque morbo fit ftrages , ut tertia homi-
num pars moreretur. Inopes Corfi auxilii hu-
mani, ad Deum fe ac voia vertunt: ipfi cum
conjugibus ac liberis fupplicatum ire pacem-
que expolcere Dei ; omnia Templa implent ;
ftratas paflim matres crinibus deiubra veren-
tes ; Sacerdotefque Sacrificia facientes , ve-
niam irs Dei, finemquePeftiexpofcunt. Inde
ccepere a fame mala, feu adverlus Annusfru-
gibus fuit , feu colluvione defertus agroruiT-
cultus; nam utrumque traditur . Ita labora-
tum eft fame ; ut Caprellas Ovefque media 1
compulfi furarentur, ac bella inde civiliaori-
rentur. Et cum multa diverfis in locis gere-
rentur certamina : vifum eft Moderatorenu
creari. Q.uare conventu ad Marufaglam habi-
to, confenfu fere omnium Arigus Rocha Co-
mes Corficse creatus fuit: qui inito Magiftra-
tu , dexteritate raorum optimique ingenii ,
Corforum res fumma pace ac fecuritatefirma-
vit. Maxima fuit juftitia liberalitafque hujus
viri; ac deinceps tranquillitas exorta eft. Li-
cebac tum frui otio, 8c libere per fylvas no-
dlu etiam ac tuto commeare: vomer non ex-
trahebatur aratro i quia nulli latrones tunu
exfta-
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4?7 D E R E B U S
exftabant. lMortuo Arigo Judex Rocha ejns
filius fucceflit. Quo tempore Pifani cum Ge-
nuenfibus bellabant, & Judex Pifanis favebat,
cepitque Cinarcham & Celagum. Hoc videns
Arigucius Orecchiaritta, mifit Genuam opem
impioratum , qui in Corficam copias , quibus
prsserat Thomas Spinula, miferunt. Ex Cor-
fis alii Judici, alii Arigucio favebant. Judex
vero obfedit Catenam Caftellum ; & cum_
erumperent , Judicenfes pavorem fimulantes
aufugiunt; at Judex fonans cornu, impreffio-
nem facit, Arigucium obtruncat, csefis utrin-
que multis . Caftellum expugnare conatus
eft, in quo erant duo filii Arigucii , Guido
videlicet, & Arigus . Genuenfis dux exercitu
ad Balagnam expofito , eoque Corforum nu-
tnero auclo, Cinarcham diu oppugnavit; dif-
foluraque obfidione duxit in Judicem pavorem
iimulantem, Bonifaciumque versiis fugientem.
Genuenfes longo itinere feffi ad Sentanam-
prope Fluvium furgens caftra metati funt .
At Judex eos adontur , fundit , fugatque_ .
Tegia difcoperta finis fugse fuit : quingenti
fuerunt csefi, & ducenti capti: ceteri recepe
runt fe Bonifaeium de fuga. Judex edixit, fe
fine pretio dimiffurum captivos, fi qua femi
ni ex continenti in -Corficam trajiceret ad re-
dimendum patrem, aut fratrem, autmaritum.
Multse venerunt , quse fine pretio fuos acci-
piebant. Ex quibus una erat pulcherrima Li
gur mulier, quam cum confpexiffet Scudera
cius Judicis Nepos , qui captivos in vinculis
adfervabat, a ceteris feceffit, eaque nocle in
cubiculo eam fecum habuit, mane eimaritum
reftituit. Quse cum marito Ornanum ad Jucii
cem profe&a, de injuria conquefta elt: & Ju-
dex mifit ad Nepotem: Et , inquit, nonne tm-
peravi tlbi, ut mulieribus captivos fine pretiore-
fiitueres} cur ergo banc vitiafti} Inde illum fe
multum excufantem, eamque honorafle juran
tem, capitali affecit fupplicio . Poftmodum_
multi vituli mugientes cum eum tranieuntem
Balagnam fequerentur , ex paftonbus qusefi
vit, an defraudarent lac vitulis : illi annue-
runt: tunc Judex : Sintte vitulos priits ufquead
fatietatem fugere , deinde vosmulgcte . Tuncvi-
tuli ludentes, quafi lseti juftitia , abierunt .
Fama per totam Infulam percrebuit, Judicem
non foliim hominibus , fed etiam brutis ani
rnantibus juftitiam adminiitrare . Quare ha-
bito conventu Maranse , confenfu ornnium-
Comes Corficse creatus fuit, eique Corfi om-
nes voluntarie paruerunt. Quo regnanteCor-
fica annos duos & viginti pacifica felixque_
vixit, & Johanninellus Lorecta , qui Nebio
imperabat , cum multis Corficse Principibus
ad Rocham ad Fcftum Pafchatis cum Judice
celebrandum profedtns eft. Et rixa inter unum
ex peditibus Judicis , & alium Johanninelli
orta cum effet , Judex arrepta catella , quse
forte ilhc erat , ja&urus eam in fuum mili-
tem, percufiit paululiim Johanninelli pedtus ;
quod etfi Judex multiim excufavit, tamenjo-
hanninellus numquam poftea voluit venire_
ante Judicis confpectum. Erant Johanninello
fex filise locatse, totidemque Judici Principi-
bus Corficse locatse. Princeps Sancti Antohni
habebat odio Judicem , quia Urticam Caftel-
lum Balagnse in Civitate Regni poffidebat ,
& quseritabat cum Cagnolo qui Petrielleratse
imperabat, & cum Johanninello , SccumPrin-
cipibus Caputcorfi defcifcere a Judice . Hoc
cum Judex audiffet, mifit fexagmta equites ,
qui Caftello prsefidio eflent . Princeps Sancli
Tom. XXIV,
CORSICIS/ 438
Antolini obviam illis venit , fimulans fe eo-
rum adventu lsetum efle. Equites hofpitio ab
clientibus Principis fufcepti, nocte infequenti
ma&ati fuerunt . Concilio inde ad Crucem..
Campi convocato , confpiratione facta adver- '
siis Judicem , Johanninellum Gubernatorem_.
(useque factionis ducem denuntiaveVe . Erat
enim Johanninellus dives , & promtus manu ,
habebaturque fapiens , quem fui Generi ma-
xime fequebantur. Audiens hoc Judex, cum
fuis Generis , & cum quanta potuit manu ,
per Guizagonem fuperatis montibus Aleriam
venit, literafque ad amicos mifit. Et Johan-
ninellus Maranse cum Principibus Spiloncati
caftra pofuerat . Ita factum eft, ut Corfica_
omnis divifa fit in duas partes . Alii enim_
Judicem, alii Johanninellum fequebantur. Et
hse duse Factiones ad noftram ufque setaterru.
nominantur . Afperrima certamina diverfis in
locis gefta funt . Bellatum erat jam tres an-
nos, 6c Johannes Filix in Judicis caftra pro-
feclurus, Ghilonem pervenit, & a Gulielmo
illius Civitatis Principe in hofpitium liberali-
ter eft fufceptus . Habebat Gulielmus filiam
virginem jam nubilem, fpecie ac pulchritudi-
ne mfignem , cui Arienta nomen erat . Hanc
Johannes confpicatus, fibi in conjugem petiit.
Tunc Gulielmus : fi ger.erofus es , inquit ,
tamen mea fi!ia matrimonio , cum nulli imperet
Itvttati t minimi dignus es. /Egie id Johannes
paffiis , 8c segritudinem animi diffimulans ,
poft aliquot menfes , rnedia se/tate , cum pro-
pinquorum amicorumque manu ( Juventus
enim ad metenda frumenta profedta erat )
Ghifonem adoritur, & ex compofito virginem
capit, pavidamque in equum fubjicit, Alilia-
numque domum fuam detulit; nec nptse fpes
de fe ulla erat , fed indignitatis maxima_ .
Johannes vero ante Divi Damiani fiititvalvas,
docuitque, patris id fuperbia factum , quicon-
nubium ei dcnegaflec , eamque tamen in ma-
tnmonio , in locietate fortunarum omnium_>
fe cupere; molliret modo iram, & cuiviscor-
pus dediflet, daret animum ; fsepe ex injuria
gratiam ortam , eoque meliori uluia virum_
adnixurum, ut parentum etiam expleat defi-
derium. Stabat Sacerdos eam adhortans , uc
annulum in digito tamdem acciperet fignum_
Matrimonii . Stabant multi Johannis propin-
qui, &c tamdem animo mitigato virgo annuit,
annulumque accepit: nuptise celebratse funt .
At raptse parens iordida vefte, lacrymifque_
& querelis propinquos , affines, amicos, atque
fubditos concitavu; congregatique undique_.
ad ipfum , prss ardtsre uaque fatis impigre
movent, nec ofteiiderunt bellumpritis, quam
intulerunt. Ultionem enim petens Gulielmus,
cum expcditis feptem milhbus peditum , oc
ducentis equitibus extemjjlo profedtus , pro-
pere Alifianum contendir , haudquaquam du-
bius oppnmi Johannem pofle . ProgcefTus no-
dte medid, Ahfianum pervenit. Sed Filicibus
idem fomnus , eadem negligentia, quam Gu-
lielmus putabat , minime erat . Excitatus
enim Johannes vigilibus trepidis, fignum dari
voce atque tympano jubet , ut holtes adeffe_.
vicinia omnis fciret . Itaque ad obices undi-
que munimentaque difcurrunt. Gulielmusali-
quanto tamen ante lucem appropinquans do-
mui Johannis , confpe6tis luminibus crebiis ,
& fremitu hominum trepidantium , fuftinutt
figna, & confidere quiefcereque agmen jubet,
ut aperte propalam ufurus , quando paruiru.
dolus profuerit
D
Uc
lux advenit ,
Ff
inttrudta
acie
1
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4?J> P E T R I
acie Filicem clevato clamore invadit , do-
mumque Johannis ferro & igni aggreditur .
Erat Johannis domus, quse adhucexftat, loco
f.itis edito, fuper Petram sedificata , qnse ab
Oriente, Meridie, & Occidente, una cum vi
einia fitu ipfo fatis munita ; folum a Septen-
trione poteft oppugnari , ab eaque parte du-
xerat murum quatuor a domo pafliis fupra_
tectum , etfi domus erat mediocri altitudinc ,
tamen fecerat Turrim ligneam duorum tabu-
latorum. Omnibus viribus Ghifonenfes tran-
fcendere munimentum, ignemque in domum
jaculari conantur , obftantibus eis Filicibus .
Utrinque atrociflimum prcelium edebant; qui
in Turri & in tec~to erant, fuftinebant tela ,
ne in permixtos hoftibus fuos conficerent .
Ut autem omnes fere Alifianenfes audita in-
clamatione, in auxilium Filicum accurrerunt,
obviam egrefll hint Filices, ut potiiis aciede-
cernerent , quam inclufi de teiStis munimen-
toque dimicarent. Quod ubi Gulielmus vidit,
habere in poteftate ratus, & diu optata casde
( neque enim ulli Familiarum Corfica? infe-
ftior erat) expleturus iram , cohortatur fuos,
ut fe intuentes pugnarent . Concitat in Fili-
ces equum, plurimos manu fua cominus emi
nufque vulncrat. Pugnatum eratad meridiem
ufque, cum ecce a Campoloro audita clama
tione, manus armatorum in Johannis auxilium
advenit , Ghifonenfefque a tergo aggrediun
tur, prcelium afperrimum iterato clamoreun
dique redintegrant . Etfi Gulielmus Campo
lorienfibus equitatum objicit fuum, tamen res
Filicum fuperior erat . Tum Arienta, cujus
ex injuria bellum ortum erat , crinibus fpar-
fis , fciflaque vefte, aufa fe una cum Filicum
matronis inter tela volantia inferre , & ex
tranfverfo impetu faclo diremit infeftas acies.
Hinc parentem, hinc virum orat , ne fe fan-
guine nefindo Socer Generque refpergerent ;
ne parricidio macularent fe : Si affinitatis vos,
Ji connubii piget , in me vertite irat : ego caufa
belli , ego vulnerum ac cadium viro ac parenti
fum : melius peribo , quam fine altero veflrum^
viduti orbaque vivam . Movet res tum multi-
tudinem , tum Gulielmum ipfum. Silentium-
& repentina flt quies. Tum Gulielmus : Ego
tibi , inquit, libentiffime , mi jfohannes , filiam
locavijfem meam , fi tuam cognoviffem virtutem .
Inde inter fe ampledtuntur : nec pacem modo
fecere, fed affinitatem confirmavere ; Filicef-
que Ghifonenfes in hofpitium fufceperunt .
Johannes Filix, & Arienta, Gulielmucii mei
paterni Avi parentes fuere.
At Judex & Johanninellus in armis confti
tere . Corfica vero omnis eos fequebatur .
Plura certamina inter fe gefta fuerunt. Bel-
latum erat quatuor annos. Et Judex, profli-
gato Johanninello, elatus vicloria, duxit in_
Principes Sandli Antolini, qui aufugerunt in
Infulam Auri, qua; prope eft Balagnam . Ju-
dex mifit Pifas ; Pifani Judici quatuor trire-
mes miferunt, quibus Inlulam Auri expug'.a-
vit; & interfecit Principes , 8c eos , qui fuos
equites trucidaverant ; Johanninellumque at-
?;ue multos alios Johanninelli faclionis inexi-
ium extra Infulam mifit. Ita hoc modojudex
per univerfam Infuiam pacem compoluit ;
eamque oc~to annos pacifice gubernavit . Jo-
hanninellus inde cum mukis exulibus rcver-
fus eft in Corficam , & occupavit eum Col-
lem, ubi nunc eft Oppidum Calvi . Sentiens
hoc Judex, eo advolat; hoftes aggreditur ; a
mane ad ferum ufque proelium duravit . Po-
C Y R N M I 446
A |fteja luceredintegrantprcelium; ftrages utrin-
que fit maxima ; tamdem Judex diflbluta ob-
fidione abiit. Johannincllus vero ccepit aedrfi-
care Oppidum Calvi. Calvenfes poftmoduau
cum Principibus Nozaj aliquandifi bellavere ,
& Genuenfium auxilio viclores fuerunt. De-
inde exules omnes reverfi funt domum , &
quifque eorum recuperavit Regnum . Judex
cum non poflet eos fuperare, reverfus eft ul-
tra montes; & Johanninellus morboextinclus
eft. Judex vero fa<5tus eft ckcus.
At fa&iofi hoc audientes , habito concilio
Nebii , renovatoque fcedere , elegerunt Ducem
totius faclionis Johanninelli Gulielmum Cor-
tincum, virum nobiliflimo loco natum ; qui
B duxit exercitum trans Montes, & obfeditCi-
narcham. At Judex Lupum OrnanumDucem
fui exercitus creat . Cortincus hoc audiens ,
diflbluta obfidione revertebatur . Lupus vero
eum expeclavit ad Marmorcfem; ubi afperri-
me certaverunt . Carachefus Cortus erat iru-
exercitu Judicis ; Guiderella Alerienfisin Cor-
tinchi caftris, equites bellaciffimi , quidiucu-
pierunt fingulari certamine congredi . Cum_
autem obftinatione animorumpugnarent, ecce
Guiderella Carachefum , qui jam haftam in_
hoftes fregerat, clara voce provocat; & adeo
infeftis animis concurruntj, & per clypeufn
loricamque hafta per peclus eum transfigit ,
ita ut mucro videretur pofttergum, quantum
quis poflet extendere palmam. AtCarachefus
enfe Guiderellam vulnerat, abfcifsa ei coxa ,
fellaque, ac tribus equi coftis , ut moribun-
dus ex cquo lapfus fit . Carachefus vero etfi
reverfus eft domum , tamen eodem vulnere^
interpoficis diebus mortuus eft . Cortincus
tamdem cxfis de fuis quadringentis profliga-
tus fuit, & ex fuga recepit fe in Collem, cut
Serra nomen eft. Lupus vero cum caftris fe
pavidum tenentem aggreditur; fed poftquam-
parum vis aperta profecerat, munitiones cir-
cundat , quaj priufquam undique vallo obje-
cta? clauderent exitus , Cortincus Lupo ad
colloquium vocato inquit : Tu Lupe, Corfica
irnperium affetlas , quod fine meo auxilio adipi-
D fci tntnime poteris . Si me ad Judicem traxeris,
alia fuperfunt tibi bella . Si autem me incolu-
mem dimtferis , & tibi meam fpondeo filiam , ^
favorem polliceor . Percuflbque fcedere inter
eos, dinniffus eft. Id asgre ferens Judex ait :
Lupus erit mibi poflhac Johanmnellus ; & filii
mei non legitimi erunt Judex . Et fi non relin-
quam filium legitimum , nlinqiio hatreditatenu
filiis meis non legitimis . Judex ex Rodalftriam
venit, Salnefem Arcis Pra?fectura , Lupi fa-
ctum probantem, Arce expulit. At Salnefes
icto foedere cum Lupo & Gulielmo Corrin-
co , miferunt Genuam Oratores , qui claffera
in Corficam mifertint. Gulielmus multos Cif-
montanorum armavit, montefque tranfcendit.
Salnefes vero cum fuis , ftrudtis infidiis Judi-
cem Litulam euntem capit. Judex cum per-
veniffet in Sinum Baricim, ubi claffis ancho-
ris erat, fentiens fe Salnefis fui filii nothi arte
effe captum, ei genibus flsxis maledixit. Ac
Genuenfes expugnata Iftrid , Judicis filium ,
cui Contacio nomen erat, octe menfes natum
ex fecundauxore, interfecerunt, atquelitnanj
Salnefi dono dedtrunt , Judicemque Genuana
traclum in carcerem , qui Malapaga appella-
tur, condiderunt, ubi poft quartum annum ,
unum Sc nonaginta annos natus , lenta febri
deceffit .
Principes vero Corfica; quifque reverfus eft
ia
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44 , - D E RIBU8
in fua Regna, 8e coeperunt bellare inter fe_.
Populus verb plebejus habito concilio adMa-
ruwglam, Arigum Rocham Corficas Comitem
creaverunt: quo regnante vomer non extra-
hebatur ex aratro , nec caulss cuftodiebantur .
Inde Deodatus Cofta , & Principes Brandi &
Nonzse, auxilio Genuenfium, obfidione cinxe-
runt Cortum, ubi erat Arigus; quoerumpen-
te Jacobus Brandi Princeps trucidatus fuit ,
fufis fuis. Et Caputcorfini padti funt, fepen-
furos tributum Arigo Rochas . Et haud ita_
uulto poft bella civilia orta, & feffi diutino
bello , Genuenfes rogaverurtt, utgubernarent
Corficam. Genuenfes, quia nihil ucilitacis ex
Corfic4 accipiebant, renuerunt. Tuncquidam
Cives Genuenfes ditiffimi communi concordia
copias miferont in Corficam>. Magoniam ap-
pellabant eam Societatem. Et cum Corfica_
gubernaretur a Leonello Lomellino pro Ma-
goniS, Polinus Campus caflus multos convo-
cavit Corfos , ubi Leonelli gubernationem-
maxime incufavit, & fumtis propere armisin
Leonellum duxit. Geftum eft prcelium , mul-
tis utrinque cadentibus . Inde Genuenfes mi-
ferunt in Corficam Baptiftam Zoalionem , fra-
trem Ducis Genuas , qui cepit Cinarcham &
cetera Caftella tranfmontana , pulfis Principi
bus. Arigus vero cura filio Antonio Lauren-
tio ad Regem Caftelte fe fe recepit , a quo
claffe impetratl in Corficam reverfus clama
vit, Vtvat Populus: & ita expulit Genuenfes,
Corficseque, quoad vixir, imperavit.
Defunfto Arigo , Corfi habito Conventu
Biunglas , Vincentellum Iftriam in locum de
mortui , Corficae Comjkem creaverunt ; qui
expulfis Infuli Genuenfibus, captaque Baftia,
toti Infulae imperavit , prseter Bonifacium-
Calvura & Caputcorfum. At Francifcus Ro
cha Genuenfium praefidio elatus, Vincentello
Iftria; Corficae Comiti bellum indicit , eum-
que tamdem Regn» fpoliavit. Vincentellus
ad Martinum Siciliae Regem confugit , ab eo-
que copiis impetratis , reverfus eft in Corfi
cam, Regnuroque recuperavit. Interea Johan-
nes Omefia Epifcopus Maranenfis , & Cano
nicus Cofta Deodati filius , & Bondiucius
Chiatra cum fuis faftiofis Andrese Lomellino
bellum intulerunt. Vincentellus vero Iftria_
Andream juvabat : Andreas mifit Aldrovan.
duculum Campumcailum Genuam ad fubfi-
dium impetrandum, qui miferunt Raphaelem
Montaldum ; & Vincentellus mifit in carce-
rem Renucium Lecam adoleicentem ftrenuum,
qui ruptis vinculis Rochas Sise occupavit. Et
Vincentellus conatus Arcem expugnare, dif-
foluta obfidione, fumtis fecum multis Hifpa-
nis , qui cafu ad Cinarcham appulerant, Cor-
tum aliquandiu oppugnavit, geffitque bellum
cum Epifcopo Maranenfe . Inde duxit in_
Omeffam , ub> Paganellus Epifcopi nepos in-
terfedtus fuit in proelio. Vincentellus verb
cum imperaret Terrae-Communi , Epifcopus
Maranenfis imploravit fubfidium a Genuenfi-
bus ; qui miferunt Raphaelem Montem altum
cum copiis validiffimis peditum equitumque .
Raphael primo adventu accerfivit Epifcopum
JMaranenlem , Bondiucium Chiatram , Cano-
nicum Coftam , & Sambuconem Pecricagium,
quibus ftipendium de publico pendic . Ea_
primum benignitas Genuenfibus eos concilia-
vit, qui una cum Caputcorfi Principibus Vtn
centello bellum indixerunt. Geftum eft proe-
lium Marana; , multis utrinque cadentibus .
Vincentellus tamdem , amiffis multis Hifpa-
Tom XXpl.
B
D
O R S I G I S. 441
nis, captifque multis Tranfmontanis , fupera-
tus fuit ; & haud ita multo poft auclo exerci-
tu hoftem fuperavit , expugnavitque Rochas
Siae, Renuciumque Lecam in fuum equiteoi^
accepft. Inde exercitum adversus Ornanin-
cum , & Nicolaum Liculam , qui de fuga in_
Baricinum Caftellum fefe receperant, duxit.
Et duoHifpani transfugerunt in Caftellum_ t
fimulances fe fe Vincentello jure iratos effe;
Et poftquam fufcepti fuerunt, pugionibus Or-
nanincum & Nicolaum confecerunt . Hoc mo-
do Vtncentellus potituseftTranfmontana Re-
gione. Et Picinus Lucitanus, & Sambuchel-
lus Matra indigne ferentes Epifcopum Mara-
nenfem, Bondiucium Chiatram, Canonicunu
Coftam , & Sambuconem Petricagium accipe-
re ftipendium k Raphaele, furrexerunt arma-
ti , inolamantes , Vvoat Populus , & Genuen-
fes difiedant . Et aggreffi funt Epifcopum Ma-
ranenfem , & totam eam faclionem ; & ad
Marufaglam proelio afperrimo eos fuperave-
runt.Sumtis utrinqueviribus diu bellaverunr.
Ojio tempore Ambrofius Omefia Epifcopos
Alerienfis incipiebat gubernare , & multi eum
fequebantur ; erat enim fapiens Sc potens , &
diu bellavit , defendens Raphaelem . Tamdem
utraque fa&io Genuam mific Oratores. Ge-
nuenfes miferunt Abraham Fulgoftum fratrena
Thomae Ducis Genuse . qui Corficam guber-
naret. Abraham appulfus claflc ad Sanclunu
Florentium, expofitifque copiis , accepit in_
deditionem Bitfnglam , Baftiam , Ciriarcham ,
Rochas Sise, Calvum, Baricinum, & Bonifa-
cium , expulitque Raphaelem . Vincentellua
difEfus fuis rebus abiit ia Cataloniam . Abra-
ham pace compofita inter omnes Corfos , re-
lidtoque Brancd Qid , qui gubernaret Infu-
lam , reverfus eft Genuam. At Vincentellus
militisldonatus a Rege Aragonum, copiifque
ab eo impetratis , in Corficam delatus , ad
Cinarcham expofuit copias , eamque obfedit.
Et Renucius Leca , & Riftorellus Ornanus ,
& multi alii Principes venerunt in ejus ca-
ftra. Interea Picinus Licitanus fevertens Ge-
nui, expofuit copias ad Baftiam ; Et Petrus
Squarciaficus ccepit bellare adversus Epifco-
pos Aleria? & Maranas , & Canonicum Co-
ftam , qui advocarunt Vincencellum, ut cis
Montes duceret: quod & fecit, reliclo in ca<
ftris Johanne fuo fratre , & accepit in dedi-
tionem Cortum. AtPetrus SquarciaficusVin-
centiura Chiatram in Vincentelli caftra eun-
tem , cafu inventum fundit , fugatque non_
longe a Sermano. Eodem die Squarciaficus ,
Picinus , & Sanaudellus Matra pofuernnt ca-
ftra prope Traloncam , occupato Monte Tra-
lonchse ; poftero eoim die Cortum recopera-
re putabant . At Vincentellus habens iter
propter Tavignanum fluvium , tranfiens per
Sermanum , primd vigilii hoftes aggreditur.
Hoftes pavore ingenti occupati , vix primo
icire quid agerent , tamdem omnes aufuge-
runt . Poftero die Vincentellus obfedit Tra-
loncham , & Corfi fere omnes veniebant in_
caftra Vincentelli. Poft triduum Vincentel-
lus advolat in hoftes , eofque iterum fundit ,
fugatque, caefis multis captifque , inter .quos
capti fuerunt Squarciaficus , & Picinus Lici-
tanus Milites Genuenfes, ademtis eis armis ,
remiffi fuerunt . Ita Corfica paruit Vincen-
tC Inde Abraham mifit in Corficaro Andream
Lomellinum , & Jacobum Cameram cum ca-
Dtis , qui exigerent tributum in terra Cortin^
" F£ % chaj
•44?
P E T R 1
cha; nec Vincentellus potuit eos prohtbere_.
Et i&o fcedere Lomellinus, Brancamare San.
&i Columbani Princeps , Vincentius Gentilis
Princeps Brandi , Andreis Gentilis Princeps
Cariari , adversus Vincentellum Iftriam exer-
citum ducebant. Quos Vincentellus cum ex
peditis militibus defcendens per fluvium Go-
lum , 8c afcendens per Ifchiraonem , iturus
Marufaglam , mane adoritur hoftes non lon
ge a Marufagla : Caftadina loco nomen eft .
Vincentius , & Abraham cum fuis aufuge-
runt ; Orlandus vero , 8c Andreas primo fe_
defendere; tamdem poft longum certamen_,
vulneratis , csefifque utrinque multis , capti
fuerunt. At Andreas Loroellinus auclo exer-
citu Vincentellunr fuperat ad Spiloncatum- ,
C£efis utrinque multis. Vincentellus vero de
fuga recepit fe in Niolum , ibique exercitum
auxit, accerfivitque Renucium Rocham . At
Lomellinus obfedit Cortum ; & poft gravia_
prcelia per literas rogavit Paulum Rocham_,
ut in ejus defcenderet caftra ; qui Antifanctum
cum quanta potuit manuvenit, nec aufus eft
ultra progredi. Audiens Vincenteilum exer-
citum auxiffe: Lomellinus, diftbluta obfidio-
ne reverfus eft Biunglam . Vincentellus vero
exegit tributum fine ullo obftaculo, donavit
que multos muneribus fuse factionis ; inde op-
pugnataBiungla , tamdem eam in deditionem
accepit, & quotidie oppugnabat Arccm. At
Abraham Fulgofius fentiens hoc, cum eque-
ftribus pedeftribufque copiis, cumque Andrea
Lomelhno veniens fubfidio , clafle in Corficam
delatus , ad ReneJlam expofuit feptem millia
armatorum , qui omnes armis albis armati
erant . Vincentellus mifit octoginta equites ,
quibus Boriftorius Carpafciolus prseerat , ut
exploraret, quid hoftes machinarentur ; qui
vifo hofte pedetenrirr. reverfi funt. Cum au-
tem Genuenfis appropinquaret Oppido , Lu-
cianus Cofta exiens e porta , quam Martina-
ciam vocant , eques cum quadraginta pediti-
bus aggreditur Antefignanos , Sc Scriba Crof
fus cum fexaginta de Cohorte Prsetoria ex
alio latere , 6c Vinciguerra Judicelli , & Jo-
hannes Broncotellus Iftria cum equitibus pe
ditibufque, alii vero ad Sanctum Francifcum
Genuenfes invadunt. Afperrimum hic geri-
tur proelium : feptuaginta Genuenfium csefi
fuerunt; Abraham vulneratus femimortuus ca-
pitur cum multis aliis , qui redemti remiffi
fuerunt a Vincentello , prseter Abraham &
Andream Lomellinum. Hoc modo Vincen
tellus potitus eft Arce , & haud ita multo
poft accepit Baftiam in dedkionem , & p;ici-
iice polTedit quicquid eft inter Calvum <Sc Coa-
finam. At Mauri clafle in Corficam delati ,
Vicum maritimum nomine Vallem improviso
occupavere. Vicani quique ibi habitabant ,
fmmo inopinata re territi funt; deinde fub
ucem congregati, levi certamine expulerunt
Barbaros , qui Collem non longe a man oc-
cupavere, quo munito prsdatum ierunt . Ter-
ror omr.em maritimam Tranfmontanam oram
pervafit : tunc coacli Corfi Tranfmontani in_
unum convenerunt exercitum ; Bubaros ag-
grediuntur ac deturbant; 8c prseda eis adem-
ta, atque fexdecim biremibus interceptis cse-
dem ediderunt .
At Vincentellus Corficse Comes Vir belli-
cofus claflem tnremium armavit , eamque in
Mauros mifit , cui pnefecit Johinnem iuum_
fratrem , cUfleque diu adversus eos bellavit ,
quibus maxima intulit dumna. Quiefcebant
c
A
B
D
Y R N M I 4*4
Cprfi, ut vires refumerent , intentique erant
omnes ad ea exercenda , quibus qualeracum-
qne poflent vitam agerent. Satis illis erat ani-
mam ducere, omnilque cura in alendis fami-
liis pro temporum conditione , afliduofque_
Piratarum ac nominis Chrifhani hoftium in-
fultus armis expellere , cum ecce Alfonfus
Aragonum Rex , impiger adolefcens animo-
rum plenus, res magnas gerendi Cupiditate_
accenfus , contradta clafTe ex omnibus Cite-
rioris Hifpania; , Aragonenfi, Barchinonenfi ,
8c Sicilia Regnis fuis, odroginta navium om-
niumgenerum , inter quas erant tredecim na-
ves Csetise , & tres & viginti triremes ; ce-
terse partim biremes , partim celoces , quas
Brigantinos appellant, partim onetarise , ar-
'mamentis belLcis 8c commeatibus munitifli-
mse. Quidam tradunt, eam claflem conftafle
ex tredecim navibus onerariis, & triremibus
viginti trtbus : octoginta tamen , ut dixi , eam
fuiffe conftans memoria eft . Coificam adori-
tur;ab alto fecundo vento Calvum Oppidum
perventum; ibi copise omnes in terram expo-
fitse. Contemplatus omnia , quse nofcenda_
erant , apparatu omnium Urbium oppugnan-
darum ad Calvum fubiit ; & accepto poft
acrem oppugnationem in deditionem Oppido,
ac prsefidio fexaginta militum ibi relicto, ter-
reftri itinere primo per Sagonam , deinde per
Ajacium fine vexatione ulhus progreffus eft.
Ceterum per omnes dies , haud fectis quam_
in parato agro , ad Bonifacium duodenis ca-
ftris (uti accipio) duxit . Regem exercitum-
que Corfi Tranfmontani comiter ac benigne
acceperunt. Et Vin.centellus Iftria Corficse
Comes, Epifcopus Alerise, & Epifcopus Ma-
ranse, atque Principes factionura Terrse Com-
munis, Renucius Leca , 8c Principes Nonzse,
8c Brandi ad Regem profedti , fe fe parituros
ei polliciti funt. Et htud ita multo poft Pau-
lus Rocha a Rege militia donatus fuit. Rex
vero ad Idus Augufti Anno Salutis Millefimo
quadringe.itefimo vigefimo Bonifaciuin impro-
vifus terra marique obfidet . Erant Bonifa-
cienfibus , ficut etiam hac noftra temre'tate,
cum Genuenfibus hsec foedera. Gcnuenfis Se-
natus Prsetorem , cui ipfi ftipendium annuum
Genuse perfolvunt, Bomfacium mittunt, qui
una cum Antianis ( nomen eft Magiftratus ,
conftatque ex quatuor Civibus Bonifacienfi-
bus, qui ternis menfibus deliguntur) Bonifa-
cii jus dicit, & una cum Antianis & vitse ne-
cifquc in Bonifacienles poteftatem habet. Qui
(inguli Oppidi portse fingulas habent claves.
Bonifacienfes neque Genuenfibus , neque ulli
hominum ullum tributum pendunt; iniuper a
portorio 8c vecligali, quod ceteri ubique lo-
corum de mercimoniis folvunt Genuse , tm-
munesfunt. Genuenfes quoque eadem immu-
nitate Bonifacii fruuntur.
Alfonfus ergo Rex, natura loci perfpedta,
pofitifque caftris Oppidum expugnare adori-
tur. Eftenim Bonifacium fitura in fupercilio
fcopuli, qui eft Peninfula, cc eft fcopulus_ il-
le in circuitu duobus millibus pafluum , in_
quo eft 8c Oppidum 8c Nemus , arbores cu-
jus fi quis csederet , pecuniaria plecteretur
poena, eftque ad meridionalem Corfiuse pla-
gam . Qui fcopulus Sinu, qui uno milliare_
longus eft, in faciem Canalis , effkitque Por-
tum pulcherrimum , curvatum in arcum , ab
Occidente 8c Septentrione circundatur. Por-
tus vero ja6tu unnis arcus latitudinem ha-
bet, profunditatem vero aquarum decem 8c
o£to
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D E REBUS: C O BtS I C 1 S7
mgentes naves. A Meri-
AeVrcundatur pelago , quod eft inter Cot-
ficara & Sardintam . Porta verd Oppidi ,
quam Portam grandem vocanc , vergit ad
Orienrem . Inter Portam Oppidi & Portunu
font dua? alia? Portse. Via a Portu ufque ad
Oppidum eft tortuofa , non ita magno aut
^fficili & arduo afcenfu; & Oppidum majni-
bus , curribos , propugnaculifque eminenti.
bus eft munitum. Rupes vero nonnullis in-
Jocis excifa 8c cava adefc eft, ut naves pof-
flnt fubire; fed fponda montis, quse eft Sar-
iifliam verfus, fua altitudute ab eo latere»
efficit Oppiduro maxime tutum ; ab tergo in-
via fitu Rupes eft. Utraque Ripa ad Canalis
fcuces habet Turrim , quarum altera erat
Pharus, ( Fanalem appellant ) e qua Turri
no&urnis ignibus curfum navium regebant ,
Juepropior eft Qppido. Has igitur Turres
legiadaiBs Sole illucefcente invadtt. Signi
ficatione per Turres fuma facH , ut erat fu
perioris teroporis confuetudo, maximo cla-
more ad arma Bonifacii difcurfum eft. Mit
titur delefta juventus a Magiftratu Turribus
fubfidio. Jam fcate Pharo adhserebant , jam
jam vexillum Regis figebatur fuper Turrim,
uno ex propugnatoribus , ceteris fagittis
transfixis , a?gre defendente , cum ecce glo-
bus juvenum ab Oppido adventat , in quos
hoftes lmpetum faciunt . Atrox prceliurrL, ,
jnoltis utrinque cadenttbus , ad Pharuro ge
jrttur; 8t tamdero Bonifacienfes hoftibus fu-
gatis, fraihfque fcalis , & difcerpto Regis
vexillo Pharum recuperant. At hoftes altera
Turri expugnata in Portum Bonifacii vi ir-
rumpentes navigia capiunt , horrea & cella
ria, quas erant in littore Portus, capta diri-
piont ac evertunt . Tredecim naves magnae ,
jqua; caveis altiores Turribus erant, moenibus
adhsferunt, ut ex antennis & caveis malo
rum in Opptdum armatos tranfmitterent, Bo
.aifacienfes vcro hac ealamitate magis irrita-
ti, quam perterriti, hoftibus occurrunt; mu-
ros armatis complent . Interea Alfonfus Rex
cum dele&is turmis & cohortibus primanu
Fortatn, quam Portam Sottanara noroinant ,
expugnat; 8c ad fecundam Portam , quam-
Mezanam appellant» tanta clade , vi Porta
perfratjta» noftros fuperavit 8c perfecutus eft,
ut sgre hoftes retenu fint, quoroinus una
com noftris Bonifacii moenia ingrederentur .
Rex verfc, pqftquam fe prima conata ( fubi-
toenim adventu Qppidutn opprimere puta
bat ) fruftratum vidit, occupat coilem immi
nentero Urbi ( Planum CappeHum eam Ar
cem vocant ) eftque ad Borearo. . Ex hoc
colle ingenti pondere lapid.es interdiu nodku-
3ne a bombardis ui rooote firroatis in Oppi
om. jaciebantur, ja&u quoru.m non. folom-»
dorous diruebantur, fed etiam moenia . At
noftri repagulis. Portas oppofitis inqlufi , ar-
ma* tela, & quicquid. opus eft ad. le Oppi-
dumque dejendenduro » 8c obfidionero perpe-
tiendam, parant; cuftodias. vigiliafque divU
dont, attributis PtsfeAis omnibus Turribus^
Dum. Rex Bonifacium terra marique ja<ftu
bombarda.rum aliarumque machinarurn8c tor-
mentorum oppugnat : : Oppidani aqua labora-
re cosperunt i ficcato. fere niroio a?fta fonre ;
85 tamdetn petiQlitantium Oppidanorurtt fiti
Deus. mifertus eft;. plu.viaj' enim. oborta; ci-
fternam. & foflks replevere. Stratis magna^
parte propugnaculis cutn moenium parte y per
qu* apertum ruina. iter in Oppidum prctfum-
A
44*
B
pi pofle videbatur, Rex expognaturtrs Oppi-
dum fuos ad concionem accerfivit. Fare, di*
cebat, ut fi Bonifacium expugnetnr, per bre-
v.i omnes Corfos fe dedituros ei, 8c quic-
quid Infularum circa eft . Deinde fibi in. ani-
mo efle, Italiam ipfam aggredi : quod fi in_
ea prima expeditione fortiter fe gererent, fu-
turum ut omnes maxime locupletentur . lis ,
qui prirot murum afcendiflent , prasmia pro-
jpfuit. Qpi priraus eflet, qui mcenia Bonifa-
cii tranfcenderit , fuperque mcenia fuum fir-
maverit vexillum, quingentis; fecundus qua-
dringentis; tertius trecentis; quartus- ducen-
tis; decem fubfequentes centenis nummis au-
reis donarentur . Quod ingenti alacritate &
clamore auditum eft . Oppiduro igitur aggre-
diuntur. Naves roagnx, qus oronis generis
tormentorum , machinafque ad Urbium exci-
dia fecum portabant, remulco tra<5ts, turru
bus adhajferunt: terreftres copise in Portarru
impetum faciunt: afperrimum undique inci*
pitur proelium. Bonifacienfes jatStu bombar*
darum aliaru«nque machinarum, 8c tormen-
torum , & fagittis aliifque telis feriebancur .
At hofteS lanceis longis 8c fagittis fuffoflt ,
alii cadentes ab aquis abforbebantur , alii in_.
ipfis caveis exhalabant animam ; 8c qui Por-
tam obicibus perfra6tis aggrefli fuerant, telis
repulfi. Arcebant noftri probe hotiem , cun»
ecce Turris , quam vocant Scarincii , crebris
bombardarum quafla ic^ibus, fubruta cum in-
genti fragore ac ftrepitu procidit. Adhsrenc
ruina» naves, 8c multi ruinam ex anten.iis 8c
roalorum caveis tranfcendunt , atque Regis
vexilla erigunt. Clamor in Regis exercitt»
maxirous exoritur , Oppiduro effe expugna-
tum. Videres claflianos , alios malos icande-
re, alios navalibus praeftare muneribos, alios
agilitate mosnia tranfcendere . Progrefli uide
aa frequentia xdiflciis loca ; autSto tumultu ,
ignis teclis injedlus eft : conflagrarunt 8c ali-
3uot asdes , 8c horreum publicum . Casdes in-
e pafltm fugientium pariter ac repugnan-
tiom fieri cospta eft . At Guaracchus , Orlan-
dus , & Claro Ghiginus cum parte cuftodia?
D ad apertum recenti ft^rage iter concurrunt ;
hoftibos fe fe objiciunt . Afperrimum hic cla-
tnore fublato geritur proslium : jam impioge-
bantur noftri , cum ecce propugnatores , qui
erant ad Turrim nof am Crucis , cui Jacobus
Cataciolus praserat, 8c ad Turriro Pregheraj,
coi Johannes Cicanefes, 8c ad Turrim Graf-
fam, cui Philippus Campus, ubi periculurru.
tninus ingruebatur ( nam, ad Turrim San6ti
Nieolai 8c Prefcianae, atque Sanfti Antonii
laborabatur ) reliclis fuis quifque ftationibus,
in eum, qui pre*mebatttr impetu hoftium,Io-
cum efferuntut; 8t hoftes, qui in Oppidum..
tranfcenderant , ad unum trucidamt. Deinde
multituda navibus concremandis intentior
fuitf ornatioreque trium navium parte, con-
tigaationis fuprema* tota ardente, ac omnino
igniabfuowa, omnes arcentur. Interea ho-
ffes^qui fueram k Porta repulfi, capta op-
portunitate ,. videntes. Portam defenforibus
vacuaro. effe ^ fumtis peopere: fcalis , ad Por-
tam revertuntur» Confcendentes Margarita-,
Bobia y. quas fuper propugnacula, qua? Port»
emioent, excubabat, rMtetia^faperne: demif-
s£, fratStis fcalis,, coatrivit ; 8c qui hoftes
trucidiverant y patefacVa repente Porta erura-
punt, eofque petfequuntur , edita magna cav
de . Et tamdem Rex repulfiis eft non fine_
magno (ko detrimento^ ^
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447
P E T R I
Tertium )zm diem pugna dies noftefque-,
continuata erat , in qua nullus incendio, nul
lus ccedi fuerat modus . Excitata tumultuane
ab omni fexu Sc setate Turris : Deinde quer-
nis palis duarum ulnarum longis murum-
Bonifacienfis circumfepfit , eaque fepta mu-
rum arftiores obftaculo claudebant. Lcetati
fuiffent Oppidani, ferociam hoftis compref-
fam effe, ac parvi feciffent potentiam illius ,
fi frumentum non arfiffet. Et Rex , cum Op-
pidani cum eo non loquerentur , epiftolas ad
fagittas deligatas intra mcenia Oppidi abjicie-
bat, polhcens fe donaturum eos, qui ex Op-
pido ad fefe transfugerenc, primum trecen-
tis, fecundum ducentis , tertium centum_
nummis aureis. Incerto Regi inter fpem me-
tumque, utrum diffolveret obfidionem, an_
continuaret, Galeottus Riftori filius , Boni-
facienfis primb, deinde Conradus Gcnuenfis,
transfugce prcemiorum fpe , patefacientes 8c
frumentum publicum combuftum, & Anto-
nium Salvum Prcetorem ante Regis adventum
obiiffe , 8c Oppidanos armis carere , quce ab
Abrahamo Fulgofio eis ademta fuerant , ani-
mos auxerunt. Quare occupato alio colle_
contra Portam , ad Orientem Oppido immi-
nente , quem Campum Romanellum appel-
lant, in eoque bombardis firmatis, 8c catena
primo dufta in medio canalis cractu , deinde
ab utraque ripa abienarum trabium duplici
ordine connexarum altera catena, 8c Genuen-
fes ab ferendo claufis prsefidio arcere , 8c ci-
ves longa obfidione conllituic ad deditionem
perducere. Ea Genuenfis Dux, & ipfe impi-
ger, Thomas Fulgofius compertum habens ,
claffem parat feptem navium maximarum— ,
cui prcefecit Johannem fratrem fuum viginti
annos natum. Dum qusedara earum navium ,
quse forte aberant , expedtarentur, confcribe-
renturque turmce , & commeatus imponere-
tur, September elapfus eft. Deinde per to-
tum Octobrem , Novembrera , ac maximarru
Decembris partem tempeftatibus adeo defce-
vit mare, ut e Genuce Portu claffis exire__
nequivent. Interea Bonifacienfes adeb jadtu
bombardarum, machinarum 8c lormentonim
a Rege oppugnabantur , ut compulfi fint Op-
pido emigrare, 8c in nemore prope Sancli
Antonii Templum, 8c Ccenobium Beati Fran-
cifci , cum domorum pars maxima ltrata ruinis
eiTet, habitare, prceter ftationes armatas, quce
ad Oppidi cuttodiam, 8c ad hoftes arcendos
dilponebantur ; nulla enim murorum , aut
pars O^pidi tum publico, tum privato care-
feat periculo. Namque muros, turres, & pro-
pugnacula. domofque bombardce diu notftu-
que immiffce quaffabant ; tk Oppidani repa-
randis , 8c hoftes ab ingreffu arcendos ruinis
occupati, ardentiores erant. Rex ver6 , ut
onerarias naves quamplurimas omni copia re-
rum onuftas ex Hifpania ad fe miffas , claf-
femque luam audtam vidit, ereftumque exer-
citum mignopere: quamquam nec vi capi vi-
debat pofle inexpugnabile terreftri ac mari-
timo fuu Oppidum; tamen ne quid inexper-
tum relinqueret , prcemittit aliquot , ut allo-
quio leni perlicerent cives ad dedendum Op-
pidum; ac tentare animos hominum juffit ,
8c fidern dare, fi traditum forer Bonifacium,
liberoi eos, ac fuis legibus vicluros effe^ .
Cum longo > (ermone habito dilata res per
fruftrationem tfiet, retulerunt Regi , tempus
eos ad deliberandum lumfiffe . Cum hi diem
in diem differrent, eflencque Oppidani palli-
B
D
Y R N M I - 47 8
di , ac fame fqnallidi , confumptique , & Ara-
gonenfes famem objicerent, eaque neceffitate
ad deditionem vocarent: dicitur, avertendse
ejus opinionis caufa, multis locis panis de^
muris jadlus effe in hoftium ftationes, 8c ca-
feus recens ex mulierum lacte coagulatus ,
Regi dono miffus effe. Tunc vero Rex om.
nem apparatum oppugnandarum Urbium pro-
pere muris admovit ex navibus omni genere
tormentorum inftrudtis, qua? jun&se bince ,
ut latus lateri applicaretur, Turres contabu-
latas, Madrinamentaque * portabant . Non_
folum oppugnabat Oppidum , fed ex triremi-
bus ceterifque navibus , quarum fagittarii ac
funditores vix quemquam fine vulnere confi.
ftere in muro patiebantur; 8c ex Plano Cap-
pello, 8c Campo Romanello , ubi firmatse
erant bombarda?, ficut ante dicium eft, jadlu
quarum murus pierifque in locis, propugna-
cula, 8c Turres dirutse erant ; 8c Eortanu.
pugnaciffimi fafla teftudine perfringere ag-
grediuntur . Adverfus navalem apparatum..
Bonifacienfes varice magnitudinis tormenta_,
in muris 8c ruinis difpofuerunt ; in eas , quce
procul erant , naves, faxa ingenti ponderew
emittebant; propiores levioribus , eoque ma-
gis crebris, petebant telis, ut non folum.,
miila tormentis , fed etiam quse pondere fuo
provoluta effenc , graviter in hoitem incide-
rent. Tragulis , contis, jaculatione ignis ni-
tebantur; ftacionum quoque munus inter fe_
partiti erant . Cafis 8c tentoriis in Nemore ,
tamquam caftra metati, prsefixis, ubi confi-
ftebat imbellis multitudo, numquam abfue-
runt, quin frequentiffimi prosliis inftaurandis
munitionibus intereffent. Ec cum Rex inten-
taflet in Oppidum mittere, accurrentes repel-
lebant. Qjjamquam hoftes, Bonifacienfes pu-
gnantes de ruinis vel fagittis conficiebant vel
bombardis, ex quarum idtibus bini, quando-
que trini ftupendo mortis genere, in multas
confraeli lacerique partes , ante procumben-
tium concivium, confanguineorumque cater-
vas jaciebantur : Bonificienfes tamen virrute
mirabili refiftebant. Succedebant illicoadpu-
gnam integri , male habito genitori filius ,
frater fratri; 8c aderant mulieres tela, vina,
8c cibaria miniftrantes , vulneratofque fufci-
pientes. Si curantibus corpora fuorum, da-
tum illis a Magillratu locum patere hofti
confpexiflent , clypeis ipfss telifque armatce ,
virorum officia adimplebant. Fuerunt pluri-
mce, quibus caros ante ipfa ora occifos non
prius fuerit tollendi, aut ad fepulturam effe-
rendi cura, quam hoftibus ternarum quater-
narumque horarum pugnandi ardore defati-
gatis pedem cives fine Urbis periculo refer-
re VKiiflent. Militaris herba multum eis pro-
fuit,quoniam vulnus ferro factum nullurru
non intra dies quinque fanabat , ex oleo im-
pofita. Magiftratus tamen decrevere , ut Me-
dici 8c medicince gratis publice exhiberentur,
ccefique pro libertate pariter publice fepeli-
rentur. Sed ad oppugnationem hoftibus pari-
ter cruentiffima erat pugna, cadenttbus mul-
tis gladio, contis, falcibus , lanceis hamatis ,
quibus hoftes in caveis, turribuique navium
pugnantes attrahebantur , fuffodiebanturque .
Plurimi vero dum ad Portam obicibus fupe-
ratis fcalas turmatim adhserere properarent ,
trabibus (axilque fuperne miffis lacerabantur.
Et alii faces , atque aridam materiem de_
muro in holles jaciebant; apicem reliquafque
res, quibus ignis excicari poteft, fundebant :
ut
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449
D E REBUS CORSICIS.
ut quo primum curreretur, aut cui rei ferre-
tur auxilium, fsepe vix ratio iniri poffet.
Multos jam dies eo in affiduo labore , in-
commodoque agitati Bonifacienfes erant :
quamobrem Rex fore opinatus, ut adhibita
vimajore, aut Oppidum caperetur, aut cives
deterriti facerent deditionem , conftituit die
craftino accuratiffime oppugnare . Primo Bom-
bardarios omnes juflit, captam ubique ad mce-
nia diligentiam frequentiflimis quam poffent
immiflis lapidibus geminare; & ex navibus
jun&is, ceterifque navibus cum ingenti ap-
paratu machinarum tormentorumque , & a
Porta Oppidan«s peti omni genere telorum .
Difficili vero ei operi, cui tota inniteretur
Civitatis falus , fefe Oppidani adeo anxii po-
pulariter mancipavere, ut quantumvis mulie
res, puerofque, seque ac viros jaculis , telis
atque fagittis hoftes vulnerarent : nullo ra-
m«n intermiffum fit momento, quoufque tra-
bes , immixtaque vinaria vafa ruderibus , ac
terra plena, in valli fpeciem a Civibus pofi
ta, Portss munimenta nullatenus defiderari
fintpafla. Et alise ex mulieribus ferventem
aquam , oleumque ; alis liquefactam igne
picem , ftupamque ; & alias naalleolos , atque
faces e propugnaculis ruinifque demittebant.
At hoftes b ligneis Turribus catapultas in_*
noftros jaciebant, afferibus falcatis deterge
bant pinnas . Oppidani verd in afleres navef-
que tollenonibus libramenta plumbi , aut fa
xorum ftipites robuftos incutiebant ; falces
anchoris ferreis injeclis in intefiorem partem
muri trahentes , aflerem perfringebant .
Unice tunc ex omni bellico apparatu ad
Turrira Scarinecii bombardsequiefcebant, ve
riti , ne fuos ex caveis malorum, turribufque
navium oppugnantes , & jam jam in Urbem
tranfcendentes , fimul cum Oppidanis confi
cerent . Tunc vero feminse etiam teclse armis
affidue hofti repugnabant , impofitis conto
uncis ferreis arpagonibufque attrahendis , 6c
ex propugnaculis unk cum viris intentse
erant. In caveis vero malorum, & turribus
navium erant continue hoftes jacientes tela ,
quibus item immixtse erant perforatse incan-
nse fpeciem fufilis senesemanuales borabardse:
fclopetum vocant . Geftatores armatum homi-
nera, emifla, impellente igni, glande plum-
bea, transfigebant . Pugna e veftigio conferi-
tur atrociflima; varia erant genera mortis ;
vulnera utrinque inferebantur crebriora— .
Etiam nonnulli uncis de ruinis refupini ex-
trahebantur, cum tamen plurimos confode
rentglandes plumbese fclopetorum; nec loco
ut cederent Oppidani adduci potuiffent , nifi
ufi inftrumento hoftes fuiffent . Sulphureis
bombardarum pulveribus plena , fed cofti *
circulifque mali compa&is rimulofa , cafu
ipfo quaqua verfum hiantia , vafcula in mu-
ros & domos e caveis projicientes , ignem_i
e veftigio admoverunt ; quo diflipato , inter
ipfa civium crura pulverem rapidiffima cor-
ripiente flamma, femiuftulati funt multi , &
cetera turba illico fefe prsecipitem e ruinis
proripuit. Libera tunc & defenfore nudata_
patuit hoftibus ruina illa, quse erat juxta_
Turrim Pregherse : nec tamen in tanta virili-
ter oppugnantium multitudine quifquam con-
fcendit. Fumo exinde fulphuris, qui caliginis
denfitate ruinam abfconderat , in aera fubla-
tb, matronse & inermesdebilium, puerorum-
que turbse , quse dum propugnarent , tela_
omnis generis , faxaque ia muros gerebant :
450
B
D
denudatum propugnatore locum confpicien-
tes, clamores attollunt.ac maximos ululatus.
Matres filios, genitores filise, fratres, pro-
pinquos & maritos fingulse compellantet
prenfare, flentes orare, vitam ne fatis ferva-
re ducerent; qui paulo poft fe ante ora in_
oculis fuis ab hofte barbaro violari, abduci,
conftuprari, fupremo affici dedecore fint vi-
furi ; & fe ipfos ad remigandi fervitium tra-
hendos in triremes, in quibus miferrimi virt
catenis detinebantur. Quibut exciti vocibus
Oppidani in locum redeunt: proelium folito
inftaurant. Sacerdotes quoque & Religioft
egregiam tunc operam prseftiterunt , fumtis
propere armis , & item inftrumentis ufi , fa-
fces nempe flammanti face immixtas fuperne'
demittentes; ficlilia etiam, trita calce plena,
in fubjeclos pedibus dejecerunt . Q_use res
quantum hoftibus obftiterit , incredibile eft
didtu , multis ipfo vapore compreffo anhelitu
confternatis , plurimis, atque etiam omnibus
ita fuino obcsecatis , ut tela jactufque omnes
in incertum mitterent. Paulo quidem inter-
miffa flamma Porta eruptio fit. Hic diesOp-
pidanis longe graviflimus fuit; fed tameru.
hunc habuit eventum, ut eo die maximus
hoftium numerus vulneraretur, atque interfi-
ceretur, ut fe fub ipfa Porta conftipaverant;
receffumque primis ultimi non dabant.
Quanto erat in dies gravior atque afperior
oppugnatio , tanto crebriores literse ad Ducem
Senaturoque Genuenfem a Corficse Principi-
bus mittebantur , orantes, ut tarodem ipfi ,
qui claffe pollerent , Bonifacio fubvenirent .
At Rex, ut fupplementum advenit ( quotidie
enim fere ex Regnis fuis copiss in caftra ve-
niebant ) fignum fuis dedit: arma capiunt :
atrox pugna terrst marique in feptem inclina-
verat locos: nec tamen penetrare inOppidun»
poterat. Nam & pari celeritatenovus pro di-
ruto murus objiGiebatur, & armati ruinis fu-
perftantes inftar munimenti erant . Rex vero
ut vidit his artibus non potuiffe expugnare_
Oppidum, non fine magno periculo adversiis
Portam Oppidi vineas agere , & aggerem_.
inftituere coepit magno cum labere & conti-
nua dimicatione . Oppidani enim loco fupe-
riore decurrunt, & eminus fine periculo proe-
liantur , multofque pertinaciter fuccedentes
vulnerant. Non deterrentur tamen hoftes vi-
neas proferre , & labore atque operibus loct
vincere difficultates . Exftruitur agger in al-
titudine pedum oclo ; collocatur prope Tur-
ris decem tabulatorum, quse mcenia fuperare
poffet: ex est tela tormentis cum jacerentur
in Oppidanos , neque fine periculo in muro
confiftere poffent , & agger promoveretur ad
Oppidum , vineseque jam injunctse moenibus
effent; patefaasl repentePorta, multitudo fa-
cibus maxime armati ignes conjecit, horssque
momento fimul aggerem , ac vineas , & tur-
rim tam longi temporis incendium haufit ;
multique mortales nequicquam opemferentes
ferro igneque abfumti funt . Oppugnatio con-
tinua non nocte, non die remittebatur, cum
Rex eo verti crederet ceterorum Corforum_i
animos , & fi primhm vim Hifpanam non_.
fuftinuiflent Bonifacienfes , frangi At nec a
Bonifacienfibus quicquam aut opera, aut vi ,
ut hoftis arceripoffit.prsetermiffum eft. Dua-
bus tamen maxime refiftebant rebus; una m-
teriorem femper juxta vallum pro diruto no-
vum obftruentes murum ; altera, eruptioni.
bus fubitis nunc in opera hoftium , nunc in_
ua-
45I P E T R I
ftationes; & plerumque iis proeliis fuperiores
erant. Singulis tamen diebus hoftes oppugna-
tionem inftaurabant , & diu noftuque jadlu
bombardarum difcerpebant ; nec ulla quies
umquam miferse erat Civitati, confedte labo-
re afliduo , vigiliis diurnis pariterque noclur-
nis, & vulneribus, poftremo fame; & quoti-
diana funera, & mors ob omnium oculos, &
undique dies noclefque ploratus audiebantur.
Interea ad tantam rerum penuriam Bonifacii
eft deventum , ut fordida, malignique fapo-
ris herbas clauficomedere cogerentur . Quam-
diu enim tempus fuit a Genuenfibus auxilii
expedtandi ? Supra vires ,' fupraque (ut ita^
dixerim) humanitatem Populus Bonifacienfis
famem toleravit . Omitto cetera . Equorum-
6c afinorum carnes in deliciis per id tempus
Bonifacii fuerunt . Quidam edebant herbas
omnis generis, quas etiam pecudes non attin-
gunt ; radices & frudtus fylveftres cibum ha-
buere ; edebant etiam aiborum cortices , &
animalia quaedam ante id tempus inguftata^.
Sed cum de auxilio jam defperarent , in la-
crymas lamentationefque converfi , multi fpon-
te fua" vitam finiiflent; multos etiam vulneri-
bus confectos fames & inedia intra parietes
proprios necaflet , nifi caritas mulierum eos
refocillaflet ; lac enim fuum fponte parenti-
bus, fratribus, Iiberis, confanguineis , & vi-
cinis,Bonifacienfes mulieres pientiflimas prs-
buerunt; nemo enim fuit Bonifacii, qui non
fuxerit mammas alicujus mulieris ea in obfi-
dione .
In his calamitatibus cum eflenr Bonifacien-
fes.poftquam ufque nihil auxilii oftendebatur,
datis obfidibus duobus & triginta pueris no-
bilibus,Oppidum intra quadraginta dies, nifi
Genuenfes fubveniftent , reddere pacli funt .
C Y R N M I 452
A Parentes fuo arbitratu filios dabant, dummo-
,do non eflent minores duodecim annis : & fi
!quiets ftationes utrinque erant, acceptis obfi-
dibus , tamen angebantur Bonifacienfes , quia
Rex non finebat eos Genuam ad fubfidinnu
implorandum mittere. Qjiare accelerato ope-
re, Celoce fabricata, per eam rupem, qua?
eft Sardiniam versus, & ab hofte amota, no-
cle concubii eam quatuor & viginti viris in-
ftrudtam funibus demiferunt juvenes inceden-
tes; & Magiftratus dantes mandata literafque
ad Genuenfes,& multitudo Oppidanorum ad
rupem votis profequuntur . Mulieres certatim
eos ladtavere, nihil enim cibi fecum detule-
rant. Egrefli , fuperato ed nodte Sandti Ste-
B phani Portu, und velificatione PalumPortum
petunt, ubi revocarunt vires viclu; inde no-
dhi folventes , Aleria fuperati , ecce duse Bi-
remes infeftiflimas ex Tavignani oftio exeun-
tes perfequuntur . Jamjam Biremes Celoceiru,
fagittis , & jactu Sclopetorum confequeban-
tur, cum Bonifacienfes ex alto refugiunt, at-
que appulfi funt ad proximum littus : Pruneta;
eft nomen Ioci , agri Campolorienfis . Celoce
in littore relidla 1 , pedibus ad Civitatem pro-
fugiunt. At Campolorienfes , ficutCorfis mos
eft, eo undique convolantes, Celocem recu-
perant ,. captis quatuor ex hoftibus cum eo-
rum navi aftuarii; quae ad Biremes velumj
Celocis Remofque devehebat . Guaraccus Suer-
tus matris noftrae pater benigne & hofpitali-
ter accepit Bonifacienfes , curavitque; atque
difcedentibus abunde viaticum , ne quid eis
pelago proficifcentibus deeflet, prsebuit. Qui
adverfo tempore ventorum tamdem Genuanu
applicuerunt , docueruntque Senatum Genuen-
fem , quo in difcrimine res Bonifacienfiunu
eflet .
Explicit Liber Secmdus.
PE-
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453
4*4
PETRI CYRNAEI
HISTORICI
DE REBDS CORSICIS
LIBE% TERTIUS IHCIVIT.
INterea Bonifacii decretum eft, ot fup-
plicationes haberentur, quibus &Deo
gratias agerent , & iram , fi qua ex
hominum peccatis concepta effet, pla-
carent, & eos e manibus hoftium li-
beraret. Itum eft autem a Sanclce Marise Ba-
lilici ad Sandtum Jacobum , inde ad San&um
Dominicum, inde ad San&um Nicolaum, &
ad San&um Francifcura, atque Antonium- ,
cum maxima omnium religione , nudis pedi-
bus , hyeme horrida; & Sacerdotes , atque-.
Religiofi, hominefque, qui tum aderant, pie
ac religiose fupplicando fUbantintereundum;
& dum facrificabatur «Hymnos canebant. In-
terim Rex Alfonfus & aliud agi pofle ratus ,
putans neminem effe in Infula, qui auderet
in illum digitura elevare, pectinias ex variis
quotquot poffet exatftionibus ex Iniula contra-
here deftinavit, mifitque exadtores ad omnes
Civitates Cifmontanas. Exaclores tributorum
reverfi nuntiant , neminem ex Corfis ullum_
tributum pendere voluiffe . Quare ex hoc au-
dito refponfo Jacobum Pnfedtum, quem ap-
pellabant Magnum Coneftabilem , cum parte
copiarum , retentis quot- fatis videbamur Xe-
cum militibus , in noftros Cifmontanos Cor-
fos mifit. Hoc audientes Conchenfes , cum li-
beris & uxoribus & bonis fuis fuga elapfi ,
in Guedtarapatn Montem fe fe abdunt . Ho-
ftium vero dux agrosConchenfes & Solarien-
fes depopulatus eft, omnibus vicis aedificiif-
3ue, quse adirepoterant, incenfis. Coafina ia
editionem accepta , Petrapolam duxit, quam
Civitatem expugnavit atque incendit : noa-
setate confedtis , non mulieribus,non infanti-
bus pepercerunt. Celeriter ad omnes. Corficse
Civitates fama profertur : nam ubi major at-
que illuftrior incidit res , Corfi clamore per
agros regionefquefignificant. Hanc alii dein-
ceps excipiunt , & proximis (ut primo dixi
voluroine) tradunt, ut tuncaccidit: namquas
Petrapola; oriente Sole gefta eflent, ante oc-
cidentem Solem in ultimis Caputcorfi finibus
audita funt : quod fpatium eftmilliumpafluum
circiter centum quinque. Quibus rebus Cif-
montani (Tranfmontani enim Regi obfeque-
bantur) vehementer funt commoti, & matu-
randum fibi exiftiroarunt . Itaque re frumen-
taria quam celerrime potuemnt comparata_> ,
conftanter omnes Civitates Terrae-Coromunis
manus cogere, exercitufque in unum Iocum»
conducere, praefertim cum videant orone ad
fe bellum translatum . Campolorienfes omnes
una cum Alifianenfibus , & Verdenfibus, at-
que Morianenfibus finitimis fuis, habito con-
«lio , de Civitatibus deroigrarunt ; liberos ,
uxores , fuaque omnia partim in Oferum, par-
tim Mutarutn Caftella , partim in Sylvas de-
ponunt ; atque omnes, qui arma ferre pote-
rant, in unum locum, plurium dierum pr;E-
, Tom. XXiK
paratis cibariis , conveniunt. Caftris in altt-
tudine pedum decem , vallo foffaque duode-
viginti peduro munitis (Loretse cft nomen_
loci, Campolorienfis agri ) confederunt, ad-
ventumque hoftium ibi expedtarunt . Hoftis
yero direptis multis vicis Caftelli , prasdaque
ingenti fafta , Ronia? ( Ronienfes enim ad
montes confugiunt ) omnia fuga & terrore—
complet; inde ad noftros contendit. Et pofi-
tis caftris a millibus paffuum minus quingen-
tis , ne quem poft fe hoftem relinqueret , ca-
ftra oppugnare inftituit, qua; a;gre hodie fu-
ftentata funt . Nim cum tanta multitudo la-
pides & fagittas ( Sagittarios enim omnes ,
quorum erat magnus numerus , quos in Re-
gnis fuis conquiri, & ad fe mitti paulo ante
Rex jufferat, in noftros miferat) ac tela con-
jicerent; & noftri prxcipue iclibus Bombar-
darum dilaniarentur , in vallo confiftendi po-
teftas erat nuili . Cum finem pugnandi nox
feciffet , noftri ad Civitates propinquas nun-
tios miferunt: nifi fubfidium fibi fubmittatur,
fe fe diutibs fuftinere non poffe. De quarta_
igitur vigilia uno fere tempore ex Tavagna_
ducenti, ex Oreza quingenti , & ex Cafinea
octingenti armati noftris fubfidio accurrerunr.
Prima luce Prajfectus Regius in aciem copias
omnes eduxit; noftri vero in caftris fe conti-
nebant. Sed poftquam noftros certamen de-
tre&are animadvertit , caftra aggreditur. Sed
imber ingens grandine mixtus ita aciem tur-
bavit , ut vix armis retentis in caftra fe ft-
receperint . Paulo poft ferenitate cum tran-
quillitate orta , Marianus Cajus, nobiliffimo
loco natus , vir propinquis , clientelifque, &
populari favore potentiflimus; cum tribusple-
bejorum millibus in caftra pervenit ; ad ad-'
ventum cujus pras alacritate & Ixtitia clamo-
re fublato, confonaque voce cunctorum ialu-
D -te eum profequentium , magno denique deli-
bato gaudio , Vivat Populus, conclamarunt
noftri . Ita enim Corfi clamant, cum liberta-
tem cupiunt. Marianus Cajus primo & pro-
pter multitudinem hoftium, & propter exi-
rniam opioionem virtutis , prcelio fubliderc_
ftatuit : quotidie tamen equeftribus prosliis
quid hoftis virtute poflet , & quid noftri au-
derent, periclitabatur . Ubi noftros non efle
inferiores intellexit, acies generatim eduxit,'
mille peditibus, & ducentis equitibus in ca-
ftris reli&is , nt fi quo opus effet fubfidio ,'
duci poffent. Regius Prasfedtus item fuas co-
pias e caftris edudtas inftruxit . Omnes acies
concionabundus Cajus ipfe circuir, &quibuf-
cumque irritamentis poterat , ir.as militum-,
acuebat, nunc f raudem hoftium incufans, qui
contra jus Gentium , nulla laceffiti injuria_ ,
ad Corficam oppugnandam veniffent ; nunc
feritatem ,qui iniantes pariter acfeminas tru-
cidaffent: nunc quantus pudor effet, edocens
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_
4f* P E T
ab Catalanis latronibus venus , quam hofti-
hus iuftis, obfideri. Catalanus bojhs vailum-
WitCarfum} ftrata obfidit ultro,& oppugnat}
fiinc non aliino prafidto, fedveflra virtute eva-
detis. Libtros igitur veflros , uxores , parcntef
aue, atque libertatem wfirts tueamini armts ;
hodit enim pro Infufa , pro vobis ipfts , pro liber-
tate , pro Hberis , pro folo natali coatli eflis di-
tnicare . Vindieate igitur vos ab intpoteati daml
natione Alfonfi . Ad haefc confentiens reddeba-
tur clamor, &pariter compofiti omnes & in-
ftru£ti procedunt.
Proelium atrociflimum geftum eft , animis
utrinque obftinatis. In ea namque multitudi
pe nullus nifi cadens ceflit : fueruntque, qui
per tnedia transfixi vifcera per haftam , pete
rent hoftem; alii cum pugnantes exequogla-
diis ferire nequirent,equi pedibusgladio fuc-
cifis, collapfuin militem vulneribus confice
tent. Quamobrem Cajus, equitatu pedeftrem
pugnam inire juflo, pedeftre proelium redin
tegcavit. ldem fecit hoftis. Maximo conatu
8c mirabili pertinacia.illa die utrinque certa
tpm eft ; pugnaque mane coepta ad noc"tem_
duravit. Poftquam tenebrce faclse funt , uter
que exercitus in fua redierunt caftra. Deinde
fecunda vigilia multis ignibus per tota caftra
teliclis, filenti agmine hoftes abierunt, & ad
{uum Regem reverfi funt. Noftri vero confi
lio canvocato conftituerunt , optimum effe_
doinum fuam quemque reverti , omnefque in
armis effe, ut ad primam inclamationem quo
Qpus eflet advolarent .
Nuntii Bonifacienfium ea nocle, quas fecu
ta eft diem, quo ad Ducem Senatumque Ge
nuenlem literas pertulerant, fimul &adquam
tem rniffi effent, eis expofuerunt . Abeuntes
citatiore quam inde venerant navigatione_ ,
quinto decimo die ; quam confcenderant na-
vim, Bonifacium perfedta legatione redierunt.
Qyo tempore tncerta expeclatione eventus
Civitas fuerat ; numquam enim per omnes
dies, ex quo Bonifacio Nuntii profecti , ab
orto Sole ad occidentem aut Senator quif
quam ab cede Divae Marice , qua pro Curia
utebantur ( Curia enim jactu bombardarum_
diruta erat) atque a Magiltratu difceffic, aut
Vopulus e foro . Matronae in preces obcefta
tionefque verfa; , per omnia Templa vaga; ,
lyppliciis votifque fatigare Deum atque San-
ftos Sanc"l3ique, tam lollicitae ac fufpenfaeCi-
vitati . Fama incerta primo accidit, unurru.
Alenenfem venifle ex Genua , nuntiantem_ ,
naves ad fubfidium Bonifacio Genuse nimia
celeritate armari . Id in caftris Regis acce
ptum erat; nam & hoftes binos in Oppidum_
tecipiebant ; ipfi quidem terni aut quaterni
cx Oppido excedebant . Caufa exeundi htec
erat, ut nova audirent , & clam aliquid pa-
nis in Oppidum portarent : nam omnia erant
quieta apud eos . In caftris ex Coinfulanis
nova quaeritabant, a quibus etiam reficieban-
tur. Deinde Celox fecunda vigilia ad Bonifa-
cium acceflit. Nuntii, ut ad Rupem eft per
ventum, excitant vigiles , funemque demirti
jubent. Sufcipiuntur in Oppidum . Lsetitia_
tanca fuit in Oppido , ut vix compotes reen
tium pra? gaudio effent . Fama Nuntiorurru
adventus Senatum in Bafihcam exciverat ,
tantoque certamine ac tumultu Populi adfo-
res Tcmph concurfum eft , u t adire Senatus
non poffet . Iplos deinde appropinquare Nun
lios allatum eft : tunc enimvero omnis auas
curtere Qbviam , primus quifque oculis auri-
R I C Y R N M I
B
D
bufque haurire tantum gaudium cupientes .
Circumfufi omnis. generis frequentia in JEdera
pervenerunt, percontantes , an fubfidium ad
fe mitceretur . Ut quifque audierat , naves
paratas effe, extemplo aliis porro (nam Luna
erat pernox ) impertiebant gaudium fuum_ .
Cum segre in iEdem perventum effet, multo
jegrius fummota turba literse Genuenfium in_
Senatu recitatas funt ; inde in coacionem in-
trodufti Nuncii , Picinus Cataciolus Nuntio-
rum princeps , Iiteris recitatis , ipfe planitis
omnia, quse Geaua agebantur , & ut Naves
quam maximae- parata; inftrudtseque , atque_
ornata; effent, profperum ventum folummodo
expeclantes , expofuit cum ingenti affenfu .
Difcurfum inde ab aliis cirda Templa , utgra-
tes agerent Deo omnipotenti; abatiisdomos,
ut conjugibus liberifque tam lsetum nuntium
impercirent. Senatus, quod Nuntii incolumes
revertiffent, ventumque fecundum Genuenfi-
bus Deus prasftaret , fupplicationem in qua-
triduum decreverunt. Supplicatio celebrata a
viris feminilque eft . Et Magiftratus frumen-
tum, quod Nuntii Genua advexerant ( Ge-
nuenfes enim id miferunt) parce & paulatim
metin inftituit, Populaque cum fumraa fide-.
& gratia diviferunt .
Corfi, qui in caftris erant Regis, Bonifa-
cienfes admonebant, ne dederentfe; quoniaro
fuper Bonifacienfia fpolia domofque , & pof.
feffiones , quafi jam partum effet Oppiduno_ ,
jecifTent fortes ; & paflim dicerecur, Regi Po-
pulura omnem Bonifacienfem in HifpaniarrL.
traducere in animo effe; Bonifacium verodare
fuis militibus incolendum , unde faciliiis Cor-
ficam omnem lubjugaret, & Italiam aggrede-
retur .
Jam dies deditionis faciendse inftabat , &
Regis Legati Magiftratum Bonifacienfem con-
veniunt; Oppidum fuse poteftatis ajunt debe-
re efle . Magiftratus Cives confulendos effe_
refponderunt . Legati vero inftabant , nihil
effe differendum. Tuac Magiftratus inquiunt:
Craflino die ork-nte Solc redite adnos: Oppidum,
fi hac noCle , qua fiquetur hunc diem , fubfidium
non acctperimus , vobis dtdemus . Ita Legatisre-
lidlis Portulam claudunt. Longam venire no-
dlem ratus eft hoftis , qua? moram deditioni
faceret. Ut auditum eft, Regem Oppidum-
pofcere , Magiftratumque promififfe deditio-
nem hcere , filentium rrifte ac tacita moefti-
tia primo defixit omnium animos , deinde_
matres-familias repente in publicum praecur-
rerunt , flentefque projetfbe ad pedes iuorum,
omnibus precibus petierunt, ne fe &commu-
nes liberos hoftibus dederent; fua inillosme-
rita proponunt, obceftanturque, ut fuse pudi-
citiae rationem habeant , neu fe optime de_,
communi libertate meritas hoftibus in dede-
cus dedant . Et Magiftratus convocato confi-
lio omnium ordinum, ad id confiliuTi adhibi-
tis Plebejis , dici fententias jubet . Gulielmuc-
cium Bobiam , qui tunc unus erat ex Magi-
ftratu, in hxc verba locutum accepimus. Cr,-
do ego vos auditffi , inquit, qutmadmodum no»'
nttlli Al- rite Populi ab Regis exercilu oppreffi ,
ac occifiong. crudditer deleti fint per hofce d'es .
H'inc vos , Dei primo benignita.te , dvinde veflra
ipfi virtute , dits noSlcfque perflando , ac pervi-
gilando , <n arm;s prwliando , fevitiam , vel po-
ttus trucuLntam dwntnandi rabiem vitaviflis .
Ulinam rt liq,uum tempus , quod ertt perbreve-, ,
ut fpiro , nec p.itiendo infirida , nec faciendo ,
traduci fojJitA Aperte ac profalam claves pofcunt:
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457 D E
auid fi tradiderimus} Catalanorum extemploBo-
hifocium trit; foedtus bic trucidabtmur , quarn^
Petrapolenfes interfecli funt . NoSfem unam agre
ad confultandum fumfimui, qua vot certiorespe-
riculi inflantis faceremus . Orta luce venturi
funt ad Oppidi pojfejjionem capiendam . Itaque^
crafiino die aut veflro Bonifacium fanguine in-
undabitur, aut eos fortiter prceliantes repeUetis.
Qaves Porta nemini dari, neque deditionem fie-
ri aquum cenfemut . Qui turptjftmam fervituttm
deditiontt nomine appellant, neque hos habendos
(fi qui eflent, quod non credo) Civium loco, ne-
que ad Confilium adbibendos cenfio . Cum iis mibi
resfit, qui omnia pati Rtipublica libertatifque^
cauh probant . Ftnge iftos mitiores , neque nos
trucidatum iri: comprebenfbs , injetlofque catenis
vot confpicicnt veftra uxores, liberique 1 Vofque
catentti ( Pirata enim funt ) veftras optime de^
Hbertate meritas feminas trabi, conftuprarique-,
ante vtfirum confpetlum refpicietis 1 Noftras
enim domos opefque, ut fcitis , inter fe divife-
tmt. At obfides dedimus: amififfe profecld pue-
rulos minor jaftura eft {fptro tamen eos domum
reverfuros) quam mala gentis noflra videre^ ,
Remque publicam funditus everti finere . Prafi
dium,fi judex adfit aquut, accepimus , quando
Genuenfes , quos ad noflrum concitavimus auxi
Rum, Nuntios ad nos cum literis frumento
remtferunt. An quod ad diem non venerunt, di
torum fide conflantia dubitatis 1 Et videtis
Mare ajperrimum gravijjimis tempeflatibus ? Si
fiberi non effimus, tamen nos vindicare in liber-
tatem omnibus viribus niti deberemus. Nuncau
tem liberi, libertatis caufa inftituti , poflerispro-
di pulcherrimum judico exemplum . Hoftes verd
quid petunt aliud, aut quid volunt, nifi invidia
addutSi, Corfica in agris Ctvhatibufque confidt-
re , atque bts aternam injungere fervitutenu, ?
Relinquemus Templa tetlaque , in quibus natus
quifque noflrum educatufque eft ? Vtdeor audire
tllum Bonifacium Corfica Comitem , qui quater
in Africa Mauros fuperavit: qui h Barbarorum
fevitie Sictliam atque omnem Italiam metu li-
beravit ; qui vittor h«c majonbus noftris Oppi-
dum conflruthtm reliquit . Eftote fortes, Ctves
mei, (Bonifacius i Oxlo vos odbortatur): par-
vo labore fi duratis , magnas controverfits tolle-
tis . Prafidtum vobis adventat ; brevi obfidipne-.
liberabimini . Mibi femper Reipublica primafuit
dignitas, vitaque potior: quare ntea quidem fen-
tentia efl : corpora cibo fomnoque curetis ; Oppi-
dum veflramque libertatem armis fortiter defen-
datis . Prafidium cum primum tempus defaviet
vobis indubttanter aderit .
Sententiis dt&is , conftituunt , atque priiis
omnia experiantur, quam a Gulielmuccii fen-
tentta difcedant . Ab hac adhortatione dimif-
fi , corpora curant . Quarta vigilia clamor
inde fubfidii accepti eft exauditus. Campanse
omnes pulfantur ; fuper Turribus facibus lu
minarta agitant; clamore fublato ingens gau
dium oftentant . Hoftes verb etfi novitate rei
primb attoniti erant, tamen ubi illuxit pofte
ro die , multitudo Principum conftitit ante_
Portam , ut Oppidi pofleflionem acciperet
Bonifacienfes vero fe ea nocte fubfidium ac
cepiffe refponderunt ; & armati itj muris ap
parebant ; & viri atque feminse recenfentur
terque eam partem Oppidi , qux ad hoftes ver
gebat, circum eunt. Vexillifer portans vexil
fum antecedebat ; fequebantur finguli , viri
primb, inde proxime ungulse feminas ordine_
(numerus enim mulierum major.erat) capita
& humcri tecli armis . Civium fuper muros
Tom. xxir.
R E B U S C O R S I C I S.
A
4j8
lancex , aliaque tela , atqqe arma fulgentia_»;
ab hoftibus confpiciebaotur , numerufque tri-*.f;
olicatus in Oppido videbatur . Ferunt , Re-'
gem dixifle : Habent ne alas Gfvtienfes , ut\ .
queant penetrare in Bonifacium , obfjjts omnibut
locis ? Inde terra marique amul iterhm cos-
ptum oppugnari Bontfacium . Omnem appa-.
ratum oppugnandarum Urbium muris admo-
vit - Opptdani ad arma concurrunt , muroi.
confcen dunt, tela conjiciunt. •• 1 v^^^,
Flante poftmodum Borea per Chrifti Nata- '
em, fecundo in Corficam impetu perferente,.
ocybs delati Genuenfes , quarto die poft eunt
quo dedere Oppidum pacli fuerant, dum ho-
ftes committunt prcelium, Oppidumque fum-
B ma vi oppugnant ; ante ipfas canalis fauces
(forte enim fub idem fere tempus venti vis
omnis cecidit) in anchoris conftiterunt. Im-
jellis multitudo primi, vifis procul navibus t
conclamat: Naves fub/idii . -Ubi naves in con-
fpeclu habuerunt Bonifacienfcs clamorem b
muris tollunt, lasti naves falutant. Spesaddi-
ta fufcitat iras ; tela certatim jaciunt; profe-
quuntur, cum Rex ceciniffet receptui, ex (u-
periore loco ad multitudinem ftancem inforo
voce manibufque fignificare publicam lsetitiam,
at Rex Alfonfus ut naves confpexit Genuen-
(ium, majores ex fuis decem naves, triremef-
que tredecim ad finiftram Portus partem col-
locatas hoftibus opponit ; reliquis Oppidunu.
nter 8c prcelii locum arcendis a pugna Civi«
bus confiftere prsecepit, &quofdam, ubicum-
que opus efleintelligerent, laborantibusopem
ferre, hoftiumque latera deteclainterpugnan-
dum miflilibus vulnerare . Multa quoque di-
fpofuit ad eam Ripa; partem machinarum ge-
nera, quae eft ad Boream, ut jaclu potentiore
naves hoftium ferirent. At Bonifacienfes An-
gelettum Bobiam, qui tunc erat in Mjgiftra-
tu, per Rupem ab nofte amotam funibus de-
miferunt, qui ad naves remigando Celocc_ ,
cum aliquot Civibus perventt; quemcumGe-
nuetifes confpicerent, admirati funt ; posnc—
enim lurdre & mifera macie non foliim ipfe—
deformatus erat , fed etiam ceteri Bonifacien-
D fes. Hunc talem quamquam neceflarium , &
fumme agnitum , tamen dubia mente propius
Raphael Niger accefltt: Hem, inquit, mt An-
gelette, quid tftudi quod Jtagitiumi qua faciesl
larvale fimulacrum cum fummo dedecore noftro
viferis. Me miferum, inquit Angelettus, *«-•
has arumnas incidimus fine culpa noftra ; a fa-
vijjimis enim latronibus, nofirum inhiantibutOp-
pidum , obfefji atque omnibus privati rtbus , d*
utpote ultime affitli , extrema fuftinere , fi quid
efl tamen novijjimo extremius, cogimur. Sed ve-
flra virtute evademus , quando in fubfidium no-
flrum veflra bentgnitate adveniftis . Ingentes vo-
bis gratias agimus ; adventus veflri fatlique nos
omnes , poflerique noflri femper memores^ erunt :
quoniam grata hac res , »t qua maxime Civita-
ti ejpt ; Deumque oramus , bonorem ob bam
muntficentiam vobis babere pojjimus. Cui Nayar-
cus de quatuor timidis unus (Naucleri eninu.
naviumque Magiftri, atque navium Domini ,
& alii Praefe&i in navim Prsetoriam ad Confi-
lium vocati , jam aderant ) refpondit : V «
omnt Italta conveniret vobis , Bontfacienfes , au-
xilium polliceri: quis enim auderetprafentijjimis
iflis periculis in veflrum intrare Portum , ad
quem navis accedere , my? levibus ventis ve&au ,
non pojjitl Innumerabiles bombardas in Ripacol-
locatas videmus; magna tormentorum etiamyis %
ut miffilibus procul arctant nos , idoneis locis di-
Gg *
fP°-.
•-•^sus^j '■
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P E T R I
fpofita efl. Clajfim ingentem paratam atque in-
flruZlam nobis objecerunt , atque terreflres coptas,
qute ex collibus miffilibus nos fubruent : hofltum
omnia in medto funt . Naves , noflraque pertcu-
lo corpora objiciemus tanto ? Per tot mtllta ar-
matorum , qui nos inglutirent , nos pauci Born-
facium per ferrum & ignem penetrare pofemusi
Sed finge claffem hofli decffe , qua machtna feY-
rcas catenas trabiumque obices, claaflraquefran-
gemusi Portum tam probe frenatum claufumque,
etiam nemine propdlente , aperire nequaquaW^
pofemus. Si hoflis egrederetur i Portu cumtan-
ta clajji , profetto dum aptaremus armamenta ,
dum ageret ventus , deinde fimul euntes aptare-
tnus vela, & difponeremus rudentes , & implen
fmus optaremas : capere nos parv» profetid labo-
" ld cum nonnulli alii affirmarent , Bonifa-
ctenfis digitum a pollice proximum ori admo-
vens, & in ftuporem attonitus , tamdem cir-
cumfpiciens inquit : audendum elTe eis ; fe_
quoque hoftes e Rupe miffilibus propulfuros.
Etcum in Oppido vix inopia intolerabilis e<
fet, fpem omnem in Deum & Genuenfes , cla-
ros' multis fortibus fadtis , 8c gloria militari
illuftres , fe fe hibere ; atque eos orare , ut
fibi fubveniant. Commeatu vos , inquiunt non-
nulli alii navium Domini, ex hac Rupe juvare
poterimus ; in Portum intrare , nifi alas habe-
remus, minime. Quaruor a&uaria; naves pane
nautico , atque irerum cofto, farinaque one-
rats Bonifacienfibus miffse. Ut autem audi-
tum eft Bonifacii , Genuenfes non audere_
cum hofte confligere , moeftitia defixit om-
niumanimos; ploratus mulierum n«n ex pri-
vatis folum domibus exaudiebatur, fed undi-
que matronse in publicum effufa; circa Tem-
pla difcurrunt , crinibus fparfis Aras veren-
tes, nixse genibus, fupinas manus ad Coelum
ac Deum tendsntes , orantefque, ut Oppidum
Bonifacienfe b manibus hoftium eriperet, ma-
trefque Bonifucienfes , 8c liberos parvos in-
violatos fervaret, Genuenfibufque fortem ani-
tftum prseberet. Difputatur interea in Confi-
lio a Genuenfibus , 8c tempus profedtionis k
quatuor navium Dominis, quseritur; & aliqui
cenfebant ut no£tu , fi per tempeftatem lice-
ret , navigationem facerent ; pofle prius ad
mediocte iter perveniri , quam fentiretur; no
fturna proelia effe vitanda; rem in fummum
periculum deducendam non efle (uo confilio,
aut voluntate; redeundum potius efle integris
flavibus, clafliariaque multitudine incolumi ,
quam ad cladem manifeftam offerri . Har.c
fententiam Johannes Fulgofius claflis Prsefe
ftus, Raphael Niger , 8c Jacobus Benefia_.,
totam afpernari , immo nitendum omnibus mo-
dis , hoftes oppugnandos cenfebant. Dum_
pnmo inter Genuenfes contentiones eflent,
& quifque fua confilia explicaret , Regii mi-
lites e caftris ad fauces Portus procurrebint ,
& probris omnibus atque conviciis laceflebant
Genuenfes; 8c quidam Triremi , qua veheba-
tur, aliorum ftationes prsetergreflus , in Ge-
nuenfes licentibs infultabat. Tunc vero Jaco-
bus Benefia id segre fercns , ita verba fecit :
„ Enimvero non ultra contumeliam pati pof
fum ; nequicquam enim confultatis , perdi-
tam fpem fore. Deftitutam comploratam-
„ que rem efle publicam video, quando pro-
fe&ionem parare vultis . Quod malum_
( prseter id quod atrox fuper tot clades )
4 , etiam novum cum ftupore ac miraculo non
„ folum hos Bonifacienfes , fed eos qui Bo-
B
D
Y R N M I 4ft
„ nifacii funt, ut reor, meque tpfum defixit.
,, Nufquam verius quam ubi ea cogitentur ,
„ hoftium caftra funt. Profe&io autem quid
„ habet, nifi turpem fugam, Bcdefperatiohera
„ omnium , & alienationem non folum Boni-
„ fecienfium, fed etiam aliorum «micorum^*
„ Quid irati gravius de vobis fentire poffent,
,, quam ut eos prodatis , qui fe Vobis omnia
,, debere judicant? Non veniffe fatius effet,
„ quam veniffe , & cum hoftibus , neque ter»
„ ra, neque mari , adjutis fociis veteribus ,
,, qui libertatem veftris tueri armis fperant ,
,, quoniam fuis non poflunt , non cenaffe-.
„ Nos hoftes , haud fecus qukm feminas ab-
„ ditas , omnibus contumelus eludunt ; Et
„ quod segnus patior; Johannes Fulgofi, ifti
„ quatuor timidi Claffiarios fiae armis , fine
„ manibus cffe putant; & priufquam experti
„ hoftes eflemus , de nobis ita defperati funt,
„ ut te mancorum ac debilium ducem judi-
„ cent effe , & de noftra virtute dubitare vi-
„ deantur. Abdite vos , quando tanta vos
„ occupavit timiditas. Hoftiumne mina; vos
turbarunt ? Pavoreque obtorpuerunt quo-
„ dammodo animi veftri ? Aufugite vix procul
vifo hofte. At nos cum hoftibjs proeliurru
„ fortiter committemus. Sed nolite expave-
„ fcere: non enim funt Gigantes, quales fa-
„ bulr narrant. Gens eft , cui natura ani-
,, mos magnos magis , quam firfnos dedit: in
„ certamine plus terroris , quam virium fe-
„ runt. Si vobis in animo eft tueri moenia-j
„ veftra , ncc pati Liguriam omnem Catalo-
„ niam fieri, fubvenite Bonifacio ; confulite
,, calamitati hominum; focios veteres ex cb-
„ fidione eripite; Capite arma; me fequimi-
„ ni. Primus ego, non ex Patricio fanguine
„ ortus, fed unus plebejoruro , hoftes aggre-
„ diar. Nolite putare , Regem Bonifacium-
„ tam acriter obfediffe , ut eo expugnato ,
,, Corficaque potitus bellum finiat. Tam ob-
„ ftinate , tantis impenfis , ipfe graviffima_
„ hyeme in navibus excubat ; Et fi fpes ma-
„ jor in obfi.lione , quam in oppugnatione_
„ eft, tamen obtinendi causS Bonifacii tarru
„ diu remanfit , quo facilihs Bonifacio totd-
„ que Coifica fubjngata , omne Tyrrhenum-
„ Ligufticumque Mare in poteftate habeat ,
„ atque ex Corfica adversiis nos bellum fa-
„ cillime adminiftrare poffit . Ssepe audivi a
„ majoribus natu , cavendum nobis efle, ne_
„ Corfica fit fub imperio alicujus viri nimiurfl
„ potentis , cx qua ficillime commeatus Ge-
„ nuse intercludere poffet, ac maxima inferre
„ damna. Rex terra marique ( ut fcitis) in-
„ gens bellum nobis molitur . Res igitur ac
,, periculum commune nos cogit , ut hoftes
„ invadamus . Audendum, atque agendum- ,
„ non confultandum , nobis eft in tanto ma-
„ lo. Ite mecum, qui Rempublicam falvam_
„ vultis. Temerarius ego? roalo temerarius
„ dici , quam timidus. Q.ui enim cunfta fu-
„ git ac formidat , & nulli refiftit, ut vos ,
„ timidus eft. Qui vero nihil omnino formi-
„ dat, fed adversus omnia vadit, temerarius.
„ At ego turpem famam , everfionem focio-
„ rum , caftra hoftium circa Genuse moenia_»
„ brevi confpicere , nifi viclores erimi.s, ti-
„ meo. Idcirco vobis perfuadeo, ac moneo ,
„ ne veftrarum navium habeatis refpeclum ,
„ rerumque privatarum, qua; femper offeccre
„ officientque publicis confiliis. Sed arma_
,, capiatis. Eft enim fortis is , qui pericula_
„ fubit 8c gaudet , auc certe non dolet ; Sc ad
„ ho-
DI REBUS CORSICIS.
honeftam mortem , & ad oawia , qu* re-
nente illam afferant, tmpertereitus cft. Ea
" ^ r0 in bello maximeconcingic. Quis enim
" fanementisnonmallet benemori, quamtor-
" piter vivere? Anmultitudinemexpavefcitis?
" Pauci plures vincere folemus , & bella for-
" tiiis femper quam ftlicius gerere. Pro viri-
* bos igitur nobisefteokeodum atque audaa-
" dum. Audaces enim fortuna juvat. Si do
" mum trepidi & tnetuentes vix vifo procul
" hofte, ift» aufugere volunt , folus ego hic
" armatus raato ab hofte trucidari , quam ab
" cive domi ut Proditor Patria? deeapitari. Si
" tu permittis, Imperator, oftendam ego ho-
ftibus, quandotam feroctter exultant.Ge-
" fiuenfibus neque vires, aeque aniraum deeffe;
" Et cumprimum ventum Bactus fuerofecun-
'I dotti,aut proram mea? navb frarigam,auteru-
' pris catenis trabtumque obicibus , Portus
a taoces vobis patefaciam ; & per hos , qui
obftrepunt , ferro iter faciam ; per confer-
' tos hoftes cuneo quoaam , ut fi nihil ob-
" ftet , tranfibimus. Itaqoe ite mecum, qui
.' Rempubiicam falvam vultis; evademus enim,
victorefqae Booifacium perveniemus.
' jacobus Benefia cum finem loquendi fecif
f t, fcquatuor Naucleri orationi non confen-
urent , atque omoia trepidantius timidiufque
confultarent ; & Johannes Fulgofius claffis
Prefec\us , atque Raphael Niger cum hofte_
cooftgendum cenferent , & altercarentur in-
ter fe : conclamatum uttdique eft , duceret
e«emplo,& uteretur ardore milicum . Et ha?c
ttmdeffl vicit itt Confilio fententia , & poftri
die, asodo facnltas vcotufqae adfit, proficifci
in hoftea» conftituunt. Johannes Fulgofius in
Confilie prcehum pronuntiat; fignum dari iu-
bet; st matore corpora curent, quietique da-
reat. Bonifactenfes remittit, eifque fe celeri-
ter quam primum ventum fecundum nactus
fuerit, fiibfidio venturum pollicetur ; horta-
turque eos, ne animo deficiant ; mandatqae_
nt venienti fibi obviam Bonifacienfes prece
dant. .
Ad Angeletti Bobise adventum Oppidani
funt roaxime erecti , proelioque nuntiato cun
cti alacriores facti, confeftim arma fumfere ;
tormenta & omnia telorum genera locis op
portunis difponunt, perpecuifque vigiliis om
" nia proelio parant . Neque eo tam remiffo ac
languido animo quifque omnium fuit Bonifa-
cii, qut no&e tonquieverit ; tanta erat fum
au rerum expectatto, ut nullus in aliam par
tem mente atque animo traheretur. Genuen-
fes vero poftridie ejus die ubi illuxit , & Au-
fter ccepiflet teniter ffare, curatis corporibus,
paratifque omoibus , in armis cc-nftiteVe ; &
paulatim crefcente & validius flante vento ,
tota panduntur vela , & fub ipfum meridiem
ventos nadti validos fecundofque , cum ajftu
matis in aoftem navigavere . Primus omnium
Jacobus Bettefia velis crepitante malo plenis,
ferrato prorce peCtore, impetu fadto irrum-
pens, cateai ferrest perfracta , disjectas repu-
lit trabtum obices . Subfequutus inde eft Ra-
phael Niger cum maxima omnium , quas ol,
«tate pertuteriat maria, oaviom, cui ab fpe-
cie Mons Niger fuit nomen . Tertius & tanti
aufus poftremus futt Johannes Fulgofius Prse-
fectus, navi item maxima" , Babiliand magn4
ioveclus. Ceters quatuor non prius anchoras
fuftulere , quam primas conferta cum hofti-
bus manu audacier refiftere perfpexerunt ; nec
tamea ullo comimis prafidio fociis adfuerc- ,
fed inanibus claoiorum
B
D
minis , 8e projeAis
eminus fpkults territavere hoftem . Raro alias
taotis animis jufte concurrerunt clafles, quip-
>e cum in majoris dilcriminc r«i , in quo
pfat erant , pugnarent . Aragonenfis ut ()p-
}idum fame periclitans , quod inirium eflet
in Corfica atque in Italia fui Oomioatus ,
caperct , fpe quoque commeatus Genueofi-
>us , quos bello perfequi ftatuerat , fi na-
valt prcelio pofleflionem roaris demfiflet , ia*
terclufurus; Genuenfes ut Oppidum fociua u
iberarent, oftcnderentqne, oon vi acvirrute,
fed fame Bonifacienfes compulfos efle obfides
dare, & Genuam a tanto hofte liberarcnt. Itaque
difrupta catenl, reje6tifque trabium obicibus,
utrinque clamore fublato , tres primas Ge*
nuenfium naves hoftes invadunt: conferebant
ex propinquo pugnam. Genuenfium puppea
alieno remigio circumagebantur; ita in anSto
ftipata; erant naves , ut vix uUum telum iru
mari vanum intercideret ; perviseque navea
pugnantibus erant . Etfi omnes fortiter dimU
cabant, infignis tamen inter ceteras pugna-,
erat inter Jacobum Benefiam , & Regias na-
ves , quas Oppidanis a pugna arcendts collo
cats fuerant Oppidum inrer & proelii locum,
ut fupra demonftratum eft. Qua? prims ag-
minis coacurrerant inter fe, Regifque naves,
ut Benefia? navem retro inhiberent, ne Boni-
facium appellere poflet, infeftis roftrts coa-
currerant; & ne dirimi a fe hoftem pateren-
tur, ferrea injecla manu conferebant ex pro-
pinquo pugnam , ut non miflilibus tantum- 9
fed gladiis etiam prope collocato pede quas-
reretur. Etfi Benefia fortiflime & acerrima»
pugnabat, hortabatur fuos, ne finerent hoftea
in navem tranfgredi ; fuique atrociflimunu.
proelium edebant . Tamen Bonifacienfes veri-
ti, ne in medio circumventa Benefis navia
caperetur; eo accurrunt ; 6e ex Rupe contra
Sanctum Dominicum pugnabatur. Omni ge-
nere tormeotorum tela ingerunt, & pondere
ingenti faxa in hoftes jaciunt , facefqne . Ho-
ftes conglobati , fummoti atque divulfi funt ;
Prastorianamque navem circumvenerunc, quas
difficulter inter Benefks navem & Monteow
Nigrum pervenit. Et cum hoftes in vela_,
ignem jaculati eflenc, ja£tis anchoris Prsefe-
£tus , Niger , atque Benefia proras conjunftas
inter fe in hoftes obvertunc. Puppibus Rupi
adhasferunt , & adeo jactu bombardarum na«
ves Genuenfium feriebantur ab boftibus , ut
quernis tecta trabibus Mons Niger plurimia
bombardarum ictibus coilifa sgre per dienu
illum fupra undas fuerit fuftentaca . Ec cum
navium multitudine circumventi eflent , nec
arma eis , nec vires fuppeterent, ftrenuiffimus
quifque agiliflimufque Bonifacienfium (nava-
libus enim pugnis Bonifacienfes homines iru.
maritimis rebus exercitatifltmi, paratiflimique
funt : ) per fuoes in naves de Rupe demiflt
funt: Prsjtoria enim Puppis in Rupem eae-
fam fubierat. Defatigatis integri fuccedunt ;
alii Bonifacienfium ex Rupe arma, rera om-
nis generis, faxaque funibus in. naves inge-
runt, ne fuis defint : alii faxa ingcnti pondere
tormentis, quss in Rupe dUpofuerant, in eas
hoftium, qua? procul erant, naves intorque-
bant; propiores levioribus, eoque magis cre-
bris petebant telis, ut non folum miffa tor-
raentis , fed etiam qua? pondere fuo provolu*
taeffent, graviter in hoftem inciderent. Ho-
ftifque non folum naves omni navali appirata
oppugoabat, fed etiam Bonifacienfes de Rupe
* " pu«
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B
4«, P E T R I C
Jngnantes , Genuenfefque multum adjuvan- i
' tes, qui ex loco fuperiore fundis, velut nim-
bium grandines, fagittas fimul ac jacula in-
«erebant appetebantque. Propugnatores de_
caveis malorum utrinque maximam ollarum-
mulcitudinem calcis faponifque liquefadli (u-
per hoftilium navium tabulata jaculantur ,
quibus lubricatis nec gradum fiftere neuter
poterat, nec virtute uti, vel ad tuendum^ ,
▼el ad feriendum. Mortis genera, vulnera_,
incendia, fanguinem , viros mari fubmerfos ,
& partis utriufque ftragem nulla explicare_
valet oratio. Nam cum feptem horas pugna-
tum eflet, feffus confradtufque uterque exer-
citus, vicilTet ne, an viftus effet , dubius ,
fine claffico, fine imperio prcelium diremit .
Tum plurimis affeftas damnis, fed glona cu-
mulatas, tres primas Genuenfium naves fub-
fequuti quatuor ignavi Naucleri , fimul Bo-
nifacium petivere, quo appulfi fame confe
&os omnifariam rerum commeatu Cives ju-
verunt. Bonifacienfes , cum Genueufes claffe
defcenderent , Benefa&ores ac Liberarores
Patrise magnis clamoribus eos vdcitabant ;
quibus etiam amplillimis verbis gratise abSe-
natu a&se funt, atque pro ea munificentia_
atque immortali beneficio poftea, diffoluta^
obfidione, eis honores habiti funt. Vulneri-
bus affedtos Bonifacienfes univerfi per fami-
lias benigne acceperunt curaveruntque , &
cetera publice ac' privatim hofpiraliter omni-
bus facta, certatumque omciofiifime , ne vin-
cerentur, ad invicem.
His rebus geftis , die quinto Genuenfes
cum revertendum Genuam conftituiffent , &
maximos apud Regem apparatus ipfis exitu
prohibendis vidiffent fieri, novo & antea_
inaudito telorum genere viam fibi hac ratio-
ne per repugnantes hoftes mediosinvenerunt.
Veternofam etenim , quse apud Bonifacienfes
pro derelicta erat, naviculam, arida implent
materia, & picem , fulphuraque in pulverem
contrita affatim luperfur.dunt , 8t paucos ,
qui vela gubernaculumque pro canalis tor-
tuofitate dirigerent, impofitis militibus, fca-
pham puppi alligant, qua fe illi ad integras D
naves, cum urgeat necdfitas, falvos reddant.
Ventos exindeadauroram validos nacti, tem-
poris puncto, lublatis anchoris, velis panfis ,
omnts Bonifacium relinquunt, & quo impe-
ratum eft tranfeunt. Et tamquam procedentis
viam, finguli ordinem ftatuiffent tenere , ca-
riofam prseroittunt minorem. Eos folvifle, &
plenis adventare velis Aragonenfes confpica-
ti, ftrudtas e regione ad utramque canalis
ripam duas navium magnarum, tnremiumque
actes conjungunt, ut nullus Genuenfibus in_
altum mare, nifi per arma 8e fradtam hoftium
claffem , exitus linqueretur. Tancifque viro-
rum pugnam polcentium clamoribus , tantis
buccinarum ftrepitibus , tantis crepiiibus
bombardarum inibat proelium Aragonenfis ,
uc tacitum in retii & carcerem perduci dice-
res Genuenfem < Cum autem hofti appropin
quavit navicula, injecto fulphuribus igne_ ,
milites retro in fcapham ruunt. Conflagravit
illico navicula, 8c flammas quaqua verfum
quam longas evomuit ; ardentibus tamer» ve-
lis, pro iiicepti curlus impetu in hoftem fe-
rebatur. Tunc elingues ad eam horam Ge-
nuenfes ternbili fublato clamore , profequen-
tibus cunctis Bomfacienfibus , Benefactoribus
ac Servacoribus de Rdpe acclamantibus , fa-
lutatis dimiffdquc, pugnam polcunt. Sed ter-
Y R N M I 4^4
riti amentefque Aragonenfes , priftini acie-
rum ordinis obliti, qua cuique tutior appa-
ruit ad terram Riparum via, diffipati fuge-
runt . Facla tanto aufu via fine obftaculo
tranfeuntes feptem naves, cum ingeati gloria
Genuam rediere .
Interea prasfidium Regis , qui Calvi erant ,
obfides ab oppidanis pofcebant; negabant fe
daturos Calvenfes. Milites oppidanos prcelio
appetunt. Tunc Magiftratus petiit inducias ,
uc perfuaderent oppidanis . Ad hsec unius
diei inducise cum darentur, Calvenfes poftera
luce divina fadturos in Sancti Johannis Tem-
plum venire , gladios fub veftibus haberc* ;
adolefcentes fupra thoracem veftes muliebres
induti, adultcrina facie fictaque. Factis fa-
cris, refponfum eft, oppidanos non poffe in
animum induci fuos filios eis tradere . Tunc
vero hoftes fublato clamore ad diripiendum
oppidum concurrunt; at oppidani e Templp
exilientes, impetu facto in hoftes efferuntur,
ac omnes trucidanc prsecer quatuor, qui illsefi
dimiffi nuntiarunc Regi ea, quse Calvi gefta_
fuerant. Alfonfus Rex , quia capere Bonifa-
cium pofle defperabat, foluca poftquatriduum
obfidione , dacos abducens obfides , abfceffit
Anno falucis Chriftianse 1411. Nonis Janua-
rii . Ec catense ferrese Porcus Bonifacii in in-
greffu Portss & Genuse fufpenfse fuerunt ; 6e
ance oculos omnium ufque ad hsec tempora_
fupra fores Porcse Bonifacii , & duarum Por-
carum Genuse pendent.
Cum autem Corfi omnes, prsecer Bonifa-
cienfes & Calvenfes, Vincentello Iftrise ob-
cemperarenr, & Vincencellus ad Vicum po-
nerec caftra, rixa orca eft inter unum ex ar-
migeris Epifcopi Alerise, & unum Luciant
Coilse. Inde cercamen incipitur inter pedices,
deinde omnis exercicus divifus eft in duas
parces, & proelmm afperrimum geftum eft ,
mulcis ucrinque cadentibus, & Corfica omnis
divifa eft. Nam alii Epifcopi Alense, alii Lu-
ciani Coftse factionem fequebancur. Vincen-
tellus vero annuum ftipendium factionunu
Principibus pendebac. Ec quia Lucianum Co-
ftam ob virrutes, quibus erat pnditus , ma-
xime amabat; idcirco Epifcopus Alerise , Sa-
muchellus Matra, Vincencius Chiacra, Aldro-
vanduculus, & Lejutus Campus-caffus, An-
gelus Prunus, Picinus Lucitanus , & mulci
alit factionum Principes, faifta conjuratione ,
Simonem Mare Corficse Gubernatorem crea-
vere . Vincentellus ad Cinarcham quievit ;
&c haud ita multo pott comparato exercitu
duxic cis Montes; 8c diu bellacum elt. Tam-
dem pax univerfalis compofica fuic. Q_iiefcen-
ce Corfica Vincentellus Iftria Corficse Comes
e Carduportu cum duabus triremibus folvens,
incidit in Genuenfem criremem, quse adprse-
fidium maris ornaca fuerac , cui Zacharias
Spinula prseerac; tk cum Johanni fuo fracri ,
qui alteri criremi prseerat, imperaret, uc in-
ftruac fe ad pugnam: capiens arma, Johanne
ad litcus ftigience, capcus fuic, Genuseque ca-
pitali fnpphcio eft affedtus. Tum Corfi Simo-
nem Mare Corficse Gubernatorem creavere_,
quo gubernante pax tocius lnfulse univerfalis
fuit. Poftmodum vero conventus habicus eft
ad Marufaglam , ubi Paulus Rocha creacus
fuic Comes Corficse, qui accepco in dedicio-
nem Corco, mulca Simoni Mari inculic dam-
na: quare omnis Corfica divifa eft in duas
partes; alii enim Paulum, alii Simonem ju-
vabant, diuque incer eos bellatum eft. Cunu,
autem
4ffy DE REBUS
autem Siraon feffus eflTet , Gemiam tranlmifir; . A
& i&o foedere cum Johanne & Nicolao Mon-
cealco, reverfi funt in Corficam cumequeftri-
bus & pedeftribus copiis . Paulus rero audito
eorum adventu, reverfus eft tn fuumRegnum
trans Montes . Simon verb & focit guberna-
vere Cifmontanos . Poftmodum geltum eft
bellumcivile per totam lufulam; tkNicolaus
Simonem collegam proditioae trufit in carce-
rem,pulfis Infula Simonis amicis, qui una
cum frarie conatus eft occupare totam Infu-
lam. Quare Lucianus Cofta, & Picinus Luci-
tanus arma fumferunt, & cum quanta potue-
runt manu , aggrefli funt Montem altum , &
ceperunt. Et Epifcopus Aleria: cum fuis, Lu-
cianum & Picinum fregit, qui refumtis vin-
bus auxilio Renucii Lecse , ad Tarfamonem_
vicerunt Nicolaum , qui fugiens reverfus eft
Baftiarn. Poft varia bella pax fubfequuta eft.
Et Thomas Fulgofius Dux Genux, & Sena-
tus ab Legatis Corfis exorati, miferunt in_
Corficam Johannem Fulgofium nepotcm Du-
cis, Gubernatorem, Johannes primo advenru
expugnavit Herbam-longam, quam Francifcus
poffidebat; inde cepit Baftiam & Biunglam ,
& Cortum, & regnavit in Corfica , pendens
fingulis annis ftipendium Epifcopo Aleria? ,
Luciano Coftae, Silvagnolo Matrae, Lupacio-
lo Panchenacia? . Inde bella inter Johanaem-
Fulgofium, 6c Paulum Rocham gefta , &
tamdem pax eft compofita.
At Gmuenfes intelligentes, inter Venetos,
& Florentinos, Nicolaum Etlenlem Ferranse
Marchionem , atque Johannem Francifcum-
Gonzagam Mantuanum Principem, Amedeum
Sabaudis Ducem, adversiis Philippum Medio
lani Ducem, ictum etle fcedus ; qui iocii te_
per foedera obligarunt juvaie Alfonfum Re
gem, ut vi Codicam expugnaret, ex qtia Ge
ouenfes facilius bello perfcqui poffet; & cum
Alfonfus , qui a Florentinis pecunia adjutus
fuerar, germano adversiis Genuam cumclafle
miflo fe folito acrius in bellum incumbere- ,
ac reducendo in GenuamThomam Fulgofium,
ut coeperac, affirtere promififlet: exercitumin
Corficam , illecftis pniis in fuam voluncatem_
multis Corficx Principibus, miferunt, 6. Ci-
narcham obfidione cmxerunr.
Bartholomssus vcro lltria , Vincentelli Co-
mitis filius, longa obfidione fatigarus, ac fa
me compulfus, Arcem Genuenfibus tradidit ,
accepta ab eis bireme, 6c multa pecunia; qui
haud ita multb poft a trireme 6enuenfium_
prsfidio Mans fpoliarus fuit . At Renucius
Leca occupati Cinarcha, traclifque in fuam_
Eoteftatem Celaci Civitatibus vicifque , tantos
ellorum motus , pulfis Infula Genuenfibus ,
in Corfica excitavit , ut non folum Principes
Tranlmontani , fedetiamCaputcorfini, & Ter-
xx Communis Principes faclionum , quos vo-
cant Caporales , bello plus quam civili Infu
lam laceraverint . Paulus Rocha Princeps
facnonis Judicis cis Montes , adversus Johan-
ninellt factionem , cum triginta millibus ar-
matis fuae factionis Caputcorfum ufqueperve-
nit , populabundus paffim quicquid erac ad-
verfas faftionis .
Hoc audientes Genuenfes, veriti , ne AI-
fonfus Rex auxilio alicujus partis , quse ini-
micis fine ope externa non poffet re(iftere_, ,
caperet Corficam , ex qua poftea faciliiis in_
eos ducere poflet : Abraham , qui multos in_
Corfica propinquos , affines , & amicos habe-
bat , miferunt in Corlicam cura copiis , qui
CORSICII 4««
deHteritate iworum, optimiqtre ingenii , Cot.'
forum res fumma pace ac fecuritatefirmavit,
compofica pace inter omnes Corfos. Tanta_,
fuit jufticia liberalirafque hujus viri , tanta_.
deinceps tranquillitas exorta fuit, ut Augufti
O&aviani felicitas videretur . Licebat tun__
frui otio, 6c Iibere per fylvas, noctu etiam_,
actucb commeare. Nulli latrones tum exfta-
banr, nulli ficarii & fures . Adeb hoc homi-
num genus perfequebacur , ut quidam cru-
meuam, quam in via fylvofa cum nummis
non paucis invenit , ramo arbufculi viss ira-
minenti fufpenderit ; fuitque illic ad quinde-
cim dies; neque quifquara prsetereuntium eam
tetigjt, donec a domino invenca Fuic . Huic
aurem felicitati obftare mors vifa eft. DeceC
fit Abraham mone naturali , Corfis non aii-
ter flentibus, quam fi Infula unicoacqueopti-
mo parente orbata fuiflet . Paruerunt porro
Corfi Johanni Fulgofio, qui poftquam omnia
pacata in Infula vidit, Baftia? & aliquot Ca-
ftellis, praefidiia impoficis, ccepit circumfpice-
re, qurs etTet in Infula, qui ei obftare poffet^
3c quos prseftanris animi , invictique roboris
virtus enim homtni magis aftuto, quamfor-
ti fufpedta erat) cognovit, alios Infula pelle-
bat, alios in carcerem conjiciebat . Maxime
autem perfecutus eft Ambrofium Alerios Epi-
fcopum, quem mifit Genuam in exiliuni_ ;
Barnabam Coftam , quem trufit in carcerem ,
8e Picinum Lucum . Multos eciam exilio mul-
dtabat, bonaque eorum publicabat. Irritatio
inimorum ea prima fuit. Deinde putans, ne-
minem efle in Infula, qui auderet rn illumdi-
gitum elevare, diftnbuere in capita fale.n... ,
pecunias inde vanis quot quot poflet exadtio-
ubus ex Infula contrahcic deltinavit ; mifit-
que exactores ad omnes Civitates. Interea in
planitie, qu_ eft ad Cirlinum ftagnum , ubi
faciebat pracum, cum obleclaretur, Cagnolus
Ruftienfis, homo jam fenex , eum falutavit .
Inde inquit: quid tu animo volutas , jfobannes t
fui in Lorfica facis pratal Adniror . Johmnes
pro filiis fuis ea fe parare refpondit . Tunc
Cagnolus : Nt oue tu, neque filit tut boc prato
Q fruentur : quando veiligal novum vino atiifquC-*
rebus impofuifti . Spontc tibi , non vi p ircbant
Corfi t qni tuum jam nomen non fttmmi migis
quam infimi borrent ; & quam fint exifpcrati
tut avaritia, e}r quid poffint ,ocyus fenties . Dum
Johannes ejus animi magnitudinem , & lo-
quendi licentiam admiratur , ecce exaclores
tributorum nuntiant, neminem e* p Corfis ul-
lum tributum pendere voluiffe. Poftridie alii
nuntii advenerunt , nuntiantes, Principes fa-
ctionum, & nobiles , & plebejos , duce Ma-
riano Cajo, arma fumfiffe, ad juftumqueexer-
cicum ad Marufaglam conveniffe, eolque cla-
mafle : Moriantur nov.t vettigalia, eorumquc^
inventores ; vivat Populus libjrtapfue . At
Johannes fentiens iri in (e , relicH Corficare-
verfus eft in concinentem . Poltea Corfi ob-
temperarunt Perino Fulgofio , qui quindece-
nas Bijocas fingulis familiis cum imi.iofuiiTer,
expulfus fuic Infula. Er Principes fadttonum
magnos conciraverunc mocus . Paganellus Hor-
talis, Londarfinelli filius, Plebanus Alifiani ,
cui Plebano Hortali cognomento erat, primus
ad arma civilia cum fuis fequacibus concur-
rit, & plura certamina adversiis Chiatrenfes ,
Matrenlefque, & Pancheracenfes , fuosadver-
farios, ad Marufaglam geffit; 8c ubique Corfi
cceperunc fe fe bello civili infeftare.
Hoc audiences Genuenfes , mifarunt exer-
citum
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4 <j 7 l> E T R I
citum in Corficam. Corfi pace inrer fc com-
pofira, una in Gennenfes eunr, ac Infula ex-
pellunt . Genuenfes vero cum vt Corficarm,
fubjtigare non pofTenr, egerunt cum Eugenio
ejus nominis Quarro , Romano Pontifice, nt
ipfe Corficam armis domarec , ne Corfi tam-
diu irritati Alfonfum Regem utriufque hoftem
accirent, Baftiamque , ubi adhuc praHidium
habtbant , ei triginta millibus nummis , ut
fertur , vendiderunt aureis . Pontifex igitnr
copias,quibus prxfecit Bonaldum Paradifum,
in Corficam mifit, Dux Eccleftafticus ad Por-
tum Sandb: Severce quatuordecim armatorum
rnillia expofuir : cui Caputcorfini Principes
obviam venere, eique fidem promiferunt . In
de Biungla indeditionem accepta, caftra po-
fuit ad Fluvium Altum , quo Principes Ter
ix Communis convenere, pollicitique fe ob
temperaturos Ecclefice Romana; , dummodo
pelleret Rinucium Lecam , qui Cifmontanos
bello exagitabar.Bonaldusduxit inBaiagnam,
Calvuroque Oppidum , vaftaro agro, obfidio
ne cinxic . Ac Renucius Leca Calvenfium_
precibus motus , mific Riftoruccium , 8c An-
tonium Gulielmum fuos filios cum ducenris
equitibus 8c quatuor millibus expeditis mili
tibu5, ut inhiberentEccIefufticorum conatus,
donec ipfe majorem compararet exercirum_ ,
quo cum fignis collatis cum Bonaldo confli
geret. Ec Riftoruccius , 8c Antonius Guliel
mus miferunt nuntium ad Calvenfes , eolque
de eorum adventu , 8c quid opus effec fadto
adrr.onuerunt . Calvenfes navigia, fcaphas, 8c
tabuhs diveifis in locis , partim in Portu ,
partim extra difponunt; 8c nocte intempefta,
ut fpeciem claffis pracberenr , accenfis fuper
naves luminibus, £c crepitantibus bombardis,
fonantibufque campanis, clamore (ublatoerum-
punt, caftraque adoriuntur. EtLecenfes item
eadem hora a finiftra, 8c a rergo caftra inva
dunr ; Ecclefiafticos purantes , claffem (Cal-
venfes enim dixeranr , fe Regis Alfonfi claf
fem fubfidio operiri ) adveniffe, femifomnes
jn fugam pra:cipicanc . Duodecim millia Ec-
clefiaicicorum eo prcelio dicunrur casfa ; figna
inilitaria capta ocfo 8c triginta. Bonaldus ve-
16 dux curiu velociffimi equi evafic, ad fum-
muinque Poncificem eft reverfus . Ac Renu-
cius Leca elatus hac vidtoria , comparaco
exerciru , fuorum popularium , exegic cribu-
tum per rotam Infulam , cinxitque obfidione
Biunglam; 8c cum circuiret cum paucis Op-
pidum , ir.Uitts Eccltfiaftici , qui in prafidio
collocati erant , cum Oppidanis erumpences,
eum interfecerunt , Antonium Gulielmum_
graviter vulneratum ceperunt . Morcuo Re-
nucio, Lecenfet dilloluta obfidione domum_
reverfi funt. At Pontifex mifit ad Raffem Le-
cam, uc fibi Cinarcham 8c Lecam arces tra-
derec, fi vellec Anconium Gulielmum vivum.
Raffes enim , Antonins Gulielmus , 8c Rifta
ruccius erant germani , filiique legitimi Re
nucii. Habuit Renucius cfto 8c viginti alios
fiiios, quos ex pellicibus iufceperat. Et cum
RaiT=s negaret , fe daturum ulli hominum_
fuum Regnum , Pontifex mifit alcerum exer-
cicum tn Corficam , quem duccbac Marinus :
qui cumquacuor (uc fertur) Epifcopis ocaliis
Prxlatis, exercituque fexdecim milliumarma-
torum tranfmifit in Corficam , prseferens Ve-
jtillum , in quo Crux depicfta erac . Effufa^
obviam Corforum multitudine, nullo non ge-
nere honoris adhibito , ad Portum Cardurru
primo caftra metatus eft . Sequenti die con-
c
A
B
D
Y R N M I 4«8
ventum ad Marufagkm omnium Civitatura..
legationibus in diem certam edicit: ad quem
frequentes undique Principes convenerunt .
Eftque mnltiim execratus Lecenfes , qui aufi
effent fumere arma adversus Ponrificem, &
eft pollicitus fe bene tradraturum omnes Cor-
fos. Corfi refponderunt, nihil effe eis gratius
quam bene jufteqne gubernari ; arque promi-
ferunt fe libentiffime ac voluntarie Summo
Ponrifici, Ecclefia?que Romana; ob honorem
Jefu Chrifti parituros . Soli Lecenfes nolue-
runt parere Pontifici . Quare Marinus a Ma-
rufagla Bugnanum exercitum traduxit, quem
multi Corfi Lecenfium inimici fequuti lunr ;
conflixitque cum Lecenfibus , qui fufi fugati-
que funt, quorum ex fuga alii receperunt fe
in Cinarcham, alii in Lecam, alii in Caftel-
lum Baricini, alii in Roccam Peri , alii in_
Caftellum Zuani. Marinus acceptis in dedi-
tionem omnibus Lecenfium Civitatibus. , ere-
(Scifque Caftellis, uno in Vico , alcero in Ca-
ftglone, acque praifidiis impoficis, 8c magnis
eis locis munitionibus firmatis , milites in hy-
berna cis Montes deduxic , hybernancibus
quieie Ecclefi ifticis .
Raffes, 8c Riftoruccius Leca media hyeme,
comparata amicorum ac popularium manu ,
ipfi cum expeditis duobus millibus pedicurru
ac equitibus ducentis pergunt, & in aurora_.
vicum adoriuntur , & capto primo iropetu
Caftello, cajfoque pra;fidio , quod fere ex fep-
tingentis militibus conftabat, 8c captis tribus
Epifcopis, 8c aliquot Sacerdotibus , eoderru
die Cafaglonem duxerunt . Et cum ponerent
caftra (itineris enim labore feffi erant)Eccle-
fiaftici , qui erant in Caftello , conclamances
arma , fagictis Lecenfes appetivere . Kaphael
Vicienfis fagitta crajeclus coxam , ligaco vul-
nere , frendens moricurus haud inulcus , pri-
mus Ecclefiafticos aggredicur , 8c canca ira_.
efferuncur Lecenfes in hoftes, ut primo im-
pecu Caftellum expugnaverint, ca?fisomnibus
prsecer Albanefium prsefidti Pr^fecTrum, virum
in re milirari pra;ftantem . Raffes porro mifit
Oratores Florenriam ad Pontificem , ut curru
eo agerenr de captivorum permuratione . Pon.
tifex Anronium Gulielmum militia donatum-
cum muneribus dimific. Ita captivorum per-
muratio facla eft . Ec non fblfim milites Ec-
clefiaftici avare in Corfos fe fe gerebanc , led
eciam Albercus Adimarius , Mcinardi filius
(genere quidem Florencinus erac) Epifcopus
Volacerranus , Gubernacor Corfica;, egic vi-
lem atque avaram gubernationem ; abradebat
enim undique pecuniam . Ab eodem Epifcopo
tunc Ferecrano (Vol.uerrano enim Epiicopatu
fuis facinoribus privatus fuerat , 8c poft ali.
quot annos precibus quorumdam Principuin_.
Feretranus Epilcopus fuit) adolefcens excepi,
qui miht interroganti , qua; ipfe gefterat iti—
Corfica, narravic, inter qua; fe miffis appari-
toribus concubinam Ambrofii Aleria; Epifcopi
juffiffe ance fuum cribunal fifti , veftemque_
ejus excuffiffe, vifurum, quid fub ea occulta-
ret auri; 8c mulcas B.ijocas , quas illa in fa-
fcia five plicatura ad imas veftes habebat, ei
extorfilfe. Hxc quidem quce jam e memoria
abierant Scriptorum inopia, rejecifle, ac ta-
citc pra?termififfe , fortafTe contra humanita-
tem fuifTet.
Corfi igiturEcclefiifticorum avariciam xgvb
fercnres , uc par pari eis referrenc, milites ,
ubi occafio dabatur , fpoliure . Marinus dux
Ecclefiafticus , amiffo ferme toto exercicu ,
tra-
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D E REBUS CO
rrajecit in continentem. Poftquam Raffes Leca
vidit neminem Ecclefiafticum effe in Infula^.,
comparato tumultuarjo exercitu,duxit in no-
ftros Cifmontanos, affedtans totius Infulas im-
perium; coepitque exigere tributum. At Ma-
fianus Cajus cum plebejis fe fe Raffi objecit,
quo cum ad Marufaglam acriter pugnavit ,
haftifque infeftis mutuis vulneribus fe affece-
runt. Et cum Raffes nimium dominationem-
totius Infula?, illetStis aliquot fa&ionum Prin-
cipibus in fuam voluntatem, affeftaret, non-
nullofque Principes pacem amantes dejicere-
conaretur: Plebeji habito coaventu ad Maru-
faglam , Oratores Genuam miferunt , ut eos
rogarent, mitterent copias in Corficam; pol-
licitique funt, fe eos juvaturos,ut adipifcah-
tur totius Infula; imperium . Ita fponte Ge-
nuenfes Corfi Terra? Communis accerfierunt.
Genuenfes ifto prius foedere cum Lanfranco ,
qui Noozs, & cum Vincentello Gentile, qui
Canaro , cum Simone Mari , qui Sancto Co
lurobano, & cum Glifucio Gentile, quiBran-
do, imperitabant , Principibus Caputcorfi, &
cum Principibus factionum , miferunt inCor-
ficam claffem quatuor & viginti magnarum-
navium , quas ad finum Sanc"ti Florentii expo-
fuit exercitum , cujus numerus in prefentia_
fuit peditum feptem millia , & equitum duo
millia, qui ducebantur aJohanneTrecia duce
impigerrimo, cui Legatus fuit datus Silvanus
ejufdem cognominis . Genuenfium imperator
expofitis copiis , apparatuque omni Urbium-
oppugnandarum , caftrifque metatis ante Op>
pidum San&i Florentii , line injuria cujufdam
confedit, cohibuitque omnes a prasda . Inte
lim ex fingulis Terrae-Communis Civitatibus
legationes venSre, qui polliciti funt Genuen-
fibus parituros , Accepta in deditionem Biun-
gla, atque Caftello Corti cum ipfa Civitate ,
Trecia per Guizagonis fauces Montes tran-
fcendit , pervenitque in Celagum & caftra_
quingentorum pafiuum intervallo ab hofte_
pofuit. Raffes enim ab exploratoribus de ad
ventu Genuenfium certior fa&us , habito de-
ledtu fuorum popularium , ad Palmetum ( no-
men eft loci, agri Ajacenfis ) caftra duplici
foffa, ut objiceret fe hofti,munierat. Trecia
primo levibus proeliis coepit tentare hoftes ,
& parva quaedam certamina ad tentandam.
(credo) hoftium virtutem funt commifla_ .
Peinde crebra quotidie committebantur proe-
lia, utpote ex tam propinquis caftris. Verum
cum ad fummam dimicationem ventum eft ,
geftum eft prosliuro collatis fignis , & initium
fugiendi k Genuenfibus ortum eft. Tum Raf
fes cedentem hoftem tnfequutus , & caftris
opulentiffimis eum exuit, oe equitum ac pe-
ditum circiter quatuor millia cepit ,quos om-
nes poftridie inermes dimifit. Dum Genuen-
fes fupplementum roittunt in Corficam , Raf
fes obicibus oppofitis ( nam crebris arboribus
fuccifis , omnes introttus erant prxclufi ) pra;-
fidioque impofito faucibus ad Guizagonem_>
ioterclufis, ad *Bugugnanum confedit. Tre-
cia, & Paulus Mellinus Corficas Gubernator
,inde repulfus , retrocedens defcendit in Bala
gnam, & per Rochas Siae cum non poffetpe
netrare in Imperium Lecenfium, eadem qua_
venerat via referre coepit figna , & pofuit ca-
ftra ad Cilaciam ( ita loco nomen eft : ) ubi
Paulus Roca Comes cum Orlanducio & An-
tonio fuis fratribus , atque fuis popularibus
Tom. XSLW.
B
? In alteio MSto Bugniinum,
R S I C I S. 4 7 o
caftra metatus fuerat , ut inhiberet tranfitum'
Genuenfi . Trecia poftero die eduxit acies ;
nec detreclavit pugnam Paulus Rocha : fed
fugatus fraclufque fuit. Poftero die, patenti
itinere Capizolus Campus Genuenfes excepir,
triduumque ibi manferunt : Ab ftativis diei
via Iftria Caftellum fuit. Vinccntellus Iftria,
filius Johannis .fratris Vincentelli Comitis Cor- ,
ficaj, (quem* Genuenfes poena capitali, ficut
ante diftum eft , affecerunt) tranfitum com-
meatumque Genuenfibus benigne prxhuit: du-
xerat enim Vincentellus uxorem Genuenfera,
filiam Simonis Maris ; & Carolus Ornanus ,
ne Regno fpoliaretur, fequebatur Genuenfes.
At Raffes Treciam caftra non longe a Bafte-
rica metantem adoritur , ac magna impedU
mentorum parte hoftibus ademta, lftriam uf-
que perfequitur. Poftmodumvero confirmatc»
auftoque exercitu Pauli Maroffi adventu, Mel-
lino fuccedente , Trecia exercitu quadrato ia
hoftem ducit, communivitque caftra vallo 8c
fofla, atque Caftellis ad Ajacium, ut e Portu
prsfidium clafle, fi opus eflet, fufcipere pof-
fet, & Caftella univerfis perfugium & recep-
taculum effent . Raffes vero ad Sanclam Tri-
nitatem prope Sarlam conftiterar, deinde ho-
ftium caftra quarta vigilia adoritur . Hoftes
omnibus caftrorum portis erumpentes , ipfum
in fugam vertunt . Raftes amiffis de fuis ad
centum , recepit fe in Cinarcham , juffis om-
nibus in Celago habirantibus , ut fua quifque
carifGma conveherent ad Cinarcham . At ho-
ftes videntes in Civitatibus & Vicis folitudi-
nem, gregefque & armeota abigi a dominis,
Cinarcnam versus Lecenfes cedentes, ad Am-
biegnam confequuntur, & greges armentaque
cum ipfis Paftoribus retrahunt. Aiacres effufi
caftra repetebant cum fatis magna prseda_ ;
cum noviffimum agmen Raffes & Riftoruc-
cius , qui occulte loco in infidtas opportuno
confederant cum trecentis equitibus & mili-
tibus mille , ex improvifo adoriuntur atque_
turbant : ad quorum clamorem & trepidatio-
nem cum reve&us equo propere Trecia figna
convertiffet,aciemque direxiffet, hoftesrepu-
Iit ; cum ecce a finiftra Antonius Gulielmus
cum trecentis equitibus , & duobus millibus
peditum , & Locantus cum omnibus ( erat
enim Renucii frater ) nepotibus nothis , 8c
quingentis equitibus,quatuorque mithbus pe-
ditum, a fronte Genuenfibus lefe objecerunr.
Trecia omiffd pra;dd , quas in manibus erat ,
coercens fuos in unum, eoscohortatur, diri-
gitque acies in hoftes , fretus multitudine fa-
gittariorum. Locus ille planus eft, tenet au-
tem in longum duo millia paffuum, in latum
unum ftadium; Sylva? funt undiquenon mul-
thm denfa:. Locantus defcendens e ctivo, in
fagittarios impetum facit , eofque diffipat .
Atrociffimum geritur proelium ; ftrages equo»
rum hominumque editur. AtTrecia cum de-
\t€to equitatu & pugnaciffirois peditibus , or-
dinibus reparatis , Locanto fe objicit atquc_
impingit. Interea grando ingens cum pluvia
& vi venti oborta acies diremit. Procella fe-
data, rurfus accenfi, mox in certamen ruunt:
tantaque vi animorum concurfum eft,ut raro
umquam pro copiarum quantitate cruentus
proelium exarferit . Et Antonius Gulielmus ,
homo omnium illius setatis pulcherrimus ac
pugnaciffimus , faclo cuneo in Treciam for-
tiffime pugnantem , ac ordines diffipatos refti.
Hh tuen-
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47«
P E T R I
tuentemfertur,ac humero illius transfixo ex
equo deturbat & capit. Tuncvero omnesGe-
nuenfes fratfti per Sylvam aufugiunt; aln in
fuea capti; alii cis Montes, amtffis armis, di-
verfis itineribus; alii in caftra funt reverfi ,
cux Lecenfis expugnavit ac incendit. Ca:fa_
iunt in eo prcelio ex Genuenfibus quinque_
millia peditum , & rnille trecenti equites ; ex
Lecenfibus mille pedites & oftoginta equites.
Poftquam Trecis vulnus educlum fuit ,
Raffes ipfum ae Paulum Maroffium Legatum,
arque omnes alios captivos , qui fuerunt ad
tiuo roillia, cum femagnis execrationibusde-
voviffent , facramentifque obftrinxiffent , in_
Corficam bellaturos numquam efle , reverfu-
ros dimifit. Trecia Genuam transfretavit, do-
cuit,monuitque, ut fertur, Senatum Genuen-
fem , Corfos non pofle fuperari , fine Corfo-
rum' auxilio ; in illis fpem omnem vincendi
& retinendae Corficae effe.
Interea RafFes ex Aleria in fuum Impenum
magnam agebat prasdam; fed noftri eum ad
Bugugnanum confequuti funt,ademta eiprae
da\ At Genuenfes bellum inftaurant, remife
runtque in Corficam eumdem Johannem Tre
eiam cum AmfrioneSpinula, quiMaroffo fuc-
cefferunt , & fexdecim armatorum millibus
tum equitum, tum peditum. Scripferuntque—
ad Silvajum Infula; Gubernatorem , ut inita_
amicitia cum Principibus Corficae, five blan
ditiis, five pollicitationibus , five donis alli
ciat, ut Treciam fequantur, ut tamdem Le
cenfes dejiciantur. Trecia duxit in Lecenfes,
cui Rafles ad Celagum Fluvium fe objecit ;
ubi prcelium totis viribus armilque commif-
fum eft. Flumen caede & cadaveribus opple-
verunt,mutuifque csedibusad hoc coactifunt,
ut velut victi fe fe ab alterutro fubtraherent,
proelioque difcederent . Hoc cum Genuenfes
audivere , fcripferunr ad Silvajum ut daret
operam, quibufcumque modis poffet , Corfos
fibi Cifmontanos conciliaret, quorum auxilio
Lecenfes dejicere polfet . Peragit mandata^
probeSilvajus; rogatu cujus Vincentius Chia
tra cum ducentis , Samuchellus Matra cum^
trecentis, Joanninellus 8c Lupiciolus Panche
racia cum fexcentis, Picinus Lncienfis cum_
quadringentis , Principes adverla; factionis
& Marianus Cajus cum duobus millibus fer
me hominum armatis , RafB inimiciffimus
atque Vincentius Iftria cum mille militibus
& Balanienfes equites quingenti atque oclin
genti pedites , profedli funt in Genuenfium..
caftra: quibufcum , ck fupplemento, & auclo
novis militibus exercitu Trecia duxit in Le
cenfes ; qui locis munitis primo fe contine
bant, eorum ver6Populares,ut in aciem edu
cerentur, erant petentes, utprius confligend
fibi poteftas eflet, quam cum tanta contume
lia nobiliflimae canflimseque poffeffiones Aja
cenfium in confpeclu fuo rapinis,ferro, flam-
maque confumerentur . Non longe igitnr a
Sarla Raffes copiam pugnandi hoftibus ftcit .
Atrociffimum geftum eft proelium , multis
rjtrinque cadentibus; tarndem Lecenfes fnidti
fugattque fuerunt. Ex fuga Raffes recepit le
in Cinarcham; fratres vero & patruus, cete.
rique propinqui in alia Caftella locaqut mu-
nita. Trecia acceptis in deditionem VicisCi-
vitatibulque Celaci , Cinarcham obfidione cm-
xit, eamque acriter oppugnavit. Et fi Raffes
non fine maximo hoftium damno fa;pe erupit,
tamen diruta tamdem ea parte Arcis , qua;
fpe£Ut ad boream , jaftu bombardarum , ex
c
A
B
D
Y R N M l ^
quibus ruinis frumentuffi io caftra cecidit ,
compulfus fame, poft multas acceptas illataf-
que clades , poft longam & gravem oppugna-
tionem , paftus, ut abducere inde milites ,
familiamque, & omnia bona fua Jiceret, Ge-
nuenfibus tradidit Arcem . Lecenfes (fic enim
pacti erant ) procedente Trecia cum cohorte
Praetoria , ne quis eos violaret , Lecam dedu-
<5ti funt. Poftquam G«nuenfes audiverunt Ci-
narcham veniffe in eorum poteftatem , miffo
fupplemento in Corficam , ad Treciam fcrip-
ferunt, ut omnem Lecenfium familiam fundi-
tus everteret ac deleret; qui traje&o ad va-
dum Liamone duxit in Lecenfes ; quem ipfi
Sagonae pofitis caftris prope Sancti Appiani
Bafilicam cum duodecim millibus ferme ho-
minum armatis expectarunt . Et cum Trecia
poneret caftra, antefignanos Lecenfis aggredi.
tur atque fundit . Liamon finis fugae fuit .
Haud ita multo poft Trecia reliclis in hyber-
nis militibus, Genuam tranfmifit . At Raffes
compertum habens Genuenfium militesftipen-
diis carere , fpeculatorem quemdam mifit ad
ea loca, in quibus milites hybernabant , qui
fimuhbat fe mercaturam exercere , ex quo
milttes fcifcita.-.do audiver» , Quaeftorem Ge-
nua inCorficam trajecifle. Infuper ille inquit:
Quintus eft bodie dies , ex quo Baftis •uidt Qtta-
ftorem numerantem pecuniam Vincentello Iflrie,
qui , ut reor , cras ad vos cum ftipendiis veftris
fupplementoque veniet . Poftridie clamorem au*
diunt: Vivat Vincentellus lftria . Erat enim_
Vincentellus Lecenfibus inimicilfimus, & Ge-
nuenfes juvabat. Deinde vident multos pedi-
tes defcendentes exSaralogio (nomen eftloci
editi) inter quos erat quidam Albertinus no-
mine , facie & habitu corporis Vincentello
perfimilis , pretiofa vefte indutus , equo infi-
dens . Qui in hybernis eranr, primo durru
procul nihil aliud qnkm turba 5c agmen ap-
parebat , Vincentellum prsefidio venire puta-
bant; quarehonoris caufa, onmes fere alacres
obviam illi eunt. Ceteriim ut primhm arma_
ex improvifo cognita , errorem aperuerunt ,
tantus repente pavor omnes cepit, ut abje&is
armis fugerent. At Lecenfis eos infequttur ,
ac magnam eorum partem trucidat.
Genuenfes Antonium Spinulam Legatum-
in locum Amfrionis cum fupplemento in_
Corficam miferunr. Qui primo adventu af-
fumtis fecum multis fatftionum Principibus ,
& corjundto cum Trecia , qui paulo ante_
milites, qui circum A>acium hyemabant, ex
hybernis deduxerat , exercitum duxit in Le-
cenfes, quos proelio ingenti (uperatos ac diffi-
patos compulit in Ioca rr.unita, Sc obfedit Le-
cam. Eftenim Leca Arx in excelfo loco inex-
pugnabili : tum Prasfidium validum habebat.
Interea Trecia ne federet ad Lecam , curru
parte copiarum ad Vicum , ut compellerec
eos ad deditionem , proficifcitur . Sed Vi-
cienfes primo defend^re fe , & fepe cum ho-
ftibus ccrtamina gelferunt, pluribufque cladi-
bus ad invicem fe fe affecerunt : Tamdem-
Trecia au<£to novis militibus exercitu eos Ci-
vttate expulit ; inde in Murcienfes ducit .
Murcienfes fentientes iri in fe , habito confi-
lio, de Civitate demigrarunt , Iiberos , uxo-
res, fuaque omnia partim in Libium montem,
partim in Fronfincam deponunt ; atque om-
nes , qui arma ferre poterant , in radicibus
hcrum montium ( prope enim funt ) confti-
terunt, adventumque ibi hoftium expeclirunt.
Hoftes vero ad eos coutenderunt , aique po-
ficis
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473
fitis caftris eos> aggrediuntur . Prcelium atro-
ciflimum geftum eft, animis utrinque obftina-
tis : tamdero Marcienfes fracti effusa fuga ad
Libium concurrunt. At mulieres , ubi viros
penes fe fugientes vident , injeclis manibus
confiftere, & in hoftem converti jubent; col-
lumque eorum obvolventes : Htc bic funt bo.
fies , inquiunt. Gladiis & fecuribus obviariL.
euntes , inclamantes bellantibus fe immifce-
bant; fugientes retinebant ; infequentes ulci-
fcebantur ; in hos quidem ut proditores ex-
clamabant , in illos ut hoftes irruebant . Q.ua?
cum invifto animo effent , vulnera csdefque
in corpore ufque ad mortem tolerantes , nu-
dis roanibus gladios atque clypeos hoftibus
eripere. Viri Murcienfes hoc videntes , verfi
funt in hoftes , & fublato clamore in hoftem
impetum faciunt . Trecia tamdem , qui paulo
ante fuerat viclor , fra«5tus , csfis captifque_
multis de fuis , aufugit , & caftris exuitur.
Interea Jocantus Leca comparata manu in Le-
tia & Niolo Aotonium Spinulam aggreditur.
Hoc videns Raffes erumpit; at Spinulam fu-
gant, caftrifque fpoliant. Una die modicis in
lpatiis, binis caftris potitus, in captivos ufus
eft magna crudelitate; nam alios piratis ven-
didit, non avaritia motus, fed utabfterreret ,
neque in fuum Regnum hoftis veniret ; ho-
minem enim trigtnta cepis vendebat : alios
manu fua jugulabat, eos videlicet , qui alias
ab eo capti juraverant fe non redituros ad-
versiis eum : alios furca fufpendebat. Con-
fpicatus quemdam inter captivos , inquit :
Dic mtbi , Lombarde , nonne feptics capttts fuifii
ame t <ty jurejttrando pollicitus es , te non redi-
turum adversits met Cum captivus annueret,
Raffes, te, inquit, ftgnatum dtmittam . Itaque
manus & nafum praecidit , vitamque illi con-
ceflit. Adolefcens quidam qui a muliere no-
mine Margaritella fuerat captus , audiensRaf-
fis crudelitatem , flebiliter nomine matrerrw
viduam, & quinque forores Virgines appella-
bat. Commota funt vilcera Margaritella; , &
abfcondit adolefcentem ; deinde nodtu mari-
tus fuus & filius illum cis Montes duxerunt ;
& ita evafit manus Rafiis , qui recepit quic
quid fuerat ei ademtum , prauer Cinardiam .
At Genuenfes copias milerunt in Corficam,
& Trecia , & Antonius Spinula mulcos Cif.
montanos fecum duxerunt adversus Lecen-
fes , quos non longe ab Anciano fregerunt ,
acceperuntque in deditionem quicquid ami-
ferant : deinde trajecerunt Limonem. lnde_
gefta funt crebra certamina & ad Vicum, 8c
ad Murcium ; & Genuenfes sediticia locis
pluribus fubvertunt , qusedam etiam injcctoi
igne cremant. Inde Raffim caftra ad Renumj
metantem adoriuntur, & collatis fignis dimi-j
cavere. Raffes ingenti prcelio fuperatus , re-j
cepit fe le de fuga ad Lecam . Cingunt ite-|
rum Lecam Trecia & Spinula ardfa obfidio-
ne ; & cum nulla fpes Lecas expugnanda; eis
effet, efletque bellatum cum Lecennbus jam-
quindecim annos vario eventu , corruperunt
pecunia Malerbam Vicienfem , Tra(tollum_
Paganacii Niolenfem , Amorofum L.ifcam ,
Gulielmum Montem-majorem Balagnienfem :
qui proditores cum fuiflent a Raffe deledli
ad januoe cuftodiam , introduxerunt hoftes ,
dum pranderetur. At Raffes fentiens hottes
irruiffe in Arcem, dejecit fe e muris. Captus
fuit Antonius Gulielmus cum duobus & vi-
ginti Domus Lecenfis , qui ( erant enim ger-
mani aut patrueles) omnes tufpendio fuerunt
Tom. KXIV.
REBUS CORSICIS.
A
B
D
4^4
a Spinula necati , orantibus fruftra militibus,
& ip(o Trecid, ut faliem Antonius G alielmus
fervaretur : inter quos fuerunt duo Sacerdo-
tes, Phbanus Vici, & Canonicus Sugonenfis.
De Raffe , qui fibi crus fregrrat faltu , dc_
fpelunca, ubi latebat , extra&us a quodarru
armigero, fumtum lupplicium eft ad Vicum,
ejufque corpus quadnfariam fub furca divi-
fum, & ad Bonifacium, ad Calvum, ad San-
dtumFlorentium, & ad Cortum, quatuor In-
fuUe celeberrima loca, fufpenfum ett : caput
vero Spinula mifit Genuam fale conditum.
Haud ita multo poft idem Antonius Spi-
nula totius Infolte Gubernator , Nuntios ad
ceteros mifit Lecenfes , excufans te , fi for-
taffe vifus fuiffet crudelis in Raffiin & alios ,
qui primo impetu necati fuerunt : nam 6c
Raffes quoque immanis fuerat in milites Ge-
nuenfes. Nunc fibi in animo effe decedere_ t
& relinquere Infulam pacatam . Sivelintcom-
ponere pacem , fe velle relinquere iis quic-
quid eft a Liamone ufque Rochas Sia; , ut
queant vivere tamquam Nobiles, proeter loca
munita, qua; Genuenfes volunt retinere , ne
umquam poffuu refumere bellum. Lecenfes ,
qui tamquam exules amiflis rebus omnibus ia
lylvis & montibus vitam degebant , habita_,
fide publica venerunt Vicum , ubi a Spinula
blande fufcipiuntur. Interea milites extemplo
ad doroum cuftodiendam miffi funt, & totius
circuitum domus ita cuftodiis complexi funt,
ut nemo inde ejabi poffet. Sumto prandio
obfeptam fenferunt, oc omnia claufa cuftodiis
difpofitis effe. Et ocyus adfuerunt carnifices,
qui Vincentium Mammonis fihum cum duo-
bus Sc viginti Lecenfibus obtruncaverunt.
Solus Jocantus, quippe quia noluit venire ad
prandium (non enim fatis fidebat Genuenfiutn
fidei ) filiique fui , & Johannes Paulus Rifto-
ruccii filius, qui cum effet infans miffus fue-
rat Plombinum Oppidum Etruria; alendus a
Mariano Cajo avo fuo materno , ex omni
Lecenfium Familia evaferunt.
Etfi Corfi Cifmontani fponte Genuenfibus
parebant, & Tranfmontani partim vi, partim
proditione fubjugati erant : Niolenfes tamen-
non poterant induci , nt Genuenfibus obtem-
perarent ; obfeflis tribus faucibus , per quas
eo itur. Ojiare Spinula aliquot fa6\ionurn_.
Principes lubornatos in Niolum mifit , qui a
Niolenfibus hofpitio fufcepti fuerunt . Poftri-
die difcedsntes unam ex faucibus occupant ,
& Ge.nuenfium copias admittunt, qui Civita-
tem diripueruntatqueincenderunt, vineis ac-
cifis , ai boribufque fruftiferis decorticatis, at-
que Civibus expulfis. Interea Bradolacius or-
tus Caf.iconi, cum quatuor fociis, latrociniis
& infidiis omnia cis Montes , pra?cipue Ge-
nuentes , infcftabat , quos non folum Ipoha-
bat , fed etiam interficiebat . Fuerat tortus
Bradolacius ab Michaele Germa.no Epilco-
po Marianei,fi; patna erat Genuenfis. Q.uam-
obrem tanto odio in Genuenfes exarferat, ut
quos poterat, interficeret . Et quia Genuen-
fes auduo Bradolacii odio m eos , veftibus
Corforum induebantnr , ac Lingua Corsa co-
nabantur loqui , & fe Corfos effe afferebant.
Idcirco dum eos offl-ndebat , fcifcitabatur, an
tffent Gentienles; illi negare. Dic crgo , in-
quit, CAPRAM, Hf cognofccre poffim , utrimu.
\jisCorfus, an Genuenfis. Et Cravam (Genuen-
fes enim Capram exprimere non valent) cum
Idicerent, ftatim ab eo transfigebantur. Quare
I Genuenfes non audebant iter facere per lalu-
I Hhi lam
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47?
P E T R I
lam fine prasfidio faltem quinquaginta arma-
torum. Tanta erat pernicitas, ut fertur, Bra-
dolacii, ut neque pedites, neque equites pol-
fenr ipfum confequi : qua fretus pernicttace-.
multos etiam armatos adoriebatur, ex quibus
aliquot transfixis capiebat fugam . Quamobrem
Genuenfes per edi<5tum pra;mia illis propofue-
runt, qui Bradolacium reum laffse Majeftacis,
vel vivum, vel mortuum in fuam poteftacem
redegiffenc. Et cum unus ex fociis fuis furca
fufpenfus fuiffer, ftans fuper petram, qux vise
imminet, aufus eft dicere Spinula:, Bilagnam
versus cum mille armatis eunti : O dux Ge-
nuenfis, tu Ctrcinettum Scnbam meum fufpendi-
(ii, ego tuum transfodiam : quod 8c fecit. Mu-
tata enim vefle, folbs habens epiftolam figna
tam , Baftiam venit ; Scribaque invento : Es
ttt tu, inquit, Scriba ducis Genuenfisl Et Cum
ille annuiflec , illum Lancea cransverberac ,
fueamque arripit. Deinde intravit Biunglam ,
& uni militum dixit : Audsvi pramta promw-
tiata tjjh illi , qui Bradohcium interfcerit ; vts
tie tu txtra Oppidum venire , ut eum tibi often-
damt Et ambo cum exiffent , ait: Is ego fam;
deinde militi colaphum inflixir. Aufuseftma-
jora patrare facinora. Collocatus enim in in-
fidiis in Vinea , qua; Vico imminet ( Lan-
Zecca (*) eft nomen loci ) Michaelem Ger-
manum Epifcopum Marianenfem , cum ma-
gno comitatu a Venzilafca Epifcopatum re-
vertentem, lancea omento intorta per pedtus
transfigit. Labitur ex equo moribundus epi-
fcopus ; 8c cum comites neminem vidifTent ,
rteque fcirent, unde hafta , aut a quo fuifTet
injecla : ille erexit fe , 8c inquit : Bradolacius
fuit. Haud ita roulto poft Bradolacius ad
ccenam invitatus ab Aldrovando Crudiciolo
fuo propinquo Vellerutia; , e fcalis ccenatus
cum defcenderet , fecuri fuit maclarus. Per-
petraveritne id fcelus Aldrovandus prcemio-
fum fpe conlequendorum , an timore , quod
Genuenfes ei interminabantur perniciem , nifi
Bradolacium interficeret , mihi eft incertum.
Conftat tamen, ipfum nihil aliud confequutum
fuiffe, nifiquod Corfi deteftati atque execrati
funteum. SolusPaganellus Hortalis , Landor-
finelli filius, Plebanus Alifiani , cui Plebano
Hortali cognomen erat, in Corfica Genuenfi-
busadverfabatur. Qjui cum manu propinquo
fum 8cfi6tioforumarmatus perlnfnlam dilcur-
rebat, neminitamen noxius; cavebat enim fibi,
ne a Genuenfibus caperetur : fama enim per-
crebuerat , Bradolacium ab eo impulfum, ac
pecunid perfuaium corruptumque, Epifcopum
Marianenfem necaffe ; quoniam 8c mulia inter
fe remotis arbitris colloquentes fimul ante Epi
icopi casdem vifi fuiffent . At dum Epifcopus oc-
cideretur, Plebanuserar Romce, acfiEpifcopa-
tum voluiflet impetrare, 8c reverfus in Corficam
fibi cavebat. At Genuenfes verentes, ne Ple-
banus aliquem excitaret motum, illum e me-
dio tollere deftinarunt; 8c quia id aperte pa-
trare non poterant, idcirco ufi funt arre— .
Diffimulabant enim fcpifcopi mortem segre
lerre; deinde mittebant nuntios adPlebanum,
fe mirari, cur armatus cum tanta manu ince
deret (ad quingentos enim ducebat pedites )
peterer quicquid vellet , feparatos effe ei ob-
fequi, nihilque umquam negaturos, dummo-
do pacifice velit vivere. Et cum his nuntiis
requaquam fatis fideret, didcitarecque, fe ve-
reri a Genuenfibi.s prodi, dederuiit operam-
B
C
D
(*; In altcro MSto Landreca ,
Y R N M I 47*
ut inimici ad illum fcriberent. Reddita; fue-
runt ei literss Vincentii Chiatrse, quocum ab
ineunte anate inimicitias exercuerat; qui eum
monebat, ne fideret Genuenfibus, qui defti-
naverant ipfum familiamque fuam funditus
delere. Leitis literis Vincentii, 8c nonnullo»
rum fuorum inimicorum, Plebanusalacercce-
pit audire internuntios , didcitabatque , fuos
inimicos diffuadere ei, ne Genuenfibus fide-
ret, quod ei pacem, quam fadturus erat cum
eis, inviderent . Tamdem per internuntios
res eft compofita, ut Plebanus , 8c Guido
Petrafantenfis Gubernatoris Scriba in collo-
quium venirent. Uterque igitur Alifianuau
pervenit, 8c Plebanus ad Olmetam , Scriba^.
vero ad Pirellos reliquerunt comitatus; ve-
neruntque cum fingulis armigeris ad collo-
quium . Pinzachii eft nomen loci, qui locus
erat medius inter Olmetam & Pirellos . Et
cum Plebanus & Scriba aliquantifper fuiflent
in colloquio , ecce Chriftophorus Appulus a
longe Scribam vocat: Quare , inquit, ex Vk-
bmo (ornpatre meo , vtlitne veniam ad eum^, r
cupio enim ipfum ampletti. Paul6 poft venit
Simon Aretinus, idem dicens . Plebanus frau-
dem abeffe putans ( habent enim Corfi reli-
giofum compatrem lcedere, ) permifit utrum»
que accedere. Venir etiam poftremus Mora-
zanus: inermes omnes, ne Plebano fufpicio-
nem injicerenc: thoracibus tamen fub vefti-
mentis erant induti . Chriftophorus ubi per
mutuos complexus amice 8c familiariter data
acceptaque falute congrefli funt, ut qui plu-
rimo ufu 8c confuetudine invicem juncti ef-
fent, pugione, qui ad latus Plebani fufpenfut
erat, evaginato, eum in guttur prope thora-
cem vulnerat. Plebanus fentiens idtum, pro-
ditorem compatrem repellit, ad equutn cur-
rit . Ciaffo Plebani armiger fuam in percuffo-
rem contorfit lanceam ; fed Chriliophorus
thoracis robore (ervatus eft . Siroon vero
Ciaffonem obtruncat. At Plebanus poftquam
equi confcendendi tempus non habuit ( Ciaffo
enim per imprudentiam habenas equo dedu-
xerat ) ccepit aufugere, 8c cum herbae calca-
ribus innexse eum detinerent, quominus effu-
fa fuga curreret, hoftes glande plumbea eum
ln capite funt confequuti. txorto clamore— ,
cum comitatus fubfidio rueret, Scnba 6c alii
percuffores ad fuos revertuntur. Supervixit
Hlebanus fpatio unius horse; quo mortuo Ge-
nuenfes arfis ac dirutis ejuscedibus edixerunt,
ne quis ejus filios reciperet celaretque , ope
ulla juvaret lugientes. Si quis eos reciperet ,
pcena adverius eum publicatio bonorum &
(ufpendium. Deinde Glifucium Gentilem- ,
qui Brando im.perirabat , 8c erat eorum con-
foederatus ( ficut ante diclum eft ) conjece-
runt in carcerem , eique imperium ademe-
runt, impofito prsefidio Lolivo Caftello . At
Alfonfus Jacobus , 8c Petrus Andreas Glifu-
cii filii fentientes parentem fine ulia caufa—
conditum in carcecem Baftias, fibi cimentes ,
folum everterunt.
Nemo jam videbatur Genuenfibus obftare_
poffe, neque pucabanc Corfos umquam am-
plius audere hiicere: quare non iolum mili-
tes facinora intentare , verum etiam Magi-
ftratus expilare. Sednefas ab libidine orturo,
caufa Imperii amittendi fuit: nam milites ,
qui in pisefidio erant Bandi, petierunt a Ci-
vibus aquam comportari in Arcem atque mu-
nire:
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jffl DE R E B U S
aire: ad quod munus pueri miffi funt . Cur ,
inquiunt milites , veflras muUeres non mittitis
tnQfltllum, gua nobis ficut voint aquanL.
sfferantt Cives indignitate rei permoti , clam
ad Gentiles, qui iu continenti vitam dege
bant, miferunt, ut reverterentur in Corfi-
eam; fe enim paratos effe pro eis potilismor-
tem pati, quam ferre Genuenfium domina-
tionem . Sequitur aliud in regione Tranfmon-
tana oefas ab libidine ortum : nam per idem
tempus virginis plebej* ftuprandas libido ce-
!iitunum ex militibus prajfidiiad Vicum col-
ocati; qui virginem adultam, nomine Cara,
£orma excellentem , amore ardens , pretio ac
fpe perlicere adortus, poftquatn omnia pudo-
re fepta animadvertit, ad crudelem fuperbam
que vim animum convertit. Virgini venienti
ad fontem , vas capite continenti , linumque
nenti manum injecit; fequi jubet pavidam-.
Puellam, ftupentem cunclantemque abftrahit,
inclamantem atque Civium fidem iroploran
tem percutjt. Ad clamorem Puellas mulie
rom fit concurfus, eam protegunt, ex qui-
bus uoa ait: O bmi bomines, Juceurrite plia
Jtbtrtini. Videres tunc armatos pariter &
inermes ed advolare , Puella? opem ferre.
Tum miles ira virginis ereptae fidem coromi
iitonum implorat , qui Corfos invadunt , ex
-quibus unus voce quanta potuit alta incla
mat. At feminse audita inclamatione , fuis
viris, fratribus, parentibus, arma & lanceas
comportant-, qui in certamen effet untur . Etfi
virgo a vi tuta erat, tamen Albertinus ex
agro rediens, fefe in medium injecit moritu-
rus agmen ; pe&us deinde hoftis lancea trans-
figit. Refperfum ipfum cruore confequuntur
cundtt vicini . Tunc verd afperrimum certa-
men oritur: nemo loco ceflit: vulnera adver-
fo pe&ore infixa: praelium nox diremit . Al-
bertinus & fua uxor lacrytnabundi vicinos
benefa&ores ac liberatores filia magnis cla-
moribus vocitabant, ampliflimifque verbis
gratiam eis agebant . Poftero die A. Grimal-
dos Pretor orones citavit, quibus ait: Eflts
vos Corfi aufi in milites noflros arma fumere^. ?
tutatisne adhue fub Lecenfibus effel Deinde_
omnes condemnavit, aliumbove, alium afel-
lo, alium vinea, alium agro. Qua injuriso
moti, nuntios legationefque in omnes Infube
partes dimittebant, atque unde initium belli
fieret , explorabant ; no&urnaque in locis
defertis confilia babebant, quomodo Genuen
fium jugum depellere poffent . Inde nuntios
miferunt ad Jocantum, ut in patriam rever-
teretur. Fibi Glifucii Gentilis una cumVin-
eentello Iftria, & ducentis coexulibus, ar-
mata una trireme, unaque bireme Pifis , tranf
miferunt in Corficaro, atque Principes Terra
Communis adierunt ; quibufcum in hsec ver-
bi ferme locuti funt .
„ Non culpa noftra , viri araantiflimi
„ Genuenfibus in exilium pulfi fumus ; fed
„ fjwnte noftra. Suam avaritiam , qua nihil
„ toeleftius, cupiditatero , vel potius rabiem
» doroinandi , condito patre noftro in carce-
„ rem fine ulla culpa , quibufcum foedu*
„ erat, atque pulfis csfifque proditione tot
„ Principibus, timentes, folum evertirous
n Nonc quando fuperbo ac immodico impe
» rio defiderium noftri ipfimet fecerunt, exu
tt lantibus nobis in Etruria literis noftrorum
„ popularium , indicantium ftatum Corfica?
fpes recuperandi Regni facta eft . Vos opem
n oratuai veoimus : uon auxilium petimus ,.]
B
CORSICtS. 47 8
„ ut in Patriam ac legitimum Regnum nog
reftituatis; fed ne communes holtes juve-
tis , yofque ab impotenti Genuenfium do-
minatione vindicetis , dignitatemque , quas
ad vos jure pertinet, ?epofcatis . Litera»
deinde ad Civitates paflim' miffae , ut vindica-
rent fefe ab impotenti dominatione Genuen.
fium. Perfuafis omnibus, ubi paratiores eoa
efle viderunt, hi primum ad arma concurre-
runt, & fa&a manu fuorum populariunx- ,
Caftellum Lolivum magno impetu adoriun-
tur . Per eofdem forte Jies Jocantus Leca_ ,
qui ad Johannem Caftella; Regem fe contu-
lerat , praefidio Regio accepto , & comparata
manu quadringentorum exulum, in Patriam_
reyerfus eft. Paulus quoque Rocha & multt
alti extorres Tranfmpntani , audito adventu
fuorum Principum , conjuratione per omnia_
conciliabula univerfs gentis facta, Fraetorem
& milites in ultionem injuria; fibi illats tru-
cidant. Deinde Gentiles in deditionem Ca-
ftellum Lolivum poft acrem oppugnationem
acceperunt; & Corfi omnes, prtecer Bonifa-
cienfes & Calvenfes, rebellarunt; & ita un-
dique Genuenfes expelluntur. Genuenfes au-
dita defeclione in Corficam copias miferunt
ingenti celeritate, qui a Corfis compiuribus
proeliis fradti , & tamdem csfi . Ad Belgode-
rium Manno Grini filius Brandenfis Vexilli*
ferum hoftium tam diu eft perfequutus, do-
nec ad Baftiam vexillum ei extorierit.
lnterea Antonius Spinula Corficse Guber-
nator animi dolore exhalavit animam, fepul-
tufque fuit Sandti Florentii in Templo Divi
Eralmi . Deinde Corfi ad Lacum Benediftum
habito conventu , delegerunt Thomafinunu
Fulgofium Johannis filmm , qui paterno Ge-
nuenfis , materno vero genere Corfus erat ,
ut Corfis imperaret, qui aliquandiu facliofi»
9ratior, quam ceteris regnavit. Et cum au-
iiflet , Galeatium Mariam Mediolanenfiunu
Ducem Genus claffem armaffe , veritus , ne_
Oppida, quas in Liguria poflidebat, ei adime-
ret, relidta Corfica reverfus eft ad heredtta-
ria Oppida. Poftmodum Corfi fponte parue-
runt Mediolani Duct. Primus Gubernator In-
fulas futt Fraocifcus Manetta , cui fucceflie
Mauricius Scottus Piacentinus , % vir tnteger ,
in quo dexteritas & humanitas vifa ; indc_
Jacobus Bonarellus Anconitanus ; inde Johan-
nes Antonius Cotta: qui bene & fincere pro
Duce gubernarunt, magnamque Infulz par-
tem tn officio tenuerunf . Sed poftrooduou
avaritia atque rapacitate Baptiftas Amelienfis,
qui Cottas fucceflit, eam Dux Galeatius Ma-
ria amifit . Nam qukquid pulchri videbat
Baptifta, & fui Aulici, id nomine Ducis ef-
flagitabant. Sententias injuftas ferebat; nodtu
fuos famulos in Cirlinum Stagnum ad pifcea
furripiendos mittebat, qui fecatis retibus Ptf-
catorum , mane pifces vendebant. Et curru
Pifcatores gravia damna paterentur, expoftu-
larenturque, ipfe ajebat, fuos in mari pifca-
tos fuiffe , cum facile cognofceretur pifces
illos Stagni effe. Ojuare Pifcatores vigilantes
prope retia, fures adorti, alios vulnerave-
runt , alios occiderunt : non impune tamen .
Ita hoc modo manifeftum fuit Baptifta? fur-
tum . Pecunias quoque locupietibus impera-
bantur; recufantes eas praebere cogebantur .
Neqoe ullum genus quasftus aut magni , aut
evidentis , aut minimi Sc fordidi prattermit-
tebatur, quo domus & tribunal Gubernatoris
vacaret . Deinde Chiaramontem , qui Variani
Ma-
D
47p p E T R I
Matr £E ovescuftodiebat,& utipfc infimulabat,
thefaurum Aleria; invenerat , in carcerem^
trahit , compedibus revincit, & quidem gra-
viffimis Paulo poft revinftus manus po(t
tereum , fiftitur ante ipfum Baptiftam , qui
illi inftabat, ut confiteretur , cui thefaururn ,
quem Aleriae inveniffet, commififfet; & mn
verum fateretur, nunc tormenta illi mifero ,
nunc mortem proponebat. Reipondit Chiara-
mons, fe nullum inveniffe thefaurum . Tum_
Baptiita, tormento cogeris verum faten , m
quit: Et ftatim tormento illum fubjecit . Quo-
vis genere tormentorum adigitur Chiaramons
ea etiam fateri, quas nufquam fciebat; & pra:
dolore in ipfis cruciatibus concidit. Fefli tor
tores, non tamen fatiati, Baptiftaj, inquiunt:
lfle tbefaurum Variano domino tradtdit , poft-
non invenitur . Cruciatibus emm tngen-
G
A
Y R N M I
480
tibus modb dicebat fe mo in loco , modb i«-
alio tbcfaurum abfcondtf . Illum mifern-
ad poenam revocat : accingunt (e_
carnifices , paranrurque tormenta_ ;
laceratur , truditur ; & dum_
mum
operi
fpoliatur ,
penderet in ipfis cruciatibus, Baptirta mquit:
Tradidtfline Variano tbifaurwnt Annuit Chia-
ramons . Tamdem verb delinitns aliquantu-
lum tot Chiaramontis cruciatibus, non tamen
fatiatus, deponi illum jubet , ac Varianum_
accerfit . Venit Varianus Baftiam , tk ex equo
cum delcenderet, Parmenfis tormenti minifter,
babeo te, inquit, ubi volo, Variane . Varianus
videns fe circumdari a fatellitibus Baptifta; ,
infilit in equum , & ferro feptuaginta annos
natus fibi viam ftriclo calcaribus cquo aperit,
ac domum continuo fere curfu revertitur .
Denuntiat propinquis & vicinis, cedendurru.
effe inexhaufta; avaritia; Baptifta; , abeundum-
omnibus effe . Et ecce Ambrofinus Lugugna-
na, qui Mediolani Ducis copias ducebat cum
exercitu , Matram Civitatem hominibus va-
cuam (omnes enim , praner unam mulierem^
pauperem cum duabus filiabus, metu aufuge-
rant) & plenam omnium rerumcopia (iderat
forte tempus anni, ut frumentum ex areis in_
horrea devexiffent) hoftilireroccupat, diripit-
que, atquc manet. At Varianus amicos orat,
opem ferant, ut domum reverti poffit , ac fe
ulcilci adversus Baptiftam , qui ex Guberna-
tore fac~tus eflet hoftis ac prasdo . Sed Prin
cipes fjctionum nequaquam arma fumere vo
lebant adversus Mediolani Ducem potentifil
mum , ne fe tamquam rebelles puniret ; fed
oraverunt ipfum Biptirtam, nt a Matra revo
caret copias. Baptifta negavit fe id effefaclu
rum, niii priiis Varianus mitteret adeumthe-
faururo, quem Chhramons Aleria; invenerat .
Interea fama percrcbuit , puellas illas , quas
paulb ante commemoravimus , a militibusftu-
pratas fuifle , & alteram minorem videlicet
natu, nimio concubitu animam exhalafle , &
aliquot militum mutuis vulneribus fe confe-
cifle : quifque enim miferrimas Puellas fibi
vindicare volcbat .
Hoc audientes Principes faclionum , fibi
fuifque frminis incipiunt timere; & dum con-
fultant inter fe de bello fumendo, & ignomi-
niam, qux univerfis Corfis illata videbatur ,
ulcifcendo , ecce Carolus Rocha Pauli Comi-
tis filius cum quanra potuit manu in Variani
fubfidium advenit (Pagjnucius enim Variani
filius fororem Caroli duxerat uxorem) Prin-
cipibufque fe conjungit , & Matram obfidione
cingit . Eft enim Matra non muris, fed loci
natura munita; quippe qua; ardificata. eft fuper
D
faxi crepidinem , ex qua pauci poffunt
propellere multos . A Septentrione tan.
tiim via eft, aliquantulum plana ; ubi levia_
prcelia incurfantes in ftationes eorum Corfi
faciebant , femperque victores ex quovis te-
mere ccepto certamine abibant. Quare hoftes
altiora loca & difficiliora aditu , ftationibus
armatorum munimento objectis , tutabantur .
Et cum pugnandi copiam non facerent, Cor-
fi molas fregerunt , & terni aut quaterni in_
herbis aut vineis, aut in fepibus delitefcebant,
ac hoftes excipiebant , transfigebantque , <i
quando auderent exire, ut legerent olufcula,
decerperent uvas, & colligerent poma. Re-
dacti funt hoftes frumentum loco panis eo-
medere, & caro Afellorum fuit eis indeliciis:
tamdem deftinaverunt cum Corfis, fignis col-
latis , manum conferere . Mifit iraque Ambro-
finus nuntios ad Corfos , fi utique bejlurru.
placet, iidem Iocum conftituant , ubi fecum..
armis dec^rnant . Et ut conftitutum eft, du-
xit in Alifiini agrum : Mutati eft nomen loci.
Uterquc pofuit caftra loco edito , ajquali al-
titudine, adeb prope, ut nihil moliretur in_
caftns , quod ex alteris non poffet confpici .
Poftridie ejus diei ad ortum folis Ambrofinus
fuos eduxit in aciem, collocatis a finiftraBa-
liftariis & Bombardariis; a dextra vero hafta-
tis ; in medio equitibus . At Corfi armati pa-
ratique intra munimenta, acies directa, pau-
lilper fteterunt; Sol enim contra eorum ocu.
los radios fpargens , profpectum offendebat ;
hoftibus opem pra?ftabat . Interea equites ad
caftra accedunt, tela conjiciunt , 8c magna_.
contumelia verborum Corfos ad pugnam vo-
cant: nullo ab eis dato refponfo : crefcente_,
die, ubi vifum, in aciem defcenderunt . Ca-
rolus Rocha ftrinxit acies , clypeatos a dex-
tra, quibus Paganucium Matram ; a finiftra_
fcutatos, quibus Caftellanum prxfecit; in me-
dio equites , quibus Lovicus Lucienfis pra-
erar, collocavit: relidto Variano pra;fidio ca-
ftris cum cohorte . Ipfe crifpans haftam ili-
ceam, equitatum antecedebat. Grampinusvir
magni nominis & auctoritatis , qui ordines
ducebat, ubi a circumftantibus procul Caro-
lum effe cognovit, deinde propiiis ac certnis
f.icie quoque Carolum admodum adolefcentem
vidit, inflammatus ira: Hunccine puerum Corfi
pquuntur ? llle efl puer , inquit , 17«» aufus eft
futnere arma adversus Mtdiolani Ducem , ma-
gm.fi:e incedit. I'is nc tu , Carline , mecum fin-
gular» certamine congredt? ut noftrum dttorum-.
eventus oftcnd.n , utra gcns Lombardi, anCorfa
bcllo fit melior ? Avide Carolus fe certamini
offert, concitat calcaribus equum , atque in-
feftus in illum dirigit. Stante utraque acie_ ,
& infeftis animis concurrunt : atque Carolus
Grampinum per pectus transfixum , transfoffo
thorace, toto etiam corpore penetrato hafta—
moribundum , ex equo delapfum retro ad
fuos reportar, & Corfis inquit; Sequiminimea
fa5ia. Simul & cetera equeftris pugna ac pe-
deftris ccepit: Fracli Lombardi Matram fe de
fuga recipiunt. Carolus Rocha adhuc puer a
Genuenfibus cum patrc imperio & Infulapul-
fus fuerat, & rebellantibus Corfis ipfeduode-
viginti annos natus in Corficam reverfus fue-
rat; atqae imperium paternum , expulfis ho-
ftibus ac cxfis inimicis , recuperavit . Erat
ftatura magnus , beilicofus, robuftus corpore,
manu potens , natura vir ad dimicandum ar-
dens, acer ac ftrenuus . At Lombardi , qui
Matra; iterum obfidebantur, Corfos orant, ut
lice-
I rf^V y^V I
.
D E R E B U S
licereteis Baftiam reverti: quod haud grava
tb impetrarunt . Corfi , fine jam Baptifta?
Maeiftratus adventante, Cenfores creavere-.»
Eft enitn aptfd Corfos ioftituta Cenfuta , qua
qui in Magiftratu fuerunt , rationem habiti
Magiftratus-, & vit* ante acte , reddere co-
guntur, oecuiquam fieret injuria . "Ojiii tanta
ac tot facinora a Baptifta patrata invenerunt,
ut illi difceflbm interdixeriot ; ihfuper eunv.
fufpendio dignum adjudicaverint , coramiflis
tot furtis ac peculatu. Quare mifli funt Ora-
tores Mediolaaum ad Ducem, qui purgartirit
Corfos , quod arma induiflent adversbs f uas,
copias injufte agentes , accufcntes Baptift»;
avaritiam . Galeatius Duit primo iudicavit »
ot Baptifta redderet rapta Corfis,deinde fur-i
c2 fufpenderetur . Dum Baptifta cOaitus Ba-;
ftis iolvit quibus debet, literse a Duceallats,
•nuntiarudt , rogatu PauH ejus tiominis Secun.
di, Roraani Pontificis , Baptifta? vitam effe_
donatam: Habebat Baptifta tres fratres Epi.
tfcooos , rogatu quorum Pontifex pro vita fa
cinorofi ad Docem fcripferat.
Poftquam Corfi incellexerunt , Baptiftam-
«on efle affeaum merito fupplieio , parere-
Duci Mediolani defieront { «tfi alios Guber-
«atores 8c tegatos in Corficam roifit, fruftra^
mifit. JudiceJlus Cajusamans pacem, cernensi
a fadtiofis pacis & quietis femper firmeadver-
(ariis omnia Commifceri, & in eorum utilita-
tem trahi, convocatis plebejis pacem cupien-
tibus, conventu ad Marufaglamhabito, lucu-
lentam haburt orationem. Quare decrevere_
Legatos ad Ducem, qui orarent, mitteret co
pias in Corficam: aliter enim omnia bello ci-
vili perturbari . Fridianus Corfienfis fuit ejus
iegationis' princeps , vir facundus, quinullun.
& Duce fuperbo & diflicili certura refponfum
reportavit. Qpare fa6tiofi,qui anteavereban
tur,ne Dux mitteret ftipplementuro , &exer-
citu continerentur in fide , inter fe cccperunt
bellare. Et Carolus Rocha impio bello filios
Orlanducii & Antonii fuos patrueles perfie
quutus eft, ac Regnoexpulit ; ex quibus etiam
nonnullos fua roanu interfecit, & Baftiam-
ufque adversus Mediolani Ducem duxit exer-
citum; Iftriam , & omnem Iftrienfium ditio-
nem , auxilio Priocipum factionum Terra?
Communis, expugnavit. Et Principes Caput-
corfini item bello fe fe laceravere . Infinita?
prauerea initaicitias capitales per totam Infu-
lam exortse funt. Et ioimici nulla affec"ti in-
juria, cum palam & aperte Lovicum Lucien-
fem virum probum, facundum, liberalenu i
juftum non poffent dejicere , tollere eum e
medio funt conati . Intempefta enim no&c^
fcientes filios ejus, Picinumque ex fratre ne-
potem abeffe, domum circumdant * & pars
te&um afcendunt, 8c per famarium defceftde-
bant, pars oftium perfringere adorti. At Lo-
CORSICIS. 4 8t
A vicus fentiens hoc , raptis prppere armis , fof-
titer fe defendit, non fine inimicorum ca?de«
Viriliter quoque fe fe geffit Claraftella uxot
Picini , propullaris atque feriens ioimicos :
uxor enim Lovici in puerperio jacebat . De-
inde Ciacaldus Prunellenfis & Valentinusgef-
feruntYe hoftiliter cum binni Domo fua ad-
venbs Lovicum , quem iter facienrem cunu
'PiCibo & Anfonio fub'filio 8c quinque pedi-
tibus , hon longe a Coafina , quinque equites
Prunellenfes & triginta pedites cafu obviam.
habderunt, ac in ipfutn ruunt . At Lovicus
fentiens iri in fe , concitat calcaribus equum,
& avide fe certamini offert , & adeo infcftis*
animis concdrrunt, ut Lovicus tanto impetu
B eredris pedibus in fcarifilem (curteenimCorfi
equitant) lanceam in ariteriorem contorferic
iotmicum, ut & illumtranfverberaverit , tho-
race transfoffo , & ipfe ex eqtio in Caput fic
delapfus . At Antonius & Picinus eum prote-
xerunt : ac ftatim Lovicus cafu minime per-
motus equum infilit, ac iterbm in Prunellen-
fes ftrifto enfe irruunt, ac eos in fugam ver-
tunt . Hanc ignominiam ulturi Prunellenfes
undique aroicos, propinquos & clientes invo-
caverunt , & fa£to ad juftum exercitum in_
Lovicum duxerunt. Lovicus quoque fioc fen-
tiens in fui defenfionem volunrarium exerci-
tum- comparat ; obviam hoftibus vadit ; iru
ripa Orbi flunainis caftra locat: hoftes enim_
in ulteriori ripa pridie confederant . Poftero
die copiam pugnandi hoftibus facit; & cunu
illi rounitionibus fe continerent , ipfe trajecto
Fluvio hoftes aggreditur, & confeftim fundit
fugatque . Et Principes fadtionum, Nobiles
& Plebeji feditionibus inter fe vexari confuc-
ti, cum Infula effet fine Magiftratibus ( foli
Bonifacienfes pacefruebantur) bello plufquam
civili fe fe lacerabant; & acerbifEmis inviceni
prceliis certaminibufque fatigati , & multo
fanguine obliti , vetuti invicti , ab alterutro
receflerunt . Everfas domus , diflipara; pluri-
bus in locis fortunse, plura certamina bella-
?[ue inimiciflime diverfis in locis Infula? gefta
unt: qus brevitatis caufapraetermifi. Omnei
enim omnia propriis libidinibus agitabant ;
difcordia ubique fere laborabatur ; Civitatef-
que per diflenfionem divifte in plures partes ,
pars potentiores in auxiliom vocabant . Vires
autero fe ipfiae conficiebant , vias latrociniis ,
pafcuaque publica perditi homines infefta ha-
bebant ; perditorum hominum avaritia latro-
ciniis boni vexabantur; & nonnullis in locis
adeo exarfere ftudia , ut propinqui propin-
quum iflterficerent . Multaque foeda faciaora
edita fiiere , qua; particulatim commemorare
difficillimum foret . Per haw: tempora mifer-
rima Petriis reverfus eft in Corficam , qui
etiam calamitatis Patrie fua; particeps fuit.
Expliclt Uber Tertius,
PE-
- — —
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•4«?
4?4
P E T R I CYRN JEl
DE REBUS CORSICIS
LIBEH QUARTUS ET ULTIMUS.
Uoniam ad hunc locum perven
tum eft, non alienum videtur de
Petri, qui ha?c fcripfit , vita &
moribus proponere . Alifianinam-
que Alerienfis Dioecefis, Familia
■ Filice, patre Picino, marre_
Curallucia, generofis parentibus , natus eft ,
quinco Idus Novembris, AnnoMillefimoqua-
dringentefimo quadragefimo feptimo . Et Pi
cinus cum effet Campolori, videbatur in fom
niis cernere homiaem probe ornatum , dicen-
tem : Picine , furgr : quta natus efl tibi hcedus ,
quem Petrum vocabis . Experrectus , vifum_
fuum intra fe retraclabat. Meminit ergo fe_
uxorem proegnantem domi reliquiffe : pergit
domum, & uivenit infantem ante valvas Divi
Damiani; & jam Sacerdos incipiebat eum ba-
prizare, & imponere ei nomen Salvatoris, ut
mater cupiebar. Sed Picinus paterindiditpue-
ro Petrus . Poft undecimum menfem Picinus
Campolori in asdibus Guaradii Suerti fuifoce
ri , admodum adolefcens exrindtuseft. Funus
Campoloro Alifianum defertur, comitantibus
vefte lugubri ac lacrymis lquallidis , multis
propinquis , concivibufque . Peractis de more
exequiis in Bafilicce Sancli Damiani Ca;mete
rio, in fepulcro majorum fepelitur . Conti
nuatifque funeribus patris , & trium patruo
ruin & avunculi Petri , divifum eft patrimo-
niura in quinque partes ; Gulielmucio enim_
filii quinque fuerunt , ex quibus minor natu
tanttim vivebat &: aberat . Curallucia vero
peraclo viduitatis tempore , tertio a propin-
quis locatur marito. Petrus vero in patrimo
nio cladem maximani accepir; alii enim fub
ripicbant ejus bona , alii prxdia revulfis ter.
irinis occupubant . Quare cum ipfc, qui ini
tia setatis, id eft ufque ad feptimnm annum
domi egit cum forore, ali vix poffet; & cum
parce ac duriter vitam ducerent , utpote qui
nihil haberent in cibum nifi cafianeas, & in_
potum aquam, Petrus inquit: Si ego abirem ,
fufficerent ne caftanea? Biancbina forori mea\ Et ;
cum annuiffent, contulit (e ad Ghilardinum_
Horralcm fuum piopinquum, qui mifit eum_
ad oves pafcendas; &c haud ita multo poft ab
codem Ghilardino fpoliatur veftimento, quod
ei fecerat; & profe6tus eft in Caputcorfum- ,
ubi invenit quofdam nautas, a quibus in 11-
vam Infulara trajeclus fuit , traclufque bra-
chio per nivem Arigum Oppidum non mura
tum; & erat nudus pedibus cruribufque; non
enim per montes pra? nivis altitudine hume-
ris eum ferre poterant . Traditur cuidam_
Calceolario , & cum videretur exhalare ani-
rnam dolore pedum, quos dccoriatos a nive ,
vepribufque ac Ipinis habebat , mittitur in_
aquam calidam. Tunc veio fpafmo peribat ;
tamdem miflus eft in aquam frigidam, & ira
dolorem fedavit . Imponitur pra;feclus afino
devehenti venam fern ad littus Maris . Haud
ita muho poft tranfmifit Plumbinum, in cu-
jus littore inventus fuit a Conrado Erfordien-
B
C
D
fe Germano, quem fecutus, ab eo Iiteras di-
dicit & artes, quibus operando manibus fuis
poffct nutrire fe. Perveneruntque Veronam ,
in qua Urbe ad Muficam (e contulit, quam_
profedto non ita multo poft deferere coai5tus
eft ; paupertate enim & inopia Conradus adeo
circumventus erat , ut deferere Petrum. fit
coac~tus : Difceffit Petrus ab eo actis gratiis ,
feminudus, media bruma, ne obolumquidem
habens . Mirandulam proficifcitur , in eoque
Oppido aliquot menfts fuic . Inde Venetias
doiftrince caula petiic : inde Anconam , ubi
Muficam probe didicic . Deinde fugiens ma-
levolorum perfecutiones , Ricinum proficifci-
tur . Angebatur mirum in modum, quia ne-
fciebat qua in Civitate natus effet; non enim
meminerat nifi nomen Corfica; , & patris ac
familise : quare decrevit primo quoque tem-
pore trajicere in Corficam , & quajrere do-
mum paternam . Difceffit ergo ex Piceno ,
pervenitque Csfenam , a quo Oppido profe-
ctus eft Faventiam, ubi dedit operam Gram-
matica;, quoad bellum , quod Bartholomxus
Colio adversus Florentinos in Flaminia geffit,
duravit. Pace compofita, cum peftis in (cho-
lafticos graftaretur, prasceptor petiit Foflom-
bronium , quem Petrus paulo poft do&rina;
caufa fecutus eft, ubi tanta eft correptus fe-
bri, ut Cives putantes eum Epidemis morbo
laborare, ejecerint eum extra Oppidum , 6c
erat jam ferum . Et ipfe gratias agens Deo ,
pedetentim innixus hafta; coepit ambularc_ .
Inde convalelccns, fecucus eft doclrina; caufa
Siculum quemdam , pro quo labores atque_
gravia pericula perpeflus elt . Profedtus ica-
que Pifas , cranfmific in Corficam , Sc fcifci-
cando pervenic ante donium paternam , quem
cum Bianchina vidiffet: Fratcr meus bic efl ,
inquit; invenitque Matrem graviter asgrotan.
tem . Vifitatis propinquis, qui erant in Cor-
fica , reverfus eft in Etruriam , ubi habebat
multos etiam fanguine conjunctos ; quibus
cognitis, reverfus eft in Corficam . Et cum_
in Planariam Infulam profpero vento appulif-
fet, omnes nautae laborare morbo cceperunt ,
quos Petrus curavic caricative in quadamlpe-
lunca; non enim admittebantur in Oppidum ,
verentibus Oppidanis morbi contagionenu .
Poft multos dies convalefcentibus nautis, af-
fumto Ludovico perito Navarcho , folverunt
ex Planaria , & cum jam prope Corficam ef-
fent , maxima Maris tempeltas exorta eft ,
adeo ut antcnna neque elevari tn altum, ne-
que deprimi poterat , fracTra rotula, qua ia-
fummitate mali pofita vela & deprimi & ele-
vari poffunt . Et cum pars veli 8c anrennre
per mare traherentur , & jam jam perichra-
rentur, Petrus lacrymavit, non quod exhor-
refceret mortem , (ed mater & forores vene-
runt ei in mentem ; locaturus enim (orores
tranfmittebac , & matrem aliturus . Q,'.iarc_
elevacis oculis ad coelum vovic; ad guberna-
culum currit, navigiumque rexic , (trcpenci-
bus
4 <? j D E R E B U S
bus imbribus , procellifque Aevientib.is . Et
tamdem fervatus, voto perfoluto, Campolo-
rum profedtus eft, ubi habitavit in domo avi
materni , & a Gulielmo Hortali praeficitur
cura; Animarum Sandti Andrese . Erat enm_.
Petrus jam Sacerdos fadtus . Et aperuit lu-
dum literarum. Inde uterinam primoquseerat
major natu , deinde germanam forores loca-
vit ; contraxitque grande ses alienum in nu-
merandis dotibus . Quod cum aliqui invidi
audiiflent (invidebant enim ei, & quod tam
cito, & quod probis adolefcentibus luasforo-
res locaflet , & quod maxime plebi acceptus
eflet) dente canino eum in publico rodebant,
& in angulis detrahebant , dicentes : U>«r
puer duis locavit forores , vix patria vifi : au-
diemus eum prope diem evertijfe folum , contra-
flo are alieno : faga folvet as alienum creditort-
bus fuis pro fuis debitis.
At Petrus cum multse inimicitise efTent in_
Patria, multseque difcordise , ac feditiones ,
dabat operam , ut pacem concordiamque in-
ter concives componeret. Nonnulli etiampo
fitis ejus rogatu armis , ad hominem contro
verfias fuas litefque deferebant, ejufdemque_
fententia; parebant . Ob hsec autem merita_
contraxit majorem invidiam; & cum ferme_
omnis Campolorl Civitas Giuglani (ita loco
nomen eft) confereret manus, 6c magna cse
des inftaret , quippe quia tela undiquc yola-
bant, furentibus inimicis ac fadtiofis , ipfe_
arrepto fcuto , ut prcelium dirimeret , infert
fe inter tela volantia. Intercurfu cujus inter
acies duas certamen erat jam (edatum , cum_
ecce aliqui integri ex fuperiori parte clamore
renovato commovent acicm , & in inferiores
proelio redintegrato im^etum faciunt. Etjam
jam fedh inferior impingebatur, & ipfe diri
mens acies , caput lapide idtus fuit , adeo ut
oborta caligo dudum oculos opprefferit . At
proelium ocyus dirimitur, omnefque abeunt ;
& Faticius Cafellse Medicus, qui nulla afflni-
tate Petro erat conjundius , non potuit per-
fuaderi, ut mercedem offerente Petro accipe
ret de curatione. Haud ita multo poftdomus
Presbyteri Francifci ab inimicis & fadliofis
oppugnabatur. Petrus vero trepidantibus, qui
erant in domo , eis fubfidio fuit. Frendenti-
bus adverfariis , ac Petro minitantibus , &
Chiatrenfes , & Petricagienfes Principes fa-
dtionum, Albini lgilii, qui Hortalium fadtio-
nis erar, nihil tale mettrentis sedes occupant,
direptis bonis, ac impofito proefidio. InTem-
plum Divi Andrese irruunt, oblationis portio
nem, quse ad Hortales deferebarur, rapiunt;
invito Perro , cui prcefidio nemo fuit ; qui
etiam omnium ope deftitutus , tuens Horta-
lium rem atque honorem, in maximo fuitpe-
riculo. Fuit hoc pridie Calendas Decembris ,
quo die celebratur Feftum Sanfti Andrea;.
Eodem die Chiatrenfes , 8c Petricagienfes
Petrum accerfivere , quem pacifice alloquuti
funt, fe ei nummos daturos ad Sacerdotiuim.
Sanctr Andrese, quod Hortales poffidebant ,
impetrandnm , ac eum defenfuros adversus
Hortalium vim, dummodo velit fequi partes
fuas. Ad hic Petrus refpondit, fe non fequi
Hortalium partes , quod fint de numero fa-
ftioforum, fed amare eos, quod fint ejus pro-
pinqui ; fe deftinaffe potitis raori , quam Hor-
tales deferere. Joanninellus Petricagienfis in-
quit: MaEle animo, adolefcens , utinam talesha-
bmm viros , qui meas fequerentur partes . At
Hortales fibi timentes Oferummuniunt, fatta
Tom, XXir-
GORSICIS. 48^
A Turrt in vertice. Eft enim Oferum petra, in
fublime faftigium crefcit , fed maxime modb
eredTta eft, cujus ima fpaciofa funt; altiora in
ardtius coeunt ; fumma in acutum cacumen_.
exfurgunt. Ea in vertice habet aquss fontem.
Petrse altitudo ingens , in qua una tantum eK
parte pervius aditus atque is fatisanguftuspa-
tet : Neque audebant Hortales in Campolo-
rum defcendere . Et folus Petrus ex Campo-
loro Oferum ad eos, intempefta tamen nocle,
per loca amota a via , maximo cum periculo
afcendebat ; portans modo clavos , modo fe-
ras, ve&efque, & alia f^rramenta , quse illi
sdificio ufui erant . Et impetravit fidem pu-
blicam a Jacobo tertio Plumbini PrincipeHor-
B talibus ; defperabant enim omnino fe po(Ie_
conftftere in Parria ; & Petrus eos enixe ju-
vabat quibufcumque rebus poterat . Lapides
etiam fabris murariis Turrim eam facientibus
fubminiftravit : lapides enim per manus ne-
ceflario tradebantur. Et VincigqerellaRocha
cis Montes venit, inhibiturus tot mala , tot-
que facinora, quss ubique locorum perpetra-
bantur. Soli Bonifacienfes Magiftratus elige-
bant, & nulla inteftina feditio apud eosorta;
ceteris Civitatibus multa domefticsefeditionis
mala erant. Sequebantur Vinciguerellam No-
biles & Plebeji pacem cupientes ad fex ho-
minum millia ; qui ubique excipiebantur , &
difcordias componebat. Poft cujus difceffum
tam libere vagandi, latrociniorumque facien-
dorum facultatem perditi homines habebant
quam antea; & quas Vinciguerella difcordias
civiles e medio fuftulerat , eas in integrunx»
nonnulli pravitate ingenii reftituere annixi
funt, & ubique bella civilia inteftina reftau-
rari Nam non ex acie, atque aperto Marte,
ordine, & legibus, pugnas obibant ; fed tu-
multuario milite utentibus nunc irruendo ,
nunc fugiendo, egregie prcelia conferebant .
Sic multis utrinque illacis , multis acceptis
cladibus, aliqui diutino bellofeffi pacem com-
ponebant, multi folum vertebant. Concordia
deinde fadfa inter Hortalcs & Chiatrenfes ,
Gulielmus Hortalis dixit Petro , ut traderet
D claves Sandli Andrea Presbytero B.indino ,
qui plurimum valebat audioritate & gratia &
divitiis apud Hortales. At Georgius Cotones
expoftulatus eft, quod Gulielmus ejiceretPe-
trum in gratiam invidorum, fine ulla cau(a ;
cujus opera etiam claves reftituuntur Petro .
At invidia semulatioque in dies crefcebat in_
Petrum, quod diflblvififet omne ses alier,um_,
fatisfecifletque omnibus creditoribus , adeo uc
ne obolum quidem ulli deberer : quseritabant
ergo viam , qua poflent eum dejicere . Gon-
nara cupiebat aperire ludum Campolori: qua-
re Petrus a Gulielmo rogatus illum in focium
fcholse fufcepit hac lege , ut uterque fchola-
fticos doceret , mercedem vero pari portione
dividerent inter fe. Et fi umquam ulla difcor-
dia inter eos oriretur, Gulielmum compofito-
rem, & Judicem arbitrumque delegerunt: Et
ita aliquot menfes fuerunt fimul . Sed cum
tempus mercedis exigendae appropinquaret ,
Gonnara non defiftebat uti dolis , neque pa-
cla fervabat : Et Ketrus conqueftus eft de_
Gonnara apud Gulielmum, qui non foliim ne-
gavit fe redditurum jus ei , fed infuper petiic
claves Sandti Andrese . Petrus vero videns
bene fadta fua nihil fibi profuifle , & fe cir-
cumventum efle dolis invidorum, libentiflime
claves illi tradidic ; paranfque difceflum edi-
xit, ut fi cui deberet quicquam, veniretadfe,
I i quia
1
4*7
P E T R
I
ouia" paratus effet perfolvere omnibus . Quod
diftutn invidi & obtreelatores egerrime tule.
I*unt .
Accepta igitur a matre benedictione , cui
eommeatum ad abundantem alitum in annum
reiiquit, amplexifque omnibus, fidens animi ,
rton exafta mercede Scholafticorum , non re-
ditu Sacerdotii prxfentis anni , abiit. Poft
Petri difceffum mater Gulielmo inquit : Qutd
tibi fccit filius meusl cur dejecifti euml Et ille :
Si cjuicquam dixifet mihi rcflituiffem ei claves.
Strenna vero Homo fimplex ac rectus , qui
quoad vixir, Gulielmo femper adverfatus eft,
appellans eum impiiflimum atque ingratifli-
fntim dixit: Potuiftt tu adolefcentulum tnnocen-
tifiimum pelhre, ejicere , exterminare, projkere}
Quod fi causd tud in maxima pericula non inci-
diffet ac damna ; netfue pro te aliquid umquam^
tgtffct , bene fatta tamen Picini patris fui erga
toxrtm taum (erant enim propinqui) domum-
que tuam , fublevare exm d.btbant. Sed nullum
ixb to amorts, nulltm ftttdii, nullttm pietatis of.
ficium tibi umquam defuit. Ipfe tnimkitias po-
tentum pro te appetivit . Ipfc futtm fape corpus
fyvitam objccit armis tuorum inimicorum . Ipfe
bona fortunafque fuas in communem tuorum utt-
litatem contttlit . Tu verd iftam ei retulifti gra-
tiam> At Petrus a Brando trajecturus in-
Etruriam folvit ; fed atrox vis tempeftatis
oborta in metum omnes addtixit. Cum au
tein ad Caprariam, quam Grseci /Egilon di
jcere, applicuiflent , ftetiffenrque ibi , dum re
liqunm tempus exfiviret , fames eos ccepit
urgere . Nemo erat in numero trium Sc tri
ginta veclorum , qui haberet panem , prxter
ipfum Petrum, qui totum fuum panem sequa
liter omnibus fine pretio impertivit. Sedata_
tempeftate, ecce navis Piratarum obfedit Por-
tfts fauces : quare coguntur difponere cufto-
dtas, ne piasdor.es maritimi raperent celocem
iubdu£tim . Poftt em6 ad id ventum inopia»
eft, ut omne herbarum radicumque genus in
ter faxa eruerent , ac matiderent, negatuibus
Oppidanis fe vendituros quicquam, quod pol
fent comedere : malunt enim fua Piratis ven-
dere, quam aliis. Sed Petro deprecatore tam-
dem vendiderunt eis panes ordeaceos . Inde_
elapfi tenuerunt Volaterranum littus , perfe-
fequentibus eos Pir ttis . A Vadis perveniunt
Viterbum , ubi fadta locietate cum quodam
Romam versus iter arripiunt. Petrus vero
arte delufum fe effe cognovir ; nam ille ac-
cepta ejus clamyde ac fubuculis, fk aliis re-
bus, pollicens fe ea vehere equo, fuper quem
fedebat, paulo poft cum paulum anteiret ( &
erat jam ferum ) aufugit. Haud ita multo
poft in agro Tudertino incidit in latrones , e
inanibus quorum celeri curfu elapfus eft, etfi
feptem latrones eum perfequuti iunt . Praci-
pua pedum pernicitas inerat ei , fuitque vi-
£tor curfu omnium tetatis fuas .
lnterea Corfi bello civili conficiebant fe_ :
nam ubiqne ex veteribus difcordiis motus
•erant. Et Jacobus Gentilis, & Petrus Andreas
fratres comparato fuorum popularium exerci-
tu, Vinciguerrse eorum propinquo ( nam de
Principatu ck de finibus contendebant ) bel-
]um indixerunt . Herbam longam Oppidum_
obfidione cinxerunt , acrirerque oppugnave-
runt. At Vinciguerra mifit ad Baptiftam Ma-
re triremium Genuenfiom maris prsefidii Pra;
fi<ftum imploratum fubfidium, qni no<5tu co-
pias expofuir ad Localulardum ; in Rupe fu-
pra Opptdum ignem accendit ; quo vifo ( ita
c
A
B
D
Y R N M I 488
enim convenerant ) eruptio ex Oppido , &
impetus in caftra fit . Et Genuenfes maximo
fublato clamore caftra a tergo ferro & igni
adoriuntur. Et trepidatio quidem quanta ne-
cefle erat, noclurno pavore, orta eft. Multi
in ipfis cubiculis (emifomnes, multi in prsci-
piti fuga ruentes fuper alios, in angufttis ca-
pti , atque faucii funt. Tantus primo terror
odturno tumultu ad omnes BrandiVicos eft
llatus , ut fuos, qui in caftriserant, oppref-
fos putaverint . Et clamor index expugnataj
Civitatis eft exauditus. Omnia variis terren-
tium ac paventium vocibus , mixto mulierurn
ac puerorum ploratu . At Petrus Andreas du-
ctor veteranus, & Jacobus fumtis propere ar-
mis fuosadhortantur: Templa, Patria, atque
jarentes , quicquid Civium domi , quicquid
exercitu fit , in illorum tunc armis efla_
jebant. Jam penetraverant ad media ufque_.
caftra vidtores hoftes ; & Jacobus Oppidanis
fe fe objecit , Petrus Andreas Genuenfibus
fuisdicens: Vultts ne viri ab iftts Pintts capi}
ad tllud remigandi horridum fervitium traht ?
rit veluti pecora vilia hac notte trucidari ? Vt-
nite mecum; libtremus noftros, jam per errorem
captos . His adhortantis vocibus, cuneo fadto,
hoftes ruunt. Jam pugna ada»quata erat il-
luceicente die ; jam Brandenfes audita incla-
matione undique armati , caftris fubfidio ad-
veniebant, cum Praifectus claflis receptui ce-
cinit, & ducentis captivis traftis ad claflerru
revertitur. Nec diuturnum vicloria; gaudiura
fuit ; Turrim namque Lavafinas oppugnare_
adontur; 8c cum propugnatores mirabili for-
titudine Turrim feque defenderent , Prsfe-
(5tus fuos increpitans , e trireme defcendit ,
ferro & igne Turrim aggreditur . At magno
lapide in caput graviter lclum fui attollunt ,
reficiuntque, & in triremem portant, atqut-
in Portum Cardum difloluta obfidione navi-
gant. Jacobus & Petrus Andreas ei par pari
retulerutit; miferuntenim, qui de captittorurn
redemtione agerent . Deinde nodte , qua; fe-
cuta eft eum dtem , quadringentos mittunt
viroscaptivorum propinquos. Hi fubfidunt in
littore prope Portum ; & cum dies adveHta-
ret , neque omnes inter vepres poflent fe oc-
cultare, multi inter faxa in mari parum emi-
nentia ufque ad os fe fubmergebant : tanta_.
erat eis fuos ulcifcendi aviditas . Orto Solew
aliquot ex Brando ad claflem veniunt , dicen-
tes fe velle redimere fuos propinquos ; & ad
quinfjuaginta hoftem ad pugnam elicere jufli,
miffi fuerunc. Ubi omnis multitudo fe effu-
dtffec, graviufque jam certamen efler, quanu
uc facile fuftineri poffet , cederenr paulatim ,
tegentibus faxis & vepribus , qui opportune
circa littus pofiti erant . Hi e Belgoderio ve-
nire fimulabant ; 8c priufquam perficeretur ,
per altercationem nondutn omni auro appen-
fo interveniunt . Prohibent Brandenfes redi-
mi, auferrique aurum de medio ; fic Genuen-
fes fubmoveri , rriremefque confcendere ju-
bent. Cum illi renitentes pactos dicerent fe
fe , Corficos pulfant , vinciunrque ; in trire-
mes faxa & fpicula intorquent , probra inge-
runt ; 5c ex compofito nunc timentis modo,
nunc laceflentis , ipfis obambulabant triremi-
bus; aut cedebant. Cum timoris fimulati fpe
audaciam hofti facerenc ad infequendum ce-
mere eliciebanc, Genuenfes hoftium paucitate
contemta, b triremibus quifque defiliunc . Po-
ftremo cum omnes adeffent , fuftinere ultra_.
nequivere ; non tamen effusd fuga\ fedceden-
' d»
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48> D E
do fenfim impetum eorum excipiebant , donec
ad Divi Nicolai asdem traxerunt , Inde exorti
Brandenfes, hoftes a tergo invadunt; & illi
qui fenfim cedebant , vertunt fe fubito , & in
pugnam redeunt . Genuenfes cum nulla fugas
fpes eis eflet, traditis armis dediderunt fefe.
Ita eadem hora captivorum permutatio facta—
eft. AtVinciguerra fuis opibus diffidcns, Pe
trum Paulum fuum filium ad Jacobum tertium
Appianum Plumbini Principem mittit , cui Op-
pidum dono daret , potius quam in hoftiunt-
deveniret poteftatem . Plumbini Princeps ac-
cepto Oppido , eo validum cum commeatu
przfidium propere mittit. Plumbinenfes pe-ft-
quam AreemOppidumque in poteftate habue-
runt , crebris irruptionibus magna hoftibus
intulerunt damna . Hoftes vero cum fame la-
borarent , inceniis caftris , obfidionem dhTol-
vere. Ea no£*e, qua? diem iniequuta eft, na-
vis oneraria, qus a Plumbini Principe cum-
commeatu , armis , & militibus Herbam-lon
gam raifla fuerat, cum ignem ex alto confpe-
xiflent, fubftitit , neque aufi funt ad Herbam-
longam appellere ; putabant enim Oppidum-
efle expugnatum , eumque ignem lastitias gra-
tU , ut fit , accenfum . Poftero die Jacobus
Gentilis errorem hoftium conjectans , mifit ,
qui navem expugnarent. Haud ita multopoft
Petrus Andreas habita prius fide publica_ ,
Plumbinum tranfmifit ; compofitaque pace_ ,
ablata captivofque hine inde reftituerunt ;
Plumbinique Princeps Vinciguerra? & filiis
ftipendium, quo honefte viverent, conftituit.
At Petrus , cum fuiffet annum integrum_
apud Severium , a quo prxpofitus fuit cura?
Animarum ad Caftellum novum Plebatus Sex
tini , Feretrane Dioecefis , anxius de matre_ ,
cui aurum miferat; putans poffe confiftere in
patria , & alere matrem ; fciens , ab Antonet-
to & fratre , Sancli Antonii Templum Cam-
polori injufte poflideri; quippe quia profani,
quos Sxculares vocant , eflent : difcedens i
Caftello novo cum benevolentia omnium, im
petrato Sacerdotio San&i Antonii , reverfus
eft in Campolorum, & vocavit in jus Anto-
nettum & fratrem . Multi initio videbantur
favere Petro , cum juftius effet asdes facras
fub Sacerdotum regimine efle , quam fecula-
rium. Et cum nihil juris Antonettus & fra-
ter ante Judicem oftendiflent, nifi quod pater
eorum primo , deinde ipfi cum uxoribus &
liberis idTemplum multos annos poflediflent;
impetratis dilationibus , vi & armis , non jure,
conftituerunt defendere fe. Et quia Petrus &
nobilitate 8e multitudine propinquorum affi-
niumque eos maxime aatecellebat , Bondiu-
cium Chiatram Principem fa&ionis, virumque
propinquis & clientelis, atque populari favo
re potentiflimum , pollicitationjbus & pecu-
nia, credo, alliciunt. Et fententia? ferenda;
cum dies adeflet, ecce Bondiucius cum mul
tis armatis domum Judicis totam , minis &
armorum ftrepitu complet, dicens, le Anto-
netti & fratris patronum ac defenforem efle ,
& futurum , quoad vixerit . Cujus minis Ju-
dex territus, non eft eo die aufus ferre fen-
tentiam ; fed denuntiavit dilationes longas .
Mirabantur multi , Bondiucium patracinium-
Antonetti 8e fratris fufcepifle , quoniam illi
numquam fuiflent fequuti fuamSectam, imm6
potibs ei adverfam . At Petrus, dies fenten-
ti* ferenda? cura adeflet , difpofitis aliquot ex
fuis propinquis, locis opportunis, ut fi opus
fuiflet, ei fubfidio effent; cum folo patruelc—
Tom. XXW.
REBUS CORSICIS
A
B
D
4po
ad Judtcem intravit, qui fentehtiam in Petri
favorem tamdem tulit, agente caulara Anto-
nettt & fratris N. Linguizeta pompofo elo-
qu '?^ At Petrus cum nulI ° P a<a ° Sacerdotii
porieflionem capere poflet, obftantibus adver-
Jams armatis, citavit eos ante Presbyterunu
Confalvum , Johannis Andrea? Epifcopi Ale-
nenfis Vicarium. Et adverfarii videntes, fc^
non pofle Petrum jure vincere, putarunt aftu
& «nfidiis patrare. Caftellanus Corti ortus ,
Bondtucii propinquus , corruptus pecunia ab
adverfariis, Iiteras Sacerdotii conatus eft Pe-
tro extorquere . Moriani in infidiis colloca-
tus, tres Petrum opertus eft dies cum fociis;
& cum putaret, Petrum alil vi4 ad Judicem
delapfijm fuifle ; neque videretur ei poffibile
pofle iri ad Judicem , eo die revertebatur in-
Campolorum, & cafu habuit Petrum obviam,
Guiglani . Salute datl atque accepd , Caftel-
lanus quajfivit ex Petro , quonam iret . Pe-
trus refpondit fe non longe iturum . Tunc ille:
Scifiie, ubi locorum fit Prvsbyter Confalvus} Oro
te dicat mihi j cupio enim voto ab eo abfolvi :
nam audoritatem btbet aPontifice, ut fcit. Pe-
trus vero refpondit , Confalvum Baftias efle :
ad eum eat, antequam navim Romam iturus
confcendat . Tunc Caftellanus : Si vis tre ttt
ad eum , libenti/Jtme tecum venirem , ut in vku.
tutiores effemut. Et Petrus: Scit x Cafleliane^,
me habere inimicos : nollem effis mihi impedi-
mento, fi me inimici adorirentur . Et Caftella-
nus jure jurando poliicitus eft, fcPetrum d«-
fenfurum; infuper dedit ei fidem , fe habitu-
rum eum loco fratris . Tunc Petrus fraudem
fermont & rei abefle credens , ac fimilitudine
veri captus, Eamus, inquit. Perventum erat
ad Fontem Padulellas, Iocum iofidiarum, pra>
eunte Petro. Tunc Caftellanus & Francifchet-
tus fuus ex fratre nepos: Bibamus, inquiunt,
auia alius Fons multum difiat. Petrus nihil tn-
fidiarum proHitionifve timens , in genua ad-
pronat fe, affeftans poculum; aqua enim bre-
vis erat, contaminabaturque, nifi os immitte-
ret. Necdum extremis labiis fummum aquas
rorem attigerat , cum Caftellanus ejus haftam
avellit ; Francifchettus vero e vagina gladio-
lum, qui Petro ad latus erat, extrabit. Sen-
tiens hoc Petrus ,. inermis ocyiis furgens , Ca-
ftellanum armatum medium arripit ; at Fran-
cifchettus direcla lancea inPetri latus, inquit:
Transfigiris, nifi eum dimittis. Et Caftellanus:
Nihil tibi nocere volumus : Kteras tantum Sacer-
dotii , fi tradideris nobis , incolumem te abire^,
finemus. Et cum eas penes fe minime haberet,
deftinarunt trahere ipfum ad fuos adverfarios.
lbat ergo Petrus inermis in medio duorum^
armatorum . Et fecum inquit: trabar ego ab
iflis proditoribut ? nonne melius eft bh forther
cadere, quam cum ignominia viverei Et celeri
fuga elabitur e manibus eorum. At Caftella-
nus Se Francifchettus , cum non poffent eum
confequi , exclamant , ac nomine Bondiucit
auxilium pofcunt : ad quam vocem undique_
in Petrum exoriuntur non folhm armati viri,
fed etiam venatici canes permagni atque mor-
daces . Perfequebantur eum Caftellanus 8c
Francifchettus fervidi atque irati a Ionge_ ;
perfequebantur alii armati ; perfequebantur
canes mordaces , qui ei latratibus inftabant .
Et jam jam inhiantibus tenebant ipfum malis
crepitantibus . At Petrus qui jam catervis ca-
num fasvientium cinctus atque obfeflus erat ;
ne morfibus laniaretur difcerpereturque , fir-
I mat fe; & faxis atquegleba (aratus enim erat
l i a cam-
~-.*Ci..
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49»
P E T R I
campus) canes repellebat. Tunc vero exori-
tur clamor ingens a periequenttbus eum, ac
maeis irritant.bus infttgant.bufque canes , ne
flnant ipfum abire . Refonabant colles per
Echonem tot canum latratibus , totque homi-
num clamoribus, qiii a tergo, a fronte, a fi-
niftra & a dextra in Petrum, ac fi feram alt-
quam nobilem perfequerentur. Dum Petrus a
canum morfibus a?gre fe defendit, Saniteque
Catharina? pro fua falute vovet , tamdem a
multis armatis circumdatur & comprehendt-
tur ; atqoe Caftellanus Sc Francifchettus ei
nummos e crumena extorferunt . Interea ali-
quot, qui dabant operam rei ruftica;, ignari
cujus gratta canes ita vehementer atque af-
pere latrarent, ftudio videndi undique ruunt;
ex Caftellano , Bondiucii juffu id patratum-
effe, cognofcunt ; omnes enim fadlionis Chia-
trenfium erant. Innixi haftis incipiunt conful-
tare, quid agendum fit de Petro; alii ad ar
borem alligari, atque fine cibo arquepotu il
lic aflervari, quoulque jubeat Sacerdotti lite-
ras ad eos perferri: alii eum revin&is poft
tergum manibus ad Antonettum & fratrem_
trahendum cenfebant : & hsc fententia vicit.
Dum laqueum explicant, vincireque eurrj pa-
rant , Petrus celeri fuga elabitur e. manibus
eorum, in fylvamque proximam , arrepro palo,
quo canes repellebat , fe fe recepit . Inde ad
Bianconem Coftam fuum propinquum profici-
icitur. Erat enim Bianco Chiatrenfium ftudio-
fus, cujus rogitu dederunt operam, ut Caftel-
lanus ck Francifchettus genibus flexis petie-
rint ab Petro veniam , 8c ablata praner num-
tnos reddiderint.
Haud ita multo poft Caftellanus fummis
precibus Petrum oravit, ut panem, quo ale-
ret fuam familiam , fibi mutuaret: cui Petrus
alacri vultu refpondit: Immo libentijjime dono,
& panem & res mceffirias libi prtebere volo .
Et refecit eum pluries . Et jam Petrus habe-
batur victus ; undique enim inimici , invidi ,
maligni , malevoli , lingua; dolofie ci inftabant,
rodebantque eum dente canino , ac detraclio-
nibus abfentem lacerabant , calumniabantur
que, nec difftmulanter exultantcs plaufumre-
ticebant; minitantibus ei infnper : Eat nunc ,
impetret Sacerdotia, vocet homines in jus, Qitid
profuit litem viciffe , fi ex lite in bdlnm pcri-
culofijfimum inctdit ? An ipfe foltts calamitate—
praditus , faturatus afflitlione miferia, cttm
tot capitalibus inimicis belligeraba ? At Petrus ,
etfi nullum auxilium ab ullo erat ei , quippe
quia non foliim noti , quafi alieni recelfjrunt
ab eo, fed quos maxime diligebat , adverfati
funt ipfi: necc-ffarii quoque eum dderuerunt,
adeo ut cum rogaret unum ex propinquis fuis,
ut literas , quas impetrarar infuos adverf.irios
& eorum fautores, perferret Plebano, nega
verit dicens : ftde in quar.tum odtum vis me^
conjicere . Chiatrenfes , Verdenfis , Campolo-
rienfefque funt tibi advtrfarii . Hortales , pro
qutbus caput fubjecifii maximis periculis, te de-
fruerur,l; ac omnes Aliftamnfes , fi fcirent me
tibi favere , efjent mihi tnimici . Etfi , inquam ,
vidcbat, qnam fit varia vitcE commutabilifque
ratio, quam vaga volubilifque fortuna, cjuan-
tx infidehtares in amicis , qram ad tempus
apta; fimulationes , quantoe in periculis fuga;
proximorum , quanta; timiditates : quamvis
omnium auxilio deftitutus, numquam tameru
e fententia dimoveri potuit . Mifit ergo lite-
ras Reparato Plebano Campolorieafium per
matrem : nam ipie non audebat adsdemDivi
c
A
B
D
Y R N M 1 m
Juliani profictfci ne incideret !n infidias ,
quas ftrui ftbi audiebat. Piebanus vero lec"tis
literis publice inter facrificandum , ut fit , au-
cloritate Summi Pontificis , ur literaj illas ju-
bebant, interdixit Antonetto & fratri aqua_
& igni, atque eis faventibus, & his , qui ve-
cligal , proventus , introitus Sacerdotii alii
darent, quam Petro Sacerdoti 8c gubernatori.
Etfi erat vir natura mitis , & ad quietem_
aptus, tamen pr^ter voluntatem coa&us fe_
bellis immifcere , & cum fecure vivere fibi
non liceret , fed ab inimicis compelleretur ,
in arroa ad ncceffariam corporis tutelam di-
vertere eum oportuit. Adverfarii autem infi-
dias , dolos , perfidias minime fibi profuiffi_»
cum viderent (quippe quia Petrus nemini fi-
debat, incedens armatus, intentus paratufque,
per loca avia & aperta fcrutans omnia:) men-
tionem faciunt concordia;. Bondiucius eniiru,
mifir nuntium ad Petrum, quserens an vellet
eligere le arbitrum , ficut Antonettus & fra-
ter. Petrus vero, etfi Bondiucius favebat il-
lis , fciens fenrentiam ab Laico latam de re-
bus Ecclefiafticis nihil valere ; & videns fc_
non pofle adipifci Sacerdotium, vigente bello
inteftino, obftantibus tot fadtiofis ac feditio-
fis , qui Antonertum & fratrem juvabant; ta-
men elegit Bondiucium Judicem : idem fece-
runt adverfini . Et Judex U\i fenrentta P»-
trum Sacerdotem verum Redtorem & Guber-
natorem Sandti Anronii declaravit ; ac partem
proventus inrroitufque, quam antea frater An-
tonetti poffederar , tantfm adjudicavit . At fa-
clio Hortalis cum audiret, Petrum adeptunu
fuiffe Sacerdotium , & eum exigere med'anu
portionem redituum , a?grrrime tuletunr. Et
Gulielmus iple Petro inclamavit , quod pa-
cem & concordiam cum Chiatrenfit)us fecif-
fet: & ita ea fadtio ferme omnis modo cl.im,
modo aperte Petrodamna inferebant . At Chia-
trenfes Petrum benigne alloqui & amice erga
eum fe gerebant .
Deinde Johannes Paulus Leca cum de po-
tentatu cum Jocanto Lcca fuo propinquo con-
tenderet , & Renucium Lecam Jocanti filium
dolo captum in carcerem trufiifet; & Carolus
Rocha comparato exerciru voluntario, gra-
tiaque, quo Renucium fuum amitinum eviii-
culis liberaret, duceret trans Montes : Petrus
Carolum ipfum , apud quem tutus ab inimi-
cis eftet (vehementer enim inimicorum infi-
dias form dabat , quaj fibi ab iis quotidie pa-
rabantur) eft (equurus. Qua in expeditione_
non geftit fe tamquam miles, fed tamquamu
verus Sacerd'.s, opitulando , juvandoqiie op-
prelfos . A Tallone ad Ghifonem quintis ca-
ftris pcrventum ; ibi dividere copias placuit,
relicTto Lovico Lucienfi cum parte copiarum,
ne quid detrimenti cis Montes acciperet . Ca-
rolus ipfe cum quatuor millibus peditum &
quingentis equitibus Montes per fauces GuU
zagonis tranlcendit. Cum primt agmiiMS Bu-
gugnanum perveniffent , ex accolis' intellexe-
runt , Glifucium Cajum cum mt/tlis arraatis
citato itinere in Johannis Pauli ex iorore ne-
potis caftra proficifci. Hoc audsens Carolus,
juflis antefignanis , ut fe fequerentur, ftrido
equo calcanbus, hoftes contri A:iguc.ii:.um-.
ingenti celeritate confequutus eff , atq^e cm-
nes cepit; pedites dimifit, equ^res vuic"tos ie-
qui fua caftra juiTit, quospoflca i!ia:fos dimi-
fit. Progreffus inde ad Palm^ntum : iia loco
nomen eft . Eunribus exrtmplo apparuit ]o-
hannes Paulus cum muitis ptditibus equiti-
buf-
^
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45>5
D I REBUS CORSICIS.
bufque , in Sarla difcurrentes , ad quorum_
confpedtum conftitere prima figna ; deinde—
obviam cum nemo veniret, caftra loco edito
metatiJunt: erat enim jam ferum . Noc"te_ ,
qux infequuta eft, Johannes Paulus a Sarla—
abiir . Poftero die Carolus , convocari Prin-
cipes omnes & equites juflit, gratiafque om-
mbus egit, quod ie armati tam longe iequuti
fuiflent; inde Sarlam perventum . Ibi unum_
moratus diem,quietis eorum causa, quos ha-
buerat iecum, a Sarla abiens cinxit obfidione
Rocham-Vallem Caftellum ; & Jocantus Le-
ca venit in caftra; Caroli pietatem erga Re-
nucium ejus amitinum collaudavit , eique_
& Cifmontanis gratias egit , qui fibi fubfi
dio adveniflent . Accepta in deditionenu.
Rocha-Valle , aliquanto oppugnata , Caro-
lus fignis collatis cum Johanne Paulo Ci-
narcham obfidente ( tenebatur enim Cinar-
cha a Jocanto ) certaturus , Cinarcham ver-
sus iter arripit . At Johannes Paulus Caroli
adventu cognito , obfidione diflbluta ad Ro-
chas Scias fe fe recepit . Carolus ad Vadum_
non longe a mariLiamonem fluvium' tranfmi-
fit; Ajizantim Caftellum in poteftatem fuam
redegic. Inde digrcdiens caftra pofuit prope
Renumpagum: ibi plures dies ftativa habuit,
& nuntii a Johanne Paulo venerunt, locum_
ac tempus petentes colloquio. Id haud gra
Tate Ji hanni Paulo conceflum eft. Collerru. ,
qui eft inrer Renum 8c Scias ( Vedetta eft
nomen loci ) elegerunt . E6 Carolus ab ca-
ftris venit. Erant cum eo fignifer fuus , &
Petrus , atque duo alii ; nullus umquam ab
eo, nec ipfe venit; & defperantibus ventu
rum ( ut erat jam ferum ) in caftra reverfi
funt . Per eos fone dies Gulielmus Hortalis
cum quanta potuit manu Mutarum Callellum,
quod Matrenies, qui Carolum fequebantur ,
poflidebant, adontur ; indeque magna cum_
ignominia ac detrimento repellitur. Carolus
videns fe non pofle Renucium Lecam e car-
cere liberare, qui conditus fuerat in Zuano
Caftello, tedificato in vertice Petras alriflima;,
afpretis circundatas , quod nulla vi ac nulla_
arte poterat obfidfri; & quia exercitus fa-
mem tolerare amplius nequibat, nam ad ul
timum inopia? perventum erat, & cornplures
dies milites frumento caruerant , &c pecorc_
e longinquioribus locis abacto, & herbis ex-
tremam famem fuftentabant; jamque ipia ea-
dem alimenta defecerant , commeatus enim_
non poterant fubminiftrari , quia Liamon au-
6tus erat coeleftibus aquis, & Joanne Paulo
cum fuis ex aliis lateribus eos intercipiebat :
motis inde caftns reverfus eft retro, & ad
Vicum paucis horis ad quietem datis , tranf
greflb ( metus erat trannre ) Liamone , Am-
biegnam Pagura Cinarchx proximurn perve
nerunt . Adeo exercitus fame erat affedtus ,
itinerumque labore , ut nullis munimentis ,
nullis ftationibus pofitis , abderent fefe ftre-
Sientibus imbribus m proxima tecta Pagi de-
erti: in montes enim propinquos refugerant
cultores metu . Hic nuntiatum Petro eft ,
Vechionem fuum concivem asgrotare , ad
quem vifendum ocyus proficifcitur ; confpi-
catufque illum humi jacentem , languore ac
fame confectum, lurore ac mifera macie de-
formatum : Ego , mi Vechio , inquit Petrus ,
fi qutcquam panis aut alius rei , quam edere^.
pojfes, h.iberem , tibi prabere id profcUb mal-
lem , quam mibt ipfi fumere ; fed omnis exerci-
tus incanatus bae notle quiefcet . Cras duce Deo
494
B
implebimur, ncque te defersm . Poftera luce_
difcurritur ad cibum inveniendum, cum mul-
ti furtinere vix arma humeris poflent. At Pe-
trus Vechionem languentem e morbo , ac
jam prope exfpirantem in equum reponert_
conatus eft ; fed cum imbecillior foret, quarn
in equo infidere poflet , humeris fublatum. ,
ut eum molliter veheret, tollit atque expor-
tat, & ex hofte fervat. Cum autem adApiet-
tum perveniflec, 6c Vechionem onus gravc_
depofuiflet ( erat enim corpore & ftatura_,
grandi ) ut parum quiefceret , Bondiucius
Chiatra fedens fuper equum, Petro inquit :
Mt Domine , fer paululum meam lanctam : Pe-
trus vero Vechione fublato, haftam iliceam
longam Bondiucii, & arma Vechionis cura_
ipfo, & fua, totum diem portavit.
Jam appropinquabat Montichio pago , &
afcendendo per viam rapidam, animam fub
onere exhalare videbatur: duos enim dies ni-
hil guftaverat: & invenit asdiculam, in quam
multi intraverant, rapientes inedia compulfi
cafeum & uvam pafLm : nihil praeter ea_
taclum violatumve fuit , etfi cultores com-
portaverant in id Templum veftem pretiofam,
canflimafque res. Petrusquoquefamecoadtus,
& Vechionem uva paiTa refocillavit , & ipfe
de ea comedit: paulo poft emit unum panemr
tribus Bajochis, quot alias potmflet emsrt-,
duodecim ( Bajocha enim nummi ar-
g«ntei genus eft ) divifitque eum panem cum
Vechione. Deindc ad Puteum Burgim de-
pofito ad hofpitium Vcchione , lectulo illum
refovet, cibo (atiat, poculo mitigat , igne_
recrear, adhortationibus permulcet . Poftridio
revocatis vidtu vinbus , a Puteo Burgo cum
exercitu d fcedens Carolus caftra metatus eft
in ripa Celaci fluminis ; copiis omnibus di-
miflls, in fuam cu:que domjm abeundi pote-
ftatem fecit ; ipfe dumtaxat cum fuis popula-
ribus in (uum Regnum contendit. Petrus
vero, etfi Carolus libenter eumhibere lecura
volebat , tamen ventus , ne Vechio , quetru.
fui deferuerant, rnoreretur, venia a Carolo
impetrata, eadem notfte prof <5tus eft Bugu_.
gnanum, ubi remanfit cum Vechione , qui
videbatur exhalare animam. Dtindepoftgra-
vem morbum cum nonnihil corpus convale-
(cere coepiflet, & tanta effet inopia atque ca-
ritas rei vicliuaris , ut panis vix venalis in-
veniretur ( exercitus enim omnia ablumfe-
rant: ) iterum Petrus humeris illum fufcepit,
& inCampolorum maximo cum labore circi-
ter feptuaginta mdlia pafluum per itinera.,
montuofa humeris portavit, atque in itinere
nummis fuis aluit , & in diverforio loco ,
quod unum erat, cefllt, & ipfe humi aecu-
buit. Inde Johanni Hortali , ut poftulavic
quinque &: quadraginta Bajochas pro fratris
Antonetti debitis , perfolvit, opp.gnerato ei
diploide , qui plus quam duplum illius pecu-
niae valebat : quem haud ita multo poft cum
voluiflet redimere, noluit reftituere . Di&ita-
bat prseterea Johannes , fe perbrevi daturum
operam, ut homines cognolcant, utram fa-
aior.em, Hortalem , an Chntram Petrus fe-
quatur : quod nequivit perficere . Nam Idibus
Julii, quo die Campolori feftum Sandli Q.ui-
ricii celebratur, Chiatrenfes ad feftum de_
more venerunt. Johanms fiatres, & aliquot
patrueles cum quanta potuerunt manu Ahfia-
no in Campolorum quoque defcenderunt, ad
Cotonemque conftiterunt. At Petrus, qui fcv
re id, quod evenic, fufpicabatur, iolus taS»
1 lit
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495 P E T R I
lit eqoatn, & in Brevonam advehitur. Scie-
bat enim, fe eo die non poffe Campolon efle
fine fuo maximo periculo. Si enim non ve-
niffet ad prcelium , habitus fuiffet timidus ;
fi iviffet , ea fa&io , adversus quam certaflet ,
ei femper capitalis inimica fuiflet; fi voluiflet
gerere fe tamquam mediatorem . fuiflet mter-
feftus, ut duobusaliis evenit. Nam Johannes
& fui fratres feroces, bene pranfi , Chiatren-
fes inter fe colloquentes, ad Guiglanum pro-
bris minifque lacefcebant ac irritabant; Chia-
trenfes vero id asgre ferentes, miffo qui in-
clamaret , ad Cotonem confcendcrunt . Id
cum Hortales vidiflent, fuos in horto prope
dorros inftruunt, collocatis aliquot in cedium
te&is, qui miflilibus Chiatrenies repellerent;
& ipfi obequitantes in horto , fuos adhorta-
bantur. Erat enim hortus ille circumdatus
undique & munitus maceria, ac pluteis ex
plancato, ut vix miles expeditus potuiffet in
eum tranfcendere , etiam nemine repellente .
Chiatrenfes vero fiftunt fuos ante plancatum
ad ja&um hafta?, ac ex Hortalibus quasfie-
runt, cur, fi effent tam feroces , non defcen-
derent in planum; cur continerent fe in loco
tam munito, tamquam in caftris, munitis do-
mibus tamquam arcibus. Et cum illi convi-
cia in eos ja&arenr, clamore undique (ubla-
to, faxa & jacula utrique jaciunt. Jam equi
Hortalium ftrati erant , cum Lufincus inme-
dium venit, rogans utramque fadtionem , ut
finem pugnandi facerent ; & cum appropin-
quaret piancaro, Lanfrancus Johannis frater
immiffl lanceil improvifus inter plutea im-
venrrem illum ftrinxit, ab eodemque vulnere
interpofitis diebus mortuus eft. Idem evenit
Baftardo .
At Chiatrenfes, qui rogatu mediatorurru
certamen dimiferant, videntes Hortales tranf-
figere eos, qui prcelium dirimebant , elevato
iterum clamore, impetum in illos faciunt ,
gentem perfidam, ac impiam , ingratamque_
tielendam effe . Pali pluteique evelluntur ;
maceries dirumpitur; in Honales efferuntur .
Tunc vero Hortales, ex quibus ad triginta_
gravia enormiaque acceperant vulnera , non
tulere impetum. Fuli igitur , atque fugati ,
male affecti, per loca invia Alifianum repe-
tunt . Johannes quoque nocle , quce (equura_
eft eum diem , cum omni familia ( Campolo
ri enim in uxoris domo habitabat ) Alifianum
ie recepit , timens inimicos. Deinde omnes
Sacerdotes Alerienfes cum ad Synodum, quce
Corti habebatur, prcficifcerentur , Molchetta
Hortalis cum fociis Petro infidias inftruxit :
neque erat difficile fcire iier iolemne , legi-
timum, neceftarium . Via eft in finibus Cam-
polori 8c Alifiani, contra Sanc~ti Petri tem
plum, quce de lapide in lapidem, in modum
lerme graduum fcalarum, ad Cornialem ftu
vium ( mons enim ei via eft fecatus ) ducit,
eftque adeo difficilis 8c ar&a , ut difficulter
equus fine leffore defcendere queat. Funda-
menta eft nomen lcci . In fummitate hujus
vice Mofchetta Hortalis aliquot collocavit ,
qui intercluderent rt ditum Petro . Ipfe vero
collocato fpeculatore ad fluvium confedit .
Cum autem Petrus perveniflet ad fummita-
tem illius vice, Luftrans omnia oculis, & (o-
cios Mofchettce fimulantes fe dare operam rei
lufticas (arma enim herbis texerant) vidiffet,
nihil infidiarum limens profequitur. Sedcum
in mediam rupem jam perveniffet, ecce Mo(-
chetta in medio luorum, ac fi viator effet ,
B
D
Y R N M 1 4p<s'
paulatim afcendebat; & cum prope effet, in-
tenta lancea pundlim cufpidem dirigit in Pe-
tri ventrem. At Petrus hafta mucronem il-
lius repellit : inde faltu in illum Sicam ca;fim
in fe dirigentem advolat; illum fublimem ra-
pit, & de rupe incaput prcecipitare volebat.
Sed Presbyter Reparatus Campolori Pleba-
nus , qui non multo retro fequebatur, veritus
ne ambo impliciti corruerent, manus ad coe-
lum ac Deum fupinas tendens, inquit: Sum-
me Dcus ferva eos . Petrus vero ad fimiftram
circumvertens fe, illum in terram allifit. Ita
infidiator fuperatus; vi vi&a vis , vel potihs
opprefla virtute audacia. Adeo Mofchettse fo-
cii pavidi ac ftupidi cafu periculofiflimo fte-
terunt, ut ne vocem quidem emiferint; dixe-
runtque poftea, fe Mofchettam in aerem to-
tum extra rupem vidifle & cum ipfo Petro
de rupe prcecipitaturum exiftimaffe . Mofchet-
ta periculi magnitudine amens, & attonitus ,
non atrollere oculos, non hifcere audebat ;
& adeo periculum eum perturbavit, ut non-
color, non vultus ei conftaret . Petrus re-
verfus e Synodo Campolorum, primo adven-
tu, miraculo fuit concivibus : habebatur enim
pro mortuo . Nam Mofchetta infolenter glo-
riatus fuerat, fe eum multis vulneribus con-
folTum de rupe in fluvium prascipitafle . Qua-
re Mofchetta aliquandiu Campolori fabula_,
fuir, cum vidiffent Petrum nulla in parte lx-
fum effe, & illum in maximo fuifle periculo .
Haud ita multo poft Petrus Tavignanurru
fluvium cum tranfiffet, proficifcereturque ad
Fontem , qui eft in ripa fluminis , & ad Fon-
tem equus effet calcitrans , volvens fuum ju-
mentum retro, ne calcibus feriretur, dirud
ripa ruina quadam de ripa circiter quatuor
paffus alta in gurgitem prolapfus deruit , &
(uo ipfe cafu & onere equce fuper eum ruen-
tis, haud multum abfuit quin exanimaretur ;
& fella ei unam ex coftis fregit, difficulter-
que haftam & fcutum, quce amnis deferebat,
excepit. Cafus ifte fuit caufa , ut cceperit fe-
bricitare, quoniam ficcare veftimenta nequa-
quam potuit: quce febris verfa eft in quarta-
nam, rem maxime optatam ; nam omni fpe_
nudatus , bellumque afperrimum patieps, exi-
tum aliquem rerum honeftum cupiebat . Q,ua-
re multis, qui ei invidebant, odio effe cunu
videret, 8c inimicos quceritare aflicere eurn-
contumeliis imrnenfis , damnis gravioribus ip-
fum exterminare; 8c innumeris laceflitus effet
injuriis , 8c morbo quartance aggravante , per
fingulas noffes commutare latebras cogeretur
( verebitur enim , ne inimici quod proditio-
nibus 8c infidiis nequiverant, intra fuos pa-
rietes ferro 8c igne no6tu ipfum conficerent )
noc~tu neque teclo ufus eft; per fylvas vaga-
batur , &c diverfis regionibus pernodtabat ,
ignaris omnibus , quibus effet locis; neque_
cujufquam fidei fuam committebat falutem-. :
quibus rebus infidias vitavit. Exiftimans igi-
tur omne folum forti patriam effe, cedendum
cenfuit effe malitias; relidto frumento ad ma-
tris alitum in duos annos , benedi£tioneque_
ab ea accepta , aflumto Vechione, qui pedi-
bus nudis ad SancTram Catharinam , ut folve-
ret votum, fecum veniret (qui etfi ab eo hu-
meris fame 8c languore confectus tam diu
portatus fuerat, atque alitus , non tameru
prius ddceflit domo , quam mercedem paclarn
ei numeraret ) pauper, inquam, veftimentis
attritis, tunicis Iaceratis, morbo quartance la-
borans, fedeus in equa a Campoloro abiit :
uc
4*7
DE REBUS CORSIGIS.
at otnnia ad fatietatem malevolorum decide-
rent. Perfoluto voto k Brando in Etrunam-
trajecit . . .
Difceflu ejus crevere inimicorum antmi ,
maioremque partera bonorum, quffi matri re-
liquerar, abftulerunt: quoddamnurn conftan-
ter fuftinuit, nulla prorfus fra&us auc lramu-
tatus injuria. Inde Ufbitellura oppidum ma-
licims Senarura profeftus eft, & a Brunoro
fuo patruele media hyeme fufcipitur : erat
enim Brunoras maxiroe liberalisac benefkus,
non folum erga propinquos, fed etiam in-
omnes. Dum humanifiime & a Brunoro & a
Catharina ejus uxore alebatur & eurabatur ,
quidam roalevoli perfecutionibus, irrifionibus,
detraftionibus eum infe&abantur, quoniam-
converfationem cum eis verha obfcoena ac
turpia, & detra&iones in Deum & Sanclos ,
una cum fuis combibonibus & coroedombus
dicentibus , nolebat habere . Mos erat Petro
& in conviviis & ubique plurimam femper
honeftatem decoremque fervare; nec videre_
quicquam turpe, nec audire fuftinebat; doce-
batque fuos omnes ab oroni maledifSo acjur
gioabftinere. Idcirco illi tanto magis quic
quid ipfe agebat, carpere, detrahere, irride-
re. Et cum orationes canonicas ut jntermit-
teret in tanta anxietate xgritudineque, neque
doraefticorura quidem precib.us exorari po
tuiffe: , illi illudendo ei dicebant : i , quia^
fanftus eris. Ipfe vero iftorum malevQlarum_
perfecutiones flocci faciebat, neque a bono
propofito deterrebatur . Confumtis fruftra_
multis medelis a Brunoro & Catharina in_
curatione Petri , longa a?grirudine macera-
tus , tamdera inedia fanatur . Mifitque argen-
tum in patriam ad matris alitum, etfi bis an-
tea laborans morbo miferac. Recuperata va-
letudine , Brusoro & Catharin» gratias
agens, Montem-altum oppidum profeclus eft:
ubi prasfuit cura? animarum. Annus erat Ju-
biki Anni Millefimi quadringentefiroi feptua-
gefimi quinti. Et cum multi vicini Romam-
proficifcerencur , ut abfolverentur peccatis ,
ab eo hofpitio fufcipiebantur, & quanrurru.
poffec, viatico juvabancur. Audiens Angelet-
tum Suertum ejus amitinum, matremque con-
tinuatis funeribus, deirde fororem germanaro
eum amififfe , Angelettumque herediratem-
fuam ei ceftamento legaffe, etfi ut macris ad
alitum pecuniam commodius mittere polTer ,
non longe a patria aberat, tamen deftinavit
rcdire ad ftudia, quse per longa intervalla_
inrermiierat . Non preces fororis, non ipfa_
lieredifas , quaj profe&o erat fatis ampla, po-
ttierunt ipfum perfuadere, ut in pacriam re-
verteretur. Sed Venetias proficifcitur, a qua
l/rbe difcedit , laborante caritate frumenti ,
& abundante multitudroe hominum, qui fu-
gientes Turcorum feritatem, Venetias tam
quam ad unicum refugium portumque fecu-
rum atque tutum, ex Dalmatia, Epiroque_ ,
& Grascia confugiebant . Cum Turco eninv-
tunc bellum alperrimum gerebant Veneti .
Revertitur ergo retro ad Severium hominem
gratiflimum, a quo non folum amiciflime am
plexus eft, (ed etiam fufceptus ac filius , &
iterum curse animarum ab eo prseficitur .
Deinde eligicur Sacerdos Perrella? oppidi, &
fuperlucratus aliquot nummos aureos, & me-
diocriter cum effet veftitus, inhians do&ri-
nam , Sandtum Lauditium oppidum Arimi-
nenfis dioecefis petiit; ibique aliquot menfes
operam dedit Andreas Sextinati . Indc fingu-
4$>8
lis diebus conferebat fe Mundainum per viara
ccenofam ( erat enim gravis hyems ) & curn
etiam fpurciflimis teropeftatibus lecliones iret
auditum itinere duodecira ftadiorura (tanta_
emrn erat ei avidicas fcientia: ) incidit in_
morburo. Et cum primura convaluit , rever-
fus cft Venetias, ubi lucratis nummis ( narri
ImpreiToribus libros corrigebat ) conrulit fe_
ad ftudia literarurn; qu* prqfeclo haud ita_
multo poft ob inopiam deierere cqactus eft .
Sororius enim ucepnus iterura ad nummos
pofcendum ad eum venit : cui omne fere au-
rura fubfidium ftudii, quod maximo labore ,
maximifque yigiliis fuperlucratusfuerat, pra- ,
bujt: ac paulo poft incidit in a?gricudinem .
B Vix infirmitate levatus, revertitur ad libros
corrigendos. Superlucratis nummis efficituc
Benedi&i Brugnoli viri optimi ac utriufque_.
lingus docliflimi difcipulus, qui publice pror
fitebatur: a quo Poetas primo, mox Hiftori,
cos, atque Oratores; deinde Philofophianu»
moralem audivit. Trigefimo tertio xtatis an-
no erat, cura BeneditStum audire primiim in-
cepit: ejus difciplinx duodecira annis perfe-
veravit auditor.
Interea liberis Andreas Capelli , Ludovici ,
& Pauli fratrum datus eft prsceptor , at ir-
rifionibus, detraitionibus , perfecutionibus ,
ac damnis aiTe<5tus quodam Ibrida , qui eura
odio habebat, & perfequebatur ac hoftem &
inimicum capitalem . Erat ifte Ibrida Venetiis
ortus, patre Scyta, matre Sarmata, fervis ;
difcordiarum amator, forma br-evis , capitc-
grandiore, minutis oculis, rarus barba, fimo
nafo, humeris groflloribus, teter coiore, cor-
pore onaculofo, ac fcetido, originis lus fcy-
tica? videlicer formaro prx fe ferens ; circa_p
cultum habituraque adeo irapudens, uc fingu-
lis diebus fapone ac rebus odorifens plunes
lavaret & abftergeret, faciemque concinna-
ret. Dormiebant eodem lecto, & frequenter
Pecrum legentem aut fcribentem cum offen-
deret, ccepit ipfum adhorrari, ne diutius in_
ftudiis literarum verfjretur ; fatis effe homi-
ni, fi legere 5c fcribere didiciffet; literarum-
D que ftudia ita oderat*& contemnebit, ut ejus
ftudiofos uno nomine infanos ac ftultos ap-
pellaret. Vitia laudabat: ac Petrus concra_ .
Et fape erant in hifce difceptationibus . Qua-
re ille videns Petrum frequentius eciam ftu-
dere, ftrepore obtundens eum, erac ei maxi-
mo impedimenco die nodtuque. Inteiim Pe-
crus continua corripitur febri , & prK mole-
ftia, qua ab Ibrida afHciebarur , fumco iuo
ftraco divercic in aliud cubiculum ad quie.
fcendum. Cum hoc accepiflec Andreas, juflit
Ibridam in aliud dormire cubiculum, Pecrum
vero in priftinum redire. Poftquam Ibrida—
vidic Pecrum convaluiffe, non ciefitlebac mo-
leftiis, injuriis, contumeliis , ac damnis eum
afficere. Interea pro duobus Coinfulanis fuis
fpopondit, grandique fponfione vindtus, ve-
ftimentis Hebra>o ad foenus oppigneratis , de-
venit ad fummam inopiam, qua nihil ange-
batur , nifi quod verebatur ne cogeretur itu-
dia literarum deferere: ad eam enim diem_
prasceptori fuo Benedifto mercedem de do-
(Strina folverac . Quare alloquutus eft Ma-
giftrum ea de re , qui alacri vultu huma-
niflime hortatus eft eum , ut ftudia feque-
retur : fi non haberec , unde ei mercedem
folverec , non ftarec ob hoc ; ftuderec, effec
forti animo . Hoc refponfum fuic ei magno
gaudio: quem uti prajcepcorem ac parencem-
ob-
ninitiypH hyC^OOgl
4 p o P E T R I
obfervavit atque amavit.. Benedictus Brugno-
lusVeronenfis fuit, asvi noftri ornator ac de-
cus, fama & gloria Academias Venets. Hic
quidem vitse conftantia venerabilis , legens
admirabilis; hofpes , quinimmo pater paupe
rum ftudioforum, humanitatis fufcitator,La-
tinitatis ere&or, Sapientias magifter.honefta-
tis fpecimen , bonitatis exemplum, ingenio-
rum fublevator. Qui quidem Venetiis ingenti
gratia & fama, &quod eft in docentibus lau-
datiflimum, magna docuit cum integritate_ .
Ojii prsefente Petro, fenio confectus, odtavo
Idus Julias Anno millefimo quingentefrmo fe-
cundo in Domino quievit ; fexto vero Idus
honorifice ad sedem Sandte Marise Minorum_
laarea virginitatis coronatus ( femper enim-
pudicitiam corporis fervavit:) fepultus. Pro
cujus anima Petrus diu oravit , Deoque gra-
tias habuit , quod talem ei prssftiterit prsece-
ptorem : cui auc~tori quidquid in fcribendo
profecit, acceptum referebat. At lbrida, qui
ufque ad eam diem Petri famam aflidue mo
morderat, accufaverat, corroderat, tamquam
jgnavus canis & inutilis , nec feris fe fe obji
ciens ob timiditatem , fed vinclas & caveis
inclufas mordens ; poftquam vidit, fe eum-
non pofie ejicere, non fraude, non malitia^,
non dolo, non maledicentia: velut canis ra
bidus, lymphaticus, armis conatus eft,vene-
nurn, quod odio conceperat, fundere, ac Pe-
trum e terra. tollere . Ad angulum enim do-
mus in infidiis collocatus , operiens Petrum
e domo fummo mane facturum rem divinam
exeuntem, ftridlo ferro adoritur . Petrus ca-
puceo ( habitus eft, quem Sacerdotes fuper
humerum ferunt ) circum Isevum brachium^
jntorto , ut eo pro fcuto uteretur ; evaginato
gladiolo, qui ei ad femur fubvefte pendebat,
in Ibridam infert pedem , ac illum repellit.
Interea dum neque nuditas , neque fames ,
neque perfecutio, neque gladius poteftabftra-
here Petrum ab ftudio literarum : in Corfica
Cifmontani Corfi longo ac diutino fatigati
bello civili , ad fadtiones enim & difcordias
converfi , cum nemo manus afferret in me-
dium, ab fe ipfis bellis civilibus psene difcif-
fi (& Corficis rebus quanram jafturam intu
lerunt, vix dici poteft) iterum Thomafinutru
Fulgofium , ut Corlicse imperaret , accerfie
runt . Qjii etfi Biunglam cepit, non tameru
pacifice regnavit: nam Ambrofinus Lugugna
na, qui Ducis Mediolani copias ducebat, una
cum Magnara Biunglam adoritur ac popula-
tur: Thomafinum ipfum, & Jacobum Genti-
lem, & Carolum Gentilem cepir, ac Medio
lanum mifit . Interim Vinciguerra Gentilis
Gucium Marcianam Ilvienfem , Prsefecturn-
Herbse-longse, Oppidi ditionis Plumbini Prin-
cipis, per fraudem, veluti in colloquium evo-
catum cepit, & arcem ei ademit , eamque_
Johanni & Bona; Mediolani Ducibus (Galea-
tius enim Maria jam interfcdtus fuerat ) tradi-
dit. Copiarum quorum auxilio Petrus Paulus
Vinciguerra: filius Pecralolivum Caftellura- ,
quod tenebatur a Jacobo Gentile , cepit at-
que diruit. Et per totam Infulam bello inte-
itino fefe lacerabant, vise ubique alatronibus
obfidebantur. Deinde Duces Mediolani viden-
tes Corfos nullo padlo velle eis parere, feque
eos non pofle fubjugare, Thomafinum, & Ja-
cobum, atque Carolum Gentiiem dimiferunt;
Vinciguerrse Herbam-longam , & Thomafino
Biunglam, & quicquid in Corfica poflidebant,
dono dederunt , cui nonnulli Corforum ob-
c
A
B
D
E
Y R N M I 500
temperarunt : auxilio cujus Jacobus, & Pe-
trus Andreas Gentilis par pari Vinciguerra?
& Petro Paulo retulerunt: nam Herbam lon-
gam obfidione cinxerunt, Oppidum ceperunt,
Arcemque in hunc maxime modum in dedt-
tionem acceperunt . Nam Petrus Andreas
cum Arcem expugnare non poflet , in Bafili-
ca Divse Catharinse teftudinem fecit , & di-
ruit repente Templi parietem , vineas Arci
injungit, feneftram facit ; & cum faxum vi-
vum riimia duritie & craflitudine incidi non_
poflet, Arrigus filius Mafonis Sichienfis fabri-
catus eft terebellum , quo faxum terebrave-
runt, donec pervenerunt ad Cifternam . Et
fa£to foramine , aqua e cifterna dilapfa eft :
tunc fecerunt deditionem . At Corfi illi, qui
pacem inhiabant, videntes in Corfica vitia ac
flagitia revivifcere, & in dies latius manare ,
cura nemo ea reprimeret, nec prohiberet, Se.
natum Genuenfem, quem appellant Offieium
Sancli Georgii , invocaverunt atque orave-
runt, ut in Corficam copias mitterent; polli-
citique funt fe in omnibus fauturos, utimpe-
rium Infulse adipifcantur . Genuenfes his pol-
licitationibus moti , miferunt in Corficanu
Francifcum Pamollum cum aliquot copiis ,
qui a Corfis illis , qui pacem cupiebant , ma-
ximo honore affectus fuit. Et omnesejusmi-
lites a Corfis per familias benigne accipieban-
tur, curabanturque : quorum etiam auxtlio
Baftiaro, Biunglam, Sandtum Florentium &
Cortura in Genuenfium traxit poteftatem- .
At Thomafinus fentiens , Genuenfes a Corfis
bene fentientibus juvari, clam ex Infulaabiit.
Haud ita multo poft Gerardus AppianusAra-
gonius , frater Jacobi quarti Plumbini Princi-
pis, a nonnullis Corfis accerfitus imperaturus,
cura copiis in Corficam tranfraifit, quem mul-
ti Cifmontanorum fequebantur, & Comitenu
fecerunt; Baftiam obfidione cinxit duxitque_.
in Balagnam ufque . Hoc audiens Johannes
Paulus Leca , cum quanta potuit manu , &
Calvenfium fuppetiis, obviam ei advenit; po-
ftridie ad ortum folis eduxit acies , copiam-
que pugnandi fecit hofti . At Gerardus acce-
lerato itinere Baftiam revertitur; & cum au-
diflet , Genuenfium copias ad fanctum Flo-
rentium Pamollo miflas , expofitas effe , diflb-
luta obfidione Plumbinum trajecit . Et Ge-
nuenfes Pamollum Gubernatorem totius Infu-
lse creavere; qui dexterirate morum continutt
in fide Corfos omnes . Decedente Pamollo ,
Alexander Nigronus fucceflit, quo gubernan-
te pax univerfalis fuit : cui Auguftmus Zoa-
lio fucceflit . Is adeo Johannem Paulum Le-
cam, cui Genuenfes ftipendium amplum an-
nuatim pendebant , exafperavit , ut arma in-
duerit in Genuenfes , quibus multa intulit
damna . Duxit enim in Calvenfes, inquorum
agros excurfiones facere , regionem pra:dari
atque diripere ; & a nonnullis fatftionu/ru.
Principibus accerfitus Burgum , Maranss Co-
mes creattis fuit.
Hoc audientes Genuenfes, duas ornaverunt
naves, ex quibus altera Vivarda , altera Ca-
milla appellabatur, quas cum copiis , quibus
Monfignor Falco prseerat , una cum Renucio
Leca in Corficam miferunt . Johannes Paulus
fentiens iri in fe , reverfus eft in fuum Re-
gnum. Interea fadliofi Cifmontani omnia per-
turbare, & faclo ad juftum fatellitum (uorum
exercitu ad Mutarum caftra pofuerunt . At
Bernardus Gentilis Nonza?Princeps , Vincen-
tellus Cofta, Petrus & Caftellanus Panchera-
cia,
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5*1
DE REBUS CORSICIS.
501
cia Antonius, Perinus, & Johannas LoviCi
Locienfisfilii.Grypho Omefla, & mult. aht
Principes, & multi Nobiles atque plebeji pa-
cem cupientes , Genuenfibus opuulabantur :
ouibus cum arma induerunt adversus faftio-
&t pacis perturbatores. Exules quoque per-
multi Tyrannorum injuria pulfi , fpe recupe-
rands patris, «n Geouenfium caftraconvene
Junt, alii ab aliis expulfi. Geftum eft prce
lium ad Mutarum. Fadhofi fufi atque fugati
fuerunt. Io quo proilio Lanfrancus Matra in
coxa trajedtus, & in fuga eo vulnere ex equo
moribundus labitur . Et Genuenfes miferunt
iterum Alexandrum Nigronum , ut pacificaret
Infulam, ad quem fadhofi fponte obfidesdan-
tes venerunt, dicentes, fe non fumfifle arma
adversbs Genuenfes, fed in Auguftinum Zoa
lionem difcolum. Interea Fako & Renucius
Leca Cinarchd acriter oppugnatl, & in dedt
tionem accepti, Lecam obfidione cinxerunt .
Et Genueofes decem triremes , quibus Genti
lis Camilla prserat, miferunt, qui nulla re_
memorabili geftajreverfus eft Genuam. Inte-
rea Antonius Cataciolus Bonifacienfis , qui
Falconi Legatus fuerat datus , Johannem Pau-
Iura ad Fociam pagum afperrimo proelio fu-
peravit. Et Francifcus Caredtus Falcomfuc
cedens , accepit in deditionem Rochas Scia; ,
& Lecam, ubi erat uxor Johannis Pauli, qua;
cum omni comitatu & thefauro in Sardiniam
tranfmifit. Deinde nna cum Renucio Leca_
in Johannem Paulum duxit . Sequebantur
Genuenfes & Renucium aliquot Cifmontani
Principes, & multi plebeji. Hic eft ille Re-
nucius, quem Johannes Paulus truferat in-
carcerem (ut ante didtum eft), qui corruptts
cuftodibus e vinculis dilapfus , in continen
tem amifld Regno paterno trajecit . Tranf-
montani audito Renucii nomine , ipfum &
Genuenfes juvabant. Et ita Johannes Paulus
non folum imperio, verum etiam Infula pul
fas fuit .
At Petrus adhuc ftudens , rogatu Andrea?
Capelli eledtus fuit Manfionarius, ab eodem-
que Andrea & Paulo, atque Johanne eorumw
patruo , qui fuit Procurator Saodti Marci ,
pluribus eft affedtus donis atque beneficiis .
Deinde profedtus eft in Corficam patriam.Et
quidam ei ioquit: Tamdem vero aperuit oeules
Dtus: nam acerrimi tui perfeeutores inimici
alii variis morbis vexati, ac poft longos crucia
tus, fine Sacramentis, furiis fcelerum agitati
animam malevolam fummis in miferiis exbaU
vere: alti ante fuum oftium , incertum a quo ,
ftxo mdclati ; alii ab inimicis trucidati . Cui
Petrus refpondit : Ego verd equidem certe veU
lem eos vivere, ut viderent fuas perfecutionesni-
hil obfuifle mihi, fa&& pcemtentid peccatorum
fuorum, faharent animas fuas At
Vechio, quem egrotum Petrus , ficut ante_
dictum eft, humeris tam diu portavit , noru
folum nuptias difturbare conat^us eft , fed
etiam hoftiliter in eum nihil minus eo tem-
pore,qukm talem injuriamexpedtantem, fefe
ferebat. Sed Petrus poftquam adolefcentem-
oneftiffimo loco natum Margarita ex forore
germana nepti , maritali copula devinxit, ei-
que hereditatem , quse fibi ab Angelotto lega-
ta fuerat , ut fupra dixi , & aurum dotis no-
mine dedit; & forori uterinse aurum prabuit;
8e liberalitate erga aliquot alios ufus eft : in-
digne paflus non ceflari ab improbis , propere
Venetias revertitur . Et haua ita multo poft
Civitate Veneta donatus eft. Deiude contra-
Tom.XXir.
B
xit ses alienum , ut numeraret dotem alcerius
neptis ex forore uterina.
At Johannes Paulus Leca mifit Plebanuou
Vtncentii filium ad Ferdioandum CaftellxRe»
gem , ad fubfidium implorandum ; quo impe-
trato , ex Sardinia recuperaturus Regnunu ,
trajectt in Corficam . Et fafta pace cum Re-
nucto Leca conjunxerunt fe, ac uno animoin
Genuenfes duxerunt, eorumque copias , qui-
bus Aodrio prxerat, adoriuntur ad Ponteou.
Bugugnani. Proslium geftum fuit: in princi-
pio Genuenfis fuperior erat , repulitque Le-
cenfem ad Planum ufque . Ibi vero Lecenfis
elevato clamoreproeliuminftaurat, hoftesfun-
dit, ac nongentos ex eis capit : qui a Renu-
cio Leca inviolati ac fine pretio dimifii funt .
Inde Johannes Paulus accepit in deditionem_
arcem Ajacis; Cinarchamque faepe adortus ,
commeatufque intercepit , ne poflent fubmi-
niftrari prxfidio Ciaarchx ; quibus fame labo-
rantibus , Renucius Rocha cum quingentis
equitibus , & mille peditibus fa?pe fiibfidio
1'uit. Et Genuenfes copias in Corficam mife-
runt, quibus Philippum Flifcum prasfeceront, •
cui Ambrofius Niger datus fuit Legatus: iru
quorum caftra Alfonfus Ornanus , Arrigus
]jeca, Rainerius Chriftianacius, Petrus Pau.
us Sarla, Plebanus Nioli, Plebanus Cofa_. ,
Raftes Campus caflus , Vincentellus Cofta_
Princtpes , & magna Corforum multitudo ,
jacem amantes, confluxerunt ; Lecenfefquc_
aggrefll fundunt, fugantque. Renucius Leca,
qui cooquerebatur , quod Genuenfes ei pacta
non fervarent, Zorlinam Petram inexpugna-'
)ilem occupat; & haud ita multo poft venic
in Genuenfium fidem , miflis ultro citroqueU
nuntiis . Et filii Johannis Pauli Lecx cum_.
multis Foflum-ortum occupavere. Dux ver6
Genuenfium eam ardta obfidionecingit. Pros-
lium incipit . Dum Lecenfis intentus eft ad
hoftes repellendos , filius Mamnonis cum aliis
quinque & viginti Corfis per alteram vianu.
difficilem, a proelio amotam, afcendit, ac il-
los luperne adoritur . Pauct per prascipitia^,
lapfi mortem obiere ; pauciores centum fuga
fervavit; duodeviginti Nobiles , qui in Ge-
nueofium poteftatem venerunt, ultimo fuppli-
cio aftecli fuerunt, ioter quos fuerunt Rifto-
rucius Sandti Antolini , Plebanus Vincentii
Leca, Oftavianus Cajus , Gulielmus Matra_>
frater uterinus Johannis Pauli, Polinus Scal-
zus Prunellenfis . At Johanni Paulo Leca? ,
qui ex fuga in Renucit Roch*imperiumfefe
receperat , in magnis difficultatibus conftitu-
to , felicitas quadam divinitus oblata eft .
Pifaoa enim navts ad eum locum appulfa eft,
qu6 interdum fpeculatum mittebat, & ubiin-
terdum ipfe latitans , moram trahere folitus
erat. Navim igitur in Sardiniam tendentem-.
confcendens , cum Navarcho egit , ut in Ca-
larim fe exponeret : itaque expofitus eft . Et
Renucius Leca conditus fuit in carcerem ad
Lericem , ubi mortuus eft . Genuenfes non-
folum Petrum Paulum Gentilem , & fuos fra-
tres , quos Jacobus Gentilis Regno domoqoe
paterna expulerat , bello civili , fed etiam-
multos alios bonis ac juftis poffeffionibus ab
inimicis tyrannifque fpoliatos , in tmperiuitu
dttionemque, ac omntum bonorum pofleflio-
nem collocarunt, occupatorefque puniverunt;
& juflerunt Caftella omnia dirui, nehoftibus
utilia relinquerentur. Et Gafpar SancTii Petri
de nonnullis , qui res novas moliebautur, di-
verfis in locis Infula; fnpplicium fumfit . Pnn-
K»k ceps
5«?
P E T R I
«eps quorum erat Gulielmus Hortalis , quun-
gentes coacervaverar divitias ; 8e cervice fe-
cun dTecla, divifo a corpore capire, alitibus
beftiifque pabulum a mane ufque advefperam
Baftise jacuit. Et circiterquingentos , qui paci
adverfabantur, mifit in exilium . Hoc modo
Corfica Infula omnis pacata eft , atque pace_
punc fruitur Anno falutis Millefimo quadrin
gentefimo nonagefimo . Et ex centum milli
bus familiarum , quse cenfse funt , duodevi-
gmti millta Genuenfibus tributum fponte, ut
pacatam Infulam teneant, pendunt . Ceteri
Corfi aut fuis Principibus , aut omnino tan
mlo tributo immunes funt ; funtque liben
omnes, 8c fujs legibus utuntur.
Petrus mutato habitu, ut evitaret pericula,
difcedens Venetiis , ferens fecum dona au
rumque non modicum, ut propinquis amicif
que benefaceret , gratiamque referret benefa-
cloribus, contulit fe in Flaminiam, ubi Tem
plis Caftelli novi atque Petrellse dona obtulit
amicifque munera nummofque prsebuit. Senas
«eger pervenit; ibi aliquot dies jacuit . Recu
perata valetudine , Urbitellum fe contulit.
Antonise filise Brunorii & Cacharinse, qui jam
deceflerant, aquibus curatus fuerat, pateram
argenteam , coralium, ebur, nummos aureos
dedit; aliifque propinquis aurum&argenrum.
Confcendentem naviculam ad Portum Hercu
lis Antonia ipfa & Matthaeus ejus Vir comi
tati funr, neque difceflerunt e Portu , donec
potuerunt videre naviculam. Et non longe ab
Ilva Infula a Prasdonibus captus eft , manfit
que apud eos parum, quibus prsebuit munera
Deinde appulfus eft ad B-ftiam , & Gentilis
Camilla Corficse Gubernator non eft paflus
Petrum procedere ultra ; dicens, eum venire
e regione morbo affecSla . Fuitque trufus cum
comite in vintam , in qua erat Fofla tecta_
paka, afelli ftabulum , ealege, neindeabirer.
Ad quem Genuenfes quotidie veniebant , fci
fcitantes adventum ejus . Ut autem cognove
runt, eum feciffe Librum Hiftori_; fe cupere
bonificium videre , ut veras queat fcribere_
Hiftorias : tunc Genuenfes dixere, eum mif-
fum effe Exploratorem a Venetis. Interea_
Fofla impletur aqua pluvise ; & Perrus cubl
inciperet segrotare, accerfivir quemdam , qui
invenerat gratiam coram Gubernatore . Ut
autem Eremita nudis pedibus , nafo abfciflb ,
venit ad Vineam , Petrus inquit : Sancli qui
fuere martyrio ab Tyrannis necati , fuerunt feii-
ciores me , qut maxtmis incommoditatibus hic te-
neor, Poftero die , rogatu Eremirse , Petrus
miflus fuit in Templum San£ti Nicolai; poft
tertium & vigefimum diem , perfoluro auro ,
quo redemit le , dimiflus fuit. Alifianum &
Campolorum contulit te ; propinquis 8t ami-
cis muneia obtulit . Bonifacium penetrar, in-
deVenetiasreveititur; 8t haud ita roulropoft
Romam proficifcitur . Andreas enim Capeilus
Oratons fungens officio ad Summum Ponrifi-
cem deceflerat , Vidtorque filius ejus Roma?
segrotabat , qui videns Petrum maxime l_ra
tus eft. Erat tunc Romse peftis valida. Inde
Petrus famihares segrotos , bonaque ipfius Ca-
pelli , arque Imperii Veneti , Venetias cum_
miXimo l ibore arque periculo vexit.
At Johannes Paulus Leca cariofo in Corfi-
cam appulit navigio , & a Campoloro inco-
gnitus pervenit Niolum noclu . Ubi ventum_
eft ad sedes Judicelli Cafimacioli fui inimici,
pullatfores. Puer aperuit oftium ; Conrinuo
ipfe coujecit fe intro ; Socii ( ofto erant )
c
A
B
D
Y R N & I 504
confequuntur. Tunc , Ego fum jfobannes Pau-
lus Leca, inquit: veni domum tuam, ut me in-
terficeres : malo enim trucidari abs,te t qttam &
Genuenfibus . Motus mifericord-a Judicellus ,
eum benigne ampleftitur , ac hofpitio /ufci-
pit. Mane ferociflimus quifque juvenum, au-
dito Johannis Pauli adventu , cum armis vo-
luntarius adeft ; fequitur & cetera juventus ;
tranfcendit montes , pervenitque Vicum cum
quingentis viris . Amici notique arma ca-
piunt, eumque fequuntur ; quacumque ince-
dit, armata multitudo pavorem ac tumultum
facit. Ajacium Civitatem obfidet , & cunu
nonpoflet eam expugnare (defendebaturenim
a prsefidio validiflimo Genuenfium) dimifla_,
obfidione , per fauces Guizagonis duxit cis
Montes. Principes Montanorum eum feque-
bantur. Pervenitque ad Marufaglam, ubi fse-
pe certavit cum Ambrofio Nigro , qui pras-
erat Genuenfium exercitui . Ut autem Am-
brofius vidit, fe eum armis fuperare non pof-
fe, ufus eft calliditate , ut injiceret ei fufpi-
cionem. Scribebat enim ad Primores, eifque
prsemium & impunitatem ejus rei polliceba-
tur, fi defererent Johannem Paulum. Tabel-
larins pertulit literas Petro Pancheracix lo-
quenti cum Johanne Paulo , qui extorfit ei
literas: quibus perrootus, veritus, ne prode-
retur , reverfus eft trans Montes. Et Ambro-
fius mifit ad eum quingentos nummos aureos,
ut Infuld excederet , qui ex foedere trajecic
in Sardiniam. Et Genuenfes ( Officium San-
cli Georgii appellant eum Magiftratum ) de-
creverunt mille aureos Johanni Paulo Lec_ ,
& filio fuo quingentos quotannis , ea condi-
tione, ut pacifice vivat . At Renucius Rocha
venit Genuam , ubi Ludovicus Rex Franco-
rum eum militia donavit, & Genuenfes pul-
cherrimis vafis argenteis . Qui reverfus in_
Corficam habuir deledtum , & f ifto exercitu
fuorum popularium duxit cis Montes ; Bel-
goderium adoritur ; repulfus , amiflis aliquot
de fuis , recepit fe in Balagnam ; ubi unus ex
filiis fuis adeo concirat equum calcaribus , ut
fuftinere eum nulla vis poflet , ferturque iru
verurum fui armigeri incedentis ante , quo
fixo labitur inhserente telo. Tunc multi fre-
mere, filium fuummortuum effe , qui bellum
impium fufcepit. Et Nicolaus Sodoria perfe-
quutus eft eum , & in terra Baftardorum ad
Petram Tuti ( ita vocant locum ) fuperavit
eum, & cepit duos filios ejus, ex quibus ma-
jor capitali fupplicio afficitur. Et cum vellet
afficere minorem eddem poenl , milites circum-
fufi eum orant , ne puerum trucidet : preci-
bus quorum puer fervatus eft. Et Sodoria_,
mifit ad Renucium duas celoces , quas Bri-
gantinos appellant , 8c trajecit in Sardiniam .
Et Genuenfes accerfierunt Jacobum Marenu,
Sancli Columbani Principem , qui non finebat
Negotiatores Genuenfes extrahere Coralliurr»
retibus e profunditate maris propinqui fuo
littori. Dicebat enim, id effe fui imperii. Et
cum inter ambulandum Genuse diceret , fe_
daturum operam , ut Genuenfes expenderent
viginti millia aureorum , irerum accerfierunt
eum; Sc cum perveniflet anteTribunal , juffu
Magiftratus traclus fuir tn carcerem ad Leri-
cen . Hsec de Renucio Rocha, & Jacobo Ma-
re , trifti eventu paucis dixifle faris fic. Ec
jam tres annos a Genuenfibus Johannes Pau-
lusLecamille, 8c filius fuus quingentos num-
mosaureos ex fcedere de publico acceperunt.
Ec Anno Salucis Chnltian* Millefimo quin-
' gen-
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5«>5
DE REBUS CORSICIS.
5e<S
B
«ntefimofextoCorfi omnespace fruebantur.
Petrus vero vivendi rationem ita patieba
tur , ut otii ac defidi- accufari nullo modo
ooffet. Surgebat manfc aurora illucefcente_. .
Diftis Horis Canonicis, ac re divina cafte &
oie fa&a , domum ad fuos difcipulos docen-
dos revertebatur: quibus recitatis prandebat;
mediocri cibo utebatur, non exquifito & lau-
to Quod apponebatur, hoc edebat : vim par-
cus, diluti ac lenis magis quam auften aroa-
bat. Sumto cibo, Scholafticos docebat , qu,-
bus recitatis , Horitque Canonicis de morc_
repetitis, taro diu ftudebat aut fcribebat, do-
nec per fua, aut amicorum munera licuiflet;
noftu quoque ufque ad multam noctem fcn-
bebat, aut ftudebat. Bellum Ferrarienfe- ,
quod Veneti adversus Herculem Ellenfem
Ferrari» Ducem gefferunt , prim6 , deinde.
hos quatuor de rebus Corficae Libros , ut po-
tuit, fecit. Morbus ejus familiariflirous erant
Varices , quibus perl_pe cruciabatur veh*-
menter , quas caliga pellicea inhibebat , ne_
vense flex_ detortaeque inflarentur , & crus
dehoneftarent. Corpore & ftatura fuit gran-
di • vultus ejus erat , quo diceres eum ieve-
rura & difficilem effe : quod tamen non ita fe
habebat. Color albus, perfufus rubore. Ca-
pot habuit ante annos canum , f sciem ante_
dies feneftam pr_ fe ferentem . Verborum-
parcus, Circa cultum corporis neque rooro-
fus,neque negligens erat ; adhibebat .eniro-
munditiam non odiofam , neque exquifitam.
nimis : tantbm fugiebat agrettem & inhuma-
nam negligentiam . Eamdem rationem habe-
bat veftitus, in quo mediocritatem optimam
effe ducebat . lngreffu neque tardus , neque_
celer erat. Pulcher habebatur , ipfe tamen_
formslaudem afpernabatur; Erubeicebat etiam
cum ab aliis laudabatur. In addifcendo qui-
dem tardus erat : qua? vero femel didicerat ,
meraoriter retinebat. At qui initio dicendi
fubtiroidus erat , poftquam prima illa initia_|
evaferat, audentiflimus erat. Aperuit os fuum
muto: quique fu_ indigeret operl, deerat ne-
mini . Omnemque forenfem operam in defen-
fionem calamitoforum exhibuit ; & ob patro-
cinia neque dona , neque mercedem ab ullo
accepit. Munera ab amicis ultro delata con-
ftantiffiroe renuit ; nummos egenfibus eroga-
vit , crebrifque ; liberalitatibus rem f_pe im-
minuit. Amicis opem tulit, eofque humanif-
fime fovit , & femper fuit propenfior in eos ;
& quos in clientelam fufceperat , quibufcum
que rebus (juftis tamen ) poterat , juvabat ,
& conftantiffime tuebatur . Tantae pr_terea_
humanitatis fuit , ut in agritudinibus divites
& pauperes inviferet , & quibufdam remediis
adhibitis eos ad valetudinem adhortaretur .
Suis manibus & medelas & cibos _grotis af-
ferebat. Gloriae vero contemtor fuit ; procul
omni pompa & ambitione vixit. Si quis au-
tem inter falutandum caput deflexiffet , aut
blandius aliquid dixiflet, ut adulator rejicie-
batur. Et erat admodum liber , & Magiftns
gratiam retulit, in remunerando largus ; im-
mortali memoria percepta retinebat beneficia;
negligebat damnum propter amicos ; res ex-
ternas defpiciebat ; nifi quod honeftum deco-
rumque effet, aut admirabatur, aut optabat,
aut repetebat. Pietatem erga Patriam, paren-
tes, & alios fanguine conjunctos coiuit. An-
tecedentes aut setate , aut fapientia , aut ho-
nore , aut dignitate veritus eft ac obfervavit .
Erat praterea fimplex & apertus , qui nihil
ex occulto , nihil ex infidiis agendum puta-
bat. Veritatis cultor, fraudis inimicus ; qut
eum femel perfide fefellerunt, eorum oratio-
ni fidem habere umquam poftea noluit. Ab
inimicis difficillime decipiebatur , amicoruru_
fidei credulus erat. Inimicos efunentes ciba-
vit , erga eos manfuetus & moderatus fuit:
nam etfi in cunftis fuis rebus nonnullis im-
miciflimis ufus fuerit , & iUorurn artibus ,
oper_, calumniS, multaperpeffusfueru mala:
oblata fibi eddem malefaciendi occafione, of-
ficium tamen luum & decorem fervavit; nam
quafi triftem (uorum temporum memoriarru,
obiitus , nullo umquaro loco iniroicis adver-
fatus eft ; nec umquam inventus, qui re aut
verbo quicquam fecerit, uode exafflia.s ini-
micorum rebus , voluotatis fruftum capere-
videretur: infuper pro acceptis injun.s f_pe_
beneficiaeisretulit. Fidelis femper fu.t;qua!
verbis promiferat, haud fecus fidem fervabat»
quam fi jurejurando devinftus effet. Bonum_
fibi videbatur comedere & b.bere ex operc-
fuo , quod operabatur ipfe fub Sole. Avaro
nihit fceleftius, nihil iniquius, quam amart-
pecuniam, exiftimAat. Nem.n. quicquam de-
bere nitebatur . Tant_ pra^terea conftam,-
fuit, ut dimoveri a refto vel vi , vel preca-
rio , vel pollicitationibus numquam potuerjt .
Bonos diligebat , & v.c.ff.m malos ac fce 1«-
ratos apenl odio habebat. Ad.tu fac.ll.mus;
[nvitus P petita negavit ; invift, , i cupid.ta t us
animi & riaidae nnocenti-; contemtor gra-
£ d vitiarumque, & ufque adeo inyid.. ex-
Sers , £ ! ut n.hil proprii habere videretur.
Ejus ffib iotheca non minus a iis patebat ac
fibi. Laboris pariens ; fitim, amero, paupe-
' riem fortiter toleravit: Pecuniarum quantum,
coTegit tanturo erogavit, omnemque > xtatera
pauplr, divitiis contemtis exegit. Iraro coU
fe£t!m facillime repreffit; Lacefcent.bus ^eum
conviciis & diais < .petulant,or,bu 9 , in.ro .c.s,
& perfecutoribus fuis conftanter «gnov.t , ac
eos ad fanitatero adhortabatur . Erga domeft
cos mira comitate & facd.tate utebatur . Lw
bros plufquam laphyros & fmaragdos , caro,
Sabebat.Ad virtutero fuos frequenter adhor-
tabatur, a vitiis deterrebat; Oronero produa
hvDocrifis fufpicionem a fe removit . Bonua
roS« cfle, P quaro videri; freouenter confi
tebatur . & fere quotidie rem divinam iacie-
bat neque fecundis rebus extollebatur , ne-
que adSfis perturbabatur . Erga aro.cos 1 -
beraliffimus eft habitus, in comparand.s aro.-
cis rarus , in retinendis conftantiflirous . P?-
Santium & loquacium difta contemfit , of,
fenfarum & inimicitiarum .mmemor .
D
N
S.
Tom. XXIP.
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I
BARTHOLOMAEI
SENAREGAE
GENUENSIS
DE REBUS GENUENSIBUS
COMMENTA A
Ab Anno MCDLXXXVIIl. ufque ad Annum MDXIV.
Tlunc primiim publkt juris fiunt
E MANUSCRIPTO CODICE
BIBLIOTHEGAE VATICANAE.
I
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5"
IN BARTHOLOMAEI
SENAREGAE
COMMENTARIA DE REBUS GENUENSIBUS
P R^AEFAT 10
LUDOVICI ANTONII
MURATORI L
GEnuenfium Hiftoricorum , quos hadlenus complures dedi, chorum carn^
dem claudat Bartbolomaeus Senarega, Genuenfis & ipfe Scriptor, qui
abAnno 1488. ad 1514. fuae Patriae Hiftoriam publieis literis confi-
gnavit . Saepe miratus fum , cur Auguftinus Juftinianus Epifcopus
Nebienfis tn Praefatione ad Annales Genuenfes a fe contextos , incly*
tae Reipublicae fuae fortem deploravit , quod illius gefta pauci memoriae prodi*
deriat , ipfaque eorum fcripta aut diuturnitate remporis , aut hominum malirii
five incuria" perierint . Quot rerum Genuenfium Scriptores , e tenebris per me
ereptos, in Colleclionem iftam intulerim, jam Ledtores animadvertifle potuerunt.
Imrao vix aliam ltaliae Oivitatem oftendas tot Htftoricis fynchronis affluentem, c
quibus alter alteri fuccedit in Patriae fuae rebus defcribendis . Qaod fi Juftinia-
nus querelam fuam intra Secula remotiora forte conftringit , norunt omnes, com-
munem hanc efle cum reliquis Italiae Urbibus fortem five calamitatem . Quam
potiffimum fi Genuenfes fenferint , nil mirum , quum vetuftis iis Seculis non illa
effetUrbis Genuenfis fortuna, quae poft Seculum a Chrifto nato Undecimum fpe-
clari coepta eft , rebus nempe fortiter geftis , & potenti£ Reipublicae mirum in
modum aucli, quae noftris quoque temporibus antiquam fuam dignitatem, maje-
flatemque fplendide tuetur . Porro ejufdem Senaregae mentionem habemus in ip-
fius Juftiniani Annalibus ad Annum 1484. 149*. & ijotf. Ac de illo in primisad
Aanum 1495. fcribit : Sono nelV ornamento di quefta Croce alquantt verfi m Lmgua
Greca, i quali Bartolomeo Senarega , Scrittore degli Annali, dice d'avere interpretati per
fe fteffo , e colV ajuto d'altri. Et revera H faftum a Senarega teftantur ad tpfum an-
num illius Annales . Qua ex re Michael Juftinianus in Libro de Scriptonb. Ligur.
editoRomae Auno 1667. deduxit , Senaregae ipfi Linguae Graecae peritiam non
defuifle . Auguftinus quoque Oldoinus in Athenaeo Liguftico Perufiae impreflo
Anno i<JRo. uti & Raphael Sopranus in fuo Traclatu de Scnptonbus Ligunae ,
eiufdem Bartbokmaei Senaregae Genuenfis Hirtorici cum laude meminerunt. Vide-
ram ego in Bibliotheca Patrum Capuccinorum Genuae vaftum Opus manu exara-
tum de Familiis Liguflicts , Auclore Fedenco de Fedencis celebri apud Genuenfes
Antiquario Itaque rogavi per literas eruditum virum, antiqua amicitia mihi jun-
«W, Bonaventuram de Rubeis Genuenfem J. U. Doaorem , ex editis Libris an-
tea notum, ut fi quid ibi de Senarega adnotatum fuiflet, nruhi figmScaret. Neque
fruftta petii. Impigre Federici Libros fcrutatus Pater PaullusMaria de Genua Ca-
puccinus, haec ibi fcripta deprehendit. Bartolomeo Senarega mandato alDuca dt Sa-
voja, 14I8. Elettoper lfcrittore d'Annali , i^tj. Figlio d'Ambrofio ex fepulcro Patrts
in dioftro di Santa Maria di Caftello, 1478. Nominato per letterattjfimo dal Gtuftmta-
ni. SeeretartodeiSenato. MandatoAmbafciatore alPapa, 1481. Mandatt > m Provenza,
per rituperar robe , 1*82. Interpreta i verfi della Croce verace, come Gtufttntano, cane
2« Cancettiere 1487. come in Convemioni autenticbe con la Spagna . Ambafctatore aW
hnferadore, ^.Smdico in Provenza, 14*5. Ambafciatore al Papa contra Ftarenttnt ,
i 4 8<*. Anziano, 1489. Mandato a Roma, e poi in Francta, 1489. Mandato al Re dt Na-
poli,efoi aMilano, 1491. Ambafciatore aCarloOttavo, 1494. MandatoalV armata ,
fer ordinare a i Cafitani, cbe combattano le navi Francefi, 1497- Ambafctatore alCar-
dinal d-Ambuffone ,& al Re Criflianifjimo , 1499. Mandato a Pavta ad mvttare tl fud-
detto Re, 1505. Cancettiere iegli Ambafciatori a Papa Otulto Secondo , 1504. Sed ve-
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reor, ne in Annum primi muneris, quo Senarega funclus dicitur , error irrepferit,
& pro 1448. legendum fit 1478. Quum enim Senarega faltem ufque ad Annum
104. vitam produxerit , uti ejus Annales teftantur , vix fieri potell , ut is Anno
1448! ad publica negotia adhibitus , atque ad Sabaudiae Ducem Reipublicae no-
mine miffus fuerit. Geterum Oldoino fupra memorato tefte , Commentaria Senare-
gae MSta adfervantur apud plures , & praefertim , ut arbitror , Genuae. Sed mihi
perinde fuit, ac fi Codices ii ad Siamenfes, Sinafve jamdiu translati fuiffent. Pro-
fefto libere fatebor : quamvis ad tot volumina afcenderit haec mea Colleclio, in
univerfae Italiae commodum & decus fufcepta : nemo tamen facile excogitet ,
quot labores ego fuftinuerim , & quot fe mihi objecerint difficultates , in impe-
trandis & congerendis , quae in lucem haclenus me curante prodierunt . Praeci-
pue in monumentis eCivitatum liberarum finu educendis millc obices occurrunr,
quamquam de illarum gloria apertiffime agatur , dum quifque aut Rei publicae ,
aut fuae Familiae difcriminis aliquid five detrimenti formidat . Sed gratiae mihi
habendae ampliffimo ac ornatiffimo viro, Pompejo de Frangepanibus , Marchioni
& Patricio Romano, Marii perpetui Senatoris Romanorum fratri, paulo ante e vi-
vis erepti, qui pro fiudio fuo erga Literas earumque cultores , non folum certio-
rem me fecit, inter Codices MStos omnium principis Vaticanae Bibliothecae An*
nales Senaregae reperiri , fed etiam nulli curae pepercit , donec eorum exemplum
mihi impetravit. Quapropter illius beneficio, & ope Vaticani Codicis, haec pro-
fero. Si qua vero in editione ifta occurrant vitia , aliquibus vocibus depravatis ,
aut etiam defideratis, haec norit Leflor, five Romano Codici, five Librario, qui
illum defcripilt, effe tribuenda, non mihi, qui caftigatiorcsCodices optavi, quae-
fivi, fed a nemjne iropetrare potui .
1
BAR-
BARTHOLOM^EI
S E N A R E G JE
COMMENTARIA
DE REBUS GENUENSIBUS*
■
Anno MCCCCLXXXVHI.
Epofito metu
Duodecim Ju
ratorum , de_
quo prioriCo
mentario me-
tionem feci ,
quod a me_
fponte & nul-
la lege adftri
ctofa&um eft,
cui ultiman—
manum adhuc
non impolui
CarJlnalis Fregolius oratores o&o ad Joan
nem Galeatium mitti curavit, qui Genuanu. ,
qua per aliquot annos privatus fuerat, padtis
conditionibus reftituerent . Nec multo poft
Fregolinum filium ad Ludovicum patruurrL, ,
cujus confilio & audtoritate cuncta regeban-
tur, deftinavit. ProfetSti funt curn eo plen-
que fux factionis hornines. A quo hilan vul-
tu fufceptus eft: & bona fpe impletus, Scquo
fpem reconfirmaret, Claram matronam pru-
dentiffimam, neptem ex fratre Duce Galea-
tio, quse prius Comiti Petro Vermenfi nupta
fuerat , admirantibus cundtis , defpondit .
Cumque magni detraducenda uxore a Frego
fino apparatus fierent, Hybletus , & Joan.ies
Ludovicus fratres Flifci , qui Cardinalis glo-
riam iniquis oculis videbant ( quia quanto
dignitas ejus major haberetur, tanto de au-
dtoritate fua detrahi exiftimabant ) novare_
res decreverunt. Et fuis diffifi viribus, dubi-
tantefque, a Cardinali, & Ludovici auxilns
facile fe opprimi poffe: cum Baptifta Campo
Fregofo Petri quondam Ducis filio, qui m fo-
ro Julii exulabat , quem illi offenfiffimim-
fciebant propter occupatum ab eo pennfidias
Tow. XXlK
B
Urbis imperium; Auguftinoque, & Joanneu
Adurnis , qui Silva? agebant, convenerunt ,
pacifcunturque, ut ftatuta die incautum , &
fola Ludovici umbra fidentem, adorirentur .
Dum ha;c inter eos aguntur, nuntiifque ul-
tro ac citro, ignaro eo, cum literis & con-
ventionibus dilcurrunt . Hybletus militibus
aliquot externis paulatim ad fe vocatis , per
Villas Urbi proximas agens , crebris amico-
rum conviviis cundta dilfimulabat. Joannes
Ludovicus Montobii agebat, & cum monta-
nis rem ordinavit, ut cum arma capienda_
effet, parati quocunque eundum effet, feque-
rentur. Nuntiantur hcec Cardinali , amicique
ejus cavendum ab Hybleto dicunt , fuapte_
natura rerum novarum cupido , & propter
indignationem , immo verius odium in etiitu
conceptum propter facerdotium Sandti Ste-
phani, quod Sixtus Pontifex Hybleto obla-
tum illi contulerat. Mittuntur ad eum Nun-
tii, qui dicerent, quid milites illi externi ,
quid ea fibi vagatio vellet ; nihil elTe ab eo
timendum; paratum fe effe examuffim ferva-
re, quae paulo ante inter eos conventa fint ;
& fi quid fir, quod conventis addi cupiat ,
dummodo id honeftum fit , & ab eo fieri pof-
fit, libenter fe faclurum. Armatos dimittat ,
& in Urbem veniat; pace fruatur, quam op-
timus maximus Dens illi dediflec. Recorda-
retur calamitatum prxreriiarom , in qu3s
prolabi denuo facile poffet. Hybletus diffi-
mulata re, mibtes eo tempore ad fe veniffe_
refpondit, qnod nulla in Italia bella geran-
tur, & ut tantum fe viferent, quod aliquan-
do fub ipfo ftipendia feciffent; feque, poft-
quam ita Cardinali placeat, mox eos domum
reiniffurum , & poltero die apud eum ccena-
turum, & de concordia fine arbitris frarerno
amore agere poffent. Dimiffis qui veneranc
in hunc modum Legatis, non amplius cun-
L l dtan-
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V9
BARTHOLOMiEI SENAREGiE s n
neumque conftituunt. Obfideri inde Caftelli
ctandum ratns, ne res detegeretur, pnemiffis
paucis fuse fadtionis hominibus , qui furtirru
portam Ercorum occupant, ipfe ftatim cum_
militibus non plus quam centum accurnc, &
cum amicorum parvo numero, qui in eo tu-
multu, & frequenti campanse fonitu ad eum
venerant, Urbem ftatim ingreditur , Tem-
plumque Divi Stephani portse contiguum mu-
nit. Inclinabat jam dies, cum Cardinalis ad
nuntium hujus rei mox milites fuos arma ca-
pere , & obviam Hybleto trepide adhuc ire_
jubet. Suadebant aliqui, nihil agendum in.
gruente nodte; alii prseoccupandam domum ,
muniendamque, quse in Calignano eft, quam
Violaram appellant. Pluresaliorum fententns
contradicere, ur evenit in confiliis infelici-
bus & trepidis . Eodem tempore nuntiacur ,
Baptiftam de CampoFregofo venifle:quse res
dubium Cardinalis animum confirmavit, ne_
ea nofte quicquam tentaretur. Orta luce per
fraudem agi oe concordia per internuntios
ceeptumeft. Erac tunc Genua? Joannes Pe-
irus Suardus pro Mediolani Duce vir bonus
& prudens, cetetum rerum noftrarum mo-
rumque omnino ignarus. Is quia rem com
ponere inter eos pofle fperabat, ab utrifque
ad alieros mandata dcferebat. Dum tempus
hoc modo teritur, quod confumi ufque ad
noctem Baptifta maxime cupiebat , Joannes
Ludovicus cum magno montanorum numero,
qucs priore noc"te collegerat, aliilque etiam,
qui maritima loca incolunt, cum reliquis
conjungitur; & cum his copiis per patentem
viam luburbii Opificum lanse in planitiem..
Sarzani defcendunt, quia turres veterum mu
rorum prsefidio Cardinalis tenebantur. Et fic
• per Salvaigos recta via, 5c Juftinianos , ad
Palatium properanc. Ducebat primum agmen
Baptifta Palleris demifsi barba, & fuapte_
natura 8c indignatione in patruum : poft eum
Hybletus: ultimua in fubfidiis erat Joannes
Ludovicus . Cardinalis dirKlus paucitate (uo-
rum, relicto Palario, citato curfu in Arcem_
fe recepit, vixque nepotis acriter eum infe-
quentis per eam viam, quse ad Lucculenfes
Spinulas ducit , manus evafir . Quod ingenio
& arte Pauli Aurise viri prseclanflimi fi<£tum
eft, qui camdiu variis fermonibus Bapciftarru.
diftinuit, donec illi ddabendi poteftas eflet ,
ne cognato fanguine, quod omnino fadtum_
fuiflet , arma foedarentur. Poiiuntur armati
Palatio , illtidque non modo diripiunt , fed
vaftant 6c evellunt. Vocatur ftatim Senatus ,
creantur XII. Civts, penes quos fumma to-
tius Reipublicae eflet . Ii primo Capitanei, nec
multo poft Reipublicae Genuenfis Reformato-
res appellati funt. Creati Joannes Francilcus
Spinula, Conftantinus de Auria , Francifcus
Lomellinus , Petrus de Perfio, Petrus Mur
chius .
Interim veniunt Adurni fratres, fed Joan-
nes paucis ante Auguftinum diebus, magno
Populi favore excepti , prssfertim a fuse fa-
«Stionis hominibus, quse jam per multos an
nos preffa, regnare per eos pofle fperabat .
Et quo gerendis rebus major ineiret auclori-
tas , Hybletus, Auguftinus, & Baptifta nu-
mero Capitaneorutn afcilcuntur, qui omnes
non fine magno corifiiio eorum prsecipue— ,
quorum ftudia ad Ducem Mediolani propen-
laerant, ex Capitaneis Reformatores nomi-
nati ftint. Coaveniunc fadtionum Principes ,
approbantibus collegis, uc Joanni Ludovico
gcreodi belli aucloritas conieratur; Capita-
B
D
arx coepta eft, fed durior videbatur ab ea_
parte obfidio , quse Ecclefise Divi Syri vici-
nior eft. Munierat prauerea Cardinalis valido
prsefidio plerafque domos illi proximas , quse
fimul junclse fpeciem Infulse efficiunt, pon-
temque trabibus a muroTempli ad domorum
tecla tranfmiflis conftruxerat , per quem feflb
in pugnam militi nova femper auxilia fubmi-
niftrabat. Cceptse Domus ipfse oppugnari,&
quse juxta eas eranr,quibus Macchseus Flifcus
prsepofitus fuerac. Ec cum ad mulcam diem_
pugnacum eflet, nec refiftere diutius poffe_
crederent, invito & fruftra clamante Paulo
Cardinale, domos incendunt. Confumtse ali-
quot penitus fuerunt, aliquoc femiuftse . La-
crymabile fuic videreampliflimas ornatiflimaf-
que sedes, aurea tabulata exquificiflimo ftudio,
magnaque impenfa conftructas , fimul ruere .
Fugiebant propinqui vicinum ignem; mulie-
res, virgines, pueri inter tela ignemque te-
mere difcurrentes pretiofilfima quseque curru.
lacrymis trahebant . Erat afpeclus ejus facies
qusedam captse per vim Urbis. Tamdem pau-
cis fauciis incra feprum Templi omnes fe re-
cipiunc. Tabernse quse a foro mercatorio re-
cta via ad ipfam Infulam pofits erant , ape-
riuntur, civefque in ipfum forum ad folita_
negocia conveniunt. Commitcuntur quotidie
ab utraque parte fevia proelia, uc eKternum_
militem , quorum magnus in Urbe numerus
erar, potius in negotio continerenc, quairu
quod illis viribus munitiflimam arcem expu-
gnare pofle confiderenr. Solicitatur etiam li-
teris & nuntiis Pontifex, ut laboranti Patriss
fubveniat, qui mulcorum judicio Hybletum
ad arma concitafle credebatur , vel odio iru
Ludovicum , vel fpe Urbis potiundse , cui
jamdudum inhiabat. Miffi prseterea ad Caro-
lum Francorum Regem cum literis nuntii ,
qui Utbis imperium offerrent, & interea ne
ab Duce Mectiolani opprimeremur, pecuniis
juvarer, quibus novum militem poflemuscon-
ducere, & conduclis ftipendia renovare : nam
multi Regias partes fequebantur. Non mitce-
bantur a Pontifice petita auxilia; & minus
longa incertaque erat Galliarum expe&acio .
Arx etiam rebus omnibus ad multos diesmu-
nita efle credebacur; nec ea pociri, nifi longa
obfidione pofle fperabanc. Cum eccc nuritia-
tum , Joannem Francifcum Sanfeverinaterru
Cajacise Comitem cum magno peditura nume-
ro, & equitibus aliquoc Scrationeis , quorum
ufus primum a Venetis ex Pannonia in Ica-
liam inrrodu&us eft, Novas pervenifle, moit
per juga noftra in Vallem Porciferse defcen-
furum, uc auxilium obfefTie Arci prseberet .
Jamque Caftellum in colle, qui Reftis appel-
lacur, vel fecifle, vel vetus reftituifle nuntia-
cur . Decernuncur ad Ludovicum Oratores ,
qui fumta contra Cardinalem arma excufa-
renc, quia eo res deducla erat, ut ferrefilio-
rum ejus fuperbiam, 5c amicorum petulan-
tiam, nemo amplius polfet. Mitcicur Thomas
Juftinianus, vir prudens , & in magnis rebus
probatus, Adurnis fracribus (anguine _ vindtus
& cariflimus ; qui a Ludovico benigne fu-
fceptus, mox remittitur. V^nerunt fimulcum
eo Oratores duo, Conradolus Stanga Apofto-
licus Protonotarius, & Branda Calfillioneus ,
ambo fecretiorcs Ducis Senatores . Domus il-
lis sere publico rradita, quorum adventus 8c
obfelfos, & qui obfidebant, dubios fecit. Af-
firmabant enim , fe tantum a Duce venifle- ,
uc
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I
y , 7 DE REBUS G
ut pro ea caritite , qua populum Genuenfem
profequeretur , operam fuam quieti Patrias
praftarent. Creati Cives quatuor, qui de_
Republica cum Oratoribus agerent, confilia
civium conferrent . Multi demoliri arces pof-
fe fperabant , Urberoque fine arcibus Duci
debere reftitui. Alii expectandum efle dice-
bant, quid Francorum Rex refponderet . Plu-
res Rempublicam more aliarum Italiae Civi-
tatum inftituendam elfe. Principes facVionum
pro fe cogitare , & cum amicis occultos fer-
oones conferebant. Oratores etiam multa_
clam cum ipfis faclionum ducibus tractabant.
Tentatum primo, ut Adurni Fregofiique con-
venirent. Adurnis Saona, & Occidentis orae
pleraque loca traderentur ; Fregofii Urbi prae-
eilent . Inclinabat in hoc Ludovicus , ne om-
nino Paulum, qui fe fuae fidei commiferat ,
deferere velle videretur. Molefte etiam fere-
bat, Flifcos auctores fuifle, qui arma contra
Gubernatorem fuum fumfiflent, & ideo eji
ciend«s cenfebat . Sed recufarunt Adurni , ne
fidem, quam fratribus prcftiterant, fallerenr.
Baptifta Fregofius vel ignarus eorum , quae
agerentur, vel potius, ut multi credunt, dif-
fimulans , demoliendas Arces efle dicebat ,
remque protrahi cupiebat, ut interim vel a
Pontifice , vel a Rege litera deferrentur .
Conclufum tamdem eft, ut expulfo Baptifta,
Juem hactenus foctum in omni re habuiflent,
frbs Mediolani Duci cum prioribus legibus
reftttuatur.
Dum haec ita tractantur, fidefque inter eos
jam eflet fufpecta : fuper altari , quod eft in_
Notariorum ajdicula ( nam is locus frequens
fuit confiliis celebrandis ) jurejurando invi-
cem promittunt, nihil ieotfum, & non com
muni decreto & confenfudecetero quicquam
afturos: Confueverat Baptifta faepe acl Au-
guftinum noftu divertere, & de rebus necef-
fariis conferre : qui profcdtus retinetur .
Erant antem praefentes Hybletus , & ni fal-
Ior, etiam Joannes Ludovicus . .Extimuit
Baptifta , veritus , ne id cor.filio Ludovici ,
quem fibi infenfiflimum efle cognofceret , fa
ttum fuiflet. Sed juflus omnem metumdepo
nere , eidem ipsa* horl in Ecclefia Divi Ju-
liani , quae in Villa Albaria juxta litus eft ,
ducitur. Et poftero die triremes , quibus
Joannes Grimaldus Ceba praeerar , cui pluri-
mum Baptifta fidebat, confcendit ; & Monos-
cum primo, inde in Forum Julium, unde—
paul6ante venerat, delatos eft. Rebus hoc
modo compofitis Augufttnus per decenniumL.
Ducalis Gubernator cum maxima omniunu
fpe declaratur . Joannes Francifcus Sanfeveri-
nas Urbem cum copiis ingreditur,arcem fuis,
& aliorum viribus majori conatu obfeflurus .
Cardinalis ubi fe deftitutum vider , etfi mul-
ti illi res Gallicas fuaderent , certam rem in-
certas fpei praspofuit . Ludovicus enim ipfi
minimorum aureorum fex roillia , Fregofino
mille quotaonis fe foluturum recepit , donec
de Ecclefiafticis facerdotiis tantumdem fibi a
Pontifice fuiflet collatum. Eaque ratione ci-
ves aliquot utriufque ordinis ad fummam au-
reorum vigintiquinque millium erga ipfum-
Paulum fe vades prsftiterunt his vinculis ,
quibus fe obligant illi , qui fe Cameras Apo-
ftolicse debere fatentur. Sed agebantur hac
lente, morxque & difficultates confulto ne-
6fcebantur , cum ecce nuntiatum eft, Nico-
laum Cibo Archiepifcopum Confentinum , In-
nocentii Pontificis Nepotem, difljmulato ha-
Tom. XXIF.
E N U E N'S I B U"S. yf8
A bitu Rapallum pervenifle . Mifli ad eum nun-
tii, qui deteftarentur hjbitus mutationenu ;
patere fibi tutiflimum in Patriam iter; palam.
veniat & Pontificis, 8t fui causd. Sedfiquidi
forfitan afterat, quod noftram quietem poflit
perturbare, & nos denuo nodis inextricabili-
bus involvere tentet, a quibus paulo ante_
Ludovici confilio erepti fueramus, mox abi-
ret . IUe ubi haec audivit, primis tenebris par-
vo lembunculo, quo facilius obfervatores de-
ciperet, ad Hybleti filiara divertit , arcenu.
ingreflurus, fi prius ipfum Hybletum alloqui
poflet de his , quaa cu Pontifice per internuntios
tradiafle fama fuit. Ferunt, filiam patri retn
notam fecifle, qui tamen adduci non potuit,
B ut veniret. Sunt qui credunt, illum timore_
fententiam mutaile , & quae a filia cognovif-
fet, Sanfeverinati , & Adurnis fratrrbus indi-
cafle. Comprehenditur ftatim Archiepiicopus,
& in Templum Divi Juliani duclus , ibidem
tamdiu detinetur, donec illi^Principe abeun-;
di poteftas data eft. Quibus auterofautoribus,
quibufve confiliis res agi deboerit , incertum
eft, filentioque involvetur. Depofitis armis ,
& civibus jam ad privata negotia intentis ,
placuit Oratores ad Principem mitti . Crean-
tur igitur XVI. ex omniordinecives, & cum
illis unus ex Scribis Senatus, qui imperium_
Urbis cum Infignibus traderent. ProfedtiMe-
diolantim, in veteri Curia honorificentiflime
excepti funt, cum magna lautiifimorum ci-
bariorum copia rettquum ornatqm asquante j
& ftatuti bora; , quam Aftrologi felicem pras-
dixerant, in Arcem introducli funt. Habue-
runtque Orationes duo Jurisperiti de OratcW
rum numero, Francifcus Sophia, & Joannes
Pius de Marinis. Quibus Joannes Francifcus
Marlianus, Graecas Latinasque Lioguas peritif-
fimus extemporanea oratione refpondit . Sede-
bat Princeps in tabulato paulum a terra_,
eredto , veftem albam indutus , & ab utra-
que parte Oratores ltalias, in quibus celeber-
rimus ille, & toto tempore memorandus Her-
molaus Barbarus. Erat in eodem fedili Ludo-
| vicus , auream veftem indutus uique ad pe-
D des, qui fratris filio oflicia quasque prasfta-
bat. Gerebatque in manibus Dux argenteum
librum, in quo facrofanffca Evangelia defcrip-
ta erant, fuper quo venerabundi Oratores fi-
dem pro Populo Genuenfi juraruot. Oblata_
Infignia, Sceptrum argenteum, Vexillumpur-
pureas Cruc^s, Claves, & Sigillum: quaeom-
nia veram poteftatem teftari folent . Retinuic
Sceptrum Dux non fine ratione. Claves Phi-
lippo Marias patruo, Sigillum Hermeti fratri,
Vexillum Galeatio Sanieverinati dedit . Re-
novatas con»entiones & leges , fub quibus
cum Avo- primum , inde cum Pacre , Refpu-
blica noftra fuiflet ; & additum , ut eorum-.
omoiuro , quas forte Populos Genuenfis com-
mififlet , memoria omnis deleretur . Donatt
Oratores finguli fingula vefte fericea purpurei
coloris; donatijuvenes famuli, & ipfi roulio-
nes , ne quis eifet tantas liberahtatis expers .
Eodem tempore traditur Arx Caftelleti ,
Paulufque naves confcendit, Romamtrajedtu-
rus. Non aberat longe a noftro mari, cunu
ab Aquilone disjedte naves in Corficam defe-
runtur , ex quibus altera, quas minor erat ,
fcopulis illifa , & ad unum omnes fludtibus
abfumti funt; altera unico tantbm funereten-
ta, in qua Paulus erat , ceteris abfumtis vix
evafit. Reparatd navi, & ex timore mortis&
flucluum agitatione Paulus reftauratus , len»
Ll * Afn-
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1*9
BARTHOLOM/EI SENAREGA
Africo Centumccllas defertur; inde Ronw.
profedtus eft. Dum Oratorcs noftn Med.ola-
»i mandata peragunt , Legatus unus Franco-
rum Regis Genuam venit, oblatum pr.us Ur-
bis imperium Regio nomine capturus . In or-
natiffimis Spinulorum domibus exceptus ctt .
Creati quatuor, qui fub fpecie honons conti-
nue illi aflifterent , teftes potius, quam comi-
tes. Rari ad illum ibant; Sc fi qui vemflent ,
non alius fermo quam de rebus commnn.bus
& jocofis erat. H*c videns Gallus, tlludens
fepe, illos cuftodes fuos appellabat Moratus
apud nos parvo tempore, abiit; fuWata enim
facultas erat prajcipue illis , qui Reg.as partes
fequebantur, quicquam cum Oratore tradtan-
dis & fere iam optimus quifque Med.olanen-
fes partes fequebatur. Indignabundus ,& mul-
ta minitans in Gallias rediit . rfec funt , quos
hoc anno, qui fuit Odtogefimus oAavusfupra
Q.uadringentefimum xMillenum, memoratu di-
cna fadta funt. .
Anno MCCCCLXXXIX. Urbe pacata, c-
■vibufque ad privata negotia fedulo decurren-
tibus, Conradolus, quia rem egregie cum col-
lega navaflet , a Ludovico remanere juflus ,
Pr=efidens Ducalis appellatur. Huic viro erat.
ingenium ad omniaaccommodatiffimum , mul-
tiplex rerum experientia, tanta in rebus ad-
miniftrandis dexteritas , fermonifqne fuavitas ,
ut jure merito rebus noftris gubernandis mo-
derandifque natus effe crederetur; brevique_
tempore adeo omnibus gratus efficitur , ut fi
vel privatis negotiis , vel vocatus a Principe
di cederet, defideno reditus quifque plurimum
teneretur. Cognitum prxterea eft, ejus ope-
ram tranquillitati Urbis accommodatamquam
maxime fuiffe. Quieta. Urbe, monitifque Ma-
giftratibus affidue jus dicere, qui privatis ne-
gotiis, & fine ambitu quieti ftudebant, maxi-
mas Ludovico egere gratias , quod fluctuan-
tem Urbem de tot & tantis periculis eduxif-
fet . Plebs vero , quce prasdicta; defectionis
memor, Mediolanenfium imperium perhorre-
bat, deponere paulatim metum coepit , & Prin-
cipis fapientiam bonitatemque laudare , defe-
ctionifque culpam in Nobil.tatem retorquere,
ut folent , qui inconflantiam excufare conan-
tur . Reficiuntur certatim combuftce domus
in majorem quam antea amplitudinem tk or-
namentum . Omnibus rem publicam (ub Au-
guftino Adurno melius fpedtantibus, locaSan-
cli Georgii, & proventus augefcunt ; triticum
terra & mari undique ad Urbem defertur ,
quss ad conciliandam plebem quain maxime
valet . Sed fpem futuri boni impediebat ma-
gna licentia eorum , qui Adurnse fadtionis
«rant . Vulnera , caedes in tota ditione Ge-
nuenfi quam plurimse committebantur ; libe-
rum erat cuique nefario arma geftare , quod
non modo ignominiofum Rectoribus , fed pe
liculofum multis fuit . Nam fi inter monta-
nos , ut fepiflime contigit , fuerat de re ali-
qua contentio , ea per jurgia & ferrum in_
Urbe potius , quam in montibus & nemori-
bus dirimebatur, vel concedentibus , vel non
admodum repugnantibus Urbis Rectoribus .
Quod ea ratione factum ab ipfis putaverim_,
ut timidos adhuc & longa fervitute depreffos
fuse factionis erigerent . Fuit in ficariorum_
numero multorum csede memorandus Geor-
gius Garibaldus, Clavaro oriundus adolefcens,
adhuc vix annura vigefimum primum natus .
B
D
Omnibus terrori, nulli fidus hic, five aperta
vi, five dolo, aliquem obtruncaffet , aut fe-
mivivum multis confoffum vulneribus ftravif-
fer, ne omnino publicam Majeftatemcontem-
nere videretur , animi potius gratia , quanu
metus, fetus, fuoque fcelere tutus, per vici-
na rura vagufque deambulans , in U rbem non
multo poft ad omne nefas paratior redibat .
Sed poltquam in hujus rei roentionem deve-
nimus , non ab re fuerit duellum rarrare_ ,
quod in area Palatii multis fpectantibus adi-
tum eft . Erant inter cuftodes corporis Au-
guftini , vel ut verius dicam , centuriones
Joannis (nam omnis rei bellicse cura Joanni
demandata erat) Marianus Corficus, & Tho-
mas Firmianus, ambo setate pollentes, & vi-
ribus firmiffimi, & uterque Italicis bellis fub
egregiis ducibus honeftum locum obtinuerat ,
Joanni a?que cari : unde miror eum voluiffe-
tam egregios & probatos virostain manifeftse
ccedi temere objicere, ni forfitan militum fe-
ditionem, fi pugnam vetuiffet , veritus fit .
Nam cum alter alterum militaribus quibuf-
dam legibus apud Joannem accufaffet , necfa-
tis difcerni poffet , quis eorum juftiores par-
tes tueretur, tamdem permiffum eft, utlitem
armis dirimerent. Orta poftea de armis con-
tentio . Thomas, quia vafto erat corpore_ ,
thorace , galea , clypeo , ocreis , & lancea
agendum effe cenfebat. Marianus omnia pra;-
ter clypeum accipiebat ; parvus enim corpore
erat parva uti pleta, (*) quam milites noftri
ab ipfa forma Rondellam appellant, mallebat;
nam eo fe facilius protegere, ut mos eftCor-
fis , & Thomafium petere poffe fperabat . Con-
veniunt tamdem , ut Rondella ambobus tegmen
fit. Prodeunt duelliones paribus animis, nec
minori odio. Stabant hinc atque hinc armati,
& ut cujufque erant in eos ftudia, ipfos hor-
tabantur. Prasco pronuntiat, 8c pcenam capi-
tis indicit, qui pugnantes feferit vel juverit.
Dat tuba fignum , exeunt in pugnam irritatis
animis , & cum alter aherum paululum con-
templ.itus dfet, notaffetque, qua potiffimum
parre hollem peteret, infurgens Marianus per
'ummiiatem rondelhe levi vulnere fupernc_
ugulo hoftem hafta ferit. Thomafius ubi fe_/
iaucium fentit, lanceam contorquens, Maria-
no femur transfigit , mox in eum ruens, nam
ictus magnitudine laplus conciderat , ftatim..
ab aftantibus eripitur , & intra paucas horas
moritur . Pars militum Thoraafio gratulari ,
pars mortuum dokre . Et hoc exemplo eo
anno coram Ludovico pleraque hujufmodi fpe-
cLicula edita funt . Nec dubitaverunt ahqui
nudi manum conferere: quod etfi crudele ap-
pareret , & gladiatorum potius , quam mili-
tum, munus cenferi poifet, ad continendam-
tamen difciplinam militarem idque maxitne
neceffarium judicatum eft .
Hoc Anno Templum, quod Virgini Marii
Annuntiata; dicatum eft , cujus anno prceteri-
to jacta prima fundamenta fuerunt , privata 1
nonnullorum civium pecunia audtum valde_
eft; renovaturque mentio delendi Ordinarii :
nam paulo ante id agi cceptum erat. Princi-
pio difficilis , & fruftra teDtata diverfis tem-
poribus, & ipfis quidem pacatiffimis , duraque
videbatur initio novi ftatus , & non fatis fir-
mi, ejus perfedtio . Accedebat prasterea , quod
Regentibus ea femper mentio faialis fuerat ,
ita ut qui referre eam ad Senatum permififfent,
fta-
(* ) fort. parma.
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D E REBUS GENUENSIBUS.
ftatim de ftatudejicerentur, & Ordinarii men-
tionem tamquam equum Sejanum omnes vi-
tandam putarent : Plebs dicebat, omne poftea
onus in cervices fuas defcenfurum ; praeripi
prKterea viam regentibuscredebatur, quafuc-
curri repentino & inopinato cafu poffet . Mul-
ti dicebant, eo&, qui Urbi prasfuiflenr , five_
ii Duces eflent, five externi, in maximis pe-
riculis conftitutos , & jam jam defcendentes ,
eo fubfidio reftitiffe. Erant praeterea aliamul
ta, quas dubios fratres facerent . Contra di-
ves quilibet vana omnia effe affirmabant; non
plebis , fed eorum , qui potentiores effent ,
onus futurum . Fatale fuifle Ordinarii men-
tionem Recloribus ea ratione , quod tam fa
lutare opus impugnaverint , tempus nunc efle
accommodatum in tanta rerum tranquillitate;
inventuros eos non mod6 quod fumma?
fufficiat, fed quod ad expenfas extraordinarias
fuerit abunde neceffarium ; magnum fomen-
tum civilibus difcordiis viam efle partitionis;
hinc privata odia , oc in Principes infidise ,
ftudiaque rerum novandarum , quando quifque
fubducibusfuse faclionis melius femper fpera-
ret .
Dum hxc apud nos aguntur , Ludovicus
Oratores in Gallias mittit, qui Regem preca-
rentur _quo animo ferret Genuenfem Pcpu
lum poft annos decem , quibus a Tyrannis
oppreffus fuerat, jugum excuffiffe; nonaliena
ipfum occupaffe, fed fua recuperaffe ; & Gc
nuam Urbem , quam Ludovicus pater ejus
Francilco Avo fuo fponte tradidiffet , ad na-
turam rediiffe; paratum fe examuffim ea face
re , quae Pater & Avus Ludovico Patri pro
miferant .
Miflus vir prudentia 8c ftudiis Iiterarum_
infignis, Joannes Francifcus Marlianus : qui
•tfi re infe&a redififfet , tamen creditum eft
non parva concordia? fundamenta jeciffe_ .
Hybletus interea defiderio galeri , quem ope
Ludovici fe ailequi pofle fperabat ; fretus
etiam veteri amicitia , qua agenti in minori-
bus lnnocentio vinctus erat , Romam profe
etus eft. Qui inani fpe delufus, ScvariisPon-
tificis promiflionibus fruftratus , de reditu in
patnani coepit cogitare . Sed fuafionibus Lu-
dovici retinetur, novas quotidie mora; caufas
neclentis . Arbitrabatur fiquidem reditum-
ejus nulli rei poffe prodefle , 8c Joannem Lu-
dovicum, Sc Fratres Adurnos, ac Prasfidem ,
qui omnia fingulari concordia adminiftrarent ,
fine adjumento fatis eile . Erat ipfis par ftu-
dium, par diligentia , ut diceres tale vincu
lum numquam pofle diflolvi , Guelfofque_ ,
quorum primorcs in hac noftra regione Flifci
funt, cum Adurnis longo poftliminio veread
naturam rediifle . Quse 8c fi ad duces factio
num referri poffent , qui cuncla prudenter
agebant, in primis tamen Conradolo omnia_
tnbuebantur, qui medius inter utrofque, ne
aliquid oriretur , vetabat, 8c prius compcne-
bat, quam ir> lucem prodirent.
Ceflatum hoc anno a facris eft tota Urbe_
per dies circiter decem , mortuique non in_
Sancto, fed in agris fepeliebantur : quod fen-
tentiam Romas latam inter duos Cives Ge
nuenies , Manfredum de MariLaicum, 8c Be-
nediclum de Mari Monachum extra clauftra—
comuioraiitem, quam idem Monachus pro fe
obtinuerat , 8c nos pro noftris privilegiis exe-
qui non pofle dixeramus. Mittuntur ad Pon-
tifictm cum literis Nuntii, qui revocationem
peterent; adderent, Romanos Pontifices ro a
B
joribus noftris conceffiffe , ne Populus Ge-
nuenfis interdici ulla ratione poflet, neveCi-
ves trahi in Romanam Curiam litigatum-
queant. Nec hoc quidem gratis, fi.-d in pras-
mitim labons , 8c expenfarum pro Ecclefia_,
factarum. Exftare diverforum Pontificum pri-
vilegia, fidei noftrx 8c venerationis pignus .
Fuit hoc moleftum Civitati , immo 8c ipfius
rei nomen ; nam id multos per annos notu.
contigerat , & quia noftri fanguinis Pontifi-
cem effc. Conftaret, multa pro Roir.ana Ec-
clefia nos feciffe, cum a Germanis Caefiiribus
Ecclefia vexaretur. Crediderunt plerique, id
a Pontifice factum fuifle occulti in Ludovi-
cum fimultate , 6s indignatione redintegrata
cum Genuenfibus gratia?. Nam 8c ipfe rebus
noftris aliquando animum ampliaverat, 8c oc»
culte confilia tractaffe creditur . Innocentius
acceptis literis noftris , cum fatis illi fuiffec
notam fronti noftroe femel inufliffe , mox om-
nia revocat, ne fi perfifteret, aperte Ludovi»
cum offenderet. Confervatores conceffit nobis
petentibus, qui fcepiffirae rebus noltris maxi-
mo ufui fuerunt.
Eodem tempore Bartholomauis Petraelatas
Dominus Senatui denuntiat , Marg.iritam Ten-
das Comitiffam caftra circa Oppidum Perrae-
latae pofuiffe , Regulofque pxne omnes Car-
rettinos cum Margarita conjuraffe; auxilium-
que a Senatu per Oratorem petiit , exiguafque
copias fatis illi futuras ad fu.im defenfionem;
Margaritamque , fi Genuenfem Poptilum , quse
fua funt, velle tueri cognoverit , obfidionem
foluturam . Ad ea nihil relponlum, lubmur-
murantibus tamen multis, 8c aegre ferentibus,
jura Communis fubtrahi, 8t lubditum publt-
ce eripi in trille ceterorum exemplum . Nemo
tamen aufus elt claram vocem emittere, ne_.
Auguftinum Adurnum Margaritse generum_
la;deret ; fed inani fermone in dies multos
protractum elt, donec audtis viribus Marga-
rita, facla deditione, Oppido potimr . Hoc
anno , qtii fuit Oitogefimus nonus fupra Qua-
dringentefimum millenum cum Florentinis ni-
Ihil memorabile geftum eft , odiopotius, quam
D armis. Prseficitur Biptifta Gnmaldus Oppidis,
quce in fi.iibus agri Genuenfis funt ; additur
parva militum manus, ut Verane'ifes, Arcu-
lanos, Trebianos , 8c Amelienfes , qui vici-
niores Macrse funt, ab incurfibus holtium tu-
taretur. Sed multa mari incommoda Floren-
tinis a noftris infcrebantur ; nam ex iplo ftu-
vio Arni faspiffime navigia cirn mercibus ,
aftu cc nautica calliditate retrahebantnr, cre-
veratque adeo illis metus, ut non modo mari
fe minime auderent coaimittere , fed ne ma-
ritima quidem loca incolere . Formidabant
prs; ceteris accolas Portns Venerts , 8c pr^-
cipue Bardellam virurn cordatum , 8sadomne
audax f.icinus paratilTtmtim . Erat pra?tere,i_.
homo ifte fortonatiffimus, ut non plus llante
Pifana Republica Petrum Picconum Genuen-
fem, qui fluenta Arni habitant , veriti fint .
Hic Picconus Genuenfis fuit ex ordine popu-
Liri, longo tempore triremium dudtor (quod
er.it 8c tempore nobis honorificum) 8c miris
artibus hoftes Pifanos decepit, 8c ludificatus
eft; remque eorum eo loci deduxerat, ut h.i-
bitantes proximas fluminis ripas , nifi explo-
rato in publicum non audercnt prodire. Erat
Pifis fumma rerum caritas, omnefque arbitra-
bantur, aut Urbem llUm extrema p.iffnram-,
aut Florentinos honeftas pacis conditiones
oblaturos. Ve&igalia vtx dicntdiam partem_
foliti
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BARTHOLOMiEI SENAREGE
foliti proventus dabant; mercatores fere om-
nes abierant . Clamat Populus, & jam fine_
metu difcordias accufabat, quascum Genuen-
fe Populo haberet. Ludovicus interea Floren-
tinorumprecibusviclus, quamvisfciret, men-
tionem pacis Genuenfibus moleltiffimam fore,
inducias per nuntios a Senatu noftro cum_
Florentinis petit . Quibus benigne auditis ,
vocatifque pro more utriufque ordinis plerif-
que civibus, relataque ad concilium re , de-
cretum eft id fieri , quod Princeps optaret ,
etfi seque id moleftum eflet , tum quia hoc
modo deinceps ludibno effemus futnri, tum_
etiam quia mutuis cum Duce conventionibus
cautum effet, ne de pace induciifve cumFIo-
rentinis nobis invitis agi poffet. Creati Cives r
oclo, qui coflditiones cognofcerent , ne dolis
Florentinorum illaquearemur .
Dum ha3C cum vicinis aguntur, Philippus
Euftachius Pra;fec~t:us Arcis Mediolani, quam
Rochettam appellant ( ea Arx eft intra con
feptum Arcis magna; portse Jovis , in qua_
Duces obfervare pretiofiora confueverunt )
& Ludovicus Terfagns Ludovici Scriba fe
cretior , comprehenduntur , accufati , quod
de tradenda Arce Romanorum Regi nonnulla
tentaffent. Mox alius ab Ludovico Arci Ro-
chetta; prseficitur : non enim ex re fua effe_
arbitrabatur, ceteras Arces ipfi parere, folam
Mediolanenfem caput Imperii alium Domi-
num fequi . Terfigus inale hibitus , ut fama
fuit, & privatus bonis, qnorum illi migna_.
copia erat , non multo poft moritur. Et quo
invidiam fufpicionemque evitaret ( quod ta-
men facere nullis artibus potuit ) per univer-
fam Iialiam & Galliam nuntios literafque_
mifit, qui excufarent: Jufte proditores cafti.
gaffe , qui barbaros in poffeffionem Arcis Me-
diolanenfis inducere tentaffent. Subrifit Ca-
rolus Rex , & foror ejus Matrona prudentif-
fima i cujus confilio eo tenipore cnncta in_
Regno agebantur ; conanteque Trinchadino
Ducali Oratore ficta pro faciis perfuadere_:
Tace, inquit, Oratcr: fatis fitr.us , qua id ra-
tior.e a LuJovico fattum Jit ; fd dic , quem fimm
rebus ftis fut-irum (redis, quafi quce ventura_, D
fuper eum effenr, prsenolcerent . VolentiTrin
chadino refpondere ( nam prsefens aderam )
terga verterunt.
Exitu anni Ifabella Ars-gonea Alfonfi Du-
cis Calabrire filia, qua; vivente matre Hippo-
lyta Maria Joanni Galeatio , nepoti ex fratre
Galeatio, defponfata fnerat. ad virum tradu-
citur. Parantur apud nos Triremes decen_,
quibus Julianus Magnerins prsefuit . Eas Her-
mes Joannis Galeatii frater , 8t cum eo pro-
ceres plerique confcendunr. Placuit Senatui
noftro quatuor Cives cum Hermete mittere,
ut officiofum ergi Principem oblequium prse-
ftaremus. Venit non multo poft nova nupta,
lecunda ufa navigatione , portumque intra
vit. Conftrudtus repente Pons ligneusadmo-
lem apud Logiam Grsecorum , qui per cubi-
tos in mare decurrebat, pannis
ftratus ad Sfortiadum infigne . Prseunte_
Clero , Antianis , & reliquis Magiftratibus
lubfequentibus , fub aureo pallio deducla iru,
Talatium publicum elt. Portanmt haftas An-
tiani, & reliqui Officiales. Difponuntur mu-
lieres ditiffimas indutrs veftes , auro & mar-
garitis ornatas, per compita & vias, per quas
Sponfa ventura erat . Cum ea multi Regni
proceres , qui in privatis Civium domibus
exceptilunt. Donau nomine publico aurta
514
patera , & apud nos aliquot diebus morata,
tantifper dum fe a navigatione reficeret, au-
fpicato, &Luncediebus obfervatis (quod erat
apud Ludovicum ufitatiffimum ) ad vimm_
protecla eft.
Anno MCCCCXC. Sequitur Annus nona-
gefimus fublati Ordinarii utilitate memoran-
dus : quod per multos annos Civium faculta-
tes non defatigaverat modb , verfim eafderru
attriverat , & ad nihilum psene deduxerat ,
adeo ut de deferenda Patria jam confilia a
plerifque inita effent. Quee res cum a plerif-
que maxime optaretur , perfici folum auxilio
fratrum Adurnorum poffe credebatur , etfi
id minime ipfis conducere plerique atflrma-
rent. Tamdem adverfantibus nonnullis, ipfis
tamen ad id ultro accedentibus , renovari
mentio coepta eft. Submurmurabant infima_
Plebs, & ii etiam , qui funt in Urbe prima-
rii, nec Avanias ut reliqui pendebant . Hoc
nihil aliud effe dicentes , quam onus , quod
uni deferatur , in alterum rejicere; nam fubla-
la forma pecunias per partitionem invenien-
di , neceffario ex reditibus S. Georgii ( quse
via communis omnibus fere fit) haberi opor-
tere . Obftabant alii , inique ferentes, Adur-
nos regnare; exiftimanres, eos diutius in fta-
tu & concordia permanfuros , fi ea perficia-
tur. Quia ips.i experientia probatum effet ,
ex onenbus publicis, quse Avanif vocantur ,
civilia odia, & plerumque tumultus exortos,
& de ftatu regentes ejedtos. Varii varia dice-
bant, ut erat cuique aut fpes, aut timor. Su-
peratis tamdem difficultatibus , res confec~ta_
eft: qua mea cetate ( quicquicquid alii dixe-
rint ) nihil prseclarius, nihil utilius fa£him_
eft. Commendandifunt illi, quorum diligen-
tid inchoata res , tractata , firmataque eft .
Quorum nomina ut longo tempore durent ,
inferius fcripta funt. Sed in primis non ta-
cendus Joannes Baptifta Grimaldus , cujus
tanta femper fuit de re publica cura , ut pri-
vatis actionibus poftpofitis plus (olus femper
de rebus publicis cogitaverit, & cogitata per-
fecerit, quam plures alii attigeriut. Cautum-
primo eft ut a Magiftratu S. Georgii quotan-
nis librarum triginta tria millia quadripartito
fingulo trimeftri , Communi perfolvantur.
Vailes 8c Riparise folitum onus librarutru
XXV. millium folverent ; & fi aliquid extra
ordinem impendi contingeret , paratse fint ad
omnes cafus pecunise . Ordinaria Avania li-
brarum effet quinquaginta millium ; initioque
novi cujufque Senatus jurare Senatores debe-
bant, felegem fuper hac re fa&am examufiim
obfervaturos .
Eodem tempore inducise cum Florcntinis,
fuadente Ludovico , per femeftre fpatium fa-
c~te funt . Pax domi 8c foris , pra;terquam_
cumCatalanis , fuit; cum quibus tamen nihil
memorabile faclum eft. Raras utrinque tan-
tbm aclas prseda; , nam ab utrifque ad alteros
jam longo tempore infignis aliqua clades illa-
ta non eifl , quse obliterata non crederetur ,
cujus vindiclce dtfiderium reftaret, ut facile^
appareat , utramque gentem ad pacem induci
poffe, fi ejus auctorem inveniffent. Ceffabant
etiam cauta; odiorum , quse inter vicinos efie
confueverunt, qua; a finibus, & jurisdiftione
oppidorum fsepilfime originem ducunt. Mo-
nitis ideo Alexan dri Pontificis, & Ludovici ,
Senatus Legatos Romam mittit. MittiturAn-
tonius Bracellus Jureconfultus , Jacobi filius,
Stephani frater. ( Q.uorum pacris, filiorum-
que.
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5**
Dl RfiBUS G
floedoiftrinafl» tantam fuifle conftat, quantam
tota Italia non ignorat , ita ut non facile ju-'
dicari poffet , pater ne , an Stephanus fihus
praferatur ) qui pacem cum Oratore Hifpa-
no Romx dudum agente tra&aret. Obftitit
rei perficienda? , ut fama fuit , Villamannus
infignis pirata , qui nullis cautionibus , nc_
continuo raperet, ligari pofte credebat ur , cum
ipfe prius promiffam fidero , & fadtas mdu-
cias femper violaverit. Erat ante oculos re-
cens pars Neapoli fafta , interventu Joanna:
fororis Ferdinandi Regis Hifpaniarum , Fer-
dinandi Siciliae Regis uxoris, qua: ab eo im-
pudentiffime violata fuit. Interea Ludovicus
flrmandis rebus noftris maxime conducere_
poffe ratus eft; fi in gratiam cumRegeFran-
corum rediret. Ob id fummo ftudio, atque_
arte impetravit , ut FeudumGenuae, quo Du-
ces nulli a Francorum Regibus inveftin con
fueverunt ( ut proprio utar vocabulo ) fibi
renovaretur. Fuitque a Ludovico tanta arte
impetratum , ut quod Rex rogatus vix fa&u
rus videretur , idem ultro quatuor Dodlores
Gallos , nobilitate & auttoritate claros , ad
eum miferit . Quos cum magnificentiffimo ap-
paratu excepiffet , & (icnt mos eft Sfor-
ciadjrum , rebus pretiofiffimis donaffet , do
mum remifit. Ii ad Regem reverfi multa de
magnanimitate, de confilio, multa de divitns
Ludovici retuliffe dicuntur, teftantes, longe
minora effe, qua: de eo ferantur , quam qua:
ipfi vidiffent. Miffus eodem tempore Medio
lanum Joannes Francifcus Spinula , vir iru.
Urbeprimarius , ad Oratores falutandos . Erat
forte tunc Dux Viglevani , 8c de rebus no-
ftris cum Oratonbus , ut ego vidi, agebat ,
qui noftram in Regiam Majeftatem devotio-
nemprudenter, accommodateque, & in tem-
pore teftatus eft . Affirmavit, gratam mirum
ln modum fuifle Populo Genuenfi hanc ani-
morum reconciliationem , & vere ipfum ad
naturam rediiffe Senatum noftrum , & uni-
verfum Fopulum omnia bene pro redintegra-
tis animis fperare , fi diuturna futura effent ,
qua: confulta funt. Ad quse Legati breviter
ftritftimque refpondentes : Non deerit , o Ge- i
menfes, umquam Rtgia gratia , fi qua> fecimus, j
conflanter fervaveritis . Reverfus ad nos Joan |
nes Francifcus , ab omnibus collanduur, quod
munus fideliter& prudenter adimpleffet. De-
cretatriduanx fupplicationes, noclurni ignes
editi 8t Genuoe, 8c in tota Genuenfi ditione .
Eodem Anno Leonora Roberti Sanfeverinatis
Ducis filia , Joanni Adurno defponfatur , 8c
ad virum menfe Decembri traducitur. Nu-
prias lolemnes facSte funt. Sponfam ad virum
venientem plerique Infubris proceres comita
ti funt ; oc quod numquam antea contigit ,
argenteis vafis donatur primum a Senatu, in-
de ab Artiftis juxta artis facultatem, Potefta-
tiifque 8c locis utriufque littoris ; nec fuit
tam ignobile Oppidum, quod ceffaverit a do-
nis. Certamina equeftria in Sarzano edita^
funt. Nam is locus ludicris certaminibus ac-
commodatior ceteris judicatus eft . Propofita,
8c dara victoribus prsemia . Ludi multiformes
in Palatio celebrati , a quibus tamquam a re
nova pendebat Plebs , 8c integros d:es illis
fpe&antibusimpendebat . Cumque nuptiis ce-
lebrandis quifque effet intentus , & tamquam
Regiasomnes laudarent, nuntiatur Gallianum
Piratam cum ea navi, quam conftruxerat, 8c
quam noftrss integram aeftatem infecuta: fuif-
ient, naves duas noftras, quas Barchias voca-
ENUENSIB U S. ]iS
A raus, cepifle, eafque in PortamHerculisMo.
' nceci , quem nos Villamfrancam appellamus,
deduxifie ; quas inde non multo poft a flutSti-
bus abfumta; funt , 8c plufquam ducenti
noftri fanguinis defiderati . Solicitabat animos
CiviuminfenfusPirata, navis magnitudo; erat
enim^doliorum plufquam trium millium, alta
prora , excelsa puppi , eminentiffimo malo.
Erat prseterea belhcis inftrumentis munitiffi-
ma. Multi eam Florentinorum pecunia fa-
dtam crediderunt , quoniam privati Civis fa-
cultates exfuperabat. Maritimo itaque Magi-
ftratui demandata cura, ut curaret ; ne Ref-
publica aliqua infigni clade afficeretur. Miffi
mox per orbem Nuntii, qui incautas 8c nihil
B tale timentes naves noftras monitas facerent.
Fuit enim hasc navis tantse altitudinis, ut Ni-
gronam illam noftram toto orbe notiffitnam ,
qua raajorem nullam umquam apud nos fuiffe
conftat , ultra tres pedes ex omni fui parte fupe-
raret. Nam illius Architedtus id folum asdifi.
cando refpexit, ut ceterarum omnium eflet emi-
nentiffiraa, 8c ad infequendum , 8c fugiendum
velocior. Tentatum fruftra eft eam compofi-
to ad ftatutam diem igne comburere, Gallo
quodam operam recipiente, qui fidem non_
lervavit. Miffi ad eum, qui de pretio conve-
nirent, fuadente Sabanchano duce. Du<fta_
res per fimulationem 8c moras eft; tamdem_
delufi, donec Pirata omnia , quis eflent ad
navigtndum neceflaria in navem imponeret ,
contra fidem contraque conventa ( nam cau-
tum inter utrofque fuerat, ne neutri alteros
la*derent ) Navem Boetiam non procul a
Portu Vignogneti cepit, 8c fruftra chinante
Prsefecto, contra fi.lem agi , in ipfo ccfliftu
mortuuseft. Lstus itaque in portum, cx quo
paulo ante rcccfferat, triumplianti fimilis cuin
intrare ftudet, ingruente nocte, adverfantibus
ventis, Vignognetum ( nam is locus eft in_
Provincia N.irbonenfi, non procul a Nicea_
millibus paffuum vigintiquinque ) dejecftus
eft Nuntio Genuam hujus rei delato ceteras
pofTc comprehendi, oc non amplius cundtan*
dum rati, agere omnia pro viribus decreve-
D runt. Erant eo tempore in Portu Navesduae,
Salvatica, 8c Guana. Eas inftruere decreve-
runt, fed Guana ex longo itinere inferiores
partes igne detergebat, carinam non multo
poft refectura. Prceficitur illis Julianus Ma-
gnerius vir mari 8c terra in multis probatus.
I Magiftratus rerum maritimarum ad moIe,-n_
contendens, non prius domum redeundum_
'effe dtxit. Ad quod etiam additum eft Sena-
jcus Decretum , quod naves vela ventis da-
rent. Erigitur ftatim Guana, quas recumbe-
bat; conducuntur viri; reparantur dax Tri-
remes, qua; in armamentario erant, iifque_
junguntur. Delegatce feorfum vices juxta re-
rum diverfitatem . Hic remos, alius funes ,
alius aliam rem curat. Erant Civts ex omni
ordine, pueri, juvenes, lenes, qui cur.is ef-
fl.igitabant , 8c fumma cura 8c ftudio excq^ue-
bantur. Commemorabat quifque, quod e re
effe crcdebat . Aderat femper Auguftinus
Adurnus non tantum Gubernatoris munus ,
(ed ubi opus fuerat, privati gerebit ; 8c Con-
radolus Stanga, quorum au£foritas rebus ge-
rendis accelerandifque maxime ufui fuit. Sed
obftat ingens pluvia , 8c qua: facilia fatftu
erant, difficilia ex ea reddcbantur: lubrica_
enim erant omnia. Superabat tamen omnes
difficultares ardor civium, 8c ulcifcendi defi-
derium, ita ut plucibus fomnum tolleret. St
quis
-V -.
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BARTHOLOMl
quis tamen longa defatigatione feffus dormi-
taret, vcl muro, vel ligno forte oblato adh_-
rebat, & vix fomno prseguftato exfurgebat .
Conradolus bombardas arcis mutuum dedtt .
Fiunt omnia trium dierum fpatio minus ho-
ris quatuor. Solvunt naves ; recenfentur nau-
xx numero fexcenti; & favente Noto, fecun-
da die fupra Vignognetum anchoras demit-
«unt. Territus tam fubito & infperatonoftro-
rum adventu hoftis, quos vix captas ab eo
navis notitiam habuiffe crediderat . Statinru
noftri laxato fune, littori appropinquant , &
ipfi naves fuas trabibus fuper .... conjun-
gere conantur, ut facilius difcurrere & fub
venire oppreffis in pugna fuis poffent. Incli
nabat jam dies , nec triremes apparebanr ; &
mare, quod tumuerat, adhuc non quiefcebat.
Proptcrea magnerius proximam diem expe
clandam cenfuit . Orta luce noftri extenfo
alio fune, fruftra annitente Gallieoo , pro
pius accedebant. Vix cceptum agibombardis
eft, cum erecto in media parte navis vexil-
lo, quod pacem indicat, cum paucis ad no
ftras naves defertur, & paclis fimul conditio
nibus , irnmb a noftro Pr_fe<Sto datis , vi&o-
res omnium efficiuntur. Conventum inter ce
tera eft , ut Hieronymus Guanus alterius na-
vis Pr_fe<5tus Niceam iret, tamdiu moratu-
rus, donec conventa: vel potius promiffe pe-
cumoe fibi folvantur: quod honorificum fine_
fanguine, £c parva impensa , cum magna_
omnium laude fadlum dici poffet, & apud
peritos rei bellicae probatiffimum , nifialiquo-
rum invidia (quod f_pe contingit) egregium
facinus aliquantifper debilitaffct . Nuntio hu
jus rei Genuam delato , ingens primo gau-
dium, inde quia felicitati (emper comes eft
invidia , in contumeliam gloria verfa eft .
Nobihtas maledictis illum inceffere , quod
jam captum mercatus eflet . Hieronymurru
Guanum molliter egiffe , quod fe obfidem_
fruftra conftituiffet , parum circonfpeclurru ,
& rei privatse rrale confulentem , quod reli-
clo navis fu~ imperio, alieno arbitrio earr_
tk fe commifiiTet . Crevirque rantnm nonnul
lorum malignitas, ut tam proximus periculo
fuerit viilor, quam Galianus , qui viclus eft .
Necandum piratam efie dictbant, fed prius
focios iacinoris cognolcendos . Qui cum
variis tormentis affedtus fuiffet , nec quicquam
fateretnr, immo fui ltnpensa & ingenio om-
nia fa&a efle affirmarer, nihil minus ipfi ,
quam vitam promittebant. Mittitur fpicula-
tor unus, & irem alter, quos cum in fe ve-
nientts ihfpexillet, vsrbis & opere ....
omnino manus abftiuuerint , ade6 ut non_
niinor viri hujus credatur fuitle animus , vel
potius fortuna, quam fuerit Marii olim erga
lllum Cimbrum. Reverlus itaque fpiculator
ad eos, qui teftes necis publico decreto miffi
fuerant, aifirmavit, vilo Galliano & vires &
animum fiinul corruiffe . Dicet forraffe aliquis:
ficla hxc funt, non fed Dei hoc mi-
raculo fadlum . Ter laqueo necandus fuit ,
ter liberarus gloriofiifima; Virginis prafidiis ,
cui ab ipfa infantia fe voverat, 8c faclus ho
mo preces orarias ipfiVirgini ordinatas num
quam intermilerat . Et fi quis me nimis cre-
oulum dixent , crrat. Profecto non arte_
humana , fed divino auxilio faclum eft. Se-
dato populari tumultu delatus Illicem_ ,
cum aliquot dies in carcere ftetilfet, liberatur
annua ilii ftatuta pecunia, 6c perloluta. Pra;-
nuo oificitur , qui prius tanto impetu dignus
B
D
E
I SENA&EGE 518
morte fuerat judicarus . Francifcus Intoriles
Valentinus, nobili genere ortus, ceterorurru
pirata rapaciffimus, & roultorum Genuenfium
clade notiffimus , dum ex Sardinia Plumbi-
num cum duabus triremibus trajicereconatur
(nam afylum Piratarum eife confuevit Plum-
binum) tempeftate maris in locum , qui ap-
pellatur dejicitur . Cum eo erat
Carolus frater , qui alteram ducebat . Vix
cum triremi evafit Capitaneus Francifcus ,
nam triremis ejus fcopulis impacla eil . Cor-
ficam runc pro Magiftratu Sandti Georgii
Chriftophorus Cattaneus gubernabat, virma-
gni animi, & inter Genuenfes clarus; quiau-
ditis his, qux apud accidiffenc ,
roox omnes, qui ex naufragio (upervixiffent,
comprehendi jubet , & facla nocentum qua?-
ftione (nam multi ex illis in vinculis fuerant,
ut moris eft Catalanorum piratarum) necitra-
dit. Et fruftra tentata per Francifcum redein-
tione, duo 8c viginti partim fecuri , partirru
laqueo poenas luerunt . Fuerunt 8c in numero
peremtorum nepos ejus , & plerique nobiles.
Ha;c res reliquis Piratis incuffit timorem_,
quod viderent null4 pecunia vitam pofthac a
Genuenfibus redimi poffe .
Anno MCCCCXCI. Anno Salutis nonage-
fimo primo quater decies centeno domi &
foris pauca memoratu digna gerta funt. In-
ftrucla; Triremes quatuor fub Bricio Juftiniano
claro &C prudenti viro ad Piratas infequen-
dos , qui fub his diebus mire infeftabant.
Cumque Villamarinum avariffiinum Piratarcu
in Infula Sardinia effe audiviffet, quamvis nu-
roero Triremium inferior hofti effet , fruclas
tamen virtute navalium fociorum , quos de_
multorum numero felegerat , omnibus necef-
fariis magna fcftinatione ad navigationem pa-
ratis , diffimulata navigatione in Sardiniairu
trajecit. Et fub ipfo primum adventu procul
Catalanorum confpicatus duas Triremes , qu_
Largerio Bofam redeunt ( nam Bofa eft Vil-
laroarini Oppidum ) ftatim infequitur hoftes.
Ubi evadere non poffe fperant , littus inva-
dunt. Fugiunt primores, & qui fponte in eis
navigabant . Captis itaque ipfis duabus Tnre-
mibus, folvuntur Gcnuenfes, qui longo tem-
pore in fquallore & miieria miferam fervitu-
tem ferviverant. Nec multo port altera ex
ipfis ab eodem Villamarino, juvante Syracufi
Frsefecflo claffis Ferdinandi Sicilia; Regis re-
cuperatur. Fuerunt tunc, qui arbitrati funt ,
Syracufam, non fponte, fed metu in recupe-
randa Trireme Villamarino operam prajftit f-
fe : quod deinde Regio teftimonio & aliis ar-
gumentis apertius cognitum eft . Et ego idem
aufim affirmare , qui ca tempeftate Neapoli
munus publicum pro Republica gerebam- .
Sed redeundum eft eo , unde digreifus fu'ru ,
6c de Garibaldo dicendum, qui cum facile fic
fecure de Guelfis unum obtruncailet, & con-
tra Gatti ( nam eo nomine Guelfi appella-
bantur ) alium Adurna; ficlionis neci dedii-
fent, ftatim tumultus exoritur, ut ad arma_
concurri totaUrbe crederes. Q.uo vix (edato
Joannes Adurnus mortem fateUitis ambitio-
(ius forfitan judicans, quam quod aequitas ex-
pofceret : Gatti domum folo sequari jubet.
Tulit id permolefte Joannes Ludovicts , nec
immerito ; nam poftquam eo loci ventunu
erat , uc aut puniendi omnes fimul , aut li-
berandi effent , ne alterum puniendo , alte-
rum intacluin dimittendo , diffenfionem in_
Urbe pareret: tequior via tenendafuit. Tanta
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B
5? i B A R THOLOMiE
*on fine fufpicione alicujus proditionis facl» A
cenferi poterat . Ceterum ssquum videbatur ,
poptrtos illos diutind bello feflbs fru&ibus
agrorum fuorum , quibus per multos annos
privati fuerant , pofTe frui . Contra periculo-
fum erat , illos per oppida noftra impunt_
poffe difcurrere , afluetis Florentinis femper
aliquid rimari. Cum autem hoc modo jam_
exaclum femeftre eflet, de prorogindis indu-
ciis per annum haberi ccepta mentio eft. Sed
quia induciarum nomen tam faepe iteratum_
naufeam audientibus faciebat, diverfo nomine
fufpenfionem offenfionum per annum fub con-
ditionibus , quibus priores confumtse eflent,
fecerunt hac lege , ut qui hoc tempore inju-
riam ab inimico reciperet, folum coram Lu
dovico juftitiam peteret , & menfem unum_
judicium ipfius expedtaret ; fubditique Com-
munis Genuse , ac Magiftratus Sandti Georgii
in finibus Macra? pofitt, perfrui agris fuis pof
fenc, ita uc qui ultra citraque Micram agros
haberent , pro ut ante cceptum bellum frue-
rentur. Eodem tempore fupplicationes ob ade
ptamGranatam per Reges Hifpanise, quae ca
put Baeticse eft in triduum decretss, quam re-
gionem Mauri jam per tot annos occupave
rant ; 8c in omni ditione noftra edita lseci tise
figna , qualia in maximis vidtoriis , 8c in_
agendo Deo gratias oftendi folent . Donati
funt sere publico, quiaRegibus Hifpanice pro
hac re ai nos cum literis miffi funt de ade-
pto Regno, 8c pirta vicloria; quibus refpon-
d;'ri per publicas literas vifum eft . Ojii cum
Catholicorum Regum titulum pro rebus egre
gie pro Chriftiana fide geftis fumfifTent, judi-
cantes etiam ex re Chnftiana elfe, fi inquifi
tionem eorum facerent , quos vulgus Marra-
nos appellat , qui cum occuite Judsei efTeic,
publice tamen fe Chriftianos appellari vole-
bant; 8c cum plures in crimine deprehendif-
fent, publicatis eorum bonis , omnes combu.
ri jufferunt . Famaque eft , magnam auri vim
hoc modo extorfifle non fine avaritiae nota.
Nec multo poft reliquos Judssos de Regnis
fuis excedere intra prsefiiutam diem debere_
decreverunt. (j.uod fi quis vel paupertate ,
ut fa?pe contigit , vel alio cafu , non paruif-
fet, aut in ignem mittebatur , aut charadte-
rem Chriftianum fumebat . Pauci fidem-
Chrifti fequuti iunt ; reliqua turba , alii in_
Italiam, alii inGrseciam, 8c in eam AfiE par
tem, quse Grsecise eft vicina, multi in Syriam
& /Egyptuin profecti . Res h«c primo alpe-
c~tu laudabilis vifa eft, quia decus noftrse Re-
ligionis refpiceret ; fed aliquantulum in (e_
crudeliratis continere , fi eos non belluas
fed homines a Deo creatos confideraverimus
Miferum fuit vidiffe eorum calamitates . Mul
ti fame abfumti funt , & in primis lacliantes
& infantes. Matres femivivse filios moritu-
ros fame in ulnis geftantes, 8c ipfae cum filiis
fimul moriebantur . Multi algore , multi Iqual-
lore 8c fiti conficiebantur . Maris agitatio, &
infueta navigatio incredibilem multitudines_
abfum^t. Taceo , quam crudeliter , quam_
avare a vedtoribus habiti funt. Merfi plures
avaritia nautarum ; 8c qui non habebant, un-
de naulum folverent , filios vendebant. Ve-
nerunr in Urbem noftram plures, diucius ta-
men non moraturi ; nam ex antiquis Pacriae
confuerudinibus ultra dies tres moram facere
non poffunc. Conceffum timen eft, uc navc;
quibus vefiebmtur , reparari pofT ent , & ipfi
ahquantulum a fluftuatione r?fici paucorum.
I SENAREGjE
53*
D
E
dierum morsl. Diceres illos larvas ; erantenitn
macilenti , pallidi, oculis intrinfecus pofitis,
& nifi qUod vix fe rflovebanr. mbrtuos dice-
res . Dum naves reficiuntur , paranturque ad
longiorem navigationem neceffaria , magna_
pars hyemis tranfiit. Interea multi apud Mo-
lem moriebantur , quze regio juxca mare_
tantum recipiendis Judseis fuerar depucaca_ :
ntillus camen metus a pefte fuit . Appropin-
quante vere ulcera ccepca funt apparere, quse
hyemc latebant : quod malum diu in Urbe_
nutntum peftilentem proximum annumfecit.
Eodem anno Novembri Innocenrius Odta-
vus Poncifex Maximus , Genuenfis ex nobili
6c antiqua Ciborum Familia humanis ceffit;
in cujus Pontificatu Respublica Genuenfis va-
riis cladibus affedra eft , inclinante eo plurt-
mum ad Florentinos ; & quo majori nexu,
cum ipfis firmaretur, Magdalenam Catherinam
Liurentii Medices filiam Francifco nepoti ,
vel potius filio, defpondit. Amiffa eo tem-
pore Petra Sandla, arniffa Sarzana in Lunenfi ,
juvante eo , 8c fubfidia prstbente Florenrinis
contra nos : quod facile mihi fuitvidere dum
Romse pro rebus publicis agerem, 8c ab eo ,
prout cx fcedere tenebatur, auxilia peterem .
Propter quod re.novata eft potius memoria_
Sixti Prsedecefforis fui , quam recens defletus
interirus. Succurrebat omnibus , quod con-
jurante in nos cota Italisi , & intericum no«
llrum paricer procuranre, verbo non rantum
juvaffet , quinimo cum exercitu , & reliquis
Italia; Potentatibus caftra circa noftraOppida
pofuiffet, &ciim ceteris Italis praeda fafti ef-
femus , noftri naufragii etiam tabulas collige-
ret; &qui jure fanguinis malum averrere de-
buit, in nos prsecipue convertit. Sed ad Six-
tum redeamus . Fuit Sixtus magno animo, &
ingenio liberali, doftrina multiplici, pruden-
tia immensa , quanta in Pontifice defiderari
folet, vicae fandtimonia clarifTimus. Non di-
gnitates natalium, non divitiae , non ambitus,
fed virtutum merita eum in tam fublime fo-
lium conftituerunt. IIIo jubenre ftratae funt
vise Urbis latere codto ; & quse tortuofse 8c
deformes eranc porticibus coensfis 8c obfcu-
ris, directa; 8c in apertam formam 8c re6tam
redudtse func. Romanis primo inique ferenci-
bus, fed poftea dignitace operis gratiffimurru
fuit. /Edificavit Hontes , «Templa , Hofbitia
ad languentium commodum ; 8c ea quiaem_
magn.i impensa, uc qui Romam nunc videant,
aliam Urbem putent .
Suoceffit Innocentio Alexander Sextus Va-
lentinus ex nobili Borgiarum Familia Calli-
fti nepos , mult3rum rerum experientia cla-
rus. Grata fuic ejus eledlio Civibus memo-
ria patrui , qui multis caritatis officiis Ge-
nuenfes profequutus eft . Nam diffidentibus
Romse Oratonbus Genuenfibus cum Floren-
tinis de prsecedencia , Gcnuenfes prsecedere_
debere declaravic , affirmans Ducalem digni-
tatem , qua Populus Genuenfis ornatus eft ,
privaro regimini anteponendam effe; prseter-
ea digniora effe merita noftra in Sanc"tam_.
Romanam Ecclefiam Pontificefque , quanu
Florentinorum fint . Miffi ad eum quatuor
Oracores Jacobus Spinula Jureconfultus 8:
Eques , Joannes Baptifta Adurnus , Paulus
Flifcus , 8c Silvefter de Invrea viri ornatiffi-
mi. ©rationem habuit Latinam 8c gravem ,
Sc ab omnibus commendatam Jacobus , quse
impreffa Romss per mulcorum manus devo-
i iuta eft , non fine Patrise 8c ri" laude . Ii
impe-
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*33
DE REBUS GENUENSIBUS.
A
B
impetrata privilegtorum noftrorum confirma-
tione , bonaque fpe impleti , domum redie-
'°Anno MCCCCXCID. Nonagefimum ter-
tium Annum poft mille quadringentos memo.
rabilem ab ejus initio etiam facit peftilentia ,
quse fequuta eft, & imroenfi frigoris vis . Nam
ipsi Natalis Dei luce, & poftridie marejuxta
pontes & apud molem adeo con^elavit, ut
navicularii Barcbas, & portitores a terra ul-
terius progredi, nec fe diflolvi a continenti
poflenc . Quod noftri «tate contigit num-
quam , nec in noftris Annalibus fcriptum re-
peritur . Frigus profecto fimile illi , quod Ca-
phenfibus accidere confuevit, nifi majus no-
ftrum fuerit. Appropinquante vere detedta»,
peftis, & ubi primum ulcera apparere coepta
funt, creati Officiales Sanitati procurandae,
deputatae pecuniae, ordinati vefpillones; inde
difputatum eft, in qua potifttmum Urbis par-
te a?groti' reducerentur. Nonnulli extra Ur-
bem oranino mittendos dicebant, defignantes
locum , quem a capite Promontorii Albarii
uique ad oftium Fluminis Bifannis, commodi
tate aqua? ad ufum & neceflitacem languen
tium, domorumque, qua? in ea planitie Tunt ,
commoditate, dicebant. Effe prseterea roare_
proximum , per quod comportari oronia facil-
lime poffent. Alii alia loca; 8c intra Urbem_
efle reducendos. Vicit tamen fententiaeorura
qui in Urbe reftringendos dicerent : quia com
modius , 6t tutius , & fine periculo contadtus
in Urbe effe credebantur . Data ea pars Ur
bis , qua? ingredientibus Portam Aquefola?
dextra remanet ad muros ufque veteres Ur-
bis . Cives in Villis fe reduxerunt ; quibus
Villa? non effent, fi fuppeterent pecunia?, per
Riparias abierunt. Fratres Adurni, &Con
radolus , non fine vitae periculo maximo ofli
cium Patrise, optimorumque redtorum intre-
pide praeftiterunt . Mortui funt ex his, qui
remanferunt, plures ; nam facH eorum, qui in
Urbe remanferunt defct iptione , poftea cenfi .
vix duo ex denario numero inventi funt fu
pervixifle. Miranda res dictu, 3c psene num
quam auditum: qui ?n Villis erant, affatim_
omnia neceflaria fanis & segrotis prxbebant .
Rarae per rura mortes ; & tota vis mali intra
confeptum murorum videbatur inclufa. Dura-
vit ea ufque ad diem decimam quintam Au
gufti , in qua dies Caniculares fiuem habent
& quo majores ardores foris fuerunt, eo ci
tius extincta eft . Joannes ( nam Conradolus
& Auguftinus , alter in Monafterio Sandti Be.
nigni , alter in Fregoforum domo, qua? eft
apud San&om Thomam, fecefferant ) intrepi-
dus , clauftris Palatii ex omni fui parte con-
clufis, & cuftodibus impofitis, ne milites va-
gari poffen^, uno tantum contentus famulo ,
vitam fibi prsefervavit , paucis tamen rcilitibus
abfumtis . Nullum tota Urbe latrocinium fa
dtum eft ; fed non minori cura angebat cives
yagatus rumor, Florentinos, praemiflis iarn^
equitibus aiiquot 8c pediribus , novare res in
Lunenfi decrevifle ; Ferdinandumque Sicilix
Regera jam educlo in agros exercitu , claffem
parare . Augebatur etiam eorum cura, quod
a Ludovico moniti fuerant, in tanta rerum..
folitudine diligentius cavere. Fropterea pedi-
tes 300. miffi (unt eo; inftrudta; triremes dux,
quse Ligufticam oram tutando occulate diicur-
rerent. Varii tota seftate rumores ferebantur ;
& ficut erant omnibus ftudia partium varia ,
ita exitus eorum quifque futuros prsedicebat .
534
Tamdem compertum eft, ea fa&i fuiffe , ut
Pontificem a Ludovico dtmoverent , & in_
fuas partes retraherent : quod rieri pafle Jpe-
rabatur, fi novum Pontificem, & adhuc ltne
milite prius occupaffent, quam a Ludovico
fubfidiamitterentur : erat praecerea per id tem-
poris Federicus Ferdinandi filius Romae a pa-
tre miffus, cui Pontifex k omnta fa<Sturum_
promiferat pro defiderio patris . Nec multo
poft vulgatum eft , eum relidto priori fosdere
Regi adnsefiffe: quod confirmavit revocatio
exercitus. Solutus eo metu Pontifex colligere
pecunias ftudet ; equites peditefque intra Ur-
bem ducere . Cumque jam fatis vinum fibi
colledlum vidiflet, duodecim Cardinales una-
eleclione creavit , exiftimans ad conciliandos
fibi Principum animos eos permaxime pofle_
conducere . Multis Cardinalium creatio graca
fuit. Solus Ferdinandus nullum habuit . Tres
pro defiderio Ludovici creati: propter quod
omnes exiftimavere , ea vana fuiffe , qua? de_.
foedere Pontificis cum Rege jaclata eflenc . Ac-
cedebac ad hoc, quod Afcanius, qui aliquan-
tulum depreflus videbatur, ad pnores favo-
res, prioremque aucloricatem redierat; & Ju-
iianus de Ruvere Cardinalis Santfti Petri ad
Vincula , Afcanio infenfus , qui paulo ante ex
Oftia Tiberina, in quo loco per mulcos dies
fponte exulaverat, inde Romam venerat. His
cognitis illuc, unde paulo ante difcefferat, re-
verfus eft. Prseterea Ludovicus, qui Cardinali
Fregofo pro Arce Genua? fibi tradita eo tem-
wre , quo imperium Urbis acceperac , an-
luam aureorum fex millium penfionem ex
l : oedere dare promiferac, 8s eo ufque folverac,
quia in creatione Cardinalium fimul cum Ju-
liano de Ruvere convenerat, folutionem recu-
fabat.
Dum ifta ita aguntur, Blanca Galeatii Sfor-
cia? filia Maximiliano Romanorum Regi cum
dote aureorum quadringentorum millium de-
fponiata eft. Legati a Rege Mediolanum roiffi,
& magnificentifltmo apparacu recepci . Solem-
nia nuptiarum, & ceremoniat celebratae funt
pro more domus Sforciadum . Redieruot per
id tempus Francifcus Marchefius Jureconlul-
tus , vir doftiffimus , & Joannes Antonius
Grimaldus , ambo viri providi , & de fua Pa-
tria benemeriti, Oratores noftri ex Hifpania,
pace cum illis Regibus , honeftis conditionibus
firmati . Qui cum multa de fingulari eorum
virtute retuliffent, hoc fuper omnia non ta-
cuerunt : Nemini amplius in eorum Regnis ,
ietiam in Magiftratu canftituto, impune errare
I licet ; imo paratam , fubitamque habere caftt-
gationem . Q.uae res omnibus lpem fecit pacts
diuturna?. Conventum in foedere eft, ut capci-
vi ab utraque parte liberarentur ; & qua; bellt
tempore fub fide capta fuiffent.reftituerentur.
Magna minoraque ligna majoribus coercioni-
bus alligarentur ; nec de Infula Corfica ullo
modo efle nobis dubitandum . Fuerunt in eo
pacis tradtatu pro noftra Republica alia multa
gt-fta , quse fi quis accuratius cognofcere vo^
luerit vel publica vel privata causa , facile—
erit ea in noftro Archivo vidcre • •
li etiam affirmaverunt , vera effe, qu* de
Infulis nuper rep.Ttis a Chriflophoro Colum-
bo Genuenfi di&a feruntur. De quo quia ia-
mentionem devenimus, non ingratum forfitan
legentibus erit paucula quaedam referre, qua
a certo Auftore cognovi, 6e his noftrts fcnptii
addere . Nam a?tas noftra llii plunmum deber,
aui folus aperuit,quod ante per tot fecula la-
4 Mm a wtt.
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y35 BARTHOLOM
tuit . Mirabile certe inventum, perfpicax in-
genium, conftantia in exequendo firma . Sed
iam ad eum veniamus . Chnftophorus , & Bar-
tholoroseus Columbi fratres Genuse plebejis
parentibus orti, 8c lanificii mercede viclita-
runt . Nam pater textor, carminatores filii
aliquando fuerunt. Sed ne frontem contrahas
Ledtor, quod Carminatores dixerim, declara-
bo nomen, non quia omnibus, vel mediocri-
ter Iitcratis apertum non fit, fed cum publi
cum munus geram , ira tequum eft, & dicere
cogor etiam pro plebejis hominibus , ut hsec
intelligant. Carminatores ji funt, quos vulgus
Scarzatores appellac . Volo ego humili & ple-
bcjo nunc dicendi genere incedere, cupiens
ctiam populo lacisfacere, & per manus om-
nium tradtari, non curans quicquam prseter
veritatem dicere. Qui fratres hoc cempore per
totam Europam audaciffimo aufu , & in rebus
humanis mirabili novitate in m3gnam claritu-
dinem evafere. Hi fiqudem intra pueriles an-
nos parvis literis imbuti, deinde puberes facti
de more gentis noflrse in navigationes exive-
rant . Sed Bartholomseus minor natu in Lufi-
tania demum Uliflipone conllitit, ubi inteiuus
quseftui , tabellis pingendis operam dedit,
queis ad ufum nauticum , juftis climatis , 8c
proporrionibus fervatis , maria, portus , litto-
ra, Sinus, Infulse effinguntur. Proficifcebancur
Uliffipone quotannis , & redibant emifla na-
vigia , quse coeptam ante hos annos qu.idra-
ginta navigationem per Oceanum ad Occiden-
tales iEchiopes, terras geiuelque omnibus re-
tro feculis incognitas aperuere . Barrholomseus
autem fermonibus eoruin alTuetus , qui ab alio
quodammodo terrarum orbe redibant, ftudio
pingcndi dudtus, argumenta, 8c animi cogica-
tum cum fratre rerum nauticarum peritiore
communicat , oftendens omnino neceflarium ,
li quis, iEchiopum Meridionalibus littoribus
relidtis , in pelagus ad manum dexteram Oc
cidentem verfus curfum dirigeret, ut is pro-
cul dubio continentem terram aliquando ob-
viam eflet habiturus. Qua perfuafione Chrifto-
phorus inductus , in aula Regum Caftella; fefe
infinuans, viros doclos alloquitur, ac docet,
in animo fibi efle, nifi adjumenta defictrenc ,
mulco prscclarius quam Lu(itani feciflent, no
vas Terras , Populofque novos, ubi minime
putetur invenire. Hxc autcm ad aures Regias
per hos viros, quibus ea vana non viderentur,
delata , ftudio glorije , atque cum Lufitanis
aemulationis incenfos Regcs pcpulere, ut Co
lumbo bina navigia exornari ad eam naviga-
tionem, quam meditacus erat, juflerint . Qui-
bus ille navigiis ex Hifpanis lutoribus folvens
Anno nc2. Kalendis Septembris, poflquam_
ab Infulis Fortunatis Meridiem verfus naviga-
verat , 8c jam proximus parallelo videretur,
qui fub Cancro eft, declinans ad manumdex
tram , atque altum, inaeceffum, vaftumque
Pelagus petens, omnium navigantium audacif-
fimus, complures dies ad Occidentem tenuit.
Nec tamen ufquc aut lnfulse aut Terrse appa-
rcbant , quanv is quadragics Centena millii^
pafluum a gradibus Occidentem verfus remo-
tum jim lefe efle arbitraretur . Jamque in-
defperationem yerti audacia cceperat ; nam^
etiam tx comitibus plerique retro curlum
vertere, cum fi perfeverarent, alimenta dcfi-
cerent, fuadebant. Sed ipfe aniroi conftans ,
8c vultu intrepidus tum demum edixit , cer-
tum fibi tfle prsecognitis ac perfpedris fignis ,
m poiterum diem terras appanturas . Didto-
Ml SENAREGjE
A
B
J3*
d
E
que mox fides affuit: qupd illi maximam au-
dtoritatem ac dictorum faclorumque omnium
pofthac fiduciam apud fuos addidit. Infulse
erant fex , ut ipfe poftmodum per epiftolas
amicis fcripfit, quibus nomen indidit . Exipfis
duae majores ; Joanna major. Quam tamen
Infulam nondum circumadlus navigiis arbitra-
retur feri quidam homines incolunt ,
quos Canibales appellant, humana carne ve-
fcentes, ac Infularum aliarum populos latro-
ciniis infeftantes . Nam cavatis magnarum ar-
borum truncis navigantes , ad proximos traji-
ciunt, atque homines quafi feras in cibos ve-
nantur . Ex his cavatis arboribus unum ia-
mari naclus Columbus , plenum hujufmodi
feris hominibus, non fine prcelio ac magna_.
vi, cum fefe acerrime defenderent, ccepit ,
captivofque ex his nonnullos in Hifpaniarru.
ufque poftea provexit . Primam, ad quam
appulit , Infulam Hifpaniolam nuncupavit, in
qua multi mortales paupertate & nuditate^
coufpicui cernebantur. Hi primo nutibus ad
(ecuricacem congreflus evocaci , poftquam do-
nis 8c omni g^nere humanitatis aliciebantur ,
facile apparcbant ftupentes novi coloris, novi-
que habitus alienigenas homines, non tam-
quam terrigenos, fed tamquam e Ccelodemif-
fos admirari . Et fugientes infsquendo , mu-
lierem quamdam comprehenderant , quarru
cum ad naves devexiilenc, vino & aliis rebus
repleflent & veftitam vilibus tamen rebus di-
mififlent ( nam nudi incedunt ) ceterorurru
poltea turbam ad littus catervacim devexit .
Nulla ibi animalia quadrupedia, pracer canes
quofdam pufillos , haberi cognitum eft . Ali-
menta hominum funt radices rapis fimiles, 8c
qusedam etiam glandes , longe alia figud
quam noftras, pares tamen fapore, nifi eflent
ufui jocondiores , mollibus caftaneis , 8c re-
centibus fimiles . Agis ipfi eos vocant. Au-
rum modicum collo pendente lamina anne-
xum; 8c pectori haerens , ac ad ufque puden-
da quafi velamen paucis d^ductum, virorum
mulicrumque commune . Sed Chriftophorus
quod maxime qusefierat aflecutum fe exifti-
mans , rctro in Hifpanias remeare quampri-
mum conltiruit, ut inftruclior deinde ad has
eafdem Infulas , Terrafque rediret. Reliftis
igitur quadiagtnta ex fuis in loco , quem ce-
perac, 8t communiverat, quafi pofleffionem-.
pro Regibus CaftellaS adeptus, 8c fcfe mox
rediturum pollicitus, linquens littora illa cur-
fum ultra ad Orientem unde venerac direxit ,
in Hifpaniamque revertitur; nuntiofque pra;-
mittit , quibus omnia a fe gefta Reges per-
nofcerent, quibus ea plufquam dici poflitgra-
tiffima fuere. Nam Chriftophorum delatis ho-
noribus extollentes, 8c Prcefeclum Regium..
totius rei maritimse declarantes, obviam llh
miferunt clariffimos ex omni Regno proceres,
a quibus ad fe honorificentiffime deduceretur .
Adduxerat ipfe ex Barbaris fecum aliquot ,
per quos rei geftse fides magis confirmaretur .
Ceterum uc Reges volebant, fama per omnes
terras interea diffunditur, auro plurimfim in-
vencum orbem , quem Indias vocitabanc , 8c
aromacibus ac plcrifque rtbus pretiofiffimis ad
ufum vitse mortalium abundare. Alia igicur
navigia plufcula 8c majora parancur, 8e rebus
his inftrudttora , quibus Barbarorum animi al-
lici magis pofle putabatur . In primis autem
homines ex omni arcificio, 8c animalia com-
plura ex cictirum genere , etiam fues,quorum
proventus ad incrementum mirabile : poflea-.
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557
D E R E B U S
multiplicatus eft . Sed triticum a femente pri-
tob ftatim ad altitudinem grandiufculam cna-
tum , antequam fpicefferet , deperierat . At
Regum juffu arma virique, in navibus numero
duodecim imponuntur, ut yel etiam reniten-
tes Barbari ad quodlibet officiura retineren-
tur . Bartholomaeum , ac tertium fratrem Ja-
tobum i'n ea expeditione Chriftophorus fecum
duxit, claffemque hujufmodi ad.Hifpaniolam
per navigationem dierum non amplius XX.
falvam perducit ; fuofque , quos reliquerat ,
ad unum omnes a Barbaris reperit ftrangula-
tos, quod in eorum mulieres injurii fuiffe di-
cerentur. Sed Chriftophorus accufata' quidem
Barbarorum ingratitudine ac fsevitia, cum his
tamen per nova beneficia reconciliatut , dolo-
rem diffimulans , ut ad reliqua deftinata ani
mo expeditiore progrederetur : De auro pri-
mum inquirit , ac de fpeciebus in noftro orbe
fpeciofionbus . Aurum modicum reperit , 8e
femen quoddam piperi perfimil», & figura &
fapore non multum contrarium . Oppidum-
adveiftis materiis sedificat , eique Elifabeth no-
men indidit . Ipfe duabus ex omni numero
navibus affuratis Infulam ipfam circuit; ut-
que ulteriora pernofceret , latus . .
Joanna» , quam Infulam quoque putaverat , ita
primo adventu nuncupatam, diem unum 8c
feptuaginta pernavigat , Occidentem verfus
perpetuum curfumtenens. Nullam umquam
navigationem neque longiorem fpatio, neque
diuturniorem continuationem fuiffe, conftat ;
fiuippe circiter fexagies centena millia paf-
uum vir nauticus, & curfus navigiorum Exi-
ftimator peritiffimus , feciffe fe, dierum no-
cliumque curfu computato, ipfemet in epifto-
lis, quas vidimus manu propria" ipfius fcriptas,
prodidit . Ultimum locum Evangeliftam nun-
cupavit. Remeanftjue quantum licuit, finus ,
promontoria , portu , atque omne latus de-
curfum fignavit in tabella. Referebat autera-
is , latus elevationem Artici poli decem &
odto graduum habere , eum quatuor & viginti
Septemtrionale latus Hifpaniolss Infulas poii
ipfius altitudinem oftendat.
Decurfo jam paene toto anno, levi fufurro,
inde veraciori rumore voctferatum , Carolum
Regem Francorum Ferdinando Siciliae Regi
bellum inferre decrevifle, quia Alphonfus Pa-
ter, inde ipfe per multos annos Regnum oc-
cupaffent , quod jure deberi fibi affirmabat ,
quod Joanna Regina Neapolitana Ladislai
Soror, quse fratri in Regno fuccefferat, licet
Alphonfum filium adoptaflet , heredemque in-
ftituiffet , tamen poftea illum abdicafle , & Lu-
dovicum Andegavenfem Renati fratrem , cui
inde Renatus fuccefferat , heredem feciflet .
Ludovicum vero ipfius Caroli Patrem a Re-
nato nominatum fuiffe, fi Carolus Andega-
venfis Renati Nepos, quem valetudinarium
videbat, fine prole mori contingeret. Reginae
teftamentum , quod per multos annos latue-
rat , Elianus Calvus Genuenfis decexit; nam
majores fui cum per multos annos Joannas in-
ferviflerit, in Regni illius perturbationibus ha-
buerant . Q.uod cum magna fpe ad Regem
deportatum fuiffet, 8c fi Gallis plurimum ad
vulgi fivorem aucupandum profuiffet, ipfi ta-
men Eliano vel nihil , vel parum profuit .
Nam per multorum aures vulgati teftamenti
famd, procerum animos novarum rerum avi-
dos ad multa erexit. Apud nos autem , prout
erant ftudia diverfa, caufas belli 8c deprirr-e-
bant, & extolkbant. Ojui Aragonenfibus fa-
GENUENSIBUS.
A
«8
B
vebanr, fcedus, quod Reges Hifpaniae nuper *
cum Carolo percuffiflent , verebantur, Perpi-
niani reftitutionem multi faciebant, ac infuper
Comitatum Centumx : nam ea loca Joannes
Aragonum Rex pro bello, quod cum Barchi-
nonenfibus geffit, pignori Ludovico Patri obli-
gaverat. Praterea aureorum ducenta millia ,
quas Carolo per Reges Hifpaniae debebantur ,
remiffa. Infuper qui tranfitum Gallorum hor-
rebant , multi faciebant , quod cum Ferdinan-
do filiam fuam ex Joanna Sorore, Regis Hif-
sanias Nepoti , Alphonfo filio , Calabrix DuCi^
lari in matrimonium effiagitaffet , diu per ver- .
>a duclus, repudiatus, &.quafi defpeclus re-
manfit . Hoc erat, quod tantopere cupiebat
fapientiffimus ille Rex: nam eo matrimonio
fibi, & pofteris confultum permaxime fpera-
jat. Feruntque, illum tot rebus uno tempore
agitatum praevidiffe calamitatem Regni, 8c
ingenti emiffo fufpirio in caetu clariffimorum
virorum, ter obfcuram ** vilanaminclamaffe.
Alii vana effe credebant , vel potius fimula-
bant, quae vulgo loquerentur. Hoc tamen ad
Ferdinandi depreffionem agi neminem in ItaUa
efle qui Gallorum adventum non horreat 8e
quamquam fimultates inter Principes , 8t aper-
ta odia vigerent, non tamen quemquam Gal»
los cupere. Dum per varios fermones , 8c va-
rias opiniones in Urbe noftra, in qua magna
femper effe confuevit loquendi licentia, ita_#
ageretur: primus ad nos pro FrancorumRege
venit Reinaldus Maffilia oriundus, exploratu-
rus Civium animos pro eo bello, quod mo-
turus effet, quot navibus, quot triremibus in
Italica expeditione uti poffet. Is apud Spinu-
las honorifice exceptus, de omnibufque edo-
clrus, ad Regem reverfus eft. Arbitrati non-
nulli funt, Ludovicum non ferio ifta , fed fitSte
facere, quo Ferdinandum Regem metu Gal-
iico attomtum (uppltcem ad eum venire com-
pelleret . Sed non temere hsec a Ferdinando
excipiebantur, utpote qui intima Principun»
cbgnofcere melius poterat: ideo Naves trire-
mes quanta potuit celeritate refici mandavit,
novas xdificari, deleAam toto Regnohaberi;
prxterea equos, quorum magnus numerus ilh
fuit , ei armentis educi, 8c domitos frenis
impedire, ceteraque ad bellum opportuna pa-
rari . Dum autem ab utraque parte magni
fiunt apparatus , Galli pro gloria, Itah pro
defenfione rerum fuarum , pnefens annus la-
bitur. • . A
AnnoMCCCCXClV. Pnncipio Anni nona-
gefimi quarti Ludovicus ex foedere , quod
cum Francorum Rege inierat , duodectm trt-
remes coofici jubet , navefque quatuor paran.
Nam hunc numerum toto belli tempore iua
impensi daturum receperat . Deportata? Con-
radolo pecuniai! , 8c magnd cura in ufum beili
diftnbuta? . Dum ha?c apud nos aguntur, nua-
tiatur, Ferdinandum Neapolitanum Regenu.
feptimo Kalendas Februarii hora circiter diei
XVII. humanis cefilfle; Alphonfumque Cala-
brias Ducem , filium primogenitum , magnis
clamoribus & exultatione Kegem falutatum ;
eumdemque ftatim fumto imperio multa agri
jugera, quas pater inculta per multos annos m
ufum venationum tenebat ( nam mirifice lllis
oblecTabatur ) dominis reftituiffe, piternilque
infuper omnibus creditonbus fatisfien man-
daffej multa digna optimo Rege feciffe, cujus
sloriae nifi fortuna obltitiffet , Avo Patnque_-
non ceffiffet. Compofitis itaque quantum po-
tuit domi rebus, ventura timens, externa au-
xilia
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LiOOqI
8 le
BATHOLOM
xilia quserere , & Pontificem in (uas partes
totis conatibus ftudet attrahere , impugnanti-
bus acriter Oratoribus Gallis, & Mediolanen-
fibus, qui forte tunc Roma: erant . Eodem_
tempore Pontifex neptem fuam Juliam . ... •
Alphonfi filio, adolefcenti adhuc , defpondit ,
foedufque inter eos firmatum eft. Cardinalem
quoque Neapolim mittit , a quo admirabi 1
omnium confenfu coronatur . Mox quaj belli
fuerunt curare ccepit ; 8c quia man ac terra
hoftes venturos fama erat, luftrare exercitum,
conducere novum militem , triremes veteres
reficere, novas aedificare fummo ftudio curat;
& tertium genus navium , quod Arbatociam
appellabat, confici mandavit , quod ad ma-
jores bombardas emiuendas aptior erat. Rem
pecuniariam quantum potuit fine populorum
invidia, 8c gravamine curat; Oratores per to-
tam Italiam ad petenda auxilia dimittit , pro-
nuntians eos , qui primum Gallos in poffeflio-
nem Italiae induxiflent , eofdem priroo de do-
mo fua ejiciendos, quamvis ip(e for/itan vjci
nitate periculi proximior effet. Soli Florentini
conftantes in fide fuerunt . Veneti quafi ludi
fpedtatores expectantes quam fortem fortuna
rebus daret, medii videbantur; veriti etiam ,
ut arbitror , Romanorum Regem , qui cum
Rege Francorum fcedus recens inierat . Inte-
rim J'ilianus de Ruvere Cardinalis Sancti Pe-
tri ad Vincula , qui diu fe in oppido Oftias
Tyberinas detinuerat , certior per amicos fa-
clus imminere fibi ab Alexandro Pontificc
M.iximo, vitae periculum, uno aut ad fummum
altero contentus focio, quo facilius 8c tutius
per flumen delabi poffet, Brigantinum , quod
forti ea no&e Tyberiro intraverat , conlcen-
dit, 8c per medias triremes Villamarini , qux
ipfum quafi obfellum fervabant, (ubter labens,
quarto die Savonam pervenit . Ad quem fta-
tim profecli Conradolus, 8c Joannes, civefque
quatuor, officium pro Ludovico 8c pro Repu-
blica prseftiterunt . Saona difcedens citatiffimo
itiuere Avenionem pervenit . Mox a Pontifice
litera; veniunt, mandantes A venionenfibus , ut
illum hofpitio prohiberent, neve deinceps Le-
gatum haberent, in nulloque parerent. Eodem
tempore a Rege Francorum literas ad eofdem
afferuntur, excidium Urbis comminantes , fi
Pontifici paruiffent . Difcedens illinc Lugdu
num IV. rvilendis Jnlii appulit , incredibili
honore exceptus . Interea ad nos venit vir in
ter Gallos prudens , St multirum rerum ex-
perientia clarus Petrus d'Orffe, magnus Fran-
cias Scutifer , pecunias ad bellum neceffarias
paraturus . Is quinque 8c feptuaginta millia_
aureorum ab Antonio Sauli cambio accepit ,
nullis Antonio (uffragantibus , ut mos eft in_
tam magna fumroa raercatoribus facere . Et
Rorose XXV. millia ab eodem Antonio etiam
cepir . Et quia tam grandis fumma confuevit
cambiari, ncc tam facile perfici, ita non indi
gna mihi vifa eft , qua; m^moriaj roandaretur,
ut omnes ctiam fcianr, quantum bellicis rtbus
mercatura conferat . Tres oneraria» naves in_,
Provinciaro Narbonenfem miffaj ad multi ge-
neris inrtrumenca bellica devehendum , qua;
lintribusSc navibus fluvialibus per Rhodanum
ad rnare ufque jam delara erant . Jam per
utramque kipariam vulgatum erat , claffem-
Regiam Idibus Julii foluturam . Q.ua die_
etiam claflis, qua; apud Britones,6c Norman-
nos , ceterofque Oceani populos parata dice-
batur, venturam ctiam crones credebant. In
yenitbantur abunde omnia pro ipfa claffe in
Ml SENAREGiE
A
54«
ftruenda : folum deerant remi , quorum non
modo paucitas erat , fed fumma indigentia_ .
Vicit tamen diligentia inopiam , procurante_
Conradolo . Jam parata erat claflis Ludovici ;
Regia fegnius incedebat, cum ex Roma nun^
tiatum e(t, Alphonfum Regem fuam accelera-
re . Noftri veriti id quod erat , ne ad pertur.
bandam quietem noftram pararetur, nara uni-
cum videbatur falutare remedium , fi bellum
procul a domo fua in noftra ditione incendif-
fet : cogitare, 8c timere cceperunt . Augeba-
tur in dies metus Cardinalis Fregofi , 8c Hy-
bleti de Flifco ; nam alterum jam ex Roma,
Hybletum vero e Carpo, in quo loco opera
Ludovici exulare credebatur , difcefliffe fama
B erat . Qui omnia circumfpiciens tria millia_
virorum huc miferat, nofque oculatos efle_
monuerat . Rex vero totidem Elvetios jaou
dertinaverat traje&uros in Regnum . Arago-
nenfis claflis Neapoli difcedens Labronara per-
venic, inde in Lunae Portum commoditace_
commeatus fe recepit , fperans incolas ftudio
ftctionis ( nam ex majori parte Fregofae funt)
ad (ua vota retrahere . Qui cum nec pollici-
tationibus, nec minis fle&i pollent , ut a fide
declinarent, ad arma ventum eft ; & fruftra_
tentato oppido omnes fe in naves receperunt,
majori ordine, 8c majori arte denuo tentatu-
ri. Vulgatur fama per vicina loca, decurrunt
ad mare Montani , praelertim ii, qui Guelfcc
Adurnaeque faclionis erant . Joannes Ludovi-
cus , etfi adhuc ex morbo, quo graviter labo-
raverat , kngueret , Spediam partim leclica ,
partim equo fe deferri curavit, ut fi neceflitas
vigeret , etiam cum fratre manum confereret.
Stabat in anchoris hoftilis claflis , fola morl
nobis infefta. Galloruro Duces indecorura exifti-
mantes.oppida noftra fua causa infeftari,eundura
obviam Aragonenfibus dicunt ; fed flabat per
eos dies Notus , qui naves impediebat , fed
fpirante poftea Borea Joannes Maria Sanfeve-
rinus, cc Joannes Adurnus triremes confcen-
dunt, 8c alterum diem in Portum Luna» per-
veniunt . Aragonea claflis , quia inferior na-
vium magnitudine erat , Labronam rediit . Erant
D in claffe noftra naves feptem magns, 8c qua-
tuor Gallicae altitudinis laudandae, fi ceteras
potius quam noitras refpicimus, crireraes XX.
Galleoni duodecim . Duces, laudatis accolis
Portus Veneris , quod in fide perltitiffent , 8c
viriliter obrtitiffent , Caftellum non longe ab
oppido paflibus plus minufve quadringentis ra
fcopulo , qui parumper in regione Infulae,
quam incolre Palmariam nominant, in mare_
decurrit , lignis 8c rudi materia Eedificant , ut
interiora finus infpicere apertius poffent, 8e
venientes hoftes bombardis repellere ; relifto-
que ibi prafidio Portum repetunt. Intenm-
Ludovicus Aurelianus Dux, qui cum Ludo-
vico Sfortia multa prius de ratione gerendi
belli Alexandriae fimul contulerat, Genuan_
venit, 8c in ornatiflima domo Cardinalis San-
&i Petri ad Vincula, qux olim Fregoforum
fuit , excipitur ; 8c quia magnam vim aun
importafle fama fuit, ideo claffem brevi folu-
turam omnes fperabant ; 8c equites, qui in_
Regnum trajiciendi eflent, in ltaliam jam per-
venifle ; Regemque, Duci Borbonio forono
fuo relifta cura Galliae , Alpes jam fuperafle .
Adventu Ducis augetur numerus lignorum,8c
quotquot naves inventae funt , conducuntur .
Unica tantbm oneraria ad merces convehen-
das retenta eft. Sed claflis Aragonea, cui Fe-
dericus Alfonfi frater prserat-, cum nihil per
rnultos
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54i
D E R E B U S
G E
A
«ultos dies tentaflet, cognitis. his, quse de_
fldventu Regis affirmarentur, cum ns copns,
auas ex Neapoli devexerat, & quas ro agro
Pifano- confcripferat, ex Labrona, ubi aliquot
die» moratus fuerat , in noftrara Ripariam
venit . Erant rounita omnia loca Ripana
daplicatis pr*fidiis. Miffa tela, arma , bom-
bard» & al' a ad viitum neceffaria * difpoutx
Juxta mare excubiae, moniti qui in promonto-
riis erant, figna diligenter facere, vel igne U
nox eflet, vel fumo fi diu. In hac expectatio
oe quarto Nonas Septembris in ipfo folis oc-
cafu confpeiSti ignes , nuirtii appropjnquantis
elaffis.Toti fere notfte vigilatum Urbe eft ,
Qallis, ut mos Hlis eft, timentibus, & parum
Itaiis omnibus fidentibus, & occultamaliquam
Eroditionem imaginantibus. . Sequenti luce_
oftes expofitis quatuor millibus mihtum Ra-
paUi, Rechum ufque excurfionem fecerunt .
Noftri magnl feitinatione die fequenti vix
dum orta luce leni aura ex portu folvunt ,
iuflis terreftribus copiis fcqui . Claffem duce
bat Aurelianus Dux cum mille fere Elvetiis ;
•xercitui Antonius Maria, & Joaanes Adur-
nus prserant ; fed ea die non ultra Rechum
progreffus exercitus eft. Aurelianus vix fe-
cundo die penetrare intra finum Rapalli po
tuit. Aragonenfes ut in tam fubitis rebus po
tuerunt, locum fofsd cinxerunt, obicibus,
trabibus, 8e alil quacumque materia, qua;
forte ad manus fuit . Galli quam maxime po-
terant claflera terra appropinquabant, ut per
fonduro licebat , ut hoftes , quos nullas habere
bombardas fcirenr, ipfi , quibus magnus ru
merus erat, facilius Uederent; nam luperato
colle Ruta? . qui medius eft inter Rechum &
Rapaltom , Duces noftri appropinquabant , &
per tumuluro quemdam littori proximum,
paoluhim declivem, caftaneis, & aliis arbo-
ribus devium defcenderant . Et erat dies fe
ftus natalis Virginis Mariae, cum Elvetiiprimi
proelium tentantes, aliquantulum rejiciuntur ;
led ftatim renovata 1 pugni majori impetu in-
hoftes infurgunt. Pugnatur ab utraque partc-
acriter, & pons medius inter vicum, & par-
vam planitiem, per quem ex tumulo defcen
fus fit, is non multo proelio capitur; ftatim
que magno clamore vociferatur, Joannem Lu
dovicum Flifcum cum peditibus DC. a tergo
inftare. Qua re audita veriti , ne circumve-
nirentur, in fugam Aragonenfes verfi funr, &
proximos montes fecuti, fperantes fub Hy
bleto ficilius a montanis pofle falvari . Casfi
eo periculo funt ex hoftibus plufquam 200.
capti plures, in quibus Julius Urfinus, Fre
gofinus, 85 Rolandinus Fregofi. Qui vero fil
vas & montes petierunt, ab accolis fpoliati
funt, & fine cajde omnes abire permifti . Soli
Elvetii nemini parcebant. Hybletus peritia_
locorum, & magna inter Rapallinos aucton
tate, cum filiis evafit. Fregofinus, qui pote
rat fimul evadere, Italico timens militi fecon
fidere, ne in poteftatem Ludovici traderetur ,
quem fibi infenfiflimum efle cognofceret, arbi-
trio Aurelianer.fis Ducis fe commifit . Diri-
piuntur Oppidsni a Barbaris, Joanne Adurno
clamante abftinendum a prjeda oppidanorum
efle, poftquam hoftes abiiflent, nec ipfi in^
culpa eflent. Crevitque adeo cxdendo Barba-
rorum rabies, ut vix Joannes necem evitave-
rit . Armati , & inermes uno modo ab ipfis
habebantur . Languentes quinquaginta , qui
forte erant in quodam hofpicio, in quo male
ft habentes recipi folent, obtruncati funt. Ir-
D
NUENSIBUS. 541
ritavit effera immanitas illorum non modoGe-
nuenies, fed Italos omnes, ut non multum_
tunc a feditione abfuerit. Non minor erac
etiam tntra Urbem indignatio ex commifera-
tione oppidanorum, ut non anirous ad vindi-
clara deefle videretur, fed auclor tumultus .,
Adurni fratres timentes, ne arma in Urbe per
populares fumta tn Civitate difcordi facile
poffent poftea deponi, amicos hortari, lenire
plebem . Interfecti tamen aliquot ex Elvetiis
funt : qua; res plurimum placando rumori , 8c
fedandae indignationi accommodata fuit. Deve-
xerant forte Elvetii tres ex Rapallo lembun-
culum, quem in littore fubdu&um videraot ,
expe<5tantes apud Pontem , in quo ligna ven-
duntur, emtorem. Cum fuperveniens navicu-
larius rem fuam vendi poffe negat, eamque
fibi reftitui petit. Recufantibus illis, & multa
non intelledta a noftris blateraotibus 8c di-
centibus in hac contentione, fit multorurru
concurfus . Vox ftatim edita eft in vulgus ,
Genueofes ab Elvetiis trucidari, ficta potius ,
quam facla . Conclamatum ad arma , claufas
apothecs, perquifiti per varias inftitorias ta-
bernas Elvetii lunt, 8c eo impetu viginti tru-
cidati. Joannes tumultum non fine raagno la-
bore oppreffu , qui nifl mox extincftus fuiflet ,
inter lugubres annumerari ille dies potuiffet .
Poftero die conjedtis plerifque in carcerem ,
qui arma in eo tumultu fumfiflent, de duobus
tantum fupplicium fumtum fuiflet, fed Due.is
interceffiooe liberati funt. Erat Gallica cUffis
in anchoris fupra Portum , in quaro multi
Proceres Gallici timentes fe receperant . Paca-
tis omnibus, iimul cum Duce fequenti die 10
terram defcenderunt, totaque claffis Portum
intravit. Hybletus per afperrimos montes val-
lefque profundiflimas, 8c devia faxa fugiens ,
ter ad ipfam nuditatem fpoliatus eft, ter k
montanis vefte villica donatus ; quarto iterum
denudatus, converfus ad Rolandinum filiuro:
Eundum , inquit , efl, fili, nobis more priiti pa-
rentity ne Jtt qui nos fpe p^ada amplius infe~
quatur. Et in tanta calamitate rifu correptura
( ut erat ad omnes fortuna; cafus aequiffimi in-
genii ) ferunt. Julius Urfinus ad Joannem Lu-
dovicum duclus ( nam uterque Guelfus ) non
tamquam ad hollem , fed amiciflimura hofpi-
tem, duclus eft. Rex jam Aftam pervenerat,
ad quem veloces nuntii mifli, qui referant ,
Genuse omnia pacata effe . Profeclus eo etiatn
eft magnus Scutifer, Hercules Dux Ferrana; ,
& Ludovicus, quo animus ejus magis confir-
maretur. .
Interea Genuse in tanti Regis expectatione
multa certatim parabantur. Domus plufquam
centum quinquaginta praecipuo ornatu confti-
tutse, & minores alia? multas totl urbeaddita;.
Supellex varia mutuo data Civibus ad ld de-
putatis, prout erat cuique ampU, vel angu-
fta domi res. Primores Urbis Regem hotpi-
tem habere cupiebant. Auriae Domos omnes
fuas exornaverant, tamquam ipfi Regem ex-
cepturi eflent. Hoc idem feceranr Spinuli .
Q.ui cum Urbem in fpem fui adventus erexii-
fet, tamdem non amplius venturum pronun-
tiat . Pif«ta jam erat clafTn promtifli na ad
omnem juftionem , non taniiiro ajquanda iliis,
quas majores noftri pro Regibus Francia; ad
Orientales expeditiones fccerunr, fed iupenor,
prifertim fi numerum, 8e genus navium re-
fpiciamus . Fuerunt naves oneranae XII. mira-
bilis magnitudinis, in quibus cellula? cumprae-
fepibus ad excipiendos equos mille quingen-
r tos .
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1
545 BARTHOLOMifil S E N A &EG/E
tos . Nonaginta fex minores , quas Barchias A
appellant; tres 8c viginti quingentos 8c fexa-
ginta . Galeoni novum genus navium XVII.
Sagittea? XXVI. quingentos odloginta . Erat
praterea triremis una oneraria, quat centum-
portaret equos; triremes triginta, fed in his
nihil praner remiges, 8c focios navales. Re-
gia prauerea triremis , quae major ceteris erat,
aurata puppi , tegmine ferico ea arte extructa,
ut erigr depomque facile pro arbitrio poffet .
Attulit Civitati apparatus ifte commoduiiL.
maximum , diverfis diverfa vendentibus . Qui
tamen ftudia pacis fequebmtur, rem non om-
nino approbabant; nam mercatura quafi mor
tua videbitur , & finis tanti apparatus non_
facile pra?videbatur, quamvis Aragonea claf- 1 B
fis jam vilis haberetur .
Perfedtis quas fupra difta funt, Aurelianus
Aftam contendit, fecumque Fregofinum ducit,
quem ea tenus non ut captivum , fed fami-
harem domefticum habuerat, adeo quidem_ ,
ut fratribus Adurnis caufas fufpicionis injece-
rit. Interim Rex morbillis correptus vel mu-
tatione aeris, vel quia id morbi genus com-
mune omnibus fere eft, per multos dies fe_
vifendum non prseftitit . Reftituto Rege age-
batur fegnius res belli ; angufta enim erat res
pecuniaria: quod compofito a fuis fieri crede-
bat , adducentibus plures diflicultates , ut a
tranfitu illum dimoverent. Qui 8c fi profequi
iter , quod inchoaverat, omnino decreviffet , q
vocatis tamen Gallia? Principibus.quid agen-
dum tflet , proponit, fententiamquc eorum_
rogat. Laudaverunt pame omnes, omittendam
efle Neapolitanam expeditionem , aflerentes
Italiam Gallis fatalem efTe . Aderat in eo con-
filio Ludovicus, qui reliquorum fententiam_,
impugnavit, affirmaiis juftam expedicionem , 8c
certam vidtoriam efie , 8c indecorum tanto
Regi hoc modo regredi . Qjiid putas , inquit ,
6 Rex , Alphonfwn Aragonenfem , ccterojquc-.
Duccs , populofque diiluros , Ji vix te fines Ita-
lite ingrejfum , ne uno qu.dem tvaginato enfe
abiiffe viderint ? Quid illos , quos tn tantam fpem
trexiftil Satius erat, te Alpes numquam tranf
grejfum . Venifti ergo folum , ut redires? Ad rj
ha:c Rex : Bene , inquit, fentis Ludovice . Mihi
fiat fententia Romam omnino ire ,nifi proh,bear .
Et converfus ad effigiem Matris Salvatoris Dei
noftri, obteftatus eft, fe non ante pedem re-
tro adlurum, quam Urbem intraverit . Quod
videntes Galli, omilsa penitus redeundi men-
tione , qu£E belli effenr, omni cura agere. J im
Papiam pervenerat, cum Joannem Galeacium
Mariam Mediolani Ducem dilfenteria gravicer
laborare invenit . Quem cum vifitaffet , ferunt,
Joannem Galeacium inter amplexus ( nam fan-
guine juncti erant ) 8c lacrymas , quse illi ul-
tima; forfitan fuerunt, filios fuos brevi fermone
commendaffe. Cnm Parmam perveniffet, eum
exfpirafle non fine veneni fufpicione nuntiatum
eft. Ludovicus, Nepotis morte auditii , ftatim
Mediolanum reverfus eft , feque Ducem con-
itituit; fumtifque infignibus Duc ilibus omnium
confenfu , properantem Regem in Oppido
Vilta non longe a Sarzana aliquot millibus
paffuurn apprehendit . Vcnit in eodemOppido
obviam Petrus Medices , quamvis cum AI-
phonfo fcedere jun<5tus eflet, Regem venera-
turus. Ferunt in eo conventu ftatutum , ut
Sarzana , Pecra-San&a , & Pific in Regis pote-
ftarem pervenirent , 8c tam diu permmerent ,
donec Regnum adcptus eflet . Venerunc inte-
nm ad nos Princeps Salernitanus , 8c Baldaffar
544
Pofterla , ut nos ad bellum contra Florentinos
incitarent, dicentes, Oppida noftra Sarzanam»
8c Petram Sanclam cum primum in potefta-
tem Regis veniflent, ad nos redituras. Prseibat
cum parte exercitus . Dux egregius Monpen-
ferius, 8c pleraque Florentinorum Oppida vi
ceperat, Fivizanum, Albianum, Capriolam ;
nec multo poft Caftrum novum, Falcinellum,
& Nicolam, nonmultoquidem negotio. Erant
in Oppido Nicolse ducenti pedites eo ordine
difpofiti, ut eo prafidio ceteris Oppidis vicinis
fuccurri poffet. li pridie quam Rex Sarzanam
intraret, infcii quid Petrus Medices cumRege
egiflet , per clivum quemdam in planiciettu
defcendebant , ut vicino oppido auxilium pra»-
ftarent : quos cum Galli vidiffent , qui Tre-
biani 8c Veffani erant, miflis repente aliquot
equis per foffas, quse in ea planicie funt , prius
eos praeoccuparunt, quam confpici ab eis po-
tuerint ; 8c ad unum omnes obtruncati funt .
Hsc ; n Lunenfi agebantur, cum Prafes Pari.
fienfis, qui 8c ipfe venerat ad nos contra Flo-
rentiuos incitandos, ubi cognovit , qua; acta
effent , Regemque jam Sarzanam 8c Petram
Sinclam intrafle , omniaque illi patere, Op-
pidilque proefidia impofuiffe , Pifafque con-
tendere ; ftatim abiit . Ingreffus Rex Pifas ,
Civitatem libertate donavit , 8c ex arcibus
duabus, quas Florentini intra Urbem tene-
bant, alteram fuo prafidio munivit , alterara
Pifanis tradidir. Videns ha?c Petrus , veritus
magnam molem fupra caput fuum divolvi
poffe, Florentiam citato curfu conceffit , a&u-
rus fuper omnia rem pecuniariam, quam ubi
impetrare nequivit, vehementius dubitare, 8c
rei fuse omnino diffidere. Rex vero continua-
to itinere Florentiam profectus cft, Urbem-
que cum parte exercitus intravit, ex qua pri-
die Cardinalis 8c Petrus difceflerant . Vene-
runt eo tempore quatuor ad eura Oratores
Genuenfes, juxta Civitatis leges elec"ti , cete-
rum primores Urbis , qui expofita legatione »
capto tempore promiffam reftitutionem Oppi-
dorum noftrorum peterent. Ii aliquot diebus
fruftra inflando morati , domum redierunt ;
danatus militii Lucas Spinula ex Oratoribus
unus, primus inter Spinulas. Florentini quum
noftris Oratoribus mulca humanititis officia
prasftitiflent , multarum difcordiarum culpam-i
in Laurentium Medicem rejecerunt, inde in_
Petrum filium. Addidirant prseterea, Oppida
nortra, qua3 ipfi pofiident, non impeditura ,
quo minus ad naturam rediremus; largeque^
efculentis poculentifque donarunt. Rex dum
conditiones craclat cum novis Recloribus , 8c
titulum Caroli VIII. Migni per adulationem
potius Florentinorum , quam fua voluntate af-
fumit, rumor in populo fubortus eft, confti-
tuifle eum, Petrurn Medicem reftituere; vix-
que a tumultu ceffitum. Galli veriti populi
furorem , ftatim Exercitum intra Urbem du-
cunt. Conventum tamdem cum Florentinis ,
uc aureos centum quadraginta millia tripartito
per fingula intervalla perfoivant ; recuperaco
vero Regno, oppida, quae in Lunenfi Tufcia
ance ejus adventum poffiderent , ipfis reftitue-
rentur: quod Genuenfibus ingratum fuit . Nam
paulo ante ipfo Sarzanil difccdente, Oppida_-
noftra, qua; Florentini per vim occupaffent ,
reftituturum promiferat. Quam rem cum per
Galeatium Sanfeverinatem Ludovicus inftan-
tiflime frurtra petiiffet, ferunt, auxifle indigna-
tioncm , cur a Rege animum alienaverit. Se-
nas, £c Viterbium, cedentibus omnibus, in-
travit ;
545
DEREBUS GENUENSIBUS.
A
54*
travit; omnia pervia Gallico furori. Pontifex
obvios Oratores mittit , qui illum lenirent .
Proponebantur ab eo varia? conditiones ; quas ,
ne acrius illum incitarent, nec omnino acci-
piebat Pontifex , nec rejiciebat . Dicebat Pon-
tifex, Ecclefia Urbes, fpiritualemque dignita-
tem fibi perfervari , poftea fe fa<5hirum , quod
Rex cuperet. Et dum nuntii crebri hi.ic atque
hinc difcurrunt, Ferdinandus Calabrie Dux
Alphonfi filius , ut nutantem Pontificem in—
propofito confirmaret , ex Flaminia , ubi Joan-
nem Francifcum Sanfeverinatem venientem per
multos dies detinuerat, Romam venit, pau-
luraque ibi moratus, non fatis Pontifici fidens
( nam proximus erat Gallorum exercitus ) ad
tutandum Regnum properat. Galli Urbem_
intrant; Pontifex vero fe in Molem Adriani
recipit. Adtum per intenuntios inter eos eft .
magni Turcarum Regis frater, qui
in Vaticano jam longo tempore aflervabaiur ,
& Cardmalis Valentinus, eum quocumque-
iret fequerentur. Nondum alter alterum vide-
rat, cum in ea via, quae eft in muris, & du-
cit ex Vaticano ad Molem , obviifiunt. Tunc
Rex ter per fpatii intervalla, flexo genu , nudo
capite, Pontificem veneratus eft. lndepropior
factus, pedes ofculaturus, procumbens fuble
vatur, quem Pontifex multis lacrymis exce
pifle, & frontem deofculafle ferunt. Poftero
die in Templo Divi Petri ad Altare majus
rem divinam celebravit; Aquilani interim a
Prajfectis Gallorum follicitati, fe medios inter
utrofque futuros profitentur, & pleraque Op
pida, in Brutiis prae(ertim, qua; Virginio Ur
fino parebant, partim vi, partim deditione ir
eorum poteltatem devenerunt. Galli maturan
duro rati, nam hyems jam jam in fcribus erat,
aggredi Regnum ftatuunt . Vellitrafque per
venerant , cum Oratores Ferdinandi Hifpania
rum Regis veniunt, petentes, ut ab Regno
Neapolitano abftineret , 8c patererur id per
leges cognofci . Quod fi oblitionem recularer,
bellum illi extunc indicerent . Ad ea Rex :
Miror, inquit, Oratores , Regtm v,ftrum , qui
fiiat me non tnferendt belli cupiditate , ftd recu-
fcrandi Rtgni mei , quod Siragonenfis jam pcr
tot annos occupatum detinent , id factre , & in
Alpbonfum injuftum detentorem jufia arma^
movere, nec conveniens ejfe , ut mamftflam rtm
incerto judicio fubjiciam . Per(u;idereque fib
non poffe, Hifpanum Regem, cum quopaulo
ante pacem 8c fcedus inierat, arma iojulia — .
contra eum, rera juftam agentem , moturum
Et tum utrum velit , accipiu pacem , aut
bellum, cogniturum tamdem ipfum , quid julta
arma poflint .
Anno MCCCCXCV. Erit hic Annus no-
nagefimus quintus fupra quadringentcfimum
millenum varietate multarum rerum , 8c infi
gnibus cladibus propter Gallorum adventum
in Italiam memorandus . Apud nos licet pri-
ma arma mota fint , prima etiam vidroria
fuit ; folique Regem vinci poffe demonftravi
mus : quod facile prsfenti Commentario co
gnofcetur . Alphonfus cum hoftem potentiffi
mum jam proximum videret, feque ab omni
bus deftitutum , & populis fuis invifurn , ut
eft femper plebs rerum novarum cupida
turpe confilium , ceterum a multis comproba-
tum aggreditur, regno fe abdicandi , 8c extol
lendi filium . Sumptis itaque paucis familia-
ribus decimo Calendas Februarii de media
noc"re in arcem, quara Ovi appellant, traje-
cit, afHrmans , hoc ita fato datum effe , ut
Tom. XXIF.
C.
D
E
vivens filio regnum traderet. Abeunte Rege
luftus in arce ingens adeo fubortus eft ; 6c
lacrymarum vis , ut non major in obitu Fer-
dinandi fuifle credatur . Poftero die cum mur-
mur in populo fubortum eflet Regem abiifle,
ut erant cuiufque ftudia, libere verba in po-
pulo jactabantur . Tamdem nullo impellente
ad arma concurfum eft , igniris omnibus in-
ter fe , quod arma fumta vellent , neutris al-
teros intelligentibus , ut fit in fubita & nova
re. Ferdinandus Alphonfi filius .tumultu au-
dito , equo per urbem devectus , ferrum fse-
pius inclamitans, fedilia Nobilium Neapolita-
norum difcurrens, tumultum fedavit . Ea die
Alphonfus Regno le abdicans filium Regemj
inftituit; & non aliter quam morituri folent,
teftamentum condidit , & colledto auro 80
margaritis ad numerum aureorum CCC. mil-
lium, cum paucis , & iis quidem Curix fu.e
ignobilioribus, confcenfis triremibus , quinto
Nonas Februarii in Siciliam traj:cit , credens
Italia; Principcs, Procerefque regni , innocenti
filio, 8c Regi noYO, auxilio futuros ; qui etfi
nihil meruillet , propter quod fubfidia expe-
clare non poteMt, tamen nulli fuiffet injurius.
Sed non fucceflit confilium, nullis fe moven-
tibus in novi Regis favorero : damnatumque
tale confilium a multis fuit • Ferdinandus, ut
(e Regem oftenderet , ftipatus magna proce-
rum caterva , populo pone (equenti , Regio
vexillo praseunte, Urbem circuens, munificus
8c liberalis omnibus, ingrefius majus Templum,
quoJ Divo Januario dicatum efl: , nudo capi-
te , genu flexo ad Deum preces toto corde
effundebat . Statimque in arcem novam fe re-
cipit , & in omni aclione fc Regem often-
dens, ad exercitum , qui apud San&um Ger-
manum erat , rediit ; & quo confiftere tutiuS
poflet Capuam profe<5his eft. Defecerant jam
ut demonftratum eft Aquilani , & Cardinalis
Aragonenfis Sulmone expulfus fuerat ; Galli-
que 8c Columnenfes partim verfus Apuliam,
partim per eam viam , quse ad Vulturnurn.,
amnem, Soram, Venafrumque ducit, iter ca-
piunt , minitabundi , quod Marchio Pifcariaj
caduceatores tres , quos Rex per oppida Re-
gni ad petendam pafllm deditionem dimife-
rat , necari laqueo jufliflet . Expugnatur eo
tempore Oppidum Sancli Joannis , munitifli-
mum natura, & valido prssfidio , in quo fex-
centi pedite^ erant deleiStJs juventutis . Ad
unum omnes obtruncati funt . Territi ea cla-
de vicini populi . Venafrum ftatim ad Gallos
deftcit. Capitur Sanclus Germanus , & Tea-
,num. Neapoli varia colloquia 8c multorunij
fulurri audiebantur ; annona in dies carior
erat. Ferdinandus etfi prius videret Civitatis
penculum, reliclo exercitu Capua: , Neapo-
lim properavit. Aragonenfis exercitus ut pn-
mum Regem abiifle vidit, diffolvitur. Recep-
ta Capua ab eildem Urfnus , qui cum Ferdi-
nando mihtabant, Regia gaza diripitur, equi-
que. Rediens ftatim Ferdinandus ubi Urbem
captam vidit ; ftatim Neapolim revertitur .
Ibint jam libero metu Caduceatores , cum_
Averfa cedit. Rex ut vidit tanto furori refi-
ftere fe non poffe, Neapolitanis liberam con-
fulendi eorum rebus potefiatem concefiit . Ipfe
vero cum patruo, 8c Marchione Pifcarise , fep-
tingentifque Elvetiis in arcem Novam fe re-
cepit, in qui Joanna Hifpanias Regis (oror ,
Avia lua hubitare folebu . Carolus hsec fen-
tiens, citatis itineribus non longe a Neapolt
millibus paffuum duobus, in ea domo , quam
N a AI-
1 v
DinitizRd hv
B
547 BARTHOLOMjE
Alphonfus ad delicias conftruxerat , fubfedit A
biduo, ibique moratus ocravo Calendas Mar-
lii Capuanam Arcem ingreditur, difpofitis to-
ta Urbe in privarprum domibus armatis : quod
novitate rei , 8c infuetudine Neapolitanis per-
moleftum fuit . Judasi itatim prasdse expodti,
& equi Regii, quomm magnus numerus erat.
Videres paffim per vias nuptas, virgines, pue-
ros a militibus trahi, 8t exfpoliari , 8c mares
Judseos Ui confpe&u fuorum jugulari . Multi
tum in cloacis delitefcentes impetum evita-
runt . Habet enim ea Civitas meatus fubter
raneos plures , per quos alias captam ab ho-
ftibus fuiffe fama eft . Nolani itatim Oratores
mittunt imperata facturi . Urfini cum Gallis
res fuas componunt . Oppugnari ccepta eft
Arx Nova . Dejcdtse primo murorum pinnse
tanta arte,'ut non dirui , ied cominus gladio
refcindi viderentur . Mox ubi propugnacula^
dejecta funt , ut confiilere in muns nemo
iam poiTet, Galli propius accedentes , diem
pugnse propofuerunt . Ditlidentibus, ut fit fiue
certo Duce, qui prsefidio Arcis relicti fuerant
( nam Ferdinandus 8c Joanna in Arcem Ovi
ie reduxerant ) pactis condirionibus Arx tra-
ditur. Cbtruncati primo mgreiTu aliquot Hi
fpani, 8c Elvetii. Mox ad aliam Pifa-Falconem
converfi eam capiunt : nam Turris Sancti
Vincentii, quse tn mari eft , prius G;-.liicurr_,
prsefidium receperat . Federicus Aiagoneus ,
qui m Infulim Evariam cum alns Regia;
itirpis confugerat , a Carolo vocatur ; horta
turq;,e eum , cum amiiTum Regnum videar ,
nepoti fuadeat, ut conditioncs , quas ei datu-
rus fit, non rtcufet ; nam 8c ipfi, 8c noverca?
extra Regnum tam large daturum aifirmavit ,
ut regio more vitam ducere poflint ; Ferdi-
nando verb virginem Regia: rtirpis in matri-
monium collocaturum , oppidaque in Gallns
pleraque. Federicus cum nihil eorum , qua:
oblata fuiflent , curaiTet, rediit . Dejicitur lta-
tim Turris Pifa Fa!coni,8c ea muri pars, qua:
eft e regione ipfius ufque ad ipfam rupem_. .
Praeterea Arci praeerat Antonelius Pizulus Ci
vis Neapolitanus probata; fidei, quiubi retiftere
fe non pofle vidit, tertio Calendas Martii *
Evariam navigat . Arx Cajctse ftatim txpu
gnatur. Cardinalis Fregofus, 8c Hybletus Fli
icus, qui naves confcenderant , fide ab Rege
impetrata defcendunt, 8c clementer a Rege_
iuicepti, ut qui prseviderat eorum operam re
bus fuis aliquando ufui futuram . Carolus vix
Urbem ingreflus,populis de folito tributo au
reos CCLXXX. millia remifit ; pknfque im-
munitatem largitus eft . Nummos argenteos
adinltar nummi aurei,quem fcutum appellant,
cudi, & in ipfis hsec verba infcribi : Chriflus
vtMit , Chriflus regnai , Chnflus imperat ,
jubet .
Dum ha?c Neapoli aguntur , Apuliam, Ca-
labriam, Brutios, reliqualque paene omnesRe-
gni Provincias , Galli iubegerant . Supererat
tantum lniula Evaria, Matihsea, Tropoea, Arx
Scilii, Gallipolis , Brundufium , Arx Barii .
Dum Carolus confirmandis noviter parti Re
tni negotns intentus eft , Florentini iublatas
bi Pii.is molelte ferentes bellum ipfis mo-
vent , arb.trantes implicitum Regem aliis cu-
ris auxilia non praritiiurum , vel faltem conni-
ventibus oculis fpcctaiurum , donec promif-
fam ab eis pecumam excerpierit . A qaibus
cum plura oppida partim vi , partim metu
Florentini cepitfent , ita ut propriis viribus
ttien libertatem non potfe crederent, Oratares
D
I SENAREGiE 54 j
ad noftrum Senatum miferunt , ut renafcenti
eorum Reipublica: compati vellemus. Ii bent-
gne excepti . Dato Senatu in hsec verba locu-
ti funt. „ Si pro dignitate hujus veftri Sena-
„ tus, noftraque neceflitate , pro qua ad vos
„ venimus , Patres optimi, verba non feceri-
„ mus,hoc tantum diutinse fervituti, in quam
,, nos Florentini mifere crudeliterque habue-
„ runt, referetur. Longa defuetudo efficit, ut
,, quomodo cum ampliflimis viris, quales vos
„ eftis, loqui oporteat , omnino didicerinaus .
„ Noiter enim fermo , noftraeque Reipublic*
„ actiones, nifi cum plebeis de folvendo rri-
„ buto, de colendo agro fuit.Et utinamagros
,, nobis reliquillent . Erant cogitationes no-
,, ftrse , quomodo graviflima crebraque onera
„ penderemus , ne duros carceres fubire co-
„ geremur. Timemus adhuc memoria nuper
abjecta: fervitutis. Ignofcite nobis , Senato-
res gra-iifimi : noftra neceffitas , etiam fi
„ nihil dicat, Ioquitur. Refpiramus, cumvos
„ videmus. Eramus modo in vinculis , nunc
„ liberi ; eramus quafi mortui, nunc veftra_.
,, fpe vivimus . Recordatus optimus maximus
„ Deus miftricordise fuae , Iibertatem nobis
mifit de Ccelo . Eam nobis dedit Carolus
Rex, qui ut eam nobis ipfis fervaremus ,
dixit. Non poflumus ioli ; debiles furnus ;
vix fpiratum duc imus. Unica nobis fpes
„ eft de vobis. Veftri opera 8c vivere8tmo-
,, ri poflumus . Miieremini conditionis noftrse.
Si nobis affueritis, Civitas illa veftra erit ,
& noftram libertatem a Regeclementiflimo
„ acceptam vobis n feremus ; 8c fi nobis eatn
,, fervaveritis , tamquam veltri milites com-
„ munibus odiis illos profequemur . Quod fi
„ forfitan affequi id a vobis non poflemus ,
„ ipfi Saguntinorum more in noimetipfos fss-
,, viemus, 8c hoitium crudelitatem exiupera-
„ bimus; uxores, filios propria manu obtrun-
„ cabimns ; Domos, Templa incendemus ; 8e
„ tamdem corpora noftra cum ardenti pira_
,, comburi finemus, ne hoitis fse^ iendi in nos
„ poteitatem habeat „ . His dictis in lacry-
mas defierunt. Commovit oratio aud.entes, 8r
nulla arte prolata ad miiericordiam omnes
concitav it. Dimiffis Legatis , 8c bono animo
juflis efle, creati ofto Cives , in quibus Joan-
nes Baptiita Grimaldus vir prudens , 8c dc_
Hepublici noftra multipliciter beneraeritus ,
hac potiffimum in re quod a ftudiis factio-
num, quibus noftra Urbs multipliciter agita-
tur, alienus femper inventus eft , ut in omni
actione five publica,five privata, difcerni non
potuerit , in quam potiffimum partem decli-
naverit . Illud etiam omittendum non eft ,
quod (blus noftris temporibus , rehctis priva-
tis actiombus, totum fe ad Rempublicarru
contulerit, magni ingenii , graviflimi confilii,
multa rerum publicarum experientia . Data_.
funt Pilanis arma, fagittse, lancese, clypei , 8c
pleraque alia bello neccff.iria , quse domum_.
delata , 8c in publicum expofita animos illis
auxit, oc eos ad tuendam libertatem confirma-
vit. Miffus eo eft Alexander Negronus cum_.
pecuniis, mandatumque populis , qui in fini-
bus funt, fi repentinum periculum Pifanis in-
gruat, arma in eorum auxilium fumant:quod
Isepius ab Alexandro requifiti fecerunt . Sed
hoftes equitatu fuperiores erant , ex agrifque
in oppida fugientes includebant, quse indevel
vi, vel deditione in eorum poteftatem deve-
niebant. Re ad Magiilratum Pifanum ( nam
iuxta morem noftrum Cives deputati erant >
dela-
f4S>
DE REBUS GENUENSIBUS.
B
delata, Pifanam Rempublicam ducentis equiti-
bus gravis armatura;, & totidem levionbus ,
oaingentifque peditibus tueri poffe affirma-
batur. Ha;c Principi delata amica; genti fern
anxilia non modo laudavit , fed aureoruro vi-
Einti millia fe diffoluturum recepit . A Magi-
ftratu Sancri Georgii pars noftra decreta.Jam
«le&i , qui k Senenfibus , fk Lucenfibus com-
munibus hoftibus Florentinorum portionem
fuam peterenr, cum cognitum eft, ardorem il-
lum Ludovici defervefcere, qui poftea a nobis
folicitatus refpondir, vereri, ne Regem fubve-
niendo offenderet . Augebat eodem tempore
Civium animos cura Oppidorum noftrorum ,
qua: Florentinis reftitui debere jadtabantur ; 8t
nobis, pranerquam verba Galli dabant. Erat
per id tempus Genuaa Gallus quidam Primo-
deus nomine , vir equidem bonus, qui cum
defiderium Urbis cognoviflet , operam fuam
apud Regem ultro obtulit . Pofle Genuenfium
animos perpetuo nexu ligari ; fi agat de Op-
pidis noitris, quod toties nuntiis 8c literis fe
facrurum dixit , aureos XLVI. millia quod
prius Praefidi Parifienfi promiferanr, fine mora
perfolutos . Sed vana omnia fuerunt . Jacrari
interim incertis audroribus qusedam de novo
fcedere Italia; vifa funt, qus veracioribus po-
ftea teftimoniis comprobata funt . Galli , vel
quia ita neceffitas urgeret, vel ut hoc experi
mento probarent, an vera eflent, qua; de novo
foedere per vulgus dicerentur, naves triremef
que novo ftipendio ad confirmandum nuper
paratum Regr.um conducere velle affirmant .
Qjiod cum per maximas potius difficulrates
quam aperta navigatione aflequi nequiviflent,
corpora triiemium, qua; apud nos eflent, tar-
di petierunt .
Dum ifta agerentur, <Soo. pedites ad Urbis
prsefidium miiti venerunt . Statim tertio No-
nas Aprilis foedus inter Sunimum Pontificem,
Romanorum , 8c Hifpaniatum Reges , Vene-
tos,& Medioiani Ducem ad mutuam rtatuum
defenfionem , 8c Chriftiana; Reipublica; falu-
tem nuntiatur ; nam (ub his verbis publica-
tum eft. Triduanse ob id d.-creta? fupplicatio-
nes, 8c pleraque laetiiiae (igna . Galli ha»c vi-
dentes abierunt , triiemes fuas negari iniquo
animo terentes . Statim inftruitur claflis ma-
gnarum navtum quatuor , & XII. tiiremium :
nam Galli aliquot inftructas habebant. F-.rant
apud nos omnia plena exptclationis, quidtam
porentiflimorum Prir.cipum colligatio vellet .
Ludovicus m.igis atque magis videns exerci-
tum fub Aureliano Duce crefcere , timere—
coepit, ne occupatis militibus in agro Placen-
tino, quos Carolo redeunti obvios miferat ,
in terga rueret . Novaria interim per proditio-
nem in Aurelianenfis poteftatem pervenit . Fa-
clis in agrum Viglevanenfem excurfionibus
intra moenia Novaria; compelluntur rtdire^ .
Carolus ne includi in eo quafi angulo patere-
tur, XIII. Calendis Junii Neapoli dilcedens
Romam venit, biduoque ibi moratus eft.Pon-
tifex vero in Urbem-Veterem jam conceflerat.
Timebant omnes adventum tjus , fed in pri-
mis Florentini, quod Pifanos ipfo invito ma-
gnis cladibus affeciffent. Propter quod is ve-
ritus , ne forfitan fibi porta; clauderentur ,
omifsa Florentia, Pifas conceflit . Interea Me-
diolani Dux copias omnes in agrum Placenti-
num ducit, ut advenientibus Gallis obfifterer,
caftraque juxtaOppidum Fornovum, quod eft
in ripa Tarii amnis, metatur . Pra:enu Vene-
torum copiis Murchio Mantuas ; JoanaesFrau-
Tm. XXIV.
55»
ifcus Sanfeverinas Mediolanenfibus . Et jatn
pervenerat Sarzanam Rex , in quo loco fama
eft, varia de tranfitu fuo habuiffe confilia_, .
Suadebant nonnulli, prsefertim exules Fregofi,
ut per oraro noftram tranfitum faceret; Adur-
nos fratres vifo Rege Urbem tradituros . Sed
terrebat eum foli fterilitas, pabulique inopia ,
viarumque afperitas . Tarnd^m per Pontremu-
lum & Bracellum iter faciendum dixit com-
moditate tranfitus , 8c ne rnetu de recto itine-
re, & diverfos calles faxaque, retrocedere vi-
deretur. Partis igitur magna difficultate ciba-
riis, collecraque militid in agro Lunenfi, Phi-
lippum de Sabaudia avunculum , Cardinalem
Sancli Petri ad Vincula, & Fregofura Hyble-
tumque Flifcum , fpe 8c ftudio fadfcionis Fre-
gofsE , & aucroiitate fua Cives Regi ceffuros ,
cum equitibus circiter 8c peditibus VIII. rail-
libus prasmittit, qui Genuam venirent . Ipfe_
per Pontremulum tendit. Profcribuntur ob id
multi Fregofa; factionis , & jufli cavere , ut
unius horse fpatio quifque ad loca exilii fta-
tuta properaret . Mittitur Bernardinus Adur-
nus cum peditibus quingentis , qui populos
Orientalis Riparia; remotiores in ride retine-
ret . Nam de Oppidis ultra Petram Colicerru.
pofitis jam inter duces belli fermo habitus
fuerat , judicantibus in eo faltu naturl Ioci
munitiffimo hofti facilius pofle refiftere . Tre-
pidinte tnnc Civitate anxise ex Chio Peraque
literse allatae funt, Turcarum Regem validifli-
mam parare claflem . Res ad officiales primurn
Chii , inde ad numerofym Civium concilium
delata eft. Decretum, lubfidia ocyus mitti de-
bere. Condudte naves tres magna; , & mino-
res eo confilio , ut fi locus forfinn eflet ob-
feffus, exponi facilius cum minoribus fubfidia
polTent, 8c eadem fcopulis impingi . Diftnbuta
civibus pro re acceleranda , ut quifque erat
aptior, munia; vis ingens rerum btllicarura ,
8c commeatus impofita . Prafkitur huic rei
Thomas Juftinianus , vir intrepidi ammi , 8e
ad quteque pericula promti , reique beilicae
longo navali ufu penitus non ignari. Additi
turmse navali viri trecenti delec"te juventutis :
D pluies enim in tanta temporis anguftia haberi
non potuerunt; defcripti 8c alii, qui jam Spe-
diam pervenerant. Qui aut ftudio partium.. ,
aut quia adventante Rege molertiffimum erat
longius domo abefle , reftiterunt , mter fugi-
tivos habiti funt . Sed magna celentate & ct-
vium ardore omnia agebantur , ut facile per-
fpici poflet, fi communi confenfu res ageren-
tur, ardorem lllum antiquum , promptitudt-
nemque animi hoc tempore non ommno ex-
tinclum . Decimo die , quo inrtrui coepta ert,
(olvit claflis, qux fccundd ufa navigitione ,
Iniulam hoitibus vacuam, & omm metu libe-
ram invenit . Turchus enim Venetorum iua-
fionibus folicitatus , ubi vidit nos a prsftan-
dis Regi Francorum auxilns deftitille , iple *
claffe deltitit.
Vix naves noftra; difcefferant, cum Cadu-
ceator Re»ius ad nos venit ( Gulli eum Re-
armorum appellant ) referens, decreville
Oratcres ad nos mittera ,
gem
Carolum quatuor
' cum Antianis & Magiftratu Sanfti Gaor
de rebus magnis ad commcdum Reipubli-
futurum enim , ut nobis non iolurn
qui
g"
ca; agant ; . . .
oppida noftra Lunends agr. reft.tuantur, ied
ex celebri celcberrimam noftram Urbem mter
Italos faclurum ; nobis nihil opus effe armis ,
nifail ab amico Rege timendum . Refponium
vellet Oratores mirteret ,
eft, ut quotquot
No >
ciod»
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BATHOLOMiEI SENAREGiE
modo comitatus eorum qu.nquagenanum nu-
merum non excederet, nec qu.fquam Genuen-
fis eflet Oblacse triremes ad evitanda viarum
incommoda, donatufque ferici vefte dim.tti
tur Vix mandata retulerat, cum Anton.us
Maria Flifcus Terbianum occupat, inde (ub
fequentibus aliis , qui Sarzans de exerc.tu
Reeio remanferant, pulfis Bernardmo Adurno,
& luliano Magnerrio , Arculam , & utrumque
Vefanum occupat . Qui fcltum Petrs Col.c.s
iervabant, his auditis, terga vertunt. Invadt
metus Adurnos, & Spinulas ; inftabat poten
tiffimus hoftis; terrebat numerus hominum ,
Civitas fa&iofa , defperatio auxilii. Sed (uper
omnia urgebat fratres continua molcftia eo-
fum, qui iaudabant, ut ahorum exemplo for-
tunam fequerentur. Poftquam his v ir ibus Re
e\x potentise refiftere non poflent, numquam
infidel.tatis eos pofle argui fi fidem ad extre-
ma ufque fervaflent. Quod fi forfitan Frego-
fos hoftes timerent, adverterent , fi (emel in-
grediendse Urbis facultas Regi foret , tunc de
fpfis 8c eorum amicis acStum eflet. Cogitent
infuper csedes eorum, qui fuae ficlionis lunt ,
fi Galli admixti montanis , domini rerurn^
fiant. Infuper habere domeftica exempla, Pro-
fperum Adurnum , qui ut Ferdmando Regi
fidem operamque promiflam ad ultimum fer
vaflet, patrii pulfum elTe non fine vitar peri
culo; inde huc 8c illuc errabundum , tentato
fruftra reditu, extra patriam monuum. Sed
probatse fidei fratres, reje&is amicorum (ua
lionibus , pulchrum exiltimantes etiam cum_
vitse periculo fortunarumque fuarum, fidem
fervare prseftiterunt ; & cum Spinulis majore
quam ante animo jungi, agere omnia viriliter
ac traclire . Conradolus , etfi in magno d
fcrimine rem agi vidc-ret, nullis editis pavoris
indiciis munia Principis fui conftanter cura
bat . Erant illi affuim pecuniae ad omnes ca
fus neceflariar; liberaliter ftipendia militibus
perfolvebat; 8c diurnis nocfturnifque laboribus
indef.nenter aderat , ut omnes eum admira
rentur, faterenturque , non minorem efle in_
pace fua prudentiam , quam io armis conftan-
tiam . Incedebant , qui erant Adurnse faftio
nis, integras nodres per Urbem armati ; idem
faciebant Spinulse, creditumque eft ad decem
millia hominum arma fumfifle, Fregofis dom'
fe continentibus . In hoc rerum ftatu curn_
muhae Inlise Civitates vel vi vel fponte Reg
ceffiif-nt, magnique momenti omnes efle arbi
trarcntur , fi Genua fuh Duce Mediolani in-
fide perfifteret, a Pontifice , Romanorum Re
ge, Venetifque crebro ad nos literx ibant
hortantes, advenifle tempus, quo nomen Ge
riuenfium, fi ita voluerimus, toto orbe cele
bu-tur. A Principe noftro, non quales folent
majores inferioribus, fed quales parences libe
ris , veniebant . Propterea non ab re efle judi
cavi unas , qua» modo milu ad manus vene-
runt, his fcriptis infere.re, ut quid tunc age-
retur, quantaque efllt com eo familiaritas co-
gnofcatur: nam Antianis, 8c Officialibus Bai
lise dirigebantur .
„ Arbitramur, vos intellexifle, quo in ftatu
„ res noftra; verfentur, occupata a Gallis Ur-
„ be Novaria ; nam non modo id a nobis ad-
nitendum eft , ut occupata recuperemus ,
„ verum etiam occurrendum , ne quid hofti-
„ bus noftris fuccedere poflic . Qua in re_
„ omnia annitemur, & Deo Duce fpera-
„ mus brevi non folum recuperaturos nos
„ Urbem noftram , fedetiam maguo fao «Umno
95*
B
C
D
„ hoftes ultra Cecidam amnem repulfuros
„ Arma expediuntur fine numero praecer ea j
„ quse jam parata erant, & prater ea, qus
„ nos pofluinus , feptingentos equites levis
„ armaturae, viros in Oriente continenti bello.
„ cum Turcis exercitatos Illuftriflimus Dux
„ Venetorum ad nos mittit, & in dies expe-
,, cl.imus quatuor peditum, duo equitunu»
,, millia a Sereniflimo Romanorum Rege , qui-
„ bufcum non modo longe majorem hoftiura
„ numerum a finibus noftris, quam hi funt ,
,, rjui venerunt, depellere, fed bellum in ip.
,, fam Galliam transferre poflimus. In Par-
menfi quoque prope tria equitum gravis ar-
maturse millia fupra oclo peditum millia ab
Illuftriffnna Republica Veneta, 8c a nobis ;
etiam in Bononienfi maximus equirum gra.
vis 8c levis armaturse numerus ductu nollro
Regi Gallico venienti opponuntur. Beno
igitur utrobique fperandum videmus; fed
nulla res hanc fpem noftram magis fovet ,
„ quam fiiigularis veftra erga nos fides &ftu-
„ dium, quo vos incenfos perfpicimus , ne_
„ quid omittatur, quod non modo retinerc
„ quietam Urbem iftam noftram amantifli-
„ mam poflic, verum etiam fentire hoftes fa-
„ ciar , li quid tentare contra voluerint ,
„ quid Genuenfes fub aufpiciis noftris pof-
,, fint. In his igitur motibus haec res nos ve-
„ hementer recreat , & fpem ex his, qua; a
„ nobis aguntur, vehementer auget. Q.uid
„ enim eft, quod non feliciter fperare nobis
„ liceat, ftante Urbe Genui in fide.perquam
„ etiam omnia, quse hic habemus, fi araifla_
„eflent, recuperare pofle confidimus? Quod
„ igitur in his moleftiis nos ad bonam Ipero
,, per vos erigit, in magnam laudum veitra-
„ rum partem cedit. Qjise vos monere de-
„ bent, ut quod ob veftrum in nos amorenij
„& fidem Iibsnter agitis, etiam laudis 8c
„ gloria; veftra; ftudio agere non inviti debea-
„ tis, cum inde gloriam majorem, quam uc
„ ullo auri pondere squari poflit ,con(eqnutu-
„ ri fitis. Nos ver6 cum'ante filiorum locq
„ vos femper duxerimus, 8c omnia paterna.,
„ caritatis officia vobifcum fuftinenda duxeri-
„ mus, in pofterum hoc veftrse fidei 8c pie-
», titis ftudio erga nos hoc plus officii mjun-
„ dtum arbitramur, quod nihil tam anniten-
„ dum vobis ducemus , quam ut omni tem-
„ pore omni jure nos pofterofque noftros cen-
„ (eatis nullius rei defiderio majore teneri ,
„ quun ut de vobis benemerendi nos cupidif-
„ fimos re in dies magis cognofcatis , 8c often-
„ dendi, nullos lib.ros parentibus ullis cario-
„ res gratiorefque umquam fuifle, quantoG»-
„ nuenfes nobis funt, 8c femper erunt. Quod
„ igitur facitis pergite, 8c Iseto animo conti-
„ nuate, qui cum Genuenfium laude incredi-
„ bili veftrorum in nos meritorum cumulus ,
„ omnium Principum in Populos 8c Urbes
„ fuas gratiam 8c obligationem fuperaturus
„ eft .
Vagantibus Gallis per totam R.pariam ne-
mine obfiftente, Philippus de Sabaudia Regis
affinis , Cardinalis SancSri Petri ad Vincula ,
8c Fregofus , ac Hybletus de FHfco , caftra in
Villa Terralbse ponunt cum hominibus eque-
ftribns 8c pedeftribus circiter feptem millibus ,
diftentis brachiis a ponte Sanclimonialiuny
Sanftce Agathse ad Albarii caput, quod in
mare decurrit, ita ut medius eflet amnis mter
Urbem 8c ipfa caftra, dimiffis Rapalli tnre-
mibus feptem, Sc duobus galionis, fequenti
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Google
B
DEREBUSG
ije ingreSam Ur-bis tentawri, , & confifi
exulum pollicitationibus . Cum Urbem tentaf-
fent, viriluer a noftris rnilitibus excepti funt.
Cedentibus deinde paululum Gallis a plano
Saniti Spiritus ufque ad aquam vel metu,vel
dolo , N noftris inde forte inltantibus trecenti
eirciter equi , qui io fubfidiis erant , citaco
(Surfu in noftros impetum fecerunt; noftrique
non fuftinentes, terga verterunt ( nullos emrn
equos habebant) nec prius finem fugiendi fece-
runt, quam omnes intra Urbem recepti funt ,
ita ut roulti Urbem captam crederent . Defi-
derati plures ab utraque parte funt, frd pau-
tiores ex hoftibus. Pugnatum eodem dieapud
Fornovum Oppidum agri Parmenfis , quod eft
in ripariisFariiamnis; incenfo enim raagna ex
parte ab Elvetiis Pontremulo, farina;que mu-
nitionibus partim confumtis , partim vaftatis ,
maxima Regi difficultas commeatuum accefiit
ad fubftentandutrj exercitum; minufque fibi ea
oppidi poileflio tuta videbatur, quodfinecom-
meatu morari illic exercitus diu non poffet ,
nec aliunde, nifi ex Parmenfi 8c Placentino
haberi pofle crederetur . Unde ne quicquam
fubminiftraretur per Pra?fec"tos copiarum Me-
diolanenfium Venetorumque inrerdictum erat.
Itaque Fex cum pracer (pem expeclacionem
que de inrumpendo aditu , 8c de mendicandis
etiam cibanis cogitare compelleretur , anxius
animi efle ccepit . Nam coactas ingentes co
pias a Venetis 8e Mt--dK-lanenfibus perfenferat,
quibufcum conferi manum oportebat, fi obti
nere tranfitum vellet; feclufa undique ali^ —
animadverttbat . Perluftrare igitur itinera , 8c
commeatus conquirere curae fuis erat. lllud
forte etiam timorem auxit, quod dum per
Alpes quidam ex Gallis militibus pertentanda:
via? gratia procedunt , obvii fa&i holtibus
( quidam enim ultra Furnovum proceflerant )
ad viginti ex Gallis csefi, nonnulli capti , capti
ttiam qui ad imperandam perquirendamque
annonam profecti funt , in quibus Bonetus
quidam Magifter Cornicinum, qui mutaco
habitu, feque tabellarium firgendo Apennini
juga fuperabat, commeatus mercede, 5c prece
eonquirens. A quo cum cerciorcs facti funt ,
Regem extrema pati, fpem etiam Italis con-
firmavit, futurum ut aut inopia conficeretur ,
aut fi exire clauftra vellet, a?quas conditiones
accipere cogeretur. Aut enim p:icilcendum_.
erar, ne Rex in Mtdiolanenfi moraretur, neve
hoftile quicquam moliretur ; aut cavendum ,
ne fi voluiffet id facere, poffec , quia omnis
Aurelianenfis Ducis Ipes, qui pro Mediola-
nenfi Imperio acerbiffiraam obfidionem Nova-
ria; fuftwebat, in Regis adventu fita erat .
Haud igitur multo poit mittuntur ad Cajacis
Comitero duo tubicines cum his mandatis :
Pra;fectos Regios de Gre . . . , Tremolienfem,
Roanique dominos, aliofque Principes mirari,
hoftilia fibi domum redeuntibus objici; itine-
ra ad tranfitum, commeatus ad vivendum mi
naciter prjecludi oc interdici. Quibus cumpro
tempore refponfum effet, & ut miffi fuerant ,
in naves rediiffent, quatuor rurfus caduceato-
res a Rege rnittuntur, qui itidem tine optato
refponlo remiffi funt . Urgebat in dies magts
atque magis Regem , fublatis undique mod.s
rei frumentariae curanda; ; fed ne vel pacem-
peteret, vel amicum animum indueret, tffera
indignatio, 8e variis concepta modis, & pro
miila confobrino auxilia in tanta neceffitate ,
remorabantur . Eft pranerea ingenita Gallico
generi ambitio 8c fuperbia, qui decoram mor-
ENUENSfBUS^. 554
A tem in honorem vitas orasvertendara omnino
fibi fuadent . Ex acerba itaque neceflicate , ob-
ftinatseque voluntatis ftimulis periculum for-
tunse facere adoriuntur . Itaque. tamquam po-
llero die omnes tnorituri Religionis memores,
Confefllonis Euchariltiajque Sacramenta ad
unum omnes perceperunt , ut fi una fors oro-r
nes maneret, faltem religiofe opetiifle crede-
rentur. Tum confilium de inftruendo exercitu
initum, quod tentatum fuit, ut globati prefli-
que irent : nam alioquin tripartito divifuserat
in antefignanam, pratorianam , 8e poftremam
cohortem, quam extremam cuftodiam vocant.
Numerus autem, ut ego multorum relatione^
concepi, ad octo tantum millia militum tam
ab equis, quam peditum , erat . Ut fupra_.
diclum eft, Joannes Jacobus Trivultius cum
Gre .... Principe, 8c aliis dudt-oribus, cum
amefignana erant , quos primos cuftcdes ap-
pellant . Pranoriana cohors mille circittr 8c
fexcentis militibus bellicofiflimis conltabar ,
fagittariis, £c iis, qui Gallicas geflas ad ima-
ginem fecuris geftant , ac ioo. militibus, qui
8c proceritate corporis , 8c vinbus prajftantif-
fimi habentur . Impedimenta , 8c tormenta.,
bellica partim priore, partim poftremo agmi-
ne claudebantur. Hoc igitur ordine majore_
animo quam viribus, ex Bardono, quo pndie
convenerant, movent. Itali, qui apud Glar-
collas acies diftinxerant , 8c ordinem pugnas
conftituerant, Modenfanum 8c Foinovum diri-
gunt. Confpiciuntur Galli, priufquam tnovif-
fe eos creditum efltt; nam per exploratores
nuntiatum erat, Gallos montes fuperare , 8c
per continuos montes Placentiam petcre . Ma-
jor folicitudc, quam confilium, Italis tunc af-
fuiffe creditur; occurrendum enun lllts erat ,
occupanda omnia itinera, dum non fatis co-
enolci poffet, qua potiflimuin parte tranieun-
d-irn ab illis fic. Dimitcitur Italicus exercitus
inter Glarcollas 8c Modenfanum ; prodeunt
tantum Mantuanus Marchio , 8c Comes Caja-
cia; cum equicibus circiter miUe.Se peditibus
quater millibus . Iis igitur cop.is prsmiffis
Stratioticis Itali Gallos aggreffi lunt; quibus
„on ex adverfo, uc confilium erac , occurre-
runt, fed duobus a lateribus. Impctus todem
in loco faftus eft. Jam pra;terierat antefignana
cohors nihilque impedimenti illi objtctum-
fuerat. Ecce media, qux Pranor.ana, & ea-
dem Regia erac , ab cauda 8c capice hoftes
fufcepit . Fuiffet prcelium cruencum , fi omnes
Itali in certamen defcendiffent, & viftona-
magis certa, fi globati, non fparfi invafionera
fec.flent ; fi ad proelium , non ad pndam ve-
niffenc. Feruncur enim in d.verla , viio holte,
militum noftrorum animi . Pedites qua prs-
dari fe poffe putanc . rel.&o ordtne , equos
Gallorum lanceis fuffodere concellerunt. tor-
ce in confpectum veneranc ve«aam muli : ad
eos diripiendos pedices concurrunt , advo-
lantque etiam Stratioc.ci , plufquam pedites
ntxdx cupidi ; 8c dum inania impedimenta^
inter fe diripiunt, fe ipfos noftri atroc.ter oc-
cidunt. Ha;c fuit prima Italorum clades.cum
,n ipfo belli exordio fpol.is inhiantes fe iplos
trucidant. Nam dum abiiffe pedites, Se Stra-
tioticos noftri confpexerunt , & nudatos ie a
dextris v.dent, partim retrocedere ac iugam
eap -re cceperunt . Ceteri , qui jaro holtem la-
celcebant , occifi a Gallis fuerunt ; converh
enim omnes ad tutelam Galli adeo fibt timue-
runt uc ex trepidatione ac metu maxima de-
fenfio orta fic ; non enim finguli cum finguiis
D
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-y 5 5 BARTHOLOM
eoncurrebant, fed ornnes fimul in cos, qui pri-
mum appropinquabant, tela conjiciebant, om-
nes uno tempore vulnerabant , omnes fe op-
ponebant, ita ut ab omnibus prius necarentur,
quam noftri firmare fe poflent. Acerbior ftra-
ges Mantuani Principis fuit, qui cum integro
peditum numero , & totius cohortis robore^
pugnavit, non dereliclus . Quo majori ammo
aggreilus eft, eo moeftiore 8c graviore damno
regreffus eft. Numquam fcindi Gallorum glo-
bus potuit: numquam dividi acies, nec extra
ordinem provocari , vel trahi aliqms potuit
Affirmatum eft , & id quidem probatis au&o
ribus , quod in miraculi formam haberi po
teft, Mantuanum cum Venetis militibus , Co.
mitemque cum Mediolanenfi exercitu adver-
fus ducentos tantum milites , quos nobiliores
Regise Domus appellant, quique fortiffimi cu-
ftodes corporis Regis habentur , pugnaffe_
Quod ea quidem ratione probari per fe vide
tur, quod non alios quidem , quam ocloginta
cx illorurn numero cecidiffie conftar. Sedcum
Baftardus Borbonii captus a Marchione fue-
rit, qui ex proximioribus Regis erat , paulu-
lum in incerto verfor, majorem fuiffe occifo-
rum numerum. Ulud certiffimum eft, ex prse-
dictis fortiffimis militibus Gallicis ocftoginta^
cselos, ex Italis incomparabiles . Multi ad fex
millia mortuos efle affirmant. Pugnatum acri-
ter eft , Gallique longe fuperiores fuerunt .
Quod prius negabatur , & quod armis ocdu-
debatur, tranfiturn obtinuerunt , ac fine ullo
impedimento Aftam fe reccperunt . Mortui ea
pugna Rodulphus Gonzaga, Remitius Frene
xius, Robertus Trotius, Atexander Beroldus ,
viri bello clariffimi . Bernardus Montonius
graviter vulneratus vix necem evafit . Hinc
vero maximam noftrorum cladem fuiffe exi
ftimare licet , quod poft pugnatam pugnam_
cum Rex in ripa Tani pernoitaflet, 8c hauc
procul abtlTent Venetorum irgentes copise ,
remo tamen adoriri arrplius Gallos, vel obji-
ctre telum adverfus eos aufus fuerit, cum pro
confeflo habeatur, fi eadem nocle, vel eo die,
qui fecutus eft, in Gallos impetum feciffent ,
vel ie oppofuiflent , aut ad internecionem , fi
pugnalfent, deleturos, aut fine pugna confum
turos fuifie. Sed ita Deus voluit , ne vel Ita
lia tanti Principis nece pollueretur , vel ne_
diutius Gallos , qui pro vendicando ficinore
acirbiores fmflent, heftes haberemus. Ea ipfa
die, quie fuit Tertio Nonas Julii, apud Nova
riam proelium non incruenrum commiffum eft.
Et Feidinandus in acie a Gallis in Calabris
paulo ante fuperatus, 8t fancius , cum claffe
fua fupra Neapolitanum Portnm comparuit, &
in Urbem magno populi favore , manmtibus
prse mileratione ab oculis virorum fcemina-
rumque lacrymis receptus eft. Csefi eo impe-
tu ex Gallis plerique , qui prsefidio Urbis
erant; reliqui (e in Arcem novam receperunt.
Mira res, quanta illo die in Italia fadta fint .
Galli , quos ca'!ra apud Terralbam metatos
fuiile demonftravimus, a prceliis abftinebant ,
quafi aliquid expeclantes . Nam Baptifttm_
Fregofum fama erat jam Afta' movifle eo con-
filio , ut collectis per vallem Porciferse quot-
quot poflet iuae fadfionis hominibus , addito
co militum numero , qnem ab Aureliano Du-
ce accepilfet, altera parte Urbcm adoriretur.
Quare antequam uno tempore ab utraque par-
te premerentur , fubito ftratagemare clafferru.
Cillicam, qua; Rapalli erat, comprehendere_
.«doriuntur . Ducibus itaque Joanne Ludovico
Ml SENAREGl yjo*
A de Flifco, & Joanne Adumo, impofitis circi-
ter militibus fexcentis in barchis hord nodHs
tertid , flante felici aura, folvunt tanta tacitur-
nitate, & timore , ut fentiri a vicino hoftc
non potuerint, difpofitis quamvis per omnia_
loca cuftodibus. ex quibus dari notitia illis
poflet . Et ante Solis ortum Rapallum perve-
niunt . Eranr triremes noftrae XII. 8c naves
duse hofticam claffem obfidentes; prseerat no-
ftrse vir prseclarus Francifcus Spinula,cujus con-
filio hsec fadla dicuntur.Expofitis itaq; tn ter-
rara militibus ftatim prsefidium, quod ibi erat,
aggrediuntur . Noftra claffis occupatis Gallis
in pugna, io triremes Gallicas magno clamo-
re decurrit. Vico jam psene expugnato ingens
B prseda inventa, & ad unum omnes capti , ia
quibus Princeps * Mediolanenfis , & Stepha-
nus Veneris claffis Prsefedtus . Quod ubi Gal-
li, qui in Bifanne erant, fenferunt, ftatim fubla»
tis vafis fugientium potius quara recedentium
more per juga Pini Montis in Porciferam incolu-
mes defcendunt , csefis plunbusde noftris mon-
tanis, qui ftudio prsedse no6tu temere eosinfe-
quuti funt : nam inclinata erat dies, cumde
eorum clafle certiores fa&i funt. Augutlinus
veritus infidias , ne portse aperirentur vetavit.
Magna profecto omnium judicio ftrages ti
die facta futflet , fi liberum fuiffet omnibus
exire; fed vir cautus abfente fratre, &robore
militum, Urbe difcordi 8i fatftiosd, maluit
certam falutem quam dubiam gloriam: nanu
affecutus fuerat, quod petebat. Biduo poft a
Ferdinando Rege literse allatse funt, quibus
fe a Neapolitano populo fingulari cantate ex-
ceptum denotabat : propter quod fupplicatio
per Urbem decreta , & laetitia» figna jufla fieri .
Eodem tempore Vittelocius Tifernas equi-
tum Dux cum equitibus quingentis in Gallo-
rum auxilium Clavarum ufque pervemt , qui
cognitis his, qua; adta effent, ftatim retrocef-
fit. Spedia, & reliqua Onentalis ora: oppida,
quse fub adventum Gallorum , ftudio fadtio»
num defecerant, ftatim ad naturam redierunt.
At Vintimilium Civitas, quas a Paulo Bapti :
fta Fregofo , Luca Auna , 8t Domtno Monact
D capti fuerat, ubi audivit, quas lecuta effent ,
ejeclis occupatoribus ad priftinam rediit obe-
dientiam. Sub iifdem diebus naves duse, non
permittente modo, verum fuadente Pnncipe ,
auxiliares datx Federico Regi Neapohtano .
Mirce magnitudinis erant , Nigrona, 8c Lo-
melina ; fed Nigrona longe major; nam eo
tempore major erat , quam qua; toto orbe in-
venirentur, nec apud nos facia fuiffe invenia-
tur; doliorum enim quatuor milltum & qua-
dringentorum capax fuit . Quaj cum Neapohm
perveniflent , magno ufui afflldlis rebus fuis
fuiffe creduntur. Nam Galli coadunata clafle
in Portu Herculis Monici navium XII. cum tri-
bus millibus Elvetiorum arcibus Neapolitants
fubfidium prseftitiffent , nifi Aragonea claffis
aucla noftrarum praefidio, confpicata ablnfula
Pontia: Gallicas naves ufque ad Infulara Ilbest
infecuta eft . Quae poftea a fluitibus agttatas
vix fe in Labronse portum receperunt . Capt*
de Gallis navis una Cantabrica. Reliqua claf-
fis Maffiliam repetiit. Vulgatur interim fama,
Pifanos fub antiqua Florentinorum tyrannide
redire, Regemque Gallorum promiflsl fibi per
Florentinos magna! pecunise fumma ita decre-
viffe . Mittitur ad firmandos illorum animos
Frachacms Sanfeverinas , qui immenio ^audio
8calacritate ab illis excipitur. Decretse a Ma-
giitratibus noftns pecuni*, 6c ia eorum iul>
6 fadmm
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557
DE REBUS GENUENSIBUS.
fidium Pifos miflx, fuadentibus Secretario Ve-
neto , & Conradolo , & recipientibus , non_
prius' ioeundam pacem cum Florentinis efle ,
quam nobis Oppida noftra reftituantur: quod
authenticis fcripturis ex Mediolano & Vene-
tiis allatis comprobatum elt. Interea penden-
cibus omnibus in exitu tam potentiffimorurru
exercituum ( magnus enim utrilqu* Elvetio-
rum numerus accreverat) litera? a Principe^
redduntur , Pacem feptimo Idus Oftobns
cum Rege Francise firmatam , indicantes . Sup-
plicattones in triduum decrete. Reftituta No-
varia, & impetrata pro his, qui illam prodi-
derunt , venia . Ab eo fcedere Veneti exclufi
funt: quod hac ratione contigifle cognovimus,
ut omni vinculo liberiores Regi Neapolitano
fuppetias irent, affirmantibus ipfis, non op-
portere pacem cum eo Rege faccre, cum quo
Dumquam bellum habuiffent. Quod fi Duces
exercitus Regi tranfeunti obftitiflent , non in-
ferendi belli cauli fe pro defendendo Duce_
amico arma fumfifle; cui negare auxilia pro
mutuo foedere fine infamia non potuiflent . Pa
cis conditiones fi tales fuiffent, quales vulgo
ferebantur, honorifka; fuiflent, led plena; in-
fidiarum. Nam non multo poft cognitum eft,
eam pacem folum factam fuiffe tantifper , do^
nec diffolvi exercitus poffet. Rex vero Italia
difcedens ne oblivifci rerum Italicarum vide
retur, muha in conditionibus pacis ftruebat,
quse a Ludovico non recufabantur ; nihil enim
minus curabat, quam cum Gallis armis cer-
tare, quia au&um eorum exercitum bellicofif-
fimi gente Elvetia intellexerat . Erat in pace_
conventum , licere Regi quotquot naves &
triremes vellet in expeditione Neapolitana
propria pecunia habere, Senatumque Genuen-
fem jurejurando fidem fuam obftricturum , ita
ut promifla obfervarentur . Et fi quod effet ,
quod Regiam dignitatem Rtgnique recupera-
tionem refpiceret , Ducem noftrum prasftitu-
rum . Propterea obfides mittendos Regi , Ar
cemque Calklleti pignus fidei fervanda: inte
gro biennio Duci Ferrarienfi , de quo pluri
rnum confidebat, tradendam, quo tempore_
Begnum recuperare pofle fperabat. Dux Fer-
raria; ad nos veniens, capta Arcis pofleffione,
flatim difceflit. Veniunt duo Galli nomine_
Regio pro navibus conducendis . Conducun-
tur naves quatuor, & navarchis parsconventi
ftipendii numeratur. Conradolus & ipfe duas,
portionem convcntionis , conducere velle fimu-
lat. Gallis omnia celeriter agentibus, affirma-
tum eft ( juffu Principis fama eft ) non effe
ex utilitate Reipublicce noftra , nec conluetu-
dine, fi naves in manus alienigenarum repo-
nantur, praefertira fi Elvetios gentem indomi-
tim imponerent, qui etiam iuvito Rege ab
ducere eas, fi libuerit, poffcnt, & inde iii^
omne nefas ruere : creati octo cives , quorum
cura effet efficere , ne Refpublica noftra ex
hac re detrimentum capere poffet . li Gallis
Oratoribus refponderunt , fatis illis effe, fi na-
ves habeant, nullis in eis externis militibus
impofltis, fed tantum Genuenfibus, quoium
fidcs probitafque in multis rebus ipfis jan_
fpeclata effet . Qui cum nihil ultra aflequi
pofle viderent, feque deludi ientientes, difli-
mulantes ojnnia, propofitam de Genuenfibus
capiendis oblationem acceperunt. Dum fimu
lando diflimulandoque tempus teritur, incerto
primum , mox certo nuntio allatum eft, Re
gem Neapolitanum feptimo Idus Decembris
novam Arcem facla per Gallos deditione , in
B
C
D
558
fuam poteftatem redegifle, quod ubi Gallis
innotuit, partem ftipendii jam diffoluti rece-
perunt, non fine fortaffe privata alicujus inju-
ria 1 : pervicit tamen metus publici damni com-
modum privatum. Itaque Genua difcedentes
naulum concedunt in quo loco Gallorum claf-
fis paulo ante convenerat; impofitifque in ea
duobus millibus peditum, non fatis feliciaura
ifthinc difcedunt . Et non longius abeuntes in-
gravefcente poftea vento, ortaque fsvS tem-
peftate, alise Labronam, alix in Albam deje-
ctas funt. Pacato mari Cajetam pervenerunt ,
militemque in terrara expofuerunt.
Annona hoc Anno cara fuit; ingens aqua-
rum inundatio. Tiberis Romas alveoexcedens
agros vicinos vaftavit, & per Urbem vagus
tabernas mercatorias ingreflus ad centum mil-
lia aureorum damni fecifle Populo Romano
creditur. Jumenta pleraque in ftabulis perie-
runt, afcendente aqua ad ipfam domorum pri-
mam contignationem , ita ut lembis efeneftris
in molem Adriani & ad altiora Urbis loca_»
confugerent ; numquam enim antea tantum_.
creviffe legitur . Prauerea novum & noftris
diebus prius vifum morbi genus, quod mul-
torum corpora foedavit , quod coeptum eft va-
gari duobus annis , priufquam Carolus in_
Italiam veniret, & cum citeriorem ulterio-
remque Hifpanias commaculaverit , Basticam ,
Lufitaniam, & Cantabros ufque apprehende-
rit, tamdem ad nos pervenit. Multi dicunt ex
.■Ethyopia venifle; a;gros enim fieviflimis cru-
ciatibus afficiebat, prsfertim fi ad jun&uras
morbus defcendiffet . Ulcera per totum cor-
pus apparebant morbillis majora & horridiora,
qua; aliquando undtionibus mollita, oc poftea
deficcata, ad majorem numerum & magnum
dolorem revirefcebant, lepras fimillimis fquam-
mis, & continuo horrentibus. Rara?
febres ; initium morbi tam raaribus , quarflj
foeminis, in eo loco , quo mares effe cognofci-
mur; eum vero, qui pudice fobrieque vixif-
fet , omnino liberum dici poffe conftabat .
Utrique fexui una eademque, & ipfa perdif-
ficilis curatio; pauci tamen abfumti funt , &
ii quidem ex infima plebe : pauci ettam liberi
omnino remanferunt. Sed qui femel correpti
eo morbo fuerunt, numquam in priftinum fta-
tum reverfi . Sunt qui crediderunt ab Corne-
lio Celfo elephantias appellatas : ego elephan-
tias non credo; nam fi Cornelium legas , &
segrotos infpexeris, diverfus eft afpectus. Ta-
men nego facilius quam probem ; nam alii
alio nomine appellant : Hifpani Gallicum ,Gal-
li malum Neapolitanum , nos noftro nomine
Tavellas appellamus.
MCDXCVI. Erit hic Annus a Nativitate_
Dei noftri Millefimus Q.uadringentefimus no-
nagefimus fextus nobilis ob recuperatam Sar-
zanam, ceterum triftis ob inteftinam difcor-
diam . Nam cum relatum Magiftratui Sancti
Georgii fuiflet, Prcefedtum Arcis Sarzana; de
tradenda Arce mentionem facere, mox Cives
quatuor primores Civitatis mittuntur , Chnfto-
phorus Cattaneus, Francifcus Lomellinus , Pe-
rrus de Perfio , & "t ™°
mgcnio rem perficere ftuderent, ftatimque
convenirent paclo pretio, mox dinumerarent,
ne Gallus Praefedtus vel mutare opinionem ,
vel defiftere fpe majoris oblati pretii poffet ,
8c ne Florentini, quos nihil intentatum dimif-
furos fcirent , plufquam nos pollicerenrur .
Conventum de aureis vigintiquinque millibus,
& mox diHoluci . Donatus Civitate, & apud
nos
.1
BATHOLOMmi SENAREQiE
55*
aos aliquot diebus moratus, quia «nGallias
redire timuit, Burgias *oavi delatns eft. Juflt
quatuor fuprafcripti Petram San&ain ire , ut
idem facerent : qui fi vel ardentiores fuiffent ,
vel minus Lucenfium verbis credidiffent , Pe-
tra Sandla pariter habita fuiffct . Nam arbitra-
ti, Gallum, fi vidiffet eos difcefliffe, de pre-
tio facilius conventurum , domum redeunt .
Sed excufandi funt Commiffarii noftri ; nam 8e
Dux non & Lucenfes & ipfa ratio
fuadebat , nihil minus in hac temporum con-
ditione curare debere Lucenfes, quam Petram
San&am . Legati eorum ftatim ad nos vene-
runt vanis verbis fa&um excufantes. Medio-
lanum mifli, qut a Principe peterent, ut vel
nobis erepta per fraudem reftitueretur, vel il
lis inferre bellum liceret. Dum omnes indi-
gnatione fubrepta? Urbis fremunt, multi cul-
pam in Principem rejiciunt, inopinata res fe
obtulit, qua? Civitatem pasne ad feditionem-
induxit, oc animuro ab hac ad aliamindigna-
tionem divertit . Aflervatur in penitioribus
sedibus Divi Laurentii magno ftudio & vene
ratione aliquantula pars ligni vera? Crucis . Ea
eft, quam Gentiles Zacharia? ex Gra?cia de-
latam templo majori dicaverant ; familia_.
enim ha?c claritate natalium , divitiis , &
antiquitate majorum ioter alias Genuas
celebris fuit ; nam ex ea multi bello &
pace viri clari prodierunt , 8e Oppida in_
Oriente habuerunt . Nunc penitus extincla,&
nifi Crux hasc memoriam aliquando retineret,
jam penitus abolita eflet . Hanc femel in anno
juvenes nonnulli Nobiles Clero frequeoti de-
ferre in fupplicationem folebant . Nam Cives
noftri in hujufmodi fupplicationibus funt per-
maxime ftudiofi ; idque fit per focietates, quas
fodalitia judico pofle appellari . Nam alii Vir-
ginem Matrem, alii Martyrem Sebaftianun_,,
alii alios portant . Ea fuppttcatio per annos
XXVIII. intermiffa jam fuerat . Crefcentc_
secate eorum , quibus cura Crucis erat , ne_ >
omnino divinum cultum exuiffe viderentur, a
Canonicis Ecclefia? obtinuere , ut quo dic—
Chrifti Corpus per Urbem deferretur , ipfi
ultimas haftas portarent, donec in Altare ma-
jus reponeretur ; Pixidero vero ipfam areen-
team, quam propriis pecuniis fecerant , oefe-
rendo Corpori accommodarent . Qua? res cum
ad notitiam javenum popularium perveniffer,
aut religione, aut «mulatione , divinuro cul-
tum a Nobilibus intermiffum fe renovare vel-
le dicunt : dicentes etiam , xqutiro videri , fi
populari ordini una fupplicatio daretur , curo
Nobiles alias plures haberent . Et Senatum_
adeuntes , decreto pubiico id fieri debere im-
petratum a popularibus eft . Adverfantibus
poftea Nobilibus, a?greque ferentibus, ioaudi-
tis ipfis quidquam aclum , res ad magnam_
contentionem devenit , ut fit plerumque in_
animis acgris . Qu_ res curo priroo Urbis par-
tem apprehendiffet, tantum ferpfit & invaluit,
ut ex una duas Urbes crederes . Et curo di
fputando akercandoque res per aliquot dies
in longum deducla effet , nec coroponi pofle
crederetur : placuit tarodem, rem judicio Au-
• guftini Gubernatoris remitti debere. Qui cum
quatuor populares grandioris anatis vocaflet
( nam qui contendebant , juvenes admodum
erant ) & aliquot diebus difceptantes audiffet,
e6 tamdero loci ventum eft, ut perfolventibus
popularibus id , quod Gubernator io Pixidt-,
impenfum cognofceret , jus fupplicationis fa-
cienda? apud populares effet . Accipiebant con-
B
D
J*6
ditionem juvenes populares , & tamen nihil
Nobilitati reftitui debere dicebant , quia qua
Deo femel dicata funt , eadem repeti nefat
eflet. Conventum tamen eft, ut aurei
Nobilitati perfolvantur , qui tamen in rebus
facris impendantur ; qui ftatim ad ornatum
aediculse Divt Pnecurforis erogati funt . Profuit
quieti Patria? , a prudenti viro eam rem tra-
ctatam . Multa facia ab eo fuerunt fimulando
& diflimulando , nunc eos , nunc illos incre-
jando hortandoque ; fed murmur in populo
)iva fubortum erat. Plebs Nobilitatem torvis
oculis intuebatur , murmurabatque ; annome
caritatem, qua? tunc temporis magna erat , in
Nobilitatem rejiciebat . Conveniebant faspe-
juvenes populares, Mercatores, & Artifte; &
tunc duo popularium genera coepta funt in^
una fodalitate comprehendi : quod namquam
antea fatftum fuit . Erant plufquam centum,tn
quibus plerique manu promti , jam convene-
rant horl ftatutl omnes ad cosnam ea no dte
arma fumturi. Sed miferatus Deus Urbemno-
ftram, Italiasque labores, cut inteftina noftra_.
difcordia longe majores motus ferre potuiflet,
virura probum & fapientem Auguftinum Adur-
num dedit, qui tale facinus prohibuit . Fac^a
tamdem per Urbem popularium fupplicatio ,
& delata Crux quinro Nonas Maji , haftas
portantium , egregias veftes indutorum , fe-
quentibus Auguftino, Oraroribus, Senatu , &
reliquis Urbis Magiftratibus . Libuit propius
illam bene intueri, Sc Graecas literas legere ,
eafque & per me Sc alios in latinum fermo-
nem convertere, & huic operi tnferere ad le-
^entium voluptatem . Bardat Cafar bonorabilt
Lignum exornat, auroque, & Iapidibtu,frmau
garitii, colhcationem ponent Ecctefia Tbeolagi .
Ciriacut autem\ aweam illam Tbecam Pra-
fet operatut efi EccUfite . Confraftam banc hn-
ge valde tempore, Ifaae redegit ad pulcbriorem
fpeciem , primus facrificiis, verum etiam opera-
bilibus. Hoc facrum telum Bardxs quidtm fa-
bricatus efi ; Epbefi autem primus ficrificulus
Ifaac ex Galata renovavit.
Sedato Crucis rumore in recuperationem
Petrs Sanclae converfa? cogitationes ciyiun»
funt, & per fententiam Stephani Juftiniani yi-
ri profecto prudentis di&um eft , nulla dein-
ceps fubfidia Ligae prasftanda effe, niti Petran>
Sandfctm nobis reftituant . Cumque id fratri-
bus Adurnis moleftum fuiffet, revocata ftatim
fua fententia per eurodem fuit, ita ut citius *
revocata, quam prior fententia Auguftini . In-
terea fama fertur, Regem tranfitum in Italiam
parare, & fi roors Delphint eum retraherew
poffet , ut obfeflos in Regno Neapolitano li-
beraret, & magnas clades acceptas ab Arago-
nenfibus vindicaret . Propterea claflem , qua?
Mafliliaj effet, parati juflifle , & fociis navali-
bus, & remigibus muniri . Erat eo tempore
Regina proxima partui , & quod peperiflet
indicaturum eflet exitum rei ; nam fine hbe-
ris domo difcedere tutum non putabant.Dum
hasc in Gallia aguntur , a Romanorum Rege
litera? allatas funt, adventum fuum in Ita» a[n
Genuamque denotantes; infuper fe in Hifpa-
nias velle trajicere ; nofque hortantes , ut
promptum navigium ad trajiciendum habere-
mus. Credita parum fuit res ha?c ; omnes fi-
clam dtcebant , fed eadem jaiftari , quo fama
adventus Regis Francorum hoc invento vi-
lefceret . In Apulia & Calabria Ferdinando
res fecunda? erant . Monpenferius , qu« P"»
rebus adverse geftis in Oppidum "
rec«-
»
<6i
1> E UEBUS 6ENUENSIBU S.
receperar, ubi nufquam fibi fuccurri poffe vi-
det, deditionem facit; pa&us ut cum bonis
navibus Ferdinandi impensa paratis e*ire e
Regno liceret , Dominus de Obegni fecutus
Vice-Regis veftigia, parem fecit deditionem .
Pacato ex magna parte Regno , circa Caje-
tam, quse vahdo prsefidio tenebatur , Arago-
nenfes caftra ponunt , obfeffuri Urbem noiL-
minori odio, quam vi, recordatione immen-
fse crudelitatis , qua Cajetanum populum af
feciflent. Appropinquabat Italise Maximilia
nus Rex , cum Joannes Galeatius Vicecomes
Mediolani Dux , officiofiffimus omnium , 8c
more Sforciadum, & fuafu Ludovici , cujus
confilio regebatur, cum Uxore per AlpesLe
pontias, quas Bormia? vocant , obviam procef-
fit, & cum eo veniens per Vallera Vultun-
nam , Succidram & Morbegnam pervenit ,
inde Larium ; & navigans Novocomum per
venit . Et cum magni apparatus Mediolani
fierent, mutato propofito Viglevanum diver-
tit. Mittuntur quatuor Oratores Lucas Gn-
maldus miles, Cofmus de Zerbis, &Baptifta
Spinula, & qui debitum veneratio-
nis officium pro patria praeftarent , PetraeSan-
€tx reftitutionem peterent, & Privilegia no-
ftra a Prsecefforibus Casfaribus conceffa con
firmaret , noftrumque diftriclum a Monaco
Oppido ad flumen Macrae, ipfo comprehenfo,
declararet ; qui licet antiquum alveum reli
querit, & nunc per'radices Promontorn Vef
fani dilabatur , propterea priorem decurfum-
fequi debere conveniens efle . Sed fi forfitan
aliquis ftudiofus rerum publicarum, aquibus,
& quo tempore ea nobis conceffa fint , fcire
voluerit, fciat, primum : Federicum Primum
Anno Millefimo centefimo fexagefimo, Hen-
ricum Sextum Anno Millefimo centefimo no-
nagefimo primo , Federicum Secundum Mil-
lefimo Docentx-fimo Vigefimo fexto , Carolum
Q; irtum Miliefimo trecentefimo Hen
ricum Septimum Millcfimo trecentefimo deci-
motertio, Sigifmundum Anno MCCCCXIV.
au&ores fuiffe, quorum liberalitas non minor
fuit, quam Romanorum Pontificum , a qui
bus etiam honorificentiffime honorati decora-
tique fuimus . Sed ne tamen putet aliquis ,
id vel leviter , vel gratis , a Pontificibus con
ceffum fuiffe; multo enim fanguine (aurum-
non dicimus , quod multi magmfaciunt) pa
aa funt , plus laudi & gloria? ftudentibus
majoribus noftris, quam cumulandis divitns ,
arbitrantes pecunias brevi tempore confumi pol
fe; Privilegia autem fempiternum effe in Roma
num Impenum 6c San&am Romanam Eccle-
fiam devotionis monumentum . Et quod fine
arrogantia di&um fit , nulli in Italia Populi
funt, qui nos fide Sc veneratione erga eo^
antecedant; de quibus aliquando dicemus, fi
vel tempus, vel neceffitas fuerit . Sed janu.
proximus erat Maximilianus , jamque fines
nodros ingreffus erat , cum prajmiffi plures
Cives obviam funt ufque ad ipfa montis juga,
. alii ulque ad decimum lapidem. Miffi etiam ,
qui tantum ufque in fuburbanum Ripparo-
lium: & hsec erat ultima juniorum caterva^.
Gubernator , 8c Senatus Ripparolium ultra_
A
56*2
B
mo
progreffi non funt. Jufticium in Urbe
litum. Et in Villa Corniliani duobus diebus
moratus; nam imbres erant maximi , vigefi
ma quinta die oaobris Urbem ingreditur ,
Clero obviam procedente , populo undiqut-
pcr vias & plateas effufo . Auguftinus Adur-
Ttfm. XXIK
C
D
nus in ipfo Urbis ingreffu claves Urbis prae-
fentavk . Praetor Civitatis Berfimus Collus
Alexandrinus , & Senatus haftas detulerunt .
Poft hos Magiftratus Balia; & Monetse, inde
alii cives ad eam ipfam rem ex omni ordine
deputati. Pallium tamen fubire recufavit; fed
qui illud portabant paene paululum fequeban-
tur. Prsecedebant Nobiles , & Proceres fui 9
Oratores Veneti , & Auguftinus Gubernator ;
& omnes eques incedtbant , quamvis plures
ex hac re Auguftinum damnav erint , quod
non pedes vemlfet, imo potius nudo capite^
apprehenfo freno equi, quo Caefar veheretur :
quod aliquando ab aliis fa&um fuiffe conftat.
Sed cur ita ab eo faclum fit , quoniam confi-
lii fui neminem fecit participem , ita 8c ego
caufam referre aliis relinquo. Arbitror, potius
aliorum vel juflfu, vel confilio , quam fuo ,
fadtum efle. Incedebat Imperator medius in-
ter Oratores Regum Hifpaniae , & Sicilise .
Poft eum multi proceees Italise &Germania?,
& reda via ad majorem Ecclefiam pervenit ,
Sc lignum verse Crucis cernuus adoravit , &
venerabundus deofculatus e(V, Epifcopo &
Clero divinas laudes decantantibus . Et quia
jam nox erat, lacram Paropfidem in alteramL.
diem videre diftulit . Parata claffie , qu*
Genua? inftru&a eft , fexto die Oclobris na-
ves confcendit, multis affirmantibus , id ad-
verfo fidere , 6c Lunae diebus non fervatis ,
fieri . Qua die Cardinalis San(5ta? Crucis Le-
gatus Apoftolicus in Italia Urbem intravit
impatiens qui eum difcedentem*
comitarentur, & honorum publicorum, quos
ubi Italiam attigit , femper rejecifte ferunt .
Militibus itaque, & bellicis inftrumentis im-
pofitis, biduo poft non fatis aura felici folvit.
Saxonia? vero Dux, qui cum eo erat , ftatim
in Germaniam rediit . Vixque claffis Rapal-
lum attigerat, cum Africo fasviente terreftre
iter cepit ; nam fama erat, claffem Gallicam
omnibus jam impofitis vela jam folviffe , vel
mox foluturam . Dum Genuse adhuc Caefar
effet, Oratores duo a Florentinis ad eum ve-
nerunt, quos ftatim remifit . Sunt quidicant
eos inauditcs . Senatum noftrum vifitarunt ;
qui rebus efcutentis donati funt viri quippe-*
graves & diferti . Dum haec aguntur, Ferdi-
nandus Hifpaniarum Rex , qui cum validiffi-
mo cxercitu Perpiniano appropinquaverat ,
ubi Regem Gallorum, & tranfitu in Iraliara-*
defiftere vidit, &tantum, rebus jocundis ope-
ram dare , ' etfi jam fines Gallis ingreffus
eflet, reli&o ibi valido praefi iio, in Hifpanias
regredus eft . Sub iifdem diebus Margaritaw
Maximiliani filta Primogenito Hifpania? Re-
ai s in matrimonium tradira eft , 8c
f ( filia centum quadraginta navium
comitatu ad Virum Archiducem Burgundia?
delata eft . In Urbe casdes nonnullorum fa-
ase, diffidentibus aliquantulum Adurnis , &
Gattis . Cssfar cum paucis diebus apud La-
bronam ftetillet, difceffit, & ut ait, indigna-
bundus in Germaniam rediit . Qua id ratio-
ne faclum fit, eorum judicium erit, qui pru-
dentiores funt, & quibus fecretiora cognofce-
re fas erat.
Anno MCCCCXCVII.
Hic, qui fequitur, Annus eft Nonagefimus
feptimus fnpra Mille quadringentos , ftatim-.
nercurrendus; pauca e iim memoratu dign
* O o con-
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5*1
BARTHOLOM-ffil SENAREGffi
A
eontigerunt . Galli , de q»>bus fepe men-
tionem fecimus , pr.nc.p.o ann. navem Pre-
mentoriam, triticum ex S.cilia Genuam defe-
rentem ceperunt, qua? l.cet major Gallts effet,
tamen tanta HHs tormentorum cop.a erat ,
quibus navem quaflabant , ut non hgna qua-
tere fed arces 8c montes demolm ab ipds
poffecrederes . Propter quod confult.s re.
navalis peritioribus , cognitum eft , necella-
rium effe , aut navigationem omn.no delerere,
aut ajqualia , vel potius majora ilhs habere-
tormenta . Ob id publico Decreto fanc.tum
eft non licere cuiquam naves habent. navi-
gare nifi tormenta aeris ad prajfin.tum nu-
meruro , & pondus habuerit ; curaque Ma-
ciftratui demandata eft . F.t claflis
ad perfequendos piratas navium trium magna-
lum , Barcharum duarum , duaruraque tnre-
mium . Huic prsficitur Joannes Ludovicus
Flifcus, quero Admiratum jam prius appella-
bant, foerans hofticas naves in portu Hercu-
lis Monechi adhuc effe ; fed eas illinc d.fcef
fiffe ea die cognovit, qua ipfe hinc difceffit .
Et cum eas per aliquot dies obfeflas in Portu
Tholoni tenuiffet , ( nam hic locus eft Pro
vincw Narbonenfis) fcbre correptus ad nos
rediit : Sufiicitur ftatim Paulus Nigronus ,
renovato navibus ftipendio . Veneti , & Me-
diolani DuX in Hifpanias ad Regem Oratores
mittunt „ Nos autem cum ipfis in eddenu
navi (nam Nigrona erat) Secretarium mifi-
mus noftrum, ut eorum, qu* agerentur , non
effemus penitus ignari . Vercellis hoc anno
moritur Hybletus Flifcus non fine veneni fu
fpicione . Ceterum cum ab omnibus ordini-
bus Civitatis dotes immenfse fuper omniunu
conditiones conferrentur , idque partim ambi
tione , partim reprehendenda smulatione fie-
ret: publico Decreto fancitum eft, nemini Ii-
cere fummam librarum 3000. excedere: qua;
res etfi primd fronte falutaris & conven.ens
credita fit, poftea experimento inutilis inven
ta . Nam non modo dotes minui ad utilita-
tem illorum, qui honeftas facultates habent,
verum illis , qui paucas habent , onus accre-
verint ; meta enim librarum quatuor millium
pofita potius apparuit, ut eo ufque omnesat-
tingerent , quam quod de numero decrefce-
rent : qua? res ficut prius incognita, magno
omnium ardore facta fuit, fic eodem animo
& confenfu in Senatu reprobata.
Moritur etiam eodem Anno unicus filius
Ferdinandi Regis Hifpani»; & eodem fere_
tempore Carolus Dux Sabaudiae , Princeps
equidem egregius . Arx Caftelleti , qus diu
Ferrariae Duci a Mediolanenfi Principe pi
gnus fidei pro Gallis data fuerat , aufpicato
pro more Sforciadum quinto decimo die No-
vembris horl vigefimd prima reftituta eft .
^oles hoc anno au<Sta eft cubitis mi
rabili ingenio & arte .
Anno MCCCCXCVIII.
Hujus Anni principio Nonagefimi oclavi
fupra Mille & quadringentos magna tempe-
flas maris exorta eft Lybico fxviente , per
quam pars molis paulo ante conftruclrs diru-
ta eft . Creati novi Patres , quo citius , quod
collapfum erat reficeretur, ne nova fuperve-
niens tempellas roajorem ruinam afferret .
Ludovicus Beatrici uxori amantiffimse paulo
ante defunclx exequias fieri etiam in hac
Urbs omdavit . Donavit Ecclefise Genuenfi
B
aureos ...... Saonenfi , Albingauenfi , 8e
Ventimilienfi fenco-purpureos . Ceterum Pro-
ceres, qui io Regno Neapolitano Gallorunu
partes fequutt fuerant, fadH parttm deditione
domi retnanferunt, partim in Galhas profe&i
funt, in quibus Salernitanus Princeps , qui
fa<5ti Diani oppidi traditione, accepris a Re-
ge Neapolitano aureis novem millibus , dt-
lceffit . Interim allatas literse ex Hifpania_
funt, foedus inter Galium, & Hifpanum Re-
ges firmatum indicantes , nulll de Italicis
Principibus facH mentione . Oratoribus vero
eorum id asgre ferentibus refponfum fuiffe^ ,
Regem Francorum omnibus pacem daturum .
Ob id ad eum poftea Itali miferunt Oratores.
Revocatur Conradolus Stangha , de quo . ftt-
pra faspius mentionem fecimus, malo quidem
confilio. Alii opera (aS. fidlum fuiffe diCunt*
alii fratrum Adurnorum, quod five fui, five
aliorum culpd fa6lum fit , male confultunu.
Ludovico fuit . Magni erat vir ingenii ; no-
ftros mores callebat; ad multaidoneus . Mit-
titur in ejus locum Francifcus Fontana , vir
equidem bonus . Interea Ludovicus animi
gratia 1 Genuam velle venire denotat. Crean-
tur o&o Cives , quibus cura? fit eum excipe-
re . Decretaj libra? vigintiquinque millia_ ,
quo honanficentius adventus ejus celebrare-
tur . Domus * centum , qux inter Cives
utriufque ordinis partita; funt . Priufquam-
Urbem intraret, in Corniliana VillacumSpi-
nulis hofpitatus eft . Nam cum quarto Idus
Martii ex Urbe Mediolaneqfi difcelfiflet , &
decimo feptimo Ralendas Aprilis , ut fupra_.
didtum eft, in diCtam Villam perveniflet, fe-
quenti die Urbem ingreffus eft; & quia cele-
briorem Ingreflum numquam vidiffe ftteor ,
breviter illuro attingam . Mifli fuerunt ob-
viam quatuor Cives ultra Juguro curo raagna
caterva; poft od>o ad ipfas Jugiradices; Inde
filii Joannis Ludovici fequebantur ; poft hos
Ludovicus , & Joinnes ultimus Gubernator ,
Antiani, l 8c reliqui Urbis Migiftratus omnes
per rtftermifla fpatia . Auguftinus advenien-
tem Principem apud Riparolium obviavit :
ftatim equo dexiliit , 8c qui cum eis erant :
quod ubi vidit, mox juflic omnes confcende-
re . Intrante eo Urbem, & haftas volentibus
Antiapis Pallii portare , recufavit ; fed nudo
femper inceflit capite . Erantplufquam CCC.
Juvenes induti vefte ferici, purpurea auteou
innumerabiles . Acceptl ab Epilicopo benedi-
dtione in Palatium venit; poftero die facram
Paropfidem veneratus eft . Villas Civiunu
videre voluit: quod fuit Civibus cariffimum.
In Ecclefia Divi Laurentii divina audivit ,
tam familiariter inter Cives mixtus , ut de_
Civitatis gremio videretur . Prscurforis Al-
tari quinque Sacerdotes inftituit, quiquotidie
Miffas celebrarent, dotavitque ; omnibus fe_
facilem prasftitit . Converfus ad res noftras,
Gallos piratas infequendos effe laudavit, im-
penfas fubvenit; darfinam xefici juflit, lauda-
vitque ; donatufque nomine publico quatuor
aureis pateris fuit . Dederunt etiam Saona ,
Albingana , & pleraque alia loca Ripariarum.
CefOt humanis eodem ipfo tempore Paulus
Frcgofus Cardinalis , & contendentibus non-
null.s fuper Archiepifcopatu , Sforcino filio
Galeatii Nepoti fuo , molefte ferente Populo,
conferri curavit . Moritur etiam hoc anno
Carolus Odavus Francorum Rex , cui Ludo-
vicus Dux Aurelianenfis fucceffit , ad quem-
miffi Oratores Carolus Spinula
8c Francus
Jufti-
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jtf/ DB REBUS G
inisnus , & unus ex fcribis Senatus . Plo-
rentini, juvante Duce Mediolani , Pifas gra-
viter infeftarunt, qui com cladem magnanu
ipfis intuliffent, Venetorum poftea, & Pifa-
norum viribus , & montanorum dolo repulfi
funt . Florentini tune ad nos Oratorem mi-
ferunt, qui cum pleraque petiiflet minusmeo
judicio asqua , re infecfci abiit ; nam illi tan-
tum oura erat efficere, ut Pifanos relinquere-
mus nec ulla re juvaremus . Pirata: Galli
cura hoc noftrum mare infeftarent, propterea
oavis una ex majoribus , non quod illas infe-
queretur, fed quod noftras fparfas per orbem
quantum poffet tutaretur . In Corfica res ali-
quantulum turbatas fuerunt . Joannes Paulus
Lechanus cum parvo lintre ex Sardinia quin-
que tantum hominibus in Corficam trajecit ,
qui ftatira congregata magna manu Corfico-
rum, partim vi, partim fponte , difcurrere_
per Infulam cospit . Miflbs ftatim Ambrofius
de Nigro , qui inter pauculos dies ex Infula^
illom profligavit ; nam felix fibi Corfica fem-
per fuit, & nomine fuo fatalis . Sed quid
non facit invidia ? licet haric expeditionem &
prudenter & viriliter, ut ceteras, perfecerit ,
non defuerunt tamen qui eum inobedienti»
accufaverunt ; fed fui conftantia omnes mali
volos devicit ; nam vir eft alti animi , fronte
liberS , verbis apertis, animo promto, amici
tii multorum fretus : vere natus ad Corficos
domandos . Huic ob egregia fua in Patriam
merita, fuperato hofte , & recuperata Corfi
c4 , ftatuam marmoream viventi in Palatio
Sandti Georgii juffu officii erexerunt : quod
apud Romanos , qui exemplum omnibus efle
poffunt , prius etiam contigiffe dignofcirur ;
& donata loca quinquaginta in memoriaou
bene geftarum rerum ; nam totiens Corficos
fugavit , ut non ad bellum , fed ad victoriam
femper aggredi videretur . Ludovicus Cam-
pofregofus, qui Ducatum Genux gefllt, Ni-
cex agens ex hac vita difceflit , vir profedto
inter Genuenies clarus , & Annalibus noftris
annumerandus . Roma; fub Alexandro Scxto
Pontifice Maximo nepos ipfius , depofito ga-
lero Cardmalis, io Gallias profe&us eft, na
vibus ad ipfum MaflUis juffu Francorum Re-
gis paratis . Honores tota Gallia fadli funt
magnificentiflimi ; ipfe autem comitatu quafi
Regio ftipatus inceffit : unde cceptum eft du-
bitari de fide Pontificis verfus Ludovicum- ,
accedentibus maxime induciis. inter Franco-
rum Romanorumque Reges , quae primo per
trimeftre , inde*per totum annum nonagefi-
mum nonum prorogatas funt . Decurrebat
jaro ad finem prxfens annus, cum res nefan-
da in Villa San&i Petri Arena? contigit .
Hieronyma Spinula Baptiftas filia vidua, nia-
rrona quippe veneranda , multis ornata pro-
pinquis ; pluribus coofofla vulnertbus in lecto
mane domefticis expergefadtis inventa eft ,
nihil fentientibus domefticis , asqualem cum_.
viro exitum fortita : nam Sc vir in Hifpaniis
in cubiculo etiam confoffus eft . Varia fu-
fpicio interitus: nonnulli qusftionibus, &va-
rio tormentorum genere adacli , cum nihil
fafli eflent , & diligentius pro atrocitate &
indignatione rei perveftigatum fit , tantb in-
certiores & fratres, & films fa6li funt , &in
hunc ufque diem res latet.
Tom. XXIK
ENUENSIBUS.
A
Aubo MCCCCXCIX,
5«
Nonagefimus oonus erit hic . Annus , inu
cujus initio , vel ut verius dicam , exitu
precedentis , Oratores duo , quos ad Re-
gem Francia? profe&os fuiffe demonftravi-
mus , reverfi funt , & ufque_
ad Namnetes populos Britannie fecuti ( funt
enim ii populiOceano contermini, juxta quos
defluit Ligeris amnis) quo tempore repudiati
priml Uxore Joanni Ludovici Francis Regis
6M , Annam Petri Britannias Ducis filiam ,
quas Carolo Regi nupta prius fuerat , duxit
Uxorem . Pontifex enim quatuor Ecclefiafticis
B viris, qoi jure , an injuria fuper repudio ju-
djcarent, curam impofiiit , ii divortium fieri
iriter Reges poffe , propter inhabilitatem con-
ceptus , & filiorum habendorum defperatio-
nem judica verunt : affirmantibus , tndignunu
efle Regem Francia; privari fobole debere_.
Octavo itaque diejanuarii Matrimonium con-
fummatum eft. Foedus prasterea inter Regera
& Oratores Venetos longo tempore agitatum ,
tunc perfe&um eft: ex quo Cremona Venetis
concedebatur . Mox tota Gallia rumor exor-
tus eft, Regem ad repetendum Ducatum Me-
diolani , quem jure fibi hereditatis fpe&are^,
dicebat, in Italiam decreviffe venire ; praeter-
ea ulturum totis viribus , quod Maximilia-
num Romanorum Regem pecuniis ad bellum
ipfi inferendum juviffet. Genuenfes ver6,quia
Ludovico parerent , difcedere toto Regno
juffi ; Aftenfes vero favore Joannis Jacobi Tri-
vultii repetere proventus locorum fuorum^,
qui retenti illis fuerant propter margaritas s
noftris mercatoribus interceptas , quas refti-
tuere recufaflent: qui non levem pecuniarum
fummam a nobis extorferunt, fuadente Ludo-
vico, & nobis etiam cupientibus omnem oc-
cafionemcontentionumevitare. Hercules Dux
Ferrarise , cujus judicio Pifana res cum Flo-
rentinis commifla erat , Pifanos ad antiquanu
fervitutem redire debere judicavit , & Vene-
tos Pifis difcedere. Nam ita inter Ludovi-
D cum , Venetos & Florentinos , conventunu,
erat. Servarunt examuffim Veneti conventa,
Pifanis tamen contra recufantibus , & paratis
prius omnia extrema pati : qus res omniunv,
prudentum judicio propter lummam Veneto-
rum indignationem malorum omnium & rui-
naj Ludovico caufa fuit.
Rex interim Lugdunum pervenit , aliquoc
belli Duces in Italiam praemittit : onde co-
gnitum>eft, falfum efle, quod dici folet , bi-
duum Gallorum centiduum effe. Multa bre-
viter facla funt; indicitur Ludovico bellura-,
miffo per Trivultiom caduceatore . Prima ar-
ma apud Alexandriam mota funt : nam ten-
tatofruftraloco, qoiBorgo appellatur; Aftam
reverfi funt, inde Rochetam , cui Auguftinus
Magnerius praserat , poftea Annonum vi ca-
piunt; rgni, &ferro orania exponunt. Valen-
tiam, Caftrum novum, Pontem Curanum, &
alia pleraque Oppida capiunt . Septimo Ka-
lendas Augufti caftra circa Alexandriam po-
fuerunt . Pendebant omnes ab ea . Intus erant
Galeatius Sanfeverinas , Sacramufa Viceco-
mes , Cotinus Melfus , non fpernendi duces
cum equitibus mille eorum , quos Cives ap-
pellant, peditibus tribus millibus , &aliisgra-
vioribus equitibus mille. Ludovicus undecum-
que poterat , ab araicis auxilia petebat, & k
noftro Senatu pedites mille cum ftipendio
Oo %
men-
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5*7
BARTHOLOMiEI SENAREG/E
#8
B
menfium trium: quod facile in Palatio noftro A
fuitobtinere; fed alia in San&o Georgio fpes,
quia fub calculorum judicio, qui per muito-
rummanusconjiciuntur, fleri rem oportebat.
Quod timens Auguftinus bancherios ad fe vo-
cat illos prsefertim , qui adverfse faclionis
erant , & ad certam fummam obftringit : quod
ideo fecit, ut rem , quam denuo propofiturus
eflet, facilius obtineret, ficut faclum eft. Ma-
gna in Urbe loquendi licentia, multique infe-
licitatem Ludovici gratam habebant , noru,
multorum judicio odio in eum ( quis enim-
mfte illum poterat profequi odio?) (ed quia^
iperabant Adurnorum novum ftatutum , quij
erat cum fuo conjun&us, pofle cum fua cla-
de perverti. Et quamvis multi tantam homi-
num ltcentiam continendam dicerent , Vir
prudens&fapiens Auguftinus nihil faciendum
dixit : Solitus erat dicere : Credite mihi , noru,
Ctc dicerent , fi fiperent. Sed Joannes Adur-
nus quem ducem totius peditatus fecerat ,
cum' peditibus duobus millibus quingentis ,
qui pro praefidio Alexandrise paratus erat, eo-
dem die ex hic Urbe difcefllt , qua Gallicus
exercitus Alexandriam circumfepfit . Qii cum
in itinere rem cognoviflet , Genuam reverfus
eft ; qui , fi ut multorum opinio eft , difcef-
fum acceleraflet , & Alexandriam inrraflet ,
alia Urbis fors fuiflet, quemadmodum Ludo-
vicum dixifle ferunt. Ne autem Urbs noftra
vacua prsefidio eflet , Magiftratus Balise 600. C
pedttes conducit. Fuerunt prsererea adverfse,
fa&ionis plures profcripti. Veneti copias fuas ?
in finibus agri Cremonenfis habebant , nihil-
que hoftile contra Ludovicum agebant : quod
tamen illi sequale bello erat , nam dividere_
exercitum cogebatur, & Joannem Francifcum
Sanfeverinatem cum equitibus DC. obviarru
mittit, ut ad omnes motus obfifteret. Veneti
cognita Alexandriae deditione , aperto marte
pleraque Oppula occupanr. Nam qui Alexan-
dtise duces prseerant, diffifi pofle refiftere, ab
altera Urbis Porta difcedunt. AmifsaAlexan
dha cum Ludovicus rem inclinaram ad Gal-
losvideret, hoftem porentiflimum efle; Vene-
tos , qui eoufque nihilcontra eum aperte fe-
cetant , hoftilia quseque non omittere : iroita-
tus id, quod feciflet Alfonfus Aragoneus, ab-
du&is qiwtquot potuir pecuniis , & rebus pre
tiofioribus , prsemtflis Cardinale Afcanio & San-
fev.rinate cum filiis , qui eum apud Novum-
Co :ium expe&arent , ipfe cum equitibus quin
gentis, & peclitibus quatuor miile in Germa-
niam traje&urus , fequitur . Ducatum filio
Joinnis Galeatti , nepori fuo , pueroadhuc,
ie iuntiat. Ifabellam Aragoneam matrem hor-
tatur . ut Genuam mox veniat , & cum fllio
in Regnum trajiciat ; arcem Bernardino d
Curte commendat. Nam cum de deferendo
Mediolano Arceque confilium cepiflet,non alia
cura fuit , quam invenire virum , cui numquam
nec verbo , nec opere nocuiflet , profuiffet fem-
per. Difcedenfqueficeum alloquitur : „ Satis
„ tibi , Bernardme , nota eft conditio ftarus
„ n ftri. Galli, qui fcepius mmati funt Italiam
„ velle invadere , pra;fertim Lombardiam- ,
„ nunc tamdem fecerunt; & quamvis primus
„ ego futurus fim , in quem furor Gallicus fe
„ extendac , non quia magis demeruerim_
„ (nam quis Fiancifco Sfortia patre meo ma-
„ gis u nquam obtequens fuit?) opprimor pri-
„ mus ego, indetota Iralia; 8c devi&o & pro-
„ ftrato ftatu noftro , fuccumbet Federicus
„ Neapolitanorum Kex , qui eorum vires jam 1
D
E
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»»
»»
„ eft expertus , & fo\o tubicine cedet . Flo-
,, rentini tamdiu ftabunt , quamdiu hoftes vo-
luerint. Veneti,quorum vires majores funt,
„ & mulrorum malorum caufa , qui fimulan-
„ do diflimulandoque non aliud magis um-
„ quam ftuduerunt , quam Italise diflidium-,
„ divino judicio tunc magis cadent, cum mi-
nus timebunt. Mihi vero nunc in tantis
„ turbationibus agitato , confilio auxilioque^
„ opus eft. Vides, quam efTera fit gens hsec:
„ montes & alpes tam facile rranfcendunt ,
,, ut noftri milites planitiem. Omnia cedunt
,, eorum furori . Noftri populi ut funt fem-
„ per rerum novarum cupidi , illos avide ex-
„ peclanr; fed ignofcendum illis eft : ducun-
i„ tur ab aliis , nec cognofcunt , quod paulo
„ poft facluri funt. Tanto itaque furori nul-
„ lum video magis conveniens remediumw,
„ quam fi ceflero , donec tanta rabies defse-
„ viat, & me in aliquem remotiorem locutiu
„ receperira. Gens enim Gallica, ut dici fo-
,, let , principio aclionum fuarum beliicarum
„ prsefertim terribilis , feroxque eft ; fed fi
„ paululum moraveris , & aftu fruftraveris,
languefcit . Abeundum hinc a me efle cen-
feo , & cum Afcanio fratre , & filiis iru
Germaniam fecedendum , & dare locum-.
fsevienti fortuna?. Decretum eft mihi pro-
ptereaArcem hanc, dimidium animse meae,
fpein reditus , tum valido prsefidio , & re-
rum omnium abundantia faltem per annos
duos, tuse fidei relinquere ftatui ; 8c cum..
cogitarem cui hanc curam committerern^
tu prse ceteris mihi es oblatus, & non mo-
do oblatus , fed juxta te nemo k longe^
fuit, quem tantum vere dilexerim. Nam..
„ ex quo te ante amare incepi, numquam de-
fui benefacere. Tu fecretiora cordis mei
folus pra? ceteris fcire folitus eras ; confi-
liis , & deliberationibus interfuifti ; feci , ut
mulri tibi inviderent , five au&oritatem- ,
live divirias refpicias . Tibi ergo plufquam
ceteris fido. Hanc igitur Arcem tibi trado
cuftodiendam . Ego poftquam furor pertranf-
ierit , adero cum magna militum manu ,
equituro peditumque , teque de omni exi-
mam penculo . His di&is definens in lacry-
mas illum amplexus eft. Enavigato itaque-
Lario per Vallem Vulturinam iter faciens apud
Balneas Imperii Mediolanenfis terminos a laf-
fitudine paululum quiefcens , alpes (uperat ,
& in Germaniam pervenir. Joannes Francif-
cus Sanfeverinas non multum moratus , Gal-
loruro arma fequitur, &inRegias partes con-
ceflit. Ferunt, Ludovicum in fuo lamentabili
cafu multorum fidem fufpeclam habuifle ; fed
in primis Joannis Francifci; fldem autem Ur-
bis noftroe laudafle femper , numquam fufpe-
clam habuifle. Videnres CivesGenuenfes fta-
tus everfionem, componere cum Rege Urbis
negoria ftudenr; impetrare privilegia , ut ipfi
eflent, qui proprias res curarent, non Adur-
ni, vel Ludovicus , Urbem traderent : quod
per inrernuntios faciebant. Creatus ftatim..
Magiftratus ex quadraginta Civium decreto ,
qui curarenr, ne Refpublica aliquo incommo-
do afliceretur. Mifli per Riparias Cives , qui
omnes in officio confirmarent , neve aliquis
infultus per Fregofos fieret. Erant adhuc in
Urbe Auguftinus , 8c Joannes , qui etfi res
fuas componere cum Rege curarenr, pro Re-
publica tamen non properandum , fed con(ul-
ro agendum, caureque pacifcendum; au<5ton-
tatem uoftram diutius in eo ftaru manfuram ,
fi rc-
I
5^
DE REBUS GENUENSIBUS.
A
570
B
C
fircfte & confulte in principio firmaviflemus.
Sed tanta erat expellendi Adurnos propera-
tio ut oronia Bene confulte male conlulta^
crederentur, fi Urbe femel ejicerentur. Joan-
nes primus mari Neapolim trajecit; Augufti-
nus ad oppida fua receflit. Ludovicum autem,
poftquara infequentes evafit, ubi in loco tuto
quievit , ajunt dixifle : Procella ha?c plures. ap
prehevdet; majus eft , quod Rcx in corde gerit .
Obfidebantur interim Pifa? , & cum Florenti*
ni Paulum Vitellium eorum Ducem capite_
damnaflent, quod minus fldeliter contra Pifa-
nos egiflet , obfidionem folverunt . Nam 8c ipfi
exitum rerum Gallicarum in Italia morando
fpe&are cupiebant. Joannes Jacobus Trivul
tius, apud quem fumma totius ret erat, non-
prius Mediolanum ingreflus eft, quam portae
Urbisnovo milite munitas eflent; totoque po-
pulo prseeunte magno applaufu , tertia die-
Septembris exceptus eft. Veneti, quibus ex
foedere Cremona obvenerat , cum recipi a
Cremonenfibus fruftra petiiflent , caftra ponunt ,
iniquo animo ferentibus Mediolanenfibus , Du-
catum Mediolani hoc modo dilacerari ; fpem
que occultam illis pra?bebant. Rex Cremo
nenfibus nec auxilia praeftitit , nec ut fe dede
rent mandavit ; quem etfi Cremonenfium la-
crymoe valde moverent, nihil tamen fide apud
fe voluit efle praeftantius . Et poftquam in—
menrionem Regis noftri devenimus, fine adu
latione diftum fit, majorum fuorum fidei non
eflefecunclum. Promifli tenax, Dei magna re-
verentia. Erat Civitas noftra quafi fine capi-
te ; mittitur ad Urbis regimen die quarta^
Septembns Scipio Barbavaria Mediotenenfis
Jurisconfultus , qui ea conditione accipitur ,
ut privilegia , & concefliones per Regiura
Confilium direcle a Rege nobis concedantur;
juflique omnes Scribse Senatus admiflionem
cum conditione praediclM annotare. Joannes
Ludovicus cuftodiendse Urbis curam fumfit.
Triremes Federici Regis , quse Genua? ea_
tempeftate erant, cum ejusOratore difcedunt.
Joanni Jacobo Trivultio potiflima cura fuit
efficere, ut arx Mediolanenlis in ejus potefta-
tem perveniret, munitiflima natura , & mul | D
tarum rerurn abundantia : quod illi facile fuit
efficere, Bernardino de Curte eam tradentew.
Creati Oratores XXIV. ex omni ordine ad
Regem, qui conventiones noftras firmarent ,
&componerent, quosnominare nonindignum
putavi. Joannes de Marinis, & Nicolaus de_
Oderico ambo Jurisconfulti , Chriftophorus
Cattaneus , Nicolaus Brignoli , Petrus Bapti-
fta de Guizo , Joannes Ambrofius de Flifco,
Stephanus Cigala, Anfreonus Ufusmaris, An
dreas Cicer , Bartholoma?us de Ceva , Nico-
laus de Amigdola , Auguftinus Lomellinus,
Joannes Ambrofius de Nigrono , Joannes Ba
ptifta de Fatio , Anfaldus de Grimaldis, Vin-
centius ^auli , Petrus CalirTanus , Ambrofius
de Zerbis, Demerrius Juftmiunus , Bernardus
Salvaighus, CLiH.iophorus Spinula, Hierony-
mus de Auria, Jacobus Centurionus, & . . .
tanto apparatu quanto numquaiTL
noftra Urbe fa&um fit. Et die XXVI. Oclo-
bris cum diffkultates aliqua? in traclatu con
ventionum fuborta? eflent , tamdcm abioluta?
funt. HabitceOrationes, jurata fides, praden-
tata infignia. Interfuerunt Cardinahs Sancti
Petri ad Vincula, ck Rothomagenfis , Orato
rcsVeneti, Dux Ferrance, & plerique Gallia?
Italijeque Principes , quibus breviter pcr Ro-
tlioiiiagtniem Legatum refponfum eft. Aderat
E
tunc etiam Philippus de Cleves , Regis fra-
ter confobrinus, nofter Gubernitor, qui ante
pedes Regios nudo capite, flexo genu , fuper
Evangelia Dei , quas Marefcallus de Gees te-
nebat in manibus, fe Urbem noftram ad ho-
norera Regium & fecundiim Capitula noftra_*
recturum juravit . Stabant omnes Oratores no-
ftri , demtis duobus , quorum interitum fub-
jiciara , & juvenes non minori pompaornati:
quod erat afpe&u pulcherrimum . Hofpitium
erat in Fano Divi Euftorgii : nara illud eft,
quod ingredientibus Mediolanura a parte dex-
tra confpicitur; fed quia de interitu duorum-,
Oratorura dixi me fcnpturum , dicam non_*
fine dolore ; nam alterum obfervabam , alte-
rum vehementer amabam . Erant Petrus Ba-
ptifta de Guizo , & Chriftophorus Spinula—,
alter nobilis , Petrus Baptifta popularis ; fed
uterque pro conditione fua in Urbe celebres.
Ii antiqua amicitia conjun&i , eodem lecto
eodemque vi&u vivebant. Camera illis fuper
via erat , feneftramque ejus claudebant , uc
mbs eft Religioforum virorum, cancelli, nea
vicinis intro afpici poflent , qui per multos
annos immobiles fuerant propter pluvias &
aetatem putrefadli. Quos cum de via familia-
res eorum domura redeuntes feftina voce vo-
caflent , ipfi vero repente feneftrara confcen-
diflent, refponfuri fupra cancellos , quos fir-
raiores arbitrantur, fe firmaflent , ambo pra>
cipites fra&is cancellis de feneftra in capuc
ruunt. Moritur ftatim Chriftophorus ; alter
unam no&em fupervixit: lacrymabilis res , &
utinam bono omine. Sed hic non omittendura
videtur, Regem noftrum, contendentibus no-
bis cum Florentinis de praecedentia in ingreflu
Urbis Mediolanenfis, pro nobis judicatfe. Con-
ftantinus Communes Montis-ferrati Gubcrna-
tor , quia Ludovico occulte favifle creditus
fit, juflu Regio captus , & in Arce Novariac
detentus . Rex vero peradtis , quse dixi , re-
pente in Gallias reverfus eft. Turcarum gens
fa6to impetu mdgnum prope Ve-
netias millibus pafTuum triginta, abdu&is plu-
ribus captivis abiit . Capitur etiam hoc anno
Naupactum in finu Ambracio. ClaflifqueVe-
neta, 6c Gallica auxiliaris , cura Turcis raa-
num conferuit non fine utriufque partis ma-
gna clade .
Anno MD.
Anno a Nativitate Domini noftri Millefimo
quingentefimo dum haec , quas fupra dicla—
funt, geruntur, Alexander VI. Pontifex Ma-
ximus Valentinus de Borgiarum gente , qui
omnem fere curamadfuos magnificandos con-
verterat, dum Ca^farem ad occupandam fere
totam Italiam erigit, Faventiam occupare pa-
rat & juvante cum copiis Galhcis
illa potitur. #
Ludovicus interea , quem in Germaniarn_i
conf-igifle diximus , folicitatus a Principibus
Gibelhna3 fadtionis ( nam illi naturali inftin-
clu afliciuntur , etiam pertoefi morum Galli-
corum ) comparato magno eqiutum peditum-
que Elveticorum exerciru, per Lacum Lanum
Novocomum primo, inde Mediolanum perve-
nit ; 8c proemilfis Afcanio fratre, & Sanfeve-
rinate Cardinahbus , qui quarta Februarii die
Mcdiolanum intrarunt, ipfe cum toto exerci-
tufequebatur; & qui ante odio quifiomnibus
erant , nunc Deorum loco habebanrur : quod
faepiflime apud vulgus contigit , 8c ipfe futu-
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I
BARTHOLOMiEI SENARE G M
rum praviderat ; & qui paulo ante ab omni-
bus fuerant deftiruri, ab omnibus juvabantur.
Primores Urbis, femina* , pueri omnes alta_
voce Mmrum invocabant . Ipfe ut poterat ge-
ftu, lingua , 8c fua gravi auc>oritate gratias
agebat, & ut omnes bene fperarent monebat.
Statim difcedens Papiam , rnde Viglevanurru.
profeclus eft. Capta Arce, quam Joannes Ja-
cobus Trivukius tenebat , ftatim Novariam-.
profe&us eft. Exercitus Gallicus, qui in Fla-
minia erat, ut fe Trivultio conjungeret , ve-
niens, Terdonam depopulatus eft; qua? Civi-
tas non multo inde poft fecundo a Gallis pras-
dae expofita eft . Qua; ubi Genuae nuntiata_
funt , convocaro magno Civium numero,
creantur XII. Officiales Bailiss per femeftre_
duraruri , quorum prsecipue cura eiTet Gondu-
cere militem ad Urbem cuftodiendam , qui
tamen Itahcus non effet ; nam Italos omnes
fufpe&os habebant ; fed difficiliter invenieban-
tur. Galli cogniro adventu Ludovici , ignari
quem finem habirura? res eflenr, fimul omnes
convenerant. Propter quod Orarores ftarirru
ad Trivulrium mirruntur, perenres ut ducen.
tos peditcs noftro ftipendio raitterer : quod
affecutum non eft. Et ne fine prsefidio Urbs
efTet , Joanni Ludovico , & Domino Monaci
( nam erat idem Dominus tunc apud nos )
Joanni Spinula? Serravallis Domino, & Joan-
ni Ceba? mandarur, ur quifque cerrum nume-
rum conduceret. Condu&i ftarim mille & du-
cenri viri , & quanrum fieri potuit Itali evi
tari. Sed creverar inrer omnes ranra fa&io-
num ncfcio an dicam rabies , ut nulloumquam
tempore major fuifle credererur . Alrer alte-
rum quantum porerat impudenter criminaba-
tur; nihil fan&i erat, ira ur oprime quifque^
crecWetur dixifle , qui maledicendo , crimi-
nando , fingendo , plura in adverfam fa&io-
nem contexuilTet . Et quia facilius accufari
Adurni poteranr, quia Joannes Adurnus cum
Federico Neapolirano Rc j ge agerer, exiit i n_
vulgus fama , jam illum Neapoli cum trire-
mibus difceiTiiTe, cum tanra impudenria crimi-
natorum , ur diceres jam jam pofle eum con-
fpici . Ficlse lirera» invenrae funr , quae nort-
modo verum id efte affirmarenr ; fed nume-
trum triremium , militum , & ducum refere-
bant ; quod ideo faclum eft, ut Adurnam fa-
clionem fufpe£tam Regi facerent ; Fregofi vero
in Urbe dominarentur . Interea & ab Ludovi-
co & Afcanio literae nuntiis ad Senatum data?
funt, qua? nos meminiiTe horrabanrur fidei no-
ilrae erga eos , & amoris eorum erga nos ,
quibus ex decrero Senarus nihil refponfuniw
eft , vel potius Gallorum mandaro. Veneti
Liudem Civirarem , qus jam ad Ludovicum
redierar , capiunr, pro Rege Francorum, vel
potius pro fe ipfis , prout fors conrigiflet ; nam
ur funt femper alieni appetentes, exitum re-
rum potius expe&abant, quam le aperte ma-
nifeftarenr. Nam a Nonis Januarii ufque ad
ldus Martii nihil pro utraque parte egerunt,
quod non pofTet pro eorum defiderio retor-
queri. Idem fecir Federicus Rex, qui fecun-
dus periculo omnium judicio elTe credebatur.
Capra a Ludovico Novaria, & dimuTo impu-
ne prajfidio , Galli inrra Morrariam fe reci-
piunr, in quem locum Gallica gens ex omni-
bus locis fe redegerat. Arx ramen Novaria?
valido eorum pnefidio renebarur ; quam ta-
men habere facile pofle fperabat perfe&is re-
bus majoribus , 6c quas imminebanr. Genuse
in San&o Georgio decreta? pecunia? funt ad
[ A
57*
B
C
/
D
E
numerum librarum XVII. millium pro con-
ducendo milire. Venerunt epdem rempore^
500 pedires ex Provincia Narbonenfi a Rege
mifii , quibus praserat Dominus de Saot vir
probatss virtutis , 8c in armis probatus , ita ut
Civitas ab omni tumultu libera efie credere-
tur noftro & praefidio Gallico. Cum ifta age-
rentur , Afcanius Mediolani milirem cogebar
utfeLudovico conjungeret; jamque & ftipen-
dio, & mulrorum liberalirare piures coegerat.
Contra Trivulrius , & Tremolienfis , Duces
Regii , ne cum Ludovico coaclae cbpise con-
jungerentur , properabant , & ex Mortaria_
educenres eorum exercirum , Novariam con-
tendunt* Ludovicus, qui cum magno exerci-
ru inrus erat , pugnae fe prseparat , parrernque
exercitus extra Urbem educit . Facloque levi
prcelio vifi funt Elvetii, qui fecum venerant,
cum exercitu Gallico fermones habuilTe , 8c
nefcio quid familiariusagere. Ludovicus, cui
timere omnia fas erat , exercitum ftatim in-
rroducir, & diiTtmulando rem , modo ex El-
veriis unum , modo alium apprehendendo f
horrari ccepit ad pugnam; adveniffe teropus ,
quo ipfis gloriam , fibi vero Regnum refti-
tuanr; eofque donavit nonnullis rebus . Dum
iftaagit, cceprum in vulgo dici eft, Elverios
nifi renovato ftipendio pugnam capere nolle.
Ludovicus , qui jam prajviderat , quod egif-
fent , omnia vafa argencea Elvetiis dedit ,
fperans forfitan pugnam capturos , cum inde
principes ipforum aliam fuper aliam caufarru
addentes , ftabant potius fadum indicantes.
Quod videns Ludovicus , feque ab ipfis pro-
ditum cognofcens, mutato habitu inter Elve-
tios fe immifcuit , fperans eo impetu fimul
cum eis polTe evadere: nam jam inrrabat Re-
gius exercitus . Sed Duces Galli mox fece-
runt, ne quifquam ex Elveriis Urbe exiret ,
& fic Ludovicum jam proximum porra? im-
mixtum illis illum cognoverunt , vefte Elve*
tia indurum, & galero gelTam porranrem. Eo
capro, dilToluro exerciru fuo , firmis manen-
ribus in fide ceteris , eum Morrariam , mox
Aftam , inde Lugdunum , poftea in Gallias ad
oppidum Liflam George appellarum condu-
xerunr. Afcanius captoLudovico fugiens cum
aliquot Mediolanenfibus, capri funr , & Ve-
nerias ducli; qui inde Mediolanum ad Cardi-
nalem Rorhomagenfem , apud quem fumma-.
torius imperii erar,deve<5li funt; inde Lugdu-
num. Quem cum pauculos dies in Arce Lug^
duni Perraciza appellara aftervalTenr , fine ve-
nia Regem alloquendi, in ea Turri, quse eft
extra Urbem Bituricenfem millibus palfuurru
paulo plus minufve, recondiderunt . Ludovi-
cus autem Giliberro Belrrando Bajulo Biruri-
cenfi rradirur cuftodiendus. Ferunt enim-.,
RegemAfcanio deplorante fuam calamirarem,
quod caprivus in ea Arce derineri deberer,
dixifTe : Solct Tnrris h<?c egrtgiorum virorunt^
bojpnium efp. Nam Regem per rres annos in
ea caprivum Carolus Rex prius detinuerat .
Anno MDI.
Devenimus ad Annum Millefimum quin-
genrefimum primum, quo conftru&i funt cu-
biti viginti fuperioris Molis minori impenfa^.
& labore, quam umquam faclum fir, & rori-
dem inferioris . Inluper fundamenra vereris ,
qua? vetuftate ruebant , conjeclis & adveclis
ingentibus Oxis reparata funt . Infuper lapi-
des mirabili nugniiudine demifli in capir
M0I4S
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57*
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REBUS GENUENSIBUS.
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Mohs ad excipiendum imp?cum maris, utpo-
ftea confolidati fimul eflenc quafi area, fuper
qua novum opus erigi poffec . Nam faxa fa-
cile ex vicina Calignani lapidicina fuper pon-
tpnis illuc deferebantur . Pacres communis
fuerunt Hyeronimus de Illionibus , Pelegrus
Rebuftus, Auguftinus Lomellinus , & Ober
cus Italianus . Inftru6tae func hoc anno juflb
Regio naves quatuor magnae, & cocidem cri-
remes noftra impensd, cum numerohominum
neceflario tantum ad nauticum minifterium ;
dati aurei Ducati pro fingula navi infingulum
menfem triremibus CCCC. Fodem modo &
ftipendium integrum per quadrimeftrediflolu.
tutn eft . Fuerunc Pacroni Joannes Lomelli-
nus, Raphael de Grimaldis, Vincentius de^J B
Flifco, & Carolus de Furnariis . Triremium
Antonius Maria Hybleti filius , David de Sta-
liano, Baptifta de Podio, Philippus Pallavici-
nus ; Erant prsecerea alias decem naves Gallo
rum , in quibus dua? magnse . Clafli praefuit
Philtppus de Clevcs , Admiralus Genuenfis
(nam ita fe appellari voluit , quod a Rege_,
poftea confirmatura eft) vir quippe magni
animi, liberalis, Regi noftro , ut alias dixi
mus , fanguine vinc~tus . Ec menfe Julio e
Portu folvit, & Neapolim contendens , Re
gnum jam a Rege recuperatum invenit, eam
que Urbem ad Regemrediifle . Necmultum
moratus conrra Turcas clalTe contendic ; di-
fcedenfque Neapoli , & in Orientem navigans
Chium pervenit, & magno cum honoreexce
ptu»fuic : Mitilenas inde navigavic , expofi
tifque in terram militibus Lombardis , locum
quatit , partemque murorum diruit . Sed
Turcas magno animo, arte, & conftantia om
nia reparabant : Rex Turcarum , cognitis
his , quae iftic agerentur , fubfidium parac .
Erant cum Ravafteno Venetorum triremes
XXXXII. &: pleraque alia navigia . Turcae
priroo fruftra tentato fubfidio , tamdem ab
adverfa parte Infulae opem tulerunt . Quafla
to undique jam loco, & parum fedefendenti
bus illis: quod videns Ravaftenus, ftacim re-
li&a obfidione diicedit : Vulgaca fama eft ,
Venetos vel metu , ne in aliorum manus ,1 D
quam fuas, perveniret, vel metu quafi amif
ix glorise, fi a Gallis caperetur, ablceflifle^ .
Apud Citheron Iniulam naufragium fecit ,
amilsa navi fcopulis impacH, qua vehebacur,
& alia Gallica* , omnibus fere a flu&ibus ab-
fumtis . Paululum ibi quiefcens , Corcyram-
pervenit, 8c Adriaticum Mare navigans , Li
ciam Civitatem attigit, in qua multarum re-
rum egenus erat: nam omnia paulo ante ami-
ferat . Sed a Baptifta & Galeatio fratribus
Juftinianis , qui fub his diebus cum duabus
tnremibus ftipendio Regis Hifpanias erant ,
levatus eft . Cecerum Federicus, poftquam-
vidit Capuam per vim capcam , csfis pluf-
quam duobus millibus hominum , cura duci I E
bus Gallorurn convenit , ut falvis bonis iii—
lnfulam /Enariam tuto fe recipere poflet ,
ibidemque menles fex morari , poftea Regi
eam lniulam craderec . Sed ante tempus prae
finitum cum triremibus Mafliliam , inde in_
Galhas profeclus eft , & in Templo Divi Hie
ronymi Silvance per aliquot diesftetit. Fama
interim vulgata eft , decreviffe Caefarem Bor
giam bellum ] icobo Plombini Domino infer
re; qui mox Hieronymum Spinulam Lucu
lenfem huc ad implorandum auxilium mifit :
quod ubi impetrare nequivic, fe illius nomi
ne Plumbinum cc totam cjus ditionem para-
574
tum efle vendere addidit . Relata re ad ma-
gnum Civium concilium , decretu n eft per
o6to Cives rem crac*tari debere , in quorunu»
numero Joannes Bapcifta* Grimaldus erac . Et
ne Rex iniquo animo forfican ferrec , quod
infcio ipfo empcionem cencaremus , mox om-
nia Regi per literas aperta funt; pecicumque,
liceret nobis cum eo convenire, & quod nos
fa&uros vellet denotaret . Et cum diu ex-
pe&ando, nihil Rex refponderec, & inftarec
Valencinus , redireque velle ad obfidioneta*
loci, unde paulo ance difceflerac, fama eflec:
Secrecarium ad Regem miferunc, quieumdem
Dominum illi commendarec, protegendumque
fufciperet; vel fi hoc non.placeret , faltem-,
fas nobis eflec de loco pacifci , & de pretio
convenire . Favebat nobis occulte Rex , ecfi
publice aliter demonftraret ; nara a Pontifl-
ce cimebac , qui Plumbino inhiabat ......
quia locum ipfum viderat ; viderat enim eum
paulo ante, cura a parte exercitus fui feudura
Regni Neapolitani adhuc non fuerat .....
afTecutus . Propterea verebatur , ne Poncifjx ,
fi id palam fieret , molefte ferret , & pluri-
mum noceret rebus , qux cum Maximiliano
Romanorum Rege traciarentur . Q/jem noa
modo ab injuria , quam Pontifex infcrebat ,
defendere videbatur , quinimo numquam ad-
mitti ad eum paflus eft . Interea dum ifta,.
aguntur , 6c nos minus quam sequum eft di-
ligentes fuimus, & fi animus Regis cognitus
prius, inde apertus ac denudatus: occafio de
manibus fublata eft . Nam Plumbinenfes vifo
exercitu timentes, deditionem faciunt . Re-
verfus naque Jacobus in Italiam cum Secre-
tario apud Hieronymum Spinulam in Oppi-
dum Cabellse , quod 'difti Hieronymi erat ,
in Valle Screpia? fe recepit . Venerat eo
tempore in Italiam Cardinalis Rothomagenfis,
ad quem duo Oracores venerationis gratia k
Senatu mifli funt; nec multo poft cercius, qui*
caufam de Petra fan6ca agerec, cui aureos vi-
ginti quinque millia faculcas eflec impendere,
fi Oppidum ipfum ad nos reverci poflet. Q.ut
cum Tridentum ufque Cardinalem fequucus
fuiflet, re inf 6ta rediic . Nam jam de ea^
cum Lucenfibus convenerac . Q/iod fi minus
pecuniarum ftudiofi fuiflemus, 6c mores Gal-
lorum cognoviflemus, & vera dicentibus plus
fuifler creditum : Oppidum noftrum fuifset
cum longe minori pretio . Nim pro utraque
re idem Secretarius ad R gera miflus f ul r f
qui iocuptetiflimura ceftimonium omnibuselle
potuic . In Corfica Joannes Pau'us Lecanus
res movic , & ex Sardinia in Inlulara trajt-
ciens , plures ad arma commovic , partnru
fponte, partim vi , uc mos eft genci . Profe-
6ci eo Manuel Flifcus , & Sylvefter Juftmia-
nus viri providi bene navata re . Inde Ai-
phonfus de Carreco, qui cunaando , per fal-
tus 8c nemora infequendo, grayicer lllum at-
flixic Reverfus poftmodum e Sicilia Am-
brofius de Nigco cum fua navi a Magiftratu
Sm&i Georgu , cum piucis armatis contra^.
eumdem Joannem Paulum mittitur ; qui cum
eod-m Alphonfo ambo rem publicam benc-
curafTent . Sed Alphonfus poftea in morbum
incidic, cotaque cura belli penes Ambrofium
remanfic . Capicur Joannes Pauli fihus a no-
ftris militibus , & captivus Illtcem delacus
C Uta venerat menfis Novembris , & peftis
* in Urbe pauculos apprehenderat ; yaga per
omnia Urbis loca ferpebac , nec ull i arcc
| ^ 1 "" 1 * extin-
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J7 5 BARTHOLOM
•xtingui poterat , anxiis omnibus , 6 in vifce-
ribus hyenuret, vere novo poftea pro more_.
invalefceret . Creantur quatuor officiales , in
Xuibus Paultw Nigronus ; nam ficuti Ambro-
o de Nigro confuetum erat tumultuantis
Corfic* curam demandare , qui fo!o afpedru
& auotoritate omnes comprimeret : fic 8c huic
diligentia 1 & terrore in plebe peftis conta
€bam extinguere : nam ha?c duo potifllma funt
remedia illi curand» . Et ut cognofci pofler,
nnde potiffimum contadhis proyeniret , decre-
tum eft, per continuos oclo dies omnes fc.
domi continerent . Deputati duo per vici-
nias, qui asre pablico egenis vuftum fubmini-
itrarent . Pra?terea etiam ordinatum eft, ut
pecunia? , qua? in fefto Natalis Dei noftri a
Magiftratu Mifericordis pauperibus erogari
folent, huic operi fubvenirent . Et antediem
feftivitatis Divi Martini ccepti funt * nume-
rari qua? res contaclui ipfi evitando pluri
mum profuiffe credita eft . Exitu anni Mar-
chio, qui Foffis Papinanis pra?eft (quod raro
a vicinis Marchionibus fa&um audivi) cum_
Magiftratu Sancli Georgii , addid Senatus au-
ftoritate , foedus iniit .
Anno MDII.
Diximus quae Anno primo fupra Mille &
quingentos fatfta funt , nunc ad lecundum de-
venimus . • Philippus Ravaftenus , de quo
paulo ante mentioaem fecimus , Romam in-
greffus , a Pontifice perbenigne accipitur ;
uide ad nos veniens poft varia pericula , a
nobis liberaliter donatus eft ; gratoque animo
donum acceptans , magna laude nos dignos
faflus eft , 8e apud Regem 8c literis & voce
ad ipfum teftificatus eft . Vulgatum inde in_
Urbe eft , Regem noftrum in Italiam Ge-
• nuamque animi gratia 1 cum uxore venturum .
Creantur Cives XII. qui quse effent ad eum_
excipiendum neceffaria curarent . Aureorum
millia XII. affignata ; tota Urbe domus appa-
rantur, & quiique Regem hofpitem habere_
cupiebat . Per Urbem & Riparias ordina-
tum , ut omnia eflent affatim ad viclum ns-
ceffaria . Rex ut eft omaium prudentiffimus,
noftrique amantiffimus , & in commodum no
ftrum intentus , paucos equites fecum peditef-
ue ducentos duxit: quod fterilitatem folino
:ri cognofceret . Ravaftenus quanti potuit
folicitudine animos Civlum ardentes inflam
mabat, 8c nihil qus ad eum fpectibant pra?
termittebat . Pala.tiura totum exornari curat,
in quod Regem venturum credebat , de pictis
ubique Lilii infignibus ; Aquilas vero infigne
Imperatorum , quse longo tempore prima?
erant in frontifpicio AuUe magna? Palatii, ubi
nunc depicta Crux eft , deleri mandavit ; 8c
infigne Regiuro & uxoris tn eodem loco de
gngi mandat, ut appareret, nos nullos alios
ominos debere cognofcere , quam Regenu
Franciae: qua? res multis indigna (tacentibus
tamen) vita eft: quis enim prius audeat de_
ea re conqueri? Nam in quacunqueantiquiffi-
jnorum temporum mutatione , femper invio-
lata? intaciique temanferunt ; folaeque , aliis
deletis, inviolibtles exftiterunt . Qpa? tamen
quid fibi voluerint 8c tam longo tempore fan-
£tb fervata? , quam jurifdiclionem Caefaribus
Imperatoribus in Populum Genuenlem pro-
miferint, nec ego-fcio, nec multietiam, quo-
rum opinionem fcifcitatus fum , noverunt ;
«ec quifquam nifi' vulgarem faunam attulit
JEl SENARfiGiE
t
B
S 7 S
Genuam efle Imperii Cameram.
Dum nos in rectpiendo Rege intenti fumus,
avideque illum expe&amus , in Regno Nea-
politanq, quod nofter Rex cum Rege Hifpa-
no bipartito prius diviferat , de finibus oriri
contentio coepta eft . Nam HifpanisCalabria
Apuliaque forte obvenerat; Gallis Aprutium,
Campania, & Neapolis, & quicquid ultra eft,
Calabrid & Apulii exceptis . Primo querelis,
Eoftea armis , adrum eft , quxrentibus Regi-
us , vel altero eorum potius , occafionenu
contentionum , quam finem cospta? litis, ut
inde de toto Regno ageretur ; nam fatis om-
nibus videbatur verifimile, diutius eosinpace
non vicluros . Cumque per plures fimulatio-
nes diffimulationefque ducla res eflet , ad ar-
ma ventum eft . Galli ut funt in principio
omnium ailionum fuarum feroces , Hifpanos
acrius urgebant . Prserat Hifpants copiisvir
bello clarus Gonfalvus Ferranaus, qui paula-
tim furori cedendo , Baroli tamdem conftitit :
nam is locus eft Apuli* maritimus , 8c ad
alendum exercitum peridoneus copii com-
meatuum . In quo loco k Gallis obfeffus eft,
totamque fere seftatem hoc modo confnmfit .
Rex in Italiam veniens , primo Aftam , inde
Mediolanum , poftea Papiam , poftremo ad nos
venit , ad quem ftatim Dux Valentinus mu-
tato habitu , cum omnes crederent cum Hi-
fpano Rege occuke conveoire, profeclus eft.
Convenerant jam expe&ante» Regem plerique
Italias Reguli, quorum ftatus Vajentinus ipfe
occupaverat, fperantes Regis operd debere_
reftitui; qui vifo Valentino omni fpedeftituti
abierunt . Venerat Dux Urbinas, Pifaurien.
fis, 8c Plumbtnus . Confedit primo in Villa
Campi proximi Urbi milibus pafluum duo-
bus, deinde Urbem ingreffus eft, fole jaaU
declinante . Gubernator , 8c Antiani per gla-
ream Pulcifers proceflerant ; feque*bantur Mo-
netas Officiales , & alii XII. cives cum magno
civium numero, 8c juvenum caterva, perSo-
cietates Nobilium PopulariumquediVifa, feri-
cas veftes varii coloris induta , sequali orna-
tu , pari mularum pompa, ornate incedebant.
Sed inter ordines intempeftiva orta deprxce»
dentia contentio , digniorem locum a?tati tri-
bui debere , quoniam in Magiftratibus Ur-
bis, 8c in omni civili aclione non alia quam
setatis habeatur ratio , Nobilibus poftea adji.
cientibus fanguinis dignitatem bonitatemque,
darique fibi prscedendi jus contendentibus .
Tunc Populares , qui setate majores erant ,
Si, inquiunt , pracedentia fanguinis boc modo
apttd vos comparatur petiturqae, porci, quorum
fanguis dulcior fapidiorque eji , bac ratione «-
tera animantia dignitate pracederent . Vicla_i
tamdem hoc modo , judice Ravafteno , eft
contentio, ut Populares , qui aetate majores
erant , praecederent : quod fomentum inteftino
morbo ( jam enim coeptum erat) prsbuit .
Utinam ne cum tempore invalefcat . Intrante
Rege Portam , Antiani haftas ufque ad San-
cTri Joannis Templum portarunt , reliqui per
viciffitudinem , Urbe ornata tapetibus, per-
iftromatibus, floribus ubique fparfis , accla-
mationibus puerorum , fonituquecampanarom,
8c bombardarum Arcium ac navium , ita ut
quafi homines lurdefcerent . Mulieres in_
porticis & plateis ornatiffinue difpofitae , ut
diceres, omnes gtudio ipfius Regis incenfos
non alium pofle libentius quam eum intueri .
Tamdem ad Templum Divi Laurentii perve-
nit . Praeibant ducenti nobiles cuftodes cor-
pwis,
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y77 D E REBU S 6
poris,geffas portantes: Digna res vifa . Ci-
ncres Divi Joannis Baptiftae reverenter vene-
ratus eft . Inde apud Joannem Ludovicunu
de Flifco in domo Calignani , quam miro ap-
paratu ornaverat , defcendit . Paropfidenu
vidit , & ejus dignitatem admiratus eft . Do-
mos civium familiariter intravit . Inde in_
Villam Terralbas a mulieribus invitatus , cum
ipfis choreas faltavit , & more Gallico fal-
taotibus ofcula illis delibavit: quas restantum
illt grata fuifle fertur, ut pluries Curialibus
sffirmaverit, non alios magis ofto dies jocun-
diores aetate fua tranfegiffe . Creati o&o Ci-
ves ex fententia magni Concilii , ut quod a
Rege petendum effet ad commodum Patriee ,
excogitarent, & excogitata peterent . Ia-
quibus Joannes Baptifta Grimaldus , de quo
tephis in rebus magnis fecimus mentionem .
li ut cum Rege Hifpano liceret omni tempo-
re in pace vivere , Officiales Urbis fingulis
annis mutare , & Sindicatorum judiciunu.
fubire petierunt . Annuit petitis ; mutare_
autem Officiales , & injuftum efle dixit , &
periculofuro , fecutus potius morem Gatlicum,
quara noftram neceflitudinem , & Patris mo
rem . Concefltt prseterea plura alia hberri-
me , quae alio tempore poterunt referri . Di-
fcedens itaque Genui in Gallias profectus eft
tanti hujus Urbis memoril , ut fi referri ali
quid ab aftantibus deberet , quod animum re
creare poflet (quod faspe fit) nulla 1 re magis
oble&abatur , quam de Genua fermonem fa
cere, & pauculorum illorum dierum gaudia_
audire . Hanc ver6 diem ingreflus fui , qax
fuit vigefima fexta Augufti , inter folemnes ,
& ceffkntes ab omni opere haberi publico
Decreto mandavimus .
Anno MDIII.
Tertius fupra Mille & quingentos annu-
tnerabitur -ifte annus , non multo labore re
cenfendus , nam omnia domi & foris , prater
quam in Neapolitano Regno , quieta erant
propter quod privatas acriones quifque ma-
gno ftudio ciiravit ; & quanto rem fuam, five
is mercator eflet, five artifex , auxiffe cogno-
verat,*tanto relidtis fa&ionam ftudiis melio-
rem facere conatus eft . Venit hoc tempore
Ifabella Federici Aragonia; Regis uxor in hanc
Urbem, fequens virum , qui paulo ante in_.
Gallias profe<Srus erat , & a Joanne Ludovico
Flitco honorifice & perhumane excepta , con
fcendens navem Juftinianam, Mafliliam traje
cit . Miferum erat videre tantse fortunas lu
dibria , modo Regtnam , modo multarum re-
rum egenam : quam patientiffimam ad omnem
fortuna? mutationem ferunt fuiffe . Vulga-
tum per Orbero eft, apud Perfas fufcitatum
Ducem , qui comparato exercitu jam plures
bello fubegerat . In Apulia inter Gallos &
Hifpanos bellum gerebatur: propter quodter-
ritus Gallus variis fuorumcladibus, cumom-
aibus copiis Camexium proceifit , mifitqu
nuntios & literas Salernum , & ad alia loca_
amicorum Principum , ut fubttarium militem
fcriberent auxilio . Interea pleraque loca, &
in his illuftria quaedam , in ora Calabria; a
Gallis deficiunt ad Hifpanos , cum Gonfales
animum adjecit ad Ciriolam Oppidum in Apu-
lia expugnandum; nec illi dubium erat, quin
loci opportunitas ea eflet , ut Gallis eum te-
nentibus res Hifpana in dies magis eflet labo-
ratura rei frumentaria; inopid . Igitur ad
Tom.XXiT.
578
ENUENSIB U S.
A qaartum Kalendas Majas ex Barulo Hifpanus
cum omni robore copiarum , & bellicis ma-
chinis Ciriolam proficifcitur . Fuit duclus
ejus perdifficilis inopi^ aqus per calidiora-.
Italia? loca , ut quafi media 1 vii deficerenr .
Habebat fub fignis Hifpanus equites mille_
ocTtiogentos , pedites Hifpani generts duo
millia, duo Germanici nominis , levis arma<
tura equites quingentos ; cum fub occafum
Solis vifum eft Gallorum agmen appropinqua-
re . Ojui rei gerends interfuerunt , in con-
ftituenda acie non mediocriter variant , &
uunc omittetur . Cum pugnatum ab utrifque
effet, Galli fufi fugatique funt, & cum mul-
ta casde dejec~ti . Affuerunt eo die ducibus
B Gallorum i joo. equites levis armaturas, qua-
terna millia peditum , catafradli equites quin-
genti . Cum fuo equitatu fuerunt 8c aliasco-
piae . Cecidere ex Gallis, ut ajunt, tria miU
lia; occubuere cum illis plerique illuftres viri,
inter quos * Hemenfis Dux, qui fummas rei
praserat . Pugnatum eft ad Ciriolam Anno
MDHI. ad quartum Kalendas Majas . Sed
ad famam unius pugna? tanta h£H mutatio
eft , ut LX. Oppida ad Hifpanos defecerint .
Nam Neapolitanas Arces , qu« Gallorum prae-
fidio tenebantur , non multis inde diebus in-
terje&is (quod vix credendum fit) una poft
aliam , citra omnem bombardarum ufurn^ ,
captas funt . Dum Gallus exercitum viribus
Florentinorum, Bentivoliorum , Eftenfium ,
& aliorum Italias populorum reficit, bellum-
que ioftaurare apud Cajetam annititur , erac
univerfa Italia in noviffimi hujus certaminis
eventum erecla . Jadtatum in vulgus eft »
Alexandrum Pontificem Maximum cum Ca?fa«
re Borgia aegrotare; rumorque in vulgus ma-
navit, in menfa venenum fumfiffe; fea quia_.
diverfo tempore mortui funt , non uoa fuit
fama . Obiit Alexander anno quo fe-
dere incepit . Tunc Romam venerunt Julia-
nus Oftienfis, Afcanius Sfortia, & Rothoma-
genfis Cardinalis , ut Comitjis Pontificiis in-
tereffent . Exac"tis de more exeqaiis , creatus
Francifcus Seneafis, qui Pii Secundi ex foro-
re nepos fuit , die XXI. Septembris MDIII.
Moritur die XVIII. Cnftobris ante auroram .
Vixit tantum dies XXVI. voluitque eo no-
mine in Avunculi memoriam nominari . Qui
tametfi ftatim a fua creatione iltud frequenter
tn ore habuerit, non armis opus effeamplias,
fed de pietate- & religione omnibus cogitan-
dum (qus praedicatio totam Italiam in fpem
certam erexit quietioris ftatus , bellorum ter-
roribus undique fublatis ) permifit tamea- ,
Galltcum exercitum adverfus Hifpanos ia-
Latium defcendere , vel quod inermis arma-
tum tenere non potuit , aut quia impedire_
non debult, ne prohibendo, bellum in fever-
teret . Ad decem millia equitum peditum-
E' que fuifle dicuntur, qui fub fignis praster Ur-
bem Roroam ad fcellum profedti funt . Mor-
tuo Pio Pontifice, quem Coelum Terras often-
derat, fequitur nova Pontificis declaratio, Ju-
lii Papae Secundi , non minus popularis , ac
nefcto an gratior etiam Romanas Ci vitati ,
ubi favor tngens erat , jam inde a Stxti Pon-
tificatu, munificentii & fplendore vitae om-
nibus conciliatus , tanto cum gaudio Civkatis
poftrae, quanto numquam nec prp Sixto, ned
Innocentio fimul conveniffe certum fit . Totl
Urbe & Riparil fupplicationes faclae, &alia,
qua? in maximis gaudiis fieri folent . Orato-
res XII. decreti tanto ornatu , ut nulla ex
P p niul-
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Bi A RTHOLOM^l
A
»ultis legationibus celebrior vifa fit . DumL.
Galli circa Cajetam refiderent , Mollam * oc
Titum diripiunt, Arcem Siccam oppugnare-
grjoriuntur; & cum varia utrinque prceha fa.
&a effent, Lirimpetunt, de tranfitu flummis
atfturi . NulH ab initio dubium fuit, quinea
xes male verteret Gallis hoftibus adadverfam
ripam tendeotibus . Pranerea nufquam fere
fe prseberet vadabilem, nifi qua hoftis ex ad-
verlo confederat . Hyeros jam proxima erat,
& omnibus apparebat , quod omnia rempus
effet Gallis iniquiora faclurum , ut fame 8c
frieore miles per conatus varios conficeretur;
coatra tutius ad bellum reftaurandum fu*tfle_
ajebant , fi in Marfos & Pelingos Galli duces
iobito «ranfmififfent , & fub tedtis reliquunu
hyemis egiffent, mox vere primo in Apuliam
digrefft , ex integro bellum repararent : qua?
opinio non omnino vana fuiffet . Dum circa
Ltrim aflident, fames primo fentiri cceptaeft,
fcquutos inde morbus , poftremo hyemis in-
temperies , quibus malis pars exercitus inuti-
fis facla eft . Tentato fluminis fruftra tranfitu,
multa inde facta circa Cajetam funt . Periit
eo tempore Petrus Medices , dum fcapham-
confcendis, trajecturus ad naves, patria ex-
torris, qui Gallorum partes fequebatur . Galli
tamdem pacti conditiones , Cajeta ceflerunt :
& hoc modo Neapolitanum Regnum partitiu
fcedere inter Reges ifto, partim vi & armis ,
Gonfalis ducis fortiffimi duftu , Ferdinando
Hifpaniarum Regi ceflit . Circa Pyreneum in
Galli* & Hifpania? finibuS ingenti proelio
Galli funt ab Hifpanis vi&i . Cajetd deditl
inulti navibus deve&i ad nos venerunt , qui
terreftri itinere abierunt ; frigore 8e inedia-
paffim periclitati funt , ludibrioque ubique_
habiti . Nec multo poftquam Galli Regni fi-
nibus ceffere, Ludovicus, & Ferdiuandus Re
§es in tres annos inter fe ( inducias pepigere
: ltalia bellorum curis foluta quievit .
Anno MDIV. & MDV.
Anoo Millefimo quingentefimo quarto , &
item quinto, pauca funt dicenda; namtianni
duo fola peftilenti4 memorabiles erunt. Men
fe Aprili indi&um * Inftitutum , quo tempore
cives a confuetis ■ eorum operibus fe conti*
nuerunt . Pifani hoc teropore non modoUr.
bis fuas dominium dare nobis velle dicebant ;
fed maximis lacryrais efflagitabant . Propter
quod ad Regem Orator pro noftra Republica
roilTus eft, qui Regiam voluntatem fcrutare
tur , & reculantem precaretur , vel dubium_.
confirmaret . Rex primo voluntati noftrse
aflentiri videbatur ; fed non multo poft vel
tepiditate publicarum caufarum, vel quorum-
dam civium noftrorum adverfantium maligni-
tate, vetuit . Qui licet pauci effent, erat ni-
hilominus major eorum au&oritas rei pertur-
banda?: quod tamdem feceruht . Quod fi ha-
bere Pifas nobis permiffum fuiflet , cogitatio-
nes noftras ftudiaque noftra alioquin in pernt-
ciem noftram , 8c vifcera noftra converfa—
ali6 divertiffemus . Sed fic fato datum erat
ut & nos etiam , qui foli poft adventum Gal
lorum in Italiam expertes univerfa fere cla-
dis fueramus, communem calamitatem cunu
reliquis fentiremus : quod evitare facile fuit
fi ipli arma contra nos non induiflemus . Lui-
mus poenas , quas nobis ipfis intulimus ; nam
•x nimio luxu , nimiique opulenti£_ efferat
juxta fana 8e infana confilia admittebamus, 8c
B
D
SENAREGiffiT 5« 5
quafi equus longo otio in ftabulis degens ;
fefforem non amplius patiebatur , nec levi
morfu regi pofle videbatur . Quod ex boe
facile agnofcendum videtur,cum ia Regiunu
Locumtenentem infurgere nondubitaverimust
dum novi fierent Antiani, qui princtpio tnent
fis Septembris renovantur . Electores fiqui-
dem ipforum Antianorum fine Locumtenente
nominarunt : quod numquam contigifle legi*
mus, five Ducum , five aliorum dominaotiun
tempora refpicimus . Qus res etfi improba-
ri fumme poffit, fola' poteft ratione excufari^
quod vocatus non veniflet , <quamvit non fine
ratione conatus fit excufare caufam tardioris
fui adventus . Sed bonus Re&or quietis ftu>
diofus rera diffimulavit , qus alioquin potuk
magnum incendium exfufcitare . Mifli pt%-
terea XII. Oratores Romam Joannes Ambro-
fius Flifcus , Stephanus de Vivaldis Jurilcon*
fultus, Petrus Spinula , Ambrofius Loavelli.
ous, Domintcus Adurnos , Cofmus de Zer-
bis, Hieronymus de Salvo, Petrus Sauli, Au-
guftinus de Ferrariis , Auguftinus de GrimaU
dis , Hieronymus de Auria , & qui
novo Pontifici obedientiam prsftarent , &
cum eis unus ex Scribis Senatus . Fuit hot
norificenttffima legatio poft Venetam , five oU>
merum Legatoruna , five ornatum requiras »
Orationem habuit Stephanus Vivaldus fui
fuorumque antiquitate & virrute clarus , Lati-
nam & gravem, 8e a multis commendatam i
Et Rosa aurea , quam dare Pontifices magis
carts confueverunt , nos donavit . Eam do-
mum redeuntes , populo fpedtante , in Ten>
plum majus detulerunt . Moritur anno quin-
to pefte correptus Jacobus Fonchexoles , de
quo fupra dixi, pro Ravafteno vices gereas ,
vir bonus 8s prudens, noftris moribus accotn-
modatiffimus . Et fub his diebus Florentini
cum magno equitum peditumque exercitu Pi-
fanos invaferunt , & dirutd magnd parte mu-
rorum, & fruftra proelio tentata Urbe, amifi
fis plufquam joo. peditibus , abterunt . Cre*
debant multi , Pifanos imperium Regis Hi*
fpaniarum fubituros , quia eum dominum non
recufarent , 8c ab aliis repudiarentur ; ipfi
ver6 ftare diutius non pofle fine auxilio afiu>
marent; de nobis autem, in quos omnes cc*
gitattones fuas converterant, & quos prae ce-
teris efflagitabant , vel nulla, vel minimafpes
relinqueretur . Soluti obfidione, 8c diflbluto
Florentino exercitu, 6c Hifpanis circiter quin*
gentis , qui in proxima oppugnatione Pifarum
aderant, difcedentibus , iterum Pifani ad 00$
Legatos mittunt, Urbem, tecla, agros, Tem-
pla, aras , & demum quicquid habent Pifa? ,
Reipublicas noftra? dedentes publice , eorum-
que verba ab Jiis , qui Pifans rei favebant ;
magno ardore excipiebantur . Renovata? pro-
pterea apud Regem pro ipfis preces , & quam-
vis non fatis tutum eflet civibus propter con-
tacTrum peftis convenire, erat defiderium fau»
torum adeo ingens , ut nihil mortem timerent.
Conveniebant fkpe Magiftratus publici non in
Urbe, fed vet in Villa Calignani, vel in Mc*
nafterio SaocStimonialium Divis Jacobo & Phi»
lippo dicato, quod eft proximum Urbi prope
Portam Catiolam . Fuit tamen tanta impu-
gnantium vis, ut impetrari numquam a Rege
licentia illius acceptands potuerit . PoftremO
cum jam defiuviret peftis , crebrius in Bifanne
congregabantur . Quo tempore alius in de^
mortui locum Philippus Rocchabertinus , vir
multi experienttd fbfficitur, 8c qui paucis die^
bua
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B
5 fri DE REBUS GE
bus ingenia & mores noftros optime calluit ; A
qui, nifi civiles difcordia; , de quibus paulo
poft fnm di&urus , anxium continue tenuif-
Fent, cum bonis & raris Redtoribus potuiffet
annumerari, quicquid alii dixerint . Addo
etiam , quod nifi vocatus a Rege abire com-
pulfus fuiffet, fuo ingenio & arte iofana; Ple-
bis & amentis furorem potuiffet comprimere ,
8e ad fanitatem revocare . De quo poitquam
jn mentionem devenimus , non abs re erit de
eo pauca dicere . Hic genere Aragonenfium
erat ex oppido Rocchaberti , & puer in- Gal-
lias profeclus fub Ludovico Francorum Rege
Pagius enutritus eft . Nobiles enim pueros
Regibus infervientes Galli Pagios appellant .
Faftus vir in multis rebus operam fuam cu-
rialibus negotiis praeftitit . Mortuo Ludovico
apud Carolum filium eamdem auctoritateiri 8e
fratiam retinebat ; quo defun&o in Italico
ello, quod contra Regem Neapolitanum ge-
ftum eft, magnam laudem commeruit . Inde
ab Ludovico Placentinis praeponitur , & tam-
dem ut pro Philippo Ravafteno Urbem no-
ftram regeret, meritus eft.
Cum ex malignitate praeteritorum annorum
refici his duobus annis omnes tantum Urbem
poffe fperarent, quantum numquam anteafub
Ret?e Francorum faftum effet , & dum unut-
quifque diutini expensi defatigatus , majori
cura & folicitudine res privatas agit, undique
domi & foris pace firmata , devenimus pro-
pter difcordiam Ordinum ad tempora mala ,
quae nos ad ipfum paene excidmm perduxe-
runt : a quo non humano confilio , nec no-
ftris viribus (nam neutrum io nobis fuit) fed
fola Dei clementii erepti fuimus. Miieratus
Salvator nofter hunc Populum, manus porre-
xit auxiliares , & navem de mediis flu&ibus
periclitantem Hberavit. Sed quam vellem firie
culpa gefta iftorum temporum liceret fine an-
notatione praeterirel Naro. vereor , ne aliquo-
rum morfus evitare valeam , cum difficile fit
in Civitate difcordi homines * fe poffe falvari.
Sed poftquam tacere fine reprehenfione non-
poffum , fubire vero cogor multorum bomi-
num cenfuram , converfus ad Deum , illunu
teftor , me nihil di&urum quod alienum a
veritate fuerit. Fateor <amen , me errore la
bi, & decipi potuifle : quqd eft commune-
omnibus ; fed abfit malitia . Intantl igitur re
.rum confufione , ut qui rebus praeeffent , non
modo nefcirent quid agerent , fed feroetipios
qoafi ignorarent. Multi caufas tanti motus
referre conati funt , credentes vera dixiffe_ ;
fed meo judicio errarunt , & tunc plus errj*
runt , quo plus judicii in neeandis affirman-
difque rebus adhibuerunt . Arbitrati nonnulli
funt, paucorum avaritil arma fumta in Urbe
fuiffe; quia pauci Populares , & ipfi divites ,
magnum numerum locorum tradere intra fta-
tutam diem creditoribus , cum quibus conve
nerant , deberent , & ad luam maximam utili
tatem pertineret , fi minori pretio refignaren
tur, quam. ea babuiffent: quod fieri poflebac
rationefperaban,t, fi leviterCivitas tumultuaf-
fet, & tantifper tumultus duraret, donec pre-
tium decrevitfet : quod fajpius in locis conti-
git , ubi timor aliquis futuri mali nafcitur.
Aliivomicam, qua; in pecloribus Popularium
dndum celata latuerat, tamdeni execratanu ;
qua; tunc coepta fit , cum intcr Ordines con-
tentio vera; Ctucis orta eft. Fuerunt, qui ar-
bitrati fint, culpam a Magiftratibus Urbis Ci-
vilibus defcendiffe , quia eifi oflicia inter Or-
Tom.XXlK
NUENSIBUS. 582
dines sque partirentur , tamen cum Artifices
inferiores & iogenio & divitiis Nobilitati ef-
fent , fi quid vel grave , vel dubium contin-
geret , Artifices facile cedebant , perverteban-
turque; aut fi aliqui forfitan vel ingenio, vel
conliantia perGfterent , ftatim in duas fenten r
tias Magiftratus dividebatur; quamquam finc
![ui dixerint fi&am hanc objectionem potius
uiffe, quam ficlam a Nobilibus . Alii culpam
hoc modo in Nobiles detulerunt , dicentes \
poft Gallorum adventum elatos & tumefadtos
capitibus in Populum infurgere : quod Galli
fuapte natura Nobilitati favere femper fiht
foliti; juventutemque Nobilium hac ratione—
continuo infolefcere , & plebeos rufticos 8c
montarios appellare: quod genus convicii in_
Gallorum ore ufitatiflimum eft. Propterea_
contra civilem mbdeftiam arma fub veftibus
portare , in quibus infcriptum ferebatur breve
hoc : Cafliga VtUani : Hasc res fimul cuta*
aliis , de quibus fupra mentionem feci , etfi
culpari poflit , taraen nulla fatis per fe fuffl-
ciens credita eft tanta; novitati creanda; ; fed
quasque leparatim quafi rami fuerunt arboris
abiogenti truncoluxuriantis. Dicoego, meam
effe fententiam , tanti mali caufam fuifle ni-
mias paucorum opes in fummo otio, quae im- .
menfas avaritia; junclae in maximum luxum^
intolerabilemque fuperbiam doroinos deduxe-
runt. Huic ultima; addo magnas, 8c qUafi lu-
pra civilem confuetudinem opes nonnulloruin
Popularium , qua; licet honeftis artibus com-
parata; fuiffent, & fine aliend injuril , multis
tamen molefta; fuiffe credebantur , yel invi-
dii , vel qoia hac ratione squales majoribus
effe viderentur : quod exfufcitandi incendii
non parum fuiffe dicitur additamentum . Nana
ex hoc ptimum invidia , inde paulatim odia,
Sed jam tempus eft , ut domum redeamus ,
cum paucula prius de externis attigerimus .
Anni hujus principio Philippus Archidux
Burgundix , Maximiliani Romanorum Regis
filius, Ferdinandi Aragonenfis, 8c Ifabellis Hi-
fpania; Regum gener , cui Regnum Hifpania?
ex teftamento fpeclabat , cum ad capiendanu.
Regni poffeflionem traiceret maris tempeftate
in Hiberniam dejectus eft; &c cum varia effet
opinio , an a focero , penes quem fumma re-
rum haftenus fuerat , excipi in pace deberet ,
tamdem inter fe conditionibus initis Ferdi-
nandus fecedere in citeriorem Hifpaniam Re-
gnum paternum , inde cum Uxore fecunda in
Neapolitanum Regnom decrevit. Qpi moX
inftrufta claffe navium triremiumque inulta-
rum , in quibus tres naves noftrae erant , itec
ingreffus eft . Dum in alienis regionibus iftau.
aguntur, & apud nos omnia in fumma quiete
effent, folaque jiMtcntus Nobilis ex nimio otio
opulentiaque licentiofius contra Populares fe_-
haberet, noanullofque partim pugnis , partiin
ferro infeftaffet, monita manus continere , di-
centibus Popularibus, noo modo incivile effe,
fed intolerandum , aliquero cxdi: tarodem de-
cimd o€tz\i die Junii in Utbe tumultuatunu
aliqaritulom eft. Dum quidam Manuel Cana-
lis de Notariorum numero forte pecunias »
Nobile quodam peteret , quas illi de ratione
fui vecligalis debebat , 8t ab utroque forfitan,
ut fit inter eos, qui petunt, 8c qui recufant,
idqueroplti audirent, cum in foro mercatono
ambo eflent , altius voces emitterentur : cre-
ditore tamdem affirmante, fe ea remedia ten-
taturum , qu« leges contra recufantes confti-
tuiffent , ventum a Nobili eft ad manuunu
Pp % coo-
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5 8?
BARTHOLOMiEI SENAREG___
584
contentionem . Propter quod clauias ftatim_
in bancis omnes Artiftarum taberna?, murmu
irantibus Popuhnbus novitate & ind.gnatione
rei fequutse . Et paulatim adau&o rumore- ,
crevit tantum res , ut potius audtor leditio-
nis , quam occafio defuifle videretur . Com-
prefla tamen nonnullorum civium au&oritate
& reverentia res eft , & in primis prudentif-
fimi&integerrimi Obertini Solam civis Aften-
fis , Urbis tunc Prxtoris , qui audiens qua; fa-
aa m bancis eflent , afpeftu fuo , gravitate,
& meritis rem fedavit , & omnes ad fua ne-
eotia dimifit. Aberat eo tempore Philippus
Rocchabertinus apud balneas Statehnas vale-
tudinis curandse gratia ; qui cum eodem fere
inftanti & tumultiutum in Urbe , & quieta__
omniaeffeperfenfiffet, rertitit. Obertinus con-
fultis Antianis exilio aliquot Nobiles mul&a-
vit , quos & pugnis & ferro cadendo reos
judicavit, in quibus Popularis unus mventus
eft. Decretum, ut Obertinus deinceps delin-
2uentes puniret, non quomodo per leges no-
ris Prstori licitum fit , fed quomodo pro
te ppore 8c neceflitate facienduin . Qui cum_.
pr.Emiaillisconftitui debere dixiffet, quiexu-
les velaccufarent, vel comprehenderent, quia
fama erat , clam noclu per Urbem incedere ,
id minime affequi a Senatu potuit: quod non
fine culpa eorom, qui vetarunt, fa<5tum fuit.
Quis enim tam obtufi ingenii fuit, qui Prano-
ris fententiam non approbaverit ? Sed fata_
pletumque nolentem trahunt. Dicebant prs-
terea Populares, asquum effe, quas accidiffent
nota Regi facere , ut ex noftris potius , quam
aliorum literis certior fieret: quod pariter ob-
tineri non potuit , diffidente Senatu . Quod fi
fa<5tum fuiffet , animos forfiran Popularium ex
jnagna parte refrigeraffet , quamvis Nobiles
rem hac ratione honeflarent , quod cuperent
rem prius componere , quam apud Regem_,
quemquam acculare. Et neutris alteris non_,
cedentibus , fed in contrariam partem omnia
capientibus , ex ipfa contentione fuborta eft
fulpicio, & ex lufpicione indignatio, ut plu-
res arbirrarentur , quse a juventute csedendooc
vulntrando fic~ta fuilfent , id non modo fe-
niorum permiffione , fed confiWo factum effe .
Hoc modo integrum menfem Civitas dubia_.
fuit, & quod non multis diebus extingui pof-
fe creditum eft, ex minima fcintilla in maxi-
mum incendium excrevit . Forte montanus
Pulciferenfis fungos venales in Urbem detu-
lerat , qui interrogatus a quodam Banholo-
maso Flifco Nobili, quanti fungos faceret, &
ille quatuor folidis refpondiffet , nec de pre-
tio couvenirent , in villicum conviciis Bar-
tholomseus coepit agere . Refpondente villi-
co, ut mos eft noftrorum montanorum, libe-
rius , pugno cseditur . Sanguine de nanbus
profluente , alta voce clamare & dicere cce-
pit, lub Chriftianiffimo Rege Francorum in-
dignum tfle , queroquam ita male tractari.
Forte aderat tunc quidam lanius nomineGui-
lio.us ex Pulcifera oriundus , cordatus vir,
& ad feditiones natus , qui conterranei fui
partes fufcepit . Nobiles e contra , qui ade-
rant, praelerttm Flifci (nam hsc in veftibulo
Divi Laurentii, in quo Flifci crebri manent,
contigeiunt, ) & fui gentilis caufam tutaren-
tur, ad arma per paucos ventum eft ; proxi-
mique periculo Flilci fuerunt. Statim a Ro-
chabertmo m exilium mittuntur BartholomEeus ,
& Guilionus . Qui videns malum invalefcere,
fexaginta ex oinni ordine pnmores Urbis ad
D
E
fe vocat , apud quos Orationem habuit pro re
ac tempore accommodatiffimam , qus facile
potuiffet animos dubios revocare , & fanos
confirmare, nifi jara in multorum Popularium
animis firmatum immotumque fuiffet res no-
vare, etiamfi duas tertias ofticiorum civilium
partes habuiffent : quae caufa potius fecunda-
ria fuit , quam principalis. Sed nihil in eo
conventu faiStum eft , etfi interfuerint pru-
dentiores & ditiores Urbis ; & pra?terquam_,
de generalibus actum nihil eft. Et Nobiles,
quibus defidenum Popularium forfitan notum
erat, nihil aliud quam diffimnlare omnia cu-
rarunt; Populares vero ab aliis potius , quara
ab fe introduci rem malebant. Quod fi dex-
teritate aliqua propofita res fuiffet, faltem eo
die ad arma concurfum non fuiffet , fk forfi-
tan evitatum malum. Qui vero novitates cu-
piebant , ubi inteilexerunt , nullam de officiis
factam mentionem , nacti funt opportunairu.
occafionem , & ducibus Petro Baptifta Jufti-
mano, & Manuele Canali, decima octava die
Julii inclinata jam die, ad arma ab abjectiffU
mis de plebe conclamatum eft ; fed fumta k
principio a paucis funt . Qui ftatim per Ur-
bem difcurrentes, & nomen Regium . & Po-
puli inclamantes , perveniunt , ubi habitant
Auria;, & ex ipfis unum Vefcontem nomine,
bonum quippe virura, & civem nihil tale ti-
mentem, 8c fua confcientla confidentem, mul-
tis confoffum vulneribus obtruncant. Eodem
impetu duobus vulneribus afficitur Auguftinus
Auria, vir prudens, & bonus , perpaucique»
etiam alii Nobiles. Defcendlt ftatim Joannes
Ludovicus de Via lata , pro viribus rem com-
preflurus. Rocchabertinus per Urbem inermis
percurrens unico baculo, quem in manus ha-
bebat, arma deponere omrnbus mandat ; qui
non prius fe facturos dixerunt , quam fi cffi.
ciorum dua= tertia; partes concederentur. In-
rtantibus tamen multis , & ipfis quidem de_
Populo raajoribus, impugnante femperjoanne
Ludovico, annuit. Quod eo confilio fadtumu
eft, ut ante noctem arma deponerentur , & a
fcandalis & csdibus abftineretur; nam multa
noctu fieri confueverunt, quse dies tollit . Se-
quenti die edictum publice eft , ut cives om-
nes utriufque Ordinis in Palatium conveni-
rent; fed pauci Nobiles venerunt. Relata re
ad Populum, decretum eft, deinceps tertiam
partem officiorum Nobilibus fpectare debere,
reliquas duas Popularibus , afferentibus Popu-
laribus , Ordines Urbis tres effe Nobilium,
Mercatorum , & Artiftarum . Creantur ex eo-
dem Decreto duodecim Cives, quos Pacifica-
tores vocarunt . Creantur etiam Antiani ex
eadem lege , & eodem modo reliqui Uibis
Magiftratus conftituti , alicui quorum cura_.
tantum effet rixantes concordare , & tumul-
tuantes comprimere . Joannes Ludovicus, quia
fama erat Nobilitati favere , longe ab Urbe_
milliaribus duobus feceffit ; inde in Villam-
Quarti , poftmodum ingravefcente re Monto-
bium fe contulit. Tertia die cum omnia ta-
cerent, & qui bene (entirent, bene fperarent,
&trapezi palam aperta banca fuiffent, ut fieri
quietiffimis temporibus folet , novo excitato
tumultu ad direptionem domorum Nobibum-.
difcurlum eft. Nobiles videntes htec, partim
metu , partim indignatione Urbe excedunt,
& per Villas latitantes , exitum rerum expe-
clabant ; qui quamvis fparfi effent, mternun-
tios eligunt, qui curam iui Ordinis haberent,
& pecunias colligerent. Ferunt Regem ad
pri.
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D E R E B U S GENUENSIBUS.
5«<J
primum nuntium novitatis exorta; gravuer
fuiffe commotum ; fed Rocchabertini Pacifica-
torumque literis lenitur. Ad quem ftatim-
mittitur Orator Nicolaus Odericus Juriscon-
fultus, qui Popularium caufara apud Regem-
defenderet. Et quia fama erat, Ravaftenum
adventare , Bartholomsus Ceva obviam illi
juffus in Gallias praecedere , 8c Vincentium
Sauli , Demetrium Juftinianum , 8c Leonar-
dum Facium Aftat confidere , 8c iftic illum
lnorari. Joannes Ludovicus cum parte Nobi
litatis in eodem loco convenerunt . Omnes in
eum oculos converterant ; timebant Populares,
timebat Nobilitas, ex unius viri arbitrio , ut
fieri in rebus magnis folet. Conftitit Ravafte
nus aliquot dies Aftaj , utraque parte moram
aegre ferente ; fed Nobiles moram exiguam
maximam arbitrabantur defiderio Patrise. Po-
pulares Nobilium calliditatem timebant , &
vulgi inconftantiam; nam quotidie Iiterae in
tercipiebantur, in quibus fpem omnem eorum
collatara fuiffe apparebat,dicentes, impollibi
le videri , tantam in vulgo fore diuturnam
conftantiam. Quod ubi apud omnes vulgatum
eft , majori quam antea concordia fieri nego
tia coepta funt . Creati aliquot, quorum tan-
tum cura effet inveftigare 8c intercipere lite
ras , qux a Nobilibus ibant. Mirura , quot
interceptse funt, 8c quanta deredfa ! Interim_
nuntio citatiffirno numiatum eft, Oclavianum
Janum , & Alexandrum Fregofos Nobilium_
opera ex Tibere cum brigantino,'quod dedita
opera jamdiu paratum habuerant, difceffiffc_ :
qua re Roms detecta, Pontificis mandato per
triremes (uas revocati funt . Prasterea alise li
tersjoannis Pauh Lechani Corfici intercepta? ,
quibus , ut ajunt , facile fuit videre Nobiles
indignatione contra Plebem non recufituros
etiam incommoda Patrise, quas ftatim diffimu-
latas coropjeffeque fuerunt. Et quo plebem_
in officio confirmarent, creati fex, qui vecti-
galia, quce funt fuper rebus ad victumhuma-
num neceffariis, minuerenr. Praeterea Domi
nusCapitis-corfi , quia 8c ipfe Nobilis erat de
familia de Mari , fadtus reus fufpitionis , in_
Caftellum Illicis recluditur. Ravaftenus, ut
paulo ante dixi, veniens ex Afta , in Villa_
Campi reftitit, qui poftea decimo o&avo Ka-
lendas Septembris honorifice exceptus eft ,
prseuntibus centum Juvenibus Popularibus
veftes fericas unius coloris indutis, Antianis ,
& Pacificatoribus prxcedentibus : quod con-
fuko ab iplo, 8c juffu fuo fa&um eft. Qu_
res molefta omnibus fuit , cum pracedere illi
foliti fint, qui Principibus fimulantur , non,
autem illi, quibus asqua poteftasert, vel paulo
minus. Solus ipfe a ceteris remotior cum pe-
ditibus 750. (tot enim fuerunt) Sc equitibus
150. vultu minabundo in Palatium devenit ,
in cujus area eminentes furcas ftatim erexit ,
8e locum, fuper quo homines decapitari pof-
fent: qux forma eftin Gallia ubique frequens.
Appropinquabat dies Kalendarum Septembris,
in qua renovatio Antianatus fieri confuevit;
& qusrentibus ab eo formam , quam vellet
fervare in officiis creandis , nihil refpondit:
propter quod omnibus Popularibus maximum
timorem incuflit , judicantibus momento, ti-
mida 1 8c fuo adventn attonita Civitate , An
tianos, 8c ceteros Migiftratus ad naturam re-
dituros. Ahi crediderunt, hoc avaritia ab eo
fattum effe , quod fperaret rem protrahendo
melius poffe ab utraque parte pecunias elice-
re , Joannes Ludovicus Flifcus pridie Kalen-
das Septembris non expeilatus cum paucis
armatis in Viam latam fe recepit , ad quem
maximus concurfus Nobilium fa<5his eft , ar-
maque comportantur , milites conducuntur.
Coeperunt timere populares, ne una eruptione
caperentur , trucidarenturque . Itaque Rava-
ftenum adeuntes, eum precati funt ita agere,
ut nihil a Ludovico timendum effet ; paratos
effe qua? ipfe jufliffet adimplere. Ille, velquia
jam timeret , vel quod eruptionis tempus adhuc
non veniflet (quod verifimilius fuit) in Pala-
tio Joannem Ludovicura retinuit. Jam Plebs
refumlerat fpiritus, ab eoque impetravit, vel
potius extorfit , ut fecundum formam nova?
1 gis Magiftratus crearentur. Prsterea mitte-
bantur ex Mediolano in fubfidium Ravafteno
aliquot equites fagittarii, quos ftatim juflit re-
tineri , Sc Joannera Ludovicum in Villam_,
Quarti ut recederet ordinavit. Qui cum di-
fceffum aliquantulum protraheret , ad armiUi
concurfum eft, ut illum renitentem etiam cura
vitsefuse periculo ejicerent. Ad quem concur-
rens Ravaftenus , difceffum ejus acceleravit.
Qui arma funr.ferunt , foli Artifices fuerunt.
Nam Mercatorum maxima pars jam feffa do«
mi fe continuit , infolentiafque ftolidas 8c va-
nx plebis ferre amplius non poterant , quo-
rum Mercatorum vita; quotidie minitabantur.
H.ec nova armorum attrectatio vulgum er
amente dementem fecit, multorumque malo-
rum caufa fuit: Mercatores omnes, 8c etianu,
Artiftas , nifi qui infimse conditionis effent ,
conviciis 8c minis quotidie 8c inceffanter la-
cefcere non definebant, dicentes eos indignos
eife , qui rerum publicarum curam hiberent ;
ipfos folos dignos effe, qui conatus Ravafteni,
& Joannis Ludovici detexiffent , compreflif-
fentque . Itaque facto multorum hujufmodi
hominum conventu apud Fanum San<£te Ma-
rias de Caftello, octo eligunt, Tribunos Ple-
bis appellant ; 8c in Palatium venientes jura_
reddere cceperunt . Intercedebant , obftabant
multis rebus , ita ut poteftate Antianis non_
modo cequales efle crederentur, fed longema-
jores, illis rebus faspius contradicentibus, quas
D quietem Urbis 8c Regiam dignitatem refpice-
re poffe viderent. Sequebatur hos Tnbunosj
turmatim pecudum more vulgus ignavum; Sc
qui illis non re , fed fimplici verbo obftitiffet,
proximam habebat mortem ; 8c quod Tnbuni
volebant , id per Capettas peti curabant . Ca-
pettce enim erant quifque paupernmus, 8cAr-
tiftarum viliffnnus , 8c famulus Artiftarum-,
quorum divitia? erantCappa attrita, cindti, 8c
caliga laness. Pellitur Q.uarto Joannes Ludo-
vicus, miffis plufquam duobus millibus quin-
gentis Pulciferanis, 8c Rapalli paruraper refi-
dens ad montana conceflit. Pnefidio Ludovici
tuta Orientalis ora tenebatur. M.ffi Spediam
Commiffarii, qui , fiventibus Oppidanis, Op-
pido 8c utroque Caftello potiti (unt. Superve-
niente poftea Philippino Flifco cum peditibus
mille circiter quingentis , expellunt , ahquoc
domibus prajda; expofitis . Acxde tamen tem-
peratum eft. Commiffarii confcripta poftea ia
Lunenfi parva manu 8c etiam in his locis ,
quJB curaj Magiftratus Sancli Georgii funt,
locum recuperarunt , totaque Riparia in Po-
puli poteftatem pervenit. Sed erat in Urbe_
tanta rerum confufio , 8c quietis defperatio ,
ut quilibet bonus Patriam deferere mallet.
Nam qui Nobilium domos deprsdati erant,
quorum magnus numerus effe dicebatur , 8c
quilque iacrileaus 6c fceleratus , de quibus ma-
? * gnus
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**7
BARTHOL0M;EI SENARE GM
588
snus numerus ad Urbem convenerat , nova-
quotidie difcordiarum femina ferebant , nxas
qWbant. Exules , fcelefti , pauperes & ad
omne nefas parati in pretio erant. Vocatur
ex Pifis Tarlatinus , non lmpugnantibus ln-
bunis , vir prudens , & rei bellicGB pentus ,
qui conduclis peditibus duobus milhbus tu-
wultuantes caftigaret. Sed jam coeperant non
effe confidentes Officiales Bailiae paulo ante^
creati : propterea additi fex, cc quamvisXlV.
numeroeflent, id tamen ratum erat, quod no-
vem vel laudaffent, vel ltnprobaffent . Tnbu-
niPlebis, ut imperium eorum magts extende
rent, denuo in eodem loco vocad pkbe, re
cuperandum Monacum effe dixerunt, ldque fa-
ftu facile effe affirmabant. Namquicquid lpfis
in animnm vemffet , etfi arduum effet , ld
etiam abfolvi pofle arbitrabantur . Conducun-
cur ftatim pedites , & parantur ad expugna-
tionem neceflaria : quse expeditio etfi multis
prsefertim bonis 8c ditioribus intempeftiva vi-
deretur , & difficilis , nemo tamen aufus eft
contradicere . Tarlatinus cum duabus triremi
bus , quarum alteri prseerat Gafpar Guanus ,
alieri Joannes Baptifta Uanania , 5c aliquot
Brigantinis , die XXlV. Septembris , invito
Ravafteno , cujus auctoritas nulla jam erat ,
exportu folvit; qui expeditionem non tantum
improbabat , fed oppida Riparise nomine Re-
gio reftitui fibi inftabat . Dum hcec apud nos
volvuntur revolvunturque , Ferdinandus Ara-
gonum Rex in Regnum Neapolitanum con-
tendens cum triremibus decem , biremibus
feptem , primo die Kalendas Decembris por-
tum noftrum intravit. Miffi XII. cives nomi-
ne publico, inde Antiani, 8c Bailtse officium.
Donatus duabus pareris aureis, variifque efcu-
lentis 8c poculentis , unum tantum diem in_
portu moratus , difceflit . Cui cum in portu
Delphino tempeftate maris detineretur , rela-
tum eft , Philippum H>(panise Regem gene-
rum (uum humanis ceffiffe : propter quod fi-
mafuit, illum omiffo ltinere de reditu in Hi-
fpanias cogitafle. Agitata diu variis moleftiis
Civitate , hoc etiam additum eft moleftiis
gravaminis. Excogitaruit plerique Populares,
quo caufam officiorum roagis confirmarent ,
novam gubernandce Civitatis formam ftatuere.
Propterea utile efle dixerunt, fi per XXXVI.
cives , quibus annua merces conftitueretur,
Civitas regeretur , de quo numero etiam An-
tiani ficrent, cc rehqui Urbis Magiftratus : qui
tamen ad breviorem numerum redacli funt.
Prseterea quotidie novce conlpirationcs tn Ur-
be exfurgebanr , quas Societates appellabint
vario nomine, alius SancTri Joannis Baptiftce,
alius Virginis Marise, hic pacis, ille concor-
dice , ck multa iftius modi . Quse licet fieri ad
confervandam Antianorum auctoriratem & di-
gnitatem , Patriceque falurem dicerentur , ta-
men revera tanto magis minuebuur Antiano-
rum au6loritas, quanto magis hujufmodi vi-
rorum crcfceret numerus , quorum mores 8c
impudentiam omitto narrare , (ed poflum af-
firmare, poftCapettas mhil fuiffc deteftabilius.
Creantur quatuor Urbis Capitanei , Bntius
Juftinianus, Bernardus CaftiLonus, Petrus Ca.
ifanus, & . . . . de Terrili , quibus 400. pe-
dites dati funt ad quietem & falutem Urbis .
li ftatim omnes exules Urbe & toto diftrictu
excedere jufferunt, fcditiones comprimere , &c
malis etle formidini cceperunt : propter quod
refpiravit aliquanrulum Civitas . Allatse per
hoc tempus literss a Rege funt , roandantes ,
B
D
E
ut depofitis armis omnes Iibere & fine metu
ad negotia fua redifent , nec Joannem Ludo-
vicum pro fuis Oppidis , 8c aliis , quss iux
curas mandaverat , moleftarent . Lec"fce alis ,
quse legem novam de officiis per Populares
fadlam confirmabant, & his , qui arma fura-
ferant , veniam dabat , & paterna caritate Po-
pulum ad pacis ftudia horcabatur. O miram_
Regis clementiam ! O immenfam bonitatem_!
Convocatis ftatim Magiftratibus reftitui tam-
dem Gubernatori Oppida Riparise decreta_
funt . Quod ubi Plebi innotuit , folita levita-
te ad novas flucluationes devenit : propter
quod faclum efl , ut difcedendum omnino
Ravaftenus efle duxerit, ne omnino cura Re-
gis dedecore audtoritas fua vilefceret . Nulla
illi erat amplius auctoritas, nulla reverentia ;
fed omnia per Tribunos Plebis gerebantur .
Et fi quid per digniores Magiftratus conftitu-
tum fuiffer, nifi a Tribunis comprobaretur ,
irritum erat : quod tam fsepe erat , quara ipfi
numquam fana confilia nec cognofcebant , nec
admittebant . Di/ceflit itaque Ravaftenus ,
prcedicens, quce poftea fequuta funt, noftram
jadturam potius dolens, quam fuam injuriam.
Die XXV. O&obris dilceflit. Rocchaberti-
nus converfus omni ftudio ad quietem Urbis,
cura alicfuid fe feciffe arbitraretur , Plebs in-
quietior facta ad foiitas vanitates decurrit .
Nam faftio Adurna, fentiens adverfarios de_
introducendo duce fadlionis eorum , confilia_,
inire in Fano Sancti Dominici congregata_. ,
admiffi(que pluribus Fregofis , cum multa in-
ter fe dixiffent, tamdem omnia deincepscom-
muni confenfu facienda effe jurarunt . Sed
mihi non videtur omittendum , Rocchaberti-
num non caruiffe fufpicione autStontatis per-
ditse per Ravaftenum, ut Ihamono Regto Lo.
cumtenenti * noftri agenti nepoti Cardinalis
Rothom3genfis , quem fciret Ravafteno offen-
fiffimum efle, rem gratam faceret . Tribuni,
quorum audtoritas in dies crefcebat, difficul.
tatem expugnationis Monachi non naturse loci,
& prsefidio, fed vitio dabant, culpamque in_
Mercatores rejiciebant . Conveniunt Artift»,
& prout cuique arti erant opes, plures homi-
nes mirtunt . Qui cum nullam belli diicipli-
nam haberent, nec poffent , nec fcirent pare-
re, nullo ufui fuerunr; quinimo difiderio re-
ditus externum militem ad deferendam obft-
dionem fsepius provocarunt . Quare ab hu-
jufmodi milite omnino abftinendum deinceps,
qui rebus prceerunt, fciant; nam , 8c in Pe-
tra Sandtenfi expugnatione id ipfum fsepius
contigiffe cognovimus . Quod non breviter
dixifie volui, ut prsefentes pofterique caveant
impenfse addere periculum . Angebat Mona-
chi oppugnatio Nobiles judicantes, fi Popula-
res eo potirentur , futuros infolentiores , oc
quibus poterant modis obfiftebant . Propte-
rea Oratores quatuor ad Regem mittunt, An-
tonmm Spinulam , Laurentium Lomellinum ,
Stephanum Vivaldum Jurifconfultum , Scjoan-
nem Jacobum Auriam . Populares vero ,
Paulum de Franchis , cc Simonem JugumAr-
tifanos, qui numquam ad Regem admiffi , re
infedta Curia excedere juffi funt, hac (olum-
causl, quod oppida Riparice Orientalis , uc
fsepins mandaverat , reftituta non fuiffent .
Oratores Nobiles , prsefente Nicolao Oderico
Jureconfuko pnmo Popularium Oratore , au-
diti funt , accu(antibus Popularium in eos in-
temperantiam , & noltro defendente , & eo-
rum modeftiam affirmante. Referebanturmul-
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5 V P LTE R E B U S G
ea undiqire de indignatione Regia : quse res
bonos excrucsabat, & qui Regus juffis paren-
dum effe affirmabant ; fed prsevalebat Tribu-
norum au&oritas , qui perverle omnia , quae
per Mercarores , primorefque Populi diceren.
tur, accipiebant . Nam novas quotidie vtas
prorogandi imperii fovebant , novifque terro-
ribus ditiores infeftabant, exiftimantibus ipfis,
quieta Civitate , 8c rebus ad naturam redu-
ctis, rem eorum facile opprimi pofle, inquo-
rum Tribunorum numero plerique participes
rapinarum fuiffent , qui in omne nefas ruere
mallebant potius quam quietem Urbi refti-
tuere . Sed inter cetera quantum poterant
ftudia partium renovabant & maledictis 8c
fi&ionibus , exacuebantque . Et cum jam res
proxima fedationi effet, nuntiatum eft, Octa-
vianum, & Janum Fregofos paucorum Nobi-
lium fuafu in Orientalem oram perveniffe_ ,
& collectis aliquot fuas faclionis hominibus ,
apud Burgettum confediffe , indeque occulte
Urbem intraffe, fed cognita Plebis conftantia"
quinto die abiifle . Poftea ita volentibus Tri-
bunis Magiftratus Baiha; depofituseft, &qua-
tuorcreati, apud quos fumma rei effet, An-
gelus Crovaria , Raphael de Furnariis , Ra-
phael Ragius & Stephanus de Monelia . Ca-
pitur ftaiim Baldaffar Lomellinus Nobilis, qui
quaeftioni additus, cura Octaviano die, qua_
Urbem ingieflus eft , fe fuiffe non negavit ;
& quse faflus eft, a Rocchabertino diligenter
Regi denuntiata funt . Regi in dies crefcebat
indignatio , ob id prohibitl. tora Lombardid
in hanc Urbem frumenti importantia . Ab
Rege vero nihil amicum audiebatur. Et jam
venerat dies fexta Fcbruarii , nec eo ufque_
ab Arcis Prafe&o quidquam contra Urbem_
fcclum erat, quod reprehendi poffet; fed me-
dius inter utrofque exitum rerum expe&abat.
Poftero die cum multi Nobiles , 8c Popula-
res, feminasque audituri rem divinam, ut fit,
in Fano Sancti Francifci conveniffent , claufis
ftatim foribus , tamquam hoftes detinentur ,
Nobilibus & feminis dimiflis . Populares
vero in carcerem detrufit, quos cum per dies
plufquam . . . in fquallore 8c multarum re-
rum indigentia detinuiffet decem-
millibus aureis redemti funt . In Portu navi-
gia pleraque bombardis partim deftruxit , par-
tim in fundum demerfit . Inermes per vias
tranfeuntes fagittis & bombardis neci tradi-
dit . Nodlu mortariis , quod eft tormento-
rum genus , domos quaffabat . Hic immitis
ingenii , rapiendi cupidus , cum veniffe tem-
pus arbitraretur explendse libidinis fuse, nihil
intentatum reliquit . Sed Dei munere ne_
unus quidem de tot mortariis abfumtus eft .
Anxia: 8eafflicT:a: Civitati adduntur,qusede in-
dignatione Regia nuntiabantur . Tamen nul-
\i ratione induci Capettse potuerunt, ut Op-
pida Regi reftitueremur . Publico decreto
notfse pecunise decernuntur tam facile , ut
numquam antea facilius , Capettis minitanti-
bus , 8t multa exprobrantibus , nifi id abunde
& cito faaum effet . Prseterea Aragoneus
Rex vel naturali odio, vel affinitate , St foe-
dere, quibus cum Francorum Rege devincie-
batur , multa nobis fuis literis minabatur .
Idem facieb.it Sabaudinus Dux , quod bellum
Monaco intuliffemus, 8t Mentono . Unica_
erat in Pontifice fpes, nec fatis firma : quod
poftea cognitum eft, cum fe multa pro nobis
fa&urum dixiffet , nihilque poltea feciffet .
Ad quem Oratores . railerunt Dominicum_
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NUENSIBUS. * 5 i*>
Adurnum, & Auguftinum Folietam. Crean-
tur alii ad Dominum de Chiamont Locum-
tenentem Regium in Italia , Joannes Baptifla
Lazania Jurilperitus, Joannes Baptifta Cocha-
rellus , Lazarus Pichenotus , &c Jofeph de Der-
nixio de Tribunorum numero: Qjjicumfexto
Nonas Martii difceffiflent , ultra Serravallemi.
progredi aufi non funt . Galli, qui prsefidia
Palatii erant , fequenti no&e poft difceffucru
Rocchabertini clam in Arcem fe recipiunt .
Proxima luce cum nulli jam reliqui eflent ,
qui nomen Regium referrent, Vexilla Regist
fupra magnam Turrim Palatii erefta funt ,
magnumque ea die filentium in Urbe fuit ,
omnibus timentibus 8c admirantibus . Ten-
tatur interim captorum cum Arcis Prsefecto
redemtio, quod ubi fruftra factum eft , ipfa
immoderatiffimam pecuniam petente , fua_
, & avaritid nullum offenfionis ge-
nus intentatum reliquit, nec aliud magis quas-
rere vifus eft, quam ut in ultimam aefpera»
tionem populum induceret ; conftanfque opi-
nio bonorum omnium fuit , ipfum in caufa»,
fuifle, ne cum Rege compofita; res fuerint ,
feffis maxime omnibus . Capiuntur eo tem-
pore quinque ex Satellibus Joannis Ludovici*
oc de feneftris Palatii dejecli funt ; 8r quam-
vis multa infolenter, multa audafter fierent,
inerat tamen femper qusedam Regis reveren*
tia, ut appareret, Plebem ipfam non alium_
magis fequi voluiffe , quam aliquem gravem
virum , qui Regem referret: quod vel ex hdc
apparuit , quod difcedentibus ceteris Regiia
Officialibus Judicem ad maleficia deputatunru
(nam folus ipfe remanferat) Prsetorem Urbis
conftituerunt . Crefcente fami, Regem cum
exercitu adventare , jam pedites tria millia_.
ad folvendam Menaci obfidionem iterperno-
ftras Riparias, 8c Carretinos Regulos , ingref-
fos allatum eft . Multi timebant, foli Capet-
tse ferociores in dies erant, & pfr eos varia?
rapinae committebantur , eo quo id faciliusfa-
cerent fub fpecie boni , quo quifque arden-
tius Patriam tueri videretur . Per Tnbunos
ediclum erat , nemini licere quicquam extra
Urbem mittere ; & fi id repertum eflet , In r
ventoris Multi inventi funt, qui ti-
mentes 8t pavidi, amici domum fui tutiorena
exiftimabant : propterea in eam bona deferri
faciebant : quse forte a Capettis inventa ra-
piebantur . Tribuni , quorum auftoritas ia-
hac re magna erat , conniventibus oculis ja-
cluram diffimulabant . Renovati Tribuni XVII.
Kalendas Aprilis Magiftratum inierunt , qui
audiences exercitum Nobilium Monaco ap-
propinquare, bombardas ante hoftium adven-
tum fubtrahi 8t falvari ordinarunt . Proximo
jam exercitu milites , qui pro Duce Sabaudi-
no ad trophea * Caefaris erant ( hos enim *
turbiam appellamus) defcendunt; Populares
vero dimiffa obfidione Albentimilium fe inco-
lumes receperunt . Alegrus, Nobilefque Op-
pida omnia Occidentalis ora? capiunt, 8c Ga-
fparem de Franchis Jureconfultum proPopu-
lo Commiffarium apud Portum Mauriciurru
laqueo fufpendunt . Recuperatd Ripand di-
mittitur exercitus . Erant , qui fperabant ,
Regem aliam viaro , quam armorum , rebus
noftris adhibiturum ; alterum ex ducibus fa-
ftionum capturum , 6c una hora omnia com-
pofiturum . Q.U5S fpes cum apud multos ef-
fet, prsefertim apud eos, qui non longemul-
ta perfpiciunt, 8c vix ea difcernunt, quseante
oculos habent , nos proximos neci fecit. Ve-
uit
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BARTHOLOMl
tiit interim Nuntius a Cardinale Carretino , A
affirmans nobis Regis mifericordiam & gra-
tiam non defuturas, quamvis multa inRegem
per Populum fafta eflent ; honetlafque condi-
tiones Regiam bonitatem non denegaturam- .
Sed volentibus bonis Tribuni obftiterunt ,
tantaque defperatio mter bonos to Capettas
fuit ut eodem die inter utrofque ad arma^
procedi decretum fit . Quo autem rem hanc
novo aliquo invento diverterent , cum maxi-
ma omnium admiratione Paulum de Novis
Capettarum principem Ducem conitituunc .
Hic tinftor erat ferici: quod fifidtum * eflet,
fansuinokntus fuiflet dies ille inter lugubres
annumerandus . Confultatur novus Dux , &
fedem fuam in Palatio collocat ; & qui modo
unguibus immundis inter viliffimos veriaba-
tur, purpura & ferico circumdatus potius ,
quam ornatus , jura Populo dabat . Fadte
triduanse fupplicationes virginum utnuique^
fexus, indutorum albam vettem, qui pertem-
pla pacem, atque a Deo mifericordiam alca^
voce inclamitantes petebant ; eleemofynse ex
publico Ccenobiis difpertitse ; preces undique
ad Deum fine interroiffione fiebant . Mulieres
alise tedto capite, alise nudis pedibus Templa
cum lacrymis vifitabant , 8c ad Sanclorum-
Imagines, ut fua cuique erat in laniftos vene-
ratio, cereos incendebant . MoelM hoc modo
Urbe, de media die triremes octo , 8c bire-
mes duse portum intrarunt, & ad darfinam-
pervenerunt , in quibus quatuor Aragonese
erant, quse auxiliares Francorum Regi vene
rant . Ab eodem Cardinale denuo nuntn ve-
niunt, fuadentes, Oratores Regi mittendos ,
nec cum eo armis agendum effe . Sed tam-
quar. ad iurdos fibula decantabatur . Time-
bant boni , mali m dies ferociores efficieban-
tur, nec minus adrr.ittebant , quam fana con-
filia . Qiin imo ftatim Pulciferanos circiter
duo millia, Buzalam , 8t Savinionem mittunt,
qui ftramen, & quicquid circumquaque col
lecturo inveniflent, vaftarent & incenderent .
Jam Rex Aftam pervenerat, nec quifquani
publice id affirmare audebat : tantus erat me-
tus a Capettis . Reftabat fola fpes ducibus
faclionum, quod proximo Rege , poftquam^
deftituti eflent, de fuga cogitare inciperent .
Soli * Jugachiles in Urbe dominantes fub duce
Paulo, cum minus confilii haberent , omnia^
in pejus, 8t fuo arbitno dirigebant . Interim
Joinnes Ludovicus prcemiffo Hieronymo filio,
& Manuele Fhfco, cum hominibus fere tri-
bus milhbus, 8t equitibus aliquot Rapallum^
defcendunt; qui videntes Clavarum prasfidio
teneri, Rechum decurrunt ; 8t detcendentes
rr.edia nocle de Colle rupta ilHs occurrunt ,
quos Paulus obvios miferat , a quibus Flifci
in fugam verfi funt, non Popularium virtute,
nec numero, led potius acerbitate illius no-
ctis ; nam ventus ftatim exfurgens pluviara-
maximam concitaverat , ut vix refpirare , 8t
ignari locorum confiftere poffent . Eadem_
hora Rolandinus Nepos Joannis Ludovici ex
Uffio jam Rechum pervenerat ; qui audita
aliorum clade in fugam vertitur levi commif-
fo inter tenebras proelio : quibus fi Urbem in-
gredi licuiflet , quam melius Urbi noftrse fuc-
ceffiffet . Hac vtctoria elati Tribuni timidio-
rem unumquemque faciebant . Pervenerat jam
exercitus Regius in Pulciferam , 8e Vallem-
Magnerriam , Villas ferro igneque vaftaverac,
& in eo colle conftiierat , uc medius efle vi-
deretur inter viam Pulcifera , & alceram Bi-
D
I SEN AREGjE 5pt
fannis . Tamdem Riparolium defcendit . Ca-
tense ferrese tota Urbe in principio viarunu
difpofitae funt ad retinendum equorum impe-
tum, quifque faxis domum fuam munierat .
Qui Poteftatias incolunt , jamomnescumuxo-
ribus 8c liberis fe intra Urbem receperant , 8r
darss illis in habitationem Nobilium domus .
Fugiebat vicinus res fuas in vicini domunL.,
& eam quifque cutiorem efle putabat , quse
fua non fuiflet . Quse autem Nobiliumerant,
tunc replebantur , quse paulo ante evacuatse
fuerant . Jam exercitus Regius , 8t cum eo
aliquot Nobiles in planitiem Villse Campide-
fcenderant, prsemiffis aliquoc Elvetiis , quos
aliqui Svizeros volunt appellari , qui mon-
tium difficultates tentarent . Fa6to levi proe-
lio ab ea parte, quse eft media inter Baftitam
Peralti , 8c Caftellati um , noftri victi func .
Aberac Tarlatinns, folum erat quidam ....
Corficus cura pauco milire excerno , 8t paucis
Pifanis , qui vices Prsefecti exercirus gerebac ,
vir non omnino rei bellicas ignarus, quem fi '
audiviflec incondica Plebs (quodfeceruntcon-
du6ti milites) auc eo die minor clades fuilfec,
auc in alium diem protraclum cercamen . Po-
ftero die , qui fuit XXVII. Aprilis , confir-
mati victoria prsecedentis diei milites tria_.
millia cum paucis aliquot Stradioticis Rex ju-
bet montes confcendere, & Caftellum inVil-
la. Promontorii , in quodam editiori tumulo
pro tempore faclum, expugnant . Pugnatum
tamen diu fine ordine, fine duce : nam quif-
que fibi dux erat, durante tamen pugtuufque
ad noctem . Expugnato Caftello, noftri ter-
ga vertunt, 8c prsecipites fe intra moenia re-
ceperunt . In eo proelio nominis Genuenfis
demortui funt .... de externis vero militi-
bus non fatis cognitus numerus . Jam nox
erat; ingens ubique trepidatio, roulierum la-
crymse ac gemitus undique audiebantur. Vir-
gines in Monafteria catervatim Sanctimonia-
lium confugiebant . Viri per Coenobia 8!
Clauftra Sacerdotum cafum Patrise lamenta-
bantur . Quibus erant opes ampliores, para-
verant ad fugam navigia ; fed obftat fugse tur-
batum mare . Ea nodte Capettse fere omnes
Urbe cefferunt . Verfata eft in maximo pra?-
dse penculo Urbs , omnibus trepidantibus 8c
fuga; intentis . Ajunt, Regem noftrum bene-
volentiffimum de media noctequingentos Gal-
los ad Portam mififfe, 8c totidem in monti-
bus, ut Elvetios , 8c eos , quos Venturieros
appellant, ab Urbe arceret, cum quibus tota
fere nocte quafi certatum eft . FacM luce-
Antonius Sauli , 8c Stephanus Juftinianus pri-
raores de Populo ad Regem vadunt ; qui re-
deuntes referunt, fine ullis conditionibus Re-
gem velle Urbem ; bona tamen falva effe_ ;
eaque conditione fequenti Jie, quse fuit vige-
fima nona Aprilis , in Urbem venturunu .
Prsecefferunt Antiani obviam , 8c XL. Cives ,
venientemque eum apud Divi Theodori Fa-
num obviam habuerunt; qui flexo genu , nu-
dato capite , veniam petierunc . Juffi inde_
aflurgere, nudo capite ad Portam eum ufque
prseceflerunt . Sed non erit ab re commemo-
rare, Regem ftrictum & nudacuro enfemfem-
per portafle , donec Antianos reliquofque fup-
plices 8c proftrates vidic, quafi omnia jam ,
uc credo, devicla eflenc, nec pro devictis &
fupplicibus, armis amplius opus efle . Ingref-
fus majorem Ecclefiam , magnum virginurru.
numerum linteis albis indutum offendit , qua?
veniam alta voce 8c lacrymis petebanc , decan-
cante
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DE REBUS G
tante Iaudes Clero divinas . Ferunt eo afpe-
dtu plnrimum convi&um . Inde in Palatium
profecrus eft, moxque edixit, ut poftfinitum
tempus dierum trium omnes arma in Palatium
deportarent . Delata plura , Popularium-
tamen , funt . Reducuntur ad naturam offi
cia, & pcr diverfa Urbis loca, in quibus eft
rnajor populi concurfus, furcse eriguntur; &
ftatim fceleftiffimi pauci fufpenduntur . Sa-
cramentum fidelitatis renovari jubet , quod
hoc modo juratum eft . Tabulatum erat in
gens in area Palatii , eminens a terra cubitis
circiter duobus, auleis & tapetibus ornatum,
& fuper eo aliud eminentius , & id perexi
guum auro ftratum , & defuper etiam orna
tum , in quo fedebat Rex . Hinc atque hinc
Cardinales quinque ; poft hos Gallise Italise-
que Principes & Oratores . Venerunt ftatim
ante confpe&um fuum Antiani, & reliqui Ur-
bis Magiftratus venerabundi veniam petentes,
adverfus quos quidam Michael Ricius Nea-
politanus cum multa minus modefte de nobis
dixiflet, fsepius nos in eo fermone inconltan
tise & perfidia; graviter accufavit . Tamdera
cum plus loquacitatis haberet, quameloquen
tia;, concludens, Regiam clementiam delicStis
noftris decreviffe ignofcere , jurata fides per
erectionem dextrse more Gallico . Moxque_
libellum conventionum , qua; nobis cum eo
erant, afferri juffit , eumdemque intuentibus
omnibus lacerari , & in ignem mitti . Afpe-
dtus ipfe, ficut infuetus fuit, fic omniumcor
da transfixit, & multos ad lacrymas movit .
Poft hssc veniam omnibus indixit prseterpau-
cis, qui mox per eumdem Ricium nominati
funt , quos non tamen omnino inter fontesl
haberi voluit ; imo fi fua confcientia confide-
rent, caufamque fuam tueri vellent, compa
rerent fe defrnfuri . Ex quo facile cognitum
eft, Regem •aliorum potius malivolorum fug
«geftu, quam fua id feciffe voluntate , quem-
admodum aliis fignis facile fuit intelligere_. .
Poftmodum vana privilegia , quse nonamplius
conventiones effent, conceffit . Mul£tam au
reorum trecentorum miWium indixit, ex qui
bus centum millia remifu ; tempufquc integra;
folutionis XiV. menfes prasfixit . Quadragin
ta infuper millia ad opus novse Arcis , quam
ad Pharum fieri ordinavit , ftatim perfolvi
mandavit . Ducentorum infuper peditum an-
nuam impenfam auxit . Triremes tres inftru-
6tas paratafque continuo ut haberemus impe
ravit . Quibus perattis pridie Idus Majasdi-
fceffit ; ftd Demetrio Jurtiniano multi ingenii
viro caput prius juffit amputari, 8c illud lan-
cea? infixum fupra Turrem Molis ad multo
rum terroiem erigi . Pauci poltea ex ignobi-
li plebe furcis damnati fuis meritis funt .
Creati quatuor, qui de rapinis fadtis jus red-
derent; creati alii , qui de pecuniis non recte
adminitiratis curam haberent . Diruitur , &
folo sequatur domus Pauli de Novis, nam ea
eft, quse erat connexa Purtse Aurise a muris
Civitatis vetenbus , in qua eft nunc area_ .
Nec multo poft alia Pauli Baptiftse Juftiniani,
quse eft vicina Monafterio Sanctse Marice Ca-
ftclli, hac fola, ut ajunt, caufa , quod in^
Germaniam ad Maximilianum profeclus effet.
Paulus autem dum parvo lembunculo nititur
Romam trajicere, a Pirata Corfico, cui Cor-
feto nomen erat, captus, a Pttro Joanne Re-
gio Capitaneo odringentis aureis emitur; qui
Genuam dclatus Idibus Julii in Palatio capite
truncatus eft, corpore ejus quadripartito di-
Tom, XKIK,
C
D
NUENSIBUS. 594
vifo , & ad omnium fpeclaculum in fingulis
portis Urbis per frufta appenfo . Caput ejus
per biduum in tabulato permanfit ; tertio die
fupra Turrim Palatii haftae fixum eft . Sed
lam proximus dicebatur Aragonum Rex in-
Hifpanias rediens, cum mox quatuor prsemifli
Cives , qui in finibus ditionis noftrse illuax*
exciperent . Elecli alii quatuor, qui pararent
hofpitia . Tradita ea pars Urbis eft , quse a.
Ponte Calvorum reclsl visi ad Fanum Samftas
Sabinse per Lomellinos ducit . Qui adverfan-
tibus ventis, potius ut ajunt , quam fui vo-
Iuntate XXVII. Junii cum triremibus viginti
Portum intravit, & in ipfo crepufculo in ter-
ram defcendit . Cineres Divi Joannis Bapti-
ftse veneratus eft ; facram paropfidem vidit ,
& poftero die prima luce difceffit . Nam ex-
pediabat illum Rex Francorum Saonse . Mi-
rum , quanta fides noftri Regis , fed meo ju-
dicio , ut audivi , non eadem fuit Ferdinando,
qui non prius in terram defcendit , quam_
milite fuo Arcem novam , in quam defcenfu-
rus erat, munierit; 8c Rex triremes prius quafi
in propriam domum condefcenderit . Cum-
que femotis arbitris varios fimul fermones
habuiffent, poft moram dierum .... Reges
diverfo itinere, nofter terra, Hifpanus mari,
abierunt . Saonenles eo tempore multa impu-
denter contra nos finxerunt, multa a Rege_
contra nos petierunt ; pauca tamen impetra-
runt . Caftellum, quod jam coeptum erateri-
gi , quod Laternam appellarunt , quo tutius
accelerari perficique poffet, mille peditumcu-
ftodia fervabatur, quoufque opus a terra cre-
fceret aliquantulum , qui de illorum genere_«
erant , quos Galli Venturieros appellant .
Gens hsec eft ex colledtione multarum gen-
tium , maxime Gallica , quse fine ftipendio
militat, latrociniis dedita , parata mori etiam
prsemio minimo propofito . Sed folicitos ani-
mos civium faciebat ingens pecunia , quse
Regi debebatur . Proptereaque undecumque
poterant eam colligebant; rodebantque num-
mos argenteos, illos prsefertim , quos Tefto-
nos appellant . Ad commodum publicum eo-
rum pretium auxerunt , ut fexdecim folidis
extimatio effet, qui quindecim prius diffolve-
bantur . Diminutus propterea de pondere_
aliquantuluin , fed de bonitate & liga nihil .
Et qua; de Teftonis fadta eft audtio & dimi-
nutio , ita de rcliqua 1 omni fadtum . Mutata
propterea ea impreffionis forma , quam Con-
radus Romanorum Rex nobis conceffit ; nam
nos eam imaginem Griphum appellamus, &
Griphi loco Regium ut effet toti
Orbi notilfimum teftimonium, majoris fubje-
dtionis . Ha;c res , quia numquam antea vifa
eft, ita omnibus, prsefertim bene fcientibus ,
moleftiffima fuit .
Exitu prcelentis Anni octavo Idus Decem-
bris Sudarium San&um, quod in Fano Sandtt
Bartholomsei obfervatur , pefque ejufdem Apo-
ftoli , dum Fratres minus diligentcs fuiflent
(aberant enim fere omnes) per Laurentiurru
Varixium unum ex confratribus fubtractum-
fuit, & in Gallias deportatum ; idque opera
Prsefedti Arcis Caftelleti fadtum fuiffe conftat.
Q,use tamen Regio mandato nobis reftituta_
funt, & eo die, quo Chrifti Corpus per Ur-
bem defertur , delata per manus Sacerdotum
ftint ad confirmationem omnium , & fidettu
reftitutionis facla?.
Qq
Anno
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59f
BARTHOLOMII SENAREGiE ^6
A conditiones in vulgus non referreotur , omnes
itanjen in Venetos tantam molem beUi cafit-
Anno MDVIII.
JJon habuit hic annus. oiftavus fupra Qum-
gentefitnum MiUenuro aliud quaro, expe<Stetio-
nem Regis RomaoQrttm , quem in Itaharo
venturum multi credshaot; quae cum djo»u,t-
*os fruftraflet. , tamdem in indqci.as definit ,
quas inter ipfum 8c Venetos fa&as fuiOe vul
go ja<aat«m eft . Regem autero Fraoci* aoo
tamquam caput principale in ipfis oonunar i :
qwod multis pro oovitate rei fufpiciooi fuit ,
diceotibus fieri pofle , aliquid in ipfis occul-
tom «jfle. % quod noo proferatur . Ceterum
hpc anno magoi terrajmotus in Orieote, Cre-.
U prafertim fueruat » nam plure» dorous pe*
tptam lofulam dtrutas, plufes ex ipfa rttioa_
opprefli , & ipfa Urbs Creta; cadibus & »»i-
ois plurimum.quaiTata . Hujus cladis noru
expertes fuerunt aliquot Iofula? io JE,gxo, Sc
pjjecipue Paron , N*kos» 8c ea , quam Centu-.
tinam vocant , \n Chio idero terra?motus
feotitur . Eodem tempore aliquot Maurorum
biremes , in quibos erant mille Turca? , in_.
noftraro Ripariam pervenerunt , & expofitis
%pud Dianum aliquot homioibus levem pra?-
dam fecerunt . Quo faftum e ft, ut perterri-
ti Cives, qui roaritknas Villas incolunt, in.
fomnefc oo&es plures duxerint, 8c conducTtum
ovilitem ad excubias faeieodas habueriot .
Quioto Nonas O&obris Fraocilcus de Ro-
Obajorda nt>vus pro Rege Gubernator cum
Gakis Regiis Portum intravit . Poftero die
tefignato fibi munere Gubernatoris per eofis
traditionem Magiftratum iaiit, & ledtis Ute-
ris admittitur, confalutaturque Gubernator .
Privilegia noftra examuffira obfervare promi-
fit , fuper Libro , in quo Dei Evangelia de-
fcripta funt , juravit . Cum a Prasfecto Ar-
cis Caftelleti varise domus vicina? Templo
Divi Francifci , 8e Arcj , roalignitate potius
ftia , quam ullo juflu , dirui jufliflet » mife
ratus Rex jacturam dominorum ( nam pau
peres multi erant ) aweos decem millia_
«jquis portionibus dividi ioter eos juxta_
uoiufcujofque jafhiram maodavit ; eamquc
curam Gubernatori fuo , 8c Radulfo de La-
may alteri Prsfideoti impofuit . Qui . afcitis
quatoor civibus cum Antianorum auclotitate
juxta cujufque domus extimationem monus
adimplerunt . Digna profedto res fujt , &
aptimo 8c joftifllmo Rege : Saonenfes. obfti
natiores in dies facli, cum multa indigna boc
aano tentaflent, ve6kigalia confueta impuden-
ter folvsre negarunt . Faftd de hac re per
noftros Oratores Regi quereld , obtentum eft,
ut Gubernator jus partibos redderet ; qui ut
vecSbigalia ad folitum mocem perfolverent ju-
dicavit . Mortuus hoc annq eft Ludovicus
Sfortia poft IX. annos, quihus in Biturigibus
captiv^s affervabatur , Sextodecimo Kalendas
Julii .
Anoo MDIX.
Quietus nobis hio fequeos Annus ooous fu-
pra Millefimum Qginaentefimum domi
foris;;fed Venetis roagna clade memorandus,
tot firnul Regibus uno teropore contra eos
armatis . Initio anni incerto rumore vulgi ,
inde literis & vero teftimonio relatum eft ,
fodus inter fummum Pontifjcem, RegemRo
manorum , Ludovicum Francia; Regem , &
Ferdinandum Aragonenfem initum , cujus etfi
B
jtam dicebant, imparefque eos futuros tamo
' ooeri fubftinendo arbitrabaotur . Ltrgati Ve-
netorum ap«d Regem Fraoci* ageotts txce-
dtere ex GaUia? fimbus jufli funt : quj m reau
S|uawom poterant Veneti diflimulare conati
unt . Galli equites pedicefque tanta fcftina.
tiane 8c celeritate parabant , ut non amplius
GaUicqn) ceatidium, quod objkiiUisaliquio.
do powit, cum cefcritate opus eftet» fedvere
triduum appejlari poffe omnes fatetentur .
Litera? a Rege allatae funt % ot quem aume-
rum oavium auxiliarium , quas propria pecu.
nia in hac expeditione dare vellemas , ftatin»
' ooftris literis denotaremus , dat* quatuor ei
omni numeco majores cum triroeftn ftipeodio,
inftrumentis ad bellum neceflariis : quod fuit
ipfi carifliroum . Dimilfi per Orbem oontii ,
dat» ad mereatores literat , ui ©culati veni-
rent . Rex interea, qu* belli erantordiaatis,
io Italiam veaieas per Gratiaoopolim , inde_
per Alpes, Sufam defcendit tantl velocitatc
8c fpe , ut ooa ad beUum , fed ad certam vU
cloriam properare videretur; 8c Kalendis Maji
Mediolanum intravit . Et ordinatis ftattngu »
qua? ufui bello funt, oc^avo poftea die ia ca»
ftra profeftus eft ; & aatequam XIV. dte*
laberetur, hoftes in fugam vertit , fugavtti
que , capto , 8c (aucio Barcholomxo Albiano.
peditatus duce , 8c altero ex Pra?fe£tis exer..
citus de oobili genere gentequs Cornaria ca-
ptivo . Qaomodo autem^ordinati exercitua
fuerint , quove in ioco certatum fit , 8r fi
errare facile poffim oarratione refereotiom- »
credeos tamen nullos veriores roagis teftes »
quam qui io exercitu erant , & cladi inter-,
fuerunt , enarrabo . Cum exercitus Regist
Caflanum ( nam id Oppidum eft agri ...*)>
Quarto Idus Maji paulo ante roediam dienu»
perveoiflet, 8c in oculis hoftium obequitaret»
pedites mille cum bombardis quatuor ad oc.
cupandam Ripaltam parvum Oppidum prs.
mittit, videntibus hoftibus , nec audenribos
Oppjdanis ire fuppetias . Quod tribas horis,
D pollquam oppugnari cceptum eft , capicur .
Eadem die Rex e Ripalta noovit , ut fe in^.
locum , qui Velax nuncupatur , qui pcape—
Pandinum eft , firmaret ; fed per tres horas
aote praeoccupaveraat hofles locum , boaibac~
difque eum egregte munierant , cu«a quibws
Regium exercitum atrociter iofeftabant. Qu&d
cum Galli viderent, exacM jam poft meridiem
bora impetum in hoftes faciuot . Fit proe^
lium atrox , quantum in multis anais in Ita-
lia f4C>um oon eft . Utrinque erant incita-
menta ad virtutem . Galli in ocnlis Regis
(quod eft maximum) pugnabant , eratque^
Rex fpeclator illorum , qui rem egregie na-
vaflent . Veneti de falute Reipublics fuie
uno proelio agi videbant; habebantpeditatum
fioreotiflimum ; nam omnes reliquia? Vetera-
noruro 8c probuorum militum ad eos. confii'
geraot, qui nihila?quecupiebant, quani often-
dere non omnino mortunm in ipfis efle Itali-
cum vigorem . Erat pneterea. in armis dux
ftreouus Barcholo>ma;os Atviaous , qui cum
fuos bortatus eflet , quo eos raagis ad pugnam
iofhmroaret , edixit , oe aliam vocero um-
quam inclamarent , quam folara Italiam.
Stetit aliquaodiu res dubia , quamvis folus
fine eqqitatu totum onus fubftinuerit ; nam
equitatui prserar Comes Petilianus , qui fi in
pugnam iMccndiflet , pugna fuiflet trucu-
lso-
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5P7 D E REBUS G
lentior, & fortafle dubia . Qui ubi proelium
inchoatura vidit, five eonfulto , five metu
aufugiens receffit , folofque pedites nudos
ab equitatu trucidandos reliquit . Capitur AU
vianus , aliquot acceptis vulneribus omnibus
fronte adverfa . Mortuos novem miliia eo
proejio fama eft . Sunt qui etiam dicunt ,
maximam eorum partem pe&ore & in facie—
vulneratos ; & fi qui effent, qui defperata_
re fugiendo mortem evitare conarentur , ubi
hoftem appropinquare viderunt, ne turpiter
fugiendo mortem foedarent , converfi reinte-
grabant pugnam , fponteque moriendo^ eam
decoHbant . Sunt tamen , qui majorem nu-
merum occiforum fuifle dicant , ita ut poft
Cannenfem cladem major in Italia non fuiffe— B
credatur . Faclae per triduum fupplicationes,
& in triduum indi&um Jufticium ad impe-
traridam a Deo pro exercitu Regio victoriam
( nam eo tempore nihil adhuc de vi&oria al-
latum erat) quae poftea per totidem dies re-
novatse funt . Rex inde cum exercitu vitfto-
re nullo proelio Brixiam , Bergamum , & Cre-
maro intrat , & Brixienfibus multa conceffit
Privilegia . Pifcariamque expugnat, fexcentis
delecta: juventutis militibus , qoi in pra?fidio
erant, pridie Kalendas Junii obtruncatis , duo
bus tantum fuperftitibus : quod Regi fumme-.
gratum fuiffe fertur, non hominum csede , a
qua quantum potuit femperabftinuit, fedquia
natura loci , & defenforuro numero ac probi-
tate ad multos dies durare poffe credebatur .
Veneti tanta clade attoniti ad Regem Roma-
norum mittunt, imperata fadturos, fi eorum-
caufam fiifciperet : Qui etfi refpondiffet ad
ea cpgitaturum , tamen nifi omnia , quas ipfi
occupatt de ftatu fuo, reftituant, conira eos
exercitum dudfcurum : Veronenfes Legatos ad
Regem Gallordm mittunt Urbem dedentes :
quam oblationem cum Rex reculaffet, namin
Italia non ad aliena occupanda , fed fua tan-
tum recuperanda , prafertim qua» ad Ducatura
Med ; olani fpeftarent, veniffe dicebat; lauda-
re tamen, ut Oratori Imperatoris apud eum
agenti ie dederent . Id lpfum Vicentints &
Patavinis ut facerent laudavit . Cremonaj
Arx , quse munitiffima erat , cui prsterant duo
Veneti Patritii, non cedebat : non roulto ta
roen poft paclis conditionibus deditionem fe-
cit . Pontifex interea in Flaminiam caro iuo
exercitu movens Ariminum Faventiamque ca-
pit . Quo tempore etiam Aragonum Rex
cum aliquot navibus exercitum in Apqliaro
trajccit , qui ftatim Brundufium ceteraquc
alia loca, quae Federicus Rex pignori ob mu-
•tnatam pecuniam Venetis dederat, recuperat .
Tanta rerum & calamicate agi-
tati Veneti Pontifici icribunt, fupplicuer pre
cantes tantis cladibus finem : propter quod
opera pretium judicavi literas ipias open no
itro inferere.
„ Sandtiffimo & Beatiffimo in Chnfto Pa
„ tri , & Domino Domino Julio dtgna Dei
„ providentid Sacrofan&a: Romana», ac Uni
„ verfalis Ecclefias Summo Pontifici , Leonar
„ dus Lauredanus Dux Venetiarum &c. Poft
„ pedum ofcula beatorum. Conati fuirous ,
„ Beatiffime Pater , & Domine Domine no
„ fter Ciementiffime , quibuicumque medns
„ nobis poffibilibus , & prasicrtim litens no-
„ ftris ad Reverendiffimos Dominos Cardina-
„ les Grimanum & Cornelium fcriptis , ac
„ fa>pe ac iajpius replicatis Sanclitati Veflrs
„ cum omni humilitate & reverentia declara-
Tom, XXV/.
E N U E N S I B U S.
>8
D
„ ri devotiffimam obedientiam , & obfequen-
„ tiffimum animum noftrumerga Beatitudmem
„ Veftram, fignificantes effeclualem execucio.
„ nem a nobis datam in reftituendis CivitatU
„ bus 8c locis omnibus Romandiolx, & fup-
„ plicantes recipi & reponi in grariam Veftra»
„ Beatitudinis . Credimus ad ipfius aures per-
,, veniffe humiles preces , & ciamorem no-
„ ftrum , & u*t eft iumma veftra erga omnes
„ benignitas , fperavimus , fperamufque audU
„ tam, & exauditam fuiffe deprecationem no-
„ ftram . Verum cum adhuc in incerto ver-
„ femur , nuila prorfus habiti ejus rei intei-
„ iigentii, vifum eft nobis , hifce noftris ad
,, Veftram Beatitudinem immediate directis
,, reverenter deferri (iipplicationes noftras .
„ Novit Saniftitas Veftra , & certo fcit, quo
„ in ftatu res Veneta fit conftituta : commo-
„ veantur jam tamdem viicera mifericordi»
„ veftr* ; meminerit , fe vices ejus in terris
„ gerere, qui mitis eft , nec umquam a fe_t
,, rejicit fupplicesadipfiusciementiam fugien-
j, tes. Si quid erraturo eft, illata poena eft ;
„ & fuperavit demeritum noftrum . Pro qua-
„ litate delictorum debet effe poenarum mo-
„ dus. Non jam in juftificationibus noftris
„ preces fundimus , fed in benignitate multa
„ Veftr* SantStitatis . Ejus veftigia & docu-
„ menta imitemini , qui pra? ceteris omnibus
„ mifericors eft & clemens; adaperianturno-
„ bis mitiffimas Veftrse Sanclitatis .......
„ & nobifcum manc faciat roifericordiam..
„ fuam . Recordetur non fuiffe nos aliquandc*
„ fervos inutiles Apoftolica; Sedi; confideret
„ quantum fanguinis contra Infideles a Vene-
„ tis noftris fit effufum ; idemque fle&at ocu-
„ los ad eam , qua San&itatem Veftram inu
omni tempore , in quocumque rerum ftatu,
„ profecuti fuimus , obfervantiam & filialeni
„ pietatem . Ex quibus omnibus benignitatem
„ & gratiam Beatitudinis Veftr» nobis indu-
„ cere pollicemur . Si monitis Sandtitatis Ve-
'„ ftrae, ut fecimus, promte, & in omnitem-
„ pore paruimus , dignetur tamdem manus ,
„ qua; vulnus intulit , medelam afferre ; fiat
„ hujufmodi obedientia noftra Chriftianis om-
„ nibus Principibus nota bumaniffimis literis
„ &Brevibus Veftra? Sanclitatis . CeffentChri-
„ ftiana arma contra Chriftianos, eos denique
„ devotiffimos Beatitadinis Veftr» & Sanclas
'„ Sedis Apoftolic» : quod , ficut decet offi-
,. cium Vicarii Chrifti in Terns , ita majori
„ fpe & certitudine a Veitra Sanctitate effc
„ nobisexpec^andum, qui reliquos omnes ex-
celftore animo, zeloque Fidei antecellimus.
„ Nos nihil ardentius expeclamus , quam re-
'„ dire in giatiam Beatitudinis Veftra? , & er-
" ga eam qualia poffumus obfequia exhibere,
' '& hscoinniacupimus abundantius & copio-
fius explicare coram verbo Oratoris noftri,
„ quem fi ita gratum eidem & placitum fore
intellex?nm.is , quamprimum ad Sanctita-
" tem Veftram mifiuri fumus. Data in noftro
Ducali Palatio die quinto Junii lndi(5tione_
„ duodecima MDVIIII.
Dum hxc apud Venetos aguntur , & plus
fpei in Pontifice, quam in viribus fms relin-
querctur , omnia nobis quietiora erant. Pa-
tiesCommunis hoc anno fuerunt Joannes Am-
biofius Nigronus, Surleo Lomellinus , Bernar-
dus Jula, tk Baptifta Bottus, Simonis
Nigioni filius , viri certe in mnltis rebus de
Patna ben^meriti. Admodum .... erat, fa-
cilem modum Anaftafio Siculo Architeclo ipfius
Q,q z cu-
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$99
B ARTHOLOMiEI SENAREGiE
^90
...... curam reducram. Magnus prsterea
ingeatium faxorum numerus ex Calignani la- 1
pidicinaerutus, & ad Molem delatus, Scopu-!
lariam , qua? in capite Molis difpofita eft ad
excipiendos fluctuum impetus , auxit & con-;
folidavit; ( nam noftri fcopulos ita dtfpofitosi
Scopulariam appellant ) , ut fequenti anno
addi fupra novum opus poffit. Cum aquarum
dulcium ven« uberes juxta litus Maris ad
Pontem Cattaneorum invent* eflent, difficile-
que multis appareret , ex ipfa Maris proptn-i
quitate aquam poffe reftriogi , ne ialfitudraem
faperet , diligentia ipforum fons , vel potius
Caftellum factutn eft , aquamque includi ad
Populi commoditatem in eo curarunt . Atrn-
tas «tate , vaftatafque multis in locis Urbis
vias Uteribus ftraverunt ad Urbis magniwa-
ornatum , & vicinorum commoditatem . Juffi
Hdem Patres publtco roaodato locuin perqui-
rere furcis a?dificandis accommodatum ; nam-
priores ex conftrudtione Arcis Laterna? ad
Pharum demolita? fuerunt : locum inveoerunt
approbatum in editiffimo Monte Caftellatn.
Praterea audientes , in Villa Cafenova? , qua?
miiliaribus circiter odto ab Urbe diftat , fon-
tem effe perennem&uberrimum, contemplati
naturam loci, & rem fieri pofle egregiam rati
funt, fi aqua in Villa Langafchi in Aqua?du-
ttum veterera induceretur, & unico canali in
Urbemdeferretur; Cumque dubii & ancipites
diu fuiflent ( verebantur enirn , ne aqua tan-
tum afcendere poflet, ut clivum, qui medius
eft inter ipfum fontem , & principium Aqua?-
ductus , fuperaret ) viri , qui fe dodtos , 8e
naturam aquarum callere fatebantur , bono
animo effe juflerunt,- defiderioque ipforum Pa-
tcum fatisfa&uros fe promiferunt ; & rem cum
inagna fpe inchoarunt , fed minore fucceffu .
Franerea Aqua?ductum diverfis locis dirutum
diligenter inftaurarunt. Pifani viCti multarum
rerum indigentia, & demum ipfi fame confe-
£t\ , poft aliqnot annos , quibus in libertate_
fuerunt , pactis conditionibus ad obedieotiam
Florentinorum redierunt . Mira fuit ipforum
patientia, laudabilis conftantia ; nam ad tan-
tam rerum omnium paupertatem indigentiam-
que deveneranc , ut campaoas Ecclefiarum_
vendere pro nutriendis hberis coa&i fuerint ,
& nos in noftra nunc majori Ecclefia duas
habemus. Naves quatuor, quas auxiliares Re-
gi noftro dedimus , cum in Siciliam ufque_
trajeciffent , nulla* re laudabili fadM Januam_
redierunt . Ipterca nuntiatum eft , Patavium_
Urbem ad Venetos rediifle : quod ubi fenfit
Maximilianus Ca?far, comparato magno exer.
citq Germanorum , cum quibus plures Itali
erant , Urbem obfidere parat . Cingitur Urbs
quanta fieri poffit arte ; bombardis quatitur
rnurus,; & cum diu fruftra expugnacionem_
tentaffet , admirantibus multis , obfidionem-
folvit, & in Germaniam rediit. Secuta Pata-
vium Vicentia etiam defecit. Cum idem fa-
«Sturos Veronenfes omnes crederent , fubfidiis
Regis Francia? reftitit , & Gallicis pra?fidiis
nunc fervatur . Dum ifta aguntur , Marchio
Maatuanus dum infidias contra Venetos pa-
rat, & Lignagum Oppidum occupare poffe fe
fperat , jipie in infidias labitur , Venetiafque_
ducitur , & fummd cura" captivus aflervatur.
Veneti colledto undique exercitu contra Fer-
rarienfem Ducem arma movent, &, omnes eo-
rum conatus contra eam partem, quam Poli-
cinura vocant, intendunt, ipfamque occupant.
QiXi re indignati fimul & admirati Ferurien-
B
fes
D
, qui pro Rege arma in Italia gereba.nt ,
,per infidias aliquot triremes , quas in Pado
acoommodatas ad bellum hdbebant,icar>iuBt;
famaque fuit„ hos motus contra Eerrarienfem
Ducem Regi fuiffe perquam •molefto&. ,Gum_
jam dtu Mauri navigationem longe ab fuis £•
toribus metu Chriftianorum adraififfent , ihac
a?ftate admixti Turcis litus Romanum., &.Mate
Tufcum infcftarunc; dua?que bireraes Mauro.
fum unam Pontificis triremem ceperuiit^ alte-
ra ( nam dua? tnremes erant) in fugam verfii:
quod non ignominiofum folum fuit Chtiftia-
nis , fed animum Barbaris prehuit , imajoribus
poftea viribus deinceps kaiicum litus infe-
ftare.
Exitu hujus anni nummus aureus Gallicus,
quem Scuturo appellant , cum aliquorum ava-
ntia creviffet , adeo ut folidis 66. ex^pendere-
tur , non aliam meliorem viam pro eo xedu-
cendo invenerunt, quamficcteras omoes alie-
nigenas monecas expellerent , eamque praeci-
pue„ quam Cavalottos vocabant , qua? totd
Italia fparia erat , & plus ex ea , quam de re-
liquis omnibus eflet ; nam ubique & a qui-
bufvis* Regulis , quibus jus erat monetam cu-
dere , hujufmodi Cavalottorum genus cum fuis
imaginibus & infcriptionibus cudebantur. Cum-
que nullo modo deleri explodique poffe cre-
deretur, permiflum eft, ab omnibus impune_
illos capi poffe , & Artifta? marfupia aperire_
& capfas cogerentur . Creati Officiales rei mo-
netaria? , qui magno labore effecerunr, ut .non
plus quinquaginta novem folidis & quatuor
denariis Scutus irapenderetur, diminuta reli-
qu4 monetd juxta cujufque naturam. Mirum,
quanta variatio brevi tempore facta fit . Dicam
de re hac pauca ; fateor enim , me hujus rei
vel nullam , vel minimam habere peritianu:
aufim tamen dicere cum multotum ftipulatio-
ne, futurum Reipublica? utile , fi explosl te-
liqua omni alii monetl ., qua?cunque ea fic ,
demta aurta externi ( nam aurea adulterari
facile noo poteft, & cum omnibus convenit)'
noftram tantummodo impenderemus . Sed ju-
dicium melioris forma? illorum fit , quorunu
ingenia in his rebus frequentius verfancur.
Dum in hujufmodi rebus monetariis cogi-
tationes noftra? plus a?quo iatenta? funt , non-
tiatum eft , Ferdinandum Aragonum Regem
Bufeam in Africa partiun vi .jpartim aftu ade-
ptum fuiffe ( nam Bufea tn Mauritania fita_
eft , iubdita illi Regi, qui impecat)
divitem&populofam. Laudari profedto fum->
mopere meretur hujus Regis fanctum propo-
fitum , quod Chriftiano nomini permaxime:
etiam conducit. Patres Commuois Macellunv
quod prius extra Portam Erchorum erat , io-
quo nunc area eft , immundum , & tranfeun.
tibus incomroodum, demolierunt; & alterunu
dextrorfum Urbem intrantibus , minufqne_
moleftum omnibus, fecerunt ; & totam par-
tem Macelli in ampliorem formam reduxe-
runt . In Corfica hoc anno quieta omnia fue-
runt , exulibus feffis longis laboribus potius
quam fua fide. In Urbe noftra tranquillitas
maxima Gallorum Officialium revereotid, itt
ut non folum Rectores, fed qui Gallice tan-
tum loquerentur , in magna veneratione ha-
berentur. Ceterum mtrabilts ftipendiatoruro.,
& eorum , qut arcibus inferviunt, modeftia,
& ducum timor , ut qui aotea fervis & ao-
cillis per vias molefti effe aliquando conlue-
verant , ,nunc quafi earum cuftodes ioceder
baac , & ab omui moleftia & verbo fe ablti-
ne-
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<foi DE.RtBU.8 6fi
anr. Hoc Anno plures facinorofi fupplicio A
damnati: quod non folum Populo, fed Ripa-
rienfibus magnum injecit timorem ; nam de-
truncatis nonnullorum reorum capitibus , &
ipfis abjectiflimis , per Riparias capita , unde
originem traherent, mittebantur , & in cele-
brioribus locis hafta; infixa erigebantur , que
non folum intacta diutius permanebant , fed
fi vel verrto , vel alio quovis cafu caderent ,
tantus erat Galloruni metus, ut tangere illa_
auderet nemo , nifi id a Magiftratu impone-
retur.
Anno MDX.
Sequitur Annns decimus fupra quingentefi-
mum millefimum, nobts ex omni parte quie
tus ; nec ejus principio prcecerquam de rebus
privatis cura omnibus erat. Procedente tem
pore primores Civitatis, & ii prcefertim , qui
inter publica officia excellere vel avaritia,
vel ambitu nitebantur , non mod6 pro fuo
defiderio ( quod longo tempore faclum eft )
non ailequebantur , fed ad munia publica nul
lo modo admitcebantur ; & quanto dignitate_
familice, divitiis , ceterifque bonis prceftantio
res videbantur, eo tninus quod cupiebant af
fequebantur ; fadtumque hac ratione fuiffe_
oppido conftat , ne fub juftilTimo cequiflimo-
que Rege quifpiara efTet , qni dominari cete-
ris videretur ; brevique tempore evenit , ut
folo familice nomine a ceteris civibus digno
fcerentur. Dum hoc modo per Gubernatorem
noftrum agitur, 8c hanc viam vere Regiam-,
& dignam juftiffimo maximoque.Rege omnes
dicerent, vociferari cceptum eft , Pontificemu
afliduis Venetorum precibus , imo verius la
crymis , motum ab anathemare, quo reos illos
publicaverat , abfolviffe , affirmantibus ipfis,
&recipientibus imperata facluros, veniamque
erratorum petentibus. Quce res quia aliena a
Regia mente erat, non facile primum credita
eft. Inde orta ftatim fama, Regem & Ponti
ficem , ut confueverant , non bene convenire:
propterea nos jure limguinis fufpecli aliqnan-
tulum haberi ccepti fumus. Et cum de Vene-
tis in gratiam reftituendis mentio per Urbem D
haberetur, varii varia crederent , prout funt
cuique fui affecTus, affirmatuni eft , Pontifi
cem Venetos in gratiam recepiffe . multaque_
ob id piomififfe , quce examuffim fervaturi re-
cepernnt. Dequibus paucula hic attingentur,
& folum rerum capita . Primum appellationi
ad futurum Concilium interpofitce renuntia-
runt ; provifiones Ecclefiafticas , quce factce
funt , ck quas fieri continget pro quovis Ec-
clefice beneficio, non impedirent; bellum non
infcrrent Terris Ecclefice ; roandatis Ecclefia-
fticis parerent; Clero onera non imponerent;
Maris Adriatici navigationem cuique non_
impedient ; a navigantibus vectigalia non_
exigent ; Mare non defponfabunt tamquam..
luum : quod haCtenus fecerunt ; Vicedomi-
num Ferrarice non imponent; rebelles Sanetce
Romance Ecclefice non recipient; nec ullum_i
prceftabunt prcefidium locis, quce Ecclefia re-
cuperaverit , vel quce quoquo modo ad eju«
manus pervenerint ; libertatem Ecclefiafticam
quoquo modo non impedient: Populus Vene-
tus omnia intra bimeftre affirmare teneatur.
Dum Pontifex hssc ita agit , dux exercicus
Gallorum motis caftris Lignagum Oppidum
Venetorum, praffidiis Sc natura loci munitif-
fimum , adoritur. Erant in Regio exercitu
quadringenti equites de eorum genere , quos
NUENSIBUS. «ot
leves appellamus. Hos Aragonnm Rex auxi"
liares Gallis miferat. Q,ui in expugnatione-.
Lignagi fortiter viriliterque operam navarunt,
in qua 8oo. milites , qui in prsefidio erant,
occifi . Mox eo capto ad aliud Oppidum *
Illicem appellatnm contendunt , cujus expu-
gnatio utrifque non fuit incruenta . Dum ifta
in agro geruntur, omniaque Gallis
fecunda viderentur , Veneta vero res in ipfo
difcrimine pofita exiftimaretur, & demum fe-
licitati Regias cuncla cederent , invaluit fa-
ma , Pontificera a Gallis omnino diflentire_ ;
moxque difcordice figna apparere ccepta funt.
Nam Marcus AntoniusCoIumna, qui pro Flo-
rentinis per plures dies militaverat , fimulati
abeundi licentia ad res domi componendas,
quodque finemetiam ftipendiorum fuorum ad-
veniffe dicebat, in agrum Lucenfem conceflit;
8c cum in agrum Ferrarienfem profecturura
prssdicaffer, cum equitibus joo in Lunenfem
divertit. Cum eo erant Octavianus, 8c Janus
Fregofi cum paucis aliquot peditibus : propter
quod quotquot potuerunt pedites Lunenfes
conducunt. Intcrim Hieronymus Auria La-
zari filius, qui & audforitate , 8c ratione fa-
dfionis primarius in Utbe fuit, cum feaGal-
lis difquiri per Urbem audiviffet , vel metu,
vel fua conicientia fibi timens , fuga falud
fuas confuluit , & cum eo Nicolaus Auria_,
Vir in armis probatus ad Marcum Antoniura
profecfus ert. Q,ui cum Sarzance recipi petiif-
fent, nec admitterentur , negato rerum orn-
nium auxilio, paululum minabundi morati ia
ruinas Lunte vcnientes , Spediam vacuam cul-
toribus occupant, Oppidanis terricis fugce ma-
gis , quain defenfioni confulentibus . Adve-
niunc ftatim triremes undecim Venctss , &
una Pontificia , cui Joinnes Blaxia prseerat,
6c per Ripariam excurrentes plura ad arma_.
concitant, prsefertim Burgetum , Caftilionum,
Lagoraliam , & alia pleraque loca , quce ali-
quantulum a mari recedunt , quamquam ab
liujufmodi erroribus abftinere prcemonita fuif-
fcnt . Eft tamen tanta illorum montanorunx.
in Fregofos affedlio, ut officii fui obliti illo-
rum voluntacem fequi maluerint. Erant iru.
Portu triremes fex Regias, in qtiibus duce ma-
jores fub Petro Joanne Gillico, miriciirue ret
peritiffmo . Hic obfcuns nacalibus in Arver-
nis ortus, propria virtuce & fide caacum apud
Regemcrevit, ut cedere nullt in ditione no-
ftra videretur . Diligentia mirabili , 6c maxi-
mrl apud Deum reverentici: quod mirumquafi
videri potclt in tali liomine: propcerea tanta_,
fuic femper Juftitice cura , 6c ideo fuorurru
continencia, uc tot annis , quibus triremibus
prcefuit , ne unus quidem inventus fit , qui
jutte conqueri potuerit . Erat alitis Bernardi-
nus nomine Hierofolomytance Religionis , in-
fignis pirata , qui mirabili arte Galeonum_
cedificaverat , navemque Cancabricam delege-
rat, cum quibus ceteras omnes naves veloci-
tate curfus fuperabat. Adduntur Galeoni qua-
tuor, & naves duce magnce, &c Brigantini ali-
quot. Inter hcec habetur in Sandio Georgio
pro more civium Concilium ad decernendas
ad bellum pecunias, tantci promtitudine , tan-
tci ficilitace, ut numquam antea liberalius de-
cretce inveniantur. Nam ad calculos, ut fit ,
cum res dedudta effet, ex 500. novem tantum
nigri inventi funt : teftimonium erga Regem
veri obfequii & amoris . Jam parata erat no-
ftra claflis hoftili obviam ltura, cum Fregofi,
qui jain ufque Rechum pervenerant , diffiden-
tes.
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BARTHOLOMiEI S E N A R E GM.
<Jo4
tes fuis viribus (audiverant enim, Adurnam-
fa&ionem nihil aliud expe<»are, quara licen-
tiam arma capiendi) retrocedunt ; & ne o>
fcedentes io fugam verterentur , ut fcepe con
tingit , trirernibus imperant juxta htus navi-
care palmulis remorum ipfos fcopulos raden-
fes sequis paffibus cum ipfis triremibus iter
faciunt. Interim Bertholoti arma capiunt, fal-
tumque Petra? Colicis occupant, muniuntque:
quod videntes Fregofi , omiffo redlo ltinere ,
quod a dextra illis erat , perVallem Cafttho-
ni a Leva fequuntur. Levibus commiffis proe-
liis , per faxofam vallem , & difficites falcus ,
Burgetum primum , inde Spediam pervene-
runt . Triremes paucis Nobilium equis lmpo-
fitis (quoddifficilimumfuit) difcefferunt . Alt-
qua pars exercitus per Lucenfem 6c Florenti-
num agrum cum nullo fere incommodo abie-
runt. Qui fi forruna uti feiviflent , & veloci
curfu Urbem petiitfent, nec novas copias ex-
pectare, nec Clavari immorari voluiffcnt, cum
omnia apud nos tunc imparata effent, ScGalii
attoniti , nec multum Genuenfibus confide-
rent , profeclo rem noftram in maximum di-
fcrimen adduxiffent. Fuit eorum fuga Regi
apprime grata, quod multiplicatis literis fuis
affirmavit. Multi crediderunt confidentius ve-
nifle hoftes f retos parvo prxfidio , nam vacuam
psene Urbem armatis audierant , & ex 400.,
qui ordinarix cuftodice prajpofiri effe confue-
verant , vix aoo. numerabantur . Prxterea__
animos multorum civium Ixferat ea civiuiru
confpiracio , qux vulgo la Botre appellatur,
& inxqualitas , quam auclores ejus in Urbem
induxeranr. Qux fi diligenrer inquiratur, hunc
folum finem fpcdtare videbatur , ut alteram
factionem deprimeret, fuam extolleret proprii
commodi causa, parum verentes potentiffimi
Rrgis majeftatem offendere . Principes enim_
illius fictionis ea potentia impudenter ufi, ut
omnia ad propriani referrent utilitatem , ho-
netti, & Rcgii honoris obliti, cum prcefertim
verici non fint vegetem argenteam nomini al-
ludentem in taberna , in qua fjbrefacSta fuit ,
populo aliquot diebus impudenter fpedtandim
tenere. Fcedum fane exemplum, quo malefa-
clum ipfum oftendere non puduit, & odia in
Civitate , & materia difcordise generarentur .
j\on dtfuerunt tamen, qui crederent id faclum
efle , uc avaritia impudentiaque Gubernacoris
detecfa omnibus palam fieret , qua tamdem in
ruinam traheretur . Dum hxc apud nos gerun-
tnr , venerat j.im dies oclava Augufti, cum_
Roroa literaj allatce funt , Pontificem adhuc
nonquiefcere indicantts : cujus rei fama 1 repa-
rntur, augerurque iterum clafiis majori nume-
ro , ncc minori cura, quam aiuea . Adduntcir
trirerr.ibus Galeoni XHII. naves onerariae qua
tuor, Sc ipfse magnx , & alia qucedam minora
navigia. Venerant Nonse Septembris , cum_
inclinante jam die fub iplo Solis occafu trire
ines Pontificios k longe confpcdtx funt fupra
Promontorium Sandti Frucluofi , paulum in-
ferius adextra in Occidentem navigantes : nam
ea hora confpici longius vela , & clarius pof
funt, nautarum judicio, quam rnediadie, vel
quacumque alia diei parte. Quse ad Vada Sa.
batia , quem locum nos Cofta Vadorum ap-
pellamus . Declinantes ftatim , navem Premen-
toriam Sale onuftam in anchoris ftantem ca.
piunt . Mox ea dimifsa Albingaunum petierunt.
Noftri fub Perino Prsefeclo Gallo re-
licta cuftodia Porcus Venens , felici vento fu
pra Portum anchoras dimittunt; qui fi conti-
nuato curfu , & felicitate auras ufi fuiflent ,
procul dubio hoftem in ipfo Portu compre-
hendilTent : nam Noto flante, ficut tunc facie-
bat, difceffus prohibebatur ; nififorfitan (quod
a multis affirraatum eft ) ex compofito eam_
moram fecerint, ne manus cum hofte confere-
rent. Venerant eo animo triremes , ut iplse
mari , Elvetii , quos jam defcendifle arhitra-
bantur , terra Urbem adorirentur . Jam enim
Novum-Comum perveniffe fama erat , excur-
fionefque per vicinos agros facere : qucc gens
vel vera 1 , vel ficlsi inter eos feditione tranfire
deftiterat . Elvetii hac tempeftate maximo in_
pretio habentur a belligerantibus ; fed inftabi-
lis fides eorum fuit; nam acceptis paulo ante
B a Pontifice, ut ajunt, aureis feptuaginta mil-
libus, quibus eos primum ex eorum domibus
educeret, ut fit in conducendo milite , mutata
ftatim fententia in partes Regias ceffcrunt.
Hxc res tanto moleftior Pontifici fuit , quaa-
to certam vicStoriam de manibus fuis ereptam
omnes affirmabant. Nam fi & a fronte, & a
tergo Regem invafiffent , nihil dubitandurru,
erat , magnam partem Lombardie in fuam_
poteftatem futuram. Regia claffis videns Poa-
tificiam ex Vado difceffiffe, & altum petiiffe,
avida conferere manus, fi venti faverent, vel
hoftes appropinquarent , obviam venienteiru
eam proculvidit; & quamvis numero navium
& magnitudine Regia prxvaleret, hofiilis ta-
men ex hoc aptior erat , quod ex agilitate_
infequi fugientes , & fugere inftantes arbitrio
fuo poterat. Cumque pfoximas eflent , quan-
tum bombarda impellere faxum poffet , tunc
ab utraque parte bombardis agi coeptum eft:
quod tamen fine utriufque partis multa csede
8c Ixfione faclum eft . Pontificia Spediam na-
vigans, naves , quce ibi in prasfidio remanfe-
rant , leviter & curfim infeftavit ; cumque_
claffem Gallicam in terga haberet, nec morari
tutum effe arbitraretur ; ftatim Labronam, in-
de Centum Cellas , quce folita ftatio fuerat ,
redierinit. Et cum bis fruftra tentatum eflet,
nihil deinccps a Pontifice timendum omnes
credebant. Nihilominus inter ha;c affirmatum
D eft, majore quam antea apparatu Romce claf-
fem parari, & Hieronymum Auriam Romam
enavigaffe, ut Pontificem hortaretur, qua; fa-
6I0 opus effent ad eam inftruendam m.itura-
ret, fimulque Federicum Fregofum, & O&a-
vianum fratrem ex Bononia cum expedita_
equitum pedituroque manu mitteret , qui mari
& terra ditionem noftram infeftarent . Preefe-
c"tus eft claffi Francilcus lngibertus Genuen-
fis, vir multo rerum ufu prxftans . Pendebant
omnes ab adventu eorum ; maritima Urbis
loca diligenti cuftodia juffa funt fervari ; ex
Lombatdia miffi pedites circiter tria milli£i_,
ducibus Guafchis 8c Trottis Regulis , nobif-
que vicinis, difpofitique per Urbem . Et cum
omnes recipi in hofpitiis non poflent, per Ec-
clefias & Monafteria ( quod turpe fuit ) par-
titi funt; conventumque intereoseft, ut uno
(ignoquifque ad loca ftatuta coiret. Erat no-
ftra claffis in Portu Veneris , cum ex monti-
bus vicinis veniens hoftilis confpicitur , quce
declinare videbatur , ut conjici poterat , ad
Fanum Sandti Frucluofi, quod juxta mare in
mediis radicibus montis fitum eft . Qua? fta-
tim Brigantinos circumquaque dimitr.it , 6c
omnes retinere ccepit , a quibus verifi militer
detegi ea poffet . Eadenique nocfte iropofitis
quatuor triremibus aliquot militibus , qujfi
aiiouii tentaturis , fupra Portum veniunt , &
quew-
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tfoj
DE REBUS GENUENSIBUS.
606
quemdam in terram , ut ferunt , exponunt.
Trepidatum io Urbe varie eft- , Gallis timen-
tibus, & nullius fidei nos credentibus , noftris
parttm timentibus , partim fperantibus, ut fua
funt cuique ftudia . Eam noctem Officiales
Bailise cum ipfo Gubernatore pervigilem ege-
runt . Qpas triremes ubi paululum moratae
funt , expectantes forfitan , fi cjua figna illi
oftenderent, ut plures arbitrati lunt, vel po-
tius ut veoiffe conftaret , ub,i nihil refponde-
ri , nihil fignificari , cum undique bombardis
peterentur , cernerent , incolumes omnes ad
Iocum Portus Veneris redierunt . Eo fruftra
tentato, Oppidanis in fide permanentibos , &
viriliter fe cum alio praefidio , quod ibi erat ,
defendentihus , cum eorum clade abierunt.
Arbitraci aljqui funt occulcam proditionem in
Urbe fuifle , fed non aufos metu progredi con-
juratos . Hoc vel timuerunt , vel intellexe
runt Galli, ut ex eorum verbis facile cogno-
fci potuit. Claflis noftra hoftes infequuta_
ufque Labronam eft ; & rediens dimiffo prx
fidio in Oppido Portus Veneris in portum re
diit. Dum hsec apud nos geruntur, Chiamo
nus, qui paulo ante exultans ance mcenia Bo
nonite venerant, quafi aliquid grave perfenfii
fet, ftatim * defcendere, qui numquam prius
detrectaflet pugnam , leque intra moenia_
continuit.
ln Afrjca autem hoc anno varia fortuna_
belli fuit Aragonum Regis. Is cum Tripolim
Urbem ditiflionam expugnaflet , omnes fere
obtruncavit , feminas , & pueros venumdedit
In ea magna vis auri reperta dicitur , prsedd
que omnis generis & ampli abadti . Dux erat
....... nugnae au&oritatis vir , & cum eo
alius Petrus Navarrus. Ii elati receoti viclo-
rid properandum rati , ne Mauri providere_
rebus fuis poflent , Infulam Gerbii adorti,
cumincauti procefltflent , oec prsecogitaflent ,
Ihfulam inopid aqu» laborare ( nam ea regio
arenofaeft, & aquarum indiga) cum ex omni
Sarte fontes quatrerent , in infidias, quasMauri
ruxerant, prolabuntur. Nam cum Hifpani
duces viarum fequerentur eos , qui fontes
promiferant, eflencque calores maximi , tam-
dem ad fontera pervenerunt . Sed aut ipsi na-
turi proprer -ftatem , aut Maurorum aftu va-
cuam aquse invenerunt : qua arente infpecta,
animo conciderunt. Mauri tempus invadendi
arbicraci , Chrtftianos adorti funt . Trucidan-
tur languerttes ; plures fici quam ferro deficien-
tes, ad quatuor millia defiderati funt, in qui-
bus dux ipfe vita 1 exceffit. Dignus eft profa-
6i6 Aragoouo» Rex , cujus laudes toto Orbe
cclebreritur , cum ad Infideles fubigendos ,
augeadamque Chriftiani nominis gloriam , vi-
res a Deo fibi datas forti animo exerceat ,
fperaque Deo ^djutore prasbeat fore , ut ma-
riiiraa Afric- Oppida in fuam poteftatem bre-
vi fi» redacturus . Moritur hoc anno Chirurgus
prseceUentiflimus JSfculapio profedto aequan-
dus , fi quo terapore ille floruit , hic natus
fttiflet ; arte quippe ed docuit falutaria reme-
dU ae prarftdia , quae nacura ipfa detegere &
docere noo potuiffet . Hic vir infignis ingenio
& inftitutione tarttum valuit , ut laborantes
calculo mtra induftrid liberaret ; lapides nam-
que longo ovo , 8c dimidio raajores ex utero
extrahebat , ut jam jam morituros prae nimio
dolore vit_ refticueret. Curatio aucem ipfa_
horrida, gravis , & periculofa admodum ha
hita eft . Horret fane animus hujus tam acer-
bs curationis recordatione ; fed quae poffunt
B
acerba videri remedia, quas in certo vitae pe_
riculo pofitis falutis fpem afferant? Ligabatur
languens pedibus reductis poft nates , fafci_
raedium corpus cingente ( nam periculofunu -
erat , fi _ger moveretur ) manus etiam liga-
bantur; coxse, quantum fieri poterat, latepa-
tebaot . Novaculi vulnus longum circiter qua*
tuor digitic aperiebatur ab ea parte , qua cal-
culus eegrum acrius infeftabat , paululum ab
inguine , ita ut vulnus medium eflet inter in*
guen 8c podicem : Ferrum fubtile intra ipfutn
membrum immittebatur , quod intra corpus
penetrabat, quafi qusrens aliquid, donec per-
quifitus lapis tangeretur. Erac&aliud ferruro
tortum in unci modum, quod raiffum pervul-
nus fadtum , calculum «pprehendebat . Infuper
quo citius ac minori dolore evelleretur , digi-
cum in anum immittebat , a quo ferrum pre-
mebatur. Tres aliquando ab uno aegroto vidi
ego, aut duos evulfos lapides, ovo majores,
faxo duritie asquales , qui fub aere 8c ceelo
pofitt, ftatim obduruerunt, lapidibus non dif-
fimiles. Curatio tamdiu longa fuit , donec*
vulnus ianaretur . Qui autem curabantur , et~
fi fcnes eflent , juventae- vire» refumfiffe vide^ .
bantur. Haec tempora tam infigni Chirurgo
illuftrata funt, nec mtmis Columbi Genuenfi» .
clariflimo ingenio , qni remotifltmas Terras ac
Regiones , Ptolemaso , Sraboni , Plinioque_
ignotas continua meditatione & indoftria ad-
invenit , a qaibus ultra Fortunatas Infulas
nihil eft nobis demonftratum. Praeterea quia
non admiretur etiam piper , pinnamum , 8e
alia hujus generis aromata ex India deferris
quod induftna Lufiranorum Regis clariflimi ,
atque Orbis indagatoris celeberriroi , a3tate_>
uoftra faftum efle videmus?
Anno MDXI.
Neque hic Annus XI. a perturbatione re-
rumque varietate vacuus fuit. In cujus inttio
capke damnati fuerunt duo cives , Joannes
Italianus Nobilis , Dominicus de Sanclo Pe-
tro Arens Plebejus , accufaci criminis laefle
Majeftatis . Publtcata bona ; & alii , quos du-
bia fama Uedebat , excedere Urbe foluti pe-
cunia , & in Gallias exulatum ire juffi funt ,
qui ot ipfi viras pericuto proximi fuerunt ,
non convenientibus Judicibus Gallis , quibus
necis 8c vitae commifla caufa fuerat ; 8c pau-
latim veniam exilii impetrarunt. Sub iifdera
diebus , Pontifex media hyeme , cum glacie_
& gelu omnia tenerentur, tribus tantum Car-
dinalibus confociis, e Bononii Mirandulam_,
qu_ obfideri jam ccepta erat , profeclus eft ,
& quafi facelles mititaria munia obibat (««_•
flagrabat defiderio Mirandulam obtinendi )
cum multarum rerum indigentii' ; in qua ob-
fidione durans, e4 tamdem potitur. Juffbque
exercitu Ferrariam ire, ipfe Ravennam cutn_
reliquis Cardtnalibus , qui Bononiae eraat ,
contendit • Cum in Urbe magna inundatio
monetae , quam Cavalottos vocant , defluxif-
fet , longeque majori pretio expenderentur ,
quam boniias exigeret , variaque remedia ad'
eam exhauriendam fruftra tentata fuiflent , 8c
mtnori pretio eos impendi poffe ad flatutam-
diem permififfent , deinde eofdem ad alios
fubfequentes dies diminuto iterum pretio im-
pendi debere publtce mandatum effet ; nam_
uno tempore untam diminutionem facere ,
durum artificibus videbatur: nihil tamen per-
fici potuit ( mercaioribus cUm iu Urbeai ec«
fua
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BARTHO LO M JE
A
fui avaritia 1 convehentibus ) adeo ut major
numerusfuerit eorum tentatis remedns, quano
antea. Propter quod Officiales Monetanae re
medium damnoium , ceterum neceffarium-,
excogitaverunt. Denuntiarunt publico edicto,
ut qui Cavalottos haberent , in officinam ar-
jrentariam portarent ; & quicquid damni fe-
queretur , bipartito divideretur , alteri Com-
rnuni , altera Dominis eorum parte attributa .
Cumque omnes deferrent , & tempus defe-
rendi breve eflet ( nam trium tantum dierum )
fuit prorogatiim inde per duos dies , Officia-
libus ad omnia diligentiffimis ; brevique Urbs
eft tali morbo liberata . Pars enim , quae ad
Commiine fpeclavit , librarum fuit
opus profefto laudabile re ipfa probatum-,
quod a plebejis grayiter prius impugnabatur.
At ubi viderunt pro defiderio rem lucceififle ,
qui prius lamentabantur , & Officiales incufa-
bant . laudare poftea & commendare auctores
non definebant , ut faspe folet plebs facere_ ,
qus commoda & incommoda uno modo fo-
let plerumque judicare , & fere femper con-
tra propriam utiliatem nititur. Non tacebo ,
quod numquam meis diebus eveniffe certum-
eft , omnes noftras naves ( omnes dico ) in-
Portum redacras numerum tantum denarium-
non attigiffe ; & quod magis eft , nullo nego
cio deftinatas : quarum five numerum refpici-
mus , five earum utilitatem , merito omnibos
poteft permoleftum effe. Prauerea eas remo-
raius erat in Portu Gubernator nofter, faluti
ftatus confulens . Qui diligentius excogitave-
ront, in Hifpanum Regem culpam rejiciunt,
quodordinaverit, ne in ditione fua naves no-
ftras onerare aliquid poflent , vel quod fubdi-
tis fuis hac via benefacere crederet, vel quod
Genuenfes ab ufu magnarum navium diver
tere vellet . Eo tempore in ^Egypto exaruiiTe
ea aibuicula relatum eft baUamum ftillantia,
ita ut nihil amplius tota ea regione colliga-
tur : Res profeflo memoratu digna . Prauerea
principio anni nuntiatum eft, Aragonum Re-
gem claflem ingeniem parare , militem expe
dire, ut in Afncam trajiceret, firmaturus lo
ca, quaspoflidebat, & nova occupaturus, ut-
que b^llum Tunetanis inferret ; qui vero ex
Africa veniebant, Regem Tunetanum multa_
ad bellum & defenfionem parare , fibique plu
rimum timere renuntiabant , cogniia Regis
profperitate , quse Barbaros folicitos populos
& trepidos tenebat . Augebat hunc populo
r_um timorem , quod in fatis barbarorum in
ventum jampridem fuit, Carthaginis promon
torium in Chriltianorum poteftatcm aliquan-
do venturum : cujus rei caula a Mauris adi-
tus in promontorium ipfum Chriftianis pra;
clulus tenebatur ; & tunc adefle tempus exi-
Itimabant , quo periculum ipfum propius im
mineret. Cum hoc fuperftitionis timore Bar-
bari populi diu anxii tenerentur , Hifpania-
rum Rex cum fexaginta navibus , quibus pe-
ditum odto millia impofita erant, in Italiam-
trajecit : quse res inter Regem Gallorum, &
Hilpaniarum dubiam aliquantulum amicitiam
reddidit . Non defuerunt tamen, quibus am-
borum Uegum quies & pax placebat , qui eo
confilio Regem in Italiam venifle arbitraren-
tur, ut Afnci belli ledem in Sicilia faceret ,
qua; commeatuum abundantia , & freti exi-
guo intervallo , gerendo in Africa bello eft
peropportuna . Propterea & apud nos , &
Mafliiienfes novas triremes asdificari Rex juf
fit , 8s alias etiam ex ilUrum genere , quas
B
D
I S EN AREG jR 6- 0 8
Baftardas vocant , quas ego veriu9 quadrire-
mes effe fentio : nam eas propter novum ma-
gnarum bombardarum ufum bello accommo-
datiffimas probatum eft. Ejus rei perficienda;
curam Capitaneo Gallico , de quo fuperius
verba fecimus, demandavit.
Dum hasc ita geruntur, ex Ravenna quarto
Idus Martit litera? allat£ funt , Ponttficenu
o<5to Cardinales creaffe, & in his Genuenfem
unum , pro quo , prohibente Gubernatore no-
ftro, confueta lastitis figna publice edita non
fuerunt, non ignes nocturni, non fonituscam-
panarum, non per Urbem fupplicationes , quafi
Pontificis confilia, diflentientibus eorum ani-
mis , improbare videretur . Quo quidem tem-
pore exercitus utriufque in Ripam Padi con.
fcenderat, qui quamvis levia proelia inter fe^
committerent , occulte tamen de pace agitari
femper creditum eft, itaut multi firmatam ar-
bitrarentur. Sed multos delufit hxc opinio,
nam Pontifex nihilominus umquam in utraque
belli fortuna voluit , quam cum Rege pacera
firmari . Apud nos autem tertio Nonas Apri-
lis dum habita difquifitio per Dodtores Gal-
licos effet eorum , qui contra Regem delique-
rant, declaratum eft, Hieronymum Aurianu
reum crimine laefs Majeftatis ; publicata bona;
& ipfe rebellis declaratus . Statimque vocatis
hominibus centum quinquaginta Porciferanis
fadlionis Fregofa; , domum , quam in Villa_
Coronatae habebat , diruerunt , & folo aequa-
runt. Uxor ejus, qus criminis fufpeclaa Gal-
lis habebatur, in exilium miffa: novum&in-
decens profedlo genus mulieres puniendi.
Nuntiatum prasterea eft , navem Saonenfenu
( nam unicam tanthm habent ) contra privile-
gia fal Saonam deferendum onerafle, & cunu
naves duas Magiftratus Sancli Georgii ad eam
capiendam mittere decreviflet , obftitit Gu-
bernator, cupiens Genuenfes navi Gallica ad-
duci, & Prxfectum Gallicum imponere: quod
etfi moleftum omnibus eflet, moleftior tamen
fuit exitus . Nam fama fuit , eam facile capi
potuifle, fi navis Gallica pari ftudio illam in-
iecuta fuiflet . Saonenfes autem veriti , illam,
etfi femel evafiffet, in noftram poteftatem ven-
turam , Oratores ad nos mittunt, vanis ratio-
nibus fa&um excufantes . Dum ifta aguntur ,
efletque folemnis Pafchatis dies , acceptis li-
teris a Joanne Jacobo Trivultio , Gubernator
certior faclus eft , Alexandrum Fregofum Epi-
fcopum Vintimilienfem , Pauli Cardinalis fi-
lium , juflu Pontificis ad novandas res jarru
Roma difcefiifle, idque vero teftimonio intel-
lexifle. Vix his cognitis, nuntiatur , in Valle
Caftilioni confpe&os fuifle nonnullos alio ha-
bitu tedtos , quam eo , quo confueverint uti
habitantes alios ; non omnino mutatis vefti-
bus, fedquafi errantes incedere: propterquod
mifli, qui oram diligenter luftrarent, & mon-
tanorum cafas inveftigarent . Q.ii cum nihil
inveniflent , non multo poft clam Urbem in-
travit idem Alexander , unico focio conten-
tus , & in hofpitio publico Sanclse Marthas
clam fe recepit; ibique per tres dies perman-
fit . Sed poftquam perfenfit, edictum fac~tum_
in Urbe efle , ut alienigena; omnes Urbe ex-
cederent , pcena capitis non parentibus pro-
pofita , abiit . Veruus per Orientalem Ripa-
riaro redire, exiftimans id quod erat, diligen-
tiores cultodias ea parte futuras , alteram fe-
quutus eft; & fugiens apud Rofilionem oppi-
dum noclu capitur. Venerant jam aliquot fa-
ftionis Fregols homines prope Urbem intra-
turi
469 D E REBUS G
turi ftatudt die: nam conventum erat, ut no-
€ta Veneris Sancli , qua die de more in Dei
memoriam cuncla pie agi folent , Gubernato-
rem rem divinam audientem in Ecclefia ma-
jori obtruncarent , 8e populum eo pavore &
tumultu ad arma concitarent , prout confeffus
eft ex conjuratis unus Trebianeniis , vir ma-
gni animi, 8c corporis viribus praeftans , ca-
ptus in Templo Beatas Marias Virginis , quod
Confolationis appellant , extra Urbem pofi-
tum , in quo clam delituerat , ut inde capcaca
eccafione praeroeditatum facinus perpetraret:
de quofumtum fupplicium eft, 85 ipfe in fru-
ftadivifus : audax facinus plus temeritatis ha-
bens, quam confilii. Eo tempore cum Reinu-
tius Lechanus ex Sardinea in Corficam traje-
ciflec , feptem tanthm fociis affumtis , Corfos
ad arma concitaturus . Ut paucis innotefce-
ret , mutare loca , & quaerere latebras cogita-
vit, donec parata eflent, qua? ab eo conftitu
ta erant . Et cum diutius latere non poflent ,
fe in quamdam fterilem, praeruptam, & inac-
ceffibilem rupem , ut roos Corforum eft , re
cepit , probaturus defperata confilia ( nam_
hujufmodi f axa tepas appellant ) & a praefidio
noftro circumdatus , & obfeflus , ubi vidit
nullara Ipem faluti fuae , viriliter fe defendens
obtruncatus eft . Tres cum eo firoul interfecli,
tres per inacceflibilem faltum ferarum more_
fcandentes aufugerunt ; unus tantum captus .
Fuit mors ejus non inutilis Patriae, nam fide
inftabili, crudelitate immani erat, & ad om
ne nefas paratus. Dum haec in Corfica ge
runtur, fanu fertur, Francorum Regem juri
bus Regni Neapolitani Hifpano Regi cefliffe :
quod ideo facilius creditum eft , quia eodem
tempore trecentas lanceas , quas auxiliares
Pontifici miferat, revocavit: propter.quod ex
incerto 8c dubio firmum & ftabilem amicum
fa<ftum fuiffe creditur; proptereaque noa ho
ftera,ut exitus demonftravit , fed focium fu-
turum crediderunt . Interea a Joanne Jacobo
Trivultio literae veniunt , egregium facinus
brevi futurum promittences. Ec vix his per
Urbem propalatis , Caftrum Francum Oppi-
dum Bononienfium occupat . Pontificis copiae
fe prope moenia Urbis contulerunt; ab altera
parceBentivolii cuftodibus Portarum illas tra-
demibus Urbem intrant . Superveniente fta-
tim Regio exercitu Urbe potiuntur . Tanta_
aovitate territus miles ecclefiae quafi fugiens
difcedit. Capiuntur nonnulli , qui in Urbe-
erant, captajbombarda plures; a casde taroen
ceflatum eft. Disjedbe xnex Pontificis ftatu*
in ejus ignominiam, profanata Templa&fpo-
liata. Venetorum copiae quia a Pontificiis dif-
jundtaj erant, in juftam formidinem concefle-
rant ; orania cedebant vidkoribus. Papienfis
Cardinalis Legatus fugiens Ravennam con-
tendit, ut vel amiflam Urbem excufaret , yel
rem quomodo gefta eflet aperiret . Aliqui in^
eum culpam proditionis , aliqui in Nepotem-
Ducem Urbini referebant . Ferunt , ipfum ,
ubi vidit Pontificem gravi morbo Iaborare,
& quafi de falute ejus medicos defperare_ ,
proditioni confenfiffe. Molti dixerunt, Cardi-
nalem fecretiora quaedam Regi detexiff»-..
Quicquid fit , minus in exercitu 6c rebus
Pontificis fidei fuit, quam Cumautem
Ravennam Cardinalis intraffet , Urbini Dux
fub fpecie officii procedens , obvium media_
Urbe iilum habuit ; & indignatione & dolore
amifla; Urbis, vel quia culpam tegere melius
poffe fperaret , cujus fufpe&us habebatur, il-
Tom. XXjy.
E
A
B
NUENSIBUS. <ffc>
lum obtruncat cum ingenti Pontificis dolore.'
Interim pro conditione temports placuit Ora-
tores ad Regero roittere , qui Reipublicse ne-
cfiffaria Majeftati Sua» exponerent. Creati ex
omni ordine pro Urbis confuetudine prseftan-
tes cives Francifcus de Flifco » Thoroas Cat-
taneus , Joannes de Paflano , & Pantaleo Re-
buffus . Francifcoque primus loquendi locu?
datus eft, habita ratione ejus fratris Cardina-
lis , & reverentid Ecclefiafticse dignitatis . Qut
cum in formula legationis in mandatis plera-
que haberent, erat hoc principium, ut alium
Gubernatorem peterent rebus noftris roagis
accommodatum . Quod ubi Gubemator pra>
fenfit, diffimulati causi ad Regem contendit,
ut vel timidiores eos faccret Tua^ prsfentid,
vel ut poffet obie&is refpondere. Hi ad Re-
gem prdfe&i libere locuti funt ea , q,us a
Republica mandata fuerunt . Poftulata a Re-
ge benigne conceffa ; quod tamen de amoven-
do Gubernatore petierant, non eft plene im-
petratum. Ipfe vero firoulans defpxere ea_,
quas Oratores feoflent , phus difcedit, 6c ad
nos rediit . Moleftum hoc multis fuic , fed
prsefertim Nobilitati , 8t ipfis quidem prima»
riis ; habebat enim ex Popularibus plerofque
fautores , fed ipfos fecretiores. Non inutilis
taroen fuit legatio ; nam timidiorem fecit eum
mstus venturi Regts , quem conftans fama_
erat in Italiam tranfiturum. Interea Rex no»
monet, decreviffr Concilium Pifis contra Pon-
tificem habere; Maxiroilianum lmperatorenu*
id fadurum ; jamque multos ex Clero Gallt-
co iter ingreffos ; proinde nos Ecclefiafticos
viros , &c praefertim Epifcopos Corficanos ad
Concilium mitteremus , 8£ prater eos alios
quoque Literatos : nam in hujufroodi Conci-
liis Ecclefiaftici 8c Laici dodtrind praeftantes
intereffe confueverunt . Ea res multis moleft»
fuic , ex eo quod magna mala , nobis praeci-
pue, impendere videbantur, quorum pretiofa
bona , quas apud Cantabros ac Lufitanos con*
tinue exiftunt, ingentt periculo expofita erant
mercaturae causi, fi Pontifex illa in praedarru.
concefljffet: quod aliquandoinhujufmodi cafu
a Pontificibus faftum legimus , hoc maxime_.
tempore, quoGeouenfium merces navigiismi*
noribus, quasBarcha? appellaotur, deferuntur.
H:ec ubi Regi per Oratorera noftrum nuntia-
ta funt , tanto periculo nos obje<5bare nullo
modo voluit , fatis effe putans , fi noftri ad
Concilium eodem tempore cum Gallis venif-
fent. Cometes menfe Septembris crinitus ad-
modum 8c rutilaos apparuit, fed nonmultum
duravit . Multi interitum Pontificis , qui gravi
roorbo laborabat, prajdicere dicebant ; nam-
hoc anno bis Medici de ejus vita defpera-
runt : propter quod Cardinales , qui Medio-
lani eranc , uc proximiores Urbi efleot , Ge-
nuam veoerunt , ut audita morte Pontificis
curo Brigantinis citius devehi poflent . Dum
expe£tatur, quid de Pontifice dies ipfa ferat,
plulquam trigintaEpifcopi Pifis jam convene-
rant , aliique nobiles Viri ex Gallia, cum fe-
ditio Pifis orta eft , nec fatis cognitum , for-
tuitu ne , ut fiepe contingit, an dedita 1 operal
fa6tum fit. In eo tumultu duo nobiles Galli
casfi funt. Propterquodfive metu majorisma-
li , five timore exercitus Pontificis appropin-
quantis , dimiffo eo Concilio aliud mox Tau-
rini indiclum. Inter ha?c fcedus emergic , qood
incer Poncificem , 8c Aragooum Regem diu
traiftacum fuic , uc Rex pedices X. milha_ ,
Unceas mille 8c ducencas , 8c mille leviore»
R r cquos
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611
BARTHOLOM-ffll SENAREG^
A
«qtloJ haberet, triremes ondecim; e contrau.
Pontifex aureos XL. roillia in fiogulum men-
fem pro eorum ftipendio daret. Ad tamam-
hutus rei creatum officium Bailias, & quomo-
do pecunrse inveniri poffent ad cafus necefla-
lios, ordinatum. Interim nuntiatum eft , exer-
citum, qui Cajetas convenerat, difceffifle, &
Bononiam contendere : propter quod fervan
inaliam neceffitatem pecunias placuit: quam-
vis eodem tempore Elvetii per Alpes Grajas
defcendentes, primhm capto Varifio, Abiata,
Galerata ditionis Mediolaneofis , m ipfa Me-
diolani fuburbia praedabundiveniflent. Trepi-
datum intra Urbem eft. Joannes JacobusTn-
vultius fe intra moenia recepit , cum quibus
levia aliquot proelia commifla funt. Et rece-
dentesomnia ferro igneque vaftarunt. Cau-
fam illorum adventus Pontificem fuifle ferunt,
ut Gallorum exercitum ab obfidione Bononi*
dimoveret : nam quo die copiae Pontificis in-
Flaminiam pervenerant , Elvetii Mediolanen-
fem agrum vaftabant ; qui fi conftantes fuif-
fent, de Bononia tunc a&um fuiffet. At pau-
Jiim morati abierunt, ut creditur, magnipe-
cunil accepti. Vix ipfis abeuntibus, qui Li-
gae Grixa? appellabantur , jadfcatum eft ventu-
fos ad rapiendum , quod reliquum fuerat de
mifera Italia . O infelicem , & lacrymabilenu
fedem ! o diverforum Barbarorum prada^!
Quis poffet fine multis lacrymis incommoda
ejus , incendia , ruinas , prasdas , mortes , ftu-
pra recenfere ? Hoc folum deerat , ut Barbaris
& infidis hominibus praeda effet . Sed jam fi-
nem geftis pra?fentis Anoi imponamus .
Anno MDXII.
Vix Elvetii in regionem fuam redierant,
cum Pontifex ad expugnandam Ferrariam_
exercitum mifit ; Caftellumque in Ripa Padi
qqod opportunhatem commeatus Ferrarienfis
praebebat , cuniculis fubterraneis fub Petro
Navarro Prsfe&o peditatus Ligae expugnat,
ftatimque Bononiam revertitur. Eodem fere
tempore a Domino de Nemours Pr«fe<Sto Re-
gii exercitus ( nam is Nepos Regis ex forore
erat, cui Navarra Regnum fpe&abat ) literae
allats funt , Hifpanos , qui Bononiam cir-
cumfederant , fruftra ed tentati , Vexilla fe-
ptem amififfe ; nam quingentorum virorunu
quodque Vexillum effe dicebatur. Ad o£ta
vum poftea Idus Februarii nuntius feftinans
advenit, Brixiam in Venetorum poteftatenu,
excepta* Arce perveniffe , agreftefque pa;ne_
omnescircumquaque habitantes, quod diutius
Gallorum fuperbiam infolentiamque ferre non
poffent , adVenetos defeciffe. Nec multopoft
Brixiam maxima clade & calamitate a Gallis
recuperatam , allatum eft : de qua patica dice
re libet, ut nobiliffima; Urbis calamitas cete-
ris populis iit exemplo. Eft in Urbe Arx loco
paulo eduiori pofita, in quam Galli fe rece-
perant, cum a Venetis capta fuit : qua; Urbi
plurimum nocebat. Erat & alia, quas a Ve-
netis tenebatur ; fed hsec nec natura Ioci , nec
prxfidio multi ajftimabatur. Prope murunu.
erat Monafterium , quod tenebant Veneti pra;-
fidio peditum ocligentorum deledras juventu-
tis . Ab hac parte proslium cosptum eft feroci
impetu, ut mos Gallorum eft. Omntbus.qut
in eo erant, occifis, eo potiuntur. Per illud
Urbem ingreffi jam fibi ipfis vi&oriam pro
mittebant ; propter quod aliquantulum fubfti-
terunt expec>antes , fi forte oppidani pacis
B
D
conditiones peterent : ad quam, u't fama eft
inclinaflent cives , nifi Andreas Gritti Prafe-
6tus Venetus, & Comes Bernardinus fortiter
obftitiffent ; qui gloriofam mortem ignomi-
niofas vita? prasponentes , omnem pacis fermo-
nem afpernati funt . Erant in Urbe multi , qui
ex vicinis agris & montibus illuc convene-
rant, qui etfi fideliffimi Venetis eflent, tamen
infuetudo belli , iofuetique militares labores
adeo illos premebant , ut Doces anxios face-
rent , ne labore & laffitudine deficerent. Eos
ideo fub fpecie hoooris in debiliorem Arcem
difponunt, quafi dimidiam roboris partem ha*
bere crtderent. Tuti igitur hoc metu, confi-
dentius omnem pacis lermonem rejicere , pa-
rati forti animo expeftare q\iemcumque cafum
fortuna tuliffet. Conclamatum ab utraque^
parte eft magno animo , cum utriufque ma-
gna ftrage , qui in arce erant , magnum in.
commodum Venetis afferentibus . Prasterea_
pluribus jam interemtis , & territi propter
amiffum Monafteriura , inclioare videbantur.
Stratagema militare tentarunt; namapertdUr-
bis Portd per eam impetum in hoftes facere^
fimularunt, arbitrantes hoftes ftatim obvianu
ituros , ipfi poftea per alteram Portam non-
obfeffam exirent . Sed Galli utramque Por-
tam, ne exire poflent, jam munierant. Pro-
hibiti undique fugam capere, Veneti in proe-
lium redierunt . Unica fpes reftabat , fi hono-
rificam mortemunufquifque propatria fubiret.
Mirabile di&u eft, quanti conftantid omnia_
facla fint ; nam Brixienfes pro Veneta Urbe,
quam Matrem venerandam appellare ita mos
erat ; Veneti pro Filia cariffima , iupra vires
agebant. Sed cun«Sta jam loca occupaverant
hoftes . Miles per Urbem fine metu difcurre-
re . Fit magna ca>des , omnia paffim diripiun-.
tnr ; Templa polluta iunt ; nihil ubique tu-
tum. Ea praeaa; potius expofita funt, quse ia
Templis & Sandtuariis recondita fucrunt,
quam quae mediocri cuftodii fervabantur;
Major fuit calamitas antiquiffims famofiffi-
maeque Urbis , quam fama fuit. Videres ve-
ftes plures aureas, partim integras, partim a
militibus divifas , fuper alias mitti fortem- ; -
vafa argentea aureaque per Urbem deferri;
multae nuptae , plures virgines violatse. An-
dreas Gritti , & Comes Beroardinus lasthali
vulnere faucii capiuntur: de quo Comite fta-
tim a Gallis fumtum fupplicium eft. Erat in
Regiis caftris Gallus quidam nobilis , nonu
omnino ingratus, quem, ut tnos Gallorum-,
paulo ante Brixienfis quidam hofpitio accepe-
rat; qui memor humanitatis accepta;, ftatinu.
ad notam domum decurrit , quam jam ab ar-
matis occupatam vidit ; ftatimque militibus,
qui domum occupaverant , aureis centum fo-
lutis , illis domum commendavit tantifper,
donec virum , uxoremque , & familiam , qui
in Sacellum confugerant , deduceret ; & ut
ceteri abftinerent , Vexillum de feneftra emit-
tit : quod fuit Brixienfi maximum tutameru .
In ea expugnatione ab utraque parte yiginti
duo millia dicuntur caefa . Lacrymabilis cla-
des fuit, qusVenetos adeo ftravit, ut major
eis vifa fit , quam cum pugnatum apud Ri-
Saltam eft, in qua capti duces, & tot millia
ominum caefa funt. Ha;c contigerunt decima
feptima die Februarii . Difcedens ex Brixia_
exercitus Regius Bononiam verfus iter cepit,
ut Hifpana; copiae obfidionem folverent ; &
non longe a Bononia conftiterunt. Dominus
de Nemours Raveonam contendit. Hifpani,
&
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»i 5 D E REBUS G
& Pontificius exercitus fubvenire Ravennae
cupientes, Cotignolam , Sforciadum natale_
folum, veniunt ; inde difcedentes in agrurr_
Ravenneafem fe recipiunt. Medius erat inter
utraque caftra fluvius , quem tranfgredi necef-
fe erat illum, qui avidior pugna; fniflet. |n-
tersa Ravenna a parte copiarum Gallicarum_
& Ferrarienfium premebatur; reliqui cum du-
ce eorum obviam hoftibus proceflerunt. Hi-
fpanos etfi premeret cura faU andx Ravennse,
fatis tamen fecifle arbitrabantur , fi hoftes ita
detinerent , ne progredi ultra poflent : ideo
bombardis , quarum magna copia ipfis erat ,
agere cceperunt , 8c mirifice Gallos offendere.
Nam primo impetu ubi agere cum ipfis cce-
ptum eft , o&ingenri Galli interfeeti dicun-
tur. Propter quod aliquantulum turbati, ordi-
nes ritubantes moverunt. Quod videns Do-
minus de Nemours , ut ceteros fuo exemplo
animaretad pugnam, fpernque prceberet , dex-
tero nudato brachio (quod fignum eft fangui-
nolenta? pugna; ) fimul cum aliis proceribus in
pognam defcendit ; hocque edito figno proe-
lium accenfum eft. Hifpani globum viden-
tes, rati id quod erat, in eo Ducem efle, il
lum adoriuntur, femoribufque equi, quoDux
vehebatur , gefsci refecatis , ftatim concidit,
fruftraque eo clamante , & veniam petente_,
interficiunt enfe per inguen tranfmiflo . Obrrun-
catur prope eum Dominus de Alltgro , om-
nefque fere, qui cum eo erant.
Paliffa , ubi Ducem mortuum vidit , diffi-
mulata re quantum potuit , fuos adhortatus
eft, hoftes aggreditur , reintegrad pugna vi-
riliter 8c cum tanto animorum impetu 8c per-
tinacia , ut inventi fint , qui refecatis in pu-
gna manibus hoftem dilaniaverint. Et cunr_
equitatu potentiores eflent Galli , tamdem in
fugam Hifpani verfi funt . Duxque illorum_
primus cum parte equiratus aufugit , pars
exercitus per Flaminiam diffugiens Faventiam
intravit. Sed non incruenta Gallis vi<5toria_,
ita ut propiores periculo fuerint victores ,
quam qui vidti funt ; nam plures ex Gallis ,
quam Hifyanis eo prcelio cecidifle dicuntur.
Capti duces aliquot ex Hifpanis , in quibus
Petrus Navarrns, 8c plerique nobiles Neapo-
litani . Delatum funus Ducis , 8c honorificen-
tiffime Bononise fepultum . Ha?c litens in ca-
ftris Regiis fcriptis decima quinta die Apri-
lis Genuas nuntiata funt . Ad famam tanra;
ftragis Forum Livii , Forum Cornelii viclo-
riam fequuntur. Faventia, quia in ea muni-
tiones fervabantur, ac Pontificis exercitus ibi
erat, fortiter refiftit. Ravenna capta, & di-
reptaaGallis fuit. Marcus Antonius Columna,
qui ante excidium diclse Urbis Civitaculan_
intraverat , egregie fe defendebat , Sc lioftes
ab ea dimovebat . Ad famam hujus cladis
Pontificem de deferenda Urbe confilia habuif
fe ferunt ; 8c triremes duas Genuenfes, quas I
Baptifta 6c Galeatius fratres Juftiniani duce-
bant , qui cum Hifpano Rege mihtabant, ad
fevocafle, ut Italia excederet. Cardinales eo-
dem metu militem conducere, 8c quifque pro
falute fua curare. Eodem tempore fcripta_
mandata Concilii , quod tunc Mediolani fie-
bat, portis Ecclefise affixa funt, quibus Julius
Papa Secundus fufpendi a Ponttficatu videba-
tur , & ne illi in temporalil^us quifquam pa-
reret , mandabatur. Sed intrepidus conftanf-
que Pontifex , & pencula contemnens , etfi
fama eflet , Gallos Romam petituros , inter
Urfinos & Columnenfes pacem firmac, exerci-
Tom, XXIK
NUENSIBUS. <jrr 4
tura reficit, Siciliae Vice-Rex tunc Noapolira
trajecit, ne in Regno ex accepta clade novari
res aliquse poflent. Mortuo Domino de Ne-
mours , Paliffe tota cura exercitus demanda-
tur, juflufque eft Romam contendere, & vi-
ctoriam fequi : qute res fi perfecla fuiffet ,
Pontifex Urbe exceflifler. Sed vel reverenria
Ecclefias, cujus Reges Galliae femper ftudiofi
defenfores fuerunt , vel quia ita fato datum
erat , ut Italiam relinquerent , tum remiflius
egerunt , cum velocius properare 8c inftare_
debuiflent. Et cum Pontifice pacem continue
quserebant, qui diffimulando eam in longum_
ducens , cum Principibus Regibulque no^a_
fosdera continue in Regis perniciem texebat.
Elvetii , quorum fama erat jam magnum nu-
merum in Italiam defcendere , curn Tridenti
aliquantulum confediffent , Veronarn primo
pervenerunt. Erant Veronse plures Galli Ur-
bis cuftodes , quafi nomine pignoris Urbera_
tenentes ob pecunias, quas a Rege Imperator
mutuatus erat : nam aureos yo. millia Rex
paulo ante miferat. His Imperator nuntiat ,
ut prius quam Efvetii veniant, fi ita e re fua
videretur , abirent : quod fuit alienati animi
primum indicium ; nam eo ufque inter eos
maxima amicitia fuerat. Mox in agrum Man-
tuanum Germani, qui cum Rege militabant,
Imperatoris juflu, rtli&is Gallis , ad Elvetios
declinarunt. Fuerunt tamen ex illis circiter
mille, qui potius fidem fervare, quam parere
Imperatori voluerunt. Inde acceptrl pecunid a
Cremonenfibus , ne agrum Urbemque eorun_,
vaftarent , abierunt , Arce in poteltate Gallo-
rum permanente. Erant fimul cum eis Vene-
torum copiss; nam fama fuit, Elvetios Ponti-
ficis & Venetorum pecuniis condudtos fuifie;
tantaque barbaras illius nationis fuperbia fuit,
ut Veneei natura elati nomen Sancli Marci
contra illorum morem acclamare deftiterint .
SubacT:a Cremona , fuperato Abdua flumine ,
Galli ex Picigetono Oppido fugientibus fimi-
les , non prius pedem firmarunt , quam Pa-
pia; conftiterint ; famaque fuit, Elvetios pro-
pter tutbatos inter fe ordines facillime in fu-
gam verti potuifle , fi morando paulatim cef-
fiiTent, & non omnino terga dediflent. B^rba-
ri Laudem Pompejanam pergunt , £c medii
quafi inter Mtdiolanum , 8c Papiam , Gallis
fefe accommodaffe vifi funt ; nam fi Elvetii
Gallorum exercitum infecuti effent , a Tergo
Mediolanum hiberent , fi vero Mcdiolanuro
irent , Galti in terg3 infurgerent. Multi re-
bus Regis timebant, ftatimque magnus timor
totam Lombardiam invafit. Interea latrouibus
plena erant omnia ; unufquifque perditus &
facrilegus caput attollens comparebat; multas
csdes, rapinx, 8c malorum mille genus ; nec
de his , quse in Lombardia agerentur , apud
nos haberi notitia poterat , nonnullo venire_
prohibito. Joannes Jacobus Trivultius , 8c
alius Normannise Generalis , qui foli Me-
diolani reroanferant, difcedunt , alter Vigle-
vanum , alter Alexandriam petens . Eranc Ve-
neti pedites quinque millia , 8c gravis arma-
tura; equices quingenti ; Elvetii non plures
quam quindecim millia , duce Cardinale Se-
dunenfi Elvetio, unius impulfu 8c audloritate
tantos motus concitatos conftat ; nam cum
apud Barbaros illos aucloritate plurimum va-
leret, multa contra Regem Francice & dixif-
fc 8c finxifle ferunt ; 8c quo illos poflet faci-
lius in partes fuas traducere , Religionem.,
adjunxit , quod prius nec pecuniis , nec ulla
R r % alia
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rfiy BARTHOLOM
alia fpe flecVi potuerunt ; finxitque , Regem-.
Gallorum excommunicatione gravi involutum
efle , 8c non Regem modo , fed qui eum fe-
querentur , eodem vinculo implicitos . Quse
figmenta & muliebria tantum apud illos va-
luerant, ut Rex , qui prius caput eorura ha-
bebatur, quique adverfns Maximdianum bel-
lum illis inferentein defenderat, hoc bello ne
unum quidem peditem habuerit effecit .
Eo tempore Regiss triremes ab Urbe abe-
rant . Placuit ergo Urbem prsefidio peditum
munire, mandatumque negotium eft Hiero-
nymo Flifco Ludovici filio, Baftardo Sabau-
dise, Marchionique Finarii, ut duo milliape-
ditum lcriberent ; & Cevae alios conducere^
decretum eft • Cum fufpicio orta videretur,
vel vera, vel fifta, conduaores, quos fupra
diximus, Adurnse faftioni favere , creati ci-
ves oclo , qui animos in concordia contine-
rent, 8c obliti faaionum , Regis reique pu-
blicse ftudia ampleaantur . Ordinatum mfu-
per eft, ut fa&ionum duces, quos Capellacios
vocamus, fi eos ad turbandam Civitatem ve-
nire contingeret , tamquam hoftes ejicerent ,
eorumque potentise quoquomodo fortiter ad-
verlarentur . Mirus videbatur omnium ar-
dor , 8t Regii ftatus defendendi ingens inter
cives certamen, ut appareret , eos potius ex-
trema quseque fubituros , quam Regem hac
Uibe privari . Interea fama fertur , Bono-
niam in poteftatem Pontificis perveniffe , du-
eibus nepote Pontificis , 8c Jano Fregofo ;
Bentivolos fuga fibi conluluiffe . Petebatur a
nobis, praeftari a Gallis auxilia ; fed nil aut
parum impetrari potuit . Venerat dies XVII.
Junii, cum Janus de Campo Fregofio cum-
fratribus fuis , 8c peditibus quadringentis
quinquaginta , equitibus vero quinquaginta_.
ex caftns Pontificiis per Vallem Nani , &
Sanaum Stephanum Clavarum defcendit ,
exercitu Regio Papise inopia annonse laboran-
te , Elvetiis muros bombardis quaffantibus ,
Joanne Jacobo Trivultio fupra Padum apud
Baflignanam ad Pontem faciendum intento ,
convchendo commeatui perneceffarium , 8c
Domino de la Palifla paucorum equitum pe-
tentibus nobis fubfidium negante (multiplici
enim experientia probatum eft , equorum_
ufum in Urbem noftram bello gerendo ac-
commodatiflimum efle) eodem tameo pediies
potius offerente, quod neutrum tamdem effe-
cit . Cum res undique plense timoris effent,
nuntiatur , Gallos Papia difcefliffe , 8c jam-
Alexandriam pervenifle . His cognitis Janus
tubicen cum literis patentibus Cardinalis El-
vetii Ltgati Germaniae &c Loinbardise , tam-
quam L.gse Capitaneus mittit, Urbis deditio-
nem petens , qui primo intrare prohibitus a
Gallis, inde admiflus, ftatim in Arce Caftel-
letti depofitus eft ; qui vix laqueum evitavit ;
idque jure agi poffe Gubernator dicebat , cum
jam literce lolis Antianis , poftpofito Guber
natore dirigerentur . Venia tamdem data eft
tubicini, inftante Officio Bailise . Dum quif-
Sjue quantum poteft rebus Gallicis favet ,
pemque timido Gubernatori oc verbo ocope-
re auget, ipfe vero de fide civium bene fen-
tire limulans (nam quifque bonus civis , oc
de quocumque ordine , Regias partes leque-
bantur) cum fpem vultu demonftraffet, 8c ut
Ml
A
S E N A R E GM
l » ) llxc quidcm continuata oratione fcripta ac-
cepi; verum qus iequuutur , aliquid cxcidii-
is dubitate me foeiunt, atque omiffum in-
6x6
con r ueverat , animi gratia Urbe exceffiflet
cum Odtobono Flifco, in Arce Latenue, ni-
hil tale fufpicante populo, fe recepit, vixdi-
miffo Ocrobono . Hac re vulgatl , Senatus
ftatim convenit, mifitque, qui illum revoca-
rent; 8c fi timeret, obfides ex omni ordine_
fe daturos; precarentur illum , ne in tanto
periculo Patriam defereret; paratos effe omni
tempore Regem fequi, fi ducem Regium ha-
buerimus . Ipfe fuse confcientia? teftis , 8c a
nemine amari fciens, flecti non potuit . Ste-
tit per triduum Civitas fine capite tantd quie-
te , ut omnes amifli regiminis Regii jaftu-
ram , quam maximam putabant, omnes defle-
rent . Stabant omnes quafi muti, 8c alterin
B alterius vultus oculos conjiciebat, dolentes ,
& admirantes , ut certe affirmare omnes pof-
fint, nifi deftituti fuifferaus, nos numquaiiL.
'potuiffe Regem deferere . Erant tuncinUrbe
Elvetii centum de numero cuftodum corporis
Regii , quos prius ad cuftodiam Palatii mife-
rat; qui cum vidiffent fe non recipi ab Arci-
bus Laternse, 8c Caftellati , Janum vero ap-
propinquare, abeundi licentiam a Senatu pe-
tierunt; captoque navigio, 8c publice perfo-
luta pro naulo pecunist , Niceam incolumes
devecli funt ; quos apud Regem honefte lo-
cutos fama eft . (*) Poft hasc Arcibus non
funt negata levia fubfidia, modo per feminas,
quas dimitterent , portarentur, 8c non pervi»
,ros . Et cum id per pauculos dies faciunu
'effet , tamdem XXVI. Junii mandato Jani
omnia vetita funt . Habebat Laterna lembos
duos, cum quibus multas barcbas ceperant ,
cum adhuc non eflent parata obfidioni necef-
faria, Urbfque potius obfcfla, quam Arx ob-
fideretur . Venerat paulo ante Petrus Frego-
fus Baptiftae filius , qui cum pares a Cardina-
li literas habere affirmaret , fe etiam admitti
petebat . Et cum dubitatum effet, ne in Ci-
vitate contentio oriretur, quss incendium pa>
rere poflet, Civium opera (hortante 8c anni-
tente Pontifice) fopita eft difceptatio illa- ,
creaturque XXiX. Junii magno omniumcon-
fenfu Janus Dux , ingenti hominum fuss fa-
D clionis applaufu cum illis falariis, quse&Ba-
jptifta, 8c Cardinalis prius habuiffent . Noni»
jpoftea Junii triremesGallorum fex fupra Por-
|tum venerunt, primoque bombardas intra Ur-
bem jacere cceperunt ; eafque Petri Joannis
veteris Capitanei efle credentes , illura in Oc-
cidentem navigafle compererunt . In ipfis
erat novus Gubernator, vir , ut fama fuit ,
bonus , 8c noftris moribus accommodatus .
Reclius profeab rebus Regiis confultum fuif-
fet, fi adventum ejus acceleraffent . Obfide-
batur potius Civitas, quam Arx; 8c qui im.
ea erant Caduceatorem per vicina loca mife-
runt., promittentes immunitatem per decen-
nium , fi in fide permanfiffent . Sed nonpro-
E fuit oblata immunitas, vixque Ieviaad vi&um
neceffaria impetrarunt . Dum hsec apud nos
aguntur, fama ferri cceptum eft, confoedera-
tos non bene convenire de ftatu Mediolanen-
fi , Imperatore 8c Hifpaniarum Rege anniten-
tibus , Mediolanenfe Imperium Archiduci
Burgundics ; Pontifice, Venetis, Elvetiis ,
Florentinifque contra , Maximiliano Sfortiss
tribui kborantibus . Variis igitur modis hssc
res agitata dubios multos tenuit • Cardinalis
Elve-
greffum in Urbem Jani Fregofi curn copiis
i'ontificiis .
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Df REBUS GfeNUEtfSlfeVS.
<?i8
Elvetius interea , qui undique aurura corro-
debat, a nobis etiam pecunias petiit . Nos
ver6 cum vidererous furoris plena efleomnia,
temporis conditioni cedere utile putantes ,
poft multas honeftas excufationes , quss nort—
admittebantur , minus malum arbitrati fumus
XII. millia aureorum illi perfolvere (prsefer-
tim quod a Jano proroifla petebantur) quam
sentis cupidse arbitrio Civitatem comroittere.
Deftinati ad eum Oratores duofuerunt, Joan-
nes de lllice Jurifperitus , 8c Andreas de_
Auria, ut de pecunise fumma petita quantum
poflent detrahere tentarent . Qui autem con-
tra Regem arma fumferint , etfi fuperius (a-
tis dictum fit, non erit tamen ab re iterum-
pauca repetere . Primus omnium Pontifex
fuit, qui nihil magis aliud annixuseft, quam
illum de pofleflione Italiae expellere . Hifpa-
nise Rex vel invidia , vel metu Regni Nea-
politani . Imperator odio arrepts Conjugis.
Anglise Rex, ut fororio fatisfaceret . Veneti
recenti odio . Elvetii avaritia pecuniarum-
partim habitarum, partim promiflarum . Po-
ftremo Florentini ex mutatione ftatus . Mar-
garita Maximiliani filia indignatione repudii
de ea per Carolum Regero Francise fadh. Et
quod vix credibile fuit , Philippus Ravafte
nus indignatione regiminis ablati , per quod
uhra quinquennium huic Urbi prsefuic. Quis
credere poflit, tantam fuifle ejus potentiam ,
ut folus reftitent ? Legantur antiquse fcriptu
re, legantur Hiftorise Grsecse, & Latinas , &
Barbarorum etiam : numquam tantarevolutio,
vel potius conjuratio audita eft , 8c tam bre-
vi tempore tanta averfio , ut decem diebus
Lombardia amifla fit . Multi multa dixerunt
Regem incufantes; alii avaritiam , alii fuper-
biam, & damnandam libidinem objiciebant .
Multi in Concilio, quod contra Pontificem^
tentavit, ambitiofum nimis dicentes, omnem
culpam rejiciebant : fed hoc erit aliorum ju
dicium . Tantum dicam , Deum Optimum..
Maximum uno momento omnia pro arbitrio
variare; & ficut brevi tempore Italiam fubege-
rat, ita pari celeritate eam amiferit . Sed ad
res nofttas redeamus .
Cum ad expugnandas arces multa efle ne-
ceffaria crederentur, Pontifex bombardas fex,
pulverem & ballas ferri quamplures mifit ,
auibus per continuos oGto dies cum Arx Ca-
elletti ex tribus diverfis partibus fuiflet quaf-
fata, una a parte Luculi , alia Villarum Ca-
ftelletti , tertia Sancli Nicolai unius Fratris
Ordinis Minorum opera (nam fsepiffime per
Religiofos viros ifta aguntur) ad compofino-
nem cum Caftellano deventum eft , numera-
tis aureis duodecim millibus; nam muris ma-
gra ex parte proftratis defendere fe pofle_ ,
ut ajunt, non dabatur . Qui addi in compo
fitione voluit : quod fi Rex intra trimeftre-
fubfidium prseftaret, aurei quinquaginca mil-
lia per Commune perlolvi deberent . Dum_
ifta tradtantur, dete&a proditio : frarresAdur-
iros cum Prsefe&o Arcis agere ccepifle de tra-
denda ipfis Arce ; fed ejufdem Fratns Mino-
ris machinatione interruptam operam . Prse-
fe&o itaque Arcis , 8c aliis , qui in ea erant,
libere abire permiflis, triremes Gallorum ve-
nerunt, Arcique Laterns fubfidium prseftite-
B
runt
, noftra clafle adhuc non prseparata .
Venerunt non multo poft tres Venetorurru
triremes auxiliares , nec multo poft feptem_
alia» Hifpanarum , Prsefeclo Villamarino ,
quse aliquot diebus Genuse Sc Saonse moratse
Laternse maximam incommoditatem attuler-
runt . Albinumilium , qui locus adhuc in_
ucis poteftatem non pervenerat , miflis ali-
quot peditibus receptum . Plebs opptdum_,
quod a Luca Spinula annis antea tenebatur ,
oc difcordantibus Oppidanis, magnse conten-
tiones a Luca habitse fuerant , miflis prius
Genua ad oppugnandum locum copiis Ducis
Coramunis nomine , deditionem fecic . Ec
paulo poft facH conventione inter Commune,
8c Magiftratum Sancti Georgii , ad admini-
ftrationem ipfius Magiftratus , omnibus civi-
bus approbantibus , devenit , a quo jufla 8c
sequo jure Gubernatorem acciperet . Idque_
fadtum facilius eft, quo Odtiviani Ducis ani-
mus in ea translatione facienda propenfior
fuit & hberalior , cupiens paci , quantura ia
fe fuit, 8c concordise populorum confulerc_. .
Florentise, auxiliantibus Hifpanis , 8c Eccle-
fise exercitu , mutatum dominiurn eft, Medi-
cis in antiquam pofleflionem reftitutis . Duna
obfidetur Laternse Arx, 8c intenfa cura adhi-
betur , diverfo genere navium fuper Porcura*
exiftentium, tertio Idus Novembris navisuna
Cantabrica fubfidium tulit multarum rerucn ,
inclinante jarn in vefperam die , omnibus il-
lam intuentibus, non hoftilem, fedamicorutn
efle exiftimantibus . Ec fupra ipfam Laternatn
quafi immota fcopulis aliquot diebus cum ma-
xima maris tempeftate, & bombardis a leva
dextraque agitata, tamdem omnibus expofitis
m terram, incolumis abiit . Interim fruftra
ex Sanclo Petro Arenss bombardis Arx pece-
batur, 8c fic ex Mole : quse res demonftrabat;
non in vi , fed in fola obfidione ejus potiendi
fpem pofitam . Hoc moleftifli nuin Pontifici
fuiffe ferunt : quare ftatutum , non amplius
militibus obfidendam effe, tantum cum parvo
numero, ut eos , qui in Arce erant , compri-
merent , ne exire impune poffent ; 8c aliquot
naves fupra portum in anchoris ftantes conti-
nuo efle . Dum geruntur , quse fupra dicta_
funt, capta eft Barchia una Luficanorum apud
Mifliliam per Fratrem Bernardinum Piratam,
a Rege Francorum ftipendio conduftuin , 8c
triremes Gallorum , mercibus Genuenfibus
onufta , quarirn pretium aureorurn quadragin-
■ ta millium seftimatum fuit . Inter hxc pofi
difceptationes de Statu MedioLnenfi inter
Principes habitas creatur Myximilianus Dux
magna Populi lsetitia applaufuque, ad querruj
paulo poft Cives quatuor «x primoribus Le-
gati congratulatum miffi funt, laudante Pon-
tifice, cum quo ftabiliendi utriufque Status
iocietas & forma iniretur . Kodem tempore
nuntiatum Genuse eft, Regem Francise publi-
co editto indixiffe cujufns Icalise nationis mer-
catoribus in luis Regms libere 8c fine lmpe-
dimento negotiari , Genuenfibus exceptis ,
quos a commercio populorum fuorum exclu-
fbs efle juffit ; necnon Mafiilise triremes 8c
navigia parari ad damna potius Genuenfium,
quam Laternse fubventionem ferendam.
Anno MDXIII.
Hxc, quse diximus, Anno Millefimo Q,uin-
gentefimo duodecimo commemoratione , ut
putamus, digna perfcripfimus . Sequentis vero
anni principio die XXI. Februarii vita excef-
fit Julius Pontifex in lpfo belli curfu 8c ardo-
re, paulo antelucem, Religionis ocbonsecon-
fcientise, in vitse exitu, teltimonium prsebens.
Nam moriens Ecclefiam Dei Cardinalibus eni-
xc
CocT
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BARTHOLOMjEI SENAREGjE
se comroendavit, hortatufque eft , ut Pontifl.
cem eum eligerent , q,ui Dei , Reltgiouis, 6?
Ecclefia; dignitatis ftudwfos eflet . Interroga-
tufque a Patribos , tn Cardinales Schifmatis
Bu<£rores SacerdotaH dignitati reftitu.eren.tur ,
refpondic, quaotum adfe aitinet, omnem il-
Jis injuriam remififfe , nec ultionem quarere ,
qu* foti Deo debetu* . Quantum autem ad
Ecclefiam pertinet» videant, faciantque e*_. ,
quae jure ab iUts. debentue . Ad h*c manda-
vit , ut pecunia ab his accepta ob promiffam
Cardinalatus, dtgnitatem , qui creatiCardinales
noa fuetuot , ftatim reftitueretur . Genua?
vero inftru&a; funt Barchias quinque, Galeo-
rius onus, Brigantini duo fub pra;fe<aura &
Capitaniatu magnifici viri Nicolai Auriat , nu»
merato ftipendio menfiuro duoruro, ut Gallo-
xum naves ad darona noftra comparatas infe-
querentur, & naves noftras undecuraque ve-
nientes tutas redderent. Die autem XII. Mar-
cii duo ex Magiftratu Maris numerum vtrorum
io fingula barchia & navigiis , quas fupra di-
cla funt, ftudiofe recenfuerunt ; gcmagnificus
Prarfetlus , cum ex platea Auria? Familia? in
Falatium veniflet, eidem Familil deducente,
<um honore exceptus in A"la magna ab IIlu-
ftriffimo Duce, & Maris Officio , apud IUu-
flriffimum Ducem fedtt ; oblatoque Vexillo ,
in quo Crux rubri coloris , & Aquila, quod
«ft Famtlia? Auriae fignum , deinde revoluto ,
ut moris eft, habitique convenienti oratione,
& eo loco adhsrens Ducis lateri , ad ultimuro
gradum fcalarum , qus intra Portaro Palatii
pofita? funt , defcendit, 8c inde Duce reliclo,
roedius inter FrioremOfficii Maris, & Ludo-
vicum Ducis fratrem ad HtoraSarzaniinceffit,
vitati Mole ob bombardarum pcriculuro , qui-
bus ea pars Urbis continue petebatur, multis
civibus comitantibus , Et curo navcro con
fcendifiet , claffis vela dedit .
Poft Pontificis mortem Cardinales , ut Ro-
mi relatum eft , Cpnclave ingreffi funt die j.
Martii ; & die XHI. ejus menfis poft non le-
vem contentionem creavere Pontificem FIo-
rentinom Laurentii Medtces filium , qui Leo
Decimus nominatus eft . Dux vero Medio-
lani, auditl Julii Pontificis morte , Parmam-
& Flacentiam , qua? a Ducibus Mediolani an-
tea poffidebantur, a Julio vero in poteftatem
Ecclefiae redadla? fuerant , fruftra recuperare—
tentavit . Interea Mediolani magna licentia—
multorum animos invaferat ; caedes , rapina? ,
atque hujufmodi alia mala paffim iropunc
committebantur, eo quod Duci ob novitatem
imperii , & adolefcentiam , pecuniarumque_
inopiam , parum timoris & reverentia? habe
batur , Hoc hrevi dierum fpatio dua? in. vico
Sarzano intra Urbem triremes publica pecu-
uia «dificatse fuerunt; & roemorahile faoinus
fecurum eft , ac nomine Genuenfi, noa indi-
gnum . Nam die XVII. Martii navis una a
parte Orientali ex Urbe confpecla , flante.
Noto fecundo, Laterna? appropinquare coepir
fine timore navium, videlicet illius, quasfui:
Gallorum, Lomellina?, Qaleaceae, ac Boctse
quse in anchoris exiftentes Arcem obfidebant
Et per medias eas naves curfum dirigens ,
hombardis illas infeftans, prope fcopulos La
terna? a parte Qrientis anchoras fixu; , non-
longe ab ipfis fcopulis fclopionis i&u, ut be
ueficio venti ab Qrieute flantis uteretur . Ea
re cognitl, Dux videns ex longa obfidione_
roala magna Civitati impendere, anxius ani-
wutn CQnvwtit ac} ca. r.«nedia t;eota.n.da. , qua;
B
D
arte & induftrta fleri poflent, n<s delatafubfi-
dia in Arcem exponerentur . Cumq oe a lii
alia commemorarent, Manuel Cavallus, Petri
filius, juvenis impiger , 8e rei maritimc ad-
modum peritus coram Duce fe fe obtulit ma-
gna cum fiducia pollicitus , eatn navem' capi
poffe, fi fua fequerentur confilia; & proRei.
pubHcs commodo nullum fe periculum recu-
faturum obtulit . Laudatl juvenis fortitudine
Dux conditionem accepit . Statim neceflaria
ad negotium conficiendum procurans , dele-
ftam juvenum manum, & eorum quide a ,
qui in Civitate non inter ultimos cives habt>
bantur, navi ad id deletftas miri celeritatt.
impofuit . Et quamquam in ea plerique ef-
fent, qui confilio in ea re valerent, juflic ta-
men Manueli parendum efle, & fuis confiliis
obtemperandum . Et in hunc modum rebus
a Duce diligenter prudenterque paratis , navis
inftrudla vela dedit , monitis prius Religiofis
utriufque fexus in fingulis Monafteriis ad
Deura preces fundere , quippe qui fua bont-
tate omnes cogttationes , humanaque confilia,
nifi auclore Deo, vana effe cognofceret . Et
vento favente Laterns propius acceffit ; me>
diumque fe inter fcopulos hoftilemque navem
pofuit . Multis bombardarum iclibus petitur,
quibus in ea navi plerique faxorum fragmen-
tis vulnerati fuerunt, in quibus Andreas Au-
ria , magni animi vir , haud ieviter percufTus
fuit, ita ut defideratum illum fama vulgaret.
Cum navis noftra ftatim hoftilis Barchis late-
ri adhasfiffet , Manuel intrepidus eam Bar-
chiam confcendit: funem, quem obfeffi dede-
rant , unde Barchia traheretur , roagno cunu
vitas periculo ful manu precidit ; fublatlqae
trahendi Barchiam poteftate , facVum eft , ut
Manuelis virtute atque induftria ea Barchia_.
ab acceffu Arcis prohibita , auxilium obfeffis
ferre non poffet; fed capta ftatim in Manue*
lis poteftatem pervenit , aliquot ex his , qut
Manuelem feeuti funt, obtruncatis, dumBar-
chiam confcenderent . Capti quoque Patro-
nus, aliique, qui videntes hoftem Barchil po-
titum, ut ilfius manus effugerent, in
fe fe receperant , ut deinde in Arcem confu-
gerent , aliis in ipfo impetu interfe&is . His
cum laude peraftis, cum Manuel timeret , ne
vi ventorum in terram impelleretur, cuipro-
ximus erat , cum noftra , & hoftium navi ca-
ptl, altum petiit ; inde ad conftitutum obfi-
dioni locum rediens , anchoras fixit . Ex his,
quos captos roemoravimus , fex in Palatiola-
queo fufpenfi funt; alii , quos fex & viginti
fuifle conftat , in triremibus remo addicli ;
omnes vero funibus ligati morepecudum iru
Palatium tra&i . Fuit profefto facinus ipfum
omnium judicio memorabile, & pofteriscom-
mendandum , fi animi magnitudo, artis nava-
Iis peritta , & Patriae caritas recle penfetur .
Dux autem Senatufque , ut virtutem laudem-
que Manuelis aliquo oon vulgari teftimonio
declararent, quo etiam reliqui adPatriasamo»
rem, gloriamque aecenderentur, publico De-
creto Manuelem ipfum ejufque filios immuni-
tate, aureifque ducentis donavit . Inter h«c
additi Galeoni fex Claffi; qu» obfidendaj La-
terna? conftituta erat . Interea inter Reges
Francorum , & Hifpania? inducia? fafta? funt
el eonditione, ut ultra montes a bello abftt-
nerent . Hac pace fecuritate fretus Rex
Francorum , tranfeundi in Italiam occafionem
habuiffe vifus eft , & ad recuperandum Lom-
hardi» -ftatuia. animum intendit . Jtaque inir
gea-.
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6*21
DE REBUS G E N U
A
gentem equitum & peditum numerum com-
paravit , qui Lombardiam ftatim invaderent ,
& mari potentem claffem Maffilise inftruxic ,
quse Genuam, & oram Ligufticam invaderer,
8: obfeflis in Arce Laternas opem ferret . Ea
claflis Villafrancam jam pervenerat , in qua_
erant Galerse novem, barchise quinque , Ga-
leoni quatuor , & prseter hsec navigia Galeo-
nus unus, Caravella: tres , Brigantini aliquot
a Domino Monaci auxilio mifli . Inter haec
armatorum focietas Joanuis Jacobi , & Theo-
dori de Trivultiis , quam vulgus ConduiStam
appellat , Alexandriam invafic , favente parte
Guelfa, & inter hos motus ea Urbe facilepo-
titus eft ; 8c Terdona , & Vogheria incer hos
rumores rerum novarum cupidse, adjuvance_
parte Guelfa, a Duce deficientes, nomen Re-
gium clamare cceperunt . Qua re cognita_
Mediolani Dux miflis copiis , prsefertim Hi-
fpanis, Vogheriam fubito impetu cepit & di
ripuit . Terdona vero territa fubito adventu
copiarum ad obedientiam rediit , cum pars
Guelfa fibi timens prius Urbem deferuiffet ,
quse motus illos concitaverat . Dum ii tu-
multus in Lombardia audiuntur , exercitus
Regis Francorum Aftam pervenit , ducibus
Domino Joanne Jacobo , & Doraino de la_
Termoglia, in quo magnus equitum peditum
que numerus erat, in diefque magis eae copia»
augebantur, confluentibus ex Gallia quotidie
peditibus equitibufque . Dum ea; copiae Afta;
coguntur, vulgata fama fuit , Baftardum Sa-
baudia; cum magna hominum manu in Ripa-
riam Orientalem venturum , atque claflem-
Regiam confcenfurum . Necnon communis
tenebat opinio, Hieronymum Adurnum, Au-
guftini filium, cum claffe Regia ftatum , Re
gis nomine, turbaturum . Eo metu cum plu-
res Adurna; fadtionis a Fregofis , qui Genua;'
praerant, jufli fuiflent de parendo mandatis
fidejuflionem praeftare : alii paruerunt , alii
"hujufce rei confcii , non data fidejuflione_ ,
abierunt . Deinde crefcente Regia; potentias
timore , Pontifex & Maximilianus vifi funt
Regise voluntati apertius adverfari . Parata_
erat a noftris ingens claflis ad numerum di.
verfi generis navigiorum XLV. accitis ex
utraque ora navigiis, qua; parandae clafli ido
nea vifa funt , fub PrsefeeShira magnifici Nico
lai Aurie . Addebantur quotidie nova navi
gia undecumque venientia . Ita ingens navi
giorum numerus ad obfidionem Arcis Later
na; cumulatus eft, potifltmum crefcente fama
Regise potentis claflis, quae adventare diccba-
tur . Cum Arx , ut fupradi&um eft, arcla
obfidione mari 8c terra premeretur , Carolus
Corftis, qui cnm 300. peditibus cuftodia? con-
ftitutus erat prope Monafteriutn Saneli Beni
gni , deprehenius eft clam obfeflis cibaria_
prsebere , pecunia corruptus . Captufque_ .,
jubente Duce , in Arcem Caftelletti miflus ,
aliquot paucis diebus in ea oblervatus, liber-
tati reftituitur : cujus rei caufa fuifle dicitur
affinitas, qua Duci conjunclus erat . Adven-
tante igitur clafle Regia, & crefcentibus in_
Lombardia Regiis favoribus , Fregofi de ftatu
foliciti , omnia timere cceperunt , rebufque-
fuis quoquo modo confulere , fidemque Fli-
fcorum fratrum, qui pricfentis ftatus focii &
participes erant, fufpeclam habere ; illofque
in partes Regias inclinare dubitantes , potifli-
mum cum ex fratribus unus apud Regem in
Curia comroorans , honefto loco habitus ,
"um Regem gratia valere diceretur ,
B
D
E N S I B U S. 6-22
& cum Joanne Jacobo Trivultio trans Alpes
in Italiam defcendifle . Auxit- hanc fufpicio-
nem faroa, qua ferebatur , Adurnos etiaonu
Regias partes fequi , qui cum Flifcis clanu.
confentire dicebantur. His fufpicionibus mo-
tis Fregofis , evenit ut vigefimd tertisl Maji
Flifci fratres mane in Palatium convenerint ;
& de communi ftatu colloquentes , ut fole-
bant , plures horas confumferant ; ortaque_
contentio, qua; cafu accidifle vifa eft , inter
Hieronymum Flifcum Comitem, & Jacobuna
Lomellinum Philippi filium : quae priirunu
verbis & contumeliis agitata fuit , deinde_
adeo acriter proceflit , defendente Fregofino
fratrem,ut enfes aperte utrinque nudati fint .
Sedata vero contentione Ducis interventu ,
qui motus illos agre tulifle vifus eft, fratres
duo Odtobonus, & Sinibaldus, fecuri & fine
ulla periculi fufpicione Palatio abierunt , al»
ter Ecclefiam Sandti Laurentii , in Viam La-
tam alter diverfo itinere petens . At Hiero-
nymus paulo poft ex Palatio in plateam de-
fcendit, & confeftim a Ludovico primunu. ,
deinde a Fregofino alabardis petitus eft, qui
diverfa ex via occurrerunt . Multis vulneri-
bus confoflus mifere obtruncatus eft . Cuox.
eo forte erat Joannes Ambrofius Flifcus, qui
& ipfe in facie percuffus, haud facile vitae pe-
riculum evafit . Octobonus, & Sinibaldus ,
nece Comitis cognita , territi, Adurnum no-
men & Populi clamantes , unde favorem 8c
tutelam fperabant, in Viam Latam tuti fe re-
ceperunt; indeque ex Urbe egreffifunt, com-
miflb levi prcelio apud Portam Sandti Andrea?
inter Fregoforum Flifcorumquepedites . Egreffi
ad fua Caftella fe receperunt . Fuit hic ca-
fus in Civitate infolitus , & foedi exempli ,
civiumque omnium animos attonitos reddidit.
Poftero die claffis Regia, quamfupradiximus,
ex Finario folvens fupra Portum venit , qusl
confpecla claflis noftra vela dedic . Utraque
cum appropinquaffet, altera alteram nectelo,
nec bombardis offendic , nec laceflita eft . Se-
quentique die , qui fuic quartus & viccfimus
Maji, Antoniottus, & Hieronymus Adurni ex
Caftelletto Oppido cum tribus millibus pedi-
tum , qui partim erant mercede condu<Sti
partim Adurua; faclionis, in Vallem Porcife-
rse ex improvifo defcenderunt , commiflbque
proelio in montibus , qui Monafterio San<5ti
Benigni fubjacent, cum his, qui Arcem obfi-
debant, aliifque, qui cum Duce & fratribus
ex Urbe venientibus occurrerant , illifque-,
f ufis fugatifque , fumma montium tenuerunt ,
Arcemque obfidione folverunt: cujus rei cau-
sa in pnmis venifle dicuntur . Statiraque_
panem, vinum, aliaque cibaria in Arcem mi-
ferunt . Fregofi autem potentioribus Adurnis
cedentes fe receperunt ; & Dux videnscun<5ta
ad favorem Adurnorum inclinare, fibifuifque
confulens, lembo, quem ea de causa ad pon-
tem Calvorum paratum habebat , cum Frego-
fino 8c aliis ad claffem delatus eft . Eadem-
que hora Adurni per Portam Sanfti Thomse
cum magna hominum manu Urbem ingre-
diuntur, a civibus vocati , qui in eo tumultu
in Ecclefiam Sancfti Laurentii convenerant ,
provifuri , ne in his motibus Refpublica de-
trimentum caperet . Et Flifci per Porcanu,
Ercorum in Urbem venerunt, cumulato ma-
gno Agreftium numero . Deinde creatus eft
Regius Gubernator Antoniottus Adurnus ,
leclis literis Regis Francorum , in quibus ma-
xima poteftas Adurnis a Rege daca erac . Et
r quam-
BARTHOLOMjEI SENAREG^
A
quamquam in ipfis literis de^ creando ipfo
Gubernatore nulla mentio fa&a eflet, exam-
olitudine tamen poteftatis & bailia? m ipfis li-
ieris concefsi Gubernator crean & appellan
voluit ac declaravit . Et in hunc modum-
Civitas quieti & tranquillitari eft reftituta_ .
Et Zacharias Fregofius Jani Docis frater ,
unus ex percuflbribus Comius Flifci, in roa-
nus Flifcorum traditus fuit ab agrefte quo-
dam in cuius domum confugerat ex eopra-
lio quod a Jano Fratreinfelicitercum Adur-
nis'commiflum fuit in montibus , ut fupra^
memoraturo eft, ab eo male habitus , a quo
jn fidem & cuftodiam receptus fuerat . Ea-
demoue die, qui fuit dies dicatus fupplicatio-
ai, qua Euchariftia & Corpus Salvator.s no-
ftri publice per Urbem adoranduro defertur,
qua,mprimum in confpecStum Fl.fcorum tra-
&us eh a compluribus aftantibus armatis ,
nmltis vulneribus confeftus, deinde equicau-
d* alligatus, ac per Urbero pubhcaque loca
maeno cum ludibrio crudeliter pertraftus fuit:
turpefane, & miferationedignumexemplum,
atque fatis a Populo improbatum. Poft crea-
tionem Gubernatoris ex praeftantionbus civi-
bus creatum eft Officium Bailias m magno ci-
vium Confilio.
Dum hsec in Urbe aguntur , Genuenfis
claffis, in quam Fregofi ie receperant , Spe-
diam conceffit . Paulo poft miffi funt adPnu-
feftum claffis prasftantes cives Melchior de_*
Nigro, Anfaldus de Grimaldis , Vincentius
Sauli, & Auguftinus de Ferrariis, quipropo-
fitis honeftis conditionibus illos adhortaren-
tur , ut cum clafle in patriam redirent , &
quieti Civitatis confulerent , fidemque publi-
cam , & nomine Regio praeftarent . Sed ab
his non folum in navem accepti non funt ,
verum etiam non auditi ; maleque ab incolis
Portus Veneris habiti , ita ut propere abire—
non fine periculo coa&i fuerint; & reinfecH
damum reverfi funt . Inter harc claffis Regia
Laternae appropinquans , magnam cibariorum,
& rerum neceflariarum copiam obfeffis contu-
lit, nec propterea a damnis noftrorum abfti-
nuit , plerifque barchis , & hu jufmodi leviori-
bus navigiis cum mercibus interceptis . Po-
ftea Spediam verfus eurfum direxit , ubi tri-
remes duas amifit , qua? dum Brigintinutru
Genuenfis claffis incaute fequerentur, a trire-
mibus Genuenfibus interceptaefunt; &magna
pars turbae alterius triremis priroo impetu ob-
truncata . Dum haec Genua? geruntur, Gal-
lorum exercitus mirum in modum audlus ,
confluentibus copiis ex Gallia & vicinis po-
pulis , qui Regios favores fequebantur , Ale-
xandria Novariam verfus roovit , & non lon-
gius tribus roillibus paflbum ab ea Urbe ca-
itra pofuit . Dux autem Mediolani tutanda?
Urbis causi Mediolano Novariam fe contule-
rat . Helvetii cum Duce in prsefidio eranc'
ad fex millia, ut fama ferebatur . Galli in_
caftris fine metu fecuri ag;re videbantur , &
Joannes Jacobus Trivultius de prodenda No-
varia cum aliquibus fuas fa&ionis agitare di-
cebacur . Cum hsc tentarentur , viderent-
que, qui Novariam tenebant , aftu potius ,
quam armis agendum efle, die . . . . Elvetii
ex improvifo Gallorum caftra adoriuntur fa-
€ti eruptione . Galli tumultuofe arma ca-
piunt , Elvetiis pugnando refiftunt . Dunu
prpelium committitur , nova? Elvetiorum co-
piae ex montibus fubito fuperveniunt , aliif-
que Elvetiis jun&ae roajore impetu Gallos
624
B
D
atrocius urgent , ita ut Galli hoftiurn impe-
tum fubftinere non potuerint . Vertuntur
in fugam Galli ; infequuntur Elvetii ; tamdera
breviori fpatio diffipatur ingens potenfquc
Gallorum exercitus, cui nullse in ltalia co*
pix, quamvis magnse, eo tempore pofle re r
fiftere credebantur . Magous Gallorum nu.
merus captus , complures casfi & vulnerati ;
& in his Joannes Jacobus Trivultius graviter
i<5lus , qui non fine magno periculo ab ho-
ftium manibus tamdem evafit . Magna vi$
auri & argenti , veftium fupelleclilis amifla ;
totaque artagliaria, cujus fumma maxiraa ha-
bebatur, in hoftium manus pervenit . Do-
roinus de la Tremoglia , & Joannes Jacobus
duces cura reliquiis exercitus incolumes Aftam
conceflerunt , inde in Galliam abierunt . Ea
clades acerbum fane vulnus intulit Regi Fran-
corum, cujus jaclura a tanto Rege in hanc
ufque diem iu Icalia non eft reftaurata . Nam
eo exercitu incolumi certus erat, potiturum.
fe Lombardia, & Mediolanenfem Statum re.
cuperaturum, cum jam Mediolanenfes , qui
Lombardice principes & caput funt, fub ipfo
exercitus adventu jam Regium nomen invo-
carent, & ab his jam creati eflent cives duo-
deciro, qui Regio nomine gubernarent ; eo-
rumque exemplum jam qusdam Civitates fe-
querentur . Itaque eo potente exercitu amif-
io, potiundae Lombardiae fpes omnis fublataw
videbatur. Genuae quoque Regius ftatus cor-
ruit,.qui ab Adurnis, ut fupra commemora-
tum eft, fubftentabatur . Ea rerum mutatio
& novitas Civitatem maxime commovit . lo-
ter hsec ab Adurnis in Galliam miflusquidam
Cattaoeus , qui Regem doceret , in quo ftatu
res eflent, auxiliaque peteret, quae cumcele.
ritate maturarentur . Dum Genuas tumultus
plena (unt omnia , claffis fub prasfedtura Ni.
colai Aurise, in qua erant plerique ex prima-
riis Aurias Familiae , & aiiquot cives non-
ignobiles Fregofam fadtionem fequentes , ex
Spedia fupra fauces Bifanois anchoras fixit ,
ad numeruro XXVIII. ex majori reda&a , di-
verfi generis navigiorum . Ejus adventu ter-
rita claflis Regia a confpe&u Laternas , ubi
difcurrendo moram faciebat, difceffit , du6ta
navi Cattanea defenfionis iuae causi , quse
tunc ex Sicilia onufta tritico venerat . Ad-
ventu claffis , 8c fama ipsa, quae ferebamr ,
Oclavianum Fregofum , & illius faftjonis pri-
marios cives Urbi appropinquare , impetrati*
a Vice-Rege Hifpano tjibus millibus pedi-
turo, & 400. equitibus', quorum duo millia_
Terdonam jam pervenifle haud dubium erat ,
Genuae fere tumultuatum eft; & Adurna fa-
clio ftatui admodum timere cospit . Magnaj
itaque vigiliae in Urbe fadbe funt; eademque
die celebratus eft contraclus inter Commune,
& Mahonenfes Chii , de conventione renova-
ta , & melius reformatl , fcribente & rogato
me Bartholomso de Senarega Notario &
Reipublicae noftrae Cancellario . Appropin-
quante autem in oras Odtaviano Fregofo
cum copiis egregie ioftruclis, quse fupradiAs
funt , & Tarlatinus dux ftrenuus , qui cunu.
multis copiis a Rege miflus nondum adeflet :
videntes fratres Adurni & Flifci Urbem un-
dique mari & terri circumveniri , atque Ar-
cem Caftelletti eorum cervicibus immmere-,
decreverunt fponte Uibe excedere, multis fa-
«Stionis fuae viris fuadentibus , ne Refpublica-.
inter arma infigniter lsederetur . Itaque hori
quartl no£tis , quas prKceffit diem XVI. Ja-
afi ,
.Digitized by
Google
DE REBUS GENUENSIBUS. 6i6
A dcret quifquam propofitis magnis poenis , talt
B
m i compofito agmine fine tumultu per Por-
taro Ercorum Urbe egreffi , Montobium pe-
tierunt . Poft ha:c qui claffi impofiti erant ,
in terram confeftim defcenderunt , & cum_
plures Fregofae factionis fumtis armis perUr-
bera cum licentia , ut hujufmodi cafibus fieri
lolet, vagabantur, nomen Fregofum claman-
tes . Eo modo devitatum eft periculum- ,
quod maximum impendere videbatur , fi ar-
mis difceptatum fuiffet, multis ex civibus ea
no&e cum armatis per Urbem providentibus,
ne a fadtiofis, ut folet, csedes , rapina; , 8c
mala alia committerentur. Ea die XVI., hora
circiter XVI. Octavianus , & Petrus Fregofi
cum aliquot ex familia fua ingreffi Urbenu
cum exigua Hifpanorum manu , in Palatio a
Dominis Antianis in ipfo prirao gradu exce-
pti , quoofque obviam honoris gratia eis pro-
cefTerant , & in Senatum dedufti , habitaque
oratione tempore convenienti poftero die in_
niagno quadringentorum Confilio Oclavianus
Dux Genuenfium multorum applaufu creatur,
creatumque novum Officium Baili- : Monet
nos ratio ipfa non tacere , unius Anni brevi
fpatio in clariffima Civitate quatuor ftatus
mutatos effe ; nam Anno pranerito die XX.
Junii Regius Gubernator nullo impellente_
Urbem dereliquit , Arcem Laternaj ingreflus
non fine honore & ignominia ; & triduo poft
Janus Fregofus Dux electus ia Principatu fe-
dit ad dtem ufque vigefimam quintam Maji
Anni pra:fentis ; eaque die Antoniottus , trt
fupra declaratum eft, Urbe potitus , & Re-
cius Gubernator creatus fuit , prasfuttque ad
diem ufque decimam feptimam Junii : quo
die illi fucceffit Oclavianus Fregofus, quem-
admodum fupra memoravimus . Navis autem
Cattanea, quam fupra a Gallis abductam di-
ximus, ab illis fine damno dimiffa in Delfini
Portura rediit. In hoc ftatus Octaviani Du-
cis principio foluta eft fumma ducatorum..
oftoginta millium Hifpanorum Vice-Regt a
Fregofis promifla pro equitum & peditum-
auxilio, pro recuperando ftatu impetrato, ut
fatisfupradeclaratum; eaque pecuniaexCom-
peris Sanfti Georgii depromta . Cum Adurni,
osFlifci fratres fe Montobium recepiflent Ur-
be reli&a , ftatim orta faraa eft , eos ad re-
cuperandum ftatum animum intendere , 8c
cum Duce Mediolani hujufmodi confilia agi-
tare ; e&que de causa Hieronymum Adurnum ,
& Scipionem Fltfcum Mediolanum acceffiffe,
petentes a Duce auxilia , praefertim Elvetio-
rum militum , quorum robur in Italia 111 bel-
lo fupra alias gentes validum habetur; ldque
facile impetraturos credebatur; cumofferrent
Urbem Ducis nomine tenere ac gubernare_ ,
ut ab Auguftino Patre te&um fuit , promifsi
quoque pecunia , ut verifimile creditum eft.
Hsc vulgata opinio in fufpenfo aliquot dies
Civitatem tenuit ; non defuere tamen , qui
crederent, Flifcos cum Duce OcT:aviano amici-
tiam faauros , de qua araici utriufque partis
pro reconciliandis animis omnem operam da-
bant , & fumma ope nitebantur . Hac fufpi-
cione anxius Oftavianus , & qui regendi fta*
tus curam habebant, a Pontifice literas impe-
trarunt, quibus Dux Mediolanenfis enixe mo-
netur , a concedendo auxilio , de quo fupra_
di<ftum eft , abftinere ; delectique duodecim-
confpicui cives , qui artes & cautelas excogi-
tarent , quibus pro hujufmodi caufis & pro-
miffis pecuniis externis Principibus & natio-
atbus , legitime non decernerentur ; nec au
Tom. XXir.
lententia; aflentire , & demum viam prEeclu-
dere ad has pecunias injufte decernendas, ne
JuotidievenalisRefpublica haberetur. Itaque
e ea re decretum adhibitis cautio-
nibus & pcenis in magno convocatorunu,
civium Confilio factum eft , omnibus appro-
bantibus : nam ea labes quotidie magis cre-
fcere & vires augere videbatur cum maximo
Ctvitatis damno & dedecore, ita ut hac via_.
promittendse pecunise fuam quifque libidinem
explere confideret, ut non uno exemplo bre-
vi annorum duorum fpatio fatis compertum-
eft. Nam a Jano Fregofo promiffi Cardinali
Elvetiorum fuerunt, ac perfoluti Ducati mil-
lia.Regi Francorum ab Adurnis 90. millia_,
qui tamen amiflo ftatu foluti non funt ; Vi-
ce-Regi Hifpanorum ab Oftaviano LXXX.
millia, & plene numerati ; poftremo quoque
ab Adurnis, ut ferebatur, non levis pecunia
Duci Mediolani , & Elvetiis promifla , ita uc
qui in Civitate principatum appetunt,Reipu-
blica; pecunias non fine gravi confcientia; one-
re profundere non vereantur , & Rempublt-
cam tamquam fub hafta pofitam aperte lici-
tari . Ex quo illa opinio a multis civibus hoc
experimento improbari vifa eft; & tamquana
verior fepius in ore habita non approbantium
formam ordinaria; irapenfa; fublatam , tam-
quam ex ea otium & morum diffluentia orta
fint , & animi civium facilius inclinarent ad
pecunias pro quacumque re a Comperis in-
veniendas, ne privatione facultatis onus fen-
tirent ad formam priftinam invenienda; pecu-
nias reverteretur : cum pro more & inftituto
Civitatis finguli cives pro facultatibus taxati
pecunias in fumtus publicos conferrent , &
inde magna onera fubftinerent . Quod fi tanta
pecunia; fumma , quas impenfa eft citra ali-
quot tempus , ex propria arca depromi de-
buiffet, forfitan tantae novitates fequut- noa
eflent , quibus inveniendas pecunias facilitas
a Comperis materiam prabuit.
Eo tempore orta eft primum controverfia
& lis inter fratres Flifcos , & Comitem de_
D Lande, de Oppido Varifio, cnm Comes iru.
eo Oppido jura fibi competere pra;tendat ,
quod a Flifcis poffidetur . Deinde comparatat
utrinque non levi armatorum manu ad arma
ventum eft , & caftra a Comite apud Corn-
pianum Oppidum pofita , quo Comes facile
potitus eflet , fi in propofito perftitiffet. Sed
interventu 8e opeii Pallavicinorum , qui utri-
que parti afficiuntur, faclum eft, ut a Comi-
te caltra ex eo loco mota fint, 8c ad pacem-.
deventum his conditionibus , ut irapenfa; a
Flifcis fadta; in eo bello a Comite perfolvan-
tur, 8c de reliquis controverfiis partes Palla-
vicinis arbitrium darent : 8c ita fomes illc_,
incendii Pallavicinorum opera extinaus eft .
His peraclis, qua; fupra di6ta funt, O&avia-
nus Dux initio Principatus fui cum Civitas
ab armis 8c turbationibus quiefcere inciperet,
animura curamque ad quietem & tranquilli-
tatem Civitatis convertit; oftenditque re , 8c
effeclu velle a;quitate Civitatem regere , il-
liufque pacem 8c commodum , non propriam
utilitatem procurare ; facinorofos odio habe-
re ; fceleratorum , quales multi erant, licen-
tiam competcere ; atque ad bene vivendi re-
gulam cives reducere ; & ea in Republica—
velle , qua; honefta & tranquilla fint. Forti
eo tempore juvenis Fregofie faiftionis coguomi-
ne Bandinus, qui his proximis aanis una cum
S f aliis
g 17 BARTHOLOM
aliis perditis hominibus magna licentia aflue-
tus erat & impune omnia facere , adolefcen-
rem qnemdam innocentiffiroum , filium Bapti-
ftx de Cavo , divitis & honefto loco nati,
in apotheca ipfius die clara interfecit, rnuhis
percuflum vulneribus, nullis laceflitus mjuriis.
Hoc audito, Dux magna ira accenfus iubito
iceleftum hominem fummi diligentia perqui-
th , ut debitas pcena; de illo fumerentur;
fedcum fugi ftatim faluti fua; confuluiflet,
comprehendi nonpotuit. Proquo cum multi,
qui apud Ducem gratia & auaoritate valent,
ex primariis civibus precibus intercederent ,
ut venia Bandino daretur , in eoque maxima
ope niterentur, inexorabilem fe prsebuit; ho.
neftifque veibis in illos inveclus , quod hu-
iufmodi craifatorem defenderent , qui dignus
eflec, ut e vitahominum pelleretur. Nec mi
nori cura animum adhibuit ad ea remedia—
invenienda, quibus Arx Laterna; vel obfidio-
ne, vel arte Sc induftria peteretur, nullis la-
boribus difficultatibufque deterritus: quippe_
qui probe intelligeret , eam Arcem tanti efle
momenti, ut nifi e Gallorum roanibus eripe
retur , Civitatem nec tutam , nec quietam-
fore. Iraque cum Architeclus quidam arte_
& induftria infblita pollicererur Arcem de-
moliri , quamquam opus admodum difficile-
vidererur , voluic tamen Dux demolienda; Ar-
cis cupidiffimus conditionem oblatam non-
renuere, & quaj Architectus ille excogitave-
rat intelligere, atque diligenti examine difcu-
tere , ne ad tam Reipublica; ialutare opus
intentatum aliquid relinqueret. Prsedicabat
autem Archite&us ipfe navigium quoddarn-, ,
quod vulgo Pontonum dicimus, a fe confpe-
clum huic operi idoneum effe, quo quidem^
Pontono ad convehenda faxa Moli conftruen-
dx apta Rcfpublica uti folet ; ipfumque ad
opus tabulis , lignifque , & trabibus circum-
quaque contexit, tabulatis fuper his conftru
cTss, vacuaque loca inter tabulata pofita lanis
implevit , & arte munivit , ut affirmaret ,
bombardarum iclus a mollibus lanis poffe_
fubftineri, lta ut navigium illsefum ad muros
ufque Arcis poffet penetrare. Idque eo con-
filio fieri dicebat , ut navigio muris Arcis
applicato Viri illi impofiti fub ipfis muris
tuti delcendentes , caveam facerenr fub mu-
rorum fundamentis : qua patefacTa , & lup-
pofi:o pulvere tormentano , alia materia ve-
hementi atque arida mixto , muri tanto im-
petu quaterentur , ut corruerent. Hanc opi-
nionem luam exemplo aliarum Arcium, quas
a fe dirutas dicebat , prsefertim Arcem Ca-
ftri Ovi conftanter confirmabat . His auditis
( tanta erat Ducis & Civium oppugnanda;
Arcis aviditas) fides adhibita eft , oc conftru-
ctum Pontonutn , his modis, eaque arte, quse
fupra dicTba eft , non fine gravi impensa . Per-
fe6tum autem opus eft duorum menfium fpa-
tio. Die XXVII. Septembris cum Archite-
clus, aliique maritima; artis periti, impofitis
circiter centum delectis peditibus dilciplina;
militaris expertis, noclu Pontonum ex portu
Arcem verfus direxiflet , ut Arci appropin-
quaret, coeperunt Galli magna vi bombarda-
rum illum impetere. Subftinuit moles illa_
aliquandiu bombardarum impetum, & ut di-
cam fulgura; fed fuperante tormentorum ma-
gmtudine, ac tabulatorum & lanarum molem
lllam difcutiente, Pontonum ulterius progre
di nequivit , & tamdem in profundum de-
metfum eft non longe ab Arce icTus fclopic-
Ml
A
d28
B
nn
D
SENAREGA
, fcopulis propinquum. Perierunt in eo
aliqui nandi artis ignari; nonnulli bombardis
vulnerati ; amifla» lana;, & alia inftrumenta_
nbn vilia ; damnumque impenfa; seftimatum_
eft ducatorum XII. millium , detrafto pretio
lanarum, quasexfundo recuperacse funt. Tur-
pis ipfe exitus omnibus admodum moleftus*
fuit , cum a fpe potiunds Arcis Civitas ere-
<Sta defifteret . Dum aguntur qua; fupra difta
funt, placuit purgsri Portum maceria & col-
luvierepletum, ab ea fcilicet parte; qusini-
tium habet apud Ecclefiam Sancti Marci i n
terram ufque ad Pontem extremam Cattaneo-
rum partem . Fuit autem hujus loci longitu-
do palmorura J70. , latitudo joo. , altimdo
19. , fuitque hujus Ioci ambitus undeq U aq ue
tabulatis circumclufus , atque cinctus , ita_
conjunctis & inter fe contextis , ut aqua_
nulla ex parte hunc in locum penetrare pof-
fet . Eo modo aqua loco vacuefadro , roca_
ha;c area exficcaca eft. Deinde fublato limo,
& materia, qua; fupererat, purgata , fundus
palmorum novemdecem cavus eft effedtus ;
qui ficut ante propter humilitatem parva na-
vigia capere non poterat , nunc ad majora^
recipienda habilis & idoneus effeclus eft cum
Civitatis magna commoditate, & reliquunu
Portum magis tutum reddidit. Inchoatum eft
opus die quinta Julii , Sc abfolutum per to-
tum menfem Septembris, quingentis homini-
bus in ea laborantibus . Impenfa funt in eo
opere librarum XVI. millia . ^ldiles , quos
Patres Comrounis vocamus, opus ipfum ft u -
diose faciendum curarunt, Joannes Bjptifta_.
de Franchis , Andreas de Ferrariis Notarins,
Laurentius Lomellinus , & Thoroas Catta-
neus ; ex eoque opere meritam laudem tule-
runt , ut ex literis marmore infcriptis , quod
parieti Templi Sandti Marci locatum eft, in-
ipicitur .
Eo tempore dum nuntiatum eflet , aliquot
Barchias , & Galionos Gallorum egregie in-
ftrudtos Orientem verfus ad damna noftrorura
navigafle , miffsB funt triremes quatuor fub
PrifeAura Andrea; de Auria; paulo poft Da-
vis Lercaria, Barchia una , & Galeonus unus,
qua; navigia noftra, Genuam petentia , tuta-
rentur, pr£efertim navem Hteronymi de Fur-
nanis perdivitem , Chio venientem . Sed an-
tequam triremes in mare Tufcum perveniffent,
capta efl Barchia de Gir3ldis tritico onufta_ ,
ex Sicilia profedta , qu^ in hoftium manus
non veniiTet, fi homines Talamonis habitato-
res auxilio illi arFuiflerit, ut cquum erat . Et
paulo poft navis Lercaria navem Hieronymi
de Furnariis, quam iupra diximus , q*e illi
obviam facT:a e(t, Genuam incolumen perdu-
xit cum magna civium lsetitia . Res autemj
in ea & Barchia focia adveda; seflimara; fue-
rust Ducatorum CCC. rmllium . Eo tempo-
re biremes XII. Maurorum ad Chriftianorurru
damna in mare Tufcum & Ligufticum arma-
ta; venerunt, per hcec maria dilcurrentes prs-
dandi causa, & non fine ignommia Cbnliiani
nominis libere & impune vagabantur . Et
Conftantinopoli res nova; fequuta; funt ; nara
Cacli Baixit, Regis Turcorum filius, patre_
necato occulte, duobus fratribus per vim in-
terfeftis , per fraudem Regnum occupavit ,
adjuvantibus Janiceris, quos blandimentis al-
ledtos pecuniaque corrupcos in fuampnusvo-
luntatem traduxerac . Hoc anno a Rege cla-
riflimo Lufitanorum pro more mifla fueruntin
Indiam , navigia , quse novas terras inquire-
rent,
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,S*9 D E R E B U S G
rent,aurum, gemmas , pretiofaque aromata
deporrarent; 8c cum longius foltto in Indiara
procelfiffent, 8c novos populos adinveniffent ,
praedivites admodum incolumes rediertint »
Ferumque , rnultiplicia aromatum genera_*
Ulisbonem convexifle , 8c prsefertim piperis ,
cujus fumma cumulata cantariorum centum_
millium quantitatem excedat , ut certo affir-
mant ii, qui hujus rei prsefertim confcii ha-
bentur . Digna profecto res eft , & pofteris
tradenda , excogitafle hos Reges Lufitanos
/i..J; rt 52 w n i"/J<-vrQ i-oiT,nf ilTiin.if Rjr inr/\
tanto ftudio & ardore remotiflimas 8c inco
Snitas terras inquirere, populos novos adire ,
e quibus a Cofmographis nulla mentio 8c
notitia tradita invenitur, oc ut itadicam alium
orbem inquirere, cum magna fui noininisglo-
ria , ac Rtgni commodo , confluentibus ex
Galliis , Gerroania , Italisl Ulisbonem , qui
aromata in diverfas regiones abunde compor
tent . Rex autem Scotiae Regem Anglise in
Infula bello vexabat , ut creditur , Ludovici
Regis Francorum opera , eo tempore , quo
Anglise Rex in Galliam adverfus Ludovicum
Regem cum magno exercitu pugnaf
feque primum inftliciter, 8c in eo prcelio ce-
cidifle creditur; deinde compertum eft, tllum
vivere , & cladem Anglise Regi intuhile , ita
fama variante .
Sed cum externa notatione digna fuperius
memorata fint , ad propofitum rerum noltra
rum redeundum eft . At nihil magis dicen-
dum occurnt memoratu dignum , quam ali-
qiud de laudibus 8c virtutibus Ducis noftri
Octaviani Fregofi , quse profedlo, tot 8c tan-
tae iunt, ut mtrito cives , 8c omnes, ad quos
ilUtum fama pervenerit, illumament, colant,
& admirtntur . Vellem tantum mihi a Deo
eloquentiss datum eflet , ut earum partem-
pollem attingere , quantum tamen ingenii vi-
res patientur, filent.o non praeteribo ea virtu-
tum teftimonia, quae hoc in Principatu abeo
edita fuerunt, ex quibus qui Refpublicas mo-
der&ntur , quo pacto gerere fe debeant , facile
difcere poflunt . Nam ab omni fact.onis ftu
dio longe abfuit, fine differentia jtis dici vo
lu.t, & poftpofito partium refpectu , Jultitise
cultor prsecipuus fuit. Viros externos in Ma
giftraru dicendo Juri prsepofuit, qui in Civi-
tate Vicarii appellantur, nullumque dilcnmen
voluit inter fa&ionum homines in his , quss
ad juftitiam miniftrandam pertinerent . Sedi-
tiofos facinorofofque a familiaritate Sc fui con
fuetudine amovit , eorumque cnnjurationes
disjecit, quos prsecedens Dux maxuni facie-
bat, cum magno Juftitice 8c ReipublicJ? detn-
rnento . Bonorum focietate 8c amicitia pluri
mum delectatus eft, Religioforum prsefertim,
quos quotidie audire folet , eorumque confi-
lio uti, in his potiflimum, quse Dei timorem
recrimque confcientiam relpicerent . Nec
mtnus liberalis habetur in pauperes 8c egen-
tes, quos fsepiflime fua pecunia juvit , 8c in
tetdum quofdam de carceribus Uberavit pro
eis creditoribus foluti pecunia' . Erogabatque
non levem furamam in pauperes ex falarii fui
pecunia , quoe a Republica impenditur , di-
fpenfante Procu.atore fuo , a quo ita facien-
dum mandaverat . Temperantiam in omm
vitse parte exercuit, ab orani feminarumcon
fortio 8c labe alienus; vi&u parco veftituque
contentus ; brevis in fermone , tnultiloquii
contemtor , adeo ut fsepe adulatores fuse fa
clionis homines, ut hujufmodi hominum mos
eft, fe in ejus confpcctum ingerentes, mode-
fti oratione cattigaverit . Futt infuper pecu-
lom. xxy.
ENU13NS1BUS. «30
A nia» publicse parcus, oc admodum tenax . ML-
tem quoque fegeffiterga adverfse factionis ho-
mines, cum plerofque majori licentiafe geren-
tes, cc delicro obnoxios, impunitos dimiferir,
& humaniter illos tra&averit. Nec per ld tempus
adverfariorum fufpiciones defuere , vulgatuf-
que fermo eft, quamquam incertus , Janurru
Fregofum cum Flifcis conjurafle contraDuciS
ftatum, cujus rei id argumentoeft , quodmif-
fis 300. peditibus a Duce Saonam , Dominus
anus fibi timens, ea Urbe exceffit ; 8c cum*
nocle Brigantinum confcendiflet , turbato ad-
modum Mari 8c procellofo, in littus Arefani
dcfcendit cum magno vitse periculo, mdeque
occultus quantum licuit terreftri via per fal-
B tus imos fuga faluti fuse confuluit . Erat au-
tem Saona in diftributione ftatus Domino Jano
ex padlione data , cum Gennam Fregofi repe-
tiflent . Sed majores certiorelque turbationes
paulo poft fecuts funt ; nam Antoniottus, 8c
Hieronymus Adorni , Scipionas oc reliqui
Fratres Flifci , res novas molin , Civitatem-
que acriter vexare cceperunt , comparatis
magnis copiis . Idque fa&um in pnmis auxi-
lio favoreque Ducis Mediolanenfis 8cElvetio.
rum, quibus ftatus Fregoforum ingratus efle
credebatur . Et cum Urbi apprppinquare m-
fefto exercitudecreviflent, Hieronymus Adur-
nus , 8c Scipiontis Flifcus cum 500. peditu
bus, 8c equitibus LXX. Clavarum ex Mon-
tobio petierunt , 8c fine negotio Oppido fta-
tim potiti funt , Delphinique Portum in fuam
poteftatem receperunt . His cognitis curtu.
Dux Clavarum recuperare ftatuiflet , miilus
eft die XI. Novembris hora vigefima Nico-
laus Auria cum hominibus 1500. quiRechum
vicum non eft progreflus . Subiequente po-
ftea Reverendiffimo Domino Archiepifcopo
Salernitano , Ducis f ratre , cum al.quot tactio-
nis fuae hominibus , delefta prius egregia manu
ex numero, quem fupradiximus , Clavaruiix-
periit . Et cum duobus diebus locum cir-
cumftetifTent, commiflo proslio , in quo ali-
quot defiderati fuerunt , re fruftra tentatl ,
mde abierunt, navigantibus t« re ™ ,bus . ^"* a "
D tum licuit juxta littus fub prsefedtura Andr.se
de Auria, quarum prsefid.o mag.s tut. rtdde-
bintur . Cum itaque Reverend.lT.mus cum-
ptditibus equitibufque, quos fupra memora-
vimus, in Urbem perveniffet , 8c tr.remes m
Porturn applicuiflent, Adurni 8c Fl.lci compa-
ratis ad decem millia hom.nibus, in B.ltnn —
caftra pofuerunt prope Urbem ab ea parte- ,
qua a Porti Ercorum ad Portam , quam Olt-
vellam dicimus , Urbis muri cont.nentur ,
occupatis fuburbiis vill.fque circumquaque^
pofitis . Interim Dux muros , & Urbis loca
holtibus objecla magna celer.tate8cprov.den-
t ,a munivit ; propugnacula l.gnea trab.bus &
terra .ntertexta erex.t , unde alt.cn loca ho-
ftis lsedi poflet ; pleraque loca trab.bus cc ve-
gecibus terra plenis obftruxit fupe naipofiti»
bombardis , ita ut invadend. Urbem omnes
aditus ab ea parte prsclufi v.derentur . Lrat
C.vitas admodum fufpenfa, d.rept.onem, alia-
que mala , quaj viaonbus coll.buiflent , ti-
mens, fi hoftis Urbem ingrederetur . Sect
cum Adurni Sc Flifci , ut fupra d.iftum efl ,
in B.fanne confediffent diebus X. nullo com-
m ,ffo prcel.o, re iufecli ea nofte , quj* diera
facrum Catharina; V.rgin. praeceffu , clam ca-
ftra moverunt, rel.dH al.qua parte artagha-
riarura . Hujus iubiti dilceflus ah. al.as cau-
fas effe cred.derunt ; nam qu.dam fb.tratt
funt , externum m.l.tem mercede condutfum,
S f 1 non
Digitized by
Anno MDXIV.
Sequitur Annus Millefimus Quingentefimus
quartus decimus , in cujus initio cum fama_
Genuam perlata effet , naves quafdam Maffi-
1 ise armari , quse Laternse fubfidium ferrent ,
Barchiae quatuor , navis una , & Galeonus
unus Genuffi haud impigre inftrudta; funt ,
quae navibus Maflilia venientibus ftatim oc-
currerent & acceffum ad Laternam prohibe-
rent . Eo tempore defun&a eft Anna Regina
Francorum Regis Uxor, 6t confummatum ma-
trimonium inter Ducem de Anguleme , &
Gualdam Reginam primogenitam . Inter haec
Legatus Regis Hifpanise , quem fupra dixi
mus , amicitiam , & pacem novis fcederibus
iniri petiit, magnoque ftudio annixus eft Ge
nuenfibus perfuadere, eofdem amicos 8c hoftes
habere, quos Hifpaniae Rex habuiflet, ea po-
tiffimum ratione , quod diceret, eam condi-
tionem a Duce Octaviano promiffam fuifle eo
tempore , quo auxilia a Vice Rege impstra-
vit, quibus Utbe potitus eft, Adurnis & Fli-
fcis Uibe cedentibus . Sed poft aliquot dies
cum Legatus datis verbis in longum ducere-
tur , Duce 6c Civibus modefte recufantibus ,
res infecta remanfit. Interim litens ex Sicilia
allatum eft, navigia quaedam noftra frumentis
onufta, in quam Infulam ventorum vi impul-
fa erant, a Pirata quodam ex Infula primum
B
Zji BAR.THOLOM/E
non foluto ftipendio, pugnare periculifque fe
obi.cere recufaviffe . Aln, Elvetiorum mili-
tutn Adurnos & Flifcos fufpeclam fidem ha-
buiffe, qui ad mille in caftns erant . Et u
cuse alise caufse fuerunt, in occulto, & inco-
enitae habit* funt . Et paulo poft Secretanus
unus Reverendiffimi Epifcopi Gurgienfis cum
literis Iroperatons Genuam vemt , Senatum-
que ingreffus, redditis literis credentialibus ,
benevolentiam Iroperatoris erga Civitatem- ,
& fcedera commemoravit , petiitque militum
& pecuniae auxilium in eo bello , quod cum
Venetis geritur . Eo cum reverentia' , ut de-
cuit, audito, quatuor confpicui cives a Sena-
tu elecli funt, qui privilegia , & fcedera^ ,
quae inter Imperatores & Civitatem mterce-
dunt, accurate perfcrutarentur , & quse Ge-
nuenfibus jure Imperatori deberentur, cogno-
fcerent . Ii infpeclis foederibus , & Pnvile-
giis, Turifque prudentibus confultis, Legato
refponderunt, Civitatem ex fcedere ad poftu-
lata non teneri , alioquin reverentiam ac de-
■votionem fingularem erga Imperatorem pro-
fefli, atque imitati majores noftros , qui fa-
crum Imperium maxima veneratione continue
profecuti funt . Is dedit generalia verba, &
cxpofuir qu«e benevolentia; mutuae convenie-
bant . Et prauerea hortatus eft fufpendi Re-
prefalias, quss utrinque conceffa? invenieban-
tur, ut omnis contentionis caufa tolleretur ,
qua; a tranquillitate animos poffet avertere- .
Klec minori ftudio laudavit , incumbendum-
elle totis viribus & conatu ad expugnandam
Laterns Arcem : qua fublata Rex Francorum
a repetenda Genua & Lombardia intepefce-
ret .
In exitu hujus Anni ab Hifpanis cum Ve-
netis acriter pugnatum eft . Hifpani fuperio-
res in eo prcelio fuerunt , non exigui clade^
Venetis illata . Fuit hic annus multis rebus
geftis infignis; 8t fortuna, quam varia , fal-
lax, & incerta fit, multo exemplo docuit.
1 S EN A R E GM
D
retenta fuerunt , deinde tritico ; artigliariis
fpoliata, dimifla funt, uno ex his navigio re-
tento. Ea res Civium animos ad iram com-
movit, injuriam indigne illatam ferentes; de-
cretumque eft ad Piratam infequendum Ge-
nua; ftatim armare ; & paulo poft inftrudte
funt navis una, barchias dua;, & galeoni duo,
qua; primum aliquot menfes in anchoris ad
obfidendum Arcem conftiterunt , deinde die_
fecunda Junii vela dederunt , & Piratanu. ,
quem fupradiximus , infequuntur . Inter hac
creatus eft magnus Magifter Rhodise Religio.
nis Reverendiflimus Dominus Fabricius de_
Carreto, magno illius Ordinis confenfu, pro-
pter ejus praeclaras virtutes, prudentiam, &
animi magnitudinem, qux illius nomen in ea
Religione celebre admodum reddiderat, adeo
ut ea dignitas citra aliquot annos illi tam-
quam optime meritoab omnibus deftinaretur .
Auxitetiam au<Storitatem fplendor illuftrisFa-
miliae , quse clariffimis ab Imperatoribus or-
tum ducit , & illuftribus Familiis in Italia_,
fanguine & propinquitate juncla eft, & nunc
multorum populorum principatu , ac Cardi-
nali Sandlae Romanas Ecclefiae decoratur . Ea
dignitate mirum in modum Civitas Uetata eft,
fuaeque laetitia; figna & documenta publice
edidit . Interea Arx Laternae ardtiori cuftodil
obfidebatur , & ad id necefficatis obfeffi ad-
ducli dicebantur , ut vix exigui tempons in-
commoda perferre poffent. Ea de caufa au-
clus numerus navigiorum & triremium, quas
a Promontorio, quod Caput-montis vocatur,
ab Urbe diftans milliaribus quindecim , difpo-
fita tenebantur , occurfura navigiis, fi qua; ad
ferendam opem Latern* venirent. Et additi
equites centum cum peditibus, quiquemcura-
que tentantem in Arcem terra irrumpere_ ,
cum aliis rmlitibus per loca neceffaria difpo-
fitis, impedirent. In qua re plurimum profuit
diligentia & induftria Ducis noftri, qui ut in
adminiftranda Republica jufte & moderate fe
geffit, ita in expugnanda Arce , magna vigi«
lantia, & animi magnitudine ufus eft. Nam
nihil omifit , quod a fe praefente fieri potuif-
fet. Nulli labori parcens , circuibat faepiffime
loca , per quse milites Arcem obfidentes difpo-
fiti erant; bis , ter in die etiam seftivo tem-
pore in medio folis ardore indefeffus eaderru
loca repetebat . His diebus biremes feptenu
Turcarum e finu Tunetano egreffae , cum uf-
que in finum Spediae clam veniflent, expofi-
tis in terram turmis , in Montem, quem Cor-
num appellant , fub aurora homines quatuor
furtim ceperunt; inde cum praeda abierunt ,
non aufo Joanne Blaxia cum duabus triremi-
bus, quibus praeerat, eas tentare. Paulo poft
navem quamdam , quse cafu illis obviam fuit,
interceperunt , pannis pretiofifque aliis rebus
onuftam , quae ad Anglicos pertinebant . Eo
tempore inter Reges Francise & Angliae indu-
cise faclae funt ; nec interea a Rege Franco-
rum ulla ars atque induftria prseterroittebatur,
qua poffet quacumque via Arci fubvenire_ -
Nam cum aperte retentata nihil profeeiffent ,
ad occulta remedia deventum eft . Nam Bar-
chia una , quae fub praetextu deferendi fru-
menti in Urbem in Portum venire fimulaffet,
& jam Portum verfus Laternam pmernavi-
gaffet, fiducia fallendi Brigantino», & hujuf-
modi genus minimorum navigiorum , routaro
curfu in receffum quemdam ipfius Laterna; ,
favente levi vento, delata eft, & tritici exi-
guam quantitatem , aliaque viclui neceffana-,
oblef-
Digitized by ViOOQ
G E
A
6 %% D E R E B U S
obfeflis in terram «xpofuir. Ea res, vel ludi
ficatio potius , Ducis & Civium animos vehe-
wentius incendit ad ea omnia facienda, quibus
majori conatu obfidio premererur. Itaque au-
ftus eft numerus omnis generis navium , &
navigiorum , Galearum , Brigantinorum ad
fummam tritemium o&o, Brigantinorum fep-
tem, Galeonorum duorum, navium duarum;
& prater ea lembi complures , ita ut nullum
navigii genus , quamvis roinimum , Portunu
ingrederetur, nifi aCuftodibus fingulis explo-
raretur, fi quid infidiarum lateret . Dum haec
gerontur , Legati odto Cives confpicui , qui
fampridem ele&i fuerant, ad Leonem Pontifi-
cem Romam pervenerunt . Ex his Joannes
Baptifta Lazania Juris ioterpres elegantenu
Orationem habuit ; cumque obedientia , ut de-
cet , Sandte Romanae Ecciefiae publice dare-
tur, 8cLegatus Francorum Regis contende-
ret, non licere Genuenfibus eam dare obe-
dientiam, quod fub Regia eflent poteftate ,
ac fufficeret data obedientia generalis a Rege
pro fubditis fuis , Legatique noftri acriter
contradicentes libertatem Civitatis defende-
rent, k Pontifice tamdem praeftita a noftris
Legatis obedientia admifla eft ; 8t ita fedata^
illa contentio. Interim cum Arx Laterns», ut
fopra di&um eft,acriobfidionepremeretur,8c
obfeffi ob rerum neceflariarum inopiam fub-
ventionis fpe deftituti , obfidionem diutius
fcrre non poflent , tentatis prius eorum-
animis per feminam quamdam, quae in ea_
Arce in principio obfidionis inclufa , poft-
modum ex ea egrefla , illis affueta, de_
dedenda Arce per Ducem cum Praefide Arcis
occulta confilia trafkari ccsptum eft. Deindc-
his conditionibus conventum , ut nifi intra_.
diem fextam & vigefiroam Augufti a Rege_
Francorum fobveniretur , deditionem faceret,
his conditionibus fcilicet, ut illis perfolveren-
turaureorum duo 8c viginti millia, quos a
Rege pro ftipendiis fibi deberi dicebant ; &
Bombardas, atqae alia tormenta, quas Arta-
gliarias vocant, telinquerent. Statutadies eft
fexta & vicefima, qua Arx Duci in potefta-
temdaretur; deque his conditionibus obfer-
vandis obfides utrinque dati, fcilicet a Gallis
tres ex primariis & nobilioribus ; a Duce_
Vero Simonetus Fregofus Ducis frater, Hie-
ronymus Fregofus , Francifcus de Gnmaldis,
& Martinus Bottus . In hunc modum rebus
compofitis, nullo fupra veniente a Rege fub
fidio, Duce viciut neceflaria illis parce.mmi
ftrante, Arx ipfa die fexta 8t vicefima mane
a Duce recepu eft, cum magna Civitatis Ise
titia 8e plaufu . Ea ex re, ut erat ab omnibus
defideratiffima , magnam Dux benevolentiam ,
& gratiam apud Cives orones confequutus
eft; fed multo majorem, quod ea die , qua-
Arx in fuam venit poteftatem, fine ulla cun-
B
NUENSIBUS. <J}4
dlatione accitis undique fabris murilibus de-
moliri curavit, ab ea primum parte, in qua_*
furni , & cifternas conftrudta erant, aliaqut_
membra ufui magis neceflaria. Et ab ea die_
tanto ftudio, 8c cura, ac labore fioe ioter-
miffione opus continuatum eft , laborantibus
hominibus ad ducentorum numerum, ut bre-
vi dierum fpatio facies Arcis formaque fub-
lata omnino fit. Ea res Civitatem incredibili
lstitia aflecit, quamquam de optima volunta-
te Ducis nemo uous erat qui dubitaret, cum
in adminiftranda Republica omnibus in rebus
fatis fuperque caritas ejus erga Rempublicam
fpeftata eflet. Congratulabantur invicem fin-
guli cives prs oimia laetitia, ingentes conti-
nuo Deo gratias agentes tanto pro beoeficio ,
quod libertatis facies, quae ftante Arce foedata
erat, Civitati perpulchre reftituta fit; cuto*
maxime ingrediendi egrediendique Portuau
( praeter alia incommoda ) navibus navigiif-
que libera 8c fecura facultas pateret . Nomen-
que Ducis O&aviani miris laudibus prsedica-
bant , quod eam Arcem demoliri juffiffet ,
!|uae fola ftatum fuum firmum ftabilire potuif-
et; magnamque vim auri, pulcherrimafque^.
conditiones a Gallorum Rege oblatas negle-
xiflet, in quibus illud non in ultimis erat ,
quod Dux tpfe Regio nomine Civitatem gu«
bernaret , 8c Archiepifcopus frater dignitate ,
novis amplifque beneficiis oroaretur . Inter
haec nuntiatum eft, concordiam iottr Reges
Gallorum , 8c Angliaj firmatam efle , eamque
pro certo haberi , 8c fororem Regis Anglias
Regt Francorum nuptam , necnon Petruta*
Joaanem ex Oceano, quo per V. annos cuttt
triremibus verfatus erat, difceffifle, in Pro-
vinciam Narbonenfem rediturum, unde erac
profeftus. Cui inHittoribus Valentiae navia
Francifci Cattanei graadis admodum obviam
fa£ta, vi tormentorum compulfa in potefta-
tem conceflit . Eo nuntio accepto triremes
novem cum Brigantinis quinque confeftinu»
juflu Senatus Genud folverunt e confilio , uc
Provinciae 8c Hifpaniae littora praeternavigan-
tes, navem inquirerent, inventamque auxilio
navium , quae poftea fccuturas erant, ab hofte
interciperent. Eodem tempore, ideft vigefi-
ma quinta Augufti triremes duae , 8c totidem
biremes a Magnifico Magiftratu Sanfti Geor-
gii inftruftae , quae circa Infulam Corficanv.
roaria tutabantur, obviam habuerunt biremes
tres , & triremem unam Turcarum 8c MauJ
rorum, quae ex proxima Africa egrefla? ad
praedandum , io ea maria difcurrebant , com-
miflbque acri proslio, una ex triremibus no-
ftris magno Turcarum fanguine expugnata_
eft, noftrorum aliquot caefis, captis Matthaeo
Truco triremium Commiflario, ac Stephano
Lercario Patrono; altera vero fug4 evafit ,
occifo Francifco Furnario fortiter dinaicante.
N
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■
\
APPENDIX*
LUDOVIGI ANTONII MURATORII
QUae fuperfunt Opufcula beic edenda,ferius quam par erat ad manus meas pervenere.
hocum ipfa expofcebant in fuperioribus Tomis , idque ordo Chronologicus, quantum
fieripotuit haftenus fervatus , exigere videbatur. Sedea m cakem rejicere opus
fuit . Ea quidem ego fervaveram evulganda in Appendice Antiquitatum mearum Italica-
rum medii aevi, quas proelo paratas habeo. Sed illa praeripuit fupremus ifle Rerum ba-
licarum Tomus, ne nimium exilis reliftus ceteris praecedentibus mok concedere depreben-
deretur . ha quoque cautum erit vitae bujufmodi Cbronicorum , quae publici juris fafta
injuriam temporum non amplius pertimefcere incipient.
M O N I T U M.
Digitized by
DE
CONSTANTIO CHLORO.
CONSTANTINO MAGNO»
ET ALIIS IMPERATORIBUS,
E X C E R P T A
AUCTORIS IGNOTI
AB HENRICO VALESIO
i JAM EDITA»
CUM NOTIS HADRIANI VALESII
HISTORIOGRAPHI REGII,
Adcommunem commodum denub nunc recufa.
sr
Tm. XXfff.
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HENRICI VALESITMONITUM
JN P RAEFAT IOK&
AD HISTORIAM AMMIANI MARCELLINI
EXcerpta de geftis Conftantini , quorum in Adhotationibus fape mentio-
nem facio , buic Editioni noftra fubjungere placuit. Eorum autem mibi
coptamfecit P. Jacobus Sirmundus, jud/cio y dofirinAy ftilique ekgantiA,
m inter omnes conftaty eminentifftmus .
Digitized by
Google
'3*
D E
e? 3 c*
CONSTANTIO CHLORO,
CONSTANTINO MAGNO.
ET. ALIIS IMPER ATORIBUS,
Dlocletianus cum Herculio Maxi-
miano imperayit ann. xx. Con-
ftantius Divi Claudii optiroi
Principis nepos ex fratre, Pro-
tedtor priroiim , exin Tribunus,
poftea (i) Prasfes Dalroatiarum fuit . Ifte_
cum Galerio a Diocletiano Csefar fadtus eft .
Relicla enim Helena priore uxore filiam Ma-
ximiani Theodoram duxit uxorem: (»)ex
qoa poftea fex liberos Conftantini fratres ha-
buit. Sed de priore uxore Helena filium jaro
Conftantinum habuit , qui poftea Princeps po-
tentiflimus fuit . Hic igitur Conftantinus na
tus Helena matre viliffima in oppido Naifo
atque educlus , quod oppidum poftea magni-
fice ornavit , litteris minfts inftructu», obfes
apud Diocletianum & Galerium , fub iifdem-
fortiter in Afia militavit : quem poft depofi-
tum imperium Diocletiani & Herculii , Con
ftantius a Galeriorepetiit: fiffl hunc (j) Ga
lerius objecit ante pluribus periculis. Nam-
'& in Sarmatas juvenis equeftris militans , fe-
rocem barbarum capillis tentis raptum , ante.
pedes fupplicem Galerii Imperatoris adduxe
rat . Deinde Gakrio mittente per paludem-
equo ingreflus fuo , viam ceteris fecit ad Sar
roatas, ex quibus plurimis ftratis, Galeriovi-
dcoriam reportavit. Tunc eum Galerius patri
reroifit. Qjii ut Severum per Italiara tranfiens
vitaret , fumma feftinatione veredis poft fe_
B
( i ) Conftantius Chlorus Prafidatum Dalmatias ad-
miniftravit imperante Caro : eumque Caru*
• in locum Carini filii Caefarem fubrogare con-
ftituerat , ut docet Vopifcus in Carini eeftis .
(i) Hasc verba tranfcripta funt exEutropii lib.ix.
quc in Hieronymi Chronico etiam leguntur.
( j) Inter cetera enim juffus eft a Galerio Conftan-
tinus immanem leonem fubfiftere : quern.
quidem Conftantinus occurrentem audafter
excepit ac confecit : ut fcribit Praxagoras in
libris de vita Conftantini teftante Photio m
Bibliotheca, & Zonaras in Conftantu Chlon
Vita.pag. »4«. Adde Nicephorum in lib.vu
cap. t$.
(4) Sic in membranis Jacobi Sirinundi exaratum.
eft , ne quis forte mendum typographorum..
hic fubeffe exiftimet . Sed 8c in Rufi Fefti
Breviario Srittaniam ubique fcriptum nabet
vetus codex Bibliothecas ilegias, Sracorum,
more qui Bftrwooit dicunr . .
(5) Maxentium Galerii Maximiani generum ruiite,
prater hunc locum teftatur veteris nummi
infcriptio ab Eminentifs. Cardinale Baronio
iu Annalibus produfta . Vi£tor quoque tn
Epitome : it Maxehtius carus nulli umquamfuit,
nt patti , aut focero qnidem Galerio . Quam-
quam in vulgatis- Vi&oris Editionibus ltgi-
tur : lt Maximianus , &c. corrupte . Nam ex
Hiftorias Mifcellss lib. xi. ubi hic ViSoris Io
cus adducitur, apparet ita fcribendum effe^
ut priore loco pofui . .
(«) In Panegyrico,' qui diftus eft Conftantino Ma-
ximo , id refertur his verbis : Duxerat ma-
gmm Severut exercitum , & boftem.fuum ferfi-
dia defertus armavtrat . Majores poflec cofuu
truncatis Alpes tranfgreflus , ad patrem Con-
ftantium venit apud Bononiam , quam Galli
prius Geforiacum vocabant . Poft vi&oriaav»
autera Pi&orum Conftantius pater Eboract
mortuus eft , & Conftantinus omnium mili-
tum confenfu Csefar creatus . Interea Caefares
duo facli, Severus, & Maximinus: Maximi-
no datum eft Orientis Imperium : Gakrius fibi
Illyricum , Thracias & Bithyniam tenuit : Se-
verus f ufcepit Italiam , & qurdquid Herculius
obtinebat, Poftquam ver6 Conftantius (4) ia ,
Brittania mortuus eft, & Conftantinus filius
fuccefllt, fubit6 in urbe Roma Prattoriani mi-
Iites Maxentium filium Herculii Imperatorem
crearunt. Scd adverfum Maxentium juflu Ga-
lerii Severus duxit exercitum . Q.ui repente
ab omnibus fiiisdefertus eft, 8eRavennam fu-
git : dehinc Galerius cum ingentibus copiis
Roroa.m venit , minatus civitatis interitunu ,
& caftra InteramharadTiberim pofuit. Tunc
legatos ad Urbem mifit Licinium & Probum ,
, per conloquiuro petens , (5) ut gener apud
focerum » >d eft Maxentius apud Galenum-
precibus magis quam arrois optata mercare-
tur. Ojui cohtemptus, agnovit promiffis viro-
rum Maxentii (tf) partes fuas deferu>fle: qui-
bus perturbatus retro \erfus cft, & ut miliri
Ifuo prstdaro quarncumque conferret , (7)
flamminia juflit auferri. Ille ad Conftantmum
refugit . Tunc Galenus (8) in lllyrico Lici-
0 nium
Maximianut admoverat , & iffe transf^t ttf
cumcifus videiatnr profperi rejugtj[e. Vide Aur
I relium Viftorem . . « ,
( 7) Gravius hic eft ulcus , quam ot conjeaura fa-
I nari poffit . Deeffe enim videntur uonnulla,
quas adMaximianumHercuIium peitinebaiit.
Nam quas proxime fcquuntuc : Ule ai Qon.
ftantinum refugit, ptoculdubio ad HercuUun»
ID I (8) Mawmlano Heiculio X. 8c Galeiio VIL Cofc.
II ' lui annus erat Natalis Domimci jo8 L.ci-
riius aGalerio Cssfar faftus eftCarriunto,
qua5 urbs Pannonis. eft fub IHyrico compre-
fienfa , ut fcribit Idatius in Faftis , & Au-
aor Chronici , quod vulgo Alexandtinum-i
vocan . Nec aVentiri poffum doaiffimov.ro,
qui Licinium a Galerio Cxfarem faftum po-
nit anno Dom..|io 7 . Eten.m tum ex norunu
Excerptorum Auctore , tum ex libro II. Zo-
fimi conftat, Licinium tunc
nuncupatum , cum Galerms ex Italta in II-
"yrlcum.abexpeditione adverfus Maxentium
red.ilTet! ProfeSus autem eft contraMaxen-
tium Galerius anno Domini $07. quo etiacn
teTpore Severus C«Iar a Maxentio interfe-
ftus eft; ut ait Auaor Excerptorum . Proin-
de ex Italia in Illyricum cum exerc.tu re-
verti non potuit n.fi anno iequente . Cete-
rum Licinfus ex C«fare Auguftus pofea fc.
aus eft, anno ut fufp.cor «^P«"X"«fc
mortem Galerii : quod ind.cat Auaor Ale-
xandrini Chronici his verbis : r*x.&« t #»"
Movet J Pnsterea , qubd Galer.u.
mianus in eSifto Iko quod annoj.j.jm-fit.
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L
* 37 E X C E
nium Csefarem fecie. Deinde illo in Panoow»
relidto, ipfe ad Serdicam regreflus , morbo in-
eenti occupatus ficdiftabutt, ut aperto & pu-
trefceMe vifeere tnoreretur , in fupplicium-
■erfecutionis iniquiffime ad audtorem fcelerati.
praecepti juftiffima poena redeunte. (p) Impe-
ravit ann.xix. Severus Ca;far ignobilis &mo-
ribus & natalibns , ebriofus, & hoc Galerio
amicus. Hunc «rgo & Ma*imtnum Galenus
Csefares fecit , Conftantino nihil tale nofcen-
te. Huic Severo Pannoni* & Italia urbes «
Afric* contigerunt . Quo' Cefar Maxenttus
faftus eft Imperator. Nam defertus Severus a
fuis, fugittUvenuaro . ProMaxentio filio evo-
catus illuc yeqitHerculius,qui per perjurium
$everum deceptum, cuftodiae tradidit, & ca-
ptivi habitu in Urbem perduxit , & (10) in_
villa publica Appi* vias tricefimo miliario cu-
ftodirt fecit . Poftea ciim Galerius Italiam pe-
reret, ille jugulatus eft, & deinde relatus ad
c&avum miliarium conditufque in Gallieni
rnonumento. Igitur (n) Galerius fic ebriofus
jfuit, ut juberet teniulentus ea qua? facienday
jpon eflent, aPrajfeclo admonitus cooftituerit,
ne juffa eius aliquis poft prandium faceret .
Interea (i«) Conftantinus apud Veronam vi-
clis Ducibus Tyranni , Romam petiit . Chau
autem ad Urbem Conftantinus veniflet , egref-
fus ex Urbe Maxentius campum fupra Tibe-
rim, in quo dimicaret, elegit. Ubiviclus fu-
gatis omnibus fuis , inter anguftias arcentis
^opuli periit , equo prsecipitatus in fluvium .
.'oltera die corpus ipuus levatum flumine , &
caput ejus incifum , in Urbem perlatum eft .
De cujus origine mater ejus cumquajfitum ef-
fet, (13) Syro quodam genitum cfle confefla
refpondit . (14) Imperavit ann. .... Licinius
jtaque ex nova Dacia vilioris originis , a Ga-
leno fa&us Imperator , velut adverfum Ma-
«entium pugnaturus . Sed oppreflo Maxentio
ciim recepiuet Italiam Conftantinus', hoc Li-
cimum foedere fibi fecit adjungi , ut Licinius
Conftanttara fororem Conftantini apud Me
diolanum duxiflet uxorem. (ij) Nuptiis cele
bratis , Gallias repetit Conftantinus , Licinio
ad lllyricum reverfo. Poft aliquantum deinde
temporis Conftantium Conftantinus ad Lici-
R P T A
Tiullam Imp. Licinii mentionem fccit ; cum
tamen ConltaauiiMiari Icap.aominatim appel-
let: ut credibile iit paulto poft hoc Eciictum
Licinium a Galetio Auguftum creatun» efe
Certe Lktnius in Faflu Caffiodori & Cufpi
niani hoc anno Confiil ponitur cum Galerio
Maximiano VIII- Coniuie . Qui fi jam ab
anno joS. Auguftus fuifiet , jampridem Con-
fulatum fine dubio geffiflet . Namque Irope-
rateres eo tempore fimui atque Imperium-
adepti fuerant , Confolatum inibant .
{9) Annos quidem xjx. integro* ac plenoa impera
vit Galerius , fed prauerea annos duos feini-
plenos & cavos . '
(10) Ad Tses-Tabernae , ut fcribit Viftor in Epi-
tome , 6t Zofimus in lib. *. Erant autem.
Tres-Tabernaj in via Appia , ut patet ex D.
Luca in A6Vis Apoftolorum , triceumo ab ur-
fce milliario, ut fcribit auftor Exccrptorum:
quod confirmat Itineraria Peutiogerorum Ta-
fcuU fic : Ab urbc Aofia via BeviUas tn. x.
Aricia ». j. Tnbut Tabtrnis m. 17. Ex his pa-
tet Salii Eutroptum & Aurelium Viciorem ,
qui Severum Raveanas occifum effe fcribunt.
(ft> At id de Maximino tradit Victori* Epitome .
|t») Confta.itiuus v. Imperii fui anno cum+o. mil-
hbus armatorum adverfui Maxentium profe-
*us , Segufwnfium oppidum primo impetu
cepit: potl in Taurinatibus oampia occurren-
tesMixentii copias atque ia his cataphraftos
•quitea profligavit . Hinc Mediolaauai pro-
B
D
E
nium mifit, perfuadens ut BaffianusCsfar fie.
ret ; qui habebat alteram Conftantini fororem
Anaftafiam : ut exemplo Diocletiani & MaxU
migoi inter Conftantinotn, & Lkinmm Baffia-
nus Italiam medius obtineret . Et Licinio ta-
lia fruftrante, per Senicionem Baffiani fratrem
qut Licinio fidus erat , in Conftantinum Baf-
uanus armatur . Qpi tamen in conatu depre-
henfus, Conftantino jubente conviAus Scftra*
tus eft . Cum Sinicius auclor. infidiarum po-
(ceretur ad pcenam , negante Licinio, frad>a_
concordia eft:additis etiamcaufis,qu6d apud
^monam Conftantini imagines ftatuafijue dc-
jecerat. Bellum deinde apertum oonvenit ara-
bobus : utriufque ad Cibalenfem campum du-
<5Vus exercitus . Licinio xxxvm. peditum 6t
equitum fuere . Conftantinus xxm. peditunu
equitum duxit. Caefis poft dubium certameru
Licinianus viginti peditum millibus 6e equi-
tum ferratorum . Item Licinius cum magna_,
parte equitaius noctis auxilio pervolavit ad
Sir*miuro. Sublata inde uxore ac filio & tbe-
fauris, tetendit adDaciam: Valentem Ducem
limitis Cxfarem fecit. Iode apud Hadriano-
polim Thracia; civitatem per Valentem col.
lecll ingenti multitudine, legatos adConftan-
tinum de pace mifit apud Phiiippos conftitu-
tum: quibus fruftra remiffis, iterum reparato
bello , in campo Mardienfe ab utroque con-
curritur, & poft dubium ac diuturnum proe-
lium , Licinii partibus ioclinatis profuit no-
dtis auxilium .»Licinius & Valens credentes
Conftantinum , quod & verum erat , ad per-
fequendum lougius a Byzantio proceffurunu ,
flexi in- pattem Beroeam concefleruot , Ita_
Conftantinus vehementer in ulteriora feftinaos,
deprehendit Licinium remanfifle poft tergum:
fatigatis bello 8e itinere militibus. Miflus de>
inde (i<S) Meftrianus Iegatus pocera petiit ,
Licinio poftulante.& pollicente fe imperata-,
faclurum . Denuo ficut ante mandatum eft ,
Valens privatus fieret : quo fadto pax ab am.
bobus firmata eft , ut Licinius Orientem, A-
fiam , Thraciam , Moefiam , (17) minorem Scy-
thiam poflideret . Deinde reverfus Serdicaou
Conftantinus hoc cum Licinio abfente cooftt-
tuit, ut filii Conftantini Crifpus & Conftanii*
, niis»
greffus , paullo pofl Veronam obfidere mfc-
tuit , ot Maxentii exercitom qui ad liberan-
dam obfidione Verdnam miffua fiierat , tudii
ac fugavit ; ipfum Ducem Poaapejanum oc-
cidit , ut tradit Auctor Panegyrici aifti Con-
ftantino . Cladia illius Veroaenfis memimt
etiam Aurelius Viftor.
(tt) Victor in Epitome idem dicit: Sed Maxenuttm
fuffofitum ferunt arte ttmlieris , tetiere martti
animum labarantis atifpicio gratijpmi fartas ,
tmpti a puero . Cui fubfcribit Auctor Pane-
gyrici Conftantino diai : Ule erat Maximini
jupfofitus , tu Conflaiitii PU fiiiut .
(14) Scribendum eft atm. vi. ex veteribus Panegy-
ricia Conftantino diftis , & e* Auftore Ale-
xandrini Chronici , qui Maxcntii uutium re-
cle collocat anno Dom. 106.
(15) idem legitur pasne verbU iiideni apud Z011-
mum in lib. »• * . .
(19) Hujua legationia cuju» princep* «at_«ettriv
nus, meminit Petru» Patticws « Excerpns
legationum .
(17) 8ic difta eft parsMojfi», ai diftmaionem ma-
joris Scythia. illius, quam Scftharwn lnnu-
meras gentes olim incolebant, «c fcribnjor-
daaes in Geticia, ubi de Tomyrt Regina- •
ht fartem , inquit , MesJ" .( r' mm «*
Scytkia nomen mutmu, tniner Soyteta eft
lata ) tranfiens , &c. Et motto poft »
quoque , junior Attike filiut , cumfuts tu txtr*
tno tmturit Scytbi* fedes elegit .
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*1?
DE CONSTANTINQ MAGNQ, &c.
aos, £liui etiam Licinii Licinius Cafares fie
rent , & fic ab utroque concorditer tegnare-
.W.ItaqueCoilftantinus-& Licinius fimulCbn-
foles facli. In Orientis partibus (i8) Licinio,
«Conftantino , (19) repenrina rabie fufcitatus
Licinius omnes Cnriftianos a palatio juflit ex
pelli .' Mox bellum inter ipfum Licinium &
Conftantinum efferbuit Item cbm Conftanti-
nos Theflalonicl eflet, (20) Gothi per negle-
<ftos limites eruperant , & yaftatl Thracia &
Maefii praedas agere cosperunt . Tunc Con
ftantini terrore & impetu reprefli , captivos illi
.itapetrata pace reddiderunt. Sed hoc Licinius
contra fidem factunj queftus eft , quod pdrtes
.fij« ab alio fuerint vindicatse . Deinde cqm_
.variaflet inter fupplicantia & fuperba roanda-
ta , iram Conftantini merito excitavit . Per
tempora quibus nondum gerebatur bellum ci
vile, (11) fed item parabatur , Licinius fce
kre, avaritiS, crudelirate, libidine fteviebat
cccifis ob divitias pluribus , uxoribus eorum-
corruptis . Rupta jam pace utriufque exerci
•tus , Conftantinus Csefarem Crifpum cum-
graodi claffe ad occupandam Afiam miferat
coi de parte Licinii fimiliter cum navalibus
copiis (14) Amandus obftabat . Licloius vero
-(*}) circa Hadrianopolim maximo exercitu
latera ardui montis impleverat . Uluc toto
agmine Conftantinus ir.flexit . Cum bellum-
terrimarique traheretur,quamvis per arduium
fuis oitentibus, attaroen difciplina militari &
fclicitateConftantinusLicinii confufum &fin<
ordine agentem vicit exercitum , leviter fe
more fauciatus . Dehinc fugiens Licinius By
zantium petit: quo dum multitudo diflipata_
contenderet, chufo ByzantioLicinius obfidio
nem terrenam marisfecurusagitabat: fedCon
ftantinus c.laffem collegit ex Thracia. Dehinc
folita vanitate Licinius Martinianuro fibi Cas
• arem (fecit). Crifpus vero cum claffe Con
ftantini Callipolim peryenit , ubi bello mari
-timo fic Amandom vicit , ut vix per eos qut
io Htore remanferaot , vivus Amaodus effuge
ret. Claflis veroLicinii vel opprefla vel capta
eft. Licinius defperata maris fpe per quod fe
viderat obfidendum, Chalcedonaro cum the
fauris refugit . Byzantium Conttaritinus inva
fit, v'6toriam maritimam Crifpo conveniente
cognofcens. Deinde apud Chryfopolim Lici
nius (pugnavit) maxirr.e auxiliantibus Go
this quos Aliquaca Rogalis deduxerat : cum-
Conftaotioi pars vincens xxvm. armatorum-
(18) Sopple Confulibut. Is erat annus Dom. 319. quo
Conftantinus Auguftus V. & Licinius Casiai
Couiulet fuerunt .
(1$) Hax petiodus tranfcripia eft ez Iib. 7. Orofii
cap. x8.
(10) Immo Sarmata duce Raufimodo , ut narrat
Zofimus in Hbro lecundo .
(ti) Forte fcribendum ell , interim parabatur .
(»i) Zofimus h'0cum vocat : Sigonius iu libris de
imperio Occidentali , Abama noniinat cor-
rupte .
(*}) Hec infignis Conftantini viftoria xontigit an-
no Dom. $14. Crifpo III. & Conftantino III.
'- Gofs. ut fcribit Idatrus in Faftis ; Uit Cofi.
bellum Hadrianopolitanum die v Nonat Julias ■•,
& bellum Cbakedonenfe xiv. Cal. Ottobr. Qua
iiidem verbis Gratce referuntur in Chronico
Alexandrino , nifi qiibd Confulatu Paulini
Sc Juliani , Sc v Cal. Julias , non autem
Nonasea contigifle dicuntur. Sedvcriorlda
tii narratio elt : eamque confirmat Conftan-
tinus iple in lege 1 Cod. Th. de Veteranis,
Veterani t aii , qui ex die v. Non. ^uliarum-
cum prima fer Tbraciam vidoria univerfo orbi
inlttxtt , tr gui foflea aftid Nicomediam nojham
mjpomm meruerunt.&c.Qjia lex lata eft Pau.
Tom. XllV.
^4?
B
fudit partis adverfse, ceterij fugientibus .' Pofl»
ea cum legtones Conftaotini perLiburnam vev
nire vidiflent , projeclis armis fe dediderunt '.'
Sequenti autem dte Conftantia foror Conftan-
tini, uxor Licinii, venit ad caftra fratris , & '
roarito vitam popofcit, & impetravit. ItaLi*
cinius privatus faftus eft , & convivio Con*
ftantini adhibitus: & Martiniano vita concet
fa eft. Sed (24)Herculii Maximiani foceri fut
motus exemplo , ne iterum depofitam purpa-
ram in perniciem -Reipublicat fumeret , tu»
roultu milirari exigentibus in Theffalonica—
juflit occidi; Martini^num inCappadocia: qui
regnavit ann. xix. filio & uxore fuperftitc :
quamvis omnibus jam miniftris nefarise perfe*
cutionis exfttnctis, huncquoque (15) inquan-
tum exereere (potuit,) perfecutorem drgna_«
>unitio flagitaret. Conftai(tious autem exBy-.
zantio Conftantinopolim nuocupavit ob inu>
gne victoris : quam velut patriam cultu de»
coravit ingenti , & Romx defideravir zquark
deinde (20) quxfitis ei undique civibus divi-
tias multas largitus eft,ut prope in ea omnes
thefauros , regias facultates exhauriret . Ibi 1
tiam Senatum conftituit fccundi ordiois,Cla»
ros vocavit. Deinde adverfum Gothos bellum
ftjfcepit, & implorantibus Sarmatis auxiliurn
tulit. Ita per Conftantinum Ccfarem centuni
prope millia fame & frigore ex.flinc5ta funt .
Tunc & obfides accepit i inter quos & (27)
Ariarici Regis fiiium . Sic cum his pace ftrr
mata, in Sacmatas verfus eft, qui duoias fidei
prpbantur . Sed fervi Sarmatarum adverfum_
omnes dominos rebellarunt: quos pulfosCon-
ftantinus libenter accepit , & amplius trecenta
millia hominum miftat statis & fexfts pec
Thraciam , Scythiam, Macedoniam , Italiam-
que divifit. Iteov Conftantinus Imperator(t8)
ptimus Chriftianus , excepto Philippc, qot
Chriftianus admodum ad hoc tantum contti-
tutus fuiffe mihi vifus eft , ut millefimus Ro-
mx aonus Chrifto potius quam idolis dicare-
tur. AConftantino autem omnes femperChri-
ftiani Imperatores tffque hodiernum diem
creati funt, excepto Juliano, quem impia uc
ajunt machinantem exitialis vita deferuit .
Item Conftantinus jufto ordine & pio vicenx»
vertit . Edi<5to fiquidem ftatuit, citra ullanu
csdem hominum Paganorum templa claudi .
Gothorum forttflimas & copiofiflimas gences
in ipfo barbarico folo, hoc eft' inSarmatarum
regione delevit ; Calocerum quemdam in Cy-
pro
lino & Juliano Cofs. fic enim emendanda-.
fubfcriptio. In Calend.irio denique quod pri-
mus edidit Hervvartius , hasc Conftantini vi-
ftoria fic notatur : v. Non. Juliot fugoto Lieii
r.io, Ctrcenfet mijfut xxiv.
(44) Tota h»c periodus ex Orofii lib. 7. translata_
(*0 Uliimam vocem , fine qua fenfus vacillabat ,
fupplevi ex cap. *8 Orofii , qui viciflim ex
hoc Auaoris noftri loco emendandus eft .
(x6) Adeo ut Hieronymus in Chronico non veritu»
fit d cere , Conftantinopolim a Conftantiao
dedicitain fuifle pene. reliquarum urbiurru
nuditate: quo magisEunapio fides haberipo-
teft, qui in jEdefii vita ha;c de Conftantiuo-
politano popuio dicit : to» ut^tlmm t*t*n , •*»
K»»t»" , "'"« «i «Txx«« x*?*^ ( 'fS e X»f*! rt, « )
wo\ac «'»>,«'»•«» ttf ■tifyyJrrnv fitiitpiTt , infanam
populi multitudinem quam Conjlantimt exbaufiis
prope ceterit urbibus . Byzantium tranfluiit.
(»7) Ariaricus Rex erat Gothorum , ut refert Jor-
danes in Geticis.
(%Z) Hac 8c fequentia ex lib. 7. cap. *8. Orofn ex-
fcripta iunr", qui ut nobis ad hunc locum-
emendandum auxilio fuit , ficviciffim exAur
&ok aoflro corrigendus eft.
Sf 5;
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*4»<I) *
fecit.Eius fratfem Aonibali-ituro data eiCon-
SirA* &i, Regem Regom 8c Pootico-
•nm «otium cooftuuU . Ita, ot Galltas Coo-
JSSilu* ouao* regebat , Orientem Conftao-
Airica», ttlyricom 6t Italiaro Coaftaoa,
Gothicam Dalmaliui tuebatur . Iteav.
£Jft«ti«» c_m beUom pararei
i* fubutbano Co»ftantinopo «aao vrili pe-
hUca iu«a Nicomediam , dtfpofitam beoe-
ioo/wxi. Sepolcus eft Coofta-uoopoh .
Jrrm «* Chronkarum iattv ceter*.
IQitur ir»perante Zenone Augofto Conflaa-
tinopoHTfapetveniens Nepo» Patncros ad
*»tWurbis Roroa, , dopofwt de imper»
fiivcerium, & faftus eft Epifcopus, &Nepoe
ftt&is Imperator Rom» . Mox vemen» Ra-
XXm : queo. perfequens Otefte. Patnc.us
com exerrito, rnetoens Nepos adventompre-
flis, adfosodeos navim fugam petit ad Salo
aam, 8t ibi manfit per annos qoinoue : poftea
verb \ ruis occiditor. Mox eo egreffo, fectus
Imperator Auguftulus. •
(19) Auguftulus qui aote regnumRomu-
lns a parentibut vocabatur , a patre Oreftc-
Patrictbfaaut eft Imperator . Sopervemente
Odoacre cum gente Scyrorum , occtdit Ore^
ftero Patricium in Placeruia , & fratrem ejus
Paolum ad Praeta forit Ciaftem Ravrenna*. In-
Eredieas autem Ravennam , depofuttAuguftu.
im de regno, cujus infantia? roifertos, con-
eeffit ei fanguinero: & quia pulcher erat, ta
nren donavit ei reditum fex milha iolidos, 6e
mifit eum intra Campaniam cum parentibus
fuis ltbere vivere. Etenim pater ejus (30) O
icftes Pannotos , qui eo tempore quando At
tila ad Italiam veoit , fc illi junxit , & ejus
Notarius fectua foerat . Unde profecit & uf
cue ad Patriciatus dignitatem pervenit . Ergo
poftquam fa£ws eft Imperator Zeno a filio
iuo Leone , qui natus fucrat de filia Leonis
Ariadne nomine , regnat cum filio fuo anno
uno: 8c merito Leonis regnum remanfit apud
Zenonem . Zeno vero cum filio jam regnans
anno ona, iroperavit annos xvi. Ifaurias no-
btliffimos, qui dignus eflet filiam Iroperatoris
accipere , exercitus in arma . Perhibeot de eo,
quia patellas ia genucula non babuiflet , fed
mobiles fuiflent ut etiam curfu velocifllmo ul-
tra modum hominum haberetur . In Repu
blica omnino providentiffimus , favens genti
fuae . Huic infidiabatur Bafilifcus, ipfe primus
Senator : quo cognito Zeno cum aliquantis
divitiis petiit Ifauriam . At ubi itle egreflus
eft, mox Bafilifcus qui ei ut dictura eft infi-
diabatur , arripuit Imperium . Bafilifcus impe-
tavit annos u. Zeno eonfortans Ifaurbs intra
Srovinciam , deinde mifit ad civitatem Novam,
1 qua erat Theodericus dux Gothorum , fi-
lius Walameris, 8e eum invitavit in folatium
fibi adverfus Bafiliicum , objeclans militeou ,
A
(P9) Romulus Augu&usveto nomine dicebatur: fed
ob puerilem statem vulgo Augufiulus tW
c*r'»»5 vocabatut, ut fcribttProoopius in lib.
i. Goth. initio • Cui accedit-Evagrius in lib.
*. cap. 19. Cedrenus pag. »88. tu/ui^ tWcXi»
AnywfifW . Malcbus eerte in lib. 1. Hift-By-
zantin* Auguftum vocatOreftis filium , non
Auguftulum j ot in Veteribus Nummis dici-
tur IMP. C &OAtUUrs AUGUSTUS. P. F,
B
R P T A <y 4 o (fl)
poft biennium veniens , obfideas Vivitatemu
Cooftantinopolim . Sed quia Senatus & popn.
los Zenonem meruentes ; ne quid naU pate-
cetor civita» , reliclo Bafilifco , fe Uli omjim
dederoot aperta civitate a Bafijifcus furiS
ad Ecclefiam , intra Baptifteriom com uxorei.
& fiiiis ingreditur. CoiZeoo dato 6crameQtb
fecurum efle de faoguine, exieus , ioclaufus
cum uxore 8c filiii mtra eifierna ficca , ibi-
dem frigore defecerunt . Zeno recordatus eft
amore Senatus 8c populi , munificos omnibut
; fe oftendit , ka ut omnes et gratias agerent .
SenatuRomano Scpopulo tuitos eft, ot etiam
ei imagines per diveria loca ia orbe Roma*.
levarentur . Cujus tempora pacifica foerunt:.
Odoacer vero cujus fupra fecimos mentiooem,
mox depofito Augoftuto de Imperio, faclus
eft Rex: manfitque in regnaaoBos xm. C»
jus pater (ji) ^dico dictu» , de quo ita ia.
venitur in libris Vitas Beati Severini MonacU
intra Pannoniam, qui eum admonuit, & pta.
dixit regnum ejus futurum . Ita reperis ad lo>
cum. QuicUm Barbari chm ad Italiam pergs-
rent , promerendaj benedidtionis ad eum in-
tuito diverterunt, inter quos 8c Odoacar,qai
poftea regnavit Italias , viliffimo habitu juveais
ftaturl procerus advenerat : qui dum bumittt.
mum tedtum cellulaj ejus foo vertice cootia.
geret, inclinans fe, a vifo Dei gloriofum fe.
tore cognovit. Cui etiaro vale dicenti: Vadc,
inqgit , ad Italiatn , vade viliffimts ouoc pelli-
bus coopertus , fed multis cito plurima largi.
turus. Interim ot Dei famulus ei pradixerat,
mox in Italia ingreffus eft , regnum acceptr .
Eodero teropore OdoacharRex memorfactut,
quod a viro fanclo praedidtum audierat , fta-
tim familiariter litteras ad eum dirigens , fi
qua fperanda duceret, dabat fupplrcitcroptio-
nem . Ergo vir Dei tantis itaque ejus aUoquiis
per litteras invitatus, Ambrofium quemdanu
exfulaotem rogat abfblvi : cujus Odoachar gra.
tulabundus paruit hnperatis-. Igitur Odoachtr
Rex bellum geffit adverfus Rugoa , quos iru
fecondo vicit, 8c funditus delevit. Nam dum
ipfe eflet bonas votuntatis , 8c Ariane feiftse
tavorem praberet,quodam tempore dum rne-
moratum Regem multi nobiles coram fancto
viro humana ot fiert iblet adulattone laudv
rent ; interrogat quem Regem tantis praco.
niis pratuliflent. Refpondentibus Odoacrem,
inquit , qui dixit eis : Inter tredeciot & qoa.
tuordecim : annos videlicet iotegri ejus regai
fignificans . Zeno itaque recompenfans benefi-
ciis Theodericum quem fecit Patriciom &Con-
fulem, donans ei mulram,6c mittens eum ad
Italiam. Cui Theodericus pacluatus eft, ut fi
vi&us fuiflet Odoacbar , pro merito laborum
fuorum loco ejus, dum adveniret, taoturru
prasregnaret . Ergo fuperveniente Theoderico
Patricio de civitateNova cum gente Gothica,
miflus ab Imperatore Zenone cfe partibus O-
rientis ad defendendam fibi Italiam . Cui oc-
currit vententi Odoachar ad fluvtum Sontiuni,
8e ibi pugnans cum eodem , vic"sus fugit . At
verb Odoacer abiit io Verooam , 8c fixit fof-
(atum
AUG. quamquam nonnulli Momrllim vocant
gravi crrore .
(to) Scribendum videtur Vamimiut e; rrllc0 „f":"
tore pag. »4. a quo ctiam Orefles imge Nou-
rius Attilsi dicitut. .
(ti) Is effe videtur Edeco Legatus Attvto , cujm
meminit non £emel Prifcus in Excerptis lc
gatismum , lordanes ia Geuci» .
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I
4p (IH) P& ODOACRE, THe6dERICO, &c.
ferum in campo minore Vercmenfe V. Kalen
«UsO<ftobiis. Ibiquepetfeeucus eft eumTheo-
dericus, 81 pognl fasfta, cetiderunt populi ab
utraque parte: tamcn; (uperatus Odoachar fu-
gir Ravennam pridie Kalendas QeTiobris . Et
peransbulavit Theodericus Patrieius Mediola-
ounv, & tradiderunt fe illi maxima parsexer-
cjtAs Odoacris, necnon & (34) Tufk Magifter
mtlitum , quem ordinaverat Odoachar cura-
©priroatibus fuis Kal. Aprilis. Eo anno miffus
cft Tufa Magiftet railituro a Theoderico con-
cra Qdoacrem Ravennatrt . Veniens Faventia
Tufa, obfedit Odoacrerm cum exereitu cum_
quo dire&us fuerat ; & exiit Odoachar de_
Ravenna , & venit Favenciam , 8c Tufa tra
didit Odoacri Corr.ites Patricii Theoderici ,
& miffi funt in ferro, & adducti Ravennam .
FAUSTO ET LONGINO . His Confulibus
Odoachar Rex exiir de Cremona, & ambula-
»ic Mediolanum . Tunc venerunt Wifigothse
in adjutorium Theoderici » 8c facta eft pugna
fuper fluvium Adduam , 8c ceciderunt populi
ab utraque parte : 8c. occifus eft (^3) Pierius
Comes Domefticorum m. Idus Augultas , 6c
fugit Odoachar Ravennam , 8c mox fubfecu-
lus eft eum Patncius Theodericus veniens in
Pineta, & fixir foffatum , obfidens Odoacrem
claulnm per trienniun Ravenna , 8c faclum-
eft ulque ad fex fclidos moduvs tritici . Et
mittens legatio"em Theodericus Feftum ca
put Senati ad Zenonem Imperatorem , 8c ab
eodem fperans veftem fe induere regiarn—
OLYBRIO V. C. Cos. Hoc Confule exii
Odoacfnr Rex de Ravenna nocle cum Heru
lis ingrtfks iuPineta,in foffato Pacricii Theo
derici, 8c ceciderunt ab utraque parte exerci
tus, & fugiens (34) Lcvila Magifter miliium
Odoacris , occilus eft in fluvio Vejente : ?-
vitfhis Odoacer fugit Ravenna Idibus Juliis
Igitur coadtus Odoachar dedit filium fuum_
Thelane obfidem Theoderico , accepta fide_
fecurum fe effe de fanguine. Sic ingreflus eft
Theodericus : 8c poft aliquot dies dum ei O
doachar infidiaretur , deteclus caute ab eo
prasventus in Palatio, manu fua Theodericu
eum in Lauretum prasveniente gladio intere
mit. Cujus exercitus in eademdie juffuTheo-
derici omnes inrerfedti funt , quis ubi potuit
reperire cum omniftirpe fua : 8c moriturCon
ftantinopoli Zeno Imperator.Sc faclus eftlm-
perator Anaftafius.
B
(3») Hujus meminit Ennodius in Vita S. Epipha-
nii , & Hiftoria Mifcella in lib. xvi. quem
primus edidit Gruterus ex membranis Bi-
bliothecaj Palatinae.
(33) Hic Comes Pierius mcmoratur ab Eugippio in
Vita Severini .
(34) Libilla dicitur ab anonymo Faltorum Aufto-
re.quem primus cdidit Cutpinianus : fcd hic
eam pugnam refert Confulatu Faulli 6c Lon
gini, perpcram : cum praeter horum Exccr-
ptorum Auttorem , Calliodorus etiam in Fa-
ftis eam ponat Conlulatu Olybrii junioris ,
qui fuit annus Natalis Dominici 491.
(3J) Erelieva Theoderici mater dicitur a Jordane_
in Hiftoria Goihorum; in lihro xv. Hiftoria;
Mifcella: Trilevva * proErilevva *; Lilia ;;b
Aimoiuo in lib. 1. Hiftorias Francorum , ca-
pite x.
(36) Sic col. 640. Odoacer bonas voluntatis fuiffe_
dicitur: qua locutio non eft ita barbara , ut
prima fronte videri poteft. Nam 8c Vcllejus
Patcrculus in fine lib. z. cam ufurpat , cum
ait : £* quo apparet Varum fane gravem &bo-
n<t voluntatis virum : 8c ante Vellejum Plan-
cus in Epift. ad Ciceronem 8.1ib. x. HosGra:-
ci eleganti voc buio i'mrj«ipi»( vocant . Sic
«nim Actemidorus in lib. s. de Herculc .
Theodericus enim qui in legationem dt-
rexerat Fauftum Nigrum ad Zenonem . At
ubi cogntta morte ejus antequam legatio re-
verteretur, ut ingreflus eft Ravenna, & occi-
dit Odoacrem, Gothi fibi confirmaveruntTheo-
dericum Regem, non exfpeclantes jufGonenu,
novi Principis . Vir enim bellicofiflimus , for-
lis , cujus pater Walamir diclus Rex Gotho»
rum, naturalis tamen ejus fuit : (35) materEre-
riliva didba Gothica , Catholica quidem erat,
qua? in baptifmo Eufebia di&a. Ergo praecla.
rus , & (36) bonse voluntatis in omnibus, qui
regnavit annos xxxtit. cujus temporibus feli-
citas eft fecuta Italiam per annos xxx. ita ut
etiam pax pergentibus effet . Nihil enim per-
pere gefflt . (37) Sic gubemavit duas gentes
in uno Romanorum 8c Gothorum , dum ipfe
quidem Arians feclse eflet , tamen mtlitia Ror
manis ficut fub Principes effs prsecspit . Don*
& annonas largitus : quamquam xrarium pu-
blicum ex toto feneum inveniffet, fuo labore
recuperavit 8c opulentum fectt : nihil contra
religionem Catholicam tentans : exhibens lu-
dos Circenfium, 8c Amphirheatrum , ut etiana
a Romanis Trajanus vel Valentinianus , quo-
rum tempora fe<5tatus eft, appellaretur , 8e a
Gothis fecundum Edidtum fuum quem ei«
conftituit , Rex fortiflimus in omnibus judica-
retur . Hic dum iuliteratus eflet , tanta? fa-
pientia; fuit , ut aliqua quae locutus eft, iru.
vulgo ulque nunc pro (ententia habeantur ,
unde nos non piget aliqua de multis ejus iru,
commemoratione pofuiiTe. Dixit: Aurum auc
dsmonem qui habet , non eum poteft abfcon-
dere. Item : Romanus mifer imitatur Gothum;
8c (38) utilis Gothus imitatur Romanum-i .
0_iidam defumfrus eft , & reliquit uxorem_ ,
8c parvulum filium nefcientem matrem . Ab
aliquo fublatus eft filius ejtis parvulus, & du-
cTrus in aliam provinciam , 8c educatus: faCluS
juvenis quoquomodo revertitur ad matrem- ,
mater enim jam fponderac virum. Ciun- vidif-
fet mater,ample<5titur filium ,benedicens Deum
fe filium revidiffe, 8c fecit cuin eo. dies xxx.
8c ecce veniens fponfus matris, videns juve-
D nem , interrogivit q'.iis ellet : qua; refpondit
effe fuum filmm. At ubi comperit e lfe filium
ejus,ccepit repctere arras 8cdicere: Aut nega
filium tuum eife, aut vere ablcedo hinc. Mu-
lier compellitur ab fponfo, 8c coepit negue_
filium quem ipfa ante confcfla eft , 8c dicerei
Vade
• Apud Senecam in libio 1 de Clementia-.
capite 13. ban<e ac jiix vottmtatit mtuifiri di»
cunrut pro benevohs : Sc in libri de Vita_
Beiita c.ipite 8. Adde his Salluftium in Ora-
tione ad Casfarem de Kep. ordinanda . *
(57) Romanorutn enim religionem fidemque inte-
gram Sc intactam fervavit : nec quifquam e
Kom. adArianam feitam traufire vi tormen-
tifque compulfus eft . Qtiinimmo Gothis ad
Romanam tranfire fidem tuto licuit . Nemo
pra:terea qui ad Chriftiani cuhiis Ecclefia»
co fugifiet, a Gothis per vim abitra6tus eft.
Mag ftratus pubhci penes Romanos manfere,
nec ullus Gothus eos geffit. Ad Iikc permif-
fum femper eftRomanis, ut ab Qrieiuislm-
peratore quotannis Coniulatus honorem ac-
ciperent. Unde & Eutluricus iple a Juftino
Augufto Couiularem trabeam accepit , tefte
Caffiodoro in lib. 8 Epift. 1. H«c Procopius
in I10.2. Goth. pag. no. a Theoderico tt iuc-
cefloribus ejus religiose iervata effe dicit ,
uullamque ab iis legem effe latam .
(38) Id eft, dives Gothus imitatur luxum Iocuple-
tium Romanorum. Sic utiUs a Gregorio Tu-
ron. paffim pro locuplete lumitur , ut v. c
in libri 4. cap. j-
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«40 (V) 1
Vade juvenis de domo mea, quia peregr.num
te fufcepi. llle emm d.cebat regreflbm fe ad
ro atrem in domum patris fui . Qu.d multa_ ?
Dum h*c aguntur, filius rogav.t Regem ad-
verfus matrem, quam Rex juflit ;n confpedhi
fuo fifti Cui fcdixit: Mulier, filius tuus ad-
verfus te rogat, quid dicis ? eft filjus tuus ?
annon? Qua» dixit : Non eft meus fil.us; fed
peregrinum fufcepi.Et dum per ord.nem om-
nia filius mulkris intimaffet in aur.bus Reg.s,
dicit mulieri denuo : Eft filius tuus ? annon ?
qua? dixit: Non eft filius meus. D.cit eiRex:
Et qua; eft facultas tua, mulier? quae refpon-
dit : Ufque ad mille folidos . Et (39) turn^
aliud ie Rex non effe faclurum fub jusjuran-
dum pollicitus eft , nifi ipfum alium non ac-
ciperet maritum . Tunc confufa eft muher ,
& confefla eft fuum efle filium . Sunt ejus &
multa alia. Poftea vero accepit uxorem de—
Francis nomine Augofladam . Nim uxorem-
habuit ante regnum , de qua fufceperat filias :
unam dedit (40) nomine Arevsgni Alarico
Regi Wifigotharum inGallia; & aliam filiam
fuam Theodegotham Sigifmundo filioGunde-
bai Regis . (41) Fafta pace cum Anaftafio
Imperatore per Feftum de prasfumptione re-
gni, & omnia ornamenta Palatii , qux Odoa-
char Conftantinopolim tranfmilerat , remittit.
Eodem tempore intentio orta eft in urbe Ro-
rna inter Symmachum & Laurentium. Confe-
crari enim fuerant ambo . Ordinante Deo qui
eo dignus fuit , fuperavit Symmachus. Poft
facta pace in Urbe Ecclcfia? , ambulavit Rex
Theodericus Romam ,& occurrit B. Petro de-
votiflimus ac fi Catholicus . Cui Papa Sym-
machus , & cundtus Senatus , vel populus Ro-
manus cum omni gaudio extra Urbem occur-
rentes. Deinde veniens ingreflus Urbem , ve-
nit ad Seuatum , & (42) ad Palmam populo
adlocutus , fe omnia Deo juvante quod retro
Principes Romani ordinaverunt , inviolabili-
ter fervaturum promittit . (43) Per tricenna-
lem triumphans populo ingrellus Palatiurru, ,
exhibens Romanis ludos Circenfium . (44) Do-
navitque populo Romano, & paupenbus an-
nonas fingulis annis, centum viginti millia_
modios,& ad reftaurationem palatii , (45) feu
ad recuperationem moenise civitatis fingulis
annis libras ducentas de arcavinaria dariprse-
cepit. Item Amalafrigda germana fua in ma-
trimoniurri tradens (46) Regi Wandalorum^
Tranfimundo . Liber.ura Prasfecluin Praetorii
X C E R P T A
A
(39) Lege , & tum aliud ,&c. Simile judicium Clau-
dn Augufti reiert Svctonius in Claudio , ca-
pite 15.
(40) Procopins in Iib. 1. Goth. Ssu^i^dbm» vocat .
Jordanes 8t Auctor HUiorise Mifcells in fine
lib. xvi. Theodericum duas habuille natura-
les filias fcribunt , Theudigotham , gt O tro-
gotham : quarum alteram Alarico, alteram
bigifmundo Gundobadi Burgundionum Re-
gis filio copulavic . Sigilmundum quiden-u.
Theoderici filiam duxifie , tcftis eftEnnodius
in Vita Epiphanii , m Oratione Epiphanii
ad Gundooadum .
(41) Vide C.ifliodorum in lib. 1. Epift. 1.
!l4») Hunc Theodcrici ingreffum in Urbem , & ad-
locutionem ad pupulum commemorat vetus
Auclor in Vita S. Fulgemii cap. 13. Contigit,
tit B. Fulgentms i;i loco qui Palma aurea dici-
tur , me.norato Tbeoderiro Rege concionem fa-
ciente, Rom.Cun* nobditatem , decus , ordinnm-
que diQinElis decorum gradtbas adjpetlaret , &
Javores hberi populi cajiis auribus audiens ,qua-
Us ejjet bujus Jxudi glorwja pompa cognofieret '
Ceterum fnc locus Palma urea dictus , vide-
tur iuiffe prope CuTiam St forum . Ac for-
li
D
*4° (VI)
querri fecerat in ioitio regni fui , fecit Patri-
cium, & dedit ei fucceltorera in adminiftra.
tione PrafeAurs. ItaqueTheodorus filiusBa-
- ilii , Odoin Comes ejus infidiabatur ei . Dum
icc cognoviffet , in palatio quod appellatur
Sefforium , caput ejus amputari pnecepit <
Verba enim promiifionis ejus quapopulo fue-
rat- adlociitus , rogante populo in tabuia enea
uflit fcribi, & in publico poni. Deiode fexto
menfe revertens Ravennam , (47) alia germai.
na fua Amalabirga rradensin matrimonio Her.
minifrido Regi Toringorum : & fic fibi per
circuitum placuit omnibus gentibos . Erat
enim amator fabricarum , & reftaurator civi-
tatum. Hic aqua;du6tum Ravenns reftauravit,
quem PrincepsTrajanus fecerat, & poftmul-
ta tempora aquam introduxit : Palatium ufque
ad perfe&um fecit,quem non dedicavit : Por-
tica circa Palatium perfecit . Item Veronas
thermas , & palatium fecit , & k porta ufque
ad palatium portiaum reddidit: Aqusdutftum
quod multa terapora deftruftum fuerat , re-
novavit , & aquam intromifit : Muros alios
novos circuit civitatem . Item Ticenum Pala-
tium , Thermas , Amphitheatrum , & alios
muros civitatis fecit. Sed & per alias civita»
tes multa beneficia prasftitit. Sic enira oble-
cStavit vicinas gentes, ut fe illi fub foedusda-
rent, fibi eum Regem fperantes. Negotiantes
ver6 de diverfis provinciis ad ipfum concur-
rebant , Tantas enim difciplinas fuit, ut fiquis
voluit in agro fuo argentura vel aurum dt-
mittere, ac li intra muros civitatis effet, ita_.
exiftimaretur. Et hoc per totam Italiam au-
gurium habebat, ut nulli civitati portas face-
ret: nec in civitate porta; claudebantur : quis
quod opus habebat faciebat , qu£ horl vellet
ac fi in die. Sexaginta modios tritici i.n foli-
dum ipfius tempore fuerunt, otvinum trigin-
ta amphoras in folidum .
Eodem itaque tempore habebat Anafta-
fius Imp. tres nepotes, ideft Pompejum.Pro-
bum, & Hypatium: cogitans quem de ipns
faceret poft fe Imperatorem, quadara die jof-
fit eos fecum prandere , & intra Palatium poft
prandium meridiari , & fingula leCU eis fter-
ni . Et in uno leclo jufilt ad capite regnunu
poni , & qtiis de ipfis in eodem lefto elegif-
fet dormire, in hoc fe debere cogoofcere cui
regnum poftea traderet. Unus quidero in uno
leclo fe jactavit , duo enim in alio amore fra-
terno fe conlocaverunt . Et ita contigit, ut in
illo
taffe eadem eft domus Palmata , cujui tne»
minit Caffiodorus in lib. 4. Epift. jo. * Erat
& prope Ravennam locusdittus AdPalo> am »
in quo Chriftiani Martyres necabantur , ut eft
in Martyrologio Notkeri iv. Kai. Maji.
(4J) An forte legendum elt,per decemdem ,ut nac
Theoderici pompa ad decennalia eius retera-
tur . Ingreffus autem eft Romam Patricio «
Hypatio Cofs. anno Domini 50». regm au-
tem fui anno oftavo . Itaque fi decennalia-.
tunc celebravit Theodericus , toto biennio
anticipavit , quod non infolens fuiffe etuoiti
fciunt . . . -
(44) Idem referr Caffiodorus in Faftis, Patr.cio «
Hypatio Cofi. & Procopius in Hiftorw Ar-
cana , pag. 117. & Aimoinu» in pnncipio
libri *. .
(4$) Id eft, refarationem mmnium; (Recuperare enun
tum dicebaut pto refarare .)
(46") Vide Caffiodorum iu iib. v. Epift. 41«
(47) Forte fcribendum eft, fttiam gtrman*
que e X Caffiodoro lib. 4 - E?i&. 1. & H.ftona
Mifcella in lib. 16. 8c cx Procop.o m lio- »•
Goth. qui Amelobergam hanc vocat , Ama-
lairids niiarn.
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*4© (VII)
illo le<fto ubi regnum pofitum erat , nullus
eorum dormiret. Dum haec vidiffet, coepit co-
gitare intra fe & dicere , eo quod nullus eo-
rum regnaret : coepit orare Deum , ut illi re-
velatio fieret , ut fcire poflit dum adviveret ,
qui poft occafum ejus regnum fufciperet .
Ha?c eodem cogitante & orante cum jejunio ,
quadam noelu vidit hominem , qui ita eurru
admonuit : Craftino qui tibi primus intra cu-
biculum nuntiatus fuerit , ipfe accipiet poft
te regnum tuum . Ita faclum eft , ut Juftinus,
qui Comes erat Excubitorum , dum advenif-
fet ubi direclus fuerat ab Imperatore , renun-
tiaret : ipfe ei nuntiatus eft primus per Prs-
pofitum Cubiculi . Cumque hasc cognoviflet ,
ccepit gratias Deo referre, qui ei dignatuseft
revelare fuccefforem . Cumque hxc apud fe_
tacite habuiffet , quodam die procedens Impe-
tator, dum feftinus vellet a latere Imperato-
ris tranfire, obfequium ordinare vellens , cal-
cavit chlamydem Imperatoris : cui Imperator
koc tantiim dixit: Quid feftinas? Nam ultiroa
vita regni fui temptans eum Diabolus, volens
fectam Eunomianam fequi : quero populus fi-
delis repreflit , ita ut ei in Ecclefia clamare-
tur : In Trinitate lanceola non mittis. Non^
poft multum temporis in leclo fuo intra ur-
bem Conftantinopolim morbo tentus extre-
mam claufit diem .
Igitur Rex Theodericus inliteratus erat ,
4t (48) fic obruto fenfu, ut in decem annos
regni fui quatuor litteras fubfcriptionis edicli
fui difcere nullatenus potuiffet. De qua re_
laminam auream juflit interrafilem fieri , qua-
tuor litteras Regis habentem , Theod. , ut fi
fubfcribere voluiffet, pofita lamina fuperchar-
tam , per eam penna duceret , 8c fubfcriptio
ejus tantum vidererur. Ergo Theodericus da-
to Confulatu Eutharico Rorr.as ck Ravennss
triumphavit , qui Eutharicus nimis afper fuit,
& contra fidem Catholicam inimicus . Poft
hsc Theoderico Veronse confiftente propter
metum gentium , facta eft lis inter Chriltia-
nos 8c Judseos Ravenna; : quare Judssi bapti-
7atos nolentes dum Iivident , frequenter obla-
tam in aqua fluminis jadraverunr . Dehinc ac-
cenfus eft populus non refervantes neque Re-
gi, neque Eutharico,aut Perro qui tunc Epi-
fcopus erat , ( 49 ) confurgentes ad Synago
gas, mox eas incenderunt: quod & in ccena_.
eadem fimiliter contigit . Mox Judssi curren-
tes Veronam ubi Rex erat, agente (50) Tri-
vvane Prsepofito Cubiculi : 8c ipfe hsereticus
favens Judseis, infinuans Regi fadtum adver-
fus Chriftianos : qui mox juflit propter prse-
DE ODOACRt, THEODERICO &e.
A
B
(48) Lcgendum videtur , bruto fenfu. Theodcricum
fane dy^nax-nv fuiffe Procopius docet in lib
1. Goth. dt of« al $iuSi'z/x c t nlmmrm *j TieJi
ytafi/jttmv b' «Tf 1 otov u'ki4o txw. Nihilo litera-
tior iifdem temporibus in Orienie regnabat
luftinus , qui ne nomen quidem fuum fcri-
fcere noverat. Itaque ut fan&ionibus fubfcri-
beret , hoc excogitatum eft Tabellaj lignea;
forma; quatuor literarum J U S T. incifas funt,
fer quas calamum encaufto tin£tum Juftinus
miniftro manum regeiue ducebat , ut ait
Frocopius in Anecdotis .
(49) Idem Romas contigiffe docet Caffiodorus in
Epift. 43. lib. 4.
(50) Hic eft, ni fallor, quem Boethius in libropri-
mo de Confolatione , Triguillam vocat, re-
gias Prajpofitum domus.
(Ji) Scribendum puto fuflati , id eft fuflibus verbe-
rati .
(Ji) Legcndum videtur ibidem .
(J3) De quo vide Epiitolam 40. libri v. Caffiodori ,
ubi Referendarii oflieium. fic defcribitur ; ht-
Tom. XXiy.
D
«40 (VIII)
fumptionem incendii, ut omnis populus
roanus Ravennates Synagogas , quas incend
concremaverunt , data pecunia reftaurarent s
qui vero non habuiffet unde dare, (51) fru-
ftati per publicum fub voceprseconisduceren-
tur. Data prsecepta ad Euthericum Cilligam,
& Petrum Epifcopum fecundum hoc tenore_
prxcepit: 8c ita adimpletum eft. Ex eo enira
invenit Diabolus locum , quemadmodum ho-
minem, bene Rempublicam fine querela gu-
bernantem fubreperet . Nam mox juffit ad
fonticlos in proaftio civitatis Veronenfis ora-
torium S. Stephani,(5a) idem fitum altariuro
fubverti. Item ut nullus Romanus arma ufque
ad cultellum uteretur vetuit . Item mulier
pauper de gente Gothica, jacens fub porticn
non longe a pilario Ravennas , quatuor gene-
ravit dracones : duo de Occidente in Orien-
tem ferri in nubibus a populo vifi funt, 8c in
mari prsecipitari ; duo portati funt unum ca-
put habentes. Stellacum facula apparuit, quas
dicitur cometes , fplendens per dies XV. 8e
terrse motus frequenter fuerunt . Poft hsec
ccepit adverfus Romanos Rex fubinde freme-
re inventaoccafione. (j?) Cyprianusqui tunc
ileferendarius erat , poftea Comes Sacrarun»
& Magifter, adrus cupiditate, infinuans de- .
Albino Patricio , eo quod litteras adverfu»
regnum ejus Impsratori Juftino mifilfet : quod
faclum dum revocitus negaret, tunc Boethius
Patricius qui Migilter Oificiorum erat , in_
confpeitu Regis dixit : Falfa eft infinuatio
Cypriani: fed fi Albinus fecit, & ego,8ccun-
6lus Senatus uno confilio fecimus : f ilfum eft,
Domine Rex. Tunc Cyprianus hssfitans , noo
foliim adverfus Albinurn, fed 5c ad> erfus Bo-
ethium ejus defenforem , (54) deluctt falfos
teftes adverfus Albinum. Sed (55) Rexd >luia
Romanis tendebat , 8c qusercbir quemadmo-
dum eos interficeret : plus credidit falfis te-
ftihus quam Senatoribus . Tunc Albinus 8c
Boethius du6ti in cuftodia ad Biptifteriunu
Ecclefii. Rex vero vocavir Eufebium Prsefe-
autn urbis Ticini , 8c inaudito Boethio, pro-
tulit in eum fententiam . Q.ui mox in agro
Calventiano ubi in cuftodia ttibebatur , mifit
Rex, 8c fecit occidi : qui accepta chordl ir»
fronte diutiffime tortus, ita ut oculi ejus cre-
parent, fic fub tormenta ad ultimum (y5)
cum fufte occiditur. Rediens igitur Rex Ra-
vennam , traftans non ut Dei amicus, fed le-
gi ejus inimicus, immemor faftus omnis ejus
beneficii 8c gratise quam ei dederat, confidens
in brachio fuo, item credens quod eum pertt-
meiceret Juftinus Imp. mittens 8c cvocans Ra-
ven-
terfellantium ftquidem confnfat qucrelas diflinila
relatione narrabas : & qm p oprios dotores ex-
primere non poterant , tuis contmendati allega-
tionibus obtinebant , &c. De eodem Cypriano
Boethius in lib. 1. de Confolar. loquitur his
verbis : Ne Albinmn Confularem viru n prajudi-
catce accufationis pcena curriperet , odiu me Cy-
priani delatorts oppofui .
(J4) Bafilium fcilicct, Upilionem , &Gaudentium,
ut ibidem Boethius fcribit.
(JJ) Boethius fic narrat : MeminiHi inpiam Verons ,
ciim Rex avidus communis exitii, majeliatis cri-
men in Albinwn delatum ad ctaitlnm Senatus
ordinem transferre conaretur , untvcr/i inno en-
tiam Senatui quanta ntti periculi jecuritate dl-
fenderim .
({(5) Jultino Augufto II. 8C Opilione Cofs. occifug
eft Bocthius in tercitono Mediolanenfe , ut
fcribit Marius in Cluonico ; feque/itl ver6
anno quo Philoxenus 6c Probus Conlules tue-
runt, occiius cft Symmachus Pjiriciua Boe-
thii foscr Jiavcniia; , teile eodcm Alario.
Sf ***
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« 4 o (ix) ixcerptadeodoacre;theoderico, &c • ^(X)
"t-" v ' ... „ .. a /4r,ir. fno fufceDit. & in offenfa fu
vennam Johannem Sedis Apoftolic* Prsefulem,
«c dicit ad eum : Ambula Conftantinapohm-
ad Juftinum Imp. & dic ei inter alia , ut re-
conciliatos hsereticos inCatholica reftituat re
licione . Cui Papa Johannes lta refpondit :
Quod fafturus es , Rex , facito citiiis . Ecce_
in confpetftu tuo adfto .Hoc tibi ego nonpro-
rnitto me fadturum , nec illi difturus fum- .
Nam in aliis caufis quibus mihi injunxeris ,
obtinere ab eodem annuente Deo potero. Ju
bet ergo Rex iratus navem prseparari , & fu
perimpofitum eum cum aliis Epifcopis, id eft
Ecclefium Ravennatem , & Eufebium Fane
ftrem, Sabinum Campanum, & alios duos fi
mul , & Senatores Theodoro , Importuno
Agapito, & alio Agapito. Sed Deus qui fide-
les cultores fuos non deferit , cum profperita-
te perduxit . Cui Juftinus Imp. venienti ita_
occurrit, ac fi B. Petro, cui data legationtw,
omnia repromifit fa&urum , prseter rcconcilia-
tos qui fe fidei Catholic* dederunt , Arianis
reftirui nullatenus poffe . Sed dum hxc agun-
tur, Symmachus caput Senati,cujus Boethius
flliam habuit uxorem , deducitur de Roma_
Ravennam . Metuens vero Rex ne dolore ge-
neri aliquid adverfus regnum ejus tradtaret ,
objetfto crimine juffit interfici. Revertens igi
tur Johanocs Papa a Juftino, quem Theoderr
B
cus cum dolo fuo fufcepit, & in offenfa fuau,
eum effe jubet : qui poft paucos dies defun-
cluseft. Ergo euntes populi ante corpufcu-
lum ejus, fubit6 uuus de turba abreptus dst-
monio cecidit , & dum perveniffet cum ledtu-
lo ubi leclus erat ufque ad hominem , fub«5,
fanus furrexit , & prsecedebat in exfequias .
Quod videntes popult & Senatores , eoeperunt
reliquias de vefte ejus tollere . Sic cum fum-
mo gaudio populi dedudtus eft corpus ejus
foris civitatem. Igitur Symmachus Scholafti-
cus Judseus jubente non Rege , fed tyranno ,
diftavit pracepra die quarta feria , feptimo
Kalend. Septemb. Indiftione IV. Olybno Con.
fule , ut die Dominico adveniente Ariani ba«
filicas Catholicas invaderent . Sed qui non-
patitur fideles cultores fuos ab ahenigenis op-
primr,mox intulit in eum fententiam Aru ,
auftoris religionis ejus : fluxum ventris in-
currit, & dum intra triduo evacuatus fuiflet,
eodem die quo fe gaudebat Ecclefias invade-
re.fimul regnum & animam amifit . fcrgo
antequam exhalaret , nepotem fuum Athalari-
cum in regnum conftituit. Se autem vivo fe-
cit fibi monumentum ex lapide quadrato, mi-
rse magnitudinis opus , & faxum wgenteou
quem iuperponerct , inqutfiva.
FRAG*
FRAGMENTA
HISTORI^ PISAN^E
PISANA DIALECTO CONSCRIPTA
Ab Anno MCXCI. ufque ad MCCCXXXVII.
AUCTORE ANONYMOi
ACCEDUNT
ALIA LATINIS LITERIS CON.SIGNATA
Ab Anno vulgari MCCLXX. ufque ad MCCLXXX.
A U C T O K E
GUIDONE DE CORVARIA>
SIVE DE VALLECHIA,
JUDICE, ET DEMOM CANONlCO REGULAR.I,
Omnia nunc primiim prodeunt
E MANUSCR.IPTO CODICE
ANTONH NICOLINI PATRICII FLORENTINI.
ATQUE EX ALTERO
BlBLIOTHECiE STROZZIAN^
Tt
Tom. XXIP.
IN FRAGMENTA
HISTORIAE PISANAE
P I^AE FATIO
LUDOVICI ANT ON II
MUR.ATOR.II* .
QUamquam multa dederim in Colleclione Rer. Ital. ad nobiliffimae Pifa-
naeUrbis Hiftonam fpectantia, male tamen de illa, iramo & de Repu-
bhca Literaria meriturum me arbitrarer , fi quae Fragmenta fors rnihi
obtulit , negligerem, & communia cum reliquis Hiftoriae amatoribus
nollem . Commendantur ifta ab antiquitate ; quippe Primum , Ita-
lica Lingua , five Pifana Dialefto ab Anonymo confcriptum , nionumenta illius
Urbis nobis exhibet ab Anno Chr. upi. fecundum Aeram Pifanam ufque ad An-
num 12^4. minute alicubi Iiteris confignata . Tum faltu faclo ad Anrwm 1228.
pcrgit narratio ufque ad Annum 1337. Incertum eft , an aliqua excideiant, atque*
an unus & idem Auclor fingula inCommentarios retulerit. Haec autente vetufto
Codice MSto , exiftente Florentiae in Bibliotheca nobilis viri AntoniTNicolini ,
dcfcribenda curavit Illuftriffimus Comes Albericus ArchintusMediolanetuls, Abbas
Commendat. S. Mariae Braydenfis, nunc in AulaRomanaPraefes Confultae, ut vo-
cant,egregius juvenis, quemLiterarum amor, &Prudentia annosantevertens,fpe-
ctatiffimum jam faciunt , & ad fublimiora natum produnt . Codicis fcriptura perquam
abftrufa difficultatem non mediocrem Librario creavit. Ibi duplicatae litcrae, ubi
minime opus erat; rurfus vero minime duplicatae, ubi eas pronunriatibois regula
exigebat . Multa denique ibi occurrebat Pifanae Dialecli acrugo, quam magna.er
parte retinendam cenfui, ut quale tunc eflet difcrimen inter Florcntinorum & Pi-
- fanorum loquelam, quifque eruditionis venator deprehendat . Alterum Fragmenr
tum, Latinis literis fcriptum, prcgreditur ab Anno Chr. 1271. ufque ad iipd. II-
lius Auclor Guido , non uno in loco Opufculi hujus fatis aperte fignirlcat, fdf fan-
guinem fuum traxifle e generofa progenie Nobilium de Corvaria & Fallecbia, qui
Anno vulgari 1281. Rodulpho Cancellario Rodulphi Romanorum Regis facramen-
tum fidelitatis praefiiterunt, & ipfe Vtcarius de Feudo eos reinveflivit. Perdurat adhuc
nobilis ifta gens, in duos ramos divifa, fcilicet in GalerTosPifciae, & Albianos Pe-
traefanctae habitantes ; eorumque propago e Nobilibus de Corvaria & Vallechia
ante paucos annos fupremi Florentini Magiftratus decreto comprobata legitime
fuit . Anno autem 1271. fecundum Pifanos , five 1270. fecundum Aeram commu-
nem, profeclus ille fuit pro Ambafciatore pro Confortibus fuis ad Regem Siciliae KaricCrMc
lum , cum erat apud lunixium . Anno vulgari 1272. decefpt , ut ille fcribit, Dmina
Contiffa foror tnea. Heic fortaflc Cbntifla, Italice Conteffa, pro Cotnitijfa. Tum Anno
eodem difceffit ipfe Pifis pro eundo in officio Judicatus Corfica pro Commuui Pifarum .
Ciociam uxorem fuam ; Baciomeum , Bonaccurfunn, & Landum filios , tum Orlandum'
fratrem commemorat . Anno vulgari i274rPlumbinum petiit pro AJJejfore pro Com-
tnuni Pifarum. Ad eumdem vero Annum is addit: Fui ego Guido eletiusjudex ad Cu-
riam novam ,fcilicet pupillorum, per Antianos . Inde ego nomen Aucloris collegi. Ad
Annum vero vulgarem 1278. idem confirmatum vidi ex hifce verbis : Die Domi- fe-
*ica XXIU. Ottubris natus efi mibi Guidoni Juiici filius , qui vocatur Landus , Pifiii*&*
Tamdem narrat ille , fe Anno vulgari 128«$. veftem Fratrum Minorum fufcepifle ,
ex quo tamen Ordine ante profeffionem receffit . Verum infequenti Anno nomen
fuum dedit Canonicis Regularibus Lucenfibus Sancli Fridiani , apud quos profef-
fione emifla, Anno demum 1280. Ordinem Sacerdotii fufcepit. Quum vero quae
fuo tempore identidem contingebant , Guido ifte adnotarit , fuum propterea pre-'
tium futurum eft hifce Fragmentis . Atque haec poftrema debeo eruditiffimo viro,
Francifco Mariae Bifcionio , J. U. Doclori Florentino , & celeberrimae Bibliothecae
Tom. XXIF. Tt 2 Me-
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Wledicae Laurentianae Praefeclo , qui mihi e membranaceo Cochce MSto Biblio-
thecae Strozzianae apographura defcribendum curavic . Erant m eodem Codice
alii duo Libri , ab eodem Guidone Audtore confcnpti . Prior hunc titulum prae-
ferebat • Liber primus Vaffallorum Jidelium bominum , commandortim , terrarum ,fitluum,
& totius redditusfiliorum quondam DominiUgolini de Vallechia,fac~lus feu mceptus a me
Guidone Judice quondam dicli Domini Ugolini , fub Annis Domini MCCLXV Indiclione
VUI dieVeneris, XII intrante Menfe Martii. Alteri hic titulus erat : Haec efi memo-
ria facla a me Guidone Judice quondam Domini Ugolini de Vallechia , hflrumentorum
veterum, in quibus potefl effe aliquid utilitatis, quae tnveni in domo , & quae nunc habeo,
& etiam aliorum Inflrumentorum & Contracluum a me initorum pro me , & meis fratri-
bus Incepta Pifis in domo Hofpitalis Carrariae Santti Andreae in Kinficba , Dominicae
Incarn. Anno MCCLXIX. die Vencris , VII. die exeunte Menfe Januarii . Verum haec,
uti privatac rei monumenta, fuis tenebris dimifi.
■
-
■
■ •
FRAG-
FRAGMENTA
HBTORLE PISAN;E
AUCTORE ANONYMO.
Meffere Bulfo . 1
Meffere Guido Ventngho. <
Meffere Ranieri Baratula . J
Uefti fono Ie_
Podefta, e Re-
ftori della Cit-
ta diPifanell'
Anno di Dio
MCCXIV.
Meffere Io
Conte Tedicie
fu primo Po-
defta di Pifa^
anni tre MC-
XCI.
Meffere U-
baudo Vifcome fu Podeftk anni tre. Comin-
ciaro MCCXIV. ' . .. r
Confult mefi
Meffere Bulfo . _ _ i XX. comin-
ciaro MCC-
XVII.
Meffere Bonaccorfo Decan, e Podefta mefi
XX. MCCXlX. ' .
Meffere Alberighetto Pandimigh announo.
Cominciaro MCCXXI. „ „
, Confuli meii
Meffere Ubaudo Vifconte . x V 1 1. co-
Meflere Ilbrando del S.gh.en A minciai . 0 M-
Meffere Guelfo de" Porcati . J CCXX11 .
Meffere Prouvio di Melano Podelta mefi
XIX. MCCXXiV. .
Meffere Orlando Roffo da Parma Podelta
#100 uno. MCCXXVI. . ,
Meflere Ubaudo Vefconte Podeftaanmctue.
MCCXXVH. . _
Meffere Anibaudo da Roma Podefta anni
H. MCCXXIX.
Meffere Provino di Melano Podefta anno
uno. MCCXXXI.
Meflete Ugo Lupo Podefta anni II. MCC-
XXXI I
Meflere Torello da Stradaannouno. MCC-
XXXIV.
B
Meffere Gatto. - Confuli anni II.
Meffere Gualterotto . | MCCXXXV.
Meflere Saracino . J
Meffere lo ContoGuido Podefta announo.
MCCXXXVII. ■ , A
Meffere lo Conte Tegrimo Podeita anni
tre. MCCXXXVIIl. ■ .jtvffiu .
In del cui tempolo fols ofcuro MCCXXXIX.
lo primo Venardi del mefe di Giugnio.
Meflere Ugo Roffo Podefta anni II. MCC-
XLI.
Meffere Bonaccorfo da Padule Podeftaanni
tre. MCCXLIII. .
Meffere Ranaudo da Macchilonia Fodelta
anno uno. MCCXLVI.
Meffere Amico da StradaPodeltaannouno.
MCCXLVIII.
In del cui tempo fugg.tteno li pregioni del-
la pregione di Sanfto Piero a Vinculi, IiCa-
ptani di Verfiglia . _ • :
Meflere Bernardo da Faenza Podefta anno
uno. MCCXLIX. _. •
Meffere Herrigo da Rivello Podefta anno
uno . MCCL. 'i.v
Meflere lo Conte Toroazo dalla Cierra Po-
defta anno uno. MCCLI. -
In del cui tempo fue 1'ofte del Comuno di
Pifa a Serraja. .
Federieo Imperadore mon lo di de latelta
di Sanfta Lucia MCCLT. nella Ind.ftione-.
IX Idus Deciember a di i?. d. Diciembre.
Meflere Aleffandro da Calvoli Podefta anno
uno. MCCLII. .
In del cui tempo la fconfitta de i Lucche-
zi a Ficecchio , e la fconfitta de 1 Pifani al
Pontadera . , . , r
Meflere Fabro da Bologma Podefta mefi
XVIII. MCCLIV.
Meflere Jacopo delli Avocatt Podefta anno
uno. MCCLV. ^
I
tf 4 j F R A G
In del cui tempo lo populo di Pifa fi levo,
e pifilio la Signorta e tuoffela a' Grandi .
JMeffere Jacopo Napuleone Podeftk aono
uno. MCCLVI.
Meffere Fabro da Bologoia Podefta anno
uao. MCCLVH.
In del cui tempo fue la fconfitta de 1 rtia-
ni a Veccbiano.
Meffere Alamanno da la Torre Podefta mefi
VI. MCCLVIII.
Riccardo da Villa Podefta mefi XVIH.
MCCLIX. • . „ j. D , rt ,
Meflere Malcoaudo da Umctbardt Podefta
armo uno MCCLX.
Meffere Atbo da Perovano Podefta anno
uno. MCCLXI.
In del cui tempo fue la fconfitta de To-
fcani, cioe de i Fiorentini, e de i Lucchezi,
e autri Guelfi loro feguaci a Monte Aperto
data loro dal Vicario del Re Manfredi, e da
i Tedefcbi , ch' erano collui , e da i Senefi . "
• Meffere Ghiberto da Giente Podefta aono
una. MCCLXII.
In del cui tempo lo Caftello di Sancla Ma-
m a Monte divenne in forfa del Comuno di
Pifa • e allora fu 1'ofte del Comuno di Pifa a
Ficecchio del mefe di Septembre , e d'Otto.
^Meffere Jacopo Botticiella da Papia Pode-
fta anno uno. MCCLXIII.
Meffere Jacopino da. Padule Podefta anoo
uno. MCCLXIV.
Meflere Guglielmo da Cornaffano Podefta
anno uno. MCCLXV.
Io del cui tempo le Caftella di Caftiglione,
e di Cotone funino vin&e da 1'ofte de i Pifa-
ni, e venneno in
M
A
forfa
B
e in bailia del Comu-
nodi Pifa del mefe di Luglio . E poi in_
mezo di quelle Caftelle lo Comuno di Pifa
fecie fare la Torre dell' Aguila col bailo .
Meffere Jacopo Boffulo da Parma Podefta
anno uno. MCCLXVI.
In del cui tempo lo Re Karlo venne ine—
Regnid allui dato dalla Ecclefia di Roma , e
fconfifle lo Re Manfredi, e fu faclo Saaatore
di Roma, poi
Meffere Alberto da Turriciella de Papia
Podefta anno uno . MCCLXVII.
Meflere Bartalo da Saffo Podefta anni due .
MCCLXVIH.
In del cui tempo lo Re Corrado entrd in_
Pifa MCCLXlX. lo die di Sabbato San&o ,
che fue VII. di intrante lo mefe d'ApriIe.
Meflere Guido Scarfo da Pavia Podefta
anno uno . MCCLXX.
Meffere Andalo da Bolognia Podefta anno
tino. MCCLXXI. lo quale ci fte&e pur roefi
cinque , e andofli per paura di 'Judici di Gal-
lura del vecchio , cioe di Judici Jovanni , e
fuoi feguaci ; e poi lo Capitano del Populo
fecie l'officio de ia Podeftaria e Capitanaria .
Meflere Nicolajo Quirini da Venetia Pode-
fta anno uno. MCCLXXli..
Meflere Petro Frularni da Bologna Podeftk
anno uno . MCCLXXIII. ' .
Meffere Stephano de' Rufticacci Podefta
anno uno. MCCLXXIV,
Meffere Giovannt da Monte Sperello Pode-
fta anno uno . MCCLXXV.
In del cui tempo s*incomincib la guerra
tra '1 Comuno di Pifa , e li Comuni aolla_
compagnia de' Guelfi dt Tofcana , cioe Luc
cha , Piftoja , Fiorenza , e Siena , e li autri
della compagnia di Tofcana.
D
E N T A <r 4(f
Savarigi da ViltlEodeftaj
LXXVI.
In del cui tempo fue la fconfitta ad
oo de i Pifani data da* Lucchezi , Piftorefi
e 1'ifciti di Pifa, cioe Io Conte Ugoliao el^
Conte Anfelmo, e Vefconti, e Upeiinght, «'■!
autri ifciti , e dal Vicario del Re Karlo lo
primo Lunedi di Septembre, e funnoprefide' i
Pifani bene IV. mila fenfa li ■• jalrjM'
Tefta de i Gerardi da Pergamo Podeftil
announo. MCCLXXVII. ^fojj
Tarlato d'Arezzo Podefta announo. MCC<V
LXXVIII. ^Ui
In del cui tempo fi fecie la pacie cho li
Fiorentini, Ludchezi, Seoefi , Piftorefi, e li
autri Comuni de la Compagnia de' Guelfi-di '
Tofcana , effendo a ofte di fuori dal ,
linonichi; e feciefi in del paviglione di
renza ; e funno Ambafciadori e Sindichi ie\* !
Comuno di Pifa Meflere Marzucho Ifcornigia-
vt:—ix ->-' Benigni, e IftSSer^
no , Meffere Nicolo # de* oentgni , e Mtue
Guido da Vada; ed eravi uno Legato del
pa, che avea norae Don Velafco. Eper queli
la pacie lo Comuno di Pifa die al Comuno
di Luccha le Caftella di Caftiglione , e dt Go—
tone , e 1' Aguila aveano avuto per furto . E
per fervace la pacie, impegno al Papa lo Ca-
ftello di Ripafac^a , che vi ftefleno Caftellani
e Secgienti per lo Papa a foudo del Corouno
di Pila , e in Vico uno Caftellano con quat-
tro Sergienri per lo Papa , e cusi in del Ca<
ftello del Ponteadera , e cusi in del Caftello
di Marti . E rimaieno ftadichi XX. de i mi-
,;liori pregioni Pifani, ch'erano a Luccha, e
funno prefi a la fconficla d'Afciano ; e per
iftadichi per fervare la pacie iftetteno in de
la Roccha di Saamioiato, e poi indella Roc-
cha di Radicofani . E lo di che li Amba.
fciadori di Pifa andonno a fare la pacie , quelli
dell' ofte li nimici , ch' erano al Foffo , non-
potendo paffare , che li Pifani , che v'erano ,
lo difendejano, quando Arno menimo , paf-
fonno da cavallo, e da pie da lato a SanGio-
vanni a la Veoa , e poi a Canneto da lato dt
Vaudarno, si che li Pifani, ch'erano al Fof-
fo , vedendofeli venire , abandononno lo Fof-
fo, e vennerone in ifconfic^a , e furon de*
prefi e morti di loro, e di quelli di VaudaN
no ; e de i nimici funno in fine a San Savino,
e nondimeno li Ambafciadori andonno. . .
Meffere Raynaudo da Riva da Mantova-
Podetta announo. MCCLXXVIII. e LXXIX.
lo quale fue buono Signiore , e de* pih .tenuti
Signori , che fuffe anco a Pifa .
Meffere Oftulino da Mandello da Melano
Podefta anno uno . MCCLXXX.
In del cui tempo fi fecie la Torre honore-
vile , e bandita mouto bella di Meffere Fede-
rigo delle Statee, Meffere Perchino , Meffere
Andrea , Meffere Cieo , e Meffere Guiccio
Maffella, quando fi fecieno Cavalieri.
Meffere Giovanni di Luccino da Cumi Po-
defta anno uno . MCCLXXXI.
In del coi tempo.andd la dicla Podefta con
ofte e affedio al Caftello di Caprona , che
v'erano Bercio da Caprona , e li fratelli , ch'
erano isbanditi , e autri isbanditi .
Meffere Rainaudo da Brunforte Podefta
mefi fette. MCCLXXXII. e mori a Pira dt
fua morte del mefe d'Agofto .
In del cui tempo fi comincio la guerra con
MCCLXXXIII. del uiefe dt Luglio ,
e poi coropie 1'anno de la didla Signioria.
Meffere Guiglielmo del Sichefli da Papi*
Capi-
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<?47
HtSTORI
Capitano del Populo di Pifa compio 1'anno
della didfa Signoria, e fecie 1'oflicio della Po-
deftaria, e Capitanaria . MCCLXXXIH.
Lo quale Meffere Guiglielmo Capitano del
Populo condanno Mellere Ganibaudo de' Ve-
fconti , e per la difht cagione poi Meffere Ja-
copo Villano fo privato dell'officio del Con-
folatico, al quale era chiamato ; e poi al di-
cte officio fue chiamato Meffere CinoVillaao
fuo figliuolo.
Meffere Beutramo de' Cattani da Melano
Podefta anno uno, e mefeuno. MCCLXXX-
IV.
In del cui tempo fue 1'armata di Meffere
Andreotto, de la quale fue Ammiraglio, e
fue prefa Pianofa , e disfacta per 1'armata de
le Galee }j. de' Gienovefi , e prefi li homini
de la Terra, e menati a Gienova per ti. Ga-
lee. E 1'armata di Pifa, quando trovo Piano-
fa prefa e disfacla , fecie la via di fuora , e
ando in Sardignia , e fue Judice Mariano .
Judice d'Alborea col fuo grande isforfo , e
Meffere Andreotto coU'armata puofeno l'affe-
dio a la Lighiera e prefeno la Terra , e la_
disfecieno. Le galee 22. dell'arraata de'Gie-
novefi , disfa&a Ptanofa , fi tenneno la via_
dentro inverfo Sardignia, e trovonno, e pre-
feno le V. navi , chc veniano caricate di Sar-
dignia in carovana, e VI. Galee ch'eranocol-
loro in guardia , che isfondonno le Galee , e
ricoverotino li homini delle Galee in fu le
navi ; e funno prefe le navi, e menarolenavi
e homini a Gienova .
Poi jncontenente li Gienovefi fecienogran-
de armata di piu di $0. Galee , e vennero a
Porto per ifcontrare le Galee de la ditta Ar-
roata de i Pifani . Ellendo venuta a Porto
Pifano 1'armata de i Gienovefi , Mefsere An-
dreotto coH'armara de i Pifani, falvo che 15.
Galee, che la fcinara per fortuna di mare non
fi poteteno giungiere coll'autfe Galee , e gi-
ronno per la via di fuora, e andonno in Ca-
iiello di Caftro . £ fapuro 1'armata de i Gie-
novefi, come Meffere Andreotto era tornatoa
Piombino, ando la, e teaea affediato le Ga-
lee de i Pifani , che tornonno di Sardignia_ ;
e le Galee de i Gienovefi fi paronno loro
inanfi in del canale di Piombioo. E venendo
a vela le Galee de' Pifani , per forza di vento
o di battaglia fcamponno fotto la Roccha di
Piombino, falvo tre, che nepiglionno, euno
Galeone . E quefto fu del mefe di Luglio lo
foprafcritto anno.
Poi quello raedefmo Anno lo Comuno di
Pifa fecie anco armata , della quale fue Am-
miraglio Meflere Roffo Buzaccharini , e ando
del mefe di Septembre coll' armata a Porto
Veneri. Afciefeno di quelli delle Galee al-
cuna parte in terra, e ricievetteno danno , e
guaftonno 1'Ifola.di Porto Veneri, e tornon-
no a Porto Pifano.
Poi compiuto 1'Anno del dicto Meffere_
Beutrame in fine a Calende di Giennajo ,
perche Meflere Gherardo da Caftelli di Tri-
vizio, ch'era chiamato Podefta di Pila, non
pote venire a rofficio per briga che 1'inter-
venne , che fue aflediato in uno fue Caftello,
e non pote venire a 1'officio: Meffere Philip-
po de Tornielli da Novaria Capitano del Po-
pulo di Pifa fecie 1'officio de la Podeftaria_
infine al mefe di Marzo,in el quale venne lo
infrafcripto Meffere Albertino Podefta .
In del cui tempo lo Conte Ugolino, e_
Meflere Andreotto funno chiamati, e facli
A
B
D
PlSANiE.
Capitani gienerali de la guerra di mare.
Meffere Albertino Mauroceno da Venetia_,
Podefta mefi 6. MCCLXXXV.
In del cui tempo Meffere Giovanni Cha-
varchia fue fatto Ammiraglio di 14. Galee ,
andonno in Sardignia .
Poi lo Conte Eatio fue chiamato , e facto
Capitano generale di guerra in tutta rifula_
di Sardignia,e ando in Sardignia in fu una_
grande Nave con molti cavalli e famigliari .
E Meffere Guido Zaccio fue chiamato , e_
facto Ammiraglio da i difti Capitani di 24.
Galee, contante quelle 14. de Ie quali fue_
Ammiraglio Meffere Giovanni Chavarchia_ ,
ch'erano tornate di Sardignia.
E perche Galee 22. di Gienovefi moffe a_
Porto Fino paffonno da Gorgona: erano an-
date dirieto a la Nave del Conte Fatio .
Le difte Galee de i Pifani, de le quale_
fue Ammiraglio Meffere Guido Zaccio , an-
donoo di po' loro, e le Galee de i Gienove-
fi, ch'erano andate aflai inanti, trovonno , e
ginnfeno le Nive a Capo Comino, e combat-
tenno la Nave, e prefonela per forfa .
E tornando le Galee de i Gienovefi co la_
Nave prefa, ifcontro le Galee de i Pifani; e
quando videno le Galee de i Pifani, miffeno
fuoco in della Nave, e combatteteno con le
Galee de i Pifani ifconfiffe, e pre-
feno de nove , e 1'altre fuginno la nocte . E
quefto fue il mefe di Maggio .
Poi lo fopradetto Mele Albertino Podefta
fue facto Signore generale de la guerra di
mare , e fece fare la grande armata , e con_
Galee LXV. e XI. Galeoni , e con punctoni
da farvi dificii, ando fbpraGerfova, ed ebbc-
no mal tempo, e corfeno a Niffa, e tornonno
per la via di Capo Corfo a Porto, e puole-
nofi a la Melora .
Li Gienovefi , effendo tornate le jo. lor
Galee, de le quali fue Ammiraglio Meflere_
Benetto Zaccaria con armata di Galee 110.
de Ie quale fue Ammiraglio Meffere Ruberto
Doria , tennero loro dirieto infine a Porto, e
trovonnole a la Melora la Domenica, che'l
Sabbato erano tornate le Galee de i Pifani ,
e ioe combattenno colloro, e fue grande bat-
taglia, e funno fconfitte le Galee delComuno
di Ptfa, e prefe 27. Galee, e Galeoni , prefi
bene XI. mila homini, morti piu di 1285. e
fu la ditta ifconfitta A. D. 128J. del mefe_
d*Agofto Domenica lo die de la fefta di San-
c"h> Sifto, in de la quale battaglia fue prefo
lo fteffo Meffere Albertino Podefta, poi . . .
Meffere Martino fuo figliuolo fu fuo Vicario
mefi tre e mezo , e quinde intorno , cioe poi
che ando in delParmata del mefe di Luglio
in fine al di de la fefta di Sanclo Luca d'Ot-
tobre.
Et ebbe la dicta armata di Pifa mouti fe-
gni riei , che cadde la Croce in fu la Galea
de la Podefta al Ponte nuovo , quando fi pu-
fe lo ftandale; e Parmata iftette in Arno a_
Sandlo Roffore die 18. che non potette ufcire
di foce.
Meffere Ugolino Conte di Donoratico Po-
defta anno uno MCCLXXXV. e comincio lo
fuo officio lo di de la fefta di Sanclo Luca .
Lo fteffo anno diede a li Lucchezi del mefe
di Febbrajo lo Caftello di Ripafacla, e'l Ca-
ftello di Viareggio, perche non faccieffeno
guerra al Comuno di Pifa ; e tennero le Ca-
ftella, e non laffonno di far la guerra. Poi
lo diclo anno del mefe di Febrajo lo Conte_
Ugo-
M
A
B
* 4 c- ' F R A G
Ugolino fi fecie chiamare Podcfta e Cap.tano
in termine di dieci anni \. . .
E in auello Anno MCC1.XXA-Vl.aei roe
fe di G?ognio, e di Luglio li Lucchezt ven-
neno a ofte contra li PiSni , e iec.eno , e-
puofeno affedio al Caftello di Cuoza m pri-
ma i poi al Caftello d'Avene, e prefeno e
rendenofi loro l'uno e 1'autro.
E H Gienovefi fecieno grande armata .n-.
quel medelmo tempo. de la ^^T^
?aglio Meflere Ruberto Sp.nuta, : venne ^
Porto Pifano, e prefeno la Torre delia Lan-
ferna uv«o la fcuola , che la rende .loro
Gainell Roflb, e li Sergienti; perche queU.
del " rmata de'i Gienovefi,
Torre, moftronno p.etre a caucma loro , co-
me la Torre fi tagHaffe , e .n q«*J»™*» fi .
rendenno, e in uno teropo era. 1 arraata de . I
Gienovefi a Porto, e l'ode de . Lucchezi «-
Cuoza, e Avene. ■ c /x
Per la compagnia, k quale aveano fa^
H Gienovefi co li Comuni di F.orenza, e d.
Luccha, la qual fecieno infieme incontenente
di poi a la fconfitta de la Melora, e prom.f-
feno li Lucchezi, e Fiorent.n. d. far effere a
ouella compagnia de i Guejfi di Tofcana e
fecienolo. Vero e, che fe li Fiorenun. fuffe-
no ufciti fuore, quando 1'armata de i Gieno-
vefi era a Porto, e 1'ofte de i Lucchez, era^
ad Avena., e Cuoza, farebbe abandooato
perduto lo Porto. Ma per la concordia, cbe
fecieno lo Conte Ugolino, e Jud.ci d. Gal-
lura, e li Guelfi di Pifa co U parte Guelfa
di Fiorenfa, li Fiorentioi laffonno, che : non-
jfcitteno fuora, e'l Porto non fi perde, fe non
la Torre de la Lanterna . . .
E in del fteflb anno Cafe diec. d. d.ec»
erandi Cittadini di Pifa fi disfecc.eno per
parte per la promeflione e confederat.one^ ,
che fecicno co la parte Guelfa d, F.orenfa, e
voleano affai piu di maggior quanttta . E in-
del fteflb tempo Meffere Andreofto Cauaera
fi fugi di Pifa per paura per uno romore che
fue; e andb in Areftano a Jud.ci d Alborea ,
e ar.co lo Conte Nieri .
Meffere lo Conte Ugohno preduSo del lo-
prafcritto regiemento X. anm fu Podeita, e
Capitano anni *. MCCLXXXVl. ln fra quel
tempo Meflere Guiglielmo de Lambertint da
Bolognia fu fuo Vicario in offizio dellaPode-
ftaria uoo anno. t
Poi Judicie Nino Judicie d. Gallura voule
( eflendo crefciuto: andb allora in Sardignia
Signore ) eflere infieme col Conte Ugol.no .
Meffere Ugolino Conte di Dohoratico ,
Meflere Ugolino Vifconte Judicie di Gallura
eletti Podefta di Fifa e Capitani del populo
di Pifa in termine di dieci anni funno Pode-
fta e Capitani mefi 18. overo pi6 MCC
LXXXVIH. e tocc6 N pa«erLXXXVll. e in-
parte di LXXXIX. fine a Calende di Giu-
gni° •
In fra'l qual tempo Meffere Guidoccino de i
Eongi da Pergamo eletto in termine d'uno
anno Podefta remanente, falvo 1'officiodel
di&o Signpre , fue Podefta mefi cinque over
piu, lo quale officio cominc.6 del mefe d'Ot-
tobre MCCLXXXVUI.
In del cui tempo Judici di Gallura , e li
Vefconti a difpefto e a onta del Coote Ugo-
lino , e degli Upeffinghi fecieno venire li
Guelfi da Fiorenfi, e intrare nel Caftello del
Ponte adera, e pigliarlo a inganno e a tradi-
mento , e caccioono delli homini de la Terra
E N T A
per forfa , e tennenftlo per la parte Guelfa dl
Fiorenla ; e furo colloro Meflere Mondino
Paltavolo, e Meffere Panocchia della Saffet-
ta. E in del fteflo tempo, e ancho inanfi ,
quelli delle parte da Burti vennero piii voute'
a Pifa a pititione delfteffo Conte,e Judicie; e
quelli de la- parte dt fopra s'accomandoano e
apogionno a Judici di Gallura; e quelli de la.
parte di fotto s'acomandonno, e apogionno
al Conte Ugolino, e a li Upeffinghi, E le-
dicte parte da Buitt moute voute combatten-
no intfeme in Buiti; e Judici, e li Vefconti
maodavano ajuto a la parte di fopra; e lo
Conte Ugolino, e li Upeffinghi mandavano
ajuto a la parte di fotto; e aciofunnomouto
acciefe le dicle parte, e li fteffi fignori ; e-
mouti omicidj e mali intervenneno intraloro.
Per la qual cota perche la loro parte ne_
iftava peggio, & per 1'autre riffe, ch'erano
tra'l Conte, e Judici, e li Upeffinghi,
Vefconti. Eperche a Brigata figliuolo ch'era
del Coote Guelfo, con iuoi compagoi ucci-
feno Meflere Gano Scornigiano, ch'era da la
parte di Judicie, e de i Vefconti, di Lun-
garno quando tornava a cafa, un de' Judici
di Gallura, e i Vefconti fi levonno a roraore
cohtra lo Conte Ugolino , diciendo , e gci-
dando: Muoja, cbi nm vuole pacie co i Gitno*
vefi. E conofciendo li Pifaoi, che non Io fa-
cieano per parte volere, ma per coofondert^
lo Conte Ugolino, non fi levonno a romore
per cio,si che Judici vedendo, che non puo-
te per quel modo disfar lo Conte Ugolmo ,
toroo a cafa fua, e vuofle, che'I ConteUgo-
lioo, che per l'officio de la Podeftaria , e de
la Capitanaria ftava al Palaffo del Comuno ,
tornafle a cafa. E in ci6 fi tramiffeno hCoo-
fuli del Mare, e de i Mercanu deiTArte^
della Lana, e i Capitani, e i Priori delle fet-
te Arte, e pregonno lo Conte, che torni i+
cafa, e che'l Conte, e Judicie tutto lo loro
officio della Podeftaria, e Capitanana comet-
teffeno in Meffere Guidoccino per lo tempo
del fuo officio, e tornafleoo elli a le loro ca-
fe. E cusi fecieno, e tornonno a cala; e_j
n Meffero Guidoccino , che ftava al Palaflo del
Comuno, andb a ft»re al Palaffo del Populo.
E quefto fue lo fopralcricto Anno del me e
di Diciembre. E tomatra cafa, piu voute le
loro famiglie funno ad arme, e fecieno bri-
cha infieme. ,. n .
E lo foprafcrkto Anno del mefe di Gien-
naio aH'afcita, le d.fte parte da Buit. fece-
no apa.recchiaroento grande di corobattere in-
fieme, e mandonno per ajuto da ognia parte,
e quelli di fopra a Judici, e a i Vefconti ; e
quelli della parte di fotto al Conte , e au
Upeffinghi. E Judici, e li Vefconu mandon-
no a Quartigiaoi da Luccha, che 1. cootaya-
no per conforti e amici, che roandafleno aju-
to a li amici loro de la parte d. fopra da-
Buiti; e li Quartigiani v . mandonno jacopo
Molarchi con hom.ni da cavallo e da pieae w
grande quantitade. Incontenente che giun e-
no a Buiti, incomincionoo quell. de U i parte
di fopra con quelli de ia parte d. fotto, , cne
«on e P ra anco loro giunto i; f juto, e cacc oo.
noli fuor de la Terra; e allora h Lucchez.
che vi vennero, intronno .n del XaKello ^vec
chio di Buiti; & a inde inanfi fi tennelo
Caftello e la Terra per lo .Comuno d. J-uc-
Ch poi del mefe di Fcrrajo lc . flefe Anm. «
fecie accordio, e pacie tra'1 difto Conte^,
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B
«5- T H 1 S T O R I M
Tudicie iftando ciarcuno a cafa fua. E del A
rnefe di Marfo avendo la famiglia di Mefiere
Guidoccino prefo Cofcio di Guido Speffalafta,
ch' era ftato in famiglia del difto Conte , ed
era in bando, perche nol voufle laffare a pi-
titione del Conte : lo Conte Ugolino fopra-
fcritto fue con Judici, avendo volonta di ri-
tornare in de la Signoria (*) amburo. E in-
tervenuta la di&a cagione, lo fteffo Conte ,
e Judici fecieno la nocle pighare lo Palaflo
del Comuno, e intrarvi le loro famighe , e
anco iftare le loro famiglie aunate , e con_
bandiere loro intorno al Palaflb del Populo' .
E la matina armati con tutti cavalieri da_
Pifa e Guelfi, e Ghibellini vennero al Pa-
laflo' del Comuno di Pifa in della piaffa di
Sancto Ambrogio, e ifmontonno , e introno
amburo in Palaflo in Signoria; e lo cavallo
di ciafcuno di loro fi levonno ritti malamen
te quando ifciefeno ; e'l di&o Meffere Gui
doccino fecieno pagare del (uo falare , e mi
felo fuora della Signoria , e mandonnolo via
E ando lo Conte Ugolino a ftare al Palaffo
del Populo, e Judicie di Galura nmafe , e
ftette al Palaffo del Comuno .
Poi del mefe Aprile Meffere Guighelmo di
Ricoveranfa , Meffere Puccio Buzaccharino ,
Guelfo Pandolfino , e Jacopo d'Aldobrando
Notaio, ch'erano pregioni a Gienova per lo-
ro, e per tutti li autri pregioni Pifani , ch
erano in pregione a Gienova, vennero a Pifa
per fare la pacie tra'l Communo di Pifa , e'l
Comuno di Gienova, che aveano trattato li
pregioni col Comuno di Gienova. E perche
ia pacie fufle mouto grave e impoffibile, per-
che lodtci era da lato de i pregiom, e volea-
la per confondere e disfare lo Conte Ugoh-
no, che non la volea elli, ne anco tutti quel-
li, che favi erano a Pifa, perche parea loro
impoflibile a poterla fare: lo Conte Ugoltno
per non volerfi recare romore e grido d. Vo-
puloadoflo, ne incontra confentire, che ii
recaffe a Configlio maggiore in Duomo, qui-
ne fi fermo, e prefe , che fi facieffe per quel-1
lo trattato, ch'e' pregioni aveano fatto co i
Gienovefi . E fu fatto Stndtco Meffere Rante
ri Sampante, e mandato a giurarla, e ando
a Gienova, e giurolla, e fermolla fecondo la
forma del dicto trattato .
Poi in del dicto Anno del mefe di Giugnio
a 1'afcita, Meffere 1'Arcivefcovo Rugien , e
Meftere Bacciameo di Bonifuio , Meflere bo
nacorfoGuberta, e Meffere Gado del iPela-
jo,e Meffere Bonacorfo Piovano da Sindto
Cafciano, e Meflere Jacopo P.ovano d. bo-
vigliano, e Meffere Guido Priore di i Nico-
zia, e Meffere Nieri di Vanni , e Meffere
Gu.do Zaccio, e Meffere Bacc.ameo, e Mel-
fere Baccio da Caprona con autr. capi Glii-
bellini di Pifa , avendo fatto addunamento di
fanti di Collina, e di Vaud.lerch.o , e da_
Ripafatta fi le^onno contra Judic. Nino ,_e_
Judici di Gallura, ch'era Podefta, e Cap.ta-
«oindel Palaffo del Comuno, per volerlo
cacc.are de la Signoria, con iaputa e volon-
ta del Conte Ugol.no, ch' era Podc fta , e Ca-
pitano co lui , e iftava al Palaflo del Populo ,
ederaallora a Septimo. Vedendo lo diclo
Judici, e li fuoi conlom, e li autn, che te-
neiano co lui, Tadunamento della difta gien-
te, lo pofcajo di del mefediG.ugno, e aven-
do mandati pih meffi a Septimo al Contc_
Ugolino, che tornaffe, e non tornando , lo
Tom. xxiy.
( * ) arnburo , cioe ambidue .
P TS A>N .E. €$i
di£to Judici e li fuoi confofti e feguaci, de-
liberato configlio tra loro, lo didto die iru.
dell'ora dcl mezo di montonno armiti a ca-
vallo, e efcinno fuor di Pifa, e andonno a
Cauci. Li fopradi£ti capi de i Ghibellini co
lor giente efcinno fuora, e vennero da la_.
Corte, e intro 1'Arcivefcovo in del Palaffo
del Comuno , ed ebbeno le chiave delle por-
te, e fecieno ferrare le porte de la Citta . E
nanfi che 1'Arcivefcovo intraffe in del Palaf-
fo, andonno li dicli capi a cafa del Conte
Ugolino , e vouffeno , che Brigata nipote del
didto Conte, figliuolo del Conte Guelfo, ve-
niffe, e intraffe in del Palaffo del Comuno ;
e voleavi andare e intrare, fe non foffe, che'l
Conte Gaddo figliuolo del fopradiclo Conte
Ugolino li diffe: Non andare, Brigat.t: afpet-
ta lo Conte, cbe torni da Septimo; e percio
Brigata lafso, e non v*ando entro. E da che
non vouffe venire, 1'Arcivefcovo v'intro,e
mandonno a Septimo per lo Conte Ugohno ,
che tornaffe. E quello medefimo die pofcajo
di Giugnio in delfora del vefpro lo Conte
Ugolino torno a Pifa; e da che vidde , che
1'Arcivefcovo era in Palaffo, fue molto torbato,
e dimando, e diffe, ch'elli volea effere folo,
e liberoSignore, come era. E 1'Arcivefcovo,
e li dicli capi de li Ghebellini dilleno , che
voleano, che 1'Arcivefcovo fuff; fuo conpa-
gnio in deU'orficio, e Signore infieme co lui.
E lo Conte difle , che non volea ; e fe noru.
fuffe contento di lui , diffjno, che li voleano
dare un'autro compagnio, che fuffe Ghibel-
lino. E fe non fi contentaffe d'autrui , che
fuffe lo Conte Aldribandino di Sinta Fiore ,
ch'avea la nipota per moglie. E fopra quefte
cofe trattaro, e accordaro. Lo didto Conte ,
e 1'Arcivefcovo 1'autro die di Calende Luglio
la matina funno infieme in della Chiela di
Santo Baftiano, e non s'acordonno la matina,
e doveanovi tornare di po' Nona.
Poi di po' Nona intendendo 1'Arcivefcovo,
e li didli capi de i Ghibellini, che Brigata_
era andato al Ponte de la Spina , e avea con
fuoi fanti prefe ifcafe per volere mettere_
D dentro Meffere Tieri da Bientina , ch' era_
venuto ben con mille homini inanti del Con-
te, temendo d'effere ingannati e traditi, anfi
che metteffeno dentro , levonno lo romore_
a 1'arme, a l'jrme; e apparecchionofi , e fun-
no a la batraglia l'una parte, e 1'autra; e fo-
no la Campana del Comuno da la parte de
l'z\rcivefcovo , e la Campana del Populo da
la parte del Conte Ugolino. E fu la batta-
nha erande acav3llo e a pie, e di fu le Tor-
re e de le Cafe per la Carraja da 1'una Cor-
ie , e Palalfo a 1'autro , e per la Carraja di
Sanfto Frcdiano , e per la via di Sandto Ba-
ftiano, e per 1'autre vie ; c fuvi morto Mel-
fere Atho nipote de 1'Arcivefcovo , e duro la
battaglia quafi da di po' Nona in fine a prel-
fo a di po' Vefpero ; e a la fine la parte del
Conte Ugolino pcrdette ; e rinchiulenoh in_
del Palaflo del Populo tutta la iua g.ente E
1'Arcivel'covo, e li didti capi de i Ghibelhni,
e lor feguaci con fuoco , e per battagha v.n-
feno lo Palaflodel 1'opulo, e prefeno lo Con-
te Ugolino, e Ii figliuoli , e lt n.pott, e ten-
neroh foftenuti , e prefi ; e feciono loro met-
tere li fcrri , e tenere e guardare preft rn del
Palaffo del Populo piu di XX. dt , m fine-.
che fu acconcia la preg.one della Torre de i
Gualandi da fette vie . E pot ve h fec.eno
V u met-
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g 5$ F R A G
mettere entro in de la didta pregione , che_
fu poi chiamata la Pregione della fame . k. lo
fopradetto die de la battaglia laffonno h Upel-
finghi, e li autri tutti, che funno prefi in de
Palaffo del Populo col Conte Ugolmo , el.
venerabile Padre Meffere Rogieri de Ubaudi-
ni Arcivefcovo Pifano fu fatto e eletto Si-
gniore , e Redtore , e Governadore del Co-
muno di Pifa, per fe e iuo Vicario mefi cin-
que , o piii .
MeffereBonacorfo Gubetta di Ripafatta tu
fuo Vicario mefi tre , o in quel contorno
A.D. MCCLXXXIV. Di po' quefto li Upef-
finghi , ch' erano in Pifa, fi partinno incon-
tenente di Pifa; e quelli, ch' erano di fuora,
infieme intronno in del Caftello di Caucinaja;
e anco di loro n'entronno in del Caftello di
Lari, e ribellonnolo . E li Guelfi di Peccioh
in fiae lb primo di che fue cacciato Judici di
Gallura , caccionno di Peccioli tutti li Ghi
bellini, che v'erano; siche le Caftella e Ter
re tutte di Vaudera, falvo che Morrona , e_
Crefpina, erano perdute : che di po' la fcon
fitta de la Melora li Fiorentini aveano prefa
e occupata tutta la Vaudera , exciepto che_
Peccioli , e Morrona ; e Meffere Arrigo dalla
Toza l'avea tenuto per lo Comuno di Fio-
renza ; e Marti teneano li Upeffinghi ; e Pa
laja , e 1'autre Caftella guadagniate di po' la_
fconfitta della Melora , avea prefe e occupa-
te , e eranofi rendute al Vefcovo di Luccha,
e poi non avute lo Corauno di Pifa
in del tempo della Signoria del Conte Ugj-
lino . Judici di Gallura , poiche fu cacciato ,
e andato a Cauci , e prefo lo Conte Ugoli-
no, iftando a Cauci di pochi di vennero a
lui li Lucchefi, e Fiorentini de i maggiori e
migliori de la lor Terra , e de li Ambafcia-
dori de i Comuni di Fiorenfa, e di Luccha.
Vero e , che iftette in trattato di concordia
co i Pifani ben XV. di ; e da che non fi po-
tette fare la concordia, li Lucchefi, e i Fio
rentini mandonno a Cauci a lui cavalieri e_
pedoni in grande quantitade, e feciono lega
e giura co lui. E li Buitefi de la parte di lo-
pra , e Calcifani con giente di Judici piglion-
no la Vecha , e la Torre di Caprona . E ifta-
ta la giente de cavalieri e pedoni Lucchefi e
Fiorentini a Cauci alquanti di fenza alcuno
isfidamento di guerra fare al Comuno di Pi-
fa, e a i Pifani, lo dito Judici , e li Velcon-
ti, e li loro feguaci co li diti cavalieri o pe-
doni Lucchefi, e Fiorentini, ed ellino co lo
ro, paflonno in Vaudarno , e arfeno, e mifle-
no a incendio cafe, e palaffi; e piii di, e piu
volte vi paffonno , e arfeno quafi tutte le_
caie di Vaudirno . E venneno infine a Ri-
glione , e alquanti di loro infine a Sanclo
Marco , perche in Pifa avea pochi cavalieri ;
e percio fi fecie lo foffo a Sandto Marco; e_
Ghibellini dentro a furore miffeno mano a
disfare le cafe de' Guelfi , e da inde inanfi fi
disfecieno ; e cierti Nobili uccifeno certi po-
pulari Guelfi .
Unde 1'Arcivefcovo , e cierti capi di Ghi-
bellini , che menavano la Terra , mandonno
per cavalieri d'ognia parte , che veniffeno in
ajuto del Comuno di Pifa al fuo foudo ; e_
venendo lo Conte di Romafigliuolo del Con-
te da Ylci con cavalieri di Marettfma , e con
eavalieri di Roma in quantita di 600. cava-
heri a Pifa in ajuto del Comuno di Pifa al
fuo foudo per la via di Maremma , udendo
Meffere Inghirrame Conte da Biferno la loro
M
A
E N T A
6*54
B
D
venuta , fi parti da Biferno con fua famiglia_
da cavallo per la via di Collina , e ando a
Caucinaja , e pafso a Montecchio , e tenne_
per la via da Bientina , e da Buiti , e per li
monti di Buiti venne a la Verrucca , e fciefe
a Cauci ; e fu con Judici , e li Vefcooti co li
cavalieri , ch* erano di Luccha , e di Fioren-
fa; e diffe loro 1'avenimento de* ditti cavalie-
ri a Pifa, e le Joro conditione, si che per U
dicla via da Calci meno tutti li cavalieri e_
pedoni, che v'erano, e paffonno a Caucinaja,
e inde menonno co loro li Upeflinghi , che_
v'erano , e tennero fu per la Fofla nuova a
Vicarello. E quando funno a Colle Salvetti,
ifcontronno li di&i cavalieri , che veniano a
Pifa; e lo di della Vigilia di Sancta Maria a
mezzo Ogofto combattenno co loro, e ifcon-
fiflenoli , perche lo Conte di Roma co la_
fua giente non feri a la battaglia, ma fuggi,
e torno indietro ; e quelli non feguitteno la_
caccia per paura de i Pifani , che traggieano,
e ritornonno a Caucinaja la fera.
Poi lo Conte di Romania , e li cavalieri,
che ifcamponno, che funno da 450. vennero
a Pifa, e li Pifani incavallati , e autri cava-
lieri accattati a foudo , si che in Pifa avea_
outra 500. cavalieri. Eflendo li cavalieri man-
cati a Judici, li Pifani una notte cavalconno
a Cauci , e non intronno in della Valle , e_
un' autra notte poi cavalconno anco a Cauci,
e a la randa del die intronno in della Valle ;
e della giente di Judici isbarattonno, e ucci.
fono da pie e da cavallo , in tra quali fbe_
morto Giovanni Ciaura da Luccha. E Judi-
ci, e li Vefconti a grande corta e pena rico-
veronno in del Caftello dell' Arcivefcovo; e_-
fe non fufle grandiflima acqua , che allora_
piovve , erano a grande conditione tutti di
icampare, e anco perche non vi pottero fta-
re per paura , che i Lucchefi non vi tragief-
feno : unde Judici e li Vefconti non fi confi-
donno piu di ftare a Cauci , e andonnone a
ftare a Luccha .
Del mefe di Septembre a la fcita lo Comu-
no di Luccha colP ajuto de i Fiorentini, Se-
nefi, e Piftorefi, e Judici di Gallura, e liau-
tri ifciti di Pifa , vennero a ofte al Caftello
d'Alciano , e ftando ad affedio del ditfto Ca-
ilello bene uno mefe, fecieno colla ftipa la_
via per lo padule , e con le Caflella di le-
gniame, e con gatri fenno si d'intorno al Ca-
ltello d'Afciano, che li Capitani , e gli omi-
ni, che v'erano dentro , vedendo che non fi
poteano tenere , ne difendere , rendenno lo
Caftello al Comuno di Luccha, falve le per-
fone e 1'avere del mefe d' Jdlobre a la fcita .
E quello medefmo die, che fi perde Afciano,
lo Comuno di Pi(a, e i Pifani ricoveronno ed
ebbeno lo Caftello di Vada , che in quel
tempo 1'avea prefo Meflere Inghiramo da_
Bizerno. E a quel tempo di qua da Ciecina
non fi teneano per lo Comuno di Pifa fe non
tre Caftella, Vico , Morrona , e Crefpina_, .
Poi del mefe di Diciembre li Pilani cavalcon-
no a Buiti , e i Vicalefi menaro co loro ,
avendo intendimento da alcuni Buitefi d'ave-
re la Valle, e h Terra di Buiti ; e funno al
Caftello vecchio di Buiti ; lo prefeno per
forza , che v'erano Sergienti per lo Comuno
di Luccha , e prefi ne li mandonno a Vico.
E prefo lo Cafiello vecchio , li foudati del
Comuno di Pifa intronno in della Valle , e_
incomincionno a rubare, unde li Buitefi traf-
feno fu per li monti e colli, gridando a l «-
le,
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1
B
<y y5 HISTORII
•k a Valle. Li pedoni n'erano cominciati a A
partire , e non erano a fchiera ; li cavalieri
vedendo foli venire 1'opra capo, e ferire, e_
percuotere colle lancie , e fendo gia li pedo-
ni in rotta, difciefeno, e fi reconno al piano;
ed effendo in del piano, e volendofi fermare
di fare ifchiera, per lo mal tempo, ch' era_
ftato a quelli di d'aquafione , fi ficcavano H
cavalli : unde li Buitefi vedeodo cio , difce-
feno in ver lo piano , e roiffenoli in ifconfit-
ta; e ricoufenofi li cavalieri fu per la Foffa_
Lucciera inver Bientina; e li Bientinefi ifcit-
teno fuora con lancie e baleftra loro adoflo
da 1'autro lato della Fofla , e per Ii Buitefi
funno morti de' cavalieri e pedoni , anco per
li Bientinefi , e funno prefi de li omini da_
capo prefi per li Buitefi .
Da Meffere Bonacorfo Gubetta da Ripafa-
f$a , Baldino da Panico Nipote dell* Arcive-
fcovo , Meflere Gaddo da Caprona , Nino
Iftrambo , ch' era Anfiano , Meffere Gaddo
Bercio , e autri pib. , Meffere Gualtieri da_
Brunforte Podefta fu eletto anno uno . Iftette
nell' officio mefi fei , il quale venne a Pifa_
del mefe di Diciembre A. D. MCCLXXXIX.
Per la quale ifconfitta da Buiti lo Comuno di
Pifa , e II Pifani mandonno Sindico e Amba-
fciadore al Conte Guido da Monte Feutro,
ch' era in Afti ajconfine , per averlo per Si-
Snore , e andovvl Jovanni da Campiglia Sin-
ico e Ambalciadore del Comuno di Pifa , e
Tigniofo da CampigUa Notajo co lui . E lo
difto Meffere lo Conte accept& rofHcio de la
Signoria di Pifa , libera e gienerale d'eflere
Podefta, e Capitano di Populo, ed eflere Ca-
pitano gienerale di Guerra in termine di tre
anni a falaro di fiorini X. mila per anno con
50. cavalli d'arme, e 30. ronfini. E tanto vi
ftetteno lo Sindico, e 'I Notajo, che ne ven-
nero co lui; e venne da Gienova in qua per
mare ; e lo diclo Meffere lo Conte Guido
giunfe in Pifa a di 13. di Marfo, al quale fue
fa«fto grandiflimo honore d'armeggiare , e_
d'autro. I
Qoando lo diclo Meflere lo Conte Guido
giunfe in Pifa, lo Conte Ugolino, e'l Conte |d
Gaddo, e Uguccione fuoi figliuoli , e Nino
dicto Brigata figliuolo del Conte Guelfo , e
Anfelmuccio figliuolo del Conte Lotto fuoi
nipoti , ch* erano in pregione in della Torre
de* Gualandi da fette vie , erano in diftretta
di mangiare e di bere per la pofta della mo-
neta di libre V. mila, ch' era loro impofta_,
che ne aveano pagate tre altre impofte . E la
difto al Conte Ugolino da Neze a Mirci ,
che fe non pagafle , u pagaffe , era ditto , che
doveileno morire. E quando lo Conte Guido
giunfe in Pifa , gia erano morti lo Conte_
Gaddo, e Uguccione di f.ime ; e h autn tre
morinno quella raedefma feptimana anco per
diftredra di fame, perche non pagonno. E da
inde inanfi la difta pregione fi chiamo la_
Pregione e Torre della fame ; e diflefi , e_
credeafi, che fe *1 Conte Guido fuffe giunto
in Pifa , inanfi che fuffeno cominciati a mo-
rire , u che fuffeno cosi venuti meno , che
non are laflato ne patito , che fuffeno raorti
per quello modo , che li are ifcampati da_
morte.
Meffere lo Conte Guido da Monte Feutro
Podefta di Pifa , e Capitano del Populo , e_.
Capitano gienerale di Guerra del Comuno di
Tom. XXK
(*) uqnde, cioe o inciica .
E
PISANA. <rj<f
Pifa , fu tre anni a falario di X. mila fiorini
d'oro per anno , con cavalli $0. d'arme , c_
30. ronfini A. D. MCCXC. E poiche vennc_
e ftette a Pifa bene uno mefe , furono a lui
giunti fiorini 1. mila per anno. Lo quale_
venne a Pifa a di 13. del mefe di Marfo
MCCLXXXIX. , e incomincib incontenente a
fare 1'oficio del Capitaneatico de la Guerra:
unde Meffere Gualtieri da Brunforte Podefta,
ch' avea a ftare in dell' oficio ben V. mefi u
quinde (*) intorno, e 1'oficio della Podefta-
ria e Capitania di Populo dovea incominciare
di po' finito 1'oficio del di£ko Meflere Gualtie-
ri , vedendo , che al Conte era e andava tut-
to 1'oficio del mefe di Luglio a la intrata fi
concord6 col Comuno di Pifa di laffar tutto
1'oficio al Conte Guido , e° fue pagato di tut-
to lo fuo falare, e torno a cafa , e a la Ter-
ra fua.
Quazi incontenente , u di poco che '1 dido
Meffere lo Conte Guido giunfe a Pifa , li Ghi-
bellini di Vaudera da cavallo, e da pie, che
fi riducievano a Morrona , co li quali fue_
Nieri di Janni Conte da Donoratico, e Tau-
duccio da Sanminiato , andando per la con-
trada , fi trovdnno co la Mafnada da cavallo
e da pie, ch' era in Pecioli, de i quali era_
capo Nieri di Mainetto , a Monteculaccio , e
vifonnofi infieme , e combatteno . Ghibellini
della noftra parte ifconfifleno li Guelfi , chc
erano pib giente aflai da pie, avegniache no«
ftri fufleno pochi pib da cavallo; e funnone_>
uccifi e morti aflai de' nimici , e anco prefi
de i pedoni , che cavalieri poco danno ebbe-
no, che fugginno. E quefto fuj lo buono in-
cominciamento e principio , che fue in tem-
po del Conte predifto.
Et quazi incontenenteche'1 fopradiclo Mef-
fere lo Conte fue a Pifa , fecie chiamare , e
fare in Pifa bene 3. mila baleftrieri, e com-
perare le baleftra , e imparare a baleftrare ,
si che quafi in meno di due mefi funno di-
ventati buoni baleftrieri. E la prima oavalca-
ta , che fecie fare lo diclo Meflere lo Conte ,
e Meflere Sanfettino fuo Cavalieri co la maf-
nada da cavallo , e co li baleftrieri , fue al
Caftello di Lari , e vinfeno lo diclo Caftello
quello medelmo di per battaglia , e forfa de
le baleftra .
E da inde a pochi di mando , e fecio ca-
valcare la dicla giente in Vaudera , e com-
batteno lo Caftello di Sojana, e piglionnolo,
ed ebbenolo per battaglia ; e poi ebbeno , e
reodennofi al Conte , e al Comuno di Pifa lo
Caftello , e la Terra di Sanifto Pietro ; e in_
quelli di s'ebbeno, e rendennofi tutte 1'autre
Terre d'intorno di Vaudera di (otto. Et a
inde forfe a tre mefi fi rende al d\£to Meffere
lo Conte, e al Comuno di Pifa lo Caftello di
Chianni : si che in breve termine di po' Ia_
venuta del diclo Msffere lo Conte Guido tut
te le CaftelU e Terre della Vaudera di fotto
funno e vennero a i comandamenti del di<£to
Meffere lo Conte , e del Comuno di Pifa_.
Poco tempo di po' la fua venuta a Pifa lo
diclo Meffere lo Conte colla roafnada caval-
co , e co li baleftrieri , e col Populo ando
pifi voute a Cauci , e prefe tutti li campanili
e forteffe della Valle di Cauci , e tutta la_
Valle, e fecie disfare tutti li campanili e for-
teffe della Valle dil Caftello maggiore , e_
autre , falvo che '1 campanile de la Pieve,
V u * e'l
* < 7 F R A G
e 'l Caftello deir Arcivefcovo . E anco piglip
la Torre di Caprona, che fi tenea per li ni-
«ici , e fornilla , e fecie fornire d'ommi e dt
for £o m diao anno poi del mefe d'Agofto lo
Comuno di Lucca con ajuto de' Fiorentini,
Senefi , PMoteR , e li autri della i compagnia
de' Guelfi di Tofcana , e h fciti di Pifa , te-
cieno lo grande ofte ed exercito , e vennero
oer Ia via d'Afciano in Mezana, e m del pia-
no di Cauci ; e guaftonno tucTra quella con-
trada, e Caprona, e combattenno la t Torre_
di Caprona, e iftettenovi a la difta Torre ad
affedio di VIH. E quelli della Torre ia ren-
denno loro a patti, falve le perfone: unde lo
Conte Ii fecie isbandire di grave bando , per-
che la rendenno a patti. E di qumde l ofte-
tutta per la via di Piemonte ando a Vico, e
euaftonno tutto Vico inwrno di yign.e , c_
d'ulivi , e cale, e ftettenovi di VIII. E torno
1'ofteacafa a leTerre loro incontenente di po
li dicli otto die.
Poi lo fopradifto anno del mefe di Septem-
hre a lafcita Meffere lo Conte Guido mando
Meflere Arrigo di Bretenoro fuo Cavalieri , e
6er Nero da-Magfiano fuo Notajo a Piombi-
_o , e ine ftetteno pochi di , e fecieno disfare
ie cafe de' Guelfi di Piombino , ch' erano ri-
belli , e iftetteno ine a difenfa e guardia di
Caftiglione . E iftando in Caftiglione , lo di-
^to Meffere lo Conte mando in Maremma di
<iuelli della mafnada da ijo. in 200. cavalie-
t\ , de i quali funno Capi , e Vicarj lo Conte
Nieri , e Meffere Bacciameo di Bonifazio de i
Gualandi ; & andonno a Caftiglione . Quando
funno venuti in'della Terra , Meffere Arrigo
da Bretenoro fopradi&o , e Meffere Nero
fecieno armare tutti li Caftiglionefi , e con li
di<Sbi cavalieri , ch' erano venuti , e con li
Caftiglionefi Uflati a guardia della Terra, Ser
Nero fopradiclo , e Bue Gatto Podefta della
Terra con omini vecchi tanto , la mattina_.
per tempo ifcitteno di Caftiglione , e con la
difta giente andonno al Palaflo di Groffetto ,
ch' era fu la focie di Caftiglione preffoaCa-
ftello di Caftiglione per due baleftrate , che_
fi chiamava ifteccho in occhio a Caftiglione,
e combattenno lo die piii voute. E quelli del
Palaffo fenno, che li Groffetani li foccoirefle-
mo . E quando venne la fera , quelli del Pa-
feffo fi voufleno rendere falvo le perfone ; e
Meffere Arrigo non li vouffe ricievere : che_
fue tenuto meno che fenno , ma grande fol-
lia. Li Grofletani vedendo lo fumo , e_
avendo le novelle , con tutto loro isforfo di
pedoni e di cavalieri trafleno la fera e la^
rotte , si ebe la mattina per tempo funno
ifchierati in del tombulo preflo al Palaffo.
JMeffere Arrigo vedendoli venire , con la_.
giente del Comuno di Pifa fi parti dal Palaf-
fo , e fectenfi e andonno loro incontra , c_
ifchteronnofi in del tombulo.
Ed erano quelli di Grofleto bene 1. mila
pedoni con pavefi e giacude , piu forte che_
uno muro , ed erano bene 200. cavalieri u
quinde atorno. Meffere Arrigo ifcieufe XXV.
feridori de' migliori della mafnada , e £ue_
1'uno di quelli , e ando a ferire adoflb a i pe-
doni per differrarli. Quelli di po* li pavefi
iftando, li ricevetteno in fu le giaude, e uc-
cifenoli , e infilfono tutti ; e fuvi morto Mef-
fere Arrigo, e de i migliori della mafnada , e
quafi quelli XXV. funno tutti morti. E la_
lchiera de i noftri cavalieri , che dovea feri-
M
A
B
E N T A tfjg
re , vedendo cusi cogltere a H Teridori , tenhe
outra, e non feri, e voufe in ver Caftiglione
e funno in rotta ; e la maggior parte di lord
paffonno di qua la focie Frediprata , e con al-
quanti cavalieri fi reffono in fu h .focie. E \
Groffetani da pie e da cavallo erano ufchi di
fchiera, ed erano feriti adoflb a'Caftigli 0 nefi
e uccifene ben XL. Quelli , che avea U ban.
diera di Meffere Jovanni della Penna , ched
era di quelli cavalieri de i Pifani, ched erano
ritti fu la focie falendo con la bandiera di
Cione da Grofleto , diffe a quelli , che avea_
la bandtera di Cione da Groffeto bandera per
bandera , e ferillo con la bandiera , e gittollo
a terra da cavallo con U bandiera . Li cava-
lieri de i Groffetani vedendo abattere quella
bandiera , quelli ch* erano via dirieto , e ca-
valieri e pedoni incomincionno a fugire; e li
cavalieri de i Pifani, ch' erano fu la focie_,
ferinno adoffo loro ; e li autri, ch* erano di
qoa, ripaflbnno di la. E vedendo cio, ferin-
no anco , e mifenoli in ifconfitta , che non_
reffeno tratto. E funno li Grofletani tutti
ifconfitti; e duro la caccia bene V. miglia_;
efunno de' Groffetanj morti bene tfoo. e prefi
piti di 400. , e menati poi a Pifa in fur una_
Galea per li Piombinefi. Q,uefte cofe avven-
nero del mefe d'Ottobre a la fcita qaafi fu
Ogniafanti . Del mefe veramente di Gennajo
u di Ferrajo in del fopraditfto Anno lo dlfto
Mellere lo Conte Guido mando Msffere Sanf-
fettino , e Gualtieri di Romagnia fuo Cava-
lieri con la mafnada da cavallo , e con gran-
de quantita di baleftrieri di Pifa , e con Ii
Ghibellini di Vaudera da pie e da cavallo, i\
Caftello di Montecchio di Vaudera . Lo Ca>
ftello fudetto ebbenolo per forfa e battaglie,
e tra gli autri, che vi fiinno prefi, vi funno
prefi Meffere Albifo de i Roffi , che 1 tenia.
Poi del mefe di Marfo, ud'Aprile , uquin-
de apreffo , a lo 'ncominciamento delfantro
Anno MCCXCI. tre Conoftabili de la mafna-
da del Comuno di Pifa , Maeftro Giordano ,
Giano da Figbini , e Sauci da Vinci con_
quelli de le loro bandiere mandati dal dtfto
Meffere lo Conte Guido in Vaudera , caval-
cando per la contrada , s'ifcontronno con U
mafnada da Peccioli da cavallo; t quine firi-
ducievano , e funno affai piii cavaiieri li m-
roici da Peccioli , che non erano quelii dclla
mafnada del Comuno di Pifa; e combanenno
infieme, e funno di loro molti morti t prefi,
intra i quali fue morto Duccio Manzuola de
i Vefconti , e prefo Meflere Mandafco Ve-
fconte; e da inde inanfi launque fi trovonno
infieme li nimici , e quelli della mafnada di
Pifa , e li meno , e piu , erano ifconiitti , e
perdeano .
In del fopradicto Anno MCCXCI. a la fci-
ta del mefe di Giugnio Meflere Aymberrigo
di Nerbona Capitano dei cavalieri della ta-
§lia di Tofcana , che fue Ioro laffato e dato
al Re Karlo Secondo , con tutti li cavalieri
de la taglia, e con li cavalieri di Fiorenfa_,
Luccha , Siena , Piftoja , e de li atwri Comu-
ni , e Terre della CompagnU de i Guelfi di
Tofcana, con li fciti di Pifa, che ftnno tra_
tutti bene a. mila cavalieri , con pedoni in_
grande quantita fecieno ofte , e andonno a_
Porto Pifano per la via di Collina ; e '1 Con-
te Guido con de i Pifani de la mafnada lian-
donno a provedere al Poute di Sacco , che
paflonno per lo fcoperto di Treggiaja; « cre-
dettefi, e diflefi, cac '1 Conte con la mafna-
da
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.*p H I S T O R I
da in della ma di Collina ad alcuno redu&o
li aflagliffe , e combattefle con loro ; poi Ii
parve troppo grande rifco . E anfi che l'ofte
fufle giunto a Porto , e per roouti di , anfi
che veniffe, lo Conte fecie disfare lo fondaco
da Porto, e le cafe tutte ; e anco fecie roet-
tere a fuoco e ardere tutto Livorna , perche
l*ofte di terra non vi poteffe iftare in de le
E i'armata de i Gieoovefi, perche non era
potuta compjere Ia pacie , ch'era fa<Sta co i
Gienovefi (tante, e si grande cofe eranopro-
meffe , ficome di fopra indel Conte Ugolino
fi dicie) venne al Porto . Effendo 1'ofte de i
Tofcani in terra, e 1'armata in mare, conbat-
tieno li Gienovefi le torri del Porto,- e acco- g
ftonofi co i gatti a la Torre Malterchiata e
taglionnola di fotto, e miffenoU in pontelli ;
e per tutto cio non fi vouffeno rendere . Mif-
feno lo fuoco in dei puntelli, e fecieno cade-
re la Torre , ed ebbeno quelli , che ifcara-
ponno, e non morinno , pregioni Quelli
dell'autra Torre del Porto vedendocio; eche
non poteano avere foccorfo ne ajuto da Pifa,
rendenno le Torre a i Gienovefi , ' falve le
perfone . Avute le Torre , le disfecieno , e
disfecieno tutto lo Porto , e portonnone h
Gienovefi, e i Lucchefi le catene de le por
K E iftando la di&a ofte de' Tofcant aPorto,
e 1'armata de i Gienovefi ine , anfi che '1 Por
to fi prendeffe , lo diclto Meflere lo Conte
Guido con la Mafnada tutta , e con li Pifant
da cavallo, e da pie , e baleftrteri , e tuttt al
tri laffati in Pifa a guardta con omini vecchi,
e Judici, e Medici, e con Ii contadini dt Vau
darno, Podere, Upeflinghi, Piemonte, Cau-
ci, cavalco, e intr6 per la via d* Afctano *n-
de la Valle di Maffa, e arfevi Maffa , . e la^
contrada; e and6 la fchiera dinanfi in fine a_.
Ponte tetto, e la fera torno a Pifa ; e feciefi
quello guafto, che potette in Arno ; < i lafso
li cavalieri a la guardia del Caftello d Alcta-
ao, che fi tenea per li nimici .
E un autro die iftando anco 1 ofte a Porto
ando con tutta la difta giente lo fopraditto
Meflere lo Conte a Buiti , e introfli m della^
Valle, e arfefi in fine al mezzo; e fe fi fufle
entrato di fopra, bene da ognia lato farebbe
arfa e meffa a fuoco tutta la Valle , e preh
delli omini . . E funnovi de i contadtnt , e- j
cittadini di Pifa morti bene ia. per non fa |
perft guardare; e la fera torno a Pifa con tut-
ta la giente . E in prima, e dipoi per moute
cavalcate, e aguaiti , che mand6 e fecte po-
nere a Buiti, e a i Buitefi , ne funno mouti
prefi e morti de i Buitefi; e fecieno piuvoute
appiccare, e fare grande iftrafio di loro .
Poi del mefe di Novembre lo ditto Mefle-
re lo Conte Guido tratto in prima con Prette
Buonaguida, e Maeftro Falcone, e Puccto di
Nuguo, e autri delli fciti di Calcinaja , poi
con tutta la giente di Pifa da cavallo e da_
pie, falvoquelli, che rimaneano a la guar-
dia, e con i contadini di Vaudarno, ediPte-
monte, e del Podere, e con cierti da Vico ,
e con li fciti di Buiti , cavalco la fera per
tempo (che di notte ando la gieote) tn Vau-
darno, e fecie fcegltere da jco. fanti, e omi-
ni da vantaggiode le perfone, ctoe de h lcin
di Caucinaja, e de li omini da Vico, e de lt
fciti di Buiti, e da Cafcina ; e la notte ando
inanfi fecretamente in ver Caucinaja di fuor
dal foffo , e poofenofi in guaito in pm parte
a p i s a n m:
66o
)reffo al Caftello ; e alquanti dt loro porton*
no uno nogulo adoffo . E quando parve loro
ora, che dormiffeno le guardie , tnifleno lo
nogulo in del foffo pianamente, e paflbnnolo
foflo, e con ifcale di fune, che puofeno a le
mura, montonno, e fagltnno in fu le mura'.
E.Preite Buonaguida fu lo primo, che vi fa-
litte, e funno dt fu le mura pih di 7 anfiche
le guardie li fentiffeno . E quando le guar-
die levonno lo romore , li autri , ch* erano
dintorno, paffonno Io foflo co le fcale de Ie-
gnio, e roontonno fu le mura ben 100. anfi
che li Upefftnghi , ch' erano dentro , e cin-
quanta Soudati , che v'erano per lo Conte
Guelfo, fufleno armati . E levato Io romo-
re , e fatto lo fegnio , ch'era ordinato, lo
Conte con tutta la mifnad i e la giente , ch*
era dentro dal Foffo Arinonichi , traffe, efun-
no d'intorno a la Terra . E quelli , ch'erano
in fu le mura , vedendo tr.«ggiere lo Conte
col'autra giente , fue incontenente prefa la_
Terra , e '1 Caftello di Ciucin ja ; e funno
preft li Up^flitghi tutti, che dentro ^'erano,
e M.-flere Gualtieri da Caucinaja morto , e
prefi Naudo da Fojano Coneftabile , e li au-
tri L. foudati , che v'erano per lo Gonte Guel^
fo , e cierti di Caucinaja , ch'erano tenuti
Guelfi, e pih amici de li Upeffiughi ; efunno
tutti mefli in della pregione de la Torre de*
Gualandi da fette vie, ditta Torre della fame.
E fecievi fare lo Conte lo muro del bailo
d'iotorno perch*enno meglio guardati ; e li
autri fecie metrere in della pregione della_.
Torre dei Famiglitti da Duomo . E {unnovi
prefi mouti arnefi, e mouta robba; e tuttala
fecie lo fteffo M.-fler Io Conte Guido venire
in comuno, e feguitonne a lo ComunediPifa,
fenfa l*autro, grande utilita d'avere.
Autro anno vegniente poi MGCXCII. del
mefe di Diciembre la notte fopra la Vigili»
di Pafcua di Natale lo fteffo Meffere lo Con-
te Guido da Monte Feutro avendo fa&a trat.
tato inanfi con Maeftro Falcone da Calcinaja,'
e lo ditto Maeftto Falcone con Or(6 da Pof-
fale , ched era in bando del Comuno dt Pifa,
e Corfo da Poflale fuo fio, lo quale Orfo ef-
fendo in bando, e moftrandofi mouto Guel-
fo, fi riduciea in del Caftello di Ponteadera,
cavalco, e ando la difti notte con tutttltca-
valieri, ch'erano in Pifa foud-iti, e autn, e
baleftrieri, e turto l'autro popolo , laflati cier-
ti vecchi , e Judici, e Medici a la guardia de
la Citta di Pifa, dentro dal Foflo Annont-
chi , e cierti omini da piede afciouti in quan-
rira di ?oo. fanti da Vico, da Cafcioa , e da
Caucinaja, e de li fciti di Baiti mando tnantt
a la Terra con Mieftro Falcono . E Ia fera
de i Sergienti, che iftavano tn del Caltellodt.
Ponteadera per lo Comuno dt FiorenU- ,
n'erano ifciti per andare a guadagniare da Jo..
Andonno al Caftello di Ponteadera , e giun-
giendo preffo al Caftello fentinno , come Orfo
ira fu una de le Torre a Iato al cantone di
ver I'era . Levo lo romore la Terra tra la».
mezza notte e'l mattino ; e queftt jco. fantt
funno d'intorno inconteneote , e fecieno le-
gnio a la Torre diCaucinaja, equelladiCau-
cinaja a la Torre di Rinonichi , com era or-,
dinato; e'l Conte colla cavallana , e con-.
eiente tutta incontenente traffe al ditto Oa-
ftello di Ponteadera , e fuvi d ltitoroo . E
lo fopradi&o Orfo , ch'era in fu la Torre- ,
fentendo la giente venuta , incontenente a_
uno, ch'era fu U Torte per guardia , diede
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66i F R A G
in fu la tefta , e mifenelo giti per morto , e_,
chiufe Io ponello della Torre, ch*era chiufa
dentro, come di fuora, e difefefi valenteroen-
te da quelli, ch'erano injo quell'autra Tor-
re, e tn fu le mura . E H baleftrieri Pifani
1'ajutonno molto per lo baleftrare, che fecie-
no a quelli dentro delle Torre, e de leroura,
e Ii difefeno . Meffere lo Conte Guido fecie
comandare a li Ficiali fuoi , che facieffeno
rnettere de noguli in del foflo, epaffonnofan-
ti da vmtaggio , e con ifcale di fune mon-
tonno fulla Torre la v*era Orfo , e non vi po-
teano montare per quelli dell'autra Torre_ ,
e delle mura, in fine che non fi puofeno le_
fcale dintorno intorno , perche omini , ch«_
v'erano dentro pochi , non fi poteano difen-
dere . E fu prefo lo ditto Caftellano e avuto
in forfa del di&o Mefler lo Conte, e del Co-
muno di Pifa , e funnovi morti dentro mouti
omini per li Uberti , e autri Fiorentini, e_
prefo Meffere Guido Cingarelli de i Roffi ; e
gli autri, che ifcamponno , funno meffi in_
pregione . In del fopradicto anno anfi la di-
6ii prefura del Caftello del Pontadera , del
mefe d'Agofto , o di Luglio , Judicie Nino Ju-
dici di Gallura con joo. homini da cavallo
della taglia di Tofcana fi reducieano , e tor-
navano in del Caftello del Ponteadera per
fare guerra al Comuno di Pifa , e al Conta-
do . Meffere lo Conte Guido con tutti li
foudati, e la cavallaria tutta di Pifa uoa fera
& tardi cavalco per la via di Collina, e fecie
mettere a guafto in piu luoghi in dello fco-
perto di Treggiaja , e in quelle parte fecie_
andare cavalieri e pedoni in ver lo Ponteade-
ra . Judici , e li cavalieri , che v'erano den-
tro , ifcitteno f uora contra loro , e cacionnoli
via . L'aguaito ufci fuora troppo vaccio; ed
ellino vedendo l'aguaito, incontenente voufe-
no ; e caccionnoli infin ful foffo del Ponte-
adera, fu quale rimafe Judici ; e funnonemor-
ti e prefi , in tra* quali fue prefo Meflcre_
Nieri di Meffere Simone Ciera di Cas' Alber-
ti . E incontenente Judici con tutti li cava-
lieri fi partinno per volonta de i Tofcani del
Ponteadera, e non vi tornonno piu .
Meflcre Galaflo Conte di Monte Feutro
fue Podefta di Pifa, e Capitano del Popolo ,
e Capitano gienerale di Guerra del Comuno
di Pifa anno uno con cavalli yo. eronfini^o.
a falaro di fiorini X. mila d'oro , anno di
Dio MCCXCIII.
L'officio del quale incomincio qmfi ne la_
fcita del mefe di Ferrajo, uvero indella'ntra-
ta del mefe di Marfo , ch' era chiamato , che
incominciaffe l'officio fuo 1'autro di finajp ,
ma perclie non era giunto aPifa, incomincio
1'autro die , poi che fu giuntc . E lo die di
poi, che fu fioito del Ibpradidto Conte Gui-
do, perche non faciea officio , chi faciefle, a
quella baudanfa Cieo Roflo de' Lanfranchi ,
che non era anco Cavalieri , feritte Bindo
Triglia de' Lanfreducci per vendetta di Duc-
cio da Prarana, che'l detto Cieo era co lui,
quando lo fopradicto Duccio fu ferito a Li-
vorna da cierti de' Lanfreducci . E poi lo di-
6lo Bindo de Ie dicle ferite moritte . Per
cagione del quale malificio , lo di medefmo
che fi fecie , lo diclo Meflere lo Conte Gui.
do fu chiamato anco Signore in fine a la ve-
nuta del Conte Galafso a ragione di quello
falaro, che avea in prirna . E cusi ftetce_
anco Signiore in fin che '1 Conte Galafso
yenne . Nel tempo del quale Conte Galafso
M
A
B
D
E N T A 66t
10 primo die dt Quarefima lo di&oConceGa-
laflb con la mafnada da cavallo, e delli giau-
donieri da piede, e con li Pifani tutti da ca-
vallo, e con H baleftrieri tuttidaPifa, el'au-
tro Populo di Pifa , e con li Vicarefi , e ifci-
ti di Buiti, e con loro configlio, e con quel-
11 di Piemonte, e da Cauci, e di Vaudarno,
e del Podere Upeffingo , rimanendo lo Conte
Guido in Pifa , cavalco a Buiti di notte , e
fecie la fera pigliare le pofte di fopra , e da_
lato , e da tutte le vie e parci . E '1 Conte
con la cavallaria e '1 populo intro di fotto ,
e quelli di fbpra, e da lato fi calonno in del-
la Valle, e arfefi quafi tutta la Valle,e ucci-
fenofi de li omini , e piglionnofi de i Buitefi
da ijo. tra ciguli, e grandi. E in delP ora
della Terfa , u quinde apreflb , con totta la_
cavallaria, e baleftrieri, e populo fu ricouto
in fu lo colle di Culdafchine ; e quando fu
ine, delli Lucchefi da cavallo, e da pie traf-
feno tn foccorfo de' Buitefi, e aparveno io fu
lt monti in ver lo fceppatto di Bellofte; e lo
ditto Galaffo con la fua giente afpetto ine_
atf ii , e per grande ora , difcendeffeno del
monte , e veniffeno giu a la bataglia percom-
battere con loro . E da che non voufleno
venire a la bataglia , lo fopraditto Conte con
la fua giente tutca fi ricoufe a Vico, e lodie
medefmo ne venne a Pifa; e feciene menareli
pregioni , e poi metcere in pregione . E per-
che li Lucchefi , e Fiorencini , e li autri To-
fcani de la Compagnia loro facieano grande
aparecchiamento di venire con grande isforfo
a ofte contra lo Comuno di Pifa, penfoono ,
e diliberonno li favi omini da Pifa, che Mef.
fere lo Conte Guido dovefle rimanere, e ifta-
re in Pifa cinque mefi , infine che '1 ofte ve-
nifle , e fi partiffe ; e cusi s*ordino , e fecie che
rimafe, e iftette cinque mefi in Pifa, in fin_
che la ditta ofte venne, e fi parti ; ed ebbe
per fuo falaro del ditto tempo lo fopraditto
Meffere lo Conte Guido fiorini cinque mila_
dal Comuno di Pifa.
Poi del mefe di Giugnio lo fudditto Atino
1' ofte grandiflima de' Fiorentini , Lucchefi ,
Senefi , e tutti li autri de la Compagnia de'
Guelfi di Tofcana , e con tutto loro isforfo ,
e ajuto di tutti li amici, che funno ben 4000.
cavalieri, e ben 10 mila pedoni, de la quale
ofte fue Capitano gienerale Meffere Gientile
de li Orfini da Roma con grande falaro, veo-
ne in del Contado di Pifa, e intro in Vau-
darno , e puofefi, e mutofli, e ftette fempre
fopra Arno; e arfeno, e guaftonno Vaudarno
in fine a Rtglione, e a Fagiano, e fpetial-
mente da la ftrada in ver Arno, che da la_
ftrada in la non andavano, fe non con gran-
de giente per paura delli ditti Conti, e de la
mafnada , ch'era in Pifa, li quali piii voute
li afaglinno , e fecieno, e tennero loro danno.
Li ditti Meffere lo Conte Guido , e Conte
Galaffb, quando feppeno e fentinno, che la_
dicla ofte venia, mandonno 50. cavalieri, che
iftefleno in del Caftello di Caucinaja , delli
migliori della mafnada, che vi dimorafleno
in fin che 1'ofte ftefle, e fi partifle. Li quali,
quando 1'ofte venne, e pafso inde, e quando
la fcorta venia e pafiava, fpefle voute li afa-
glinno, e prefeno, e uccifeno di quelli della
fopraditta ofte delli nimici, e per quefta ca-
gione venia, e andava, e paffava la fcorta-.
con grandiflima compagnia .
Iftando 1' ofte in Vaudarno a Layano , e
Sambra, e per quella contrada, e paflavano
moute
I
0*6*?
HlSTORIiE
B
moute voute ine tra Caprcna, e Campo Lu-
de H Uberti con in fine a 100. omini da_
cavallo, cavalco in fine a Campo , in tra'
nuali funno cierti donzelli Pifani; e quando
vide, che di quelli dell'ofte erano paflati di
oua da lato di Caprona, ifcinno, e fennno
loro adoffo.e uceifeno, e ifcavallonno mouti,
e fecieno romire , e ricouffenofi fani e falvi ,
fenfa alcuno danno; e fue tenuto bello fafto.
E iftette la ditta ofte in del Contado di Piia
quafi per tutto lo mefe dt Luglio.
Poi del mefe di Septembre lo fopraditto
Meffere lo Conte Galaffo, effendone andato
lo Conte Guido, fecie trattare con dueLuc-
chefi , ch*erano Sergienti m del Caftello
d-Avene d'effere quello di , che veniffe loro
laeuardia, in fil la Torre della Rocca , e
farea fapere lo die fopraditto. E lo ditto die
lo fopraditto Meflere lo Conte con la malna-
da da cavallo, e delli giaudomen da piede ,
e con cavalieri, e baleftrieri , e'l populo da_
Pifa e quelli di Vaudiferchio, Piemonte ,
Cauci, Vico, e di Vaudarno , e Podere
Upeffingo, dovea di notte con tutta la ditta
gie P nte g S ragere, ed eflere al Caftel o tfAvene
f la randa del die, e combattere la Terra^,
ed elli dare la Torre. E quefto trattato fa-
cieano, e fecieno li ditti due Scrg.ent. cor^
Vanni dello Fornajo Notajo ; e 1. dttti dut-
Serg.enti fecieno a fapere al fopraditto Vanni
lo !ie, che doveano fare la guard.a ; e I fopra-
ditto Vanni al ditto Conte Galaffo. E 1 fo-
praditto Conte con tutta a ditta g.ente ca-
valco, e ando al Caftello d'Avene , e non fi
potette avere lo ditto Caftello S. d.fle per-
che Vanni del Fornajo non fue la notte «l.
quellaora, che dovea, a r.fpondere al fe-
gnio, che dovea; fiche quelli dentro del Ca-
ltello s'avide.10, e piglionno quelli due Ser-
gTenti, ch'erano in fu la Torre, t funno me-
Li a Lucca, e iftrafcinati, e unpiccati per
^vtvo' quefto fafto del mefe d*Ottobre , u
diNovembre lo fuddetto Conte Galaffo en-
ne ed ebbe trattato con uno de . Caitellani
d'Afciano,che venne a lui d. notte ptu voute
fecretamente , e prometteali d. darc 10 LA-
ftello per grande quantita di moneta ; e orcli-
S la notte 8 , che dovea effere, e ven.rea C -
flello con la giente, che dovea fare . E fecie
tanto fallo Mertere lo Conte , che non i fi £e-
ae dare ftad.ch. dal ditto Caftellano ; ficome
lo ditto Conte ord.no co
do con la foprad.tta giente al d. toCaftellano
d'Afciano, e preffo al die fec.e li
avea promeffo; e cierti, ch'erano ordinat i,
S 'accortonno al muro del Cattello da lato d.
fopra, e quelii calare fecie .fcale di fune e
quelli f.come traitore avea ord.uaio co .
Sereient. del Caftello, che quando alcuno a-
liffefu, e metteffe lo capo per lo portel lo
della Torre , ch' era aperto , 1. fuffe dato
d'una roaffa grorta di legnio .n ful capo , , c-
morto, e giuato iq.de! fondo della Torre
e cusi fecTeno a fei , andar.do 1 uno d. po V
1'autro fu per la fcata. Lo iept.mo, che avea
nome Caccia Falcione giaudon.er. , quando
fue fu in capo dello fcala d.cendo quell. ,
ch'erano dentro, che intraffe dentro per lo
portello, d.rte, che volea vedere 1. cornpagni
fuoi, e autramente non volea entrare dentro.
Allora quelli dentro lo volleno afferrare , e
quelli fi gitt6 a terra detla fcala, e gr.do
a farme.Li giente, ch'era p:effo, trafle, e
D
P I S A N M. 664
quelli del Caftello comincio a baleftrare, ej
fue fcoperto lo tradimento . Lo Conte Galaffo
vedendo ci6, iftette ine uno peffo con la_.
giente, e poi fi parti, e torno a Pifa. Del
niefe di Novembre poffa Giano di Fighino
Coneftabile con autri da 50. omini a cavallo,
cavalcono a te parti di Morrona, e con de i
pedoni di Vaudera Gh.bellini, che riducieano
in Morrona, feceno una cavalcata in ver le—
parti di Peccioli, e fi trovonno con ta mafna-
da da Peccioti da cavallo e da piede, ch'era
ifcita fuore, e conbattenno con loro, e ruife-
noli in ifconfitta, e uccifeno di molti , &
prefi n'ebbono da ty. de i quali tuni quelli ,
ch'erano di Pifa, e del Contado , lo di&o
Conte Galaffo condanno, e fece impiccart-
per la gola, in tra i quali fue Marcuccio Sa-
ramento .
Meffere lo Ccnte Guido da Monte Fettro
Podefta di Pifa, e Capitano del Populo , e
Capitano generate di Guerra del Comuno di
Pifa, fue electo in termino di tre anni , e
comincio lo fuo officio , finito 1'officio di Mef-
fere lo Conte Galaffo , Anni di Dio MCC-
XCIV.
E ftette in del di&o officio fei mefe, meno
alcuni di; imperoche la pace fu fatta colCo-
muno di Fiorenfa, e d. Lucca, ed autri Co-
muni, e Compagnie di Guelfi di Tofcana, e
con Guelfi ufciti de ta Citta di Pifa.
In del tempo de la Signoria del quale fo-
praditto Meffere lo ConteGuido, FrateFran-
ciefco de Malpigli da Lucca de 1'Ordine de'
Frati Rimitani di Sandlo Agoftino tratto col
ditto Meffere lo Conte Guido, e con diecie
de maggiori di Lucca de i Grandi , e di Po-
pulo, li quali per cagione d'una cavallata_ ,
che fue inconciamente fatta in Lucca, funno
chiamati fopra tutti li fadli de la pacie di
Lucca. Chiamoffi poi li X.della Pace di fare
pacie tra'l Comuno di Pifa, e'l Comuno d.
Lucca, e 1'autri Comuni delta Compagnia.,
de' Guelfi di Tofcana , e con li fciti di Pifa ;
1 e iftando , e durando lo trattato de la pacie ,
' lo ditto Frate Franciefco, quando venia a_
trattare, moute voute venne e ando a la_.
Calonica del Duomo a parlare in prima al
Piovano di San&o Cafciano , e da Soviglia-
I no ; e mandavano per Meffere Bacc.ameo di
Meffere Bonifaiio de i Gualandi, che n'avea-
no grande volonta; e rigionava, e parlava^
con loro, anfi che andaffe al Conte. Unde
lo ditto Mertere lo Conte Guido fue inde-
gniato, e torbato mouto contra di loro . E
accordato lo trattato, e lo fa&o della pace,
chiamo, e fecie ch.amare Ambafciadore a_
fare e giurare la pacie Meffere Gherardo Fa-
eiuolo, Mertere Lamberto, Meffere Biccia-
meo di Bonifatio, 8c Meffere Ranien Sam-
pante, e Pardo da Coza Notiijo co loro . E
quando lo ditto Mertere lo Co.ue ebbe lette-
ra, che la pacie era fatta e fermata con h
Sindichi e Aitibifciadori de' Comuni d. Fio-
renfa, e di Lucca, e de li autri Comuni e
Terre della Compagnia de' Guelfi d. Tolca-
na , e de li fciti di Pifa , fecie fare inqu.fitio-
ne contra Mertere Bacciameo d. Bonitatio di
tradimento di dare la Citta di P.fa a 1. Luc-
chefi , e'l piu laido bando , e'l pm grave del
mondo de la perfona, di pubi.camento , e
disfaccimento di tutti li fuoi beni. E anco
f^cie dare lo fimile bando a Gadduccio Ilmer-
lo de' Gualandi , ch'era andato co lui . E tor-
nando da fare la pacie,.fu ditto a la porta dl
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B
i6y F R A G M
Parlafcio a Meffere Bacciameo,' e a Gadduc- A
cio di quefto bando. Ifcinno fuor de la por-
ta, e andonno via, e parttnnofi per non ve-
nire a le roane del Conte, che fi crede , che
arebbe fatto loro tagltare lo capo a ciafcuno.
E dipo'1 bando corfo fecie lo Vicario fuo la
cdndannagione , e fecie disfare li beni tutti
di Meffere Bacciameo. E contra Meffere Ra
oieri di Bonifatio, e Meffere Gaddo Gombo
de li Gatani , li quali Io die che fue lo Con-
figlio de la pacie and6 per Pifa a cavallo di-
ciendo: muoja, chi non vttole pacie, fecie gra-
ve procieffo contra di loro . Softenuti, e pofti
a la girella, e fatti confeffare, funno condan-
nati meffere Gaddo fopraditto libre mille , e
Meffere Ranieri in Iibre 500. e fe da inde a_
X. di non aveffeno pagato , che fuffe a ciaf-
cuno di loro tagliato lo capo. E funno in_
della Piaffa menati perfonabilemente a udire
leggiere le loro condanagione . E Meffere lo
Conte fopraditto fecie ponare in fu la Torre
di Meffere Giovanni della Saffetta la u ftava,
e faciea iftare lo die e h notte li giaudonieri
armatt, e foudati da cavallo perche niuno
ardiffe di levarfi . E prociedere fecie contra_
mouti, che'l die del Configlio , che fi fermo
la pacie, gridonno, e fectono romore dinanfi
la Corte del ditto Meffere lo Conte, e per la
Citta di Ptfa, diciendo: muoja, chi non vuole
facie. In tra li quali fue Meffere Limberto
de i Gatani, che corfe bando, e funnoli dif-
fatti tutti li fuoi beni , e Ciando di Meffere
Matteo Briaco, e autri de i Gatani, e Vanni
Cafcietta, Bacctone Selera, e autri di Popu-
lo, li quali tutti fecie pigliare , e vennero
inanfi, e funno pofti a la girella, e tormen-
tati , e fatti confeffare ; e poi funno condan-
nati ciafcuno groflamente, e mandati a confi-
ne a la lunga chi in della Marca , e chi in_
del Ducato, e chi in Gampagnia. La quale
pacie fu fatta e fermata a Ficiecchio per li
Sindichi e Ambafciadori de i Comuni di Fio-
renfa, Lucca, Siena, Piftoja, e de li autri
Comuni de Ia Compagnia de* Guelfi di Tof-
cana, e delli fciti di Pifa dall'una parte , e
lo Sindico e Ambafciadori del Comuno di
Pifa da 1'autra parte Anno Domini della_,
'ccarnaffione MCCXCIV. del mefe di Luglio.
In de la quale pacie fue ordtnato, che lo
Comuno di Pifa doveffe chiamare de leTerre
de la Compagnia di Tofcana Putf anno Pode-
fla, e 1'autro lo Capitano. Lo ditto Meffere
lo Conte Guido, poi che fue fatta la,pacie ,
iftette in Pifa infine a la fcita di Septembre
per far fare 1'executione della pacie ; e fecie
fare ragione dell' antrata , e della fcita, e in-
vemaro di tutti li beni del Comuno, e lafso
di mobile al Comuno di Pifa libre 62. mila ;
e fecie anco teftamanto in fatti e in ditti al
Comuno, e a li omint di quello, che aveffe-
no a fare dellt loro fatti . E male a uopo di |
Judici di Gallura, e delli fcitt di Pifa noru.
procuronno , che'l ditto Meffere lo Conte ri-
maneffe in Pifa, e fuffeno tornati fotto la fua
Signoria.
E lo di , che Meflere lo Conte fi parti , e
efci di Pifa , e intro Meffere Conte da Colle
Podefta in fignioria, fue in Pifagrande romo-
re, non effendo partito lo ditto Meffere lo
Conte due miglia da Pifa per la via di Mafla.
Meflere lo Conte da Colle Valle Elfe Po-
defta anno uno MCCXCIV. il quale officio
comincid quarto Iddu d'Agofto . In del cui
tempo tornonno in Pifa mouti de li fciti di
D
E N; T A tgg
Pifa, falvo che Judici di Gallura, e cierti de*
Vefcoati; e fenno grande contentione e dt-
chiaramento delli capituli de la pacie •
mouti delli Savi e Jodici di Pifa con dellt
Savt e Judici dalla Rocca fonno infteme a_,
San£lo Jacopo del Poggto , e autri alcuna_
vouta a Pifa , e a Lucca fopra H dichtara.
mentt de li Capituli de la pacte . E a la fine
di pomotJti trattati, effendo iftati e conve-
nuti infieme li ditti Savi del Comuno di Pifa
fi concordonno infieme can li Savi e Judici
del Comuno di Lucca , e fecie mouti dichia-
ramenti fopra li Capituli della ditta pacie ,
falvo che fopra uno Capitulo, che fi diciea_
che la ditta pacie non s'intendeffe , fe non-
dal proffimo mare in qua , e per la parte di
Judici- di Gallura fi diciea , che quello Capi-
tulo non s'intendea, ne v'era pofto per lui ;
ma era meffo e pofto lo ditto Capitulo iol
della pacie, e s'intendea tanto per li eredidel
Conte Ugolino. E diceafi e proferiafi per lo
fopraditto Judici di Gallura , che volea tor-
nare e iftare a confine fotto la Signoria del
Corauno di Pifa a Cauci, u altro, lo qual
piacefle al Comuno di Pifa , effendoli riftituti
e renduti li fuoi beni tutti di Pifa, e del
Contado, e di Sardignia . E per cieffare ognia
fcandalo , dt cio erano contenti , e voleano
quelli, che piu favi erano tenuti a Pifa_ ,
cioe Meflere Gherardo Fagiuolo, Banduccino
Bonconte , Jacopo Favuglia , Meffere Ranieri
Sampante. E mouti autresi Ghibellini, e fpe-
tialmente di Populo non voliano, e non-.
vouffbno, dicisndo: da che'l Capitulo de U_
pacie dicie cosi , e poffi difendere a ragione .
E lo ditto Capitulo vi fecieno mettare egli-
no , e non lo Comuno di Pifa, avegniache
dicano, che vi fu pofto e meffo pur per l'e-
rede del Conte Ugolino; e non vouffeno ,
che fi faffe; e traffenolo lo Configlio a parti-
to a ftracquo.
Per la qual cofa Judici di Gallura fecie
venire a Pifa imbafciaria mouto grande , e
Ambafciadori folenni ciafcuno Comuno e
Terra de la Compagnia de' Guelfi di Tofca-
na; e dimindonno per li Judici di Gallura_
quello medefmo, ch'era dimandato per lui; e
diffeno , che quello Capitulo v'era raeffo e
pofto i nella pacie, e s'intendea tanto per
1'eredi del Conte Ugolino ; e cosi dicieano li
Judici e favi de* loro Comuni, ch'era ragio-
ne ; e, fe non fuffe, che lo dimandavano per
gratia per parte de' loroComuni, e per mag-
gioreconfervamento de la pacie. E ogniauno
Ambafciadore di ciafcuno delli ditti Comuni
diffe 1'ambafciata del fuo Comuno indelCon-
figlio maggiore a Duomo ; e tutti diffeno a_«
uno affetto e un fegnio con moute paraule
induttive . Partinnofi li ditti Ambafciadori , e
rimafe lo Configlio, e ine fi prefe per lo Con-
figlio, che per li Anfiani e favi omini fi con-
figliaffe , e provedeffe , e rifpondeffe a li Im-
bafciadori, come pareffe e piaceffe loro. Pot
li Anfiani con favi omini configlionno e pro-
videno che'l ditto fatto non fi facieffe nulla ,
e di cio fi fcufaffe lo Comuno di Pifa P er
belle e favi ragione e paraule , che non era_
ragione , e che'l Comuno di Pifa non era te-
nuto; e che a Ii ditti Ambafciadori fi nfpon-
deffe, che a la loro ambafciata fi farebbe ril-
pofta per lo Comuno di Pifa per li fuoiAm-
bafciadori a Fiorenfa , perch' era luogo pra
comune , e Io maggiore Comuno della Com-
pagnia di Tofcana. E cusi fi fecie di po'que-
fto.
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fto Fatta*cosi la-rUpofla a .li dittt Ambafcia-
dori di po* alquanti di, poi che fi partinno
li fopraditti Arobafciadori, fanno chiamati
cinaue Ambafciadori per lo Comuno di Pifa ,
ciol Meflere Gherardo Fagiuolo , Meffere
Roffo Meflere Raynieri Zaccio, MeflerePa-
ganello da Vico, Meffere Tomazo da Tri-
pallo, e Banduccino di Booconte, sandon-
no a Fiorenfa, e ine fecieno la rifpofta a_
1'Imbafciadori de' fopraditti Comum, e ifcu-
fonno lo Comuno dt Pifa per favi e belle ra-
gione, che di ci6 non era tenuto per ragione
di cio. Sicche liTofcani conofciendo, chera
raeione quello, che fi diciea per lo Comuno
di Pifa, fi funno contenti, e non fecieno ptk
di ci6 autro
Cetera dejiderantur . Subfequitur aJJitameatum.
A
,B
I
N del MCCCXXVIII, a di VII. diMaggio
A i a Vigilia di Sanclo Michele in fulVeipro
srandino una grande tempefta di grandina_.
e d'acqua infieme mouto periculofa, e vafto
ben per 1'andare d'un miglia ; e grandin6 fi
fortemente che n'era pieno le vie, e H tetti,
ficome fofle nevicato , ed erano le granelle
groffe come buone palloffule; e di tale ne
veoiano, ch'erano come nocie; e fie fue grof-
ia la ditta grandina, che la mattina vegnieri-
te cosi fe ne couffe chi vouffe fu per li tetti,
come ufafe di cogliere la nieve.
Lo'mperadore Lodovico venne con Ca-
flruccio intorno a Pifa a ofte iotorno, in Do-
meoica a di fei di Septembre MCCCXXVIII.
e ftetteci intorno die 38 e poi v'entr6 d'Ot-
tobre in Domenica mattina, e ando a Duo-
mo.
Meflere Tarlato da Pietramala d'Areffo fu
Vicario nella Citta dt Pifa per lo fopraditto
Imperadore. Poi certi Pifani levonno lo ro-
more uno Sabbato in fu l*Ave Maria , che
fue la Vigilia di Sanao Ranieri Pifano, gn-
dando Vtva lo Populo . Erano franchi , ed
erano feguitati. E'l Ponte vecchio, e'l nuo-
vo Vaflerraglio. E'l fauto de la Spina ardea ;
e dnro quefta battaglia Sabbato tutta notte ;
e la Domenica vegniente, che fue Sanclo Ra-
nieri, si s'and6 via per paura, che non po
tea tenere la Citta , e andoffene fopra 1 Ca-
ftello di Sanclo Franciefco con grande vergo-
gnia. Poi lo Conte Fafio co le fue brigate ,
e co le compagnie del Populo fe n'andonno
al Palaflb del Fopulo con grande alegreffa, e
intro in fignioria , e fue loro la Terra . E al-
lora s'arfeno tutti li atti della Canciellana , e
d'autre Corte, ch*era allora la Canciellaria-.
in cafa di quelli de la Sala . QjJefto fue a di
17. di Giugoio MCCCXXIX.
Lo Comuno di Pifa avendo guerra col Co-
muoo di Siena per lo fatto di Mafla di Ma-
remma, che e di Pifa, fi chiam6 Ciupo delh
Scolari da Fiorenza, ch'era in Lucca Captta-
no di guerra gienerale contra lo Comuno di
Siena; e poi lo Comuno di Siena fecie fare_
una cavalcata a Maffa , ne la qual cavalcata
Meffere Dino de laRocca era Capitano allora
di guerra per lo Comuno di Pifa a Maffa ; e
trovandofi fuora diMaffa elli concavalieri 70.
e Ciellino dal Colle con loro , combattenno
infieme co li Senefi ; e percotendo Ciellino
fugitte a Mafla , e 1afs6 Meffere Dino . E ca-
valieri combattendo funno uccifi e feriti dall
una pirte , e dall'autra; e della noftra parte
ci fu uccifo Meflere Tirnmando, ch'era Co
Tom. XXIK
P I S A ; U.M. «6%
neftabile ; e Meflere Gianotto di Colognoli
era l'autro Coneftabile, lcv6 lo dito, e non_.
vouffe combattere , e arrendefli elli con cierti
autri, e andonnone pregione a Siena . E poi
fue in quefta battaglia medefma prefo Meffe-
re Dino foprafcritto, e fue menato a Siena—
per pregione : si che fatto tutto ci6 lo fopra-
ditto Ciupo Capitano con 800. cavaliert di
Pifa fe n'ando preflo a Siena a due miglia—
cercando, fcopando, ardendo le cafe, e pala-
. ;i , e robe con beftiame infieme ; e prefeno
pregioni in quantita , e arfeno uno Caftello
di ben 500. omini, lo qualeMeffere Federigo
del Porto con cierti compagni 16 prefeno ; e
\ a notte tutta la fopraditta mafnada vi ftette .
Li Aretini mandonno ajuto a* Senefi di 200.
cavalieri . Eglino infieme con quelli di Siena
ch'erano ben mille , mandonno a Ciupo fo-
jraditto lo guanto per combattere : vouta_
nefluna non vouflono combattere a campo . E
ftando Ciupo cosi apreffo a Siena , continuo
ardeano , e guaftavano, e parecchie voutc-
s'avifonno a cierti badalucchi : onde che_
quelli d'Areffo tutti funno fconfitti , e fue_
prefo uno cavalieri, ch'eraCapitano diquelli
d'Areffo, e uno fratellodell'Abate diGuamo,
e cierti autri . Poi Ciupo avendo fatto gran-
de danno e vergognia al Comuno di Siena_.,
con tutta la fua giente fano e falvo fi ricoufle
da Cafuli da Vouterra, e venne in Vaudera-.
a Fabrica. E quioe li cavalieri fuoi, e aPec-
cioli, e per 1'autre Caftelle fenno la Pafqua ,
e ripofonnofi; e Ciupo la fecie al Foffo a Ri-
nonichi . La fera che Ciupo giunfe a Fabrica,
ifcrifle una lettera a quefto Comuno de la_
vittoria, che avea avuta, e come era quine_
giunto, e di grande male, che avea fatto trt
quelle parte, ove era ftato: Verde a voi Ber-
to de la Rocca, e dirawi lo modo tutto t come-.
abbiamo fatto . Venne Berto ; ando lo bando
del Configlio ; grande giente venne al Confi-
gho di grandi e di picculi a la lala del Po-
pulo ; e quine Berto monto fu la ringhiera ,
e diffe tutto cioe, ch' era ftato per ordine , e
graode danno, che ricieveffe mai Citta neflu-
na in cosi breve tempo di fettedie. E quefto
fue delMefe diMarfo aX. di MCCCXXXIII.
ne la Indi&ione Prima nel tempo di Boccac-
cio da Petroja Conte, Podefta de 1 Pifani, e
di Branca Gientile da Cardicieto Capitano del
Populo di Pifa , h quali hanno a ftare in St-
enoria infine a Ogofto , che viene, fe inon-
iono fermati . E morivvi lo figliuolo del fo-
praditto Boccaccio . Per la fopraditta olte h
fue Meffere Piero de le Statee, lo quale era
a confine di quefto Comuno a Rafigniano, rt-
meflo in Pifa, perche vi fue in periona coiy
quaitro cavalli; e allora Meflere Vannt Bent-
enio era Anfiano. , ,
6 Anno Domini MCCCXXXHI. ne la lnd,-
Aione Seconda delMefe di Novembre a dt 4 .
di Novembre Giovedi a fera paflato 1 Ognia-
ianti , creve tanto 1'Arno in Pifa lo Giovedi
di giorno, che quelli di Kinfica non poteano
paffare di la fe non a cavallo o m ifcafa, pe-
roche l*acqua era di Lungarno, e per Borgo,
e per li aufri chiafli , che rifpondeano Lun-
earno, e veneano la fera. Lo Giovedi fopra-
ditto creve si 1'acqua di fubito, che allago
tutta Kinfica gieneralmente , e li cbiaflj, e le
carraie, in qualunqua modo la via fuffe ftata
pih auta , che quanto in Kinfica , quanto te-
nea da Legana de* furi a la Spina di Lungar-
no, e dentro da via, fue l'acqua st auta, ch
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entrb per le botieghe , e inde Ia Loggia di
quelli del Grugnio , e in bottega di Nocco
Ciabatta, e per tutte le autrebotteghe . Dun-
qua fappiate , che in entro era troppo piu
auta lacqua, che li grandi palifcarmi , battel
li, fcafe, e autri legni andavano per tutta_
Kinfica ciercando tutte le vie gieneralmente;
e quefto andare de' legni fue loVenardi mat-
tina vegniente; e duro tanto quefta piena_, ,
che le perfone iftavano aflediate in cafa chi
4. giorni, chi 8. e chi 6. tanto che chi volea
ufcire di cafa, era in bifognio, che montafle
in ifcafa, o a cavallo: autramente non avefle
fatto niuno ragione d'ifcire . E ftenno tutto
lo fopraditto Venardi le porte di Pifa chiufe,
che non fi poteano aprire. InKinfica cadenno
a Sancto Paulo , a Ripa d'Arno piii e piu
cafe .
In Ponte in mezo, e in fori porta, ognia_
cafa allagato, che 1'acqua era per tutta lavia
di Sancla Maria . Etiandio intro in San&oNi-
colo da la parte di via Sanfta Maria . E fue
quefta acqua in tali luoghi , che mai per noi,
ne per gli anticieffori fi vidde. Tutto loVau-
diferchio , e'l piano di Pifa allago, che ifta-
vano in Vaudiferchio le giente fu per li al
bori , ed era loro porto da vivere in fu Ie_
fcafe . Mouto beftiame pero annegoe . E que-
fto fue in quefta noftra parte . A Fiorenfa_
1'ebbeno si grande , che de' quatro Ponti di
pietre 1'Arno ne meno tre; e piu di 40. cafe
di Lungarno caddenno loro , e morittenovi
moute perfone; e arecofli quefto apeggio ch'
una fconfltta. Eflendo ellino cosi annegati, fi
credeano veramente , che Pifa fuffe tutta ita
fotto , peroche fiamo piu bafli di loro , fti-
mando ellino la grande acqua, ch'ebbeno. E
vennene in quefta Terra , cioe in Pifa , lettere
di compagnie di Fiorenfa fufle tutta annega
ta. Veramente Pifa tutta quanta dentro areb-
be ricievuto grande dannaggio , fe non fuffe_
che Arno ruppe nel Contado al campo a la_
Porta di Sanclo Marco, a Canneto, a Sancto
Lorenfo , a le Corte, e a Ciellajano : si che
per queftoPifa non ebbe tanto dannaggio. A
Caucinaja caddenno ben 40. cafe ; Pontormo
di Fiorenfa n'ando ben mezo ; Sancta Crocie
di Fiorenfa vi caddenno affki e grande quan-
tita di cafe ; e andonne ben mezo co le mura
el Caftello . Empuli vecchio n'ando tutto ;
Empuli nuovo ben mezo . N'and6 tutte le_
mulina da Peccioli , e de la Vaudera . L'ac
qua era poi di qua da Sanclo Savino a Na-
vacchio fu per la ftrada , e si grande , che_
correa come Arno; e ftette bene di XV. che
niuno di Vaudera non potea venire a Pifa, fe
non a cavallo, o in ifcafa, e a mala pena_ ;
cosi quelli di qua andare in la. E menonne
allora lo Ponte di Stagnio da Porto Pifano .
E anco 1'acqua intro in Sancto Baftiano di
Kinfica, e in SandfcoLorenfo, coprendo quazi
la pietra dell'Autare, si che nimo fi faccia_
meraviglia, che troppo fu maggiorpiena, ch'
io non o contato . Del qual tempo ci era_
Podefta Boccaccio Conte diPetroja ,Capitano
Branca Cavalieri da Cardicieto, Anfiani in_
Ponte primo Baudo Gatto , Vanni d'Arena_
Pannajuolo ; in mezo Roffello Pannajuolo ,
Vanni d'Afciano, Fabro Priore, Meflere Ra-
nien Tempanella; in Fori porta Lorenfo Rof-
lelmino, Betto dal PonteAdera Notajo,Ban-
duccino Bonconte Priore in Kinfica , Puccio
da Vada Priore , Nino di Nocco Ciabatto ,
Lippo di Puccietto del Borgo . Notajo fu di
M
A
D
E
E N T A <r 7 o .
loro Teglimo di Bindo da Vico , Canciellieri
Michele de Lante di Ben da Vico.
Anni Domini 13 14. del Mefe diMaggio fu
prefa Pietrafancla per li Pifani.
Anni Domini 1% ij. di 14. di Giugnio la_
Vigiha di San&o Vito fu Lucca per li Pif an i
prefa .
Anni Domini iji6\ die 29. d'Ogofto lo di
Sanclo Giovanni dicollato funno ifconfitti i
Fiorentini a Monte Catino.
Anni Dcmini 1317. die Sabbato Sancto lo
qual fu quatro Iddu d'Aprile , fu cacciato
Uguiccione de laFagiuola de laCitta diPifa.
Anni Domini 1319. del Mefe di Maggio fu
l'ofte a Piftoja , in el quale funnone i Pifaai
con Caftruccio .
Anco in el fopraditto AnnoDomini ultima
die di Giuglio , e prima di d'Ogofto non anco
la fopraditta ofte levata, vennero iFiorentini
in Vaudarno, ardendo, e predando; e Nino
Arloto fue guida de' fopraditti Fiorentini.
Anni Domini ijja. del Mefe diFerrajoVe-
fco Kene deOrlandi con mouti ribelli delCo-
muno di Pifa vennero in Vaudiferchio, e livi
ftetteno piti di in vergognia del Comuno di
Pifa .
Anno i?j7- ne la Indictione 4. del Mefo
di Novembre terzo Iddu del dicto Mefe Sab-
bato, laFefta di Sanclo Martino , paffatoVef-
pro , lo ditto Sabbato effendo Configlio , fi
levo uno romore ne la Citta di Pifa, si che^
tutti li amici di Meflere lo Conte Fazio traf-
feno a lui armati, e li amici diMeffere Bene-
detto, e di Meffere Cieo, e loro feguaci traf-
feno a loro, si che romore fu grande. Infine
fonate le tre campane , lo Conte ando a Pa-
laffb con fua giente , e Meffere Benedetto paf-
so in Kinfica , e andoe fu per lo Ponte de la
Spina a la Porta de lePiaggie, e quinefermo
con fua giente da cavallo e da pie; e fecieno
ferragli, e quine s'affbrfonno . Li Anfiani, e'l
Conte, fapendo cioe , ferno dare nella cam-
pana a martello, paffato lo ptimo fonno, e_
ando lo bando, che cierte Compagnie delPo.
pulo andaffeno a Ia Spina , e'l Conte colla fua
giente a cavallo con quelleCompagnie delPo-
pulo andonno lae; e quine fue grande batta-
glia di fuoco, dibaleftra, di pietre, e dilan-
cie . Bene fu , che Meffere Benedetto avea_-
fchiavate le toppe de la porta preditta , e_
apertola , inanfi che'l Conte v'andaffe , cre-
dendo la giente , che avefle foccorfo da Luc-
ca : unde che al dirietro la giente di Meffere
Bcnedetto si fi laffbnno cacciare di fuora de
la Porta; e funno cacciati; e andoflene la_
fera ad Afciano , e la mattina a Lucca . A la
battaglia preditta fue uccifod'uno guerrettone
Franciefco ditto Tondo da Sanfto Martino
in Kinfica ; Neruccio del Grugnio fue mte-
ftato, e mori ; viffene XV. di . E uno vina-
juolo ferito fue ne la gamba di lancia • Mel-
fere Federigo del Porco Catino del Conte-
ebbe una pietra in fu la tefta e fue per mor-
to; e cierti autri feriti. Lo di fopraditto , cne
fi levoe loromore, a fera funno arfi libn del
malificio di Canciellaria del Sindico della . W-
bella maggiore , e di quclla del vino; e ' u ^r
tutta rubbata la Podefta di Pifa. Era Pode a
di Pifa Meffere Federigo di Brancaleone della
Cafa del Monte ; Capitano Meffere Armanno
di Meflere Nicola delli Armanni di Perogjji ;
Anfiani erano in Ponte Ciecco de l*Agniello,
Salveftro da Campiglia, e uno Caufulajo; m
mezzo Meffere Ranieri Tempanella , Ju dr '
Bergo
iCl
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# 7 i HISTORl
Bergo Ganti da Cifano ,,Michel Grimaudo ; }
in Fori Pona Cieo Ruftichelli , Ciellino da_
Campo , e uno Nano da la Spina ; in Kinfica
Jacopo dell' Agnielio , Franciefco da Monte-
Fofuli, Andrea, Campana. Lt capi con Mef-
fere Benedetto funno , Meflere Cieo fuo fra-
tello, Meflere QiovanniMalepa, MeflereBer-
rigo Gaddubi , Cailonaco Arciprete , Bondo
Boudrone, Bacciameo da Monte Fofcutf, Pe-
tro delle Sendada , Colo Bonconte , Triglio
da Vivajo , Ciecco da Campiglia , Meflerc_
Giovanni Gallo , e fratelli , Vanni d'Appia-
no Notajo , e i fratelli, quelli da Corvaja ,
Vanni di Lupo, e figliuoli, Meffere Cino de i
Sefinondi . E tnanfi che la fopraditta giente_
di Meffere Benedetto ifcifle di Pifa , al prin-
cipio levaro lo romore , andqnno a la pregio-
ne di Pifa, e ruppela, e tutti i pregioni ilcit-
teno fuora . Poi del fopraditto Anfianacico ,
inanfi che fuffe qompiuto 1'ofitio, mezzo die.
vegniente , fe ne tornonno a cafa loro , tre de*
quali erano tenuti a fofpetto , cioe Salvefiro
da Campiglia, Michele Grimaudi , e Francie-
fco da Monte Fofculi . Poi di po' quefto ripo-
fato , e fermata la Terra , fue chiatqato Si-
gniore lo Conte Fatio , si che ordino , chc-
tutti li confinatt vecchi , che fi fecieno al tem-i
po di Meffere Tarlato, tornaffeno in Pifa , e
che i ribelli di quello tempo cornaffeno
confine ; e cosi fu fatto , falvo che Beoven
affo, ch'era ribello, ebbe gratia dt
ritornare in Pifa .
Sptnetto toufle a' Pifani nel tempo de* fo-
praditti Anfiani, Capiuao» e Pod«ua a UTer-
M
A
PISANiE.
di Sarezana , e
l 7 2
B
ra di Sarezana , e introvi da jo. cavaliert.
Eravi Podefta per lo Comuno di Pifa M<?fle-
re Giovanni de li Orlandi t Judict Meflfcr-—»
Gherardo Carratelli . Funnovi morti fei per-
fone } Ciegna da Colle fue ferito , e pregione
del MCCCXXXVI. ne Ia Indi£fcione IV. die
V. dt Novembre. Poi lo fopradicto Ciegnia_
fuggicce di pregione, e fue fcapulo.
Poi nel fopraditto Anno dt Diciembre ,
Giennajo, Ferrajo, e appreffo, fi fecieno H
fofli del Borgo di Sancto Marco , e li palon-
citi , e'l ponte levatojo , rotta la ftrada , e le
mura da Ie Piaggie col foflo , e merli dat
Ponte di Sandlo Marco , e quello da 1'anti.
porto di Legatia con ponte levatojo .
Poi MCCCXXXVII. Indiclione IV. die XV.
di Jugno Sabbato la fsfta di San&o Vito in_
fu la Terra fue uno mal tempo d'acqua e di
cuoni , che fi fe' come a 1'Ave Maria , e cad-
de il Cantone de li Embuli , della quale ca-
duta ne moritteno fotto «7. omini , e erano
guafti, e ifcempiati, came mangiati da lupi ,
Lo fopradittoAnno MCCCXXXVII. di Ju-
gnio fi fond6 laTorre, ch'e in pie del Ponte
de la Spina da la parce di Foriporta al Can-
tone. E h Chieza nuova di SanA > Bernabe,
ch'e in della Carraja ds'Bottai , fi fondoe lo
di di Sandbs Bsrnabe lo fopraditto Anno Do-
mini terza Indidbione di Giugno . Poi nel fo-
praditto Anno di Luglio lo Comune di Pifa
fecie isfare lo Caftello dt Leguli di Vaudera,
perche no fi fidava a li omintdentro , che no
vi metceileao ifciti di Pifa » o autre gente .
Tom. ZXJPi
m
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*7?
*74
HISTORI^ PISANy£
FRAGMENTA.
A U C T 0 H E
GUIDONE DE CORVARIA
CANONICO REGULARI.
Incipit Liber memorialis quorumdam fa&orum 5 quae contigenint
in his partibus , ab intrafcripto tempore , citra , videlicet ,
ab Annis ab Incarnatione Domini , fecundum
curfum Pifanum MCCLXXl. de Martio.
IN primis Dominus Rex Karulus mifit
quatuor Ambafciatores ad partes Tu-
lcia? : & fpecialiter ad civitatem Pifa-
rum pro pace facienda, & prajdi<Sam
Civitatem Pifarum intraverunt dic-
Jovis, V. die exeunte menfe Martio.
Ambafciatores vero fuerant hi t videlieet:
Dominus Simon Decanus.
Dominus Johannes Dodkor Legum de . . . .
Dominus Jacobus de Borfona .
Dommus Palmerius filius Domini Martini
de Fano. „„ .
Poftea verb die Lunae XIV. die intrante_
menfe Aprili fuit jurata pax inter Dominunu
Regem Karulum, & Comroune Pifarum per
fuprafcriptos Ambafciatores & Sindicos Pifani
Coromunis in confinibus Ripafracte, &Mon-
techi .
Sindici vero fuerunt bi, videlieet:
Dominus Jannes Fagelus , Do&or Legum .
Dominus Ugo Bencius Judex de Vico .
Dominus Bonajun&a Ucelli Judex .
Dominus Rainerius Albichelli Doctor Le-
gum .
Poftea autem die Veneris fequenti, fcilicet
XIII. die exeunte fuprafcripto roenfe, fupra-
fcripta pax fuit jurata , & firmata , & publi-
cata Pifis publice in Confilio majori in Ec-
clefia majori per fuprafcriptos Ambafciatores
& Sindicos , fub Antianatu Beftialini , Oddo
nis Pacis, Francifci Megiovuovo, & Domini
Gerardi de Fagiano , & fociorum ; & fub do-
minatione Domini Andalo de Bolonia , & Ca-
pitaneatu Domini Petri Pagani de Marcha.
Item poftea die Dominica fequenti , videli-
cet XI. die exeunte fuprafcriptomenfe, vene-
runt ad Civitatem Pifarum Ambafciatores Do-
roini Johannis Brittaldi in Tilfcia Vicarii Do-
roini Regis Karuli . Qui fequenti die Lunas in
roajori Confilio ex parte fuprafcripti Vicarii
praeceperunt Pifanis & Communi Pifarum , ut
nullam injuriam, feu novitatem faciant con
tra Lucenfes , & eorum diftrictum ufque ad
VIII. dies poft feftum San&i Johannis proxi-
( a ) Bonajunfta Ufcelli Judex . in margiut
(b) t ltrrafinef i i. «tt/jrw,
B
D
me venturum , fub pcena & banno decenu
millia marcarum boni argenti . Quod quidem
prsceptum fimile dixerunt efle factum in alii»
Communitatibus Tufcia: quod prxceptum*
Pifani non ratificaverunt .
Ambafciatores verd fuerunt bi, vidtKcttz
Dominus Grifus Judex de Sents.
Dominus Gerardus de Montajone .
Dominus Petrus del Duol Francifcena.
Dominus Canci de Florentia .
Bruneclus Notarius fuprafcripti Vicarii de
Florentia .
Qui Ambafciatores fuprafcripti DominiRe-
gis, videlicet Dominus Jacopus , & Doroinus
Palmerius, die Martis fequenti receflerunt de
Civitate Pifarum cum Ambafciatoribus fupra-
fcriptis Domini Vicarii fuprafcripti,proeundo
Piftorium ad tra&andum ibidem pacem inter
Communitates Tufcia? . Qua de causl fe-
quenti die Mercurii adfumferunt iter proeun.
do Piftorium Ambafciatores & Sindici Pifani;
qui etiam habuerunc a Communi Pifarunu
ambafciatam ad Vicarium fuprafcriptunu ,
tunc fuper fa&o Nobilium deCorvaria& Val-
lechia, videlicet de accusi facH aLucenfibus
coram dicto Vicario de diclis Nobilibus: fu-
per quo nihil fecerunt tunc . Et fuerunt Sin-
dici & Ambafciatores hi , videlicet :
Bectus Gactus.
Laborator Judex.
Ugolinus Benci Judex de Vico .
Enricus Frafli Judex. (a)
Guifcardus Cinquini .
Bartolomaeus Muflii Notarius.
Die Veneris fecunda" die menfis Madii , &
tertia & quartl, Commune Pifarum mifit par-
tes, videlicet Vicecomites, & Comites adter-
rafines (b) extra civitatem Pifarum ,
cet Comitis partem apud Mootemtopoli , &
in illis partibus ; & Vicecomitis partem apud
Rafignanum , & in illis partibus . Qui terra-
finati fuerunt hi, videlicet, ex parte Viceco-
mitis , Dominus Johannes Judex Kal. ( e)
Dominus Guilielmus Manguili , Dominus Si-
roon Giacius , Comes Anfelmus , Johannes
Gadubi Judex, Dominus Norandinus, Domi-
* nus
(c) i. Cbalurenf.
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<75
■us Hefftigus quondam Galgant Groffi , Do-
minus Prefevallis. _
Ex parte Comiris, Dominus Guido Bocius,
Dominus Pelaviginus Macchiajone de Gualau-
dts Dominusjfohannes Chilbus de Lanfran-
cis , Dominus Tomafinus Gubbefta , Dominus
Adrkxftus Saracini , Baciomeus Domini Ge-
rardi Guinifelli , Dominus Lambertus Chicco-
lus, Bernarducius Mafcha.
Caufa vero prsedi&orura confinium fuit
principaliter mmor, qui fuit die Jovis , ipsS
dte Kal. Maji in Burgo, inter bannitos quof-
dam , & berruarios Poteftatis ; qua de causl
dicH die in fero tota Civitas traxit ad rumo-
rem ad Curiam Poteftatis : in quo fero qui-
dam homines parvi valoris in ipfis rumoribus
ftieronr mortui .
Die Veneris fuprafcripti apud Piftoriurru
foit firmata & fadta pax inter Sindicos Pifa-
nos , & pro Pifanis , & Sindicos Florentinos
pro Florentinis } & cum Pratenfibus , & Vol-
terranis i 8e cum illis de Colle , & de Sancto
Geminiano . Poftea die Dominica" fequanti
IV. Maji fuerunt reverfi Pifas Ambafciatores
Pifani fuprafcripti de Piftorto, exceptis Sindi-
cis Dominis Ugone Benci , & Guifcardo Ctn-
guini fuprafcriptis, qui iverunt tunc Floren-
tiam pro firmando dictam pacem Florentias .
Et Pifas veneront Stndici Florentini pro fir-
mando eam Pifis . Et fuerunt Sindici tunc
Dominus Bernardus de Aldinwris" , Dominos
Rainerios de Aglis , Dominus Ugo de Altoi-
tts . Qui publice in Pifis die Lunas V. Maji
in majort Confilio, fafto in Ecclefia majori ,
firmaverunt diclam pacem cum Pifanis per-
petuo fob posna quatuor millia librarum auri;
& ita ftipulati funt a Poteftate fuprafcripto ,
& Antianis, & toto Confilio, prout contine-
tnr per.Chartam rogatam per Rogerium No-
tarium de Florentia . Et praedicta omnia fir-
ma tenere & habere juravit in anima omntum
Fifanorum Dominus Petrus Judex de Balneo.
Die Dominica fuprafcripta IV. Maii filii Do
mini Regis Karuli tranfierunt per Verfiliam ,
& hofpitati fuerunt in Burgo Camajoris ipsa*
die; & die Luna? fequenti iverunt Lucaro- ,
& die Mercurii fequenti iverunt Piftorium- .
Et die Veneris fequenti fuerunt Florentias .
Die vero Dominicd XI. Maji exiverunt Flo-
rentiam pro eondo ad Dominum Regem Ka-
rulum patrem eorum .
Et fuerunt filii fuprafcripti IV. vtdelicet
duo mafculi , & duas feminae . Qporom noroi-
na mafculorum funt ha?c : Carlettus, & Ma-
noellus .
Die vero Dominici proxime fuprafcrtpta
Dominus Guido Comes Montis Fortis , in-
Tufcia Domini Regis Karuli Vicarius gene
ralis; & Dominus Berardus de ArianoinFlo
rentia pro fuprafcripto Domino Rege Vica-
rius pro anno prssfenti , exiverunt ad exerci-
tum contra Ghibellinos, & fpecialiter iverunt
ad debellandum Caftrum Piandimezio cum-
tribos fextis civitatis Florentias . Quod de-
vi&um fuit tunc , & deftructum .
Scias etiam , quod dictus Comes in Tufcia
Vicarius Regius generalis , introivit Floren-
tiam primo pro exercendo di&um officium-
Vicarias die Dominica, IV. die exeunteApri-
le fuprafcripto menfe.
Die Jovis VI H. Maji fuprafcriptt , -fupra-
fcriptus Dominus Berardus favore alterius Vi-
carii fuprafcripti fecit incidi capita filiis Fari.
nataj , videlicet Domino Eclhijjilino, & Neri-
HISTORIA PISAN^: 674
A co&hio fratri fuo Florenti», juxta Palatiuou,
B
Populi ; 8c Conticinus , alius eorum frater in^,
carcere detinetur ibidem , cui caput non fuic
tunc incifum propter pueritiam. .
Die Luna?, vel Martis XX. Maji fuprafcri-
>tus Dominus Petrus Pagani Capitaneus re-
ceflit , & exivit de Civitate Pifarum , 8t ivit
addomumfuam.
Die Lunte XXVI. Maji Dominus Petrus de
Bolonia eleclus Capitaneus Pifani Populi in-
troivit Civitatem Pifarum pro fuo officio Ca-
pitaneatus exercendo . 3
Die Mercurii IV. Junii exivi Civitatem Pk
farum pro eundo ad Regem Karulum pro
confortibus roeis de Corvaria 8e Vallechia-.
cum Ambafciatoribus Pifani Communis. , qui
iverunt pro CommuniPifarum, videlicet cutn
Dominis Johanne Fazelo, Ugolino Benci de
Vico, Herrigo Frafci , Judicibus , ScGuifcar-
do Cinquini , & Leonardo Notario . Qui
omnes Civitatem Napoli , ubi erat tunc fu-
prafcriptus Rex , intravimus die Jovis XIII.
Junii . Qpi Ambafciatores Pifarum habue-
runt imbafciatam fuper fa&is ditStorum Nobi-
lium . .
Poftea vero die Dominica tn fero VI. Jolii
fuprafcriptus Dominus Rex extvit dictam Ci-
vitatem Napoli cum filiis fuis & uxore prov
eundo in CicUiam cum XXVIIL inter galea»
& taridas .
Suprafcripti autem Ambafciatores exive-
runt diclam Civitatem poftea die Martis fe«
quenti in fero pro eunao Pifas , & tntroivU
mus Civitatem Pifarum die Sabbati XXVI.
^ Scias etiam, quod Dominus Andal6 fupr*-'
fcriptus Poteftas receflit de Civitate Pifarum-
de menfe Junii fuprafcripto, 8s ivitaddomutn
fuam . „
Et poftea fuit ele«£lus Poteftas a Commun»
Pifarum pro parte Regis Karuli Dominus Ni-
colaus Quirini de domo majori de Venetiis ,
qui intravit Civitatem Pifarum pro fuoofficiQ
exercendo de menfe Julii fupralcripto.
Die Lunas, fcilicet die VI. menfis Jultt ,
Dominus Aluifius Rex Francia» , cum filus
fuis 8t gente fua , introivit porturo Bangai»
in Sardinea in Caftello Caftri , & tbt moram
contraxit per dies VIII. & deinde ivtt Tunt-
xium contra Regem Tunixii , 8c gentem fuam.
Et erat fuprafcriptus Rex Franctas cum navts
eabiatis CVIII. & cum galeis 8c tartdts XX-
VIII. fine aliis Lignis, ut dicebatur: qut Rex
fuprafcriptus, 8c filius fuus Triftanus mortous
eft ibi de menfe Augufti.
Die Mercurii penulttma die menhs Juhi
fuprafcripti , Dominus Gerardus de Fagiano
Tudex , Dominus Pelaviginus Macchiajone-
cum fociis eorum Ambafciatores Pifant Com-
munis exiverunt Civitatem Ptfarum cam ga-
lea una pro eundo ad fupralcnptum Regenu
Fr DTe Lun* IV. Augufti Senenfes fecerunt
orscepta Domini Guidonis fuprafcnptt Vtca-
rii eeneralis in Tufcia pro Domino Rege Ka-
ruto,& fecerunt pacem intnnfect cura. *x«n
tU Die Dorointca X. Augufti ambafciatatores
Domini Regis Karuli , qui venerunt pro fa-
ciendo pacem inter Commune Piiarum , K
Coromune Lucenfium introiverunt Ctvitatem-
Pifarum, videlicet Dominus Jacopus de 1 Ven-
thi Provincialis , Dominus Philtppus Archi-
diaconus Napoletanus , 8c Dominus Guhel-
mus
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«77 F R A G
mus de Pratis Francifcena , & Cataldus Nc
tarius de Napoll .
De menfe fuprafcripto , poft feftum Beats
Mariae Virginis , Dominus Rex Karulus ivtt
de CiciliaTunixium in fuxidium Domini Re-
eis Francis , fratris fui cum gente fua .
Die Domihica XIV. Septerobns Rimborgia,
filia Domini Alberti Lofcide Vallechia wtro-
ivit Ordmem Sm&i Auguftini Pifis , & poft
introitum fuit vocata Soror Nicolai .
Die Mercurii XVII. Septembris Sindici Ca-
ftrorum, fcilicet Ficecli,& Sandte Crucis, &
Caftri Franci fecerunt praecepta pro Commu-
nibus eorum fuprafcripti Vicarii recipientis
pro fuprafcripto Domino Rege Karulo apud
Florentiam.
Die Veneris XiX. Septembris apud Capu
dicolb fuit fa&a pax inter Pifanos & Lucen-
fes, & jurata per Dominum Tempanellum Ju
dicem, Sindicum Pifani Communis pro Com
rnuni Pifarum ex parte una; & Dominum-
Tegrimum Judicem , Sindicum Lucani Com-
munis pro Communi Lucano ex altera ; tem-
pore dominatus fuprafcriptt Poteftatis, & Ca
pitanei, & Antianatus, Dominorum Johannis
Fazeli Legum Doctoris, & Goli Gigordi, &
Benciveoni Notarii , & fociorym , praefcntibus
Ambafciatoribus fuprafcriptis , & Domino
Johanne , & Golo Antianis , & Domino Ugo-
ne Villaninghi Judice tunc Cancellario Com.
munis Pifarum , & Saladino tunc Notario
Cancellariae , & Bartholomaso Muffi , & Ber.
nardo Mafcha & Domino Tadeo Judice , &
aliis de Pifis . Et Domino Albertino Malaga-
gra Judice, & Orlandino Oddi, & Fragella
fta Notario, tunc Cancellario Communis Lu
cani , & aliis de Luca . Et eadem die fuit ra
tificata & firmata in Civitate Pifarum, & Lu-
ca; per Confilium generale & majus utriufque
Civttatis ; & die Sabbati fequenti fuerunt re-
laxati captivi ab utraque parte.
. Die Dominica XXI. Septembris Marifcal
cus fuprafcripti Vicarii introivit Ficeclum-
cum gente fua pro didto Vicario fuprafcripto.
Et die Lunae fequenti- habuit Caftrum Fran
curo, & Caftrum Sandtae Crucis.
•" DieLunae penultima die menfis fuprafcripti
Sindicus Communis Podibonifi pro ipfo Com
munt fecit pracepta fuprafcripti Vicarii .
quod Caftrum fuit tunc per ,ipfum Vtcarium
diftruAum in totum.
Die Mercurii VIH. O&obrts fuprafcripti
Ambafciatores , videlicet Dominus Gerardus
6e Fagiano, & focii fuerunt reverfi Pifas de
Tunixio.
Die DominicSXlI. O&obris Dominus Gui-
lielmus de Maona, Vicarius in Verfilia pro
Comrouni Lucano , equitavit armatd rnanu
cum horoinibus de Petra Sandta ad deftruen
dum Villam de Saravetia in damnum Nobi
lium de Corvaria & Vallechia; & tunc fuit
ibi percufius de uno pilo&o Grifus Notarius
filius Rogerii ab homtnibus fuprafcripti exer-
citi.
Die Martis XIV. O&obris hofpitatus eft
in Burgo Petraefan&a; Dominus Amatus ....
qui fuprafcriptus Vicarius Domini Regis Ka
ruli mifit pro Vicario, feuCapitaneo in Ver-
filiam , 6c in illis partibus . Non tamen fuit
tunc ibi receptus in officio; unde alio dic^
jvit ad Rochas eorum . Et idem fecit eodem
tempore in Provincia Vallis Nebulas .
Die Dominica XIX. O&obris Ugolinus
Notarius,& una cum eo Tintorefius Sindicus
M
A
D
E N T A 67%
PifaniCommunis, tniffus ad faciendum pacem
cum Piftorienfibus, retulit ambafctatam in_
Confilio Senatus , & Credentias , & aliorum :
qualiter fecit pacem apud Montecatioium co-
ram Vicario fuprafcripto pro Communi Pifa-
rum cum Communi Piftorii. 1 ■
Die Sabbati VII. die exeunte menfe OAo-
bri Dominus Amatus . • . . . Miles fuprafcri-
pti Vicarii venit apud arces Corvaria; cunu
Domino .... Comite Montisfeltri tunc Po>
teftace Communis Lucani pro Rege Karulo
fuprafcripto, de mandato didti Vicarit gene-
ralis Regis Karuli ; & petiit , & fuprafcripto
Poteftati dari fecit fuprafcriptas arces Corva-
txss k Francigenis cuftodientibus tunc ipfas
arces pro Domino Rege fuprafcripto , 8t pro
onfortibus de Corvaria, &Vallechia. Et prs-
didla fuerunt didH die & fequenti fafta con-
tra voluntatem diftorum Nobilium,, & pro
denariis datis fuprafcripto Vicario a Lucenfi-
bus . Et etiam omnes res di&orum Nobilium
ets abftulerunt , qua; ibi erant , & di&os No-
biles tunc de ipfa provincia Verfiliae expule*
runt .
Die Jovis fequenti, fecundl dte exeunte_
fuprafcripto menfe, Dominus Cardinalis Ju-
dex de Tornaquinci de Florentia tulit fcn-
tentiam contra dictos Nobiles de Corvaria^
& Vallechia, luper inquifitione fafta contra
eos per Dominum Johannem Bertaldi Vica-
rtum in Tufcia fuprafcripti Domini Regis
Karuli, cui Doraino Cardinali fuit coromif-
fum a fuprafcripto Domino GuidoneVicario.
Qpas fententia lata fuit apud Plebem de Fief-
fo, prasfentibus Dominis Bartholomaeo Pagliaj,
Tegrimo, Albertino Malagagla Judicibus , &
Guilielmo Notario de Podio Lucenfibus. Et
appellatum fuit tunc a dtdta fententia per
Dominum Jacobum de Ripafracta, prout cou-
tinetur per Chartam rogatam per Vitalenu
Notarium .
Die Dorainica" fecundl die Novembris , &
die Luna? , Lucenfes de voluntate & con-
fentu fuprafcripti Vicarii, fecerunt incipi ad
deftruendum Arces de Corvaria ab hotnini-
bus Verfilix ; & antequam dimitterent , tota-
liter deftruxerunt .
Die Dominica fuprafcripta, Dominus Ge-
rardus Giacia» qui erat pro Communi Pifa-
rum Poteftas in San&o Miniato , & Judex
ejus Dominus Gallus, & Socii, & Caftella.
nus , & Sergentes Arcis difti Caftri , fuerunt
reverfi in Civitatem Pifarum de mandato Pi-
fani Communis , fecundhm formam padtorum
pacis initaj inter Dominum Regem Karulum,
& Commune Pifarum.
Die Veneris XIV. Novembris exivi Civi-
tatem Pifarum pro euodo pro Ambafciatorc
pro confortibus meis ad fuprafcriptum Re-
gem KarulUm , cum erat apud Tunixium ; &
ivi tunc cum Domino Gallo Judice, & Leo-
pardo Notario, Ambafciatoribus Pifani Com-
munis, qui ibant cum Ambafciatoribus Ve-
netiarum, & Januae, pro confirmando treguam
fadtam apud Cremonam .
De menfe Decembris fuprafcriptus exerct-
tus Francigenorum, qui erat apud Tunixium,
feparavit fe de Tunixio , mediante concordia
cum Rege Tunixii, & reverfus eft in Cici-
liam ; & cum fuit in portu Trapali paffus eft
naufragium valde magnum ; & quafi totus
exercitus , excepto Domino Adoardo, qui per
mare receffit, & venit per terram, yidehcet
per Tufciam.Sf Lombardiam.
* Die
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6 19 H I S
Die Lunss ipfa die Kalendarum Januaru
deceflit Domina Contifla foror mea , currente
tunc Anno Domini MCCLXXI. ab Incarna-
tione Domini .
Die ipfa Kalendarum Januani , vel in le-
uentibus, Veltrus Lofcus deceffit in Civita-
Pifarum , cujus teftamentum fuit rogatum
*untam Notarium Maltrufi fub Anno Do-
MCCLXXI. de menfe Decembri VUI.
die exeunte. _ . ...
Die Jovis XII. Martu fub annis ao Incar-
natione Domini MCCLXXII. Comes Guido
Montisfortis , Vicarius in Tufcia generalis
pro Rege Karulo, venit apud Viterbium , &
Comes Rubeus cum eo, videre Reges, fcili-
cet Francise, & Ciciliss, qui tunc lbi erant g
rediendo de dicSto exercitu . Et die Venens
fequenti dicStus Comes Guido armata manu
cum militibus fuis venit apud Ecclefiam San-
cti Silveftri in dicSta Civitate fitam, in qua_
erat Dominus Herrigus filiusComitisRicciar-
di ad Miflam audiendam , & eum gladio in-
terfedt, ibi Comite Rubeo fupralcripto prse-
fente, & exiftentibus dicStis Regibus cum eo-
rum gente in dicSta Civitate, vacante tamen
Pontifice. Qui Herrigus cum fidantia dicSto-
rum Regum venerat cum ipfis Regibus ad
duShm Civitatera . Qui Comes Gutdo & fra^
tres incontinenti privati fuerunt a didto Re
ge Karulo omni honore, beneficio, & hona.
Poftea vero per aliquot dies fuit fubftitu-
tus ei in officio Vicaria? Tufciss a dicSto Re-
ge Karulo Dominus Herrigus Comes de Val
*D?e Jovis IX. Aprilis fui reverfus Pifas de
ambafciaria, quam feci lecunda vice ad iu-
prafcriptum Regem Karulum cum Domino
Gallo Judice. Et tunc invem mantatam Bran-
dolifam fororem meam Johanni Lagio, prout
continetur per Chartam rogatam perjacopum
Notarium de Fagiano; & ipfe idem Notanus
fecit Chartam dotis . „
Die Mercurii VIII. Juhi Dominus Petrus
de Frivolanis de Bolonia incepit officium Po-
teftariss Pifani Communis exercere.
Die Dominica XII. Julii Dorainus Gmliel-
mus Bor de Mediolano intravit Ctvitaterru
Pifanam, qui fuit eledtus in Capitaneum Pi-
fani Populi, pro fuo officio exercendo : qui
ftetit in dicSto officio per biennium.
Die Sabbati, III. exeunte Augufto exivi
Civitatem Pifarum pro eundo m officio juai-
catus Corficse pro Communi Pifarum ; & ap-
plicavi in didtam Infulam apud Cillinum ipfa
die Kalendarum Septembns .
Die Lunse ipfa die Kalendarum Septembris
Dominus Gerardus frater meus deceflit m Ci-
vitate Pifarum . Et Pucius quondam Domini
Orlandi de Corvaria, deceffit die fequenti ,
Ve poftea vero ftando in difto officio Corficss
de menfe .... fuit eledtus fummus Pontitex
fcilicet Gregorius X. f ,
Die Prima Kalendis menfis Augufti fub
Annis ab Incarnatione Domini MCCLXX.ni.
Domina Rimborgia mater mea de lfta vita aci
aliam tranfmigravit . .
Die feptima decima menfis Januarn iui re-
verfus de officio Corficse , & in ipfo menie^
ivit ad virum Becca filia quondam Domini
Bonacurfi ad quemdam nomine Nardum de_
Civitate Lucas . , _ _.
Die Dominus Stephanus de Rulti-
cacis de Placentia elecStus in Poteftatem a_
TORIiE P I S A N jE.
0*80
Communi Pifarum, introivit Civitatem Pifa-
nam pro fuo officio exercendo, & juravit di-
cSium officium faum,
Die Sabbati, quarta Februarii, Dominus
Guido de Saflepta vir Dominss Matthese de_
Corvaria , exiftens pro Ppteftate in Caftro
SancStss Marias Montis pro Commiini Pifa-
rum , fuit interfecSius in difto Caftro a qui-
bufdam hominibus ipfius Caftxi: cujus mor-
tis occafione quafi tota Terra fuit tunc de-
ftrudta per Pifanos , excepta Rocca; & ho-
mines omnes exbanniti, excepti forte XL.
Die Sabbati XVIII. Martii Dominus Giu-
fredus Arathenfis fuit vociferatus in Civitate
Pifana, quod deceflit in Sardinea.
Die Jovis XXIII. Martii Dominus Guiliel-
mus Bor fuprafcriptus Capitaneus juravit of-
ficium Capitanei pro tertio anno Pifani
Populi .
Die Veneris Sancti fub annis Domimcse In-
carnationis MCCLXXIV. VII. Aprilis natus
fuit filius Landi Pifis in domo Jacopi&Ugo-
lini Bo&egse , qui vocatur Ugolinus .
Die Lunse ipfa die Kalcndarum Madu .'
Domina Pretiofa de Campilia venit ad yirum
ad Dominum Veltrum quondam Domini Ude-
brandini Veltri de Corvaria in Civitatem Pi-
farum.
Die Mercurii X. Madii Ambafciatores Pifo-
ni Communis , fcilicet Domini Herrigus de
Stateria, Menfis de Vico, Ugo Villaningi Ju-
dices, & Vitalis Notarius fecerunt & jurave-
runt prsecepta Domini Papse fuprafcripti pro
Communi Pifarum apud Urbevetum.
Et die Sabbati fequenti dicSti Ambafciato-
res miferunt literas Communi Pifano de prss-
dicStis . .
Die Lunss XV. Madii fuit rumor mterLan-
dum quondam Domini Ingerrami de Boziano,
& homines Plebis dellici, occafionecujufdam
hominis ipfius Plebis , quem dicStus Landus
verberavit ipsa die , & homines dicStss Plebis
interfecerunt tunc ad rumorem quemdamLu-
canum, qui fuerat cum ipfo Lando ad dicStam
verberationera faciendam apudSchiavam . _
Die Dominico , fcilicet die Pafchatis mili-
tum XXVIII. Madii, Frater Johannes de Vi-
terbio de Ordine Fratruni Prssdicatorum , Le-
gatus Domini Papse , fuper recipiendo Com-
mune Pifanum ad benedicStionem , & homines
ipfius Communis pro Ecclefia , 8c fuper alia
recipiendo, quss dicStum Commune facere de-
bebit Domino Papss recipienti pro Ecclefia ,
fcilicet de Caftris , 8c aliis , introivit Civita-
tem Pifanam . ,.. e .
Die Mercurii ultima die menfis Madii tuit
facStus Sindicus a Communi Pifarum , fcilicet
Lanfrancus de Turre pro dandis Cartris Ca-
ftellanis & Sergentibus miffis aDominoPapa.
Die Veneris fecunda Junii fuerunt data Ca-
ftra, fcilicet Caftiglione, Cotone , RipafratSta
a fuprafcripto Sindico pro Communi Pifarum
Caftellanis fuprafcriptis, recipientibus pro Do.
mino Papa 8c ipssl Ecclefia .
Die Dominico fequenti Dominus Gualtero-
cStus Thiampantis Judex Sindicus Pifani Com-
munis ad infrafcripta pro Communi Pifarum
juravit in Ecclefia majori prxcepta fuprafcn-
pti Legati, recipientis pro Domino Pipa-
Die Lunse fequenti fuit data Rocca de San-
&a Maria Monte a fuprafcripto Lanfranco
Caftellano, Miflb a Domino Papa .
Die Mercurii fequenti ivit fuprafcnptusLe-
g*tus cum Domino Archiepifcopo , 8c toto
D
<soi F R A G M
Clero Civrwis Pilarum ad proceffionem per A
Civitatem ipfaro , benedicendo Cmratem &
h °Die e Mercorii XIV. Junii Dominus Rex
Karulus introivit Civttatem Florenti* . j
Die Veneris XVI. Junii Dommus Arclne- |
pifcopus Pi&nus exivit Civitatem Pifarum- i
pro eundo apud Florentiam ad fummum Pon-
"ISeDominico XVIII. Junii fuprafcriptus
Poteftas Communis Pifarum cum Ambafciato-
ribus VIII. exivit Civitatem Pifarum proeun-
do Florenriam ad fummum Pontificem , & ad
Dominum Regem Karuluro .
Die fuprafcnpta fuprafcnptus Pontifex in-
troivit Civitatem Florentia .
Die Jovis XXII. Junii cavalcatores Com-
munis Pifarum, & quidam pleberii Comita-
tus reverfi fuerunt a faciendo vaftum fecunda
vice de San&a Maria Monte , & de vineis &
arboribus . .
Die Martis XXVII Junn fuprafcnptus Ar-
chiepifcopus fuit reverlus ad Civitatem Pifa-
rum, de fuprafcripto viadio.
Die Mercurii fequentis foit reverfus fupra-
fcriptus Poteftas cum quibufdam Ambafciato-
nbus de fuprafcripta ambafciata Papa? , &Re-
cis Karuli de Florentia .
Die Sabbati VIII. Julii Ghibellini de Flo-
rentia fecerunt precepta Doroini Pap», &fa-
c"ta fuit eorum reconciliatio ; & poftea dic_
Mercurii fequenti fuit fa£ta & publicata pax
inter Sindicos utriufque partis, interveniente
ofculo pacis, & datis obfidibus ab ipfis Ghi-
bellinis -
Die Mercurii XIV. Julii fuprafcriptus Po-
teftas receflit de Civitate Pifarum pro eundo
ad domum fuam , reli&is Vicariis aflefforibus
fuis . Poftea fuit reverfus juxta finem Augu-
fti .
Die Veneris XVI. Julii fuprafcriptus Pon-
tifex ante diem feparavit fe de Florentia, pro
eundo apud Leonem caufa Concilium facien-
di . '
Die Lemmus quondam Ugo-
lini Sagina?, nepos meus duxit in uxorera fi-
iiam Domini Toroafini de Montemagno no-
mine Gulielma .
Die Sabbati V. Auguflti Dominus Rex Ka>
rulus exivit de Florentia, & ivitverfus Senas,
habitis a Pifanis XV. millibus librarum , &
eos liberavit de exercitu Lunifcianse, quierae
contra Genuenfes .
Poftea vero facto fefto Beatse Maria? menfis
Aogufti in Senis, feparavit fe de Senis, &
ivit verfus Romam .
Die Jovis XXI. Septembris deceflit Landus
de Boziano.
Die Mercurii XI Odtubris Judex Galuren-
iis exivit Civitatem Pifarum pro eundo in_
Sardineam, & ivit per terram ufque Plumbi-
num .
Die Mercurii XVIII. Oftubris Dominus Pa-
cYiriuus de Corvaria juravit dare Ghirarde-
fcam , filiam quondam Doniini Orlandi de_
Corvaria in uxorem Johanni quondam Domini
Dadthi de domo Lanfrancorum, prout conti-
netur per Chartam, rogatam per Bernardum-
Notarium , adhiro in Sandta Fraffa . Poftea_.
vero die Sabbati fequenti fuit defponfata.
Die Sabbati fuprafcripti , fcilicet XXI. 0£tu-
bris Comes Ugolinus exivit Civitatem Pifa-
nam pro eundo in Sardineam.
Die Vencris III. Novembris Baciomeiis fi-
E N T A *8z ,
lius meus complevit quintum annum , qui na-
tus fuit apud Pierhianum in Hofpitali DomU
nas Datmontae avise fuae , currentibus tunc An-
nis ab Incarnatione Dom. MCCLXIX.die fe-
quenti poft feftum omnium mortuorqm inno-
cle .
Die Jovis , die SancYi Salvatoris , IX. No-
vembris fuit completus fextus annus , quoi
Ciocia uxor mea, & Fiandina uxorLaodi ve-
nerunt ad nos ad virum apud Petrafandtam ,
currentibus tunc Annis MCCLXVIII. ab In-
carnatione Domini. |
Die Martis XXIX. Novembris fuitfepultus
apud Prunum Gualingus Lombardus.
Die Jovis XXIII. Novembris Jbhannes , fi-
lius Domini Padtarini duxit in uxoremAgne-
finaro filiam Domint Orlandini .
Die Mercurii XIII. Decembris, die Sanfta
Lucise , intravit Civitatem Pifarum Dominus
Johannes de Monte Sperello pro officio Pote-
ftaria? Communis Pifarum exercendo.
Die Jovis XIV. Decembris intravit Civi-
tatem Pifarum Dominus Matthaus .Rubeus
Cardinalis , qui ibac ad Concilium ad Leonem
fur Rhodano . Et die Dominicd fequenti re-
ceflit de Civitate .
Die Jovis X. Januarii exivi Civitatem Pifa-
rum pro eundo Plumbinum pro Affeffore pro
Communi Pifarum & introivi Plumbinum die
Sabbati fequenti.
Dte Pafchatis Refurre&ionis Domioi MCC-
LXXV. ipsa" die Kalendarum Aprilis Domina
Goftantia filia Domini Pa&arini de Corvarii
ivit ad virum , fcilicet ad Jacopum qtiondam
Domini Gerardi Gaducii de Duodis .
Die Jovis X'I. Aprilis exiverunt Civitatem
Pifarum Ambafciatores Communis Pifarunu
pro eundo apud Leonem fur Rhodano ad
Concilium , faciendum a fuprafcripto fummo
Pontifice in futuro proximo menfe Madii .
Ambafciatores vero fuerunt hi , fci.licet Dorai.
ni Herrigus de Statera , Jacopus Adalagt* ,
Menfis de Vico Judex, Gallus Judex Agoellt,
& Saladinus Notarius de Acqni .
Ivit etiam ad di&um Cooctlium tunc tem-
poris Dominus Frederigus Archiepifcopus cum
quibufdam Canonacis Pifanis .
Die Jovis, ultima die menfis Madu, natos
eft mihi quidam filitts nomine Boaacurfus .
Die Veneris ipsi die Kaleodarum Junn Do-
ininus Rubbaconte de Cuglionis de Bergamo
coepit exercere officium Capitanias Piiani fo-
PU Die Venerit VIII. Junii fui reverfus de
Plumbino de officio fupralcnpto .
Die Veneris XXII. Junii fuit jurata tn uxo.
rem Domina Matthasa quondam Domini ur-
landi de Corvarta, Michaeli quondam Jacobi
Tiniofi de domo Gualandorum , per Dobm-
num Paftarinum de Corvaria, prout contine.
tur per Chartam rogatam per Bonagiuntam-
Notarium Maltruffi de Corvana .
Et die Doininica fequenti tn fero , lctitwt
<die feftivitatis Samfti Johannts Baptifts, tu«
defponfata . .... f .
Die Dominica fuprafcripta , fcihcet d« iu-
ftivitatis Sancli Johannis, fuerunt miffiadcon-
fines quidam Cives Pifani per Cotn^mune H-
farum, fcilicet Domini, Johannes Judex oa-
dubi , Larobertucius Meichiati , & ^" ,ao
Pacia apud Lombardiam .
Die Sabati XIV. Julii Comes Ugol.nu w
' ad praecepta Communis Ptfan'. « tu,tae
nit
tenftus in Patatio Populi
Die
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H.ISTORU
A
pisani:
B
Die Venefls la Kane ante diem XX. Julii
natus eft Lando ex Domina S iandrina unus
filius, qui vocatur Guiducius .
De menfe pradi&o fui ego Guido electus
Juflex ad Curiam novam, fcilicet Pupillorum
per Aotianos . _
Die Dominica tribus diebus exeunte- Juho ,
Dominus Judex Gallurenfis fuit condemnatus
Pifis in publico Parlamento in X. millibus
aiarchis argenti , & in publicatione omnium
bonorum fuorum , & etiam quidam ejus fe-
quentes fuerunt condemnati ipsd die , & po-
ftea .
Die Martis uttimi die menfis Julii fuerunt
teverfi Ambafciatores fuprafcripti , quiiverunt
ad Concilium , excepto Domino Menfe Judi-
ce, qui ibi deceffit, & Domino Archiepifco-
po , qui poftea rediit .
Die Dominidl fuprafcriptit .... filia Do-
mini Codibovis de Corvarta fuit defponfata_
.... filio quondam Domini Bernardini de
Montemagno apud Vilram Francam .
Die SabbaM XI. Augufti Dominus Paganel-
lus quondam Domini Gerardi Cavichias de
Porcari fuit ele&us Epifcopus Civitatis Lu-
cenfis per Capitiilum majoris Ecclefiae predi-
&x Civitatis . .
Die Sabbati XVIII. Augufti Domtnus Ar-
chicpilcopus fuprafcriptus fuit reverfus a Cu-
ria futnmi Pontificis de Concilio fuprafcripto .
Die Jovis XXII I. Augufti Comes Anfelmus
exivit Civitatem.Pifarum pro rebelle, & ivit
ad Judicem pradiclum .
Die Martis XXVIII. Augufti fuprafcriptus
Judex Gallurenfis intravit Caftrum Sandli Mi-j
niatis . . . _ ,
Die fuprafcripta iverunt in Luntgianam L.
ftipendiarii Pifani Communis ad fervitium_,
Domini Regis Karuli, pro eo exiftente Vica-
rio tonc in Tufcia Domino in exer-
citu , quod fecit contra Januenfes in illis par-
tibus .
Die Veneri» , ultima' die menfis Septembns,
fuit coofirmata Societas inter Commune Lu-
cenfe , & Florentia?, & Senarum , & Pifto-
rienfe , & Airetinum , & alios eorum fequa-
ces Tufcise, & Judicem Galurenfem fuprafcri-
ptum, & fuos fequaces , apud San<5.um Mt-
niatem, datis obfidibus a prsedi-to Judice fu-
prafcriptis Communitatibus .
Die Dominici IX. Septembris fuit tnterfe-
iftus fubtus Ecclefiam Sanfli Philippi Domi-
nus Sigerius Fulcini de Vicecomitibus a maf-
naqa Michaelis de domoGualandorum , inter
2uos fuit Lemmus , nepos Domini Guilielmi
iecchi de didta domo . ...
Die Dominica VII. Odtubris ivit ad vtrum
Aliana filia Manfredi de Corvaria apud Par-
Die Martis XXIII. G-luDns Judex Galu-
renfis cum Lucenfiuro & Florentinorum exer-
citu, & aliorum de Tufcia, videlicet Guelfo-
rum, intravit armati manu in terram, JxCo-
mitatum Pifani Communis , ex parte Montis
Topori , volendo expugnare Caftra Pifant
Communis , 8e diclum Commune alias dam-
nificare juxta poffe , propter difeordiam , quas
erat inter didtum Commune, & euro, occafio-
ne Sardinea? . Et ad diftum Caftrum Montis
Topori pofuerunt fe in obfidione cum man-
ganis & trabucchis, 8c aliis argumentis ne-
ceflariis ad dicfti Caftri expugnationem •
Die Dominica in fero XXVIII. Odtobns
fuerunt reverfi Ambafciatore» Pifani Commu-
Tom. XXIT.
nis , videlicet Domini Herrigus de ftatera-. -
Rainerius Marthius , Guilielmus Framucii Ju-
dices a Curia Domini Regis Karuli , appor-
tantes ex parte didti Domini Regis literas
jrasceptorias Domino Vicario fuo ia
Tufcia, ut hominibus Tufcis guerram facere
non permittat , 8c fimilia ; qua? litera? fuerunc
nullatenus exauditas ab homtnibus Tufcise fu-
prafcriptis .
Die Lunas V. Novembris Judex fuprafcri-
ptus cum fuis fequacibus , fcilicet cum difto
exercitu , habuit fuprafcriptum Caftrum Mon-
tis Topori ad fua pracepta . Et die Mercu-
rii fequenti receffit exercitus ad domum, re-
manente predifto Judice cum quibufdam mi-
litibus 8t peditibus in didto Caftro Montis To-
port . .
Die Martis XXI. Januarii Dominus Savan-
gius de Villa de Mediolano ele&us in Pote-
ftatem Civitatts Pifanas, introivit Civitatenv.
Pifarum pro fuo offvcio exercendo . .
Die Jovis fequenti introivit Civitatem Pifa-
rum GuidareHus de Urbevieto Capitaneus fti-
pendiariorum Pifani Communis .
Die Lunas , VI. die Madii Anni MCCL-'
XXVI. venit Pifas Frater Johannes de Viter-
bio de Ordine Fratrum Pradicatorum , Lega-
tus Domini Pape pro fa&is Tufci* concor-
dandis , & nihil potuit facere de concordia.
Die Sabbati XI. die Madii divifi me ab Or-
lando fratre meo , & ipfe cum fua familia-.
coepit ftare per fe. Et dte Lunas fequenti ve-
nit Domina Margarita Socrus mea adftandum
mecum Pifis .
Die Doroinici XVIII. die Madit tntrotvtt
Civitatem Pifarum Dominus ......... Ca-
pitaneus Pifani Populi .
Die Lun* XIX. die Madii deceffit Judex
Galurenfis in Caftro Montis Topori , &fepul-
tus fuit apud £cclefiam Fratrum Minorum-
de Sanfto Miriiate .
Die Sabbati VIII. die Junn Comes Ugolt-
nus cum filiis , & cum quibufdam alns Ctvt-
bus exivit Civitatem Pifarum , 8e tvit Lucam
ad rebellum . , . ,__„«-.
Die Martis, feu Mercuru fequentt , deceUit
Dominus Lapus filius fuprafcripti Judicts tn-
fuprafcripto Caftro, 8t fepultus futt, ubt pa-
te Die Jovts XIII. Junii fuerunt Bononienfes
fconfiai ab ifciticiis, & inimicis eorum. apud
Fa Die' a Veneris fequenti Soldanerii Pifani
Communis fuerunt fconfi<Sti apud Bulgan m
Maritim- ab inimicis Pifan. Commuors , »
tunc fuit ibi mortuus Bertohnus , fibus Ilde-
brandini Secchi de Corvaria .
Die Lufis VII. die exeunte Junio , die fe-
ftivitatis Sancli Johannis, introiverunt hofti t-
«r Lucenfes, Florentini, Piftorienfes & ah.
eorum amici de Tufcia, terraro Ptfant Com-
munis per viam de Bientina } 8e tunc deftru-
xerunt Bientinam, & Montechtum , & fcce-
?unt guaftum apud Vicum , 8t tn tUts part.-
bU Die Mercutii ni. Julii fuprafcriptas Com-
rnJnLes, & alii in didto exerc.tu _coromo-
rantes , fueruot excoromun.cat. ^per Fratrem.
Tohannem fuprafcriptum deV.terb.o, Delega-
nicationis tulit contra eos Pffis . ^ Ecclefia-
maiori , 8t in prsefentta tottus Clertcatus, oc
hominum Civitatis Pifarum.
Etfupraftripto dieLucenfcs habueruntTut-
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«8, P R A G M
rim de Santfta Maria Monte a Caftellano, qui A
tunc ibi erat pro Domino Papa , pecunia. ha-
bitsi ab ipfis Lucanis .
Die Lunx fcquenti VIII. Julit elevaverunt
fc de Vico, & tranfierunt Arnuta, & iverunt
apud Montedicaftellurn , & in illis partibus
deguaftaverunt , 8c fteterunt ufque ad diem-
Sabbati, & ipsa die ih mane elevaverunt fe_
de catnpo, & redierunt ad domum eorum.
De fuprafcripto menfe Julii fui elecftus ad
Curiam novam, icilicet Pupillorum per apo
dixas .
Die Martis in notfte penultima die Julii ,
fuit percuflus Dominus Johannes Ferraci de_-
domo Orlandorum , & dixit ipfe , quia per-
cuflic eum Veri Bonaveris cum quibufdam_- B
fuis fociis ; ex quibus percufllonibus mortuus
fuit , 8c fepultus die Sabbati tertio die Au-
gufti .
Die Luna; IX. die Septembris Commune_
Pifarum fuit fconficftum apud Afcianum , -8c
in illis.partibus per Commune Lucenflum, 8c
Comitatum , & per Pifanos exititios & rebel-
Jes, Sc per Vicariura Tufcise, & fuos milites
Regis Karuli. In quo conflicftu fuerunt mor-
tui & capti multi Pifani . Et tunc fuit ibi ca-
ptus Orlandus frater meus a Lucenfibus.
In fuprafcripto confliclu Bernardinus de_
Boziano recepit honorem Militise.
Die Jovis fequenti venerunt etiam Lucenfes
cum prsedicftis ad devaftandum in Valle Ser-
cli , & tunc combuxerunt Burgum Riprafra-
«Stse.
Die Lunas VII Ocftubris quidam fergentes
de Cotone per proditionem introiverunt Ca-
ftrum Aquilse, 8c per vim expulerunt Raine-
rium de Leulis Caftellanum ipfius AquiUe de
ipfo Caftro, & eumCaftrum dederunt Lucen-
fibus .
Die Jovis XIII. Decembris rranfivit Domi-
nus Papa , fcilicet Gregorius X. per Floren-
tiam, & fecit Pafcha Nativitatis tunc fequens
apud Aretium .
Die Sabbati , quarto Januarii , fui elecftus
Judex Plumbini.
Die Veneris X. Januarii decefllc fuprafcri- D
ptus Dominus Papa apud Civitatem Aretii .
Et ab inde ad di.es XIII. fuit elecftus alius ,
qui vocatus fuit Nocentius V. in Civitate—
pradicfta .
Die Vcneris Dominicse Lazari
Dominus Paganellus de Porcari , qui eletftus
erac in Epiicopum Lucenfem , confirmatus ,
& die Dominica (bprafcripta confecratus fuit
in Civitate Romana . Et die Sabbati XVI.
Madii fuit jeverfus ad Civitatem Lucanam_
de Curia fic confecratus 8e confirmatus Epi-
fcopus .
Die Mercurii XXVII. Madii introiverunt
Lucenfes cum fociis de Tufcia , & parte^
Guelforum, & exiticiis Pifanis hoftilitcr ter-
ram Pifani Communis per partem MontisTo-
pori, 8c Pontis Hera. Et venerunt ufque ad
Foflum Renonici , & ibi campum pofuerunt.
Die Lunse ipsa die Kalendarum Junii Do-
mmus Inrarlatus de Aritio introivit ofEciurrL.
Capitanei Pifani Populi .
Die Sabbati VI. Junii introrverunt Civita-
tem Pifarum Ambafciatores Domini Papa», &,
Dom.n, Regis Karuli pro pace facienda inter
prsed.cftos Et fuit tunc Legatus proDomino
Papa qu.dam Ep.fcopus Ordinis Fratrum Mi-
norum , 8c pro Rege Karulo quidam Frater
Stephanus cum aliis Laicis.
E N T A
Die Martis IX. Jun.i quidam railites 8c pe .
dites dicfti exercitus Lucani , 8c focioruml "
contra proeceptum facftura a pra»di<ftis Amba-
fciatoribus toto exercitui fuprafcripto, introi-
verunt citra Foflum de Renonico in VallehL.
Arni , 8c Pifanos aliquos , ftantes ad defenfio-
nem dicfti Fofli , fconfigerunt , & aliquos ru-
fticos ceperunt ; 8c parum damnum tunc in_
dicfta contradafecerunt,8ceadem die adCara-
pum reverfi fuerunt .
Die Sabbati XIII. Junii fuit facfta pax inter
Sindicos dicftorum Communium , operantibus
fuprafcriptis Legato , 8c Ambafciatoribus itu
dicfto exercicu fubtus Communis
Florentise.
Die Dominica 1 fequenti fuerunt Caftra , fci-
licet Caftiglione 8c Cotone, reftituta Lucenfi-
bus. Et ipsi die in campo jamdiifto quofdara
Milites Commune Lucanum fecit. Inter quos
fuit Dominus Orlandus quondam DominiBo-
nifacii Tudicis de Vallechia . Et Dominus
Guido de Boziano fuit facftus tunc temporis
a Comite U-golino juxta Sancftum Sav.num_ .
Et etiam alii de Tufcia in dicfto cxercitu fa-
cfti fuerunt Milites .
Die Lunse fequenti captivi, feu carcerati ,
qui erant Lucse , fuerunt relaxati, 8c reverfi
fuerunt ad Civitatem Pifanara.
Die Martis fequenti prsedicfti Lucenfes , &
alii elevaverunt campum de dicfto loco, ubi
erant , 8c reverfi funt ad domum .
Die Lunse XXII. Junii deceflit Dominus
Papa, videlicet Nocentius V. in CivitateRo-
mana . Et poft mortem dicfti Papas dicftus Le-
gatus abfolvit Lucanos , 8c alios de Tufcia_.
ab excommunicatione de eis facfta a fuprafcri-
pto Fratre Johanne Legato Domini Papss.
Die Sabbati XI. Julii fuit elecftus in Papara
Dominus Ocftobonus de Ficfcho Cardinalis ,
qui nominatus fuit Adrianus IV.
Die Jovis in feftivitate Sancfti Guilici XVI.
Julii fuit reverfus in Civitatem Pifarum Do-
minus Ugolinus Comes cum omnibus ifciti-
ciis .
Die Martis XVIII. Augufti deceffit in Civi-
tate Viterbii Summus Pontifex Adrianus IV.
Die Dominica XX. Septembris , Magifter
Petrus Spanus Cardinalis fuit elecftus in Pa«
pam , 8c vocatus Johanoes .
Die Jovis XXII. Otftubris deceflit Domina
Brandolifa .
Anno MCCLXXVIH. die Mercurii ultima*
die menfis Martii deceflit Domina Fiandina-.
uxor Landi Pifis. ,
Die Dominica 1 IV. die menfis Aprilis de»
ceflit Domina Margarita, materPretiflE Pifis.
Die Jovis XX. Madii deceflitDominusPapa
fcilicet Johannes fuprafcriptus .
Die deceflit Dominus
Vicecomes Archiepifcopus Pifanus.
Die LunsE XV. Novembris Dominus Ofta-
vianus de Mugello , Archidiaconus Bononien-
fis, fuit a Capitulo Pifano elecftus in Archie-
pifcopum Pifanum .
Die Mercurii quafi in tertia die Vigilias
Sancftse Catelinse VII. die exeunte Novembre,
Dominus Johannes Gaitani fuit elecftus in Pa-
pam, 8c vocatus nomen ejus Nicolaus IV.
Die Martis ultiaia die Februarii Nerius
quondam Domini Bernardini de Gergana det
ponfavit Agnefiam filiam Domini Paclarin
Pifis .
Die Sabbati XII. die Martii fuprafcrrptuj
Paoa Nicolaus IV. fecic Cardinales novem- ,
vide-
vide
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J.
6 g 7 HISTORI^
videlicet , Dominum Jordanum germanurru. i A
fuum; item Dominum Latinum de Ordine_
Fratrum Prsdicatoruro , nepotem fuprafcripti
Domini Papae, & Dominum Jacobum de Co-
lumna, 8c Miniftrum generalem Fratrum Mi-
norum , fcilicet Fratrem Bonaventuram ( roor-
tuus eft)', 8cEpifcopum de Todi de Ordine
Fratrum Minorum , & Fratrem Rubertum Ma- 1
giftrum de Ordine Fratrum Pradicatorum- , !
Archiepifcopum Cantuarienfem , & Epifco-
pum Alnonenfem Gallicum , qui vocatur . . .
. . . . & Archiepifcopum Bracharenfem Spa-
num , qui vocatur 8e Auditorem-
contrad.cT.orum Lombardum, qui vocatur . . . .
Anno MCCLXXIX. de hebdomada RfPO
rnm olivse, ideft die VIII. Aprilis , DonfPhus I
MorroeHus Malafpina cum quibufdam de Fie-
fco ccepit ire verfus Januam armatd manuho
ftiliter, credens eam habere aperte, quia erat
intus. Et tunc introivit Chiavari , & deftro
xit eam , & non ivit ultra .
Die Lunse fecundd die Madii, Fiandina, fi
lia Aldoini fuit jurata in uxorem Tieri quon
dam Guidonis Bufali a Ceccho germano fuo , I
prout continetur per Chartam rogatam per|
Die Dominic_ XII. Junii fuprafcriptus Ar-
chiepifcopus introivit primo Civicatem Pifa-
rum pro ipfo Archiepifcopatu .
Die Vigiliae Sandti Laurentii nono Augufti
•Summus Pontifex Nicolaus fuprafcriptus fuit
eledtus Senator Roroa; in vita fua.
Die Veneris fecundo die Septembris natus
eft Lando Sanna quidam filius naturalis ex
quadam muliere nomineSpina apud molendi
num noftrum in Verfilia, Scvocatus Sanuto.
Die Luns XIX. Septembris in mane ante
4 diem Dominus Princeps, filius Domini Regis
Karuli cum uxore fua , & duobus filiis , &
cum Baronibus multis introivit Portum Pifa
num cum fex galeis , pramiflis aliis duabus
cum uno fuo filio infirmo. Et in ipfo Portu
ftetit ipfo die Lunae , & die Martis , & die_.
Mercurii . Et die Jovis fequenti in mane exi-
vit de ipfo Portu cum gente fua, & ivit
viam fuam verfus Provinciam , honore magno
habito, & receptis donis aCommuniPifarum.
Die Dominica XXIII. O&ubris natus eft
mihi Guidoni Judici filius, qui vocatur Lan
dus, Pifis.
Die Dominica VIII. Januarii Itta filia Do-
mini Gaidiferri ivit Lucam ad virum , (cili-
cet ad Dominum Orlandum Rontini .
Die Jovis XXII. Januani intellexi Pifis ,
Jualiter Ventilius filius Domini Codibovis
eceflit in Sardinea apud Bofam .
Anno MCCLXXX. de menfe Madio fecit
Commune Lucenfium exercitum generalem-.
contra illos de Valle Nebulse .
Die Jovis die feftivitatis Beati Petri , pe-
nultima die Junii, Dominus Bertuldus nepos
fuprafcripti Domini Papa;, intravit in regi
men Bolonienfium , 8c in ipfam Civitatem .
Die Veneris XI. die exeunte Julio filia_.
Judicis Gallurenfis exivit Ctvitatem Pifarum,
& ivitadvirum ad filium Domini Gentilis de
Roma. Mortua eft ibi poft parvum tempus
Die tertid exeunte Septembri, die Vigilia.
SantSti Michaelis Bononienfes exiticii Ghibel-
lini reverfi funt in Boloniam Civitatem per
pacem faclam per Dominum Cardinalem La-
tinum, Delegatum DominiPapa; ad pradicla.
Die Dominicl, odlavS die O&ubris , fu-
prafcriptus Cardinalis introivit Florentia; Ci-
P I S A N M.
tf88
facienda inter Ghel-
vitatem , pro pace ficti
fos & Ghibellinos.
Die Veneris XXII. Decembris Ghibellini
fuprafcripti deBoIonia iterum expulfi fuerunt
per Ghelfos per vim de Bononix Civitatc- ,
mortalitate magnd interveniente.
Die de menfe Decembris decefllc
Dominus Guido Cavichia apud Lucam .
Die Jovis XVII. Januarii Cardinalis fupra-
fcriptus tulit fententiatn pacis & concordi»
Florentia; inter Ghelfos & Ghibellinos fa-
cienda; & tenenda;.
Die . . . . de fuprafcripto menfe natus eft
Lando Veltri filius ex fuprafcripta Domina-.
Contifla , qui vocatur Ildebrandinus .
Die Dominica XVIII. die Februarii pax
Ghelforum & Ghibellinorum fuit facla Flo-
rentis in prajfentia dicli Cardinalis , pacis
ofculo interveniente .
Die Dominica ultimi die Martii deceflit
"atius filius Domini Paganelli apud Trebianum.
Anno MCCLXXXI. die Veneris XXVI.
Aprilis, natus eft Johanni Domini Paftarini
filius ex Domina Agnefina , qui vocatur . . .
Die Veneris fuprafcripta' Aprilis fuprafcri-
ptus Cardinalis exi vit de Florentia , & ivit ver-
fus Boloniam pro reconciliando Bolonienfes.
Die Mercurii fequenti natus eft Pucio Mat-
tajoni ex Domina Tantia, filia Domini Pa&a-
vini, filius nomine . . . . .
Die Sabbati VI. die Julii in matutinis , na-
tus eft Lando filius naturalis ex Spina famula
fua, nomine
Die Mercurii X. die Julii Dominus Bernar-
dinus de Boziano mifit Mafinam filiam fuam_.
Lucam ad virum ad quemdam nomine Bin-
dum, filium Domini Orlandini.
Die Julii Ttirris Vallivetri fuit jn-
cepta fundari feu adificari per Commune Pi-
fanum , exiftentibus operariis Guelfo Pan-
dolfini , & Be«£to Gadlo .
Die Jovis X. die exeunte Augufto deceflic
Summus Pontifex Dominus Nicolaus apud
Sorianum .
Die Veneris XVIII. die Odtubris, diefefti-
vitatis Sancli Luca; Evangelifta; deceflic Do-
mina Riccadonna.
Die Vigilias feftivitatis Sancla; Lucia; Vir-
ginis XII. Decembris deceflit Dominus Or-
landinus de Gergana , 8c Dominus Torifen-
dus deceflit ante, forte per tres hebdomadas.
Die Sabbati XXII. Februarii , die Cathe-
dra; SantSti Petri , Dominus Simon Trofcii
Francigena fuit creatus in Papam , cujus no-
men eft Martinus .
Anno MCCLXXXII. de menfe Madii cur-
rente Anno Domini MCCLXXXII. yemc
Dominus Rodulfus Cancellarius Domini Im-
peratoris pro ejus Vicario ad partes Tufcias,
8c intravit Sandlum Miniatem de voluntate—
& confenfu Summi Pontificis fuprafcripti , 6c
Regis Karuli, habitis eorum iiteris ad omnes
Tufcia? fubjedtos de obedientia ei facienda_ .
Et primo introivit Florentiam, & tunc non-
fecerunt fidelitatis facramentura .
Poftea faaa fidelitate a Caftro Ficecli , &
Sanaa; Crucis, & Caftrofranci , & a qi.ibuf-
dam Caftris VallisNebula;, videlicet, Pifcia,,
Bugiano, Maffa, 8e quibufdam aliis. Die_
Luna; XI. die exeunte Julio, Nobiles de Cor-
varia 8c Vallechia iverunt ad eum apud San-
dtum Miniatem, videlicet Guido Judex , 8c
Landus germanus quondam Domini Ugolini
Sanuti , Dominus Pat5tarinus, 8cDominusBor
Yyx na-
4%9 F R A G
nacurfus , filius qiidndam Domini Tranchedi-
ni, & Johannes filius di&i Domim Pa&artni,
& Tohannes quondam Veltri. Et dia fequentt
dicto Vicario recipienti pro Domtno Iropera-
tore, facramentum fidelitatis prasfttterunt .
Et ipfe Vicarius de feudo eofdem retnvefttvit,
prout continetur per Chartam rogatam per
Modenenfem Notarium dicla? Curue, & per
Juntam Notarium Maltrufium de Corvana .
Poftea die DominicS V. die exeunte di&o
menfe di&us Vicarius intravit Civitatero Pi-
farum, & fequenti die Jovis ultimi die dicti
menfis Comune Pifarum fecit per Dominum
Guidonem Mafcam Sindicum generalem in-
majori Ecclefia facramentum fidelitatis cum-
maximo triumpho .
Poftea die Luna? fequenti die IV. Augufti
dictus Vicarius exivit Civitatem Pifarum &
ivit apud San&um Miniatem.
Die Luna? XVIII. Augutti Commune Lu-
canuro cum Comitatu fuo equitavit boftiliter
apud Caftrum Pifcia? , quod fecit fidelitatis
facramentum Vicario fuprafcripto .
Die Mercurii , XX. die fuprafcripti menfis
Auguftt , Lucenfes ftando in fuprafcripto
exercitu per vim habuerunt Caftrum Pifcia?
fuprafcriptum, & incontinenti dictum Caftrum
totaliter deftruxerunt immittendo ignem , &
alio modo deftruendo , prout melius potue-
runt; 8c etiam homines ipfius terra? de om-
ntbus eorum bonis expdliaverunt .
Poftea antequam dt<Stus exercitus reverte-
retur ad Civitatem Lucanam , illi de Bugia-
no, & de Maffa fecerunt pra?cepta dtc"ti
Communis, muris eorum deftrucStis.
Dte Luna; XXV. die diclimenfis, Commu
ne Lucanum fuit reverfum ad domum de dicSto
exercitu.
Anno MCCLXXXIII. die Luna? penulnma
die menfis Martii propter inlicita , fuperflua ,
quas fiebant a Francigenis omnibus, homini-
bus & mulieribus Paiermitanis , Commune^
Palermi & homines.ipfius ad rumorem infur-
rexerunt in Francigenas, ibidem exiftentes ,
& omnes, quos habere potuerunt, oeciderunt;
8e ex tunc a Rege Karulo fe rebellaverunt ,
& rebelles fteterunt.
Poftea vero infra duos, vel tres menfes to-
ta Cecilia & homines ipfius Infula; fuerunt in
fimilt rebellatione .
Poftea de menfe Augufti, congregato exer-
cttu apud Maltam occafione prasdifti a fu-
praicripto Rege Karulo , & miflo a Domino
Papa Legato quodam Cardinale, di<Stus Rex
Karulus tranfivit cum exercitu fuo magno tn
Ceciliam apud Meflanam, & ibi fe pofuit ad
adfedium .
Poftea de fuprafcripto menfe Augufti Do-
tntnus Prtoceps filtus fuprafcriptt Regis Ka
nili, veniens de partibus Provincias, tranfivit
cum uxore fua per Civitatem Lucanam, &
ivit ad fuprafcriptum patrem fuum .
Die Mercurii XXVI. Auguftt Januenfes
hoftiliter cum armata eorum, galearum , &
aliorum lignorum armatorum ufqueinXXVI.
vel inde circa, venerunt contra Pifanos , &
venerunt inter faucem Arni , & Portum Pifa-
Hum. Et tuncPifani, qui erant in Portu cum
eorum armata, exiverunt obviam fuprafcriptis
Januenfibus , & eos fugaverunt quafi ufque-
ad primum fomnum .
Die Dominica penultima die Augufti Do-
minus Poteftas Pifani Communis deceffit, &
fepultus eft apud Eeclefiana Majorem .
M
A
B
E N T A *>»
Die Veneris IV. die Septembrit Commune
Pifarum mifit ftipendiarios centum ab equo ,
& quadringentos pedites in Corficam contra
Januenfes; & die Sabbati fequentt defcende-
runt apud Aleriam.
Die Martis VIIL die fuprafcripti menfis ,
die feftivitatis Beatas Marias , Pifani cnm eo-
rum armata fuprafcripta, galearum, 6t alio»
rum lignorum , cujus armatse fuit Amiralius
Dominus Guinitellus de Sexmondis , iveruat
verfus Januam, & iverunt ufque PortoVe-
neri , & ibi in loco didto Infulella defcende-
runt, & guaftum ibi fecerunt. Et tpfa die ia
fero feparaverunt fe de diclo loco pro rever-
tendo Pifas; & cum reverterentur, tempeftas
ma^a orta eft in mari. Et die fequenti, die
Mercurii, nono die dic"H menfis, die feftivi-
tatisSancli Gorgonii, major pars dicSte arma-
ta? paffa eft naufragium , & venit in terranu
inter Viaregtum, & faucem Sercli. Et alia_
pars armata; di&a die reverfa eft propter
contrarietatem venti apud Portoveneri , &
ibi fteterunt tribus diebus, & ibi adhuc gua-
ftum fecerunt , & in fupradi&a Infulella ce-.
perunt quofdam,& ad Civitatem Pifanam fe
reduxerunt .
Et Die Veneris XVHI. Septembris reverfi
fuerunt in Civitatem Pifarum,8c difarmaverunt.
Item die Tovis XVIII. die Martii Rex Ka-
rulus fuprafcriptus fuit in Civitate Lucenfi ,
& die Veneris fequenti recollegit fe in mari
apud Motronem pro eundo ad partes Fran-
cias, ocoafione belli faciendt apud Bordeiiam
cum Rege Ragonenfe , prout dicebatur , fe<
cundiim pa£ta& ordinamenta inter eos facSla.
Aono MCCLXXXIV. Item die Jovis VII.
die exeunte fuprafcripto menfe Martio , Bo.
nifatius de Maffa, eundo, feu ftando adBal- *
neum de Corvena equitando cecidit cuin«
equo ; ex quo cafu deceffit die Veneris , fe-
cunda die Aprilis in nofte .
Item de fuprafcripto menfe deceffit Domi-
nus Paganellus Longus.
Item die Luna? poft Pafcha tertio dectmo
'die exeunte Aprili , quasdam armata Commu-
nis Pifarom cxivit de portu Plumbini pro
eundo in Sardiniam cu.m quibufdam militibu»
& peditibus, quos Commune Pifirum mifit
contra Commune Januenfe ; cujus armata?
fuitAmiraliusDominus Rubeus Buzzaccarioi.
Item die Veneris VII. Madii die Vigilia
Sao(5tiMtchae'lis Baciomeus introivitOrdinea»
Fratrum Prasdicatorum.
Item die Martis , XIV. die exeunte Madt»
exercitus , feu armata Januenfium XXXIII.
galearum fuit in mari Pifano, fcilicet in par-
tibus Infula? Ilba? , & tunc ivit ad Infulaa-
Planufiam , & Caftrum Planufia? cepit , & de-
ftruxit, & CXX. captivos tunc ibi ceptt, «
Januam cum XX. galeis miferunt. Et rehqua?
jalea? exercitus fuprafcripti iverunt verfu»
Sardineam obviam Caroana? Pifanorum , , qu*
erat in Sardinea pro frumento, 8s ipfi Ca-
roana? obviaverunt, 8e ceperunt tuoc oaves
V. frumento oneratas, & multo argento ipi
invento; 8e captis diclis navibus, 8c homt-
nibus inde elevatis , ip6s naves fummerie-
runt; 8t Januam reverfi funt cum captivis
multis , 8c argento , cum triumpho.
Et tunc temporis diftum Caftrum Planuu»
fuccurfum habere non potuit k Pilanis pro-
pter temporis tempeftatem . Et exivtt tunc
armata Pifanorum in adjutorium dicti Caltri,
8c propter teroporis impedimcntum rever^-
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1
HlSTORIiE PISANA:
692
eft in Porturo Pifanum . Cujus armatas erat
Amiralius Dominus Andrio&us Sarcini .
Ec poftea die Sabbati iterum dic>a armata^
Pifanorum fcilicet galearum XLVHI. feu
exercitus , exivit Portum Pifanum , & ivit in
Sardineam poft armatam Januenlem fuprafcri-
ptam;
8c cum non mvenirent eam, lverunt
C
apud Caftrum Lugherise , & di&um Caftrum
tunc ceperunt & deftruxerunt; & deftru&o
didto Caftro ceperunt reverti ad Civitatemu
Pifarum , 8c in ipfa reverfione feparaverunt fe
propter tempus contrarium , & reliquerunt
XIII. galeas de di&o exercitu tunc in Sardi-
nea , 8e aliae fuerunt reverfse apud Plumbinum
de menfe Junii in exitu . ,
Et die Dominica IV. die exeunte menfew I B
Junio, alia armata leu exercitus Januenfium,
fcilicet LIII. galearum , venit verfus Pifas, 8c
ftetit in no&e in mari de Gorgona ; 8c die—
Lunse fequenti in Vigilia Sandti Petri in mane
ivit ad Portum Pifanum, & ibi ftetit quibuf-
dam diebus , 8a poftea ivit verfus Plumbinum,
& invenit tunc in portu Falegise fuprafcri-
ptum exercitum Pifanorum . Et cum ftaret
jbi arroata fuprafcripta Januenfium , die Do-
minica* in mane IV. Julii, galeas XIV. Pifa-
norum, quae remanferant in Sardinea de fu-
prafcripto exercitu Pifano Domini Andrio&i
revertebantur ; & cum venirent , Januenfes
obviaverunt eis in mari de Plumbino; 8c fa-
c"tum eft inter eos proelium valde magnum-i .
In quo proelio Januenfes ceperunt galeas duas,
8c galeonem unum cum hominibus , una ga*
lea, 8c alid etiam fubmersa, qua? poftea fuit
rehabita; 8c fequenti die Januenfes receflerunt.
Et poftea die Jovis VHI.Julii, di&usexer-
citus, feu armata dicla Domini Andriodhfu-
prafcripti fuit reverfa in Portu Pifano .
Poftea die Mercurii , oclava die Beatae Ma-
t\x , menfis Septembris , exivit de Portu Pi-
fano alia armata Pifanorum, de quafuit Ami-
ralius Dominus Rubeus fuprafcriptus, 8c ivit
ufque Porto Veneri , 8c ibi ftetit ufque ad
diem Martis tunc proxime venturum ; 8c ipsa
die martis fuit reverfus ad Portum Pifanutru.
amiffis in terra apud Porto Veneri quibufdam
de fuis hominibus .
Die Lunas ipsa die Kalendarum Madii , fub
Anno Domini MCCLXXXV. armata quaedam
Januse, fcilicet XXII. galearum , ut diceba-
tur , fine prcelio cepit quamdam navim , in-
qua ibat Comes Fatius pro Capitaneo in Sar-
dinea cum quibufdam ftipendiariis ab equo ,
8c peditibus quaii CCC. 8c ultra interomnes:
8c in qua erat tbefaurus magnus , 8cequiraul-
ti, bene ufque in LX. Et eadem die visa ar-
mata Pifanorum, fcilicet XXIV. gaiearum- ,
diclam navim combuxerunt . Et proeliurru
rnagnum eadem die fuit inter didras armatas \
in partibus Sardineas , in loco feu in partibus
in quo proelio Pifani fuccubuerunt ,
8c fconfi&i f uerunt ; 8c Januenfes de eis cepe-
runt galeas XIII. cum. hominibus , 8c capti-
vos eos Januam reduxerunt . De qua armata
fuit Amiralius Dominus Guido Jacia , filius
Domini Simonis •
Die Veneris, fecunda die Junii Rex Karu-
lus veniens de partibus Franci©, feu Provin-
ciae, fuit in Portu Pifano cum XXXVI. ga-
leis, 8c galeonibus IV. & eadem die ftatim-
inde receflit , ita quod Poteftas 8c Antiani ,
qui iverunt ad eum, non invenerunt eum. Et
ivit verfus Neapoli , pro faciendo exercitum
A , contra Petrum de Ragona , 8c contra Cecilianos.
Die Lunae V. die fuprafcripti menfis Prin-
ceps, filius Regis Karuli, exiens adrumoretn
armata manu de Neapoli cum galeis fuis ,
quas ibi habebat, contra galeas de Cecilia_, ,
quas difcurrebant totam Provinciam , proelia-
tus fuit cum eis , 8c in di&o prcelio fuccu-
buit , & ibi captus fuit cum muita gentew ;
8c galeas novem de fuis amifit . Et fa&a di-
cla vidtoria venit dicla armata Ceciliana ad
Caftrum Sancli Salvatoris , 8c petiit filiam^
Manfredi , quas ibi per Regem Karulum in—
carcere tenebatur, quas incontinenti ab uxore
dicli Principis, timore ipfius Principis , eis
fuit libere reftituta .
Die Mercurii XXI. fuprafcripti menfis de-
ceflit Pifis Dominus Paciarinus , 8c fepultus
fuit apud Ecclefiam Fratrum Praedicatorum.
Die Martis XXVII. fuprafcripti menfis ar-
mata alia Januenfium , fcilicet galearum 8c ga-
leonum XLVII. ut dicebatur de numero ,
tranfivit per mare de Gorgona eundo ad par-
tes Sardinea? .
Die Mercurii XII. Julii Dominus ......
de Venetiis Poteftas Pifanorum afcendit in—
Arno fuper galeam fuam, & calavit fe cum-i
tota armata fua , quse fuit galearum LXI. 6c
galeonum IX. fine aliis parvis lignis . Et fte-
tit in Arno X. diebus , quia non potuit exire
de fauce propter teraporis tempeftatem .
Et die Sabbati die feftivitatis Sancla» Ma»
ria; Magdalenae XXII. die Julii dicla armata-.
exivit de fauce Arni, 8c ivit ad PortumPifa-
num . Et die Lunae fequenti exivit de Por-
tu praedicto, & ivit verlus Januam . Et die
Lunas fequenti , fcilicet ultima die dicli men-
fis , dicla armata fuit in Portu Januae , 8c ibi
ftetit quafi ultra Vefperas, & in fero fepara-
vit fe de diclo Portu timore venti, 8c revcr-
fa fuit verfus Pifas alto mari , 8c applicavic
ad Portum Pifanum die Sabbati V. Augufti .
Et die Dominica fequenti die feftivitatis San-
€ti Sifti apparuit arroata Januenfium in mari
Portus Pifani , qua; armata fuit galearum-,
CVII. fine aliis lignis , ficut firmiter aflereba-
Dltur . Et ipsa die poft Nonam fuit inceptum
proelium magnum inter ipfos Pifanos , & Ja.
nuenfes , 8c duravit ultra Vefperas ; in quo
proelio multi mortui fuerunt, 8c perierunt in
mari ex utraque parte . Finaliter tamen Pi-
fani fuerunt devicli , 8c fuccubuerunt in to-
tum . Et captae fuerunt tunc galea? XXX. 8c
ultra, prout ferebatur, cum multitudine ma-
gna hominum . Et die Lunas fequenti , fcili-
cet VII. die Augufti recefterunt Januenfes
de pradiclo mari Portus Pifani , 8c reverft
fuerunt Januam nono dic dicli meniis. in Vi-
gilia San&i Laurentii, cum galeis fuprafcn-
ptis captis, 8c multitudine captivorum .
Die Mercurii XVI. die di&i menfis Domr-
E I nus Paganellus de Porcari Epifcopus Lucen-
fis per Ambafciatores fuos repetiit Terra»
fuas, feu Caftra, qux Commune Pifanum te-
nebat de fuis , fcilicet de Epifcopatu Lucano;
quibus fuit refponfum a Communi Pifano ,
quod refponderent didro Epifcopo per Amba-
(ciatores fuos .
Anno MCCLXXXIV. (*) die Veneris VI.
die Oclubris exivit de Civitate Pifa^ia Pretio-
fa pro eundo ad ftandum Carraria? , & fuit
Carrarias die Lunas fequenti.
Sub annis a Nativitate Domini MCCL-
XXXIV. 8c die Martis XVII. Gclrubris , exi-
vi-
C?) |i??c mutantur Atmi fwundum £ram Romqne
*P3 PRAGMENTA H
y\ ego Guido . Et die Mercuriifequenti in-
troivi ad habitandum domum Lanfranchmi&
Lazarioi de Fogliadis in Carraria die Fertivi-
taris Sandti Lucae .
Die Mercurii fuprafcripta Comes Ugolmus
juravit oflkium Poteftarias Communis Pifa-
rum, & officium ccepit exercere.
De menfe Oclubris prasdidko, quafi in me-
dio menfis, fuit firmata Societas inter homi-
nes de Tufcia & Januenfes contra Pifanos in
annos V. prout ferebatur .
Die Jovis ultimi die menfts Novembris Re-
gtna uxor Regis Karuli tranfivit per Aven-
tiam , veniendo de Provincia, & ibat inApu
leam ad Regem Karulum .
Die V. Januarii, die Ebepham* Rex Karu-
lus fuit fepultus apud
Die Mercurii, IV. exeunte Martio, feudie
Jovis fequenti , decefltt fummus Pontifex fu-
prafcriptus Martinus apud Perugium.
De menfe fuprafcripto deceffit Dominus
Morroellus Malafpina in Sardinea .
Die . . . menfis Aprilis fuit ele&us fum-
mus Pontifex in Civitate fuprafcripta Domi-
uus Jacobus Savelli Romanus , & vocatus
Honorius IV.
Die fuprafcripta Dominus Bandus quon-
dam Ugolini de Caftello fuit fadtus miles a
Communi Lucano in di£to exercitu .
Die Mercurii VI. Junii armata Januenfium
ivit verfus Portum Pifanum , & eadem die_
applicavit ad ipfum Portum , & ibi ftetit con-
tinue ufque ad receffum feu reverfionem .
Die Veneris XV. difti menfis exivit Com-
mune Lucenfium in exercitum contra Piianos,
& pofuit fe ad affedium ad Caftrum de Cuo
fa , & die Jovis XXI. didti menfis habuerunt
diftum Caftrum ad pa&um, fcilicet falvis per-
foiis . Et fequenti die Sabbati dictus exerci-
tus elevavit inde, & ivit ad CaftrumdeAva-
ne ad Pontem Sercli,& ibi fe pofuit ad adfe-
dium . Et die Veneris VI. Julii illi , qui
erant in dicto Caftro Avane, fcilicet in Bur-
go, Pifani miferunt ignem in domibus ipGus
Burgi , quia terratiani volebant facere pac"ta_
cum Luceofibus . Et tunc ad illum rumorem
Lucenfes intraverunt in diiShim Burgum , 8e
eum totaliter combuxerunt, Pifanis exiftenti-
bus adhuc in Rocca , feu Caffaro dic"ti Caftri .
Die Domioicl VIII. die dic"ti menfis , fupra-
fcripta armata Januenfium elevavit fe dePor-
tu Pifaoo , & fuit reverfa Januam , deftrutfta
turri Fanarii Portus Pifani , quam habuit ad
paftum : 8c Caftellanus ibi erat Gainellus .
Die Dominica fuprafcripti Caffarum fupra-
fcriptum didti Caftri de Avane fuit habitum
a Lucenfibus fuprafcriptis per paclum , falvis
perfonis . Et die Martis fequehti didtus exer-
citus Lucenfium elevavit fe de campo , & re-
verfus eft ad Civitatem, fornito fuprafcripto
Caflaro , & retento , & etiam fuprafcripto
Caftro Cuofx .
De menfe deceflit Domina Agne-
fina uxor Johannis Domini Pa&arini in Civi-
tate Pifarum .
De menfe deceflit Domious Vel
trus in Civitate Pifana , quondam Domini II-
debrandini Veitri de Corvaria.
Die deceflit Dominus Udebrandi-
nus Judex quondam Domini Tancredini de—
Vallechia Pifis .
Die Landus quondam Domini IU
debrandini Vehri de Corvaria fuit vocifera-
tus Pifis, & deceflit in Sardinea.
ISTORIjE PISAN^:
A Die nata eft mihi quasdam fiiia
nomine Francefchina , apud Carrariam . '
Die Pafchatis Peotecoftes die fecundi men-
fis Julii , currente Anno a Nativitate Doroini
MCCLXXXVI. Lucas in Ecclefia Beats Ma-
rias Magdalens in loco Fratrum Minorunu
indui me habitum Beati Francifci . Et eodetn
die Pretiofa focia mea induit fe fimilibus pannis .
Poftea die Sabbati, ultimd die Madii, cur-
rente Anno Domini MCCLXXXVII. dimifi
didtum habitum, & ivi cum Fratre Bonifacio,
& Fratre Scultato apud Guamum, & ibi me
exui ipfum habitum ante annum , & non fa-
c"rl profelfione.
Die Mercurii , ultiml die menfis Junii, An«
B ni MCCLXXXVH. fuit rumor armorum iiu
Civitate Pifarum , cujus occafione Judex Gal-
lurenfis quondam Judicis exivit timore dc*
Civitate Pifana.
Et die Jovis fequenti fuit captus per vinu
Comes Ugolinus cum quibufdam filiis & ne-
potibus a Communi Pilano.
Poftea die Mercurii die VII. Julii diftus
Judex Gallurenfis ivit Lucam .
Poftea quodam tempore tranfefto Commu-
ne Pilarum mifit dkSrum Comitem cum fupra-
fcriptis fuis in carcerem , io quo carcere de.
ceflit fame cum dictis flliis & nepotibus.
Poftea vero die Sabbati VII. die exeuntc
Odtubre , apud Guamum venit Dominus Pa.
fanellus, Epifcopus Lucenfis, & Frater Ban-
inus , & Domnus Ventura Prior Clauftralts
Sandli Fridiani, & Domnus Gerardus Cano-
nicus didtas Ecclefie cum habitu SaoAi Fri-
diani ; & ibi me induerunt didtum habitunu
coramAbbate, & pluribus Monachis deGua-
mo. Et ipsa die duxerunt me apud Sanftum
Fridianum .
Anno MCCLXXXVIII. Poftea ver6 dift-
Dominica penultima die Madii , fui receptus
pro Novitio k Domno Jacopo , Priore Sanfti
Fridiani, & Domno Ventura Priore Clauftra-
li, & toto Capitulo SaniSti Fridiant in Capi*
tulo difti loci .
De menfe .... ivit Commune Lucenfium
D ad afledium Caftri de Afciano, & tunc cepit
eum falvis perfonis MCCLXXXVIH.
Die Manis, die Feftivitatis Cathedra? San-
dH Petri, de menfeFebruarii, currenteAnno
ab Incarnatione Domini MCCLXXXIX. feci
profeffionem in ordine Sandli AuguftiniLuc»
in S. Fridiano, & fui receptus inCanomcum.
Die Dominico, tertio Idas Decembris, aie
Feftivitatis SamSti Damafi Papae, fui defigna-
tus & promotus ad quatuor Ordines Mtnores
Lucas per Dominum Paganellum de ^ 0 * 0 *"
Epifcopum Lucanum in Capella, qoambabet
in Palatio Epifcopatus, Anno fuprafcnpto.
Item die Sabbati fequenti , die Feftivitatis
San«Sti Ignatii Epifcopi & Martins , poft fe-
ftum Sancte Lucise, in jejuoio quatoor Tem-
porum, fui promotus ad Ordinem Subdiacona-
tus per eumdem EpifcopuminSan&oMartino.
Item die Sabbati quarto die exeunte Mar-
tio, in jejunio quatuor Temporum Qsato*-
gefimss fui promotus per fuprafcriptum Epi-
(copum ad Ordinem Diaconatus in Capella-»
foa, curreote Aooo Domioi a Nativitate-.
MCCLXXXX. j
Item die Sabbati de Pafliooe XV.Kalendas
Aprilis die depofitioois Sao<Sti Fridiaoi , fai
promotos per eumdem Epifcopum ad Ordt-
oem Sacerdotii, fuprafcripto Aono & loco.
F I N I S.
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I
POLYHISTORIA
FRATRIS BARTHOLOMiEI
FERRARIENSIS
ORDINIS PR.fDICATOK.UM
Ab AnnoMCCLXXXVII. tfoue ad MCCCLXVII.
ITALIGE CONSCRIPTA,
Et nunc primum edita
E MANOSCRIPTO CODICE
MARCHIONIS BONIFACII RANGONII
MUTINENSIS
Jt
IN FRATRIS BARTHOLOMAEI
FERRARIENSIS
POLYHISTORIAM
P JiAEF AT 10
LUDOVICI A N TONII
MURATOTIL
MUlta dedi in Ital. Rer. CoiledHone , quibus nobiliflima Ateftinoruni
Pnncipum profapia, eorumque gefta illuftrantur. Attamen & Hifto-
nam hanc , nuraquam antea editam , publici juris facere placuit ,
tura quod in ea potiffimum fermo fit de iifdem Marchionibus Ferra-
riae dominantibus , & de Ferrarienfium rebus; tum etiam quod ibi
multa occurrant, quae barbaricae Eruditionis amatoribus alicui ufui effe aliquan-
do poterunt . Aucloris nomen in MStis Codicibus fruftra quaeritur , atque illud
adhuc incompertum mihi foret , nifi lucem miniftraffet idoneu* teftis , hoc eft
egregius Ferrarieufium Scriptor Peregrinus Prifcianus, qui circicer Annum Chr.
i4j>o. AnnalesPrincipumEftenfium accuratiffime confcribebar,quorum pars manu
exarata adfervatur in Bibliotheca Sereniflirai Ducis Mutinae , reliqua miferrime
perierat , vel quum Gafpar Sardius circiter Annum 1555. Hiftoriam Ferrarienfem
hteris confignabat. Prifcianus , inquam , Lib. VII. de Origine Marchio num Eften-
fiura diflerens , haec habet : Bartbokmaeus , Reverendus Pater ilte , Haereticae pravi-
tatis Inquifitor, qui immenfttm quoddam Opus illud fcripfit , quod Potiflorium appellavit.
Itaque habemus Hiftoriae hujus Audlorem Fratrem Bartbolomaeum Ordinis Praedi-
catorum, Inquifitorem olim Haereticae pravitatis in Urbe Ferrarienfi; eum nem-
pe, quem inter Scriptores illuftres Ord. Praedic. commemorarunt Plodius, Goz-
zius , Antonius Senenfis , Ambrofius Taegius , Altamura, Rivalius, & Rovetta .
Concordes funt ifti in ftatuenda ejus patria Ferraria , ejufque vita inter Annum.
1343. & 1350. Scripfifle ab iis dicitur Sermones varios , & IraSlatum Moralem de il- m
Tis, qui peflilentiae tempore e Civitate egredi non deberent, aliaque Opufcuia, numqo&m.
tamen ab iis, ut puto, vifa. At nemo ex illis novit,Hiftoriam quoque, five Poly-
bifloriam,ab ipfo fuifle confcriptam. Nota haec fuit,ut dixi, Prifciano Ferrarienfi,
ejufque Codicera MStum olim deprehendi in Bibliotheca Monachorum Benedi-
flinorum Sancli Georgii Venetiis , ubi a Libxo IV. atque ab Odaviano /Vugufto
per Capitula CCXVIII. narratio deducitur ufque ad adventum Urbani V. Ponti-
ncis Maximi ex Avenione Romam . Similem vero Codicem manu exaratum , ac
Mutinae adfcrvatum , fuppeditavit mihi egregius adolefcens Marchio Bonifacius
Rangonius, qui cum antiquiflimae gentis fuae fplendore ornamentum Literarum ,
atque amorem Literatorum conjungit. Ibi quoque a Libro Quarto Hiftoria haec
exordium capit, atque in ejufdem Urbani V. iter definit . Quo tempore fcriptus
fuerit Codex , in calce hifce verbis proditur : Compiuto e il Libro det Poliftore per
me Frate Nicceld da Ferrara, Maeflro in facra Teologia , e umile Abate del Moniflero di
San Bartolo appreffo Ferrara , nel MCCCLXXXVll adt XXV. del Mefe di Settembre .
Amen. Itaque Frater Bartholomaeus , Hittoriae iftius Auclor , ab origine Muudi
(quod familiare olim fuit barbarici aevi Scriptoribus ) fuam narrationem conte.
xere coepit, ac tres Libros infumfit in perfequendis rebus geftis ufque ad Impe_
rium Oaaviani Augufti , quos Librarii uti inutilem mercem , neque immerito,
abjecere. Ego vero cetera etiam, quae Annum MCCLXXXVII. praecedunr, fuis
tenebris dereliqui ; nihil enim ibi occurrit, quod novum fit , ac non fufius & re.
clius a praecedentibus Hiftoricis proditum memoriae fuerit . Retinui cetera uf.
que ad finem , utpote quae aut eo vivente , aut proximis temporibus contigere .
Is autem ad Annum MCCCXLVIII. audtor eft, Aldrovandinum Principem Eften.
Tom. XXIV. - - - " " " Z z fem
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fem Lifcopali infuld fuifle donatum \ ac deinde translatum ad Epifcopaium M u :
rinenfem & denique ad Ferrarienfem, M gual Fefcovo, fubdit dle, to Scrmorefui
dtvoto Servidore . Tum ad Annura MCCCUI. fe teftera oculatum offert communis
^oloris auo Cives Ferrarienfes perfequuti funt obitum Obizzoms Marchionis ,
dusUrbis &Mutinae domini.Hiftoriae fuae finemfacit adAnnum MCCCLXVII.
ibique in laudes excurrit Nicolai II. Marchionis Eftenfis , cui fuum Opus dicatum
voluit. Aliqua occurrunt heic gefta ufque ad Annum MCCCLXXXVIl. cujuf-
modi eft violenta mors Johannae I. Regmae Apuhae , & Cap. XXXVI. Francifci
Carrarienfis fenioris vita produfta ufque ad eumdcm Annum ify. Addita haeo
fuere a Nicolao Abbate Sandti Bartholomaei , qui Polyhiftqriam ipfam , ut nuper
vidimus, eo Anno defcribebat .
'• m
LI-
LIBR
DEL POLISTORE
CAPITOLO PRIMO.
Come il Marcbefe Obitio tbbe Modena . Altre
, aovelle di Triefle , del Vefcovo di Arezzo t
del Marchefe di Monferrato ; e di Ra-
venna . £ del fapa Celeflina.
'Anno MCCL-
XXXVH. del
mefe di Set-
tembre mori a
Ferrara la no-
bil Donna Ma-
donna Jacomi-
na dal Flifco
di Genova_. ,
mogliere del
Magnifico e_
Illuftre Signo-
re di Ferrara
Marchefe Obizzo d'Efte, e fu fepellitaalluo-
go de' Frati Minori in Ferrara con grandiffi-
mo onore .. In quefto medefimo Anno Man-
fredino e Tommafino dalla Rofa fratelli , i
quali pofcia furono chiamati da Saffuolo, e_
Mefler Graflone de' Graffoni da Modena , e
Toramafino de' Lamberti da Ferrara, con al-
tri loro amici e feguaci ebbero trattato di to
glier Modena . E una notte entrarono per la
Porta di Bagioara ; ma furono fentiti , e fu
gridato all'arme . Per la qual cagione que
de' Rangoni, de' Bofchetti, e de' Guidoni ,
corfero all'arme infieme co" Cittadini di Mo-
dena . E furono prefi Meffer Graffone , e_
Tommafino de* Lamberti da Ferraracon mol-
ti altri banditi di Modena, e tutti furono ap-
piccati per Ia gola. In quefto medefimo anno
1'armata navale del nipote del Re Carlo , il
quale era rimafto erede univerfate del detto
R-e Garlo, e 1'armata navate del figliuoto &
erede del Re Pietro di Aragona , combatte-
rono infieme nel mare . Nella quale batta-
glia morirono molti delfuna parte e dell'al
ua . Finalmente que' del Re di Aragona eb-
Tom. XXIV.
B
bero la vittoria ; e furono fomnierfe moltej
navi , e morti e prefi moltt della parte del Re
Carlo . Tra gli altri furono prefi il Conte dt
Fiandra, il Conte Guido di Monforte, con_
molti altri Conti e Baroni . E in quel mede-
fimo anno netla Fefta di tutti i Santi ll pre-
detto Principe figliuolo che fu del Re Carlo,
il quate gia lungo tempo era ftato nelle car-
ceri del Re di Aragona , ufci delle dette car-
ceri , lafciando ivi per oftaggi tre fuoifigliuo-
li, e molti altri Baroni, con quefto pattocne
fe pace non fi faceffe tra loro infino a tre».
anni feguenti, il detto Principe doveffe ntor-
nare nelle dette carceri. ,
L'Anno feguente MCCLXXXVHI il Ve-
fcovo di Modena, Meffer Lanfranco de Ran-
goni, Meffer Guido de' Guidoni da Modena,
con motti Cittadini di Modena venneroaFer-
rara a di tK- di Dicembre, e prefentarono Ie
chiavi e la Signoria di Modena al Magninco
e Illuftre Signore di Ferrara Marchefe Obizzo
d'Efte il quale benignamente accetto . E m-
contanente mando a Modena per fuo Vicano
il Conte Cinello fuo Cognatoconcencmquan-
, a uomini da cavallo . ln quel medefimoanno
e mefe il Marchefe Obizzo predetto, erTeodo-
fi levato da tavola da definare un giorno nel
fuo Palazzo, in prefenza di molti luoi Coflt-
iani fu ferito nella faccia con un cottello
d'a ferire per un Botognefe, per nome Lam-
bertazzo figliuolo di NiccoW jde Bazahert da
Bologna . Onde Azzo Marchefe figl.uolo del
detto Marchefe Obizzo, il quale definava in_
un' altra Sala, cio udito, (ub.to corfe al luo.
co, dov'era il padre , e prefo d detto Lam-
bertazzo da que' Cortigiani , •ncontanenKu.
I-avrebbe morto, fe non foffe che tl Marchefo
Obizzo glielo vieto , dicendo al Marchete_
Azzo: Oflgliuolo mio carijjimo, noni ucctdere,
r e prima non fai per qual cagionc coflut ba fat-
to tanta follh . E per quefta cagione tutt. dt
Ferrara corfero aH'arme, e andarono alPalaz-
zo del Marchefe Obizzo, e gr.davano ad alta
voce, dicsndo: Date a no, ,1 tradttore Lam.
Zz x
ber-
70i L I
tertaZZO , e hfciate fare a wi quefla voJJraven-
detta . Finalmente fu tormentato il detto
Lambertazzo, e non volle confe flare altro , ie
non ch' egli avea fatta quella follia per mat-
tezza . Egli fu ftrafcinato fenza afcie per
tutta Ferrara infino alle forche acodadiquat-
tro afini, e ivi fu appiccato . E un fuo don-
zello fu tagliato tutto dal Popolo nella piaz-
za di Ferrara • In quel medefimo di il Mar-
chefe Obizzo fi parti da Ferrara col Podelta
di Ferrara Meffer Tifo da Campo Sampiero ,
e con grande moltitudine di gente ando ver-
fo Modena pe' paffi di Bologna Pervenuto
alla Pegola, ivi albergo Fugli fatto gran-
diffimo onore da' Bolognefi . II di feguente-
ando a Modena, dove fu ricevuto da tutto il
Popolo ficcome loro Signore perpeiuo e na-
turale . Allora Aldrovandino fighuolo del
detto Marchele Qbizzo tolle per rooglie Ma-
donna Alda figliuola di MefferTobiade Ran-
eoni, dalla quale nacquero gl'llluftr. e Signo-
r. ftfarchefi Rinaldo, Obizzo, e Niccolo . In
queft'anno a di u. di Giugnp fu grandiffirna
bartaglia tra i Fiorentini e altn Guelfi di rut-
ta Toicana dall'una parte , e MefTere il Ve-
lcovo di Arezzo con 1'altra parte , cioeiGhi-
bellini , nel diitretio di Arezzo nel Poppio .
La qual battaglia fu molto alpra e dura_, .
Ultimatamente furono fconfitti 1 Ghibellini ,
e furonne morti di loro piu di millecinque
cento, tra* quali fu morto il detto Vefcovo
di Arezzo . In qnefto medefimo anno mori
Onorio IV. Pofcia ledette nel Papato Niccolo
IV. di Afcoli dell" Ordine de* Frati Minori .
11 quale fu Generale minifiro di quell'Ordine,
ed era Cardinale, e avea nome Girolamo.
UAnno feguente M 'CLXXXIX. il Magni-
fico e Illuftre Signor di Ferrara Marchele^
Obiz^o predetto tolfe per moglie la fighuola
del Magmflco Meftere Alberto d-.Ua Scala Si-
gnor di Verona; e venne a Ferrara del mefe
di Luglio con grand'ffirro onore . In quel
medcfur.o anno eftVndo i Veneziani con gran-
diffimo efercito intorno a Triefte nell'Iftria ,
lubito fi levo una voce , che il Patriarc.i di
Aquileja veniva in ajuto de' Trieftini . Della
quale venuta i Veneziani ebbero tanta paura,
che abbandonato il loro campo, fubito corfe-
ro e fuggirono alle loro navi con tanta pau-
ra, che il padre non afpettava il fi.liuolo .
Onde molti fi annegarono nel mare . In quel
medefimo anr.o Tripoli di Siria fu prefa da i
Saraceni, e fu diftrutta e guifta , c furono
morti tutti i Criltnni abintori di quella . In
quefto anno medefiino il Marchefe di Monfer-
rato fu prtfo in Aleflandria per tradimentodi
quei di Aleflandria, e pofto in prigione , dove
avvelenato mori . In qnefto medefimo anno
Stefano di Dmazzano Romano, Conte di Ro-
magna per la Clhiela Romana, elTendo a Ra-
venna fu prefo e carcerato da Eultafio eLam-
berto tigliuoli di Guido da Polenta , allora^
Podetta di Firenze . Ne mai fu lafciato di
prigione, iinche dal Papa non ne ebbero ftret-
to corrandamento ,
L'finno feguente MCCXC. dalla Nativita
di Crifto, del mcfe di Luglio , il Magnifico
& Illuftre S-.gnore Marchele Obizzo d'Efte_ ,
di volonia di tuito il Popolo di Reggio fu
chiamato da loro, ed entro nella Citta di Reg-
gio, e n'cbbe ia Signoria liberamente . in_
quell'anno e rr.efe , di volonta del dettoObiz-
zo, que" de' Roberti, e da Fogliano ritorna-
tono a Reggio nelle loro cafe . Del mefe di
B
A
R
707
B
D
Ottobre Mefler Manfredo de' Beccaria da Pa-
via entro nella detta Citta di Pavia, e n'ebbs
la Signoria hberamente . Per la qual cagione
quei dalla Torre con tutti i loro feguaci fug-
girono dalla detta Citta . Allora Novara e_
molte altre Cittadi e Caftella, le quali erano
unite col detto Mefler Manfredo, fecero pace
co' Milanefi e co' Piacentini . In quell' anno
molte genti di Lombardia, diRomagna, deU
la Marca di Ancona, della Trivifana, di To-
fcana, e di tutta Italia , andarono oltre mare
a foccorrere la Cittk di Acri, Ia quale era af-
fediata dal Soldano di Bibilonia. II qualSol-
dano era intorno a quella Citta con cento
mila cavalieri , e con innumerabile moltitudi-
ne di pedoni , e con quaranta mangani e tra-
bucchi . Finalmente la prefe a tradimento ia
quefto modo . Un malvagio e ptffimo Cri-
ftiano, il quale avea morto un'altro Criftiano
dentro della detta Citta, per paura della mor-
te fi gitto fuori delle mura , e fu prefo da i
Saraceni, e fu menato davanti al SolJano, il
quale gli promife molte cofe , s'egli avea il
modo d'infegnargli di avere quella Citta .
Allora il detto Criftiano gli diede il modo e
1'ordine, pel quale il detto Soldano prefe la^
detta Citta, nella quale era innumerabile mol-
titudine di Criltiani . I quali tutti, mafchi e
femine, piccioli e grandi , furono tagliati a_
pezzi e morti .
L'Anno MCCXCII. fu grandilfimo fuoco ia
F,-rrara , il quale abbrug 6 e arfe dalle Bec-
cherie di fopra infino a quelle di fotto . Iru
queIl'anno i Padovani edificarono il CafteU
Baldo fopra il Fiume Adige.
L'Anno fegu-nte MCCXCIII. a di ij. di
Febbrajo mori il Magnifico & llluftre Mar-
chefe Obizzo Signore di Ferrara , di Modena
e di Reggio , e fu fepellito il fuo corpo nel
luogo de' Frati Minori a Ferrara . In quel
medefirao di di volonta di Aldrovandino e di
Francefco figliuoli del detto Marchefe Obiz-
zo, fu fatto e confermato Signore di Ferrara-
di Modena , e di Reggio , Azzo Marchefe_
fratello carnale de i predetti Aldrovandino e
Francelco , perciocche egli era il primoge-
nito .
L'Anno feguente MCCXCIV. fugranguer-
ra tra il detto Marchele Azzo e il Comune_
di P..dova , perocche Aldrovandmo fratello
del detto Marchefe Azzo fi parti da Ferrarae
ando a Padova . Per la qual cagione fu in-
cominciata la guerra, in cui il detto Marche-
fe Azzo perdette Cerro, Calaone, & Efti- •
E fatta la pace, i Padovani ottennero Pago ,
e la Badia, e la terza parte di Lendenara per
ragione concefla loro dal detto Aldrovandmo
terzo figliuolo del detto Marchefe Obizzo .
Allora nacque al detto Aldrovandino un h-
gliuolo per nome Obizzo . In quel tempo
mori Papa Niccolo IV. predetto , pofcia che
feduto era nel Papato circa anni quattro. AI
quale fuccedette Papa Celeftino V. Eremita^
di fanta vita . II quale vedendo, che nonera
fufficiente a reggere il Papato, e ch'egh non
poteva orare e vacare alle cofe Ipintuali ,
come avanti facea, un di celebrata la Meila ,
davanti a tutto il Popolo depofe tutte le ve-
ftimenta e le infegne Papali, e rinunzioalFa-
pato , e occultamente andb a far pemtenza la
luogo non conofciuto . Vero e , che alcum
dicono , che un Cardmale di Anagni Citta (U
Campagna , il quale avea nome Benedetto ^
uomo d. grandiffima fcienza e prudenza^natu
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t> E L P O
rale , col cui configlio il detto Papa Celeftino
in tutto fireggeva, ''ingannoperqueftomodo.
Avea per ufanza il detto Papa Celeftina di
ftare gran tempo della notte in orazione in_
una fua Cappella; e il detto Cardinale Bene-
detto ftava appreffo di quefta Cappella . E
Suando il detto Papa fta^a in orazione , il
etto Cardinale per un pertugio molto occul-
to con un cannone parlava dicendo : Celeflmo
rinunzia al Papato . II Papa udendo quella_
ofcura voce , credette , ch' effa fofle voce di
un' Angiolo . E ia brieve tanto gli difTe_ ,
che il detto Papa Celeftino rinunzio il Papa-
to, pofcia che feduto era nel Papato circaun*
anno . E allora il detto Cardinale Benedetto
fu eletto Papa , e fu chiamata Papa Bonifacio
VIII.
CAP. II.
Di Adolfo Imperadore ; t di alcune eofe tra il
Marcbtfe Azzo e il Comune di Bologna
e di Parma . E dtl Papa Bontfacio ,
e di molte altre novtlle.
L'Anno MCCXCV. dalla Nativita di Cri-
fto, morto in Lamagna Rodolfo nobilif
fio.0 e ftrenuo Imperadore, polcia che impe-
rato avea ann» venti , allora fu ektto Impera-
dore e Re di Lamagna »n nobiliffimo Conte_
di Lamagna per nome Adolfo. Delquale non
trovo altro che Ia fua elezione, perciocche
non ebbe la bened.zione Papale, e non fu co
ronato in Italia. Fu uomo molto mignani-
mo. Contra lui combatte Alberto Duce di
Auftria figliuolo del fopradetto Rodolfo Impe-
radore, nella qual battagl.a fu morto it detto
Adolfo Imperadore, pofcia che iroperato avea
anni quattro . In quefto Anno medefimo il
Magn.fico & IUuftre Signore Marchcfe Azzo
fu fatto Cavaliere davanti alla porta del Vef-
covato nella piazza di Ferrara, pel nobile e
poflente Signore di Trevifo Gerardo da Ca-
mino. E in quella medefima ora, cio fu a di
primo di Novembre, il detto Marchefe Azzo
fece cinquantadue Cavalieri con le fue mani ,
di diverfe parti d'Italia. Tra gli altn feceCa
valiere il Marchefe Francefco fuo fratello . In
quell'Anno crebbe tanto il P6, che aifondo
il Ferrarefe. Io quefto medefimo AnnoilVel
covo da Sanvitale da Parma fu cacaato da_.
Parma con tutti i fuoi parenti e amici, iquali
erano della parte del Marchefe , e tenevano .1
Caftello di Covriago . Per la qual cag.one iu
incominciata la guerra tra il detto Marchele
e il Comune di Parma. I Bologaefi fi legaro-
no infieme con quei di Parnsa contra .1 detto
Marchefe Azzo; il quale c.6 vedendo, mcon-
tanentemando folenni Ambafciador, in Ro-
magna a Mainardo Zapetta degh Ordelarh e
aUguccione da la Fagiuola, e a que cfegl.
Alidofi, i quali erano fuori d'Imola, e a tutti
i principali de' Lambenazzi . . i quah erano
cacciati da Bologi.a; che andafliro ad Argen-
ta a parlamento col detto Marchefe Azzo .
Nel qual parlamento fu ordinato dt toghere-
la Citta d'Imola, la quale teneva il Cp^nune
di Bologna, e di riedificare il Caftello d>
Bazzano, disfatto dal Comune di Bologna_. .
E come fu ordinato, cosi fu fatto, benche in
quel medefimo Anno i Bolognefi affediarono
il Caftello per tal modo, che quei di dentro
per d.ffetto di vettovaglia renderono ll detto
Caftello di Bazzano, lalve le loro perfone--,
B
D
I S T O R E. ^04
cavalli, e arnefi. In quefto Anno medefimo il
detto Marchele Azzo eilendo a Rovigo , fece
Cavaliere Meffer Rizzardo da Camino . II
Conte Guido da Monteferetro, nobile e ftrc-
nuo in fatti d'armi , pofcia che ftato era Ca-
pitano di Forli e di Pifa , abbandonato il
mondo, entro nell'Ordiae de' Frati Minori ,
dove fini la vita fua.
L'Anno MCCXCVH. della Nativita di CrU
fto fu fatto un Ponte di navi fopra il P6 ap-
preffo a San Giovanni a Ferrara del mefe di
Maggio , acciocche il detto Marchefe a^effe—.
libero tranfito d'andare a Mod^na,perciocche
il Ponte di Cafteltealdo era guifto nel verno
paffato . In quefto medefimo Anno fu a Roma
grandifllma divifione e grandiffima quiftione_
e guerra tra il Papa Bonifacio predetto e quei
dalla Colonna , perciocche que' dalla Colonna
rubarono grandiffimo teforo del detto Bonifa-
cio. Per la qual cagione effo Papa privo del
Cappello e di ogni dignita due Cardmali dal-
la Colonna ; e perche coloro non vollero obe-
dire al detto Papa, privo tutti quei dalla Co-
lonna di ogni dignita e beneficio Ecclefiaftt-
co infino alla quarta generazione. E oltre a_
quefto, fece guaftare i loro palagi in Roma ,
e pofe 1'efercito intorno alle loro Caftella , 9
alcune n'ebbe per forza. Fece guaftare i loro
Contadi . Tra gli altri Caftelli dopo molto af-
fedio ebbe Colonna e Nepe. Sicche per que-
fto furono in Roma molte battaghc , e molti
ne morirono tra 1'una parte e 1'altra E nota,
che in quefto Anno il detto Papa compilo e
fece il iefto Libro del Decretale , e ordii.6 Ia
fefta del Corpo di Crifto. Effo Papa fece la_.
pace tra Carlo II. Re di Pugl.a, e Pietro Re
di Aragona, e fece ftretto parentado tra loro.
In quelto Anno medefimo fu fatta la pace tra
il Marchefe Azzo predetto c il Comune di
Parma .
L'Anno MCCXCIX. fu fatta la pace tra tl
Marchefe Azzo predetto e il Comune di Bo-
logna, per la quale il detto Marchefe gli ri-
mife 1 Dazj, Gabelle, e Fondi di navi per
tutto il diftretto di Ferrara. In quefto Anno
i Genovefi fconfiffero i Veneziani appreflo la
Citta di Curzuola, dove morirono circa do-
dici mila Veaeziani , e furono prefi circa fe*
mila e cinquecento, e furono carcerati nelle
carceri de'Genoveft. In quel med.fi r.o Anno
fu fatta pace tra loro . Del mefe di Giugno il
Magmfico e Illuftre Signore Marchele Azzo
predetto con grand.iTmo efercito da cavallo
e d.i pi. de fi parti da Modena per andare in_,
ajuto de' Crernoneft, i quali aveano guerra_
con Meflere Maff-o Vifconte da Milano. Ma
i Cremonefi non afpettarono il detto M^rdie-
fe , e andarono contra il detto Mefler MaffeO,
e pofero .1 campo loro appreffo al Ponte Va-
varo nel Contado di M.lano. Ond*eflo Mar-
chefe Az-zo giunto a Cremona con tutta la_
fua gente, trovo che i Cremonefi eranoandau
a camno, e incontanente ando a Crema. Mef-
fer Miffeo udendo, che il Marchefe Azzo non
era nelfefercito de' Cremonefi, mcontanente
mando grandiffimo efercito al detto Ponre_
contra i Cremonefi, ond'eg!ino fub.to raan-
darono a Crema, pregando .1 detto Marchefe
Azzo , che andafTe a foccorrere il cacnpo lo-
ro. II March.fe fubito fi mife in via con tut-
ta Ia fua gente . Et ecco uno per nome Ba-
ftardo da Monferrato, il quale narro al detto
Marchefe, e rivelo un tradimento, dicendo ,
che s'egli andava al detto campo, quei da_
- 6 Crema
7°f
Crema fi darebbono a MefTer MafFeo; edeztan-
dio daranno voi al detto Meffer Maffio per prez
zo tra loro convenuto di dtectmtla Fwrtni . II
Marchefe volendo deliberare fopra dt quefto ,
ccco un Meflo di un Cavaliere, il quale era_
cia ftaro atla fua provifione in Ferrara , con
fettere figiHate di figillo di quel Cavaliere , il
quale fimilmente narrava al detto Marchefc,
ficcome avea raccontato il detto Baftardino .
Allora i! Marchefe Azzo ton deliberato con-
figlio rimafe con alquantt della fua gente a_
Crema, e tutto 1'altro efercito mando al cam-
po de* Cremonefi. E tolfe la Citta di Crema
per fe e in fua guardia . Mentre che le pre-
dette cofe fi facevano a Crema , un Cavaltere
di Cremona per nome Mefler Sopramonte_ ,
nimico del detto Marchefe , vedendo venire i
Milanefi contra i Cremonefi, non afpettato tl
foccorfo del Marchefe, incomincio a gridare
ad alta voce : Signori di Cremona: Noi abbia
mo male novelle , percioccbe i Milanefi vengono
contra di noi ; e il Marcbefe , il quale ci dovta^
foccorrere , fe ne va verf) Cremona per togliere
la Cittaper fe. I Cremonefi cio udendo, fic
come ftolti e furiofi , fenza alcun' altra deli
b-razione incominciarono a gridare : A cafa ,
c.cafa, e muoja xl tradttort Marchefe . Cosi
abbandonato il campo con tutto il loro arne
fe e vettovaglia, incominciarono a fuggire_
verfo Cremona . Cosi fuggendo trovarono la
gente del detto Marchefe Azzo, la quale an-
dava al loro campo tn fuflidio. E in brieve_
non potendo la gente del Marchefe rivocare t
Cremonefi alla battaglia , ando al campo gia
abbandonato da i Cremonefi, nel quale erano
entrati i Milanefi, rubando il detto campo .
Onde la gente del Marchefe partita in due_
parti, una parte ftava davanti al Ponte Va
varo fopra il fiume Adda, acciocche niun_
Milanefe poteffe niornare per quel Ponte fc_
non con la fpada in mano , e 1'altra parte ar-
ditamente e valorofamente aflali il detto cam-
po , ferendo, uccidendo, e prendendo i dettt
Milanefi rubatori . Onde pofti in fuga fuggi
rono al detto Ponte per paffare. Ma la gente
fortiflima del M.irchefe non lafciavano palfare
alcuno, tal che la maggior parte della gente
di Mcfler Mafteo Vifconte fi gitto alPacqua ,
nella quale molti fi annegarono . Onde la_
gente del Marchefe lieti di tanta vittoria ri-
tornarono a Crema, dove dal detto Marchefe
furono ricevuti con grande allegrezza. Pofcia
il Marchefe udira la ftoltezza furiofa de' Cre-
monefi, incontanente con deliberato configlio
ando con tutta la fua gente a Cremona_ .
Giunto alla Porta, trovo la Porta ferrata con
grandiffima guardia. Onde il Marchefe ando
aU'altra porta di San Lorenzo, la quale guar
dava tl Marchefe Cavalcabo, il quale tncon
tanente apii la porta al Marchefe Azzo . I Cre
xnonefi vedendo, che il Marchefe Azzo era_,
entrato in Cremona, tutti incontanente cor-
fero alTarme, gridando: Muoja il Mircbefc_,
Atzo. 11 qual Marchele fubito armato coit-.
tutta la fua gente fi mife nella ftrada percom
battere con quei Cremonefi . Tra le altre cofe
il MarcheleAzzo avea apparecchiate cinquan-
ta lumiere accefe per metter fuoco nella Cit
ta. Ma fopravenne il Marchefe Cavalcabo , e
fece che l'una parte e 1'altra ttette in pace_ .
I Cremonefi vedendo, che per forza non po-
tevano prendere il Marchefe Azzo, delibera
rono tra loro di convocarlo al loro Configlio,
e di prenderlo , e di fargli tagltare il capo .
B R O 700*
A |Ma il predetto Marchefe Cavalcabo manifefto
tutto il tradimento al Marchefe Azzo , il qua-
le con fomma prudenza fi parti da Cremona,
e ando a un Caftello per nome Razzuolo, do-
ve ftava ficuro. In quefto tempo medefimo \\
Re Carlo di Puglia ricupero tutta la Sicilia ,
Ia quale avea ulurpata, e ingiuftamente occu-
pata il Re di Aragona per nome Pietro.
C A P. III.
DeW Anno Giubileo, e di Carlo Senzaterra di
Francia , t della morte di Papa Bonifacio
VIII. e di molte altrt novelle.
IN prima e da fapere, che 1'Anno MCCC.
dalla Nativita di Crifto i] Papa Bonifacto
VIII. ordino la Perdonanza del Giubileo a_
Roma in modo, che egli concedeva affoluzio.
ne di tuttt i peccati a ciafcuno, il quale an-
dava a Roma a vifitare la Chiefa di San Pie.
tro e di San Paolo , con quefta condiziont- ,
che eflendo ben confeflb e ben contrito, ciaf-
cun forertiere vifitafle la Chiefa de' Santi Pie-
tro e Paolo quindict di continui, e i terrieri
faceflero quella medefima vifitazione per ifpa-
zio di trenta di. Nota, che inqueiPAnno
nel di di San Giovanni Batifta nella Citta di
Modena fu fpolata Madonna Beatrice forella_
de' detti Marchefi Azzo, Aldrovandino , e_
Francefco fratelli , e fu data per moglie a_
Mefler Galeazzo de' Vtfconti da Milano . E
fu fatta grandiflima Corte nel Prato di Lenti-
fone appreflb di Modena . Allora il Marcbefe
Azzo fece trentotto Cavaltcri di Ferrara, di
Modena, e di Reggio, e di altre Citta di
Lombardia, a onore della detta Beatrice.
L'Anno feguente MCCCI. Carlo Senzaterra
fratello del Re di Francia fi parti dt Francia,
per andare a Roma , perciocche Papa Bonifa-
cio fuddetto avea mandato per lui. E paffan-
do il detto Carlo per Lombardia , fu invitato
da i Magnifici e Illuftri Signori Marcheft Az-
zo e Francefco fratelli . Egli entro in Mode-
na , dove da i detti Marchefi ricevette grande
D jonore per lo fpazio di dieci di. Tra le altre
lcofe i detti Marchefi glt preftarono diect mila
Fiorini. Quefto fu a lui tanta grazia, chc_
pofcia andato a Firenze, & eflendo chiamato
e fatto Signor di Firenze, fempre quando fi
veftiva dt nuovo, egli veftiva dt quel medeft-
mo panno, che glt dono il Marchefe Azzo ,
con cinque compagni . Pofcia il detto Catlo
andb a Roma , e il Papa Bonifacio VIII. man-
dollo in Sicilia a combattere con FederigoRe
di Aragona, il quale molto moleftava la St-
cilia. Allora fu fatta la pace col detto Fede.
rigo . Nota , che in quello Anno 1'lnquifttore
de' Frati Predicatori dt Ferrara fece abbru-
giare il corpo di Ponzilovo, che fu un Fratt-
cello per nome Frate Armanno, e fu peffimo
Eretico e Patarino . E morto lui fu fepellito
nel Vefcovato di Ferrara, dove ancora fi ve-
de. E f u levara una voce e fama, ch'egli era
fanto , e che facea miracoli . L'lnquifitore_
predetto per nome Frate Guido Beretta , 11
quale pofcia fu Vefcovo di Adria, incomtn.
ciato un proceflb contra del detto Ponzilovo,
ficcome contra di un peflimo Eretico Patart-
no , voleva fare abhrugiare tl detto corpo .
Ma i Cherici del Vefcovato lo difendevano
forfe perlagrande utilita,Ia quale eglino con-
feguivano pel grandiflimo concorfo del Popo-
lo, e per le grandi offerte. Finalmente fu fc»c-
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B
7 o 7 D E L P O L
ta certiflima prova davanti al Marchefe Azzo, A
come il detto Ponzilovo era ftato Eretico e
Patarino, e che uno per danari avea detto ,
ch* era ftato illuminato . Per la qual cagione_
•■ j ett0 jnquifitore colfajuto e col favore del
Marchefe Azzo una notte fece rompere la fe-
poltura del detto Ponzilovo , e gettarla fuora
Sel Vefcovato , e il corpo fuo fece portare_
alla fihiara di P6 fuori della Porta di San Pie-
„ 0 e ivi fu abbrugiato il detto corpo e git-
'nel Po- L a martina il Popolo vedendo
rotta 1'arca di Ponzilovo e gittata in mille-
oezzi fopra la P«a zza , fubito con grihdiflSma
furia corfero a San Domenico, per prendere-
1'lnquifitore predetto. E fenza dubbio 1'avreb-
bono prefo, e forfe morto , fe non che i
Marchefe Azzo con molti armati corfero al
detto luogo , e fecero ritornarc ciafcuno in-
d, L'Anno feguente fu fatro gran parlamento
a Piacenza, nel quale que* da Cremona, da_
Lodi , da Pavia , da Novara , da Vercelli , da
Aleflandria f e i banditi da Bergomo , fecero
loro Capitan generale Alberto Scoto 4?.?**"
eenza. H quale incontanente del mefediMag-
£ io con grandiffimo efercito di tutte le fopra-
dette Citta ando ful Contado di Milano, e-
pofe il campo al luogo chiamato Cayajone^ .
Meffer MafFeo Vifconte Vicario di Milano
pel fanto Impero, e Meffere Galeazzo fuo fi-
gliuolo Capitano diMilano, con cop.ofo efer-
cito aod6 contra il detto Alberto Scoto . Ma
fopravenuti gli Ambalciatori de Veneztan.
trattarono pace e concord.a tra loro . Meffer
Maffco Vifconte diede la bacchetta della Si-
jrnoria al detto Alberto Scoto. I M.lanefi c.o
vedendo, furono molto dolenti . Incontanente
fi part.rono dal campo, e fuggirono a M.la
no ; e il quintodecimo di di G.ugno Alberto
Scoto co' predetti Vifeonti, e con molta gen-
te d'arme, entro in Milano, e il feguente di
que' della Torre entrarono eziandio m M.la-
no i quah erano ftati fuori anni ventidue di
Milano . In brieve il detto Alberto Scoto con
que' dalla Torre tennero tal modo , che ll
detto Meffer Maffeo Vifconte fi parti da Mi
lano, e ando nel Contado di Parma ad un-
luoco nominato Carobolo. Dopo alquanti di
fi riduffe ad un Caftello per nome Collecchio.
Mentre che le predette cofe fi facevano, Papa
Bonifacio VIII. effendo in Alagna C.tta d.
Campaena, Sciara dalla Colonna feppe tanto
fare, che per trattato entro dentro di Alagna
con molta gente d'arme, e cacc.o dalla detta
Citta tutti i Card.nali con tutta la gente del-
la Chiefa e del Papa, e prefe Papa Bon.fac.o
nel fuo palazzo. Eflo Sciarra pregando .1 Pa-
pa, che lo affolveffe dalla fcomunicaz.one , la
quale avea fatto fopra di lui e fopra . Colon
nefi, il detto Papa fi apparo m Pont.ficale_
moftrando di volerlo affolvere. E pofc.a che
fu apparato , egli lo fcomun.co da capo . t.
fedendo apparato nella fu* fedia, ftette trt-
giorni fenza mangiare e bere. Alla fine ve-
dendofi mancare, mangio due uova E urL-
Cardinale per nome Meffer Luca dal F.efco
con molta gente d'arme rientro .n ^lagna , e
ricupero la detta Citta. e .1 Papa, d.fcac-
ciando Sciarra con tutta la parte Colonneie .
Allora il detto Sciarra fcomun.cato, e caccia-
to da Roma e da tutte le Terre della Ch ela
di Roma, ando pel Mondo in ab.to d. pelle-
grino non conofciuto . E .1 predetto Papa Bo-
mfacio pofe la fedia fua al Palazzo delle Mi-
D
I S T O R E. 708
lizie in mezzo la parte de' Colonnefi, e ivi
ancora di nuovo fece rnolta guerra contra i
Colonnefi . Finalmente non potendo fare il
fuo volere conrra i medefimi , per grand.flima
ira e per dolore e per gramezza mori, dopo
di avere feduto nel Papato circa dieci Anni .
C A P. IV.
Come la Corte Papale di Roma fu traslatata
tfltalia oltra Monti. E di Alberto Impe-
radore . Del Magnifico Stgnor
Mejftre Azzo . E di molte altre
novelle di Lombardia.
DOpo la morte di Adolfo Imperadore_ ,
ficcome e detto di fopra, fu eletto Im-
peradore Alberto Duce di Auftria, figliuolo
che fu di Rodolfo Imperadore . U quale Al-
berto effendo Imperadore eletto da quelli ,
che di ragione al prefente debbono eleggera-
1'lmperadore , mando folenni Ambafciadori al
Papa Bonifacio predetto, domandando umil-
mente dal detto Papa la benedizione, e la_.
coronazione dell'Impero fuddetto. A i quali
Ambafciadori rifpofe il detto Papa Bonifacio,
ch'effo Alberto non era degno deU" Impero ,
perciocche avea morto il fuo Signore a tradi-
mento , cioe Adolfo Imperadore in battaglia .
Finalmente il detto Papa Bonifacio eflendo ad
Alagna, entro in Confiftoro pubblico con una
Corona in capo , e con la fpada cinta a lato ,
ovvero in mano . E diffe a i predetti Amba-
fciatori: Dite ad Alberto, che ,0 fono Cefare^.
Imperadore. Ma poiche nacque gran d.fcordia
tra'l Papa e F.lippo Re di Franca per cag.o-
ne di quei dalla Colonna, il detto Papa man-
do pel detto Alberto Innperadore , che gh ve-
niffe in ajuto, promettendogli molte cofe^ .
Benche tardo era 1'avvifamento del Papa^ ,
perciocche avanti che 1'Imperadore fi movef-
fe, effo Papa fu prefo e mon . Pofc.a Alberto
Imperadore avendo paffato ll Reno, hume_
di Alemagna, e volendo ufc.re d. nave , un-
fuo nipote , figliuolo di un fuo fratello , mo-
ftrando di volerlo ajutare, il fen.per tal mo-
do che di fubito mori dopo d. avere impera-
t0 'anni dieci. In quefto medefimo tempo ,
cioe 1'Anno MCCCIH. morto Papa Bonifac.o,
ficcome e contato nel Capitolo precedente- ,
fu fatto Benedetto XI. «1 quale pr.ma era-
chiamato Frate Niccolo d^' Frati Pred.cator..
?1 qua fu uomo di grandiffima fcienza, e d.
alto configlio e di fanta v.ta. II qual Papa^
Benedetto^fi parti da Roma con tutt. , Car-
dinali e con la Corte Papale, e ando a Peru-
g a per poter megl.o mandare a effetto . pro-
Sffi del fuo predeceffore fatti contra . Colon-
nefi Dove fu avvelenato con fich., e .v. mo-
ri e fu fepelito, pofcia che feduto era nel
Paoato un'anno e mefi otto . Morto .1 detto
Pa£ Benedetto XI. i Cardinali nmafero .n^
grande d.fcordia di eleggere un Pa P a, .n tan-
fo che il Re Carlo d. Pugl.a venne fino
Perugia per concordare i predett. Card.nali
oScche egl. era Avvocato della Ch.efa d.
Roma E mchiufe . detti Cardinal. nel Pa>
lazzo del Comune di Perugia. U t.matamen-
fper induftria di certi Cardinal. fu detto -
che P buono era eleggere Papa 1'Arc.vefcovo d,
Bordella, il q«ale era morto , acaocche men,
fre che i Meffi andaflero e ritornaffero d. Gal-
S i detU Cardmali ufc.ffero da quella in-
chiuuone, e aveffero piu libero fpazio djW-
yOp L I
tere diliberare di un Papa . E moftrarono !et-
tere, ndle quali fi •conteneva la morte del
detto Arcivefcovo di Bordelhi. Tutti gli al
tri Cardioali cio credendo furono contenri .
Per tal modo fu eletto Papa ii detto Arci
vefcovo. La quale elezione pubblicata, fu ri-
trovato ch'eflo Arcivefcovo non era morto .
II quale accetto il Papato, e fu chiamatoCle-
mence V. e fu di Guafcogna. Accettato il
Papato , di fobito cito tutti i Cardinali , che
focto privazione di tutte le loro dignita c
benefizj doveflero andare a lui . I quali Car-
dinali non volendo difubbidire al Papa, incon-
tanente andarono oltra monti all' ubbidienza_.
del detto Papa . Per tal modo pafsd la Corte
Papale d'Italia oltra monti , dove ftette per lo
fpazio di anni fettantadue .
Nota , che in quefto tempo, cioe 1'Anno
MC.CCV. dalla Nativita di Crifto, del mefe_
di Aprile, 1'Eccelfo e Magnifico Marchefe_
Azzo, per la Dio grazia Marchefe d'Efte, di
.Ancona, e di Modena e di Reggio, condufle
a Ferrara per fua moglie Madonna Beatrice-
figliuola del Re Carlo di Puglia . E f u fatta_
in Ferrara grandiflima fefta e Corte . In quel
di medefimo il Marchefe Francefco fratello
del detto Marchefe Azzo fi parti da Ferrara ,
e ando a Lendenara, dove ftette per lo fpa-
zio di un'anno, e tolfe Lendenara in fe, per-
ciocche tra loro fratelli era difcordia. Allora
il detto Marchefe Azzo mando copiofo efer-
cito per combattere e aflediare il detto Ca-
ftello di Lendenara, quando gia il dettoMar-
chefe lo avea dato e commeflb nelle mani de'
Gibellini di Padova. AUa fine Meffere Albe->
ruccio de* Zachi da Padova , il qual' era Capi-
tano nel detto Caftello di Leodenara , lo ren-
de alla gente del Marchefe Azzo predetto, la
quale era a campo intorno al detto Caftello .
In quefto medefimo Anno Meffer Giberto da
Correggio, Capitano di Parma, fece lega cb*
Bologneli, Veronefi, Mantovani, Brefciani ,
per togliere Reggio e Modena al predetto
Marchefe Azzo. E in prima il detto Meffer
Giberto avendo trattato dentro di Reggio ,
cavalco a Reggio una notte con grandiffimo
efercito , con ifcale , e altro fornimento da_
prendere la detta Citta di Reggio . E gia
aveano rotto il muro, quando la gente gridb
aWarme, alVarmt. Allora Mefler Cortefia_
Cavalcabo, nobile e ftrenuo Cavaliere, Capi-
tano di Reggio per 1'eccelfo e magnifico Mar-
chefe Azzo, con la gente fua corfe al luogo,
dove i nemici entravano . E ivi con baleftrie-
ri Genovefi , e genti da cavallo e da piedi
coftrinfe i nemici a fuggir via , e cosi difefero
la detta Citta . In quel medefimo di , ovvero
notte cavalcarono i Bolognefi al Ponte di San
to Ambrofio per andare a Modena . Un tra
ditore, nomato Gitiliano de* CoftabilidaFer-
rara , Capitano al detto Ponte di Santo Am-
brofio , lo diede a* Bolognefi per prezzo di
cinquecento Fiorini . Cosi paflato il detto
Ponte i Bolognefi andarono a Modena alla_
Porta Albareta. I traditori, ch'erano dentro,
mcominctarono il romore co* foklati del det-
j°,i A T» Ma 5 chefe - Ma i] Capitano e il Po-
delta di Modena fecero tanta refiftenza , che
uccifero molti di que' traditori, e molti ezian-
d«o ne furono prefi. Cosi difefero la detta_
Citta di Modena a onore e ftato del maenifi
co Azzo. La mattina il Capitano di Moclena
icnfle lettere , narrando ogni cofa al Mar
B
A
B
«hefe Azzo. U quale udite tali novelle in^
E
^ ^ 710
contanente come Hone ardito coa poca cente'
cioe con cavalli fettantadue , cavalco verfo
Modena, e per la Dio grazia entro dentro di
Modena . Subito i Bolognefi fi Ievarono da*
Borghi di Modena , e andarono a Bologna e
abbrugiarono il detto Ponte di Saoto Ambro-
fio , temendo che il detto MarchefV li p er fe-
guitafle. Allora furono prefi diciafette uomini
della Cafa di Savignano, e mandati in pri-
gione a Ferrara nella Rocca di Cafteltealdo .
In quefto Anno medefimo i Fiorentini ebbero
la Citta di Piftoja , eflendo Ioro Capitano il
figliuolo del Re Carlo di Puglia . E guaftaro-
no i Fiorentini le mura , e le Porte della dec-
ta Citta dt Piftoja .
L'Anno feguente MCCCVI. del mefe di
Gennajo perdette il Marchefe Azzo Ia Citta
di Modena per traditnento di MelTer Manfre.
dino da Safluolo , di Mefler Safloolo fuo figli-
uolo , e di Mefler Rinaldo da Marcaria , cu- '
ino del detto Marchefe Azzo, e Vicario e_
lapitan generale della Citta di Modeoa pel
predetto Marchefe . Forono prefi dalla gente
di eflo Marchefe Azzo , Frefco figliuolo natu-
rale del detto Marchefe , Meflere Obizzo di
Pietro Abba, Gualvano de' Gaffari, ilBaflar-
dino della Cafa d'Efte , Jacopo da Baldaria_,
Sefcalco del detto Marchefe , e molti altri
Tutti i foldati , che reftarono prefi , furoao*
fpogliati in camicia , e lafciati andare . E fe
il Marchefe Azzo volle avere i fuoi prigioni,
convennegli, ch'e' rendefle a' Modenefi que'
prigioni, ch'eflo avea in Cafteltealdo . II fe>
guente di i Cittadini di Reggio corfero aiP
arme , e cacciarono tutta la gente del Mar-
chefe Azzo , e riceverono dentro la Citta
Mefler Giberto da Correggio, dove ftette al-
quanti di, e pofcia vi lafcid per PodeftkMef-
fer Matteo da Correggio , ed egli fe ne tornb
a Parma . Nota , che allora i Modfinefi e i
Reggiani guaftarono i Caftellt , i quali aveaw
fatto fare il Magnifico Marchefe Azzopredet-
to nelle fuddette Citta . E nota , che in quel
medefimo anno il Papa Clemente predetto
mando un Legato in Italia , cioe Mefler Na>
polione degti Orfini da Roma Cardinale , il
3ual giunto nella Citta di Bologoa, il Popolo
i Bologna armato corfe al Palazzo del detto
Legato , e rubaronlo , onde coftretto effo Le«
gato fe ne fuggi alla Citta d'IraoIa . Ivi ftan-
do fcomunico Bologna , e tutti gli abitatori
di quella . Onde tutti gli Scolari foreftieri
di fubito fi partirono da Bologna . Allora il
Legato incomincio a guerreggiare contraiBo-
lognefi . In quel medefimo anno Meffer Bot-
tefella Signore di Mantova, Meflere Alboino
Signor di Verona, co' Brefciani, Parmigiani,
Piacentini , e molti altri Collegati col Mar-
chefe Francefco fratello del predetto Marche-
fe Azzo, e con Salinguerra , e con Ramber-
to de' Ramberti da Ferrara, tutti adonatiper
disfare il Marchefe Azzo fuddetto , vennero
nel Contado di Figarolo , e per forza toHerd
Mellara, e la Maffa, e Ia Torre di Figarolo ,
e la Stellata . E fecero un ponte di navi, e
paflarono il P6 , e andarono nel Polefine di
Cafaja . Allora Salinguerra e Ramberto con
copiofa moltitudine vennero fin preffo a Fer-
rara . Ma il loro falfo penfiero venne molto
fallito, perciocche il Popolo di Ferrara con-
baleftre , fpingarde, e altre armi* valentemen-
te difendeva la Citta di Ferrara pertalmodo,
che i nemici con molto danno e vergogna n.
tornarono in dietro
Allora Mefler Bottefel-
la
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GooqIc,
DEL POLISTORE
A
7 !I
j a v edendo , che non aveano potuto avere_
Fenara, come i predetti Salinguerra e Ram
berto gli aveano dato ad intendere , fi riputo
beffato; e abbrugiarono le cafe e le fortezze ,
che aveano prele , e rutti fe ne ritornarono
come beffati alle loro magioni . In quefto
anno medefirao del mefe di Settembre il Po
defta di Ferrara fece ftrafcinare e appiccare_
Meffer Niccolo dalla Fratta con un compagno
per nome Piero , perciocche il detto Meffer
Niccolo, eflendo Capitano di Caftel Guilliel-
mo pel Magnifico Marchefe Azzo , diede il
jetto Caftello al predetto Marchefe Francefco.
Del mefe di Ottobre MeflerBottefella, eMef-
fere Alboino, e il Marchefe prederti, co'Bre
fciani, e Salinguerra , e Ramberto, vennero
nel Contado di Ferrara con trabucchi e gatti;
e affediarono il Caftello di Bragantino . Ma
il detto Caftello era tanto forte e foinito di
gente e di vettovaglia , che poco temeva l'af-
fedio loro . Finalmente il Baftardino di Ro-
vigo della Cafa d'Efte, e Merlino dallaTorre
di Milano, con altri loro feguaci, Coneftabi
li del Marchefe Azzo, diedero ildettoCattel
lo nelle mani de' nemici, e cosi tradito fu il
Marchefe Azzo , e perdette Bragantino . E
non folamente di fuori , ma eziandio dentro
di Ferrara furono tentati molti tradimenti
contra il detto Marchefe Azzo a iftanza del
Signore di Mantova e del Signor di Verona_
predetti , benche per la Divina grazia niun_
di quelli ebbe il fuo effetto . Onde del mefe
di Dicembie furono preft Meffer Tagliaferro,
e Meffcr Bartolaccio de'Coftabili da Ferrara,
con rre loro Cugini, e fu loro tagliato il capo
nella Piazza diFerrara, perciocche trattavano
di dare la Citta al Signore di Mantova e al
Sienor di Verona . Per fimil cagione fu pre-
fo Meffer Zilio Turco da Ferrara con tutti i
fuoi figliuoli, e nipoti , cbe furono trovariin
Ferrara, e furono tredici , e tutti furon pofti
in prigione in Cafteltealdo, dove tutti raori-i
rono .
Anccra b da fapere , che l'Anno feguente_.
MCCCVII. i Bolognefi molto fi sforzaronodi;
conquiitare Modena e il Modenefe , in tanto
che que' da Savignano , e de* Guidotti , con
molti altri da Modena , ordinarono di dare
Modena al Comune di Bologna . Ma que di
Safluolo e de' Graffoni con mohi loro ieguaci
contraftarono a coloro . E furono prefi dodi-
ci di que' traditori , e pofti in una gabbia di
ferro in luogo di prigione . Onde un' Arct-
prete de' Guidotti da Modena tolfe »n te ll
Caftello del Finale contra il Comune di Mo-
dena . Cavalcarono pel Contado, eandarono
al Caftello di Spilamberto , e a Nonantola_ .
Finalmente vedendo , che il loro penfiero di
aver Modena andava fallito , & era fcoperto
il tradimento , ritornarono a Bologna . ln-
quefto medefimo anno i Fiorentini, i Sanefi ,
i Perugini , e i Lucchefi fecero lega lafieme ;
e andarono con copiofo efercito alla Citta di
Arezzo, dove ftettero per ifpazio di fei fetti
mane , e guattarono tutto il Contado di Arez
zo . E prb vi farebbono ftati , fe non fofle
ftato Meffer Napolione Cardinale e Legato in
ltalia, del quale e detto di fopra . 11 qualc.
udendo di quell' efercito di Tolcana, di fubi-
to fi paru aa Faenza , e ando ad Arezzo . Ivi
ftando predico, e f ce predcare la Crocecon-
tra i Fiorentir.i e contra tutta quella lega di
Tolcana : concedendo a tutti que' , che anda-
vano in ajuto di quei di Arezao tutta quella
7 I2
B
Indulgenza , Ia quale fuol concedere il Papa_
nel generale Paffaggio a conquiftare la Terra
fanta di Gerufalemme . Per la qual cagione
circa due mila uomini a cavallo andarono in
ajuto di quei d'Arezzo . Onde il detto Lega-
to un giorno ufci di Arezzo con tutto il fuo
efercito della lega, cioe degli Aretini, e cor-
le voce , che il Legato andava a Firenze_ .
Per la qual novella fubito 1'efercito de' Fio-
rentini fi levo di campo per tal roodo e or-
dine, che fopravenendo l'efercito degli Are-
tini i Fiorentini furono fconfitti con grande—
loro danno e vergogna . In quefto medefimo
anno Meffere Alberto Scoto ebbe la Citta di
Piacenza per tal modo , che eflendo il detto
Meflere Alberto cacciatodiPiacenza , eglicoa
molti fuoi leguaci entro nel Borgo di Valdi-
taro, e lo prefe . E fimilracnte prefe la Roc-
ca di Bardi . Per la qual cagione fu levato
grandifliroo romore in Piacenza . E furono
fatti due Abati , cioe Rettori e Capitani del
Popolo di Piacenza . Quefti furono il Vi-
fconte de' Palavicini , e Meffer Lanzalotto
degli Anguifloli . I quali ineontanente con_
huono eiercito, coij trabucchi, e con altriio»
gegni andarono alla Rocca di Bardi . Mentre
che quefto facevano, i banditi di Piacenza e
di Parma adurtati infieme entrarono nel Ca-
ftello Dardo . E nota , che tra que' banditi
era Lupo de* Lupi da Soragna . I Piacentini
cio udendo , di lubito andarono contra loro ,
Ivi fu combattuto fortemente , e furono fcon-
fitti i Piacentini, de' quali molti furono mor-
ti e prefi e condotti nelle carceri di Crenao-
na . Pofcia Meffer Giberto da Correggiocon
tutta la fua cavalleria , e con gran parte del
Popolo di Parma ando al Caftello di Ronca-
rolo . Pel grandiffimo caldo ch' era, furon_
coftretti a partirfi di campo , e Meffer Giber-
to fe n'era tornato a Parma . Come Meflere
Alberto Scoto feppe, che Meffer Giberto era
ritornato a Parma , di fubito con tutti i fuoi
feguaci banditi da Piacenza entxo nel Caftello
di Arcoato, e poi and6 aFiorenzola, edebbe
la detta Terra . I banditi di Parma e di Pia-
cenza , i quali erano nel Caftello di Ronca-
rolo , cio udendo , incontanente cavalcarono
| verfo Piacenza , feguitando Alberto Scoto co*
fuoi feguaci . E cosi tutti infieme entrarotio
■in Piacenza fenza alcun rumore, perciocche i
! Rettori della detta Citta erano fuggiti la noe-
te precedente dalla Citta . E perche Alberto
' predetto avea avuto grande foccorfo da* Cre-
monefi , percio entrato in Piacenza fec^ Pode-
It^ , e Capitano di quella due Nobili Cremo-
! nefi . In quefto anno medefimo Mefler Bot-
tefella S^gnore di Mantova con grande eferci-
to di Mantovani e di Veronefi per terra ando
nel Contado di Cremona , guaftando , bru-
ciando , e rubando fino appreffo a Cremona a
due miglia , con grandiffimo danno de' Cre-
monefi , e con grandiffima preda de' Manto-
vani , la qual preda con tutte le navi fa con-
idotta infino a Serravalle Caftello del predetto
Meffer Bottefella . Le quali navi con tutta_
quella preda ebbe pofcia il Magnifico Signor
'Marchefe Azzo pel modo infrafcritto. Men-
tre che le predette cofe fi faceano , il detto
Marchefe Azzo avendo ricevute tante e si
grandi moleftie da Meffer Bottefella, pensodi
foeliergli Serravalle . E fatta la pace tra' Bo-
loenefi e il detto Marchefe , quefti nchieft_.
l'a]uto de' Bolognefi a quefto fuo per.fiero. I
quali gli mandarono Meffer Diego, e Meilec
^ A a a Dal-
7'3 ,
Dalmafio con fettecento uomini a cavallo de'
Cattalant, nobilmente armati. Allora il Mar-
chefe Azzo fece apparecchiare il fuo navilio,
€ con copiofo efercito da piedi e da cavallo,
e per acqua, fi parti da Ferrara, e ando alla
Torre di Figarolo . Ivi pofe il fuo campo .
II di feguente , quando tutto Tefercito dovea
andare a combattere Oftiglia , incomincio ad
ufcire fangue dal nafo al Marchefe Azzo con
gran dolore di ventre , per modo che fu co-
itretto da Mefler Diego Marefcalco e Capita-
no di que' Catalani a riminere . E il detto
Mefier Diego con tutto 1 elercito per terra e
per acqua ando a combattere Oftiglia . E
Imonto a piedi con tutti i fuoi fino alla porta
del Borgo di Oftiglia , combattendo valente-
mente, e chiamando i Ferrarefi , che eziandio
combatteffero valorofamente . I quali non_-
vedendo il loro Signore non vollero combat-
tere . Ritornato Mefler Diego , racconto al
Marchefe, come il fatto ftava. AllorailMar-
chefe vi ando in perfona , perciocche dentro
di Oftiglia era Salinguerra e Ramberto pre-
detti , nemici capitali del Marchefe Azzo ; i
quali erano c3gione di tutti i mali e tradi-
menti , e delle guerre contra il detto Mar-
chefe . Sicche per quefto il Marchefe era_
molto defiderofo di prendere i detti fuoi ne-
mici . E cosi la notte feguente il Marchefe
Azzo con tutto il fuo efercito fi moffe da Fi-
garolo per andare a combatiere Oftiglia_ .
Onde Salinguerra e Ramberto fapendo dell'
flndata del Marchele, di fubito abbrugiarono
tutto il Borgo di Oftiglia , e andarono alla_
Torre delh Scala, dov'era Meflere Alboino
e Meffer Cane dalla Scala Signori di Verona,
con 900. uomini a cavallo, e con diecimila_
pedoni . II Marchefe Azzo giunto ad Ofti-
glia, e veduta'arfo e abbrugiato il detto Bor-
go, fi mile ad andare a Serravalle predetto .
11 qual Caftello era molto ben fornito . Non-
dimeno tanto fu 1'ardire e Ia forza del Mar-
chefe Azzo, che fatto un ponte di legname ,
e pafiata una folfa , la quaTera grandiftima—
fortezza di Serravalle, ebbe per forza il detto
Caltello , e prefe il ponte di Serravalle , nel
quale trovarono grande quantita di danari
portati per Meffcr Pairarino de' Bonacoffi fra-
tello di Mefler Bottefella per le paghede' fol-
dati . E trovarono eziandio molto armamen
to e maflerie . Peiciocchc il detto Meffer
Pafferino veduto il Marchefe Azzo aver paf-
fato la predetta fofla, e con tanto ardire affa-
lire il deito Ponte, di fubito fatta poca refi
ftenza abbandono il Ponte, e fuggiffene via .
E in breve il Marchefe predetto fece disfare
quel Ponte e abbrugiare e ardere tutto Serra-
valle . Pofcia ritorno a Ferrara con grandif
fimo trionfo e con grandifllme ricchczze di
tutto il fuo efercito . Perciocche tutto quel-
lo, che rubato aveano i Mantovani nel Cre-
monefe , ebbe l'ef< rcito del Marchefe Azzo .
Pofcia il detto Meffcr Uiego Marefcalco de*
Catalani fe ne ritoruo a B ologna con la gente
de' Bolognefi . II qual Meffer Diego pofcia
fu fatto Conte Camerkngo, e dopo la morte
del Marchefe Azzo venne per Vicario del Re
Roberto di Puglu , e fignoreggio la Citta di
Ferrara .
o
B
7»4
C A P. V.
D
Della morte del Magnifico Manbefe Arzo
Sigrore di Ferrara . E della guerra tra' '
Venmani e Ferrareji. E di ahre
novita di Lombardia.
IN prima e da fapere, che 1'Anno MCCC-
VIII. della Nativita di Crifto, del mefedi
Gennajo, il Magnifico Signor di Ferrara Mar-
chefe Azzo prederto s'inferm6 di grandiffima
malattia per tal modo , che fece teftamento t
nel quale lafc.6 fuo erede e fuCCelTore nella^
Signoria di Ferrara Mefler Frefco fuo figliuo-
10 baftardo . E quefto fece per difpetto del
Marchefe Aldrovandino , e del Marchefc
Francefco fuoi fratelli carnali , i quali nemi-
cavano lui . Dopo quefto il detto Marchefe
Azzo per cagione della fua grande infermita
di configlio de' fuoi Medici fi parti da Ferta-
ra per andare a i bagni di Padova . E con-
dufle feco Madonna Beatrice fua forella coru
molti nobili Cavalieri . Pofcia che fu giunto
ad Efte nel Contado di Padova egli dilcefe in
cafa di Mefler Niccolo di Lucio . Allora i
predetti Mirchefi fuoi fratelli, e due fuoi ni-
poti, cioe Rinaldo e Obizzo figliuoli del pre-
detto Aldrovandino, vennero a vifitare il pre-
detto Signor Marchefe Azzo . E ivi furono
tanti i prieghi del detto Marchefe Francefco,
e di Aldrovandino , e di Madonna Beatrice_»
fopradetta, e di MefTer Tifo da Campo Sam-
piero, di MeflTer Niccolo di Lucio, di MefTer
Giacomo da Carrara, e degli altri fuoi amici
di Padova , che il detto Marchefe Azzo fi ri-
concilio, e fece pace co' predetti fuoi fMtelli
Francefco e Aldrovandino Marchefi . E al-
lora con buona pace e con buona volonta il
detto Marchefe Azzo muto il fuo teftamento,
11 quale avea fatto a Ferrara . E in quefto
ultimo fuo teftamento lafcio la Signoria di
Ferrara a i detti fuoi fratelli, i qualieziandio
lafcio eredi univerfali . Pofcia il detto Mar-
chefe Azzo, come a Dio piacque, mori bene
ornato de' Sacramenti di Gesu Cnfto , 1'ulti-
mo di di Gennajo . Pofcia i Frati Predicato-
ri andarono a Efte , e portarono il corpo del
detto Magnifico Signore Marchefe Azzo alla
Citta di herrara . E con debito onore e ri-
vcrenza fu feppelito al luogo de' Frati Predi-
catori m Ferrara . Saputofi a Ferrara della_.
morte del detto Mtrchefe, incontanente il fe-
guente di, cioe a di primo di Febbrajo, tutto
il Popolo di Ferrara chiamo per fuo Signore
Mefler Frefco predetto . Allora il Marchefe
Francefco, e il Marchefe Aldrovandino pre-
detti, e Rinaldo e Obizzo figliuoli di Aldro-
vandino , partironfi da Efte , e vennero nel
Contado di Rovigo al luogo detto alla Frat-
ta . lvi fortificarono , e fornirono di gente e
di vetto.aglia un palazzo di quelli dellaFrat-
ta . Pofcia andarono ad Arquato, dov'era_
una grande fortezza , nella quale i predetti
Marchefi ridotti fi fortificarono . Mefler Fre-
fco cio vedendo mando copiofo efercito da-.
pie e da cavallo e con molte navi alla Fratta
luddetta . lvi fu pofto il campo per prendere
il detto palazzo . Paflati alquanti giorni il
Marchefe Francefco con alquanti fuoi amici
ando alla Fratta, e una mattina per tempoaf-
fali il campo di Mefler Frefco con tanto ar-
dire, forza, e gridare, che tutto 1'efercito di
Mefler Frefco ft mife in fuga , fenza fare al-
euna
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D E L P
O L
A
B
7 r 5
cuna difefa . Avvenne cafo , che fuggendo
eglino fopra un ponte, il detto ponte fi rup-
pe, e quei che vi fi trovarono fopra , caddero
nelVacqua e morirono . Tra gli altri mori-
rono Regetto de* Medici da Ferrara , Poca-
tefta de' Beccadelii da Bologna , il Baftardino
della Cafa d'Efte , Bagarotto da Bologna . Fu
prefo Meffer Rinaldo da Marcaria , e fu me-
nato ad Arquato con molti ahri . 11 qual
Meffer Rinaldo promife e giuro al detto Mar-
chefe Francefco, che s'egli il lafciaffe tornare
a Ferrara , farebbe la fua vendetta di Meffere
Uberto di Baldaria , il quale era ftato Confi-
cliere del predetto Marchefe Azzo , e capital
nimico del detto Marchefe Francefco . E per
quefta cagione e con quefta condizione fu la-
fciato libero il detto Meffer Rinaldo di Mar
caria . Per quella fconfitta non iftetteMeffer
Frefco di guerreggiare , anzi mando piu co-
piofo efercito ad aflediare laFratta, tantoche
il Marchefe Francefco e il Marchefe Rinaldo
fuo nipote, i quali erano nella fortezza della
Fratta, furono coftretti per la fame di abban
donare la detta Fratta , e di andare a Efte_ .
Pofcia nel feguente mefe di Marzo Meffer Ri
naldo di Marcaria volendo foddisfare allapro
meffa fatta al MarchefeFrancefco, kcetaglia-
re il capo a Meflere Uberto di Baldaria con
tra il volere di Meffer Frefco, e fece porre il
detto capo fopra una lancia , e portarlo per
tutta Feirara; e fece ftrafcinare il corpo per
tutta Ferrara , dal luogo della Giuftizia fino
al Ponte di San Giorgio, e ivi fece gittare il
dettocorpo . Onde Meffer Frefco fece pace
co* Mantovani, co' Veronefi, co Brefciam
co- Parmigiani, co' Reggiani, e co' Modene
fi, per poter meglio difendere il fuo ftato da
i predetti Marchefi fuoi barbani .
la quefto medtfimo anno del mefe di Ago
fto il Popolo di Ferrara, non effendo contento
della Signoria di Mcffer Frefco , e maffima-
mente confiderando, che i Marchefi leg.tt.mi.
& eredi, a' quali di ragione veniva !a figno
ria erano fuori di Ferrara , penso di togliere
la detta fignoria a Meffer Frefco. E un g.or-
no Meffer Jacopo de' Bocchimpani con molti d
Cittadini e foreftieri corfe alla p.azza gr.dan-
do: Popeh, Popolo. Meffer Frefco c.o udendo
e vedendo, fubito armato a cavallo corfe alla
Piazza con Meffer Cortefia da Cafalalto , con
Meffer Rinaldo daMarcaria, conMeflerDuce
de' Gruamonti , e con molti fuo. fam.gh e_-
foldati . Avvenne, che Meffer Cortefia pre
detto vedendo venire gran molt.tud.ne alla^
P.azza per la Contrada di San Romano , fpro-
no il cavallo, con la lancia, ovvero con la_.
fpada in mano, correndo con tanto ard.re_ ,
che fugo quella gente fino al luogo , dove fi
fanno le Secchie e i Maftelli , per la rtrada d.
San Romano . Ivi gli cadde «1 cavallo fotto.
Allora que' maeftri di fecch.e e di maftell»
incontanente ripofero il detto Mefler Cortefia
a cavallo, dicendo : Voi non offindefle matal-
cun Ferrarefe . E pertanto nonvogltamo offin-
dere voi . Ritornato Meffer Cortefu ; e di-
mandato da Mefler Frefco quello , ch era da
fare, egli rifpofe : S,gnore, noi faremo male ,
penioccbe oggi tu perderai la Stgnona d, Fer-
rara, t pofcia anderai mendtcando per leOttadi
altrui . Allora Meffer Fre(co valentiffimo e
ftrenuo in fatti d'arme, rifpole animofamente
dicendo: Certo nol fard , percxoccht prima vo-
glio morire Signor di Ferrara , cbe andare pei
kgrinando per le altrui Gttadi . Quelto det-|
Tom. XXir.
I S T O R E
716*
to egli coraando a trenta fuoi famigli bencj
armati con ronconi , che il feguitaffero . Con
que* trenta affalt i nemici con tanto ardire e
forza , che ben moftrava di effere ftato figli-
uolo del Magnifico Signore Azzo predetto .
Ivi fu combattuto fortemente . Alla fine il
detto Meffer Frefco con 1'ajuto de' fuoi cava^
lieri e foldati fugo il Popolo dalla piazza , e
molti ne furono morti, feriti , e prefi , tra'
quali fu prefo il predetto Mefler Jacopo de'
Bocchimpani, e fugli tagliato il capo nella_.
piazza di Ferrara . E molti ne furono ftra-
fcinati e appiccati. In quefto medefimo anno
del mefe di Settembre il Marchefe Francefco,
il quale era ad Efte , ando a Rovigo con_
Manfredino da Conca di Ramo in una nave
coperta il di del Mercato , e ufci di nave con
un Pennone con 1'Aquila bianca , e corfe alla
piazza gridando : Viva il Marcbefe . Q.ue' da
Rovigo e del Contado, vedendo ildettoMar-
chefe , fubito corfero a lui per fuo ajuto , e.
furono con lui a morte e a vita . Ivi fu fat-
ta alcuna difefa pe' foldati di Meffer Frefco ,
e finalmente furono cacciati dalla Terra. Per
tal modo il detto Marchefe Francefco, pofcia
eletto Signore da tutto il Popolo , ebbe la_,
detta Terra di Rovigo . In quefto anno me-
defimo il Papa Clemente predetto, fapendola
condizione di Ferrara cofne ftava, e volendo
provvedere, mando un fuo Legato in Italia-,
per nome Arnufio . II quale giunto a Raven-
na, dov'era Meffer Lamberto da Polenta_ »
incontanente il Marchefe d'Efte ando a Ra-
venna alla prefenza del detto Legato . Pofc.a
con delsberato animo e configlio di eflo Le-
gato col detto Marchefe Francefco , e con-
1'ajuto de' Padovani, e di molti cacciati da_
Ferrara, e con Meffer Lamberto da Polenta,
con molti Ravegnani, e co' Fontanefi daFer-
rara , venne con grande efercito per terra e
per acqua appreffo la Citta di Ferrara, e po-
fefi a campo nel Borgo di fotto , c.oe appref-
fo alla Porta di fotto . Cosi ftettero alquanti
giorni parlando con que* di Ferrara . Per la
qual cagione ftimando Meffer Frefco di non
poterfi difendere contra la Chiefa, e contrail
Marchefe Francefco fuo barbano, egli penso
di vendere Ferrara a i Veneziam . E gia.
avea dato loro Caftel-Teddo con tutte le_.
fortezze del detto CafteUo . Mi avanti che 1
Veneziani prendeflero la Signona di Ferrara,
una notte iemendo Meffer Frefco di effere_.
prefo, fe ne fuggi in Caftel-Tealdo cor. tutu
i (uoi feguaci, che furono Meffer Rmaldc- da
Marcaria, Meffer Galvano de Gaffari da_,
Mantova , e molti altri , e molti baleftrien
Veneziani , i quali erano venuti per fuo foc-
corfo . E conduffe di fopra dal ponte del
detto Caftello tutte le navi e galeoni dacom-
battere del Comun di Ferrara , e prefe tutto
il Boreo di fopra di San Giovanni . AlIora_
il feguente giorno il predetto Legato coru.
tutto il fuo elercito di volonta di tutto tl Po-
polo entro dentro di Ferrara , gridando tutt»
ad una voce : Viva il Marcbefe Francefco . II
qual'era in ogni cofa ftrenuo e ardito , m_a_
qui parve alquanto paurofo . E incominc.6 a
dire al Popolo: O fratellv mtet cartjjimt. Non
rridate piii : Vtva il Marcbefe d* Efle ; ma^
dite- Vtva la Santa Cbiefa Romana. E per tal
modo contra la volonta del Popolo, e d. tut-
ti j fuoi amici il detto Marchefe Francefco
d.ede la Signoria al predetto Meffere Arnufio
Leguo , e fecelo fmontare nel fuo palazzo
1
7*7 L 1
an tico, credendo fenza dubbio, che per tanta
cortefu, e per ta*ta umanita effo Legato gli
doveffc rendere liberamente la detta S.gnoria,
ficcome avea promeffo . Ma egli non cono-
fceva ancora bene i Paftori Ecclefiaftici ; per-
eiocche il detto Legato ritenne la Signoria_,
e il Marchefe Francefco rimafe ingannato.
Dopo quefto ir.contanente Mefler France-
fco incomincio a guerreggiare contra i Vene-
ziani, perch'e(Ti aveano mandate molte Galere
e navi e genti per difendere Cafteltealdo , e_
per offendere i Ferrarefi , che non potendo re-
fiftere a tanta forza , fecero pace ovvero tre-
K ua con quefto patto , che i Ferrarefi dovef-
fero prendere 11 Podefta da Venezia . Avant.
che quella pace fofle fermata , gli ufciu, c.oe
Salinguerra, i Ramberti, i Fontanefi, i Tur-
chi TPieani, e molti altri tornarono a ber-
rara a pntfedere i beni loro. Nota, che quel-
la pace fo fatta del mele di Dicembre con_
molti patti , i quali furono poco tempo e_
male oflervati ; perciocche 1'Anno (eguentc-
del mefe di Aprile furono prefi alquanti iol-
dati da piedi , i quali andavano a Trevifo a_.
Mcfler Rizzardo da Camino. De quali foldati
ne furono morti cinque a rumore di Popolo
nella p.azza di Ferrara . La cag.one di que-
fto non mette la Cronica . Ma la feguente_
notte il Podefta di Ferrara, ll qual'era Vene-
Ziano, fi parti dal Pahzzo del Comune con_
tutta la (ua famigl.a , e con tutti i pr.g.onie-
ri, i quali erano nelle carcen del Comune d.
Ferrara . Tra' quali era Ser Marchefino de
Mainardi , e fuggirono a Cafteltealdo . E al
lora fu comincata la guerra da capo tra Ve-
neziani e Ferrarefi . Un giorno del mefe di
G.ugno effendo i Ferrarefi a cena, t Venezia-
rri uicirono fuori della Citta per la Porta di
San Marco con gran moliitudme di caval.er.
e dipedoni e di baleftrieri, e andarono fu per
la fofla della Citta fino alla Ca' Zojofa fuori
della Porta di San Biagio . AUora que' della
detta Porta gridatono aW arme , aW arme . Al
lora il Marchefe Francefco d'Efte , e Meffer
Galeazzo de' Vifconti da Milano, e Mefler
Dalmafio Vcario della Citta di Ferrara con
tutto il Popolo di Ferrara, e co' foldati cor-
fero fuori della Porta di San B<agio . Ivi fu
comhattuto per tal modo, che i Veneziani fu
rono fconfitti , in tanto che la maggior parte
di loro fu morta e prefa , de' quali Irttecento
rimafero annegati e morti nella foffa della_
Citta . Appreilo di quefto i Veneziani fecero
un' edifizio tutto incaftelJato fopra navi , e_
nella prora di quello ed:fi_io fecero una for-
nacella con fuoco per potere rompere la cate-
na e il Ponte di San Giorgio. Ma non venne
loro fitto , perocche i Ferrarefi feppero tanto
fare con baleftre e con altri ordigni , che fu-
garono i Veneziani, e prefero quel grand'edi-
fi_io de' Veneziani , e una grandifTnna nave_
appreflb la punta di San Giorgio. E per tal
modo i Veneziani non poterono fare alcun_
dannaggio a Fcrrara , falvo che fccero una_,
gran rotta del P6 al campo del Pero , e in_
molti altri luoghi fopra la riva diPo. Mentre
che le predette cofe fi facevano, il PapaCle-
mente V. nundo a Ferrara un fuo Legato ,
che fu un Cardinale, che fi chiamava di Pe
lagorga . II qu.il Legito giunto a Ferrara in-
contanente fece prcdicare la Croce contra i
Venezuni, i quali per forzavoleano ufurpare
la Citta di Ferrara di gitiridizione della Chie-
fa di Roma. Per U qual predicazione molri
da pie' e da cavallo vennero della Marca di
C
n
R O ^iS
Ancona, di Tofcana, di Romagna, di Lotn-
bardii , e della Marca Trivigiana in ajuto di
Ferrara contra Veneziani . Ma eglino non te-
mendo la fcomunicazione del Papa , ne la_
fentenza di Dio, ficcome temerarj, fecero ar-
mare Galere e altre navi con molti baleftrie-
ri . E mandarono quell'armata contra Ferra-
ra . II Legato cio vedendo con deliberato con-
figlio ritenne quella gente , ch'era fufficiente
alla difefa della Citta di F/rrara, e tutto l'al-
tro sforzo mando a Francolino a refiftere , e
a vedere , che quell'armata navale de'Vene-
ziani non paflaffe di fopra Francolino. Pofcia
che la gente del Legato fu a Francolino, in-
contanente il Marchefe Francelco predetto
fece fare un grandiffimo Ponte fopra grandif-
fime navi, e (bpra fandoni di mulini . II qual
Ponte teneva dall'una parte alTaltra del P6
per me/.zo Francolino . lvi fu tatta gran refi-
ftenza pe' Veneziani , e fpefle fiate combatte-
rono per disfare il dettoPonte. Ma il Magn ; .
fico Francefco co' fuoi Ferrarefi , e con gli
altri difenfori taceano tal refiftenza a' Vene-
zuni, ched'ogni battaglia iVeneziani n'avea-
no vergogna e danno, tanto che effendo dif-
perati di poter vincere il detto Ponte, man-
darono un Meffo occultamente a quelli, ch*
erano in Cafteltealdo , che mandaffero tutto
.1 loro navilio armato a Francolino di fopra
dil dettoPonte, acciocche eglino combatten-
do 1'una parte del Ponte, e 1'armata de' Vene-
ziani combattendo 1'altra parte, potefTeto fa-
cilmente prendere il detto Ponte . Come fa
ordinato , cosi fu fatto . Onde il Marchrfe_
Francefco cio fapendo, fortifico il dettoPon-
te con buoni combattenti per tal modo, che
non temea quelle due armate de' Veneztani .
E que' di Cafteltealdo armarono due grandif-
fime navi legate con catene, con molte altre
navi, e andarono verlo la Stellata; benche i
Ferrarefi , ch' erano fopra la riva del P6 dal
canto di Ferrara, e i Bolognefi, e i Roma-
gnoli, ch'erano dall'altra riva , con le hile-
(tre perfeguitavano quelle navi, ficendo loro
grandiffimo danno, in tanto che appena pote-
vano andare . Nondimeno i Ferrarefi, e i fo-
reltieri f iceano continuamente infuko per ter-
ra e per acqua al Cafteltealdo , tanto cheque
Bolognefi e Romagnoli, ch'erano dairaltra^
parte del P6, vedendo, che il naviho de Ve-
nezian. era partito da Cafteltealdo , fi mriero
a combattere la Torre, ch'e daU'altra parte
del Ponte di Caftehealdo con tanto sforzo e
ingegno , che fconfifiero i nemici, & ebbero
qutlla Torre. Poi incominciarono con certe-
navi a venire, e ad ajutare i Ferrarefi , iquah
combattevano il Borgo di fopra di Sati G.o-
vanm . Ivi furono molte battaghe. AUa tue
i Ferrarefi ebbero il detto Borgo per torza_
con molta uccifione de' Venezian. . Polcia ^in-
contanente fi mifero a combattere il . c *»? 1 "
tealdo, per tal modo che in breve tutti i Ve-
neziani, c h' erano nel detto Caftello, e tum
que'ch'eran con loro.furono fconfjtti e mor-
ti. Fu prelo effo Caftello , e cio fu a dn».
del mefe di Agofto nella fefta di Santo Ago-
ftino. Tra gli altri furono morti MeHer l *i-
naldo da Marcaria , Meffer Galvano de^ Oat-
fari da Manrova , Meffer Marchefino de mau
nardi da Ferrara , Ser Gavardo del Borgo ai
(opra di Ferrara , e moiti altr. . E tutti que
corpi morti, i quali per numero furono m.iie
ottocento cinquantanove , furono ftralc.nat. c
gittati in una rotta, la quale eghno aveano
fatta fopra di Ferrara di configho del aeuo
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7 , p D E L P O
Ser Gavardo , per cagione di profondare la_.
Citta di Ferrara con tutti i Ferrarefi . Per tal
modo fu ferrata quella rotta con que corpi
morti , e fc pra di tutti fu pofto ll corpo di
quel Ser Gavardo per memoria del fuo buon
configlio . Pofcia furono coperti di terra , in_.
guifa che parea un monticello . E ancora e
hiamato quel luogo h Mota di Gavardo .
Nota , che allora tra que* morti forfe non fu
minore il numero di que' che fi annegarono
nel P6; e pero 1'acqua del P6 divenne tanto
putrida e puzzolente , che per molto tempo
non fe ne potea ufare per bere ne per man-
giare . Allora molti furono prefi , a' quah fu-
rono cavati gli occhi,e mandatigli occhi per
nunziatura. L'armata navale de' Veneziam, la
quale era alla Paviola , udita tal novella , fe
ne fuggi di lubito con tutte 1'altre navj de
Veneziaoi . 11 Legato diede allora grandiffima
lndulgenza a tutti quei, ch'eran venuti, ov-
vero che mandato aveano ajuto alla SantaRo-
mana Chiefa . Diede ancora grande Indulgen-
za a tutti coloro , che fepellivano 1 corpi
m °Dopo quefto, Meffer Lamberto da Polenta
con tutto il fuo efercito-, e con grande quan
tita di Ferrarefi , con trabucchi, n-avi, e altri
ineegni ando a un Caftello del Contado di
Ravenna per nome Marchamo appreflo Santo
Alberto . lvi pofero tale afledio , che quei ,
ch'erano dentro di quel Caftello, lo rendero
no a Meffcr Lamberto, e a MelTerBernard.no
fuo fratello; e tutti quei , ch' erano nel detro
Caflello, falve le perlone e arnefi loro, luro-
no fatti Cittadini di Ravenna , e fu disfatto
efTo Caftello fino a' fondamenti , acciocche i
Veneziani, iquali teneanlo, non aveffero ipe-
ranza di ricuperarlo. Ancora e da (apere, che
mentre fi faceano le predette cofe , 1 Roih da
Parma, e i Lupi da Soragna, con rooln ban-
diti da Parma levarono un gran rurnore iiu
Parma contra Mefier Giberto da Correggio .
Dopo lunga battaglia fu fcacciato da Parma
il detto Mefler Giberto con tutti 1 fuoi fe-
guaci , e molti della fua parte furono morti
e prefi . Allora fu fatto Podefta di Parma^
Meffer Tacopo de' Cavalcabo . Furono fatt. al-
lora molti omicidj, e roolte ruberie, e abbru-
«iate molte cafe in Parma per coloro, che di
nuovovi erano entrati. Perquefte cagionidue
Caftelli fi ribellarono al Comune di Parma ,
e furono Unzola e Puiglio . Onde .1 Podefta
di Parma predetto con copiofo elerc.to ando
ad aflediare Unzola , e avrebbela avuta , fe-
non foffe ftato, che MelTer G.berto da Cor-
reggio ando in ajuto di Unzola coa tutto .1
fuo sforzo; dove afpramente fu corr.battuto .
Ultimamente furono fcoofitti i Parm.giam, e
fueati dentro dalle Porte di Parma , e furoo-
ne morti cinquecento , e altrettanti prd, .
Dcpo queftoMeffere Anfelmo da Marano Aba-
te di SanGiovanni tratto e fece pace tra Mef-
ferGiberto da Correggio e il Comune d. Par-
ma; beoche poco durarono . Roffi >n Parma ,
perocche poco dopo la predetta pace fi levo
un rumore nella detta Citta , ficche . detti
Roffi fe ne fuggirono da Parma, e furono
loro rubate te cafe e arfe , e d.roccate . Ia.
quefto medefimo tempo MeiTere AlbertoScoto
co' fuoi feguaci caccio da P.acenza ll Podeita
e i Soldat. , ch' erano in quella Citta a po ta
di Mefler Guido dalla Torre Signor d. M.la-
no. E fece lega co'Parmigiani, Mantovani ,
Veronefi, Reggiani, Modenefi, e Brefciam .
L I S T O R E. 710
A . Allora Mefler Guido mando MefTerFrancefco
dalla Torre fuo fratello con copiofo efercito
de' fuoi Milanefi , e Meffer Filippone S.gnor
di Pavia con copiofo efercito de' fuoi Pavefi,
con molti ufciti di Piacenza , per dover ricu-
perare la detta Citta di Piacenza . Mi ioil.
gli venne fatto, perciocche giunti al Ponte_
di efla Citta , il quale e fbpra il Po, MefTere
Alberto Scoto Signore d. Piacenza ufci fuori
con tutto il fuo sforzo . Ivi fu combatttito
fortemente per ambe le parti. Finalmsnte fu-
rono fconfltti i Milanefi e Pavefi , e furono
morti di loro cinquecento. Cosi MetTere Al-
berto Scoto con gloria e trionfo ritorno in_
Piacenza. Mentre che le predette cofe fi fa-
B ceano , i Grimaldi e gli Orii con molti ban-
diti di Genova , andarono a G;nova, e pec
forza prefero la detta Citta , nella quale fece-
ro molte ruberie , omicidj , e molte altre no-
vita .
D
C A P. VI.
Come i ribdli dtlla Chiefa Romam, e de' Afjf-
cbefi d^Efle furono cacciati di Ferrara
per la loro malvagita.
LAnno MCCCX. del Mefe di Luglio fu
incominciato un rumore a importuna-.
iftanza di Salinguerra, e Ramberto fuddetn,
e di Mefler Francefco de'Menabuoi , e de
loro feguaci contra la gente della Chiefa Ro-
mana e de' Marchefi d'Elte, in tanto che la_.
maggiorparte della gente dellaChiefa fu mor-
ta, e tutti gli Officiali di quella fuggirono M
Caftel-Tealdo . In quello rumore furono morti
molti amici de' xMarchefi d'Efte, e furono ab-
brugiati i loro Palazzi . 11 Cardinale d. Pela-
gorea, il qual' era in Bologna, udita la no-
vella fubito mando grand' eferc.to di Soldati
e di Bolognefi a foccorrere a' fiioi Offic.ali a
Ferrara . Similmente il Marchefe Francefco
venne da Rovigo con due fuoi nipoti, c.oe il
Marchefe Rinaldo e il Marchefe Ob.zzo, cori
molta gente de' Padovani e del Contado di
Rovigo. E arrivo a Ferrara nel Borgo d. fo-
pra al Caftel-Tealdo , dove trovo O, 0 fr.oLe-
cato in Ferrara con akri Ofhc.al. della Chie-
fa Ed ebbero configlio di r.cuperare la Ctt-
ta I Ferrarefi vedendo di avere fallato , e_
non potendo refiftere a tanta molt.tud.ne, de-
liberarono di dimandare ro.fericordia . E man^
darono ambafciadore al Caftello Tealdo, dov
era il predetto Leg.no, e i fuddetti Marchefi
d'Efte , e altri Bolognefi . Finalmente dopo
Iunso configlio fu rifporto a i Ferrarefi, che
fe volevano pace e perdono , il Legato vole-
va , che mandaffero ottaota uonnni de mi-
eliori di Ferrara per riconciliarfi con Ioro de
oatti e delle condizioni della pace. IFerrarefi
peofando .1 male, che.fatto aveano, eveden-
do di non poter refiftere alla poffanza della..
Chiefa di Roma , eleffero ottanta uomini tra
Procuratori, Giudici, e Notai, e Anziani, e
altri Ufficiali di Ferrara . E andarono quegh
ottanta uomini alla prefenza del Legato pre-
detto in Caftel-Tealdo , i qnah furono r.re-
nuti Tutti quei, ch'erano della parte della
Chiefa di Roma e de' Marchefi d'Efte, infie-
me col Magnifico Marchefe Francefco, e co
Marchefi Rinaldo e Obizzo , corfero la C.tt^
rubando, e uccidendo tutti l loro nemici, e
tutta la Citta per ifpazio di tre g.orm . Allo-
ra Salinguerra , e Ramberto, e Mefler Frao-
7*1 L I
cefco de' Menabuoi co' fuoi feguaci fuggtro-
no da Ferrara. Per tal modo rimafe It Qtd
liberamente nelle mani della Chiefa. Pofcia il
detto Legato di quei, ch*erano carcerati iru
Caftel Tealdo , fece appiccare fulla piazza di
Ferrara i colpevoli di quella rtbellione. Dopo
quefto i predetti ribelli Salinguerra , Ramber-
to , e Meffer Francefco de' Menabuoi con_
molri altri ribelli loro feguaci vennero alla_*
Mafla di Fifcaja del mefe di Novembre. Ivi
fi cominciarono a fortificare di fofli, di ftec-
cati, e di gente, per poter tenere quellaTer-
ra , e guerreggiare contra Ferrara. II Cardi-
nale di Pelagorga fece fonare la Campana del
Popolo , acciocche il Popolo fi armaffe contra
i detti ribelli , e nemici del Comune di Fer-
rara . Ma vedendo Mefler Dalmafio , che niu-
ijo fi movea, egli congrego il Configlio per
provvedere di refiftere a' ribelli e nemici lud-
detti. Nel qual Configlio fu deliberato, ch'e'
dovefle richiedere il Marchefe Francefco, e_
pregarlo, ch' egH pel buono ftato della fua_*
Citta doveffe andare contra que' ribelli . Come
fu configliato, cosi fece. Onde il Marchefc,
predetto ando armato alla Piazza, dov'era il
Popolo adunato, e gli parlo in quefto modo:
Fratellt miei carifiimi , io fono difpofto di andare
contra i noflri nemici . Pero vi prego % cbt chi
mi vaol bene , feguirmi dcbba a quefla battaglta.
Allora tutto il Popolo a piedi e a cavallo , e
col loro navilio u mife ad andare col detto
Marchefe verfo il Miaro. Ivi tutti fi apparec-
chiavano alla battaglia contra i nemici . La_.
niattina feguente tutti fi mifero in battaglia ,
per andare alla Maffa predetta . Salinguerra_-
con tutti i fuoi feguaci , udito che il Marchefe
Francefco co'fuoi perfeguitavali , pigliandone
e uccidendone , fu pofto in fuga fino a Co-
macchio, dove molti ne fnrono morti e prefi.
Tra' quali iarebbevi ftato Salinguerra, fe non
foffe ftato , ch' egli con alquanti fuoi compa-
gni fcampo con le navi . Pofcia il predetto
Marchefe Francefco con tutti i fuoi fenz'al-
cun mancamento ritorno a Ferrara con gran-
diflima gloria di vittoria, e con molti pngio
ni . De quali furono appiccati Buonmatteo
de' Curioni , e Camatma dello Stipa , con_
molti altri . A Giovanni de' Mifotti fu taglia-
to il capo . E cosi per la magnificenza del
predetto Meiler Francelco fu liberata laCitta
di Ferrara dall' alledio de' ribclli e de' falfi
nemici di quella . Nota, che in quel medefi-
mo Anno fu fatta la pace tra Mcffere Alberto
Scoto Signor di Piacenza , e gli ufciti di Pia-
cenza, ch'entraflero nella Citia, ed egli rifiu-
taffe la Signoria, e foflero ektti due Podefta,
i quali reggeflero a vicenda . Ma gli ufciti
non oflervarono la detta pace, perciocche co-
me futono entrati dentro di Piacenza, col fa-
vore di que' Podefta cacciarono Meflere AI-
berto co' fuoi amici fuori di Piacenza, ond'
egli fe ne fuggi in Caftello Arquato, 8e ebbe
Fiorenzuola , e Bobbio . E poi fece grandiffi-
ma guerra a Piacenza .
C A P. VII.
Di Arrtgo VI. Imperadore; come fu coronato
in ltalia, e della fua morte.
MEntre che le predette cofe fi faceano in
Italia , morto Alberto , ficcome fi e rac-
contato di fopra , fu eletto Imperadore Arrigo
ii Lamagna non tanto per la fiia grandezzsu.
B
A
R
B
D
7«
e nobilti, percioeche fii : on picciolo CbnrL
di Lucimborgo, quanto per le fue virtuofeL
opere. Onde eletto Imperadore, e pacifica^
per lui molte grandiflime difcordie di Alema*
gna, l'Anno MCCCXI. della Nativitk di Cri-
fto, il predetto Arrigo Imperadore venne in*.-
Italia, e and6 a Milano, e fece far pace tra
Meffer Maffeo Vifconti, e que* dalla Torre^!
di Milano ; e molti di altre Cittadi di Lom.
bardia tornarono alle patrie e cafe loro. AU
lora Meffer Guido dalla Torre, di cotnandV
mento dell' Imperadore rifiuto la Signoria di
Milano . Nota, che PAnno predetto il di 6.
di Gennajo il predetto eccelfo Imperadore fu
coronato nella Citta di Milano , dove fece^
molti Cavalieri di fua mano. Dopo queftoper
alquanti giorni fu levato un granrlifli^j^'
more in effa Citta per la gente del detto Im«
peradore , e rubarono e abbrugiarono le cafe
di que' dallaTorre, perdcche volevano la Si-
gnoria di Milano contra la volonta dell'Im-
peradore; e molti di quei dalla Torre furono
morti , e tutti gli, altri furono cacciati e ban-
diti pel detto Imperadore . Mentre che uli
cofe fi facevano a Milano , Plmperadore %e
pace co' Parmigiani . Ivi fece fuo VicarioJMfefi
fer Guido da Cavriago . Tutti gli ufciti di
Parma ritornarono alle cafe loro con grao^
allcgrezza, benche paffato un mefe iRoQ j^
rono fcacciati di Parma, e furono roorti tra
di loro , e de* loro feguaci feffanta uomini .,
Nondimeno la Citta di Parma fi reggeva pel
Vicario dell* Imperadore . In quefto medefimo
Anno i Cremonefi cacciarono da Cremona. Oi
Vicario deirimperadore con certi Citudini .
U fimile fecero que* di Brefcia. L*Imperadore
ci6 vedendo , incontanente fi parti da Milaoo
con copiofo efercito, e and6 verfo Cremona.
I Cremonefi temendo I'avvenimento deU'Im<
peradore per la graode offefa, chefatta ayea-
no , eleffero ottanta Cittadini de' migliori di
Cremona , i quali doveffero andare iocontro
1'Imperadore a domandare perdonanza e mi-
fericordia . Ojuegli ottanta Cittadini andarono
alla prefenza dell' Imperadore ia camicia, e_.
fcalzi , col capo fcoperto, e con le correggie
al collo , dimandando mifericordia . A' quali
rifpofe 1'Imperadore, che farebbe loro miferi-
cordia , fecondo che meritato aveano . E fe«
celi menare al CaftelloLione, e ivi tutti fece
ammazzarli con la fcure. Pofcia fece mettere
a facco Cremona ; e tre di e tre notti duro
l'uccifione, la ruberia, e il disfacimento delle
cafe . Ivi non fi perdonava a* giovani ne a->
vecchi . Pofcia arfero e disfecero tutte le for-
tezze intorno alla Citta. In breve tutta Cre-
mona fu diftrutta, falvo che le Chiefe. Dopo
quefto 1'Imperadore fi parti da Cremona a di
24. di Aprile con tutto il fuo efercito, e con
molti Lombardi , e and6 verfo Brefcia, cre-
dendo fare di Brelcia.come avea fatto diCre-
mona. Ma non gli venne fatto, perciocche 1
Brefciani eraoo provveduti di refiftere all'Im-
peradore . Ond' egli fi mife a campo, e fcce
ardere e abbrugiare tutte le Fortezze e lebia-
de, ch* erano fuori delle Porte , e con man-
gani e trabucchi fortemente di di e di notte
combattea la detta Citta , benche i Brefciani
virilmente e fortemente fi difendevano, e con
mangani, e con bombarde, e con trabucchi,
e con baleftre faceano gran danno alle genti
dell'Imperadore, e ogni di ufcivano fuon alia
battaglia . E quanti ne prendevano dell eler-
cito dell'Impe.radore, tutti gli arroftivano e
man-
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7 2 3
t> E L P O
mangisvarto. Avvenne,che un giorno fu pre-
fo MefTer Tebaldo de' Brufati da Brefcia no
bile Cittadino dalla gente dell*Iroperadore_ ;
il quale uccifo fu polto fopra di una colonna
molto alta , acciocche que' della Citta il po-
teffero vedere. Ma troppo fuvendicata quella
morte, perocche non paffarono molti giorni,
che un fratello dell'Imperadore fu morto da_
un Brefciano con un baleftro, e un nipote_
del detto Imperadore fu prefo e menato den
tro di Brefcia , e ivi fu arroftito e mangiato
da i Brefciani. Finalmente vennero treCardi
nali mandati dal Papa Clemente V. in Lom
bardia per far pace tra 1'Imperadore e i Bre-
fciani . I quali Cardinali tanto feppero fare ,
che i Brefciani vennero all' ubbidienza dell*
Imperadore . E furono gittate a terra le Porte
della Citta, e gran parte del muro, accioc-
che 1'Imperadore potefle entrare con la fua_
gente in Brefcia . Entrato dunque egli , ftct-
tevi quanto gli piacque. Inquefto tempo egli
mandb Ambafciadore al Comune di Padova_,
domandando cento mila Fiorini . Similmente
mando a dimandare al dcttoComune cinquan
ta mila Fiorini . I Padovani fapendo i tiiali e
i danni, che fatti avea 1'Imperadore a Cremo
naea Brefcia, dehberarono di voler pagare_
quella pecunia , avanti che combattere con_
lui. Cosi mandarongli la detta pecunia . Al
lora 1'Imperadore fi parti da Brefcia con tutto
il fuo tfercito, e ando a Milano per paffare a
Roma con que* tre Cardinali. Come fu giun
to a Genova , dove fu ricevuto con grar.diffi
mo onore, Meffer Giberto da Correggio fcce
lega co' Fiorerttini, Co' Sanefi, co' Lucchcft ,
co' Bolognefi, B co'Reggiani, e fece nbellar
Parma. E incominciarono a guerreggiare con
tra i Cremonefi . Partitofi 1'Imperadore da_,
Genova and6 a Pifa.dove ftette molto teropo.
In quel medefimo Anno del mefe di Aprile
Meffer Cane dalla Scala, Signor di Verona-
con gli Ambafciadori, e con molti amici del
detto Meffer Cane , tolfe Vicenza a i Pado-
vani per tradimento. Allora incomincid la_
guerra tra il Comune di Padova e il detto
Meffer Cane . L'Imperadore fi parti da Pila , e
ando a Roma, dove ebbe molta refiftenza_ ,
perciocche ivi era la gente de' Fiorentini , e
di tutta la Lega; ed erano collegati infieme_
con gli Orfini di Roma a refiftere all'lmpe-
radore, che non foffe coronato in Roma. Te-
nevano gli Orfini ll Caftello di Santo Angelo,
e la Chiefa di San Pietro di Roma . L'Impe-
radore co' Colonnefi teneva San Giovanm La-
terano. Continuarnente combatteano mfieme
con molta uccifione di ambedue le parti . Ul-
timamente 1'Imperadore fu coronato nella_
Chiefa di San Giovanni di Laterano m Roma,
contra il volere di tutti i fuoi nemici . Rice
vuta la Corona, effo partiffi da Roma coru.
tutto il fuo efercito , e ando a Firenze, dove
!)ofto il fuo catnpo ftette quattro mefi ad af
ediare la detta Citta. Ma perche Firenze, e
le Caftella de' Fiorentini erano ben forti, po-
co danno potea fare a quelle, falvo che bru-
ciare e guaftare i Palazzi, e le Ville fuori di
Firenze. Pofcia 1'Imperadore ando al Poggio
di Bonizo, e ivi fermo il fuo campo contra_
i Fiorentini. Nota , che in quefto anno il
Marchefe Francefco da Efte con molti Cava-
lieri Ferrarefi ando con l'efercito de' Padova
ni ad affediare Quartefolo nel Contado di Vi-
cenza contra Meffer Cane dalla Scala ; dove
fu fconfitta la gente di effo Mefler Cane. Per
B
D
I S T O R E. 724
la quale fconfitta il detto Marchefe Francefco
ritorno a Ferrara; dove ritornando un di da—
Sparaviere, per la Porta di Lione egli s'incon-
tro in alquanti Catalani da pie' e da cavallo ,
famigliari di Mefler Dalraafio , allora Rettore
e Vicario di Ferrara pel Cardinale di Pela-
gorga. Que* Catalani aflalirono il detto Mar-
chefe Francefco nelfentrare della Porta del
Lione, dicendogli: Tu fe' morto, M&chtfe-, .
Allora egli lafciato lo Sparaviero, che avea-,
in pugno, mife mano alla fpada per difen-
derfi. Ma non pote fare molta difefa, per-
ciocche era folo con un fqlo famiglio. Onde
egli infieme con quel famiglio fu morto iti*
quel luogo, dove fu affalito. E benche iFer-
rarefi di cio aveflero gran dolore, nondimeno
non furono arditi di prendcre 1'arme, percioc-
che la gente della Chiefa era in Ferrara mol-
to forte . Andarono pofcia i Frati Predicato-
ri , e tolfero il corpo del detto Marchefe , e
fepelironlo nella Chiefa loro, cioe in San Do-
menico. 0_uefto fu a di *?. di Agofto. Pot
del mefe di Ottobre il detto Mefler Dalmafio
fece appiccare appreflb alle hanche di Callc
de' Calegari Almerigo Sbuga, Accordo da_
Padova , e Zilio di Campadello da Ferrara— ,
perocche erano ftati Proccuratori e Configlie-
ri del detto Marchefe Francefco , del qual
M .rchefe rimafe un figliuolo per nome Mar-
chefe Azzo . L'Anno feguente la Domenica_
delle Palme venne a Fcrrara Meflere Inghi-
nolfo per Retiore della detta Citta, e pec
Vicario del Re Roberto di 1'uglia- AUora_.
Mefler Dalmafio fi parti da Ferrara , e ando
al foldo de' Veneziani . In quefto medifimo
tempo 1'Imperadore fi parti da Poggiobonizo
del Contado di Firenze, e ando a Pifa . Ivi
comincio la guerra co' Lucchefi, e prefe eflb
Imperadore Pietrafanta , e Sarzana . Al quale
eziandio ubidivano i Cittadini di Pontremolo .
Ma volendo egli andare in Puglia, fi parti da
Pifa, e and6 nel Contado di Siena, dove-,
ftette gran tempo , facendo gran guerra , c_
grandiffimo danno nel detro Contado coru.
grandiffima paura d=' Sanefi . Finalmente il
detto Imperadore ando a Buonconvento nel
Contado di Siena, dove infermoffi, e mori a
di 24 di Agofto, dopo di avere imperato an-
ni qnattro, mefi due, e di diciotto; benche
fu divolgata fama, ovvero infamia, cheiFio-
rentini 1'aveano fjtto avvelenare. Morto dun.
que il detto Imperadore, il corpo fuo fu por.
tato in Lamagna pe' fuoi Baroni e Cavalieri ,
dove fu lepellito col debito onore Imperiale ,
C A P, VIII.
Come qne' di Cirrara ebbero primo la Signorl»
di Padova . Di alcune cofe fatte in Ferrara .
Della battaglia di Mmttcatino . Della
morte di Papa Clemente K e di
moite altre novelle .
L'Anno MCCCXIV. dellaNativita di Crifto;
dopo la fefta di Pafqua , fu grandiffimo
rumore nella Citta di Padova tra i Signori da
Carrara e i MaccarufH da Padova . Pel qual ru.
more tutti i Cittadini corfero alfarmi, e la_
maggior parte di loro fu in ajuto di que' da
Carrara per tal modo, che i Maccaruffi, e gli
Altechini, nobili Cittadini di Padova, furono
cacciatidi Padova, efuronne morti molti ,ede*
loro feguaci , tra'quali furono morti Mefler Pie-
ro degli AUechini, e un fuo figliuolo, Mefler
Ronco
B
W L I B
Ronco 6V Roncbt e un fao figliuolo, e rnol- A
ti altri Cittadini di grande ftato to quellaCit-
ta. Alla fine que' da Carrara rimafero vinci-
tori di quella civile battaglia. Epercbe erano
i piu nobili e i pib poflenti di quella Citti ,
rimafero quafi come Signori di Padova . Ja-
copo da Carrara , ficcome magnifico e aoimo-
fo, volendo ricuperare la Citta di Vicenza^,
and6 una notte del mefe di Settembre con-
grande efercito da pie' e da cavallo verfo Vi-
cenza . Avanti il gioroo mandb Antoniolo del
Lofco da Ferrara con certi fuoi foldati per la
Foffa del Borgo, il quale Antoniolo paffata la
detta Foffa eon certi compagni monto fopra
di una baltrefca verfo le guardie, e calo il
ponte , pel quale Pefercito Padovano entro
nel detto Borgo . E bencbe fofle comandato ,
che niuno dovefle robare, nondimeno i folda-
ti incominciarono a rubare il detto Borgo .11
Capitano di Vicenza vedendo il campo de"
Padovani abbandonato, trafle di prigiooe ctn-
quecento uomini condennati alla fbrca, e per-
dono lcro la morte, e diede loro danari , ac-
ciocche pafsafsero il fiume Bachiglione, e—
roettefsero fuoco nel campo de* Padovani . E
gia avea mandato a Verona per Mefser Cane.
Mentre che quefto era ordinato, giunfe Mef-
fer Cane a Vicenza nel mezzo di folo, ben-
che la fua gente il feguitava. Entrato Mefser
Cane in Vicenza , fubito fu levato un gran-
diffimo rumore dicendo: Vtva meffhr Cane .
Lefercito Padovano udendo quelle voci ; fi
roife in fuga. AUora Mefser Cane vedendolo
in rotta , s*armo e raonto a cavallo con al-
quanti fuoi Cavalieri, e fi mife a combattere
per tal modo, che futto quell' efercito Pado
vano fu rotto e fconfitto piu pel grande efer-
cito Padovano , che per la forza de' nimici .
Molti di efso efercito furono morti, e ne fu
rono prefi circa mille , tra* quali fu prefo
Mefser Jacopo da Carrara , Mefser Vanne da
Scornazano, Ser Mufato, con molti altri Cit-
tadini di Padova . Dopo quefto quafi inconta-
nente fu fatta pace tra'l detto Mefser Caoe e
i Padovani , e furono lafciati liberamente tut-
ti i prigioni, e Vicenza rimafe liberamente a
Mefser Cane . Meotre che le predette cofe fi
facevano , Meffere Uguzzone della Fagiola_ ,
Signore e Capitano di Pifa , di Lucca , e di
tutta la parte Gibellina ando con grandiffimo
efercito ad aflediare il Caftello di Montecati-
no nel Contado di Firenze . I Fiorentini non
potendo foccorrere il detto Caftello , manda-
rono a Napoli pel Principe di Taranto fra
tello del Re Roberto. U qual Principe venne
a Firenze con bello efercito da cavallo e da__
piede . Venne con lui un fuo fratello per no-
me Mefler Pietro, e un fuo figliuolo per no-
me Meffer Carlotto . Giunto a Firenze il det-
to Principe ando con turto 1'efercito de' Fio
rentini e col fuo a Montecatino contra Mef-
fere Uguzzone ; dove ftette alquanti giorni ,
facendo molte battaglie infieme . Ma vedendo
il Principe, che non potea foccorrere il det-
to Caftello, con deliberato configlio fi levo
da campo, per opporfi all'efercito di Mefle-
re Lfguzzone, e alla Citta di Lucca, accioc-
che la vettovaglia non andaffe da Lucca al
detto caropo di Uguzzone. E ando eflo Prin-
cipe fopra la riva di un fiume per nome Bo-
ra , dov' era un ponte di pietra , il qualc_
s'egli aveffe virilmente paffato, farebbe ftato
vincitore . Ma come gente , che gia aveflt-
avuta la vittoria, difprezzando i fuoi nemici,
D
andava difordinatamente . Onde Meftere Ugiiz-
zone come avvifato e Favio Signore , faputo
il penfiero de* nemici , fubito levcffi dal cam.
po dov'era, e ordioatamente and6 dall* altra
riva del detto fiume, e di tutta la fua gente
fece due fchiere. Della prima era guida e^
capo un figliuolo di Uguzzone per nome_i
Francefco, e della feconda era Capitano effo
Meffere Uguzzone . Gia Meffer Pietro e Mef-
fer Carlotto aveano paffato il detto ponte_;
JjuandoFrancefco con la fua fchiera vi eiun.
e. Ivi fu dura e afpra battaglia. Alla fioe^
la gente del Principe ftette ferma, ed ebbe
di quefto primo affalto lo pih bello . Ma il
favio e ftrenuo Meflere Uguzzone vedendo
mancare la fchiera delfigliuolo, fubito eotro
nella battaglia con la fua fchiera di gente*
eletra e frefca, con tanto ardire e forza, che
troppo fu maggiore la battaglia che la pri-
ma. Finalmente fu fconfitto 1'efercito del
Principe, e Meflere Uguzzone ottenne il cam-
po. Benche da ambedue le parti ne foffero
morti aflki, nondimeno affai pih ne faroiu
morti deIl'efercito del Principe, emoltiprefi.
Tra* morti furono trovati Meffer Carlo figK.
uolo del Principe , e Francefco figliuolo di
Uguzzone , i quali combattendo infieme erano
morti l'uno appreffo alTaltro. Mefler Pietro
fe ne fuggi con molti verfo la Valle e le Pa-
ludi , dove tutti fi annegavano , e roorironvi ..
II corpo di Mefler Pietro giammai non fu ri-
trovato. Similmente il Principe, il quaPera_,
lontano da quella battaglia forfe mezzo mi-
glio, vedendo la fua gente in rotta e in fuga,
fi mife a fuggire, dove s'e' foffe ftato fermo ,
ovvero aveffe foccorfo il fratello e il figliuo-
lo, come poteva, e dovea fare, farebbe ftato
vincitore . Rimafe dunque il campo del Prin.
cipe pieno di vettovaglia, e di molte ricchez-
ze , liberamente a Meflere Uguzzone , il qua-
le col fuo efercito ricco e lieto torno a Pifa,
dove fepellirono i loro morti , e tra gli altri
il detto Mefler Carlotto, e Francefco, ficco.
me furono trovati infieme morti, cosi infieme
furono fepelliti con grande onore .
In quefto medefimo Anno del mefediApri-
le roon Papa Clemente V. e fu fepellito in-
Avignone , dopo che feduto avea nel Papato
circa anni nove . Allora furono ferrate le por-
te della Cittk , perciocche i Cardinali Italici
gia gaftigaci del reggimento Gallico voleyano
ritornarc in Italia per- fare un Papa Italico .
Ma non venne loro fatto, perocche le porte
della Citta non furono mai aperte, finatanto
che i Cardinali eleggeffero un Papa al volere
del Re di Francia . E fu eletto Papa Giovan-
ni XXII. il quale fu di Caorfa, e fu fuperbo
e molto animofo Sacerdote , e fu nputato
eretico , perocche dicea , che le Anime di co-
loro , che muojono , non ricevono premio de
loro meriti, ne pena de* loro peccati fioo al
di del Giudizio, benche convinto per rnolti
valentiffimi Dottori in fagra Teologia, pubbli-
camente egli rivoc6 il detto errore. Ancora_.
e da notare , che io quefto Anno Mefler Maf-
feo Vifconti da Milano ebbe per tradimeoto
la Citta di Pavia, la quale fu allora tutta i ru-
bata . Ivi fu morto il Conte Rizardmo dalia
Torre, e molti altri dalla Torre furono preli
e condotti nelle carceri di Milano. Del roele
di Aprile venne a Ferrara il Conte Camerlen»
go per Vicario del Re Roberto. E dato al-
cun'ordine al reggimento di Ferrara, incon-
U detto Conte fi parti, e and6 al oa-
uello
tanente
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7 2 7 D E L P O L
ftello di Caftrocaro nel Contado di Forli con A
copiofo efercito , credendo di avere la Signo-
ria di Forli , perciocche egli avea in prigione
Caftrocaro lo Scarpetta degli OrdelafH con
fuo fratello, e un nipote. Finalmente non
ndo avere la detta Citta di Forli , volle_
-e & ebbe dal detto Scarpetta quindici
Fiorini, i quali ricevuti lafcio liberamen-
. detto Scarpetra col fratello e col nipote.
Effo Conte ritornb a Ferrara, dove ftette po-
co tempo , e partifti , e andb a Firenze . Con-
duffe con lui il Marchefe Azzo figliuolo che
fu della buona memoria del Marchefe Fran-
cefco predetto . E condufle eziandio molti
Ferrarefi con lui , quafi come oftaggi , e mol-
ti altri confinb in diveifi luoghi . In quello B
Anno medefimo partito il dettoConte, venne
a Ferrara per Vicario del Re Roberto Meffer
Pino dalla Tofa da Firenze , il quale fece in-
cominciare a murare la Citta di Ferrara del
mefe di Agofto; il qual muro fu compiuto
tutto intorno alla detta Citta nello fpazio di
due anni . Del mefe di Giugno Mefler Fran-
cefco de' Menabuoi da Ferrara , ficcome ri-
belle della Chiefa di Roma , con molti altri
banditi venne col navibo de' Mantovani pel
P6 fino al Borgo di fopra di Ferrara, credcn-
do di avere Ferrara per un tradimento ordi-
nato per Lanzalotto da Fontana, e per gli
altri della dettaCafa, e per moki altri Citta
dini confenzienti a quel tradimenro. Ma final-
mente non gli venne fatto, perciocche fi le-
vo uoa tempefta con tanta fortuna nel P6 ,
che que' ribelli non fi poteano approffimare_
alla Cttta con le navi. Allora i Ferrarefi ami-
ci della Chiefa di Roma , e de' Marchefi
d'Efte, ufcirono a combattere con que'ribel-
li per terra e per acqua. Similmente que'del
Bondeno, per tal modo che di que* ribelli ne
rimafero molti morti e prefi , e furono prefe
rnolte loro navi. Allora Lanzalotto eon tutti
3ue' da Fontana fe ne fugpi da Ferrara, e il
etto Mtfler Pino dalla Tofa Vicario fece_
prendere nove Ferrarefi del Borgo di fotto ,
che confentivano a quel tradimento , e fece-
gli appiccare, e molti altri furono condenna- D
ti in pecunia. Tra gli altri furono appiccati
il Priore di San Lazaro , perche in cafa fua_
era ftato trattato e ordinato il detto tradi-
mento , e Albertino Mainardi governatore_
del tradimento ; benche il detto Meffer Pino
feppe tanto fare, che Lanzalotto, e Claruz
zo, e Antoniolo di Fontana con molti loro
feguaci , i quali erano fuggiti alla Citta di
Feltro, furono prefi, e colfajuto de' Pado
vani furono menati a Ferrara. E molti ribel
li della Chiefa , e de' Marchefi d'Efte furo-
. no , cioe t Fontanefi, decapitati , e i loro fe-
guaci appiccati del mefe di Agofto.
Nota, chc dell'Anno MCCCXV. del mefe
di Gennajo Meffer Jacopo de' Cavalcabuoi ,
Capitano e Signore di Cremona, ebbe la Cit-
ta di Brefcia per tradimento per 4000. Fiori-
ni; dove entrato di notte con la fua gente_
caccio per forza fuori della detta Citta tutti
que' della parte de' Maggi . E furono ruba-
te e guafte tutte le cafe Ioro . Allora Meffer
Ponzino e Giacopino degli Amati da Cremo-
na con molti loro feguaci , temendo la Signo-
ria del detto Meffer Jacopo Cavalcabue , fi
partirono da Cremona , e andarono a Sonci-
no e a Caftello Lione , benche pofcia per
opera di Meffer Giberto da Correggio fu fat-
la pace tra loro con condizione, che il detto
Tom. XXlF.
I S T O R E. _ 72S
Meffer Jacopo rifiuto la Signoria di Cremona
a Meffer Giberto fuddetto . Per la qual ca-
gione Meffer Cane dalla Scala , e Mefler Paf-
lerino da Mantova col loro copiofo efercito
andarono nel Contado di Cremona, e veden-
do , che non poteano avere la detta Citta ,
guaftarono il Contado, e ritornaronoalle Cit-
ta loro , e allora ebbero il Caftello di Cafal-
maggiore . In quefto anno a di tf. di Ago-
fto Mefler Giberto da Correggio, il qual' era
Signore di Parma, fu cacciato da Parma per
Gianquirico fuo genero , per Obizzo di An-
zola , per Rolando Roffo fuo cognato , per
Paolo degli Aldigheri fuo cognato , per Gu-
glielmo di Curriago , de* quali egli fidavafi .
Quefti nominati con molti loro teguaci cor»
fero alla piazza gridando : Popolo , Popoh .
Meffer Giberto cio udendo , e non potendo
entrare nella piazza , perocche gia era occu.
pata da' fuoi nemici, fe ne fuggi, e ando a_
Caftelnuovo , il quale egli f.ce fornire gran-
demente, e il fimile fece di Campeggine, t— »
di Gturdafone . Pofcia Meffer Giberto CoHf
ajuto de' Bolognefi e de' PadoVani fece gran
guerra alla Citta di Parma, benche Gianqui-
rico co* fuoi compagni fece lega con Meffer
Cane dalla Scala , con Meffer Pafferino da_
Mantova, e con Meffer Maffeo Vifconti da_.
Milano . E di continuo guerreggiava coil.
MelTer Gibcrto . Onde quefti andb a Padova
e a Bologna per piii lbccorfo . E pot con_
folenni Ambafciadori de* Bolognefi e de' Pa-
dovani ando a Napoli dal Re Roberto . E
tanto feppe fare , ch'effo Re gli diede otto-
cento uomini da cavallo in ajuto , co' quali
ritornb a Caftelnuovo; benche nel feguente—
anno MCCCXVI. fu fatta pace tra Meffer
Giberto e i Parmigiani per opera di Mcffer
Branca da Gubbio Podefta di Parma . E di
confentimento e volonta del Popolo Meffer
Giberto ritorno a Parma . Ancora e da fa-
pere , che Panno MCCCXVII. dalla Nativi-
ta di Crifto del mefe di Maggio il Magnifico
Meffere Obizzo d'Efte conduffe per fua mo-
glie Midonna Giacoma figliuola di Mefler
Romeo de' Pepoli da Bologna , e conduffela
per Ferrara fino a Rovigo , dove fu fatta_«
grandiflima Corte . ln quefto medefimo tem-
po eflendo andato Meffcr Cane dalla Scala_,
uei da Carrara trat-
Vicenza . Ma il
nel Contado di Brefcia ,
tarono di avere la Citta
trattato era doppio, perciocche ciochefitrat-
tava, era manifefto a Mefler Cane . Venuto
dunque il tempo e 1'ordine dato , i Padovani
andirono a Vicenza ; e gia con le fcale en-
travano dcntro dalla Citta . Quando giunfe
Meffer Cane in ora , quando gia gran parte_
di Padovani , vedendo la porta aperta , cre-
deano d'entrare liberamente dentro della det-
ta Citta . Ma il penfiero ando loro fallito ,
perocche Mefler Cane gli aflali con tanta for-
za e ardire , che i Padovani conofcendolo Ct
mifero in fuga , tanto che molti di loro fu-
ronne morti, e piu ne furono prefi . Tra_.
gli altri fu morto il Conte di San Bonitacio
da Verona . Cosi furono fconfitti i Padovani
con grande danno e vergogna . In queft°
anno fu maritata la forella del Duca dt Au-
ftria al figliuolo del Re Roberto, e pafso per
Ferrara, dove le fu fatto grandiflimo onore_
pel Conte Camerlengo di Puglia . E furono
fitti due Cavalieri di Ferrara, i quali accom-
pagnarono la detta Donna fino a Napoli .
Bbb
CAP.
7**
C A P. I X.
Come i Magnifici dr Wufiri Marchefi Rinakh
t Qbizao cbbero in prima la Signoria
& Ftrrara .
IN quefto Anno MCCCXVII. il Conte Ca-
metlengo di Puglia. fi parti da Ferrara con
alcuni Ambafciatori di Ferrara per andare a_;
Napoli al Re Roberto . Allor* gli amici de'
Marchefi, con tutto il Popolo, Ievarono un_
rumore , e corfero alla piazza armati contra i
Guafconi , i quali erano in Ferrara pel Re_
Roberto . I principali amici de' Marchefi
erano Mefler Biele , e Rinaldo de' Bocchim-
pani, Tolomeo de' Coftabili, Obizzo di Mef-
fer Pietro Abate, Brucelino, Miazolo, e Zi-
lio de' Fanti . Adunque incominciato il ru-
more, i Guafconi corfero aH'arme, eperfor-
aa cacciarono i Ferrarefi dalla piazza d'ap-
preffo al Palazzo, dove fu morto il detto Mef-
fcr Biele, e fu ferito Obizzo di Meffer Pietro
Abare . Per la qual cagione i Ferrarefi anda-
rono dalPaltro capo della piazza, dove fono
le banche de' Calegari . lvi fi fortificarono ,
fempre gridando: Vvoa il Popolo, e muojano t
Guafioni . I Guafconi cio vedendo, e non-
avendo fperanza di alcun fuflidio, fe ne fug-
girono in Cafteltealdo , e andarono con loro
Meffer Pietro Abate , Meffer Francefco de'
Medici , e Niccolo de' Pagani , temendo che
la parte Marchefana non poteffe debitamente
finire quHlo , che incominciato avea . Ma_
finalmente tutte le porte e tutte le fortezze di
Ferrara furono rendute a i Ferrarefi , falvo
Cafteltealdo . Allora i Ferrarefi mandarono
a Rovigo al Marchefe Rinaldo, e al Marchefe
Obizzo, che di prefente veniffero a Ferrara .
I quali Marchefi infi?roe col Marchefe Azzo
loro primo cugino di lubiio vennero a Ferra-
ra il di V. di Agofto; dove i detti Marchefi
Rinaldo e Obizzo furono chiamati Signori da
tutto il Popolo di Ferrara . Gia aveano i
Guafconi mandato a Bologna per foccorfo ;
perb i predetti Marchtfi Rinaldo e Obizzo
andarono a Bologna per fare co* parenti , c_
eon gli amici , che da i Bolognefi non foffe_
dato foccorfo a' Guafconi, benche la loroan
data fofle tarda , perche gia i Bolognefi erano
in via per venire a foccorrere i detti Guafco
ni . Onde incontanente il Marchefe Rinaldo
ritorno a Ferrara per combattere Caftelteal-
do , e il Marchefe Obizzo ritnafe a Bologn
per indugiare il foccorfo Bolognefe. Mentre
che le predeue cofe fi faceano , i Ferrartfi
per terra e per acqua combacterono Caftel-
tealdo. Della quale battaglia eflj ebberogran
danno , perciocche i Guafconi difefero Ca-
fteltealdo virilmente . Ma ritornato il Mar-
ch;fe Rinaldo da Bologna , di fubito ordino
di nuovo di combattere Cafteltealdo per ter-
ra e per acqua . F. ordinate tutte le cofe op-
{tortune alla battaglia , il di feguente ch' era
a Domenica , il Magnifico Signor Marchefe
Azzo con tutto il Popolo Ferrarefe fi mife_
a combatrere Cafteltealdo . I Guafconi fa-
ceano gran difefa, pure afpettando il foccor-
fo da Bologna , benche poco loro giovava_
loafpettarlo, perciocche il Mirchefe Obizzo
co' luoi patenti e amici ritardavalo . Ulti-.
saamente i Guafeoni non potendo refiftere_ ,
e vedendo che il foxeorfo non veniva , in_
quella Domenica medefima renderono il det-
B
D
to Caftetlo a i predetti Marchefi e al Podo-
10 di Ferrara , promettendo che le perfontZ
loro farebbono falve . La qual promeffa male
fu Ioro offervata , perocche tutti qoe* Guafco-
ni incontanente furono morti a comore di Po<
polo . Sicche lo avvenimento de* Bolognefi
fu vana e tardo. Allora il Magnifico Signor
Marchefe Obizzo ritorn6 a Ferrara,* iu^eme
con fuo fratello il Marchefe Rinaldo , e coa-
fuo cugino il Marchefe Azzo, con la divina_,
grazia entrarono ne* Ioto palazai , e ordinata-
mente col configlio de* loro fedeli amici ordi.
narono per tal modo i fatti , che. al difpetto
del perfido Lanzalotto , de' Pignattooi , « di
altri Ioro nemici, la feguente Domenica , cioe
11 di 15. di Agofto, a onore dell' Altiffimo
Dio, e della gloriofa Vergine Maria, e di tut-
ta la Corte celeftiale , i detti Magntfici e lllu-
ftri Marchefi Rinaldo, Obizzo, e Azzo furono
chtamati Signori da tutto il Popolo di Ferra-
ra, e del Contado fenz'alcuna contradizionc_.
Allora fu disfatto Caftel Tealdo . In quel di
fu un grandifiimo fuoco in Ferrara fopra la_
Via grande, talche fi brucio dalle Beccherie_
e San Chimento fino allaContrada di SanMi.
chele da un Iato e dall'altro della detta Via,
ln quelI'anno medefimo del mefe diDicembre
Mefler Cane dalla Scala ando con copiofo
efercito al Caftello di Monfelice nel Contado
di Padova,ed ebbelo da gli uomini dellaTer*
ra fenza battaglia . Pofcia ando alla Terra dt
Efte, la qual ebbe per forza di battaglia ,
arfela, e la guaft6 con molta uccifione di que*
di Efte. Poi ritorno a Monfelice.
L'Anno feguente MCCCXVHI. la notte di
San Giovambattifta mori il Magnifico Mar-
chefe Azzo figliuolo che fu del Marchefe_
Francefco, e fu fepellito nella Chiefa de' Fra-
ti Predicatori di Ferrara , e rimafe del detto
Marchefe Azzo un figliuolo per nome Bertol-
do . Nell'Anno medefimo Mefler Francefchino
dalla Mirandola, il qual era Capitano di Mo-
dena, diede la detta Citta a Meffer Paflerino
da Mantova, la quale in prima avea promeffo
di dare a i Bolognefi con molti patti.Per la_
3ual cagione i Guelfi di Modena furono mao-
ati a confine, e le famiglie loro ftavano in_
Modena, e godevano i beni loro. NelCAnno
MoCCXX. Mcffere Uguzzone ddla FagiuoU
Signore di Pifa, effendo coa Meffer Cane dal-
la Scala in efercito nel Contado di Padova_,
raori di morte naturale. II corpo fuo fu fepel-
lito a Verona nel luogo de' Frati Predicawi
con grande onore . Nel fuddctto Anno Meffer
Giberto da Correggio ebbe la Signdtia di Cre-
mona con molte Caftella di Brefciana . L'An-
no MCCCXIX. del mefe di Agofto a di 5.
Meffer Cane pofe il fuo campo appreffo di Pa-
dova al Ponte del Baffanello , davanti la Por.
u Sarafina. Ivi fece un Caftello. E acciocche
i Padovani non poteffero macinare, tolfe loro
l'acqua. Stette il detto Meffer Cane per io
fpazio di utj* anno intorno a Padova con tan-
to affedio, che appena aveano i Padovani tan-
ta vittovaglia , che baftaffe loro per vivere .
Per Ia qual cagione i Padovani mandarono
pel Conte di Gorizia , il quale con molti Ca-
valieri venne a Padova fegretamente.cheMej-
fer Cane non fe ne avvide , fe non che un di
fu veduto ufcire fuori della Porta Sarafioa- •
Allora fubito fi arm6 fenza il volere e'l eon-
figlio de' fuoi Cavalieri , e and6 a fenre tra
que* Tedcfchi arditamente a modo dt ltone .
Ma ctrconduto da loro fu prefo Meffer Can*
da
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D E L P
O L
A
73 l
da un Tedefco, e farebbe ftato menato dentro
di Padova, fe non foffe ftato il foccorfo della
fua gente , e maflimamente di uo liio nipote
per nome Checchino dalla Scala, il quale ve-
dendo prefo Meffer Cane, fubito con la fpada
in mano corfe addoffo a quel Tedefco , dalle
cui roani per forza il libero . Allora Meffer
Cane fi mife a iuggire come fconfltto, e tutto
il fuo campo fu rotto e prefo . Quefto fu adi
atf. di Agofto del MCCCXX. E paffati alquan-
ti giorni 1'efercito de' Padovani ando a Mon-
felice , e in poco tempo ebbero il detto Ca-
ftello . Mentre che le predette cofe fi faceano,
Meffer Filippo di Valois figliuolo che fu di
Meffer Carlo Senzaterra Francefe , con gran-
diffima moltitudine di cavalieri e di pedoni di B
Gallia venne in Lombardia con ferma fperan-
za di conquiftare tutta la Lombardia , benche
il fuo penfiere gli andaffe molto fallito , per-
ciocche Meffer Galeazzo Vifconte Signore di
Milano affedio il campo del detto Meffer Fi-
lippo, tal che non poteva avere vettovaglia ,
ne partir fi potea dal luogo in cui era. Onde
Meffer Galeazzo vedendo Teftrema neceffita
loro, non avendo rifpetto alla ftoltezza e ma-
ljzia loro , mando a donare al detto campo
molta vettovaglia , e al detto Meffer Filippo
fece apprefentare due belli cavalli , emoItt_
gioje . Per la quale magnifica liberalita e cor-
tefiadettoMefferFilippo con tutto il fuo efer-
cito incontanente fi parti e torno alla fua pa
tria, e giuro di non ritornare mai in Lombar
dia. L'Anno feguente MCCCXXl. del mefe_
di Luglio fu grandiffimo rumore nella Citta
di Bologna tra i Pepoli , e i Beccadelli ; ma_
la maggior parte del Popolo feguitava i Bec
eadelli defiderofi di rubare la pecunia , e la_
grandiflima roba di Romeo de' Pepoli , de
Suale era fama affti pubblica , che aveffe gran-
iffima quantita di pecunia. Ultiraamente fu
cacciato da Bologna il detto Romeo co' fuo
feguaci e conforti , e fi riduffe alla Citta d
Ferrara. ln quefto medefimo Anno del mefe_
di Agofto il Magnifico Signor di Ferrara Mar
chefe Obizzo con gran quantita di gente da_
cavallo e da pie col Popolo di Ferrara , e col
naviglio ando ad Argenta , per averla , o per
amore o per forza , perciocche PArcivefcovo
di Ravenna era morto , e non pareva che al
cun Signore s'intrometteffe della detta Terra .
Et eflendofi il detto Marchele appreffato ad
Argenta, quattro Cittadini de" migliori di Ar-
genta ufcirono fuori , e vcnnero a parlare a
lui , promettendogli molte cofe , per^ tenerlo
in parole , perciocche afpettavano d'ora in_
ora il navilio de' Veneziani . Partironfi dun-
que que' quattro Argentefi , & entrati in Ar
genta , incontanente giunfe il naviho de Ve-
neziani con gran pompa , e armata , ed entra-
rono in Argenta. Di prefenre il Capitano de'
Veneziani mando a dire al Marcbefe per par-
te del Comune di Venezia, ch' egli fi partif-
fe dal Contado di Argenta . Per la qual cagio-
ne il Marchele Obizzo incontanente con tutta
la fua genie ritorno a Ferrara. Nel feguente
Anno MCCCXXII. del mefe di Maggio Mef
fer Tefta de' Gozzadini da Bologna con tutti
que* della parte di Romeo de' Pepoli caccia-
ti da Bologna , con copiofo efercito da pie e
da cavallo partironfi da Ferrara , e andarono
a Bologna con proponimento di avere Bolo
gna . E giunti alla porta fi trovarono inganna-
ti del loro pei.fiero. Per la qual cagione tol-
fero la catena e le chiavature della detta por-
Tom. XXiy.
I S T O R E.
73*
ta,e ritornaronoaFerrara. Del mefe di Ago-
fto di qnel medefimo Anna Meffer Raimondo
Vicario della Chiefa di Roma venne in Lom-
bardia con grande efercito , e arrivo a Valen-
za. Ivi pafso il Po, e venne al Borgo di Baf-
fignana , ed ebbelo . Pofcia Meffer Marco Vil-
conte figliuolo di Meffer Mafleo ando con co-
piofoelercito a ricuperare il detto Borgo, do-
ve fu gran battaglia. Finalmente il dettoMef-
fer Marco ebbe la vittoria , e ricupeio effo
Borgo. In quel medefimo mefe mori il pre-
detto Meffer Maffeo Signore di Milano , del
quale rimafero due figliuoli , cioe Meffer Ga-
leazzo , e Meffer Marco fuddetto. E perche
Meffer Galeazzo era di piii tempo , percio fu
chiamato Signoredi Milano . Del meie di Set-
tembre del detto Anno Oftafio da Polenta , il
quale era Signore di Cervia, occuhamente di
notte fi parti di Cervia , e ando a Ravenna_.
alla Cafa di un fuo barbano, il quale era Ar-
cidiacono e Signore di Ravenna ; & entrato
nella camera uccife il detto fuo barbano , e_
tolfe la Signoria di Ravenna per fe , e cosi fe
la ntenne. In quel medefimo Anno e mefe i
Roffi di Parma co' figliuoli di Mefler Giberto
da Correggio cacciarono Gianquirico da Par-
ma con tutti i fuoi feguaci . Del mefe di Ot-
tobre Meffer Verzufio di Lando da Piacenza
con la gente di Meflere Raimondo predetto
caccio di Piacenza Meflere Azzo figliuolo di
Meffer Galeazzo Vifconte Signore di Milano,
e tolfe la Signoria di Piacenza per fe. Nota,
che l'Anno feguente MCCCXXIH. del mefe_
di Giugno Meffer Raimondo , Capitano in_
Lombardia per la Chiefa di Roma con gran-
diffimo efercito ando a i Borghi di Milano.
Ivi fece roolte battaglie , particolarmente coa
queiche erano dentro di Milano. Ultimamen-
te i Vifconti ehbero la vittoria , e fu prefo e
carcerato il detto Meff r Raimondo . Nel fud-
detto Anno e mefe nacque il Marchefe Fran-
cefco fecondo figliuolo del Marchefe Ber-
toldo.
D
E
C A P. X.
Qme Lodovico Duce di Raviera fu eletto
Imperadore , t come venne in Italia t
e della fua coronjzione . E di
altre novelle di Tafcana
e di Lombardia.
POfciache mori Arrigo ultimo e ottimo Im-
peradore, vacb 1'Impero per alquanto fpa-
zioditempo. Finalmente fu eletto Imperador
de' Romani Lodavico Duce di Baviera : il
quale perciocche era povero di gente, ftettc-.
per ifpazio di tre anni dopo la lua elezione ,
avanti che veniffe in Iealia. E incominciando
dalle novelle di Tofcana , in pnma e da fape-
re , che Caftrucpio Signore di Lucca e di Pi-
fto'ja, nemico de' Fiorentini, effendo a campo
con grande efercito da cavallo e da pie ap-
preflo a un Caftello di Tofcana per nome Fu-
cecchio , fu fconfitto col fuo efercito dalla_
gente de' Fiorentini . Nella qual battaglta Ca-
ftrucciofuferito. E quefto fu l'Anno MCCC-
XXIV. del mete di Gennajo , benche nel fe-
guente Anno il detto Caftruccio ne fece ven-
detta , perciocche eflendo capo di parte Gibel-
lina, Meffere Galeazzo Signordi Milano man-
do Meffere Azzo fuo figliuolo con buona gen-
te da cavallo in ajuto di detto Mefler Caftruc-
cio . 11 quale Meffcre Azzo infieme eon Mef-
B b b * f «
fer Caftruccio con grande efercito da cavallo
e da Piedi andarono a un luogo di Tolcana^
per nome Altopaflo, dov' era Meffer Ra.mon-
5o d" Cardona Capitan generale de' F.orent,
„i Ou.vi fu combattuto fonemente da ambe-
Sue lc parti con molta uccifione e fparg.men-
to di fangue dell' una parte e dell ahra. Fi-
nalmente Mefler Cartruccio e Meffere Azzo
ebbero il pib beVlo della battaglia , e prefero
fl campo de' Fiorentini. E per d.fpetto de
medefimi Meffer Caftruccio fece correre un^
pallio davanti le porte d. F.rtnze. Per quefta
«gione i Fiorentini chiamarono per loro Si-
gnore Meffer Carlo Duca d. Calabr.a fig huolo
frimogeniro del Re Roberto Re d. Pjtf^-
Queftofecero i F.orentin. per poterfi d.fende-
re" da . G.bell.ni d. Toicana e d. Lornbard.a.
11 quale Meffer Carlo ent.o ! ^««J^
ta di F.renze l'Anno MCCCXXVl. a a 30.
di Lugl.o con fua moglie, la quak fu figl.uo-
la di Meffcr Carlo d. Valo.s d. Franc.a. E
condufle.ldetto Duca di Calabr.a «n fua corn-
pagnia gV infrafcritt. S.gnori e BaronK Meffer
G.anni fratello dcl Re Roberto , e .1 Pr.nc.pe
della Morea , Mcffer F.bppo d. . ... ....
Romania , il fighuolo del Pnncipe.
di Taranto, il Conte di Squillac. , Meffer Tom-
mafo da Marzano , .1 Conte da Sanfever,
no , il Conte d. Chi ramonte , .1 Conte d.
Catanzaro, il Conte d. Sanguineto , . Con
te di Armano, il Conte Romano da Nola e di
Fondi , nipote che fu del Papa Bomfaz.o , .1
Conte di M.nerbino , Mcfler Gughelmo Sten-
dardo, M,fl:re Amelio del Balzo , il S.gnore
d. Bera, e quello di Mc-rloth, Meffer Gu.he-
do d. Granv.lla, Meffer Jjcopo di Cantelmo,
Carlo di Arrugio di Provenza , il S.gnore di
Sanguino, Meffer Verardo de' S.gnor. di Aqui
no, Mcffer Guglielmo Signore d. Bolle, e pui
altri Cavalieri e Bironi Francefchi , Proven-
zali, e Catalani, i quali f urono in quantita co'
Provenzali, che vennero per mare , da mille
cinquecento Cavalieri, fenza quelli di Atene,
ch' erano quattrocento . E nota, che tra que-
fti del Duca di Calabria erano dugento Cava
lieri a fperone d'oro . E tutta quella gente era
bene a cavallo, e bene armata , e ben fornita
di tutt. altri arnefi, tanio che ne furono cari-
cate millec.nquecenro fome a muli da campa-
rielle. Appaff) querto i Fiorentini fecero ve
nire a Firenze il Legato del Papa , che era in
Tofcana. Noia la grande imprefa de' Fioren
tini , che avendo avute tante affhzioni e dan
n i di per'one , e di avere, & eflendo ftati mol
te volte rotti , in meno di un' anno col loro
ftudio e danari fecero vcnire in Firenze un si
gran Signore, e il Legato del Papa . E dimo-
raio il Duca in Firenze alquanti di , mando a
richiedere le amirta de' Fiorentini . I Sancfi
inandarono 350. cavalieri, i Perugini 300. , i
Bolognef. ^oo. , gh Orvictani 100., i Signori
Manfrcdi d. Faenza 100. cavalien , il Conte_
Ruggiero 300 fantiapiedi. Ciltruccio fen-
tendo tanto apparecchiamento , (i miie a trat-
tar pace col Duca e col Legaio E fotto fpe-
cie di trattar pace , Caftruccio fi forih di mol-
ta gjente con 1'ajuto della lega de i Gibellini
di Tolcana e di Lombardia. Per la qual ca-
gione il Legato Card.nale predetto vedendofi
beffato da Caftruccio, e dal Vefcovo di Arez-
20, pubblico un proceflo contra loro, komu-
nicando chiunque dava loro ajuto e favore e
confi^lio, privandoli di ogni dignita fpiritua-
le e temporale , e che cialcuno poteffe offen-
dere loro e la fua gence nelle perfoae e aello
B
D
, . 714
\ avere fenza peccato . E pnvo il detto Vefco-
vo del Vefcovado di Arezzo . Nota , che iru
quell* Anno del mefe di Agofto falh la com.
pagnia degli Scali carnbiatori di Firenze, la_
quale era durata piu di cei to venti anni , e_
trovofli dover dare tra' Cittadini e forefheri
piu di quattrocento mila Fiorini. E fu a' Fio-
rentini maggiore fconfitta fenza morte di per-
fone, che quella di Altopaffo; perciocche per
lo fallimento di quella Compagnia molte altre
buone Compagnie di quelle di Firenze furono
fofpette con grande lor danno e vergogna^.
Molre altre novelle furono in Tofcana in quel
tempo non degne di gran memoria al parer
mio , e pero ritornero a contare de' fatti di
Lombardia .
Ondeeda fapere, che 1'AnnoMCCCXXIV.
del mefe di Gennajo il Marchefe Rinaldo
d'Efte , Signore di Ferrara , Meffer Cane dalla
Scala, Meffer Paffarino da Mantova , Mefler
Galeazzo Vifconte , e molti Ambafciadori di
Lombardia e di Tofcana andarono a Palaz-
zuolo nel Contado di Cremona a parlamen-
to col Vicario di Lodovico di Biviera elet-
to Imperadore Romano. Comp.uto il det-
to parlamento , cadauno ritorno alla fua_
patria . Nota , che in quell' Anno del me-
fe di Maggio fu un grandiffimo fuoco nel-
la Citta di Ferrara fu per la Via grande di
Ruja con grandiffimo danno di cafe, e di mo-
bili che arfero. Del mefe di Giugno il Ma-
gmfico Marchefe Obizzo Signore di Ferrara
con moltagente da cavallo e da p.ede ando a
Verona in fuflidio di Meffer Cane dalla Scala,
perciocche il Duce di Auftria era vtnuto
Padova con grandiflimo sforzo per d.ftru
re i Signori dalla Scala . Benche Meffer Caae
feppe tanto fare col fuo configlio , che fece_
tregua col detto Duce d. Auftria fino alla fe-
fta della N.uivita di Gesii Crifto . Per quella
cagione il detto Duce torno in Auftria coru.
tutta la fua gente . Adi 14. di Ottobre fu ren.
duta la Terra di Argenta a i Magnifio Signo-
ri di Ferrara Marchcfi Rinaldo e Obizzo , e ll
primo di di Novembre ebbero fim.lmente .1
Caftello di Argenta . Nel feguente anno M-
CCCXXV. del mefe di Febbrajo fu in Ferra-
ra un grandiff.mo fuoco dalla Porra delLione
con grand.flimo danno . In quel mefe Mefler
Cane dalla Scala con tutta la fua poflanza ca-
valco ful Contado di Padova , mettendo a_
fuoco e a fiamma il detto Contado. Del mefe
di Settembrc Meffer Paffarino da Mantova , c
Meffer Cane dalla Scala vennero a Ferrara con
grand.ffima cavalleria , e con molte nav. per
ilpolare la Magnifica Donna Midonna Alile
lorella de' predetti Signori di Ferrara Mar-
ciefi Rinaldo, e Obizzo . E benche fofle fatta
gran corte in Ferrara , non fu percio gioltra-
to nc bagordato, perocche in quel di eramor-
ta la nobililhma Donna Madonna Alda madre
dc i Magmfici S.gnori Marchefi . Ma condotta
la detta Magnifica Madonna Alife a Mantova,
ivi fu fatta grandiflima corte e fefta. Del me-
fe di Novembre di quell'anno Mefler ™" ,n0
Signore di Mantova e di Modana tolle Mon-
tevecchio Cartello, il quale poffedevano 1 r3o-
logneli. Per la qual cagione i Bologneli con
grandiflimo sforzo affediavano il detto Caltel-
lo. Meffer Paffarino volendo foccorrerlo. man-
db per ^juto a 1 fuoi novelli cognati, cioe a ,
Magnifici S.gnori Marchefi Rinaldo e Ob.zzoi
e fiiialmente mando a Mefler Canedalla Scala .
Per quellacagioneilMarch. R.naldocon molti
cavaheri e oedoni, e cosi Meffer Cane anda-
rono
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7?5 D E L P O L
rono a Manrova in aiuto di Mefler Paflarino, A
fece Capitano generale il detto Marchefe
inaldo, e diedegli il Confalone dell'Imperio.
Pofcia venuti a Modena afpettavano Meffere_
Azzo Vifconte figliuolo di Meffer Galeazzo
Signore di Milano, il quale veniva di Tofca
na con 800. cavalieri Tedefchi in foccorfo di
Meffer Paffarino . Mefler Cane non volendo
afpettare il detto Meflere Azzo , perciocche
non era amico di Mefler Galeazzo, fi pani da
Modena, e ritorno a Verona . Pofcia che fu
giunto Meffere Azzo, Meffer Paffarino con tut-
to il fuo sforzo ufci a campo , e vedendo il
grandiffimo sforzo del campo de* Bolognefi ,
dubico di non potere foccorrere il detto Ca-
ftello, e farebbe ritornato dentro di Modena , B
fe non fofle ftato il valorofo e ardito confi-
glio del Magnifico Marchefe Rinaldo , che_
diede tale ordine di aflalire il campo de' Bo-
lognefi, che poicia aflalito il detto campo, tut-
to fu fugato e fconfitto . E furono tra morti
e prefi del campo de' Bolognefi circa tre mi-
la. Tra' quali fu morto Albertino Bofchetco
da Modeua,e furono prefi Saffuolo da Safluo
lo, e Jacopino de* Rangoni, Lippo de' Pepoli
da Bologna. Malateftmo de' Malatefti da Ri-
mino, Gerardo de' Rangoni da Modena,emol-
ti altri, i quali furono menati a Modena nelle
carceri di Meffer Paflarino , falvo che fei , i
quali il Magnifico Marchefe Rinaldo ritenne_
appreflo di fe , come parenti e amici. Pofcia
il feguente Anno MCCCXXVI. del mefe di
Gennajo fu fatta la pace tra il Comune di Bo-
logna, e Mrflcr Paflarino, e furono rendute le
Caftella de' Bolognefi , e i prigioni loro al
Comune fuddetto, falvo Mefler Safluolo , il
quale era mcrto in prigione . Delmefedi Giu-
gno mori in Boiogna ll magnifico Marchefe_
Aldrovandino padre de' magnifici Signori e
Marchefi Rinaldo , e Obizzo , e Niccolo . II
corpo fuo fu portato a Ferrara , e fepellito
con grande onore alluogo de' Frati Mmori.
Nota , che nelP Anno MCCCXXVII. del
mefedi Febbrajo Mefler Beltrame dalPunzet- D
to Cardinale Legato in Lombardia entro in_
Bologna , dove fu ricevuto con grande onore j
e gloria , e ivi ftava con gran tnonfo di gen-
te da cavallo e da pie . I Gibellini vedendo il
grandiflimo sforzo del Duca di Calabria Si-
gnore di Firenze , e i Signori di Lombardia
vedendo la forzadella Chiefa crefcere inLom-
bardia , andarono e mandarono di Tofcana e
di Lombardia fino alla Citta di Trento , per
muovere il detto Lodovico eletto Imperadore
a venire in Lombardia e in Tolcana . Tra gli
altri v'ando di Lombardia Meflere Obizzo
Marchefe , Mefler Cane dalla Scala , Meffer
Pafferino da Mantova, Mefler Marco Vifcon-
te Signore di Como , e fratello di Meffer Ga E
leazzo Signore di Milano , e Mellere Azzo
Vifconte predetto . E di Tofcana andoMefler
Guido Tarlato , che era flato Vefcovo di
Arezzo ; e andarono gli ambalciadori di Ca-
ftruccio , e de' Pifani , e degli ufcici di Ge-
nova , e di Don Federigo di Sicilia , e moki
altri della parte dell' Impero . E promifero
tutti dt dare al detto Lodovico eletto Impera-
dore , come fofle in Milano , cencinquanta-
mila Fiorini d'oro , e molte altre promeffe_
gli furono fatte. Per le quali egli giuro di ve-
nire in Italia , e di andare a Roma , avanti
che ritornaffe nelle fue contrade . Cosi nel
MCCCXXVII. del mefe di Marzo fi parti di
Trento . Poi del mefe di Aprile entrd in Mi-
I S T O R E. W
lano , dove Meffer Galeazzo predetto il rice-
vette con grandiffimo trionfo. Po'cia a di 21.
di Maggio , il di della Pentecofte , il detto
Lodovico eletto Imperadore fi fece coronare
della Corona delFerro permano di Guido de'
Tarlan , depofto Vefcovo di Arezzo . Nota ,
che 1'Arcivefcovo di Milano, cui apparteneva
la detta coronazione, non volle effere prefente
in Milano , quando fu fatta la detta corona-
zione. Pofcia ftette in Milano il detto eletto
Imperadore fino adi n. di Agofto, per avere
moneta e gente. In quefto mezzo i Romani
per la venuta di eflb Bavaro eletto Imperado-
re gridarono Popolo Popolo , e cacciarono tutti
i Nobili da Roma, e chiamarono Capitano di
Roma, cioe del Popolo, Sarra dalla Colonna ,
e mandarono Ambafciadori ad Avignone a_
Papa Giovanni XXII. pregandolo che veniffe
a Roma con la fua Corte . E fe cio non facef-
fe , eglino riceverebbono per S ; gnore il detto
Lodovico di Biviera. Similmente mandarono
Ambafciadori al fuddetto Bavero, pregandolo
che andiffe a Roma alla Sede fua Imperiale .
II Papa nfpofe ammonendoli, che non ricevef-
fero eflb Bavero, perciocche egli era Eretico,
fcomunicato, e perfecutore della Santa Chie-
fa, e che tofto eflo Papa verrebbe a Roma_, .
Ma pero non lafciarono i Romani 1'errore lo-
ro, trattando col Papa, col Bavero , e col Re
Roberto , dando a ciafcuno intendimento di
tenere Roma per loro. 11 Re Roberto udita_
la venuta del Bavero in Italia , forni le fue_
Terre di buona gente e di buona guardia . E
fe ne venne a Roma , credendo di effere rice-
vuto da' Romani. Ma vedendo , che effi nol
vollero ricevere , ando a campo a Viterbo , e
guaftollo intorno,e prefe molto del fuo Con-
tado . Ancora il detto Re Roberto mando un*
armata di fettanta Galere con 500. cavalieri
in Sicilia contra Don Fedengo. La quale ar-
mata fece grandiflimo danno nella detta Ifola.
Ancora cinque Galere de' Genovefi di quella
armata andarono a Oftia fopra il Tevere , la
quale fu prela da quelle Galere , e fu rubata,
e arfa . Per la qual cofa i Romani adirati con-
tra il Re Roberto , ruppero certi trattati di
accordo , che aveano con lui. Onde Mefler,
Gianni Guatani Cardinale e Legito di Tofca-
na con gli altri Nobili Romani ando a Roma
per riconciliare i Romani col Re Roberto .
Ma poco gli valfe , perocche i Romani nol
vollero ricevere dentro di Roma . II Legato
cio vedendo penso d'entrarvi per forza. E
una notte rompendo il muro del Giardino di
San Pietro , entro nel Borgo di San Pietro
con 500. cavalieri e con altrettanti pedoni.
Ma facendofi giorno , la parte de' Romani ,
che aveano promeffo d'incominciare la batta-
glia nella Terra a petizione degli Orfini , noti
ne fecero nulla . Onde il Popolo correndo all*
arme , cacciarono il detto Legato con molto
danno e vergogna. In quel medefimo anno il
Popolo di Modena per trattato del L^gato di
Lombardia fi lev o a rumore .ecacciarono fuo-
ri gli Officiali e foldati.che vi erano per Mef-
fer Paflerino Signore di Mantova. Inquell'an-
no nella felta di S. Giovani di Giugno il det-
to Legato di Tofcana nella Piazza di Firenze
pubblico nuovi procefli venuti dal Papa con-
tra Lodovico di Baviera , come Eretico , e_
perfecutore della Santa Chiefa . In quel mede-
fimo anno Alberghettino figliuolo di Francefco
de' Manfredi Signore di Faenza , ribello , e_
tolfe la Signoria della decca Citcaal padre_
e a
7*7
L
e a i fratelli , cacciandoli fuori di efla Cittl .
C A P. XI.
Come Lodovico Duce di Bavieraeareerdi Tftfcon.
tt Siznori di Milano , e come pafso tn
Tofcana , & ebbe Pifa ; e eome
andd a Roma. Edi altre no-
velle di Tofcana e di
Lombardia .
COrooato in Milano il detto Lodovico,
ficcome di fopra fi e raccontato, eflendo
in MiUno , voleva moneta , k? a * 0 J£*g
era ftato promeffo a Trento. OndeMeflerGa-
Jeazzo Vifconte Signore di Milano effendogl.
domandata pel Bavero la detta moneta, r.fpo
fe molto fuperbamente, dicendo, che darebbe
la a luogo e a tempo, e quando a Iui parette.
II Bavaro ci6 udendo , ordinb un gran Confi
elio, nel quale fu Meffer Galeazzo cob tutti i
fuoi fratefli e figliuoli, e con i tutti i migl.ori
di Milano. E in quel Config .o fece p.ghare
Meffer Galeazzo, e Meffere Azzo fuo figl.uo
lo, e Marco, e Luchino fuoi fratelh . Potc.a_
fece Vicario diMilano un fuo Barone. Incon-
taneute fu pofta una preftanza , e rifcofla di
<oooo. Fiorini d'oro, i quali furono dati al
detto Bavaro , il quale ordino un generale_
parlamento ad un Caftello di Brefcia per oo-
tnc gli Orci . E mandato il detto Meffer Ga-
leazzo in prigione a Monza.lafcio Marco,per
che era fenza colpa. E a Luchino e ad Azzo
pofe taglia di »5000. Fiorini d'oro, e menolli
feco prefi al l detto parlamento . ^Cosi parmofi
daMilanoadin.di Agofto nel MCCCXXVII.
ando al detto Caftello a parlamento , al quale
fu Mefler Cane dalla Scala , Meffer Pafiarino
da Mantova , e il Marchefe Rinaldo , e molti
Ambafciadori di Tofcana Gibellini . Nel qual
parlamento il Bavaro paleso , che Mefler Ga-
leazzo predetto teneva trattato col Legato
del Papa contra del fuo ftato, per moftrare la
cagione , per cui prefo 1'avea . E nel detto
parlamento in difpetto del Papa e di Santa_
Chiefa il Bavaro fece tre Vefcovi , uno in_
Cremona, 1'altro in Como, e'l teTzo uno de*
Tarlati alla Citta di Caftello . Cio fatto ordi-
n6 di paffare in Tofcana. Trovofli di avere_
avuto egli fino a quel tempo da i Milanefi e
da altri Signori dMtalia 100000. Fiorini d'oro
Finito quel parlaroento, Marco, Luchino, e_
Azzo de' Vifconti fuggirono , ed entrarono
nel Caftello di Lifco , e facevano guerra_
a Milano . Pofcia il Bavaro ando a Cremo
na , e pafso pel Contado di Parma , e fen
za alcun contrafto pafso le Montagne Apen-
nine . e arrivo a Pontremolo in Tofca
B
A
na
dove
fi prefento a lui
e con molti doni, e
B
D
Caftruccio
con grande compagnia .
con copiofa vettovaglia. E pofcia fi mife ad
andare verfo Lucca , ne volle il Bavaro en
trare in Lucca , fe prima non avea la Citta di
Pifa. E mifefi a pofare a Pietrafanta nel Con-
tado di Lucca . In breve pofe 1'ofte intorno a
Pi(a con tanto affedio , che paffato un mefe i
Pifani per divifione nata tra loro fi renderono,
dando al detto Bavaro 60000. Fiorini d*oro,
acciocche Caftruccio , e gli ufciti di Pifa non
entraffero in Pifa . Cosi a di H. di Ottobre en-
tr6 il Bavaro in qoella Citta , e pofcia il ter-
70 giorno i Pifani per piacere al Signore , e_
per paura non potendo piii , arfero i predetti
patti fcritti, e rivocarono Caftruccio con tutti
gli ufciti di Pifa , i quali di prefente vi entra-
rono . Pofcia il Bavaro pofe una Colta a' Pi.
(ani per 60000. Fiorini d'oro, per pagare i fuot
cavalieri . Appena fu incominciata a pagarfi
che ne pofe una fopra quella di 100000. Fio!
rini d'oro , per fornire il fuo viaggio verfo
Roma . Onde i Pilani fi tennero morti e con-
fummati . In quel mentre Guido de* Tarlati
depofto Vefcovo di Are/zo fi parti da Pifi^*
dal Bavaro , perciocche nanti di Iui Caftruccio
appell6 traditore effo Guido , dicendo , cbe_
Sjuando egli fconfifle i Fiorentini ad Altopaf-
O/, fe il Vefcovo di Arezzo foffe venuto con
le fue forze verfo Firenze per k Valle d'Ar-
no, Ia Citta di Fireoze noo fi poteva tenere.
U Vefcovo rifpofe , che traditore era egli , il
" Lucca e di Pifa Uguz-
di
quale avea cacciato
zone dalla Fagiola , e tutti i grandi GibeTlini
di Lucca , e che aveane avuta la Signoria co>
roe tiranno . Per quefto e per molti altri rim-
proveri il Bavaro non gli fece alcuno onore,
ne riprefe Caftruccio . Onde irato Guido fi
parti di Pifa , > e gtunto in Maremma cadde-
ammalato al Caftello di Montenero, nelquale
pafso da quefta vita. Prima che morifle, in-
prefenza di molte genti riconobbe di avere.
errato contra il Papa e la Santa Chiefa. E
confefso , come il Papa Giovanni XXII. era_
giufto e fanto Papa, e il Bavaro era Eretico,
fcomunicato, e perfecutore dt Santa Chiefa_.
Di cioapiu Notai fece fere folenni ftrumenti.
Pofcia mori , e il corpo fuo fu portato ad
Arezzo , e fepelito con grande onore . Nel
detto Anno a di to. di Ottobre Papa Giovan-
ni XXII. in Avignone diede 1'ultima fentenza
di fcomunicazione contra il Bavaro , ficcome
perfecutorediSantaChiefa, privandolo di ognt
dignita temporale e fpirituale. Menrre che_
quefto fi faceva in Avignone , il Bavaro andi
a Lucca con Caftruccio , dove fu ricevuto con
rande onore e fefta . E fece Caftruccio Duca
ii Lucca , e del Vefcovato di Luni , e di Pi-
ftoja , e del Contado , e di Volterra. E die-
degli 1'arme fua . Pofcia il Bavaro ritornb a
Pila e fi difpofe di andare verfo Ronu. Inv
quell* anno a di 8. di Settembre Mefler Ric-
ciardo de' Manfredi da Faenza con gente da
cavallo del Legato ando da Bologna a Imola ,
perciocche Alberghettino fuo fratello , ehe_
avea tolto Faenza , avea trattato di toghere
Imola . Quivi il detto Meffer Ricciardo con-
la gente della Chiela , e con gli Alidofi e co
fuoi fedeli, fconfiffe il Popolo d'Imola. E n-
cuperarono Iroola a onore di Santa C"' 6 ""-!
con molto danno di perfone , e di roba del
detto Popolo. Nota, che in queirAnoo e
mefe fu arfo Cecco di Afcoli grande Aftrolo-
go per 1'Inquifitore de' Patarini , peraocche
facendo uno feritto fopra il trattato della Ste-
ra in Bologna, difle e Icrifle , che nelle Sfere
erano generazioni di fpiriti maligni , 1 quali 11
poteano coftrignere per incantamento wtto
certe coftellazioni a poter fare molte cote ma-
ravigliofe . Serivendo ancora nel detto trattato
diffe, che il Cielo per la fua influenza necetu-
tava lc cofe mondane;c cbe Crifto era venuto
in tfrra, accordandofi il volere di D10 con »a
neceflita del corfo detl* Aftrologia ; e che do.
vea per la fua nativita effere e vivere co luoi
Difcepoh come povero, e roorire come mori.
E che 1'Anticrifto dovea venire pel corlo ae
Pianeti in abito ricco e potente , e pin aitre
cofe vane contra la Santa Fed« :. In quel
dcfimo tempo Mefler Cane dallaScala Signore
S
I
D E L P O
di Verona rtcomtncio la guerra co* Padovani,
« prefe il Caftello di Efte , e fece gran danno
nel Contado di Padova . Per la qual cofa i
Padovant mandarono per ajatoalDuca di Ca-
rentana , al quale fi erano dati . Quegli man-
d6 in ajuto loro mille cavalieri Tedefchi . Per
la qual cofa Meffer Cane fi levb da ofte , e
ritom6 a Verona . In quel roedefimp Anao
MCCCXXVIl. adi iy. dt Dicembre il Bavaro
fi parti da PifA con 3ooo.cavalieriecon loooo.
beftie, indirizzando il fuo cammino verfo Ro-
ma. E dice la Crooica, ch* egli ebbe da* Pi-
fani in meno di due mefi e mezzo aooooo.
Fiorini di oro .
Paflara la Maremma di Siena con grandc
affanno giunfe a Viterbo a di ». del mefe di
Gcnnajo del MCCCXXVMI. accompagnato da
Caftruccio , e da molt* gante d*arroe. Ivi fu
ricevuto con grande onore , ficcome lpro St-
gnore. H Duca di Calabria Signore di Ftrenze
fapendo, che il Bavaro gia s'appreffava a Ro-
ma, per dtfefa del fuo Reame di Pugliafiparti
da Firenze/con buono amore e con buona vo-
lonta de* Fiorentini , lafciandovi per fuo Ca-
pitano,e fuo Luogoteoente Meffer Filippo di
Sanginetto , figliuolo del Conte di Catanzaro
diCalabria, con buoni configlteri* e con buo-
nt cavalieri ; promettendo » che quando. bilo-
gnafle, eg)i in perfona o altro del fuo Hgnag-
gio verrebbe con le fue forze allo ajuto de'
Fiorentini. E benche fi trovafle di avere fpefo
flComune di Ftrenze in diciotto mefi, pofcia-
cheildettoDuca era ftata in Firenze, 900000.
Fiortnt ai OfoVnoadiineno tatti i Fiorenriai fi
dolevano della fua paweoza. Ultimaroente il
detto Doca con la tea Doona, e eo' fooi Ba-
ront, e con x joo. cavalieri eletti fi parti da_,
Firenze a di *7- di Dioembre. A ah r6*. di
Gennajo del MCCCXXVUI. giunfe all* Aqui-
la , e tvi fermefti con la fua gente. Mentre_
che te predette cofe fi facevano in Firenze col
Duca, il Bavaro infieme con Caftruccio con^
4000. cavalieri fi par ti da Vkerbo , e and6 a
Roma , dove giunfe a di 17- di Gennajo del
MCCCXXVHL e dove fu ricevuto da'Roma-
ni graziofamente , e fmont6 nel Palazzo dt
San Pietro. Dopo quattro di il Bavaro ando
in Campidoglio- l 'i fece raunare un gran-
parkmento, in cui fu il Popolo tutto dt Ro-
ma ? nel quale un Frate degti Agoftini propo
fe le parole pel Bavaro con belle autonta .
ringraziando il Popolo di Rorea dell* onore ,
che gli aveano fatto , e promettendo di man-
tenerli e di mettere it Popolo in buono ftato
Onde a* Romani piacque molto , gridando :
Vtva il noftro Stgttore , e Re de* Romant. Nel
detto parlaroento fu ordinata la fua corona
zione la Domenica feguente . Qui faremo pofa
a i fatti del Bavaro , per contare altre no-
velle.
CAP. XII.
Comt ta Reina tfibelta tftngtnherra altamente
fect fua vendttta del fuo marito
Aioardo Re d*lnghtlterra .
MEntre che le predette cofe fi faceano in
Tofcana e in Lombardia, avvenne, che
la Reina Ifabella d'Inghilterra , forella del Re
di Francia pafso col fuo maggiore figliuolo
per nome Adoardo in Francta , per conchiu-
dere pace del marito col Re dt Francta per la
guexra di Guafcogna . E pet lo ftudio dt let
L
A
D
I S T O R. E. 740
fu dato compimento alla detta pace. Cio fatr»
eflaReina fi dolfe molto al Re fuo fratello, e
a gli altri fuoi parenti, pel catti' o e difonefto
jortamento che faceva di lei il Re Adoardo II.
1'Inghilterra fuo marito , il quale non voleva
llare con lei , mantenendo vita ta adulterio e
tn lufluria , eflendo fedotto da un Meflerc
Ugo Dtfpenfiere e governatore del Re e del
Reame d'Inghilterra, lafciandogli ufare la fua
mogliere, la quale era nipote del Re , e altre
doune , acciocche non curafle di vedere la_-
Reina . E a tanto avea Meflere Ugo predetto
condotto il detto Re, che avea recato in efio
lui il goveroo di tutto il Reame , mettendo a
dietro tutti gli altri Baroni , e la Reina-, e il
figliuolo , recando a niente . Quefto Meflere^
Ugo era di baflo lignaggio dlnghilterra . Avea
il nome di Difpenfiere , perciocche fuo Avolo
fu Difpenfiere del Re Arrigo d'lngilterra , «
poi Meffere Ugp foo Padre fu Difpenfiere del
Re Adoardo i. Padre di quefto Re Adoardo
II. Ma pet grande ufizto era cotanto qttefto
MetTere Ugo roontato in gxande Signoria_,
ch* egti avea in fua marto tutto il governo del
Rearae i e per moglie una iiipote del Re nata
di fua forelU. Per U quat cofa la detta Reina
non voleva ritornare in inghilterra , fe non fi
rimovefle it detto Meffere Ugo da tanto ufi-
zio^ Di cio. il Re dt Francia ferifle , e mando
Ambafeiadori at Re d'Inghilterra , ma peri
niente valfe , e tanto era eglt ammaliato dal
conffglio di Meflere Ugo, che della moglie e
del figltuolo fi mife a noo curare. Per la qual
cagione la vatenteReina diede per .moglie. al
figliuolo la figliuola det Conte dt 1 Analdo ; E
con ajuto dt moneta det Re di- Francia ; 60
fraitello, e di altrt fuoi parenri e aroici oedino
in CMlanda netle Terre del detto Conte dt
Analdo una arroata di Bo. navi tra Cocche» e
altre picciole e grandi - E aflbldo 800. cava-
Iieri,e fece Capitano Mefler Gtovanni fratello
det detto Conte di Analdo. Poi etta col fi-
eliuolo con 1* detta armata fi parti di Ollanda
del mefe di Settembre det MCCCXXVK, fa-
cendo disftdare il roarito , e chi it feguitafle.
E fece fare voce in Inghilterra , eh* ella eraj.
collegata coo gli Scott, nemici del Re, e che
voleva arrivare ne* confini d*lnghilterra e dt
Scozia. II Re Adoardo cio fentendo, col con-
figlio di detto Meffere Ugo fi ritir^ con la fua
gente d'armi verfoiconfini di Seozia, pec non
lafciare atla detta armata porre piede in ter-
ra. Ma il Capitano di quella maeftrevolmence
procedendo, prefe porto appreflb di Londra-
fcttanta roiglia a di iy. dt Ottobre. Inconta-
nente que* di Londra ci6 fapend^ , corfero la
Terra dicendo : Vwa la Reina , & it gtovancj.
Re Adoardo , e muojano U Difpenfiert> e $ loro
fejruaci . E prefero un Vefcovo , cugtno del
detto Meffere Ugo , e tagtiarongti la tcfta, e
cosi a tutti i famigliart e feguact de Dtlpen>
fieri, che trovarono ; e te cafe loro, e le cale
della Compagnta de* Bardi Mercatantt rubaro-
no e arfero . Gtunta la Reina nella detta Cte-
ta fu ricevuta a grande onore , e rifermata_Ia
Citta , non fi attefe ad altro fe noo a perle-
guitare il Difpenfiere e it Re. In quefto ten>
po fu prefo Meffere Ugo vecchto padre dt
quefto Meflere Ugo, che guidava it Re, e fa
ftrafcinato e appiccato. C16 fatto, la Retna «
il fieliuolo con la fua ofte feguitarono tl Re-j
e Meflere Ugo fino in Galles, che erano nel
Caftello chiamato Carfagli , e ivi aflediaronl»
per molto tempo
Alla fine il Re con Meflere
Ugo
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1
74t L I
Ugo e con certi compagni , di notte ufcirono
di Galles , e fcamparono pe bofchi e per le_
felve. Ma il Conte di Lancaftro cugino del
Re facevali perfeguitare alla fua gente , tan-
to che prefero il Re, e Meflere Ugo con un_
Prete fuo ruffiano. II Re fu menato cortefe-
mente ad un Caftello del Conte di Lancaftro,
nomato Guidoftocco , dove fu con gran rive-
renza e onore ncevuto , ferbato , e trattato.
E Meflere Ugo fu menato nanti la Reina^ ,
ch' era a Deriforte, e fu ftrafcinato, impicca-
to , e poi fquartato. Per quefto modo la va-
lente Reina fi vendico del fuo nemico , che
avea guaftato il Re e '1 fuo Reame. Pofcia i
Baroni fi raunarono in parlamento, e richiefe-
ro al Re , ch' e' perdonafle alla Reina e al fi-
gliuolo, e a chiunque aveflelo perfeguitato . II
Re per cagione della vergogna a lui fatta per
niun modo volle vedere la moglie, ne'l figliuolo,
nerimettere, neperdonare; anzi piuttofto volle
eflere depofto , e ftare confinato in prigione.
Per la qual cagione i Baroni fecero coronare
il fuo figliuolo Adoardo III. E quefto fu nel
MCCCXXVI. benche la Reina vedendofii pri
vata del marito , mai piu non fu allegra , ma
come vedova fi contenne in dolore , e volon
tieri avrebbe rivocatocio, che ella avea fatto .
Pofcia il detto Re Adoardo mori in prigione
del mefe di Settembre nel MCCCXXVII.
C A P. XIII.
Come Ludovico Duce di Bavicra fu coronato in
Roma ; e eome fece un' Antipapa .
NF.ll' Anno MCCCXXVIII. adi 17. di
Gennajo, Lodovico di Baviera fu coro
nato a San Pietro in Roma con grandiffimo
trionfo nell' infrafcritto modo. Nel di predet-
to egli e la moglie partironfi con tutta la gen-
te armati di Santa Maria M iggiore , dove_
allora abitavano, venendo a San Pietro, e an
dando avanti quattro Romani per Rione con
bandiere e con cavalli coperti di zendado ,
efltndo le ftrade coperte de' piu bei drappi , e
delle piti belle gioje che avclfero . Q.ue' che
il coronarono, furono Sciarra dalla Colonna ,
Buccio di Proceflb , Orfino degli Orfini , e_
Piero di Montenero , tutti veltiti di drappo
d'oro . Co' predetti furono cinquantadue del
Popolo, e'l Prefetto di Roma . Ed era egli
addeftrato da i fuddetti quattro Capitani, Se-
natori, e Cavalieri, con molti altri Baroni di
Roma, e con tutto l'ordine che fi richiede al-
la detta coronazione , fuorche Ia benedizione,
e la confermazione del Fapa , che non v'era ,
e del Conte del Palazzo Laterano, perche s'e-
ra partito da Roma, il quale fecondo 1'ordine
deirimp^ro , quando 1'Imperadore riceve il
Crifma all'Altare di San Pietro, dee tenere e
ricevere la Corona quando quegli (e la cava.
Onde avanti che fi coronafle fece del detto
titolo Ceftruccio Duca di Lucca . E prima il
fece Cavaliere , cingendogli la fpada con le
fue mani. Poi fece molti altri Cavalieri , toc-
candoli con lo fcettro d'oro Imperiale . E
Caftruccio ne fece fette in fua compagnia_. .
C16 fatto il Bavaro (i fece confecrare come
Imperadore. In luogo del Papa furono il Ve-
fcoyo di Vinegia, e*l Vefcovo di Ellera . Per
fimil modo fu coronata la fua moglie. Come
il Bavero fu coronato , fece leggere tre De-
creti Imperiali. U primo fu della Cattolica_
Fede : U fecondo di onorare e di rivenre i
B
A
6
74»
D
Cherici ; e il terzo di conlervare le ragioot_>
delle vedove e de' pupilli. Pofcia celebrata la
Mefla , andarono a definare nella Piazza di
Santa Maria Ara Coeh . La mattina feguente
fece Senatore e fuo Luogotenente Caftruccto
predetto, e lafciollo in Campidoglio, ed egli
e la moglie fe ne andarono a San Giovanni
Laterano. Per tal modo fu coronato il detto
Bavero con grandiffimo trionfo. ln quel me-
defimo anno a di 13. del mefe di Aprile ilBa-
vero fece raunate ungran Parlamento davanti
alla Piazza di San Pietro di Roma , dove
erano grandi pergami e tribunali fopra la fca-
la della detta Chiefa . Ivi ftava il Bavero ap-
parato come Imperadore , accompagnato da_
molti Prelati , Giudici , e Avvocati. ln pre-
fenza del Popolo di Roma fece pubblicare le
infrafcritte nuove leggi , cioc : Che qualunque
Crifliano , ehe fofle trovato in refia contra^
Dio , e contra 1'Imperiale Maefta, doveife ef.
fere morto fecondo le antiche leggi . E quefta
legge volle che s'intendefle del tempo paflato,
prefente , e che dee venire. Ancora fece co-
mandare, che ciafcun Notajo dovefle porre in
ogni fuo Strumento dopo il Millefimo di Cri.
fto il tempo dell' eccellentee magnifico Signor
noftro Lodovico Imperadore de' Romani : al-
tramente uon valefle la carta. Ancora coman-
do , che niuno dovefle dare ajuto , configlio
e favore ad alcun ribelli o contumace del fa-
cro Impero , o del Popolo di Roma fotto la
pena de' fuoi beni , e di che piaceffe alla fua
Corte . Quefte leggi furono penfatamente fat-
te contra Papa Giovanni XXII. E quefto ap.
pare, perche a di 18. del detto mefe di Apri.
le il detto Lodovico fimilmente fece parla-
mento, e fece congregare il Popolo di Roma
e Cherici e Laici nella Piazza di San Pietro.
E fedendo egli fu un' alto tribunale , veftito
di porpora con la Corona in capo , e con lo
Scetro Imperiale , fatto filenzio , un Frate-j
Niccolo da Fabriano dell' Ordine degh Ere-
mitani , levato in alto grid6 ad alta voce :
//' e alcun Proccuratore , che voglia difenderc,
Prete -facopo da Caorfa , il quak fi fa cbiamare
Prete Giovami XXII. ? Cosi gndo tre volte ,
e niuno rifpofe . C16 fatto fi levo uno Abate
di Lamagna , e fece un picciolo bello Sermo-
ne fopra di quefte parole : Bac efl dtes boni
nuntu . Pofcia fu letta una grandiflima fenten-
za ornata di fafi argomenti , in prima dicen-
do, come il prefente facro Imperadore per ri-
cuperare lo ltato del Popolo diRoma era par-
tito dalla Magna , lafciando il fuo Regno e 1
figliuoli , fapendo che Roma era il capo del
Mondo , e della Fede Criftiana, e che vacava
la Sedia fpirituale e la temporale. E Jacopo
di Caorfa , il quale fi fa chiamare Papa Gio-
vanni XXII. avea voluto mutare i titoli de
Cardinali , che fono a Roma , nella Citta di
Vignone . E che il detto Jacopo da Caorfa^
avea fatto bandire la Croce contra i Romani.
Per la qual gagione il Sindico della Cherefia
di Roma , e quello del Popolo di Roma_ ,
coftituiti nanti al detto Bavero, il fupplicaro-
no ch'egli procedefle contra ll detto Jacopo
come Eretico , e provvedefle alla Chiefa e-
al Popolo di Roma di un Santo Paftore.
Onde volendo il Bavero attendere alla pieta
de' Romani, e alla fanta Chiefa di Roma,che
rapprelenta tutto il Mondo e la Fede Cnttia-
na , procedere contra il detto Jacopo dt Ca-
orfa , trovandolo in cafo di refia per gl mira-
fcritti modi . In pnma , che eflendo tl Rcgno
r di
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B
743 DEL PO
di Armenia affalito da' Saracini , e yolendo il
Re di Francia mandare foccorfa di Galerc,
armate , avea convertita quell' andata fopra
de" Ciciliani. Ancora che eflendo egh pregato
da i Frieri di Santa Maria di Lamagna , ch
eeli mandafle ofte fopra de' Saracim , avea_
rUbofto : Noi abbiamo in cafa i Saractni . An-
cora avea detto , che Crifto avea proprio in
comuneco*fuoi difcepoli, il quale fempre arob
lapoverta. E trovatolo in altn grandi reau
di refia , ancora avea prefunto contra la Mae-
fta lmperiale , caffando la fua elezione . Per
tutte quefte cofe egli rimovea , caffava , e-
privava il detto Jacopo da Caorfa dal Papato,
e da ogni ufizio e benefizio temporale e fpiri-
tuale , fottomettendolo a molte pene . Final-
mente difle il detto Bavaro , che in pochi di
oroverebbe di dare un buon Paftore , ficche
erande confolazione farebbene al Popolo dt Ro-
ma e a tutti i Criftiani. Di quefte cofe molto
fi turbarono gli uomini favj , ma 1'altro fem-
plice Popolo ne facea gran fefta . Data quella
fcntenza pel Bavaro nel di predetto , avvenne
che a di --■ di Aprile Jacopo figltuolo di Mef-
fere StefanodellaColonnavenneinRoma nella
Contrada di San Marcello , e nella Piazza^
della detta Chiefa in prefenza di pm di mtlle
perfone Romane trade fuora un proceflo tatto
per Papa Giovannt contra il Bavero. E quel-
lo diligentemente leffe e pubblico. Pot con-
lc fue mani conficco il detto proceffo nella_,
porta di effa Chiefa di San Marcello. Cio fat-
to monto a cavallocon quattro compagnt, e ii
parti da Roma , e ando a Paleftrtno. Delle_
quali cofe funne in Roma un gran mormora-
re. U Bavero cio fapendo gli mando dtetro
cente , benche il mandarla foffe tardo . 11 di
feguente cioe a di -3- del dett0 m0 £ furono
richiefti pel Bavero i Senatort dt Roma, e
tutti gli altri Ufiziali, e affai configliarono lo-
pra la novita fatta pel detto Jacopo dalla_
Colonna. Poi fu pubblicata una nuova legge,
cioe che il Papa , il quale l'Imperadore e tl
Popolo di Roma intendeva dt chiamare , <_,
ogni altro che Papa foffe, debba ftare tn Ra
ma,e non partirtene fe non per tre roefi dell
anno , e non dilungarfi da Roma da due^
giornate in fu , e con licenza del Popolo di
Roma. E quando foffe affente , e foffe rtch.e-
fto pel Popolo di Roma , fe alle tre rtchtelte
non tornafle, foffe privato del Papato , e po-
teflero i Romani e 1'Imperadore chtamare un
altro. E nota Tingiufta enon provveduta leg-
se a imporrealPapadiandare e dtftarecontra
la liberta di forama podefta , che hanno e di-
cono di avere i Sommi Sacerdoti , ctoe 1 fa-
ftori di Santa Chiefa . Pofcia in quell anno
medeftmo a di i*. di Miggio , il di delt
Afcenfione , congregato tutto tl Popolo neiia
piazza di San Pietro, Lodovtco dt Bavtera-, ,
chiamato Imperadore , coronato , e tn abito
regale, venne davanti alla Chiefa dt San Pte-
tro, e monto fopra di un alto Tnbunale , ao
compagnato da molti Prelati , e Baroni . ii
fece venire davanti a fe un Frate Pietro dsL.
Corvara d'Abruzzo dell' Ordine de F«ti Mu
nort. Levatofi in piedi il Bavero , e letto ll
decreto della confermazione del Papa, appel-
16 il detto Bavero quel Frate Pietro , Ntco a
Papa V. , e diedegli 1'anneIIo , e ll mantello
addoffo.epofelo a federe appreffo a fe a man
deftra. Pofcia con gran trionfo entrato nella
Chiefa dt San Pictro celebrarono la Meffa- .
Di quefto le buone perfone di Roma forte li
Tom. XXir.
LISTORE, 744
A turbarono , parendo loro , che il Bavero facef-
r ._. . 1-. j _ - i- c-_— ^u:_r_
luiuaiuuu, ^(.ivi.vt^ .w.w , .. .
fe contra la Fede, e contra la Santa Chiefa .
Pofcia a di i^.del detto mefe il fuddetto An-
tipapa fece fette Cardinali , cioe il Vefcovo
che fu di Vinegia , 1'Abate di Santo Ambro-
fio, che fu di Milano, uno Abate di Alema-
gna , Fra Nicola da Fabriano degli Eremita-
ni , Meffer Pietro Oringhi , e Mefler Gianni di
Arlotto, popolari di Roma, e 1'altro il Ve-
fcovo che fu di Modepa . Fatte le dette cofe,
il Bavero lafcio il detto Antipapa ne* Palazzi
di San Pietro di Roma , e andoffene a Tivoli.
Pofcia il di della Pentecofte torno il Bavero
a Roma, e fmonto a San Pietro , e il detto
Antipapa corono da capo il fuddetto Lodovi-
co deirimpero Romano , e per tal modo fu
egli coronato dall' Antipapa , ch'effo avea_,
creato ,
C A P. XIV.
j Come Caflruccio perdette Pifloja , e la ricupero.
E della fua morte . E di molte altre
nov.ti dt Tofcana , e di
Lombardia .
MEntre che le predette cofe fi facevano a
Roma , effendo Caftruccio in Roma_
col Bavero in grandiffima gloria , tanto che-
j era quafi pib. ubbidito che il Bavero, per leg-
giadria fi fece un roba di fciamito, con lette-
re d'oro dinanti al petto, che dicevano: Egli
j e quello, che Dio vuole . E nelle fpalle dietro,
| fimili lettere che dicevano : E fara guel che
Dio vorra . E ben profetizo quello che av-
venne ; perciocche a di 9. di Gennajo del
MCCCXXVIH i Fiorentini con trattato , e
j con grandiffimo sforzo ebbero Piftoja . Come
Caftruccio n'intefe la novella , tncontanente.-
prefe comiato dal Bavero, non tanto per la_.
perdita di Piftoja , quanto per grande gelofia
di Pifa, e di Lucca, che non faceffero muta-
zione . Partitofi da Roma il primo dt Febbra-
io con molta follecitudine , e con veloce cam-
minare gtunfe a Pifa a di 9 .di Febbrajo.Co-
me fu in Pifa, prefene in tutto la S.gnoria, e
j recb in fe tutte le gabelle, e le etttrate di Pt-
fa eravando i Pifani di pib cartcht dt mone-
ta'. Pofcia in Calende dt Marzo Caftruccto
fece una grande cavalcata nel p.ano di Pifto-
ia, provedendo, come quegli.cut tutto 1 ant-
mo era di riacquiftare Piftoja . In quefto mez-
zo nacque grandiffima difcordia tra 1 Comune
di Firenze, e Meffer Ftlippo di Sang.neto lo-
ro Capitano, per cagione , che oltre Ftorini
| 40 oooo. d'oro , che avea 1'anno il Duca di
Calabria Signor di Firenze vo ^eva .1 Capit*.
no che i Fiorentini forniffero la C ltta di fi-
ftoja alle loro fpefe.e Santa Maria in Monte,
non avendo rifpetto il detto Capttano , che_
quando prefe Piftoja, 1'avea tutta rubata , t-
vota di ogni foftanza . Sentendo Caftruccio
1 quefta difcordia, e che Piftoja non era fornt-
ta di vettovaglia per pib di due mefi come
follecito e valorofo Signore mando in olte
Piftoja mille cavalieri, e pedoniaffai, a di %p
di Maggio, e mandb Pifani per Comune co
1 loro cfrrocci. Pofcia egli ando al detto cam-
po con tutto cib che potea fare, e vi li
trovo con 1800. cavalieri , e con Popolo in-
numerabile . E cinfe la Citta di P.ftoja per
tal modo intorno con la fua gente , e con-
foffe, e con ifteccati , che niuno potea ne en-
trarc , ne ufcire di Piftoja . Benche la Citta
1
1
74? f f ,
era tanto forntta di boona gente dentro , che
per forza non 1'avrebbe mai avuta . Ma tanto
la tenne ftretta , e affediata , che i Fiorentint
con tutta la loro poffanza.e con tutta la for-
za loro , e fapere non poterono mai rimuove-
re quell'ofte d'intorno Piftoja , ne darle mat
foccorfo; tanto che quei di dentro non aven-
do piu vettovaglia, coftretti dalla fame , ren-
deronfi falvo le perfone loro con quello che
poteffero portare . Cosi Caftruccio a di j. di
Agofto nel MCCCXXVIII. valorofamente_
riacquifto la Citta di Piftoja , e con imperiale
trionfo ntorno a Lucca, pofcia che ebbe otti-
mamente formta la detta Citra d; vettovaglia,
e di gente . E per la foverchia f ltica foftenu
ia in quella olte, cadde ammalato fortemente
di febbre . Per finil modo molta buona gente
di Caftruccio per troppo foverchia fatica s'in-
fcrmarono, e morirono. Tra gli altri notibili
IvLiTer Galeazzo Vifconte di Milano , effendo
in fervigio di Caftruccio , s'mfermo nel Ca-
ftello di Pefcia, e in quello in corto tempo
mori fcomunicato , e affai poveramente . II
q iale era ftato cosi grande Signore, e Tiran-
no , che nanci che il Bavero gli toglieffe il
fuo Stato , era Signore di Milano , di Pavia ,
di Lodi , di Cremona, di Como.di Bjrguno,
di Novara , e di Vercelli . E mori vilmente ,
e foldato alla mercede di Caftruccio . E' da_.
fapere, che d-d mefe di Aprile proffimo paf-
fato, Ciftiuccio eflendo in Pifa, defiderofo di
avere tutta la Signoria di Pifa , certi grandi
Popjlari Pifani tratcarono col Bavero , chc^
egli donafte la Signoria di efla Citta alla Im-
peratrice, acciocche Caftruccio non aveffela .
Cosi fece il Bavero.Onde la Domu m mdo a
Pila per fuo Vtcario il Conte d'Ortingher di
Alemagna, il quale fu ricevuto da Caftruccio
fintamente. Pot due di dopo Caftruccio con
la fua gente da cavallo, e da pie corfe laCit-
ta di Ptfa due volte , non riguardando rive-
renza al Bavero , ne a fua moglie . E per for-
za fi fece eleggere Signore di Pifa libero per
due volte. Cio fu a di 28. di Aprile del fud-
detto anno. Da quefta novita nacqne fdegno
coperto tra'l Bivero,e Caftruccio ; e quefti
fe lungamente fuffe vivuto ,avrebbelo provato
con giande fuo danno . Onde fentendo Ca
ftrucao, che il Bavero era parrito da Roma,
e che veniva vedb Tofcana , e parendogli di
averlo oftefo, temette dubiftndo che faceffe a
}ui, come fatto avea a MefT.T Galeazzo Vif-
conte da Milano. L pero cerco fegretamente
accordo co* Fiorentint . Ma come a Dio
piacque, gli fopravenne la detta malatria , e_
mcii a di 3. di Settembre dell'anno predetto,
e fi tenne celata la fua morte fino a di 10. di
Settembre, tanto che , come avea ordinato ,
Arrigo fuo primogenito corle la CittadiLuc-
ca, e quella di Piia , e cio fatto torno a Luc-
ca, e lepellirono il corpo di Caftruccio con-
grandiffimo onore .
Nota, che in quel med^fimo anno, del me-
fe di Agolto que' da Gonzaga incominciarono
ad av.ere la Signoria di Mantova per 1'infra-
fcntto modo . Mefler Luigi da Gonzaga coru
trattato ed ajuto di Mefler Cane dalla Scala
Sigiore di Verona ando dentro di Mantova ,
e corle la Cnta, gndando: Viva xl Popolo , e
muoja Mcffa Pafi ■ i l0 ( e k f ue gabdl ^ E CQn
quella funa venendo alla piazza , trovo Mef-
ler Paffenno difarnaco a cavallo, il quale era
andato a fapere, chc romore fofle quello.On-
de tl detto Meller Lu.gi gli diede di uaa fpa-
B
D
o
74*
da fu la tefta , ed egli cadde morto di prefen-
te. Poi prefe il figliuolo, e'l nipote del detto
Meffer Pafferino , il qual figlruolo era crode-
le, e rio, e il fece morire per Ic mani del fi.
gtiuolo di Meifer Francefco dalla Mrrandola
il quale Meffer Francefco Meffer Pafferino fe-
ce morire a tradimento,e a torto. Pai i 1 dec-
to Meffer Luigi fi fece Srgnore di Mantova .
Nota, che quel Mefler Paflerino fu della cafa*
de' Bonacofli da Mantova,e i fuoi antichi fu-
rone Guelfi . Ma per effere Signore e Tiran-
no, fi fece Gibellino. Fu piccolo di perfona,
ma fu favio , e provveduto , e molto ricco
In quell'anno MCCCXXVlll. eflendo la Citti
di Padova molto afflitta, e annullata di pote-
re , e di Signoria , e di gente per la difcordia
de' Cittadini, la quale fempre fu , e (ara ca-
gione di molti mali , e per la perfecuzione,.
della guerra avuta con MefferCane dallaSca-
la , quei da Carrara , guatlata la loro partt^
Guelfa per volere fignoreggiare ,qaafi per ne-
ceflita, non potendo ben tenere la Terra , fi
accordirono con MefferCane predetto, impa-
rentandofi con lui, e dierongli la Signoria dt
Padova a di 8. di Settembre . E a di 10. del
derto mefe entro egli in Padova con gran^
trionfo, e racconcio lo ftato della Terra, fen-
za fare venderta di alcuno , rimette.ido nella
Citta chiunque voletfe tornare lotto la fua Si-
gnoria . In quell"anno del mefe di Lugho Mjf-
ter Ricciirdo de' Manfredi encro in Faenzj
con un iuo figliuolo , e i parenci di i/k&li
Ricciardo, i quali egli prima avea cacciati da
Faenza , fe ne fuggirooo verfo Tofcana . Po-
fcia Mefler Ricciardo diede Faenia al Legato
del Papa, che era in Bologna. In quelTanno
fu un grandiffimo diiuvio d'acqua , tanto che
ulcito il fiume Rodano dalle rive affjndo tut-
te le Valh di Rodano , e in Vignone guafto
piu di ioou. cafe , e molte genti fi annegaro-
no . In i errara crebbe tanto il P6 , che l'ac-
qua venne per tutta la Piazza fino alle ban-
ch-tte de"Calegari, e affondo tucto il l^olefine
di Fenara. In quelVanno mori Carlo Re dt
Francia , del quale non rimafe alcuno erede^
mafchio, ma nmafe la Reina fua moghe gra-
vida. E fu ficto Governadore del Rcame Mef-
fer Filippo di Valois fuo cugino , figliuoloche
fu di Mefler Carlo di Valoi? . Venuro il tem*
po, la Rcina partori una figliuola femmina ,
ficche fu fuori della Signoria del Reame . E
il detto Mefler Filippo ne fu Re , perciocche
morto quel Rs Carlo fenza erede mafchio ,
egli fini 1'eredita di fuo padre , e non nmafe
di Iui, no di due altri fuoi fratelli , cioe del
Re Luigi, e del Re Filippo piu proffimo pa-
rente, che il detto Mefler Filippo di Valois ,
il quale era fuo cugino . E nell' ottava della
Pentecofte fu coronato Re di Francia allaCit-
ta di Rems con la fua moglie , con gran fe-
fta e onore. Ed eflendo in que' tempi que'di
Brugia, e di tutte le Terre della nuriua ri-
bellati contra Luigi Conte di Fiandra, il det-
to Conte ando inFrancia lamentandofi al det-
to Meffere Filippo di Valois uuovo Re dt
Francia , ond'egli comando a tutti t Fiamin-
ghi, che doveffero tenere il detto Conte pec
loro Signore , ed ubbidire a lui . I qjff'
fubbidienti rifpofero con fuperbia , che non-
erano acconci di ubbidire al Conte, ne a Iui .
II Ke ricordandofi delle ingiurie e vergogne-
gia ricevuce da' Fiaminghi pe' fuoi antecello-
ri al Reame di Francia , fi apparecch.6 di far
guerra a i fuddecti. E con piu di izooo. ca-
▼aheri,
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747
D E L P O
valieri, e con molca gente da piedi fi mofle_
di Francia , e ando in Fiandra . I Fiatninghi
entendofi venire addoffo si grande efercico ,
come valorofi e franchi , lafciando ogni arte e
meftiere, vennero per comune tutti a piedi
nelle frontiere di Fiandra , acciocche il Re_
di Francia nofl paflafle nel paefe loro . II Re
di Francia fi accampo appreflb a loro , dove
ftette alquanti di fenza combarcere, e tanto fi
aflicurarono, che quafi niuno ftava armatopel
foverchio caldo. I Fiaminghi cib fapendo ,
mandatono a richiedere il Re di battaglia or-
dinata il di di San Bartolommeo , ch'era a di
44. di Agofto. La qual cofa al Re,e per tut-
ta la fua gente fu lietamente accettata . Pen-
farono i Fiaminghi, di ufare inganno e tradi-
mento in quefto mddo , dicendo : 11 Re atten-
de alla giornata della\attaglia,e in queflo mez-
zo non fa quafi guardia . Onde due di avanti
quello della battaglia fi armarono , ed erano
in ordine nelmezzo di. E fenza fare altro ru-
more di trombe, ne di altro ftrumento , affa-
lirono il campo del Re ; fe non foffe ftato ,
che il Conte di Analdo , e quel di Bari , i
quali ftavano fenza dormire armati allaTedef-
ca, con tutta la gente loro, come fi avvidero
del venire de' Fiaminghi , fubito montarono
a cavallo, e incominciarono a difenderfi . On-
de il Re con tutta la fua gente ebbe fpazio
di armarfi, e di montare a cavallo . Per la
qual cofa i Franzefi forzarono i Fiaminghi
per tal modo, che i Fiaminghi furono fcon-
fitti,e morti di loro pih di dodicimila . Pofcia
il Re di Francia ebbe Brugia , e rimafe il
Conte Luigi per Signore , come prima era
ftato, e ritorno con gran gloria e trionfo . In
quell'anno venendo dal Papa da Vignone la
paga de' foldati , che la Chiefa teneva col fuo
Legato in Lombardia , la quale era feflanta
raila Fiorini d'oro , eflendo nel Contado di
Pavia , furono rubati piu di trenta mila Fio-
rini d'oro. Gli altri', che portavano il refto ,
fuggirono. Nel primo di di Agofto que' di
Parma ribellarono Parma alla Chiefa , e cac-
ciarono la gente e gli Ufiziali della Chiefa_.
Per fimil modo fecero quei di Reggio , e fe-
cero lega con Mtffer Cane dalla Scala , e con
Caftroccio . Di che i Fiorentini , e gli altri
Guelfl di Tofcana n'ebbero gran dolore .
C A P. XV.
B
ivero fiparti da Roma col fuo Antipapa,
t venne a Pifa . E di molte altre novelle
di Tojcana e di Lombardia .
NEll*Anno predetto MCCCXXVIII. effen
do il Bavero in Roma in povero ftato
di moneta, perche gli aveano fallito il Re di
Sicilia , e gli ufciti di Genova , e gli altr
Gibellini d'ltalia di venire con Farmata loro,
e con la moneta al tempo promeflb, e da'Ro-
mani era la fua gente mal veduta ; e gia la_
gente del Re Roberto avea prefa forza in
Caropagna e in terra di Roma; onde il detto
Bavero avvifandofi, che in Roma. non potea_
piu dimcrare fenza pericolo di fe e della fua
gente , mando ll fuo Marefcalco a Viterbo
con 8co. cavalieri, e col fud Antipapa, gri-
dandogli dietro i Romani: Muoja V Antipapa
e i fuoi feguact , e viva la Santa Chiefa, e i
Papa Giovanni . Onde il Bavero ebbe grande
paura , e parti di Roma iu fretta con gran
cimore . E giunfe a Viterbo a di 6".di Agofto.
Tom. XXiy.
D
istore; 748
La notte feguente entro in Roma Bertoldo
Orfino nipote del Legato Cardinale, e Meflere
Stefano dalla Colonna, e furono fatti Senaco-
ri del Popolo di Roma adi 8. di Agofto. Po-
fcia incontanente vi ando il Cardinale Lega-
to , e Mefler Napolione Orfini co* loro feguaci
con gran fefta e onore . E fu riformata la_
Citta di Roma della Signoria di Santa Chiefa,
e fecero molti proceffi contra il Bavero , c
contra il fuo Antipapa . Pofcia partitofi il Ba-
vero con 1'Antipapa e con tutta la fua gente,
venne alla Citta di Todi , non ferbando a i
Todini i patti ; i quali gli aveano dati 4000.
Fiorini d'oro, acciocche non entrafle in To-
di. VenutoinTodi, impofea'Cittadini 10000.
Fiorini d'oro , e caccionne i Guelfi . L'Anti-
papa fpoglio San Fortunato di tutte le gtoje_
e ornamenti infino alle lampane di argento.
Stando il Bavero inTodi, fece fare molte ca-
valcateperTofcana e per Romagna e pel Du-
cato. E ordino di venire a ofte intorno a Fi-
renze, avendo avuto ajuto e configlio da tutti
i Gibellini di Tofcana e di Lombardia ; ben-
che i Fiorentini cib fapendo, fi ripararono, e
fortificarono molto bene di vettovaglia e di
buona gence d'arme. Ma per la morte di Ca-
ftruccio, e per altri avvenimenti il detto Ba-
vero non and6 a ofte a Firenze , perciocchp
Don Piero figliuolo di Fedrigo Re di Sicilia
con 84. tra Galere e Ufcieri , e molte altre_
Navi cra di Sicilia e di Savona vennero a foc-
corfo del Bavero con 6*oo. cavalieri. E cro-
vato che il Bavero era parcico da Roma , an-
darono a Corneco , e mandarono al Bavero ,
che andafle alla marina , ond' egli lafcio dt
prefente 1'imprefa di andare a Firenze , e ri-
torno a Viterbo con tucta la fua gente, dove
lafcio FAntipapa, e la fua moglie, e ando con
800. cavalieri a Corneto. Ivi ftette molto a
parlamento col dettoDon Piero, facendo gran
contrafti , perche non era venuto al tetnpo
promeflb. In quefto contrafto ebbero novella,
che la gente di Caftruccio avea corfo la Cit-
ta di Pifa , e aveano cacciato la Signoria del
Bavero ; onde partitofi egli da Corneto per
venire a Pifa , giunfe a Groffeto , dove di-
moro alquanti di per avere il detto Grofleto.
In quelU ftanza ebbe certa novella della_.
morte di Caltruccio , e come i figliuoli avea-
no corfa la Citta di Pifa . Per la qual cagio-
ne inconcanente parti da Groffeto, e venne a
Pifa, e vi entro dentro adi 21. di Settembre.
Da' Pifani fu ricevuto con fefta. E riformo
la Terra alla fua Signoria . E fece luo Vica-
rio Tarlatino de'Tar|ati di Arezzo. Parve_
a' Pifani di tornare in liberta per la Signoria
tirannica avuta da Caftruccio e da i fuoi fi-
gliuoli. Cio fatto Don Piero di Sicilia fi par-
ti da Pifa coa la fua armata e con que' da_
Savona. Ma a Don Piero male avvenne, per-
clie eflendogiaappreffo 1'Ifola di Sicilia, ven-
negli fortuna in mare, tal che perironvi qua-
ranta delle fue Galere con tutta la gente che
v'era fopra. Don Piero arrivo a Meifina con_
quattro Galere folamente e con grande peri-
colo. Le altre Navi arrivarono in diverfe_
parti , molto fcemate di genti. Onde i Sici-
liani ne riceverono grande fconfitta . Stando
il Bavero in Pifa, i figliuoli di Caftruccio fu-
rono molco acctifati da' Pilani. Onde il Ba-
vero era molto fdegnato contro loro. Per la
qual cagione la moglie che fu di Caftruccio
per umiliare il Bavero, ando a Pifa, e dono-
gli il valore di ioooo. Fiorini di oro tra da-
C c c z nari
1
H» L 1
nari e eioje, rimettendo tn lui fe ftefivi
eliuoli Per la qual cofa il Bavero ando a
Lucca, e corfe la Terra per lu. , e impofe a
Lucca e al Contado 150000. Fiorini d oro ,
promettendo di lafciarl. franch. e l.ben. fc.
ritornando a Pifo a di 15 di Settembre,.mpo-
fe a'Pifani 100000. Fiorini d oro. Poicia a <3i
8 di Novembre r.torno a Lucca , e mando la
nioglie di Caftruccio e i figliuoli a confine a
Pontremolo .
Mentre che le predette cofe fi facevano , 1
Tedefchi dell' Alemagna baffa per difcordia ,
che aveano avuta col Bavero nel Contado d.
Roma , e perche ftando in P.fa non poteano
avere le paghe loro , fi partirono da P.fa a
28. di Ottobre , e furono piu di 800. uomin.
de' migliori in arm«, che il Bavero avefle_ .
Qpefti crederono di prendere e d. rubare la
Citta di Lucca. E fatto veniva loro, fe non
che il Ita "ero mando a Lucca per meff; cor-
rendo , acciocche non foffero lafciati entrare .
E cosi fu fatto. E non potendo quella gente
entrare in alcuna Fortezza, fi mifero iul Ce-
ruglio, il quale e fu la montagna di Vivmajj
e di Montechiaro. II qual luogo Caftruccio
fortifico, quando guerreggiava co' Fiorentmi.
E ftando in quel luogo cosi fortificato , f.ce-
vanfi dare tnbuto e vettovaglia a tutte ie_
Terre vicine. II Bavero terr.endo di quella_
Compagnia, perche ogni di crefceva , e te-
mendo che fi accordsfiero co' Fiorentini , trat-
to accordo con loro, e mando per Ambafcia-
dore Meffer Marco Vifcont» da Milano , il
quale ad iftanza del Bavero fece loro certa
promeffa di moneta per menacli in Lombar-
dia . 1 quali dopo paffato il termine, e non_
fnrnita la promeffa, ritennero il detto Meffer
Marco cortefemtnte per pegno di 60000 Fio-
nni d'oro. Pofcia che il Bavero era in Lom-
bardia , q'ie' Tedefchi il feguente Anno con
trattato de' Fiorentini fecero loro Capitano il
detto Meffer Marco Vifconte, ed ebbero la_
Citra di Lucca per trattato , e fecero moke_
fuberie , e molti gran mali in Lucca , nel
Contado, e per le Terre vicine. Mentre che
le predette cofe fi facei ano in Toicana, come
piacque a Dio , a di 9. di Novembre mori
Mcfler Carlo unico figliuolo del Re Roberto
Doca di Calabria , e Signore di Firenze . E
moii a Napoli di fcbbre, e fu fepellico al luo-
go di Santa Chiara con regile onore. E i it —
Firenze ne fu fatto grandiffimo efequio con_
lolennilVtmo Officio . Pofcia i Fiorentini ordi-
narono lo Srato e il Reggimento di Firenze
per Io Comune Popolo , fecondo che al pre-
fente fi reggono . ln quefto Anno all' entrata
di Dicembre furono grandiffuni tremuoii nel-
la Marca , nelle contrade di Norcia , talche
quafi tutta Norcia abbifso. E perche la detta
rovina fu di notte, vi morirono piu di 5000.
perlone. Per fimil modo rovino il Ciilello
dclle Preocchie, e il Cr.ftello di Montefuito.
A di 12. di Dicembre il Bavero rauno gran_
parlamento in Pifa , nel quale Fra Michelino
di Cefena, il quale era ftato Generale de' Fra-
ti M.nori , fece un S-*rmone contra il Papa_
Giovanni XXII. opponendogli per piu falfi
articoli , ch' egli era Eretico , e non degno
Papa. C16 fitto , il detto Bavero a modo
d' I nperad >re diede fentenza di privazione_
contra il detro Papa Giovanni . Nell' Anno fe-
guente MCCCXXIX. a' tre di Gennajo ii fud-
detro Antipapa Fra Pietro da Corvara entrd
ia Piia a raodo di Papa co' fuoi Cardinali
B
A
o
750
B
D
fatti per lui , dove fu ricevuto con grande_
onore • benche la buona gente , e i Savj di
Pifa molto fe ne turbarono, pareodo loro mal
fatto di foftenere tanta abominazione . A cii
19. del detto mefe il detto Antipapa a rich.e-
fta del Bavero , e di Meffere Azzo VifConte_
da Milano fece fuo Cardinale Meffer Giovan*
ni, figliuolo che fu di Melfer Maffeo de' Vi.
fconti di Milano , e mandollo in Lombardia_
per fuo Legato. AUora confermo la Signoria
di Milano a Meffere Azzo , promettendo que-
fti in certe paghe i^oooo. F.orini d'oro. R
qual Meffere Azzo fe ne ando in Lombardia
con un Barone del Bavero per nome Porcharo
con certi cavalieri della Compagnia del C«.
ruglio. E giunto a Milano il detto Porcharo,
ebbe da Meffere Azzo 15000 Fioriai d'oro,
e con quelli andoffene in Alemagna . fenza_
rifpondere al Bavero o a' cavalieri dellaCom-
pagnia fuddetta . Per Ia qual cofa il Bavero fi
tenne ingannato da Meflere Azzo e dal Por-
charo. A dl ultimo di Febbrajo il Bavero e
1'Antipapa in Pifa facendo raunare un graru
parlamento contra Papa Giovanni , fubit».
mente venne una grandiffima tempefta dal
Cielo, onde pe! detto tempo, e perche a' PU
fani parea mil fitco di andare al detto parla-
mento, pochi vi andarono . Per la qual cofa
il Bavero mando il fuo Marefcalco a cavillo
a coftrignere la gente di Pifa , che andailero
a quel parlamento. In quefto cavalcare che^
fece il Muefcalco , prefe freddo alla periona
per la detta fortuna di tempefta, onde la fera
fifece fare un bagno per guarire; ma in quel-
lo bagnandofi , vi fi appicc6 il fuoco , e fubU
tamente nel detto bagno il Marefcalco arfe e
mori, e cio fu riputato gran miracolodiDio*
A di 22. di Marzo fj rilafciato 1'lnterdetto,
e furono rendute le Meffe , e '1 Santo Officio
allaCittadi Ferrira pel Papa GiovanniXX I.
Del che fu in Ferrara e per tutto il Contado
grandiffima fefta e allegrezza. Del mele di
Maggio Madonna Alile mori , forella che fu
de' Magnifici Signori di Fgrrara Marchefi Ri-
naldo e Obizzo; la quale era ftata moglie di
M' ifer Pafferino Signore di Mantova. Fj fe-
pellito il iuo corpo al luogo de'Frati Minori
in Ferrara .
C A P. XVI.
Cotne il Bivero fi parti di Tofcana , e venne
in Lombardia , e pifso in Alemagna .
Dclla morie di Mtffer Cane
dalla Scah . E di molte
altre mvelle .
IL Bavero vedendo , che Meffere Azzo Vi-
fconte Signore di Milano non gli nipon-
deva della moneta , che promeffa gli avea^,
fi pani da Pifa a di 11. di Aprile, per andare
in Lombardia , e diede fperanza a' fuoi Colle-
gati di Tofcana di ritornar preito , benche a
Pifani pareva mille anni la fua parcita. La-
fcio in Pifa fuo Vicario Meffer Tarlatino de
Tarlati di Arezzo con 600. cavalieri Tedef-
chi. In Lucca lafcio fuo Vicano Francfico
Caftracane degl' Interminell. con 400 cava-
lieri. Giunto il Bivero in Lorr.baiuu, f. mi-
fe a far guerra a Milano per cagione di Mef-
fere Azzo Vifconte, il quale non voleva ub-
bidirlo , anzi cercava accordo col Papa Gio-
vanni. E fece gran danno r.el Contado di Mj-
lano , e mente pote acquiftare, falvo che all
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75*
D E L
P O L I
A
a di Giogno p«r certi trattati e patti eb-
- Pavia. Ma vedendo il Bavero, che il Le-
della Chiefa, ch' era in Bologna , man-
oltagente contra i Parmigiani e i Reg-
, perche s'erano ribellati , incontanente
rti coa tutta la fua gente, e ando a Cre.
mona ; benche poco gli valfe , che con certo
trattato in Corte del Papa a Vignone con_
difliraulata pace , Parma e Reggio vennero
alla ubbidienza del Legato, mettendovi i fuoi
Rettori e Ufiziali , ficche la Signoria delle_
dette Terre rimanefle a i Signori di quelle_ .
Ojjefto fu a di 15. di Giugno . Pofcia a di 6.
di Luglio venendo Ia detta ofte della Chiefa
fopra la Citta di Modena, i Modeaefi fecero
come avea fatto Reggio e Parma . Delle quali B
cofe il Bavero ebbene gran dolore . Nel detto
Anno partito il Bavero da Pifa , conoe fi e
detto, incontanente dopo quattro di la Com-
pagnia del Ceruglio con trattato de' Fiorenti-
ni fece prigione" Mefler Marco Vifconte Ca-
pitano loro per la promefla della moneta, che
avea fatto Meflere Azzo Vifconte. E coiu,
trattato de' Tedefchi , ch' erano nel Caftello
di Lucca, ebbero il detto Caftello, e voleano
correre la Terra . Ma i Lucchefi per tema di
effere rubati , fi renderono , e dierono la Si-
gnoria della Citta di Lucca a Meffer Marco
Vifconte predetto , e a que' della fuddetta_
Compagnia. Per quella mutazione di Lucca,
que' che teneano Piftoja , cioe i Panciatici , i
Muli, i Gualfreducci , e i Vercellefi , fecero
pace co'Fiorentini, a' quali diedero la Signo-
ria e la guardia di Piftoja con certi onefti c_
onorevoli patti. I Pifani fapendp, che il Ba-
vero era in Lombardia per non tornare al pre-
fente in Tofcana , fpiacende loro la Signoria_
del medefimo , e vedendo la routazione di
Luccaedi Piftoja, fecero venire in Pifa Mar-
co Vifconte con alquanti cavalieri della Com-
pagnia del Ceruglio , e fecero Capitano il
Conte Facio, e corfero la Terra, e cacciaron-
ne il Vicario del Bavero co' fuoi feguaci , e
provvidero a Mefler Marco riccamente del
fervigio ricevuto da lui. Pofcia Mefler Marco
non volendo ritornare a Lucca , perocche era
pegno pel Bavero della Compagnia del Ceru-
glio , ando a Firenze , dove tratto di dar
Lucca a' Fiorentini per 80000. Fiorini d'oro.
E cto egli trattava con confentimento e vo-
lonta della detta Compagnia. Ma vedendo ,
che i Fiorentini per verun modo non voleva-
no impacciarfi di Lucca , fi parti da Firenze_
1 di 29. di Luglio , e ando a Milano , dove_
fu ricevuto da' Milanefi con grande onore_ ,
tanto che Meffere Azzo fuo nipote n' ebbe in-
vidia e gelofia . Per la qual cagioae effb Mef-
fere Azzo Signore di Milano fece un grande
convito , nel quale furono Mefler Marco,
Meffer Luchino , e Mefler Giovanni de' Vi-
fconti. Compiuto il convito, e moftrando di
voler parlare fegretamente , meno il detto
Meffer Marco in una camera , dove erano uo-
mini arroati . Ivi fenza ferita alcuna lo ftran-
golarono , e gittaronlo dalle fineftre del Pa-
lazzo in terra . Per tal modo mori Meffer
Marco. Della cui morte i Milanefi ne furono
molto mal contenti e dolenti , perciocche era
il piu bello Cavaliere e ardito in fatti d'ar-
roe , che foffe della Cafa de' Vifconti . In_
quell'Anno a di 4. di Luglio , Meffer Cane_
dalla Scala Signore di Verona ando a campo
a Trevilb con 2000. cavalli , e con Popolo
grandiffimo . Al quale affedio ftette giorni
S TOR E. 752
quindici . Poi ebbelo liberarnejite a patti. A
di 19. del detto mefe entro Mefler Cane in_
Trevifo con la fua genre con gran fefta c_ .
trionfo. Allora fu adempiuta la Profezia dt
Michele Scotto , che dtffe , che il Cane di Ve-
rona farebbe Signore di Padova , e di tutta lou.
Marca Trivigtana . Ma come a Dio piacque ,
per moftrare la fua potenza , acciocche nef-
funo fi fidi nella felicita umana, Ia grande al-
legrezza di Mefler Cane , adempiuti i fuoi in-
tendimenti , venne tn gran dolore ; che ef-
fendo egli giunto in Trevifo , e avendo man-
giato in tanta fefta, incontanente s* infermb,
e nel di della Maddalena a di is. di Luglio
mori in Trevifo, e fu portato il fuo corpo a
fepellire a Verona. Nota , che quefto Meffer
Cane fu al fuo terapo il maggior Tiranno , e
il pih poflente , e il piu ricco. che fofle in_
Lombardia. Dopo Iui rimafero Signori due_
fuoi nipoti , cioe Meflere Alberto , e Meffer
Maftino . Nel detto Anno a di 6. di Luglio il
Legato di Lombardia mando molta gente 3
campoaFaenza, che s'era ribellata alla Chie-
fa , e fecela ribellare Alberghettino di Frao-
cefco de' Manfredi . E vi ftette 1'affedio ven- '
ticinque di . Alla fine di configlio di Fran-
cefco fuo padre , e di Mefler Ricciardo fao
fratello , ch' erano col Legato , fi renderono
al Legato fuddetto con gran patti e con pro-
meffe fatte ad Alberghettino; il quale venuto
a Bologna il Legato il fece di fua famiglia, 7
e diedegli molti doni , facendogli molto ono-
re : benche male gli avvenne , perciocche
1'Anno feguente il Legato fecegli tagliare il
capo nella Piazza di Bologna . In quell' Anno
a di 15. di Agofto avendo il Legato fatti ve-
nire in Bologna i figliuoli di Meffer Giberto
da Correggio , e Orlando de* Roffi fotto fua
fidanza , per tema che non faceflero ribellare_
Parma, li fece mettere in prigione. Per la_
qual cofa i fratelli e i conforti di Orlando col
favore del Popolo ribellarono la detta Citta
di Parma , e prefero tutri gli Ufiziali della_
Chiefa. Per fimil modo ribellofli la Cittit di
Reggio , e quella di Modena , chiamando i
Modenefi per Signor loro MifTer Manfredo
de' Pii . Md fuddetto Anno MCCCXXIX.
del mefe di Settembre Meffer Silveftro de'
Gatti , il quale tirannicamente teneva la Cittk
di Viterbo contra la Chiefa , fu morto da ua
figliuplo del Prefetto , e ridotta fu la Terra_»
afla ubbidienza della Chiefa. Alla entrata di
Novembre Meffer Giovanni Guattani Cardi-
nale Legato in Tofcana ando a Viterbo , e_
fece riformare tutte le Terre del Patrimonio
in pace e in buono ftato alla ubbidienza di
Santa Chiefa . II fimile fu fatto di tutta la_
Marca di Ancona. A di 9. di Dicembre il
Bavero fi parti da Parma, eando a parlamen-
to con certi Baroni di Alemagna , e co' Si-
gnori dt Lombardia , per ordinare a terapo
nuovodiavere forte bracio, per venire a cam-
poaBologna, e per togliere la Roraagna alla
Chiefa . Del mefe di Settembre Meffere Azzo
Vifconte fu riconctliato con Papa Giovanni
XXII. ch' era a Vignone. Meffer Giovanni
Vifconte , il quale il Bavero avea fatto fare_
Cardinale dal fuo Antipapa , rinunzio il Car-
dinalato, e Papa Giovanni il fece Vefcovo di
Novara . E levo 1'lnterdetto da Milano e dal
Contado. Per fimil modo effb Papa riconci-
lio , e affblvette i Pifani , perocche eranfi tan-
to aoperati col Conte Facio loro gran Citta-
dino , al quale il Bavero fegretamente avea_
lafcia-
■
lalciato in guardia il fuoAntipapa ln un fuo
Caikllo in Maremma , che il detto Antipapa
fu prefo, e mandato a Vignone. Per la qual
cola il detto Papa Giovanni ftce molti doni
al Conte Facio , e mand6 un fuo Legato a
Pifa, il quale affolvette i Pifani da ogni Sco-
municazione , ed eglino giurarono fedelta a
Papa Giovanni, e alla Santa Chiefa nelle ma-
ni del detto Legato.
C A P. XVII.
Come U Re Giovanni Re di Boemia vtnne
in Italia. Della fconfitt» di S. Felice.
E di molte altre novelle .
L'Anno detla Nativita di Gesb Crifto
MCCCXXX. il Re Giovanni di Boemia
vcnne in Lombardia , chiamato da Papa Gio-
vanni per fuflidio di Santa Chiefa contra il
Bavero . In prima ando a Brefcia , dove fu
ricevuto molto regalmente , tanto che i Bre-
fciani gli diedero liberamente la Signoria di
Brefcia e di tutto il Contado. Nel feguente-
Anno MCCCXXXI. del mefediMarzo il det-
to Re Giovanni ando a Parma co* fuoi cava-
lieri , dove per fimil modo fu ricevuto con-
grandeonore. Adunato il Configlio, nelqua-
le furono quattromilaCittadini di Parma, tut-
ti fenza alcun contrafto diedero ltberamente_
la Signoria di Parma e di tutto il Contado al
detto Re. Pofcia del mefe di Aprile egli an-
Ab a Caftel Leone a parlamento col Legato di
Lombardia Signore di Bologna. Ivi ftettero
per grande fpazio di tempo a parlare e con-
ferire infieme, e fi baciarono in bocca, e cia
fcuno torno alla fua Signoria . Lafciato Carlo
fuo figliuolo in Parma, il Re Giovanni ritor
no in Boemia. Nell*Anno MCCCXXX. il
Caftello del Finale nel Modenefe fu dato a'
Magnifici Signori di Ferrara MarchefiRinaldo
e Obizzo adi 17. di Agofto . Ma poco il ten-
nero , percioche Mefler Manf redo de* Pii lep-
pe tanto f»re, che per trattato lo riebbe. Per
la qual cagione il Magnifico Sigaor di Ferra
ra Mirchefe Ririaldo nel MCCCXXXII. a di
16. di Settembre fi parti da Fcrrara con gran-
de ofte da cavallo e da piedi , e coo lui infie-
me Meffere Alberto dalla Scala, e andarono al
Ponte di Acqualupga nel Contado di Modena,
e ivi fi pofero a campo. E acciocche la vet-
tovaglia e le altre cofe neceffarte poteflero H-
beramente andare da Ferrara al detto campo,
il detto Marchefe Rinaldo fece andare il Po-
polo di Ferrara a ofte al Caftello di San Fe-
lice, dove pofero il campo con molti manga-
ni, e con altri edificj da combattere, per mo
do che in pochi di fenza dubbio avrebbonlo
avuto, fe non foffe ftato che Meffere Alberto
dalla Scala a' prieghi di Meffer Manfredo de*
Pii Signore di Modena fi parti di campo con
tutta la fua gente , e ritornd a Verona . Per
la qual cagione il Marchefe Rinaldo ritorn6
a Ferrara , lafciando pjrcio il fuo campo in-
torno al Caftello di San Felice . Come Meffer
Maftino dalla Scala feppe della partenza di
Meffere Aiberto fuo fratello , ne fu molto
dolente. E incontanente mando al detto cam
po del Marchefe Rinaldo gente da cavallo t«
da piedi ; del qual campo era Capitan genera-
le pel Marchefe Rinaldo Meffer Giovanni di
Campo Sanpiero.il quale fece farc unaBaftia
molto forte e ben fornita davanti al detto Ca-
ftello di San Felice . Mefler Manfredo cio ve-
B
E
754
• tra' quali
R O
dendo , richiefe tutti i fuoi amici w
gli vennero in ajuto i Parmigiani \ e i Regl
Siani , e menarono con loro Meffer Carlo pre-
etto figliuolo dei Re di Boemia. Onde il
detto Mefler Manfredo con molta gente ven-
ne per foccorrere il detto Caftello adi 1$. di
Novembre . Ivi fu combattuto fortemente per
lungo fpazio dall' una parte e dall' altra con
grande uccifione ; nel cominciamento della_
qual battaglia fu vincitrice la geate del Mar-
chefe Rinaldo . Ma tanta fu la forza dellaj,;'
gente di Meffer Carlo di Boemia , che alla^
fine fu fconfitto e prefo il campo di Mefler
Rinaldo , e della fua gente molti ne furono
prefi , e morti . In quel medefimo Anno del
mefe di Agofto fu pofta una Colta in Ferrara
di 1 yooo. Fiorini d'oro , la quale fu rifcofla
per tutto il feguente mefe dt Settembre per
pagare al Papa e al Legato , ch' era a Bolo*
gna 2a pecunia, per la quale fii lafciato IMa.
terdetto in Ferrara. E fu renduto 1'Omcio, e
le Mefle , e furono affoluti dalla Scomunica-
zione tutti i Ferratefi e i Cittadini di Ferrara*
Del mefe di Maggio nacque il MarchefeAzzo
figliuolo del magnifico e illuftre Signore di
Ferrara Marchefe Rinaldo . In quell' Anno
a di 10. di Giugno il Marchefe Obizzo coit
grandiffima gente da cavallo e da piedi and6
a Brefcia in fuflldio di Meffer Maftino dallt^
Scala Signore di Verona , il quale era in
contra la Citta di Brefcta. E Meffer Maftmo
paffati pochi giorni ebbe la Signona di Bre-
fcia liberamente. In quell' Anno Meffere Azzo
Vtfconte Signore di Milano effendo a cadipo
alla Citta di Bergomo, ebbe la Signoria dt
effa Citta , benche della fua gente molti fu-
ronne morti . E nota , che del mefe di Di-
cembre que' del Contado di Argenta e della
Terra andarono a Confandolo , e tolfero lej
catene della Stellata di Confandolo , e bru-~
ciarono gran parte della detta Stellata e alcu-
nt mulini. Cio fecero per favore del Legato,
ch* era in Bologna, per la qual cofa i Ferra-
refi al fuono della Campana del Comune ,
per comandamento de' Marchefi Stgnori loro,
armarono tl navilio, e ordinarono di andare a
Confandolo , becche 1'andata foffe tarda , pe-
rocche que' di Argenta fentendoli venire , fo-
bito ritornarono ad Argenta. Onde nel fe-
guente Anno , cioe nel MCCCXXXII. del
mefe di Gennajo il Signor Marchefe Obizzo
fentendo , che 1 gli Argentani per favore del
Legato predetto erano difpofti a ribellione_,
ando a Bologna a parlamento col Legato, nel
quale il Legato promife al' Marchefe rooltew
cofe . Le quali promefle al Marchefe Obizzo e
al Marchefe Rinaldo, per vtvere in pace, e_
per non voler guerra , di comandamento del
Legito furono male offervate , tanto che per
effetto apparve manifefto , che tutte le pro-
meffe fatte dal detto Legato, furono fatte per
avere Argenta , e per poter guerreggiare la-
Citta di Ferrara , come appare nel teguentc-
Capitolo.
CAP.
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755
D E L P O
C A P. XVIII.
&me il Legato , cb' era in Bohgna , rempendo
la fedt e la pace , mandb grandijfima ofte
alla Citta di Ferrara , la quale
fu fionfitta pe" magriifici Si-
gnori Marcbefi Obizzo
e Rinaldo.
IN prima e da fapere , che a di i$. di Gen-
najo del MCCCXXXHl. la gence d'arme_
del Legato di Bologna venne nel Contado di
Ferrara alla Villa di San Martino , e alla Vil-
la di Foffanuova, e rubarono « brugiarono Ie
dette ViHe. Molti di loro paffarono il Po ,
rubando e abbrugiando cio che trovarono. II
Marchefe Rinaldo di fubito col fuo Popolo di
Ferrara, e cel navilio armato, ando fino alla
Torre della Pontanara , credendo di trovare—
i nimici , benche la loro andata foffe tarda_ ,
perciocche la gente del Legato si tofto come
udi la Campana del Comune di Ferrara , fe_
ne fuggi verfo il Bolognefe. E nota, che adi
6. di Febbrajo eflendo ii Marchefe Nicolo fra-
tello minore de' Signori Marchefi Rinaldo e
Obizzo alla guardia di Confandolo co' fuoi
Ferrarefi per guardare la Stellata e la Foffa ,
Ja quale era ne' confini tra Ferrara e Argen-
ra, avvenne cafo , che la gente del Legato ,
ch' era in Argenta , venne di notte occulta-
mente alla detta Foffa, per paffare nel Conta-
do di Ferrara. E vennero a un luogo chia-
mato Graffatione. Onde efli fentiti dalle guar-
die, quefte incominciaronoagridare : alturio,
alturio. 11 Marchefe Nicolo predetto udi Ie_
Toct delle guardie , e incontanente armato
monto a cavallo , e arditamente corfe dove_
udiva le voci delle guardie. E ritrovo, che_
gia alquanti de' nemici aveano paffata la det-
ca Foffa . E valorofamente correndo per refi-
ftere, che gli altri non paffaffero , il fuo ca-
vallo cadde nella Foffa. Allora la gente del
Legato, ch' era gia paffata, di fubito prefero
il detto Marchefe Niccolo ; e prefolo, tutta la
gente, ch'era con lui, fu in rorta. Cosi la_
gente del Legato pafso liberamente la Fofla_
predetta fenza alcun contrafto . Et ebbero la
Stellata con turte le altre Fortezze , e pafla-
rono liberamente ful Contado di Ferrara. E
mandarono il detto Marchefe Niccolo con_
molti altri prigioni a Bologna al Legato , il
quale fecegli incarcerare aflai crudelmente_ .
Mentre che le predette cofe fi faceano a Con-
fandolo, in quel medefimo di la grande ofte_
del Legato da cavallo e da pie venne alla_
Torre della Foffa, e paffarono il P6, e prefe
ro fubito il Borgo di fotto con 1'ajuto di cer
ti traditori . Et ebbero il Ponte di San Gior-
gio, e il Borgo di San Pietro. Ivi fu grandif-
ifima battaglia. Meffere Avogadro di Trevigi
fece allora gran refiflenza, tanto che la gente
del Legato venne fino alla Piazza di Ferrara,
benche funne caccrata fuori dalla gente de'
Signori Marchefl, e dal Popolo di Ferrara_.
Allora la detta gente del Legato fermoilcam-
po nel Borgo di fotto con molti fteccati , e_
baltrefche . Ivi ftettero per lo fpazio di dieci
fettimane , facendo continuamente impetuofi
aflalti, e con trabucchi e con mangani facen-
do grande affedio alla Citta di Ferrara . Oltre
di quefto aveano molti navili in P6, co' qua-
Ii faceano gran danno alla Citta . E rubarono
tHtto il Conrado, e abbrngiarouo il Borgo di
L I S T O R E. 75*
A | San Lionardo. I predetti Signori di Ferrara_*
Marchefe Rinaldo e Obizzo vedendofi ingan-
nati e falliti di tutte le promeffe fitte Ioro
pel Legato , fi mifero a difenderfi , e richiefe-
ro tutti i loro amici, cioe i Vifconti Signort
di Milano, Meffer Maftino dalla Scala Signo-
re di Verona , i Fiorentini , gli Aretini , e i
Mantovani. I quali tutti mandarono foccorfo
di buona gente d'armi a' predetti Marchefi a
Ferrara. Mentre che quefta gente d'arme fi
raunava , il campo della Chiefa , ch* «ra nel
Borgo di fotto , e nel Polefine di Santo An-
tonio , fperava di di id di di avere la Citta
di Ferrara per forza , o per patti . Ma Dio
onnipotente difpofe la Gofa per altro modo ,
B acciocche la fuddetta Citta non veniffe a efle-
re predata da i foldati , non tanto pe' meriti
de* Ferrarefi, quanto per la fua ineftimabile^
divina Mifericordia .
Onde avvenne , che adi 14. di Aprile del
predetto Anno, pofciache tutca la gente d'ar-
me raandata da i predetti Signori e Citta , fu
giunta a Ferrara, incontanente il magnifico e
valorofo Marchefe Rinaldo diede 1'ordine di
ufcir fuori a combattere co' ncmici . E fecon-
do 1'ordine dato ufci fuori detla Porta con la
gente a lui deputata nell* oia del Vefpro.
Rotto il palancato , e paffata la foffa ardita-
mente e valorofamente affali il campo de* ne-
mici, ch* era nel Borgo di fotto. lvi fu dura
e afpra battaglia. Ma il Sole percotendo neU
le faccie de' nemici, diede gran cagione d'ef-
fere fconfitti . Per fimil modo per la Porta di
San Pietro ufci il cen la gente a lui
deputata, e valorofamente aflali il campo de*
nemici , ch' era ful Polefine di Santo Anto-
nio. Ivi fu forte battaglia, ma pure i nemici
ftirono fconfitti. E fu prefo Meffer Duce pre-
detto , e il Conte d*Armignacco. Per fimil
modo Drago de' Coftabili da Ferrara , Capi-
tano di tutti i navili del Marchefe , ufci pel
P6 con tutto il navilio armara contrai nemici
con tanto ardire e valore , ch'effi furono fcon-
fitti, e prefe le navi loro, e la maggior parte
de' medefimi fi annegarono ndl* acqua del
D P6. U Magnifico Signore Marchefe Obizzo
rimafe in Ferrara alla guardia della Terra, e
a provvedere le cofe opportune, le quali fo-
no varie e diverfe in fimili cafi . Per tal mo-
do, ficcome a Dio piacque , tutto Tefercito
del Legaro fu fconfitto per terra e per acqua
con grande uccifione . E furono i campi loro
prefi con incredibile vettovaglia, e cob molte
ricchezze. E tutta la gente del Legato fa
prefa e morta. Allora Meffere 1'Avogadro da
Trivigi fece Cavaliere il Marchefe Rinaldo.
Pofcia il Marchefe Rinaldo fece Cavaliere il
Marchefe Obizzo fuo fratello , il Marchefe_
Bertoldo , Meffere di Guramonte , e Meffer
Niccolo da Tavola . Pofcia con grandiffima_
fefta e con gran rrionfo ritornarono dentro da
Ferrara . E tra gli altri prigioni furono con-
fegnati Meffere il Conte di Armignacco con_
molti fuoi Baroni e Cavalieri , i quali paga-
rono grandiffima raoltitudine di moneta ,
il Camerlengo del Legato , pel quale fu la-
fciato il Marchefe Niccolo , e Tebaldo de
Coftabili, e Meffer Jacopo degli Adighien, e
tutti gli altri , i quali erano in pngione col
detto Marchefe Niccolo. Nora, che in quel-
la battaglia furono prefi Meffer Malatefta , e_
Meffer Galeotto de' Malatefti di Rimino, Mef-
fer Rizzardo de' Manfredi di Faenza , Meffere
Oftafio da Polcnta da Ravenna , e Francefco
degU
ninitizRd hv
B
t I B
deeUOrdelaffi da Forli. A i quali i magnifici A
Signori Marchefi di Ferrara Rinaldo .e Obiz-
20 fecero grande onore nella Citta di f erra-
ra. E pofcia contentati i foldati , che furono
roandati da diverfi luoghi , ritornarono a cala
eallemagioni loro. Tra gli altri furono prefi
Pietro Cavazza e Leo fuo fratello , e Jacopo
de' Gontardi, e Troniffb de'Coflabili , 1 qua-
]i furono ftrafcinati per Ferrara infino al Bor-
go di fotto , e ivi furono appiccati , come_,
traditori . Per fimil modo fu ftrafcinato Mai-
nardo de' Galafafi fino al detto luogo . E fu-
gli tagliato il capo. Pofcia il Popolo di Fer-
rara ando apprefTo Argenta, e tagliarono l ar-
gine del Po in molii luoghi, acciocche per lt
crefcimonia di P6 profondaffe la Terra di Ar-
genta . Nota , ehe adi 18. di Giugno la gente
de' magnifici Signori predetti fconfiffe la gen-
te dcl Legato, ch' era in Argenta, nella qual
battaglia morirono circa 260. uomini Argen-
tefi, che tutti furono pofti in una nave, nella
quale pofero un' uomo fenza remo , e la la-
fciarono andare per P6 a feconda verfo Ar-
genta , acciocche portaffe la novella della_
detia battaglia . La qual nave pervenuta ad
Argenta , eccito un grandiffimo pianto e flri-
dore per tutta la Terra. Ancora e da notare,
che in quell' Anno medefimo del mefe di Set-
tembre Meffer Francefco degli Ordelaffi da_
Forli col favore de* magnifici Signori Mar
chefi predetti entro nella Citta di Forli , e_
coll' ajuto de' detti ricupero la Signoria di
effa Citta. Per imil modo Meffer Malatefta ,
e Mefler Galeotto col fuddetto ajuto ricupe
rarono la Signoria di Rimini. Per fimil modo
del mefe di Otcobre Meflere Oftafio da Po-
lenta con 1'ajuto e col configlio de' predetti
Marchefi ricupero Cervia , Ravenna, e Berci
noro Caftello .
C A P. XIX.
Come i magritfici Signori di Ferrara ebbero
Argenta . E come fu cacciato da Bo-
logna Mcflere Beltramo dal
Poggetto Cardinale,
e Legato .
INquel rnedefimo Anno MCCCXXXIII. del
mele di Novembre i predetti Signori di
Ferrara mandarono grandiffimo efercito per
terra , < il navilio per acqua col Popolo di
Ferrar* a campo alla Ttrra di Argenta. E
mandarono molti radi di legname pel P6 ,
per buttare giu il Ponte di Argenta . Veden-
do il Marchete Rinaldo, che quello non gio-
vava fece tagliare grandilfima moltitudine di
Salci fu per la riva del 16, e tutti frceli git-
tarea un' ora nel P6. I quali alben perven-
nero al Ponte, e lo ruppero per forza . Onde
i Ferrarefi ebbero i mulini e le navi di que'
di Argenta . Allora Niccolo de' Maccaruffi Ca
.pitano di quell' efercito de' Marchefi predetti
condufle tutto 1'efercito di fotto di Argenta,
e fece fare una Baftia , facendo continue fca-
ramucce con que' di Argenta. Per fimil mo-
do il navilio de' Marchefi avendo libero tran-
fuo pel Ponte, ch' era rotto e disfatto, facea
grandiffimo danno a que' di Argenta. Cosi
ltette quello affedio fino a di 20. del mefe di
Gennajo dell' Anno feguente MCCCXXXIV.
Allora Niccolo de' Maccaruffi fapendo per cer-
ta novella dell' avvenimento della gente del
Legato , non fentendofi poflentc dt refillere a
D
R O 7 jg
tanta forza, abbaadono il campo, e con tutta
la fua gente ritorno a Confandolo . Onde il
Popolo di Argenta cio vedendo, ufci fuori, e
rubo il detto campo di molta vettovaglia, c_
di mangani , e di molte altre cofe , e tutto
portarono ad Argenta. II Marchefe Rinaldo
cio udendo n'ebbe gran dolore , e volentieri
vi farebbe andato in perfona; ma per cagione
che il Marchefe Obizzo era a Verona , egli
non fi voleva partire da Ferrara. Onde in-
contanente mando al detto Niccol6 fuo Capi.
tano gran fuffidio di gente, e coraandogli che
fubito dovefle ritornare al luogo , dove ftava
a campo , promettendo che in pochi giorni
egli vi anderebbe perfonalmente . Allora il
detto Capitano con tutto il fuo efercito torno
al primo campo di fotto di Argenta, d'onde_
s'era levato . II Marchefe Obizzo , ch' era a
Verona, udita la novella del fuo campo, fu-
bito fi parti di Verona , e venne a Ferrara_ .
Allora incontanente il Marchefe Rinaldo ca.
valco al fuddetto campo , il quale rinforzato
di buone foffe e di fleccati, facea grandiffima
guerra ad Argenta, con animo coflante e fer-
mo di non partirfi da campo , fe prima noru.
avea quella Terra; tanto che que' di Argenta
vedendo mancare la vettovaglia, e fapendo la
coftanza del detto Marchefe Rinaldo, doman-
darono patti al detto Marchefe , con queflo
che poteffero mandare un Meflo al Legito a
dimandare foccorfo. E fe il Legato non lo
mandava fino a un certo di, eglino darebboo-
gli la Terra . Di quefti patti diedero al detto
Marchefe buoni oftaggi • Allora di licenza del
medefimo gli Argentefi mandarono un Meflo
a Bologna al Legato, fignificandoli le neceffi-
ta loro. Onde il Legato di fubito mando loro
gran foccorfo di cavallo e da piedi. Allora il
Marchefe Rinaldo fapendo di quel foccorfo ,
di fubito mando tutto il fuo navilio al paffo
del Mergime con molti balleftrieri , per tal
modo , che la gente del Legato non poteaw
andare ad Argenta . S»pra quefto ancora_,
avvenne , che il P6 crebbe molto , ficche la
gente del L»gato non potendo andare ad Ar-
genta, e temendo , che fe il P6 foffe tagliato
di fopra , egli farebbono in grandiffimo peri-
colo di annegarfi , ritornarono indietro a Bo-
logna. lntendendo que' di Argenta , che il
foccorfo era tornato a Bologna, renderono la
Terra al Marchefe Rinaldo , falvo 1'avere e le
perfone. Cosi egli ebbe Argenta, e perdonoa
ciafcuno, falvo che a coloro, che foffero ftati
ribelli de' Marchefi , e banditi da Ferrara^.
Con quefti patti tutta la gente armata del
Marchele Rinaldo, ed egli difarmato andaro-
no davanti la Porta di Argenta , e lafciarono
liberamente ufcire tutti que', che vollero par-
tirfi con tutti gli arnefi loro ; falvo che uru
Frate Jacopino converfo del Monaftero di San-
ta Catrarina da Ferrara , nimico , e nbelle-
de'Signori Marchefi , il quale fu prefo , itra-
fcinato , e appiccato , e poi arfo . Pofcia ll
Marchefe Rinaldo adi 8. d. M.irzo dell AiWfl
predetto pacificamente entro in Argenta . Ri-
dotta la Terra a buono (lato, e lafciatavi gen-
te con buona guardia, ritorno egli a Ffi rrarl
con gran felta . 11 Lcgato di Bologna vedendo
fconfitta la fua gente a Ferrara, e perdutaAr-
genta , prefe di nuovo animo di far guerra a
Fcrr3.r^ •
Pertaiito egli dell'anno predetto MCCC-
XXXIV. mando gran gente d'armi da cwttf
lo, e da piedi ful Contado di Ferrara.
gnt-
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B
7 5? D E L E* O L
anifico Sigiiore Obizzo cio vedcndo ; incomin- A
cio un trattato con certi nobili Cittadini di
Bologna in quefta fortna . I SignoriMarchefi
niandarono la loro gente da cavallo e da pie'
ful Contado di Bologna dal lato di Cento e
dellaPieve. La qual gente fece grandiflimo
danno di uccidere uotnini , di abbrugiare , e_
di rubare , perocche ftavano come ficuri da_
qoel lato, non temendo di alcuno infulto.Al-
lora que* Nobili di Bologna , i quali mena-
vano il trattato col Marchefe predetto, anda-
rono al Legato ch'era in Bologna , gridando
ad alta voce, e dicendo: Signor noflro ,datect
foccorfi, altramente il noflro Contado fara tutto
arfo, brtttiato, e tubato . U Legato rifpofs_ :
Che volete cht io faccia ? che quafi tutta la no-
ftrS gente e in ofte ful Contado di Ferrara, fal-
vo thepochi folditi, i 'quali fono rimafii alla^.
jruardia detta terra . Allora que' nobili Citta-
dini di Bologna diflero al Legato : Signor no-
flro , qui non abbifogna gente per alcuna guar-
dia ; percioccbe noi non abbiamo paura di alcuno.
Pertanto vi preghiamo , che mandiate quefla gen-
te a difendere il noflro Contado . II Legato cio
udendo, e non avvedendofi del trattato , man
db tutto il rimanente della fua gehte , ch'era
a |la guardia di Bologna, fuori per difenderne
II Contado.Come queiia gentefn fuori diBo
loena,fubito furono ferrate le porte. AUora_.
Mefler Brandelifo Gozzadini da Bologna con
tutti gli altri confentevoli a quel trattato in-
cominciarono a gridare: Popolo, Popolo. Muo-
iano i tradttori . Per la qual voce tutto ll Po-
polo corfe all' armi , e feguit6 que' Nobih
principali al trattato fino al Caftello , dove_
facea refidenza il Legato : il quale era appref-
fo le mura della Cittk . Ivi con gran voce_
eridarono: Muoja tl Legato , tiranno tmquo, e
xruiele. E pofero fofte , e l'afledio tntorno i a
quel Caftello. E mandarono un meflo a 1 Si
cnori Marchefi domandando foccorfo . I quali
fncontanente mandarono per loro fuflidiomol
titudine di gente a cayallo . E pofcia manda
rono tutto il Popolo di Ferrara alla Baftta del
Leeato, la quale prefa per forza , tutca la ru-
barono, e guaftaronla . Ultimameote il Lega
to vedendofi affediato , domando di grazia a
Boloenefi di poterfi partire falvo.e ficurotfel
la peffona co' fuoi arnefi , e di *nd*re verfo
Firenze. La qual grazia gli fu f«ta . Et egli
f, parn da Bologna a di *7- * Marzo, e an-
d6 a Firenze. E la Citta di Bologna nmafe-
al reggimento del Popolo.
C A P. XX.
Come Meffere Azzo Vifionte Signore di Milano
ebbe la Citta di Cremona. Delld morte
di Papa Giovanui XXII. , <
di altre novelle .
1N quel medefimo anno MCCCXXXIV. del ;
mefe dt Apriie il Magnifico Stgnore di.
Ferrara Marchefe Obizzo fi partt da Ferrara_
con grande moltitudine dicavaliert e di pedo-
ni , e ando verfo la Citta di Cremooa in fuj-
fidio di Meflere Azzo Vifconte Signore di
Milano, il quale era con grande efercuo in_
ofte intorno alla detta Citta. Nel quale efer-
cito era eziandio xMefler M*itino dalla Scala_
Signore di Verona , e Mefler Filippino da_
Gonzaga Signore di Mantova . E ftettero tn-
torno a Cremona circa un mefe , guaftandpne
il Contado, e facendo grandiflima guerra alla
Tom. XXiy.
I S T O R E. 7°*°
Citta. I Cremonefi yedendp dt non potere^
refiftere a tanta foraa, fecero tregua in quefta
brma, che fe infra il termine di due mefi e
mezzo non aveflero foccorfo di altre genti ,
darebbonglt la Cttta , e drcto diedero a lui •
buoni oftaggi. Per la qual cagione adi a. di
Maggio fl levarono d'attorno a Cremona , e_>
andarono a Cafalmaggiore . U di feguente_
'tutti i predetti Signori con tutto il loro efer-
eito paflarono il P6 , e andarono nel Contado
di ReggiO, dove ftettero mohi di, facendovi
grandiflimo danno . Pofcia andarono nel Con-
tado di Modena al luogo detto il Ponte di
Acqualunga fopra Secchia , & ivi fermarono
il campo. E non potendo paflare Seccbia per
1'acqua , che era molto crefciuta , correvano
pel Contado, uccidendo uomini e femmine_,
rubando , e bruciando cafe ,- e tutto ci6 chc
trovavano. Ancora di nuovo tornarono attor-
no a Reggio, facendo con fuoca e con ferro
grandiflimo dmno . Pofcia deliberarono di an-
dare verfo la Citta di Parma; e vi farebbono
andati , fe non fofle ftato , che nelf efercito
levofli di fubito un grandifftmo romore per
cagione di un tradiniento , ch*era nel detto
Ifercito. Imperciocche i Tedelchi , clt*erano
nel campo , aveano trattato co' Rofli di Par-
ma di tradire tutti i detti Signori » ch' erano
nel detto efercito, e darli per danari a i det-
ti Rofli. Mt come piacque a Dio, rivelato
quel tradimento, eglino fi partirono dal Con-
tado di Reggio , e andarono a Brefcello . Pot
cadauno di loro ando alle proprie Signoric_.
lvla i Tedefchi, che aveano ordinato quel tra-
dimento, andarono a Parma al foldo de'Rofli.
Pofcia Mefferc Azzo Vifconte effendo giunto
aMilano, feppe tener tal modo con glt oftag-
gi de' Cremonefi , ch' erano appreflo dt lui ,
che non afpettarono il terrfli^ch' era ne pat-
ti , onde egli pacificamente di volonta dt tut-
to'ilPopolo entro in Cremona a di 15. di Lu-
elio . E da tutto il Popolo fu eletto e chta-
mato Signore di Cremona e del Contado. Ift
quell'Anno del mefe di Octobre fu un gran_
fuoco appreffo al Vefcpvado di Ferrara, tanto
che arfero tutte le ftazioni , ch' erano vicine
al detto Vefcovado. in queU'Anno e mele-.
effendo 1'efercito di MeiVer Maftno intorno tl
Caftello di Colorno net Contado di Pf™ 3 -..
con tutta la fua poflanza ufcirono 1
gnori di Parma per leyare Pofte di Mefler
Maftino da campo dal detto Caftello. Ma_
poco valfe loro , perciocche que , ch erano
dentro del Caftello, lo djcdero al detto Mef-
<er Maftino , e i Parmigiani ntortiarono *
Parma. m quel medeftrao Anno del mefe di
Ottobre pafso per Ferrara il figliuolo del Re
di Majonca , per nome Liofante, per andare
alla fua patr.a, al quale pe* dettt S.gnort Mar-
chefi fu fattogrande onore , e per tntto .
Contado dt Ferrara furongl. fatte le fpefe dai
detti Marchefi . ln quell'Anno del mefed.No-
vembre nella notte di Santo Andrea fu grao-
diffimo fuoco ful Polefine di Santo Antonio
di Ferrara , il qual fece grandiflimo danno.
Nota , che nel mefe di Dicembre mort a Vt-
aoone Papa Giovanni XXII., e fu fepell.to a
Vignane , pofciacche feduto era nel Papato
circa anni dicianove. Al . quale ; f«ccedeae Be.
nedetto XII. , tl quale fii dcll' Ordtne di Ct-
ftello.
Ddd
CAP,
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7*
B
C A P. XXI.
Come il Marcbefe Obizzo tbbt la Signoria
dt Modena . Della morte dtl MarJjefe
Rinaldo. Come Mefer Maflino
dalla Scala ebbe la Signoria
di Parma .
NEir Anno MCCCXXXV. del mefe di
Giugno il Magnifico Stgnor Marchefe_
Rinaldo , e il Magnifico Signore Niccolb fuo
fratello fi partirono da Ferrara con grandifli
ido efercito da cavallo e da piedi, e andaro-
no verfo Modena . Dove prima fcorrendo pel
Contado fecero danno grandiffimo. Pofcia_
per piu aflediare la detta Citta , fi fortificaro-
no di verfo Reggio, e alla Porta di San Laz-
zero verfo Bologna ; e dalia parte del Finale
fecero una fprtilfima Biftia , e tra la detta_
Baftia e la Citta di Modena fecero fpianare-
ogni cofa. E gia erano fpianate tutte le fof
fe, e fpelleflate combattevano infieme . Quan
do il Marchefe Rinaldo forfe per foverchia_
fatica cadde ammalito. La qual malattia tan-
to crebbe, che fu portato a Ferrara. Nondt
meno rimale il Marchefe Niccolo fuo fratel
Jo , e con la Baftia molto ben foraita , ben-
che pel forte inverno, che fopravenne, non_
potendo ftare a campo il Marchefe Niccolo
ritorno a vernare a Ferrara col fuo efercito ,
lafciando la fua Baftia molto ben fornita di
gente e di vettovaglia. Pofcia come a Dio
piacque , l'Anno feguente a di ultimo di Di-
cembre il Magnifico e Illuftre Signore di Fer
rara Marchefe Rinaldo dopo lunga infermita
mori . II corpo fuo fu (epellito al luogo de'
Frati Minori con grandiflimo onore , e coa_
grandiflimo pianto e dolore di tutto il Popolo
di Ferrara . In quel medefimo Anno cioe nel
MCCCXXXVI. del mefe di Aprile ritorno il
Marchefe Nccolb prcdetto col fuo efercito
intorno a Modena. Onde i Modenefi vedendo
guaftare il loro Contado , e non potendo
Mefler Manfredo de' Pii refiftere alle forze_
de' Marchefi Obi?zo e Niccolo , fratelli , e_
tememio ancora MefTer Manfredo, che il Po
polo di Modena non correfle all" arme contra
Jui, fi accordarono infieme di dare liberamen-
te la Citta di Modena al Marchefe Obizzo.
Cdsi mandarono Ambafciadori a Ferrara ad
cfflnre la detta Citta di Modena al fuddetto
Marchefe. Onde egli accettata la detta ofTcr-
ta , a di 1 1 di Maggio fi parti da Ferrara_
con molto onorevole compaguia di Cavalieri,
e lafcio il Marchele Niccolo fuo fratello alla
guardia di Ferrara, ed egli ando verfb Mode
iia. La prima lera arrivo a Galiera nel Con-
tado di Bologna , dove Jicopo de' Cacciane
rnici il ncevctte con tutta la lua compagnia_
in fua cafa a tutte fue fpefe. Polcia il di fe-
gueme ando a definare a San Gio^anni in_
Perficeto e ando ad albergo a Nonantola_..
Pofcia il di feguente entio nella Citta di Mo-
dena con tutta la lua compagnia, e con alcu-
m Bolognefi, con grandiflimo onore e trionfo.
E MelTer Manfrcdo oe' Pii gli andb incontro
con le fue bandiere , fa,cendogli grande onore
e ftfta , gridando : Viva , viva ti noftro S.gnor
Mirchefe Obizzi , g.r.ercle Stgnorr di Modena .
E cosi elefTe e coiiitui il detto Marchefe ge-
nerale Signore di Modena e del Contado . Al-
lora il Mirchefe Obizzo fece Podefta di Mo-
dena Mefler Niccolo dalla Tavola da Fcrrara
B
D
Cavahere del detto Marchefe. Mentre che^
il^ Marchefe Rinaldo predetto ordinava la Ba-
ftia e 1'ofte fuddetta intorno a Modena fic^
come fi e detto di fopra, a di 15. di GiuenJ
nella fefta del Corpo di Crifto i Parmiciani
congregarono un Configlio in Parma , nel
quale furono circa 2900. uomini; e in quello
eleffero Signore di Parma Meffer Maftino , e
Meflere Alberto dalla Scala Signori di Vero-
na. In quel Cofiglio fecero un Sindaco e Proc-
curatore, e mandaronlo a i detti Signori dal-
la Scala con piena balia e autorita di offerir
loro la Signoria di Parma e del Contado. I
quali Signori lietamente accettarono la detta
offerta. A di 11. del detto mefe di Giugno
Meffere Alberto fi parti da Verona con gran-
diffima quantita di cavalieri e di pedoni , e_
con grandiflimo trionfo entro in Parma, dove
in pubbhco Configlio fu eletto , e coftiiuito
generale Signore della Citta di Parma e del
Contado. il feguente di fecero Podefta di
Parma Meffer Gottifredo da Seffo di Reggio.
Dopo quefte cofe del mefe di Ottobre feguen-
te Mefler Maftino dalla Scala andb alla Citta
di Parma , dove fu ricevuto con grandifTimo
onore e trionfo. NelP Anno MCCCXXXV.
a di 21. di Gennajo il Marchefe Niccolb fra-
tello del Marchefe Obizzo predetto menb a
Ferrara per fua mogliere Madonna Beatrice_
figliuola di Meffer Guido da Gonzaga , dove
furono grandiflime fefte. Ancora e da fapere,
che nel feguente Anno a di 17. di Gennajo
crebbe tanto il Pb , che ruppe 1'argine in_
molti luoghi. Allora fu tanto freddo, che il
Pb gelb per tal mpdo , che la gente paffava-,
fopra il ghiaccio. Nota , che in quelPAnno
MCCCXXXVI. a di 5. di Settembre nacque
il Marchefe Rinaldo figliuolo del Marchefe_
Niccolb predetto , e di Madonna Beatrice da
Gonzaga fuddetta.
C A P. XXII.
Come Meffir Maflino dalla Scala ptrdettt P*
dova , Brefcia , e Parma . E di moltc altre
novelk di Tofcana, e di Lombardia.
1N prima e da fapere , che 1'Anno predetto
MCCCXXXVl.a di 6. di Settembre Mef-
fer Martino , e Meffere Alberto dalla Scala_
da Verona fi difpolero di fare Sale nel Conta-
do di Padova . Per la qual cagione nacque_
grandilTima difcordia e guerra tra il Comune
di Venezia e i predetti Signori dalla Scala .
E avvenne , che il di predetto i Signori dalia
Scala ebbero il Caftello di Meftre per tradi-
mento , dove molti foldati de' Veneziani fu-
ronomorti. Onde per quefto ancora piucreb-
be 1'odio e la guerra . E perb i Veneziani n-
chiefero i Fiorentini a far guerra a i Signon
dalla Scala; a i quali volentieri acconfentiro-
nu i Fiorentini , perciocche Meffer Maftmo fa-
voriva i Lucchefi e i Pifani contra i Fiorenti-
ni . E per quefta cagione fu incomincuta la^.
guerra grand iffima tra il Comune di Vmegia
e quello di Firenze dall' una parte , e Meiler
Maftino e Meffere Alberto dalla Scala Signo-
ri di Verona dall' altra . H magnifico Signor
di Fcrrara Marchefe Obizzo , effendo amico di
ambedue le parti , fece convocare Meffer Gui*
do da Gonzaga di Mantova , Meffer Giovan-
ni de' Pepoli da Bologna , Meffer Manfred»
de' Pii da Modena , Gianquinco da Parma ,
e molti altri favj Cavalieri , co' quah eM<v
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7*3
molti configli , per trovar modo di far pace
tra il Comune di Vinegia,e i fuddetti Signori
di Verona . Finalmente il Marchefe co' fopra-
detti Cavalieri e Configlieri ando a Venezia;
c molte fiate parlarono infieme col Doge e_
colConfiglio di Venezia trattando paceecon-
cordia. Enon folamente non pote trattare pa-
ce e concordia , ma i Veneziani pregarono il
Marchefe Obizzo che doveffe eflere infieme-
con loro contra que'della Scala. A i quali rif-
pofe , che per alcuni fervigi ricevuti non po-
teva con fuo onore nimicarfi i Signori di Ve-
rona , e ch'egli era e fara fempre amico di
ambedue le parti . AHora i Veneziani differo ,
ch'egli foffe amico di una , e nimico dell' al-
tra parte. E ricordandogli molti benefizi fatti
per loro alla Cafa d'Efte, e fpezialmente con-
tra Salinguerra , tanto diflero, che il Marche-
fe Obizzo acconfenti all'antica amicizia del
Comune di Venezia . Onde i Veneziani fecero
a lui grande onore, e a tutti que'ch'eranocon
lui. Eritornarono aFerrara e alleCitta loro .
E quefto fu del mefe di Gennajo. Pofcia di
Aprile il Marchefe Obizzo fi parti da Ferrara
con nobiliflima compagnia , e ando a Cremo-
na a parlamento con Meflere Azzo Vifconte_.
Signor di Milano. Al qual parlamento ando
eziandio Meffer Maftino dalla Scala , Meffer
Guido di Gonzaga , e molti altri di Lombar
dia. In quel parlamento Mefler Maftino do
mando a Meflere Azzo ajuto iu quella fua__
guerra contra de' VeneZiani e de' Fiorentmi .
Rifpofe Meffere Azzo in quefta forma : Meflir
Maftino , io non bo faputo del principio ddla^
vcftra guerra , e cosi non vcglio faperne del
mezzo , ne del fine . E h cagione , che voi vi
fiete levato in tanta gloria della voftra Stgnorta,
jt i, chevoi non curated'uomo del Mondo . Quan.
do io vi mandava quilche Itttcra , voi h difprc
giavate , e non curavate di aprirla , ne di lcg-
gerla , anzi la gittavate ful litto , e ftavate^
quattro o cinque di , avanti che mi rijpondcfle .
Oltre queflo avete fatta fare una Corona di oro,
fpcrando di iffere fatto Re di Lombardia . E a
quefia parte io vi rifpondo chenon vegtto un cosi
fatto Re . Se gli altri Signori di Lombardta vi
vogliano , io nol sb . Sicche voi potete ar.darvene,
quando vi piace ; ma in me non abbiate alcuna
fperanza . Allora Meffer Maftino , il Marchefe
Obizzo , e Meffer Guido da Gonzaga , e gU
altri , ch'erano andati al detto parlamento , fi
partirono da Crensona , e andarono alle CitM
loro , rimanendo in lega Meffere Azzo Vif-
conte, il Marchefe Obizzo e Mefler Guvdo da
Gonzaga. Pofcia del mefedi Giugno feguente
il Marchefe Niccolb fi parti da Ferrara con_
grande efercito da cavallo e da pie' , con pa-
diglioni e trabacche , e ando a Mantova; do-
ve trovo Meffer Luchino Vifconte da Milano,
il quale era Capitano della Lega. E infieme-
col Marchefe Niccolo, con que' da Gonzaga,
e con grandiffnno efercito cavalcarono ful
Contado di Verona fino alP lfola della Scala .
Ivi ftettero alquanti di ; e pih vi farebbono
ftati , fe non foffe che Mefler Maft.no ulci da
Verona con tutta la fua poffanza per combat-
tere con loro. Ma Meffer Luchino e Mefler
Guido non volendo combdttere, contra il vo-
lere del Marchefe Niccolofi levarono la notte
di campo, e con veloce cammino andarono al
Caftellaro , temendo , che la gente i di Mefler
Maftino li perieguitafle . Pofcia d di feguente
andarono a Mantova , dove npofati alquanti
giorni , cadauno tornoffene alla iua patria.
Tom. XXIV.
DEL POLISTORE.
7*4
B
D
Dopo alquanti di Meller Pietro Roflb dai.
Parma fu fatto Capitano Generale di tutta la
gente de' Veneziani e de' Fiorentini . II quale
con tutto il fuo efercito ando ful Contado di
Verona , rubando e facendo grandiflimo dan-
no con fuoco e con ferro. Poi ando ful Con-
tado di Padova. I Padovani per configlio di
Mefler Marfiglio e di Mefler Ubertino di Car-
rara trattarono di dare Padova a Mefler Pie-
tro fuddetto , acciocche le poffeffioni loro e^
il Contado non foffe guaftato,come era avvc
nuto a quello di Veronae di Vicenza. E or-
dinatamente a di j. di Agofto i predetti fra-
telli da Carrara con volonta del Popolo di
Padova diedero 1'entrata della Citta libera-
mente a Mefler Pietro , il quale entro in Pa-
dova colla fua gente . E prefe Mefler Alberto
della Scala co' fuoi cavalieri e famigli e tutti
furono mandati a Venezia , dove Meflere Al-
berto tenuto fu in iftretto , onorevolmente_.
trattato per molto tempo. Nota , che avanti
che Mefler Pietro aveffe la Citta di Padova ,
egli ando con tutto il fuo efercito in ofte alla
Citta di Trivigi , e pofe il fuo campo in un
Borgo di quella. Eravi Meffer Giberto da_
FoglianoCapitano di Trivigi pe' Signori della
Scala. Dopo alquante fcaramucce fu ordinato
un parlamento tra que'due Capitani nel detto
Borgo di Trivigi , dov'era Tefercito di Meffer
Pietro Rofo. Venuto il di , e Hora ordinata,
ftando que'dueCapitani infieme a parlamento,
Meffer Giberto volle prendere Meffer Pietro ,
ma non pote pel fubito foccorfo , ch' ebbe_
Meffer Pietro . E vi fu una grandiffima batta-
glia tra loro, dove ne morirono affai dall'una
parte e dall' altra , e molti furonne prefi_.
Della qual battaglia la gente di Meffer Mafti-
no ebbe il piii bello , perciocche erano avve-
duti delfinganno. Pofcia in quell' anno a dt
ii. dt Agofto , Mefler Pietro , ordinate le— «
cofe in Padova , fi parti da Padova con tutto
il fuo efercito , e con molti Padovani , e an-
do a campo a Monfelice nel Contado, il qual
Caftello teneva Meffer Maftino dalla Scala_ .
E a quel Caftello furono datemolte battaglie.
Finalmente un di combattendo valorofamente
Meffer Pietro Roflo con la fua gente ll detto
Caftello , egli fu ferito di una lancia lanciata-
gli nel piede. Per la qual ferita mori , e fa
fepellito il fuo corpo a Padova al Luogo de
Frati Minori con grandiffimo onore , e con-
erandiflimo pianto e dolore del fuo efercito .
Nel medefimo mefe di Agofto mori un luo
fratello nomato Mefler Marfiglio Roflo , e t u
fepellito a Padova nella Chiefa de* Frati Mi-
nori in quel luogo ifteffo, dove fu fepellito il
fratello. Mentre che le predette cofe fi face-
vano , Meflere Azzo Vifconte mando grandil-
fima eente a campo a Brefcia , la quale tene-
vano i Signori dalla Scala. Etanto feppe trat-
tare , che a di io. di Ottobre ebbe la detta_
Citta , e incontanente ebbe tutte le Caitella ,
e le Fortezze di Brefciana , falvo che il Ca-
ftello ch-era nella Citta , il quale pofc.a dt
Novembre liberamente fu dato a Meflere Az-
zo . Pofcia i Veneziani difiderofi di avere la_
Citta di Triviei , furono content. , che Meflec
Marfilio e Meifbre Obertino da Carrara avel-
(ero liberamente la Signoria di Padova, dando
eglino ajuto a' Veneziani di conquiftare Tn-
viei . E cosi fu fatto ; onde Trivigi fu con-
quTftato liberamente pe' Venez.ani , e Padova
rimafe a i predetti Signori da Carrara , ben-
che m brLeve tempo mori Meffer Mariilio , e
D d d 4 n -
7*y
L I
rimafe folo Signore Meffere Ubertino. Noca ,
che neir Anno MCCCXXXVII a di 9. di
Luglio Meffer Brandeligi Gozzadim da Bolo-
gna, il quale dopo MeflerTaddeo ds* Peppoli
era il maggiore Cittadino di Bologna, moflo
per invidia , perciocche Meffer Taddeo reg-
geva e governava quella Citta, fi mife a trat-
tare co*parenti, e con gti amici e vicini con-
tra Meffef Taddeo . E nel fuddetto giorno
corfe alla Piazza di Bologna armato con tutti
i fuoi feguaci in grandiflima quantita . E gri-
davano ad alta voce; Viva il Popolo, e muoja-
no i traditori, I Bianchi , i Bentivogli , e gli
amici de' Peppoli cio vedendo , corfero alla
Piazza , combattendo virilmente con la parte
del detto MelTer Brandeligi. In quefto men
tre MefferTaddeo e il Cera de'Peppoli fratel-
li, vedendo Meffer Brandeligi quafi vincitore,
andarono alla Piazza , e parlarono a lui in-
quefto modo: O Mtflir Brandeligi, fratel no-
firo cariffimn, cbc voltte voi farel Voi fiete Si-
gnore di Bobgn t . Uunque comandate , che fare-
te ubbidito . In quefte parole ecco che giungono
alla Piazza Giacomo e Giovanni figliuoli di
Mefler Taddeo armati con tutti i loro arsici ,
per combattere con Mtfler Brandeligi. E non
c dubbio , che la parte de' Peppoli avrebbe
vinta la parte di Meffer Brandeligi . Allora^
Meffer Taddeo diffe a Meffer Brandeligi, che
non teroeffe, e di prefente rimando i figliuoli
a cafa a difarmarfi. Pofcia effo Meffer Tad
deo e il Cera accompagnarono Mefler Brandeligi
fino a ca'a fua , offerendofegli in tutto cio ,
cbe poteano. Etanto fecero, che Meffer Bran
deligi fi dilarmo. In quefto mezzo i Bianchi
e i Bentivogli , che difendevano la parte de'
Peppoli, (1 raunarono infieme con tutti i loro
amici , e col fuoco corfero alla cafa di Mef
fer Brandeligi , il qu.ile vedtndo le fue cafe_
efpotte alla predaeal fuoco, fe ne fuggi fuori
di Bol >gna , per tal modo che non vi torno
rnai piu . E pofcia a di 18. di Agofto il detto
Mefler Taddeo fu eletto e coftituito Signore
di Bologna.
Nota che 1'Anno feguente MCCCXXXVIH.
Mefler Jacopo Principe della Morea venne a
Ferrara , e fposo e tolfe per fua mogtielama-
gnifica Donma Madonna Beatrice figliuola che
fu del magnifico Signore di Fcrrara Marchefe
Rinaldo. E fatte le nozze con grandiffima fe-
fta, il detto Principe fi parti da Ferrara coiu
la fua nob;liffima e belliffima conforte , e con
tutta la fua compagnia, per ritornare alle fue
contride . Avanti che perveniffe alle fue Cit-
ta, la detta nobiliffima M.idonna Beatrice mori
a di 10 di Febbrajo del MCCCXXXIX. In_
quel mele fu una grande battaglia nel Conta-
do di Milano a un luogo detto Partbiago tra
Meffer Lodrifio Vifconte, e Mefler Luchino.
Meffer Lodnfio defiderofo di avere h Signo-
ria di Miiano, fece una grande Compagma di
Ttdelchi, la quale fu chumata h Grande Com-
pagna . Con quella gente ftava nel Contado
di Milano , fperando di avere la Signoria di
Milano . Dalfaltra parte ftava Mefler Lu-
chino Capitano di Meffere Azzo Vifconte , il
quale Meffere Azzo era primo Cugino del
Marchele Obizzo ; e per tanto il Marchefc-
Obizzo avea mandata grandiffima gente daca-
*allo in fuflidio di Meff;re Azzo . Avvenne,
che Mefler Luchirto , e Meffer Lodnfio ordi-
natamente con le genti loro d'arme combatte-
rono infieme . La battaglia fu afpra e forte ,
e affdi ve ne monrono . E furonne prefi dell*
B
A
B
D
R O 7 gg
una e delfaltra parte . Alla fine fu p re fo
Meffer Luchino con molti nobili Cavalieri
ch'erano con lui, ficcbe la gente f U a eratut»
rotta . Finalmente Brandeligi da Marano Ca-
pitano della gente del Marchefe Obizzo con_
tutta la fua gente ordinatamente e vnlorofa-
mente affali 1 nemici con tanto ardire e sfor-
zo, che li pofero infuga, e ricuperarono Mef-
fer Lnchino con tutti i fuoi compagni prefi .
E ricuperarono il campo di Mefler Luchino j
e prefero Meffer Lodrifio con molti fuoi com-
pagni. Con quella viitoria e con grandiffima
fefta ritornarono dentro di Milano. Lodrifio
Vifconte con tutti i fuoi compagni fu carce-
rato nelle forze di Meffere Azzo. Nota , che
in quell' Anno a di 4. di Luglio il Marchefe
Bertoldo meno in Ferrara per fua moglieMi-
dona Catterina figliuola di Meffeie Ricciardo
da Cammino , per la quale fu fatta in Ferrara
grandiflima corte e fefta . Del mefe di Agofto
del MCCCXXXlX. mori il magmfico Signor
di Milano Meffere Azzo Vilconte , e il fuo
corpofu fepellito con grandiffi no onore . Della
qtial morte ne fu affii dolore quafi per tutta^
Lombardia. Dopo la morre del qu»le , di vo-
lere di tutto il Popolo di Milano fu eletto e_
chiamato Signore Meffer Giovanni Vi!contc_
Arcivefcovo di Mihno,il quale era ltato bar-
bano del detto Mcffere Azzo. E non volcndo
abbandonare la dignita Ipintuale per la figno-
ria temporale , ordino e conftitui in fuo luo-
go Signore di Milano e del Contado Meffer
Luchino Vifco-ite fuo fratello. Del quale po-
fcia in proceffo di tempo non fu ben conten-
to , perciocche Meffer Luchino , ficoroe in-
grato , non fi porto bene con lui. In queiran-
no del mefe di Novembre crebbe il fi ime P6
per tal modo , che ruppe 1'argiue tra 0 tiglia
e Melara , e f ce si gran rotta , chs affo id6
tutto il Contado di Figheruolo, e di Rovigo.
In quelfanno vennero tante locufte in Lon-
bardia , che dove andavano , divoravano tut-
te le biade nelle campagne . Nel MCCCXL
del mefe di Maggio Mellir Benedetto da Ve-
ron3 Fodefta di Parma per Meffere Miflino
una notte nel primo fonno levo un rumore_, ,
nel qualc furono morti circa trenta del Popo-
lo di Parma . Per la qual cagione Meffer Gui-
do da Correggio co' figliuoli e col favore del
Popolo roltarono le ftrade e prefero la Porta
di San Michele . A quefto traffe il Popolo gri-
dando Popolo Popolo. E traffe eziandio ta fbre-
fteria e i foldati di Meffer Maftino. Per la-
qual cigione que' foldati co' loro Capitani e
Podefta fe ne fuggirono fuori dellaCitta . Cosi
Parma rimafe liberamente nelle mani del Po-
polo . Di nuovo eleifero Capitano e Podeftk
della Citta fuddetta; e per luflidio e guardia
di quella Meffer Filippino da Gonzaga Si-
gnore di M.tntova ando a Parma con molta_
gente da cavallo e da piedi . Per la qual ca-
gione pofcia Meffer Maftino dalla Scala del
mefe di Giugno ando con tutta la fua P°^ a ""
za a campo a Mantova , dove fece grandiffi-
mo danno di brugiare cafe, di guaftar biade,
di uccidere uomini e femmine. Pofcia ritornd
a Verona con grandiffima preda di uomini e
di beftiame. In quell' Anno del mefe dt Mig-
gio mori la Nobile e Magnifica donna Mi-
donna Giacoma de' Peppoli moglie del Ma-
gmfico Signor di Ferrara Marchefe Obizzo.
E fu fepellira al Luogo de' Frati Minon in-
Ferrara con grandiflimo onore. Del mele m
Occobre fu una grandiflima battaglia W^ 04
ized bvGooQle
7*7
D E L P O L I
Lucca tra* Fiorentini e Prfani r della quale_.
battaglia aflai ne morirono d'amendue le partr.
Finalmente i Fiorentini furono fconfitti , e i
Pifani ebbero la vittoria. Pofcia l'Anno fe-
guente MCCCXLI. i Pifani aflediarono la_
Citta di Lucca coll* ajuto della gente di Mef-
fer Luchino , de* feguaci de t Gonzaga da
Mantova , e di Meffere Ubertino da Carrara_
Signore di Padova. I Fiorentini cib vedendo,
fecero lega co' Perugini e co' Sanefi , co r Bo-
lognefi , e col Marchefe Obizzo , con Mefler
Maftino e con molti di Romagna . E fecero
Capitan Generale Meffere Malatefta Signore_
di Kimini , il quale con tutto l'efercito de'
Fiorentini e della predetta Lega ando per le-
vare il campo de'" Pifani da Lucca , e per for-
nire Lucca di gente e di vettov3glia. Ma era
tanto crefciuto il fiume Sercliio, che non po
terono paffare. E oltre quello tante erano le
Baftie e le altre Fortezze , le quali aveano i
pifani intorno a Lucca ,. che in brieve noru
appariva modo poflibile di fbrnir Lucca. On-
de lafciatdo ftare Lucca aflediata , col fuo
efercito ando moleftando certe Caftella de"Pi-
fani , fenza prenderne alcuno , e fe ne ritorno
aFirenze con tutto il fuo efercito. Nell'Anno
MCCCXLll. del mefe di Febbrajo mori il Se-
reniffimo SignorRoberto Re di Puglia in Na-
poli, il quale non avendo alcun figliuolo, la
fcio fuo erede e fucceffore nel Reame di Pu-
gha Meffere Andreafe fratello del Re di Un
gheria , al quale diede per moglie Madonna
Giovanna fua nipote, la quale fu figliuola di
Meffer Carlo figliuolb del detto Re Roberto
e Duca di Calabria. E un' altra forella di
detta Madonna Giovanna diede per moglie il
Principe di Taranto . Del MCCCXLIf. a di
lf. di Aprile mori Papa Bcnedetto X». , che
fu fepellitoaVignone, pofcia che feduto- avea
nel Papato anni otto. Al quale luccedette_
Papa Clemente VI. , che fu Monaco nero' di
S»n Benedetto , & era Cardinale, quando fu
fetto Papa. Nota, che in quell'Anno predet-
to il Marchefe Francefco figliuolo del Mar-
chefe Bertoldo d'Efte meno in Ferrara per fua
moglie Madonna Catterina , per la quale £u
fatta grandiffima corte e fefta in Ferrara.
C A P. XXIII.
Della grande Compagna del Duce Guarniero ,
E det Duca di Atene , come fu fatto
Signore di Ftrenze , e di
molte altre novelle .
1N prima £ da fapere , che 1'Anno predetto
MCCCXLII.del mefe di Settembre i Fio
rentini per le loro parti e divifiom non po
tendo accordarfi del reggimento della Citta,
eleffero il Duca di Atene per loro Signore , e
di Piftoja, e di Arezzo. H qual Duca andato
a Firenze fu ricevuto con grandiflimo onore .
Mentre che le predette eole fi facevano in^
Tofcana, Mefler Luchino Vifconte Signor di
Milano, Meffer Filippino e Mefler Gu.do da
Gonzaga Signori di Mantova, e Meflere Uber-
tino da Carrara Signore di Padova , e ll Co-
mune di Pifa collegati inficme ordmarono una
grande Compagna , della quale era Capitano
il Conte Guarniero di Alemagna . E voleano
mandare quella Compagna attorno a Bolagna .
E Meffer Francefco degli Ordelaffi Signore di
Forli e di Cefena era Conduttore della detta
Compagna in Romagna ad iftanza di Meffer
SSTORE. 7«*
Lochino Vifconte . Per la qnal cagfone Mef-
fer Giovanni figliaolo- di Meffer Taddeo da*
Pappoli vofendo provvedere allo Stato di Bo-
logna r venne a Ferrara a dimandare configlio
e foccorfo- al Marchefe Obizzo . E per fimil
cagione ando a Verona a parlare a Mefler
Maftino dalla Scala . Mentre che quefto fi
trattava in Ferrara e in Verona , la detta_.
Compagna gia era nel Contado di Rimini ,
dove facea grandiflimo danno di brueiare r di
uccidere, e di rubare. Ritornato a Bologna—
il detto Meffer Giovanni de' Peppoli , e rau-
nata tutta la fua gente , e que' ch' erano in_
lega con lui , a di 9. di Ottobre li parti d«_.
Bologna con grandiflimo efercito da cavallo e
da pie , del quale efercito era Capitano Mef-
fer Giberto da Fogliaoo. E andarono conw
animo di trovare quella Compagna, e di com-
battere con efla . Giunti che fnrono in Faen-
za, ivi dimorarono alquanti di, facendo grarr-
diffimo danno per tutto il Contado di Forli
e di Cefena . Nota , che il Duca di Atent-
predetto Signor di Firenze, il qual' era ir_.
lega co' Bolognefi , e col Marchele Obizzo,
e con Meffer Maftino r mando a' Bolognefi
per loro fuftidio 600. uomini a cavallo. Nota r
che Meffer Giovanni de'Peppoli fece fare un*
fortiffima Baftia appreffo al fiume Amone vi-
cinoaFaenza per ridotto della fua gente. Po-
fcia adi 15. del mefe di Ottobre Meffer Gio-
vannifiparti da Faenza con tutta la fua gen-
te , lafciando la Baftia ben fornita , e andd-
verfo Forli , volendo andare nel Contado di
Rimini, per trovare la detta Compagna, la_.
quale fentendo la venuta di quelle genti, fu-
bito fi levo dal Cbntado di Rimini , e andcr
ne' Borghi di Cefena per piu ficurezza. Allo-
ra Meller Giovanni de* Peppoli torno alla fua
Baftiacontutta la fua gente per cagione, che
Mefler Maftino avea rivocata la fua gente, Ut
quale era con effo lui r benche incontanente_.
a di ri. di Novembre Meffer Maftino mando
a Meffer Giovanni 500. cavalierr a tutto fuo
piacere e volonta. E nota , che Ettore da_
Panico volendo entrare neLla detta Compagna,.
n credendo con quella di entrare in Bologna_,
pafsb per Tofcana. Et effendo in un Caftello
degli Aretini per nome Laterina , fu faputo e
fentito del fuo andare . E fu affediato in quel
Caftello dalla gente del Duca di Atene . E fa
prefo Galeotto fratello del detto Ettore , e_
con lui furono prefi Malerba Tedefco, e Ber-
t0 de' Bacilieri di Bologna , i quali paffavana
pcr Firenze in abito di Frati , per andare alla
fuddetta Compagna. Nel detto mefe di No-
vembre il Duca di Atene Signore di Firenze
mandb Meffer Gerozzo de' Bardi da Firenze_
alla gente de' Fiorentini , ch' erano a campo
al Callello di Laterina, dov* era Meffere Et-
tore affl-diato con certt iuot compagni . II
qtiale Meffer Gerozzo fece rilafciare Meflere
Ettore con tutti i fuoi compagm , con quelto
clte non andaflero nel diftretto di Francelco
degli Ordelaffi. Cib fece il Duca di Atene_.
fittiziamente , e a mal fine. ln quel medefi-
mo mefe Mefler Maftino, Meffer Taddeo de
Peppoli , e Meffer Malatefta da Rimini. venne-
roaFerrara a parlamento col Marchefe Obrz-
zo , dove fu fatta gran corte . Mentre che Ita-
vano a Ferrara, un Terefino figliuolo che fu
di Meffer Guido da Caregnano Cittadmo di
Fano coll' ajuto del Marchefe della Marca 1, e
col favore di certi Cittadini di Fano ribello a
Meffer Malatefta,e tolfe in fe la Signonadi F^no.
1
7* L I
L a qual cofa pervenuta a notizia di Pandolfo
figliuolo di Malatefta , il qual' era Signore^
della Cittk di Pefaro, incontanente fi parti da
Pe(aro, e ando a Fano, ed entro nel Caftello
ch' era appreflb della Marina . E da quel po-
fcia entro nella Citta , e virilmente combatte
con que' Cittadini , ch' eranfi ribellati , de'
quali molti ne furono morti. Pofcia Fandolfo
ritorno al detto Caftello, e di la non fi parti,
finattanto che Meffer Malatefta fuo padre non
gli mndo buon foccorfo di gente. Nota, che
a di 2. di Dicembre Meffer Malatefta di Rt-
rnini,e Meffer Giovanni de' Peppoli vennero
a parlamento col Marchefe Obizzo, e a di <5.
il Duce Guarniero Capitano di quella Com-
pagna tratto pace e concordia co' Signori del-
la Lega . II qual Duce Guarniero ando alla_
Citta di Cervia, e diede buoni oftaggi per fi-
curta dellaLega, i quali condotti a Bologna,
la Lega mando Meffer Malarefta con molta_
pecuma a fare le paghe alla detta Compa-
gna , le quali fornite Meffer Malatefta con_
tutta la fua Compagnia ando a campo a
Fano, e ivi fermofli . II di di Santa Lucia_
a di i di Dicembte il Magnifico Signor
Malatefta ordino le fchiere per combattere la
Citta di Fano. I Cittadini cio vedendo, ne
fperando di potere refiftere a tanta forza_,
mandarono Mefti a Meflcr Mrtatefta , e trat-
t3rono pace conlui, e renderongli liberamen-
te Fano. Nel detto mefe di Dicembre Meffer
Giovanni de' Peppoli , il Marchefe Spineta ,
e M.ffer Giberto da Foghano vennero a Fer-
rara a parlamento col Marchefe Obizzo. Po
fcia andarono a Lignago nel Contado di Ve-
rona, dove trovarono Meffer Maftino dalla_
Scila , e rtati con lui alquanti giorni a par-
lamento, ritonurono a Bologna .
De!l'Anno MCCCXLlil. a di u. di Gen-
najo ll Marchcfe Obizzo per un trattato , che
avea in Parma, mando la fua gente, e quella
di Meffer Maftino, e quella di MefferTaddeo
de' Peppoli nel Contado di Reggio tanto fe-
grttamenre, che eziandio quella gente d'arme
non f»peva , dove e per qual cagione andaffe .
E cavalco quella gente ad iftanza d;l Mar
chefe Obzzo fino apprcffn a Parma , creden
do di avere la Citta . Ma o perche il trattato
foffe fcoperto , o percbc coloro , che aveano
promefio, non poteffcro attendere la promef-
la, tutta quella gente torno alie ftanze loro.
A di 10. di Gennajo Meffer Guidoriccio da_
Fogltano infieme col Duce Guarniero e con_
la Compag ua fi partirono dal Contado di Bo
logna, e andarono in quello di Modena. Ivi
ftetrero circa otto di . Pofcia a di 4. di Feb
brajo pafiarono il fiume Secchia , e andarono
a Correggio Caftello, che tenevano i Signori
da Correggio. Nel Contado del qual Cartello
fecero grandiflimo danno. A di 6. di Ftbbrajo
Meffer MalHno e Mefler Taddeo con fuo fi-
gliuolo Mefler Giovanni de' Peppoli, Meflere
Oftafio da Polenta , e Bertokccio di Bertino-
ro , vennero a Ferrata a parlaraento col Ma
gnifico Signore Marcheie Obizzo. Pofcia a di
9. di Ma.zo ia uetta Compagna fi parti dal
Contado di Re ft gi-> , e ando nel Contado di
Mantova fopra il fiume Po, dove ftette quat-
tro di con grandiffimo danno de* Mantovani .
Pot ntorno la detta Compagna nel Contado
di Reggio , e in quelio di Modena , dando
loro il Marchefe Obizzo abbond.mte vetto
vagha. In q-,,1 t e. ripo ,1 Marchefe Obizzo, e
Melfcr Gtovauji de' Peppoli andaroao aUa_
B
A
B
D
Badia nel Contado di Rovigo , dove vennc_
Meffer Maftino a parlamento , il quale com-
piuto, cadauno tornoflene alla fua Citta . Adi
_j. di Marzo fu fatta Ia tregua rra MefferMa-
ftino, e Meffer Luchino, i Signori di Manto-
va , e gli altri della Lega . A di 28. del detto
mefe di Marzo il Magnifico Signor di Ferrara
mando un Meffo al Duce Guarnieto Capitano
della detta Compagna, comandindogli, che_
pertuttoquel mi-fe egli con tutta la fua cora-
pagnia fi doveffe partire dal Contado di Mo-
dena . E fe cio non faceffe , egli 1'avrebbe per
nemico morcale. Oitre quefto il Marchefe_
Obizzo fece comandare per tutto il fao paefe
di Ferraraedi Modena, che paffato quel me-
fe niuno poteffe mandare , ne mandaffe vetto.
vaglia alla detta Compagna. Allora il Duce_
Guirniero tratto pace col Magnifico Signote
Marchefe Obizzo , e con gli altri fuoi Colle-
gati. A di 10. di Aprile il Duce Guarniero
mando a Ferrara al Marchefe fudderto venti
oftaggi molto fufficienti, tra' quali era il Du-
cc Rinaldo fratello del detto Guarniero , e
un figliuolo di effo Duce Guarniero. Pofcia_
ricevute le fue pagh^ ordinatamente dal Mar-
chffe Obizzo e di' fuoi Collegiti , il Duce
Guarniero il Giovedi Santo coudulTe la detta
Compagnafopra la riva del fiume P6. E fte>
teaFerrara, finche la Compagua fu fuori del
Territorio de' fuddetti Signon . E pofcia egli
col fratello e col figliuolo , e con gli aitri
oftaggi, partito e licenziato da Ferrara, le ne
ando alla fua patria , per tal modo che quella
peftilente Compagna fu intutto disfatta. Adi
3. di Maggio il Marchefe Obizzo , e Meffer
Giovanni de' Peppoli andarono a Lignago nel
Contado di Verona a parlamento con Meffer
Maftino , e compiuto il parlamento, Meffer
Maftino li conduffe a Verona , dove ftce loro
grandiffimo onore e grandiffimi feita. Paffatt
alquanci giorni tornarono alle Citta loro. In
quel mefe Meffer Maftino ando a Montagna-
na, per coufermare la pace tra lui, e Miilere
Ubertino da Carrara Signore di Pado/a, per-
ciocche avanti il dctto Meffere Uoertino era
ftato gran nemico di Mefler Maftino Confer-
mata la pace , cadauno torno alla fua Citta.
A di 27. di Miggio il Mirchefe Ooizzo Q
parti di Ferrara per andare a Modena. In_
quel di ando al Caftello di San Fehce ad al-
bergo. Nel di feguente and6 a Modena, dove
ftette alquanti giorni . E fece riparare raolte
altre Fortezze . Nel detto Anno a di 2. dt
Giugno Meffer Maftino tl parti da Verona, e
ando a un fuo Caitello per nome Pefchiera,
dove trovo un figliuolo naturale di Meller
Luchino V.fconte Signore di Milano per no-
me Meffor Bruzo , che accompagno Meller
Miftmo fino a Milano, il quale dtliderava di
avere pace con Meffer Luchino . E Meiler
Luchino vennegli incontro fino alla Citta 01
Monza . Poi onorevolmente andarono infieme
fino a Milano , dove dal detto Meffer Luchi-
no e da MeiTere 1'Arcivefcovo di Milano iuo
fracello fu onorato Meder Maitino magn.hca-
Pofcia iiito alquanti di ifl Milano,
mente
Meffer Maftino torno a Verona , e meno coa
grandulimo
n Ferrara_
Iui
Meffer Bruzo , al quale fece
onore. A di 21. di Luglio mon i
Meffcr B«noIdo Marchefe d'Efte . II foo cor-
po fu fepell.to al Luogo de'Frati Prcdicacort
con grandiflimo onore di cera , di cavalh co-
perti , e di altri magnifici ornam.cnti .
CAP.
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77i
DEL POLISTORE.
CAP. XXIV.
A
772
Comc il Duea di Atcnc Signorc di Firenzc
fu cacciato da Firenze^ e di moltt
ahrc novcllc.
MEntre che le predette cofe fi faceano
neli* Anno predetto MGCCXLIIL a di
16. di Luglio , fi lev6 rumore nella Citta dt
Firenze per tai modo, che tutto il Popolo e
i Nobiii corfero alle armi , gridando ad alta
yoce : Popoh , Popolo . Muoja U perfido e crude-
U Tiranno 9 il Duca di Atene. II Popolo cosi
armato e animato corfe alla Piazza de' Priori,
perciocchd nel Palazzo loro abitava eflb Duca.
Nella quai Piazza trovo il Duca armato con
cutta la fua gente . Ivi fu combattuto moito
afpramente ; e benche di que' dei Popolo aU
cuni ne £urono feriti e morti , aflai piii fenza
«omparazione furonne morti delle genti del
detto Duca . E di loro non ne farebbe rima-
fto uomo, fe ftato non fofle, che il Duea col
rimanente di fua gente fi ridufle nel detto Pa-
lazzo de' Priori, ii quale h molto forte. Al-
lora il Popolo di Firenze fi mife ad aflediare_
il Palazzo, talmente che niuno potea efcirne.
Aiia fine a di 16. di Agofto i foldati , che^
erano flel detto Palazzo , con certi patti, fal-
ve le perfone loro, tutti ufcirono liberamente.
Nel feguente di di notte alcuni Nobili fecero
levare un rumore eflai lontano dai detto Pa-
lazzo de* Priori . Al qual rumore correndo il
Popoio , i Nobili con abito trasformato traf-
fero dal Paiazzo il Duca , e per vie ftrane ii
mandarono in Romagna, dove onorevolmen
te fu ricevuto da Mefler Taddeo de' Peppoli
Signore 'di Bologna. Pofcia nel detto mefe di
Agofto il Duca venne a Ferrara , e poi ando
a Vinegia. A di 25. del fuddetto mefe Mef-
fere il Conte d'Analdo partitofi da Mantova^
venne ad albergo al Caftello dt Oftiglia del
Signore di Verona , dove Meffere Maftino il
ricevette con grande onore. Avvenne un ma-
ravigliofo accidente. Prima che il detto Con-
te giugnefle ad Oftiglia , Mefler Maftino gli
ando incontro . Venendo amenduni infxeme_ w
unfamiglio del Conte d'Analdo cadde nel fiu-
me P6, e annegofli. Di che il Conte n'ebbe
ran dolore , perciocche gli era carifllmo.
)opoquefto fimilmente cadde incontanente in
6 un famiglio di Mefler Maftino , e anne-
gofli. Ancora il detto ConteAnaldo fimilmen-
te cadde nel P6 , ma il fubito foccorfp libe-
rollo daila morte. Pofcia ii di feguente ii
dettoConte fi parti da Oftigtia, e venne verfo
Francolino, dove il Marchefe Obizzo fece ap-
parecchiare magnificamente la cena e Talber-
go pel detto Conte . Oltre quefto ii Marchefe
gli ando incontro in perfona , credendo di
trovarlo , e di cenare con lui a Francolino.
Ma il Conte giontovi, non vi fece alcuno m-
dugio, e fubito fi parti , e ando verfo Vene-
zia. Nondimeno egli fu molto onorato, e ma-
gnificamente ricevuto con tutta la fua Com-
pagnia . E tutto 1'apparecchiamento che era^
fatto per lui , gii fu mandato infino alle Cor-
bole . E molti Cavalieri e Ufiziali del Mar-
chefe Obizzo accompagnarono il Conte fino
a' confini della Signoria del detto Marchefe.
II Conte con tutta la fua Compagnia ceno e
albergo alle Corbole. Pofcia Taltro di fi par-
ti, e ando verfo Venezia , per andare al Santo
Sepolcro .
B
C
D
E
1 Deir Anno feguente MCCCXLIV. a di x*.
Febbrajo nella Corte Papaie di Vignone in-
pubblico Con^iftoro fu fatta , confermata , e
pubblicata la Paee tra Papa Clemente VI. e t
Cardinali dalfuna parte , e il magnifico Si-
gnore Obizzo dalPaltra pel modo infrafcritto t
cioe. Che ii Marchefe Obizzo della fua pecu-
nia , e di quella de' fuoi fudditi dovefle paga-
re al detto PapaquarantacinquemilaFiorinidt
buono oro,edi giufto pefo . E queftopei tempo
paflato, pel quale ii Marchefe non avea paga-
to il Cenfo al Papa. Pofcia pel tempo avveni-
reil Marchefe dovea pagare ogni Anno al Pa-
pa per cagione della Signoria di Ferrara e del
Contado, dieci mila Fiorini d'oro. Oltra que-
fto che il detto Signor Marchefe dovefle paga-
re ogni anno a Meffere TArcivefcovo di Ra-
venna due miiaFiorini d'oro percagione deila
Signoria di Argenta, la quale teneva eflo Mar-
chefe, e fimiimente la tenne ancora il magnt-
fico e illuftre Signore di Ferrara Marchefe^
Niccolo figliuolo che fu del detto Marchefe—
Obizzo. E Papa Clemente co' fuoi Cardinali
cafso e annuilo tutti i procefli fatti pei Papa
Giovanni XXII. contra ii Marchefe Obizzo .
Similmente cafso ogni proceflb,ii quale avef-
fe fatto il Vefcovo di Ferrara contra il Mar-
chefe fuddetto . Nota , che in queiranno il
primo di di Maggio mori il raagnifico Signo-
re Niccolo d'Efte fratello carnale del detto il-
luftre Signor di Ferrara Marchefe Obizzo. U
fuo corpo fu fepeliito ai Luogo de' Frati Mi-
nori in Ferrara con grandiflimo onore di ca-
valii coperti e di cera e con altri magnifici or-
namenti . 11 quale Niccolo in vita fua fu mol-
to cortefe e liberale , e in fatti d'arme fu for-
tiflimo , ardito e ftrenuo Cavaliere. II di pe-
nultimo di Marzo, Aldrovandino e Azzo fra-
telli,e figliuoii dei magnifico Signor Marche-
fe Rinaldo da Efte furono fatti Cherici pel re-
verendo in Crifto padre Mefler Guido Vefco-
vo di Ferrara. Meflere Aldrovandino fu po-
I fcia fatto Vefcovo della Citta di Adrie, e poi
fu Vefcovo di Modcna , e pofcia Vefcovo di
Ferrara. In quell' anno a di 18. di Giugno
Mefler Maftino dalla Scala , e Mefler Taddeo
de' Peppoli , vennero a Ferrara a parlamento
col Marchefe Obizzo, dove furono molto ma-
gnificamente onorati. A di 17. di Agofto ll
Marchefe Obizso, e Mefler Giacomo figliuolo
di Mefler Taddeo fuddetto , fi partirono da-j
Ferrara , e andarono infieme a Legnago nel
Contado di Verona , dov' era Mefler Maftmo,
il quale con grandiflima fefta e corte ncevette
i predetti Signori . Et ebbero infierae configho
e parlamento , fe volevano dare ajuto a St-
enori da Foglianocontra i Signon da Gonza-
di Mantova , i quali aveano rotta la tre-
gua; e deliberato ii ioro configlio, tornarono
alle Citta loro . A di 22. di Agofto di notte^
Uguccione de' Coftabili , Ugo figliuolo dt
Draso de' Coftabili , con molti della Citta dt
Ferrara , Tacopo Ciavata , e Cechino fuo fra-
tello degli Sbughi , con ventitre compagni a
cavallo, e con molti pedoni, tutti armati an-
darono alla Villa di Macro del Contado dt
Ferrara alla cafa di Galeazzo de' Medici con^
anirao di ucciderlo. II quale eflendo avveduto
di quel trattato , fi provide molto bene Ivi
combatterono infieme . Finalmente furono fcon-
ficti i nemici dei detto Galeazzo , de quali
un o riraafe morto , e tutti gii altri fe ne fug-
airono. Per la quai cofa il Marchefe Obizzo
fece bandire da tutta la luaSignona tuttM que.
t
I
- - -1
775
L
I
che andarono ad affalire il predetto Galeazzo . *
Nota, che in quell' Anno a di i*. di Settem-
bre fo grandiflimo fuoco in Ferrara nellaStra-
da dt San Francefco verfo il Vefcovato , e_
fece tantodanno, che ancora k caie non fono
rifacte. U di feguente, cioe a di i$. il Mar-
chefe Obizzo f* parti da Ferrara , e ando al
fuo Caftello di San Felice , e nel di fuffeguen
te ando aila foa Citta di Modena, dove pofcia
a di 6*. di Ottobrc andarono a parlamento con
lui Meflere Amerigone Conte di Romagna^ ,•
Meflere Oftafio da Polenta Signore di Raven-
na , Meffer Giovanni di Meffer Ricciardo de'
Manfredi da Faenza , Meffer Giovanni di Al-
berghettino da Faenza , il Conte Ciazolo de*
Malatefti, Bartolaccio di Bertinoro , e molti
altri. A' quuli il Magnifico Signor Marchefe^
fece grandiflimo onore , e dopo il parlamento
cadauno tornb alla fua patria .
CAP. XXV.
Come il Marehefe Obizzo ebbe hCitta di Parma.
Come Mfffir Ftlippino da Gonziga , e Mef
fer Lucbino Vifconte trattarono la^
morte del Marxhefi Obizzo . E
molle attre novtlle.
NElPanno predetro MCCCXLIV. effendo
il Marchefe Obizzo a Modena ebbe-
trattato con Meflere Azzo da Correggio di
avere la Citta di Parma . Meffere Azzo ve-
dendo, che Meffer Luchino Signore di Mila-
no, e Mefler Filippino Signore di Mantova
molto trattavano di avere la detta Citta , e
conofcendo la tirannica rapacita de' medefi
roi , e conofcendo la grandifftma benignita del
Marchefe Obizzo , percio tratto con lui di
ciargli Parma , acciocche egli e la Citta di
Parma non perveniffcro alla crudele tirannia
di Meffer Luchino, e di Meffer Filippino, ma
fotto la umana e pacifica Signoria del Mar-
chefe foflero liberamente retti , e governati .
Dato Tordine al trattato, a onore di Dio , e
di Madonna Santa Maria, e di tutta la Corte
ccleftiale, il Marchefe Cbizzo Signore di Fer-
rara e di Modena e di Parma , mando il nobi-
le e ftrenuo Cavaliere Mefler Giberto da Fo-
gliano a di 2$. del mefe di Ottobre a togliere
la poffeffione e la tenuta di Parma a onore e
ftato del detto Signor Marchefe . E col detto
JVIeffer Giberto mando il Marchefe Obizzo
molti fuoi foldati da cavallo e da piedi alla
guardia della detta Citta . In quelP anno del
roefe di Novembre andarono a Mudena a par
lamento col detto Signor Marchefe , Meffer
Maftino dalla Scala, Jacopo fighuolo di Mef
fer Taddeo de* Pepoli , Mefler Giovanni di
Alberghettino da Faenza , Ricciardo dcgli Ali
dogi da Imola co* loro amici e feguaci , Mef
fer Malatefta da Rimini , Meffere Oftafio da
Polenta, e Giovanni Cagnolo da Correggio .
Tutti quefti andarono con buona gente d'ar-
rne in ajuto e fuflidio del Marchefe Obizzo ,
il quale gia avea mandato il Popolo di Ferra-
ra, e quello di Modena alla guardia di Parma.
Alloraa di 6*. di Novembre il Marchefe Obiz
20 mando a Parma Giacopino Rangone da_
Modena , e Galeazzo de' Medici da Ferrara ,
per fornire quella Citta pel detto Marchefe, e
acciocche Meflere Azzo da Correggio , che^
era in Parma , poteffe andare a Modena aidet-
to parlamento. E cosi fece. Pofcia a di 10 di
Novembre ii mugnifico Signore Meffere Obiz-
B
A
R
O
774
B
C
D
E
zo da Efte e diAncona , Signore di Ferrara
di Modena , e di Parma , fi parti da Modena
con grandiffima quantita di Cavalieri e di pe-
doni , e andarono ad albergo a Montecchio
Caftello del Contado di Parma. II di feguente
entro nella fua Citta di Parma a definare con
^randiflimo onore e trionfo , accompagnato
agl* infrafcritti Signori , cioe Meffer Malate-
fta da Rimini , Meiler Oftafio da Polenta e
Meffer Giovanni di Alberghettino , il Marche-
fe Francefco d'Efte nipote del Marchefe Obiz«
zo , Meffere Azzo da Correggio , Giovanni
Cagnolo da Correggio , e Meffer Giberto da«.
Fogliano , con molti altri Cavalieri; eziandio
tutti i Cittadini di Parma grandi e piccoli ,
andarono incontro al loro Signore e con gran-
diflima fefta e gloria il ricevcttcro e onoraron-
lo. In quel medefimo Anno a di 24. di No-
vembre, che cra la Vigilia di Santa Cattcrina,
i Cittadini di Parma U congregarono infieme
nel Palazzo del Comune , nel qual Configlio
fu M, j flere Azzo e fratellt da Correggio, Ca-
ignolo loro nipote , Giberto, e Gianquirico di
Sanvitale , con molti altri Cittadini davanti a
Meffere Alemanno degli Obizzi da Lucca Po«
defta di Parma pel Marchefe Obizzo , e da-
vanti ad Arrigo da Morano da Modena , Vi-
cario del detto Podefta. II quale levato iiu
piedi nel dettoConfigliodcl Popolo domando,
s'eglino erano contenti della Signoria del det-
to Marchefe. Nota, che que^ch^rano nel det-
to Configlio , erano per numero quattromila.
1 quali furono tutti contenti , falvo che cin-
que. Incontanente tutto il Popolo di Parma,
grandi e piccoli, andarono al Palazzo del Ve-
fcovato di Parma , dove dimorava il detto Si-
gnor Marchefe Obizzo. Nella Sala del detto
Palazzo un Giudice Sindaco del Comune di
Parma davanti al Comune fuddetto diede
confermo al Marchefe la Signoria della detra
Citta , e di tutto il iuo Contado , e diedeglt
le chiavi delle Porte della Citta. Allora il
magninco S»gnore Marchefe Obizzo benigna-
mente ringrazio il detto Popolo , e graziofa-
mente accetto la Signoria. II di ieguente ,
giorno di Santa Catterina , fu fatta una grida
per parte del Marchefe fu la Piazza di Parma,
che per tutta la di lui Signoria , cioe dellew
Citta di Ferrara e di Modena fino a Parma e
pel Contadodiquelie, tutti i mercatanti e al-
tre genti poteflero andare libere e ficure con
le perfone e robe. E fe alcuno malfattore ,
omicida , o altri , commetteffe alcun dclitto
nella Signoria del detto Marchefe , e' fuggiffe
nella Signoria di Meffer Luchino , che il det-
to Mefler Luchino foffe tenuto a ogni requi-
fizione del Marchefe di far prendere il mal-
fattore a tutta fua poffanza , e mandarlo al
detto Mirchefe . Similraente quefti era obbli-
gato di fire lo fteffo a Mefler Luchino.
In queir Anno a di 6. di Dicembre il Mar-
chefe Obizzo fi parti daParma con MeffcrMa-
latefta di Rimini , con Meffere Oftafio da Ra-
venna , con Mefler Giovanni di Alberghetu-
no, con Meffer Franceico da Efte, con Mef-
fer Azzo da Correggio , con Meffer Giberto
da Fogliano , con Meflere Aldighiero dallaw
Senaza , con Mefler Polo degli Aldighicn da
Parma, e con molti altri cavalieri e riobiu di
Parma , di Modena , d'ImoIa , di Faenza , ai
Rimim , e di Ferrara , i quali erano andati
con lu i fino a Parma. Eando adalbergo a ua
iCaftello di Parmigiana per nome Montecchio,
J con ifperanza di tornare alle patrie loro ienza
DEL POLISTORE.
alcnno lmpedimento . II di feguente , cioe a_ A
di 7. di Dicenabre il Signor Marchefe con tut-
ta la fuddetta gente fi parti da Mpntecchio, e
andarono verfo Reggio , per andare a Mode-
oa. Qjiando giunfero a Rivalta nel Contado
di Reggio , trovarono ivi Meffer Filippino da
Gonzaga Signore diMantova e di Reggiocon
800. cavalieri , e con grandiffima quantita di
pedoni e di balleftrieri , che avea condotti da
Milaoo . II quale Meffer Filippino avea pro-
meffo - Mefler Luchino di dargli il Marchefe
Obizzo b prefo o morto , acciocche Meffer
Luchino aveffe Parma , Modena , e Fetrara ,
con tutta la Signoria di eflo Marchefe. E per
quella cagione il Vifconte avea data quella_,
gente da cavallo e da piedi , non ticordandofi B
deir aatica amicizia, e de' benefizj ricevuri'
dal Marchefe. E ancora era peggio , perche
moftrando di amarlo fortemente , trattava la
morte e diftnizione del fuddetto Marchefe .
Effendo dunque Mefler Filippino predetto- in
aguato con quella gente in quello di Rivalta,
h gente del Marchefe giunfe alpredetto luogo
a ora di Sefta . AUora la gente di Meffer Fr-
lippino ufctta dallo aguata , affali quei del
Marchefe , gridando ad alta voce : Romaric ,
Romaric . Onde non effendo la gente del Mar-
chefe avveduta del tradimento.ed effendocosi
lubito affalita.tutta fu fconfitta. Meffere Aldi-
ghiero dalla Senaza , e Meffer Raimondo Lu-
po furono i primi , che fuggirono , e furono
cagione di far fuggire gli altri ; falvo che il
Marchefe Obizzo , il quale , perocche non-
volle abbandonare il campo , fu fconfitto .
Cosi ftando egli folo , Meffer Giovanni di Al-
berghettino da Faenza , con raolti delia gente
del Marcbefe , fi riduffero a lui per guardia-
della fua perfona , ne da lui fi partirono , fin-
che non fu egli ficuro. Sopravenne pofcia_
gente degli altri Signori , e quafi per iofza ,
cioe contra il fuo volere, conduffero il Signor
Marchefe a Montecchio . Dove egli trovo
molti de* fuoi , che 1' afpettavano , co' quah
partendofi da Montecchio tornoffene a Parma .
Nella detta fconfitta furono prefi Meffer Gi-
berto da Fogliano, con Lodovico fuo figliuo-
lo , e Bartolino fuo nipete , Meffer Giovanni
de'Malatefti da Rimini, Giovanni da Correg-
tio , Saffuolo da Saffuolo , Galeazzo de' Me-
ici da Ferrara , Sarra de' Coftabili da Ferra-
ra, Marino Maccaruffb da Padova, e Ottavia-
ao de' Maccaruffi , Meffer Rinieri da Reggio
Giudice , e compagno di Meffer Malarelhu. ,
BrandeligidaMarano, Bernardino da Cuvria-
go, Ugolino da Savignano, Drago de* Colta-
bili da Ferrara , Jacopino di Ottaviano da_-
Padova , Cecchino di Superbo, Niccolo dalla
Fratta, Giovanni e Niccolo dalla Tavola di
Ferrara, e molti altri. Tra gli altri fu prefo
il fuddetto Marchefe Francefco nipote del
Marchefe Obizzo . Ma Guglielmo Tedefco
nipote di Ramberg vedendo prefo tl detto
Marchele Francefco, incontanente con buona
compagnia di Tedefchi aflali il caropo de ne-
mici con tanto ardire e sforzo, che liberd per
forza il detto Marchele dalle mani de' netm-
ci , e il conduffe fano e fatvo al Caftello di
Montecchio alla prefenza del SignorMarchefe
Obizzo . Pofcia con lui ando a Parma . Quan-
do Meffer Taddeo de' Peppoli udi la novella
della fconfitta , incontanente mand6 al Mar-
chefe foccorfo di gente d'arme, e mando Gio-
vanni fuo figliuolo al Caftello di Legnago a
parlamento con Mefler Maftino dalla Scala_,
Tom. XXIK-
n 6
nel qual parlamento Meffer Maftino giur6 ,
che a tutta fua poffanza farebbe tal vendetta
di quella fconfitta , che ii Marchefe farebbene
contento. E incontanente mandogli foccorfo
di genti d'arme. Pofcia eflb Marchefe mando
a dire a Francefco degli Ordelaffi , che faceffc
tregua co' fuoi 'nemici , e gli mandaffe foccor-
fo di genti d'arme . II qual Francefco fece-t
incontanente quello, che il Marchefe gli man-
do a dire. AUora il Marchefe Obizzo adi 21.
di Dicembre fi parti da Parma con Meffere—
Oftafio e con gli altri fuoi compagni e amici
e con tutta la fua gente, per venire a Mode-
na . E ando ad albergo al Caftello di Piolo .
11 di feguente ando ad albergo al Caftello dt
Monfuftino ful Contado di Modena , dove
era Belliflimo da Savjgnano , che ricevette il
Marchefe con grandimmo onore con tutta la
fua compagnia . II di della Nativita di Noftro
Signore Gesfi Crifto il Marchefe arriv^aMo-
dena, dove ftette, circa nove di , e allora an-
do a Modena Gioyanni de' Peppoli a parla-
mento con lui . Nota , che il Marchefe Obiz-
zo lafcio in Parma per fuo Vicario il nipote
Marchefe Fra.ncefco , il quale fi porto tanto
bene nel Vicariato, che tutti que' della Citta
di Parma molto 1'amavano, & anco erano
contenti del fuo reggimento.
N« feguente Anno MCCCXLV. a' 4. di
Gennajo il M^chefe Obizzo fi parti da Mo-
dena , e venne a Ferrara , e allora vi venne
Meffer Maftino dalla Scala , Meffer Malatefta
da RimiBi , Meffere Oftafio da Ravenna , Gio-
vanni Peppoli da Bologna, e gli Ambafciatori
de' Pifani a parlamento col Marchefe > nel
qual parlamento gli furono fatte molte pro-
meffe , ma poche furongli offervate . Adi i».
del detto mefe Meffer Luchino mando 600.
cttalieriai.Signori di Mantova contra il Mar^
chefe. I quali ripofati alquanto in Mantova,
fi partirono con Meffer Filippino , e con*
Mettere Ettore da Panico, e con 1000. pedo-
ni e andarono nel Contadodi Verona appref-
fo la Torre della Scala . Pofcia paflarono
Mellara , e Bragantino , Caftelli del Signor
Marchefe Obizzo , e vennero fino al Ponte dt
Lagofcuro apprefib a Ferrara circa tre miglia, •
rubando , e brugiando tutto cio che trovava-
no Pofcia ritornarono a Mantova. Paffatt
alquanti di i predetti Meffer Filippinb , e_
Meffere Ettore con que' cavahen di Mefler
Luchino andarono a Reggio dal detto Meffer
Filippino. Ivi ftettero alquanti di con grao-
farae e finiftro, afpettando di avere cofa, che
venne loro iallita. Onde partironfi da Reg-
eio, e andarono in Tofcana con grande efer-
tiro da cavallo e da pie , e con animo e in-
tenzione di avere Piftoja. Ma il penfier loro
ando fallito. In quel terono venne un Legato
del Papa in Lombardia, moftrando di trattar
pace tra' Signori di Lombardia . E ordind
molti parlaraenti co'predetti Signon ora cott
uno, ora con i'altro. E da ciafcuno toglieva
oer diverfi modi certa quanuta di pecunia...
E quando ebbe tolta tutta quella che potc ,
con buon modo fi parti di Lombardia. A di
< di Marzo mori in Parma ll Nobile Gian-
quirico da Sanvitale , e con grande onore fa
Lellito al Luogo de' Frati Minon. A di 16.
del detto mefe la gente del Marchefe Obizzo
dacavallo e da pie, la quale 1 era in Parma, fi
parti, e andb nel Contado di Reggio , dove
era altra gente d'arme del detto Signore.che
eravenuta da Modena. Tutta rauoata infieme
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ando il Caftello di San Polo del Contado dt
Reggto,e combaheronlo . Pofcia andaronoalle
Quattrocaftella, e 1'ebbero incontanente . Indi
andarono a Covriago del Contado di Parma ,
il quale non ubbidiva al Marchefe , e Pebbe-
ro. Pofcia andaronoaEformigine del Contado
di Modena , e vi ftettera alquanti di per or-
dinare alcuni fatti loro. Pofcia cavalcarono
nel Contado di Reggio . A di *j. di Marzo
mori in Padova Meffere Ubertino da Carrara
Signore di Padova , e fu fepellito con gran-
diffimo onore, ficcome conveniva a tanto Si-
gnore . A di 47. del detto mefe fu eletto c-,
confermato Signore di Padova Meffer Marfi-
lietto da Carrara di volonta, e confentimento
di tutto il Popolo di Padova , benche poco
ftette riella detta Signdria, perciocche nel fe-
giiente mefe di Aprile adi 9. Giacomo e Gia-
comino fratelli e figliuoli che furono di Mef-
fer Ni*ol6 da Carrara da Padova , uccifero
il detto Marfilietto per 1'infrafcritto modo.
Ebbero efli trattato con quattro famigli Ca-
merlenghi del fuddetto Meffer Marfilietto ; i
nom» de' quali furono Zambuono , Longino ,
Pietro da Curtarola , e E dato l'or-
dine i predetti due fratelli andarono una fera
co' loro famigli armati alla camera di effo Si-
gnore di Padova, e di volonta e confentjmen-
to de' detti Camerlenghi entrarono in clmcra
con le fpade nude, e trovaroao Marfilietto al
Iuogo comune , e ivi 1'uccifero . Pofcia incon-
tanente mandarono pel Podefta di Padova , il
quale andatodaloro, effi gli moftrarono Mef-
fer Marfilietto morto , dicendo : MeJJir Mar-
filietto e morto , e voi il vedete , Noi vogliamo
ejfire Signori di Padova, e vogliamo cbe voi ne
fiate Podefla . E cosi come voi giurafle fotto Mefi
fir Mirfiliette , vogliamo che giuriate fotto di
tioi , e della noflra Signoria . II Podefta cio ve-
dendo giuro come piacque a i deiti Giacomo
eGiacomino. Pofcia mandarono pe'loro ami-
ci, e per quei di Lucio da Peraga, e pe' gli
altri maggiori di Padova. A tutti moftrarono
il corpo di Marfilietto, dicendo : Vedete Mef-
fcr Marfilio mortol Noi vogiiamo ejjire Signori
di Padova. E dove a voi nonpiaccia la noftra—
' Signoria , noi ci provederemo per altro modo.
Onde vedendolo tutti morto , diflero , che_
erano contenti di fare ci6, che efli volevano.
Allora i detti fratelli mandarono per tutti i
Coneftabih da pie e da cavailo , e parlarono
loro in quefto modo : Noi vogliamo la Signo-
ria di Padova , e percio vogliamo che giuriate—
fotto di noi , e onoreremo e rimunereremo voi ol-
tre i voflri meriti. Cosi tutti que* Coheftabili
giurarono . Onde pofcia la feguente Domeni-
ca a di n. di Apriie Giacomo e Giacomino
furono eletti e confermati Signori di Padova
edituttiiConeftabili. E nota, che cio avven-
ne a Meffer Marfilietto per la fua grandiflima
avarizia .
In quell*anno medefimo a di 4. di Aprile-
fu levato un romore pel Popolo di Parma_ ,
gridando 1 Cittadini : Vtva il Popolo. E quel
romore fu fatto a pofta de' Roffi da Parma ,
e della parce Gibellina . AUora il Marchefe
Francefco d Efte Vicario generale di Parma
pel Marchefe Obizzo fuo barbano, infieme col
Podeftaecol Capitano della detta Citta , e
^^ e ? r ^ ,bert ° da San -Vitale,e con Ber-
nardino da Covnago .ardiramente corfero alla
Piazza armati griclando: Viva il Signor Mar-
chefe Obnzi. Gia , n rnolti luoghi erano ferra-
te le ftrade con le carra , e con le travi , e
fi
D
R O 7? 8
con altri ordigni . Ivi fu combattuto . Fioal.
mente la parte del Marchefe ebbe la vittoria
e molti de* nemici furono morti e prefi . AI-
cunt furono appiccati , e a molti fu tagliato il
capo, e molte femmine furono abbrugiate per
quella cagione . Nel detto mefe di Aprile il
Marchefe di Monferrato con grande efcrcito
combatte col grande Marefcaico del Re An-
dreaffo di Pugha , per cagione di certe diffe-
renze di una Citta diProenza. Fu quella bat-
taglia molto forte e afpra , perciocche- ambe
le parti furono eguali quafi di numeto e di
gente.e percio molti ne morirono da unapar-
te e dall'altra . Pure il predetto Marchefe eb*
be la vittoria, e in quella battaglia fu morto
il detto gran Marefcalco . A di 18. di . .'. . .
mori in Padoa Mefler Rolando de' Roffi da_,
Parma. In quel di medefimo Meflere Ettore
da Panico fu morto da Niccolo da Gragnano
appreflo il Ponte di Bazzano in Garfagnana .
In quel medefimo mefe fu fatta ia pace tra_
MeflerLuchino Signore di Milano e il Comu-
ne di Pifa , promettendo di dare a Meffer Lu-
chino 300. cavalieri in fuffidio della fua guer-
Cosi i Pifani lafciarono di fuori . il Mar-
ra.
chefe Obizzo . Noca , che in quelfanao neU4-
fefta della Pentecofte Papa Clemente VI. in-
Vignone canco pubblicamente la Mefla*, nella
quale egli confermo il Delfino di Vtenna Da-
ce e Capitano di tutti i Criftiani , che andar
voleffero oltre mare contra grmfedeli Turchi
a conquiftare TerraSanta. II qual Papa diede
al detto Delfino tre Bandiere . In una era U,
figura di Crifto crocefiflb , nell' altra era la
Croce roffa in campo bianco, nell'altra eraj.
l'Arme del detto Papa. Fatta la fuddetta pace
tra Meffer Luchino,e il Comune di Pifa,Mef-
fer Filippino da Gonzaga Capitano deH'eferci-
to di Meffer Luchino fi parti dal Contado di
Pifa con tutto queIl'efercito , e per alciffimi
monti e ftrane vie venne a Piacenza, dove la-
fciato 1'efercito ando a Milano . Pofcia paffati
alquanti giorni fi porto a Mantova con quell*
efercito di Meffer Luchino. A di 16. di Gtu-
eno Cagnolo da Correggio eflendo a Ferrara
molto onorato dal Marchefe Obizzo , tl quale
l*amava molco, ficcome ingrato e fconofcente
di tanto onore e di tanto bene , iujprovvifa-
mente fi parti da Ferrara con due faraigli 1-
cavallo per andare a Mantova e a Milano ,
credendo di effere piii efaltato da Meffer Lu-
chino, che non era dal Signor Marchefe . E
ando fino a Vigarano.del diftretto di Ferrara,
e ivi Iafci6 i cavalli , e paflato il fiume Po m
una navicella, che tolfe per forza a un pelca-
tore, co* fuoi famigli fi mife ad andare verio
il Finale, Caftello del Marchefe Obtzzo . Era
il tempo molto piovofo e contrano a lui . u
Marchefe fapendo cio , incontanente gh mw-
do dietro Brandeligi da Marano bene accom.
pagnato. II quale trovo Cagnolo tra Saata..
Bianca, e la Torre di Linaro.che fedevamoL
to laffo e affaticato . E fecelo montare a ca-
vallo co' fuoi famigli, e conduffelo a ter « r *
davanti al Signor Marchefe . Cagnolo fu poito
in una camera del palazzo del Marchefe, bene
accompagnato , e onorevolmente trattato . A
di «. di Giugno Meffer Maffeo da Poncarato
da Brefcia, Vicario e Marefcalco del Marcne-
fe Obizzo, di volontk e di comandamento ai
lui tolfe il Caftello di San Quirico del Lon-
tado di Parma, il quale era dt effo Cagnolo .
A di z6. del detto mefe Maffeo predetto con-
Carlotto da Piacenza , Capitano generale <u
totta
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DEL POLISTORE.
,. Meffer Maftino , la_ A
amie era in Parma in fuffidio del Marchefe
ff-9
tutra la gente d'arme d
eftConte di Afper , e Meffere Arnoldo di
Bache.conmolto efercito da cavallo e da pie
fi oartirono da Parma , e andarono a Regg.o,
e naffarono le foffe della detta Qitta . E con
le fcale montarono ful muro di quella.eMer-
fere Gabriotto da Canoffa faceva rompere ll
muro; quando alcuni troppo volonterofi , che
erano montai fopra le mura, non afpettarono
che foffero rotte, nh che venifle l'altra gente,
ma fubito fi gittarono dentro la Terra, e cor-
rendoverfo la Piazza , gridavano : Vtvatl
Marchife Obizzo. Allora la gente di Metfcr
Filippino da Gonzaga Signore dt Regg.o.cor-
fe all arme, e fece ardita refiftenza a nemtci .
Nondimeno la gente del Marchefe fugb la_
rnte di Meffer Ftlippino mfino alla Piazaa ,
fenza dubbio , fe aveffero avuto foceorlo
dalla gente loro, avrebbono avuta liberamen-
te la detta Citta . Ma per difetto delle fcale ,
e pel tardo avvenimento di Mefler Maffeo ,
la eente di Meffer Filippino caccio fuori que
del Marchefe entrati dentro , de* quah moln
furonne morti, molti preft, e molti fi annega-
rono nelle foffe di Reggto.
In quel medefimo anno a d» *, del cnetedi
Luglio il Signor Marchefe Obizzo , e Mefter
Maltino dalla Scala fi partirono da Ferrara, e
aodarono a Bologna, dove furonooooirau , e
tnagnificamente ricevuti per Meffer Taddeo
de' Peppoli Signore di Bologna . 11 Marchete
ftette in albergo nella Badia di San Procolo,e
Mefler Maftino ftette nel Monaftero di San
TDomenico . Pofcia furooo longo tempo a par-
lamento ; ma poco giovb loro , perciocche
MeflerTaddeo gia proccurava d. accordarli
con Meffer Luchino Vifconte. Del detto mele
di Luelio 1'efercito di Meffer Luchino ando ir»
ofte al Caftello di Soragna net Comado di
Parma, il quale poi diedefi a Mefter Lach.no
con certi patti. Pofca il detco elerc.to ando
in ofte a un altro Caftello, detto, Noccto , .1
quale era di Giberto da Sau V.tale. e a dt
17 di Luglio Noceto fi rendette con ceru
patti. Allora .1 Marchefe Francelco n.pa£e_
del Marchefe Obiezo con tutto »1 fuo elerc.to
da cavallo e da pie' fi parti da Parma e anda
verfb Noceto per combattere con la gente di
Mefler Luchino , la quale fi parti dal detto
Caftello, lalciandolo ben forn.to , e paffarono
il fiumeTaro , e pofeio .1 campo ne prati <U
Collecchio appreffo il campo del March.le^
Franctfco. Cosi ftettero alquanti di . Im.u -
men.e .1 CaMtano delfelerc.to di Meffer Lu
ch.no mando al lud letto Marchefe Francefco
il guanto della battaglii a d. *6\ di Lugl.o, it
qual guanto ricevuto volem.en da tui , e Ite
tamente, ordinatamente ciafcun Capitano pre-
parb le fue lchiere, e tut.e le cofe opponune
alla battaglia. E prima il Cap.tano d. Mefler
Luchino mando due fch.ere molto i_n punto
per combattere fuori delle (ue rofte . Le qual,
due fchiere erano ne* confim . H Marchefe-
Francefco fimilmente avea orcl.nate le fue mol-
tocautamente,e veniva con grande ord.n^
alla battaglia . Allora .1 Capitano d. Meffer
Luchino vedendolo venire con tanto ordine-,
temette, e ritornb con tutta la lua gente alle
L fortlzze, e non volle combattere 1 Mar-
chefe Francefco , e Mefler Frignano figl.uolo
naturale d. Meffer Maft.no dalla Scala , cor^.
tutto l'efercito armato ftettero tutto quel di
afpettando i nemici che veniffero alU batta-
lom. XXIV
B
glia . E fece .1 Marchefe Frsn:efco molti Ca-
valieri , cioe il fuddetto Mefler Frignano, Car-
lotto da Piacenza, Meffer Bartolomeo Mezza-
fcala , Mefler Bonifazio da Savignano , Meffer
Gabriotto da Canoffa , Meffer Guelfo de' Ghe-
rardini da Firenze, e molti altri. Cosi ftette-
ro tutto quel giorno arraati , defiderofi della
battaglia . Finalmente il Marchefe Francefco
fece tagliare quel Pernio, ch'era ne' confint ,
per provocare i neraici alla battaglia . Ma ve-
dendo, che niuno fi movea, e gik s'appreffa-
va la fera, egli con tutto il fuo efercito tor-
n6 al fuo campo . La notte feguente 1'efercito
di Meffer Luchino fi parti dal luogo dove era,
e ando al Ponte del fiume Tarq. Ivi fermb il
fuo campo. La qual cofa come il Marchefe^
Francefco feppe,incontanente Iev6 il fuo cam-
So, e feguitb il campo nemico fino al luogo,
ove gia ftette Federigo Imperadore , quando
afledia la Cma di Parma , il qual luogo e
chiamato Vittoria . Ivi ftette 1'una e l'altra_
parte fino alla fine di Luglio . In quel di l'e-
fercita di Mtfter Luchino fi parti dal detto
luogo , e andb. verfo Colorno , e ivi ferm6 il
fuo campo.. Allora il Marchefe Francefco fi-
milmente feguendolo fi levo da campo , e fe-t
guito. fino al Caltello di San Quirico , e ivi fi
accampo. A di 8. di Agofto un Coneftabilc_
del Marcbefe Obizzo per norne , Meffer Singh
Tedefco , con qaaranta fuoi compagni fi partt
dal campo del Marchefe Francefco , e ando
verfo il campo di Mefler Luchino circa l'ora
di Vefpro , per vedere fe potea guadagnare^
alcuna cofa. Per ventura trovarono joo. bar-
bute della gente di Mefler Luchino , le quali
ftavano in aguato.efurono alle mani, e com-
batterono infieme. MeffcrSingh vedendofi con
poca gente, e non potendofi ben difendere da
tanta gente , fcefe da cavallo con tutta la bri-
gata a un paffo molto forte.e mando al cam-
po per foccorfo.U Marchefe Francefco incon-
tanente gli mando *oo. uomini a cavallo . Al-
lora fu una fowe battaglia . Finalraente la_,
gente del Marchefe ebbe la vittoria , e qua-
r inta de' nemici furono menati al campo del
D Marchefe. Nondimeno fo prefo Meffer Singh
con cinque compagni , i quali furono lafciatt
per camb.o de' prigioni liberamente , giuran-
do la fede al detto Mirch.'1'e Fmneefco.
A di 19. del detto mele di Agofto tagente
del detto MarchefeObizzo andoad un Caftel-
10 del Concado di Parma nomaio Felino,dove
rrovarono 300 barbute della gente di Meffer
Luchino. E combatteiono infieme , e furono
fconfitti quei di Mefler Luch.no, de*quali mol-
ti ne furono morti , e furono prefi 120. e al-
trettanti cavalli. In quell'anno a di «4. di Lu-
al.o fo un gr-indiffimo fooco nel Monaftero di
Saota Catter.na in Ferrara , e arfe quifi tutto
11 d-tto Mo'ultero. Del mefe di Agofto mori
Mtffer Ga d » d* Correggio. Adi ip.del det-
to mefe fekrcito del S.gnore Marchefe Obiz-
ao ando in ofte alla Citta di Regg.o , e per
affediare la detta Citta il Capitano della lua
eente fece fare una foffa intorno a Reggio
di »4- di Settembre , acciocche n.uno poteffe
entrare , ne ufcire dalla C.tta, E fenza dub-
b.o in brieve tempo avrebbela avuta , fe non
foffe ftato che a di tj. di Ottobre di notte la
gente di Meffer Maltino , la quale era in cam-
po in fervigio del Siguore Obizzo , fubito -G
parti dal campo. Per la qual cagione 1 UBU
1'altra gente da cavallo eda piedi del Marche-
fe levoffi da campo, e abbrugio tutte le bajtte,
E e e a e le
E)
7*1 L 1
e le altre fortezze , cfie aveano fatte , e ricor-
-narono a Modena . Paffati alquanti di pofcia
adiio. di Ottobre la gente d'arme del Signor
Marchefe fi parti da Modena , e ando in ofte
intorno a Rubbiera del Contado di Reggio .
Ma per le molte pioggie crebbe tanto il fiume
P6 , il Taro , la Parma , PEnza , Secchia , e
gli altri fiumi , che convenne alP efercito del
Marchefe di levarfi di campo , e lafciare tutti
gli arnefi e fornimento, folo per ifcampare le
perfone loro . II fimile avvenne alPefercito di
Meffer Luchino , il quale era appreflb a Co-
lorno nel Contado di Parma. Nondimeno
molti dell' uno e delPaltro efetcito fi annega
tono nelle acqne pel difordinato fuggire . Nel
mefe di Agofto di quelP anno la Citta di Za-
ra in Dalmazia ribello a' Veneziani pel grave
regimento de' medefimi . Onde tra loro fu in-
cominciata dura e afpra guerra per mare per
tal modo , che dell' una e delP altra parte_
irolti furonne morti e prefi . Onde i Veneziani
fecero una fortiflima baftia appreflo alla detta
Cirta di Z.ra. Ma prima i Cittadini coftretti
dalla neceflica fi diedero il Re di Ungheria_,
il qual venne con grandifftmo efercito da ca-
vallo e da pie' , e con piu di ventimila car-
tette . Nel qual campo erano piu di 40000.
combattitori . E un di fi nvfe in punto per
combattere la detta biltia de' Veneziini , e
ordinatamentecol fuoefercito e con 1000 car-
rerte di fafcine , per riempire Ie foffe della_
baftia , e con altri ordigni , per rompere il
muro, ando alla decta baftia. Ivi fu afpramen-
te combattuto. Finalmente i Veneziani ebbe-
ro la vittoria . E la gente del Re fe ne fuggi,
l,ifciando 1 fuoi edifizi e la vittovaglia . Milci
di loro furono morti , talche il Re rirornoffe-
ne in Ungheria con danno e vergogna. Oiide
i Zaratini vedendofi abbandonati dal Re di
Ungheria , e aflediati da' Veneziani per mare
e pcr terra , tanto che non poteano piu fofte-
nere Paffedio , ne aveano aicuna fperanza di
foccorlo , domandarono tregua del mefe di
Dkembre del MGCCXLVF. E ftando la detta
trcgua, que' di Zara mandarono Ambafciatori
a' Veneziani a domandar pace col Comune di
Venezia con certi patti e condizioni, le quali
piacendo a' Veneziani , la pace fu fatta , ri
manendo la Signoria della Gtra di Zira libe
tamente alla Signoria di Venezia. Onde i Ve-
neziani incontancnte ricevutone il dominio ,
fornirono Zara di vettovaglia (ufficienremente,
c mandaronvi per Capitano Marco Giuftiniano
nobile Cictadino diVenezia. II quale giunto a
Z ra fece fare una grida fulla Piazza , che_
niun Zararino del Contado doveffe portare_
arme, ne tenerle in cafa, fotto pena della vi-
ta , fenza licenza del dettoCapitano. Avven-
ne, che alcuni nobili Citcadini di Zira furo-
no accufati, che portavano arme fenza licen-
Ea, i quali citati e interrogati dal Capitano ,
perche portavano le arme , gli rifpolero che
portavanle, perciocche erano nobili Cittadini
della Terra. Della quale rifpofta irato il Ca-
pitano, incontanente fece tagliare loro il ca
po. Quefto fu nel principio del mele di Gen-
aajo del MCCCXLVII.
B
D
R O
7«*
C A P. XXVI.
Delli morte di Andrtiff, Re di Puglh. £ tom
furono pumti i traditori, cbe tralta.
rono la detta morte .
1N prima b da fapere del Re AndreafTofra-
tello carnale del ReLodovicodiUngheria,
che il Re Robmodi Puglia, acciocche non ve-
nifle quel Reame alle mani di altro fangue die-
de fua nipote Madonna Giovanna per moglie al
detto Re Andrealfo di Ungheria , lafciandolo
fuo ertde del Reame di Puglia . Quella Ma-
donna Giovanna dopo la morte del Re Ro-
berco non concenta del detto Re Andreaffo
fuo marito, o perche il reggimento non le^
piacefle, o per foverchia luffuria , che foffe in
lei, trattola morte di lui pel modo infrafcrit-
to. Vedendo, che per fe fola quel nefando
peccato non potea fare , ebbe alcuni fuoi fe-
gretarj , a' quali manifeftata la fua prava in.
tenzione , li prego e coftriufe per iacramento
con molte promeffe , che trovalfero un modo
occuito della morte del Re Andreaffo . I trat-
tatori delia detta morte furono il Conte di
Tralizzo , il Grande Sinifcalco , Carlu d'Ar-
tugio figliuolo naturale che fu del Re Robsr-
to, Beltrame figliuolo d<?l detto Carlo, dut-
S'gnori di Lioncffa , Tommafo e Mafolo fi-
gliuoli di Meffcr Hace da Bologna , i quali
erano Camerlenghi del derto Re , il Conte^
Marcone , e fua moglie Dama Zanza , Caffa-
rello figliuolo che fu di Meffer Giralfb ,
Meffere Raimondo da Napoli . Qjae' tratcacori
dtlla decca morce non poti'ndofi accordire ia
qual modo, e in qual morce c;6 poteffero fi-
re, ne in qual luogo , ordinarono tra di l >ro
di andare ad un Caftello (opra il mare, e iVi
dtliberare , e dimnire dclla morte del detto
Re . Tiitto cio fi faceva di volonta e confen-
timento della Reina Giovanna predttta . Fi-
nalmente deliberarono e differo alla Reina_,
che quel trattato non poteva avere effitto
nella Citia di Napoli, perocche tanti ftavano
alla guardia dei Re , che fenza grandiffima_
forza e violenza nol porrebbono uccid^re. Ma
volevano, ch'egli andiffe alla Cirta di Averfa
a folazzo appreffo a Napoli a otto miglia_.
Ivi darebbefi compimento al trattato piii con-
venevolmente . Allora la Reina Giovanna-.
diede Pordine col fuo marito Andrealfo , e_
andarono ad Averfa , moftrando di andare i
folazzo. E con loro andarono infieme i pre-
detti traditori. Nota, che qnel trattato fu del
mefe di Giugno , Luglio e Agofto , ma l'ef-
fetto del detto trattato fu del mefe di Settem-
bre del MCCCXLV. Nel qual mefe eflendo
il Re e la Reina in Averfa e con loro i tradi-
tori nel reale Palazzo , quefti ordinarono co'
predetti Tommafo e Mafolo da Bologna, che
apriffero 1'ufcio della camera del Re, quando
egli voleffe entrare in letto. Come fu dato
Pordine, cosi fu fatto. Et entrarono nella_
camera del Re il Conte di Tralizzo , e Bel-
tramc di Carlo Artugio, a'quali era commef-
fa la morte di Andreaffo per la Reina e per
gli altri traditori . Q.uando il Re vide que
due entrare nella camera fua , ando verfo ai
loro. Allora B.ltrame il prefe pe'capelli, che
avea molto lunghi, sforzandofi quanto potea_
di gittarlo in terra . II Re fi volfe in dietro,
dicendo : Qj-iefio e un fozxo giuoco. E prefe_
co' denti la mano di Beltrame , la quale mai
non
B
»$j D E L P O L I
non Ia lafcib, finche quanto ne prefe, ne tiro A
via co'denti, In quel tnezzo il Conte di Tra-
lizzo pofe al collo del Re un laccio di una_
fune , e tenendo il detto Conte un capo del
laccio , e Beltrame tenendone Y altro capo ,
tanto tirarono , che tramroezzo a i detti tra-
ditori cadde ftrangolato, e morto il derto Re
Andreaflo . Pofcia penfarono di fepellire il
corpo morto del Re in una ftalla. E portan-
dolo dal Palazzo per una fcala, parve loro di
udire gente da cavallo . Onde temendo di ef-
fere fentiti , riportaronlo in dietro in una_
fala penfando come poteflero nafco.ndere il
detto corpo. Finalmente gittaronlo fuori per
una feneftra in un giardino , e pofcia anda-
rono alle camere loro deputate . Fatto quel
nefando omicidio , una nutrice ovvero balia_
del Re , la quale era venuta con tui di Un-
gheria , e fempre andava con lui per gran_
fofpetto , che ella avea de' Baroni Reali di
Puglia, partitafi dalla fua caraera andoaquei-
la del Re, per fentire come ftava egli, ficdo-
me ufata era di fare fpeffe fiate. Entrata nel-
la camera vide la Reina Giovanna iedere_
appreflb il letto fola fenza il Re . Domando
alla Reina : Dove e il mio Signore i Rifpofe la
Reina: lo non fo dove fi fia . Certamente il tuo
Signore e troppo giovane . Allora quella balia ,
vedendo turbata la Reina in faccia nel fuo
parlare , fi parti dalla camera con un lume ,
cercando fegretamente ilfuo Signore. E guar-
dando per una fineftraverfo il giardino, vide
una luce con un grandiflimo fplendore. Mara-
vigliata di tanto fplendore , fecefi alla fine-
ftra, e vide il Re morto giacere neil* erba, e
credendo che egli dormifle , ritorno alla Rei-
na , dicendole , che il Re dormiva nel giardi
no. Rifpofe la Reina : Pregoti , lafctah dor-
mire . Ma la balia , perciocche amava il fuo
Signore ficcome madre , incontanente fcefe
nel giardino, e trovo il detro Re morto con
la fune al collo, con la quale era ftato ftran-
golato . Avea le fue calze una bianca e una
rofla, come ufato era di portare. Nella bocca
avea quel pezzo di carne, che tratta avea co'
denti dalle.mani del traditore Beltrame . Al- M
lora la detta balia incomincio a gndare forte
con grandiffitno pianto . Onde la Reina Gio
vanna vedendo manifeftarfi lo fcellerato pec-
cato e omicidio , incontanente fi parti da_
Averfa , e ando a Napoli con tutta la fua_
gente. E fece portare a Napoli il corpo del
detto Re, e fecelo fepellire di notte . Pofcia
penfando la Reina quello , che dovea avve-
nirne, quando lo fcellerato omicidio veniile a
notizia del Popolo di Napoli , ella co* fopra-
detti traditori fi ridufle in un fuo Caltello
roolto ben fornito d'arme e di difenfon e di
vettovaglia .
II feguente giorno incontanente la mattina
fu manifeftato lo fcellerato omicidio , onde
tuttoil Popolo di Napoli armato corfe al det-
to Caftello , gridando : Muojano i tradttori , i
quali hanno morto il noflro Stgnore Re . Allora
la Reina Giovanna fece fare una Grida , che
niuno dovefle portare arme fotto pena della_
vita, e mando fuori del detto Caftello Mefle-
re Raimondo da Napoli, uno de'predetti tra-
ditori, a provvedere fopra quel comandamen-
todelle arme. La qual cofa molto difpiacque
al Popolo di Napoh , e al Pnncipe di Taran-
to, e al Duca di Durazzo. Per la qual cofa_
fu prefo Mefler Raimondo , e menato nella_
Piazza di Napoli, c davanti a tutto ft Popolo
S T O R E. 784
fu tormentato . Onde egli confefso , che del
mefe di Giugno egli era ftato in configlio co*
fovrafcritti traditori nella Citta di Capova_ .
Nel qual configlio trattarono la morte del
Re , benche nel detto luogo non furono in_
concordia. Pofcia ebbero configlio in Napoli
di tal morte , e non ne furono in concordia.
Pofcia di volonta della Reina Giovanna, che
voleva pure, che egli moriffe, gli fu dato il
veleno per due fiate , il quale non pote nuo-
cere al Re per certe cofe , che eflb portava_
addoflb , per cui non poteva morire di vele-
no. Onde la Reina vedendo, che niun vele^
no potea nuocergli , fegretamente raando pe'
fopradetti traditori, 8c efpreflamente comando
loro fotto pena della fua difgrazia , che pen-
faffero al modo e via, che il Re al tutto mo-
rifle. I quali fi accordarono di andare a un_
Caflello fopra-la marina , per deliberare la_.
morte del Re, e il modo che doveano tenere.
In quella fua confeflione Meffer Raimondo
noraino per nome tutti i fuddetti traditori.
Per la quale confeffione il Principe di Taran-
to e il Duca di Durazzo con grandiflima_
quantita di Popolo di Napoli andarono al luo-
go, dove era fepolto il Re , per vedere , co-
me era ft.ito morto , e trovaronlo col laccio
al collo , come era ftato detto , e confeflato
per Meffere Raimondo . Onde incontanente il
Principe e il Duca fuddetti fecero fare una_.
bandiera, nella quale era dipinta 1'immagine
di effo Re col laccio alla gola, e con quella_
bandiera andarono col Popolo al Caftello , do-
ve era la Reina co' traditori , gndando ad al-
ta voce : Muojano i tradttori , e la Rtina mere-
trice. Con quelle voci incominciarono a com-
battere quel Caftello . Ma que' traditori fi di-
fsndevano virilmente , e furono morti tre del
Popolo , onde cefso la battaglia . Dupo quefto
il terzo di , i predetti Principe e Duca col
Popolo ancora di nuovo andirono a combat-
tere arditamente il detto Caftello cou la detta
bandiera, gridando come prima. E tanto fe-
cero , che pofero il fuoco nelle porte del Ca-
ftello ; e perche que' di dentro fecero buona,
difefa, aveano poca fperanza di potere avere
quel Caftello per forza . Allora ll Popolo
delibero di mandare Ambifciatori alla Reina,
e mandarono il Conte Novello, e il Conte di
Sanfeverino, e l'Ammiraglio , a ditnandarle_
que' traditori . A i quali Ambafciadon ella_
rifpofe, che non volevali dar loro, e ritenne
gli Ambafciadori per ifpazio di tre di. Onde
il Popolo molto (i maravigliava , teraendo
delle perfone loro . E mandarono di nuovo
altri Ambafciadori alla Reina a dimandarle 1
traditori,e mandarono lettere a'primiAmba-
fciadori , notificando loro , che fe non proc-
curavano a tutta loro poffanza, che la Reina
deffe al Popolo i traditori, farebbono nputati
nemici del Popolo di Napoli , e partecipi di
que'traditori , e affegnarono loro termine hno
al di feguente. Ricevute le dette lettere , in-
contanente i primi Ambafciadori andarono alla
Reina, e con umili e riverenti prieghi diraan-
daronle i traditori per parte del PopolodiNa-
poli , e chieferle licenza di ntomare alla Cit-
ta A'quali rifpofe la Reina, che non voleva
fare alcuna cofa di quello che domandavano.
Onde il Conte Novello prov6 di volere fug-
eire dal Caftello , ma non pote per la gran_
auardia, che vi fi facea. Gli altri due Amba-
iciadori, cioe il Conte di Sanfevenno e 1 Am-
miraglio erano rimafti con la Reina a pregarla,
I
1
B
tf, L t B
che deffe i traditori, acciocche il P.incipe di A
Taranto e il Duca di Durazzo non fi corruc
ciaffero e non fi ribellaffero contra lei. Allo-
ra la Reina parlo in quefto modo : O Ammi-
rag'io y amico mio ftdek , xo ti pritgo per la fe-
delta t che tu,e h tua Cafa avcfti alh noftrtL.
Corona , e alla noftra Cafa , damtni fedel confi-
glio a quefto punto di quello che io dtbba fare .
L'Ammiraglio rifpofc , che la configliava per
piu fuo onore e per maggiore fuo utile , e_
per lo ftato fuo , ch* ella dtffe que* traditon
al Popolo di Napoli. Allora la Reina diede_
all'Ammiraglio e al Conte di Sanfevenno i
detti traditori , e confegnaronli al Conte No
vello Maeft-o Giuftiziere. E fece apnre !<_,
Porte del Caftello verfo il mare, dove erano
due Gilere apparecchiate, nelle quali i detti
Ambafciadon co' Cittadini predetti andarono
al Caftello dell'Uovo. II Caftellano non vol-
le riceverli , dicendo che non avea di cio co-
mandamento dalla Reina. Allora gli Amba-
fciadori tornarono in mare con le dette Ga
lere . E tormentarono M.idonna Zan/.a all'al-
bero della Galera . La quale confefso, ficcome
confeflato avea Meffr Raimondo fuddetto.
Allora a Madonna Z:inza e a fua forella Ma-
donna Zanzarella tagliarono i panni flno alla
cintura. E pofcia vennero a Napoli. E pofe-
ro tutti que' traditori nelle carceri del Princi-
pe di Taranto e del Duca di Durazzo . Carlo
di Artugio, e il fuo figliuolo Beltrame fe ne
fuggirono a un Caftello nominato Caftello di
Sunta Agata , dove moho b:ne fi fortificava
no. Ma il Principe di Taranto e il Duca fud-
detto fecero bandire 1'efercito. E incontanen-
te ando il Popolo di Napoli con la dettaban-
diraacombattere quel Caftello di SantaAga
ta. E tanto fecero, che ebbero il dettoCarlo
e fuo figliuolo Beltrame , e conduflerli a Na-
poli in forte prigione . Pofcia il Miftro Giu-
itiziere , cioe il Conie Novello, fece ftrafci-
naie tutti que' traditori , e appiccare, e fece_
ardere e abbrugiare quelle due forelle Zanza
e Zanzarella. Ma Carlo e Beltrame per rive
renza del Re Roberto furono avvelenati in_,
prigione , e morti che furono, li fepellirono
di notte , e la mattina furono trovari lopra_
terra, perciocche in fegno dcl crudele e fcel
lerato omicidio la terra non li volea ricevere.
Per tal modo fu fatta giuftizia di quegli fcel
lerati traditori , falvo che della Reina , la_
quale non fi parti dal Caftello , dove era .
Forfe fe in qud furore di Popolo ella foff_
u'cua dal Caftello , ncn farebbe ftata fenzi
pena , benehe in proceifo di tempo affai ne
fu pnnita. lmperciocche ella in un giorno per
dette il Reame , e fu prefa e carcerara , e fu
fatta morire di quella morte, di cui fe:e mo
rire il Re Andreaffo fuo marito. Nota, che_
ftando nel detto Caftello ella partori un fi-
gliuolo mafchio , il quale avea conceputo del
ReAi dreaflo predetto. In quel medefimoAn-
no del mele di Settembre tutte le fopradette
cofe furono nunziaie e narrate al Re Lodovi-
co di Unghena fratello dd gia morto ReAn
dreaffo. Le quah udite, ne fu egh molto do-
lente. E incontanente fece convocare tutti i
fuoi Baroni , a' quali con grandiffimo pianto
e dolore racconto la dolorofa morte , e lo
fcellerato trad.mento dt f u0 fratello. Onde_
egli con tutt. i fuoi Baroni fi veft.rono di ne-
ro . E il detto Re fece fere una bandiera_
nera , e .n mezzo eravi una fpada di areento
mfanguinata. E mvico i f ll0 i Baroni a f ar e
D
yendetta della tradita morte del fratello . Per
ifpazio di otto di furono celebrat. i divini
ufizj e efequj con molta folennita per l'anima
del Re Andreaffo. Tuttt i Barooi di Unghe*
ria raunati infieme andarono al Palazzo del
Re Lodovico, $ con lui andarono allaChiefa
Cattedrale di Buda . Ivi infieme giurarono
tutt. di fare la vendetta della crudele e tra-
dita morte del Re Andreaffo. Fatto tal giu.
ramento, depofero tutti le veftimenta ner;_,,
e veft.ronfi di fcarlatto . II di feguente il Re
Lodovico fi parti da Buda con molto nobile_
compagnia , e and6 in Lamagna a parlamento
con Lodovico detto lmperadore , e col Duca
di Auftria , e con molti altri Baroni di La-
magna . I quali tutti , udito lo fcellerato tra»
diinento , promifero grandiffimo ajuto al Re_
Lodovico di Ungheria, per vendicare la mor»
te del fratello. Onde egli ritornato a Buda_
congrego grandiffimo efercito , e fece grandif-
fimo apparecchiamento per andare in Puglia_
a fare la vendetta della morte di fuo fratello.
Mi perche poi pafso alquantodi teinpo, avan-
ti che il Re Lodovico paffaffe inPuglia per la
detta cagione , percio io lafcero al prefente i
fatti di Puglia , e del detto Re , e contsro
altre novelle , le quali avvennero in quel
tempo .
■
C A P. XXVII.
■
Come il Delfino di Vitnna della Cafa di Francia
pafso per liolgna e per Ferrara , per an-
dare ohra mare a conqwftire la Terra
di Gerufahm ne . E di molte altrt
novellt d'ltalia edi Lamagna.
MEntre che le predette cofe fi faceano in
quell' Anno del MCCCXLV. il Delfino
di Vienna della Real Cafa di Francia giunfe
a Bologna infieme con la moglie , e con gran-
diflimo efercito di cavalieri e di pedoni , per
cagiore di andare oltra mare a conquifhre_
Gerufalemme.Scette il Delfino alquanti di in
Bologna , perche fua moglie era molto infer-
ma. Dovegli fu fatto grande onor . E ftando
ivi egl. fece Cav.ilieri Meffer Giacom> e Mef-
fer Giovanni di.* Peppoli fratelli e figliuol. di
MeflerTaddeo de' Peppoli Signori diBologna.
Pofcia i detti fratelli fecero dodici Cavalieri.
Allora fu fatta gran fefta e corte , dopo la_
quale U Delfino fi parti da Bologna con la_
moglie e con tutta la fua gente , e venne a
Ferrara nel mefe di Octobre , accompagna-
to da Melfer Giovanni de' Peppoli . Al Delfi-
no il magnifico Signor Marchefe Obizzo fece
grande onore e felta , e a tutta la fua compa-
gnia. Efecegli prefentare tre belliffimi deftrie-
ri coperti di fcarlatto, e alla moglie un tavo-
liere di fcacchi tutto di argento dorato e di
criftallo , con molte altre beltiffime e ricche
gioje. II di feguente il detto Delfino fi partida
Ferrara per andare a Vinegia. II Signor Mar-
chefe raccomp igno fino al porto di Francoli-
no , dove il Dclfino entr6 in nave con tutta
la fua gente . Le navi erano apparecchiate e-.
fornite di vettovaglia in grandiffima abbondan-
za pe' Fattori e Officiali del Marchefe . Cosi
il Delfino ando verfo Vinegia , e il Signor
Marchefe tornoffene a Ferrara con MefferMa-
latefta diRimini, e con Meffer Giovanni Pep*
poli , e con Meffer Oftafio da Ravenna. No-
ta che il detto Marchefe Obizzo fece tutte le
fpefe al Delfino con tutta la fua corDpag" 1 »-'
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BEL POLIST O R E.
788
B
„er tutta U fua Sfgnoria. In quei medefimo jA
anno a di 14. di Novembre il Marchefe fi parti
da Ferrara infieme con Meffer Giovanni , e
MtiTere Oftafio fuddetti , e andarono al Ca-
ftello di Legnago del Contado di Verona-, ,
a parlamento con Meffer Maftino , dove do-
vea effere ancora Meffer Jacopo daCarrara Si-
cnore di Padova, benche non vi ando. Com-
piuto il detto parlamento il Marchefe coru»
Meffer Giovanni e Meffere Oftafio tornaroooa
Ferrara,dove Meffer Giovanni eMeffere Ofta-
fio furono molto onorati dal detto Marchefe
Obizzo . Pofcia ciafcun di ioro ando alla fua
Citta. A di 7. di Dicembre Arrigo, Francef-
co, e Niccolo frateili e figiiuoh del fu Mef-
fer^Niccolo di Lucio , onorevoli Cittadini di
Padova, trattarono di uccidere Jacopo e Gia-
copino fratelli e figliuoli dei fu Mefier Nic-
colo da Carrara, i quali erano Signon di Pa-
dova. Rivelato il detto trattato a i detti Si-
gnori, furono prefi Arrigo e Francefco, ma^
Niccolo loro terzo fratello fe ne fuggi. Tor-
mencato Francefco confefso tutta ia venta, di-
cendo che era vero , che trattarono di ucci-
derii, perciocche loro non piacea la Signona
de' fuddetti . Per la qual cigione a di 14. di
Dicembre, que* Signori di Padova fecero ta-
gliare il capo ad Arrigo , e a Francefco ful
Palazzo del Comune di Padova , e fecero ap-
piccare nove loro feguaci . Molti altri colpe-
voli nei detto iritt tto furono morti con le_
mannaje, e gittati nel fiume . In quelPanno e
jn quel mefe i Signori di Mantova a lftanza
di Mefier Luchino Vifconti Signor di Mtlano
mandarono grande efercito intorno a un Ca-
ftello per nome Gualtiero , che teneva il Si-
gnor Marchcfe Obizzo. E fecero fare unafor
te baftia , talche in brieve tempo quei , chc.
erano dentro del Cafteiio fuddetto , diederlo a
Meffer Lucbino . ttt
Nota, che neTanno feguenre M^CCXLVl.
a di 23. di Fe brajo, Meffer Giovanni fighuo-
lo del fu nobir Uomo Niccolo da Fredo, n
belle dei Signore di f errara Marchefe 0!>iz ;
zo, fi parii occultamente di notte dalla Citta
di keggio con 200. uornini tra da cavallo e
da pie\ Pafiati il fiume Secchia , andarono a
Gorzano Caftello del Contado di Modena , e
di volonta di ArrigodaGorzano ribelle ezian
dio del Marchefe Obizzo entrarono nel detto
Caftello , e io ribellarono a lui , e faceano
gran cuerra alla Citca di Modena , e at Con-
tado. In quei medefimo oempo il Martedi di
Carnevale cffendo compiuta la tregua cra Mel-
fere Alberto dalla Scala Signore di Verona,e
i Signori di Mantova , Meffere Alberto corL-
copiofo efercito cavalco finoalle porte di Man-
tova,facendo fonare trombe e aitri ftrumen-
ti. E vedendo, che i Signori di M mcova non
jfifpondeano , ne faceano aicuna vifta di uicire
a combattere, fi parti, e ando con tutca la_
fua ofte a Marmirolo del Concado di Manto-
va E arfero tutto il Borgo del detto Caftel-
lo, e tutte ie cafe e le ville di quello . Po-
fcia Meffere Alberto fi parti con tutta la iua
gente, e torno a Valezo del Contado di Ve-
rona. Pofcia ancora torno nel Conudo oi
Minto/a al Caftello deiia Cavriana, ardendo
cafe e ville, e facendo ogni male, che potea-
no. Pofcia andarono a Governolo , e coriero
fino alle porte di Mmtova, ardendo e abbru-
ciando tutto cio che trovavano . Indi Meffere
Alberto torno a Valezo e a Viilafranca dei
Contado di Verona> facendo conunua guerra
C
al Gq tado di Mantova . A di ir. di Magg : o
Meffer oottifredo figliuolo di Meffere Arnol-
do di Bach , Urbach Tedefco , & Ermanno
di Grazia, Coneftabdi del Signor Marchefe_
Obizzo, con 25. barbute , cioe $0, uomini a
cavallo,e con due baleftrien a cavalio, fi par-
tirono da Modena , e andarono verfo Reggio,
per provare loro ventura contra i nemici del
Marchefe. Giunti che furono al fiume Sec-
chia , un' uomo diffe loro : Guardate , come^
voi andate , pcrcioccbe molti da cavallo e da pte*
fono parttti da Rcggio , pcr andare a Borzano
Caftcllo dd Roffo de 9 Mmfredi . II qual Roffo
avea ribellato il Caftello a' Signori di Manto-
va , e s'era collegato col Marchefe Obizzo . I
Coneftabili predetti, udito quefto, furono mol-
to animati, e confortati infieme , e con giura-
mento a vita e a morte , pafiarono Secchia , e
trovarono i nemici nella via verfo il detto
Caftello di Borzano, i quali erano cento bar-
bute, cioe 200. uomini a cavallo , con moltt
pedoni . Earditamente gli affalirono, e fu iun-
ga e forte battaglia. Fmalmente i predetnCo-
neftabili ebbero la vittoria . De' nemici furon-
ne morti molti,e piu ne furono prefi, i'quait
furouo menati a Modena con molta fefta . Ii)
quel medefimo anno a di 2. di Giugno circa-.
100. uomini a cavallo con molti altri pedoni
della gente di Mefier Filippino da Gon ;aga^
Signore di Muntova, occultamente fi partiro-
no dal Caftello della Mirandola , e andarono
al Ponte di Cefe nei Contado di Modena . E
vi fecero un ponte , e paffarono il Ganale dt
Ccfe , e andarono a rubare . U i' uomo 06 ve-
dendo , di fubito moncato a cavallo ando a
Modena, e conto il fitco a Meffere Alemano
degli Obizzi Vicario della Citta di Modena
pel Marchefe Obizzo. II quale Meffere Aleman-
no incontanente con molta gente da cavallo e
da pie^ando al detto Po ate., acciocche i nemi-
ci non poteilero tornare m dietro . Pofcia fi
mife a peneg jitarli . Combatterono infieme, e
furono fconfitti que' di M.-iler Filippino , de|
quali molti ne furono morti , e quafi tutti gh
alcri furono prefi. A di J.del mele di Giugno
Madonna Beatrice da Camino nipote di Mef-
fer Maftino dalla Scala , la quale era maritata
nel Conte Nero da P^fa, giunfe a Ferrara , e
fcefe nei Palazzo del Marcheie . ii quale a
iei e a cutta ia fua compagniafecegrandifiimo
onore. Avvenne poi, ch- la dctta MagnificA^
Madonna Beatrice fu moglie del Magmfico
Sicnore di Fcrrara Marchefe Aldrovandmo ,
fioJiuolo del fu Magnifico Signor Marchefe-
Obbzo fopradetto. Ancoravr/e U dettaDon-
na che fta nei Paiazzo dc' Signori di Ferra-
ra Marchefi d'Efte , onorevolmente trattata-,
dal Magaifico e Illuftre Signor di Ferrara^
Marchele Niccolo fuo cognato.
, In queiranno del mefe di Gmgno MeTer
E Luchmo Viiconte fentendo , che Meffer Lo-
dovico di Baviera, d:tto Imperadore, e il iuo
fi^liuolo il Marckefe di Brandiborgo , veniva
in ltalia per ncuperare le Citta , che perdute
avea, mando effo Meffer Luchino grandiffima
quantita di gente da cavallo e da p.edi aila-
Citta di Trento , per contrariare al Bivero f
che non veniffe in Lombardia . Cosi fece tl
fuddetto Velcovo . Onde Mefier Maftmo cio
fapendo, per difpetto di Mefier Luchino fece
1 tregua co f S.gnori di Mantova , e mando Ia^
l fua gente da cavalio e da piedi a Mefler Si-
cho da Caldonazzo , e a i Signori di CafteU
barco,intimtamici dei Bavero , acciocchft
D
i*9
L
I
San
faceflero guerra a Trento c al fuo Conwdo .
ln queiranno e nel mefe di Giugno Mefltr
Filippino, e Mefler Feltrino di Gonzaga fra ;
telli e Signori di Mantova con grande elerci-
to andarono a Parma, cioe nel Contado ,
poi a Borzano Caftello de' Manfredi , e a
Martino Caftello de" Roberti , abbrugiando e
ardendo cafe , biade , e tutto cio che potea-
no perciocche i Roberti e i Manfredi erano
amici del Marchefe Obizzo . Per la qual ca-
gione Mefler Maftiqo incontanente con gran-
de efercito fi parti da Verona , e aodo nel
Contado di Mantova a un luogo detto Cipa-
da, facendo grandiflimo danno nel detto » Con-
tado. Pofcia a di u. del decto mefe % Mefler
Maftino predetto ando a un fuo Caftello no
njato Nogarolo dei Contado di Verona , ai
quale ando Mefler Guido da Gonzaga per
cratt^c pace con loro . E fecero tregua con-
ouefti parti, che Mefler Maftino potefle dare
aiuto e foccorfo al Marchefe Obizzo per tutto
il me(e di Giugno , e cosi Mefler Guido po-
tefle dare ajuto a Meffer Luchino . Allora_
Mefler Maftino mando in fuflidio del Marche-
fe 2000. uomini a cavallo, benche ii foccorfo
foffe tardo , perciocche i predetti Meffer Fi-
lippino, e Meffer Feltrino effendo nel Conta-
do dt Pirma , e affediando fortemente la Cit-
ta, andarono al Cafteilo di Covriago delCon-
tado di Parma fotto la Signoria del M.irchefe.
E per tal modo Taflediarono, che il Capitano
di eflo Caftello promife, che fe il Signor Mar-
chefe non lo foccorrefle , renderebbe loro ii
Caftello . E cosi fece , non effendo foccorfo, e
diedelo a i predetti il pnmo di di Luglio . II
qual Caftello ottimamente fornito di vettova-
gliae di gente,Mefler Fiiippino e Mefler Fel-
trino fi pirtirono da campo da Covriago, te-
mendo forfe del grandiflimo efercito di cava-
lieri , che mandava il Marchefe in foccorfo
del detto Caftello , e per fornire la Citta di
Parma. Et effendo ii detto efercito dei Mar-
chefe tra Marzaglia e Magreta appreffo del
fiume Secchia , fefercito de* Signori di Man-
tova ftava dairaltra parte del fiume , per vie-
tare, che la gente del Marchefe non paflaffe .
Onde Tefercito del Marchefe in tntto fi difpo-
fe di andare a Parma e fornirla per forza . A
di 25. di Luglio defiderofi di battaglia , tutti
fi fegnarono della Croce bianca, e levaronfi di
campo , e andarono a Scandiano . E mmdaro-
no il (egno della battaglii a* nemici , i quali
noi vollero accettare . Anzi fi levarono di cam-
po , e andarono a Coenzio per piu loro ficu-
rezza. l/eiercito del Marchefe ando ai Caftel
lo di Covriago, ma non vi pote entrare . Per-
cio Paltro di 1'efercito fuddetto ando a Mon-
chierugolo, e ivi fi accampo. E mindarono a
Parma tutta la vettovaglia , e tutto il forni-
mento che vollero. Del mefe di Agofto Mef-
fer L- chino mando a dimandare foccorfo
Mefler Maftino , il quale benche non foffe^
molto fuo amico, nondimeno mandogli dodici
bandiere da cavallo Tedefchi, di que* , chcw
egli avca preitati al Marchefe Ob:zzo . E in_,
cio moftro aperumente , che egli non era per-
fetto amico di eflb Signor Marchefe . In quelP
anno e mefe la moglie di M ffer Lnchino
partori due figliuoli mifchi , d- che Meffer
Luchino fece gran fefta . A di 17. di Agofto
fu tolto il CaiMlo di San Fehce per tradi-
menco al Marchefe per que* della Mirandola ,
e ne fu m Ferrara grandiffimo dolore . Inquel
roedefimo mele Meiler Sicho da Caidonazzo
B
A
B
C
D
E
tratto col Bavero,detto Imperadore, di avere
il Vicariato della Citta di Feltro per 10000
Fiorini d'oro per anno. E pagati i danari e
fatte le carte , comando il Bavero a Meffere^
Ingelmario fuo Vicario, che il dovefle mette-
re nel pofleffb e nella tenuta dei Vicariato di
Feltro. Mentre che quefto fi faceva, que 1 di
Feitro mandarono ambafciadori al Bavero e
mandarono dicendo , che Mefler Sicho erk-,
primo capo di parte Guelfa . II Bavero cio
udito, mando a Meflere Ingelmario , che fo-
praftefle a quel Vicariato , finche egii man-
dafle a dirgli altro. Meflere Sicho cio fapen-
do , torno al detto Bavero , lamentandofi di
quello, che venivagli fatto. II Bavero il fece
carcerare , dalla qual carcere fe Mefler Sicho
volle ufcire, pago molta pecunia air Impera-
dore, e perdetce le Caftella, che teneva.
C A P. XXVIII.
Come il Re di Francia fu fconfitto e prefo
pel Re d'lngilterra .
fi ylEntreche le predette cofe fi facevano in
LVl Lombardia nel MCCCXLVI. a di 16.
di Agofto circa Tora di Vefpro fu una gran-
diflima battaglia tra il Re di Francia e il Re
d'Inghilterra nel modo infrafcritto . In prima
e da fapere , che per molte cagioni tra quei
Re era grandifllmo odioemala voionta, ben-
che ciafcuno occultava il proprio volere ,
moftravanfi amore, ma dentro era nimichevo-
le odio . Onde Edoardo Re d'lnghilterra con
tutta la fua poflanza e con tutto ii fuo eferci-
to pafso di qua dai mare, facendo nome, che
andava in fuflidio di un Barone di Guafcogna,
che s'era ribellato al Re di Francia. Pofcia.,
che egli ebbe paffato il mare, lafcio Ja Guaf-
cogna, e prefe il cammino per la Norraandia,
e prefe per forza una Citta di ^^ormandia, la
quaie teneva il Re di Francia; Ia quale Citta
fu arfa e rubata pel detto Re d'inghi!terra, e
fu diftrutta , e furono morti tutti quei, chew
abitavanla. Pofcia il detto Re con tutto Tefer-
cito ando nei Reame di Francia fin preflb alla
Cttta Reale di Parigi , guaftando con fuoco e
con ferro tucto il paefe di Francia. II Re di
Francia cio udendo, iubito congrego grandif-
fimo efercito, e ufci di Pangi, e ando a un^
paflb per nome Senna di un finme , dove era
opinione , che paflafle il Re d^Inghilterra . Ma
quefti cio fapendo , iafcio quei cammino ,
per altra via ando appreflb Parigi a fette mi-
^iia a un luogo detto San Germano. II Re-»
dt Francia cio udito pafso la detta acqua^,
dove era , e ando verfo San Germano. II Re
d'Inghilterra (ipendo 1'avvenimento di quel
di Francia , fubito fi levo di campo , e ando
con tutto r efercito in un fortiflimo bofco ,
dove con Tingegno piii che per forza ftavano
ficuri . Aliora il Re di Francia incontanente-,
cavalco al detto bofco con tutto il fuo efer-
E pofefi a campo alla bocca deirentra
CKO
J
ca del bofco, per tai modo , che il Re d'In-
gh Iterra non poteva ufcirne fenza battagha.
E fe eglt afpettava o indugiava di combatte-
re, il Re di Francia avrebbe si ferrata quelia
bocca del bofco , che non avrebbe potuto
ufcirne il Re d'Inghilterra . E non potendo
avere vettovaglia , gli farebbe convenuto di
renderfi per affedio al Re di Francia. Onde
non volendo eflere aflldiato , e non potendo
ne pace dal Re di
Fraa-
k aver patci , ne tregua ,
7P i D E L P O L
Francia , pens6 di volere piuttofto morire_ A
combattendo con la fpada in mano , che ren-
derfi o lafciarfi aflediare. Pertanto a di io\ di
Agofto , ficcome fi e-decto di fopra, il Re_
d'Inghilterra fece tre fchiere di tutta la fua_
gente. La prima fchiera diede al figliuolo,
eonfortandolo e animandolo a combattere va-
lentemente. La feconda fu degli Arcieri. La
terza fii de'buoni cavalieri. Similmente il Re
di Francia ordino le fue fchiere alla batta-
glia. Cosi ordinatamente nel di predetto fu
l*ora del Vefpro fi accoftaroho infleme alla_
battaglia , la quale fu molto afpra e forte_,
perciocche il Re di Francia avea molti balle-
.ftrieri Genovefi , i quali nel principio della_
battaglia fecero grandiffima pruova . Ma non
poterono durare , perciocche erano a pied
alla battaglia, che fu roolto lunga. Dall' al-
tra parte eranb molti Arcieri fortiffimi com-
battitori . Finalmente fu fconfitto il Re di
Francia con tutto il fuo efercito . Ma tutti
fuoi figliuoli fcamparono, quandovidero pre
fo il Re di- Francia , falvoche il minote per
nome Filippo, il quale al prefente e Duca d
Borgogna, che fu prefo infiemecol padre Re
Giovanni di Francia , con molti altri Princi-
pi « Baroni . In quella battaglia furono morti
gl'infrafcrittiBaroni. II ReGiovanni di Boe-
mia , il Conte di Lanzone fratello del Re di
Francia, il Conte di Broxi, il Conte di Lan-
furi , il Contedi Anricorte , e fuo figliuolo
Conte di Fiandra
molti altri Conti
B
Conte Remilingo , il
Duca di Bretagna ; e
nobili Cavalieri furono trovati morti nel cam
po del Re d'Inghilterra per numero iobo. E
oltra que' Principi e nobili Baroni , furono
trovati morti della gente del Re di Francia_
circa 10000. uomini . E quello avvenne , per-
che que' d'Inghilterra non ebbero alcuna mi
fericordia di que' Francefchi , ma quanti ne_
prendevano , tutti gli uccidevano , ovVero ta-
gliavano loro il naio, acciocche foffero cono-
fciuti. Nota, che la detta battaglia dusd dall'
ora di Vefpro fino a due ore di notte. Anco
ra e da fapere , che Carlo figliuolo del detto
Re Giovanni di Boemia , il qual Carlo gia
era eletto Iroperadore pel Papa, fu gravemen-
te ferito nella fuddetta battaglia , e cosi fen
to fe ne fuggi . II feguente di nell' Alba del
giorno il Duce del Reno mando ad aflalire
il campo di quegl' Inglefi con 300. uomini
a cavallo e con 800. pedoni, penfando di tro-
vare coloro ftanchi e affaticati per la batta-
gliapaflata. Ma trovo tutto il contrano, per-
ciocche il Re d' Inghilterra con tutto il fuo
efercito ftava armato ordinatamente con tutte
le fue fchiere, «roendo dello avvenimento del
figliuolo del Re di Francia , il quale era in_-
Guafcogna con dodici mila cavalieri . Ma il
predetto Duce del Reno giunfe al detto cam-
po e incontanente con grande e valorofo ar-
dire affali il campo degP Inglefi , che erano
fchierati, e ordinati alla battagha; nella quale
fu morto il predettoDuce del Reno con mol-
ta fua gente , e quafi tutti i fuoi pedoni. E.
molti fuggirono . Oltre quello ll Re d Inghil-
terra ftette due di apparecchiato e ordinato
alla battaglia , temendo che fopraveniffe gen-
te . Pofcia effo Re fece celebrare una Mefla_,
dello Spirito Santo nel campo, e upa da morti
per le anime di quei , che erano morti nel
detto campo. E fece fepellire il corpo del
Re Giovanni di Boemia onorevolmente in una
Badia appreflb a quel luogo. II qual corpo
lom. xxir.
ISTORE. 791
pofcia il fuo figliuolo Carlo Imperadore fece_
portare in Boemia, e fepellire realmente . Po-
fcia il detto Re d'Inghilterra il terzo di fi
parti da campo dove era^e ando a una Citta '
per nome Cales del Re di Francia , la quale
era fopra il mare, e pofevi 1'afledio per tat
modo , che ebbela . Nota , che effendo con-
dotto il Re di Francia prigione , trattata ftt
pofcia la pace tra quei due Re , e fu rilafcia-
to il Re di Francia fu la fede , promettendo
di dare certa quantita dt moneta al Re d' In-
ghilterra. Ediede per oftaggto un fuo figliuo-
lo per nome Lodovico Duca di Angio , il
quale eflendolt venuto a tedio lo ftare in_
oftaggio, fuggiffene d'Ingtlterra, e ritornb in
Francia. II Re di Francia ci6 vedendo , per.
non rompere la fede promeffa al Re d'Ingil-
terra , fi parti di Parigi di Francia , e torn6
in Inghilterra alla prigione , dove onorevol-
mente e realmente fu ricevuto e trattato. E
ivi ftette tanto chevimori di morte naturale.
Ivi fu fepellito con grandiffimo onore . Al qua-
le fuccedette nel Rearoe di Francia Carlo fuo
figliuolo primogenito. Nota, che il Re Gio-
vanni dt Francia ebbe quattro figliuoli , cioe
Carlo predetto, il Duca di Angi6, il Duca_
di Berri , e il Duca di Borgogna .
C A P. XXIX.
Come il Mircbefe Obizzo fece pace eon Mejfer
Lucbino Vifconti , * con Meffcr Guiao da
Gonziga, e dond U Citta di Parma
a Meffer Lucbino, et ebbe il Ca-
flellt di San Felice . E di
molte altre novelle .
1N quel medefimo Anno MCCCXLVI. a dl
7. di Settembre il magnifico Illuftre Signo-
re di Ferrara Marchefe Obizzo , accompagna-
to da Meflere Oftafio da Ravenna , e da Mef-
fer Giberto da Sanvitale , e da molti altri no-
bili Cavalieri, fi parti da Ferrara, e ando alla
Badia nel Contado di Roviga. II feguente dj
ando a Verona . L'altro di a Pefchiera . II di
vegnente a Nonato della Signoria di Mefler
Luchino , nel qual Caftello era Mefler Maffeo
Vifconte , e Mefler Bruzo figliuolo naturale_
di Meffer Luchino. I quali riceverono il Mar-
chefe Obizzo con tutta la fua compagnia con
grandiffirao onore. E 1'altro di andarono a_
Palazzolo ad albergo , e il di fuffeguente a_,
Caffano , dove era Meffere 1'Arcivefcovo dt
Milano fratello di Meffer Luchino , il quale_
ricevette il Marchefe con grandiffirao onore .
11 di fcguente , che fu a di 14. di Settembre,
tutti que' Bafoni andarono infieme cofl Meffe-
re 1'Arcivefcovo a Milano , dove era Meffer
Luchino. E fece fmontare il Marchefe Obizzo
in Palazzo di Meffere 1'Arcivefcovo con certi
fuoi compagni , e furono fatte le fpefe a lui
e tutta la fua compagnia molto grande e ono-
revole . ln quel medefimo tempo era a Mtla-
no il Marchefe di Monferrato , e Meffer Ca-
ftellino di Beccaria Signore di Pavta . E molti
altri nobili Baroni e Cavalieri di Lombardifc-
andarono a Milano a quella nobiliffima e gran-
d.ffima Corte , dove il Marchefe Obtzzo, e il
Marchefe di Monferrato, e Meffer Caftelhno,
e Meffere Oftafio di Ravenna , tennero a bat-
tefimo i due figliuoli mafchi del Signore Mef-
fere Luchino. I quali due figliuoh Madonna
Ifabella dal Fiefcofua moglie avea partontim
un parto. II primo di qotf due
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I
norae Luchino novello , e 1'altro Gtovanni , a
i quali i predetti Santoli,che li tennero a bat-
tefimo , donaTono grandiflimi e ricchi doni ,
Allora fu fatta la pace tra il Signor Marchefe
Obizzo , e il Signore Mefler Luchino, 1 quali
avanti erano nemici , per cagtone che il Mar-
chefe Obizzo teneva Parma , h quale avea_
cgli comprata da Meflere Azzo da Correggio
contra la volonta di Mefler Luchino. Onde
il Marchefe vedendo , che non poteva tenere
Parma contra la poffanza di Mefler Luchino ,
e maflimamente perche Meffer Maftino 1'avea
abbandonato, penso dt pacificarfi in.tuttocon
Mefler Luchino , acciocche egli poteffe meglio
dtfenderfi dagli altri fuoi nemici. Per quefte
cagioni il magnifico Signor Marchefe Aonb la
Citta di Parma a MeflerLuchino fuo compare
con certi patti. Ecosi tra loro fu grandifltma
pace. A di 22. di Settembre la genre di Mef-
fer Luchino cavalco , et entro in Parma , e_
la g -nte del Marchefe fi parti e ando a Mo-
dena. Pofcia a di 25. di Settembre il Signor
Marcheie fi parti da Mtlano , e Mefler Luchi
no Taccompagno fino alla Citta di Monza- ,
dove Meffer Luchino fecegli grande onore-..
Doppo difinare il Signor Obizzo con animo
chiaro e pactficato , con tutta la fua compa
gnia fi pirti da Monza , e ando a Trezzo,ac-
compagnato fempre da Meffer Maffeo Vifcon-
te , nipote di Mefler Luchino , e da Meffer
Bruzo figliuolo naturale di Luchino , coru.
grandiflimo onore e riverenzi , facendo a tutti
]e fpefe larghe e roagne. Avvenne cafo mara-
vigliofo , che effendo ftato fatto fuoco di car-
boni nella camera di Meflere Olhfio di Ra-
venna , che era in compignia del Marchefe ,
il fuoco de 1 carboni fece tanto nocumento a_
Meffere Oftafio , che eflb e due fuoi Camer-
linghi furono tn condizione di morte. Onde il
Marchefe ftete due di a Tiezzo , finche Mef-
fere Oftafio fu alquanto migliorato , confide-
rando le grandiflime fpefe , che facevano i Vi-
fcontt , fi parti , e ando a Bergomo , indi a_.
Palazzolo , pofcia a Brefcia , e di poi a Ve-
rona , dove ftette fei di , afpertando Meflere
Oftafio, il quale vi giu nfe a di 8. di O.tobre .
11 di feguente il Marchefe con Meffere Oftafio,
e con tutta la compagnia loro , fi partirono
da Verona, e continuando il cammino , ven-
nero alla Citta dt Ferrara. Dopo quefto a di
•2}. di Ottobre il Marchefe Obizzo fi pirti da
Ferrara , e ando a Legnago Caftello di Mef-
fer Maftino dalla Scala*, il quale avea ivi con
dotto Mefler Guido da Gonzaga nemico del
Marchefe , per cagione di far pace tra loro .
In una camera ftavano Meffer Maftino e il
Marchefe , e nell' altra Mefler Guido , e M^f
fer Folchetto Ambafciadore di Meiler Luchi-
no , il quale eziandio trattava quella pace . E
fatto parlamento tra loro, non fi poterono pa-
cificare . II di feguente Meffer Folchetto tanto
fece , che conduffe Meffer Guido alla camera ,
dove era il Marchefe e Meffer Maftino. Edo-
po alquanto ragionare fu fattae fermata lapace
tra loro . Cosi pacificati , con grande allegrez-
za e fefta definarono infieme . Dopo il defi ia-
re, con pacificato animo ciafcuno ritorno alla
fua patria. Dopo quella pace a di 12. di No-
vembre Meffer Maftino ando a Oftiglia (uo
Caftello, dove andotziandio Meffer Guidoda
Gonzagi , M. ffer Polo dell.i Mirandola , e vi
a do ancora Ser Piero del Fabbro,Cancellie-
re del Signor Marchefe Obizzo; il quale prcc-
curava e ioliecitava , che Meffer Polo dalla-.
B
A
R
O
794
B
C
D
E
Mirandola reftituifle al Marchefe il Caftello di
SanFelice, che avea tolto per tradimento. Iq
quel parlamento fu deliberato, che Meffer Po-
lo reftituir doveffe al Marchefe il detto Ca-
ftello. Compiuto il parlamento, Meffer Guii
do da Gonzaga , Mefler Polo dalla Mtrando"
la , e Meffer Piero del Fabbfb , fi partirono
dalCaitello di Oftiglia, e andarono al Caftel*
10 Trevellino del detto Meffer Guido. Pofcia
nel di feguente Mefler Polo con Mdler Piero
ando al Caftello della Mirandola , e nel di
vegnente Meffer PjIo feftirui al Marchefe il
Caftello di San Feltce , e Ser Piero lo rice-
vette in nome e a nome del Signor Marchefe
Obizzo; e fornito il dettoCaftello di guardie
e di vettovaglia , Ser Piero torno a Ferrara.
A di 14. di Novembre mori il Nobtle e Mai
gnifico Signore di Ravenna , e fu fepellito al
Luogo de* Frati Minori . Del qual Signore^
rimaiero tre figliuoli, cioe Bernardino, Pan-
dolfo, e Lamberto . de' quali Bernardino ri-
maie Signore di Ravenna , Pandolfo Signore
di Cervia ; e Lamberto fenza alcun titolo di
Signoria, perocche mtnore dt eta, rimafe fot-
to la cura de' fuoi fratelli. In quel medefimo
Anno il Re di Scozia ad iftanza del Re di
Francia con tutta la fua poffanza cavalco fo-
pra il Reame dt Anglia , acciocche Pefercito
degl'lnglefi fi partiffe dal Reame di Francia.
Ma il fuo penfiero gli ando fallito , perche
11 detto efercito non fi levo di campo ; anzi
quei che erano in Inghilterra , combatterono
virilmente contra gli Scozzefi per tal modo,
che quei di Scozia furono fconfitti, e fu pre-
fo il Re loro , e molti ne furono prefi e morti.
In quelF Anno medefimo Meffer Luchino fu
chiamato Signore della Lunigiana. Nel fud-
detto mefe di Novembre apparve in Ptfa una
maravigliofa cofa ; cioe due Aquile, una gio-
vane , Taltra vecchia , fecero grandiflima bat-
tagtia fopra la detta Cicta di Pifa neir uria-,,
per ifpazio di lungo tempo. Ftnalmente la^,
vecchia uccife la giovane. E quefto fu il di
di Santa Catterina, a vifta di tutto il Popolo.
A di 10. di Dicembre il Marchele Obizzo ,
ficcome Signor^ benigno e mifericordiofo ren-
dette grazia e mifericordiaaGiovanni di Nic-
colo di Fredo, ad Arrigo, e a Inghiramo da
Gorzano, e a certi da Montecuccolo, t quali
erangli ftati ribelli. E quefto fu nella Citta
di Modena alla prefenza di effo Signor Mar-
chefe. A di 12. di Dicembre fu confermata^
e pubblicata la pace tra il fuddetto Marchefe,
e i Signori dt Mantova , nella Citta dt Mo-
dena .
C A P. XXX.
Di Carlo Re di Boemia eletto Imperadon
per Papa Oemente Vl. Del Bavero,
detto Imperadore . E di molte
altre novelle d'Italia.
L*Anno del MCCCXLVII. a di 20 di Feb-
brajo, Lodovico Duca di Baviera , chta-
mato Imperadore, fapendo, che il Pjpa Cle-
menteVI. avea eletto Imperadore Meffer Car-
lo di Boemia, e fentendo, che il detto Carlo
fi difponeva per conquiftare Tlmpero , congre-
go grandiflimo parlamentoa un luogo per no-
me Paffiv fopra il fiume Donoja nel qual
parlamento fu il detto Lodovico , e il Duca-#
Alberto di Auftria , e due Vefcovi per parte
del Re di Ungheria , e molti altri Nobtlt di
Al£-
D E L P O
795
Alemagna . E vi £u deliberata con fagramen-
10 la morte e la diftruzione del detto Re_
Carlo . E nota , che nel detto mele di Feb
braio effo Re Carlo in abito di pellegrino fi
parti occultamente dalla Boemia , e venne a
Trento con alquanti di Meffer Luchino , i
auali eeli teneva in Treoto. E trattarono di
clare la Citta fuddetta di Trento al Re Carlo;
ma rivelatofi, il trattato, non pote avere ll fuo
effetto. In quell' Anno fu grandiflima careftia
e fame per tutto il Mondo , e valeva a Fer-
rara Io ftajo del frumento Soldi ?8. di Bolo-
gnini. Fu pubblicata la Moneta de' Ferrari-
ni la quale fece fare il Marchefe Obizzo, ma
dur6 per poco tempo , perciocche fu falfata .
Onde il Marchefe la fece sbandeggiare . A di
-t. di Aprile Pandolfo e Lamberto fratelli da
Polenta , i quali erano in Cervia , di cui era
Signore Pandolfo , volendo ampliare la loro
Sifnoria , penfarono di pigliare Bernardino
Sienore di Ravenna loro fratello, e toglierli
la Signoria di Ravenna. Onde un dx manda-
rono un Meffo a Meffer Bernardino , dicendo
che Lamberto era cadoto da cavallo per tal
modo, che egli era in cafo di morte. E fc_
voleva Bernardino vedere fuo fratelto vivo ,
non tardaffe di andare incontanente a Cervia
Meffer Bernardino non penfando malizia, fu
bito and6aCervia, dove trovo Lamberto fuo
fratello in letto molto lamentarfi . Quando
venne la fera, Pandolfo fece prendere Mefler
Bernardino fuo fratello, e fecelo imprigiona
re con buone guardie . La mattina per tempo
Pandolfo con certi fuoi compagm e famigh
armati ando a Ravenna. Era con Pandolfo un
fegreto famiglio di Eernardino. Giunti che-
furono alla Porta, chiamarono le guardie , le
quali domandorono chi erano. Rifpofe quel
- famiglio: b fino Balzo famiglio dt MeferBer-
nardino, il quale voglio togliere certe medicin&^
per Lamberto , cbt e infermo a morte , e rttor-
narmene incontanente addietro. Allora le guar
die dando fede alle dette parole , perciocche
era gia pubblicato per tutta Ravenna , che il
detto Lamberto era infermo a morte , di fu-
bito aprirono la Porta, e tutti entrarono den
tro della Citta. AUora difle Pandolfo alle-
guardie : Sappiate , ehe Meffer Bernardmo
morto. Percid voglio la Stgnorta per me. E
forni quella Porta per lui di buone guardie-
Poi corfe verfo la Piazza con la fpada nuda co
fnoi feguaci, gridando: Viva Pandolfo . Giun-
ti che furono alla Piazza , gli amici di Pan
dolfo traffero a lui. E ordinatamente il chia
marono , e il fecero Signore di Ravenna_
Del mefe di Marzo Mefler Carlo Re di Boe
mia eletto Imperadore coll' ajuto della gente
di Meffer Luchino, entro nella Citta di Tren,
to, e adi «.del detto mefe di Marzo ch eta
Ia Domenica delle Palme , il Re : Carlo fece-
cantare una MefJa folenne nel Vefcovato dt
Trento , dove egli ftette perfonalmente yeiti
to di vefte Imperiale , con lo fcettro di oro
Imperiale , e con la pila rotonda in mano, le
quali infegne fignificavano la Signc-na del
Mondo . Finita la detta Meffa cavalco per
tutta la Citta di Trento con quell ab.to Im-
periale, accompagnato da molti Baroni. Po-
Sa del mefe di Aprile effo Re Carfo^ ando
con ftrande efercito in ofte a un Caftello del
Conte di Tirolo, nominato Marano , dove era
Madonna Anoa moglie del Marchefe di Bran
diborgo figliuolo del Bavero per d.fefa . del
detto Caftcllo, la quale vtnloieote fi difende-
Tm. XXIF.
LtSTORE. 796
A va da Carlo Re di Boemia ; benche finalmente
non avria potuto durare , fe non foffe ftato
che il Marchefe di Brandiborgo fopravenne_»
con grandiflimo efercito . Ivi fu grande bat-
taglia. Finalmente 1'elercito del Re Carlo fu
fconfitto , e molti ne furono morti e prefi , e
il Re Carlo fe he fuggi a Trento . In quet
medefimo Anno a di 24. di Aprile vennero a
Ferrara Ambafciadori per parte del Re dt
Ungheria a domandare il paflo e il libero
tranfito pel detto Re e per tutto il fuo efer-
cito, per andare in Puglia a fare la vendetta
del Re Andreaflb . A' quali Ambafciadori li-
beramente fi concedette tutto quello , che_
B
feppero domandare, facendo loro grandiflimo
onore . I quali molto contenti e onorati fi par-
tirono di Ferrara, e andarono verfo la Puglia
fino all* Aquila Citta dell' Abruzzo , la auale
fu loro data pacificamente con molte Caftella
in nome del Re di Ungheria. Pofcia uno di
quegli Ambafciatori ritorno al Re fuddet-
to, notificandogli, che dovefle andare in Pu-
glia ad ogni fuo piacere , perciocche farebbe
veduto volentieri di tutti i Pugliefi.
Del mefe di Maggio del MCCCXLVI. la^.
magnifica donna Madonna Ifabella del Fiefco,
moglie di Mefler Luchino VifconteSignore di
Milano , effendo gravida di due figliuoli ma-
(chi , venendo il ttmpo del parto , $'iufermo
giavemente . Onde ella fece voto di vifitare_
1'AItare di San Marco di Venezia , fe guariva
di quel parto. Come piacque a Dio, effa par-
tori due figliuoli mafchi , ficcome di fopra e
raccontato . E guari incontanente del mefe di
Agofto, e quel fuo voto ella pofcia manifefto
a Meffer Luchino , il quale ne fu molto con-
tento. E mando incontanente mefli a tutte Ie
Terre a lui foggette , acciocche ciafcuna gli
mandafle due onorevoli Cittadini, per accom-
pagnare fua moglie fino a Venezia . E cosl
Tortona, Aleflandria, Afti, Como , Cremo-
na, Brefcia, Vercelli, Lodi, Novara, Bergo
D
mo
Piacenza, Parma , e Pavia
mandaron-
glieli, lecondo che era ordinato . I quali nobi-
li Cavalieri furono per numero ventotto, per-
ciocche da Pavia e da Novara ne furono man-
dati tre per cialcuna . E da Milano furono
eletti ventifei onorevoli uonoini tra Cayalieri,
Giudici, Medici, e onorevoli Cittadini . Po-
fcia furono elette dodeci nobiliffirae Danne^
di tutta la fua Signoria. Aveva anche la det-
ta Donna Ifabella ventiquattro donzelle. Econ
quella grandiflima e "obililR na compagnia ff
Irti ella da Milano nel MCCCXLVII. a dl
penuttimo di Aprile, e pafso per Verona e-
per Vicenzi e per Padova . Per cia(cheduna_
di quelle Citta fu ricevuta con grandiflima^,
fefta e con grande onore . Uitimamente giun-
ta a Venezia, fcefe nel Palazzo di Trappola
da Ca' Lione , onorevole e nobile Cittadino
di Venczia. Ivi ftette con grandiffimo onore
e corte, alle fpefe del Comune di Venezia^
fino alla fefta dell'Afcenfione .Pofc.a celebra.
ta la detta fefta, la detta Donna con la fua
compagnia fi parti da Venezia , e ando a Pa-
dova e per quel medefimo cammino, che era
andata a Venezia, ritorn6 a Milano. A di 7.
di Masgio il Re Carlo di Boemia eletto Im-
peradore roando aoo. cavalieri, e 400. pedoni
alle parti di Cadore , i quali rubarono tutta
Ia detta Contrada. A di ia di Maggio d Re
Carlo fi parti da Trento col fuo Vefcovo , e
ando a Caftelbarco a parlamento con Mefler
Maftino dalla Scala , e con Meffer Gmdo d*
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•>» . , L , 1
Goozaga . A di n. di Maggio fu levato un-
erandiffiroo rumore nella Citta di Bologoa..
fra que* detla Cafa de'Bianchi. Onde perven-
tura cavalcando per Botogna Mefler Giovanm
e Meffer Jacopo de* PeppoJi , udito il detto
rumore , andarono alla Piazza ; dove adanati
i loro foldati da cavallo e da pie\ mandarono
della torb famiglia , e fecero ceffare quel I ru-
more. Pofcia paflati alquanti di furono ban-
diti da Bologna fei di quei de* tfianchi , per-
che erano ftati cominciatori del detto rumo-
te . Del detto mefe di Maggio il Delfino di
Vienna della Cafa di Francia , tornato dallc_
parti di Gerutalemme, giunfe a Venezia, do-
ve ftette per ifpazio di un mefe , per cagione
ehe oltre tutto il teforo, che portato_avea_ ,
era di debito di circa ^oooo Fiorini d'oro .
E percio ftette tanto a Venezia , finchfe fod-
disfece tutta quella quantita . Pofcia ritorno
alla fua patria . In quel medefimo Anno il
Magnifico Signore di Riroini , MetTer Malate-
fta vecchio mori nella Citta di Ofimo nella^
Marca di Ancona , circa la qual Citta era__
ftato in affedio con grande ofte per lo fpazio
d> molto tempo. Del mefe di Giugno il Mar-
chefe di Monferrato a iftanza di Mefler Lu-
chino ando in ofte con grande efercito intorno
alla Citta di Alba ; i Cittadini della quale
non potendo refiftere alla poflanza di Mefler
I uchino , addimandarono patti , cioe che fe
fiiio a certo tempo il Conte di Savoja, ovve
ro il Principe della Morea non dava loro foc
corfo , darebbono la detta Citta al Marchefe
di Monferrato in nome di Meffer Luchino.
Oide venuto il detto termine , ne avendo i
Orudini di Alba avuro verun foccorfo, die
dero la Citta a MefTer Luchino , fecondoche
promeffo aveano. A di 17. del mefe di Giu
gnu Mffler Maftino ando a parlamento con_
M.fler Carlo Re di Boemia a una Terra per
norne Cavrino del Contado di Verona , nel
quat parlamento deliberarono , che i foldati
di Mefler Luchioo, che erano a Trento, do
vcflero ritornare a Milano , e che MeiTer Mi
ftino , e i Signori di P-tdova doveflero man-
dare la gente loro a Trento a guardare la^
detta Citta a nome di MefferCarlo eletto Im
peradore . Come fu deliberato , cosi fu fatto .
A di 14. di Giugno Mefler Pandolfo Signor
di Ravenna figliuolo dt-1 fu Meffere Oltafio
da Poleota , fece rilafciare di prigione Meffer
Brrnardino fuo fratello , tenutd prigione nella
C rta di Cervia . La qual concordia tratto
M fler Malatefta Signore di Rimini, il quale
anao a Ravenna infieme con quei fratelli , e_
fece Cavaliere Mefler Bernardino predetto ,
che cra il fratello maggiore. Pofcia Mefler
Bernardino fece Cavaliere Mefler Pandolfo fuo
fratello. Meffer Pandolfo fece Cavaliere Mef
fer Lamberto fuo fratello minore. E pofcia_
fecero Cavalieri due figliuoli di detti duc_
Iratelli . Tutti e tre erano egualmente Signori
delle Citta di Ravenna e di Cervia , e di mol
te Caftella . Benche quella pace poco durafle,
perciocche quel roedefimo Anno a di 7. del
mete di Settembre, Meffer Bernardino predet
to fece prendere i predetti fuoi fratelli Mefler
Pandolfo e Meffer Lamberto , e feceli carce
rare nel Caftello di Cervia, dicendo che egli
no il vole^ano uccidere. E il detto Meflei
Bernardino rimafe folo Signore di Ravenna e
di Cervia , finche viffe. E que' due fratelli
poloa dopb certo fpaz.o di teropo morirono
nei fuddetto Caftello.
B
A
R
7*8
B
C A P. XXXI.
D
Come i Romani feeero Tribuno di Rma Meflert
Niecola da Roma . E di alcune cofe fattt
fel detto Tribuno , e di mofte altrt
novelte <Tltalia y e di Piemonte.
MEntre che le predette cofe fi facevano
nelPAnno predetto MCCCXLVII. ef-
fendo la Citta di Roma in grandiflima difcor-
dia per la gran divifiooe, cfie era tra'Cittadi.
ni della Signoria di Roma , niuno era ardito
di andare a Roma , temendo di eflere robato.
Onde come piacque a Dio, fu eletto Tribuoo
di Roma Meffer Niccola da Roma a di 10. di
Maggio dell'Aono predetto. 11 quale incon-
tanente fu confermato da tutto il Popolo, e_
in quel di furono cacciati da Roma alcuot
Nobili Romani , i quali per la fuperbia loro
e malizia tenevano quellaCitta in gran difcor-
dia e divifione, Pofcia nel feguente mefe di
Giugno il detto Mefler Niccota Tnbuno man-
do lettere a tutti i Signori , e a tutti i Co«
muni d'Italia, comandando a tutti, che man-
daffero a lui Ambifciadori per ciafcun Signo-
re ovvero Comune, perciocche egli voleva_,
tenere generale parlamento il primo di di
Agofto , pel buono e pacifico ftato di totta_t
Italia , e di tutta la Crifttanital In quefto
mezzo tempo il Tribuno proccuro di effere_
fatto Cavaliere il primo di di Agofto in pre-
(enza de* fuddetti Ambafciadori . Ma avanti
che quel termioe venifle, effoTribuno mando
un comandamento al Prefetto di Vico , St-
gnore di Viterbo, che tra lo fpazio di tre di
egli dovefle comparire davanti a luiaRoma a
ubbidire r fuoi comandamenti fotto grandilHma
pena della perfona. E fe non compariffe nel
datotermine, ciafcunoche 1'uccideffe, avrebbe
mille ltre dt Perugini dal Comune dt Roma_<.
E fece carcerare Mefler Giordano e MefferRi-
naldo degli Orfini, imponendo loro.che erano
traditori del Comune . E condann6 alcuoi Rc-
mant in grari quantita di pecunia , e alcunt
condanno a morte per cagione di avere la lo-
ro pecunia , la quale egli partecipava col Co-
mune di Roma.acciocche foffegli favorevole.
E dava ftipendio , ovvero foldo al Popolo di
Roma , perche non fi fidava di alcun foldato
foreftiere. Quando cavalcava per la Citta, fa-
cevafi portare la fpada nuda davanti,e il Con»
falone del Popolo di Roma fopra il capo. I
fuoi Donzelli alla fiata gittavano danari tra U
gente del Popolo . Molte altre novita fece nel
principio della foa dignita . Pofcia paflato il
termine dato al Prefetto da Vico, e non com-
parendo, il Tribuno mando il fuo efercito in-
torno la Citta di Viterbo. II Prefetto ci6 ve-
dendo , ne potendo refiftere al Popolo Roma-
no , con volonta e licenza del Capitaoo dell
efercito Romano ufci di Viterbo , e ando a_.
Roma, e gittofli in terra a i piedi del Tribu-
no , domandando mifericordia , e offerendo a
lui e al Popolo la Citta di Viterbo con tutte
le fortezze appartenenti a quella . AUora 11
Tribuno movendofi a pieta, ricevette il detw
Prefetto alla fua grazia . Ma nondimeno il fe-
ce arreftare cortelemente , finche liberamente
ebbe il Caftello di Refpampano , e 1» R° cc f.
di Vetralla. Pofcia il fece lafciare, e dtedegU
la Signoria di Viterbo, riconofcendola dalPo-
polo e dal Tribuno di Roma. AHora leferct*
to de* Romani fi parti da Vuerbo c torno a-,
r Roma.
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7^ D E L P O
Roma. Onde Mefler Giovanni degli Orfini Si
Snore di Orvieto vedendo crefcere il dominio
el Tribuno , e intendendo cib cbe era avve-
nuto della Citta di Vtterbo , incontanente fi
fottomife al Tribano e al Comune di Roma .
Siroilmente fecero quei dt Alagna , e tutte le
altre Citta e Caftella circoftanti a Roma per
lo fpazio di cinquanta miglia . Pofcia il primo
di di Agofto il predetto Mefler Niccola fufat-
to Cavaliere nella Conca , dove fu battezzato
Coftantino Imperadore nella Chiefa di San_
Giovanni Laterano , in prefenza degli Amba
fciadori del Papa e quafi di tuttal'ltalia. Fat-
to Cavaliere , tncontanente fece pubblicare— >
un Decreto tn quefta forma: N$i Niccola Ga-
valiere e Trihmo , per la pojfinza , autorita , e
giuridizione coneeduta a noi dal Popolo Romano ,
i per Fautorita concedutaei dal SantiJJimo noflro
Signort Mtffcre h Papa ; ficcome appare per h
fua pubblica e patente Bolla , e per la grazia
dcllo Spirito Santo , per ogni modo , ragione , e
forma, cbe meglio pojjiamo, decretiamo , dicbia-
riamo , e pronunziamo , ebe la fanta Citta di
Roma h capo e fondamento di tutte le Citta de"
Crifliani ; e cbe tutte e fingole Citta tTltalia deb-
bono ejjire libere, e cbe tutti i Popoli , e Cittadi-
. ni d'ltalia fonoCittadini Romani. Per quefla ci-
gione vogliamo , cbc tutti debbano ejftre liberi ,
e fenza fbggezzione . Ancora pubblicbiamo e pro-
nuniiimo , che la elezione , giurid:zione , * mo-
narcbia del Romano Impero , e tutta Italia , ap
fartiene alla predetta alma Citta di Roma . E
tomtndiamo agVmfrafcrixti Re , Ducbi , Mar-
ebefi , e Conti , cbe debbano comparire dtvanti a
noi e a' noflri Officiali con le loro ragioni , fino
alla fefta della Pentecofle projfima , cbe debbc^
venire ; altrimente pajfato il detto termine , pro-
eederemo contra loro Jecondo 1'ordine della ragio-
ne. Li citati furonoquefti: Meffer Ludovico
Duca di Baviera , detto Imperadore , Mefler
Carlo Re di Boemia eletto Imperadore , il
Conte Palatino , il Ouca di Saflbgna, il Mir-
chefe di Brandiborgo ,. 1'Arcivefcovo dt Ma-
gonza , 1'Arcivefcovo di Treveri , e 1'Arci-
vefcovo di Colonia. E quefta pubblicazione_
fu fatta il primo di di Agofto in prefenza del
Vicario del Papa , e del Popolo di Roma , e
di molti Ambafciadort dltalia . II di feguente
Mefler Niccola' predetto volendo ampliare lo
ftato , e il fuo , nella piazza di San Giovanni
Laterano , in pubblico Popolo, e in prefenza
deglt Ambafciadori d'Italia , fece benedire-
quattro Bandiere ovvero Confaloni . II primo
era con 1'arma , la quale portava Coftantino
Iroperadore , cioe un Aquila bianca nel campo
roflo col Mondo nelle griffe , partito tn trc_
parti. E quel Confalone diede il Tribuno all'
Ambafciatore di Perugia , fpofandolo con un'
annello , e dicendo : Vtva l* memoria di Co-
fimtino e di Perugia. Nel fecondo Confalone_
era dipinta Roma trionfale con due donne ,
una in fimilitudine della Fede Criftiana , l'al-
tra a fimilitudine dell' Italia . Tenendo il Tri-
buno in mano qnel Confalone -, difle : Viva-.
Firenze ; volendolo dare agli Ambafciadort de'
Fiorentini , ma non vi fu , chi rifpondefle pe*
Fiorentini . U terzo Confalone diede al Co-
roune di Siena . E il quarto diede al Comune
di Todi. Fattoquefto, i Cavalieri eAmbafcia-
dori di Firenze andarono al Tribuno , fcufan-
dofi , che non aveano ricevuto il Confalone ,
perciocche non aveano licenza da i Priori di
Firenze . Pofcia il Tribuno fece fare una ta-
vola di pietra ovvero di legno , nella qualc.
LISTORE. 800
A era fcritto a lettere d'oro in campo azzurro ;
Nieola Severo e Clemente Uberatore di Romcu ,
Zelatore a^Italia , Amatore del Mondo , e Tri-
buno Auguflo. E la fece porre con.quelle let-
tere nella porta de' Frati Minorl nella Chiefa
di Santa Maria Araceli appreffo Carapidoglio.
E quello volle che foffe il fuo proprio titolo.
Pofcia gli Ambafciadori del Comune di Arez-
zo in prefenza di tutti gli Ambafciadori offe-
rirono la Citta di Arezzo al Tribuno , il qua-
le lietamente accettolla, e donb la Signona-,
della detta Citta a Mefler Guido da Ifola, no-
bile Cittad ino di Roma. In quel medefimo di
dono il Tribuno la Signoria del Patrimonio di
San Pietro a Meffer Manfredo da Corneto , e
B dtedegli un Confalone con 1'Arma del Popo-
10 di Koma , e con la fua . Dopo quefte cofe
11 Tribuno dono a ciafcuno Ambafciadore^
prefente a quelle cofe un belloannello dioro.
Pofcia a di ij. del detto mefe di Agofto fu
egli coronato oellaChtefa di Santa Miria Mag-
giore di Roma dal Popolo e da turta la Chier
refia delU detta Citta. E pofergli fei Corone.
La prirna fu di quercia ovvero di rovere. La
feconda fu di eden, la terzt di mortella, la_,
quarta di ulivo, la quinta di alloro, e la fefta
fu di argento. Pofcia gli diedero in mmo ua
pomo rotondo di argento con una Croce di fo-
pra . E congregato il Popolo nella piazza del-
la detta Chiefa di Santa Maria Maggiore , il
Tribuno par!6 molto. Tra le altre cole difle,
che tutto quello , che egli avea e poffedeva ,
avealo dallo Spirito Santo , e dal Santo Padre
Meffer lo Papa . Ailora fece fare una grida_ ,
che niun Re , Principe , o Stgnore , foffe ar-
dito ;di condurre o di far condurre alcuna_.
quantita di gente in Italia fenza licenza del
Popolo Romino , fotto pena delle digaita lo-
ro , e di ribellione del faddetco Popolo .
Mentre che le predette cofe fi facevano a
Roma , nacque grande difcordia nella Citta
di Faenza in Romagna tra Meffere Almerigo
Conte di Romagna pel Santo Papa , e Mefler
Giovanoi figliuolo naturale del fu MefferRic-
ciardo de' Minfredi. Qjjella difcordia avven-
q ne , perciocche Mefler Giovanni non voIeva_.
ubbidire al fuddetto Conte in tanto che eflo
Mefler Giovanni fi parti da Faenza , e an-
do al Caftello di Bagnacavallo , loncano da_«
Faenza dieci miglia. 11 qual Caftello egli ri-
bello al detto Conte , il quale fece prendere
Mefler Guglielmo fratello di Msffer Giovan-
ni , e mandogli a dire, che, fe egli non ren-
deva Bignacivallo, farebbe tagliare il capo »
Meffer Guglielmo. E avrebbelo fatto,fe ftato
non fofle che molti di Faenza pregando il
Conre , e allegando la innocenza di Meffer
Guglielmo , a' prieghi loro il Conte il fece
rilafciare di prigione , e incomincio
guerreggiare contra Meffer Giovanni . UI-
timamente fu faita pace tra loro , e , rendu-
to Bagnacavailo , ritornb Meffer Giovanni a
Faenza, dove fu ricevuto e onorato dal detto
Conte. In quell' anno medefimo era grandiffi-
ma guerra tra il Marchefe di Monferrato e il
Conte di Savoja . U Duca di Borgogna favo-
reggiava il Principe della Morea ; onde 1'uoa
3arte e 1'altra congrego grandiffimo efercito
con tutte le fue forze. Eteffendo a campo del
mefe di Luglio , combatterono infieme . Ivi
fu crudeliffima e raortale battaglia , e molti ne
furono raorti e feriti d'ambe le parti . Final-
roente il Principe ebbe la vittoria , e 1'efercito
del Marchefe fu fconfitto e diftrutto . Nota ,
che
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8oi
l
ehe nel predetto anno del mefe di Luglio
Meffer Ludovico Principe di Taranto.il quale
era ftato principale a fare la vendetta della_
morte del Re Andreaffo , vinto dalla cupidita
della fignoria , di confcienza e di licenza di
Papa Cleroente VI. tolfe per moglie la Reina
Giovanna da Napoli, la quale era fua cugina.
Celebratcfi quel Reale matrimonio, il predet-
to Principe and6 con grande efercito per con-
quiftare fa Citta dell' Aquila , ribellatafi alla
Reina Giovanna. Ma i Cittadioi di quella_
ufcirono a campo per tal modo , che fconfif-
fero e difcacciarono il Principe con tutfa la_
fua gente. Del mefe di Agofto effendo afledia
to il Caftello di Cales pel Re d'lnghilterra ,
ficcome fi e di fopra contato , il Re di Fran-
cia ando con grandiflimo efercito per foccor-
rere al detto Caftello. Ma vedendo , che non
poteva dargli foccorfo pel grandiflimo sforzo
del Re dMnghilterra , fi parti da campo. Al-
lora il Popolo di Cales vedendofi in tutto ab
bandonato , e temendo dclla vita loro , perche
aveano dati molti termini ad arrenderfi al Re
d'Inghi)terra , aprirono le porte , calarono il
ponte , e fcalzi colle correggie al collo , in_
camicia , colle mani incrocicchiate , ufcirono
fuora , e andarono alla prefenzi del Re d'ln-
ghilterra , gridando mifericordia . II Re ve-
dendo tanta umilta , perdon6 loro , e feceli
rilafciare . Cosi per afledio ebbe il detto Ca-
ftello di Cales. Nelfuddetto roefe MeflerNic-
colo Vefcovo di Nitre di Ungheria con mol
ta gente d'arme da cavallo fi parti da Ferrara,
e ando verfo 1'Abbruzzo in fuflidio della Cit-
ta dell'Aquila per parte del Re di Ungheria .
La quil Citta era molto moleftata dalla gente
della Reina Giovanna di Napoli . A di pe
nuhimo di Settembre mori in Bologna Mefler
Taddeo de' Peppoli Sigoore di Bologna , c
fu lepellito al Luogo de' Frati Minori molto
rnagnificamente . In quel medefimo di a voce
di tutto il Popolo di Bologna furono chiamati
e confermati Sigoori di quella Citta. Meffer
Giovanni e Meffer Jacopo fiatelli e figliuoli di
Meffer Taddeo. A di n. di Oitobre mori
Meffer Ludovico Duca di Baviera , detto Ina-
peradore , e mori in una Terra per nome_
Monaco in Alemagna, e fo feprllito imperial-
mente. Pofcia Mefler Carlo Re di Boemia_
eletto Imperadore , udita la morte del Bave
ro , congreg6 grandiflimo efercito , e mandol-
lo a una Citta del Marchefe di Band nborgo
in ofte. Onde il detto Marchefe invio il fuo
efercito in fuffidio della fua Citta. Ultimamen-
te il Marchefe alquanto umiliato e pacificato
per la morte dt Mefler Ludovico fuo padre_,
ando a Norimberga a parlamento con Mefler
Carlo fudetto . A di tj. di Novembre mori la
nobile e magnifica Donna Madonna Lippa de
gli Ariofti da Bologna , moglie del fu magni
fico e Illultre Signore di Ferrara Marchefe
Obizzo , la quale egli fposo nell' ultima in-
f.Tmita della iua morte , di cofcienza e di li-
cenza del Santo Padre Meffere lo Papa Cle-
mente VI. Dalla quale roagnifica donnailpre-
detto Marchefe Obizzo genero undici figlino-
li , cioe fette mafchi , e quattro femine. Fu
fepellita al Luogo de* Frati Minori a Ferrara
con grandiffimo e magnifico onore .
Mentre che le predette cofe fi faceano,
i Colonnefi , gli Orfini , e Savelli , <_.
molti altri Nobili Romani , non eflendo
contenti della Signoria del detto Tribuno, ul-
timaraente ordiiwroao con ua affaffino chc
B
D
R O 8oa
per pecunia dovefle uccidere il Tribuno .
Quel trattato venne a notizia di lui , e prele
1'aflaflino , che tormentato confefs6 il trattato.
Onde il Trrbuno mando per quei principali
Nobili , e dimaodati fenza tortnento confefla-
rono la verita. Per la qual cagione il Tribu-
no li condanno a morte. Velliti di nero, da-
vanti al Popolo frce pubblicare la laro coa-
dennagione . E mandogli al luogo della giu*
ftizia , i quali eflendo menati andavano gndan-
do : Mi[ericordti,mifirtcordta. II Tribuoo ci6
vedendo, moffo da pieta , perdono loro la_,
roorte , e confinogli a certe Cttia foggette a
Roma . Benche coloro non offervarono que'
confini, ma come furono fuori delle porte di
Roma , fuggirono alle Caftella loro . Tra gli
altri vi fu Mefler Giordano degli OrGni , che
and6 a un Caftello per nome Marino . E con-
grego molta gente, e ando fino alle Porti di
Roma, rubando e abbrugiando cio che potea.
11 Trtbuno cio fapendo , mando il fuo efercito
in ofte al detto Caftello , dove ftette molto
tempo, tanto che Meffer Giordano non poten-
do refiftere , cerc6 concordia col Tribuno, ma
quefti non volevagli perdonare . Onde Mefler
Giordano tratto col Cardinale Legato del Pa-
pa, che era a N ipoli, che poneile concotdia
tra lui e il Tnbuno. II Legato per quella ca-
gione ando a Roma , e tncomincio un trattatp
con certi Principi K.omani ; il qual tratuto
pervenuto a notizia del Tribuno , egli difcac-
cio il Legato da Roma , che fe ne fuggi a_,
Montefialcone . II Prefetto di Vico Sig:iore-
di Viterbo , il quale fegretamente favori a i
Colonnefi, gli Orftni , e i Sabelli in Roma_
per disfare il Tnbuno, fi pani da Viterbo , e
ando a Roma, moftrando di volere trattarpa-
ce e concordia tra il Tribuno e i Nobili fud-
detti . Giunto a Roma non (i prefent6 al Tri-
buno, e ando all'albergo . 11 Tnbuno cio fa-
pendo , il fece prendere e carcerare , e fimil-
mente fece iraprigionare un figliuolo del Pre-
fetto con molti compagni . Allora del mefe di
Novembre i Nobili Romani , che erano ribel-
li del Tribuno, con 500. cavalieri.e con 800.
pedoni andirono appreflb a Roma , volendo
entrare per la porta di San Lorenzo , per uc-
cidere il Tiibuno, il quale fapendo cio, con-
grego il Popolo , e fecelo avvifato di qu?fto
trattato. 11 Popolo rifpofe.che volentien vo-
lea andare con lui contra i fuoi nemici . Oude
il Tribuno con 1000. cavalieri , e con gratu
parte del Popdlo fece tre fchiere . La priuria-
diede a Niccola degli Orfini . La feconda a
Giordano del Monte degli Orfini , e la terza
fchiera condufle il Tribuno . Cosi ordinate le
fchiere, fece aprire la Porta di San Lorenzo.
Ivi fu combattuto valentemente dall' una e_.
dall'altra parte . Ultimaroente furono fconfitti
i ribelli del Tribuno. E furono morti di loro
Stefano dalla Colonna , Giovanni Colonna , e
Pietro fuo figliuolo, Agapito dalla Colonna ,
Buccio de* Calegiri, due Cavalieri di Lujano,
Cola Ballo da Gavi, e Cammillo figliuolo na-
turale di Stefano predetto . E oltre quelli ne
furono morti ottanta loro coropagni , e 1 moiti
feriti a morte. Dopo quella vittona il Tribu.
no entro in Roma , e and6 a Caropidoglio .
Con belle parole ringrazi6 tutti t fuo<_Lone-
ftabili e Nobili Popolari , pregando il ™P° l0 _
che doveffe onorare Mefler Giordano dil Mon-
te, e Meffer Cola degli Orfini , percioche »1-
rilmente e valorofamente aveano combattuto
in quella battaglia , ln quell* Anno del me£-
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«03
D E L P O L I
ii Dicembre il Cardinale Legato del Papa_
torno a Roma per certe nuove condizioni e
commeffioni del Papa. IlTribuno in pubblico
Configlio , e in prefenza del Legato propofe_
due cofe . La prima f u di mettere un Dazio
fopra il Sale in Roma. La feconda di ekgge-
re un Capitano di guerra nella Citta di Peru-
gia, e altri Officiali.. A veruna di quelle cofe
non volle confentire il Configlio , onde a di
7. di Dicembre il Tribuno di nuovo congrego
il Configlio. Diffe, che tra quei trentanove_
vi erano due traditori , de* quali uno era Ja-
comello Ganelucio. Allora fi levo un cugino
di Jacomello per nome Folchetto , dicendo
che il detto Jacomello non era traditore , e_
che quefto voleva foftenere con la fpada , e_
per ogni modo . Per la qual cagtone i Confi-
glieri Popolari tutti fi levarono , e difcaccia-
rono di Configlio tutti que' trentanove coru.
vergogna e con danno delle perfone loro . Per
quella cagione gran parte de' Cittadini di Ro-
ma corfero all* arme in favore del Tribuno .
Onde il Legato , il quale avea a porre quei
trentanove nel Configlio, fu molto corruccia-
to, perocche erano ftati cacciati dal Configlio
con tanto danno e vergogna loro . Onde il di
feguente a di 10. di Dioembre il Tribuno con
greg6 di nuovo il Configlio , nel quale in-
prefenza del Legato il Tribuno fcusb aflai
Popolo Romano dell' eccefio fatto nel di paf-
fato; offerendo fe medefimo a reggere rOfficio
del Tribunato fecondo la volonta c benepla
cito di Meffere lo Papa, e di oflervare tutti
Capitoli , che avea prefentati il detto Legato
al Tribuuo. Allora il Popolo domand6 di
udire i detti Capitoli. IlTribuno rifpofe, che
era troppo tardi , e che non fi potrebbono leg-
gere di di . Allora diffe il Pftpolo , che erano
contenti , purche non vi fofle cofa , che ac
cettafle il Tribuno , in danno nh in pregiudi
Zio del Popolo Romaoo . Cosi finito que
parlamento , il Legato and6 ad albergo a San
Pietro , e nel di feguente fi parti da Roma_ ,
e ando a Montefiafcone , dove ftette alquanti
di , moftrando di volere procedere contra i
Tribuno, e il Popolo di Roma. Per la quai
ragione il Popolo fu molto turbato contra il
Papa, e contra il fuo Legato. II di fegoente
il Tribuno fece rilafciare di prigione il Pre-
fetto di Vico , e il fuo figltuolo , i quali defi-
narooo col Tribuno con gran fefta , benche
poi la fera egli li fece tornare in prigione , e
* _ael di feguente fimilmente fece trarneli . E
tanto fece il Tribuno , che fece pace tra il
Prefetto fuddetto e MefferGiordano dal Mon-
te . Per confermazione della quale il Prefetto
toHe per moglie la figliuola di detto Giorda-
no , e in quel di fu rilafciato liberamente il
detto Prefetto di prigione. A di 15. del pre-
detto mefe f u ritrovata una lettera pofta fopra
la porta del.Caftello di Santo Angiolo per
parte di Luca Sabelli , nella quale fi contene-
va, come Meffer Luca comandavaatuttiifuoi
amici di Roma , che fino a quattro di dovef-
fero comparire nanti a lui perfonalmante . La
quale fcrittura il Tribuno fece ftrafciare per
on fao Marefcalco, e fece porre in un'altra_
icrittura quefte parole: Noi Niccotalribuno , e
Rttrore del Popolo Romano per Meffire lo Papa
tomandiamoa Laca Sdbelli, cbe infra il terio di
debba comparire davattti anoi. E fe queflo non
fara, non ifperi grazia, nk mifericordia da noi.
Per cagtone di quella fcrittura furono prefi
«lquanci Romani con gran rumore , percioc-
B
S S T O R E. 804
che il Conte di Vico e un fuo fratello contra-
riavano moltoalTribuno e al fuo Marefcalco.
Onde il Tribuno ando in Campidoglio con-
cinque bandiere da cavallo , dove ftette fino
alla quarta ora di notte , afpettando foccorfo
dal Popolo . Vedendo che niun foccorfo vent-
vagli , fi parti da Campidoglio , fe and6 nel Ca-
ftello di Santo Angiolo , dove ftette alquanti
di . A di 17. di Dicembre entr6 in Roma_
Meflere Stefano dalla Colonna. Incontanente
fece bandire per tutta la Citta , come Mefler
Niccola di Lorenzo era caflb e privato pel
Papa dell' ufizio del Tribunato ; e che niuno
foflTe ardito di rompere alcuna pace , la quale
il detto Mefler Niccola avefle fatta , o fatta_
fare. E quefto fece per ifchivare ogni rumore*
e le difcordie tra' Cittadini Romani, tra'qua-
li Mefler NiccoJa avea ftudiato molto di roet-
tere pace. A di 24- del detto mefe Mefler
Dino dallaRocca, nobile Cittadino di Pifa_,
con moltt fooi feguaci volle ufurpare per fe_
la Signoria di Pifa. E corfe la Terra con tut-
ti i fuoi feguaci arroati . Dopo la qual fcorre-
ria due onorevoli Cittadini con grandiffima_
moltitudine d'altri levarono 1'arme , dicendo
che non erano contenti della detta Signoria,
e andarono alle cafe di Meffer Dino , e de*
fuoi feguaci , e le abbrugiarono fino a i fon-
damenti, e cacciarono tutti que' dalla Rocca,
e tutti i feguaci loro fuori di Pifa .
C A P. XXXII.
Otme %l Re Lodovico di Ungberia ft parti
' di Ungberia , e ando in Puglia per
vendicare la morte del Re An-
dreajfofuo fratello.
N prima e da fapere , che 1'Anno predetto
m. MCCCXLVII. dalla Nativita di Gesu
Crifto a di primo di Dicembre , avendo il
Re di Ungheria pib lettere della difpofizione
della Puglia per vendicare la crudel morte_
del Re Andreaffo fuo fratello, prima giunfe_
alla Citta di Udine nel Friuli ; e nel di fe-
guente ando a Sacile. Poi ando a Cittadella_
nel Contado di Padova , dove fu molto ono-
rato da Meffer Jacopo da Carrara Signore di
Padova. A di 4. di Dicembre ando a Vicen.
za dove fu molto onorato da Meflere Alber-
to clalla Scala e da Meffer Fregnano figliuolo
naturale di Mefler Maftino. II di feguente an-
do a Verona, dove ftette fiao a di 8. di dettp
mefe. Pofcia ando al Caftello di Oftiglia , •
paffato il fiume P6 , and6 alla Mirandola , e
nel di feguente ando a Modena dell* Illuftre e
Magnifico Signore Marcbefe Obizzo. II quale
fapendo la fua venuta , gli ando mcontra da_
Mbdena per lo fpazio di cinque mtglia , fa-
cendogli molto onore e molta riverenza , e_,
fcefe da cavallo: ma il Re fubito il fece mon-
tare a cavallo , e andare appreffo a lui. Cosl
infieme entrati in Modena con tutta la Baro-
nia del detto Re, il Signor Marchefe il fece_
fmontare nel fuo Caftello di Modena , e fece
alloggiare tutti i di lui Baroni onorevolmente
in molti luoghi della detta Citta. 11 di fe-
guente il Marchefe fece prefentare al Re tre
belliffimi cavallt coperti di fcarlatto , e un
altro fece prefentare al Vefcovo di Vefpnno
di Ungheria. In quel di il Re fi partl , e an-
do verfo Bologna, e U Signor Marchefe 1 ac-
compagno fino al Ponte di Santo Ambrofio-
Allora giunfe Meffer Jacopo de' Peppoh St-
" gnore
I
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805 L I
gnore di Bologna , U quale ricevette il Re_
con erandiffimo onore e apparato , e ando a
Bologna. H di feguente effo Re d. Unghena
fi parti da Bologna , e ando a Cafteiio San-
piero Ivi fece Cavaliere Matteo figliuolo de
Ciera'de' Peppoli. A di ij. di Dicernbre tl
Re con tutta la fna compagnia armata fi parti
dal detto Caftello con la Ipada in mano , e_.
ando fino alle foffe delle Citta d' Imola e di
Faenza. Pofcia paffato Faenza, Mefler Fran-
cefco degli Ordelaffi Signore della Citta dx
Forli gli ando incontro con grandiffimo ono-
re , e il Re il ftce Cavaliere con due fuoi fi-
eliuoli. A quefto erano prefenti Meffer Mala-
fefta Signore di Rimini , Mefler Bernardino
Signore di Ravenna , e quei degli Uba dini .
Con molta fefta ando il detto Re a Forh e a
Cefena. Pofcia il di feguente ando a Rimini,
dove fu molto onorato da Mefler Malatefta^.
Poi ando a Urbino, a Fabriano, e a Foligno.
E con veloce camminare (enza fare dimora_
alcuna ando alla Citta dell'Aquila, dove ftet-
te alquanti giorni . La Reina Giovanna di Na-
poli fentendo il fubito avvenimento del Re dt
Ungheria, e fapendo la cagione, per cui egli
andava, volendofi fcufare dello fcellerato omi-
cidio del Re Andreaffo fuo marito mando Am-
bafciadori e lettere al Re fcufandofi del detto
omicidio. Ma il Re fapendo la verita e la_
certezza del fatto, le rifpofe in quefta forma:
Giovanna , la tua dtfordinata vita paffata ,
ritenzione del Rcgno , la neglttta vendetta della
morte di tuo mtrUo , e la fcufa , che tu fai ,
pruovano evidentemente , cbe tu fofli partecipc
dello fcellerato omicidio del Re Andreaffo . L'An-
no feguenreMXJCXLVIII. del mefe di Gen-
najo il predetto Re ebbe la Citta di Sulmona
nell' Abruzzo . In quel medefimo mefe noiu
potendo il Re paflare il fiume Vulturno per
la grande refiftenza dc' nemici , fi parti con—
tutto il fuo efercito , e ando a Benevento libe-
ramente fenza contrafto . Polcia ordinatamen-
tefiraife ad andare con tutto 1'efercito verfo
Napoli. La Reina Giovanna vedendo 1'avve
nimento del Re , teneva fempre tre Galere
armate e apparecchiate , per potere fcampare.
Come ella feppe , che il Re era partito da_.
Benevento, e veniva verfo Napoli, inconta
nente con tutti i fuoi arnefi monto in Galera,
e a di 15. di Gennajo fi pai ti da Napoli , e
andb alla Citta di Aix in Provenza, e lafcio
una Galera armata per Meffer Lodovico fuo
marito per ilmil cagione . Onde a di 17. d?!
detto mefe Meffer Lodovico Principe di Ta
ranto, marito della Reina Giovanna, vedendo
che il Re di Ungheria veniva da Benevento
verfo Nipoli , di fubito monto in Galera con
Meffer Niccola degli Acciajoli da Firenze .
Ma tanta era la fortuna e la tempefta del ma-
re, che la Galera non pote partire dal Porto.
Onde monurono fopra una Sagitra armata a
■21. remi . E non potendofi appreflare alla^
Galera per la detta fortuna di mare, ne vo
lendo tornare in terra , an iarono con quella
Sagitta al Porto di Talamone del Contado di
Siena ; dove fcefe in terra Meffer Lodovico
con Mefler Niccola, e andarono a piedi in_
Val di Pelcia del Conudo di Firenze a un
palazzo di Meffer Niccola, dove ftettero al
quanti di, tanto che ceffua quella fortuna di
mare , la Galera arrivo al Porto di Talamone.
Nella quale amendue montarono e andarono
in Provenza .
Mentre chs coloro fuggivano, il Re di Un-
B
A
3
D
gberia giunfe alla Cirtk di Averfa a di 18. di
Gennajo, nella quale era ftato naorto il Re^
Andreaflo fuo fratello . Incontanente il Duca
di Durazzo , rAmmiraglio , e tutti gli altri
Reali, fi partirono da Napoli , e andarono ad
Averfa alla prelenza.e alla ubbidienza del Re.
A di *o. del detto mefe il Re fece prendere
tutti que* Reali , e feceli carcerare nel CafteU
10 di Averfa . A di *j. il Re addimando al
Duca di Durazzo , che gli moftrafle il luogo ,
dove il Re Andreaflb era ftato morto . Allora
11 Duca comincio ad avere grandiffima paura,
e volenrieri farebbe fuggito , fe non foiTe ftato
circondato da i Baroni di Ungheria , ficche
non potea quafi muoverfi . Ultimamente il
Duca condufle ii Re al predetto luogo , e
-giunti che vi furono, diffe il Duca : Santcu
Corana , qui fu morto il Re Andnajfo voflro
fratello . Allora il Re incontanente trafle fuoti
un coltetlo , e con le fue mani taglio il nafo
al detto Duca. Subito un Cavalicre prefe il
Duca p-' capelli , ftrafcinandolo per tutta la
Sala di quel Palazzo , e un' altro Unghero
percote il detto Duca con una fpada nel co-
ftato , per tal modo che fubito mori . Uo'al-
tro gli taglii> i tefticoli con tutte le verende.
Allora comando il Re , che niuno movelTe il
corpo del Duca . Fatto quefto il Re con tutta
la iua gente armata anao verfo Napoli . E
'quando furonvi appreffo, molti Nobili Cava-
lieri e Popolari di Napoli andarono incontra
al detto- Re , e psrtarono tre ricchifTtmi bal-
dacchini, fotto i quali il Re doveffe entrare ia
Napoli. II Re cib vedeodo , diffe a que* Na-
politani: Io non voglio vofiri pallii, nevofhi
baldaccbini, ma voglio la mia barbuta, e la mia
fpida , peroccbe di voi non mi fido . E quefto
difle e fece , perche avea fentito un trattato ,
per cui il Duca di Durazzo ( che era ftato
morto ) avea ordinato con molti Napolitani
di uccidere il predetto Re nello entrare in,.
Napoli . Per quefta cagione il Re fece ucci-
dere il Duca . Alcuni altri dicono , che il fece
ammazzare , perciocche avea eflo Duca tolto
per moglie una forella della Reina Giovanna,
la quale era promefla al detto Re di Unghe-
ria . Adunque il Re entrato in Napoh ebbe
tutti i Palazzi di que* Reali con tutti 1 beni
mobili e immobili loro , i quali egli aono a
fuoi Baroni e amici . Dopo alquanti giorni ll
Re mando tutti que' Reali , che avea in pn-
gione, bene accompagnati in Ungheria. Nel
medefimoannoMCCCXLVIH. a dtay.diGen-
najo circa 1'ora di Vefpro f u in Ferrara un-
grandiffimo tremuoto,. che fii fentito a di e ora
fuddetti in molte altre parti, e maffimamente
in quelle di Carentana, dove la Citta di VU-
lach tutta fu pel detto tremuoto lommerla .
Fu raccontato e fcritto pe* mercatanti , che
alle parti del Catajo piobbe grandiflima quao-
tita di vermi e di ferpenti , i qnali divoravano
erandiflima quantita di gente. Ancora uqn«:
le Contrade piobbe fuoco dal Cielo a mododi
neve, il quale brucio i monti, la terra, e gu
uomini. II qual fuoco facea un fumo tanto
peftilenziale , che chi lo fentiva, monvane tra
lo fpazio di dodici ore. Ancora morivano co-
loro, i quali guardavano gli avvelenati aa-
quel fumo peftilenziale . Avvenne, che aw
Galere di Genovefi paffando per la dettacon-
trada furono infettate da quella peftilenza , _ e
incominciarono a morire gli uommi di queue.
Pervenuti a Coftantinopoli e a Pera, mcon-
unente incomincto la mottalua m
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DEL POLISTORE
A
807
Citta', per tal modo ehe di nove perfone mo-
rironne otto. 11 fimile fecero quelle due Ga-
lere in ogni Citta, dove arrivavano, e fpe-
zialmente in Sicilia e in Meflina , dove mori-
rono circa cinquecento trentaroila perfone, e
«na Citta per nome Trapani rimafe difabitata
per «uella peftilenza. Fu detto e fcritto pe'
mercatanti , che in Genova erano morti circa
ouarantamila uomini, e che la Citta di Marfi-
elia era quafi difabitata per tale peftilenza, la
Ouale fu in molti altri luoghi . E in quell*
anno nel di della Nativita di Gesii Crifto ap.
oarve un fuoco in Cielo ovvero nell' aria , il
quale teneva da Levante a Ponente. Nelle-
parti* di Catalogna caddero dal Cielo due
erandiflime pietre e di grandiflirao pefo . Q,ue'
di quella contrada mandarono una di quelle
pietre fu di un mulo al Re di Catalogna. In
quel tempo medefimo il Re di Bellamarina^
per nome Albochefeh , Signore di quafi tutta
la Barberia, facea fare uaa ftrada pel deferto
di Babilonia, per poter paflare in India. Ef
fendo il detto Re andato per vedere quel )a
voriero, un fuo meflaggero ando a lui dicen
do, che grande peftilenza era incominciata_
nelVuo Reame, e che gia erano morte otran
ta delle fue mogli, e molti fuoi Baroni. II Re
penfando, che quella peftilenza gli fofle man
data ( da Dio, perche non era Cnftiano, penso
di farfi battezzare, e di eflere Criftiano. E
mandb il fuo Ammiraglio per le fue Citta ,
notificando a tutti, che il Re volea effere_
fatto Criftiano . In quel mezzo tempo una
navs di Criftiani arrivo in Barberia . 1] Re
addimandando dello ftato e della condizione
de* Criftiaot, efli rifpofero, che nella Criftia
nita era grande mortalita. II Re udendo, che
i Criftiani eziandio morivano , ficcome faceano
i Saraceni, non volle piii effere Criftiano. P<y
quello che io trovo, quella peftitenza fu ge
neralmente per tutto il roondo , benche effa_
fofle piii in un luogo che in un' altro. Onde
fu fcrrtto pe' mercatami, che in un di nella
Citta di Parigi ne furono feppelliti milletre
cento ventotto . E molte Citta di Francia e
di oltramonta erano rimafte quafi difabitate
per quella peftilenza . Ia Venezia e in Chiozza
fuo Contado ogni di morivano 600. uomini .
Similmente fu detto di Pifa.
In quel medefimo anno MCCCXLVIII. de
mefe di Febbrajo effendo il Re di Ungheria a
Napoli, e avendo liberamente quella Citta in
fua fignoria , e altre Citta di Puglia, cafso
tutti i fuoi foldati Tedefchi , perciocche non
ne avea piii di bifogno. Onde il Duce Guar
niero congrego infieme tutd que' Tedefchi
che erano circa jooo. e per quello fu inco
minciata la Compagna del Duca Guarniero .
Partironfi da Napoli venendo verfo Roma ,
rubando e brugiando tutto cio che potevano .
Pervenuti alla Citta di Alagna, Tcrra di
Campagna, voleano entrarvi dentro. I Citta
dini di Alagna fapendo quello , che aveano
coloro fatto a' vicini loro, mandarono Am-
bafciatori al Duca Guarniero, dicendo che_
egli dovefle mandare de* piii nobili e de' piii
favj , che foffero in quella Compagna , alla
detta Citta, per trattare patti e concordiaco
Cittadini. Onde il prsdetto Duce vi mando
dodici de* migliori e de* piu favj , che ivi
foflero. I quali entrati dentro di Alagna, fu-
bito furono morti da i Cittadini . Per la qual
cagione il Duce con tutta la fua gente ando a
combattere la detta Citta, e la prefe per for-
Tom. XXIV.
808
B
za , e uccife tutti qiianti uomini , femmine ,
piccioli, e grandi, quanti ne furono trovati .
Arfero la detta Citta . E molti fimili mali fe-
cero per tutte qoelle contrade. II primo di dt
Marzo Mefler Francefco degli Ordelafli, Si-
gnore di Forli, di Cefena, e di Forlimpopo-
li , il quale era andato a Napoli col Re di
Ungheria, ebbe novelle a Napoli , che Meffere
Aftorgio Conte di Romagna era andato con_
molta gente d'arme fino alle porte di Forh ,
rubando e bragiando tutto ci6 che trovava .
E cid faceva , perciocche eflb Meffer Fran-
cefco non volea pagare il Cenfo dovuto e or.
dinato alla Camera del Papa . Oode Mefler
Francefco conto tutto quel fatto al Re di
Ungheria , domandandogli licenza di ritor-
nare a Forli, e chiedendogli foccorfo. Ilqual
Re diedegli licenza, ma noo gli diede alcun
foccorfo . Onde ritornando a Forli Mefler
Francefco, incontanente fece pace col Conte
di Romagna . A di 19. di Marzo Papa Cle-
mente VI. fece Vefcovo della Citta di Adria
il Nobile uomo Meflire Aldrovandmo figliuo-
lo dei fu Migtiifico Signore di *Ferrara-,
Marchefe Rinaldo. II qual Vefcovo fu pofcia
Vefcovo di; Modena, e poi Vefcovo di Fer-
rara. Del qual Vefcovo io Scrittore fuidivoto
fervidore . Nel predetto mele avendo Meflere
Ingelmaro Tedefco, Conte del Tirolo, fatu
molta guerra al Marchefe di Brandimborgo ,
avvenne cafo , che il Marchefe prefe Mellere
Ingelmaro, e conduflelo a un Caftello del
Contado del Tirolo per nome Redone , nel
quale era Meflere Otto fratello di Meflere In-
gelmaro. Al quale fece dire il Marchefe, che
fe gli volea dare quel Caftello , renderebbegli
fuo fratello fano e falvo . Meflere Otto rifpo-
fe , che fe egli volea dargli prima fuo fratello,
egli poi gli darebbe il Gaftello, altrimente
non glielo volea rendere . Incontanente il Mar-
chefe fece tagliare il capo a Meflere Ingel-
maro davanti al detto Caftello, e poi fi parti,
e ando nel Contado di Trento, dove fece_,
molti mali . AUora il Conte di Gonzia fuo
nemico con grande efercito cavalc6 ful Con ;
tado del Marchefe, per modo che effb fi ri-
dufle nella Ciita di Bolzano .
C A P. XXXIII.
Come il Re di Ungberia fi partt da Napoli ,
e tornd in Ungheria . Come il Re Lodo-
vico di Napoli e h RAna Gjovanna
ritornarono a Nopolt . E di molte
eltre novelle di Lombardia .
MEntre che le predette cofe fi faceano ,
nel MCCCXLVIH. 3 di 14. di Marzo
Metier Lodovico Principe di Taranto fuggito
da Napoli per lo avvenimento del Re di Un-
gheria , ficcome fi e narrato di fopra , giunfe
alU Citta di Vignone . Al quale andarono
incon/ro tredici Cardinalr. 11 di feguente_.
giunfe alla detta Citta la Reina Giovanna di
Napoli , alla quale andarono incontro diciot-
to Cardinali. Ambedue, cioe Meffer Lodovi-
co , e la Reina, furono ricevuti a Viguone
nel Palazzo del Papa molto onorevolmente .
Pofcia del mefe di Aprile Papa Clemente VI.
di nuovo fece, che M^ffer Lodovico Princi-
pe di Taranto fpos6 la detta Reina Giovan-
na per fua moglie; e il dettoJPapa di nuovo
ordino e fece il detto Meffer Lodovico Re , e
Mftdama Giovanna Reina del Reame di Pu-
Ggg gl'»«
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to„ L I B
glia. Meotre che le predette cofe fi feceano a \A
Vignone , era grandiffima mortalita in Napo-
li , tanto che in due mefi morironvi circa^
quarantaquattromila uomini . Per ia qual ca-
gione il Re di Ungheria fi parti da Napoh
del mefe di Maggio, e per mare ando in-
Dalmazia, e ritornb in Unghena, e lafcid m
Puglia un fuo Vicario con molta gente d'ar-
me . Allora Mefler Lodovico Re di Napoli e
la Reina Giovanna fapendo della partenza-,
del Re di Uogheria , col favore, e con ajuto
del Papa fi partirono da Vignone , e ritorna-
rono a Napoli , e n*ebbero liberamente la_
fignoria . A di 14. di Maggio il Comune di
Cremona , e il Comune di Brefcia di coman-
damento di Mefler Luchino Vifconte manda- B
rono un loro Sindaco e Procuratore con un-
trombetta alla Citta di Mantova, e ivi fecero
una proteftazione per parte di que' due Co-
muni, che fe fino a di 8. i Mantovani non-
rendeffero tutte le Caftella e Fortezze , che
aveano le dette Caftella, eglino li diffidavano
come neniici delle fuddetteComunanze. Onde
i Mantovlni non volendo per detta proteftan-
za rendere le dette Caftella, i Cremonefi e i
Brefciani col configlio e con 1'ajuto di Mefler
Luchino adunarono grandifGmo efercito di na-
vi , e di genti da cavallo e di pedoni . E pri-
ma andarono a Cafalmaggiore del Contado di
Cremona, e incontanente ebbero il borgo di
quella Terra . Pofcia infra pochi giorni eb-
bero la Rocca , e di poi ebbero Afola , e_*
di poi Monteehiaro del Contado di Bre-
fcia . In brieve tempo ebbero tutte Ie Ca-
fteUa e fortezze del Cremonefe e di Brefcia-
na , le quali tenevano i Mantovani , falvo
che Solferino . Pofcia cavalcarono e andarono
a Borgotorte . Ivi fi pofero a campo , facendo
grandiffim6 danno nel Contado di Mantova .
Qaello fu il roerito , che rendette Meffer Lu-
chino a'Signori di Mantova delle molte guer-
re, le qwtli per lui aveano fatte contra il Mar-
chefe Obizzo , magnifico Signore di Ferrara ,
e contra Mefler Maftino dalla Scala. Benche
pofcia a di ultimo di Settembre Mefler Filip
pino da Gonzaga fconfiffe 1'efercito di Meffer D
Luchino per acqua e per terra . Inquell'anno
a di 17. di Maggio Mefler Giacomo da Car-
rara Signor di Padova,e Meffer Giovanni de'
Peppoli Signore di Bologna vennero a Ferra-
ra a parlamento col Signor Marchefe Obizzo .
In quel mefe Mefler Galeotto de' Malatefti da
Rimini ebbe il dominio di Afcoli nellaMar-
ca di Ancona , con pacifica volonta di tutti i
Cittadini di quella Terra . Del mefe di Giu-
gno Meffer Maftino dalla Scala SignorediVe-
rona ando con grande efercito ful Contado di
Mantova , dove fi dice Bigarelle . Pofcia ando
a Caneto , e poi a Belforte , e alla Volta. E
pot fi pofe a campoaCurratone.In tutti i pre-
detti luoghi fece grandiffimo danno , rubando
e brugiando tutto ci6 che trovd . Nel predet-
to mefe fu fama , che Mefler Giovanni ^i Al-
berghetto da Faenza vokva uccidere il Conce
di Romagna . II qual trattato pervenuto a no-
tizia del detto Conte di Romagna , inconta
nente eflb Conte fece tagliare il capo a Gu-
glielmo de' Bonzani da Faenza , un di coloro,
che il dovea uccidere . E Meffer Giovanni fe
ne fuggi con molti fuoi amici,e andd a uttfuo
Caftello per nome Sazara , benche poi paffati
alquanti di, Meffer XSiovanni ebbe pace ecoa
cordia col predetto Conte. A di 40. di Luglio
primogenito figliuolo mafchio
mori Rinaldo
R o 810
del Marchefe Obizzo e fu fepellito al Luoe«
de* Frati Minori io Eerrara . Adii6. diAeo-
fto il Marchefc Obizzo e Mefler Maftino fece-
ro funa grande armata di navi, e maodaronle
a Governolo del Contado di Mantova,e com-
batterrJno il Ponte di Governolo. Pocofecero
perciocche mancando loro la vettovaglia '
tornarono alle patrie loro . In quell'anno la
Citta di Capodiftria non pocendo foppor«re_
la fuperba fignoria de' Vencziani , col confi-
glio e con 1'ajoto del Conte di Ronimberg di
Gorizia ribellb a* Veneziani, i quali vi man-
darono molte navi cariche di geote d'arme,
delle quali per grao tempefta di mare molte
furonne fommerfe con que'che vi venoero sii.
Finalmente dopo ua lungo afledio i Venezia-
ni ricuperarono la detta Citta . A di 14. di
Novembre fu ona gran battaglia tra Meffer
Gentile da Mogliano Signore della Citta di
Fermo nslla Marca di A*ncona, e Meffer Ma-
!ate,fta e Meffer Gaieotto fratelli e Signori di
Rimini. La qual battaglia fu appreffo la Citta
di Sanfeverino , vicino a un fiume per nome
Potenza ; nella qual battaglia furono i fopra-
detti Signori con tutto lo sforzo loro , e fu
afpra e mortale , perciocche ambedue le parti
erano molto forti . Ultimamente fu fconfitto
re*fercito di Meffer Gentile, il qnale fu prefo,
e Meffer Uomo fuo Capitano con trecento
della fua gente . Meffer Gentile non fu mai
lafciato, finche Meffer Malitefta e* Meffer Ga.
leotto non ebbero da lui tutti que' patti, che
loro piacquero . A di 6. di Dicembre Mefler
Malatefta di volonta di alcuni Cittadini di
Ancona entro nella detta Citta , ed. ebbela
pacificamente per la meta , pofcia per forza
acquiftonne Taltra meta.
Nell'Anno MCCCXLIX. del mefedi Geil-
qajo mori il magnifico Signor di Milano Mef-
fer Luchino Vifconte, e Tu fepellito nella fua
Cappella con grande onore, e rimafe Signore
di Milano Meffer Giovanni Arcivefcovo di
Milano fratello di lui . In quell' anno Meffer
Malatefta Unghero figliuolo di' Meffer Mala-
tefta di Himiai , con trattato di certi Cittadi-
ni di Jefi nella Marca entro in Jefi con molta
fente d'arme . Allora Meffere Uomo Signore
ella detta Citta coMuoi foldati e amici fi mi-
fe a combattere contra Meffer Malatefh Un-
ghero per cacciarlo fuori della Citta . Ivi fu
una lunga battaglia. Finalmente Mefler Mala-
tefta fuddetto ebbe la vittoria , e difcaccio
Meffere Uomo con tutti i fuoi feguaci . Cosi
ebbe Iiberamente lafignoriadi Jefi.In quelme-
defimotempola CittadiTrento per trattato di
alcuni fuoi Cittadini ribellofli a petizione 'del
Marchefe di Brandimborgo , e fu detto che
quel trattato fu ordinato per Meffer Luchino,
avanti che egli moriffe. A di di Febbrap
Meflere Annibale Cardinale e Legato venendo
da Vignone per andare in Puglia , per con-
cordare il Re Lodovico col Re di Unghena,
arrivo' alla Citta di Modena , dove fu magni-
ficamente onorato pel magnifico Signor Mar-
chefe Obizzo . A di 19. di Aprile i figliuoh
de* roagnifici Signori di Bologna Meffer Jaco-
po , e Mefler Giovanni de' Peppoli , vennero
a Ferrara con grandi magnificenze , e pofcia
andarono a Verona , e da Verona conduljero
a Ferrara Madonna Ricciarda figliuola del fu
Meffer Ricciardo da Camino , e nipote di Met-
fer Maftino dalla Scala per mogUe di Andrea
de* Peppoli . Giunti a Ferrara fmontarono al
. Palazzo del Marchefe Obizzo , il quale fece
loro
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8n
DEL POLISTORE.
8f2
Joro grandiffimoonore. Nel di feguente anda^
rono a Bologna , dove fu fatta grandiffima
Corte. Nel diai. di Aprile mari MefferGui-
do da BaifoVefcovodiFerrara uomo di gran-
de fcienza e di fanta vita , e fu fepellito nel
Vefcovato di Ferrara . In quel medefimo mefe
nel di di San Giorgio fu in Ferrara un gran-
diffimo fuoco nella Contrada di Boccadicanale,
e di Borgoricco. A di 3. di Maggio fu con-
fecrato Vefcovo di Adria Meflere Aldrovandi-
no figliuolo,del fu Marchefe Rinaldo. Per la
qual Sagra il Marchefe Obizzo fece grandiffi-
rna corte e fefta , perciocche il detto Aldro-
vandfno era fuo nipote . A di 10. del detto
Hjefe il Marchefe Obizzo fece fare a Ferrara
]a moftra di tutta la fua gente d'arme e de* B
provigionati . Pofcia nella fua Sala fec.eli tutti
ciurare fotto Meffere Aldrovandiao fuo figli-
uolo , H quale nell' anno paflato avea fatto
fuo generale Capitano.
C A P. XXXIV.
Cotne il Re Lodovico di Ungberia ritorna in
Puglh , e come fi partt . E di molte
dltve novelle di Lomhrdia .
POfciache fu ritornato a Napoli il Re Lo-
dovico di Puglia , e che ebbe liberamen-
te la.Signoria di Napoli , come di fopra fi e
contato , il Re Lodovico fuddetto nel prefen-
te Anno MCCCXLIX. a di 5. di Giugno an-
do con copiofo efercito in ofte alla Citta di
Averfa facendo grandiffimo danno per quel
Contado. E volendo combattere la detta Cit-
ta, andarono fino alle porte. I Baroni delRe
di Ungheria , che erano dentro di Averfa ,
ufcirono fuora alla battaglia con tanto ardire
e forza, che fugarono i nemici fino al campo
loro , e prefcro Meffer Roberto di Sanfeveri-
no , il Conte di Armighacco , il Conte di
Santangelo , il Conte di Afper , Meffer Gu-
glielmo da Fogliano , Meffer Giovanni Mala-
tacc^ , e Paolo Manfredi da Reggio . I quali
tutti furono lafciati fu la fede, giurando di
non effere piu contra il Re di Ungheria , e—>
partirfi dall' efercito dejt Re di Puglia predet-
to tra lo fpazio di dodici di. Cosifecero. Po.
fcia paffati alquanti di per trattato di Meffere
Annibale Cardinale e Legato predetto fu fatta
tregua tra il Re di Ungheria e il Re di Pu-
glia. II Legato molto favoriva Ia parte delRe
di Puglia pel grande amore che il Papa por-
tava alla Reina Giovanna di Napoli . II Re
Lodovico di Ungheria fapendo,cheil Re Lo-
dovico di Puglia era tornato a Napoli , e avea
gia ricuperate atcune Citta , incontanente fi
difpofe di ritornare in Puglia . Nell' Anno
feguente MCCCL. a di 14. di Aprile il pre-
detto Re di Ungheria con 4000. cavalieri , e
con 1000. arcieri eletti fi parti di Ungheria ,
et entro in nave nel Porto di Segna in Ifchia-
vonia. Partitofi da Segna per roare and6 a>.
Manfredpnia. Pofcia ando alla Citta diTrani
in Puglia piana dove fu ricevuto con grande
onore . In brieve .tempo ebbe quafi tutta quel-
,la Puglia piana al fuo dominio. Pofcia fi mife
ad andare verfo Napoli . II Re di Napoli fen-
tendo la venuta del Re di Ungheria , mando
a domandare foccorfo al Comune di Genova .
I Genovefi promifero di dargli dodici Galere
armate a tutte fpefe loro . Ma domandarono al
detto Re di Napoli , che per ritribuzione c-
Tom. XXIK
ricognizione di tanto benefizio egli donaffe al
Comune di Genova una Citta fua per nomej.
Ventimiglia , la quale al detto Re era di poca
utilita, e a' Genovefi era molto deftra. II Re
di Napoli vedendofi al bifogno promife di
dar loro quella Citta fino a certo tempo ,,il
qual termine pofcia venuto il detto Re norL.
volle oflervare a* Genovefi quello che avea
promeffo loro. Avvenne cafo, che due Ga-
lere andavano da Provenza a Napoli , nellc
quali erano certi Fattori del Re con gran
teforo ; le quali per gran tempefta di mare
entrarono nel Porto di Genova ; e il Papa le
mandava alla Reina Giovanna con molta pe-
cunia. Quefto pervenuto alla notizia del Do-
ee di Genova, fece egli incontanente arre-
.jre le dette Galere , e furono prefi tutti co-
loro , che erano in quelle . E fece togliere_
tutto quel teforo , e falvarlo con buona guar-
dia. I Capitani delle Galere fuddette e i Fatt
tori del Re domandarono la cagione, per cut
erano prefi e rubati . A' quali fu detto , cbe_
ci6 era , perche il Ke di Napoli non volea
offervar quello, che promeffb avea al Comune
di Genova. O.ide i carcerati mandarono un_
meffo al detto Re notificandogli, come erano
prefi e carcerati , e tutto quel teforo , che_
portavano, era rubato . Per la qual cagione il
Re mando lettere a' fuoi Ufiziali della Cittk
di Ventimiglia, oer le quali comandava loro,
che vedute Ie Kttere doveffero di prefente».
dare quella Citta liberamente al Comune di
Genova. Cosi fecero quegli -Ufiziali . Onde i
Genovefi ricevuta la detta Citta di Ventimi-
glia in loro podefta, Iiberamente licenziarono
le dette Galere con tutto il teforo, e co'Fat-
tori del Re di Napoli .
Mentre che le predette cofe fi facevano l'an-
no MCCCL. il fanto Padre Papa Clemente_
VI. ordino il Perdono e la Indulgenza di Ro«
ma , cioe che ciafcuno, il quale andava a Ro>
ma a vifitare le fantiffime Chiefe de' SS. Pie
tro e Paolo per ifpazio di quindici diconfeffo
e contrito diligentemente, il Papa gli conce.
deva piena Indulgenza e remiffione di tutti t
fuoi peccati . Simile Indulgenza concedeva a
Romani, i quali faceano quelle medefime vt-
fitazioni pel tempo di trenta giorni . Tale In
dulgenza incomincib a Calende di Gennajo
del fuddetto anno, e duro per tutto quell*
anno . H detto Papa vedendo tanta guerra_
mortale tra il Re di Ungheria e il Re di Na-
poli , e volendo trattar pace e concordia tra
loro, volle e comando che ciafcuno di Ioro
fi partifle dal Reame di Puglia , acciocche
quel Reame non foffe in tutto diftrutto per
tante guerre. E comando , che il Re di Pu-
glia doveffe andare a Vignone, e il Re di
Ungheria ritornar doveffe in Ungheria , e che
ciafcuno di loro doveffe ftare ne' prederti luo-
ehi fino per tutto il feguente mefe di Marzo,
e tale ordine fu dato pel Papa nel mefe di
Settembre dell' anno predetto. Nondimeno il
Papa era contento, che ciafcuno di quei Re
lafciaffe i fuoi Vicarj nelle Citta , che ognuno
di effi teneva , fintanto che il Papa dava fen-
tenza publica tra quet due Re . Che fe fino a
quel mefe di Marzo il Papa non facea pace
e concordia tra loro, volea, che ciafcuno di
quei Re poteffe ritornare nello ftato fuo di
prima . Pel quale comandamento del Papa in-
contanente il Re di Puglia fi parti da Napoli,
e andb a Vignone. Similmente fi parti dalla
Puelia il Re di Ungheria, e ando a Roma-,
6 per
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8i? L 1
per cagione della Indulgenza, e poi fi partj
da Roma, e in brieve venne a Ferrara . 11
Magnifico Marchtfe Obizzo gli mando mcon-
tro MefTere AldrovandinO fuo figliuolo con^
onorevole compagnia fino adArgenta. Giunto
a Ferrara , fcefe nel Palazzo del Magnifico
Signor Marchefe, il quale fecegli grandiffimo
onore, e a tutta la fua compagnia . II di fe-
guente il Re fi parti da Ferrara , e ando a_,
Oftiglia Caftello di Meffer Maftino dalla Sca-
la . Pofcia ando a Verona, e poi in Unghe-
xia , ne mai piu curo di tornare in Puglia .
Onde pofcia tornato il Re Lodovico da Vi
gnone a Napoli, con 1'ajuto del Paparicupero
tutto il luo Reame. E nota, che del MCCC-
XLIX. di Giugno il Marchefe Obizzo fece_
incominciare il Caftello di Figarolo . A di 12.
del feguente mefe di Luglio Meffer Guido
figliuolo di Meffer Bernardino da Polenta Si-
gnore di Ravenna venne a Ferrara, e fposo
per fua moglie Madonna Alife figliuola del
Marchefe Obizzo . Per la qual cofa fu fatta
in Ferrara magnifica e nobileCorte. Inquell'
anno a di 4. di Agofto Meffere Alberto dalla
Scala, e Mefier Cangrande, figliuolo di Mef-
ler Maitino andarono con grande efercito in
ofte a un Caftello per noine Canoli nel Con-
tado di Mantova . Vedendo che quel Caftello
era forte e bcn fornito, tornarono verfo Ve-
rona. 1 Signori di Mantova # fapendo della par-
tenza de'Signori dalla Scala vollero fare la ven-
detta loro. Mandarono incontanente 200. cava-
lieri, e 200. pedoni al Cattello di Valezo del
Contado di Verona. La qual gente ando con
tanto provvedimento , che la notte con ifcale
entrarono dentro de) detto Caftcllo , e ucci-
fero le guardie, e aprironne la porta , e bru-
ciarono e rubarono gran parte di quel Caftel-
10 . Mentre che quello faceano , un Meffb an-
do correndo all' elercito di Meffere Alberto,
e di Meffer Cangrande dalla Scala, il quale_.
eraaVillafranca. Onde i predetti Signori dal-
la Scala con 1'efercito andirono a un paffo ,
dove paffar doveano que' di Ma.ntova , fe vo-
leano tornare a Mantova. I quali ritornando
lieti verlo Mantova , non credendo di ritro-
varealcun contrario , s'ii)contrarono nelfefer-
cito de' Signori dalla Scala . In brieve di tut-
ta quella gente de' Signori di Mintova la mag-
gior parte fu inorta , e molti fi annegarono
nell'acqua, e tutti gli altri furono prefi . In-
quelPAnno era gran difcordia e diffcrenza^
tra Mcffcr Malatefta Signor di Rimini , e__
Mtffer Francefco degli Ordelaffi Signore di
Forii , perche erano due Callella , cioe Mon-
lecchio e Mondaino del Contado di Cefena ,
e ciaicun di loro diceva , che quelle Caftella
eranoiue. E vennero a Ferrara ambedue que'
Signori , acciocche il Marchefe Obizzo ter-
minaffe quella quiitione . Ma erano tanro du-
ci nella propia opinione, che il Marchefe non
11 pote concordare infieme. Cosi fi partirono
da Ferrara . E cio fu del mefe di Giugno . Po-
icia per quella medefima differenza fi compro-
miiero ne'Magnifici Signori di Bologna Mef-
fer Giacomo e Melfer Giovanni de" Peppoli ,
e andarono a Bologna per quella cagione . I
Peppoh non potendoli concordare < feccro far
loro tregua , la qual doveffe durare , finche
dehberatamente direbbono la fentenza della_
fuddetta quiltione. Per tal modo que' due Si-
gnon tornarono alle Citta loro. Del mefe di
Agofto 1 figliuoli di MeiTer Guglielmo da Ca-
iteibarco , 1 quah erano onorevoli figliuoli
B
A
B
D
R o 8 H
cacciarono il padre da tutta la foa Signoriaw
perciocche molto crudelmente eflo trattavaeli!
E con volonta de'Cittadini i predetti figliuoli
tolfero tutta la Signoria del padre per loro.
In quelI'Anno a di 19. di Settembre raori
Azzo figliuolo del Marchefe Obizzo di Fer-
rara , e fu fepolto al Luogo de' Frati Minori
di Ferrara. A di 28. del mefe di Ottobrc-
naori Giacomo figliuolo del Marchefe Fran»
cefco d'Efte, e fu fepellito al Luogo de'Fra*
ti Predicatori in Ferrara .
C A P. XXXV.
Come Mefflr Giovarmi di Mefflr Rkciardo A*
Manfredi di Faenta caccio Ja Cbiefa da
Faenza , e della guerra , cbe fu
fra il Cortte di Romagna ,
e luiy e di altre cofe
d'baHa.
IN prima e da fapere , che l'Aono dalla_
Nativita di Gesu Crifto MCCCL. del me-
fe di Febbrajo , Mefler Giovanni di Meffer
Ricciardo de' Manfredi da Faenza col favore
e corifiglio di Mefler Francefco degli Ordelaffi
Signore di Forli , e col fa vore di molti Citta-
dini di Faenza , caccio il Conte di Romagna
dalla Citta di Faenza , e corfcla con gente^
d'arme , e co' fuoi amici , e tolfene la Higno-
ria per fe . Pofcia incontanente Mefler Lodo-
vico figliuolo di Mefler Francefco degli Or-
delaffi ando con copiofo efercito in ofte d
Caftello di Bertinoro, ed ebbene incontanen-
te il Borgo , e le cafe de' Maihardi . II Conte
di Romagna per nome Meflere Aftorgio, cao-
ciato da Faenza, fi ridufle a Iraola. E inco-
mincio a richiedere tutti gli amici deUaChie-
fa per ricoverare la detta Citta di Faenza^.
Meffer Giovanni di Mefler Ricciardo cio ia-
pendo , venne a Ferrara a di 10. di Aprile a
domandare foccorfo al Signor Marchefe Obiz-
zo contra la Chiefa . ln quel medefimo di
Meffer Niccol6 dalla Serra del Cootado di
Ugubio, Meflo di Meflere lo Papa, e Gene-
rale Capitano di guerra ia Romagna pet la_>
Chiefa di Ro na , venoe a Ferrara a patla-
mento col Marchefe. Pofcia a di *}• del det-
to mefe il predatto Meffere Aftorgio venae a
Ferrara a domandare foccorfo al Marchefe-
ObiZEO , per conquiftare la Citta di Faenza.
E in brieve tempo il detto Conte raua6aInvo-
la grandifftmo efercito da cavallo e da piede,
e oltre quello ebbe gran foccorfo di gente».
d*arme da Meffer 1'Arcivefcovo di Milano ,
dal Magnifico Signor Marchefe Obizzo , d«-
Meffsr Maftino dalla Scala , e da' Signon dt
Bologna . Per la qual cagione Meffer Giovan-
ni di Meffer Ricciardo , e Mefler Franeefco
degliOrdelaffi temendo dello ftato loro, man-
darono per la Compagna del Duce Gaarnie-
ro. La quale fubito venne a Faenza e a tom
perdifefa di que' due Signori a di 7. di Mag-
gio. A di 10. del detto roefe Meffer Fran-
cefco degli Ordelaffi ebbe la Rocca di Bera-
noro , circa la quale era ftato tl fuo elercito
per tre mefi , Ia qual Rocca fi re» e r va , a ![f "
per la Chiefa di Roma. In quel mefe di Mag-
gio il Conte di Romagna con tutto U luo
efercito fi parti dalmola, e and6 al P on . ,e f ^
SanProcolo appreffo Faenza per ifpazio 01 tre
miglia , e per combattere il detto Pc-nte, oc
ebbelo per forza a di 14. di Maggio. PoiciiL-
il di feguente effo Conte ando col fuo eierctw
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8 I5 D E L P O
in ofte al Caftello di Solarolo , e lo combat-
terono . Et avrebbonlo avuto per forza , fe_
non foffe ftata una grandiffima piova , per la
qoale non poterono compiere quella battaglia.
Noodimeno il Conte di Romagoa ivi pofe
fermo il fuo campo , e ftettevi , finche pofcia
ebbe il Caftello di San Piero del Contado di
Bologna . Per le cofe varte, che occorfero iiu.
Bologna , «1 detto Conte lafci6 la guerra di
Faenza , ficcome fi contiene nel feguente Ca-
pitolo. Mentre che il Conte ftava a campo
intorno al Caftello di Solarolo , mando 100.
oomini a cavallo a correre fino alle porte del
Caftello di Bagnacavallo di*Mefler Gioyanni
^e' Manfredi . Onde ufcirono fuori del detto
Caftello 80. uomini a cavallo con 600. pedo- B
ni , e combatterooo infieme . Ma i pedoni in
prima erano rotti , perciocche fenza alcuru
ordine ufcirono alla battaglia. E fi mifero in
fuga per tal modo, che quei da cavallo ezian-
dio furono fconfitti . E furono prefi di loro
circa 45. tra' quali furono^ tre Cavalieri Te-
defchi , e tre Italiani , cioe Polo de' Maofre-
di , Guido de' Roberti , e Simone de' Boza-
chini , tutti tre da Reggio . In quell' Anno
firedetto a di 17. di Febbrajo Meffer Giiido
Caidinaje e Legato in Lombardia , in Ungha-
ria , e in Ifchiayonia , venendo da Venezia—
»er andare a Roroa, per cagione della Indul-
genza , arrivo a Ferrara , dove il Marchefe_
tl ricevette nel fuo Palazzo con grandiffimo
onore, e con maravigliofo apparecchiamento .
Nel di feguente il detto Legato fi parti da_
JFerrara accoropagnato dal Marchefe Obizzo
predetto , e and6 ad albergo ad Argenra Ca-
fleHo del Signor Marchefe. Pofcia con le_
toavi di lui il di feguente ando il Legato a
Ravtnwaj dove fu onorevolmente ricevuto da
Meffer Bernardino da Polenta Signore di Ra-
tenna . Pofcia ritornatido eflo Legato da Ro-
ma, giunfe a Ferrara a di 28. di Aprile , do-
ve fimilmeflte. fu roolto magnificamente ri.
cevuto , e onorato dal Marchefe , ficendo
fempre le fpefe a lui , e a tutta Ia fua com-
■pagnia per tutta la Signoria di Ferra/a. II
qual Cardinale Legato poi ando alla Citta di
Padova , e ivi celebro generale Concilio del-
la. fua Legazione ; dove fece congregare tutti
i Prelati , e roolti Cherici di tutta la fua Le-
fizione . Nel qual Concilio celebrato a Pa-
ova a di to. di Maggio egli fece roolte Co-
ftituziont , e molte grazie , e molte difpen-
fagioni ; e tra le altre a petizidne e iftanza-
del Magnifico Signore di Ferrara e di Mode-
na , libero Modena dalla Scomunica e dallo
lmterdetto , nel quale era ftata moltiffimo tem
po ; e a di 47. cfi Maggio nella fefta del Cor-
po di Crifto, rilafciato il detto lnterdetto, fu
cominciato a celebrare le Metfe e 1'altro Offi-
cio pubblicamente nella Chiefa di Modena_ .
NelleCalende di Maggio avvenne un cafo mi-
rabile.nelk Citta di Verona pel modo infra
fcritto . Eflendo molte donne e facendo fa
lazzo in una Contrada di Verona , ficcome e
loro «fanza , un giovane po«6 una cofcia di
tin cavallo roorto molto puzzolente, e gittol-
latraquelle donne, le quali gittaronla davan-
ti la porta di un Tedefco Coneftabile da ca-
vallo. 11 .quale ufcito fuori domando, chi avea
gittato quella carogna dinanzi la fua porta_ .
Qpelle donne gli differo , che un cotal gtova-
»e gliela.avea gittata. Allora quel Tedefco con
certi fuoi coropagni aflali quel giovane , e il
ftri gravemente . 1 parenti e amici del quale_
LISTORE
A
tl6
armati afialirono quelTedefco, egli altri Te-
defchi armati coriero al rumore. Onde quafi
tutto il Popolo di Verona corfe alle armi , e
molti ne furono roorti e feriti dall* una parte
e dall' altra. E farebbe ftaro molro peggio ,
k ftato non foffe , che Meffere Albertoe Mef-
fer Cangrande dalla Scala corfero alla batta-
glia , e fecero ceffare quel rumore , fenza_.
farne yendetta. In quell' Anno del roefe dt
Maggio il Patriarca di Aquileja , il quale era
di fantiffiroa vita, fu roorto nel Friuli da'fuoi
nemici. II Duca di Auftria, Confervadore dt
quel Patriarcato , fece togliere Ia tenuta di
effo , fintanto che il Papa provvedeflee di un
Patriarca .
C A P. XXXVI.
Come Mejjer Giovanni , * Meffir Giacomo i£
Peppoli Signori di Bologna venderonl»
a Mejjere tAreivefcovo di Mdano
ptr danari , e cosi petderono
la Signoria di Bologna ,
t di molte altre
novelle.
ESfendo il Conte di Romagna a campo at-
torno al Caftello di Solarolo nel predec-
to Anno del mefe di Maggio , egli tratto coo
Mefler Buonincontro figTiuolo del fu Mefler
Gianandrea eccellentiffimo Dottore , e con
Meffer Rinieri da Caftello San Piero di avere
il Caftello di San Piero, & eziandio di avere
Bologna. Onde que' due onorevoli Cittadini
di Bologna Meffer Buonincontro e Mefler Ri-
nieri , non contenti della Signoria di Mefler
Giovanni e di Meffer GiacomofrateIIide'Pep-
poli Signori di Bologna , promifero al Conte
di Roroagna di dargh il Caftello di San Pie-
ro , e che effo Conte a un fegno di fuoco ,
ovvero di fumo , dovefle venire verfo Bolo-
gna con tutta la fua gente , e prometteanglt
di dargli una porta di Bologna . Oltre quelto
ordinarono que* due Cittadini , che quando i
due fratelli de' Peppoli cavalcaffero per folaz*
zo loro , e andaffero dinanZi le cafe di que*
traditori , eglino avrebbono yoo. uomini ar-
mati con ronconi e con attre arnse , e fareb-
bono uccidere que' due Signori co' feguaci
loro . Tutti quei mali aveano promeflo di fare
per 30000. Fiorini d'oro , promeffi loro dal
Conte di Romagna . Ma tutti que' trattati fu-
rono rivelati a i defti Signori di Bologna_.
Per la qual cagione fecero prend^re que' due
Cittadini traditori , e in breve confeffarono
tutti i detti trattati , pe' quali fu loro taglia-
to il capo nella ringhiera del Palazzo del Po-
defta di Bologna , e i corpi loro furono git-
tati nella Piazza. Equefto fu a di ij. di Giu-
eno . Dopo quefto per alquanti di il Conte di
Romagna volendo moftrare, che que' tradito-
ri non erano colpevoli fcrifle lettere roolto
amichevoli a t predetti Signori di Bologna-, ,
pregandoli , che il doveflero configlrare fopr»
1'afledio di Solarolo , e fe loro pareva , che_
egli doveffe procedere nella guerra incomin-
ciata, o trattare pace e concordia co* fuoi ne-
mici , e che in quei fatti egli non farebBe fe
nonfecondo il configlio loro. Per le quali pa-
role ingannato Meffer Giovanni Peppoh , che
era riputato On favio Signore , credette alle_
infidie del fuo uemico. E partitofi da Bolo-
ena con onorevole coropagnia and6 al campo
del predetto Conte , e fmont6 al padigiionc
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3 y^.oogie
817 h 1
delConte. II qoale tl ricevette col vifo riden-
te e con gran tefta , e fece portare vino , c
confeaioni in gran quantita. Pofciache ebbero
bevuto infieme, fi mifero ftrettaroente a par-
lare di quelle cofe , le qoali il Conte aveagli
fcritto , domandando fempre configlto a Mef-
fer Giovanni . CLuel parlamento duro da Nona
finoa Vefpro. Fatto fine al parlamento, Mef-
fcr Giovanni domando comiato al Conte, per
andare ad albergo a Lugo fuo Caftelio . E vo-
lendofi partire , il Conte il fece prendere , t-
mandollo a Imola accompagnato con 200. ca-
valUri , e il fece mettere in prigione nel Ca-
ftello d*lmola. Nota , che come Meffer Gio-
vanni fu prefo, un figliuolo di Mefler Giaco-
mo fuo fratello , e alcuni fuoi compagni furo-
no carcerati , e altri furono rubati , e lafciati
andare . Cio fu nel predetto Anno a di 6V di
Luglio . Pofcia a di 9. il predetto Conte con_
tutto il fuo efercito ando a Caftello San Pie-
ro , e lo combatte per tal modo , che ebbelo
per forza. A di 10. il Conte ando a campo
col fuo efercito al Ponte dell* I&ice , avendo
intendimento di avere Bologna . Ma i fuoi fol-
dati non volevano piii combattere , ne andare
piu avanti , fe non erano pagati , perocche il
detto Conte dovea dar loro per le paghe ot-
tanta roila rjiorini d'oro. Onde non potendo
effo pagare i detti danari , diede a' foldati il
Caftcllo San Piero , e Meffer Giovanni de'
Peppoli cosi tradito e carcerato in guardia—
loro nel dccto Caftello San Piero ; con quefti
patti, che fe egli non pagava per tutto il me-
fe di Settembre venturo , foffe lecito loro dt
fare del Caftello , e di Meffer Giovanni tatta
la volonta loro. II Conte domandava a Mef-
ferGiovanni la Signoria di Bologna, fe voleva
ufcire di prigione. Similmente domandava a
Mefler Giacomo , fe voleva aver libero il fi-
gliuolo. Mavedendo, cheaniuna di quelle do-
mande gli era fatta riipofta , che a lui piaceffe,
fi difpoie a far guerra a Bologna . Allora a di
7. del mefe di Agofto Meffer Maftino dalla_
Scala mando al detto Contedi Romagna mol-
ta gente d'arme in diftruggimento de' Peppoli,
perocche i Peppoli aveanodaco grande fuflidio
a i Signori di Mantova contra Meffer Maftino .
Onde Meffere 1'Arcivefcovo di Milano moffo
per pieta , acciocche Bologna non perveniffe_
alle mani del Conte di Romagna , mando a_.
Bologna in fuflidio de' Peppoli gran quantita
di genti d'arme da cavallo e da piedi . II Ma-
gntfico Signore di Rimini Meffer Malatefta_
con tutta la fua poflanza ando a Bologna in_
ajuto di que' Signori . Allora Meffer Giacomo
de' Peppoli mando pel Duce Guarniero , il
quale era in Romagna , che dovefle andare a
Bologna con tutta la fua Compagna per fua_
difefa . Cosi fece. Similmente Ugolino da_
Gonzaga audo a Bologna per parte de' Signo-
ri di Mantova con molta gente d'arme ; per-
ciocche a tutti difpiaceva , che per si fatci in-
ganni e tradimenti del Conte di Romagna , i
Peppoli doveffero perdere lo ftato loro .
Mentre che le predette cofe fi facevano , a
di 27. di Agofto Mefler Giovanni carcerato
nel Caftello di San Piero tratto co* foldati ,
che.il guardavano , che voleva loro pagare
8oooo.F IO nnid'oro,edeglino il lafciaffero hbe-
ramente andare a Bologna , con quefti patti ,
che al prefente volea dar loro 20000. Fiorini
d 010 , e il refto voleva dare a di 6. di Set-
tembre , che veniva . Per pegno di quefta
promefla voleva dar loro due fuoi figliuoli e
B
D
R .O 8,8
fe egli non pagafle la dett4 quantita di pecu»
nia nel fuddetto termine, era concento di per-
dere i primi 40000. Fiorini d'oro , e di tor-
nare alla prigione. I quaii patti folennemence
fermati tra Ioro, que' foldati lafciarono il det-
to Meffer Gtovanni , e 1'accompagnarono fino
alle porte di Bologna . E fu ricevuto da tutti
con gran fefta . Avea fatta egli quella promef-
fa tanto larga a que' foldati , perctocehe avea
trattato col Capittfno del Caftello San Piero
in modo tale, che Meffer Giovanni con la fua
gente aflalirebbe occultamente la gente del
detto Conte . E fperava di pigliare tanta gente
del Conte , che *rifcuoterebbe i tlgltuoli dati
per pegno a i foldati . Ma il penfiero gli venne
fallito , perciocche il trattato fuddecto fu ri-
velato al Conte , e furono prefi que' tradito-
ri , ftrafcinati , e impiccati. Mefler Giovanni
lapendo , che il trattato era fcoperto , e quei
del trattato erano morti , perdette in' tutco
ogni buona fperanza , e quafi come difperaco,
vedendo che non poteva refiftere al Conte di
Romagna, ne redimere i figliuoli per 40000.
Fiorinid'oro ( che a me pare grandiffima ma-
raviglta/che un Signore di Bologna non po.
teffe.avere trovata quella quantitk tra dentro
e fuori da' fuoi amici ) penso di vendere Bo-
logna per denari . E ando a Milano , e tratto
con Meffere 1'Arcivefcovo di dargli la Citta
fuddetta per certa quantita di danari. Di che
1'Arcivefcovo fu molto lteco. Fermatitra loro
i patti, M«ffer Giovanni torno a Bologna,
Dopo alquanti di Meffer I'Arcivefcovo di Mi-
lano mando a Bologaa Mefler Galeazzo fuo
nipote con 1000. cavalieri . II quale entro ia
Bologna a di 24. di-Ottobre contra la volon-
ta del Popolo , per dar compimento alle cofe
promeffe . Ma perche il Popolo non erane
contento , noo pote Meffer Galeazzo avere la
tenuta della fignoria fino a di 28. del predetto
mefe . Allora di volonta del Popolo Meffer
Galeazzo ebbe le chiavi delle, porte , e libe-
ramente la fignoria di Bologna. Avvenne ca-
fo , che egli vi fi ammalo molto gravemence.
Per la qual cagione Mefler Barnabo fuofratel-
10 mandato da Meffere 1'Arcivefcovo , andoa
Bologna con doo. cavalieri , e Meffer Galeaz-
zo infermo- torno a Milano . E cio fu adi 29.
di Dicembre. In quel tempo effendo ftato il
Conte dtRomagna giafette mefi fopra ilCon-
tado di Bologna fenza alcuna utilita , avven-
ne , che nacque difcordia tra il detto Conte
e i fuoi foldati , perciocche domandavangli le
paghe loro,e il Conte non avea danari dapo-
tere pagarli. Speffe fiate avea fcrittoal Papa,
11 quale davagli molte parole.e molte Iungbe
promefle . Per la qual cagione un Tedefco per
nome Brocardo con un' altro Tedefco dell
efercito di Meffere il Conte trattarono con
Meffer Bernabo Vifconte di rendergli i due fi-
gliuoli di Meffer Giovanni de' Peppoli, e un
figliuolo di Meffer Giacomo , i quali aveano
in prigione , e di dargli Caftello San Piero, e
che Meffer Bernabo deffe loro le paghe . Mef-
fer Bernabo fu molto contento di quefto , e
promife loro le paghe in quefto modo , che
di prefente voleva darne la terza parte , e a
un' altro termine 1'altra , e al terzo termine
l'altra terza parte . E fe quefto non offervava,
era contento di perdere il primo pagamento
di 20000. Fiorini d'oro . Allora MelTer Bro-
cardo and6 a Bologna , e ivi dt que' patti fu-
rono fatti folenni ftrumenti . Per quel moda
Meffer Bernabd ebbe Caftello San Picro , y
que
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t
8ip
D E L P O
B
«je* figliuoli di Mefler Giovanni e di Mefler A
Giacomo . Nota, che in qoell' Anno mori il
Be Filippo di Francia , al quale fuccedette il
fuo figliuolo pritnogenito . ln quell' anno del
mefe di Agofto un' uomo in abitoftrano ando
io Alemagna alla Citta di Praga alla cafa di
uno Speziale Fiorentino , e il prego , che il
prefentafle ! a Meffer Carlo eletto Imperadore
per la Chiefa di Roma, perocche voleva dir-
eli cofa difuo onore e di fua utilita. II quale
uomo prefentato al detto Imperadore , diffegli
quefte parole : Egli abita in Mongibello uno
Eremita per nome Frate Angiolo , il qualc btu
eletto due ambafciadori , Vuno ha mandato al
Papa a Vtgnme , e Paltro avoi Imperadore. E
h fimo qwli , o Imperadore , cbe fono mandato
tvoi. Llmperadore diflegli , clie fponefle la
fua arobafciata . Allora queU' uomo incomin-
ci6 a dire in quefto modo : Sappiate , Mejfire
Imperadore ', che il predetto Frate Angiolo vt
manda a dire , cbe fino altempo prefente ha re-
gnato nel Mondo il Padre , e il fuo Fighuob
Iddio . Ora i tolta la poffarrta , e data allo Spt-
rito Santo , U quale dee regnare pel ttmto , che
ha .L'Imperadore udendo chequelPuo-
mo feparava e partiva il Padre e il Figliuolo
dallo Spirito Santo, difle: Se' tu colui, il qua-
h io penfo ? Et egli rilpofe: Cbi penfatevot,
ebe iofi. ? Llmperadore diffe : Jo fenfoche tu
fia tl frtbuno di Roma. E quefto penso rlm-
peradore , perche avea udito delle refie del
detto Tribuno. Et egli rifpofe : Veramente to
fono colui , che fui Trtbuno, e cacctato da Roma.
Allora 1'Imperadore mando incontanente per
1'Arcivefcovo di Treveri, e per altri due Ve-
fcovi, e per gli Ambafciadon del Re di Sco-
Zia e per roolti akri Ambafciadori e Dotto-
ri. 'E fece 1'Imperadore , che il detto uomo
difle quelle medefiroe parole in prefenza d
tutti que' valentiffiroi Signori , che dette avea
occultaroente all'Imperadore . E oltra quellt-
diffe , che quel Meflo , che era andato al Pa-
pa a Vignone gli direbbe fimilmente , e che
il Papa per quelleparole ilfarebbe abbrugiare,
ma egli rifufcitarebbe il terzo di per Ia yirtu
dello Spirito Santo. Per laqual cagione ilPo-
polo di Vignone correrebbe alle armi , e uc-
ciderebbe il Papa con tutti i Cardinah. Epoi
fatto farebbe un Papa Italico , il quale nrao-
verebbe la Corte da Vignone , e rtdurrebbela
a Roma . V qual Papa mandera per vot. Impe-
radore , e per me , i quali -dobbiamo eflire una
eofa col deito Papa ; */ quale coronera vot con la
Corona 4'oro del Reame di Siciha , dt Calabrta ,
e di Puglia , e me coroneri di Corona dt argen.
to , facendomi Re di Roma , e di tutta Italtd^ .
Queeli Arcivefcovi udendo quelle favole,par-
tironfi dicendo , che colui era uno ftolto Ere-
tico. E fecero che il Tribuno fcrifle di fua^
mano tutto quello, che avea i detto. La quale
fcrittura figillata col figillo dell Imperadorc-
fu roandata alPapa a Vignone. Eil dettoTn-
buno fo pefto in prigione molto bene culto-
dito,fino alla rifpofta del Papa. Pofcia ilTn-
buno fuddetto tornd a Roma , c fu morto a
rumore di Popolo .
In quell'Anno a di n. di Settembre yenne
a Ferrara Meffer Guido da Polenta figliuolo
di Meffer Bernardino Signore di Ravenna_
per caeione di dover condurre a Ravenna iua
inoglie Madonna Alife figliuola del Signore-
di Ferrara Marchefe Obizzo. Per la qual ca-
cione venne a Ferrara Meffer Cangrande dalla
Scala e fu fatta grandiffima Corte « fefta_ ,
L I S T O R E. 823
Pof cia a di 14. del detto mefe fi parti da Fer-
rara Mefler Guido con la fua magmfica e no-
)iliffima moglie , accompagnato nobilmente».
da IMefler Francefco d*Efte, e da Meflere Al-
drovandino figliuolo del Signor Marchefe Obiz-
zo , e da molti altri nobili Cavalieri fino a_
Ravenna. In quel medefimo mefe il Marchefe
Obiizzo ando a Verona , e fimilmente Mcfler
Jacopo da Carrara Signore di Padova , e vi
giunfero a di 2J. di Settembre , per onorare
Mefjer Maftino dalla Scala, ilquale avea data
fua figliuola Madonna Regina per moglie a_
Me:ff«r Bernabo. Alla quale Madonna Regina
il Marchefe dono molti ricchi e belli doni.
II -di feguente ando a Verona Meffer Maffeo
frarello di Mefler Barnabo, il quale conduffc_
la cietta Donoa fino a Milano. E Mefler Ma-
ftino con tutta la fua compagnia 1'accompa-
gno fino al Caftello di Pelchiera , e poi torno
a Verona . A di 17. di Ottobre arfe e brucio
il Palazzo vecchio del Marchefe Obizzo . In_
quelTanno e mefe il Conte Avellino di Puglia
compagno del Principe di Taranto furtiva-
mence rapi e tolfe la Duchefla moglie del Du-
cadi Calabria, e menolla fuori di Napoli per
Jarla a un fuo figliuolo . La qual cofa pervenuta
alle orecchie del Principe di Taranto, feguitd
il detto Conte Avellino fino alla CittadiGae-
ta , e ivi il fece uccidere , e ritornb la detta
Ducheffa a Napoli . Del mefe di Novembre_
Meff;r Cangrande figliuolo di Mefler Maftino
dalla Scala conduffe a Verona per fua moglie
Madonna Ifabeila figliuola del fu Meffer Lo»
dovico Duca di Baviera , e forella del Mar-
chefe di Brandimborgo ; dove fu fatta gran-
diflirna Corte . Alla quale andarono il magni-
fico Signore Aldrovandino figliuolo del Mar-
chefis Obizzo, Meffer Bernabo Vifconte, Mef-
fer Jacopo Secondo da Carrara Signore di Pa-
dova , e molti nobili Cittadini e Cavalieri . A
di 19. di Dicembre Mefler Jacopo Secondo da
Carrara fu morto da Meffer Guglielmo figli-
uolo naturale del fu Meffer Jacopo Primoil
vecchio. A di 2*. del detto mefeil Popolo di
Padiova ordinatamente elefle e confermo Si-
gnore di Padova Meffer Giacopino fratello del
predetto MefTer Jacopo morto.e JWeffer Fran-
cefco figliuolo del dstto Meffer Jacopo;ben-
chi il fuddetto Meffer Giacopino poco tem-
po ftette nella Signoria , perciocche il detto
Francefco fece prendere il detto fuo barbano,
e il fece mettere nel Caftello di Monfehce ,
dove onorevolmente fini la vita fua . E il pre-
detto Meffer Francefco rimafe folo Signore fino
al tempo prefente MCCCLXXXVlI. Nell'an-
no feguente cioe MCCCLI. Mefler Giovanni
ae* Panciatici da Piftoja con gli altn Gioellmi
di quella Citta cacciarono Meffer Ricciardo
Cancellierida Piftoja. I Fiorentini ci6 udendo
ebbero gran paura , che il Popolo di Piftoja
non deffe quella Citta all* Arcivefcoyo dt Mi-
lano , e domandarono a' Piftolefi , che deflero
loro una delle Porte di Piftoja da guardare ,
ma non la vollerodare . Ricevettero ben deri-
tro della Citta alcuna gente d'arme de F10-
reiitini . Pure temeano i Fiorentint , che Pi-
ftoia venifle alle mani di altra Signoria . Per-
tanto unanotte andarono conmolta gentedar-
me a Piftoja , e con le fcale lalirono ful mu-
ro I Piftolefi fentendoli , corfero alle arme ,
e valentemente cacciarono i Fiorentini . I fol-
dati de*Fiorentini,che erano dentro della Oit-
ta , corfero alla piazza gridando : Vtvano i
Fiorentini. Allora i Cittadini ferrarono ^
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L
I
B
R,
O
atfediarono la piazza , c quei foldati , per mo-
do tale che per diferto di foccprfo e di vet-
tovaglia fecero pace co* Cittadini , e andaro-
no fuori di Piftoja . Allora i Fiorentini tnan-
darono tanto efercito intorno alla detta Citta,
e con le forze loro tanto aflediaronla , che
niuno vi potea entrare ne ufcire. I Piftolefi
vedendo di non potere refiftere alle forze de'
Fiorentini , con certi patti fi diedero a*mede-
fimi. In queiranno a di 3. di Maggio MefTer
FArcivefcovo di Milano mando il fuo efercito
in ofte intorno la Citta dMmola , la quale te-
neva Mefter Roberto degli Alidogi da Imola
per la Chiefa di Roma. Di queilo efercito
erano Capitani Mefler Francefco degli Orde-
laffi Signore di Forli , e Mefler Giovanni de'
Manfredi Signore di Faenza. E guaftarono
tutti i Borghi di quella Citta , e fecero baftie
e mclte altre fortezze intorno a quella. Ma il
pred- tto Mefler Roberto fece valentemente la
iua diftfa. E gia io lo udii dire,che in quel-
la fua bt igata non avea avuto migliore amico
che il tnagmfico Signor Marchefe Obizzo , il
quale in quella guerra il fervi di molta pecu-
im. In quelP anno del mefe di Maggio il pre-
detto Signore di Ferrara mando il fuo eferci-
to *in ofte al Caftetlo di Monfuftino del Con-
tado di Modena. Papa ClementeVL fcomuni
co 1'Arcivefcovo di Milano , e pofe Plnter-
detco a tutte le Cicta , che egli teneva, fuor
che a Bologna ; perciocche il detto Arcive
fcovo avea tolto di molte Caftella al Papa , e
facea guerra alla fua Cicca d'Imola , benche
rArcivefcovo poco curava la fcomunica. Adi
di Giugno mori il magnifico Signore di
Vtrona MeiTer Maftino dalla Scala , e fu fe-
pdlito con grandiflimo onore . Incontanente
cii volonta dt Meflere Aiberto fuo fratello , e
ciel Po^o'o , fu fatto Signore di Verona , e
di tutta Paltra Signoria Cangrande flgliuolo del
predc-tto MeiTer Maftino. Della cui morte por-
rarono la no\elia alRed Ungheria; egli molto
fe ne dolfe. E ll di feguente egli con alcuni
fuoi Cavalieri (i vefti di nero , e fece celebra
re la Mefla nella Chiefa maggiore con tanta
fblenr.ua , con quanta fe il corpo di Mefler
Maftinq fofle ivi ftato prefente . E dopo la_
detta Mefla difle il Re a* fuoi Baroni : Notl*
Di marnvigliate dcW onure , che bo fatto a Mef-
fr Muflino morto , peroccbe egli era tl piit caro
amico , cbe io avejji tn ltalia , c quegli che piii
defideraVd di ampliare il noflro Rigale onor^ .
A ci 22. del mefe di Giugno fu fcoperto uru
trattato nelh Citta di Bologna per qutfto mo
do. Un compagno di Mifler Giovanni da_
Ole^gio da Milano , andando con certi fuoi
famigli di notte cercando le porre di Bolo
gna , ficcome e ufanza , giunfe alla porta di
Stra' Caftiglione,.e trovo che la detta porta^
non era lcrrata con chiave. Di che molto fe_
ne maravigho , e incontanente fece prendere
il Capitano di detta porta con tutti i fuoi
compagni , i qudi menati al Palazzo, e tor-
mentaci confeflarono , che cio era per un trat
tato di Mefler Giovanni de' Peppoli , che egli
avea col Comune di Firenze . II qual trattato
fapevano Andrea di Cecho, Piero Amaboi , e
Bertignano da i Cavezzi . I quali prefi e tor-
mentati confeflarono il detto trattato. Per la
qual cofa fu prefo Mefler Jacopo de' Peppoli,
e pofto in pngione nel Ctftello di San Gio-
vanni in Perficeto , e Ob^zzo flgliuolo di eflo
Mcfler Jacopo. E fu menato a Bologna nelle
forze dcl Vicario di Mcffer TArcivelcovo di
A
822
B
C
D
E
MiUno. Allora gli uomini del fuddetto Ca-
ftello di San Giovanni portarono le chiavi di
quelloaBologna, e prefentaronle al Vicario.
Ilfimile fecero gli uomini delCaftello diSant-
agata , di Crevalcore , e di molte altre Ca-
ftella del Bolognefe. Mefler Giovanni de^Pep-
poli, che era al Caftello di Nonantola, uden-
do quelle novelle, ivi ftette alquanti di. Ul.
timamente udendo, che per quel trattato Mef-
fer Giovanni da Oleggio Vicario in Bologna^
per Mefler TArcivefcovo di Milano faccva^
fpefle volce tormentare Mefler Jacopo fuo fra-
tello , ando egli a Milano alla prefenza dell'
Arcivefcovo , il quale non gli fece buona ac-
coghenza, ne il vide volentieri. E fe vollc^
ftare ficuramente dentro di Milano , gli con-
venne di mandare per fuo figliuolo , che ve-
nifle a Milano , & eziandio convennegli di
dare il Caftello di Nonantola nelle mani del
Vicario fuddetto in Bologna. Cosi il detto
Caftello fu fornito in nome dell" Arcivefcovo
2 di 14. di Luglio , benche pofcia di Settem-
bre feguente Mefler Jacopo de* Peppoli coru
tutti que' nominati nel detto trattato , e col
Capitano della porta predetta, furono menati
alla ringhiera del Podefta di Bologna ; e ivi
letta la confeflion loro , effo Mefler Jacopo fn
condennaco a perpecua carcere , e tutti gli al-
tri furono ftrafcinati e appiccati per la gola_..
In quelTAnno fu grandiflimo fuoco in Fer.
rara nella Contrada di San Polo e di San Mi-
chele .
C A P. XXXVII.
Come i Veneziani e i Genovefi ebbero grandijfima
guerra infieme , e delle battaghe loro
per mare 9 e di altre novelle
d* Italia .
PRima delTAnno MCCCL. i Veneziani e i
Genovefl eflendo con le loro Galere per
cagionc di mercatanzie alla Tana Citta del
gran Cane Signore de' Tartari , ebbero divi-
fione con que' Tarcari per modo, che conven-
ne che i Veneziani , e i Genovefi fe ne fug-
giflero , fe non volevano eflere tutci morti.
Tutci infieme pacificamence fi ridulieroa Caffa
Cicta de* Genovefl. Conflderaca la ingiuria ri-
cevuca e il danno da que* Tarcari, i Venezia-
ni e i Genovefi fermarono pacco cra loro di
non andare mai piu alla Tana , dicendo , che
fe cosi facevano , in brieve cempo que' Tar-
cari della Tana farebbono disfacti, ovvero lo-
ro converrebbe di portare le mercatanzie Ioro
a Venezia, o a Genova . Facci que* pacci,
fermaci cra* Veneziani e' Genovefi, cractarono
i Veneziani pace e concordia col detco Cane
gran Signore della Tana. In fegno di quefto
1 Veneziani incominciarono ad andare alla-»
Tana e alle alcre fue Cicta . I Genovefi cio
fapendo, Tebbero molco per male, e armaro-
no alquance Galere , e dove fi crovarono per
mare co* Veneziani , (i davaoo molte parole-
ingiuriole infieme. Alcune flate , quando tro-
vavanfi per mare , combattevano infieme. Fi-
nalmente Tuna parte e Taltra fi compromile-
nel Papa. Gli Auditori del Papa udite ambe-
due le parti, diedero finalmente fentenza, che
il mare dovea eflere comune. I Genovefi rnol-
to fi gravarono di quella fentenza. Ma 1 Ve-
neziaui non curando di loro gravezza , navi-
garono contreGalere alla Tana nei MCCCL.
1 Genovefi non meno fupcrbi aroiarono 12.
Gale-
B
g 2? D E L P O L
Galere , e affalirono e prefero guelle tre Ga- A
lere de' Veneziani , i quali cio upendo arma-
rono ij.Galere, e andarono alle parti di Ge-
nova, e abbrugiarono , e rubarono molteVil-
le . Pofcia andarono a Pera , Citta de' Geno-
vefi appreffo a Coftantinopoli, facendole gran-
diffimo danno, e al Contado di quella. 1 Ge
novefi ci6 fapendo, armarono J5. Galere bene
in punto da combattere . Oltre quelle ebbero
altre cinque Galere cariche dt vettovaglia, di
baleftre , e di fcale , e un Galeello armato
con 60. remi . Di quefto efercito da mare era
Capitano Meffer Paganino Doria , Nobile Cit-
tadino di Genova , il quale con tutto quello
ftuolo di Galere , fi mife ad andare per foc
correre la Citta di Pera , nel Gen^najo d;l
MCCCLI. Meffer Niccolo Pifani , Capitano
dell' armata navale de' Veneziani , il quale era
intorno a Pera , udito dell' armata de* Geno
vefi, fubito fi parti da Pera, e ando a Negro-
Jionte , Citta de' Veneziani ; perche non era si
brte in mare , che avefle potuto refiftere a
tanto efercito , quanto era quello de' Geno
vefi . Meffer Niccol6 giunto che fu a Negro
ponte , fubito fece affondare nel Porto tredici
Galere, acciocche i Genovefi non le prendef
fero, perche egli fi avvifava bene quello, che
i Genovefi farebbono. Onde il Capitano de'
Genovefi udendo , che i Veneziani erano par
titi da Pera , e andati a Negroponte , di fubi
to con tutto il fuo efercito navale ande ad ofte
a Negroponte . E affediaronlo per tal modo ,
che in breve tempo avrebbonlo avuto , fe i
Veneziani non l'aveffero foccorfo. Ma tanto
fecero , che una notte i Genovefi entrarono
dentro di Negroponte, e ruppero le prigioni,
nelle quali erano molti Genovefi carcerati ,
che erano ftati prefi tn una battaglia di mare,
nella quale erano ftati fconfitti i Genovefi; e
rubarono , e bruciarono la detta Citta di Ne
groponte. Ma non ebbero il Caftello. Men
tre che i Gehovefi ftavano intorno a Negro-
ponte, iVeneziani fecero lega col Re di Ara-
gona, e armarono jo. Galere , e ii Re fud-
detto mandb in fuflidio loro jj. Galere arma
te. Cosi congiunte infieme le'GaIere de' Ve
neziani con quelle de' Catalani , andarono a
Negroponte per foccorrere il detto Caftello.
Ma gia 1'efercito de' Genovefi era partito con
tutti i fuoi prigionieri e con molta preda , &
erano andati a Pera per rinfrefcamento. Cio
fu nel Settembre dell'Anno fuddetto,
Pofcia nell*Anno feguente MCCCLII.iVe-
neziani infieme co' Catalani , vedendofi con_
6j. Galere bene armate , e fapendo che t Ge
novefi non aveano fe non J J. Galere , fi pofe
'10 ad andare verfo Pera , dove era Pefercito
navale de' Genovefi , con grande intendimen-
to di ritrovarli. A di \i. del mefe di Feb-
brajo dell' Anno MCCCLIll. fi congiunfero
infieme que' due eferciti tra Coftantinopoli e
Pera, e combatterono infieme. La qual bat
taglia fu molto afpra e mortale , e molti ne—
morirono dall' una e dall' altra parte . Alla_.
fine i Veneziani furono fconfitti con grande-
loro danno di Galere, e di uomini morti, an-
negati , e prefi ; e i Genovefi vittoriofi con-
Sran trionfo ritornarono a Genova . Nota , che
ell* Anno MCCCLI. a di 18. di Settembre il
Marchefe Aldrovandino , figliuolo del Magni-
fico Signore di Ferrara , conduffe a Ferrarv
per fua moglie Madonna Beatrice figliuola-
<lel fu Meffer Ricciardo da Camino, e nipote
di Meffer Maftino dalla Scala. Per la quale
Tcw. XXIF.
I S T O R E, 824
fu fatta in Ferrara grandiflima Corte con_
molte gioftre. In quelPAnno predetto l'efer-
cito dell'Arcivefcovo di Milano, effendo ftato
molto tempo intorno la Citta d'Imo!a, e non
potendola avere ,' fi mife ad andare per la Via
della Sambuca del Contado di Firenze , e_
andarono appreffo a Firenze cinque miglia— ,
dove ftettero alquantt di con gran finiftro dt
vettovaglia , perciocche i Fiorentini aveano
fatto fpacciare molto bene il loro Contado.
Fu detto , che in quel campo valeva la libra
della carne da cavallo foldi cinque di Bolo-
gnini . Per la qual cagione quello efercito par-
titofi dal Contado di Firenze and6 alla Scar-
peria, dove ftette alquanti di, perche aveano
ivi convenevolmente abbondanza di vettova-
glia. E ftando quelPeferctto intorno Scarperia
del mefe di Ottobre, incominciarono un traf
tato in Firenze, e ufto nella Citta di Piftoja.
I quali trattati forono rivelati, e furono prefi
i traditorl e appiccati. Tra' quali fu un Lip-
poAmanti. Onde Mefler PArcivefcovo pre-
Jetto vedendo, che niente potea conquiftare^
in Tofcana , fece titornare il fuo efercito
Bologna . Nota , che in quell' Anno fu fatta_
la tregua tra il Re di Francia , e il Re d'In-
ghilterra per molti anni. Allora di^nuovo
Fecero parentado infieme . In quell' Anno
MCCCLI. del mefe di Ottobre , Papa Cle-
mente VI. mando a Ferrara Mefler Niccolo
Morofini da Venezia, e Mefler PAbate di San
Niccolo di Lido di Venezia , per confermare
certi patti tra il detto Papa e il Marchefew
Obizzo . 11 qual Marchefe fece tutto quello ,
che domandava il Papa. Nel mefe di Settem-
bre nacque on figliuolo mafchio a Meffer Ga-
leazzo Vifconte , per la qual cagione eglt
mando un Meflb al Marchefe Obizzo , al qua-
le per la nunziatura dono Ducati 60. Pofcia—
il detto Meffo ando a Ravenna , al quala-
Meffer Bernardino diede Ducati 40. Pofcia_,
ando a Forli , e Meffer Francefco degli Or-
delaffi gli diede Ducati 40. , e Mefler Malate-
fta Unghero diedegli Ducati «J. Pofcia quel
Meflo ando alla Citta di Sao Severino nella-.
D I Marca di Ancona , ed ebbe per la nunziatu-
ra un pajo di Ofatti veccht e rotti . Pofcia-
and6 a Fermo , al quale il figlioolo di Gentt-
le da Mogliano diede una foma di vtno in-
due barili. Pofcia ando nella Citta di Jefi, al
quale il figliuolo di Tano diede uoa caffaw
rotta , dicendo che egli fe la faceffe accon-
ciare. DelP Anno fegiente MCCCLII. a dt
laj. di Gennajo due gtovam degli Ubaldini del
Contado dt Firertze con aoo. uomini arraati a
piede entrarono di ootte nella Scarpena Ca-
ftello de' Fiorentini ; e iocominciarono a grt-
dare • Vtoa PArcivefcovo di Milano . Ondc
quei del Caftello corfero alle arme , e valen-
tementecombatterono con loro, e per forza_
E lcacciaronli fuori della porta del Caftello , e
furonne mortt otto di loro , e dicct preU , 1
quali fubito furono appiccati.
Hhh
CAP.
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845
CAP. XXXVIII.
T)elfo morte drt Magnifico e IUufire Signore
di Ferrara Marcbefe Obizzo . E come
il Marcbefe Aldrovandino fuo
figliuolo rimafe Signore
dopo lui, e di molte
altre novelle ,
NEirAono predetto MCCCLII. a di 15.
di Marzo effendo ammalatoil Magnifico
Sienor di Ferrara Marchefe Obizzo ; volendo
provedere al fuo onore e allo ftato de' fuoi fi-
eliuoli, cioe Aldrovandino , Niccolo, Folco,
Ugo, e Alberto , e Rinaldo fuo nipote fighuo-
lo del fu Marchefe Niccolo fuo fratello , tutti
H fece Cavalieri, pregandoli dolciffimamente ,
che tra loro fempre foffe perfetto amore
perfetta carita . Pofcia fece fei Cavalieri della
Citta di Ferrara , cioe Galeazzo e Bernardino
de' Medici, Uguccione e Tagliaferro de' Co-
ftabili, Tommafino de* Bochimpani, e Jacopo
de'Gruamonti. Pofcia fece quattro Cavalieri
della Citta di Modena , cipe Galaffo de' Pii ,
Lanfranco de' Rangoni, Niccolo da Saffuolo,
e Ugolino da Savignano . Pofcia ne fece due
Padovani , cioe Jacomino Vitaliano , e Berna-
bo Macaruffo. Poi fece Cavaliere Meffer Bo
mfacib degli Ariofti da Bologna fuo Cognato ,
c Meffer Raimondino da Canoffa da Reggio.
E a tutti quefti Cavalieri con molti prieghi
raccomando i predetti fuoi figliuoli . AUora_
Meffere Aldrovandino fece Cavaliere Meffer
Soro Conte di San Bonifacio . Pofcia il detto
Marchefe Obizzo ordinatamente fece il fuo
Teftaroento , e poi umilmente confeffato , e
divotamente ricevuti tutti i Sacramenti della_
SantaChiefa, a di 20. del detto mefe di Mar-
zo rende 1'anima fua al Sommo Signore, Crea-
tore e Governadore di tutti. Della qual mor-
te io vidi tanto dolore e amaro pianto in tut-
to il Popolo di Fesrara, quanto fe a ciafche-
duno foffe di prefente morto il padre; perche
giammai i Ferrarefi non feppero, che cofa fof-
ie pace,ne bene, fe non dappoiche furono fotto
le braccia, e'I reggimentodel detto Signorc .
Anzi ogni anno mutavano una Signoria , e i
vicini loro con molta derifione correvano fino
alle porte di Ferrara . Ancora era peggio, che
niuno ftava ficuro dentro della Citta per Ie_
due Parti, che vi erano, le quali fpefle fiate_*
combattevano infieme per cupidita della Si-
gnoria . Ma paiche 1'Illuftre Signore Mnrchefe
Obizzo ebbe la Signoria di Ferrara, egli fece
tanto, che i Ferrarefi dentrodellaCittaftavano
inpace. E niunoardiva di offendere 1'altro. E
oltra quefto non hannopaurade' vicini loro. II
corpo del predetto Signore con grandifllmo e
magnifico onore fu Xepellito al Luogo de'
Frati Minori in Ferrara . Nel di feguente ,
cioe a di *i. del detto di Marzo, il magnifico
e illuftre Signore Marchefe Aldrovandino fi-
gliuolo del predetto Signor Marchefe Obizzo
morto fece congregare il Popolo di Ferrara_
nel fuo Palazzo . Ivi Meffer Francefco de'
Brunellefchi da Firenze in prima parlo , c_
difle due fentenze : la prima fu , che egli con
ornate parole fi dolfe molto della morte di
tanto Signore ; la feconda fu , che pel buono
ftato del Popolo di Ferrara era bene e necef-
fario , che fofle eletto e confermato Signore_
di quella il Marchefe fuddetto Aldrovandino
figUuolo primogenito della chiara memoria-
B
A
R
Zz6
B
D
del Marchefe Obtzzo . E quefto fimilmeti«
diffe con molte ornate fentenziofe parole '
Pofcta fi levo in piedi Meffer Francefco Bro-
nellefchi fuddetto, e fupplico per partedel
Popolo il detto Signore Aldrovandino di tre^
cofe ; la prima fu , che tra loro fratelli foffe
ua perfetto amore, unione, e pace, ficcome
il padre loro avea comandato , perche fpeffe
fiate , e forfe fempre, Ia divifione delle Cafe
e cagione della diftruzione di quelle; e cosi
1'amore , 1'unita , e la pace delle Cafe cagiona
1'accrefcimento joro . La feconda fupplicazio-
ne fu , che il detto Signore foffe benigno iiu
udire e nell* afcoltare i fuoi fudditi , accioc-
che eglino poffano dire e dichiarare Ie neceffita
loro. La terza fupplica fu, che ne' cafi gravi
e pericolofi, a lui piaceffe di richiedere i fuoi
Cittadini , i quali mai per niuna cagione l'ab-
bandoneriano . Cio detto, Mefler Dondazzo
da Piacenza Configliere del Marchefe Aldro-
vandino fi levo in piedi , e diffe , che tutto
quello, che il Popolo dimandava al detto Si-
gnore , egli farebbelo cortefemente e intera-
mente a tutta fua poffanza. E cosi certameote
fece. Pofcia da tutti i Signori d'Italia, e da_
rutte le Comunita vennero Ambafciatori a
Ferrara a condolerfi della morte del Marchefe
Obizzo , e a rallegrarfi della Signoria del
Marchefe Aldrovandmo. E nota, cheinqueU*
knno a di 1. di Aprile, il Marchefe Francefco
cugino del Marchefe Aldrovandino, temendo.
di fua perfona, domando licenza al detto Si-
gnore di andare al fuo Caftello di Coparo, Ia
quale gli diede lietamente effo Signore, non_
penfando ad alcuna malizia. II detto Marchefe
Francefco ando al fuddetto Caftello nel Con-
tado di Ferrara, con tutta la fua famiglia , e
pofcia ando alla Citta di Adria , e di Adria ,
fenza fare indugio , ando a Loreo e a Chiog-
gia della Signoria de' Veneziani . La qual cof*
pervenuta a notizia del Marchefe Aldrovao-
dino , effo ne fu molto dolente ; e mand6 in-
contanente due Ambafciadori , cioe Meffer
Francefco de* Brunellefchi da Firenze ,
Meffer Galaffo de' Medici , dietro a lui a pre-
garlo , che doveffe ritornare, con raolte pro-
meffe . I quaii Ambafciadori andati a Chiog-
gia, e fatu 1'ambafciata loro iropofta al Mar-
chefe Francefco per partc- del Signor Marchefe
Aldrovandino, ebbero per rifpofta, che egli
non voleva ritornare, e che non tornerebbe
a Ferrara fe non col titolo della fig^noria • E
cosi ftette, ficche mai non ci ritorno.
In quell* anno medefimo a di 14. di Aprile
in prefenza di Meffer Dondazzo da Piacenza ,
di Mefler Francefco de' Brunellefchi , diMef-
fer Bonifacio degli Ariofti, di Meffer Jacopo
de' Gruamonti , di Meffer Tommafino de_
Bochimpani , di Meffer Tagliaferro de' Cofta-
bili, di Mefler Bernabo Maccaruffo, dt Mef-
fer Jacopo de' Salimbeni , del Bozza Sefcalco
del detto Sigoor Marchefe , e di molti altn ,
Ser Domenico dalla Torre da Verona, Tefo-
riere del Siguore Marchefe Aldrovandino ,
fatto Sindaco, e Proccuratore della Citta di
Modena, venne in Ferrara, e diede, conce-
dette , e invefti effo Signor Marchefe , e il
Marchefe Niccolo fuo fratello, in nome e a_-
vice eziandio di Meffer Folco, e di Meflere
Ugo, e di Meffere Alberto fratelli, di tutta
la Signoria della Citta di Modena, e di tutto
il fuo Contado. Cosi il Marchefe Aldrovan-
dino dopo il Marchefe obizzo fuo padre ri-
mafe Signore delle Citta di Ferrara, edi
8 2 7 D E L P O
Modena , e di tutta 1'altra fignoria, che il
padre fuo avea ; benohe il Marchefe Francefco
{\ forzaffe di torgli la detta fignoria con forza
e con inganni. Imperciocche eflendo andato
fuori di Ferrara, come fi e detro, egli ando
a Rimini, e quei Signori Malatefli di Rimini
diedergli gente , con la quale avendo un trat-
tato dentro di Ferrara, ii credette di togliere
)a detta fignoria . Ma come piacque allo al-
tiffimo Dio , il trattato fu rivelato in quefto
modo. A di i6. di Marzo Madonna Catterina
moglie del detto Marchefe Francefco era ri-
mafta in Ferrara, e di cofcienza del marito
incomincio un trattato nella Terra del Bon-
deno del Contado di Ferrara con Gherardo
de' Marazzi abitatore del Bondeno, e con al- B
cuni altri, i quali promifero di darle la Ter-
ra fuddetta del Bondeno per certa quantita di
danaro, e gia effa gliene avea data parte. Av
venne , che Gherardo partendo que' danari co'
fuoi compagni , una forella di Gherardo fi
avvide di cio, e andogli fopra, dicendo: Cbt
fate voi , e onde avete voi avuti tanti danari ?
Per certo voi trattate qualche maltl Per eerto
io vi accuferd . Onde Gherardo la minaccio
molto di batterla. Per Ia qual cagione quella
donna ando a Mefler Bonifacio degli Ariofti,
barbano del Marchefe Aldrovandino , e con
togli il fatto, che veduto avea. Allora Mel
fer Bonifacio di cofcienza del detto Signore_
mando della fua gente al Bondeno , e fece
prendere e menare a Ferrara que' traditori . I
quali confeffarono, che Madonna Gnterina_
avea dato loro Lire feffanta di Bolognini per
cagione di quel tradimento . La qual pecunia
avea data loro e numerata Ser Pace Cimerlen
go della detta donna. II quale Ser Pace fu
prefo e confelso , che ci6 era vero. Oirre_
quefto confefso, che egli avea dati Ducati fei
al Capitano della Porta di San Biagio di Fer
rara , per nome Galeazzo . II qual Cjpitano
avea promeffo con fuo figliuolo,
c con Jacopo da Montagnana, i quali confef-
farono tutto il trattato e la verira. Allora_
Madonna Catterina vedendo fcoperti que' fuoi
trattati , incontanente con uno della Ca(a_ p
d'Efte per nome Taddeo baftardo occulta
mente fe ne fuggirono da Ferrara. E allora
que' traditori furono ftrafcinati per tuttaFer-
rara , e pofcia appiccati. In quel medefimo
anr,o a di xo.di Giugno vennero a Ferrara per
loro folazzo Cangrande Signore di Verona , e
Mefler Cane fuo fratello, e Meffere Alberto
fuo barbano , e Meffer Giovanni e Meffer
Bartolommeo Mezzafcala, con nobiliffima e_
grande compagnia, i quali furono ricevuti pel
magnifico Sig. Marchefe Aldrovandino con_
grandiffimo onore, e con magnifica corte .
Pofcia che ebbero alquanto parlato inficme ,
e confermata 1'antica amifta, che fbleva eflere
tra i loro padri , cioe il Marchefe Obizzo e
Meffer Maftino, il detco Meffer Cane fi parti
con tutta la fua compagnia di Ferrara , per
ritornare a Verona . Nel fuo partire , il Mar-
chele gli fece compagnia per tutto il fuo ter-
reno . Allora fe ne fuggi Meffere Ugucciont-
de' Coftabili , e Mefler Tommafino de Bo-
chimpani Cavaliere, e andarono a Mantova .
Ritornato il Sig. Marchefe Aldrovandino a_
Ferrara, volle inveftigare diligentementedella
cagione della partenza loro, e trovo, che per
paura erano partiti, perciocche erano compa-
gni e de' feguaci del detto Marchefe Fran-
cefco , e aveanlo favoreggiato , quando volle
Tom. XJUVt
L ,1 S T O R E.
A
8*8
togliere la fignoria di Ferrara.
In quell' anno a di z. di Agofto Meffer Ri-
naldo Marchefe figliuolo del fu Marchefe_
Niccolo, occultamente fi parti da Ferraracon
Meffere Agapito da Covriago, e ando al Pog-
gio di Meffer Guido del Contado di Bologna.
11 Marchefe Aldrovandino di fubito gli mand6
i fuoi meffi , pregandolo che doveffe ritorna-
re . II quale non volle ritornare , anzi fe ne_
ando a un* altro Caftello di Meffer Guido ,
per nome Garganzano. Allora il Marchefe_
Aldrovandino gli mando Meffer Galaffo de*
Medici , Meffer Niccolo de' Roberti, e Meffer
Jacopo de' Gruamonti Cavalieri, pregandolo
che doveffe ritornare; ma effo Marchefe Ri-
naldo non volle ritornare, anzi fe ne and6 a
Bologna, e pofcia a Imola, e a Rimini, e a
Venezia, e a Padova, dove era andato Mef-
fer Rinaldo, e Mefler Lodovico da Gonzaga,
per condurre alla Citta di Mantova il detto
fuo parente , e cosi fecero . A di 4. di Agofto
Meffer Malatefta Signor di Rimini con 300.
cavalieri e con 400. pedoni fi mile ad andare
verfo N^poli, fjcendo nome, che eglt voleva
andare per condurre a Rimini fua moglieMa-
donna Miria , che era figliuola del Duca di
Ourazzo. Ma in effetto apparve, che egli an-
dava,credendo di avere la Citta di Fermo, la
quale fignoreggiava Gentile da Mogliano . E
vedendo, che non venivagli fatto , ando alla
fua Citta di Afcoli, e poi ando a Napoli. Al
quale il Re Lodovico di Napoh fece grande
onore , e il fece fuo Vicario per tutto ll Re-
gno. In quell* anno MCCCLII. a di 19. dt
Ottobre il predetto Marchefe Aldrovandmo
ricevette la confermazione del Vicariato della
Citta di Ferrara per fe e per tutti i fuoi fra-
telli dalSanto Padre PapaClemente VI. Pofcia
a di 6. di Dicembre mori effo Papa Clemen-
te, e fu fatto Papa Innocenzo VI. In quell*
anno del msfe di Agofto l'efercito dello Ar-
civefcovo di Milano tanto fece m Tolcana ,
che ebbe il Caftello di Bettona del Contado
di Perugia . Onde i Perugini con copiofo efer-
cito andarono in ofte intorno al detto Caftel-
lo, e in brieve per tal modo affediaronlo, che
quei foldati fi renderono con que' patti, che
addimandirono a* Perugini. I quah pofcia_
andarono intorno al Caftello di Cortona, che
teneva il detto Meffer TArcivefcovo ; il qua e
cio fapendo mando ll fuo efercito intorno alla
Citta di Arezzo, che reggevafi per parte_
Guelfi. E cio fece, perche 1'efercito de Pe-
rue.ni fi partifle dallo alfedio diCortona. Ma
vedendo , che il fuo ftare intorno la detta_
Citta di Arezzo era vano, l'efercito dello Ar-
civefcovo fi pirti, e ando in ofte mtorno alla
Cilta di Caltello . Onde 1'efercito de Peru-
gini incontanente fi parti da Cortona, e po-
fefi a campo appreffo il campo delf efercito
dell' Arcivefcovo - Ma quell' efercito dello
Arcivefcovo per difetto di vettovagha fi par-
ti di Tofcana, e ritorno a Bologna. Inquell
anno del mefe di Settembre mori 10 Vefona
Meflere Alberto dalla Scala, e fu fepellito
con grandiffimo onore. Nell* anno feguente
a di 3. di Gennajo fe ne fuggi da Ferrara_
furtivamente Meffer Tagliaferro de' Coftabili,
e ando verfo le parti di Venezia, e Me fler
Bartolommeo de' Bochimpani ando a Man-
tova .
Hhh z
CAP.
$2p
CAP. XXXIX.
Come il Re aS Ungheria rilafcio <H prigione
quattro Reali di PugHa. Dtlla pace
fatta tra Carlo W. eletto Impera-
dore, e i Baroni di Lamagna.
E di mohe attre novelle .
1N prtroa e da fapere , ficcome di fopra fi e
contato, che il Re Lodovico di Unghe-
ria, qoando ando in Puglia, per vendicarela
morte del fuo fratello Re Andreaflo, fece uc-
cidere il Duca di Durazzo , e prefe due fuoi
fratelli, cioe Meffer Roberto e Meffer Filip-
po. Prefe eziandio due Principi di Taranto ,
e mandogli in Ungheria in prigione con buo-
ne guardie . 1 quali ftavano tutti e quattro in
un Caftello di Ungheria per nome il Trono .
E aveano que* Principi un famiglio letterato
e difcreto. E dimandarono licenza al detto
Re di mandare eflb famiglio a Napoli per
certi fatti loro. La qual licenza conceduta al
detto famiglio , egli and6 a Vignone , e parl6
con molti Cardinali per parte di que' Reali
carcerati . 1 Cardinali pregarono Papa Cle-
rnente VI. che ancora vivea, che gli piaceffe
di tener modo , che que' Reali foffero rila-
fciati di prigione , perocche eglino erano fen-
za colpa del peccato commeflb contra il Re
Andreaflb . H Papa moflo a pieta dalla ragio-
ne , roand6 un Vefcovo al Re di Ungheria ,
pregandolo , che doveffe lafciare di prigione
que' Reali, con cio fofle cofa che effi erano
ftretti parenti del Re, e non erano ftati col-
pevoli della morte di fuo fratello . Che fe
cio il Re faceffe , il Papa gli concederebbe le
Decime del Reame di Ungheria per qualche
fpazio di tempo. Andato quel Vefcovo in_
Ungheria , e fatta 1'ambafciata del Papa al
detto Re, egli fece congregare il fuo Confi-
glto . E poi mando pel Principe di Taranto ,
che era in prigione ; e udita la fua intenzio-
ne, il Re fu molto contento, e fecegli molto
lieta faccia . Allora diffe il Principe al detto
Re : O fanta Corona . Io, e mio fratello fiamo
voflri flretti parenti , e fiamo e vogliamo ejftre_,
voflri ftdeli fervtdori. II Re diffe, che voleva
fapere 1'intenzione del fratello del Principc_ ,
e gli mando fuoi Ambafciadori . II quale lie-
tamente rifpofe , come avea detto il Principe
di Taranto fuo fratello . Allora il Re mandS
amenduni con altri fuoi Ambafciadori al Ca-
ftello, dove ftavano in prigione, per fapere—
1'intenzione di Mefler Roberto , e di Meffer
Filippo Duchi dt Durazzo , i quali ftavano
molto duri , e non voleano perdonare al Re
la morte del loro fratello Duca di Durazzo .
Ultimamente furono contenti , fapendo il vo-
lere del Papa. Allora tutti e quattro que'Reali
promifero con folenne fagramento di non fare
mai cofa contra il detto Re in avvenire , e
che non fi ricorderebbero di que' , che erano
ftati morti. II fimile promife il R e a que'
Reali . Allora il Principe di Taranto e il fra-
tello hcenziati dal Re fi partirono dalla Citta
dt Buda di Ungheria, e andarono a Venezia,
e ivi afpettarono Meffer Roberto , e Meffer
Filippo Duchi di Durazzo predetti loro Cu-
gtnt. I quah dopo pochi di giunfero a Vene-
zia. Poi tuttt e quattro infieme partiti da Ve-
nezia andarono a Padova. Da Padova giun-
fero a Rovigo del Marchefe Aldrovandino.
fot vennero lnfieme a Ferrara a di n, di
B
A
B
D
Gennajo del MCCCLIII. dove dal detto Mar-
chefe furono magnificamente ricevuti e ono"
rati ; e nel partir loro il Marchefe f ece pre [
fentare a' medefimi quattro beUiffimi deftrieri
e quattro falconi. Oltra quefto , eflo Signor
Marchefe accompagnolli fino alla fua Terra_.
di Argenta con grandiffimo onore. Pofcia^
Sjue* Reali andarono verfo Napoli. NeirAnno
uddetto del mefe di Marzo fu fatto un gran-
diflirao parlamento in Alemagna nella Cittk
di Vienna in Auftorich . Nel qual parlamento
fu Meffer Carlo Re di Boemia eletto Impera.
dore, il Re di Ungberia, il Marchefe di Brart-
diborgo , l'Arcivefcovo di Treveri , 1'Arcive-
fcovo di Colonia, 1'Arcivefcovo di Maganza,
1'Arpivefcovo di Praga , gli Ambafciatori de*
Veneziani , e molti altri Baroni , e Arabafci*.
tort . E vi furono in numero di undicimila e
cinquecento cavalli , e gente quafi fenza nui
mero . Tutti ftavano alle fpefe de' Dochi di
Auftria . In quel parlamento furono fatte due
cofe . La priroa fu , che fu dato ordine , che^
il detto Mefler Carlo eletto Imperadore do-
veffe venire in Italia , e andare a Roma per Ia
fua Coronazione . La feconda , che al detto
Imperadore fu data per moglie la figliuoladel
Marchefe Zuber. Dopo il quale parlamento
effo Imperadore fi difpofe di venire in Italia^
fecondo/Tordine dato . Del detto mefe di Mar-
zo effendo grandiffima divifione traMefferMa-
latefta Signore di Rimini , e Meffer Gentile-
da Mogliano Signote della Citta di Fermo i
Meffer Gentile temendo della poflknza del
Malatefta, and6 a Milano da Meffer 1'Arcive-
fcovo, e domand6gIi foccorfo contra del pre»
detto Meffer Malatefta. L'Arcivefcovo noru
gli volle dare alcun foccorfo , onde Meffer
Gentile fi parti da Milano aflai mal contento ,
e venne a Ferrara , e richiefe foccorfo al Si-
gnor Marchefe Aldrovandino , il quale non-
volle dargli ajuto, per non guerreggiare coo
li Malatefti fenza cagione. Allora MefferGen-
tile partifli da Ferrara , e ando a Forli , e a
Fabriano . E da quelle due Citta tolfe dodjci
bandiere a fuo foldo . E fi mife ad andarc
verfo la (ua Cttta di Fermo. 0.ide Meffer
Malatefta con la - fua gente ando a un paffb ,
dove paflar dovea Mefler Gentile , il qtiale-
avvifato di quello aguato, occultamente atidi
con $00. compagni al Porto Cefenatico. Et
entrarono in nave , e andarono per mare al
Porto della Citta di Fermo. Pofcia andp egli
a Fermo ; e tutta 1'altra fua gente vdlenao
andare alla detta Citta , s* incontrarono in_
Mefler Mtlatefta e nella gente fua. I"i fn al-
quanto combattuto. Finalmente Meffer Mala-
tefta fu vincitore , e la gente di Meffer Gea-
tile fu quifi tutta prefa , e alquanti furonoe_
morti, e pochi ne fcamparono. Pofcia Meffer
Malatefta ando in ofte intorno a Fermo , e vi
pofe tale affedio , che fenza dubHo ayrebbelo
avuto , fe ftato non foffe, che l'Arcivefcovo
di Milano tratto , e fece tregua tra loro dal
principio di Luglio fino a di 10. di Agofto.
La qual tregua fermata , Meffer Malatefta rt-
torno a Rimini col fuo efercito. Ivi comincio
a caflare una compagnia, dicendo, che vole-
vano venire a Ferrara in fervigio del Marche-
fe Francefco d' Efte . In quel mezzo Meffer
Galeotto fratello del detto Meffer Malatefta_,
infieme col fuddetto Marchefe Francefco finita
la predetta tregua incontanente andarono nel
Contado di Fermo , e per trattato ebbero «
Porto del mare deila detta Citta. E manda-
rono
8 3 i D E L P O
rono Iettere a Mefler Malatefta , che di pre-
fente andaffe al Porto con tutta la fua poffan-
za. E cosi fenza dubbio avrebbero avuto la_
Citta di Fermo , fe ftata non foffe Ia venuta
di Meffere Egidio Cardinale e Legato del Papa
in Italia.
C A P. XL.
Comt Meffir Francefio Marebefe <TE(ie con
copofo efercito dt Malateflt venne in
qfle ad Argenta , * come fu
ricevuto , e di molte
altri novelle .
VEdendo Meffer Malatefta Signore di Ri-
mini , che 1'imprefa della Citta di Fer-
ino era troppo lunga , fi mofle alle vane pa-
role de4 Marchefe Francefco d'Efte, il quale_
gli facea credere,the come que' di Ferrara e
di Argenta il vedeffero di prefente il chiame-
rebbono per loro Signore . Per quella cosi fat-
ta mformazione Meffer Malatefta ordino mol-
to copiofo efercito. Le quali cole venute a_
notizia del Marchefe Aldrovandino, con deli-
berato configtio fece fare una Grida per tutto
il Conttdo di Ferrara , e pe' Borghi , che_
ogni biada , vino , e ogni altra cofa foffe n-
dotta nella Citta di Ferrara . Pofcia forni mol-
to bene la Terra di Argenta di vettovaglia, e
di buo a gente , e di navili. Similroente fi
forni di molti buoni foldati da cavallo e da_
piede. E a di 10. di Agofto effo Marcbefe_
Aldrovandino ando alla Terra della Badia, e
ivi eziandio ando Meffer Cangrande dalla_
Scala , per parlare infieme . Finito il loro
parlamento, ciufcheduno ritorno alla fua Cit-
ta. Pofcia a di 16. di Agollo Mefler Malate-
fta di Rimini , e il detto Marchefe da Efte_
nipote del fuddetto MdTer Malatefta , con_
grandiflimo efercito vennero da Rimini pel
lido del mare fino al Porto di Primaro , e_
W\ con le loro navi paflarono il fiume F6 , e
vennero fino a una Villa per nome San Bia-
gio. lvi fi ammalo Meffer Malatefta, e il le
guente di fuo figliuolo con tutto 1'efercito an-
do alla Terradi Argenta, credendo di averla .
Ma il penficro gli ando ftllito , perchelaTer-
ra era molto ben fornita , come fi e detto.
Onde il Mrfchcfe Francefco col detto Mala-
tefta fi pariirono da Argenta, e andarono con
tutto 1'efercito a Porto Maggiore , ed ebbero
il Caftello della Terra di effo Porto Maggio-
re, e ivi dtfinarono. Meffer Malatefta veden-
dofi fvergognato di quella impreft , perche
niuna coia ieguiva fecondo le parole dtlMar-
chefe Franccico , di fubito n-ando per lui e_
per Malattfta fuo figliuolo, e per tutto il iuo
efercito , e con molta vergogna e difpregio
ritorno a Rimini. Mentre che quello elercito
venne e ftette nel Contado di Argenta e di
Ferrara, i Signori di Mantova fi difpoiero di
venire col loro eieicito verlo Ferrara , per
foccorrere il detto Marchefe Francefco . E
que' di Padova fi difpofero di andare ful Po-
lefine di Rovigo , credendo di avere il detto
Polefine. Ma Mefler Cangrande dalla Scala_
Signore di Verona cio fetuendo, ficcome buo-
no e fedele amico del Marchefe Aldrovandino,
di fubito cavalco con gratide eiercito da ca-
vallo e da pie', e ando alla Badia , Terra e_
Caftello di eflo Marchefe , dove quefti ezian-
dioando a parlamento con Meffer Cangrande.
Fmito il loro parlameato, quando Meller Ca-
B
I S T O R E. 8?a
ne venne per partire, Meffer Gakflo de' Me-
dici, Tebaldo de'Coftabili, e Filippo de' Pa-
gani da Ferrara , domandarono licenza al Mar-
cheie di partirfi dal fuo diftretto, dicendo per
ifcufa , che non volevano , che Mtffer Boni-
facio degli Ariofti li facefle uccidere. Ma_.
realmente la cagione del partir loro fu , che_
eflifavorivano occultamente il Marchefe Fran-
celco da Ette, e temendo , che i trattati loro
foffero fcoperti, fe ne andarono. Cosi Meffere
Cangrande nel luo partire ricevette loro in_
fua compagnia, e ando a Verona, e il Signor
Marchefe Aldrovandino ritorno a Ferrara— .
Avea Mefler Galaffo de' Medici un Caftello
nella Villa di Madero del Contado di Ferrara,
il quale avealo occultamente fornito di vettp-
vaglia e di difenfori, penfando di far peggio,
che non fece. Onde il Marchefe Aldrovandi-
no ritornato a Ferrara, con grande eiercito da
cavallo e da piede ando intorno a quel Ca-
itellodi Madero, e in brieve tempo avrebbelo
avuto , fe ftato non fofle , che un famiglio di
Meflere Cangrande ando al campo del Mar-
chefe , e con fua licenza entro nel Caftello,
moftrando di volere parlare con que'del detto
Caftello cofe di pace . Come il famiglio fu
dentro , pofe fu la Torre una bandiera con_.
1'arme di Mefler Cane. La quale comeilMar-
chefe Aldrovandiao vide , incontanente per
riverenza di Mefler Cangrande ritomo a Fer-
rara , lalciai\do nondinieno il fuo efercito in-
torno a quel Caftello . Cosi quel Gdaffo mo-
ftro la fua prava e ingratiffima volonta alla_
patria fua, e agli eredi del Signor Marchefe_
Ob zzo, il quale avealo tanto eftltato, e tan-
to riccamente onoraio . E queflo fu del mefe
di Settembre. Pofcia a di i. di Novembre il
Signor Marchefe Aldrova- dino con gli Ara-
bafciadori de' Veneziam ando al Caftello di
Legnago del Contado di Verona a parlamento
col predetto Meffer Cangrande, e vi fu anco-
ra Meflere Azzo da Gotreggii . Finito il qual
parlamento, Mefl.-r Cane e Meffire Azzo con
molta iftai za pregarono il March /e, che egli
rendeffe grazia a Mcffer GaLffo de' Medici .
Tanti furono i prieghi di ambidue , che effo
M;trchefe rcndette grazia a i predetti Meffer
Galaffo, a Tebaldo de' Coftabili, e a Filippo
de'Pagini, e reflitui loro tutti i beni ; e Mef-
fer Galiffo promifs al Marchffe Aidrovandtno
di dargli il fegno del Caftello di Madero ,
benche allor3 non glielo diede , chejo avea_
lafciato a Verona , e poi glielo mando. Sicche
a di z<5. Jel detto mefe di Novembre il Mar-
chde ebbe liberamente quel Caftello di Ma-
dero , il quale teneva Meffer Cangrande a_.
iflanza del predetto Meffcr Galaflo de' Me-
In quelP Anno e nel mefe predetto tra_.
Moriale era Capitano di una grande Compa-
gna in Italia, e fece gran guetra a i Malatefti
di Rimini , e tolfe loro tutte le Caftella del
Contado di Fcrmo, Ie quali Meffer Malatefta
tolte avea a Mtffer Gentile da Mogliano. Da
quelle Caftella avea efla Compagna vettova-
gha in abbor.danza. Pofcia Fra Moriale con la
tm Compagna ando ful Contado di Fano de'
Malatefti , e fece grandiffima guerra , e tolfe
loro il Caftello della Pergola del Contado di
Fano . Mentre che le predette cofe fi faceano,
i Veneziani infieme coliegati col Re di Ara-
gona, ovvero di Catalogna , di nuovo fecerc
una armata navale con lo fuo sforzo, e i Ca
talani armarono cinquantadue Galere, e dieci
Navi
«35
B
Navi grandi , e con quefta armata partiti d
Maiorica andarono in Sard.gna al Caftello di
Caftro . Ivi trovarono venti Galere armate de
Veneziani , e accompagnaronfi mfieme S 1 Cre-
novefi erano gia partiti da Genova con rnolte
Gilere armate , & erano andati in CorficfL-
all* Ifola di San Pietro. Udita la novella del-
le Galere de* Catalani.cheeranogiunte alCa-
ftello di Caftra in Sardigna, fi raifero a feguitarle .
I Veneziani e i Catalani fapendo cio,fi mifero
ad andue incontro loro, e trovaronli nel ca-
po di una Ifola per nome Calca appreflo Li-
giera. lvi combatterono infieme . La batta-
glia fu molto lunga, crudeliffima, e mortale.
Ultimamente furono fconfitti i Genovefi , c-
prefa la maggior parte delle loro Galere_.
con molti Genovefi , i quali furono tutti
condotti a Venezia , e carcerati . Fu que-
fta battaglia nel predetto Anno MCCCLIII.
a di 17. di Agofto. La quale fconfitta fu
a i Genovefi di tanto danno, che per necef
fita di vettovaglia , e per effere difefi da. 1
Catalani e da' Veneziani diedero la Citta dj
Genova a Meffere 1'Aicivefcovo de' Vifconti
Signore di Milano. In quel medefimo anno a
di 8. di Ottobre effo Arcivefcovo mando i
fuoi Ambafciadori a Venezia per trattar pace,
che i Veneziani non vollero fare . Ma pofcia
che i Veneziani furono fconfitti da' Genovefi
a Portolungo, fu fatta la pace fenza vantag-
gio delle parti , dove prima i Veneziani po-
teano farla con grande onor loro. A di 7. di
Settembre Meffere Egidio Cardinale di Spa-
gna , Legato del Papa in Iralia, ando a Mila-
ro ; e gli andarono incontro Mefler Bernabo
Vifconte, e Meffer Galeazzo fuo fratello, ni-
poti di Meffere 1'Arcivefcovo; e accompa
gnaronlo fino a Milano con grandiffimo ono-
re. lvi 1'Arcivefcovo fecegli grandiffima rive-
renza e magnifica corte . ln quel medefimo an-
no incomincio la guerra tra il Re di Unghe-
ria e il Comune di Venezia per la Citta di
Zara, la quale era in Dalmazia, ed ebberla i
Veneziani per forza di affedio contra la vo
lonra e la poffanza del detto Re; benche
polcia egli la racquifto, quando ando in ofte
intorno la Citta di Trevilo con troppo mag
gior danno e vergogna de' Veneziani , che
non n'ebbe il Re di Ungheria, quando eglino
gliela tolfero di prima. A di ij. di Novem
bre una nave di Catalani , in cui erano 80.
Catalani, che conduce3no 480 prigioni Geno
\efi alle prigioni dfl Re di Catalogna, per
grati fortuna e tempefta fi fommerfe nel mare .
L tutti que' Catalani e Genovefi fi annega-
rono . Appreffo di quefto i Catalani prelero
vina Cocca di Genovefi carica di tnercatanzia,
di grandiffimo valore , nella quale erano fei
ricchiffimi mercatanti daMilano. Laqualnave
condotta in Majorica, il Re di Majorica per
difpetto dell' Arcivefcovo di Milano fece_
rnorire incontanente crudelmente que' merca-
tanti Milanefi , e fu detto che aveali fatti
fcorticare .
C A P. XLI.
Come Metfere Egidio Cardinale di Spagna ,
Legato d'Italia pel Papa venne in Italia.
E come conquifld molte Citta della
Cbiefa di Roma . E dt molte
altre novelle .
SEcondo che fi e detto nel precedente Ca-
pitolo , Meflere Egidio Cardinale di i>pa-
B
D
R O 834
gna e Legato del Papa in turta 1'ltalia, ando
a Milano, per fapere da Meffere 1'Arcivefco-
vo, fe da lui avrebbe favore e ajuto per ri-
cuperare le Citta della Chiefa di Roma itu,
Italia. E non avendo avuto si grata rifpofta,
come volea, eflb Meffere Egidio fi parti da
Milano, e and6 a Roma, dove rauno copiofo
efercito . E fi mife in prima a guerreggiare_.
col Prefetto Signore di Vico, e in brieve^
tempo conquifto tutte le Terre del Patrimo-
nio. Pofcia col favore di Meffer Rodolfo e_
de' fratelli, Signori di Camerino, effoLegato
pafso nella Marca di Ancona con grande^
efercito • Mefler Galeotto fratello di Meffer
Malatefta Signore di Rimini e della maggior
parte della detta Marca con grandiffimo eler-
cito and6 contra il Legato. Giunto l'uno
l'altro efercito, ordinatamente combatterono
infieme. Dopo lunga battaglia fu fconfitto
1'efercito di Mefler Galeotto, il quale fu pre-
fo con roolti fuoi compagni , e fu meaato
alla Citta di Camerino in prigione . Meffer
Malatefta vedendo prefo il fratello, e noo.
volendo andare contra la Chiefa di Roma ,
incontanente fece buona e cordial pace col
Cardinale , e gli rende la Citta di Aacona ,
Afcoli, e Recaniti, e molte altre Terre, Cit-
ta, e Caftella della Marca di Ancona. Allora
il Legato rilafcio di prigione Meffer Galeotto,
e il fece Confaloniere della Chiefa di Roma ,
e conferm6 i Malatefti Signori delle Citta di
Rimini, di Pefaro, di Fano, di Foffombrone,
e di tutte le Caftella e Contado di quelle. E
tutti i Malatefti furono fempre dappoi fedelif.
fimi al Legato e a' fuoi fucceflori, ed egli
ebbeli fempre molto cari e accetti in ognt
configlio e in ogni fuo fatto. Pofcia effo Le-
gato pofe 1'ofte alla Citta di Fermo nella_
detta Marca di Ancona, e in brieve tempo
ebbe quella Citta. Tutti que' Tirannt , che^
tenevano le Terre della Chiefa di Roma , e
che con umilta e con debita riverenza vole-
vano riconofcere la fignoria loro dalla Chie-
fa , il Leguo li confermava molto cortefe-
mente . Ma coloro , che per fuperbia ftavano
duri , e non voleano riconofcere le Terre-
loro dalla Chiefi , ficcome doveano di ragio-
ne , il predetto Legato fi sforzo di disfarli .
E prima, come fi e detto, ebbe Fermo, t-
cosi Meffer Gentile da Mogliano, che ne era
Signore, per la fua fuperb^afudisfatto . Pofcia
Meffer Giovanni ds' Minfredi Signordi Faen-
za , che per fuperbia non fi volle accordare-
col Legato debitamente, come dovea,in-
brieve tempo anche egli fu disfatto, e per-
dette Faenza, Bagnacavallo, e quante Caltel-
la teneva. Pofcia Meffer Francefco degli Ur-
delaffi Signore di Forli e di Cefena, per la_
fua dura nbellione e fuperbia, in brieve tem-
po perdette tutte e due le dette Citta, t-
quante Caftella avea. Per tal modo il Leg«o
in poco tempo.incominciandonelMUA.^»'
la fua legazione, conquifto tutte le Citta e
Caftella della Marca di Ancona, e della Ko-
magna , le quab debitamente riconofcevano
le fignorie loro dal detto Legato, e con la-
perfona, e con ct6 che poteano, fervivano al
fuddetto Legato . Avvenne, che ne 1 anno
feguente mori 1'Arcivefcovo dt MiUno, , ai
quale fuccedettero tre fuoi Nipotl , Melier
Galeazzo, Mefler Maffeo, e Meffer Bernabo
de' Vifconti, e rimafe Vicario di Bologna-
Meffer G.ovanni da Oleg.o de* V.fcont. di
Mtlano, il quale feppe unto fare coll ajuto
1
.
D E L P O
ie' fuoi amici, che tolfe la Citta di Bologna
per fe, onde M;ffer Bernabo gli fece gran..
guerra. Ultimamente non potendo refiftere_
alla forza di Mefler Bernabo , tratto Meffer
Gio^anni di dare Bologna al fuddetto Legato ;
e cosi fece, che diedegli Bologna, e il Lega-
to il fece Marchefe della Marca di Ancona-
in vita, e diede a lui la Citta di Ferrao con
tutto il Contado in vita fua. Per tal modo
Meffere Egidio ebbe Bologna , e pofcia guer-
reggio aflai cou Meffer Bernabo, e gli diede
molte fconfltte .
Nell' anno MCCCLIV. del mefe di Gen-
najo Meffere 1'Arcivefcovo di Milano mando
lettere al Coroune della Citta di Pavia, pre-
gandolo, che gli mandaffe alcuni valenti Cit-
tadini, e de' piu favj, che foffero in Pavia .
Onde il detto Comune glieli mando, fecon
doche 1'Arcivefcovo avea domandato . Q_uan-
do que' favj furono davanti a lui, egli parlo
loro in quefto modo: La ag>one, per cui 10
ho mandato per voi , e quefta ; che rimojfa ogni
cas;ione voglio liberamente la fignorii dt Pavia .
I Savj o per paura, o per amore gli rifpofero,
che tglino erano contenti, e che a cio dareb-
bono opera efficace . Ritornaii a Pavia, rife
rirono al Configlio le parole e la mente di
Mellere fArcivfcovo . 0;ide i Cittadini di
Pavia cio udendo , incominciarorto a gridare :
Muoja f 'Arc:V> fcovo di Mtlano . Allora il Po-
defta di Pavia, il quale era per 1'Arcivefcovo,
corfe alla piazza armato, dicendo: VtvaFAr.
ctvefcov) di Milam. Onde i Cittadini cnrfero
alla piazza armati, e uccifero il Cavalieredel
Podefta , il quile allora fe ne fuggi fiori di
Pavia . In quel medefimo anno a di ^o. di
Gennajo il Marchefe Aldrovandino fece refti
tuire il Caftellp di Vighizolo a i Signori di
Padova, cioe a Mefier Giacornino, e a Mef-
fer Francefco da Carrara , e di volonca di
tutti i Cittadini di Padova rinunziarono alle
ragioni tutte, che aveano nel Contado di
Rovigo , e tutte le cedectero al fuddetto Si
gnor Marchefe, cibe ful luogo deito Budello
del Lupo, e fu la Torre poita nel Pizzonc
della Terra della Badia dal lato verfo Pado
va, la qoal Torre anticamente fecero i Pado
vani . Oltre quefta permutazione i predetti
Signori fecero pace e lega infieme Tuno con
1'altro in ogni cafo opportuno. E allora i pre-
detti Signori di Padova fecero fare una grida
e un bando in Padova, e per tutto il Conta-
do, che niun ribello e sbandito dal decco Si-
gnor Marchels Aldrovandmo poteffe ftare in
Padova, o nel Contado in pena della vita .
II fimile fece nella Citta di Ferrara il Mar.
chefe . A di i6- di Marzo, effendo andato
Mefter Cangrande dalla Scala in Lamagna a
parlamento col Marchefe di Brandinborgofuo
cognato , avea lafciato Meffer Frignano fuo
fratello baftardo alla guardia della Citra di
Verona, infieme con Meffere Azzo daCorreg-
gio. II quale Meffer Frignano frodolentemen
te penso di togliere la fignoria di Verona per
fe . O^dinatone il tradimento col Podefta ,
fece prendere effo Meffere Azzo, e due No-
tai, de' quali uno avea nome Celeftino, che
era fopra i Soldati, e falcro per nome Te
baldo avea tutti i fegni delle porte di Vero-
na e delle Caftella . A i quali diffe Mefler
Frignano : Io vogho , che tuttt voi confermtate
cid che io d ro , altrimenti voi farete inconta
nente morti, Effi rifpofero , che eranocontenti
ft apparecchuii di ubidire. Allora Meffer Fri
L 1 S T O R
A
E.
836
B
gnano conduffe Celeftino alla piazza , e fece^
convocare tutti i foldati di Meffer Cane , e
difle loro in quefto modo : Not abbiamo per
certa novella , che Mejpr Cane , andando in Ak-
magna , e flato morto da certi fuoi nemici . Di
cio abbiamo fcrme novelle. AUora Celeftino
Notajo confermo quello , che Mefler Frignano
dicea. E diedegli uni lettera, nella quale fi
contenea quella penfata malizia. E oltraquel-
lo, diffe che egli avea per certa novella, che
Meffer Bernabo Vifoonti, fapendo la morte
di Meffer Cane fuo cognato , veniva a Vero-
na con tutto il fuo sforzo per conquiftare
Verona . Sicche ( diffe ) bifogna , che di pre-
fentevoicaval.hiate fuoridiVerona eontra Mejpr
Bernabb . I foldati udendo 1'Ufizial loro , ri-
fpofero, che erano apparecchiaci, ma chenon
aveano danari . Onde Meffer Frignano incon-
tanente li fece pagare . Polcia (i fece dare dal
detto Tebaldo di Altamino Notajo tutti i fe-
gni delle porte di Verona e delle Ciftella. E
cluamo un fuo fed le amico, e diedegli il
fegno della porta de' Calzari , diceudo: Van-
ne con qucfit Joldati, e iprt loro la porta de'
Cdzari, acc-.ocche vadano fuora contra i nemici.
Poi come Jaranno fuori, fm bene h dettcu.
pona , e guardala bene a mio nome e onore .
Come fu ordinato, cosi fu farto. ln quefto
mezzo Meffer Fngnano mando un fuo fegreto
Meflb a' Signon di Mantova, pregandoli, che
di fubito doveffero foccorrerlo, con cib lofle
che ogni cofa ordinata tra loro era in panto.
Similmente mando pregando il Signor Mar-
chefe Aldrovandino, che doveffe foccorrerlo,
narrandogli la morte di M ffer Cane . II qual
Marchefe, come perf.tco amico moltofidolfe
d-lla morte di Meffere Cangra .de; e fenza
alcuna malizia, ne frode, mando la fua gente
n fuffidio di Meffer Fiignano, e della Cifa_.
de la Scala. II fimile fecero i Signori diMan-
tova .
Poi la mattina p?r tempo Meffer Frignano
raando per certi notabili uo runi di Verona ,
a' quali parlo in queito modo: Anici miei
c.irt/Jimi , noi abbxamo pcr leiterc , e pr altri
MtJJi , che M< Jpre Cmgrande e ftato morto di
ceni ftot nemici . Ohre di ao abbiamo certezu,
che Mejfer Bcrnabo Japendo quefto , viene
Verom con tuttt h fmt pajpanzi , per togliere
It Signoria delta Citta . O ide , fe a voi piace ,
io toglierd la S gnorit a norne e a vice dt Ca-
m , e di Paolo Alboiio fratdli dd dctto Mejfere
Cangrande. Q.ie(to detto piicque molto a co-
loro, che erano nel Configlio. E in nome di
tutto il Popolo di Verona approvarono tutto
quello, che Meffer Fngnano detto avea, ben-
che della morte del Signor loro molto fi do-
leano . 11 di feguente Meffer Frignano coru
Paolo Alboino ando alla piazza, e i^i ftstre^,
nel Capitolo quafi fino alf ora di Nona . Ia
quelfora giunle a Verona la gente del Mar-
chefe Aldrovandino , e quella de' Signori di
Mantova. Allora il Signore di Mancova coa
Paolo Alboino e con quella gente d*araie_j
corfero la Citta , e tolfero in fe l i figuona di
Verona , e fecero Podefta Mefllr Polo dalla
Mirandola. Mentre che quefto faceano, venne
novella, che Mefler Bernabo era giunto con
cutta la fua poflanza a una Villa del Contado
di Verona, per nome Gofilingo. Del quali_
avvenimento temendo Meffer Frignano.che
veniffe a Verona, egli con deliberato confi-
l,o mando a Meffer Bernabo Meffere Ugoli >o
Gonzaga con due da Gonzaga, e con do-
0 dici
niniti7Rd hv
-
8 37 L I
dici dc' migliori Cittadini di Verona , offe.
rendo a Meffer Bernabo pace e lega ad ogni
fuo piacere . Allora Meffer Bernabo difle ,
che era contento, ma che di quelle promeffe
volevane effere ficuro. Allora rifpofe Meffere
Ugolino, che egli volea rimanere con tutti i
fuoi compagni appreffo di Meffer Bernabd ,
finche Meffer Frignano faceffe quello, che_
gli mandava a dire . Parve, che Meffer Ber-
uabo di quella promeffa rimaneffe contento ,
e fece molto ben guardare i detti Ambafcia-
dori di Meffer Frignano. Ojaefto ordinato ,
jncontanente Mefler Bernabo con tutta la fua
gente fi mife ad andare verfo la Citta di Ve-
rona. E certamente avrebbela avuta, fe ftato
non foffe un famiglio di Meffere Ugolino , il
quale di fubito ando a Verona , e narro a
Mefler Frignano, come Meffer Bernabo avea
arreftati e ritenuti i fuoi ambafciadori , e co-
me egli ver.iva con tutta la lua gente , per
togliere la fignoria di Verona . Onde avvifato
di cio Mefler Frignano , ordino ottimamente
la difefa della Citta in tal modo , che giunto
Meffer Bernabo a Verona fi mifeacombattere
la detta Citta . La qual battaglia duro un di .
Ma pcco gli valfe per la buona difefa , che_
eravi dentro. Et ebbene di quella battaglia^
piii vergogna e danno . che utilita . Onde il
di feguente Me,ffer Bernabo fi parti da Vero-
na, e torno nella Villa di Gofilingo predetta.
M'.ntre che le predette cofe fi facevano in_
Verona , le novelle di quefto tradimento fu-
rono portate in Lamagna al predetto Meffer
Cangrande, il quale era vivo e fano. Egli fu-
bito udita la novella fi parti da Lamagna con
gran gente . E con veloce camminare , ficco-
nie bilognava , giunfe a Verona il Martedi di
Carnovale per teinpo. Giunto alla porta di
Vcrona per nome di Campo Marzo , chiamo
le guardie della detta porta , le quali cono-
fciuto il Signor loro , di fubito gli aprirono
la porta , dandogliela liberamente . Entrato
Mefler Cangrande , ando verfo il ponte delle
navi con tutta la fua gente , per paffare verfo
la piazza. Mcffer Frignano cio fapendo , gli
ando incontro con tutta la fua gente foreftie-
ra che avea. E fece rompere il ponte. accioc-
che Mefler Cane non potefle andare alla piaz-
za. Ma la gente di Verona , !a quale era dal
lato di Mefier Cane , ripararono il de tto pon-
te , acciocche Mefler Cane potefle paffire- .
Meffer Frignano cio vedendo , fi mife abban-
donaramenre contra Meffer Cane con turri i
fuoi fino alla porta, dove era eflo Meffer Ca-
ne entrato. Ultimamente il Popolo corfe alle
arme in foccorfo di Mefler Cane . Ivi fn gran-
de battagha, nella quale fu morto Meffer Fri-
gnano. Allora Mefler Cane fi mife ad andare
okra il ponte . E fcontratofi nella gente fore.
ftiera di Meffer Frignano , di nuovo combat-
terono mfieme. E fenza dubbio farrbbe ftato
fconfitto Meffer Cane , fe non foffe ftato il
foccorfo del Popolo , il qua | e armato corfe_
alla piazra^ Allora inquella battaglia fu mor-
to Meffer Polo dalla Mirandola PodeftadiVe-
rona. Dopo quefto fu prefo Mefler Feltrino
da Gonzaga , e tutto il Popolo di Mantova ,
che era con lu, Fu prefo Meffer Ugolino da
^nn 8 M n \ C °r n i a gente di Mefle " Aldrovan-
l n0 r? r f ?' F ""^;benche pofcia Mef-
derto SEr if e / a P endo la P»<* innocenza del
detto Marchefe , e C ome egli era ftaro falfa-
mente .ngannato della fua morte , gli lafcio
la gente , e ruenne Mefler Feltri ' n( f a ,
B
D
R. O 8 3 8
fua gente. Pofcia Meffer Cane fece appiccare
il corpo morto e nudo di Meffer Frignano fu
a piazza di Verona. Similmente fece appicca-
re molti , i quali erano ftati partecipi del det-
to tradimento . Dopo il terzo di Meffer Ber-
nab6 con alquanti della fua gcnte , difarmato
ando a Verona a parlare col detto Mefler Can-
grande fuo cognato . Pofcia con tutta la fun_,
gente ritorno a Milano. Allora giunfe ilMar-
chefe di Brandimborgo con molta gente d'ar-
me in fuffidio di Mefler Cane fuo cognato.
Paff iti alquanti di il Comune di Venezia man-
do a Verona una ambafciata, per trattare pa-
ce e concordia tra Meffer Cane e Meffer Fel-
trino da Gonzaga, il quale era in prigione di
effo M^fler Cane . Tanto fecero quegli amba-
fciatori , che il detto Signore Mefler Cangran.
de lafcio Meffer Feltrino con tutta la fuagen-
te e con certi patti. Allora a di 9. di Aprile
Meffer Cane per compiacenza delSignorMar-
chefe Aldrovandino fece comandare a Meffer
Galaffo de' Medici , a Tebaldo de' Coftabili,
e a Filippo de' Pagani , i quali erano nimico
del Marchefe , che in pena della vita non ar-
differo di ftare in Verona , ne nel Contado ,
ne in alcun luogo fotto la fua Signoria . Pel
quale comandamento quei tre ribelli del Mar-
chefe Aldrovandino d, fubito fi partirono ,e
andarono a Venezia, e pofcia andarono a Ri.
mini , e ivi ftettero con Meffer Malatefta e
con Meffer Francefco da Efte . II di ultimo
del predctto mefe di Aprile il Marchefe di
Ferrara , e il detto Signore di Verona , due
ambafciatori de' Veneziani , e Meffer France-
fco da Carrara Signore di Padova , andarono
tutti a Montagnana Caftello del Signore di
Padova a parlamento; il quale compiuto, ca-
dauno ritorno alla fua Citta . Per quello che
ne fegui dipoi , pare che in quel parlamento
fofle fatta una lega tra tutti que' , che vi era-
no . Nota ch= in quell' Anno medefimo del
mefe di Maggio 1'efercito dell' Arcivefcovo di
Milano ando nel Contado di Modena , e parte
di quello efercito fi pofe a campo a Pontefre-
do, e l\dtra parce fi accampo ad Albareto. E
fecero alcune Fortezze in danno del Signor
Marchefe Aldrovandino, credendo d, avere la
detta Citta di Modena , ficcome gl.elo avea
dato ad intendere Meffer Galaffo de' Pn , H
quale fi era ribellato al Marchefe , & era an-
dato al campo de' nemici , i qtiali etano in-
ofte intorno a Modena. Ma pofca che Meller
Gioannotto Vifconte da Milano Capitano del-
lo efercirodi Meffere 1'Arcivefcovo vide che
era una f>lli. cio , che promeffo avea Mefler
Galaffo de' P,i,perche Modena era rooltoben
fornita di vittovaglia e di gente darme , egu
fi parti dal Contado di Modeoa con tuttoqueU
efercito, e ando nel Conrado d, ReggiO;^ «g
fto fu a di aj. di Maggio
Gioannotto ando con tutto r?'™ t0 J™™
ta della Cavriana del Contado d, Mantova ,
facendo gran danno nel detto Contado . r
and6 a un Caftello di Brefc.ana pernome Vi
ghizolo. Ogni di correano ful Mant°van°'U
cendovi grandiffimo danno. OndficatM U-
Le g a,cioe 8 ,l Signore diFerrara Nta^ ^
drovandino , il S,gnore di Veron * pffer Fi .
Cangrande, il Signore di Mantova Mefler M
lippino da Gonzaga , il Comune d, Venez^,
eYSignori di Padova , «««ScS
grand.ffimo eibrcito, del quale fo »gP
Tano generale per parte d, tutta a predeK
Lega Mefler Francefco da Carrara Signore 01
Digitized by
B
8 3 P DEL P O L
Fadova . H quale con tutto il fuo efercito A
ando al fuddetto Caftello di Vighizolo nel
Brefciano , per combattere con 1'efercito de'
Vifconti da Milano , il quale non volendo af-
pettare 1'efercito della Lega,fi levodicampo, e
ando a Milano . Nota.che il detto MeflerFran-
cefco da Carrara effendo Capitano di efla Le-
ga, cadde ammalato in quell efercito, ovvero
che s'infinfe ammalato . Per ]a qual cagione fi
parti dallo efercito , e ritornd a Padova . La
notte feguente fece prendere Mefler Giacomi-
no fuo barbano , il quale infieme con lui era
Signore di Padova , e il fece carcerare nel
Caftello di- Monfelice . Quefto fu nell' Anno
MCCCLV. a di 18. di Luglio. Nel qual Ca-
ftello Meffer Giacomino ftette onorevolmente
trattato , fuorche non era in fua liberta , fin-
cbe mori . Cio fece Meffer Francefco per ave-
re egli folo la Signoria di Padova, di cui effo
tuttavia e Signore.Nell'Anno fopradetto MCCC-
LIV. mori Mefler 1'Arcivefcovo di Milano , e
fu fepellito a Milano con grandiflimo onore ;
al quale fuccedettero i tre fuoi nipoti Meffer
Bernabo , Mefler Galeazzo , e Meffer Maffeo
Vifconti .
C A P. XLII.
Come Mejjer Giovmni da Olegio de' Vifionti da
Milano tolfe in fe la Signoria di Brfogna;e
come poi ia diede alla Cbiefa di Roma .
E di molte altre novelle a"ltalia .
IN prima e da fapere che morto Meffere_
1'Arcivefcovo di Milano , que' tre fuoi ni-
poti fuddetti partirono tra loro le Citta loro
foggette. Tra lealtre vennein parte a Meffer
Maffeo la Citta di Bologna , nella quale egli
fece fuo Vicario Mefler Giovanni da Olegio,
fuo fratello naturale,il quale eraftato Vicario
di effa Citta al tempo del detto Arcivefcovo .
Pofcia avvenne cafo, che mori Mcfler Mafleo
e fu fepellito in Milano onorevolmente. Onde
Meffer Giovanni vedendo morto fuo fratello ,
e fapendo che fe Milano andafle alle mani di
Meffer Bernabo , e di Mefier Galeazzo , egli
andrebbe foldato per le altrui Terre , fi fece
cuore , e convoco il foccorfo de' fnoi amici.
In brieve egli fi tolfe la Signoria di Bologna^
neir Anno MCCCLV. a di 28. di Aprile. Di
che Meffer Bernabo n'ebbe gran dolore , e_
penso ogni modo,e come potefle ricuperarla,
e toglierla a Mefler Giovanni , bencl.e quefii
non ne fapea meno di lui , e bene apparve ta-
le nelle operc. L'Anno feguente del mefe di
Febbrajo Meffer Giovanni fece tagliare il ca-
po al Conte Rigo figliuolo che fu di Caftruc-
cio , e a Mefler Bernabo da Panigo , e a Ga-
leotto da Panigo , e a Meffer Guglielmo de'
Raimondi di Parma Podefta di Bologqa_,
perocche trattavano con un famiglio di Mef-
fere Bernabo Vifconti per nome Benno daVa-
rignano , di uccidere eifo Mefler Giovanni da
Olegio . In quell' anno a di 16. di Febbrajo
Meffer LodovicodaGonzaga Signore di Man-
tova venne a Ferrara , e condufle a Mantova
per fua moglie Madonna Alda figliuohdel fu
Marchefe Obizzo. Per la quale fu fatta gran
fefta e corte in Ferrara e in Mantova . Dalla
qual donna nacque Meffer Francefco da Gon-
zaga , il quale di prefente e Signore di Man-
tova. In quel di medefimo fu fconfitto l'efer-
cito de' Vifconti al Pontedi SanProfpero nel
Contado di Bologna dalle genti della Lega ,
Tom. XXIV.
D
istore: 840
il quale efercito manda«rano i Vifconti contra
Mefler Giovanni Signore di Bologna. Mentre
che le predette cofe fi facevano , il Re Lodo-
vico di Ungheria ando in ofte con grandiflimo
efercito intorno la Citta di Trevifo, che pof-
fedevano i Veneziani . Effendo il detto Re_
intorno a quella , avea egli eziandio gente in-
torno la Citta di Zara , e a molte altre Citti
della Dalmazia . Pofcia che fu ftato molto tem-
po a campo intorno a Trevifo , i Veneziani
vedendofiaffannatidi tante e cosi lunghe guer-
re con grande loro danno, e fapendo gia che
effo Re avea avuta la Citta di Zara , manda-
rono ambafciadori al detto Re per far pace_
con lui con tutti que' patti , che gli piaceffe-
ro , cioe che tutte le Terre , e Citta", e Ca-
ftella della Dalmazia , e della Croazia rima-
neffero liberamente al Re di Ungheria , e Ia
Citta di Trevifo rimaneffe al Comune di Ve-
nezia . Onde i Veneziani pcr quefta cagione_
cosi come era molto abbreviata la Signoria_.
loro , abbreviarono il titolo della Signoria e
del Sigillo , il quale prima dicea : Dux Vene-
tiarum , Dalmatia , Croatia , & quarta partis
totivs Imperii Romania. E allora l'abbreviaro-
no in quefta forma : Dux Venetiarum &c. E
cosi fta. Benche fu detto , che il Re predet-
to di Ungheria era ftato quegli , che lo avea
fatto cosi abbreviare , e che fu pofto ne' ca-
pitoli della pace. In quel medefimo anno a_
di 8. di Marzo Meffere Alpino da Cafale ,
Meffer Aron Spinali , e Mefler Piero Cancel-
liere Ambafciadori di Mefler Bernabo Vi-
fconti Signore di Milano vennero a Ferrara a
trattar pace tra effo Mefler Bernabo , e que*
della Lega. Avanti che fi partiflero da Fer-
rara, fu iermata la detta pace; ma avanti che.
fofle pubblicata e preconizata , l'efercito di
Meffer J3ernab6 con quello della Lega trova-
ronfi infieme a Montechiaro nel Contado di
Cremona, e combatterono infieme a di 15. di
Marzo. La battaglia fu afpra e mortale . Fi-
nalmente 1'efercito della Legaebbe la virtoria
con gran danno e vergogna della gente di
Meffer Bernabo . Per la quale fconfitta Mefler
Bernabo proccuro a tutta fua pofanza, che la
detta pace foffe pubblicata in Ferrara tra que'
della Legaelui. Per confermazione della qual
pace il Marchefe Aldrovandino in quel mede-
fimo Anno a di 20. di Settembre ando a Mi-
lano, e tenne a batttfimo un figliuolo di Mef-
fer Bernabo ; il quale fu battezzato il di pn-
mo di Ottobre. Mentre che il Marchefe ftette
a Milano per la detta cagione , a di 29. di
Settembie mori a Ferrara il Magnifico Cava-
liere Marchefe Folco, fratello carnale del det-
to Signore Marchefe Aldrovandino , e fu fe-
pellito al Luogo dc' Frati Minori in Ferrara
con grandiflimo onore.
A di 18. di Novembre il Marchefe Aldro-
vandino fece Cavaliere Meffer Bartolomeo de
Cancellieri da Piftoja, figliuolo del fu Meffer
Rizzardo. NelVAnno feguente MCCCLVIIU.
a di 8. di Marzo mori a Ravenna il Magnifi-
co Signors di Ravenna Meffer Bernardino da
Polenta , al quale fuccedette nella Signona_
fuo figliuolo Mefler Guido , cognato de' Mar-
chefi Aldrovandino , Niccolo , e Alberro fra-
telli carnali. ln quell' Anno a di 4. di Luglio
Meffer Francefco degli Ordelaffi rendette la_
Citta di Forli a Meffere Egidio Cardinale e_
Legato. A di 14. di Dicimbre Meffer Can-
grande Signore di Verona fu morto da fuo
fratello Canfignore, perciocche Qngrande fa-
1 i i cea
niniti7Rd hv
* 4 f L 1
cea molto mal portamento di detto fuo fra-
tello Canfignore , il quale come difperato fi
mife con due fuoi compagni a trattare la mor-
te fua. Onde un Sabbato a di predctto caval-
cando Canfignore con on compagno s'tncon-
trb con Cangrande, che veniva fenza armi fo-
lo con un ragazzino . E afTalillo con uno ftoc-
co, e in breye 1'uccife, e incontanente fe ne_
fuggi a Padova, e il Popolo di Verona ne fu
molto mal contento e molto dolente . Nondi-
meno Canfignore feppe far tanto col configlio
e con 1'ajuto del Signore di Padova , che ri-
tornb a Verona , e n'ebbe liberamente la Si
gnoria . 11 quale pofcia temendo, che fuo fra-
tello Paolo Alboino non gli faceffe , come_
egli fatto avea a Meflere Cangrande per la_
cupidita della Signoria , il fece porre in pri-
gione con buone guardie . Qjiefto non gli ba-
ftb, che venendo a morte cffb Canfignore, ac-
ciocche la Signoria di Verona rimaneffe libe-
ramente a due fuoi figliuoli naturali di diver-
fe madri , fece uccidere il detto Paolo Alboi-
no fuo fratello . Nel feguente Anno MCCCLX
a di ij. di Gennajo mori a Mantova Meffer
Lodovrco da Gonzaga Signore di Mantova, e
gli fuccedette fuo figliuolo Ugolino nella Si-
gnoria . A di aj. di Marzo Mefler Giovanni
da Olegio diede la Citta di Bologna a Mefle-
re Egidio CardinaleeLegato in Italia. II qua-
le diede a lui la Citta di Fermo nella Marca
di Ancona , e il fece Marchefe della Marca_ ,
come fi e contato di fopra . Allora il Legato
rnando per Vicario di Bologna un fuo paren-
te nobile, Cavaliere , per npme Gomez , il
quale fu molto amato dal Comune di Bologna,
perciocche nel fuo reggimento fi porto molto
faviamente . Meotre che il predetto cambio fi
trattava, Meffer Bernabo mando un grandiffi-
moefercito in ofte intornoaBologna. U quale
efercito fi pofe a campo a un luogo pernome
San Rafaele appreffb a Bologna tre miglia ; il
quale efercito conduffe Bologna a grande_
affedio . Onde Meffere il Legato volendo
provvedere a quello affedio , roandb occulta
mente Meffer Galeotto de' Malatefti Signore
di Rimini con tutta la gente , che pote tro
vare. E a di 20. di Giugno del MCCCLXI.
Meffer Galeotto col predctto Mefler Gomez,
e con tutta la gente d'arme del Legato , e col
Popolo di Bologna , ordinatamente ufcirono
fuori di Bologna verfo il campo di Meffer
Bernabo. Que' del campo vedendofi aflalire
cosi arditamente, di fubito bene armati fi po-
fero alla difefa. Ultimamente fu fconfitto e_
prefo il campo di Meffer Bernabo , e fu fcon.
fitto Meffer Giovanni da Bizozero con molti
altri grandi Caporali; e piii furonne mortiche
prefi , percioccbe quelli , che fcamparono ,
trovati da i Contadini di Bologna, erano tutti
morti fenza redenzione . Allora il Cardinale_
Legato andb a Bologna, e dove prima Meffer
Bernabb faceva guerra a Bologna , il Legato
la faceva al Vifconte. In quell* Anno a di 6.
di Ottobre vennero novelle a Ferrara , che_
Meffer Fortonero dell' Ordine de'Frati Mino-
ci, che era Arcivefcbvo di Ravenna, era fatto
Cardinale. Onde il Marchefe Aldrovandino
con tutta la fua Cavalleria ando alla Cafa_
del detto Arcivefcovo in Ferrara , e condufTe
il detto Cardinale con grandiffimo onore fino
£V&°™<> di Ferrara. Nel medefimo Anno
MCCCLXl. a di 3. di Dicembre mori il Ma-
gmfico e Illuftre Signore di Ferrara Marchefe
Aldrovandmo , e fu fepellito al Luogo de'
B
A
B
Frati Minori con grandiffimo e magnifico ono;
re , con pianto e con dolore del Popolo di
Ferrara, perciocche egli fu nel fuo reggimen.
to giufto e prudentiffimoSignore, e con moU
ta pace e con molta onefta governo la fua Si-
gnoria . Di lui rimafe un figliuolo mafchio per
nome Obizzo, e una figliuola per norae Ma»
donna Verde , i quali fono in Ferrara al pre-
fente vivi e fani. Nota, che incoatanente do»
po la roorte del predetto Signor Marchefts*
a di 12. di Novembre mori il detto Meffer
Fortonero Cardinale novello , e mori in Fer-
rara , e il fuo corpo fu portato a Padova nel-
la Chiefa di Santo Antonio di Padova dell'
Ordine de' Frati Minori . .
C A P. XLIII. ;,
Delle magnifkbt ed eceetlenti opre del Magnifin
e llluftrt Signor Marcbefe Niccolo, 1
e di molte aitrc noveile, : f
SEcondo la fentenza del favio Salomone aoo
fi dee lodare 1'uomo in fua prefenza , ac-
ciocche egli per fuperbia o per vanagloria noa
perda il merito delle opere fue virtuofe. On-
de San Gregorio dice, che non fi debbe loda-
re il Duce della battaglia, fe non quando egli
ha compiuto la vittoria, e non fi deve lodare
la buona fortuna del Nocchiero, fe non qoan-
do egli e arrivato in Porto . Perciocche molte
fiate il Duce della battaglia, che pare effere^
vincitore , alla fine e perditore , e fimilmente
il Nocchiero fpefle fiate effendo appreffo al
Porto , per la grande fortuna e tempefta del
mare, o per non faperne pih, rompe la nave,
e perde cio che portava . Per la qual cagione
io fono coftretto a tacere le magnifiche e lau-
devoli opere del Magnifico e Illuftre Signor
Marchefe Niccolo , perciocche egli b vivo ,
acciocche oiuno poteffe dire con talfita , che_
10 le diceffi per compiacere. Ma poi dall'al-
tra parte mi coftrigne la verita , e la cofcien-
za a fcrivere le fue eccellentiffime opere , c-
maffimamente che egli e tanto avvifato Signo-
re , che per lufioghe non fi leverebbe io fu-
perbia , ne per mal dire fi leverebbe a ira_ .
Ma io faro , come colui , che tace e parhu ;
onde io fuperfizialmente e brevemente tacen-
do molte fue ecccllentiffime opere, ne fcrive-
ro alcune. E prima e da fapere, che roorto il
Magnifico M arc befe Aldrovandino predetto ,
11 fratel fuo Marchefe Niccolo incomincib a
governare la Citta di Ferrara , e Ia Citta di
Modena , con tutta 1'altra Signoria , che era_
ftata del padre e del fratello. E in prima per
avere cagione di vivere oneftamente proccuro
di aver tnoglie . E pe' fuoi amici fu configlia-
to di togliere la Magnifica Donna Madonno-.
Verde figliuola del fu Magnifico Signor Mef-
fere Maftino dalla Scala Signore di Verona_ .
Onde richiefto il detto Signor Marchefe Ntc-
colb di quello parentado , egli ne fu coaten-
to, e polcia 1'Anno MCCCLXII. a di 19- di
Maggio la predetta Magnifica Donna venne a
Ferrara per moglie del detto Signor Marchefe.
Dove fu cOn grandiffima fefta e corte magni-
ficamente & eccellentiffimamente ticevuta-.
In quel medefimo Anno il detto Signor Mar-
chefe Niccolb fece ftre un'Orologio, e fecelo
porre fu la Torre del fuo Palazzo , il qujfle
fuona le ore di di e di notte con gran conio-
lazione di tutto il Popolo . In quell' Anno
predetto a di z. di Maggio Mefler Giovanu
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8 4 j D E L P O
de' Malatefti di Rimini venne a Ferrara coru
nobile Compagnia , e fposo la Magnifica Don-
na Madonna Coftanza forella del Marchefe_
Niccolo , in nome e a vice di Meffere Mala-
tefta Unghero figliuolo di Meffer Malatefta-
Signore di Rimini. La quale pofcia nell'Anno
feguente ando a Rimini per moglie di detto
Meffer Malatefta Unghero , accompagnata—
molto magnificamente. InquelfAnno MCCC-
LXII. a di ij. di Ottobre nella quarta ora di
notte fu morto Meflere Ugolino da Gonzaga
da due fuoi fratelli, cioe Meffer Lodovico , e
Meffer Francefco da Gonzaga , i quali pofcia
furono Signori di Mantova, benche principal-
mente reggeva il detto Meffer Lodovico. Ir_
3uell' Anno crebbe tanto il fiume P6 a di 10. B
i Novembre , che affondo gran parte del
Ferrarefe. In quelfAnno e in quel mefe in-
comincio una gran peftilenza di mortalita ,
della quale quafi per tutto il Mondo morirono
molti . In quelfAnno adi 13. del decto mefe
mori in Ferrara Madonna Furlana mogtie che
fu della eccellente memoria del Marchefe Ri-
naldo barbano gia del Marchele Niccolo. A
di 6. di Dicembre giunfe a Venezia 1' inclito
Principe Re di Cipro , il quale andava a Vi
gnone al Papa , che faceffe fare il palTaggio
alla Citta di Gerufalemme. E fu ricevuto il
detto Re da' Veneziani con grandiffimo ono
re. Al qual Re il Marchefe Niccolo inconta-
nente mando a Venezia folenni Ambafciadori
a pregarlo , che gli piaceffe di venire a Fer-
rara. H qual Re molto ringrazio il predetto
Signore della fua magnificenza, e libera pro-
ferta , fcufandofi perche avea dato ordine di
fare altro cammino . Allora il Marchefe Nic-
colo mando a prefentargli fei belliffimi cavalli
coperti di fcarlatto, e quatordici porci cigna-
li, venti vitelli, e quaranta pavoni, dugento
paja di pernici , e dugento paja di capponi .
11 qual prefente fu ricevuto dal detto Re con
grandiffima fefta, e roolto grazicfamente . E io
Scrittore era ivi prefente , quando tutte le_
predette cofe furongli prefenrate.
LAnno feguente MCCCLXiII. a di 5. di
Gennajo il detto Re di Cipro mando a Fer-
rara i fuoi Ambafciadori a parlare al Marche-
fe Niccolo , e compiuto il parlamento ritor-
narono effi al loro Signore , il quale pofcia_
partitofi da Venezia ando a Padova , e a Ve-
rona , e poi ando a Vignone . Nel predetto
Anno a di 6. di Aprilefu fconfitto tutto fefer
citodi Meffer Bernabo dalla gente della Lega .
La battaglia fu a una Baftia , la quale egli
avea fatto fare ful Contado di Modena a un-
luogo detto Solara ; e oltre que' che furono
morti, furono prefi Meffere Ambrofio figliuo-
lo naturale di Meffer Bernabo , Meffere An-
drea de' Peppoli , Meffer Guidofaina da Fo-
gliano , Meffer Marfiglio de' Pii , Meffer Gi-
berto da Correggio, Meffer Sinibaldo figliuo-
lo di Meffer Francefco degli Ordelaffi da For-
li, Meffer Giovanni dalla Mirandola , MefTer
Lionardo dalla Rocca da Pifa , Meffer Marfi
glio Cavalcabo da Cremona , Meffer Gugliel
mo Cavalcabo , Meffer Giovanni Ponzone_ ,
Gafparolo da Como, Beltramo Roffo , e molti
altri, che faria troppo tedio a volere menzio
nare per nome . Ma di que' che fono nomi
nati e fcricti , la maggior parte furono con
dotti in prigione a Ferrara. In quel medefimo
Anno e meie fu morto il Conte Lando dagl'
Inglefi in una battaglia nel Contado di Nova-
ra. II fuo corpo fu lepellito a Milano; il qual
Tom. XXlK
listore:
844
Conte era ftato gran Capitano di Compagna.
Del mefe di Maggio Meffere Egidio Cardina-
le, e Legato d'Italia venne a Ferrara, dove_*
eziandio venne Meffer Francefco da Carrara_.
Signore di Padova, Meffer Guido da Polenta
Signore di Ravenna , Meffer Malatefta vecchio
Signore di Rimint , Mefler Fclrrino da Gon-
zaga Signore di Reggio , e Meffere Malatefta
Unghero. Allora a Ferrara fu fatto un gran-
diffimo parlamento . II Marchefe Niccolo fece
a tutti que' Signori onorevoli e magnifiche_
fpefe. Compiuto il detto parlamento, il qua>
!e duro molti di, il detto Cardinale ritorno a
Bologna accompagnato da que' Signori. Nel
fuddetto mele di Maggio fu venduta la Baftia
predetta di Solara al Marchefe Niccolo . A
di 9. di Luglio ando a Rimini la Magnifica_
Donna Madonna Coftanza forella carnale del
Marchefe Niccolo , e moglie di Meffer Mala-
tefta Unghero . A di zo. del detto mefe giun-
fe a Ferrara la Nobil Donna Madonna Coftan- .
za figliuola del detto Meffer Malatefta Unghe-
ro e moglie del Magnifico Meffere Ugo fra-
tello carnale dell' eccelfo e illuftre Signor
Marchefe Niccolo . Per la quale fu fatta grao-
diffima corte e fefta in Ferrara. Nota , che_
in quelfAnno a di ultimo di Agofto fu fatta
e bandita in Ferrara la pace tra il detto Car-
dinale Legato, e il Signor Marchefe Niccolo,
e Meffer Francefco da Carrara , e il Signore
di Verona dall' una parte, e Meffer Bernabo
Vifconte da Milano dall' altra . Allora fu ri-
vocato dal Papa il detto Meffere Egidio dalla
fua Legazione , e fu fatco un' altro Legato ia
Italia, cioe ii Cardinale Colonna.
NelfAnno feguente MCCCLXIV. a di i}.
di Gennajo ando a Bologna Meffer Fra Ma-
nolla dell' Ordine de' Frati del Templo a tcv
gliere il titolo e il poffeffo della Citta di Bo-
logna in nome e a vice del fuddetto Legato il
CardinaleColonna. Pofcia adi 4. di Febbrajo
effo Legato Colonna giunfe a Ferrara , e fu
ricevuto dal Marchefe Niccolo con grandiffi-
ma riverenza e onore . Allora vennero a Frr-
rara Melfer Francefco da Carrara, Mefler Lo-
dovico da Gonzaga, MefTer Feltrino da Go»
zaea , e molti altri Signori a vifuare .1 pre :
deTro Legato , il quale a di 7. d. F^b«jo li
parti da Ferrara, e andoaBologna , e ll Mar-
chefe Niccolo accompagnollo fino a Bologna,
e fu effo Legato ricevuto da tutti 1 Cittadini
di Bologna con grandiffima allegre?za e fefta.
Allora il predetto Marchefe Niccolo fece Ca-
valiere Meffer Mafo de' Ghislieri da Bologna
nanti la porta del Vefcovatodi detta ^C.tta
in prefenza del Legato a di 8 d. Febbrap
nella entrata di effo Legato. E polc.a a d«
28 del detto mefe il Marchefe fuddetto fece
Cavaliere Meffere Scolare de i Cavalcantt da
Firenze in F.rrara. A di I*. d. Apr.le Mef-
E fer Malatefta vecchio, e Meffer Galeotto fra-
telli , Signori di Rimini vennero a Ferrara a
parlamenfo col Marchefe Niccolo In quel
tempo effendofi ribellata 1'Ifola dt Cand.a alla
Sisnoria di Venezia per la troppo fuperba Si-
gnoria de' Veneziani, di fub.to vt mandarono
fantoefercito perrcare e per terra, che que di
Candia adiio.diMaggio fi renderono alla Si-
enoriadiVenezia. A di ij. dt Agofto fu fpo-
fataMadonna Beatrice figl.uola deHa eccellen-
tiffima memoria del fu Marchefe Ob.zzo. La
quale fu maritata molto nobilmente .n Lama-
ena. Pofcia adi 4 - di Novembre la detta Ma-
donna Beatrice f. parti da Ferrara , e ando a
I i i 1 Wr.
niniti7Rrl hy
84*
L I
marito in Alemagna , molto magnificamenre
accompagnata . La quale pofcia morto ll fuo
marito , ntorno a Ferrara , e mori nelP Anno
prefente, cioe del MCCCLXXXVII. di Ago-
i\o. Nel fuddetto Anno MCCCLXlV. a di
vj. di Agofto mori in Rimini il Magnifico Si-
gnore di Rimini Mefler Malatefta vecchio , e
fu fepellito al Luogo de' Frati Minori di Ri-
mini con grandiflimo onore . A di 9. di Di-
cembre il Marchefe Niccolo ando a Venezia ,
molto magnificamente a vifitate il Re di Ci-
pro , il quale era ritornato da Vignone a Ve-
rezia per andare in Cipro . E il detto Marche-
fe fece un definare al detto Re, e a tutta la_
fua compagnia , e a molti Nobili di Venezia
molto eccellente e fontuolb.
Nell' Anno feguente MCCCLXV. a di ij.
di Gennajo fu levato un rumore in Imola in
Romagna, e fu detto, che MelTer Rinaldo di
Bulgarello da lmola voleva togliere quella_
Citta agli Alidogi , che ne erano Signori . Nel
qual rumore fu morto Mefler Rinaldo , e gli
amici fuoi fuggirono per non eflere morti ,
benche le cafe loro fofiero gittate a rerra . A
di y. di Marzo giunfe a Ferrara il Conte di
Urbino , il quale andava a Mantova ad ifpofa
re per fua moglie la figliuola del fu Meffere_
Ugolino da Gonzaga . E in Ferrara gli fu fat-
10 grande onore pel Marchefe Niccolo. A di
6. di Maggio mori in Ferrara Meffer Bonifa-
zio degli Ariofti barbano del Marchefe Nic-
colo , e fu fepellito al Luogo de' Frati Predi-
catori. In quel di medefirao il Signor Mar
chefe fi parti da Ferrara , e ando a Bologna a
parlamento col Cardinale Legato predetto .
A di 17. di Giugno crebbe il P6 tanto , che
affbndo quafi tutto il Contado di Ferrara, e fl
ruppe 1'Argine Traverfagno per tal modo.che
venne 1'acqua appreffo la Citta. L'Anno fe-
guente dcl MCCCLXVl. a di 14. di Febbrajo
vennea Ferrara il Re di Napoli , che era chia-
mato Iufante di Majorica; al quale ll Marche-
fe Niccolo fece magmfico onore, e gli fece_
preientare due belliffimi cavalli, e molte altre
onoranze gli fece. A di 24. di Febbrajo il
Marchefe Niccolo e il Marchefe Ugo fuo fra
tello per loro lanta divozione andaronoaRo-
ma a vifitare le Santilfime Reliquie de' Santi
Pietro e Paolo, e degli altri iianti , e per ve-
dere quelle magnificenze antiche, che al prc
fente fi poflbno vedere in Roma . Nel predet-
to Anno mori a Vignone Papa Innocenzo VI.
pofciache feduto avea nel Papato circa anni
tredici .
C A P. XLIV. c ultimo.
Come fu fatto Papa Urbano V. E come egli
ridujfe la Qorte Papale a Roma , e di
molte altre novelle dCltalia .
POfcia che fu fepellito il predetto Papaln-
nocenzo VI. a Vignone, tutti i Cardinali
lerrati lnfieme trattarono di fare un buon Pa-
ftore. Come a Dio piacque, eleffero 1'Abate
di Marfiglia, che era venuto in Italia Amba
fciadore del Papa Innocenzo fuddetto, e ri-
tornava a Vignone , per rendere la rifpofta_
della fua ambafciata . Giunto ad un porto di
mare, un Meffo gli d.lle, che egli era ftato
fatto Papa. Allora egl. fece voto e proponi-
mento , che , fe cosi era , ridurrebbe la Corte
Papale a Roma alla Sedia di San Pietro. En-
trato rn nave con quel propofito ando a_
B
A
O
$4<5
B
D
Marfiglia, dove ebbe la chiara novella, come
egli era fatto Papa . E cosi fe ne ando a Vi-
gnone. lv\ furono fatte tutte quelle folenni-
ta , che fono neceflarie alla Coronazione Pa-
pale . E fu chiamato Papa Urbano V. II mi i
gnifico Signore di Ferrara Marchefe Niccol6
ritornato da Roma fi parti da Ferrara adi 18.
di Maggio con grandiflima e nobiliffima com'.
pagnia , e ando a Vignone a vifitare il detto
Papa , dal quale , e da' Cardinali fu molro
onorato . Nel medefimo anno MCCCLXVI.
de' mefi di Luglio e di Agofto vennero nei
Contado di Ferrara locufte ovvero cavallette
che dove fi ponevano, rodevano le biade e
l'.'rba fino a terra , ficche fecero grandiffimo
danno nel detto Contado, benche, fecondoche
fu detto , ne faceflero del maggiore altrove .
A di 8. di Ottobre mori nella Citta dt Fermo
il nobile Signore di Fermo , Marchefe della
Marca di Ancona, Mefler Giovanni daOlegio
de' Vifconti da Milano. A di n. di Novem-
bre fi parti da Ferrara Madonna Leta, figliuo-
la di Meffer Guido da Polenta Signore di
Ravenna , la quale era nipote del magnifico
Marchefe N.ccolo , maritata da lui a MefTer
Francefco da Gonziga fratello di Meffer Lo-
dovico Sigaore di Mantova. Per la qual Ma-
donna Leta fu fatta gran corte in Ferrara ,
e maggiore in Mintova , benche poco vi ftet-
te, perocche prefto e fubtto le raori il marito
Mesler Francefco fuddetto , ed efla ritorno a
Rivenna .
Nell' anno feguente MCCCLXVII. a di
irj. di Gennajo il Marchefe Niccolo, e il
Marchefe Ugo fuo fratello, con nobiliffima_
compagnia andarono a Padova, per fareonore
a Mefler Francefco da Carrara, che avea ma-
ritata una fua figliuola a un Duce diSaffbnia,
per nome Vincislao. E volendola mandare a
marito, il detto Signore di Padova fecegran-
difllma corte e fefta . Fu fatta una grandiffima
Gioftra, della quale ebbe 1'onore Mefler Bi-
chino da Marano, compagno del Marchefa^
Niccolo. II qual Mefler Bichino pofcia, corae
ingratiflimo uomo, pel grandifflno onore e_
benefizio ricevuto dal detto Marchefe, tratto
la diftruzione e morte di lui. Onde fu con-
dennato dal Podefta di Ferrara nella pubblica
ringhiera del Coraune di Ferrara ad euere_
impiccato, come traditore . Ma il Marchefe
gli perdono la morte. E fu condennato aper-
petua carcere, e mandato al Caftello di Len-
denara m prigione, e in brieve tempo mori.
Q.uefto ingratiffimo traditore mi ha fatto par-
tire dal pnmo propofico . In quella corte del
Signore di Padova a di i<). di Gennajo fu
fpofata la detta fua figliuola per mano del
Conte Giovanni in nome e a vice del detto
Duce di Saffonia . Pofcia effa con nobiliffima
compagnia fi parti da Padova, e ando in Saf-
fonia. A di 1 j. di Marzo mori Mefler Galaflo
de' Pii da Carpi. A di 14. di Marzo mon a
Modena Meffer Lanfranco Rangone. Mentre
che le predette cofe fi faceano, Papa Urbano
V. fi difpofe di andare a Roma. Partiffi da_
Vignone con alcuni Cardinali , e ando alla
Cuta di Marfiglia. E gia il detto Papa avea
fatto Cardinale un fuo fratello per nome-
Meflere Anglico , che era Monaco nero . b
avea rivocato il Cardinale Colonna dalla Le-
gazione di Bologna, e di tutta 1'Italia; e avea
fatto Legato in fuo luogo eflb Meffere An-
glico Cardinale di Alba. Pofcia eflb Papa a_
di 25. di Aprile fi parti da Marfiglia, accom-
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847 D E L P O
pagnato da molre Galere di Veneziani , Ge-
novefi, Catalani, Anconitant , e di Proenza ;
e con grande trionfo ando a Genova , dove_
con molta riverenza, e divozione fu ricevuto
e onorato . Molti Cardinali , i quali temevano
il mare, andarono per terra, come fu Meffer
10 Cardinale degti Orfini , il Cardinale di
Pamplona , il Cardinale di Limogi , e il Car-
dinale di Belforte , i quali paflarono per la_.
Citta di Modena . Onde il Marchefe Niccol6
fapendo dello andare di que'Cardinali, fiparti
da Ferrara a di primo di Giugnoi e ando a
Modena , per ricevere e onorare i predetti
Cardinali. E ivi ftette a di 18. dt Giugno , e
11 ricevette con grandiflima riverenza e ono-
re, facendo a loro, e a tutta la compagnia_,
de* medefimi e famiglia grandiflime e magni-
fiche fpefe . In qucfto mezzo Papa Uibano V.
fi parti da Genova, con tutta quella ciurma
di Galere, e ando al Porto di Corneto. Po-
fcia ando per terra fino alla Citta di Vuer-
bo. Onde il magnifico Signore Niccold pre-
detto , fapendo che il Papa era giunto a Vi-
terbo.fi parti da Ferrara a di 4. di Luglio, e
con onorevole compagnia , ando a Viterbo a
vifitare il detto Papa, il quale ll ricevettecon
grari fefta, e gli fece grande onore. 11 fimile
gli fecero tutti i Cardmali . Onde il Papa ia
pendo U grandiflina e dritta fede, che il
detto Signor Marchefe portava a lui , e fa-
pendo la fplendidiffima fua liberalita, e gran
poflanza, il prego iftantemente, che gli pia-
cefle di accompagnarlo fin dentro di Roma .
Onde il Marchefe Niccolo ritorn6 a Ferrara ,
per dare ordine di andar poicia con gente
d'arme ad accompagnare a Roma ilPapafud-
detto. ln quefto mezzo tempo moii Mellere
Egidio Cardinale a di 10. di Luglio , e tl iuo
corpo fu fepellito a San Francelco nelUCitta
di Affifi . A di 30. di Agofto mori a Pavia_.
Meffer Giovanni de'Peppoli da Bologna, e 1
fuo corpo fu portato a Bologna e iepellito al
luogo de' Frati Predicatori . Nota , che a di
10. di Settembre venendo Meflere il Conte di
Savoja da Padova a Ferrara per andare in_
Savoja, il Marchefe Niccolo andogh mcontro
fino a Venezo Caftello del detto Signor Mar-
chefe , e condufle il detto Conte di Savoja a
Rovigo , e a Ferrara , facendogli grandiffimo
onore, e magnifiche fpefe per tutto il fuo
paefe. Poicia a di j. di Ottobre il Marchefe
Niccolo fi parti da Ferrara con fettecento
uomini bene armati, per andare ad accompa-
gnare il Papa a Roma. E giunto a Viterbo
alla prefenza del Papa a di 12. di Octobre, il
Papa n'ebbe grande allegrezza, perche molto
confidava nel detto Marchefe . Pofcia a di 14.
di Ottobre Papa Urbano V. fi parti da Vi-
terbo, e ando verfo Roma accompagnato da
molti Signori, e da molte genti d'arnr>e . Ma
fempre davanti a lui alla guardia della iua_
perfona andava il Marcheie Niccolo armato
nobiliflimamente con tutta la fua gente d ar-
me, dello quale era Marefcalco Mefler tilip-
po de' Roberti da Reggio, nobiliflimo e ftre-
rjuo Cavaliere in fatti d'arme . Capitano delle
B
I S T O R E. M
genti d'arme del Papa era Miffer Milatefta-.
Unghero , cognato del Marchefe Niccol6 :
Sopra il capo del Papa portava il Gonfalone
Papale con le Chiavi Meffer Ridolfo da Ca-
merino Signore di Camerino . Con quell' or-
dine il fantiflimo Papa Urbano V. entro in_
Roma a di 16. di Ottobre, e fu ricevuto da
tutto il Popolo di Roma con grandiffima alle-
^rezza. Al freno del cavallo del Papa erano
i Conte di Savoja , e Mefler Brafco . Appref-
10 della perfona del Papa era continuamente
1 Marchefe Niccolo . Cosi accorapagnollo
fino alla Chiefa di San Pietro . In quella mat-
tina nanti la porta di San Pietro, in onore e
riverenza del detto Santiflimo Papa Urbano ,
e de' dodeci Apoftoli , il predetto Marcheft-
Niccolo fece dodici Cavalieri a fperoni d'oro,
e furono Meffer Filippo de'Roberti Marefcal-
co della fua gente , Mefler Guido de' Man-
fredi da Reggio , Mefler Salvatore da Rub-
biera , Meflere Azzolino de' Malafpini , Mef-
ier Giovanni de' Cancellieri da Piftoja , Mef-
fer Bartolomeo da Fontana da Piacenza,Mef-
fere Armanno Durinch Tedefco , Mefler Fe-
derigo Fenth Tedefco , Meflere Arnoldo di
AfTelbach Tedefco , Mcflere Arrigo di Aflel-
bach Tedefco, Merter Zane Biyer Tedefco,e
Meffer Giorgio dalla Targa Unghero . Fatti
que' Cavalieri con grandilfima fefta, il Mar-
chefe Niccolo con tutta la fua gente d'arme
ftette nella Piazza di San Pietro quafi tutto
quel di alla guardia della medefima , e delhu,
perfona di Papa Urbano V. Poicia paffati al-
quanti di effb Marchefe con la grazia e con-
la benedizione del Santiffimo Papa e Signore
Papa Urbano fi parti da Roma con tutta la_
fua gente , e torno a Ferrara con molta alle.
grezza . ' . ,
Ora mai f iccio fine alla prefente , laiciando
ftare , come il predetto Magnifico e Illuftre
D Signore di Ferrara Marchefe Niccolo oltre U
Signoria di Ferrara e di Modena, e del Con-
tado di Rovigo , la quale gli lafcio fijo padre,
eeli con molte battaglie contra Meffer Berna-
bo Vifconte conquifto tutte le Caftella del
Modenefe , e come conquifto m Romagna-
Lueo, Bagnacavallo, Confelice, e Codignola,
Caftelli belli e forti . Come fece murare Mo-
dena, e molte Caftella , e come fece fare il
Caftello di Ferrara . Lafciando di dire della_.
fua fermiffima Fede , ferma Speranza , e Cari-
ta perfetta , lafcero da parte la fomma iua_
orudenza, giuitizia, cortanza , e vera tempe-
ranza. E queilo faccio.non per abbreviarela
mia f.itica, ma per dar materia a coloro, c.he
fcrivono le cofe prefenti ,di fcrivere piu piena-
mente.cheiononhofcritto in queftoLibro del
Poliitore. Finalmente fupplico voi, llluftre, e
Magnifico Signore mio Marchefe Niccolo , che,
fe 10 non ho compiuto cosi a pieno m queito
Libro il voltro fanto defiderio, voi mi perdo-
niate, perciocche quefto non e ftato fe non^
per poco iapere , e per mancamento di Cro-
niche . E fe io non ho fcritto cosi tofto , co-
me dovevo , ancora vi prego , che voi mi
perdoniate, perche prefto e bene non fi puo.
N
S.
niniti7Rrl hv
i
■
ANNALES
U R B I S
ARRETIN^E
Ab Anno MCXCII. ufque ad MCCCXLIII.
AUCTORE ANONYMO,
Nunc primum luce donati
EX MANUSGRIPTO CODIGE
CLARISS. VIRI FRANCISCI REDII
EQUITES SANCTI STEPHANI
I N ANNALES
ARRETINOS
, P B^AE F AT 10
LUDOVICI ANTONII
MURATORIIa
QUo tempore Rerum Italicarum Scriptores congerebam , atque in unurri
Corpus , jam publici juris faclum , inferebam , nihil fe raihi obtulit ,
quo Arretii Civitas , ejufque fortuna , dum Saecula barbarica decurre-
bant , illuftraretur . Digna tamen erat inter Civitates Italicas & ifta ,
tum ob antiquitatemoriginis, tum etiam ob respraeclare ab ejus Po-
pulo geftas , quaeintam illuftriTheatro fpeclandam fefe praeberet. Neque deeranc
fragmenta Hiitorica ad ipfara fpeclantia , ex ceterorum monumentorum naufragio
erepta. Et ea quidem adfervat nobilis & doctiflimus vir Gregorius Redius, Eques
& Bajulivus Sancti Stephani, qui Clarifhmi Viri Francifci Redii patris fui digoutn
plane filium a multo tempore fefe prodit. Eorumdem exemplum ego nunc acce-
ptum refero humaniffimo Viro Patri D. Paulo Redio Monacho Benedidino ejuf-
dem Civitatis , qui honorem Patriae prae oculis habens , eadem mihi fponte pro-
curavit. Porro quis pauca haec monumenta literis olim confignarit, Codex MStus
ftlet. Quod tantum novi , Scriptor circiter Annum Chr. 1330. florebat , ejufque
labor deduclus fuit ad Annum ufque 1343. En quid ille habeat ad Annum 1330.
Die Veneris Santti mortua efl Puccia mater mea, cujus Anima requiefcat in pace. Amenl
Quae is etiam de fubfequentibus temporibus enarrat , Auclorem tunc viventerrt
fatis evincunt, ita ut & hic inter Hiiloricos Saeculi illius fit referendus , ejufque
monumenta gracq fint animo excipienda .
Tom. XXIP. Kkk
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ANNALES ARRETINI
Ab Anno Chr. MCC.
M
iaoa
Uri Civitatis , & Carbooaris
Arretiicooftruftasfunt, &PJa-
tea Communis , Domino Joan-
ne de Buon Contis de Perufio
Poteftate .
I1)0.
Arretini & Florentini focietatem contraxe-
ruot contra Senenfes . Dominus Pierus Alexi
de Bononia prafidebat Arretii,
1 1 j x.
Palatium Communis Arretii conditUm , Do-
mino lobaldo de Colle Poteftate . Item 1174.
1439.
Solis facta eft defe&io, de menfe Junii.
1447.
Caftilione Clufinum inftauratur , ac repofi-
tum per Arretinos,Doroioo Guidooe Comite
de Mutiliana Poteftate .
1158.
Arretini Cortonium ceperunt de menfe Fe-
bruarii ; & eam deftruxeronr , & fecerunt Ar-
cem , Domino Aftuldo de Florentia Poteftate.
iatfo.
Co.ncordia & pacta inita tnter Arretinos &
Burgenfts, & Fons Quinirelli conftructa, Do
mino Vifconte de Viterbio Poteftate .
1 479.
Pons Buriani in agro Arretino conftructum,
& pofuerunt exercitum fupra Fraflanetum- ,
Domino Jacomino de Rodellia de Regio Po-
teftate .
ij 80.
Arretioorum exercitus fpeciofus contraBur
genfes fa&us eft , & miflus , in quo iofra^
XXII. dies ad mandata Arretinorum eos com-
pulit , Domino Ugucione de CortQna Pote-
ftate .
1x84.
Commune Arretii fecit exercitum fuperBib-
bienam contra Epifcopum Guillielminum, Do.
mino Manno Cornario de Venetiis Poteftate.
1285.
Dominus Forenfe de Adimariis de Floren-
tia Arretinorum Poteftas fecit guerram Epi-
fcopo Guillielmino, & equitavitper Vallem-
Ambra? ; inde ioducia? facta? funt. in Curia-
Roroana . ltem ante annum expulfus fuit de_
Signioria de Palatio Communis cum tota fua
familia ad gridum Populi; & in ejus locurru
eleftus, fe.pofitus Bonus de Gratianis de-
Burgo San&i Sepulcri , & Comroune Arrctn
fecit eum militem in Fefto Sancti Donati , &
donavit ei CCCC. Fiorenos aureos. Et eo an-
no deceflerunt Rex Carolus Apulia? , Rex
Francorum, Rex Aragonia?.
1488.
Guibellini Arretini ceperunt Civitatem Clu-
fii , &. tenuerunt eam ufque ad fcoofiftam de
Campaldino , Domino Tegnio de Modiliana^
Poteftate.
1189.
Florentini cum aliis Guelfis Tufciai Arre-
tinorum Gnibellinos profligarunt ad Campal
dinum , Comite Guidooe Novello Poteftate .
Superiori aono trabuccaveraot interritorioAr
Tom. W?.
B
retino ; & dum recederent , Senenfes fuerone
fconficii per Guibellinos Arretiuos die 47.
Junii apud Plebem del Toppo .
1191.
Civitas Acri deftrufta per Saracenos . Se-
oenjes die Jovis fuprafcripti fuerunt fconfi&i
a Guibelliois de Arretio apud Hofpitale de— »
Forefto ,
1498.
Arretioi cootra Caftellanos profecti funt ,
& cucurrerunt Bravium ibi , Maftinello de_
Callio Poteftate, qui pro uno anno confirma-
tus fuit, una cum Comite Federico de Moate-
feretro 1299.
1 300.
Eugubium captum fuit ab Ugnccione de_
Faggiola , & Jano de Ubaldinis , & Federigo
Maftinelio , qui inde fuerunt expulfi a Perufi-
nis , & aliis Guelfis .
• 1 J o 4.
Uguccio Faggiolanus ivit ad Bonifaciunu
Papam honorabiliter , ur Poteftas Arretii , &
facia eft pax per Domjnum Bonifacium ioter
Guibellinos, & Gue.lfos Arretinos.
Arretini militiam Florentinorum profliga-
runt ad Ceninam , Comite Federigo de Mon-
teferetro, pro Uguccione Faggiolano , quide-
pofitus fuerat de officio Poteitaria? , & expul-
fus de menfe Julii .
1 J04.
Comes Federigus prajdi&us cum Arretinis
Florentiam hoftiliter profecti , vectem porta-
rum afportaruot , & introierunt , licet inde_-
expulfi .
1 j 1 1.
Dqminus Simon de Padua venit Arretiunu
Vicarius Domioi Henrici Imperatoris, & mi-
fit pacem iuter Guelfos &Guibellinos, & re-
pente obiit.
1 3 1 4.
Dominus Henricus Imperator poft fuanu
coronationem Roma? faclam venit Arretium ,
ubi fuit folemniter receptus , & poft pauco»
dies difcedeos , guerram iotulit Florentiois in-
obedientibus ejus mandatis.qui etiam eos fu-
gavit apud Caltrum Ancifie .
1 j 1 4.
Manghinardo de Ubaldiois Poteftate Arre-
tii , & Uguccione Faggiolano Poteftate Pifa-
rum exfiftentium fadta fuit pax Arreiinorurru
curo Rege Roberto, & cum Florentinis.
Pax fa&a eft inter Arretinos & Senenfes ,
Bofone de Eugubio Poteftate.
1 J 1 9;
Mcenia Civitatis Arretii conftru&a vi & or-
dioe Domini Guidonis de Petramala Epifcopi
Arretinorum , tempore Boccacii Comitis d—
Petroio Poteftatis Arretii . Vulgaturo eft Paf-
cha Corporis Chrifti per univerfam Chriftia-
nitatem per Papam Joanoem .
1 j 4 1.
Bulgaruccio de MatelicaPoteftate, Dominui
Guido dePetramala Epifcopus pr*dic*tus ele-
<ftus eft per Generale Confilium CCCC. Ci-
vium in generalem Dominum Arretinorum-
pro uno anno die 14. Aprilis.
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%vf A N N
ltem difto ariflO die K Augufti eledlus eft
ad vitam fuam .
Francifco Caftracan- Poteftate , Feretrani
Urbino pulfi fuerunt , & Federigus Dominus
interemptus fuit .
1 3* 3-
Civitas Tiferni capta eft ab Arretims per
dclum , Francifco Caftracaue i*ucenfe , & Jo-
anne de Narni Poteftatibus .
1316.
Florentini fibiDominum elegerunt cumple-
niffima poteftate per decennium Carolum Ro-
berti Regis unicum filiura , tunc Ducem Ca-
labrise . Domino Bertotdo de Fabriano Pote-
ftate Arretinorum exfiftente , Arretini deftru-
xerunt Montem Sancti Sabini , & omnes do-
tnus deftruxerunt.
1 3 2 7-
Ludovicus de Baveria Imperator Mediolani
coronatus eft CoronaFerri per Dominum Gui-
donem Epifcopum Arretinum . Conraduccio
de RoccaContrata prope Fabrianum Poteftate
Arretii , ut Burgenfes nolentes fufcipere Vi
carium Regis Bettinum de Petramala , fupe-
rantur ab Arretinis ,& mandatis obtemperant
Ob mortem Guidonis Epifcopi , ele&i fue-
runt Domini Civitatis Arretii pro uno anno
Dolfus, 6c Pierus diclus Saccone.
1328.
Terrasmotus magnus de menfe Decembris ,
& maxime Spoleti, ubi mulra? domus corrue
runt, & homines & beftia» periere.
1 3 2 9- ,. „ .
Magna fames per totam Italiam fuit , quia
ftarium grani Arretii in platea valuit folidos
38. 81 extra Civitatem folidos 50. & Floren
tis ultra Florenum unum largum aureum_
Item Civitas Jefi capta . Item pax facta inter
Piftorienfes & Florentinos . Itera Bettinus pra;-
didhis effeclus eft Dominus Burgi Sancti Se-
pulcri , Francifco Novello de Alviano Arre-
tinorura Poteftate .
Petrus Saccone de Petramala jam pndem_
Dominus Civitatis Arreunx, factus eft Vica-
rius Regis . Fabrianum honorabiliter vadens
Dominus ejus oppidi deleclus eft per plures
annos .
133..
Pax facta Bibiense inter dictum Pierum, &
Dominum Tarlatum de Petramala ex uni_
parte, & Comitem Simonem de Battifolle ex
altera, adftantibus quam plurimis Civibus Ar-
retinis .
Caftrura de Valle Buoi de Mafla, quod per
Petrum Sacconem piajdiftum tenebatur, defi-
ciens ab ipfo, deftructum eft, & homines re-
dempti .
Lex edita fuit per Pierum Sacconem fuper
ornamentis & veftimentis utriufque fexus, ni-
mis luxuriofe efferentibus, & fuper donamen-
tis mulierum, qua cavetur, ne quis ferret ar-
gentum, aiuum, &margaritas. Et alias hujuf-
modi leges edidit fuper mortuis , & conviviis
hujufmodi; & fuper his creatus eft Officialis,
qui dicebatur 1'Ufiziak del Freno ; quas dein-
de Florentini , & Senenfes imitarunt , & ufi
funt , Bertoldo de Britoris de Maremma Po-
teftate exfiftente.
1 3 3 3-
Merotellum dolo ablatum eft per Nerium_.
Uguccionis de Faggiola, quod tenebat Pier
Saccone de Petramaia prajdictus . Item Arre
A
A
B
D
E
L E S gj 8
tini Senenfibus opem tnlerunt contra Pilanos
eorum agrum incurfantes; videlicet plurimos
milites cum Bandera Communis Arretii fpie.
gata , qui Pifani Maffam fibi , ut afferebant '
fpecYintem, repetebant.
Eodem anno de menfe Maji incneptus eft
Iocus Sancti Bernardi Ordinis Montis Oliveti
Arretii , & die XII. menfts celebrata eft ibi
Miffi . Qui locus prius vocabatur tl Parhgi t
ubi ftabant meretrices publicae Civitatis At-
retii .
Prascedentibus immenfis imbribus Arnus
Fluvius adeo excrevit, ut pontemBuriani fij.
perarit, & Florentiam pene fubmerferit,& in
Altare Sanctse Crucis Florentia; exundarit ,
Contacino Domino Speraaze de Monteferetri
Poteftate Arretii .
i?34-
Ob ingentes pruinas , & frigoris fjevitiam
Vinea» Tufcia», & aliarum Provinciarum Ita-
t ise exrin<5be funt.
Et in Vigilia Sancti Donati , Maffani com.
mendaverunt fe Arretinis , & dederunt quin-
que Bravia , & (ufcepti a Piero Saccone Ar-
retinorum Domino perbenigne lunt.
Poftoftavo obfidionis menfe Cafteldaci ca-
ptum eft per Arretinos , Pier Sacconis juffu ,
Taddeo de Aquaviva Poteftate .
1 3 3 6 -
Lucignano Arretini agri oppido immunitas
conceffa eft quinquennalis, ob cuftodiam Ci-
vitatis, & militiam, & calamitates paffas, &
a Perufinis illatas, Francifco de Callio Judice
& Poteftate.
POTESTATES ARRETINORUM.
119..
Gftillielmus Platanelli de Burgo Sandti Se-
pulcri .
1 1 93.
Gualganus de Pifis, & fuit deftrwftio San-
£he Flora; ; & idem fuit anno fequenti .
1 195.
Artigus Malpillii de Pifis.
1 1 9 6.
Confules de Arretio; & deftru&io Turrita».
1 1 97.
Nerbottus de Arretio; & idem anno fequen-
ti; & eft facTa deftrudtio Caftilionis Clufii.
1199.
Boninfegna Abbatis de PeruGa. .
uoo. .
Joannes Bonatis de Perufia , & sedificatto
facla Plateae Communis .
1 20 1.
Guilgleo Guillelminus de Monte-Acuto .
1202.
Rainaldus de Buftulis .
I2C-J.
Acerbus de Florentia ,
condudlus 8c prse-
fentatus in Civitate fuit.
1204.
Tebaldus Catonis de Florentia. Fit exerci-
tus contra Caftellanos.
»20J. ..
Grifolinus de Monteagniano Arretu.
1 2 o<5.
Joannes Berans de Urbe veteri.
j 2 o 7
Azzolinus Arogeni;& fuit deftruflio Monfr
alti .
1208.
Rainaldus de B-ftulis.
1x09.
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A R R E T I N I.
1 409.
Catalanus de Florentia.
1110.
Confules Arretii ; & tunc Otto Imperator
tenit Atretium .
1 z 1 1.
Guillielmus Gozi de Bononia.
1 2 1 z.
Ubertinus Guillielmini .
Guido Magnigni de Pifis .
in 4.
Rufticus de Perufia ; & fit
lionis .
121$.
Gueifus de Arretio.
1 z 1 6.
Toannes Centi de Viterbio.
1117.
Acerbus de Florentia.
1 2 1 8.
Bertramus de Buftulis ; & Comites venerunt
Arretium .
1 z 1 9.
Oddus de Mandello Mediolanenfis .
1*20.
Guido Magniani de Pifis.
nii.
Petrus Blondus de Frangipanis de Roma ,
mi.
Scannabeccus de Bononia.
1115.
Thiberii de Perufia.
1214.
Gherardus Rangonis de Mutina.
1225.
Armannus Rangonis de Mutina.
1226.
Amator Profecli . Rex Joannes venit Arre
tiura.
1217.
Ugo de Monafterio ; &; exercitus Campifa;
fit.
1228.
Scannabeccus de Bononia ; & exercitus
Campif* .
1229.
Pierus Alexii de Bononia .
1230.
Pierus Alexii;& incoepta fuit guerraCorto-
ax , & exercitus contra Senas .
1 2 3 1.
RobbaContes de Mediolano; & fuit Ulmus
incifa .
1232.
Tibaldus de Colle ; 8c fuit sdificatum Pa-
latium Communis.
1 2 3 J j r,
Petrus de Frangipams de Roma.
1234.
Schiattus Uberti de Florentia .
1235.
Bernardus Ruberti de Parma .
1 2 3 6".
Cavalcabos de Cremona .
1 * 3 7-
Comes Aghinolfus de Romena ex Comiti-
bus Guidonibus .
1238.
Orlandus Rubeus de Parma .
1239. ,
Petrus Saracenus de Roma ; & fuit obfer-
vatio Solis .
1 240.
Manfredus de Cornazano, & Itnperator Fe-
derigus venic Arretiuno, & in difceiTu fuo pro-
tulit hasc verba contra Arretinos : Arca mellis
nmara & fellts , veniet gent nova , & gaudebit
ifla Urbe ; videlicet Arca di miele amara come^
fiele, verra gente novella , godera quefta Terra:
nam Italice lccutus fuit.
1241.
Joannes de Mandra de Regio.
1242.
Bernardus de Sexo de Regio.
1243.
Gualterius de Calcinaria Puanus.
1244.
Gherardus Bruterius de Parma.
1 245.
Aliottus Cottonaccius de Florentia.
1246.
Aldibrandinus CacciaContis ; & exercitus
contra Perufinos.
,1 247.
Cornes Guido de Modiliano ; & sdificatio
Caftilionis Clufii fafta per Arretwos .
1248.
Comes Tegrinus de Porciano ex Comitibus
Guidonibuj .
1249.
Ubertinus Bartoh , & Ubertinus Joannis
I31anci. Et tunc fuit incoepta Guerra Arretii.
1250.
Ugo Ugolini de Caftello.
I 2 J I.
Ubertinus de Gaville .
1 2 J 2.
Aldibrandinus Cacciacontis ; tunc deftruclio,
& defolatio Civitella?.
1 2 j 3.
Orlandus Carbonenfis de Bononia.
1254.
Borro de Borris de Mediolanos Idem ann»
fequenti, in quo venit Arretium exercitus Flo-
rentinorum ; & intravit GuidoGuerra Arretium;
6c exierunt de Civitate Arretina Guibellini.
1 2 j6\
Teghiaccius de Florentia.
1 1 5 7-
Rainerius Ruftici de Florentia.
I2J8.
Aftulfus Rubeus , five de Acopp.s de Flo»
rentia , & idem anno fequenti . Et deltrudtio
fic Corton» ab Arretinis , & Arx asdificatur.
1260.
Bonacurfi» Bilicionis; & confli£his Florea-
tinorum ad
I 2 O I.
Marchio de Monte Migiano . Tunc fuit exer-
citus ad Domum veterem.
1262.
Guido Comes de Romena.
1 2<5 3.
Comes Simon, & idem in 1264. & 126J.
\z6 6.
Bufo de Eugubio, & DominusTarlatusCa-
picaneus. Tuncque fuerunt expulfi Guelphi dc
Civitate. 1267.
Guillielmus Goxi de Bononia.
1168.
Philippus de Afinellis de Bononia.
1269.
Vifcontes de Viterbio.
1270.
Bertoldus Urfinus de Roma , Nicolai III.
Pontificis ex fratre nepos .
1271.
8rfl
A N N
1471-
Rigus Acharifi de Senis .
1172.
Federigus de Eugubio .
1273.
Comes Thaddxus de Monteferetro .
1174.
Rubertus de Rubertis de Regio ; & deftru-
&* fuerunt XII. Artes .
Simon Donati de Florentia; & fuit exerci-
tus Soci , quod Comes Simon cceperat .
1 276".
Malpillius de Sancto Miniato; & tunc Papa
Gregorius X. mortuus eft Arretii .
1 277.
Jacominus de Rodilia de Regio ; 8c tunc
faclus eft exercitus Fraflineta:.
1278.
Malpillius de Sanflo Miniato : Tunc fuit
factus nofter Locus, & vis redbe , & Palatium
Populi .
1279.
Rugerius deAncona, & Faffucius de Urbe-
veteri in uno anno.
1 2 80.
Uguccio de Cortona • Et tunc faclus eft
cxercitus cotura Burgum Sinfti Sepuicri.
1 2,8 1.
Albericolus de Placentia; & tunc venerunt
Comitatini ad habitandum Arretium , & ha-
buerunt foflas circa Civitatem.
1282.
Gilbercus de Bergamo .
1283.
Guido Codoporcus de Placentia.
1284.
Marinus Cornarus Venecus . Et tunc fuit
exercicus Biblenss concra Epifcopum Guilliel-
minum .
128J.
Forenfis de Adimaris de Florentia fuit ex-
pulfus de Civitate, & non complevit annum .
1285
Vifcontes de Viterbio. Et tunc fuit exer-
citus ad Podium Sanc"t:e Csecilias.
1287.
Joannes de Porta de Placentia pro fex men-
fibus ; & Dominus Bernardus Lumfrtdi de Lu
ca pro aliis fex menfibus , quia de dominio
expulfus eft : Malzettus quoque demum de_
Burgo eleclus. Deftruclce quoque fuerunt Ar
tes , Priore Artium Domino Guelfo de Luca,
aufugiente ab illis , qui deintro, capto; Guel-
fis tunc de Urbe cxe.untibus ; atque redeunti-
bus,a:quead poftremum pulfis .
1 23 8.
Tegrinus Comes eodem tempore. Guelfi de
Tufcia exertitum Arre;ii coegere , ;itque Ul-
mum de Silice inciferunt : Et fuerunt profli-
gati Senenfes ab Arretmis Guibellinis ad
Plebem Toppi , fuitque exercitus . Visiani Gtii-
bellina; quoque ditionis tunc Oppido fadti ; &
erant Florentini una & Senenfes, 8c in Turri-
ta aggeres erexere , 2* tamen fugati .
1289.
Comes Guido Novcllus , fub quo in Cam-
paldino agro Guibellini Arretini vt&i funtcum
GuilhelniinoEpifcopo, 8c pltraque Nobilium
Baultitudm;>interfe<<ta; Biblena: Oppido deftru-
clo ; f jitque Arretii exercitus , disjeclufque-
Gmztnelh Fo>,s a Guelfis, qui omni agro po-
titi iunt, Arieno ejufque moenibus 8c vallo a
jauUeribus Bc Unibus tutatp .
A
A
L E S
B
D
86*2
1*90»
Comes Galaxus Montisferetri , Guelfit Atu
glaris & Arretii exercitum cogentibus , inter
Caftellanos , & Arretinos tunc pax fefo eft •
& D. Almerigus de Narbona eodem hoc anno
atque prascedenti Capitaneus Guelforum de_
Tufcia fuit.
1 29 1.
Comes Galaxus . Tunc facla eft p a x inter
Guelfos & Ghibellinos Arretinos.
1292.
Uguccio de Faggiola . Tunc capta fuit Ci.
vitas Acon a Saracenis , & deftrudra. Iderru
fuit Poteftas Anno 1293. & Comes Guido
Novellus Arretii mortuus eft. Idera fuit Po-
teftas Anno 1294. & 1295.
1296.
Ciappettinus de Ubertinis.
1297.
Pocaterra de Casfena pro fex menfibus , &
Comes Galaxus pro aliis fex menfibns.
1298.
Comes Galaxus pro fex menfibus ; & Ma-
ftinellus de Ollio pro aliis fex menfibus.
1299.
Maftinellus de Callio pro fex menfibus , &
D. Contes de Colle pro aliis fex menfibus.
1 3 00.
DominusContes de ColleVallisElfse. Tunc
per Uguccionem & Comitem Federicum Mon-
tisferetri Arretini Civitatem Eugubii accepe.
re, & fuit ingrefius per montem Sancli Ubal-
di, tenueruntque eam roenfe uno ; poftea eis
ablata, cujus in ingreflu multi perierunt.
1301.
Pocaterra de Casfena . Idem in anno fequen-
ti fuit, fcilicet in primis fex menfibus. In fex
aliis fuit D. Petrus de Sancta Agatha. Et ve-
nit Florentiam Carolus Sine-terra , & deftru-
xic bonum Statum Florentiss , & dejecit de_
ipfa Cerchios, 3c Abbates; & ideo Ciolus de
Abbattbus voluit comburere totam Floren-
tiam .
Uguccio de Faggiola iterum eleclus eft in
Poteltatem , & confirmatus a D. Papa Bonifa-
cio. Florentini tunc venerunt, & muniverunt
Caftrum de la Terina , & combufferunt Mon-
tuorium , pro eo quod Arretini ceperant Ca-
Itilionem Arretinum , & Montechium , quod
Florentmi tenebant: & in receflu Florentino-
rum fuit expulfus de Civitate £k Poteftaria^
Uguccio. Captus eft Papa Bonifacius perCo-
lonnenfes, 8c quofdam alios, confilio , five fa-
vore Regis Francia;, ac parum poft relaxatus
8c mortuus eft apud San&um Petrum in Ur-
be. Ec Federigus Comes tempus Poceftarue
Uguccioniscbmplevit. Et eo tempore fuerunt
fconfitta; Mafenatse Florentinorum &. Senen-
fium apud Cenninam per Mafenatum 8c Ca-
.vallatum Arretinorum per dictum Comitenu.
! Federigum Poteftatem , ubi mortui uaulti 8c
1 capti ex eis fuere.
1304.
Comes Federigus prasditStus . Tunc exerci-
tus Arreiinus Florentiam ivit , 8c de menfc,
Julii volens , 8c credens ipfam capere fimu»
cum magna militia Bononienfium , 8c cum mi-
litia Roioandioiorum , & cum Albis forenfi-
bus, quorum Capicaneus erac Comes Aghtnul-
fus de Roroena, dederunt Batcalia ad portam,
ingreflique tnulti funt in Civicatem , & ex por-
ra de Orenarits reduxerunt ve£tem porcK Ar-
ic appeufus eft in Epifcopatu Arrecmo
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Goosle
fttft A R R E
inEcclefia Cathedrali. Et in receffu exercitus,
non habita Civitate , roulti de ipfo exercitu
mortui funt fiti propter calorem : Et m.lites,
auiremanferunt Arretium ,debellaveruntquam-
dam Mafenatam Florentinam, quae intrarat in
Laterina , & ex ipfa Mafenata mortu, funt
quinquaginta pedites ; & tunc rehabuerunt
Arretini Caftrum Laterina; , quod Florent.ni
net fortiam tenuerunt XV. annis.
1J05.
D. Gothofredus de Ugentenfibus de Pifto-
tio.
T 1 N 1:
8t?4
1305.
Francifcus de Alviano. Tunc iverunt mi.i-
tes & pedites Arretini apud Spedalucc.um Co-
mitatus Perufii obviam militibus Pifanis , qui B
venerantArretium; fed non venerunt, & nul-
lum damnum, injuria, vel v.olent.a fafta fuit
in didio Comitatu . Capta fu.t P.ftoru C.vi-
tas • 8c ftetit Poteftas pradidtus fex menles .
D Guillielminus de Cortona fex roenfibus
«Uimis : Ttem fex menfibus pnmis Baldus de_
de Burgo Sandti Sepulcri : Et ve-
nit runc exercitus Florent.norum, & al.orum
de Tufcia in Valle Ambre , & deftruxerunt
multas terras Ubertinorum, 8c multa Gaftra.,
Epifcopatus Arretii, 8c venerunt Gargonfam
& erat tunc Arretii Legatus Apoftol.cas Sedis,
videlicet, D. Neapulio magn^ cum m.l.tia.
Et tunc Arretini Cives voluerunt reaptare^.
Civitatem Arretinam. Itaque propter hoc fu.t
rumor in Civitate , redeunt.bus .ntro mult.s
Civibus & Comitatinis , atque .ntro vocat.s,
qu recefferant Virides. Et 'U"C exerc.tus
hoftium Gargonsa 1 potitus, eam deftrux.t, at-
queCiggianum. lbique moram trahent.busl o-
ftibus, Legatus omni cum m.l.te verfus Flo-
r ntiam equitavit , ad iplaro , ut. ferebatur
Spiendam. Itaque diftus hoftmm exercm*
fubito fe levavit quafi ad fconficlam , d.m.t-
tendo arnefium , & daronuro recp.endo , &
Ster alterum minime expedtando , redeunte^
poftmodum in Urbein Legato curo orom mi-
lite . q8
Francifcus Taffi de Ubaldinis Juvenis redu-
xit Uguccionero de Faggiola, & V.r.des ,a-
CivitaTem, fecitque fe valde t.mere , & bene
fe geffit , exeepto quod nullo modo facere-
Pop 8 ulum voloif, fed Civitatem ^partem-
Onihellinam tenere, ficut habuit a Communi
^ favebat Tarlat.s quam
V.ridibus (Virides vocabantur Gu.bell.n. ex-
pulfi). Tarlati vero cum alus Magnatibu C -
vibus Gu.bell.nis, Populo congregato Arren-
no in Abbatia Saoft» Flor». «JjJJg^
C.vitate d.clum Franc.fcum Taffi d.e IX. men
fis Odtobris; & fecerunt C.appettam de Mon-
eacuto Capitaneum Popul. , atq»e g »
nem Poteftatem . Eademque no&e Tarlat e-
cerunt venire ad Civitatem BWJjfn
quantitatem , dicebaturque quod vol eban d.
&um Populum frangere. P 0 P ul " s „ v "V ar at os
arma , pugnandoque v.r.l.ter d.clos Tarlatos
d e X. di&i menlis expulerunt de terra , &
oronia eorum asdificia in Civitate deftruxe-
?unt ! & viridaria , & pofuerunt batt.folle-
apud Petramala, & completus eft annus.
Ciappetta de Montelcuro Poteftas . Et tunc
pofi fiun duo alii battifolles ad Petramala^
Enus ab Uguccione de Fagg.ola Cap.taneo &
alter verfus Pennam. Ugucco vero male f<
gerens, conatus eft in quantum potuit Popu-
lum Arretinum deftruere, & ideo venit ad d>
fcordiam cum Ciappetta, qui erat Poteftas, 8c
tota Civitas fuit ad arma, & inccepto prcel.o
die 14. Aprilis ufque in diem fequentem ad
Vefperas. Et tunc redierunt in terram Tar-
lati , & fuerunt ad proelium cum eorumfe-
quacibus Arretinis . Et tunc fuit fconhdtui
Ciappetta , & Guelfi tam terrigena? , quanu.
forenfes , & Virides : qui omnes erant tn pla-
tea SantSli Salvatoris , & fuerunt expulfi de_,
terra, & multi mortui , & pars Civitat.s di-
repta. Et fuit poftea captus Monalducc.us Do-
mini Soldani in domo Farinat* de Ubert.n.s,
& decapitatus eft in platea Commun.s , «
XXXII. Guelfi exbanniti , & condemnat. ad
combuftionem per fententiam . Et Ugucco
lcomplevit eo anno officiuro fuum , & Uap-
pettse . Et iterum fuit ele&us Ugucc.o in Po-
teftatem, & Capitaneum pro Anno fequenti.
1310.
Uguccio Poteftas , & Capitaneus ccep.t
utrumque officium facere; & fuo tempore ve-
nit exercitus Florentinorum Arret.um, & po-
fuit battifolle fuper Turritam; & fuerunt m
difto exercitu Guelfi Arretini & Gu.bell.ni
pulfi , qui vocabantur Virides . Et Dom.nus
Ueuccio, ut improbus, non dtligens Popu-
lum.fed ipfum frangere affeclans , falsi causl
aflumpta contra veritatem , expul.t de Civi-
rate & condemnavit dtiftos Confaloner.o»
PopJli, & Societatem, & Gonfaloner.um Ju-
ftit.K, quia juftitiam non dilexit, 8c duos ex
Defenfor.bus Populi , videlicet mehores, 8c
amatores Populi , ad hoc ut poffet Populum..
levius frangere , & fine proelio . Et .verunt
Arretini, ScPopulus, qu. rernanfit, & polue-
runt exercitum ad batt.folle Turr.ts ; & Ac-
retini recefferunt cum exerc.tu , 6c deporta-
verunt Trabuccos ; & tunc Floient.n. afcen-
dentes in battifolle, ipfum combuflerunt . Et
eo Anno Populus fradtus eft fine prcel.o, «
de cetero poYtea non fuit; & velitDeus quod
de cetero non fit . Non eft tal.s Populus Ar-
retinus .
Tile de Philippefchis de Urbeveteri eleclus
Poteftas & Cap.ta D eus ccepit officiuro facere ;
& fuo teropore^faaa eft pax inter filios Do-
roi i Tarla P ti , & Boftolos F^a & et,a« eft
Pax eeneralis inter Gu.bell.nos & Gueltos
ap a ud S Svitellam tempore Domin; Aldobran-
d.ni Epifcopi Arret.ni , d.e Sancla: Mar »
Sfi, Martiij &fuit ipfe concorduer dedta
inPoteftatem 8e Dom.num . Et Dom.nus Hen
ricus Imperator , qui erat in , Lombard.a „u-
exercitu apud Brixiam, mifitDom.num S.mo-
nem de Pa P dua pro fuc , Vicario , qu. ven.t «
officiumadCalendasOaobnsufque adXXVH.
dlemNovembris.&fubito mortuus eft.
Doroinus Joannes Calf.gine de Padua mif-
fus eft a Domino Imperatore pro fuo V.car.o
Arretiura . Et tunc venit Doro.nus Impe ator
Arrptium die VI. Septembns , & die 2U. ai-
& m nfis Txivit feliciter de Civitate Arren-
na & ivit Florentiam ad exerc.tum cum Ar-
retinS, & aliis multis; & in itinere pofu.t m
co &m Florentinos , qui venerant ad Cz-
ilrum Ancifs , credentes e ]U s .mped^e acce
fum • & eis debellat.s .nde abnt , & poiu.t
x"c'itum ad Florentiam, 8c ftet.t apud Mo-
nafterium S. Salvi cum Arrettms & mjl«.
aliis. Hic Henncus Rom» donavit Vexu^
D
8o*$ A N N
Armorum Tarlato , & Sacconi ducibus belli
ex Petramatorum genere ; & concefla ab Im
perio olim privilegia amplioribus Italis , con
firmavit eifdem; Et receperunt Florentini roa
ximum damnum , & periculum in arnefibus,
leciis, vafis, domibus, palatiis, & in aliis bo-
nis . Et tunc Arretini inciferunt Pinum , quae
erat prope Florentiam , & aiias Pinus , & ar
bores; & ftabat campus Arretinorum prope_
Fiorentiam . Et poftea D. Imperator levato
exercitu ad pontem de Ema, & ftetit aliqui
bus diebus, & poftea ivit ad Sanctum Calih'
num ad Decimo , & ibi pofuit campum , &
ftetit pluribus menfibus . Et poftea levato cam-
po ivit, & repofuit Podium Bonizi, & voca-
tus eft Mons Imperialis , & ibi ftetit certo
tempore , & poftea ivit Pifas .
ijij.
D. Philippus de Caprona Civis Pifanus fuit
miflus per Dominum Imperatorem Arretium-
pro fuo Vicario , & ftetit certo tempore ; po-
ftea fuit miftus Comes Federigus Montisfere-
tri, & complevit annum. Et eodem anno D
Imperator fecit venire de Alamannia gentem_
novam & optimam in quantitatem mille mi-
litum ad elmo , 8c ibat in Regnum Apulise in
exercitum , 8e maxime Neapolim ; & alius
exercitus ibat per mare, habens bene CXXX
Iigna armata. Et prima die venit ad Sanclum
Miniatum ; fecundi ad Caftrum Florentino-
rum; tertia" die ad Collem Vallis Enfse; quar-
ta die tranfivit prope Senas , 5c venit procul
Colle, 8cimpofuit campum, & ftetit pluribus
diebus , 8c equitavit cum tota fua gente Se-
nas, & rediit in carripum, & poftea ivit Bon
conventum Comitatus Senarum. Et ibidem_.
totus Mundus paflus eft majus periculum &
damnum, quam a longo tempore recepiflet ; quia
Dominus nofter Dominus Pater Altiffimus
jpfum fan&um & juftum Principem D. Hen
ricum Imperatorem ad gloriam fui Regni vo
cavit die XXIV. menfis Augufti, quem fua_
znilitia Pifas portavit, 8c honorifice in Archi
epifcopatu , five Domo , ficut decuit , fepeli
vit : propter quod totus Orbis debuit de tan-
to amariffimo damno deflere. Complevit po-
ftea Amodeus de Cortona officium Poteftaria;
a Communi eleclus.
i j 14.
Ceccus de Petragudola Comes , bonus 8c
optimus, bene fe geflit in officio fuo.
1 j 1 y.
Manghinardus de Ubaldinis fex menfibus
primis . Ghiottolus de Perufia Domini Senfi
aliis fex menfibus . Fuit faclus confli&us FIo-
rentinorum , & aliorum de Tufcia , 8c aliun-
de apud MontemCatinum Vallis Nebula; , in
quo fuerunt mortui bene X.millia horoinum ,
inter quos fuit mortuus Dorainus Fierus filius
Regis Caroli, 8c frater Regis Roberti, & Do-
minus Carolus filius Principis , 8c multi alii
mortui & capti. Pifani , 8c Lucenfes intrinfe-
ci cum Mafenata Teutonicorum , 8c cum aliis
Italianis ha:c fecerunt . Et Uguccio de Fag-
giola fuit cum ipfis Capitaneus, & Conduftor;
& fuit in eo confliitu mortuus Ceccus ejus
fihus , qui erat Poteftas Luca? , 8c fuit pro-
bus, bonus, atque magnanimus. Fuit faftus
confliaus die XXIX. Augufti.
1 J 1 6.
■ ? ,? n ™? Domini Bofonis de Eugubio fte-
titacl.e XIII. Septembris ufque ad diem XIII.
^ 3n «- mf5" a de C^fenaperdidtum men-
fem , & Millefimum ufq ue ad Calendas Apri-
A
B
D
E
t E S ,^
hs . Dominus Philipra» de -fijjis. Mini
briano intravit in dicYis Calendis . fe m. s -v
ufque ad Calendas Octobris. ' ■ K *
1317. . ; .
Dominus Simon de Spoleto a di$s
dis Octobns ufque ad Calendas Aprilis Bon.
Contes filius Comitis Galaffii ftetic alios
menfes.
i?i8.
Gomes Galeottus filius Comitis Guillielmi-
ni ftetit fex menfes. Elevata , Sc atyata>eft
Turris Communis de ma&onibus , 8e fa&a-
quardam magna Campana Cotntnunis, q ass
pulfari non poteft decenter, quia ejus manic*
funt tortas &c. ( Hac Turris die XXIX. Jfo-
vembris 1539. everfa fuit juffu Cofma Dueis.)
IJ19.
Federigus Montis dellaCafa ftetit alios fex
menfes , 8e fuo tempore procurabatur perditiq
Civitatis Arretii ; cujus occafione fuit decapi-
tatus unus de Grintis , & quidatn Popularis
fufpenfus .
Eodem Anno Boccaccius Comes dePetroio
Comitatus Perufise . Fit tunc sdificatio Port»
SanCti Spiritus novat , 8t novorum muronmu
cerchiorum Civitatis Arretri, follicitudine &
inventione Domini Guidonis de Petramala-
Epifcopi Arretini , & dicli Boccaccii ; 8i
completo tempore Boccaccii fuit ele&us in_
Poteftatem Dominus Pierus Micinelli de Ut-
be-veteri pro duobus menfibus.
IJ40.
D. Mucius de Efculo intravit io Calendis
Decembris , 8c ftetit ufque ad Calendas Julii;
8c incoeptum fuit reaptari Palatium Commu-
nis , quod eft in Caftro Plebis Sancti Stepha-
ni ; poftea fuit impeditum opus . Dominus
Ubertus deColle Vallis Elfa; intravit in diftis
Calendis Julii, 8c ftetit ufque ad Caleodas Ja-
nuarii . Et fit «dificatio Porta;, qus vadit ad
Domum veterem in muris novis ; Et locus
Fratrum Minorum , qui erat extra Civitateuu
in loco , qui dicitur Monte del Sole , tunu
intra Catebras, fuit deftruftus; 8c empti fnnt
lapides di<5ti loci , 8c murati in rouris novis
Civitatis, follicitudine dicli Domini Guidonis
Epifcopi .
1 j 4 1.
Bulgaruccius de Matelica . Fit sedificatio
Porta? Bujae fuper flumen valde pulchrse ia-
muris novis . Eo Anno ele&us fuit di&us
Dominus Guido Epifcopus in Dominum Ci-
vitatis Arretii 8c Comitatus pro certo tempo-
re die XIV. Aprilis. Et eo tempore die VI.
Julii fuit electus di&us Dominus Guido dt-
Petramala Epifcopus Arretinus in Domjnunu
Generalem totius Civitatis 8c Comitatus Ar-
retii ad vitam fuam in Confilio quatuor-
centum Communis ad buflblos 8c pallotas ,
nemine difcordante . Et eo tempore fecit idem
D. Guido Epifcopus elevari Campanam Po.
puli de Palatio Populi, 8c poni fuper Turrim
Palatii Communis ; elevatd exinde , 8c depofi-
ti ill4 magnd Campand , qu» facla fuerat
prius , 8c ufui non erat.
1 j 2 2.
Dominus Petrus de Venetiis. Eo temporeJ
homines de Urbino Populum fubito fecerunt,
8c ulterius fubftinere non volentes dominatio-
nem Comitis Federici de Monteferetro , qut
ipfam Civitatem tenuerat ad velle fuum,ipfe-
8c pater , 6c illi de domo fua per XL. annos
8c ultra ; fuerunt ad arma contra ipfum Co-
mitem Federigum , qui aufugit , 8c fe reduxit
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I
8<*7 A R R E
in fuum Palatium \ quod eft in ipfa Civitate.
Cum non poffet fe tenere , quia ipfe , & filii ,
& familia fua non habebat quod comederet ,
poft incrufionem per plures dies exivit extra_
Palatium , & dedit quendam filium fuum par-
vum , quem traxit de collo fuo , cuidam No
bili de Terra de Cafato Stafolinorum , ipfum
recommendans eidem • Stafolinus non obftan-
te aliqui injuria facla fibi , eum benigne re-
-cepit, & in domum fuam portavit. Iple ver6
Comes, dicto filio fuo exhibito , credens ir_
dicto Populo mifericordiam invenire , quam-
inftantiffimepetebat, ivit in manus Populi una
cum filio fuo, qui erat Prspofitus , cum tor
que in gula. Populus vero impatiens & cru-
delis manus in ipfum crudeliter injecerunt ,
& in filium fuum , & ipfos erudeliter occide-
runt . Ha;c fuerunt de menfe Maji. Mafena-
ta vero , qua? ibi erat , armis & equis omni
bus fpoliaverunt, & ipfam expulerunt. Simi-
liter hoc menfe Caftrum de Fronzola , quod
eft de Comitatu Arretii , & ipfum tenuerat ,
& tenebat Comes de Battifolle , mandato di
cli D. Guidonis Epifcopi Arretini eft inge
niofe captum , & ad manus Communis reddi
tum : Captus etiam eft Montalone, & Turris
in eo exfiftens , & ejus fortilitia? funt deftru-
mandato Domini Epifcopi prslibati Civi
tatis , & Comitatus Doreini generalis . Et fta
tim pofitus eft exercirus Arrenr.orum apuc
Caftrum Focognani, & ere&a sedificia, & ca-
vse per cavatores inccepta; , qua; ibant ufque_
ad medium Caftri, cavando laxum oc terram,
ica quod die XVII. Maji habuerunt D Epi-
fcopus, & CCC. Arretini Caftrum , & fundi
tus eft diruptum, ubi fteterunt fex menks.
Francifcus de Caflracanis de Interminellis
de Luca ftetit fex menfibus , 8c ooftea fuit
electus pro aliis fex menfibus . Fuerunt eo
tempore in campo ad proelium Dux Bavaria;,
qui eleclus eft Imperator de jure, ut dicitur;
& Dux Auftriae, qui etiam eleclus eft Impe-
rator de ftclo . Et cum ipfo Duce Bavaria;
fuit Rex Boemii , qui vocscur Rex Joannes .
Et dum effct prope ad prcebum didhis Rex
Bavariae defcendit de equo,& enfe evaginato
flexis genibus & enfe depofito, humiliterDo-
minum rogaffe dicitur : quod fi effet melius
pro Fide Chriftiana, & fi ipfe ^us habebat ,
& ek&us eflet de jure , ptceHurn obsineret ;
aliter amitteret, & alteri victoriam elargire
tur in libitu . Et commifit prcelium t?.m du
rum & afperum, quod a magr>o tempore ci
tra illis in partibus tam duium non fuit , in
quo mortui (unt ab utraque orrte ultra mille
Barones, & Milites de contro. lemanfit ita-
que viclor , qui jus habtbat , ficut Domino
placuit , Dux Bavaria; , & habuit penes fe„
captum illum , qui injufte Imperium procura-
Videntes namque Barones Auftriss , quod
injuftitiam devicit juftitia, ad ipfius Ducis Ba-
varia; mandata venerunt, & eiderr. fidelitatem
fecerunt. Erubefcant ergo & timeant, qui m-
juftitiam, brigam, & injuftum bellum parant,
& aflumunt , & procurant, & fequuntur in-
iuftitiam . Habuit ille captos ultra mille Ba-
rones , quos omnes dimifit, qui fidelitatem.
fecerunt . Ha;c fuerunt de ruenle . . . . . . . ■
Giovannellus deNarnia fuit eleclus, & Ite-
tit aliis fex menfibus . Et tunc ivit exercitus
Arretii ad Caftrum de Rondine, quia Ron
dinenfes obedire nolebant ; & ibi erecla fuuc
Tom. XXIV.
T I N I.
858
B
tria zdificia , & aliud erigebatur ultra Ar"
num; feceruntque illi'de Caftro mandataDo"
mini Epifcopi & Communis Arretii die XVI.
menfis Julii, 8c dederunt Caftrum, ne dirue-
retur, (ed fiat in eo Cafferum valde forte. 5c
teneret ipfum Dominus Epifcopus. Et quidam
Tcrrigenae dicti Caftri vendiderunc omnia_, ,
quse habebant ibi, & rectuVrunc .
Hoc etiam anno & menfe , Commune &
homines de Caprefe, qui fteterunt inobedien-
tes Communi ck Civitati Arretii ultraLX.an-
nos, 8c fteterunt fub jurifdi&ione Communi-
tatis de Romena , redierunt fponte ad man-
data Communis Arretii , ck Domini Epifcopi
pro dicto Communi , & pa6ca habuerunc pro
diclo Communi , & ipfi Communi perpetuo
folvere Datium in certa quantitate & padtis
declaratum pro illis focularibus , falvo quod
non poffit eifdem ultra duos florenos auri pro
foculari imponi . Hoc fecerunt Caprefiant ,
quia odibant Comites , qui eos quotidie de-
ftruere conabantur . Et pofuerum Caprefiani
exercitum fimul cum Arretinis ad Roccam-.
Cenghiatam, & eam hibuerunt, & eft modo
ad manus Civitatis Arretinx. Ceperunt etiam
Ufcianum; &Palatium, quod ibi Comites fe-
cerant , combufferunt ; & pofitus efttunc exer-
citus Arretinus ad Roccam Caprefe cum raili-
tibus Arretinis & Furlivii , & aliis multis .
Similiter Tarlati fagaciter & induftrie cum-
magna fub:ilitate, qu;im htc non exprimo ,
ceperunt Civitatem Caftelli cum militia Arre-
tina, & Forlivienfe, & cum aliis multis diew
II. Odlobris de nocle.
Ughettus de Furlivio. Et tunc exercitU9
Arretinus, qui erat apud Roccam Caprefe_ ,
tanco tempore ftetit ibi , quod illt, qui eranc
in Rocca pro Comite de Romena, non pote-
rant fe cenere, & miferunc ad Pierum Sacco-
nem fracrem Domini Epifcopi , & habendo
cum eo colloquium fuerunt in pa&o cum eo
dare eidem Roccam , fi infra X. dies non ha-
bsrent fuccurfum . Et tu.ic iverunt multi ad
Comitem , ck ad omnes Guelfos de Tufcia—
D pro fuccurfu; & Dominus Epilcopus congre-
gata magnd gente, ac fi illi (uccurfum habe-
rent, ivit ad partes illas; & cum illi de Roc-
ca nullum haberent fuccnrlum , Roccam de-
derunt die feptima Januarii . Modo lub jurif-
di£cione Communis Arretii, ck cuftodii didri
Domini Epi/copi permanec tam dicTa Rocca ,
quam aiia , & tota Capref^ , qua; ceffiverac
aoud eum per LX. annos & ulrra . Gaudeac
ergo Civitas Arretina, & Cives, & ejus Co-
mitatini , quod Caprefam rehabuerunt, qua;
de Comitatu eft ipfius, & dev.&a ftat ab eo-
rum Domino, & mandatum facic per ipluiru.
tempus ; 8c iterum in Palatio Communis , fi
volunt, faciant pingi Capram ad mem.onarru
pradi&orum . .
Similiter hoc tempore Perufim habuerunc
Spoletum, quod certo tempore in obfidionc_
tenuerunt.Eceft hoc anno fadtus Miles Ughec-
tus prsedi&us die Pencecoftes in Ecckfia Ca-
thedrali Arretina per didlum Dominum Ept-
fC °Monca'ninus deBafchio incervenic in Calen-
disjulii, & ftetit fex menfibus. Hoc tempore
incceperunt bellum Ubertini,& filiiBiordi eo-
rum fequaces cum Domino Epifcopo Arreti-
no propter quod Dominus Bofius Praspofitus
Arretintis fuit altero anno ad Curiam Roma-
nam cum ejus miffis. ^
niniti7pH h "
1
S6 9 A N SJ A
Hoc etiam tempore data eft Ecclefia Sancti A
Philippi cum fuis juribvfe Abbati de Monfte-
rio de Pinci in cambium Ecclefise Sancti Sal-
vatoris, qus data eft FratribusServorum San-
<Sbe Maria; ; & locus Fratrum eorum datus eft
D. Farinatse de Ubertinis in cambium fui Pa-
latii, Turris, & domorum , quas habebar in
platea Porcorum ; & folvit ei Commune Ar-
retii CC. Florenos auri per refto, & meliora-
rnento; & Sindicus Communis Arretii rece-
pir a dicto Farinata inftrumentura venditionis
di<fti fui Palatii, & domorum : qua; Turris ,
Palatium, & domus funt pofita inPorta Cru-
cifersB. Hoc etiam tempore patefactus eft de
Proceflu facto per Dominum Papam contrsu,
Dominum Epifcopum Guidonem Arretinum. B
Hoc etiam tempore venit in lucem , quod
Dominus Papa fecit de facto Cortonam Civi-
tatem, & pofuit, & elegit in ea Epifcopum..
Dominum Rainerium Biordi , & fratrem dicti
Prsepofiti ; & dedit ei totum diftrictum Cor-
tona? in Epifcopat«m , & certas Ecclefias ,
quce erant Civitatum Clufii , &Caftelli; 8c
dedit eidem quicquid in Cortona , 8c ejus di-
ftrictu habebat: propter quod omnes filiiBior-
di exularunt a Civitate & Comitatu Arretii ,
8c omnia eorum bona funt in Commune Ar-
retii confifcata, 8c Caflerum deMontoto, Ca-
ftrum de Chitigniano, 8c domus, & habita-
tiones eorum tam in Civitate,quam inComi-
tatu Arretii exfiftentes , deftructa funt 8c di-
rupta, 8c omnes eorum redirus venerunt in-
Commune Arretii.
i jay.
D. Bertoldus de Labro intravit in aliis fex
rrienfibus in Calendis Januarii . Hoc tempore
intravit Dominus Rainerius Cortonam inEpi-
fcopatu , & fecerunt ei Cortonenfes magnum
honorem, 8c magnum donum in cera. Bona—
filiorum Biordi, quaj non erant deftructa, tunc
dertructa fuerunt ; 8c factum eft Cafleruro in
Caftilione Arretino in Caftello interiori valde
pulcrum 8c forte .
Dominus Bertoldus de Fabriano intravit in
aliis fex menfibus de menfe Julii in Calendis .
Hoc tempore Florentini iverunt cum exerci- D
tu, 8c dederunt guaftum Civitati Piftorii ; 8c
Dorainus Kaimundus erat eorum Capitaneus,
8c pofuit exercirum apud Cappianum , 8c ha-
buitCaftrum &Poi 1 tem;& poftea pofuitexer-
citum apud Altopafsum , & ibi erecta funt
jedificia, 8c projecta? funt putredines & fter-
cora, ita quod omnes quafi, qui erant inCa-
ftro , infinnati funr; & hac de caufa habue-
runt Florentini Caftrum, & levaverunr Cam-
pum , 8c ipfum pofuerunt verfus Lucam iru.
pede Podii , ubi pofuit fe Caftruccius curru-
gente fua,& uterque exercitus ftetit per cer-
tum tempus; & erat multumprope. Quadam
tamen die dum quoddam genus Florentino-
rum vellet jre ad certum locum, milites &
pars exercitus Caftruccii venit contra eos, &
ipfos pofuit in confliftum , & tunc f ueru nt
multi -e» e.s mortui, inter quos fuit mortuus
G.anell.nus de Caftro Focegniani , & captus
Dominus de Dunmbas Teutonicus , qui erat
cum Florent.nis. Et poft tres dies venerunt
Longobardi m aux.Iiutr. Caftruccii , videlicet
Azo fi rus Dom.n. Galeazzi de Vifcontis de_
Mediolano cum magna militia; & inito pros-
ho fuerunt Florent.ni pofiri in confiictum, &
S™f l D o 0 H m,nu l^ymundus, & filius, &
nepos; & ad pradicta omn i a f uerunt mil ite S
L . E S 8?6
Arretii, & Dominus Epifcopus . Et tunc re.'
habuit Caftruccius omnisCaftra fua, & multa
Caftra Florentinorum , & vc-rt Signam , 8c
ipfe Caftruccius repofuit , & f u j t cum f ua _
gente prope porras Florenrise , & f sc i t equi-
tarefeminas fuperafellos ufque ad portasFlo-
rentia;, & deftruxit totaro contratam,& pr2e .
cipuePeretolam.Et runc ante conflictum prae.
didtum Caftrum Larerinas rebellavit feDo-
mino Epifcopo, & Coromuni Arretii, quando
erant dicti exercitus fic prope; & tunc ftatiro.
pofitus eftj Arretinus exercitus Populi, & mi-
litum , qui remanferant in Civitate , & po ft;
certos dies rehabitum eft Caftrum . Et Uguc-
cio Mafi electus eft in Poteftatem dictiCaftri
pro fex menfibus,qui compleverunt de menfe
Martii fequentis . Muri etiam Caftri Montis
Sancti Sabini deftructi & proftrati funt . Di-
ctus quoque Conflictus de Altopaflb factus elt
die zj. Menfis Septembris .
i Ji6.
Dominus Bertoldus de Fabriano ftetit alios
fex menfes, incipiens a Januario. Et tuncCa-
ftrum Laterinse ftiit deftructum , & dirutunu
in totum , & homines in totura habitabant
per vineas , & villas eorum; & fuit hoc dtu
menfe Aprilis . De menfe vero fequenti fuit
deftructuro , & dirutura in totum Caftrunu
Montis Sandti Sabini, quod erat fine mur.s .
Hoc etiam tempore venit Florenriam Dux
Athene pro Domino Rege Roberto , & pro
Duce Calabrise ejus filio.
Conraduccius de Roccacorta intravit inCa-
lendis Januarii per fex menfes electus in Po-
teftatem per Dominum Guidonem de Petra-
mala Epifcopum Arretinum. Et dieXII. men.
fis Januarii D. Ludovicus Romanorum Impe-
rator venit in Longobardiam in Civitate Me-
diolani ; poftea die prima Februarii Pierus
Sacco , & multi alii de Civitate iverunt ad
eum cum multis militibus . Die octava menlis
Maji Dominus Guido de Petramala Epifcopus
Arretinus, & etiam Cencius Vannis dePetra-
mala cum multis militibus , & etiam cum L.
famulis indutis de uno pannb iverunt ad co-
ronandum dictum Dominum Imperatorem Co-
rona Ferrea . Die XXVI. Junii D. Epifcopus
Gtiido principaliter manibus fuis Dei gratia_
illum coronavit . Die XXVII. menfis Augufti
D. Imperator cum tota fua gente pofuit exer-
citum apud Pifas , & circutncirca Caftruccius
pofuit multa ligna ad hoc ut P.fani non pof-
fent exire de Civitate; & inceperunt facere-
foveam ad murum Civitatis . Sic exercitus
ftando multi ibi infirmati funt , & Cencius
Vannis eft mortuus , & fepultus in Burgo
Sandti Marci Civitatis PiAnse; & maximunu
honorem habuit Dominu? Epifcopus Guido
propter illum dolo-em . Habuit etiam aliqua
verba non bona cum Caftruccio, & incoepit
infirmari; & tunc voluit venire Arretium, 8c
per viam pofitus in Monte, die VI. Oftobns
ibi mortuus eft , & requiefcit in pace ejus
anima ,
Die prima menfis Januarii didtus Conra-
duccius ftetit alios fex menfes ; & Imperator
illo menfe ivit Romam ad capiendam Coro-
nam auream . Et tunc D. Petrns Sacco , cc
Dominus Tarlatus fafti funt M.lites; & tunc
Dominus Imperator fecit Papara de ho ^
Ordine A^linorum Nicolaum V, & de i Ordi.
,ne Ercaitarum ahquis efledtus eft Cardmalis,
ccve;
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$7»
ARRETINI.
tt venit Arretium . Die X. mer.fis Septembris
Imperator reverfus eft Pilas, quiaCaftruccius
die IX. difti menfis obiit . Cum maximo ho-
nore die XXI. menfis Octobris venerunt ca-
davera Domini Epifcopi Guidonis , & Cencii,
Arretium , & fuerunt tunc in Civitate omnes
Clerici parvi & magni , & iverunt ufque ad
Sanctum Lazarum cum multis ceris accenfis .
Tunc fuit careftia & fames omnium rerum..
quafi per totum Mundum . Et die XX. menfis
O&obris Arretini iverunt cum maxima quan
titate peditum & militum in exercitum ad
Burgum Sancti Sepulcri , quia Dominus Pe-
trus acquifiverat Privilegia a Domino Impe-
latore , & ibi pofiti funt Battifolles die XI.
menfi* Novembris.
IJ40.
Conraduccius didtus ftetit alios fex menfes,
incipiens a Calendis Julii . Die XXIX. menfis
Decembris Burgenfes exiverunt de Burgo , &
venerunt ad Battifolles, ubi erat D. Petrus ,
& miferunt ignem in Battifolle . Tunc fue
runt mortui & capti bene CC. llli , qui fue
runt capti, ducti funt Montechium in capti
vitatem; & illa de causa habuerunt Burgum
Sandti Sepulcri.
Francilcus de Alviano intravit in Potefta-
riam eledtus per Dominum Pierum Vicarium
Domini Imperatoris pro ultimis fex menfibus
Die II. Martii Domina Marietta foror Domini
Antonii de Savona , & uxor Domini Pieri
venit Civitellam ; & tunc careftia omnium_
rerum ubique erat .
ij to.
Dominus Antonius de Savona frater Domi
nx Mariettas eleclus in Poteftatem pro primis
fex menfibus incipiens in Calendis Januarii
Et tunc Frater Minfuetus de Ordine Mino
rum effeclus eft Epifcopus per Dominum Pie
rum , & ftetit in Palatio Domini Epifcopi
Tunc die Veneris Sancti mortua eft Puccia_
mater mea, cujus anima requielcat in pace_
Amen .
Die XIV. menfis Junii Dominus CianusAr
chipresbyter Sanclas Maria; inccepit facre mul
ta in Plebe Sandta; Marise;& tunc pofitasfunt
campana; in Campanile novo, & etiam facta;
fcalaj de novo, qua» omnia conftiterunt CV.
Florenos .
Dominus Guillielmus de Parma electus in
Poteftatem pro primis fex menfibus . Tunc
die XII menfis Augufti incceptum eft facere
foveamCivitatis, ficut voluit Oominus Pierus
Sacco. Dominus Ceccaronus de Fabriano in-
travit inPoteftariam per fex menles, incipiens
die XV. Novembris.
I?JI.
Dominus Ceccaronus ftent alns fex menfi
bus ; & die VII. menfis Februarii Rex Joan
nes Boemia; venit in Longobardiam cum ma
xima gente militum , & cum filio fuo , mit
tendo pacem per totam Lombardiam. Et mi-
fit Ambafliatores fuos Florentiam , ad hoc ut
Florentini, qui erant ad exercitum Civitatis
Lucanas recederent . Die X. menfis . . . . re-
ctfferunt. Venit tunc fuus Vicarius Lucam_,
& projecerunt portas Civitatis Lucana? in_
terram , & omnes exbanniti redierunt in Civi-
tatem Lucanam .
Die X. menfis Oc"tobris habuerunt introdu-
cYionem Mifforum a Domino Joanne Papa- ,
quia fteterunt tribus menfibus fioe ipfis in Ci-
vitate & Comitatu .
Tem. XXIV.
872
B
1
Dominus Guillielmus Judex de Parma in-
travit in Potertariam per fex menfes incipiens
a Calendis Januarii . Tunc Ricobaldus de Pe-
tramala cepit quoddam Caftrum pofitum iru.
Maffa. Ceccaronus de Viteozo ele&us in Po-
teftatem per fex raenfes . Die XI. raenfis Mar-
tii homines de Valdebonola pofiti in Maffa_
cceperunt tejnere dictumCaftrum pro Domino
Legato Romandiolae . Tunc Dominus Pierus
cum militibus de Civitate, 6e cum horaini-
bus iverunt ad dictum Caftrum , & ipfum de-
ftruxerunt in totum,& poftea iverunt adCoI-
lem Rivolum , & equitaverunt fuper terris il-
lorum deFaggiola, & maximum damnum fe-
cerunt, & ibi exercitum pofuerunt. Tuncdie
XV. menfis Maji venit Dominus Pinus de la
Tofa de Florentia Arretium , ad hoc ut Ar-
retini recederent de exercitu , qui erant iru.
bonis illorum de Faggiola ; poftea recefferunt,
& habuerunt Caftrum Plebis.
Die priroa menfis Augufti facta eft Capella
Beati Donati in Plebe Sandbe Mariat de Ar-
rerio , & facta eft Carapana Coromunis Arre-
tii , quas olim fteterat in Palatio Popuh , &
debet efle IV. millium librarum ad pondus ;
& die primo Augufti incoeptum eft evacuari
foflum Civitatis, reaprando muros dicli fofli,
quia cecidcrunt; & babuerunt illi, qui cepe-
rant evacuare quadringentos XC. Florenos de
auro,& evacuatum eft,& etiam reaptatus efl:
dictus murus.
>!!!■ „ _
Contuccius filius»Comitis Speranza? Poteltas.
Tunc Dominus Petrus ivit in exercitum Mer-
catellum, quod amiferat propter malam cu-
ftodiam, & Nerius Uguccionis de Faggiola-
acceperat. Tunc cum eflent indiclo exercitu,
venerunt Ambafliatores Domini Legati , ut re-
cederet Dominus Petrus de ditSro exercitu ,
quia diclum Caftrum cum tota Mafla fuerat
fub Romana Ecclefia. Et tunc di&us Nerius
probavit in quantum potuit cum di£r.is mili-
tibus DominiLegati levare diclum exerciturn
de didto loco; & Dominus Petrus fic fe for-
tificavit, quod nullum damnura recipere po-
tuit. Et tunc venerunt ducenti de Civitatc»,
Senarum in adjutorium dicli Domini Petri ;
& etiam milites de Monte Politiano venerunt
ad cuftodiam Caftilionis Arretini; & fexcen-
ti pedites Comitis de Battifolle venerunt ad
cuftodiam Civitatis Arretii , quia omnes ive-
rant in dictum exercitum; & tunc fa&i funt
aliqui confinari de Civitate. Die XXIII. Juntt
habitum eft dictum Caftrum, & etiam plura
alia exfiftentia in difta Maffa . Tunc eodem-
anno venerunt in dttfhm Civitatem Fratres
Sancli Bernardi, & emerunt locum , m quo
prius ftabant meretrices. Et eodem anno ve-
nerunt in ditStam Civitatem Fratres Sanclse
Mariaj de Carmino, qui prius non erant, CC
Ecclefiam fccerunt de novo in burgo Sancli
Laurentii. Die Jovis IV. Novembns fuit ma-
ximum diluvium quafi per totum orbem , &
crevit flumen Arni in tantum, quod aliqua»
domus Burgi ctciderunt propter diftam in-
undationem aquarum ; & crevit in tantum-i
flumen Arni.quod XX.domus de Burgo La-
terina? iverunt ad ruinam; & tunc omnes ho-
mines exierunt de domibus , & receflerunt in
podiis ; & etiam Florentini maximum dam- •
num receperunt, videlicet, quod Pons dell»
Carraria, Pons Vetus, & Pon» Sanclx Tri-
nitatis ceciderunt , & plures homines extt-
Lll » ft en T
*7i A N N
ftentes fuper ipfis moRui funt, 5c nullus po-
terat ire per Civitatem , nec per Burgum- ,
immo ibant de teclo in tectum .
i ? 34-
Maftinellus de Callio ftetit alios fex men-
fes ; intravit in Calendis Julii . Tunc diclus
Dominus Petrus pofuit exercicum apud Ca-
ftrum de Ilice , & impofiti funt XVI. Bacci-
folles , & ftetit in exercicu ufque ad Palcham
Natalis . Nerius Uguccionis de Faggiola coa-
duoavit bene fexcentum milites de Pe rufia_. ,
& Domini Legati in adjutorium dicti Caftri ,
& ivit illuc cum diftis militibus , & pedm-
bus; & nullum fuum adjutorium potuit con-
valere , quia Dominus Tarlatus equitavtc, &
pofuit fe fuper quandam Molaram fictam irt-
Alpibus , & ideo homines di£li Caftri nullum
fuccurfum habuerunt. Icem die VII. menfis
Augufti venerunt Ambafliacores de Maffa Ar-
retium, & tunc faclum eftquoddamConfilium
Generale , quia ipfi apporraverunt quinque-
Palios ad diclam Civitatem, videlicet, in Fe-
fto Beati Donati ; & ita promiferunt dicto
Confilio apportare omni aono in diclo Fefto;
& fuerunt ifti Mercatellum , Pieverium de_
Seftino, Pieverium de Melia , Pieverium de
Miula, & Pieverium de Vico.
■335-
Taddaeus de Callio intravit in Poteftatenu»
Arretii in Calendis Decembris. Di6to tempo-
re, videlicet die Sabbati XV. Aprilis noclur-
no tempore Nerius Uguccionis de Faggiola_.
intravit Burgum Sandti Sepulcri cum L. mi-
litibus , 8c movit fe cum iftis de Comitatu
Urbini , quod diftat a Burgo Sancli Sepulcri
per XXX. miliaria; 8c dicebatur tunc , quod
volebat cum trecentis militibus Perufinis ire
vfjrfus Ariminum fictit factura
Ribaldi Boccaccini Comitis de Montedoglio
Praepofitus licet tempore peflimi neporis dicffci
Roberci volendo ipfum Dominum UberturrL.
capere, vocavit ipfum, ut exiret de CafTero,
& equitaret per Terram ; 8c ipfe Dominus
Ubertus noluit exire , immo fecit claudere_
januam Cafferi ; & ipfe diclus Ribaldus cla-
mavit cum aliquibus de Terra : Moriantur
Gabellae. Poftea die Dominico de mane Do-
minus Pierus ivit ftatim Anglare cum aliqui-
bus militibus. Die Luna? fequenti CCL. mi-
lites di&i Nerii venerunt Burgum , & cepe-
runt quoddam Monafterium , quod vocatur
, & ibi fortificavit fe , ita quod
dic~his Dominus Pierus non potuit fuccurrere
didrum Dominum Ubertum , qui erat retru-
fus in Caftro. Poftmodum venerunt ad con-
cordiam, quod di&tis Ubertus exivit de Ca(-
fero, 8c ipfum deftruxerunt . DieXVIH. Maji
equicavit Domimis Pierus cum militibus &
peditibus ad devaftandum omnia bonadeTer-
ra Burgenfium , 8c fteterunt ad devaftandum-
octo diebus .
Dictus Taddasus reaffirmatus pro aliis fex
menfibus , 8e die Manis VI. Junii Dominus
Rainerius miles de Coitona , 8e Capitaneus
Perufinorum equitavit per Vallem Chii , &
ibi ruximum damnum dedit cum dictis mili-
tjbus&cpediribus Perufinorum . Et recefferunt
dicta die, 8e pofuerunt campum in Caftognia-
?° ' j. ,bl feccri > n t Serralium . Poftmodum-
lfto die Dominus Pierus levavit fe a Burgo
Sancli Sepulcri cura omnibus fuis militibus ,
& cura Populo Arretino, 8c ivit CaftiHonem
Arretinum . Die Jovis de mane oclava di&i
jacniis dacum fuit Nomen omnibus de exer-
A
A
B
L E S 8 74
citu , antequam exiret de Caftilione , 8c ce-
perunt fignum , videlicet, la Colonna , e la_
Croce amore Arrigi filii Domini Stephani de
Columna, qui eledtus fuit in Capitaneum no.
ftrum ; 8c equitaverunt , & pofuerunt fe apud
Rumpercarium . Divinl providentid 8c potea-
tia" concedente , pnedi&i Perufini amiferunt
primum , fecundum , 8e tertium Serraliurru
prceliando continue; quiSerralii eranc fafti in
Rumpercario. Et poftea ordinaverunt fe iru.
pradiis de Cervinio in Palatio de Maccino ,
qui locus eft fortiflimus . Sed PetuGoi fubde-
biles continue fuerunt, 8c femper erunt cura
dicloPopulo Arretino, 8e in fine fuerunt po-
fiti in confliclum , 8c mortui bene LIV. ho.
mines , capti crecenti , inter quos fuit captus
Cecchus filius Domini Vencioli de Perufia_,
Abbas de Petrojo , 8e mulci alii Perufini , 8c
Cortonenfes, 8c omnes Capitani eorum ; qui
omnes Capicani folverunt in totum
Florenos. Et habuerunt XXIV. Banderia» , &
combufferunt palacia 8c domus ipforum Cor-
conenfium . Et tunc in didto prcelio fadti func
Milites Lnzemburgo , Allecus , 8c multi alii
Teutonici ; 8e ibant ufque ad moeaia Cor-
tonse .
Epijlola Domini Tarhti ad Pierum Sacconm.
„ ~\JfE(Ter Tarlato. Pier Saccone Salutem.
„ IVJL Sabbaro di X. di Giugno ci panim-
„ mo da San Sebio a ora di Nona, eandam-
„ mo dal Lago dle Terre di quelli di Caftel-
,, nuovo, e ponemmoci in fu ona Villa , che
„ ha nome Ivoro , Ia quale e bene di cento
„ cafe ; e nello ardere di quefta andammo in
„ Battifolle, e Ligniale. Avemmo la Torrc,
„ di MonteQualandi tutta, e avemmo il Pa-
„ lazzo ; ardemmo la fera Sauguinetco, e lt-
„ Mandoelle, e cutca la Corce di Caftelouo-
„ vo, e Gonfigna, e la Capelia. La Dome-
„ nica mattina Xl.del detto mefe, ci levam-
„ mo da Ivoro, e andammo in fu la Corte di
„ Xualino, Sant'Agata, Gliorfolini, le Ville
„ di Cornia, e Montegetti, e tucto il Borgo
„ di PalTigniano , & averemmo prefo il Ca-
„ ftello in tucco, e glt uomini apparecchiate
„ le barche per andarfene , fe non che noi
„ non volemmo ftare a vincerlo, P^rche non
„ c'impedifle il noftro andare . Ardemmo la
„ Villa di Monce Juffiano , e di Torncella-
„ per andare fopra un Caftello , che e lopr»
„ Piano di Cafpano , che ha nome Monce
„ Colegno, & in quello era giunco i| Pode-
„ fta di Perugia a conforrare gli uornini, che
„ fi teneffino con ^o. uomini a cavallo , con
„ faetcamenco, 8e alcro fornimenco ; e come
„ ci viddero, fubico fuggirono fopraunMon-
„ te, e laflarono il Caftello; e u quelta iera
„ noi l'ardemmo tutco , che era da dugeaco
„ Cafe, e murato di muri, e barbacani. Mei-
„ ferRuberto rimafe ivi con cucci 1 Cavaliert
„ e con lo Popolo, falvo che con fii
„ re , che vennero meco a un CafielW , cne
„ era preffo a due miglia a quello , il qoaie
,; ha nome Monce Foncifgiano , & e Cafte» 0
„ di cinquecenco uomini molco toite , pene
„ muraco di mura e barbacani . Come ci vi-
„ dero venire , abbandonarono ll CaltSlW , e
„ fi ricoverarono alle barche, che hanno in-
„ lo Laco, con cucco il loro beftiame e tami-
glie, e laffarono il Caftello tutto formto e
, pieno di mafferizie, e di grano, e di v.no,
, e noi lo facemmo ardere tucto , & arloli
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«75
R R E T I N
B
„ dentro tanto ben di valuta , che faria in> A
„ poffibile a credere . Tornai al Capitano, e
„ a Meffer Ruberto , e andammo la fera ad
„ albergo in Piano di Carpano , la quale e
„ tutta aflieme bene da fettecento Cafe a mo-
„ do dt una Citta; e temendo che non ci fa-
„ ceffe romoreggiare la notte gente , che era
„ alla Badia ricoverata , che e in fortezza_ ,
„ richiefi quegli uomini , che vi erano den-
„ tro, che io voleva mettere in la Terra due
„ Guardie . Non mi volfero dare la Terra_ ,
„ anzi mi fecero baleftrare . Per quefta ca-
„ gione le genfi combatterono , 8t avemmola
„ innanzi che foffe nette , si che vennero alla
„ mifericordia per uomini morti ; & come noi
„ 1'averomo , io per riverenza del Commune
„ di Pifa . . e perche fe i
„ Tedefchi foffero entrati dentro , gh ave-
„ riano tutti morti, e non me ne faria potuto
riparare , cosi ne levai i Tedefchi , e fece-
„ ro un patto con loro , che quelli , che_
„ erano dentro , diano 300. Fiorini d'oro.
„ Stamane, cioe alli Xll. di Giugno cavalco
„ parte della noftra gente alla Monacchia_ ,
e al Borgo di Fontana preffo a Perugia a
„ tre miglia , & arfero effe , e parte della_
„ Villa di Cerriano, c tornarono a noi a Pia
„. no di Carpano, ove noi gli afpettavamo, &
„ indi ci levammo paffata Terza, e ardemmo
„ efla Villa tutta, e inolte altre Cafe , che_
,, vi fono d' intorno , e venimmo alfAlan
„chiaello, faciendo li pih arfure di Ville, e
„ Borghi, che noi non aviamo a mente. Fra
„ L*altre fi arderono Lanchaiello , San-Foli-
^ziano , Ponte di Valle , Santo Fatucchro,
„e le Ville di Montealieri , la Panicaviola,
Vajola, Paterino, e tutti gli altri Borghi,
„ che erano intorno al Ligo , & di quelli i
„ quali non fappiamo i nomi. Stafera (iamo
„ alloggio allo Spedaluccio , e ftaremoci do-
„ mattina, tanto che noi anderemo infieme a
„ fei o ottoVille, che fono rimafe inloChiu
fcio da latodiqua. Infomma noi fiamojtutti
„ appreffoa Perugia a tre raiglia; e fariemoli
„ ftato preffo a un miglio , fe non che noi
„ non, poriamo rimediare al pane . Credo che
„ noi aviamo arfe da fettecento Cafe , e fatto
loro tanto danno , e tanta vergogna , che_
it mai Citta in si piccolo tempo ricevette_
„ tanta. E riveniamo per tempo domattina a
„ Caftiglione : pero fate, che ci fia del pane .
„ Data allo Spedaluccio di XII. di Giugno
„ dopo Vefpero. „ Die XV. difti menfis re-
diit Dominus Pierus cum tota Salmaria.
Pandolfuccius de Frangipanis de Roma in-
travit in Poteftatem in Calendis AugufH pro
fex menfibus. Venit exercitus Perufinoruiu,
apud Caftilionem Arretinum, & ibi fteterunt
propeLacura noftrum fex diebus ; poftmodum
levati funt, & pofuerunt fe alla Noceta, cre-
dendo habere di&um Caftrum Caftilionis ,
quia quidam proditores intendebant dare_
ipfis ; fed quia Dominus Tarlatus iverat ad
cuftodiendum ipfum, non habuerunt . Poftea
venerunt ad Quaratam, & campum pofuerunt
apud Cincelli , & fteterunt una die , & po-
ftea reeefferunt , & iverunt per planum Arre-
tii, & combufferunt Montagnianum , Albero
fum, & omnia Caftxa exfiftentia in plano Ar-
retii. Et die Sabbati in no£te in Calendis
Oftobris amifimus Civitatem Caftelli , quam-
habuimus & tenuimus per XIII. annos ; &
amifimus eam , quia duo proditores exfiften
tes in janua , dederunt ipfam januam , & ideo
87«
tota Civitas eft derobata per diftos Teutoni-
coi . Tunc Dominus Rodulphus cum tota fua
familia , & cum aliis forenfibus ftipendtariis
fe retulerunt ia Caftrum didla; Civitatit , 8c
non habebant unde vivtre poffent , & ideo fe
dederunt pro captivis , & omnes exfiftentes
in diclo Caffero fe redemerunt a prsediclis
Teutonicis , falvo quod Dominus Rodulphus
cum tribus fuis filiis du&us fuit Perufium , 8c
ibi pofiti funt in carcere illius . Utinam Deus
faciat illos revertere ad patriam iplorum , 8e
fuerunt de dicla duftione die XV.
diiftt menfis .
Die ultima didti menfis, Florentini, firmata
omninopace nobifcum, ceperunt, immo ufur-
paverunt Bucinum , Galatronam, 8c aliasTer»
ras Vtfcontatus, quas Dominus Tarlatus eme-
rat a Comitibus.
Et die ultimadifti menfisamifimus Caftrum
Citrrnas , quia homines diiSti Caftri nolebant
aliquam dominationem , immo in totum de-
ftruxerunt Cafferum ipfius . Item eodem die
fuit rebellatio Caftri Fojani per Florentinos
fa<Sta.
Item die primo menfis Novembris amiffio
Cometi .
ltem die IV. dicti menfis Guido Biordi in-
travit Cafirum de Rondine nocYirno tempore
vigore aliquorum de dicT:o Cattro , credendo
ipfum tenere cum L. militibus , d;)nec (equen-
ti die quadringenti milites exfiitentes in Fo-
janum veniebant in luccfrfum ipforum ; fed
Dominus Pierus bene providit de fuccurfu, 8e
introivit per viam verfus Cafferum cum ali-
quibus baliftis , 8c rehabuerunt Caftrum , 8t
tunc ceperunt diftum Guidonem cum aliqui-
bus de Ubertims. Item die Dominico XII.
Novembris exercitus Perufinorum venit Do-
mum Veterem , 8c lbi fteterunt ufque in fe-
quentem diem Lunae ; & de dicti Ecclefia_,
exportaverunt Colnmnam Beati Petri Apoftoli
cum tribus aliis. Et Dominus Petrus credebat
ipfos pluribus diebus ftare, quia adjutorium_
expedlabat a quibufdam (uis amicis; 8z bene
pofuiffet ipfos in conflidtum, fi ftetiffent ulte-
rius. Et dicebatur, quod Dominus Deus iuc-
currebat fibi cum ingentibus militibus Et
die Luna? fequenti a d\£to exercitu receffe-
runt ; 8c poit non multa tempora DominuS
Joannes de Albergottis Epifcopus Arretmus
de Monte San<Sli Savim iplam Columnam Dt-
vi Petri invitis Perufihis remifit in locuro-
fuum .
« 3
Dominus Francifcus de Callio Judex mtra-
vit in Foteftatem per fex menfes. Et tunc-
comperti fuerunt aliqui proditores , qui debe-
bant dare Civitatem Arretii in manus inimi-
corum ; fed quia erant pravae progeniei, &
cum Beatus Donatus ab impiis voluerit nos
cuftodire: ideo non potuerunt eoruro animum,
adimplere , immo capti fuerunt 8c decapi-
tati . , ... ,.
XIV. menfis Februarn m die_.
rexdificatio Montis Sandb Savi-
20. Martii , ficut tradtituo) erac
de Vicione , &c de Poggiolis ,
ipfis Perufinis introitum Civita-
per januam Portas Bujas , tuuc
Jtem die
Carnisprivii
ni. Et die
per aliquos
de dando
tis Arretii
Dominus Petrus traclabat cum ipfis prodi-
toribus , ita quod ipfi roilites venerunt ad
ipfam jannam dicla die , & fubter pontem_
miferunt aliquos famulos , non eniro Capita-
nei aufi funt iotrare , quia fagaces fuerunt .
Com-
«77
A N N A
Combuftio Palatii Populi die ultima Martu .
Et die ultima Martii deftruaio Corneti . Dte
X. Maji Cavalcata Burgenfium verfus Pu-
liam . Die III. Julii Cavalcata Florentinorum
apud Quaratam , 8c combuferunt totum gra-
num exiftentem in campis . Die XIV. men-
fis Julii Cavalcata Perufinorum , & Florenti-
norum apud Quaratam , 8c fteterunt feptenu
dies , & habuerunt ipfam , quia Terngena?
timebant amittere ipfam prceliando . Poft-
roodum iverunt Petrognianum , 8c fteterunt
XIV. diebus , & deftruxerunt omnia Palatia,
sedificia 8c poftmodum fe levave-
runt, & iverunt Pratantiquum , 8c ibi pofue-
runt campucn , & fteterunt fex diebus , quia^
Lucenfes equitaverunt in Comitatum Floren-
tix, ideo levati funt modo quafi in confli&um.
Venerunt die Sanfti Donati ad Pontem Car-
ciarellce, & ibi currerunt Palium , videlicet
unam Tovagliam. RecelTerunt inde cum ma-
gno timore, quia audiverant, quod totus Po-
pulus Arretinus volebat prceliare cum ipfisde
exercitu ad quoddam Serralium factum extra
januam Sancti Laurentii , quod erat fortifli-
mum ; & tunc rea»dificaverunt Montionem .
Et poftea die undecima Augufti iea?dificatio
Laterin*. Et die XXIII. Septembris fuit de-
ftructio Montis Jovis.
i 3 ? 7-
Die 8. Martii , ficut placuit Domino no-
ftro Jefu Chrifto nos ponere in tranquillo ,
& quieto Statu, Florentini cum maximagen-
te peditum 8c militum intraverunt Arretium,
& quafi omnes Cives fe fecerunt coram eis
cum frafchis 8c ramis Olivarum extra Civita-
tem, continue Dominus Pierus cum eis . Et
tunc formaverunt Populum Arretinum, quod
nunquam fuit , nifi tunc , 8c parum durabit.
Et fecerunt Capitaneum , qui fuit Bonifacius
de Peru/.zis de Florentia ; 8c Dominus Cor-
raduccius de Panciatichis de Piftorio electus
in Poteftatem per fex menfes . Et formati
funt tunc Priores in Civitate Arretii , Gon
falonerius Juftitis , 8c VIII. Gonfalonerii , vi-
delicet in totis quatuor partibus , videlicet ,
unus Ghelfus , 8e unus Ghibellinus . Sed ma-
xima difcordia erat inter Perufinos 8c Flo-
rentinos , quia Perufini volebant dimidiam-
Civitatem, 8c jurifdiclionem ; fed quia noru
melius fuiflet , quod Arretinus Populus eflet
fub dominatu Perufinorum : de communicon
cordia habuerunt Burgum SancYi Sepulcri
(tamen nobis Arretinis reddito pallio , ficut
conftitutum erat ) Caftrum de Anglare , Ca-
ftrum Lucigniani, Caftrum Fojani , Caftrum_
Montis Sandh Savini : qua: Caftra retinerede-
berent per X. annos ad confervationem Pa-
cis , 8c fub eorum jurifdiCbone . Et die XX.
Aprilis D. Pierus cum militibus Florentirw-
rum equitavit Monterchium , 8c intraverunt
per quandam januam fitam poft Caflerum_ ,
quia Cafferum amiflum erat propter maligni-
tacem aliquorum perditorum de Terra , qui
ipfum dederant Marchioni de Monte , 8c po-
fiti fuerunt in confli&u , 8c mulci mortui 8c
fufpenfi .
Die prima menfis Maji aliquis rumor fuit
in Civirate Arretii, 8c incceptus fuit perGuel-
fos de Terra , qui volebinc expellere Domi-
num Pierum cum aliis de domo fua ex Civi.
race; Sc Dominus Pierus fuit fapiens, nam in.
duxit Florentinos, qui cap^rent Plateam pro
ipfis, 8c lbi ftarent omnes muniti ; 8c tunc
Populus Arretinus fub armis fuic : dicendo
B
D
L E $ 8?8
vivat vivat el Popolo de Florentia . Et die io
Maji incceptum eft facere Cafferum in Podio
SanrSH Donati, quod eft fortiflimum, 8c pul.
chrum; 8c parum durabit . Hoc dico, qui»
Florentini non fervanc promiffa,
Die XXX. Septembris D. Joannes railes
de Panciaticis de Piftorio eleftus in Potefta*
tem per fex menfes , qui bene fe geffit in of-
ficio , 8t Nadolus Cennis de Orfadariis dc-
Florentia Capitaneus per alios fex rnenfes .
Tunc die ij. Septembris Judex Appellatio-
num de Perufia venit Arretium, qui habebat
falarium per fex menfes in C. Florenis , 8c
nihil aliud licet ei facere in Civitate . Et
tunc elevata eft Turris Palatii Populi . Die*
XXVII. menfis Septembris pofita eft fuper
ipfam Turrim Campana Communis , 8e nunc
eft Populi Arretini .
i J3 8.
Die prima menfis Aprilis D. Francifcus
miles de Strozzis de Florentia electus in Po-
teftatem per fex menfes . Coppus de Medi.
cis de Florentia per alios fex menfes , &
Chiolus de Prato elerStus in DefenforemCivi-
tatis, qui habet miximum arbitrium a Com-
munitate Florentia? , 8c moratur in Palatio
Populi, ubi ftabant Priores , 8c tunc imme-
diate exiverunt Priores , 8c iverunt ad ftan-
dum in Domum Domini
Et Dominus Tarlatus dedit Caflerum CiviteL
la; Florentinis .
Die z6 Februarii Dominus Bofus Epifco.
pus Arretinus intravit Civitellam, fcilicet in
Caftro . Ec die 16 Maji Dominus BofusEpi-
fcopus incravit Biblenam , & ad alias Terras
Epifcopacus, 8c ipfe habuit de concordia prs-
ter Caflerum . Item die XIII. Maji mortuus
eft Farinata de Ubertinis probiflimus homo.
Dominus Baynerius de Adiraaris de Flo-
rencia eleclus iB PoteftaCera per fex menfes ,
incipiens fuum officium in Calendis Odlobris.
Suo tempore venerunt Doctores Arretium ad
legendum in Jure Canonico 8c Civili; 8c hoc
quia non poterant ftare Bononia», occafione_
excommunicationis Domini Papa? , quando
expulferunr Legatum de Terra . Habuerunt
Salarium CC. Florenorum auri . Ec die XII.
dicti menfis inventoe fuerunt Reliquiae Beati
Marcelli , 8c aliorum Sandrorum prope Ora-
torium Sindti Stephani prope Dornum extra
Civitatem ; 8c inventus quidam Saxus Mar-
moreus in ipfo monumento fic fcriptum ; «
expofitas iftas literas habuimus a quodanu
Fratre Sanfti Dominici : quse literae fic tnci-
piunt
.... -
Et illuc iverunt omnes Clerici Civitatis cuitu
omnibus de Civitate, Sc infinita miracula te-
cit . Ferunt etiam, quod ibi eft Corpus Bea-
ti Donati , 8c inventa fuot XII. monumenta-
lapidea .
Die prima Maji D. Robertus Miles de Bif-
dominis de Florentia ele&us in Poteftateou
per fex men^S; 8c Philippus Magalotti Capi-
taneus Populi , qui (e bene geflit in officio .
Venic Arrecium D. Jacobus Gabnellus Capita-
neus, 8c fecit catenas in angulis Places Porco-
rum, & Palacii Populi, 8c Ec Cives ex,
pulferunc de eorum domibus omnes dePoaio
Sancli Donaci , 8c in ipfis domibus miieruat
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*ji A fc R E
Forenfes, ut eflent magis fortes io Civitate .
Ac etiam die VII. Julii obfcuratio Solis per
totom Orbem , & obfcuravit de XII. parti-
bus, XI. partes, & aliquaotuluro de alia , &
ftetit fic per duas horas & dimidiam .
Domiaus Gherardus JMiles de Forabofchis
de Florentia electus in Poteftatenf per alios
fex menfes ; Et tuuc irapofita; funt Imagines
Beaue Marie Virginis ad Januas Civitatis ; &
etiam foo tempore inundariones aquarum, flu
mtna & Terrasmotus veoerunt , & fames 8c
careftia per totum orbem fuit , & multi pe-
rierunt fame.
Dominus Alamannus de Caviciulis de Flo-
rentia eleclus in Poteftatem per fex menfes ;
bene fe habuit in officio fuo.
Dominus Barnaba de Roflis de Florentia-
electus in Poteftatem die primo menfis Se-
Stembris . Ipfo tempore Dominus Pierus de
lardis de Floreotia cooatus fuit io quantum
potuit frangere Populum Florentinom ; 8cideo
expujfus fuit de Civitate , & diruta funt fua
adificia tn Civitate . Poftea pofuerunt exer-
citum apud Caftrum de Alvearii, in quo erat
Dominus Petrus , ,8t ipfuro habuerunt per pa-
<ftum , & reftituerunt eidem pretium emptio
nis di&i Caftri, ..
>34».
Dominus Robertus Miles de Adimaris de
Florentia ele&us in Poreftatem per fex men
fcs . Renovando fa<5him Florentiie, ipfi Flo
rentini emerunt a Domino Miftino Civita-
tem Lucanam , & hoc fecrete . Pifani au
tem hoc intelledto elegerunt Stipendiarios ,
& fubito pofueront Canapum cum filiis Ca-
ftruccii in prato Luca? , quj Campus erat
per miliaria quinque , & bene vallatus cum
feofchettis & foflatis plenis aqoa circum-
pirca ; in quo Campo in uno capite erat Cam-
pos Comitis Nolfi de Urbino Capitanei didki
exercitus; in medio Campus filiorum Caftruc-
cii ; tn alio capite erat Populus Pifanorum
cum illis de Genua . Et non legitur.in Hi-
ftoriis Romanis, ita pulchra adificia, , tam
fcene gefta , & fa<Sta , ficut apparebant ifta_ .
Hoc eft fiftum . Florentini in quantum po-
tuerunt cum Guelfa parte Tofcana , & cum
potentia tota Domini Maftini volebant forni-
re Lucam Civitatem; fecerunt falmarias bene
per IV. falmas , & fe pofuerunt prope Cam-
pum per quioque miliaria , nec poterant in-
;redi Civitatem fine proelio. Die .... men-
is tranfierunt flumen Serchii , & fue-
runt ad proelium cum Pifanis in Prato Lucs ;
& tunc bene fe geflerunt militesDomini Ma-
ftini, & aliqui Senenfes; fed ficutplacuitDo-
mino noftro altiflimo adjuvare dignos , & in-
dignos expellere, pofiti fuerunt diAi Floren-
tini in confii&um . Tamen Dominus Tarla-
tus cum aliquibus militibus & peditibus Ar-
retinis intraverunt Lucam ; & multi in flu-
mine Serchii perierunt ; reliqui verd , qui re-
manferunt, reducli funt ad fortalitias Floren-
tinorum . Et iterum diAi Florentini volue-
runt probare fornire Lucam . Elegerunt Do«
minum Maiateftam in eorum Capitanettm ;
Sc veoeruot ad Campum Pifanorum , & tranf-
iverunt bene trecenti milites Serchtum , &
intraverunt Lucam . Subito Pifani fecerunt in
ipfo paflu quoddam Battifolle terra; vallatum;
immo ftatim , fi hoc fieret per artem Magi-
cam , deberet fufficere . Poteftas autem Lu-
cenfium habuit ia mandatis a Florentinis cu.
I
B
T I N I. 880
ftodire Dominum Tarlatum ; fed ipfe fui 6-
gacitate fugam arripuit in Campum Pifaoo*
rum .
Die XXV. Septembris habuerunt Lucam
Pifani, quia amplius occafione famis non po-
terat fe tenere ; & hic maximam vidtonam
habuerunt Pifani .
Exfurgat Deus, & diflipet proditores . Sicut
praedixi , quod Deiis in tranquillum Statum
reduxit , quando Civitas Artetina venit ad
manus Florentinorom : ita hk in contrariun»
eft fcribendum , prout traclatum fuit per alU
quos Florentinos Guelfos , & Rectores Flo-
rentiae reducere diclam Civitatem Arretii ad
partem Guelfam .
Rofliis de Roffis de FloreotiaPoteftas. Die
io. Novembris . Guillielmus maledictus de_
Altovitis de Fiorentia Capitaneus Civitatis
Arretii cepit Dominum Petrum de Petrama-
la, Dominum Lucemburgum, DominumRo-
dulfum cum duobus fuis filiis , & pofiti funt
in carceribus , difcurrendo per Civitatem ,
clamandofajpius: Vivat Populus Florentinus,
& pereant proditores. Prima die, fcilicet die
Mercurii citati fuerunt bene CC. Guibellini
a Contrata , coram Poteftate , & mo-
rabantur in Sala Poteftatis cum timore maxi-
mo, quia omnes Guelfi Civitatis Arretii yo»
llebant iplbs comburere; & poftmodum mife-
' runt ipfos ad confinia in variis locis , & om-
nes Guibellini acceperunt arma; & nobis fe-
, cerunt libramnovam , imponendo gravedines,
i & datia . Poft hrc mala continue operando ,
'die prima Novembris, & in FeftoSancti Aa-
drea? bannitum fuit in Civitate , quod omnes
Guibellini a XIII. annis ufque ad LX. exi-
rent de Civitate per januam San<SH Spiritus .
Ipfo die expulfi fuerunt Guelfi de la Te-
rina.
1 14**
Didtus Guilltelmus Capitaneus mifit Domi-
num Petrum, & alios incarceratos Floren-
tiam, quia ipfi Florentini volebant occupare
Caftra , & tenimenta eidem Domino Petro ,
& falsl occafione appofiti acceperunt fibi &
aliis vinum, carnes, & lumen, & multa aha
plura inconvenientia facicndo. Ipfo tempore
Francifcus Guidonis de Ubertinis reaccepit
Turrim de Caftilione Ubertinorum a Floren-
tinis, qui habebant cuftodiam, & optimam*
guerram eis faciebat; & illi de Petrognano
expulferunt Brancam de SaxoUs eorum Pote-
ftatem , & miferunt intus filium Domini ... &
optimam guerram feceruntdemenfe .... ficut
tra<a.tumfuitperCecchum Brancam deMaga-
lottis de Arretio cum XXV. Guibelltms : re.
ducere Civitatem Arretii ad partem Guibel-
linam, 8e expellere Guelfos. Traaavtt pra;-
di<fta cum Domino Roberto , & Domino Tar-
lato, & ipfo die no&urno tempore fuerunt
ipfi Tarlati cum aliis Guibellinis ad Portanu
Bujam , & extrinfeci aperuerunt januam , 8c
inciferunt portam fluminis, 8eingreffi fuerunt
bene CCC. famuli . Dominus Tarlatus cutru
aliis militibus &c peditibus noluerunt frange-
re mururo janua;, nec voluit intrare, quod
tunc potuiffet reducere ad tranquillum Sta-
tum . Guelfi autem Civitatis ceperunt XX.
Guibellinos in ipfa'Civitate , 8t fufpenderunt
ipfos prope Portam Bujam , & aliquos non-
culpabiles ; & domos , 8c asdificia cum virt-
dariis Petramalenfium dextruxerunt ad rut-
nam. De menfe Augufti cavalcata cum mili-
ribus 8c Guibellinis de Civitate in Valle al
Bafnton,
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881 ANNALES
Bafniori, & ad januam San&i Spiritus exie-
runt . Florentini autem non habentes repa-
gulum a Pifanis, elegerunt in eorum Domi-
num Generalem perpetuum Dominura Gual-
terium Ducem Athenarum , qui pertradtavit
Pacem generalem cum Pifanis , & alus Gui-
beilinis de Arretio; & promifit remittere^
omnes Guibellinos infra fex menfes m Civi-
tate Arretii. Qui intravit in dominatu dic-
decima Septembris , & bene fe geffit in prin-
cipio. Fecit fufpendi Naddum de Rufcella
riis, Dominum Joannem de Medicis, Guil
lielmum Altoviti decollari, quia ipfi mere-
bautur occafione Civitatis Arrerii, & Luca; ,
& aliorum populorum de Florentia. Et bene
jus reddebat omnibus petentibus jura;, & oc-
cafionem qusrens remittendi D. Pierum de-
Petramala, & alios Guibellinos in Civitatem,
falfam caufam aflumpfit, & dicebat, quod ipfi
crant fideles fuis partibus , inftru&us a Guel-
fis Arretinis &. Confiliariis fuis: quod Confi-
lium non fuit fanum pro eo.
1 J4J.
Dominus Joannes de Pancteticis de Pifto-
rio Vicarius Generalis Civitatis Arretii mif-
fus a Domino Duca per fex menfes. Tuncl
incoeptio fecundi Cafleri per Dncam confilio
Civium in Civitate Arretii, & deftrudtio Pe-
trognani, & resedificatio Montis Jovis, Caftri
Capolonis, & Trocciani, quod Troccianum-
fubito rehabuit Dominus Petrus de Petrama-
la, quia Guelfi Arretini non potuerunt . • ••
reaidificantes ipfum. Et ob hoc vidit Domi-
nus Duca Dominum Pierum Poteftatem coe-
perit perquirere, & fibi accepit Montacutum
lupra Tallam, Petranoram, & Mignianum- :
quod Guelfi Arretini ordinaverunt cum cileto
Duca, ad hoc ut poffet fecurius ftare in Ci-
vitaie , quod reftitueret praedictis dicla Ca-
itra, & acciperet Caftrum de Rondine, quod
Caftrum didtus Dcminus Tarlatus habebat ,
& fic faclum eft .
A
A
R R E T I N i: 882
Die XVII. Julii, ficut placuit Deo diflipa-
re Tyrannum Ducam , Populus Florentinus
inclufit dic"him Ducam in Palatio, & multi
de fua Familia perierunt. Subito hoc fafto ,
expulfi fuerunt Guibellini de Arretio, & de-
robbati , & mortui aliqui in Civitate , & ex-
tra per Guelfos Civitatis .
Die nona Augufti ordinaverunt dicti Guel-
fi Civitatis cum aliquibus Guibellinis eripere
Florentinis Caflerum Civitatis ; & proeliando
concinue ipfum habuerunt, & duxerunt ad
ruinam . Guelfi vero hoc faclo expulferunt
Guibellinos de Civitate.
Guelfi de Caftilione Arretino cum militi-
bus Perufinis volebant accipere Cafferum Ca-
ftilionis a Capitaneo Florentinorum ; ipfe ve-
ro Capitaneus ordinavit, ut fapiens cum Do-
mino Piero de Petramala conferre fibi diftum
Cafferum ad vindi&am Guelforum ; 8c ftc fibi
fecit, & ibi omnia ipforumbonaGuelfis eon-
fifcata Communi , & aliis ingredientibus cum
ipfo • i
Item per nepotem Domini Bofi Epifcopi
Arretini, quem Florentini tenuerunt injufte
per novem annos de menfe Oftobris die . . .
difti rnenfis Dominus Bofius Epifcopus Arre-
tinus intravit in Civitatem Arretii cum tota
fua familia. Et fafta eft pax generalis inter
Ubertinos & Guelfos Civitatis , non tantutn
de licentia Communis Pifarum, nec nonDo-
mini Pieri; fed fecit ipfe D. Bofms Epifco-
pus , ad hoc ut poffet ftare in Civitatem , &
non ftetit, nec ftabit tempore Guelforum.
Die X. Decembris quatuor Ambaffiatores ,
fcilicet duo Communis Pifarum , & duoCom-
munis Florentis venerunt Arretium, & Ca-
ftilionem Arretinum pro pacifico ftatu Arre-
tii firmando; fed quia Guelfi Arretinorunu
petebant talia pafta , quse ipfi concedere no-
lebant , receflerunr Senas , 8c lbi fimul MtiO;
cinavemnt dc dicla pace .
N
r
CHRONICON
NERITINUM,
S I V E
BREVIS HISTORIA
MONASTERII NERITINI
Ab Anno MXC. ufque ad MCCCLXVIII.
A U C T O % E
STEPHANO MONACHO BENEDICTINO
ABBATE MONTIS A L T I»
AB ALTERO SCRIPTORE CONTINUATUM
Ufque ad Annum MGCCCXII.
TsLunc prhniim in lucetn eduHum
E MANUSCRIPTO CODICE
CLARISSIMI VIRI
JOHANNIS BERNARDINI TAFURI
NERITINL
CUM NOTIS EJUSDEM.
Tom.XXlP.
M m m
0
88j
IN BREVE CHRONICON
MONASTERII NERITINI
P %AE F A T 10
LUDOVICI ANTONII
MUR.ATOR.II*
JOhannes Bernardmus lafurus , patria Neritinus , ex eruditione fua Librifque
editis vir inter Literatos jamdiu notus & commendatus , veterique amici-
tia mihi junclus , is fuit , qui iftud breve Chronicon Monafterii Benedidli-
norum Neritinoncnfium ad me pro fua humanitatc mifit . Non indignum
mihi vifum eft Opufculum, quod rcnebris eriperetur. Erit hoc alicui ufui
amatoribus Hiftoriae Monallicae, ac potiffimum quod apud Mabillonium nulla infi-
gnis Loci mentio occurrat . Adferet & aliquid lucis Japygiae , cujus elegantem
»deo defcriptionem nobis reliquit Antonius Galateus , atque ornatiorem nobis
fuis Notis dedit ldem Clarifs. Tafurus Tom. VII. Opufculorum , quae Venetiis
identidem typis traduntur a P. D. Angelo Calogiera MonachoGamaldulenfi, bene
haclenus de Literaria Republica merito . Denique decori erit Nerito (nura Nar-
db) Urbi illuftri ex ipfa antiquitate in Salentinis , quam nunc in primis ornat An-
tonius Sanfelicius ibi Epifcopus , vir noo minus ob Pietatem , ceterafque Virtutes ,
qu&ra ob ingenii §c Eruditionis dotes fpeclatiffimus , uti fidem praeeipue faciunt
eJegantiffimae ejus Notae ad Campaniam Antonii Sanfelicii fenioris , ante paucos
tnnus editae . Auclor Opufculi fuit Stepbanus Neritinus , Monachus Benedidlinus,
qui Anno ltfl conftitutus fuit Abbas Monaflerii Santtae Manae Montis Altt . Ab
Anno iopo. ufque ad 1368. materni Lingu^, five Calabra 1 Dialedlo , is brevem
aarrationem fuam perduxir . Ab altcro Scriptore addita fubmde fuere nonnulla
ufquead Annum 1412. Subfequenti Anno 1413. e Monafteno efformatus luit a
Johanne XXIJI Pontifice Fpifcopatus , Sedi Apoftolicae iramediate fubjectus :
crimufque Neritinae bcclefiae datus eft Epifcopus idem ille , qui anrca Abbas
erar , k.licet Johannes de Epiphaniis Neritinus ; Monachi verd m Cano.acos tue-
re converfi . Notas eruditas ad iftud Opufculum appofuit nuper laudatus Tatu-
H nis , quem praeftabir de rebus Neritinis loquentem audire.
' LarinomatiffimaCattedral Chiefa di Nardd, Citta ragguardevole della
„ Reeion Salentina , vieo da parecchi Scrittori comraendata pel fuo autichiflimo
l principio , ftata effendo eretta , per quel che fi crede , in Vefcovato da' Dxfce-
poli deir Apoftolo San Pietro , le non pure dal medefimo San Pietro ncl rttor-
So chcfece dalle parti d'Antiochia ffecondo la fch ietta affertiva d'alcun»
" Scrittori , come dell' Abatc Giovanni degli Ep.fani. nella fua fej™" D efta-.
" tU veteri atque recenti Santlae Neritonevjis Ecelefiae ad Jobannem XXUl. Pont. Max.
I ultimamenWftampata nel Primo Tomo dclVltalia facra , nel pnnc.p.o della
l Storia della Chiefa Neritina ; di Scipione Puzzovivo nel a fua manufcr.tta De»
IfcliSJdeUaCittaAiNard*] di Girolamp Marciano nella ™»?%™% e %Z
l zhne della Provincia Salentina ; del Padre Lu.gt Taflelli nel fuo ^ Mt fm-
l cbita di Leuca , Lib, Cap. r. ; del Padre Francefco de l^^tSSS
1 eniadi Gesu ncl fuo Libro intitolato , Avelhno tlluflrato da Santt e Santuarj,
l ESS S I S3r eruditiffimo Padre Sebaftiano Paoli nella Fte Ate
l Amirlgh Sn» Vcfcovo di Nard6 , Lib. Cap. 1. e del medefimo Padre pn>
l diffufamente nclla fua quanto dotta altrettaoto commcndata Differta«one De
Z Ritu Ecclefiae Neritinae exorcizandi aquam tn Eftphanta , Part. 2. Da quei pnmi
l Secoli adunque fu qucfta Chiefa da' Vefcovi governata , 1 nomt dc quah ^per U
I lunghczza de' tempi , e mancanza di Scritture , fono affatto a , no 1 gnot, . So-
Z laaiente del loro governo altra teftimonianza not abbiamo oggi giorno , che
Tom.XXir. Mmm a »quella,
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Coog
88tf
quella , che ci lafcid a memoria de' pofteri notata il Cardmal Rqdolfo di ChU
vieres Vefcovo di Albano negli Atti della Vifita, cbe gli convennc fare di qne-
fta Chiefa PAnno 11*7. i quali ftampati fi leggono nel X. Tomo delPItalia Sa-
cra della feconda edizione . E quelte fono le fue parole : Per diligentm inquifi-
tionemper mefafiam de fiatu Monafterii , & Ecclefiae fupradiclae , in pluribus anti.
quis Privilegiis , Bultis Apoftolicis , & aliis Scripturis & documentis ejufdem Matris
Ecclefiae & Monafierii , mihi plane conflitit , quod eadem Neritonenfis Ecclefia olim
antiquis temporibus Caibedralis & Epifcopalis exftiterat cum propriis Epifcopis . Bt
quod pofteaquam fatla eft Monafierium , tam Monacbi , quhm infimul Canonici fecula.
res fuerunt in eddem , in qua divina Officia Latino ufit conjunftim exercebant , f<h
cra peragebant minifteria . Quali Vefcovi poi , fe di rito Greco o Latino , e' fta-
ti foflero , punto nol fappiamo , come non lo feppe il riferito Giovanni de Epi-
phaniis , avendo lafciato fcritto nella menzionata fua Relazione : Per quae anti.
quijfima tempora , quando univerfa haec Provincia Graecorum Orientis Jmperatonm
parebat imperio , baec eadem Ecclefia erat Catbedralis , & fuos babebat Epifcopos.
An ipfi autem Latini fuerint, vel potius Graect, prorfus nefcimus.
„ Quando poi inforfe la ben nota perfecuzione contro de'buoni Cattolicidall'
„ infame Coftantino Copronimo Imperadore , buona parte de' Criftiani e Monaci
„ fugitivi in quella Citta fi ritrovarono , portato avendo feco molte infigni Reli-
„ quie e divote Imagini , per fottrarle dal barbaro odio di quell*indegno Regnan-
„ te . Tra" quali fi venera oggidi in qucfta Cattedral Cbiefa il Braccio del glorio-
„ fo San Gregorio Armeno , e un' Imagine del Crocefiflo Signore . E comechfc i
„ detti Monaci furono per qualche tempo dalla pia generofita de' Neritini foften-
„ tati , e non potendo piu in appreflb un tal pefo tollerare , ne portarono fuppli-
„ chevoli Ic iftanze al fommo Pontefice allora Paolo Primo : il quale volendo dare
„ opportuno provvedimento ad una si ragionevole inchiefta, ordin6 al Popoloe
„ Clero Neritino , che per 1'avvenire il nuovo Vefcovo non eleggefle , ma l'Ar-
M chimandrita di quei Monaci le veci del Vefcovo nella Citta di Nard6 efercitaf-
,, fe , e cosi delPentrate Vefcovili fervir quelli fc ne poteflero pel cotidiano fo-
„ ftentamento . Le Lettere di una tale ordinazione furono fpedite Romae W. Se-
„ ptembris , XV. Indiftionis , pofi Confulatum QmjHantini Anno XXII. che viene ap-
„ punto nell' Anno di Crifto 761. Da quefto tempo principid il pio e zelante go-
„ verno de' Padri Bafiliani in quefta Chiefa , del quale comeche non fappiamo
„ per ora dirne cofa di pofitivo per mancanza di Scritture , parte andate a male ,
„ e parte dalla lunghezza del tempo confumate , ci riferbiamo a qualche miglior"
„ agio di trattarne . Verfo gli Anni poi 1088. governando quefta Citta col titolo
„ di Conte , Goffredo , Principe quanto pio , altrettanto generofo , proccur6
„ per indicibil genio e divozione , che portava verfo 1'abito dcl Padre San Bene-
„ detto , che il governo della Chiefa Neritina da' Padri Bafiliani a quelli di San
„ Benedetto paflaffe . In fatti n'ottenne da Urbano II. Papa il beneplacito. Dal
„ principio di quel governo incomincia il noftro Cronifta a hotare lc cofe tutte di
„ tempo in tempo a qaefta Chiefa accadute , non meno che alla Citta , con tanta
„ accuratezza e diligenza , che migliore non pu6 defiderarfi . Onde penfammo
„ nel capitarci queita Cronica alle mani , indirizzarla al noftro celebratiffimO Su
„ gnor Lodovicantonio Muratori , acciocche pubblicar la dovefte nella fua noo
„ mai abbaftanza lodata gran Raccolta delle cofe d'Italia : fapendo benimmo,
„ che da gli amatori delle cofe antiche fari con gufto letta non meno, che con de-
„ fidcrio ricevuta da' Padri Benedetrini , poiche dalla medefima ricaveranno noti-
„ zie non ancora fapute dagPlftorici del Ioro Ordine . E come che quefta Cront-
„ ca e ftata continuata da perfona , a noi pcr adeffb ignota , fino all* Anno 1415.
„ penfammo una tal continuazione pur'anche trafcrivere , perch6 non fe ne perda
„ nelPavvenirc con gli fcritti la memoria . Lo Scrittore di quefta Cronica , come
„ dalla medefi.-na fi ricava , fu il Padre Stefano di Nardd del medefimo Ordme Be-
„ nedettino , Rcligiofo , per quello ch'egli fteffb riferifce , di qualche ftima nel-
„ la Religione , s\ perche decorato delPAbazial dignira nel Moniftero di Sauta
„ Mana dcIP Alto nelle pertinenze di Nard6 , corae ancora perche apphcato pur
„ anche a regiftrarc tutte le Scritture del celebre allora Archivio Abaziale Ncnti-
„ no , e a formare un Libro di tutti i Gius , bcni , prerogative , Privilegi , ed
„ altro , ehe godeva in quel tempo la Chiefa Neritina . Con una tale occaliene
„ crcd'10 indotto fi aveffe il Padre Stefano a formarc la prefente Cronica , delia
„ quale facendone parole il riferito Scipione Puzzovivo nella fua manufcritta ue-
r . »f cn "
887
„ fcrizione di Nardd , n'ebbe a forraare il feguente giudizio : Ora cbe giuntt Jia~
„ mo a narrare le cofe accadute nella noflra Citta in quefii tempi , flimiamo bene il fer-
„ virci di uri antica Cronica Neritina fcritta daW Abate Stefano di Nardd con
„ rozzo ftile , come ufavafi in que' tempi antichi nella nofira Provincia ; cbe da
„ noi e ftata letta e copiata dalla Libreria di quefti Padri Domentcani , e con
„ grandifpma fatica e ftento confrontata con molte Scritture anticbe delV Archi-
„ vio di quefto Vefcovato : e fempre Vabbiam rifrovata fronta , fedele , t niente
„fcordante da quelle ,
CHRONICON
NERITINUM"
Incominza la Cronaca de li Abbati de San&o Benediclo, che gubernava
la Ecclefia de San&a Maria de Nerito da lo 1090. che foe lo fine
de Monaci de Sando Bafilio , fmo a' noftri giorni : Scripta
da me Stefano de TSLerito pe ordine & comanda-
mento de lo Abbati Gulelmo.
O Conti Gof-
frido fuccedu-
to a la Con-
tea de Nerito
pe la morte_
de fo padre lo
Conti Gafferio
(1) fece pa-
recchi cofe_
bone . Acco-
modao le mu-
|P v "~'^*Jg^^g^g| | ra la Ceta-
• te : fabbrecao
10 Caftiello: fece popolare Nerito : regeftrao
omne cofa , haviano rovinato pe fcazzarene_
11 Greci. In Anno 1090. volio lo dicto Gof-
frido , che la Ecclefia de Sandta Maria de_
Nerito fofle abbetata da li Monaci de Sandto
Benedicto , & non da li Monaci de Sancto
Bafili : 8e ne havio recurfo a lo Papa Urbano
II. quale ordenao , che li Monaci de Sanc*lo
Bafilio andaflero ad abbetare a lo Cunvento
de Sanclo Procopio de li Padri de Sancto Be-
nedidto , 8c li Monaci de Sandto Benedi<5to
gubernaflero la Ecclelia de Sancta Maria de_
Nerito , como li Monaci di Sandto Bafilio .
Etco-i foe faclo. In eodem Anno li Monaci de
Sancto Beneditfto , & U Canonaci fecero lo
loio Abbati, che fe chiamao Giurdaimo, a li
quali 1» diclo Papa Urbano mandao la con-
firma , & u concediu lo Privilegiu , che lu
B
( 1 ) Gauferio .
(*) II Diploma di quefla Donazione ftam^.ro fi
legge ael X. Tomo dell'jtalia 5a«a delia_
Abbati de San£ta Maria de Nerito no ftefle-
ad nullo fubjetto, che ad iffb Papa , & cht-
portafle la Mitra 81 Baculo .
Morio lo Abbati Giurdaimo, 8c da Ii Pr«»
& Monaci foe eledlu Evirardu Monacu de lu
ftiflu Cunventu de Nerito : & foe confermata
da lu didto Papa Urbanu : Et casi pigliao u
poffeflu de la Ecclefia . In eodem Anno ne lo
Mife de Marzo , XV. IndiBione , lo Conti
Goffridu donao a lo Abbati Evirardu lo f eu-
do de Tabbclle , di Arneo , de Lucugnano,
8t lo terretorio didto de Sancto Necola. {*)
Venio a Nerito Necola , che poi toe ban-
&u , 8c fe difle Sandtu Necola Pellegnnu.
Abbetao con fu Abbati a lo fo Cunventu , ee
poi andao a Racale , 8c a Trani , ove mu-
riu.
1 °94- Tr ,
Ne lo Mife de Januario , Inditltone 11. 10
Conti Goffndu vulia aflai bene , & portava^
amore a la Ecclefia de Nerito. Et le donao
no bono terreno , didto Petro de Vuo a lo
Feudo de Arneo . ( % )
1099. n .
Ne lo Mife de Januano , Indimone VII. 10
Conti Goffridu donao pure a la Ecclefia de
Nerito lo terreno con la Ecclefia de Sancta^
Anaftafia ne la pertinenc.a de Matinc , , «
lo terreno coa la fo Ecclefia de Sandto
feconda cdizione, pag. 19'-. n amnat0 fi
f » 1 II Dk>loma di quefta Doa..zione ftampato B
legge ael predetto Tomo P*6- »9»*
_
8pi C H R O
Tecdoro ne lo Feudo de Arneo . (4)
1 1 o 1.
FoeNerito & omne loco de terra d'Otran-
to fconquaffata , & pofta a facco da lo Re-
Ungaro & Viniziani , como tutta la Prov.in-
zia de terra d'Otranto , pe fcontarefe la in-
giuria le faciano Roggero & lo fo fratello
Boemondo , che le laccheggiavano li fo lo-
chi de lo Epiro.
1 1 1 o *.
Li Ungari & Viniziani fe ne tornaro a le
cafe loro con bona provifione de cofe prezio-
fe , aviano rubato pe tutta la Provinzia ; &
de lu Cunventu de Nerito ne purtaro paric-
chi bone cofe, pe avirefe pacificato lo Impe-
ratore Aleffio Comneno co Boemundo&Rug-
gero. In eodem Anno morio lo PrincipeRog-
gero Duca de Puglia 8c Calabria , & li foc-
ceffe lo fo fillo lo Duca Vilelmo .
1103.
Foe na grande careftia de vettovaglie 8c
oglio , pe avire reftato fconquaffato 8c de-
ltrudfco omne territorio de terra d'Otranto.
1 104.
A lo Mife de Febraro , Indiftione XII. lo
Conti Goffrido donao a la Ecclefia de Nerito
la Ecclefia de la Trinita, la Ecclefia de San-
clo Vito Martire , de Sanclo Nicolao , de_-
Sandta Maria de Stigliano cum omne potere
& homini ad illa Ecclefia aggregati, & omne
loro bene. (j)
1 1 o y.
Lo Segnori Boemondo Principe d'Antio-
chia donao a lo Abbati Evirardu 8c fo Ec-
clefia de Sancta Maria li Schiavi , ftavano
alla Cettade de Gallipoli .
1 1 orJ.
Foe morto lo Abbati Evirardu , 8c fucce-
diu Triftaino, pe effere ftato ele&o da li Pre-
ti 8c Monaci oc confermato da Papa Pafcha-
le. (6)
1 1 07.
Lo Segnori Roggero de Longavilla co fo
denari fabbrecao lo Spetale a Nerito ; pe al-
loggiare omne uno andava allo viaggio de_
Hierufalem : 8c ve fabbrecao na Chiefa, 8c la
deddecao ad Jefus Chritto Servatore.
1 1 1 5.
La Segnora Coftanza rnogliere de lo Prin-
cipe Boemondo pe l'affetto oc amore grande
portava a lo Abbati Tnftaino , confermao la
donazione, avia fatta fo Marito a la Eccle-
fia dc Nerito de li Schiavi , erano a la Cetta-
te de Gallipoli. (7)
1 r 1 6.
Lo Segnori Cantelmo fillo de lo Conti Rog-
gero de Longavilla donao a la Ecclefia de_*
(4) A cart. z 9 3. del X. Tomo dell'ltalia Sacra fi
truova ftampato il Diploma di tal Dona-
zionc .
(J) Nel fuddetto X. Tomo pag. 104. fia intiera-
mente ftampato efio Diploma .
(5) Secondo di quefto nome .
(7) Quelo Diploma fi legge ftampato ncl X.Tomo
.pag. deiritalia Sacra.
(8) Sin al di doggi apparifcono le rovine di un_
tal Monaftcro nclle pertinenze di Meliffano
picciola Terra della diocefi di Nardo. Nella
Cnieia del detto Monaftero , che aijcora fi
lr\Tir m Piedi ' fl Ie Sg e Ia ftguente fepol-
crale Ifcrizione pofta a Giliberto.-
HIC JACET GILLIBERTVS MILES
rnFrR^nfmrrvT 0 DOMINI
92S^ RlDI INC ^YTI COMITIS. QUI OBIIT
ANNO DOMINICJE INCARNATIONIS
N
A
B
D
E
I C O N m
Nerito lo Cafale de Sancto Necolao de Ce
gliano.
I 1 1 9.
Lo Conti Aleffandro fillo de lo ContiGof.
frido confermao la donazione fatta a la Ec-
clefia de Sancta Maria de lu Segnori Cantel-
mu Couti de Longavilla .
I I 20.
Lo Contt Boemondo 8c Coftanzia foa mo-
gliere fabbrecaro no bello Cunvento a la_
Ttrra de Racale, 8c lo donaro a lo Abbati
Triftaino, che lo faceffe abbctare da fo Mo-
naci . Et cosi foe fadto .
1 1 22.
Morio lo Abbati Triftaino , & da li Preti
8c Monaci foe electu pe lu novu Abbati Be-
nediclo, 8c foe confermatu da lu Papa Gela-
fio, 8c cosi pigliao lo pofferTu de la Ecclefia.
In eodem Anm cum grande difplacenzia de_
omneuno foe morto lo Segnori Conti Gofrri-
du ; & pigliao lo poffeffu de la Cettate & de
omne dominio lo fo fiilo lo Conti AlelTan-
dro.
11*5.
Se fabbrecao no bello Cunvento fopra lo
Monte Alto da Meffee Guidone Vernilio de
Nerito , pe effere ftato liberato da peticolo di ',
affocarefe a mare . Et lo Abbati Benedi&o ci ■
mandao fo Monaci pe abbetarelo . j In eodem
Anno motio Ciliberto Senefcalco de lo Se-
gnori Conti Goffridu , & foe fepelito a la_
Ecclefia de lo Munaftero de Sanc-ta Maria de
Civo. . (8)
I 1 2 8.
Morio Wilielmo Duca de Puglia & deCa«
labria .
1 1 3 °- «>
Morio lo Conti Aleffandro, 8c le fucceffe
ad la Contea de Nerito lo fo fratello Tan-
credo .
I I 3 2.
Foe morto lo Abbati Benedicto , 8c da li
Preti 8c Monaci ele6to pe novo Abbati Bal-
darico Luco, lo quale multo fatecW-pela fo
Ecclefia , che ftava fconquaffata da le guerre
de Roggiero .
T I 4 I.
Roggiero confern^ao a la Ecclefia de San-
fta Maria de Nerito lo Privilegiu de lo Ma-
ftru de la Fera ne la fefta de laAffontione de
la Vergine .
1148.
Morio lo Conti Tancredo fillo de lo Conti
Goffredo, che avia focceffo a la Contea ido
Nerito pe la roorte de fo fratello l°>° ntl
Aleffandro ; & foe fepelito a la Ecclefia do
Sancto Sabino de Canoft. (9)
1149.
MCXX. MENSE OCTOBRI DJDIC. XIV.
CVJVS ANIMA REQVIESCAT IN PACE.
(o)U rinomarifumo Giovanni Giovine , Autore
del celebrc Libro de varia ^enmorurn t
tuna, rapporta in un fuo manufcritto Zifiai
done di ir.emorie antiche j ieguenti verU, , 1
5uali.com' egli dice , fco pitf Wjft*
pra del Sepolcro del Trinc.pe Tancred. den
tro della Chiefa di San Sabino d.
quali ftimato abbiamo il qut trafcnverli , at
finche non fe ne perda la memoria.
TANCREDVS COMES HIC RECVH AT ' PRIN "
CEPSQVE SVPREMVS. pRVDENS>A NI-
VIR BONVS.ETREr^», PRVDb^.^
CVlTA^rjAPYX^OBEDlVlT ET
^tVLVS ACERi avEM
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8i>3
N E R I T I N U M:
t 9 4
ii 49.
Foe morto lo Abbati Baldarico, & li Preti
& Monaci fero lo novo Abbati , che foe Fe-
derico Luco , lo quali tirava parentezza con
lo Abbati Baldarico . Pigliao lo pofleffu de
la Ecclefia co la conferma de lo Papa Euge-
nio (10). Multo fatecao quefto Abbati pe_
la fo Ecclefia , che ftava fconquaflata & rui-
uata da le guerre de Roggiero , che poe foe
Re de lo Regno, & ne mandao Monaci, che
non potiano campare , tanto era reduftu po-
veru 6c mendico lu Cunventu , che de trenta
Monaci ne refta.ro folo fette , & pure ftavano
mendici .
Venlo a Nerito pe vifitare lu Cunventu lu I
Legatu de lu Papa, che foe Gregorio Carde-
nale de Sanfto Euftachio (11); & li conce-
dio la Ecclefia de Sanclo Teodoro de lo Ca-
ftiello cum omni foi beni , pe averelo vifto
povero & mendico .
1 1 5 8.
Lo Papa Adriano (12) confermao a la^
Chiefa de Nerito lo Privilegio de Papa Ur-
bano , che non fofle ad nullo fubjecta , che
fulo ad ipfo Papa.
1 1 6 6.
Lo Abbati Federico precao lo Papa Alef-
fandro (13) che le confermafle la conceffione
fatta a la Ecclefia de Nerito de la Eccltfia^
de San<Sto Teodoro de lo Caftiello daloCar^
dinali Legato cum omni fo beni . Et cosi
fuccefle .
1167.
Pigliao lo pofleflb de lo Reamo lo Re Gu-
slielmo , ck lo Abbati Federico andao a Na-
poli pe rallegrarefe, & lo Re multo fe ne_
compiacio : che le concedio no Privilegio ,
che venti Famiglie di Nento, che lervono a
la Ecclefia de San&a Maria, foflero franche ,
& a nullo pagamento fubjefte , & che avifle-
ro a portare in omni fefta follemne dc la Ec-
clefia frondi de Mortelle, pe pararefe dnfta
Ecclefia .
1 1 70.
Morio lo Abbati Federico , & foe eleclo D
pe novo Abbati Pagano, che lo confermao
Papa Aleffandro .
1 1 8 J.
Lo Abbati Pagano, & li Baruni de Nerito
mandaro foldati co fo denari a lo Re Gu-
glielmo , che vulia fare guerra contra h Sa-
racini .
118&
Foe na grande careftia de grano in omneJ
loco de terra d'Otranto , che pe campare fe_.
mangiava la fcorfa de li Arbori & le erbe_i
de le campagne. Et lo Abbati pe foccurfo
de li Mendici vendio omne cofa bona de fo
Cunvento. ln eodem anno cum multa difpla-
centia de omneuno morio lo Abbati Pagano ;
6c li Preti & Monaci fece eledbo Innocenzo ,
che lo confermao Gregorio. (.14) Et pigliao
lo pofleflb de la fo Ecclefia .
1187.
Durao la fame & la careftia de lo grano."
1 188.
Foe na grande murtalitate d'omini & de
animali pe omne terra d'Otranto , & li Ghlli
vaftaro le campagne.
1 189.
Foe morto lo Re Guglielmo; & Graziano
Monaco de lo Cunvento de Sanfta Maria de
Monte Alto feci paricchi verfi pe la morte
de lo Re , 8c dicYi verfi fono fcripti a no Li-
bro co pancchi defcurfi de dicto Graziano
facla a la fo Ecclefia , & ftae a lo Cunvento
de Nerito. (15)
1 190.
Foe faclo Re lo Conti Tancredo ; & do-"
nao la Terra dc Racale 5s Tellinc a Gugliel-
mo Bonfecolo de Nerito fo fedele : 8c donao
pure la Terra de Coriolano 8t Caftregnano a
Pietro Indrimi de Nerito.
1 19 1.
IndiClione IX. calao lo Imperadori Errico
co lo fo exercito conrro lo Signori Re Tan-
credo, Sc feci paricchi danni a la Terra de
Campagna ; & lo di&o Tancredi fortefecao
Taranto, Brindefi, Oria, Nerito , Lezze.
1 1 9 3.
Morio Graziano de Nerito Monaco & Ab-
bate de San&a Maria de Monte Alto, & da
omneuno foe chianto, pe effere no bono Mo-
naco de multo fapiri & dodtnna ; & lafciao
no Libro de Verfi & de Difcurfi a lo Cun-
vento de Nerito .
„ .
Lo Abbati Innocenzo andao a Bki, pe vi-
fitare Io Imperatore Errico . Et quelti le con-
fermao omne donatione, aviano facla pe lo
paffato a la fo Ecclefia de Nerto ; 6; le con-
cedio lo Provilegio, che li Ebbrei , ftavano
a la Rua de Nerito, foffero pe fempre fubje-
et\ de lo Abbati de SamSla Maria de Ne-
rito . (i<5)
1202.
QVEM CVPERSANVM , NERITVM, BRVN-
DVMQVE GEMEBVNT,
ET CVM MONOPOLI , VRIVM QyOQJE
FLEBIX AMARE
EEX QyOQVE, DVX SIMVL GEMVIT RO-
GERVS VTERQVE • „„„„ „„_
DET ILLI DOMINVSREQVIEM.SPES VNI- ,
et faS 'gratvm paradisi SEDE
BEATVM .
(10) Ter20 di quefto nome.
(11) Si ritrova memoria della venuta di qucfto
Cardinale nella Citta di Narda in unaBolIa
dcl fommo Pontefice Aleffandro IIL fpedita
IV. Idus Februarii ,Ponttficatus Anno Hl., cne
e appunto neluo-S. laquale fi conferva nell
Atchivio Vefeovile di Naido . Con quefta
Bolla il predeito Sommo Pontcfice riconter-
ma all'AbateFcderigo la Chiefa di San leo-
doro Martirc del Callello coi) tuttc Ie prero-
eative c ragioni , d cci anni prtma dal Car-
linale di Santo Euttachio alI|Abbaaial Chie-
la Neritina unita. llprincipio di dettaBoiia
e il feguente : Alexander E&ftopu fervus Jer-
Tom, KXiy.
vovum Dei, dillHo filio Abbati Monafierii Nert-
tonenfts , Ordints Sanilt BeredttV , ad Romanam
Erclefkm mdlo mcdto pertmcntts , falutem &
Apojiolicam benediZlionem . Cum a no' ts petttm;
quod iujium ejt & bonejlum , tam vtgor aqutta-
tis , quh» tramcs emgtt rattonis , ut td verjot-
lecitudtnem officii noftri ad debttum perducatur
effcclum . Sane fltitio tua nobts exbtbtta contt-
nebat , te oltm bonte memoria Gregorut Santl'
Eufiacbii Diacono Cardinali , tunc in Regno Stci-
liet Anofiolic* Sedis Legato exponente 6cc Di
queito Cardinale, per quanta diligenaa tatta
abbiamo preffo del Ciacconio non meno clie
preffo tutti qaci Scnttori , che dclle memo-
rie de'Cardinali hanno fcritto.noii abbiamo
trovato effere fatta menzioiie.
(n) Quflrto di quello nome .
(15) Terzo di quelto nome .
(14) t):tavo di quello nome.
fxi) Si defidera quefto Libro nelle B.blioteche dell
OrdineBenedettino, non meno che 111 quel-
le del Regno di Napoli
(16) II Diploma di queita Donazione ftampato li
leggc nel X. Tomo dcll' italia Sacra , pag.
N n n
«P5
CHRON, ICON
1101.
Foe na grande careftia de grano pe le ac-
que grandi , che s'affocao orane femenato .
I 2 I O.
Morio lo Abbati Innocenzio; & da li Pre
ti & Monaci foe electo pe novo Abbati Pao-
lo. Et lo eonfermao lo Papalnnocenzo. (17)
1 2 1 1.
Calao lo Imperatore Ottone cum graide
exercito , 8c pigliao paricchi lochi de lo Pa-
pa. Venio a lo Regno, e fe pigliaola Puglia,
& la Calabria, e Terra d'Otranto, cum om-
ne fo terre & Cittati ; che fece no grandi fra-
caffo. In eodem anno venne a Nerito lo Frati
Francifco, che poe foe Sancto, (18) & rece-
pio curn grande onore da omneuno pe la fo
bona fama & fan&itate ; & lo Abbati Paolo
lo portao ad abetare cum ipfo a lo Cunven.
to, & Ie fece fabrecare no Cunveuto, & ci
pofe Frati de li fuoi, & fe ne veftiro paric-
chi de Nerito.
1 2 1 2.
Indittione XV. foe forzato partirefe da Ita-
lia Io ImperatoriOttone, pe avirefe a fo Re-
gni rebbellati paricchi Baruni. Et fubeto lo
Papa & lo Re Federico fe recuperaro li lo-
chi, aviano perduti . In terra d'0;ranto venio
lo Signori Simone Gentile , che recuperao
omne perduto. Et cosi andao pure a la Pu-
glia, & per gratetudine lo Re le donao Ne-
rito .
Morio lo Signori Conte Semone Gentile ,
& fuccedio a Nerito lo fo fillo lo Signori
Bernardo .
(17) Terzo di quefto nome .
(18) Della vcnuta del Padre San Franccfco nella_.
Provincia d'Otranto ne fanno parccchi Scrit-
tori nelle Opere loro menzione, come Giu-
lio Ccf.ire Infantino nella Lecce Sura , par-
lando dclla Chicfa cConvento de'Padri Fran-
cefcani di Lecce , pag. 47. dove rapporta_. ,
leggerfi nel frontefpizio delTOratoiio di quel
Couvcnto 1'Ifcrizione feguente :
DIVUS FRANCISCVS E SYRIA REVERSVS,
VEI SOLDANVM TVRCARVM IMPERATO-
REM CHRISTIANA RELIGIONE IMBVERAT,
HYDRVNTVM , DEINDE LVPIAS VENIT
ANNOPOST CHRISTVM NATVM MCCXIX.
FEDERICO SECVNDO IMPERATORE , HOC
ORATORIVM COSTRVXIT, I iM QVO IPSE
JACVIT , ET ORAVIT, PlANTAVIT AR-
BOREM MALI MEDICI, QyJE VETVSTATE
P7ENE CORROSA DIVINITVS VIRESCIT ;
EJVS FRVCTV GVSTATO MVLTI MORBO
LEVANTVR . ICVNCVLIS CORROGATA
VNDIQVE PECVNIA ORNATVM EST , ET
ARA jEDIFICATA .
II Padrc Antonio Beatillo della Compagnia
di Ges.il ncl Lib. z. pag. nz. della Storia di
Bari , Francefco Lombardo nclla prima par-
te del Compcndio dclle Vite degli Arcivefcovi
di Bari , Monftgnor Francefco Maria d'Afle
ncl Lihro de memorabilikus Hydruntinie Eccle/iie
Cap. 1. pag. 5. il Padre Luigi TalTelli ncl
Lib. z. cap. 14. e nel Lib. 3. cap. iz. dellc_
Anticbita di Leuca . E in quefto Convcnto di
Naido fino a' noftri giorni fcolpita fi legge
la feguente Ilcriziorre nel Corniccione della
Porta maggiore , per la quale fi entra ncl
dctto Monittero :
DIVVS FRANCISCVS
DVM PKOVINCIAM PERAGRARET
ARCEM HANC 1N SACRAM JEDEM
REDEGIT,
QVAM POST ANNOS CCCL. COLLAPSAM
EJVS SODALITAS IN MELIOREM FORMAM
RESTITVIT .
(19) II Diploma di qucfla Donazione flampato fi
legge nel X. Totno dell'Italia Sacra pag.ipj.
*9*
B
D
1117.
Lo Signori Conte Bernardo Gentile do« ao
a lo Abbati & fo Ecclciii la quarta parti de
omne morto de la Cettate de Nerito (ia\
1 2 1 8. y>
Lo diclo Conte Bernardo fabrecao da novo
10 Cunvento caduto de Santo Necolao de
Pergoleto , che foe de* Monaci de Sancro
Benedicto, e volio, che lo faciffe abetare da
11 Monaei de Sancto Bafilio . Et cosi foe fj.
cto. (20)
1 2 20.
Fora li Grilli per omne Ioco di terra_
d'Otranto , e fecero de Io grande danno, che
fe mangiarono li feminati.
1 22 j.
Se ne partio da Nerito lo Frati Francifco
cum difplacentia de omneuno, 6c lafciao li
fo Monaci a lo Cuavento . In eodem anno l(j
Imperatori Friderico Re de Napole confer-
mao la donazione , avia fatta a la Ecclefia de
Nerito de la Decima de li Feudi, erano a U
pertinencia de Nerito lo Conti Goffrido . (n)
122$.
Venne a Nerito lo lmperatori Federico ,
& foe receputo fotto pallio d'oro cum gran-
de allegrezza & fefte da li Baroni, & ds_.
omneuno . Et lo Abbati andao curn fo Mo-
naci . Lo dicto Imperadori donao paricchi
cofe a la Cettate , & lo Abbati Paolo Io di-
chiarao fo Cappellano, & le confermao om-
ne donazione (22) aviano fac_a a la Ecclefi»
de Nerito .
1226'.
Morfo lo Abbati Paolo , & da li Preti &
Mo-
(10) Bernardo Gentile in quefto tempo Conte della
Citta di Naidd , e Padrone di Galatone , 0
di altri molti luoghi , e Ptefide in quefti_
Provincia d'Otranto per Federigo II. Impe-
radore , e Re dell' una e 1'ahra Sicilia , ne-
ditico la Chiefa e Moniftero di San Nicol5
di Pergoleto nelle campagne della Terra dt
Galatone, e ottenne dalfAbate della Chief»
Neritina, alloraPaoIo, fuo congiunto di fan-
gue , che la detta Chiefa e Monifkro fervita
fofle da'Monacl dell'Ordine di San Bafilio ,
come chiaramente cofla dalla feguente Ifcri-
zione , che un tempo fi leggeva in dt;tta_
Chiefa ; rifcrita da Monfignor Cefare Bovia
negli Atti della fua Vifita della Citta e Dio-
celi di Nard5 , da Giovanni Granafco Vica-
rio Gener.ilc in quefta Chiefa per Monfignor
Fabio Chigi, dopo Sommo Pontefice col no-
me di Alcifandro VII- negli Atti della fua_
Vifita fol. 33., da Francelco Zazzara nclla_
feconda Parte dcl fuo Libro , intitolato it_
Nobilta d'ltalia , parlando della Famiglia Gen-
tile; e da Pietro Vincenti nel Lib.-t-del fuo
Libro delle Cbiefe Reali , i quali tulti la rap-
portano alquanto mancante :
MAGNANIMVS NERITI COMES , APVLI*
QVOQyE RECTOR, __„
BERNARDVS DEDiT HOC TEMPLVM GEN-
TILIS AVORVM
BASILII NAT GRiECO DE GERMINE,
CONDAM
QJ/OD FVERAT SANCTI BENEDICTI RE-
LIGIONIS .
FRATRIBVS ATQVE SVIS PLACVIT DO-
NATIO TALIS.
MILLE DVCENTI TRANSIBANT CIRCITER
ANNI
DECEM CVM OCTO FOST PARTVM VIR-
GINIS ALM/E .
(zi) Copia di quefto Diploma ftampata fi legge nel
X. Tomo dell'ltalia Sacra, pag. 300.
(n) Appie di quefto Stromento fi legge Ia Data-
della efpedizione nella maniera che liegue :
Datum m Cajlro Nentoni , W. Nona* Detem-
bris, Anno Incarnationis Dominka Mtllejn» 0 "Hr
centejimo Vigeftmo Quinto .
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1
Sp7 N E R I T
Monaci foe eleclii lo novo, che foe lo Abba- A
ti Aymerio, & foe confermato da Papa Ono-
rio. (ij) /" eodem anno lo Abbati Aymerico
mandao diece foldati pe la Lettera de lo Pa-
pa a la Cettate de Brindefi , per andare ad
Jerufalem contro li Saracini . (14)
Foro tanti Grilli, che fe mangiaro omne
cofa, che foe na compafllone; 8c dicli Grilli
foro pe tutto lo Rearae , che lo Imperadore
mandao ordine, che omneuno doviffe anda
re pe ammazzareli. Ma non fi fece nulla; &
lo Abbati pe placare la ira de Dio ordeoao
B
I N U M.
898
tA, V»U*C*»v# — — — r 7 —
cosi fe fece pure in omne anno pe liberare
la Cettate da si brutti animali , che fanno
raulCto danno e rovina.
iz? 8.
Foe morto lo Abbati Aymerico , e fe f a
cio Io novo Abbati da li Canonici & Mona
ci, che foe Goffrido, confermato da Papa_
Gregorio. (ij) ln eodem anno lo Abbati Gof-
frido per lo bono nome , avia , & pe lo bra
vo concepto n'avia lo Papa , lo deftenao fo
Collettore de' Cenfi pe orone terra d'Otran-
to 8c Calabria .
1*39.
Morio lo Conti de Nerito Bernardo Gen
tile, & le focceffe a la Contea de Nerito lo
fo fillo lo Conti Tomafo Gentile . ln eodcrn^
anno lo Imperadori debbellao multe Cittati de
Lombardia , che erano de lo partito de lo
Papa, & concordaro con lo Imperadori , che
fe faciano de lo fo partito, 8c non de chillo
de lo Papa : 8c le dero multi omini pegno ,
che lo Imperadori paricchi ne diede a lo
Conti Tomafo , 8c autri ne diede a' Barun
de Nerito .
I24J.
Foe no grande Tremolizzo , che roinao
paricchi cafe, e fracaffao Ia noftra Ecclefia ,
& fece multu dannu a la Cona (z6) de San-
&a Maria, cum difplacentia de omneuno.
1249.
Lo Abbati Goffrido reparao la Ecclefia_,
fracaffata da lo Tremolizzo , & feci nova la
Cona de Sandta Maria , & la fece pengere
da lo pingitore Bailardo , como foe la vec-
chia . Et cosi la f eci . (47)
1 1 j o.
Morio lo Imperadori Federico, & lo Papa
Innocenzo fe mife in pofleffo de lo Reame_,
& levao omne angaria 8c gravizza , avia_
pofta lo difto Imperadori , che refpirao orn-
neuno . Lo fo fillo baftardo Manfredo , chc-
lo tenia fo padri pe gubemare omne terra_
d'Otranto 8c Calabria & la Puglia tirao orane
Cittate 8c Terra, che obedifle illo, 8e no lo
Papa, perche illo lo facia nomine di Cor-
rado.
1 1 j x.
Venio Corrado, 8c fe avia pigliato bonsu.
parte de lo Reame. Ma morio de veleno.
1 a j J.
Veniro li Saracini de Nocera, mandati da
Manfredo , 8c fecero multo danno ad omne^
loco de Terra d'Oiranto, rubbando cafe 8c
maflarie . ln eodcm anno a di 8. Majo veniro
dicli Saracini ad Narito . Rubbaro 8c affafle-
naro omne cofa, & entraro ad la Ecclefia de
San&a Maria , 8c rubbaro paricchi cofe . Vu-
liano portari no Crocefiflo, 8c fortio no bel-
lo miracolo: che vicino la porta da laEccle-
fia lo Crocififlb cappao pe lo digito picciolo
de lo fo pede , 8c no andao ne nanti ne die-
tro ; 8c fi mifero paricchi foldati facendo for-
za , 8c no fecero nulla , che non lo potera-
movire da lo fo loco; 8c cacciao fangue da_
Io fo digito de lo pede , che chilli fi atteriro
e lo lafciaro. ln todtm anno fe partiro li Sa-
racini, 8c lo Popolo de Nerito fe mife dew
novo ad obedire lo Papa. Et cosi veniro li
Brun-
(*}) Terzo di quefto nome.
(X4) Tra le molte Scritture antiche , le quali fi con-
lervano nel Moniftero di Donne Monache-.
di quefta Citta di Nardd , iotto il titolo di
Santa Chiara , fi truova un foglio nel Fa-
fcic. 4- dove lo-io notat/ tutti gli Arcivefco-
vi, Vefcovi, cd Abati della Provincia d'0-
tranto , i quali mandarono Soldati per quel
la guerra : ed e del feguente tenore :
in Provincia Japygit , ftu Ttrr* Tartntine .
Venerabilis Dopnus Arcbiepifcopus Tarentinus offert
pedites quinque , & tres equites .
Venerabilis Dopxus Arcbiepifcopus Brundiifinus o/
fert milites pedhes quinqut .
Venerabilis Dopnus Arcbiepifopus Ydrontt offert
wilttes pedites quinqut .
Venerabilts Dopnus Epifcopus Aflunenfis offert mt-
litts pedites tres.
Venerabiits Dopnus Epifopus Caflellanatenfis offert
mtlites pedites duos .
Venerabilis Dopnus Epifcopus Lyctenjis offert mtli-
tes pedttes quatuor . ..... w
Fenerabilis Dopnus Epifcopus Galltpolttanus offert
militcs peditts dttos . «_._•]
Vtntrabilis Dopnus Epifcopus Ugtnttnus offert mt-
litts ptdttes duos. „_-,.„. , , r.i„
Dopnus Abbas MonaHerii Say,Bt Andre* h > Jnjula
ie Brundufio offert militts ptdites tns , & unum
Dolnul^Abbas SanSa Mari<e dt Nereto offert mi-
Utes pedites fx, & quatuor equttes .
DoZs Aubas Santlorum Ntcola, & Cataldt iy-
citnfis offert milites ptdttts tres,&duot tquttts.
Sg ^rclpS: o^p^ioftolmmagine.da
liona,Cona.
Tom. XXIV-
D
(17) Quefta miracolofiffima Immagine fatta dipi-
enere nel muro daU" Abate GofFrido , fi ve-
nera fino a* noftri giorni nella quarta Cap-
pella in ordine del lato finiftro della Catte-
Srale di Nard5 , fotto della quale Immagme
in auo di ador.tzione dipinto pur ancIW U
vede 1'Abate predetto veltito con gli Ab.ti
Pontificali ,ed a canto della mcdefima u leg-
gono alcuni verfi di carattere Longobardo ,
? qu^Ii furono a inio credcre da qucl tempo
a memoria de' pofteri fattt fcolpue , e fono
i feguenti :
* GOSFRIDI CURA VIRGO GENITI GE-
FIO BISARof DOCTAQyE MANV BAYLARDI
HIC SVB FELICI REGNC ► DIVI F^RICI
PRESES ERAT Q.VANDO ME FECIT TE
ann^llXs CHRISTI DECIESQVE
q \ 1VT V S ^AGEB A T VR QyENDENVS TER
^ COMITATVR.
Di quefta cotanto venerata Immagine neJ
fanno parecehi Scrittori «elle Opete ^ loro
particolar meni.one ; come lAbate Ferdl-
nando Ughelli nel pr.mo Tomo dell HM*
Sacra pwlando de' Vefcov. d. Nardb : .1 Pa-
dre Luigi Taffelli nel L.b. z. pag. dell
Antkbitl d, Ltuca : il Padre Bartolomeo dl
Santa Claud.a Scalzo Agoftm.ano ne Stcoh
Agojiiniam dtlla Congrtgaztont d Italta Secolo
IX. Anno i6 n . , il Padre Sebaft.ano Paol
n el Lib z. Cap. 4- P»?- i; 8 - J . deI1 il ^"JJ
Ambrofio Salvto Vtfcovo Si Nardo E p.u d,f-
fulamente il P^te Serafino Montor.o nel
fuo Zodiato Mariano Sole in Libra, Stalla XVI.
Nnn *
ni " iti7prl
% 99 C H R O
raodufini co li foldati de Maafredo, & fra-
aflaco la Cectade .
i « 5 ct.
Vento Manfredo co no bono exercito , &
deftroffe omne loco adipfo rubbelle, che_.
fbe Nerito, Oria, Lezze, Mefagne, & autn
lochi de Terra d'Otranto . Et cosi obed.ro
omne ad ipfo . In eodem amo lo Abbati Gof-
frido cum difpUcenza de* Mjnaci & Preti
morio. Et in eodem tempore fecero lo novo ,
che foe lo Abbati Roggero , & lo confer-
mao lo Papa Aleflandro . (*8)
iicti.
Foe facto Epifcopo de Lezze Roberto de_
Sancio BUfio Prete de Nerito , perche lo Ab-
bati Roggero lo raccomandao a lo Papa .
itfij.
Venio a Roma Carlo d'Angioja co no bo-
no exercito.
i 4 6 6.
Nelo jorno de la Pifania foe lo dic"to Car-
lo d'Angioja co fo mogliere curonato Re da
lo Papa. lt eodem anm cilio a io Regno, &
vecino a Benevento feci guerra co lo Re_
Manfredo, & ci reftao morto ne la zufFa— .
Et lo Re Carlo avio loco de impadronirefe_
de lo Regno . It eodem anno roorio Tomafo
Gentile Conte de Nerito, Parabeta, Zollino,
& Galatone, che era de lo partito de Man-
fredo; & li (occedio a la Contea de Nerito lo
ib fratello Semone .
1167.
Venio a Nerito lo Cardinali Ridolfo Epi-
fcopo di Albano, (29) & foe receputo cum_
grande onore da lo Abbati & fo Monaci .
Vefetao lo Cunvento; feci paricchi cofe, &
accomodao mulce difFerencie. Volio che fe-
quecafle a cantare lo Vangelio & la Piftola_
Greca e la M-fla follenne , & che fi facifle_
come prima facqua beneditta ne lo jorno de
la Pifania , (30) & paricchi cofe comandao ,
che fi faciflero .
126*9.
Veniro a Nerito prduni paricchi de Brin-
defi pe ordine de lo Signori Re Carlo, pec-
che erano de lo partito de Corraiino . _«--
eodim anno foe ctrceruo lo Sig iori C>nti Se-
mone Gentile, pe avirefe voluto fare de lo
partito de di&o Corradino . In eodem anno
N I C O N
A
900
(18) Quarto di quefto nome .
<*o; Della venuta del Cardinal Ridolfo di Chivie-
res Vclcovo d'Albano nella Citta di Nud6
con delcgazione Apoftolica di vifitare tutte
le Chiefe del Regno, quantunqiie non fe ne
faccia menzione nellj Vit.t di cfTo Cardina-
le preffo il Ciacconio , pure a noi e baftan-
temente certa , perche non folo fino a* noftri
giorni in quefto Vefcovile Archivio original-
inente fi confervano gli Atti della Viftta_ ,
copia de' quili fu ultimamente ftampata nel
X. f/omo d.ll' Italia Sacra ; ma ci viene pur'
anche confermata da parecchi Scrittori , co-
me dall* Abate Giovanni de Epifanis nella_
fua pm volte riferit* Relazi one de jiatu ve-
teri atqtt? recentt Neritina Ecclefi* ad Joban.
nem XXIII /W. Max. , dal Padre Birtolo-
meo di santa Claudia , Secol. Agoftin. IX.
fol. jo+ , da A nbrofio Lucenti nel primo
Tomo dell' ltslia Sacra ; dd P. Sebaftiano
Paoli nella Dntertasione de Ritu Ecclef. Neri-
ttn. part. j. cap. 5. „um x. pag. 194 oltre_
, x „ a m , altrl doc »»'«enti di quefto Archivio.
(.0) Anticitiffimo e tt.ito nella Chiefa di Nard6
1 uto di b e.ied.re 1' Acqua nel giomo delf
fcpitama j della cui origine, fignificato, cd
altro appartenente a quefto Rito, ne ha dif-
iuiainente con molta dottrina ed emdizione
B
pe ordine de lo Re foro onfcpi^no carcera*)
& lo Conti Semone ne la P»a^JcJ^erit»
facSfco morire pe mano de no Boj-y eiie foe_
na compaffione. .aJ'",.,'
1 *7'o. . . ''.
Lo Re Carlo d' Angioja dotuo- Netito a io
fo parente lo Seg iori Felippo Tuffiaco. («)
Lo Abbati impetrao na Bolla contro de U
Cettadini de Nento, che aviffero ad reftitui-
re orone poffeffione , aviano leratcvda 1» £c-
clefia de Sancla Maria de U Vagni, & f u he.
to la reftiruero . ln eodem anna ]o Sigaori
Conte Felippo donao lo Caftiello Veccttio a_
li Patri di Samfto Francifco pe fahbricarence
lo novo Cunvento,che chillo era lontaoo
da Ia Cettate, picciolo, & cafcava.
i*8j.
Lo Abbati precao lo Re Carlq, che le_
mandaffe ordine contro de li Baruni de Ne-
rito, che no voliono pagare la decima a li
Preti & Monaci . Ec fubeto lo mandao, & u
pagaro .
1*84.
Se rebbellaro paricchi lochi de terra_
d'Ocranto di lo Re Carlo, 8c chiaraaro Pie-
tro de Raona . Calao lo exercito de lo Re_
Carlo, pe andare a Brindefi, & irnbarcarefe
a la Sicilia ; &c cosi andao per omne loco
rebbellato, & le feci danno. Andao a Galli-
poli , che vulla eflere de lo partito de lo di.
6to Re Pietro , & lo pigliao : fcaffao omne_
cafa, rovinao, & ci meoao fale, cite li Cet-
tadini pe difperati fe ne andavano defperG
per li lochi ; & fe refugiaro a Cafaraoo, Liz-
za , Sandio Sodero, Sanfto Necola, & paric-
chi lochi. (^t) In eodem anno lo Re .Carlo
morio a Foggia , che venia a Brihdefi , per
imbarcarefe pe Sicilia. ln eodem anno lo Papa
Martino , (3 3) pe no patire danno lo Regno,
mandao lo Cardinali Girardo , & Roberto
filio de lo Re de Franza pe gubernare loRe-
gno nomine de lo Re Carlb , ( fino no fou*e_
cacciato da le carceri . Et cosi foe facto .
1 *8y.
Lo Cardenali Gerardu & lo Principe Ru.
berto mandaro li Vicari pe ocnne Provinzia
de lo R^gno a pigliare lo giuramento de om-
neuno de fedeltate pe lo Re Carlo. Et in-
terra
fcritto it chiariffimo Padre Sebaftiano Paoh
con U fovra meiuovata Differtazione , pub;
blicata in N.ipoli nel 1719- in quarto col ti-
tolo de Ritn Ecclefi<e Neritmtt exorctzinit
aqua,n in Epipbania &c.
X i\ In tutte quelle Scritture, nelle quali venne_
fatto al Re Carlo II. di noininare Filippo cU
Tuzziaco o Dufliaco, fempre lo chuma col
nome di Confanguineo . Cosi offervb Sci-
pione Ammirato, e Caolo de Lellis: 1 quali
in parlando di effo . ci6 avvertirono; il pn-
mo nella prima parte dalla Storia de e Fa-
miglie Nobili Nipolitane pag. ij7. nella Fa-
miglia Tuzziaco ; il fecondo nel fuo Libro
del medefimo argomento pag tJ7- nella ta-
miglia Sabrani . . .. _
f ?*) Antonio de Ferrariis detto dalla Patria jl W-
hteo, nel fuo celebratiflimo Tratwto deitttt
japygia- fol. 41. dell* ultima edizione , par-
lando della Citta di Gallipoli , Icrive : ««c
Petri Araaonum Regis , qui Siciliam Reprn /«"
adjecit y fartes fequuta , a Carofo Apultt prtm
aut fecundo Rege , nejeio , folo <eqtuita . Qu» («-
di (uperfuerunt Cives in Villas akere , ubt cen-
tum annos tnorati funt. Inde redeuntes, domm-
culas fibi fuper domoruia ruinas ttdipcavtrt.
(33) Qjiarto di quefto nome .
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poi
tfrra d'Otrinto venio Ip Segnori Guidone di
Alemagna, (34) 8c venio a Nerito, & pi-
gliao lo giuramento de omneuno. (3«) Jn_
eodem trnno ne Io mife de Pecetr.bre morio
lo Abbati Roggero , & foe ele&o da li Preti
& Monaci lo npvo Abbati Defiderio & pi-
gliao lo poffeflb de la Ecclefia pe conferma-
de Ip Papa Onprio. (36)
1289.
LiCettadini de Nerito fecero no groffo rp-
mpre cp li Ebrei , e ne ammazzaro paricchi .
Et lo Abbati Defiderio fe ne dplio multo ,
pecche eranp fo Vaffalli ,
Lp Abbati Defiderip precao Ip Papa Nicp-
la, (37) che li cpncediffe Indulgenzia a la_
fefta de la Purificazione, Annonziazionc-, ,
Aflbnzione , & Nativitate de la Madonna_. .
Et cosi foccefle . In eodem anno \o Re Carlo
donao lo Principato de Taranto, & la Con
tea de Nerito ad lo fo fillo Felippo., e volio,
pigliafle pe mogliere la fiUa de lo Difpoto
de Romania.
NERITINUM.
902
B
(14) Fu Guidone di Lamagna Cavaliere tenuto in
molto conto e ftima per le fue rare qualita
evirtu , che 1'adornavano ; percio amato dal
Re Carlo , e di molci orrevoli offizj decora
to, come di Viceammiraglio del Regno, di
Vicere delle Province di Principato , Terra
di Lavoro , e Contado di Molife , ed arric-
chito con molti dominj , come quello di
Senarchia, Lucullano, Trctenafia , Campa-
gna, Caftelnuovo , Bigirizio .Agnano P>cci°-
lo luogo , oggi difabitato , vicino a Nardo ,
oltrc once quaranta d'oro annue.
In niun de gli Scrittori delle cofe del Rcgno ,
che finora fono ftati veduti da noi , abbiam
letio , che il Cardinale di Parma Gerardo,
e Roberto Conte di Artois , tutti e due^
mandati a govcrnarc il Regno di Napol. ,
ftante la prigionia del Principe Carlo , chr
fucceder dovea a quel Reame , avelTcro fpe
diti Vicarj per le Province a pigliare il gm
ramejno di fcdelta, e tra quefti Gu.do.ie di
Alemagna per la provincia d'Otranio. Cn.a-
ramente pcrb ci cofta dal feguente Strumento.
„ In nomine Domini Jefu Chnfti. Arnen-..
„ Anno ab Incarnatione cjuidem Millefimo
„ Ducentefimo oauagefimo Quinto . Domi-
„ nantibus in Regno Sicilite Revcrendo nu.
„ Chrifto P.ure Domino Gerardo Dei gram
„ Epiicopo 8c Cardinali Sabincnfi, Apoitolicae
„ Sedis Legato, 8c Excellenti Domino Robcr-
„ to Comife Atrebatenfi , Bajulis Regn Sici-
„ lite per Sanclam Romanam Ecclefiam con-
„ ftitutis . Dominii eorum Anno pri.no , Mcn
„ felunio, die ver6 primo ejufdem , Indittio-
T, ne XIII. Nos Francifcus quondam Jonu de
! Cilianojudex annalis Neriton. , Nicolaus de
„ Pono Judice ejufdem Civitat.sNentonis pu
,. blicus per totam terram Ydront. 8c Tsren-
„ tinum Principatum Regia auaor.me Noia-
rius , 8c teftes iubfcripti litterati ad hoc fpe-
cialiter vocati 8c rogati , prasfenti publico
, fcripto fatemur 8c tcftamur , quod hod.e^
'„ prscdiao die , Menfibus , & Anno, Nob.li,
Miles Guido de Aiemann.a w iu ^.aos
. Dominos Gerardum Cardinalem Sab.nen-
fem 8c Robertum Comitem , in Ydrontina
ProvinciaVicarius defti.utus , conftitutus m
Tocco Civitatis proedia* Ner.tonis , fedens
in medio «c loco dignior. , przfem.bus om-
nibus 8c fmgulis Officiahbus , Barombus , &
multitudine numerofa Fopul. ejufdem Ci-
"viratU , publlcfe oftendit 8t lcg. fec.t per
" fuum Provincialem Cancellariurn . Ljteiu
commiffionales authenticas f-P^'»?™ «i
Dominorum Cardinalis Gerardi oc Koberti
" Comiti» in quibus injungebatur recept.o
wTmenti fidelitatis & obcdic.it.a; , publ.ce
::{«&m eidem Nobili Militi Gu.don. ab
' omnibus 8c f.ngulis Civitat.bus , Terris, &
Locis quibufcumque fui V.cariatus juxta_.
" morem folitum & confuetum. Qy.bus qu.
^ d m em e ?udit,s ! 8C pr.miiT, ^PrS
8c aaibus reverentiahbus de more prsmit-
1297.
Mono Io Abbati Defiderio, 8c foe ck li
Preti & Monaci eledto Joanne , £c conferma-
tp da 1p Papa Bonifacio , (38)
1199.
Foro fracafll grandi co lo Magiftrato de-
Nerito , che vulia angarifciare otpne Prete &
Monaco , pe fare denari , 8t mandareli a lo
Segnore Re, che facta foldati, pe fare guer-
ra a la Sicilia .
1 joo.
Lo Abbati Joanne vulio , che la Ecclefia_.
de Sandta Maria de li Raccomandati fofle de
li Monaci de SancSto Dominico. Et cosi foc-
cefle. Se fabbrecao no bono Cunvento pc-.
abitarenci dicjki Mpnaci . (39)
1307.
Mprto cum grande difplacentia lo Abbati
Joanne, & li Monaci 5c Canonaci fecero lo
novo Abbati Stefano , che foe da la Cafa
Normano , & foe no bono Abbati , pecche
recuperao omne le aviano tolto a lo Oun-
vento . 13*4-
„ tendis nomine totius Civitatis 8c Baronum
„ ibidem congregatorum , acceflerunt ad fe-
„ dem prsediai Vicai ii , Nobiles Viri jacobus
„ de Abbate Caftellanus Roccse Neritoni , Phi-
„ libertus Quimavalle Juftitiarius , Rogerius
„ de Rogerio Miles 8c Syndicus , Francifcus
„ Guarrelius Milcs , Antonius dc Neftore Ba-
„ ro, Philippus de Sanao Blafio Baro, Colel-
„ la de Moi.tefufculo Baro , Francifcus de_
„ Murano Baro , Johannes Longus Baro , Fran-
„ cifcus de Porta Miles, Colietta de Vito Ba-
„ ro , Beniardus de Perfona Miles , Nicolaus
„ Drinius, Bentivenga de Cafalareto, Bernul-
„ phus de Judice Nicolao , Nicolaus Pefquius,
„ Jannottus de Clemafio, Guido de Triffo ,
„ Robertus de Stephano , Ludovicus Salva-
„ guerra , Jacobus Guaina , 8c Simon de Pe-
„ tro Notario, omnes Officiales 8c eleai no-
„ mine 8c pro parte totius Civitatis prasdia»,
„ publice Juramentum dederunt fidelitstis 8c
„ obedientias memorato Vicario Domino Gui-
„ doni , taais manualiter ' Sacrofana.s Evan-
„ geliis. Qj.od quidem Juramentum hciel.ta-
tis 8c obedientias receptum fu-t ab eod^iru
„ Domino Vicario 8c Nobili Milite Guidone,
„ nomine expreiTo , 8c pro parte diaorum-
„ Dominorum Gerardi Cardinal.s 8c Robertt
D „ Comitis, Bajulorum Regni Sicii.x per Sa-
„ crofanaam Romanam Ecclef.am co.iftituto-
„ rum, ut prxmittitur. Et in pramuTorurn..
„ teitimouium , Sc utriutque part.s iurinris,
„ 8c Juramentum pradiaum rec.pientis debi-
tam cautela.n , petitum fuit ab eildem-,
„ Nobis praefcriptis Judici, 8c Notario , ut de
„ ipfis , 8c fuper ipfis , fcriptum in forma pu-
„ blica faceremus. Qu°d qu.dem more folito
8c coniueio nos fecimus iidem qui fupra-
„ Tudex, Notarius, 8c teftes fubfcnpti . >
Scripfi vcrb ego Nicolaus de Petro Judice
" publicus in Civitate Neritoni Notanus , qui
ptslens rogatus interfui , 8c meo confueto
„ figno fignavi , die , Menfe , Anno , 8c Indt-
„ aione piEmiflis.
„ Francifcus de Ciliano Judex annalu .
4+ „ Ego Nicolaus de Francfco teftis fum . _
^ „ Ego Bcrnualdus filius condam Alemanni
^ " Ego fU Goffridus de Judice Uberto teftis
<fc ," fU Ego Balduirius de Nicolao Notarius teftis.
„ fum .
4+ ., ^neas de Judice teftis .
A Nicolaus filius Callifti teftatur .
Z ,'. Ego Corradus de Petrullo teft.s fum.
X Ego Joannes condam Ruberti teft.s fum .
% „ Ego Benediaus filius Francifci de Manfio
„ teftor.
(jiS) Quarto di quefto nome.
(57) Quarto di quefto nome.
^^tV^^M Ifcri,ione
" nella Chiefa de' Padri Domcn.can. fotto ll
titolo di Santa Maria de Raccomandat^
9«S
1 3 «4*
Morio lo Abbati Stefano, & foe fadto lo
novo Abbati Bartolomeo , che era nato a San
Pietro in fine de la pertinentia de Monte_
Cafino . Et foe confermato da Papa Joanne .
(40) ln todem anno foe facto Epifcopo de_
Alexano Rolando de la Porta Prete de la no-
ftra Ecclefia ? & avia fervito lo Abbate Stefa-
no de Vicario .
1 ? * S'
In quifto Anno ne lo mife de Januario foi
faclo Monaco : & me recepio lo Abbati Bar-
colomeo , che me vulia molto beni , & me
amava .
1 3 1 6".
Andao lo Abbati Bartolomeo a la Cettate
de Taranto, pe vefetare lo Signori Principe
Felippo. Et foe dichiarato foe Confeflbre_, ,
Cappdlano & Configliero.
Venfo Lodovico Bavaro contro de lo Papa
Juanne , & pigliao paricchi lochi de lo Sta-
to, & la Cettate de Roroa. In eodem anno
lo Abbati Bartolomeo fe partio & andao a
Napole . Venio a defcurfo con paricchi Epif-
copi de lo Reame ; & lo Abbati Bartolomeo
feci le parti de lu Papa Juanne contro de lo
Imperatori Bavaro; & movio oraneuno a te-
CHRONICON
A
^ HOC COENOBIVM ORDINIS FRATRVM
PR.EDICATORVM
FVNDATVM EST AVXILIANTE DEO
ANNO DOMINICJE INCARNATIONIS
MILLESIMO TERCENTESIMO
INDICTIONE XIII.
REGNANTE DOMINO NOSTRO CAROLO II.
DEI GRATIA
HIERVSALEM ET SICILIAi REGE .
La quale poi con l'occafione di elTerfi di nuo-
vo rifabbricata Ia detta Chiefa , fi perde;
ma ultimamente e ftata rinovata colla fe-
guente Ifcrizione , pofta avanti la Sagrefiia.
SACRVM ORDINIS PR/EDICATORVM COENO-
BIVM ALVMNIS DOCTRINA , DIGNITATI-
BVS, ET SANCTIMONIA CLARIS ILLVSTRE
A IOANNE ORDINIS S. BENEDICTI NERI-
TIN/E ECCLESI7E ABBATE AC PR/ESVLE
ANNO MKIE VULGARIS MCCC. A FVMDA-
MENITS ERECTVM SEPTEM ET OCTOGIN-
TA POST ANNOS , QyGD FRATRES CIVI-
BVS JVNCTI VRBANI VI. VERI PONTIFI-
CIS PARTES STRENVE TVERENTVR , A
SCHISMATICIS MILITIBVS CVM VRBE DI-
REPTVM ATQVE COMBVSTVM , ANNO
IHCCCCXXXIV. IOANNIS BARELL/E NERITI-
NI EPISCOPI, ET CIVIVM OPIBVS CVM EC-
CLESIA RESTITVTVM , AMBROSIVS SAL-
VTVS EX ORDINE PR/EDICATORVM NE-
RITONENSIS EPISCOPVS ANNO MDLXXII.
CLAVSTRO , ATRIO , TVRRI CAMPANA-
RIA , ET i-EDIFICIIS AVXIT , PRIOR FR.
£ L *£?£ VS THOMAS MANERIVS QVO RES
2£5i£ S POST ERITAS NOSCERET MONV-
MENTVM PONI CVRAVIT A. D. MDCCXXI.
(40) Vigefimo fecondo di queflo nome.
(41) Nel celebratiffimo Archivio della Reggen2a_
Rea e di Napoli fi confervano gli Atti del
parlamento , che tennero parecchi Vefcovi
del Regno coll' Abate di Nardd contra L
dov.cor.avaro; talche fir-o al di d'o C gi ne
Ind,ce d, detto Archivio fi leggono 1
??J n y P v° le nc i titol ° &*W Sana»
™»ti e n f?T foL IS - Mb « cum f"°
MCCCXxtit™"™ C ° mra Bavar " m
(4 ° F la iiw? ^, Fi '''PP° feppellito nella Capel
la Magg 10 re di San Domenico maeaiore J
Napoh , leggendofi fino a' tempi noftti '
feguente licri-ione fopra il Se^oicro
del
ovi
Lo-
W
fe-
Ma-
Con-
Anno
di
la_
B
D
504,
nire le parti de lo didbo Papa Juanne . Et 1 0
Re Ruberto pure. (41)
1328.
Tornao da Napole lo Abbati Bartolomeo
& foe receputo cum multo onore. '
1330.
Andao lo Abbati a Taranto, & ottenio da
lo Pii ncepe Felippo , che facifle de novo
abetare lo Cafale de Sandlo Necola de Tar-
neo, che foe defabetato da le guerre.
133*,
Morfo lo Conti de Nerito & Principe de
Taranto (42) lo Signori Felippo, & fe fecero
multi lucli. Et le foccefle a lo grande fo do-
minio lo fo flllo Roberto .
* 3 3 J-
Foe na bona guerra tra chilli de Galatone
& chilli de Furcignano. Veniro a le mani,
& fe ammazzaro paricchi da na parte &
l'altra . Perdero chilli de Furcigoano , & f c
ne fugero chi da qua & chi da la. Et chilli
de Galatone le deflabetaro le cafe & li fcon-
quaflaro omne cofa . (43)
Matteo Cantore de la noftra Ecclefia fabre-
cao no bono Spedale pe omne infermo de la
Cettate. (44) In eodem anno ne lo mife de
Febraro morio lo Re Roberto , & foccefle
a lo
HIC PIVS ET FIDVS , HIC MARTIS IN
AGMINE SYDVS,
PHILIPPVS PLENVS VIRTVTIBVS , AT-
QVE SERENVS,
Qyi CAROLI NATVS FRANCA DE GEN-
TE SECVNDI
REGIS SECVNDI REGINA MATRE CREA-
TVS
VNGARI-E , SIVE .VIR KAT/E SEMINE
DTVM
REGIS FRANCORVM CATHERINiE PO-
STREMORVM ,
QVA CONSTANTINOPOLIS EXTITIT IM-
PERATOR,
ATQVE TARENTINI PRINCEPS DOMI-
NATVS AMATOR, _„_„„,„ .„
NOSTRA TAMEN PATER STRENVVS.AC
ICTIBVS ACRIS
ACAY.E PRINCEPS , CVI ROMANIA DE-
1 IVCEPS
TAMQVAM DESPOTO, TITVLO FVIT AD-
DITA NOTO, „
INCLYTVS ET GRATVS , TVMVLO JA-
CET HIC INTRA BEATVS,
EJUS QVI MAGNO SOLIO MIGRAVIT IN
ANNO
CHRISTI MILLENO TERCENTENO TER
QVOQVE DENO „ . „
BINO , DECEMBER ERAT EJVSDEM SE-
STA VICENA „ „„„
FACTA DIES INERAT , INDICTIO Q.VIN-
TAQVE DENA.
(45) Anronio Galateo nel fuo riferito Libro (<_-
Situ Japygie pag. 11*. parlando della fua pa-
tria la Terra di Galatone, fcrlve: Cahtana-.
plufquam duplo tnajoris erat ambttus . fbula-
tiannm Linguam Grscam femper fervavtt : w-
Intana ad Latinos migravit . Ortis inter auo
Cppida ejufdem Populi dijjenjionibus , ut nter
•vtcinos frpe accidere folet , «d arma nenwn.
e(i . Calatana Vbulatianum fuperavtt , ac W»
equavit. Cives omnes fere Calatanam tranjmt-
grarunt . Pauci propter injuriam ad vicrnl-.
Oppida confugere , & mores & vejies & Grt-
cam Linguam depofuerunt , fed non genus ■
(44) Nel Frentilpizio di quefto Spedale fi leggcva
la fegueme Ifcrizione.
Q_VI TIBI, SVMMA PARENS, £DEM CON-
STRVXIT , HABERI _ _ -««o
ANTONII STATVIT, CIVES WLT POSSE
TVERI, ATQ y fi
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■ 9 ot N E R I T
a lo Reame Ia Reina Juanna . A
A di 15. Jaauario partfo la Reina Juanna
pe mare co lo fo roarito.
1348.
Lo Re Lodovico pigliao Nerito, & omne
loco de terra d'Otranto .
1 349.
Lo Abbati Bartolomeo ottenio da la Reina
Juanna lo Privilegio, che facille abetare lo
Cafale de Lucugnano defabetato da la murta-
litate & da le guerre.
Foe no grande Treraolizzo & fracaffao
bona parte de la noftra Ecclefia. Et lo Ab-
bati Roberto la reparao, & feci la Porta_ B
nova de la detta Ecclefia . (4J)
1 j j 1.
Foe facta Ia pace tra la Reina Juanna, &
lo Re Lodovico. Et cosi foe leberato Ro-
berto Princepe de Taranto & Conte de Ne-
rito . In eodem tempore a li 11. Aprile morio
lo Abbati Bartolomeo , 8c foe chianto da om-
neuno pe la fua bontate & fanctitate. Et io
n'avio mulcla difplacenria , pecche me teneva
come fo fillo. Et da li Preti & Monaci foe
eledro Azzolino de Neftore de Nerito , &
confermato da lo Papa Clemente . (46")
1 j 5*.
Lo Abbati Azzolino andao a Taranto, pe
befetare lo Princepe Roberto; che lo avio
multo a gufto , & lo dichiarao fo Confeffore
& familiare . ln eodem anno la Reina Juanna_
mandao Pioro Sambiafi Frate de Sandto Do-
minico a lo Papa Innocenzo (47) pe' fx> af-
fari . (48)
Lo Abbati Azzolino feci na bella fabreca
co la Porta nova & omne novo davanti la_
Ecclcfia. (49)
Principiao Io Abbati na bona lite co la_
ATQyE PATRONATVS SACRAQ.VE PR/E-
BET JVS TIBI CLARA ,
QVAM ROGAT HOSPITIBVS , NE PRODI'
GA SIS VEL AVARA -
TV MEMOR ESTO MEI CANTORIS, QVJE
SO, MATTH/EI,
ET TIBI DEVOTO REQVIES SIT TEMPO
RE TOTO.
ANNVS MILLENVS TRICIES OCTOQyE
TRICENVS
TRESQ.VE MEANT CHRISTI , NVMERO
SIT TERMINVS ISTI .
|4J) Ncl principio del corrente Secolo ftavapur'
anche in piedi quefta Porta minore della
Cattedrale di Nardo , d'ognintorno adorna
di Statue di Santi Benedettini , fatta erig-
gere dall' Abate Bartolomco. La quale poi
per eflere ftata abbellita pcr quella parte la
Cliiefa predetta da Moiifignore Oraeio For
tuiiati , fu affatto rovinata , e con nuovo
diiegno rifabbncata , talche dell' antico dile
gno oggidi niun veftigio apparifce . Sola-
mente il prefente Vefcovo Antonio Sanfeli-
ce, amantiiflmo e zelaiitiITi.no rinovatore e
confervatorc delle memorie antiche , ritro
Vato avendo una gian pietra , finimento
della Porta predctta , che aveano altrov<_
collocata, nella qu llc fcolpito fi vede il fu
nerale di Maria Vergine Santifllma con d'in
torno gli Apoftoli , la fsce riporre nella_
parte di dietro dcl Coro colla feguente Ifcri-
zione .
PERVETVSTVM VIRGINEI FVNERIS ANA-
GLYPHVM , Q_VOD MERIDIONALEM TEM-
PLI PORTAM ORNABAT , EX EA JAMPRI
DEM SVBLATVM , NE INTERClDEREr , AN
TONIVS SANFELICIVS EHSCOPVS HEIC
LOCARI MANDAVrr.
1 n u m: 5 o(f
gente de Nerito, che fe vulfa efigere la Ba-
gliva tutta pe loro; & fe n'avi'o recurfo a lo
Princepe de Taranto . Et feci a lo Abbati la
fentenzia a favore.
A ij. Decembre morio lo Abbati, & foe
eledlo da omne Monaco et Preti Pietro , che
lo confermao lo Papa Innocenzo. (jo) ln eo-
dem anno volto lo Abbati Pietro , che faceffi
no Libro de omne Donazione tk Privilegio
fadro a la Ecclefia , & uno autro de omne_
bene tene & ave la noftra Ecclefia . . . . (ji)
1 3 6 1.
Ordenao lo Conti Roberto a li Neritini ,
che nullo doviffe moleftare li Ebrei, pecche
erano fubjecli a lo Abbati, & non ad ipfi
Neritini./u eodem anno lo Abbati Pietro volio,
che me faciffe Abbati de lo Monaftero de_
Sancla Maria de Monte Alto, & andai a pi-
gliare lo poffeffo de chilla Ecclefia.
1 3 6" 2.
Morio lo Abbati Pietro , & foe eleclo lo
Abbati Gulielmo , che era Abbati de Sancto
Angelo de la Salute; & non pigliao fubeto lo
poffeffo de la Ecclefia, pecche lo Papa era_
ne la Franza . Et cosi venio la confirma , 8c
pigliao lo pofleffo. In eodem anno lo Conti
Roberto & Princepe di Taranto dechiarao lo
Abbati Gulielmo fo Configliero & Capellano
de omne fo Imperio.
Venlo pe roare a Napoli Io novo marito de
la Reina Juanna , lo Segnori Jacopo de Rao-
na . Et foe da omne receputo cum grandc_
fefta. Et fpofao la Reina Juanna.
Tornaro chilli de Gallipoli ad abetare leJ
loro cafe , che aviano lafciate tanto tiempo ,
quando furo fcazzati da lo Re Carlo. In eo-
dem anno morio lo Conti Roberto ck Princepe
de Taranto; & foe da omneuno chianto pe_
la fua bontate . (ja) Et focceffe a la Contea_
(4<$) Sefto di quefto nome.
(47) Sefto di qucfto nome.
(481 Che il Padre Pirro Sambiafi di Nard5 ftato
foffe mandato Ambaiciadore dalla Reina—
Giovanna al Sommo Poiuefice Innocenao
VI. lo icrive Odorico Rainaldi nella Con-
tinuazione alle Storie Ecclefialliche in que-
fto Anno : il Padrc Vincenzo Maria Fonta-
na nel fuo Libro intitolato Monumenta Hi-
ftorica fiuri Vrieikatortiin Ordini: Anno ijji.
pag. 114., e Monfignor Giovan-Michele Ca-
valieri nella fua Galhria Domenkana .
(40) Fino a' nollri gioriii nel proipetto dclla Chie-
fa fi vede una Pittura , che rappreienta
Maria Vergine aflifa in una Sedia, annun-
Ziata dall' Angelo Gabriele , e 1'Abate Az-
eolino inginocchiato a mani giunte dall'al-
tra uarte con qucftc parole fopra la fua te-
fta : ABBAS AZZOLINVS D£ NESTORE.
(Jo) Sefto di quedo nome .
(JO Qiii mancano due pagine.
(51) 11 Principe Robcrto mori in Napoli , e fa
feppellito nella Chieia di San Giorgio Mag-
giorc. Ncli'Anno 1471. Andrea Agnefe Ca-
nonico Rettore di quclla Chiefa gli fece un
bel Sepolcro dietro l'Altar maggiore col fe-
guente Epitafio:
ILLVSTRI ROBERTO ANDEGAVENSI BIZAN-
TINORVM IMPERATORI , TARENHNO-
RVMQVE PRINCIPI, CAROLI VTRIVSQVE
SlCILwE REGIS EX PHILIPPO FILIO NEl'G-
TI AB ANNO MCCCLXIIII. OI5SCVRE JA-
CENTI VSQVEDVM ANNVM MCCCCLXXI.
ANDREiE AGNESIS HVJVS TEMPLI PR.ESI-
Dib PiETATE AC DILIGENTIA LOCVS DA-
TVS esi\
- X
ni " iti7Rrl hv
9 07 C H R
& Principato lo fo fratello Filippo .
1 I 6 *' «
Vcniro due navi di Corfali, & de nccle^
temtore sbarcaro ad Otranto, & andaro a lu
Cunventu de Sandk) Necola de Cafole , &
vuliance entrare pe rubarelo; ma no facero
nulla, pecche li Monaci & li Scolar. fi fece-
ro forti , 8c fi mifero ad cubbattere tino a lo
mattino, che quando lucifdo, fe ne andaro
dicli Curfali, fenza fare nullo damno , cne
due Sculari & no Monaco ci morio. (53)
1 3<5<5.
A 20. Majo morio la Segnora Mana mo-
gliere de lo Conti Filippo & Pnncepe deTa-
ranto. (54)
1 3 63.
Morio lo Conti Filippo, & foe chianto da
omneuno. Et la Cettate de Nento obedio a
U Reina Juanna , pecche Fehppo no avio
fillo.
Se feguita la Cronica de Nerito de lo Abbaxi
Stefano de Nerito .
QUindici Novembre venio a Nerito Mat-
teo de lo Caftiello de Secilia cum or-
dine de lo falfo Papa Clemente VII.
lo quali ordinava, che d\£io Matteo doviffe
fubernare Ia Ecclefia de Nerito cum titulo
i Epifcopo , 8c ordenava , che lo Abbatt
Guglielmo non doviffe gubernare la detta_
Ecclefia de Nerito , 8c omne Canomco &
Prete 8c Monaco doviiTe dare obbediencia a
lo ditto Matteo. Et nullo volivo darli dicla
obbediencia. A li 20. de lo mife de Decem-
bre de lo difto anno veniro iuldati dc lopar-
tito de lo Papa falfo, 8c carceraro omne, che
non obediva a lo falfo Papa; li abbrufciaro
le cafe , 8c le fequeftraro omne loro beni , &
le cacciaro da la Cettade & Provincia ; & li
Padri di Santo Domiuico , che fora de lo
O N I C O N
508
(Jj) II celcbre Moniftcro di San Nicolo di Cafolc,
pcfto nelle pcrtincnze della Citta d'Otran-
to, abitato da' Monaci dcll* Ordine di San_
Bafilio , dopo neIl'Anno 1480. colla prefa,
che fecero i Turchi di quella Citta , fu di-
fttutto e affatto rovinato ; ed oggi ridotto
in fcmplice Badia . Avea 1' obbligazione di
mantenere a proprie fpefe que' giovani del-
la Provincia Salentina, che applicarfi vole-
vano allo Stuclio della Lingua Greca , e_
dclle Filofofiche e Teologiche ficolta. Cosk
Antonio Galatco nel piuvolte riferito Libro
de Situ Japygire pag 47. parlando di queilo
Convento : Canobium eji Divo Ntcolao dicatum,
mille & qmngentis paffibus ab Hydrunto difla-s.
Heic Monacboram Magni Ea/ilii turba convive
bat . Hi omni veneratione dtgni , omnes literis
Gracis , & plcrique Latinis tnflrufti aptunum^
fui prtvbebant fpetlaculum . Qnicumque Griecis
literis operam dare cuyiebant , iis niaxima pars
vitlus , Prmeptor , domicilium flnt aliqua mer-
cede donabatur . Stc res Grteca , qtue quotidie—,
rctro labitur , fijientabatur .
i$4) Qutfta Maria Moglie del Principe Filippo fu
feppellita nella Chiefa del Santiffimo Sacra-
mento di Napoli , oggi dctta Santa Chiara ,
in un bcl Scpolcro di marmo , coilocato al-
la deilra di qucllo del Re Roberto colla fua
efligie di fopra , e colla fegucnte lfcrizione
di lotto.
HIC JACET CORPVS ILLVSTRIS DOMINjE ,
DOMlNAi MARIiE DE FRANUA,
IMPERATRICIS CONSTANTINOPOLITANJE ,
AC DVCiSSJE DVRATII ,
QyM OBIIT ANNO DOMINI MCCCLXVI.
DIE XX. MAJI INDICT. IV-
B
D
partito de lo vero Papa, & non dava la ob.
bediencia a lo Epifcopo Matteo, li cacciavaj
da lo Cunvento, Ii brufciava omne cofa &
le cacciava fuori de la Cettade . '
1380.
Francefco Guerriero Canonico , pecche no
volio obbedire a lo Epifcopo Matteo, foe^.
cacciato da la Cettade , & andao a lo Papa
che lo criao Epifcopo de Alexano.
1383.
Lo Re Carlo donao la Contea de Nerito a
lo Signori Carlo Ruffo fo Vicere ne lo Rea.
me & Tuftiziero .
1389.
Pietro Tomacello foe creato Papa , & fej
chiamao Bonifacio Nono . Et in Nerito fi
fecero fefte grandi , & a Cafarano piccolo ,
pecche in difto loco havia nato iffo Pa-
pa- (55)
1392.
Lo Papa Bonifacio criao Guglielmo dej
Nerito Epifcopo de Lacedonia , 8c Nicolao
pure de Nerito Epifcopo de Davali.
Foro tante acque, che fe credu da om-
neuno, era venuto lo diluvio. In eodem anna
foe no terribile terremoto , che feci mtilto
danno a la Provinzia , 6c gettao a terra lu
Cunventu de' Padri de San&o Benedidto de
Racale, che fabbrecao Boemondo e Coftan-
zia . Et li Monaci fe n'andaro chi di qua 8c
chi di la . Lo Populo de Cafarano avto com-
paffione de li Monaci, 8c Ie donao la Eccle-
fia de Sancla Coftantina cum omne terreno ,
8c lo Popnlo de Matino fect lo ftiffo, 8c le_
donao la Ecclefia de SancTro Mauro cura om-
ne terreno . Et cosi de uno Cunvento fe ne
fecero due .
1396.
Morfo lo Abbati Guglielmo; 8c pecche ci
era ancora lo Epifcopo Matteo , no fe feci lo
novo Abbati.
1400.
Dalla quale Ifcrizione fi vede manifeilamen-
te 1'erroce del Collenuccio , il quale venen-
do a parlare di Maria nelle fue Storie del
Regno di Napoli, fcrive, che ioffe decapi-
tata per ordine di Lodovico Re d Unglie-
ria , a folo fine di vendicare U moctc-.
di Andrea fuo fratello , quando ll riferi-
to Epitafio dimoftra , che mori venti anm
dopo .
f<<) Non poche antiche memoric ci avvertono,
che Pietro Tomacello, poi Sommo Ponteh-
cc col nome di Bonifacio IX. nato lo le iiu
Cafarancllo, anttco dominio della Cala lo-
in.tcello ; a tenorc delle quali ebbero poi
a fcrivere per indubitata una tal nafcita m
dctto luogo parecchi Scrittori , come il M-
dre Luigi Taffelli nel fuo Lib. delP anttcbttt
di Leuca Lib. x. cap. i$- Giovan Donato
Santoro Planiora d'Altamura nel fuo Libro
manufcritto delle Mefcolanze , Sc.pione Puz-
zovivo nella manufcritta Defrtzwne di A tr-
db , Gianmario Crefcimbeni nella itorta at
San Giovanni ante Portam Latinam Lib. fcw.
o. num. 7 . il P. Sebaftiano Paoh nella Vit*
di Monfanore Ambrogio Salvto Lib. * cap. i.
pac. 116. vedendofi per tal' effetto in una-
Coionna della Chiela Parrochiale di CaUra-
ncllo dipinta a frefco 1'immagtne del Pon-
tcfice Bonif-izio. Onde il moderno Vefcovo
di Nard5 Don Antonio Sanfel.ce, accioccle
jion fi perda la memoria di ii gran ptcg «
di quel picciolo Iuogo, che fta ioggetto alU
fua fpiritual giuriid.zione , ha fatto icolpire
in marmo nel frontefpizio interiore di quci-
la Chieia la leguente Ifcrizione , coii anni
gentilizie di eilo Sommo Pontefice.
HOSr
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9°9
N E R I
1400.
Raimondo Urfino , pecche vedfa lo Reame
fconzertato e devifo chi da Ia parte de lo
Re Lauslao , & chi de Loifi Andecavenfc_ ,
iflb fe feci lc* fatto fno , pecche fe pigliao
Taranto, Nerito , & autri Iochi de terra_
d'Otranto . In eodem atmo lo Signori Barnaba
Sanfeverino , r he era nimico di Raimondo
Urfino , venfo in terra d'Ocranto co no bono
cxercito, & fi pigliao Nerito , Cupertino ,
Cafole, Galatone, Aradeo, Secli, & multi
lochi de lo fo Principato.
1 401.
Se quietao lo Scifma, & ne foe cacciato
da Nerito Matteo de lo Caftiello, & omne_
fe referrao a le cafe proprie. Et cosi eleffero
T
A
HOSPES SISTE AC MIRARE GRANDE HVJVS
TEMPLI DECVS HEIC BONI^ACIVS IX. TO
MACELLVS PONTIFEX MAXIMVS , PAREN
TIBVS vTRIVSQyE CASARANI DOMINIS
ORTVS , SACRO BABTISMATE EST EXPIA
TVS , HANC PRIMVM ECCLESIAM VENE
JtATVS EST MATREM , QYI POSTEA SVM-
B
1 n u m; 9 io
lo novo Abbati , che foe Antonio de Pem-
gia , che era Arciprete de Ia noftra Ecclefia .
, <40f>
Morfo Io Principe Raimondo, & Iafciaofo
mogliere cum li figli.
1 406*.
Morw lo Abbati Antonio, & foe ele&o lo
novo, che foe Defiderio . In eodem anno lo Re
Lauslao fe pigliao la mogliere de Io Prencipe
Raimondo . 2» eodem anno vento a Nerito lo*
Re Lauslao , e concefle paricchi grazie a Ia_
Cettate .
141«.
A 27. Luglio mor/o Io AbbatJ Defiderio ,
& a li 14. de lo mife de Agofto foe fafito lo
novo Abbati Giovanni de Epifanis deNerito.
MI NVMINlS 1N TERRIS VICES GESSIT:
ANTONIVS SANFELICIVS EPISCOPVS NE-
RITINVS MEMORIAM OPTIMI PRINCIPIS
DE CHRISTIANA REPVBLICA ET ECCLE-
SIA SVA IMMORTALITER MERlTI TEMPO-
niniti7RH hv
... ,
IN HISTORICAM DESCRIPTIONEM
BELLI VENETI
ADVERSUS GALLIPOLITANOS , NERITONENSES,
ALIOSQUE POPULOS HYDRUNTINAE
PROVINCIAE,
A U C T O 2? E
ANGELO TAFURO NERITONENSI.
MOK 1T U M
LUDOVICI ANTONII
MURATORIL
GOronidis Ioco additum volo & alterum Opufculum ad ipfam Neritinam
Civitatem , atque ad finitimas fpeclans , quod acceptum refero nuper,
laudato Erudito Viro Jobanni Bernardino Tafuro . Defcnbirur in eo bel-
lum a Venetis Anno 1484. inlatum Provinciae Hydruntinae . Auclor
illius , Angelus videlicet Tafurus , rem fub oculis fuis geltam merno-
riae prodidit . Quare non ingratum erit Leclori , hocce etiam fragmentum,
numquam antea editum , accipere , uti particulam non contemnendam Italicae
Hiftoriae . Accedent denique Notae aliquot Tafuri ipfius junioris , in quibus ne-
que eruditionem defideres , neque judicium criticum . Haec funt , quae ad hoc-
ce Opufculum is praefatur : „ Angiolo Tafuri figlio di Stefano Tafuri , e di Ca-
„ terina Manfredi , fu lo Scrittore di quefta Storia della guerra de' Veneziani
„ contro della Provincia d'Otranto . II quale corae che vivea in que' tempi, not6
„ tutto con ddigenza , e defcrifTe con quella fchiettezza di Lingua tutti gli avve-
„ nimtnti , ed altro di notabile , ehe in quel fatto d'arme fuccelTe '. Fu quefb
„ Opufcoletto confervato da Bartolomeo Tafuii Nipote d'Angiolo , il quale per
„ non perderfene del medefimo la memoria , proccur6 con ogni diligenza di tra-
„ fcriverlo dentro di un fuo Zibaldone di varie materie , che manufcritto preffo
„ di noi fi conferva . Di Angiolo e della fua Iftoria ne fece menzione Scipione
„ Puzzovivo nella Defcrizione della Citta. di Nardo , che corre per le mani d egli
„ Eruditi manufcritta , con quelte parole : In quefto tempo vivea Angiolo Tafuro , il
„ quale proccurd con ogni efatta diligenza , di fcrivere a memoria de' pofleri i fatti di
„ quefla guerra con quella rozza lingua , che ufavano in que' tempi i noftri pajfati , deU
„ la quale noi ci pamo ferviti nel parlare di queft' altro foggiogamento della Citta . E
„ noi nelle Note , che abbiamo fatte al celebre Trattato de Situ Japygiae di An-
„ tonio Galateo ; particolarmente in quelle parole : Haec , parlando di Gallipoli,
„ quarto pofl captum a Turcis Hydruntum Anno , a Venetorum claffe capta & direpta
„ eft . De hoc Bdlo , cujus praecipuam narrationem tenuit Angelus Tafurus Proavus
„ meus , ajunt Marcus Lucius Cardamus Gallipolitanus in Diariis , & Micbael Ritius
„ in Libro de Regibus Siciliae , geftae rei aetate pares .
Iflco-;
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Incominzia el ragionamento della Guerra
de Signuri Viniziani contro Ia Cettate
di Gallipoli , di Nerito , & altri
luochi della Provinzia,
s c % I T T A
DA ANGELO TAFURO
D E N E R 1 T O.
NEUo Mife de Maio dello Anno
della Nafcita dello Signore_
1484. Indiclione Secunda , ftao-
do la Piovinzia di terrad'Otran-
tochteta, ferena, inconfiderata,
ad nulla penfando di advcrfo , fe non folo
alte paffate fctagure delle guerre crudeli &
infiammate , fatte da' barbari Turchi contro
della Cettate di Otranto , quattro Anni fono,
& ahri lochi vicini; ecco alli fedeci di detto
Mife , quando ftevano gialleggiate in campa-
cna le biate , fi vtde una armata navale di fef-
Etnta veli , di Galee , & molti navi venire.
nello Porto di Gallipoti . Qoefta Cettate e
pofta fopra uno dirro 8c grande fcoglio in_-
mezzo delto mare , 8t fi entra atla medefima-
per ono Ponte lavorato & fabbricato . Vici-
no alla Porta della Cettate vi e uno forte_
Caftielto, delto quale era CafteI'ano loSigno-
ri Alfonzo Filimartno , ornato di tutte dote
ampliflime & virth conveniente a qualunque
Signore . Fuori have la Fontana d'Acqua_
dolce . La Cettate e motto bella , e per que-
fta rafone gli noftri antichi la chtamarono
Gallipoli . (■*) Fu dirupata & fconquaffata
<j a percid gli Cettatint s*andarono
ad abirare chi di qua & chi di la . Et dopo
motto tempo la cominzarono a abttare . Nel-
lo Porto di quefta Cettate vennero le Navt
Viniziane , & fi ferrmrono ; & fubito fecero a
fentire con un Trombetti alli Cettatmi , fe_
fi voliano arendere, & preftare obbedienzia_
atli Signuri Viniziani , cacciaflero lo Sten-
dardo di pace, 8c fariano con una grand-_
benevolenzia & aro'>revo!ezza accotti 8e ama-
ti; perche fe no, fi darebbe principio ad una
euerra crudeleed infiammata . Venne fubtto
fopra la muragha uno grande Populo, & rt
fpofe , che loro erano fog»etti ferlelt dello
Signori Ferrante Re di Nnpoli , & non vo-
liano obbedire ad attro. R'^"^.! 0 Trom-
betti, & fubito cacciaro lt Siendard, rofcifo-
pra delle navi, & fcefero a terra tutta ta fol-
datefca, Pavigttuni, art.gl.ar.a, & mon.z.on,
nello largo poco lontano , dove pr.ncipta lo
Ponte . Et piantarono in quefto luoco g .
Pavigliuni, 8c l'artigliaria . Lo Caftetlano F,-
A limarino fempre fparando , glt faceva ftare_
lontani; 8c era tanto fpiflo 10 bombardiare ,
che fi fentivano da quefta Cettate de Nerito.
Tutto to giorno 8c la norte faticorono pe al-
lertirefe . La mattina , quando fitto chiaro
10 gtorno, fi mifero in ordinanzia gli folda-
ti , & diero principio allo bombardare dalla_>
parte della Terra , 8t datle navi ancora_> .
Pure ta Cettate collo Caftiello fempre fpara-
va, che da quefti Cettate di Nerito fi fenttva
no conttnuo rimbombo , ch'era no grandt_
terrOre . Et molti d<*' Certatini , 8t mi an-
cora, andarono alla Midonna d'Altomonte_ ,
pe' vedere quefta btttagtia : ma era tanto lo
B fumo , che non fi vedfa niente , che Io foco 8e.
11 romore delle bombarde . Dilla parte detlo
Caftiello fecero una buona apertura , & un*.
attra dalla muraglia detlo Porto : onde gli
foldati con grande deftrezza 8c arroganziadte-
ro con furore 1'aflalto , ma gli Galtipolttani
con animd forte e maravigliofo gli buttaro
adietro , non lafciandoli avicinare atla mura-.
elta; che gia fitto notte fonarono gli tambu-
ri , e' glt trombetti , 8c ognuno fi ritirao allo
l0 °Li "mattina allo ufcire dello Sole fi man-
d*ro da quefta Cettate e da quella dt Lezze
duicento Ibldati pe foccurfo delli Gallipot,-
C tani . Ma arrivati chi forono fopra dello
iMonte, lontano da Gallipoli tre mtllta, vit-
'dero che era occupata la vta, da dove ifli
Idoviano paflare, pe entrare alta Cettate . Et
'cos, li fermarono fopra dello dttto Monte_ .
Li Viniziani fcoperto lo foccurfo della gen-
,e, che venia , fi dietero con molto .mpeto
a dare to fecoado affalto, che fu It 18 dello
m,fe: nello quale con grande vatore 8c arro-
ganzia erano dalli Gallipolitan, fotnt, ,nd.e-
w Et cosi lo G^nerali fi m.fe avant, allt
fuoi foldati, 8c gli dava animo. Et d, g.a
havriano extrati alla Cettate, pecche ftevano
!gli noveri Cettatini avviliu, le le Donne-
D ledefime non avrebbero curfo colle armi al-
k ma ni, co' faffi; & davano an.mo all, per-
duti Cettatini. Et cosi ptgltato no poco di
valore, fi diero di nuovo con grande tmpeto
rrefiftere alfiaimico, tale che dopo una_
(„) Antonio Galateo nella fua Defcnz.one della-.
riitk di Gallipoli , ftampata ncl hnedelTrat-
dine mn immmritb nomtn forfta efl . E Gian
culo Coppola nel luo Pocma crotco , inti-
Tom.XXW.
"tolato il Cofmo , ovvero Fbalit trionfimte.
Canto IV. Ottava IX. cant6 :
pkcMa ti,m*tosi vaga t Mla,
Cbe da hlt* GaUipoli Sapgella.
Qoo «
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pry C H R O
battaglia tremenda di cinque ore furono for-
zati eli Viniziani con loro fcorno & roilore^
tornarefe adietro. U terzo giorno, quando fi
fece chiaro, fi pofero dintorno m ordinanzia
cli Viniziani, & lo Capitanio Marcello con-
fortava con bone parole gli foldati, dandoh
fperanzia, che haviano quella macina a man-
ciare dencro la Cettate . Li foldatt fenza fen-
tire pih, diero con molta fortezza i'aflalto ,
8c gli poveri Cettatini con bono animo refli-
ftevano all' inimici : quando da una mofchet-
tata tirata da fopra lo Torrione fo ammazza-
to lo Generali Marcello con molto difgufto
delli foldati, gli quali fe ne voliano cornare_
adietro. Ma Domenico Malipiero gli rraccen-
ne, havendofi pigtiato lo baftone di coman-
do. Et fi mife, pe dare maggiore anirao a_,
quelli, eflb lo primo a rompere lo lmpedi-
mento . Et cosi tutti quelli foldati incomin-
ciarono piu fiera & infiammata battaglia_. ,
tale che gli poveri Gallipolitani no poffendo
piu refiftere , ceflero lo pofto . Ec correndo
con grande paura fe nafcondevano dentro del-
le Chiere & altri lochi ofcuri & futterranei
della Cettate. Entrati gli foldati fecero una_
grande ftrage di quella povera gente. Am-
mazzavano grandi e piccioli : rubavano le_,
cafe , & (accheggiavano tutto . Allo Generali
Malipieri difpiacevali tanta roina & ftrage-.
che fi facia . Et cosi ordinao, che niuno delli
ibldati facifle cofa alcuna, & cosi fi quietao
tutti. Morirono molti delli Viniziani in que-
fte tre battaglie con lo Generali , Delio
Vefpo , Francefco Nani , Pietro Q.uirino ,
Aloifio Garzoni, Coftantino & cin-
quecento foldati con altri Capitani & ofH-
ziali. Delli Gallipolitani morirono ducento
Cettstini, 8c quaranta femine : &■ tra quefti
lo Segnuri Elia Ruri, Francifco Camaldari ,
Antonio Arcana, Pietro Smtachiefa , Serma-
giftro Sermagiftri. Delle femine Latonia Ba-
rella, Angela Gulielmo, Maria Grofli, & al-
N I C O N
(£) Che !a Citta di Nard5 fia ftata fondata da_
que' Popoli , i quali dalla gran pcnuria dell'
acque furono coftretti d'abbandonare Itaca_.
patria d'UIi(Te , o Leucadia , ed in queftc_
t Salentine contrade ricovcrarfi , e verifimile,
e vicne anche da parecchi Scrittori , che di
quefto argomento trattarono , confermato :
come da Giacomo Pcrgantco nella fua ma-
nufcritta Ifloria della Provincia d'Otranto ;
da Scipione Puyzovivo , nella Defcrizione_,
della Citta di Nardo; da Paolo Giovio nella
Vita del gran Confalvo ; di Giovanni Gio-
vine nel iuo erudito Libro de Varia Tarenti-
norum fortuna ; dal P. Luigi Taffelli Lib. 3.
Cap. 4. dell' Antichita di Leuca, e da molti
altii da noi ripportati nelle Note al Trattato
de Situ Japygix pag. m.
(O Di una tal diftruzionc fatta dcllaCitta di Nar-
d6 da i Romani, e dopo riedificata da Otta-
vio Augufto Imperadore , ne fece menzione
a tenorc delle antiche teftimonianze il fud-
detto P. Luis;i TafTelli , fcrivendo cosi : Ne-
rtto, oggt Nardb, Citttt, cbc fi mantenne famo-
fa, e con nobilta twn ordinaria , e fempre rifor-
ta dalle rovine , s'ingrandiva di miovo per ta^
feractta de' fnoi poderi , e di maniera cbe fpian-
tata e rovinata affatto da' Romaui nelie loro
guerre ctvilt avanti la venuta di Crifto , riedi-
ficata dopo d« Ottaviano Auguflo . E tutto cio
fi ricava anche dalla feguente Ifcrizione_ ,
che anticamente fi lcggeva in quefta Citta,
fcolpita m marmo.
IMPER. D. OCTAVIO
DIVI C^S. FIL. AVG.
PONTIF. MAXIM.
IMP. X COS -
THIB. P XXVII.
B
D
tre. Lo Generali intanto ordinao, che fi do-
veffe rinfrefcare lo efercito; 6c cosiftecero in.
fino lo mife de Majo dencro U Cettate , kt\.
za ufcire niente pe lo contorno. Et altro non
facevano , che fortificare tutto lo danno fatto
da loro nelle mura e nello CaftieUo .
Quando allt cre dello mife di Giunio ufci-
rono tre milia foldati , & andarono pe la_
parte fuperiore , & fattomifero alla loro di-
vozione la Terra di Racale, Felline, Allifte,
Supreffano, Cefarano, Cefarano piccolo: de-
pretando tutte quelle campagne. Et mifero
una grande pagura a tutta la Provinzia & al.
lo Regno tutto di Napoli. Et quello, cheera
peggio, non venia foccurfo veruno, & iffi
non veniano impetitt da niuno, poiche tutti
ftevano dentro delli loro lochi , & noa fi
uniano pe faregli refiftenzia, pe no
tante fcorrerie pe gli luochi delia Provii
Entrato lo mife de Loglio, lo Generali Ma-
lipiero uni il fuo efercito, lafciando alla Cet-
cace di Gallipoli , e negli alcri luochi una_
bona quancica di foldati pe guardia. Et cosi
collo remanente dello efercito veane a Ne-
rito. Et piantaro gli Pavigliuni attorno alla
Cettate , & 1'artigliaria nella parte di Siroc-
co & Ponente. E' pofta quefta Cetcate iru
una hella & piana campagna , fabricata di
certi Popoli , che fe ne fuggirono daH'Ifola_
diLecatia pe la grande penuria d'acqua (4).
Have havute parecche guerre dalli Rotnani ,
che la diruparono affatto, & dopoi dallo Im-
peratore Occavio di nuovo fabricaca (0,Go-
ci, Saraceni, Norraanni , & altre genti l'haa-
no fempre tormentata. AUo comparire dello
efercico fubico s' ordinao una proceffione di
penicenzia co tutti gli piccioli'nocenti , zitel-
le, tutti gli uomini & donne , Preti & Mo-
naci; & s'andao alla Chiefa di San Michele,
pe' placare Pira de Dio, 5c pe defendere col-
la fua potenzia , corae ha fatto attre fiate lo
Santo , quefta Cettate (d). Et cosi s'attor-
niao
ORDO VS
MVNIC
KENEF
P. P.
(i) Da molte antiche teftimonianzs chiaramente
apparifce la fiugolar protezione , che ha avu>
ta di quefta Citta 1'Arcangelo San Michele .
In una nicchia fotto delf Orologio nella_
pubblieaPiazza fi vede unaPittura, che rap-
prefenta San Michele , che trattiene alcune
fiamme , che cafcano dal Cielo fopra la Cit-
ta di Nard6 con quefte parole di fotto: AN-
TIQVISSIM^ TRADITIONIS ARGVMEN-
TO ivlICHAELI ARCHANGELO TAVRVM
PROPEGENTE ET CORONANTE CIVI-
TAS NERITINA AD P.R.M-P. Avycrten-
dofi , che per Taurus s'intende la Citta ai
Nard6 , facendo per imprefa un Toro . A rne-
moria d'un tanto fingolar Miracolo battero-
110 anche i Neritini la feguente Mcdaglia-
o Moneia , e riceverono rArcangalo per
Protettore .
Di quefto miracolofo fatto, per quante dih-
genze fono da noi ftate fatte , non e ltato
pofiibile il poter rinvenirne il precifo tem-
po , quando accadde . Ma a mio credere ta
nel principio del Mille.
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P17 N E R I T
tiiao tre fiate colla proceflione la Chiefa , 8e A
dopo s'entrao der.tro , & fe cantaro molte_
preghere , & dopo ognuno fe ne tornao alla
cafa. Tutti gli giovani, che'paravano a que-
fte Scole ie Screnzie , che fi leggevano ad
ognuno (f), pofero a romore tutta la Getta-
te , volendofene andare pe la pagura alle_
cafe loro , & Furono proibiti a nb partirefe,
pe dare aggiuto elli ancora. Subito che s'eb
be accomodato lo eferpita , venne lo folito
Trombetti, & fonao tre volte, dicendo, che
k voliinfi rendere alli Viniziani , loro noa-
fariano niuno danno & rovina alla Cettate_ ,
& alli Cettatini: che fe doppoi non volhno,
metteria uno grande fuoco. Se le refpofe_,
che non s'a.rrendiano , pecche eranoboni Vaf-
ialli dello Signore Re Ferrante , & no fi vo
ia obbedire a niuno . Tornato ch* ebbe lo
Tromberti co quefta imbafciata , diete ordi
ne lo Generale Malipiert alli foldati, che an^
daflero faoendo danno & rovina alle campa
gne , & 1'artigliaria bombardaffe ia Cettate_
Quando la mattina delli quattro dello Mife_
fi vide con tanto dolore & pianto di tutti g!'
Cettatini pofto foco aUe campagne , haven
dofi arduto tutto lo grano & le biate , ch<_
s'havevano a mietere ; arderono ancora molt
arberi : rubarono tutte le pecore & bovi del
le Maffarie : & continuarono a fare tanta ro
vina tutto lo giorno & la notte fenza niuna_
compafilone , che gli Turchi & gli Saracini
non havriano havutn quefto animo di fare_
tanto danno. Et cosi voglio raccontare no
bello & memorando fatto . Venti dello Popo
lo vedendofi fatta tanta rovina a certe loro
pofleflioni, de notte bene armati ufcirono dal
fa Cetta dalla cava fotto terra , la quale fo
fatta anticamente, pe ulcirne 1'acqua quando
piove , che b dalla banda de Ponente nello
loco di&o Santa Sofii. Et cosi quefti fe na
fcofero dentro alcuni feminati . Quaodo poi
foi fitSto chiaro lo giorno, ufcirono cenquan
ta delli foldati Vtniziani , pe fare altro dan
no, como lo g 10 rno'nanzi: occosi qoando ap
pena haviano principiato , quelli Villani gli
{•Vla quefto tempo fiotivano a maraviglia Ie_
Scuole e le Accademie in quefta Citta di
Nardb , come fi pu6 chiaramente vedere da
quel tanto , che laici6 fcritto a memona_
de' pofteri il mentovato Galateo , Autore
contemporaneo, nel fuo celebre Trattato de
Situ Jafygiee , dicendo : Temporibus Patrts mei
ab ommbus btijus Regni Provinctis ad accipiev
dum ingenii cultum Nerttum confluebant . Le_
quali parole.con altre in quefto particolaie
icritte dal Galateo , ci furono di argomento
di andarle illuftrando con un Ragionamen-
to, recitato in occafione dell' apertura della
nuova Aceademia iliituita in quefta Citta
fotto il titolo degl' hflrm Rtnevati , il quale
ftampato fi lepge nella ieconda Parte della_
Cronica de'JVIinori OiTervanti Riformatt della
Provincia di San NicoI6 del P. Bonaventura
daLame. Ne fecero anche menzione diquc
fti Studi Seipione Puzzovivo , Geionimo Mar
ciano, e il P. Luigi Taftelli , nelle fopra n-
ferite loro Opere e Libri ; L'Abate Doment-
co de Angelis nella prima Parte delle Vite
de' Letterati Salentini nella Vita di Roberto
Caracciolo pag. 3. nella Vita di Antonio Ga-
lateo pae. jj nella Vita di Andrea Pefchiul
li pae 144. nella Vita di Antonio Caraccio
pae 171 e il Padre Sebaftiano Paoli nel!a_
Vtia di flmbrofio Salvio Vefcovo di Nardo
Lib *. cap. 1. fol. 10S.
(f) Di quefte Apparenze , chiamate dal Vulgo dalia
W loro inftabilita Mutate , che in alcuni luoghi
del territorioNeritino dal prmcipio del Meie
diMaggio fino al teiminare dt Ottobre Uvc-
D
I N U M. P i8
furono fopra co tanta rabbia & furore , che
ne fecero una bona ftragge , havendone am<
mazzato quindeci, & de ipfi ne raorirono tre,
& cinque feruti. Et dopoi fe n'andarono a
nafcondere dentro delli feminati , 8* fatto
notte fe ne tornarono dentro della Cettate pe
lo medemo loco , che erano ufciti .
Le continue bombarde haveano fatta una_
groffa apertura allo muro, che li Cettadini
iievano con molta pagura, tanto piu che_,
noti vediano nullo agiuto & foccurfo . Lo
quarto giorno li Viniziani fi pofero ad ordt-
nanza pe dare Taflalto, & 1'inimici con gran-
de animo s'al!eftirono pe refiftere, colla fpe-
ranzia , che havea da venire no bono foccur-
fo. Et co i ognuno pigliao lo Iocofuo.af-
pettando 1'inimtCO. Avicinatifi li foldati, s'in-
cominci6 una tremenda 8c infiaramata batta-
glia, fparandofi lt mofchetti dall'una e dalP
altra parte, che altro non fi vedia, che no
continuo foco & fumo, che era veramente_,
no terrore. Et delli Veneziani ne morirono
parecchi foldati, pecche volfano ad ognicun-
to pigliare la Cettade; ma no li poflette riu-
fcire , pecche la difefa fu gagliarda, & forte.
Et cosi loro fe ne ritiraro adietro fenza fare
niente. Delli Cettadini ce ne moriro pochi .
Alli 8. dello mife la matina alPufcire dello
Sole lo efercito inimico fi pofe in ordinanzia
co grande fretta, & noi di dentro anche ci
alleftemmo, pecche crediamo di volere veni-
re a dare lo fecundo aflalto. Et cosi li fol-
dati pigliaro pe la parte della Tramontana_
verfo li campi abbandonati 8c grafli delli Pa-
tuli, fenza fapere lo fine della cofa, & loro
intenzione. Ma poi quando vedimo, che le_
Muttate fecero un'apparenzia di molti uomt-
ni fecondo lo folito, & quelli creduno, che
erano foldati , pe venire a darence ajuto ;
quando poi quelle fparirono, fe ne ritornaro-
no confufi alli loro pofti, & ne volfero fape-
re la rafone di quelle apparenzie , quando en-
trarono alla Cettade , 8t fe le diffe , che era-
no le Mutate . ( / ) Lo giorno fequenti 1'arti-
gliaria fece no groffo danno allo Convento
de
»
dono , ne fece prima d'ogni altro menzione
il Galateo nel riferito Libro ; Girolamo Mar-
ciano ; Scipione Mazella nella Dcfcrizione_.
del Regno di Napoli ; Pompeo Sarnelli nel
VIII. Tom dtlle Lettere Ecclefiaftiche, Let-
teralX. 8c altri ,i quali rutti riferirono fein-
plicemcnte quella apparenza fuori del Gala-
teo , che vi f-ce particolare fpeculazione ,
cosi dicendo : „ Neritini agri paludes noxia
non funt. Nullas enim aut paucas 8c inno-
xi.is tollunt auras. jEitate omnia ficca funt.
Nihil limofi ot gravis aut paluftris humoris
reliuquitur , fed tantum , quantum campos
reddat pinguiores . In his paludibus , ut OC
in campis Mandurii 81 Galefi & Cupertini »
phafmata quasdam vidmtur, quas Mutattones,
aut Mutata dicunt vulgus , neicio quas ftri-
ges aut lamias, aut, ut Neapoli, Janatias,
oc ( ut Grseci dicunt ) Nereide, fabulantur .
Mirum eft: totumOrbem invafit, 8c in mi-
, feras erravit fabula gentes . Nullo certe Au-
aore , nulla ratione , nullo expenmento
, unufquifque credit, quas neque vidit , neque
vera iunt . Stamus alienis , 8c nidoaiffimo-
\ rum hominum tcftimonii» ; puenlibus lar-
, vis, anilibus credimus commentn , 8c plus
fidci auribus , quam oculis adhibemus . Ne-
, mo ocuUus teftis etl . Omnei ib alm fe^
, audifle fatentur . Sed nos ad eadem Phantaf-
mata revertamur Videbis quandoqje (Jrbes
& Gaftella 8c Purres , qu«.udoquc Pecudes
ocBoves verftcolores , 8c aliarum rerumfpe-
cies feu idola , ubi nulla eft Urbs , nullum-
Pecus, ne dumi quidem. Mihi voluptan in-
11 ter-
__
niniti7QH h "
9l9 C H R O
de Sanfto Fcancifco, havendo cafcato no mu-
ro intiero del medemo , & ammazzao lo Pa-
dreRoberto Seleuco, e un'a!tro foe feruto
ad una fpalla da una pietra ; 8c cosi tutti k
Monaci fe ne fuggiro cum grande pagura^ .
Et fu quefto no motivo grande , che ie cac-
ciafle lo Stendardo bianco; 8c cosi fi u.uo
tutto lo Popolo allo pubblicoTocco. (r) «M
feconchiufe, che fe mandaflero due perfone
allo Generali, & capitulaffero della refa; che
furonodeftinati Mefler Lupo Neftore ccG.o-
vanni Pecoraro. Q.uali uiciti della Cettade ,
8c prefentatoft avanti lo ditto General. , U
fecero riverenzia, & fnroho da quello cum.
grande benignitate accolti . Et conclufero fra
di loro, che fe rendiano, purche non defl^
facco, ne toccalfe niuno, 8c lalc.affe la Cet-
tade dello medemo ftato, che la trovava . In
tutto piegao lo Generali: ma volle, che fe^
oonefle allo Caftiello della Cettade lo prefl-
Sio delli foldati Viniziani. Et cosi concorda-
tefi dalfuna 8c 1'altra parte tutte le cofe, d.f-
ferenz^e, & patti , fientrao alla Cettade cum
grand,' triunfo 8c fefta, oflervandofi tutte le
promeffe, che fe fecero: non facendo nulla^
itraee anzi cum grande benevolenzia ienti-
va tutti, & con grande libcralitade foccorre-
va li bifognofi, tale che havendo andua una
povera donna, chiamata Domenica Capoccia,
piangendo, dicendoli, che havea una iua ca-
la la quale era ftata fracaffata dJle bombar-
date, 8c non havea dove abitare 6s dormire
con due fue figlie zite , il Generale ordinao ,
che fe li foffero portate inanzi ad lflo , come
le fece. Et vift^le, che erano donne de ma-
N
A
I C O N
$10
B
„ tcrdum fuit vidcre hac ludicra , hos Iufus
„ n.iturx . Hxc non diu permaneiu , fed ut
,, vaporcs, in quibus appareiu de uno in alium
,, locum , 8c de una fonna in aliam permu-
„ taiuur , unde ioriafle Mutata nominantur :
,, aut quoniam his appareimbus ccelum de fe-
,, renitate in pluviam mutari folet . Hoc acci-
„ dit mane ccelo filciuc , incipiente, ac levi-
„ ter fpirante, ut folet , Auftro . Nam ut in_.
„ fine eft vehemeiuiflimus Aufter, fic in prin-
,, cipio lcviffimiis, 8c quum calidus fu , clevat
„ tenus nebulas, qua: , ut fpeculum, referunt
„ imagines Urbium, Pecorum , 6c aliarum re-
„ rum: & ut vapores, fic ic fpecies illa: mo-
„ ventur ; ut eft vidcre in fpccutis mcttis aiquc
„ agitatis, in quibus res ipfo moveri videiuur.
,, Et quoniam res rc£te occurtunt vaporibus ,
„ refte videntur, 8c ut umbra , qua; opponitur
,, corpori luminolo . Qyns ver6 tranfverfc ac
„ rcflexe rerum fpecies fufcipiunt , in his rcs
„ quoque ipfas reflexas vidcmus . Sic 8c in aqua
„ videmus culmina moiuium 8c tectorum in
„ infenori parte . Fit eilim, ut qutc aquas fu-
„ perficici propinquiora funt , ut Fundamenta,
„ a nollris vilibus fint longinqua: culminum..
„ veio tectorum , qux ab aqu.x luiu remotiora,
,, imagines ad nos m.igis accedunt ; ideoficin-
,, feriora videntur . Sic etiam 8c nobis in clau-
,, fa domo cxiftcntibus , parvo per rimulas in-
„ grcdiente lumine , omnia tranfverfe viden-
„ tur , ut hominum capita deorlum , pcdes
„ furfum . Linca: enim umbrarum non reitti..
„ procedunt , fed trantponuntur atque in me-
,, dio intcrfccantur . Hocid-;m in fpeculis con-
„ cavis accidit , ut fuperior pars fpeculi infi-
„ mam pariem rei vif.e, infcrior fuperiorerru
„ reddat. Ha:c , qu» dixi , phafmata deludunt
,, laepe obtutum viatorum , qui dum fe prope
„ Urberrv efle exiftimant , longiflime abfunt .
„ Vifa: funt ctiam in hoc trailu in aere fpe-
cies hominuin cquis infidentium , 8c pedi-
„ bus ambulantium . Sic 8c Scriptores literis
„ mandavere, vifasfuiffe in ccelo armatas acies:
„ 8c ha$, ut puto, fpecies erant earum rerum,
„ qua; tonge lberant , atque ab eo loco, in quo
„ fpecies vifas funt , vid:ri minime poterant .
„ Si; 8c dsnarium in fapdo vafis non vide-
D
nto , collo proprio fuo denaro le ammolliao
& alla madre le fece fabrecare la cafa . Ordi'.
nao de piu , che fe doveffe fabrecare tutto lo
muro cafctto delloConveuto de SanftoFraa-
cifco, Sc tutte quelle Cafe 8c muraglie della
Cettade , che erano ftate fracaflatc dalle__
bombardate . Et cosi fu vifto co no bono
occhio dalli Cettadini , che no lo potiano ad
nullo cunto fentire nominare ne vedere , pe
li tanti danni, havia fatto fare alle campa-
gne, alli albori 8c ferainati . Quaodo poi fi
rinfi-efcirono li foldati , ordinao lo Signore^
Generali, che andaffero faccheggiando e met-
tendo Ibtto fopra tutti quelli lochi vicini .
Et cosi andarono alla Terra dt Covertino ,
lontana da quefta Cettade miglia fette, &fu.
bito la pigliarono, 65c faccheggiarono tutte le
Cafe; che quella povera gente andava fug-
gendo di qua 5c di la pe la pagura ; che era
na grande co.npaffione vederli in campagna
colli figli dormire allo fcoverto , oc mangiare
per la fame erbe . Dopoi andarono a Veglie,
8c Leverano : ck fecero lo fteffb fracaffb , de.
pretando tutte quelle maffarie , 8c ammaz-
zando tutte le pecore 8c bovi : che fu vera-
mente no terrore grande della Provinzia_ ,
non guardando niente, 8c non havendocom-
paflione di tante povere genti, che fl vediano
andare piangendo pe le ttrade oc pe le cam-
pagne, che le pietre pure fi moviano a com-
paffione , & qaelli crudeli faceano piii barba-
rie .
Alli J. dello mife d'Agofto vennero pe or-
dine ddlo Signore Re di terra di Bari e_
della Daunia, che fe dice Capitanata, (*)
(?)
„ mus ; at fi idem vas aqua impleatur, vide-
„ mus non denarium, fed illius imaginem in
„ fummo aquas, quod aeri coiuiguuna eft. Su-
„ perficies enim aqus fuperficiei aqus propor-
„ tionatur . Sed an illa: imagines fubjccts ftnt
,, in fpeculo , an in aijris extremi pirte , llla
„ qusliio eft. Aic Ariftotetes : Color eft extre-
„ mitas perfpicui in coipore termiiuto . Qu.m-
„ doque figuraj uubium funt , qu» navmai X
,, velnrum timul.icra reddunt , ubi nulla elt
„ cl iiTn. Hxc phif.nata non folum inexpenos
„ f-fellcrunt . Non diu eft , quod tota ora ,
,, qu c eit ab Hydrunto ad Gargauum Moutem,
„ una Sccade n hora ante Solis ortum vidit
„ claflem ab Orientis parte vclificantein . Cre-
„ ditum e'.l Turcirum illam tuifle ; 8C ante-
quam phifma, feu illa delufio albicante au-
rora detcgerctur , varia huc atque illuc 1 -
" tcroe Icripta: funt , ac miffi Nuntu de adven-
„ tu ingentis claflis .
To-oo anticamente era chiamato it pubbhco
Segsio , ove f. raduna it Popoio per dilcor-
tere edeterminare cofe appartenenti al buou
governo del Pubhlico . Vedanf. le confuetu-
dini di N.poli nelCapitolo ultimo, Vincen-
zo de Franchis nel Libro delle «ue DeLifioni
Decif. i. num. 7. dove fcrive ; Mto <*«r
diceianttir Tocci; e Camillo Tut.n. ne I fuoLi
bro delle Origini e Fondazioiie de Seggi m
Napoli Cap. j fol. IS- il q» ale ne P" U P ' U
(i) La a provTncia della Drunia fu anche chiarnata
anticamente Apulia , W V 3 ,n° ? chc Tvi
tanata da un Prefetto o Mag.ftta o, chc m
deilinarono pel buon governo gl I m P"'™"
d-Oriente . E come che detto Offic.o abbtac
ciava tutto , P erci6 dalla parola Greca to»
„'„ fu chiama.o Catapano . £
gliefe nel primo Libro Remn ^ff^^
rum parknoo di quefto Offic.o da 1 Greci
nella Daunia iftituito , canto :
C«; Catapan faao cognomen erat Bugiamts ,
Quo Catapan Gmci , nos circa dmwa omne .
Quifqms Lid Daunos vke funguur fcg ■ *
Dlfllfitor P,pM parat omne quod «J^fflt.
Et)La quod Jique dari dfrt , omn, «»gf
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■
GooQle
©ii N E R I T
molte fquadre di foldati, & andarono alla_
Cettade de Leze , pe potere difendere tutta_
]a Provinzia. Ma quando lo feppe lo Gene-
rali, fubito fece chiamare li foldati, li quali
ftavano pe' tanti lochi difperfi, e li riterao
alla Cettade de Gallipoli , & a quefta de Ne-
rico, facendofi tutte le provifte, pe poterefe
defendere , venendo a battaglia colli foldati .
Et ordinao anche, che non andaffero fcor-
rendo li foi foldati di qua & di la, ma che
ftefle ognuno allo loco fuo , afpettando qtiel-
li , pe dare la battaglia . Ma quando vide ,
che nullo dell* inimiei fi movfa, efib co tre
mila foldati andao infino ananzi le Porte de
Leze, pe pigliare quella Cettade, & deftrug-
gere quelli loldati . Ma lo fo penfieri non le B
riufcfo, pecche ufcirono co bona ordinanzia
quelli di dentro , & li fecero una bona fcon-
quaflata , che ne morirono parecchi foldati
Viniziani ; & lo fteffo Generali paffao perico
lo, che fofle ammazzato, pecche, pe dare_
animo alli foi , che li vedia , che fe volfano
dare adietro, lut che era no bono foldato 6t
animofo, fi pofe ananzi, facendo molta ftra-
ge. Ritiratifi i foldatt dentro ia Cettade , &
lo Generali vedendo, che U mancavanomol-
ti delli foi , fece venire altri mille foldati da
Gallipoli & Nerito. Et mentre ftevano le_
cofe allo meglio, e li Lezefi cum grande pa-
gura de n6 venire alle mani delli Vtniziani ,
fi hebbe una nuova, che fu alli 6. dello Mife
d Agofto , che s*avia fatta la pace tra lo Si-
gnori Re, lo Papa, & lo Duca di F;rrara_.
Et cosi piglio no poco di animo . Ma dopoi
fi hebbe di nuovo lo timore , pecche morfo
Papa Sifto , di non fconchiuderfi la Pace . Ma
la cofa non fu cosi, pecche venne no Corrie
ro da Napoli dicendo , che lo Signori Re co
mandava, che n6 fe deffe nullo paflo; & fe_
difle anche , che un' altro n' havea havuto lo
Generali de* Viniziani . Et cosi ognuno fe_
ftiede allo loco fuo. Alli i*. poi dello Mife_
fe feppe l*accertanzia della Pace, che poi alli
i. d<
i». dello Mife di Settembre venne da Napoli
lo Signori Joanne Battifta Carazzolo Gentil-
huomo Napolitano pe parte
de lo difto Si-
cnori Re; 8e fe recepfo onne loco, haveano
pjgliati li Viniziani : & fe fecero grandi fefte
6c allegrezze pe quefta libertate , & fi fimro
E Gioviano Pontano nel Lib.*. de Mlo Nea-
tolitmoy dice: Afuli* pars ea, qua a Frentme
flumme bodie Fortorium efl, ad Aufidt ripas fua
tiuttc appellatione eft Cafitatiata ■ qua Norman-
norum prius ac Gracorum temforibus fuerat CW-
tapaneta; quod qui ejusmaderattoni ejfet abim-
i n u m; / 922
tanti travagli & turbolenzie; e 1'armata delli .,
Viniziani partfo dallo Porto di Gallipoli. s : '
Raflettate poi che fe furo tuttequefte cofe,' ; .
fe conclufe dalli huomini de onni loco & Cet-
tade, che havea patiti tanti travagli, di man-
dare allo Signori Re dut Ambafciatori , acci6
lo pregaflero, che fe contentafle di farlebone
tante fpefe & danni,haveano patiti pe quefta
guerra. Et cosi dalla parte noftra fe mandaro
Meffer Lupo Neftore & Giovanni Pecoraro ;
che arrivati alli 20. dello Mife di Ottobre_
avanti dello Signori Re , le differo , che era-
no ftati mandati , pe impetrare dalla foia cle- .
menzia indolgenza pe le fpefe fatte . Et le_
raccontarono totti li danni , haveano pariti ,
che difpiacquero molco allo Signori Re, che
ordinao , che fe li faceffe uno Indulto di n6
sagare quello, fi dovea a di&o Signori Re_.
it cosi fece all'altri Lochi. Lo Privilegio foi
lcritto in carta pecora , & dicea cosi :
<$> „ Ferdinandus Dei gratii Rex Arago-
num , Sicilis citra & ultra Farum &c. T»
nore prxfentium Literarum noftrarum in-
violabiliter permanfurarum , Univerfitati &
Hominibus Civitatis Neriti omnes & quaf-
„ cumque ColleAas ordinarias , earumque—
quaslibet pecunias, 8c jura, nortras Curias
pertinentes 8c pertinentia, feu pertinere 8e
fpeftare debentes & debentia , tam in refi-
duo anni prsfentis , 8e fubfcriptn prims
Indidtionis, qua n pro annis duobus poft
tunc immediate fequentibus , videlicet fe-
cunda? 8e tertise Indiftionis, 8e per Homi-
nes, Univerfitatem prxdictam , illiufque_
pertinentiarum 8e diftridtus , ipfi noftraj
Curia? debitas 8e debendas , fcienter 8e con-
fulte, deliberate, motu quidem proprio ,
8c de noftra liberalitate Regia, 8e fpeciali
gratia, quamcumque fummam 8e quantita-
tem di(ftas CollecYarum pecunias accipiant ,
feu accipere videantur , damus , donamus ,
concedimus , 8e largimur .
,, Datum Neapoli in Regio Caftello Capua-
no, die XXVIII. Menfis Novembris II. In-
diclione.Anno aNativitate Dom.MCCCC-
LXXXIV. Regni noftri Siciliae citraFarum
Anno XXVII.
REX FERDINANDUS.
peratore Conftantmopolitavo prapojitus , dkeretur
Graco nomine Catapanus , qua vox contrattis at-
que immutatis literis recentioribus verfa efl j'n_,
Capitanatam, quique Catapanus fuerat i» Ctpi-
tanium .
F I N I S.
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I
SUBLACENSE, I
SIVE CATALOGUS ■
ABBATUM MONASTERII
SUBLAGENSIS
Ab Anno circiter DXCV. ufque ad MCCCXC.
A U C T O H E
MONACHO SUBLACENSI ANONYMO
tiunc primmn prodit
EX MANUSCRIPTO CODICE ROMANO*
Ttim.XXIP- PpP
P*7
IN CHRONICON
SUBLACENSE
P I(AE F at i o
LUDOVICI ANTONII
MUR.ATOR.IL
Nlhil opus eft , ut ego eruditum Leclorem motieam , inter Italica
Monafteria, Sublacenfe in Latio ficum antiquitate & nobilitate cum
ceteris certare . Scilicet illud ante Cafinenfe aedificavit Sanclus
Benediclus , Occidentalium Monachorum Pater , ejufque facri loci
perquam celebre olim nomen fuit , immo & adhuc efie pergit,
quamquam Commendatario Abbati fubjeifcum non eam alat Monachorum
copiam , quae antiquis Seculis ibi numerabatur . Nunc illuftn Goenobio
praeeft amplifiimus S. R. E. Gardinalis Francifcus Barberinus . Subfunt Mo-
nafterio Gaftra & vici aliquot , in quae non temporalem modo , fed & fpi-
ritualem jurifdidtionem Abbas Commendatarius exercet . Breve Chronicon
celeberrimi ejufdem Monafterii ego nunc exhibeo , quod olim mihi ex Ro-
jnano Codice defcripfic cgregius vir , nunc a Gonfiliis & Secretis Serenifli-
mi Ducis Mutinae , Dominicus Maria Jacobatius Mutinenfis , quo temporc
neeotiis ejufdem Sereniffimi heri noftri , fumma cum laude in Urbe prae-
erac . Exhibetur heic Gatalogus Abbatum Sublacenfium ab origme Goeno-
bii ufque ad Annum circiter 1390. eorumque ada brevibus recenfentur.
Auclor Opufculi fine dubio Monachus Sublacenfis fuit , cujus nomen defi-
deratur in Codice MSto . Fortaffe ne ipfe quidem illud voluit poftens no-
tum Pienius autem Chronicon Sublacenfe exftare accepi , quod lubentius
c tenebris eripere cupiebam , fpe duclus fore ut per ejus edmonem tum
de facro loco , tum de Eruditione melius mererer . Sed voti compos mi-
nirne fadus quod poffum nunc profero . Chronici quoque Sublacenhs men-
tionem fecit Glarifs. Mabillonius in Itin. Italico , ejufque evulgandt fpem
nobis reliquerat . An idem cum ifto fuerit , incompertum ett mihi . Quum
vero nontiulla ex monumentis Archivi Sublacenfis in hoc Opus lntulenm,
ea cum hocce Ghronico jungenda erunt , aut conferenda .
Tom. XXIV.
Ppp 2
I
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CHRONICON
SUBLACENSE.
Ecundns Abbat
poft Sandtum-
Benedictfi fuit
Honoratus, di-
fcipulus ejus
jam dicli Pa-
tris honeftus:
Secundo loco
regimen tenuit
loci , ex cujus
fancftitate , &
opere Cceno-
bium Subla-
cenfe augumentandi materiam fumfit ; namque
eo teropore in Capitulo illius Coenobii Eccle-
fia in honorem Sandtorum Cofma? & Damia-
ni fuerat conftrucla : Poftea vero major Ec-
clefia confecrata eft, & ampliata in honorem
Sanfti Benedifti , & Sanclce Scholafticae Vir-
ginis, per quod temporibus prasdiclis glorio-
fiflimus Pontifex Gregorius , cum Beata Sil-
via matre fua , Caftrum , quod Apollonium_
dicitur, prsenominato tranftulit Ioco, ac alia
multa bona , ut habetur in Privilegio dicSti
Beati Gregorii , conceffit , confirmavitque-
omnia , qua? Sanctus Benedictus in vita (ua_
acquifivit, & perpetuo roboravit; & omnia—
qua? petivit Sanctus Honoratus a Beato Gre-
gorio, impetravit, ac obtinuit, & adhuc no-
ftris temporibus poflldemus . Poft hatc reli-
giofi quoque Pontifices Romani beneficia ibi
pracftiterunt quamplurima per temporum fuo-
rum feriem defignata .
Tertio loco fedit Abbas nomine Elias , qui
ab Imperatoribus , & Romanis Pontificibus ,
ac reliquis Deum timentibus acquifivit mul-
ta bona Monafterio Sublacenfi . Illis namque-
temporibus irruentes Dei judicio Italiam Aga-
reni , Monafterium omne , uti & totam Cam-
paniam , igne cremaverunt , 8c ufque ad tem-
pora Domini Johannis Septimi prope fuit fine
habitatore , five regimine . Tunc idem San-
rShis Papa ordinavit Abbatem in eodem loco
Venerabilem Vimm nomine Stefhamm , qui |
B
fedit Quartus in Abbatum loco . Hic Veneran-
dus Vir omne Monafterium resdificavit ; Ec-
clefiam in altitudine 8t longitudine ampliavit,
quam & pingere fecit ; & pro juribus fuis ,
quantum valuit , dum advixit tempore,in-
Dei nomine defudavit.
Quinto loco fedit Sergius Abbas temponbus
Domini Stephani Secundi Papa? . Gefta hujus
nobis incognita funt. „
Sexto loco fedit Petrus Abbas teroporibus
Domini Gregorii Quarti Papa; , qui Abbas
tum orando & ferviendo , tum di<Sto Ponuh-
ce auxiliante , Caftrum Sublacum acquifivic
Beato Benedi&o. Hujus temporibus Domi-
nus Leo Quartus Papa ejus invitatu venit in
Monafterium Sancli Benedi<SH , & M™*™
in fpecu Altare unum in honorem Sancti Be-
nedifti, & Sandta? Scholaftica? , & alterum 11*
honorem Sandti Silveftri Papse, & obtulit in-
Monafterio Sublacenfi Gabaram unam de ar,
gento , & duas Cortinas de fundato , quas
frefatas diciraus , & ibidem omnia amphata-
Privilegio confirmavit.
Septimo loco fedit Leo Abbas fub Nicolao
Primo Papa. Qui Abbas rogavit pra?di<Stum-
Pontificem, & Privilegia Monafterii , qua? ab
Agarenis incenia fuerant , reftauran fecit .
Sed & ipfe Pontifex Pontificali fuo pra?cepto
omnia data a Prascefforibus fuis , vel aliquo
modo acquifita confirmavit . .
Oaavo loco fedit Almo Abbas , qui tuif
temporibus fupradi<£ti Nicolai Primi Papa .
Nono loco fedit Leo Abbas temporibus Do-
mini Martini Secundi Papas.
Decimo loco fedit Stepbanus Abbas tempo-
ribus Domini Adriani Pape.
Undecimo loco fedit Majo Abbas tempori-
bus Domini BenedicSti Sexti Papas .
Duodecimo loco fedit Petrus Abbas tem-
poribus fupradicli Domini Benedicli Sexw
Pa Tertio decimo loco fedit Jobannes Abbas
temporibus fupradicli Domini BenednStt P*i
e ' Quarto
&t C H R O
Quarto decimo loco fedit Uo Abhas tem
poribus Domini Johannis Dec.mi Pap* . H.c
ftomas acquifivit Sanft. Erafmi Ecclefiam i .
Quinto decimo loco fedit BenedMus Abbas
temporibus Domini Benedi&i Sept.m. Papae
Hic Abbas rogavit Sanftum Pont.ficem ad
Monafterium venire , qui ut ven.t, ded.cayit
Ecclefiam Sandbe Scholafticaj. In Altar. ejus
Beati Audacis Martyris corpus cum al.is san-
aorum & Sanftarum Reliquiis honorificen-
tiffime collocavit ; Sublacum Monafteno re-
confirmavit, & omnia pertinentia ei Pont.fi-
cali prsBcepto confirmavit, & roboravit.
Sexto decimo loco fedit ^ohannes Abbas
temporibus fupradicli Papas Benedi&i.
Septimo decimo loco fedit Martmus Abbas
temporibus Domini Bonifacii Papae Septimi.
O&avo decimo loco fedit Leo Abbas tem-
roribus Domini Agapiti Secundi Papa; : Hic
acquifivit Offidern Caftrum , & alia bona_
Sanclo Benediclo.
Nonodecimo loco fedit. . . . Abbas tempo-
ribus Domini Johannis Duodecimi Papas.
Vicefimo loco fedit Silvefier Abbas tempo
ribus Domini Johannis Decimitertii Papas.
Vicefimo pnmo loco fedit Grtgorius Abbas
temporibus Domini Gregorii Quinti Papas.
Vicefimo fecundo loco fedit Petrus Abbas
temporibus Domini Silveftri Secundi Papas:
Hic fecit in Monafterio Libros , Paraturas
optimas , & Hereditares multas acquifivit:
Poftea captus , & in Caftrum , quod Monti-
cellum dicitur , dudhis , in vinculis religatus
eft : Quo cum jaceret, meruit a Beato Nico-
lao vifitari in fan&aj fuae feftivitatis die , a
quo omnia vincula ejus irrupta funt. NatiL,
idem Abbas devotiffime Beato obfequebatur
Nicolao. Cumque cuftodibus ab eodem Ab-
bate receptum beneficium intimatum fuiffet ,
duplicata funt vincula fuper eum , & fuften-
tatus eft etiam ibi pane tribulationis, & aqua
anguftia; per aliquod tempus: Hoc autem pa-
tiebatur, eo quod Caftrum Armulse noluit da-
re Senioribus illis . Poft hoc , ut audivi a
roajonbus noftris, julTu Dominorum illorunu
fiebotoroati funt oculi ejus , & coecus taclus .
Non multo poft migravit ad Chrifttim. Se-
pultus eft juxta idem Caftrum in Ecclefia_,
Sancti Vincentii , ubi operatur etiam Deus
qusedam beneficia meritis ejus ad laudem &
gloriam nominis fui .
Vicefimo tertio Ioco fedit Georgius tem-
poribus Domini Johannis Decimitertii Papa? .
Ifte acquifivit multa bona Monafterio Sub
lacenfi per diverfa loca .
Vicefimo quarto loco fedit Stepbanus Abbas
temporibus Domini Sergii Sexti Papa;.
Vicefimo quinto loco fedit Petrus Abbas
temporibus Domini Benedicli Oclavi Papse .
Vicefimo fexto loco ledit Demetrius Abbas
temporibus Domini Johannis Deciminoni
Papse .
Vicefimo feptimo loco fedit Petrus Abbas
temporibus Domini Benedi&i Noni Papse.
Vicefimo oclavo loco fedit Jobannes Abbas
temporibus Domini Clementis Secundi Papsj.
Hic fecit Libros fecundum Pafcafium , Mora-
lia luper Epiftolas Pauli , Pfalterium , Ratio-
nale , Antiphonaria. Fuit bonusvir. Tem-
pore, quo ex hac vita migraturus erat, exem-
plo Patris Benedifti , fecit fe in Ecclefiam.
portari, lbique ante Crucem jacens commen
dabat Deo animam fuam . Acceptoque Cor
pore Chrifti obiic in pace, & fepultus a Fra-
N I C O N
93*
B
D
tribus ante januam majorem Ecclefise San&e
Scholaftics ; poft vero noftro tempore eleva.
ta funt offa ejus , & pofita funt in Capitulo
ipfius Ccenobii .
Vicefimo nono loco fedit Bentdiftus Abbas
qui fuit dictis temporibus fupra .
Tricefimo loco fedit Atto Domini Paps»
Abbas , temporibus Leonis Noni Papa; : Hic
denique Sancliffimus Pontifex , curam omnium
gerens Ecclefiarum , .cunc"teque perluftrans
venit ad Monafterium Sancti Benedi&i. Ab-
bas it.ique AttOj cognito Apoftolici adven-
tu, fugim petiit, & latuit Treva. Venerabi.
lis autem Pontifex cum veniffet in Monafte-
rium , 8c fine Reclore inveniffet , contriftatus
eft valde . Deftinatifque miffis fecit inquiri
Abbatem, qui venire renuit; quippe dinjiffus
a Trevenfibus ivit Campaniam , videlicet ad
Sanctse Ca;cilise Ecclefiam , qua» eft juxta_
Plumbinariam , & ibi ufque ad obitum vitas
manfit . Mortuus ibi jacet fepultus , Quapro-
pter magnificentiffimus Pontifex inito Cooci-
lio ordinavit in eodem Ccenobio Abbatenu
nomine Umbertum , natum ex Francia. Subla-
cenfes ad fe convocavit in Monafterio , quo-
rum & requirens monumenta chartarum, no-
tavit falfiffima , & ex magna parte ante fe_
igne cremari fecit. Pontificali itaque prasce-
pto reconfirmavit Monafterio Sublacum , &
totam Abbatiam, Terram, & cundla acquifita
ubique terrarum ab Abbatibus , vel a fideli-
bus tradita Chriftianis. Dicebat autem om-
nibus , qui aderant : Prope mirabilis efl locus
ifle fer omnipotentem Deum . Hoc Monafleriim
caput efl omnium Monafleriorum per Italianu
conflitutor.um . Et vere, quia inde Auctor, 8c
caput omnium Latinorum enituit Monacho-
rum, & Regula ibi ab eodem fanftiffimo Vi-
ro defcripta in tota exiit amplitudine Terra-
rum . Neque enim credendum eft, ut & Mb-
nachi , tantaque ab ipfo in eifdem locis con-
ftrucla Monafteria fine Regula fuiffent , quo-
niam procul dubio, qui Monafteria fecit pro
Monachis, ipfe eis Regulam iradidit non-
aliam , quam ipfe a Spiritu Sancto edodtus
exaraverat .
In tricefimo primo loco fedit Unbertus Ab-
bas facratus in ordine Abbatia; a Domino Leo-
ne Papa Nono : Hic ut homo gentis exters ,
dum in pace deguit, laboravit in Monafterio
pro viribus fuis . Fecit ibi partem Clauftn
cum columnellis marmoreis. Fecit ibi Cam-
panile fir.num&altum. Fecit ibi cammatam.
Auxit muroTurres Ecclefia;. Super annquam
Turrem murum ampliavit. Fecit ibi Dormi-
torium Monachorum. Fecit Libros fecundum
jofephum, & Quseftionarium . Fecit in lpecu
Ecclefiam pulcherrimam 8c firmam coopena
cripta. Fecit ibi Libros duos optimos de to-
tius anni regimine. Fecit Roccam de Toya-
nello ad expugnationes inimicorum . Requiu-
vit in Valle Denergha Ecclefiam unam voca-
bulo Sanfti Petri, pofitam juxta Roccara , quas
Petrella vocatur, cum cafis , terns , vineis ,
libris, paratuns, animalibus, &cumomniDus
bonis fuis. Poft hsec comprehendit eum Lan-
dus de Civitella, & pofuit eum in euftodia-.,
.... ipfe Abbas confilio malorum ho-
minum prius apprehenderat . At videntes i«a
Monachi , turbati funt nimis , v eneruntquo
ad Landum inquirentes Abbatem ,
noluit eos audire . Qui mito conc^» P er
xerunt Farfam , & tulerunt indc ^mn
Jobanntm Monachum filiuw Johannis w
P33
sublacense:
donis , & eum fibi Abbatem fecerunt . Lan
dus, ut hoc cognovit, contriftatus eft valde;
vocatiique Sublacianis , & Monachis , pactum
fecit cum eis , & Abbatem eis reddidit . Tunc
recepto priore Abbate , reroeavit Domnus
Johannes Abbas pridem ab eis faclus in lo-
cum fuum . Abbas Umbertus poftea alienavit
fe a Curia Romana; Sedis . Inde undiquc_
creverunt innumera mala circa eum. Tribu-
labatur a fuis , & extraneis . Surrexit namque
quidam Monachus de fuis nomine Johannes
de Azza, & fuper eum cum Sublacianis , &
aliisfuisfautoribus impudenter fe erexit , fe-
citque fe Abbatem in parte, quam fibi vindi-
care potuit Abbatise. Similiter unufquifque_-
partem , quam poterat invadere , fuam facie-
bat . Vse autem illis erat tantum, qui in Mo-
nafterio erant , & hominibus vicinis propin-
quitate extranei . Sedit tunc impietas fuper
plerofque, & caro federe vifa fuper Saniti Be-
nedifti Coenobium per a,liquod tempus , _exi
gentibus peccatis hominum in eo habitanrium.
Cum autem placuit Summo Paftori fuas er-
rantes requirere oves, Pontificis Alexandri in-
fpiravit cordi, qui fuccurrit famulis Dei, fi-
cut in fequentibus di&uri fumus : Umbertus
Abbas prsepeditus inflrmitate & fenectute— ,
non vakbat, nec Monachis neceflaria darc_ ,
nec inimicis contraire. Quare ibi omnia con
fufa bona videbantur ; mala ver6 augebantur
& roborabantur : unde per ora cunctorum ru-
mor perfonabat , & violentia eadem frequen-
tius revolvebatur . Cum igitur Sublacenfes
tempore Abbatis Johannis de injuriis quam-
dam conjurationem , licet non omnes fecerint
contraMonafterium, & per nos vix aut num-
quam talis conjuratio diflblvi potuiffet : tam-
dem divina difpenfatione accidit, quia Dorai
nus Hugo venerabilis Oftienfis, & Velletren
fis Epiicopus ex Legatione Lombardia; re-
niens , per partes noftras tranfitum haberet
Qui audiens talia , nimis triftatus eft , & con
vocans Sublacenfes tam milites , qui hujus
conjurationis fuerunt immunis, quam pedites
omnes , qui conjuraverant , allocutus eft eis
in choro Ecclefise noftrse , & quam blandis D
locutionibus conjurationem faclam fecit dif-
folvi , eos tam audtoritate Summi Pontificis,
quam tunc habebat , quam au&oritate fua a
facramento hujufmodi abfolvendo. Et tunc
accenfis candelis , & pulfatis campanis ex
communicavit eos , qui de cetero fe fupradi-
&o facinori immifcerent.
Reverendiflimus itaque Alexander Secun
dus Papa, audita fami defolationis Ccenobi
Sanfti Benedicli , & Sandtss Sororis ejus
Scholafticse, lacrymatus eft; atque ex intimo
cordis .trahens alta fufpiria dicebat : Heu !
Quare datum eft mibt videre defolationes San-
Oarum Ecclefiarum & Monafteriorum Dei , ut
in diebus noflris conculcentur loca olim Dei apta
fervitio, & a fanSiis Viris optime conflituta ?
Statimque accito Archidiacono fuo Hilde-
brando, decrevit, & poftea confirmavit, quod
Sublacenfes , fi umquam faciunt confpiratio-
nes, vel conjurationes contra Abbatem , vel
Monafterium, vel Monachps, fint excommu-
nicati , & nullus liceat eos abfolvere mfi fo-
lusPapa, ut habetur in pluribus . Tumeidem
ftrenuiflimo, & in fecularibus ac fpiritualibus
rebus plurimum valenti Hildebrando, dixit :
Triflis meas dudum opinio perculit aures, au-
iiendo, quod Menaflerium Santti Beneditti po-
fitum Sutlacu pcene defolatum efl; & fio quod
m
noflri anteceffores Pontifices valde dflexerunt,
de Beati Petri rebus ditaverunt, & ad tantutn,
dtcus perduxerunt , ut ubique terrarum nomen
illius pradicaretur , nunc , ut audio , ita ad-
nullatum efl , ut vix vivere Valeant pauci , qui
ibi inveniuntur Monacbi, oppreffi valde ab ini-
micis , $r extraneis. Itaque ajfumtis ex noflro
Palatio Qericis, & Militum manu valida^. ,
fuccurrere labenti domo, & Apoflolica fulcire-,
auSloritate fludeto locum illum, & ad prifli-
num meliorando revocare ftatum, quatenus Sm-
£ii Patris Bened.tti , Santlaque Sororit ejus
Scbolaftica gratiam obtinere pojfimus .
Ut audivit haec Vir prudentiffimus Hilde-
brandus devotiflime ftuduit implere. Cum-.
Clericis itaque Palatinis, cum Defiderio Ca-
finenfi Abbate , qui poftea factus eft Papa_ ,
cum multo apparatu Militum venit ad Mona-
fterium in menfe Junio die decima. Jnvenif
Monafterium in tanto difcrimine pofitum , ut
poflet dicere, quodmedia pars fibi nuntiata
non fuiflet. Tunc collectis Fratribus in Capi-
tulo, primum divini verbi pabulo abundan*
ter refecit eos , ac deinde profecutus eft
ea, pro quibus venerat. Dixitque eis : Domi-
nus nofler Apcftolicus ufus folicuud.ne omnittm
Ecclefiarum , mifit nos confohri vos, videre fla-
tum veflrum , cognofcere qws circa vos agun-
tur ; paratus efl enyn auxdium prabere vobis
in omnibus . Audie>:s namque vos in magncu.
neeejfitate, ac penuriaejje, ac Beati Beneditii
Abbutiam, ut comperimus, totam dtfipatanu. ,
dolore afficitur non modico , optat fubvcnirt
tanto loco, P.ifjj Beati meritis fmttificato h
Deo . Cui gratias agentes inclinati funt om-
nes . Tunc furrexit quidam ex Monachis, 8c
ftans ante Archidiaconum Hildebrandum di-
xit : Qratias reddimus Deo , & Jieato Petro ,
ac Domno noflro Apofloltco , qui miftt requirere
domum fu^m , & famulos fuos per te duhijfi-
mum Filium futtm . Hac efl dies , quam expe-
£iamus, qua dulcior e(l nobis omni Juavitatn^,
amabilior omni re, qua videri poteft fub Ccelo .
Non opus eft enim, Domine, multa veftranar.
rare prudentia , ftd tantum expetimus veftram
benevolentiam , ut nobis, & buic facro locofub-
veniatis, qualems a tantis, qua nos opprtmunt,
relevati mtferiis , Deo , & Beato Benediflo fer-
vire quiete valeamus . Tunc ille: Ideo, inquit ,
venimus ; iftum tantum fatigium fumfimus , ut
qaantum Deo auxiliante poffibile futrit , domo
Dei in meliori redu£id flatu, tnnquillam
Dei fervitiovztam deinctps perducaris . Poft h*c
Umbertus Abbas, qui ibi aderat, habitocon-
filio cum fuis amicis furrexit, 8c venit ante_
Archidiaconum , pofuitque virgam Abbatias
in manu ejus , ac projiciens fe toto corpore^
in terra, interrogatus , quid fibi veliet, rel-
pondit : Mea culpa . H.wc obedientum , qua ex
Beati tetri munere tradita per te futt , exi-
gentibus iniquitatibus meis , male trattwi , df
negligentia mea anima mihi commijps a fantta
R gula tramite deciderunt, & cognofco me am-
piius officium meum non pojfe peragere , fid ^
manibusveftris illud affigno. Rogo vos non bsne
a, me peraliis nimis tr.dulgentiam trtbuatts .
Cui Archidiaconusdixit: Domirms, qitt owuw
poiefl, dimittat tibtfecxati tua; 5c juflic euiru
federe . Tunc ccepit dicere : Ecci Domtnus ,
Fratres: confiliamini , & eligite vobis Patrem ,
quia tantmn Monafterium non decet ejfe fine^
Reelore. At illi dixerunt: A vobis fperamus ;
a vobis Patrem petimus; vos confolam:nt vtdua-
tos. Et ille: Regulam Beati Beneditli ventmus
lUltO-
i
CHRONIC£)N
A
935
euflodire. hquirite omnem veflram Congrega-
tionem , & fi inveneritts dignum ad hoc opus ,
Jlt vobts Pater. Sin autem apud vos perfonant,
talem eognofcitis : petitionibus vefirts non aude-
mus contraire . At illi una voce dixerunt :
Rogamus, & petimus, quia apud nostalemnon
invenimus, dari nobis Domnum Jobannemfi-
lium Odonis in Patrem . Archidiaconus dmt
illi : ( venerat quippe cum eo ab Urbe )
Frater Jobannes , Domine mi, Fratres iftt qua-
runt te fibi in Patrem . Ille autem projiciens
fe in terram coepit clamare fe indignum tanto
Officio; magifque fe fubeffe debere dicebat ,
quam prasefle; & ne hsc fibi iroponeret, pre
cabatur . Archidtaconus dixit : Sufcipe , Filt ,
confifus adjutorio Petrt , Beati Beneditl: ,
curam iflerum Fratrum , & fis in eorrigendo
ftverus , _r in docendo mar.fuetus , ut cum com-
m iJJ'o grege aterna vita gaudta cpnfequaris . Et
accepto baculo de manu ejus , dutStus a Mo-
nachis in Ecclefiam , cantato Te Deum lauda-
mus, pofitufque in fede , fadtus eft Abbas
cum gaudio & laetitia cunclorunj. Deinde fi-
nita Miffa afcendit Archidiaconus invifere Pa-
tris Benedicli fpecum cum fuis, & afcendens
in mulam repedavit ad Urbem . Umbertus
Abbas comedit cum Fratribus, ac valefaciens
illis, aflumtis fibi fervientibus in •
8c ad Oderifium filium Torelli pervenit , a
quo honorifice fufceptus, manfit cum eo uf-
que ad obitum fuum . Mortuus eft ibi, & fe-
pultus ad Ecclefiam Dei Genitricis Marias ,
quoe dicitur de Ojjinque Milliariis .
Clariffimus ergo Jobannes Abbas fedit tri-
cefimo fecundo loco in regimine SamSti Coe-
nobii confecratus in ordine Abbatias a fupra-
didto Domino Alexandro Papa. Ifte invenit
illnd tantum, quod erat Abbatias, per totum
difperfum , & a poteftate Sancti Benedicli
alienatum, 8c Monafterium ita ad nihilum_,
redaiStum, ut pauci , qui aderant, Monachi
vix ibt vivere poflent. Erantque in pauper-
tate, 8c proprietate . Unufquifque volunta-
tem cordis fui fequebutur in dando, & acci-
piendo, in vendendo, 8c emendo, habentes
finguli cellulas , 8c arcellas cum rebus pro-
pnis, uc melius valeb.int . Sublaciani ita in_
poteftate habebant Monafterium . 8c Mona-
chos, ut quidquid prceciperent , fine dilatio-
ne comple retur . Cervariam frater Abbatis
Umherti, Ezulus nomine, tenebat. Giranum,!
5c Ezerotum Lando de Civirella tenebat. Ita
que ut prudens vir, in primis Monafterium ,
ut novitius potuit, correxit, 8c ordinavit .
Deinde Turrem de Tovanelio reaedificavit ,
ibique c^lligens Milites ad recolligenda bona
Sancli Bened:6ti, fe ut fortis pioeliator ac-
cinXit. In primo namque anno ordinationis
fuse Cervariam recollegit, dando libras, ex-
peilens Ezulum cum omnibus fuis . In fecun-
do anno Maranum acquifivit cum Rocca fu-
per fe, dando libras , expellens inde confan-
guineum f.ium nomine Raynerium. P^r'idem
tempus obiit Alexander Papa, 8c fucceflit in
Pontificali d.gnitate Hildebrandus , qui Gre-
gorius nominatus eft. Is diligens plurimurn_
fupradidtum Johannem Abbatem, fecit eum_
Levitam facri Palatit , cui Diaconiam dedit
Ecclefiam Sandta; Marias in Domnica, & ho-
norifice, dum advixit, tradtavit eum .
In quinto anno ordinationis fu33, divina_
eum protegente gratia ab iniroicis , qui fsepe
moliti funt eum occidere, intravit Sublacurn
cuin multo apparatu ruilitum , 8c niagna in-
9l S
B
duftria, ac multis expendii» coepit ibi a>difi-
care. Fecit ibi Turrim firmam & altam; Pa-
latium peramplum cum carainatis fuis, & va-
riis aidificiis, 8c in gyro rauris ctrcumdedit
amplis. F^cit ibi Ecclefiam pulchram in ho-
nore Sandli Thoma; Apoftoli, in quam mul-
torum San&orum Reliquias collocavit , qu_
Ecclefia dedicata eft a Veneribiliflimo Ada-
maltenfis * Ecclefia; Epifcopo cum magnaglo-
ria. Denique dignatus eft omnipotens Deus
in eadem Ecclefia quasdam miranda, qu_ non
funt tegenda filentio, ad fui nominis gloriam
demonftrare . Quodam tempote venerunt in_
Italiam ex Francia homines infani, qui dice-
bantur Confufi, qui circumquaque pergentes,
per Caropaniam , & reliquas Provincias cala-
mitatis tanta; incutiebant timorem . Contigit,
ut tres ex ipfis advenerint Sublacuro, agitan-
do fine intermiflione caput, infana fadta agen-.
do; cumque ibi per dies aliquos morarentur,
primus eorum in prajfata eft fanatus , Domi-
no juvante , Ecclefia . Poflea vero reliqui duo
ibidem adducli , gratia Det fano capite exie-
runt, laudantes, & benedicentes Dominum..
duibus jam dicius Domnus Abbas Johannes
plurima beneficia largitus eft , 8c frc ad fua_.
remifit cum gaudio. Alio tempote qui affi-
ftebat ibi ^d Officium peragendum, cum vel-
let lampadem , quas ante Altare erat, ut con-
gruum fibi fuerat , deducere , fubito tunc
lapfa eft . Cumque eam in terra yenire crede-
ret , fubito manfa , de qua deponi folita erat,
vifa eft dependere lumine accenfa.
Ab eo tempore Sublacum habuerunt ia_
poteftate fua Abbq.tes Santfti Benedifti, quem
antea numquam potuerunt habere. Ex tunc
coepit expugnare Caftellum , quod vocatur
Girani , fecitque munitionem , 8c turrem iiu
Colle, qui Marinus dicitur, ad conftringen-
dum eumdem Caftellum, pugnando viriliter .
Tamdem dedit libras , recepit Giranum , 8c
Ceretum in nono anno ordinationis fuas . Fe-
cit in eodero Caftro Girano Turrem , & Pa-
latium , 8c Cappellam cum raulto dtfpendio .
Fecit in Colle, qni norainatnr Tur-
D rem cum rounitionibus aliis, cum multis ex-
penfis,8c privilegiis ad conflringendum Ca-
ftrum Anticulum; quod ita conftrmxit , ut
fine dubio recuperaflet, nifi Papa Gregonus
jam didus impediffet ; nam Roccam prala-
tam de manu ejus violenrer abftulit, » tra-
tri ipfius dedit, folicet Domino OJdom. at
aftu Crefcentiuro filiu.n Oddonis de rnaoibiJ»
ejuseripuit, quem ita in lupradiclo Ca tro
anguftabat, ut fpes nulla evadend. jam elle •
His diebus Anno Dorainics Incarmtt.onis
Millefimo XC. furrexit quidara HwW»
mine Palumbus . Rogavit (uprad.dtum Vene.
rabilem Abbatem Johannem, ut fibi in peca,
ubi Beatiffimu^ Pater Benedtdtus habitavew ,
E locum concederet , qui ei libcoier conce us
eft . Veniens autem in eadem (pecu , ce u-
lam habitavit in penuria & affl.cl.one mu M,
8c ibidem fanaificatus fuit. Sed poftquam.
San<5tus Pater Nofter de fpecu receffit , nunv
quam reverfus fuit ad pr*di<5tum locum. ,
que _ fcripturis , neque a fen.or.bus me.s po-
tui inveftigare, num centum annis al.qu_s w-
bitaffet , mfi fu P radi_tus Palumbo» , gbj^
tur in Legenda fua. Cujus corpus pofit um «
in Cappella Santfti Nicola. m Palag Abta
tis. Et fi vis fcire veritatem in . mulns, Kga
Legendtro ipfius , qua; in plunbus concordtt
cum ifto Domno Johanne , de quo lc
8c loquuti fumus .
In
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,37 S U B L A
In feptimo decimo Anno ordinationis Ab-
baiis Caftrum , quod Genna dicitur, acquifi-
vit, quod antea multis ingeniis expugnaverat.
Fecit ibi Turrem ob defenfionem inimicorum.
Poft poene duos annos Ildemundus ,qui ....
& Effidem tenebat , fa&o placito cumquodam
traditore , per nociem intravit eumdem Ca-
ftrum , & tulit euro ; quod cum fibi non lice-
ret tenere, eo quia fortiter abAbbate preme-
retur , dedit eum filio Principis Capuani no-
mine Bartholomaeo, qui cum Normannis, 8c
Longobardis, ducente Ildemundo, venit Sub-
lacum ; at qui putabant csedes & depratdatio-
nes aliorum facere , confufi csede facta fuo-
rum redierunt ad fua . Abbas autem eo die ,
quo Genna capta eft , afcendit Montem, qui g
vocatur Porcarius , cum multis militibus ac
peditibus , & coepit conftruere munitionem_
ad conftringendam Gennam , quam fortiter
expugnans cum multo ingenio, Domino auxi-
liante, de manu tulit tenentium .
In Monte Porcario Turrim fecit , & Pala-
tium cum muris multis , 8c locavit homini
bus : fecit ibi Ecclefiam in honoreSandtse Ma-
rias , & pingere , & confecrare . Et totum Ca-
ftrum noviter asdificavit multis expenfis . Mul
ta a vicinis fuis mala fubftinuit ; qui quamvis
multoties jurarent fibi fidelitatem , 8c Sancto
Benedicto , tamen fepius convertebantur irL.
detenus, perjurando, 8c menriendo. Sed ille
tutus in omnibus, meritis Sandri Patris noftri
Benedicli fsmper atterebat eos .
His diebus venit Regina Agnes , audita fa-
ma Sancti Ccenobii Sublacenfis , videre 8c pro-
bare, quae fibi fuerant intimata. Q.use honori-
fice , ut Reginas decebat Magnificentia; , ab
Abbate, & cuncla Congregatione fufcepta_ ,
nuntiata approbans , donavit Monafterio pal
lium optimum, 8c proroifit benefacere in reli-
quum tempus. Sed eo tempore obiit Romas .
Congregavit idem Abbas honeftam Congrega-
tionem religioforum hominum , oc nobilmrtu.
multorum , qui in regulari fe propofito opti-
me conftringebant. Ordinem ftatuit fupracon-
ftitutum talem , ut quotidie Cantictim Gra-
duum dicerent ; ad Miffam Litanias quotid.a-
nis diebus facerent; 8c farniliires Pfilmos fu-
Ser Formas cantarent . Conftituit , ut quoti-
ie ad Miffam Defundtorum omnes panem &
vinum ofterant pro Animabus Chrifti.fnoruro ;
ad Miffaro vero majorem viciffim offerant .
Item die Lunse Prior a ccena cum alns a dex-
tera, de altera qui affiltunt, 8c ad pacetru- ,
qui offerunt , pergant . Conftituit , ut omni
tempore in Clauftro laventur pedes tnbus pau-
peribus , & juftitiam de pane 8c vino Mona-
chorura accipiant, cum nummi defunt . C°n-
ftituit, ut proceffionem difcalceati per Clau-
ftrum diebus certis facerent cum Crtice , oc
Aqua fancla , ut habetur in Ordinano . Con-
ftituit , ut in Quadragefima femper fecunda_
Feria ad Beati PatrisBenedicli _ fpecum omnes
Fratres pergant cum pfalmodia difcalceati ,
aut calceati , ut Prior juflerit, cum Cruce, &
Aqua fandta. Conftituit, ut ia Feftivitate Ha
tns BeneduSei faciant folemnem Proceflionero
ad fpecum omnes reveftiti cappis prssceden-
tibus eos ftmulis cum vi&ricibus figms ; va-
dant bini 8c b.ni ; Converfi ferant Aquam_
fanclam, Crucem, candelabra, thunbula polt
Crucem ; portetur textus Evangelu P°K cap-
fam Reliqu.arum, poft Iconam Sancli Fatris
noftn Benedia. ,cantantes Refponlona & Vl&l-
mos , ibiqne Mifiarum Officia cum oroni de-
Tom. XXlK
C E N S E. "938
votione perfolvant , & fic deroum ad Cceno-
bium revertantur, exutis facris veftibus, cum
Pfalmis . Conftituit fieri Oclavam ipfius fefti-
vitatis . Conftituit , ut ipfo die poft ccenanu*
faciant Vigilias proAnimabus omnium Abba-
tum ipfius Monafterii , fdnantibus omnibus fi-
gnis. Mane fimiliter ad Miffam omnia fboenc
figna; 8c unus de his , qui ftant in Formis ,
fit reveftitus in cappa ad Officium . Infantes
vero in albis ad Gradale, 8c TracStum, Pres-
biteri, 8cDiaconi, ocSubdiaconi in nigris ca-
fulis ; Cerophani in albis ipfo die prasparen-
tur: Ab Hofpitali duodecim pauperibus refe-
<Stis , Sc omnibus Fratribus in Rcfectorio ca-
ritas prabeatur . Similiter faciant in feftivi-
tate Sancli Gregorii Papa; pro Animabus om-
nium Pontificum Romanorum . In fecunda_.
Feria Quadragefima; primae hebdomadse fa-
ciant fimiliter pro Animabus parenrum fuo-
rum . In fecunda Feria fccundas hebdomad»
pro Animabus familiarium ; reliquis diebus
pro omnibus communiter defunclis . Confti-
tuit, ut de cellis circumquaque pofitis figilla-
tim fuis in diebus acciperent Fratres pilces ,
ad fufficientiam refecti omnes. Cohftituit, ut
Letaniam M^jorem, quam ante ad Ecclefiam
SancSti Laurentii faciebant , ad fpecum Patris
Benedicli facerent . Sed 8c oranem vicinatru
Abbatiam illo die illic venire prascepit , di-
cens, juftum effe Romanam Ecclefiam imitari,
ut ficut illi ad SancStum Petrum , ita nos ad
Beatum Patrem Benedidtum feftinantes , no-
ftra ei vota reddamus . Dedit Monafterio fub
anathematis vinculo Caftellum, quod SancStus
Gregorius dedit , Apollonium , totura pro ve-
ftimentis 8c calceamentis Fratrum . InSublacu
tot infervientes Monafterio dedit , ut poffent
opera exercere .
Fecit munitionem in Colle, qui dicitur....
ad expugnandum Lantonem multo expendio,
quam poit facSto pa<5to deftruxit . Similiter in
Colle, qui dicitur de Certan , cum multis ex-
per.diis fectt Munitionem , quam poftea facSto
padto deftruxit . Ha?c omnia ideo fcribimus ,
ut cognofcatur, quantas hic Vir tribulationes
& angufiias in tantis pertulerit negotiis ,&
quomodo forti peilore prd Sancti Benedicti
bonis pugnando fubftinuerit adverfa .
In vigefimo tertio anno ordinationis fuasPi-
fcanum acquifivit multo expendio . Poft quin-
que denique annos dedit Pifcanum , 8c Roc-
cam SaniSti Stephani acquifivit. Fecit in Mo-
nafterio Sjcrarium opere pulchro , ubi con-
ceffit ad Ecclefias regimen ea bona , qua; in_
fpecu Dominus dederit , & duas alias Eccle-
fias : Sancti Johannis in Pefcolo pofitam , &
SanAae Mar.a; de Arzula. Fec.t paraturasEc-
clefiafticas , Pluviales viginti , Planetas tres ,
Dalmaticas tres, Tunicas tres, Albas viginti,
Pallium de Altare Sacramentorum cooperturn
argento , 8c auro . In Ecclefia duas Cruces li-
sneas piiStas ; fecit Iconam rotundam ex ar-
gento 8c auro miro opere laboratam ; calicem
de punffimo auro penfantem libras II. Fecit
& alios calices de argento pulchernmo pen-
fantes libras 0^0 , 8c alia minora Altana- ;
Itineraria duo ex auro 8c argento, ac gemmis
ornata. Acquifivit candelabra ex cryftallo &
auro: Duo tapetia, bancalia , cortinas fencas,
& lineas. Acquifivit Crucem de argento au-
rato : Fecit Libros , Liber Confeffionum San-
dti Auguftini , Libros Ifidori 11 Librum Pfal-
terii Hieronymi, Antiphonaria diurna, 8c no-
clurna , Librum Regula; , Librum Confuetu-
Qqq dinis,
9 % 9 C H R O
dinis , Librum Epiftolarum . Fecic Arcile ad
recondendum Libros fculptum mira pulchri-
tudine . Fecit in Ecclefia Analogium pulchro
bpere laboratum . Fecit Iconam magnam in_
capite Chori , auro coloribufque pulchre de-
piclam . Fecit ibi domum Infirmorum amplam,
& fpatiofam coenaculatam , donans ibi molen-
dinum unum , & Ecclefias duas, fcilicet San-
«Sh Blafii , & SancSti Quintini ad Infirmorum-
fuftentationem i Fecit ibi domum ampliflimam
ad fufceptionem Peregirinorum & Hofpitum,
cum caminatis & utilitatibus fuis. lbi 8c fecit
Ecclefiam in honore SantSta; Marise , quam a
Domino Petro Anagnino Epifcopo confecrari
fecit, miro opere laboratam cum Campanile_
fuo , donans ibi Terras , Vineas, Oleas , &
unum Molendinum pro neceffitatibus adve-
nientium, & fervkntium . lbi fecit ante Por-
tam Monafterii Arcum Romano opere, fuper
tjuem pulchram conftruxit Ecclefiam,& juxta
domum aroplam Canaclatam, ad venientium..
lufceptionem. Fecit in fpecu cryptas, & gra-
dus ab exitu Ecclefi«e Sancti Silvellri ufquc
ante SantSti Benedidti januam , quae nimis par-
va erat . Acquifivit Ecclefiam unam in Cam-
pania vocabulo Sandti Leucii pofitam in . . .
. . . cum cafis, vineis , terris, libris, pararu-
ris , cum aniinaiibus , & cum omnibus perti-
nentiis liiis . Acquifivit & alteram in Campa-
ria Ecclefiam vocabulo SantSti Blafii, pofitam_
Territorio Anticulano cum ceteris cafis,vi-
neis, libris, paraturis, animalibus , & cuiru,
omnibus pertinentiis fuis . Acquifivit Eccle-
fiam vocabulo SancSti Johannis pofitam Valle
Tiburtina in Caftro Anticulo cum terris, ca-
fis, vineis, libris, paraturis , animalibus , &
cum omnibus pertinentiis fuis . Ifte in Cam-
pania Caftro Crebana acquifivit herediratem..
de Siluro, quantacumque fuit intus , & foris
Caftro . Acquifivit in Palliano Ecclefiam unam
vocabulo Sandti Sebaftiani cum cafis , terris ,
vineis, & cum omnibus pertinentiis fuis. Ac-
quifivit in MarficanoTerritorio Ecclefiam vo-
cabulo SantSti Pauli , pofitam prope Vallem-
Soronam cum cafis , vineis, terris, I/bris, pa
raturis cum omnibus pertinentiis fuis. Acqui-
fivit in Valle de Nerphea Ecclefiana vocabulo
Sancti Benedidti cum terris, cafis, vineis, &
cum omnibus bonis fuis. Acquifivit Narfuo-
Ecclefiam vocabulo Sancti Anaftafii cum ca-
fis , terris, vineis , Iibris, paraturis , pifcariis,
& cum omnibus ad fe pertinentibus . Acqui-
fivit in Colle de Scecia Ecclefiam vocabulo
SaniSti Stephani cum cafis , terris , vineis, &
cum omnibus bonis fuis .
In anno XLI. ordinationis fua; Papam tunc
Pafchslem rogivit , ut ad Coenobium SancSti
Beneuicti veniret, & fuis eum beneficiis cu
tnularet. Venit itaque, & fufceptus , utApo-
ftolicum decebat, honore, in Capitulo fede-
bat cum Fratribus , & promifit locum diligere
& exaltare; ibique Mitfarum iblemnitate per-
a<Sta , (cilicet OcStavarum die Genitricis Do-
mini no.lri Jefu Chrifti , ibi pernoctavit . Al-
tera yero die venit ad obfidionem Caftrorurru
Eflidis, & Pontia; cum Romanis, Campanis,
cum Abbatia; hominibus , 6c expugnave-
runt Caftrum die illa , & altera. Tertia au-
tem die habitatores Pontia; fuccenderunt to-
tam Terram iuam pra;ter Palatium , ubi Ilde-
mundus cum Conjuge, & Filiis roanebat . . .
> quia refiftere non fe pofle vidit , fu-
praditStos Ildemundum in Turre illa , eo quod
Abbas cum homimbus Abbatise , & Campa-
N
A
I C O N
540
B
D
nise defuper expugnabat eos cum baliftis &
fundibulariis , & machinis, & reliquo genere
armorum . Tamdem nutu Dei victi iunc &
confternati fuperbia fua . Interea demuni'fe-
curitate accepta deditTurrim in manibusDo-
mini Abbatis Johannis , & hominum , & fir-
roavit facramento . quod Effidem cum duabus
Turribus ei traderet , fi ipfe Abbas fibi &
quatuor filiis fuis beneficia cum fidelitate_
ipiorum donaret. Fecit hoc Abbas , tameru
cum confenfu Papas przfentis. Altera autenu
die dedit in poteftatem Abbatis Caftrum Effi-
dis , ficut proroiferac , cum Turribus fuis .
Abbati vero in poteftate tradidit Papa, & re-
tinuit fibi Pontiam, quse olim fuerat a Mona-
fterio acquifita, donanteDominoNicolaoPapa
Secundo fub pretio centum librarum , tamen
dedit pro eo Papa L. libras. Poft hoc Papa_
reverfus eft ad Monafterium , & altera dit de-
dicavit in fpecu Altare in honorem SanctiBe-
nedicti, & SantSti Mauri, V.Kalendis Septera-
bris . Hoc facto Papa ivit Sabinaro . Tunc
Abbas adiit eum, rogans dari Monallerio Ca-
ftrum Effidis fub pretio centum librarura_ .
Itaque Hafch.ilis Papa dedit Caftrum in pote-
ftate Doroini Abbatis, & centum libras acce-
pit, VII. Idus Septembris . Ildemundo , quod
promiferat, adiraplevit , ulique dum in fua_.
perftitit fidelitate. Primo idem teinpore fecit
ampliari Eccleiiam , quara in Palatio Subla-
ciano fasStam efle dixiinus , quara & ipfe de-
dicari fecit avenerabili viro Conono Epifcopo
Pra^neftinenfis Ecclefia; , collectis ibi multo-
rum Sandtorum Reliquiis . Requifivit iderru.
prasnoroinatus Johannes pro affeclu Monafte-
ria fa<5ta a Sandto Patre BeneditSto, & a fun-
damento rexdificari juflic. Duo ex his, unura
fcilicet in honorem SantSli Vidrorini , & alte-
rum in honorem Sanfti Johannis Bapcifta; ,
quibus 8c prsdia contulit ad utilitatera Deo
ibidem fervientium . Fecit in fpecu in crypta
primi introitus dedicari Altare a venerabili
Petro Anagnias Epifcopo in honorem Sancla?
Dei Genitncis Maria; , & SaniSii Silveftri Papas,
deftruclis prionbus Altaribus^ quse ab aqua_
corrumpebaiitur, & collabebantur decurrente
per petram ipfius cryptje . Fecit ibidero ia-
Ecclefia SancSfi Kenedicli dedicari Altare a re-
ligiofiftimo viro Adam Alarrenfi Epifcopo in
honorem Sanclse Anatolia: Virginis & Marty-
ris cum exultatione cunftorum.
Fecit murari, & renovari Ecclefiam SantSti
Romani iu apriori loco cum manfiuncuiis juxta
fe , qaam dedicari fecit a Maifredo honefto
viro Tiburtino Epifcopo . Fecit parare viam,
qus ducit homines ad fpecum magno fatigio.
Hic bonus Vir , amore Patris BenedicSti du-
(Shis, omnes fuos defuntStos confangumeos in
Monafterio adduxit cum bonis fuis . Deni-
que fororem fiiam nomine Maria ab Ambuca
defunftim , ad Monafterium vexit cum bonis
fuis in pretio viginti librarum . Similiter &
Raynerium fratrem fuum a Civitate Prasnefti-
na duxit defuniSfum cum bonis fuis in pretio
(exaginta libr.uum . Ex eo coeperunt vicint
& longinqui Nobiles ibidem qusrere Sepul-
turas: quod antea non erat.
Prsecepit igitur , uc coca Abbatia mortuos
fuos ad Monafterium duceret fepeliendos :
quod antea vix SubLiciani facicbant . Tempo-
ribus ejufdem Johannis Abbatis tfertrahimoin
Secunda Feria poft Quiijguagefiraam furatus
eft Caflrum , quod dicitur Giranum . Quod
mox ut Abbasaudivic, maximocalleclroexer-
citij
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>4 l
S U B L
B
oitu Caftrum viririter obfidere ccepit, adeo ut
inde nec egredi aliquis , nec ingredi poflet .
Mifit de hoc literas ad Papam Pafchalem_ ,
rogans & humiliter poftulans , ut fe fuper ha;c
juvaret . Apoftolicus autem haec multum_
agre ferens , tum quia per treucam fa<5tum_
erat, tum quia Abbatem diligebat , mifitTre-
vanum fuum Cetulum nomine , qui fupradi-
£to Bertrahimo ex Apoftolica au&oritate prae-
ciperet , ut fine mora Caftrum Sancto Benedi-
dlo redderet . Aclumque eft per Dei volun-
catem, ut Caftrum Abbas recuperaret , &quia
Apoftolicus hoc mandaverat , & quia qui il-
lud tenebant, vivere ibi non poterant propter
alimoniarum inopiam , ab Abbate , ut dixi ,
undique circumfepti . Idem prssdi&us Abbas
ab initio fuse ordinationis anxius fuit acquire-
le Roccam, qu» dicitur inCamerata; fciebat
enim, quod juris erat Monafterii . Quod per
Dei voluntatem effecit ; emit namqua a filiis
Oderici , dando eis triginta libras , & juvan
■do eos de guerra , quam habebant cum Oddo-
ne de Palumbaria .
Idem Domnus Johannes Abbas Caftrum_
Senna in beneficium dedit Crefientio Alatrino
Epifiopo y quia ejus confanguineus erat . Quod
Caftrum procedente tempore quidam familia-
ris jam dicli Epifcopi prodidit Trevenfibus .
Quo Abbas audito, maximum undique con-
etegavit exercirum , & eum obfidere ccepit ,
& eos ad deditionem cogere , qui ibi erant .
Quod quidem videlicet Caftrum cum expu-
gnare non poflet, mifit literas Apoftolico Pa-
fchali, rogans , ut fe fuper hoc juvaret, &
Sasciperet Trevenfibus, ut fibi Caftrum red-
rent . Quod & Apoftolicus fecit , fed mi-
nime profuit . Diccbant enim Trevenfes ,
non efle juris San&i Benedidti , fed fui . Pro-
?ter quod caufati funt ad invicem Abbas , &
Vevenfes . In quo judicio tx parte Abbatis
fuit Manfredus Tiburtinus Epifcopus cum Ju-
<licibus, & Advocatis Tiburtina; Civitatis .
Aclumquc eft per Dei voluntatem , ut fen-
tentia daretur pro Abbate vifloriam obtinen-
do ; & per fcripturam confirmatum eft , ut
Trevenfes fuper hoc ukra non habeant pote-
ftatem mquietare Monafteria Sancli Benedi-
cli : pro quo negotio pradidus Abbas expen-
dit ferc fex2ginta librss argenti.
Per idem tempus fecit fieri Chartam acqui-
'fitionis, & proprktatis in perpetuum a Papa
Pafchali de Pontia , & Effide , quae Caftra_
antea acquifiverat , ficut fupra fcriptum eft .
Jdem Papa rogatus ab Abbate fecit Privile-
gium Monafterio Sanfti Benedicli , quomodo
confirmavit omnia pertinentia ei, & Pontifi-
cali pracepto roboravit . Deftruxit etiam_
munitionem Montis Antonini ex Apoftohca
permiflione , quam Ildemundus tenebat Mo-
nafterio San&i Benedicli . Unicus vere ipfe
fuit poft Sanclum Benedidtum h Deo benedi-
&as , qui taara bona acquifivit Monafteno ,
quodnullus crederet, nifi ifta perlegeret.
Mortuus eft poft ha>c venerabihs Abbasjo
hannes Anno Quinquagefimo fecundoejus Ab-
fcatia; VI. Nonas Maji , Abbatiam m pace re-
linquens, & honorifice a Fratnbus m Mona
fterio fepultus eft juxta ejufdem Ecclefias mu
TU Tr'igefimo tertio loco fedit Petrut Abba
confecratus in ordine Abbatiaa a Califto Papa
fecundo . Primo anno ordinationis fuss cce
perunt ei bella multa a vicinis omnibus cir
cumquaque conturgere , quibus ipfe viriliter
Tom. XXIV.
A C E N S E: 042
A refiftebat . Sed Tibartini , ut pote qui tuna
potentes erant, eum vehementius, & validius
urgebant . Hi primo invaferunt, & abftule-
runt ei medietatem Caftelli de Sancto Ange-
lo , quod communiter tenebant , quod proce-
dente tempore tunc depopulatum eft , cum_
ilomani tempore Thebaldi Prasfecli fupra Ti.
burtinos venerunt . Hi etiam praspotentia»
nimietate , & locorum in Civitate cceperunc
adeo Caftrum Apollenenfemoppugnare, quod
Abbas vix illud obtinere poterat , quodque_
per hoc Papa: Honorio Ecclefiam Sandti Be-
nedicli fervandam commifit . Pro cujus po-
ftea incuria Caftrum deftructum eft . Nam_
Tiburtini, ut dicitur, ex confenfu Papae, fi-
mul cum Gregorio de Anticulo illud meffio-
nis tempore aggredientes , & fere omnes il-
lius incolascapientes, ceperunt, ac paulo poft
omnes ejus muros deftruxerunt . Poftea au-
tem procedente tempore , cum Tiburtini di-
fponebant intrare in Burbaranum , ex prasce-
pto Abbatis eis obviare volentis , Caftrum_
igne crematum eft . Timebat enim , ne do-
mos illius exinde ad conftruendum Podium_
tranfportarent . His prssmiffis, quomodo Po-
dium de Cafa Populi conftruclum fit , dica-
mus .
Milo Tiburtinorum Reclor , callide exegic
ab Abbate, ut pateretur, homines Giranen-
fes, illos videlicet, qui erant ex portione Saa-
€t\ Laurentii, ire cum domibus, atque curtu.
omnibus fuis ad confervandum , Stinhabitan-
dum Podium de Cafa Populi s quod Abbas
invitus permifit, quia portione illa difcordias
inter eos videbat . In quo fcilicet Podio Ti-
burtini Turrim altam & firmam a?dificave-
runt; itemque vallo & foffa illud undique_
munierunt; pedites quoque, 8c fagittarios ad
Caftri curam, & ad Abbatiam iropugnandam
deftinaverunt . Cum ergo hoc fecus evenit ,
quam Abbas crediderit , atque Abbatia nimi9
exinde infeftaretur , conftruxit Turrim , quas
fupra Giranum eft. Tum inccepit modis om-
nibus excogitare , quomodo Podium capere ,
ac deftruere poflet.
Inter hsec acquifivit Caftrum Monticafalia ,
ac ei, qui illud tenebat , dedit Roccam de_
Incamerata, eo videlicet tenore, ut ipfeexin-
de fibi hominiura faceret , 5c eam pro fe re-
cognofceret , & a Sancto Benediclo eam hul-
lo tempore, ac nullo modo alienaret . Item_.
in Sublaco dedit ei feudum unum , & demum
unius militis' apparatum . Non autem multa
poft Lando filius praedicli Gregorii , qui jam
diaam Roccam tenebat, ccepit habere verba
cum Obdone de Palumbaria , ut daret eam_
illi . Quod ubi Abbas prasfenfit ; locutus eft
cum prasdicto Obdone, atque cum eo pa&us
eft, ut ipfe ex a;quo fortiretur cum eo Roc-
cam, fi juvaret fe ad Roccam recuperandam.
Hoc ergo ita difpofiro, quadam nocleaggref-
fi funt eam , quam & ceperunt: poftca vero
dedit prasdidtus Abbas fexaginta libras, 8cre-
demit fibi portionem prajdidtas Roccas , qnam
ex condictu habebat Obdo de Palumbiria_ .
Poft hoc autem quadam die in Feftivitate_
Sanclorum Cryfanti , 8c Darias, omnibus Ab.
batise hominibus in expeditionem coadunatis,
machinifque multis prasparatis, Podium, de_
quo fupra diximus, aggreflus eft, atque illud
viriliter oppugnans cepit, captumqus depra;-
datus eft; ac poft hasc radicitus 8c funditus
per omr.ia deftruxit . Acquifivit prxterea_.
Caftrum, quod dicitur Coliis altus, emitque
I Qqq - aGre-
3iaitized bv
—
543 C H R 6
a Gregorio BertraimodeFumonemedietatem
ex integro totius Caftri pro pretio triginta_
Jibrarum, a quibus etiam munitionem acce-
pit , quam ipfi tenebant . Reliquam idem me-
dietatem aliam eroit ab aliis Confortibus , qui
ibi fuas jurifdictiones habere videbantur .
Hic etiam ex quo Tiburtini sedificaverunt
munitionem Buburani, atrocior fuit, ut eam
acquireret , & recuperare potuiffet , fciens
eam in hereditate Sanfti Benedicti conftru-
ctam . Super quo etiam multoties apud Pa-
pam Innocentium querelam depofuit, ubi an-
tea in manus Papas Innocentii per guerram ,
quam cum Tiburtinis habuit, devenit, coepit
eum cum afliduis precibus rogare , ut muni-
tionem illam Sancto Benedi&o redderet , cui
jure hereditario competebat . Cum ergo in_
infirmiratem Apoftolicus decidiflet, & in ex-
tremo vita; ageretur, redu£tum eft ei ad me-
moriam ab Abbate . Apoftolicus vero com-
punctus , Sancli Benedidti juftitiam recogno-
fcens, mifit, ac fine mora reftitui fecit Bu-
baranum , & Apollonium , quod deftrudtum
erat, atque a Tiburtinis poffeflum, icemque_
omnia circum adjacentia, quas juris erantSan-
cti Benedidti , atque ab eo injufte alienatiu- .
His praslibatis, ea qua; in Monafterio acqui-
fivit, confcribam . Fecit fieri Tabulam ante
Altare; Argenteam Crucem majorem ; qua-
tuor Calices, duos majores, & duosminores;
duo Bacilia, unam Scutellam pro fale; unum
caldare pro aqua benedicta cum Afperforio :
Obiit Abbas Petrus vigefimo fecundo ordina-
tionis fu», relinquens Monafterium plenum_
omnibus bonis , & Abbatiam plenam militi-
bus bene apparatis.
Trigefimo quarto loco fedit Obdo Abbas
temporibus Eugenii Tertii Papas . Fuit vir
honeftus valde . Hic fedit in Abbatia nifi per
novem dies . Infra hos dies quidam de Mo-
nachis, non recto zelo dudti, fed obedientia-
rura promiffior.ibus, taliter cum PhilippoNe-
pote Abbatis Pftri, & Androcio de Ponte_ ,
& Oddone de Podiis egerunt , quodOhdonem
Abbatem depoluerunt , & Raimonem hujus
Monafterii Monachum , germanum videlicet
fnpradicti Oddonis & Androcii, & cognatum
Philippi, licet injufte, Abbatem fecerunt, &
adjutus a duobus Cardinalibus , Octaviano fci-
licet, & Gregorio Sanfti Angeli , abEugenio
Tertio Papa confecratus eft . Tunc datum—
eft Feudum Sublimano germano pra»dicli Ofta-
viani in Cerreto per prsediclum Raimonenw .
Reverfo fupradicio Raimone a confecratione,
in brevi tempore cuncla mobilia, videlicet
qua; Abbas Petrus reliquerat, cum fuis con-
languineis devaftavit , plurefque milites de_
Abbatia expulit . Hoc denique tempore Phi-
lippus cum Oddone fratre fuo cumhominibus
Abbatice levam fecit , & Pontiam , & Effidem
abrtulerunt . Trevenfes vero quoque Col-
lemaltum, Gennam, & Montem Porcarium_
abftulerunt . Tantum ille mifer in Ecclefiaw
portas majores ampliare fecit ; & fedilia . ,
qus funt tranfverfum cum podiis, quae ftant
ante Altare, fimiliter fieri fecit.
Redeunte Papa Eugenio de Francia, audi-
ta famd iftius Raimonis, vocavic ad fe eum,
increpans , atque reprehendens acta ejus , &
dimifit eum redire . Deinde mifio Gregorio
Cardinali, qui eum excommunicavit , & in_
Arce Sublacenfi obfedit, fic eum de miniftra-
tione abltraxit, dans ei Caftrum Marani , ut
es eo vicatn haberet . Poft hoc Monachi vo-
N
A
I C O N
9ft
B
D
lentes Abbatem facere , fecunduro quod in_
privilegiis continetur, refiftebat eis Dominus
Papa , dicens eos eligere non poffe , quia pri.
vilegiis abufi erant , quod male elegerant .
Tamdem convenerunt DominusPapa, &Mo-
nachi in quemdam Monachum Cafinenfem no-
mine Simonem, habentem locum in Monafte-
rio ifto, qui tunc temporis valde honeftus
habebatur . Fuit namque hic Simon de ge-
nere filiorum Burrelli de Sangro . Qui cunu
effet Silbdiaconus Romana: Ecclefias apud Fran-
ciam in Scholis , vocatus eft k Domino Papa,
& Monachis , & fadhis eft Abbas . Non mul-
to poft hatc effeclus eft Diaconus Cardinalis
Sancls Mariae in Domnica . Qui poftquanu
venit in Abbatiam , Domini Paps adjutorio
recollegit Pontiam , & Effidem, quastenebant
Philippus , & Oddo frater ejus . Tunc datum
eft in Canterano Feudum Philippo . Oddoni
datum eft in Feudum Tovanellum . Caftello
vero, Collem altum, Gennam, & Montenu
Porcarium, quse Trevenfes tenebant, de ma-
nibus eorum abftulit. Munitionem vero Sub-
lacenfem , quam Diaconus San&i Angeli gu-
bernabat , Dominus Papa Monafterio reddidir.
Tunc datum eft Feudum in Cerreto Petrode
Jacincto germano fupradifti Grsgorii . Te-
nuit hic Simon Abbas Monafterium , & Ab-
batiam quiete & profpere cum Comitatu Cam-
pania; per decem annos . Undecimo autenu
anno Ordinationis fax Philippus, qui tuncin
Augufta habitabat cum quodam milite Recal-
do nomine , qui Roccam Cantorarti tenebat
contra Abbatem levam fecit . Itaque fere_
totam Abbatiam contra eum irritavit . Et
quia Abbas hoftes fuos fuperare fperabat ,
tunc tantum Caftrum Apollonium
Romanis viris in pignus pofuit, & de Mona-
fterio omne argentum , & pallia abftulit, vi-
delicet viginti pluviales, tres Planetas , duas
Dalmaticas, duas Tunicas , tres Doffallos ,
trja veftimenta Altaris , quinque calices , tria
thuribula, duovacilia, duas caflellas , feptem
candelabra (quatuor ex his candelabris erant
roagna , & duo minora) unam Crucem ma-
gnam, qua; tunc teroporis dicebatur Crucifi-
xum, unam yconam, unam caldarellam cum
Afperforio, duos libros unam Mi-
tram valentem plus quam centum florenos .
Accidit, ut alia die , cum Abbas ad col-
loquendum iret cum Tiburtinis , Philippus
aggreffus eft eum in loco, qui dicitur Cona.
Cum autem Abbas fugeret, quidam Nicohus,
qui dicebatur de Galgano, ipfius Abbatismi-
les , apprehendit eum per habenam , eumque
Philippo occulte tradidit . Phihppus adduKit
eum in captione ad Auguftam ; & cum tirae-
ret eum ibi habere , ut ne auferretur ab eo ,
dedit eum Riccardo de Arzulo ad cuftodien-
dum . Ut autem Fratres audierunt , vene-
runt, & abftulerunt eum a Riccardo, & du-
xerunt eum Romam, pofuerunt eum itr Gu-
bernacula . Abbas vero de capttone fe Iibe-
ravit ; dedit Roccam San^i Stephant tn pir
gnus quibufdam Romanis, & ab eoacceptum
tradidit Senatoribus , & fic fe liberavit . Dein-
de venit Effidem ; & quid ei poftmoduro ac
ciderit, minime fcire poffumus . Tunc Fra-
tres anguftiati , tribulati , quod fic Monalte-
rium , & Abbatia in nihilum redaclum iuit ,
de confilio aliquorum fapientum manifettave-
runt , & oftenderunt privilegia Papalia , (X
jura Iroperialia , & fpecialiter Privilegium-
SantStt Gregorii; & fic obtinuerunt ahqua-
B
9$ m U B L A
Caftra: cujul tenor Privilegii Sanfti Gregorii A
calis eft. _
Gregorius Epifcopus fervus fervoTrunu
Dei Reverentiflimo , & prudentiflimo
" Honorato Presbytero, & Monacho atque
peritiflimo Abbati Venerabilis Monafteru
" Sanfti Confeflbris, ac Patris Benedifti, 8e
" San&a? Virginis fororis ejus Scholaftics ,
" qubd ponitur in Sublacum, Tibi, tuifque
„ fuccefloribus ibi Deo fervientibus , vel in-
troeuntibus in perpetuum. Si femper funt
!! concedenda, quas piis defideriis congruunt,
" quanto potiflimum ea , qua? pro divim
! cultus prarogativa nofcuntur, nullo pafto
„ a devotis largitoribus , ipfis petitonbus
„ minime neganda utique funt. Penfti a no-
bis «gitur , quatenus concedamus , fivc_.
" confirmemus tua Religiofitati , fi qua; di-
cli Monafterii Sandti Benedi&i , & Sancta?
" Scholaftica? , qua? ponuntur in Sublacu ,
cum Cellis, & Coenobiis , 60 cundtis fup.
pelle<ftilibus eorum una cum Specu , ubi
*' Sandtifiimus Benedidtus eremiticam vitarru
" duxit , cum omnibus intra fe , & circa fe ,
" cum criptis, ac eis, qua? fibi ad limitem-
, omnino funt. Verum etiam locum veftrum
, cum Pifcaria, & aqusemolis fuis, exeunte
ipfa aqua in locum , qui nominatur Man-
" dra . Item aquimolia , & Pifcanam fuam ,
" que pervenit ufque Marco, qua? cognomi-
" natur de Ferrata , omuia Monti coha?ren-
* tia. Veftro namque Monafterio noftra au-
" «Storitate fint confirmata, ut nulli umquam
!'. hominum magna? , parva?que perfona? in-
! ipfa aqua, vel Timida, feu in aqua , qua?
! vocaturAugufta, vel in aqua, qua? dicitur
t>..ii:._ <n FIiii/ir>ln. ne
Bullita, neque in Fluviolo, neque m aqua
" de Tovahello, neque in aqua, qua? nomi-
natur'Cona, neque in nulla aqua de toto
" SublacianoTerritorio aliquem hominem in
quibuslibet de ipfis locis fine confenfu Ab-
batis ejufdem Monafterii nullo pmextu
" ftruere audeat ibidem aqua?molum ; « qui
" hoc fecerit, aqua?molum ipfum in jus tan-
,, tum Monafterii cadat , 8r. noftro Palat.o
„ compofiturus exiftat auri co6h libras tn-
,, cinta Item confirmamus vobisdetinendum
„ Caftellum, qui vocatur Sublacus cum om.
„ nibus luis pertinentiis, vel adjacentus, cum
„ omni placito, & datione fua, una cum-
„ elandatico, & herbatico, atque cunclapu-
„ blica funclione , ficuti noftro Palatio an-
,, nuatim perfolvi folet. Praterea ego Gre
„ gorius Sanfta? Romans Ecclefis Pra?ful
, icripfi Vitam Sanfti Benedi<Sri, & legiRe-
„ eulam, quam ipfe fandlus manu fua pro
„ pria fcripferat, laudavi, &confirmav. eam
" in Sancla Synodo , & per diverfas partes
„ Italia? , & ubicumque Latina? L.tera? lege-
!, rentur, prscepi ut ibi diligentiffime eam
„ obfervarent, quicumque ad conyerfationis
!, gratiam afcenfuri eflent ufque in finenu.
Mundi. Et confirmo duodecim Monafte-
!, ria, qua? ipfe fanflus conftruxit, & in_.
!, unoquoque duodenos Monachos confti-
" tuit. Et confirmo Chartulam, quam fec.t
., Tertullus Patricius de Tufculana , & de-
„ Sublacu Fuliano cum Ecclefia Sanfti Do-
T, nati, & cum Turre, cum Coloms, &Co-
! lonabus fuis, & Sandla Maria in Surrifio
„ ufque in mare. Et confirmo Chartam- ,
'quam fecit Euticius de Ecclefia Sandi
„ Laurentii, qoa? eft in Aqua alta ad Cate-
J cumbas, & Cartulum Galhcam, & Bona-
<SQ E N S E. 9&
„ bellum cum fuis pertinentiit, ficut per affi-
„ nes conftat . Omnia quascumque Sanftus
„ Benediclus in vita fua acquifivit, vel poft
„ tranfitum fuum a Pontificibus , vel a Regi-
„ bus, aut Ducibus, vel ab aliquibus Chri-
„ ftianis in fuo venerabili Monafterio dede»
„ runt. Prsterea de mea hereditate, confen-
„ tiente Matremea, nomine Silvia, dono &
„ concedo per hoc noftrum Apoftolicum pri-
„ vilegium, pro Dei omnipotentis , SESandti
„ Benedifti honore , & pro Coenobii fubftea-
„ tatione tibi fuprafcripto Honorate per te ,
„ & cundtos tuos fucceflores in perpetuum
„ detinendum in ufu & utilitate ipfius Mo-
„ nafterii: Ideft Maflam Apollonu cum om-
„ nibus fuis generaliter, & noftris pertinen-
„ tiis pro anima noftra, Genitons mei Gor-
„ diani, & omnium parentura meorum vi-
„ vorum & mortuorum . Montem Vultuil-
„ lam de Sanfta Maria ferentem in Pifcanum,
„ & per ipfum rigum venientem in Flumi-
„ cellum de Vitenzanum , & ierentem in-
„ flumen Tiburtinum , ferentem m Colloma-
„ tes per fuos affines, ferentem in Sandlun»
„ Stephanum , cum Ecclefia Sandte Mans
„ in Tizana , & per ipfum nvum venienteo»
„ in viam Tiburtinam, ubi ftat Columna_ ,
„ trameante rivo in montem , m SanCto Pam-
„ philo ferente in Caput Leonis, & afcen-
„ denre in monte Malo, & revertente ta-
„ Sanftam Mariam de Vultu.lla. Hanc pra-
„ fcriptam Maflam cum omnibus fuis immo-
„ bilibus locis , ut fuperius legitur , a prx-
„ fenti XII. Indiclione in perpetuum tibi ,
„ tuifque Succefforibus concedimus , & con-
„ firmamus in ufu & utilitate ipfius Mona-
„ fterii. Ita tamen, ut infra annum Sacerdo-
tes, & Monachi ipfius Monafteru pro re-
„ demtione animse noftra? , noftrorumque_
fucceflbrum, clament in eadem Ecclefia^
, centum Kyrie eleifon, & centum Chr fte-
eleifon, & Sacerdos facra Miflarum folem-
nia pro abfolutione anima? noftra?, noftro-
rumque fuccefforum Fontificum omn.po-
tenti Deo offerant, & Diacon. pet ^unum-
quemque Pfalterium decantent . Statuente*
Apoftolica cenfura fub D.v.n. ludjcti obte,
ftatione, & anathematis interdi<St.one , ut
nullus umquam fucceflbrum nortrorum Pon-
J,ficum, vel qui pubMcis funcftus fit aft.o-
nibus, vel alia qual.bet magna parvaque
perfona aud^at vel pra?fumat de ommbu*
fuperius d.ais, vel de fuprafcr.pta Maffa
Apollonii cum omn.bus lu.s pert.nentus, ;
vel adjacentiis, ut fuper.us leg.tur, j con-
tra hoc noftrum Pont.ficale P»v.leg.um
agere, velalienare, aut auferre, fed po-
tius firmum atque ftabile perpetu.s ac fem-
piternis temporibus, ita ut a nob.s f l^atuu
Tunt , decernimus permanendum . bi quis
autem, quod non optamus, contra hoc no-
" ftrum Apoftolicum Privilegmm temerator
" exftiterit , & in quoquam tranfgred. , &
" SSeflum ire voluent, vel ei temerano
" "ufu contraire prxfumferit, & oblervator
" effe nolueric: Sciat , fe au<ftor.tate Dom.ru
noftri , Apoftolorum Pr.nc.p.s Petr. , &
" Pauli, anathematis vinculo .nnodatum , &
*; cum Diabolo, ejufque atrociff.m.s pomp.s,
" atque cum Juda traditore Dom.ni De. Sal-
Soris noltri Jefu Chrifti .n ieternum.
" Sem comburendum; fimulque .n voragi-
" £; Terrarumque chaosdemerfurumcum
"mpus. Ciui autem propitio .ntuuu^ufto.
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„ dientcs, & obedientes, atque obfervatores
„ hujus noftrse falutiferse prseceptionis exfti-
„ terint , benedidtionis gratiam , ac rerribu-
„ tionis in aeterna gaudia a jufto Judice Do-
„ mino Deo noftro confequi mereantur .
„ Amen . Scriptum per manus Benedicti
„ Scrinarii Sandtae Romana; Ecclefi* , menfe
„ Maji, Indidtione duodecima, Pontificatus
„ Domini Gregorit in facratiffima Sede San-
„ cti Petri Apoftoli anno in Indi-
„ dtione fupradidta XII.
BmedlOus Abbas ita fapienter, & difcrete
acquifivit e converfo bona Sandti Gregorii ,
quae perdita fuerunt per Romanos tempore_
Benedidti Papse Noni a Domino Crefcentio
Prsefedto Urbis Romae, nec non a Domino
Joanne inclyto Comite , ut habetur in In-
ftrumento, quod idem Prsefedtus conceffit de
novo, 8c inde privilegium fecit fieri Benedi-
«Stus Papa . Et idem Prasfedtus Crefcentius
Caftrum Sandti Angeli Monafterio Sublacenfi
cradidit in ifta forma.
„ Crefcentius Prsefedtus , atque una cum
„ Parentibus meis tradimus, 8e perpetuo
,, confirmamus humili Abbati Domno Bene
„ didto, Abbati Monafterii Sandtt Benedidti,
„ & Sandtse Scholafticae Virginis, quas poni-
„ tur in Sublacu , Caftellum , qui vocatur
„ Apolloni, cum tota fua pertinentia in mon-
„ tibus, & in planis, & quomodo habitato-
„ res de ipfo Caftello manibus fuis detinent,
„ & placita illorum leguntur. Et de duabus
„ portionibus de Caftello novo, qui vocatur
„ Sandti Angeli,& de cundto Territorio . Et
„ de duabus portionibus de Romano majore
„ 8c minore, 8c de Sancto Felice, & de_
„ Colle Bernardi, 8c de Papi con-
„ fervdvimus Sandto Benedidto, 8c quomodo
„ jam ante acquifuare potuerimus in Sandto
„ Bcnedidto, infra ifto territorio, de omni-
„ bus fuprafcriptis bonis 8c locis confirma
„ vimus, & defendimus ab omni homine_ ,
„ qui moleftare voluerit nos, vel noftros he-
„ redes a fupradicto Monafterio ad Abba-
,, tem , 8c Monachis Dco fervientibus in per-
petuum, a praefenti hora, 8c in perpetuum
„ conlervare in privilegio,,. Ideo bonum-
cft tenere privilegia Apoftolica: faciunt con-
fcientiofos homines terrtre.
Abbas Leo tempore Leonis Papa Sexti ac
quifivit a prsdidto Summo Pontifice Maf-
fam, qua; vocatur Tubenfana, 8c Intermura-
na in integrum cura fundis, 8c cafalibus, 8c
omnibus vocabulis . Fundum Bulfanurru. ,
Fundum Cantaranum, Fundum Marana . . .
Territorio Tiburtino, 8c Sublaco, feu Effide,
milliaria ab Urba Roma plus minus viginti ,
cum omnibus ad ipfam Malfam generaliter ,
& in perpetuum pertinentibus , 8c ita confir-
mavit, ficut Sanclus Gregorius egregius Do-
ctor fecit confervare in Privilegio fuo. Ibi
ornnia continentur.
Simon Abbas anno Domini MCLXI. tem-
pore Alexandri Papae Tertii, qusefivit, 8c ac-
quifivit multa bona. Vixit multo tempore^
laudabiliter . Tempore fuo anno Dominicx
lncarnationis millefimo centefimo odluagefimo
tertio, menfe Novembris, tempore Papa: Lu-
cit Tertii fadti eft qusftio magna, 8c quere-
la depofita per Oddonem Yconomum Mona-
ftcrii Subltcenfis adverfus Ricerem de Arfu-
la de Caftns Arfula, 8c utroque Rubiano ,
6c Sandta Maria Velleri. Qjice caufa a Do-
»ino Papa commifia fuit Domino Miloni Ti-
N
A
I G O N
B
D
E
J48
bwttno Epifiopo , tradtanda & terminanda an-'
te ejus praefentiam . Domnus Simon Abba»
cum Fratribus fuis cum Ricere de Arfula_,
femel 8c iterum ad Pontem Maram caufati
funt; fed cum per eumdem Epifcopum quaj.
ftio terminari non pollet, 8c Domino Lucio
Papaj fignificatum fuiflet, eumdem Ricerem
ad fuam pra?fentiam accivit, 8c laudabiliter
determinavit, 8c Monafterium omnia jura_,
fua obtinuit. Eodem tempore Rao de Roja-
ta ia Capitulo noftro juravit Monafterio San-
dti Benedidti , 8c Domno Simoni Abbati, pri.
mo pro Terra, quam in Rojata tenet, Scfem-
per contrarius fuit Monafterio. Ideo fic jura-
vit: „ Ego quidem Rao juro, quod amodo,
tk in antea fidelis ero Monafterio Saodti
„ Benedidti, 8c tibi Domno Simoni Abbati ,
,, 8c non ero in confilio, neque in faclo, ne>
„ que in confenfu, quod perdas vitam, aut
,, membra, aut captus fis mala captione pro-
„ pter Terram veftram , 8c Sandti Benedidti,
„ quam teneo , 8c prascipue Rojatam , &
„ Roccam „. Et juravit pro Feudo de Sub-
laco ; 8c fic Abbas conceffit habitationem Pa-
latii de Rojata hinc ufque ad decem annos ,
8c Turrim dedit ad tenendum in manus Co-
fti, 8c filii de Scarpa. Tranfadtis, 8c com-
pletis decem annis Palatium cumTerris fine
contradidtione, vel aliqua diminutione rever-
ti debet ad manus Monafterii , 8c Domni Si-
monis Abbatis, vel ejus fucceflbris.
In diebus DominiGregorii quarti, Agareni.
deftruxerunt Monafteria, 8c ipfe resedificavic
Monafterium Sublacenfe. Sicut Sandtus Ho-
noratus pofuit fundamentum, ita ipfe in ho-
nore Sandtorum Cofmse, 8c Damiani fub vo.
cabulo priori conftruxit fecundum . Reperi-
mus, 8s experti fumus, quod in planitie Mo-
nafterii Sublacenfis fuit primum Monafterium
in honore Sandti Clementis, vel Sandta; Ma-
rise Virginis, nefcitur veritas . Ego reperi ,
quod Leonas fuifler Abbas in Monafterio prse-
didto. Sandti Clementis. Utrumquepoteft efle
verum in honorem Virginis Manas, ScSandti
Clementis; fed tempore Sandti Honorati fuit
mutatum nomen, quia Monafterium fuir ali-
ter ordinatum. In qua quidem planitieadhuc
ipfius Ecclefise pars cernitur, in quo Mona-
fterio primo Benedidtus Pater Monachorunu
Occidentalium habitavit cum Mauro, 8c Pla-
cido, Tertullis, 5c Equitii Civiuin Romano-
rum fobole generofa, 8c cum multis aliis ,
quos idem Pater tenerrime moribus inftrue-
bat divinis. Quod fupradidtum Monafterium
miro apparatu , 8c opere marmoreo tabula.
tumfuit, cujus pavimentum more Ecclefia-
rum almse Urbis, quadratis 8c politis lapil-
lulis interftrabatur ; juxta quam Ecclefianu
almus Pater Benedidtus ob recreationem fui,
ac difcipulorum fuorum, ut creditur, hortum
pomiferum fieri juffit, ac de die in ctiemam-
bulans de virtute tn virtutem , bonos ad am-
plius bonorum operum provocabat augumen-
tum; malos autem invidise facibus accenfo»
contra fe concitabat, ficuti experientia effe s
dtum rei poftea declaravit. Refert Sandlus
Gregorius in Dialogo fuo de Presbytero Flo r
rentio , qui ex altera parte laci habitans
quamplurimum contriftabatur, eo quod de-
relidtus ab illis, qui eum invifebant, adSan-
dtum Benedidtum confluentes , fui quceftuj
lucra perdiderat; fed perdita lucradeplorans,
convertit gladium invidise in prsedidtum Pa-
tr&gi Benedidtum , 6c pane venenito pro do.
no
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B
P49 S U B L A
«o fibi tranfmiffo moliebatur eum extingue-
re; fed non potuit, ficut luculentius patet
tx dictis Sancii Gregorii fuperius memorati .
Supradictus Presbyter Florentius videns San-
£tum Benediftum divina fretum,prophetia_. ,
uec in eum fe poffe prasvalere , cogitavit ani-
mas difcipulorura ejus ad nefandas turpitudi-
nes incitare, ficut ex fequentibus apparebit .
Ut vero lucidius veritas rei eonjiciawr :
fciendum eft , quod a domo Presbyteri Flo-
rentii, quas, ut diximus . ab altera parte laci
fita fuerat, ufque ad alterara partem laci ex
oppofito erat Pons mira; magnitudinis , qui
tranfeuntibus iter erat , cujus Pontis magna_
adhuc pars cernitur integra. A pede autem-
dicli Pontis ufque ad praslibatura hortum ip-
fius Ecclefia? iter planum erat in modica di-
flantia. Tunc eniro temporis ille locus , vel
vicus, qui vulgo Planello dicitur, habitaba
tur, qui contiguus erat habitationi Presbyteri
Florentii . Ex quo quidem vico puellas fep-
tem fibi elegit, quae juffu ejus pontem tranf
euntes directo tramite ad hortum pra?dic~tae
Ecclefise nuda venerunt , quae chorizantes
confpeclibus prasdi&orum Difcipulorura fe_
offerebant. De hac materia in Dialogo flnera
invenies.
SupradicTa Ecclefia , de qua fuperius men
tioaem fccimus, ex terra?rootu vaftata in toto
fuit. Abbas autem Ltndus , qui Clauftrunu
iiujus Ccenobh Sublacenfis quafidenovo con
firuxit , ex ruina ipfius Ecclefia; fecit colum-
nas , & tabulas marmoreas , quas ex dic"ra_
ruina colligere potuit : Ex magnitudine autem
ruinae maxima pars sedificii corruit, tantaque
ufque ounc , & forfitan ufque in aeternum-
quae perdita fuerunt , per nullum viventeirL.
recuperabuntur. Repererunt marmoreas tem-
pore noftro columnas . Poft Anno Domini
JMillefimo centefimo fexagefimo quinto Oddo
Abbn terapore Alexandri Papae Tertii ilU_
omnia ornamenta Ecclefiae abftraxit , & mife
rabiliter vitam conlumfit. Quodque Domnus
Johannes pro Ecclefia acquifivit , ille vendi
dit , & alienavit in quantum potuit. Tunc
x>ftenfum fuit Cardinalibus , 8c Summo Ponti-
fici Privilegium Domini Pafchalis , quando in
propria perfona ad Monafterium Sublacenfe_
venit, vifitavit, & omnia ordinavit, 8c plura
Caftra acquifivit , ut habetur in Privilegio,
cujus tenor talis eft.
„ Pafchalis Epifcopus fervus fervorumDei,
„ DilecTro Filio Joharmi Sublacenfis Monafte-
„ rii Abbati , ejufque Succefloribus regulari-
,,'ter fubftituendis in perpetuum .
„ Gknficantes me glorifiabo , dicit , qui
„ non mentitur Doroinus . Hoc Veritatis fu*
„ promiflum Deus bentdiftus in faecula fideli
fuo Benedi&o cuftodiens, eum mirabiliter
„ non foltim in Coelis , fed etiaro in Terris
„ glonficare dignatus eft, ut ipfa quoque lo-
ca, in quibus ipfe Dei famulus habita^it ,
'! gloriofa apud homines habeantur . Hanc
„ Dei faclons dignationem nos quoque lpfius
„ faclura fequimur, cum eumdem Patrero no
ftrum in Deo glorificare curamus. Unde_
" & locum illutn , in quo Dei difpofitione_
' prius habitaffe, & ad glorificandum Deum
r, Coenobium conftruxiffe , & multos ad Dei
„ gloriam aggregaffe cognofcitur, cui videli-
cet Sublacuro no.nen , 8c gloriofum 8c ve-
' nerabilem haberaus , & Apoftohc* Sed.s
' aucloritate munimus. Tibi igitur, cariffirae
C E N S E. P5«
A i„ Fili , & per te fupradi&o Sancti Bcnedicli
„ Monafterio confirmarous Specuro , in qoo
„ idem Sanftiflimus Vir in fuo converfuionis
„ exordio habitavit, cura adjacenti filva , 8c
,, monte circum circa , 8c cum omn'"bus fini-
,, bus, aut pertinentiis antiquitus conllitutis,
„ & fub eodem Specu Lacum, five fluviuau
„ ex eifdem lacubus procedentero , in quibus
„ videlicet aquis nemini praster Abbatis 8e
„ Fratrum voluntatem, aut pifcari, aut mo-
„ lendinum asdificare ufque in arcum , qui
„ dicitur de Frrrata; de forma quoque anti-
,, qua, quae ducit aquam de flumine ad Ple-
„ bem Sancti Laurentii ; & de aqua , quae
,, vocatur Augurta , nemini liceat praeter vp-
luntatem veftram aquam derivare , ni(i
„ quantum fufficiat hortis rigandis, & replen-
„ do fonti Baptifmatis in eadem Ecclefia; nec
„ aquimolum quidquam illic prseter veftram
„ voluntatera asdificare prajfuraat ufque iru
„ lupradi£kum arcum de Ferrata. Si quis ve-
„ ro aliter egerit , banno Romanae Curiae di-
„ ftringatur, cujus banni medietas Sacro Pa-
„ latio, medietas vero eidem Monafterio per-
folvatnr. Confirmamus etiam vobis, ik ve-
„ ftro Monarterio Caftellum, qui Sublacus di-
„ citur,cum omnibus fuis pertinentiis , ficut
„ a Pra?decefloribus noftris conftat effe con-
„ ceffum , cum montibus, & collibus, 8c fun-
„ dis, 8c Cafalibus, cum omnibus Ecclefiis,
„ 8c rebus ad eas generaliter , & in integrurn
«, pertinentibus . Fundum Canali , 8c f undura
„ Gennae, in integrura cum pertinentiis luis .
„ Fundum Fraflinum cum omnibus fuis per-
„ tinentiis , & locum , qui Fundi vocitur ,
„ ficut extenditur ufque ad Petram Iraperato-
„ ris, 8t vadit in raontera, qui vocatur Pio-
„ nica , inde per Serram in montem Roma-
„ num, 8c exit in Campum Longum, inde in
„ Campum Catinura , deinde redit ad fupra-
„ diclam Petram Imperatoris. Et locum, qui
„ dicitur Geminariura curo finibus fuis, ficut
„ Antecefforum noftrorum Privilegiis conti-
„ netur. Caftellum Auguftae cum fjndts , &
„ cafalibus fuis , 8c Cafale SaroStse Fel.citat.s
r) „ cum eadem Ecclefia cum fundis, St cafah-
„ bus fuis, 8c cum omnibus pertineatns fuis,
„ ficut in eifdem Privilegiis continetur-. Roc-
„ cam Cervariam cum fundis fuis , oc fuis
„ cafalibus, & cura omnibus fuis pertinentns.
„ Cartellum Maranum, 8c Roccam Martini ,
„ & Roccam de Neffo cum oronibus fuis per-
„ tinentiis. Caftrum Canteranum cura Rocca
„ fua, 8c cunfundis, 8c cafalibus fuis . Mon-
„ tem de Groffo, Vallero frigidara, Montem
de Mefu, 8c Funrtella; cura ommbus eorum
,) pertinentiis. Caftellum Cerretura cum om-
„ nibus pertinentiis fuis. Caftrum Giranura
cum montibus, 8c collibus, fund s, & ca-
falibus , quemadmodum Monaltcno con-
" gruere videtur cum maffis , 8c omnibus fuis-
' pertinentiis , curo veteri hereditate Mona-
,fterii. Caftellum Apolloni cum montibus
„ Bc fuis cafalibus, 8c medietatem Caftri San-
„ €ti Angeli cum Ecclefiis , 8: fuudis , maflis,
„ 8c pertinentiis eorum . Roccam SanCti Ste-
phani cum pertinentiis fuis. Vallem de_
" Annito , Collem de Occia cum montibus,
„ 8c collibus, fundis, 8c cafaiibus fuis. To-
„ vanellum , fundum Oranum , fundum Ma-
,| ciomanum , fundum Camanum , fundunx-
" Convilellum , fundum Aquaeviva; , 8c me-
dietatem montis Afilani cura omnibus per-
" tiaentiis eorum. Caftrura Afila? cum mon-
" „ ti-
I
S>5«
C H R O
„ tibus, 8c collibus, & cum omnibus eorum
„ pertinentiis. Caftrura Pontia; cum monti-
bus , 8c collibus , & cum omnibus eorum_
„ pertinentiis. Pranerea ex antiquo jure, 8c
„ tam Romanorum Pontificum , quam eciam
'„ Imperatorum conceflionibus , 8c privilegiis
„ ad idem Sandti Benedicti Monafterium per-
„ tinere nofcuntur Sala-Civitas , qua; vocatur
„ Carfcolis, cum maftis, f jndis , 8t cafalibus
„ fuis, Auricula, Rocca de Butte , Rocca in
„ Camerate, Rocca Rofunum, Arfula; , Ru-
„ bianum, 8c aliud Rubianum fuper fluvium,
„ Anticulum, Garracinefcum , Rocca Deme-
' fii , Rocca de Surici Siciliani , Medietas
! t Deilica;, MalTi Sancli Valerii , Sifcanum ,
„ Mons Cafalis , Civitella , Olivanum cum_
„ omnibus fundis, & cafalibus eorum . Oppi-
„ dum Tufculanoe cum Rocca fua , 8c omni-
„ bus pertinentiis fuis . Caftellum Gallicanum
„ cum Ecclefiis, fundis, & cafalibus, 8c om-
„ nibus pertinentiis fuis. Confirmamus etiam
„ Cellas eidem Monafterio pertinentes . Item
Ecclefiam Sandri Angeli in Effldem pofi-
„ tam . Ecclefiam Sandti Georgii , 8c cum_
,, ornnibus earum pertinentiis , ik cum veteri
«, hereditate Sancti Benedidti . Ecclefiam San-
cli Angeli in Fetra lata . Sandci Sebaftiani
„ in Palliano . Ecclefiam Sancti Quintini ,
„ Sandti Blafii in Antido. Ecclefiam Sancli
,, Leucii in Babuto pofito in Territorio Cam-
„ panir.o cum omnibus eamm pertinentiis . In
„ Carfoli Ecclefiam Sancti Petri . In Camera-
„ ta Ecclefiam Sandti Martini de Egellis , Sc
„ Sandti Petri de Caftruino . In Territorio
„ Marficano Sandtum Petrum in Verfe; San-
„ dtum Benedidtum in Rivo de Meruli ; San-
„ dtum Thomam de Transaquas cum Eccle-
„ fia Sandti Nicolai in Vallis. In Territorio
„ Ecclefiam Sandti Pauli in Villa_.
„ cum omnibus eorum pertinentiis . Sanclum
„ Angelum in Albe . Sandtum Salvatorem in
„ Avelano. Sandlam Mariam de Tuffo cum_
„ omnibus fuis pertinentiis . In Valle Sorana
„ Ecclefiam Sancti Pauli cum aliis tribus Ec-
„ clefiis , 8c cum Villa juxta fe pofita , 8c
„ cum cmnibus ejus pertinentiis . In Civitate
„ Tiburtina Ecclefiam Sancli Antonini , San
„ cla; Crucis, 8c Sandta; tkrbara; cum omni-
„ bus earum poffcffionibus . Aiiam Cellam_
ad honorem Sandla; Crucis in Quintiliolo
cum Oliveto fuo , 8c ceteris fuis pertinen-
tiis ; Et fex uncias de Ecclefia SindVi; Ma-
ria; in eodem Monte pofita . Fundum Cali-
cianum cutn Ecclefia Sancti Petri , cum_
rerris, 8c vineis , ficut per ar.tiquos afflnes
co illat. Villam , qucs vocacur Papicum-.
Ecclefiam Sandta; Marise cum terris, 8c vi-
„ neis ; 8c montem, qui vocatur Monicula_, .
„ Et Ecclefiam Sandtas Maria; , qua; ponitur
„ in Porta . Ecclefiam Sancti Sebaftiani cum_
„ omnibus fuis pertinentiis . Aquimolos tres,
„ unum Caftrum veterem , alium foris Por-
N
A
I C O N
91%
B
„ tam majorem, 8c alium in Vefta juxta Ca-
„ ftellum Gallicani. Ecclefnm Sandli Pafto-
„ ris , Sandti Angeli , Sandta; Maritc , Sancti
„ Laurentii in Aqua Alta cum omnibus ea-
,, rum pofleflionibus . Romas Monafterium_
„ Sandri Erafmi cum domibus. oc hortis , 8c
„ ceteris poffeflionibus . Statuimus itaque , ut
„ prxdicta omnia, five poffefliones, quas idem
„ Venerabile Monafteriutn in prasfenci fepti-
mi Indidtione poflidet , quieca; vobis , 8c
„ integrce conferventur . Ec qucecumque ad
„ ejus jus legicime pertinent, five Poncificum
D
conceflione , five Imperatorum , & Princi
pum liberalitate, feu quorumlibet fideiium
oblatione cum aliis juftis 8c legalibus mo-
„ dis , in ejus jure , femper , 8c poffel_one_,
„ permaneant. Nec ulli omnino hominum li.
„ ceac eadem Sancli Benedicli Monafteria_
,, temere perturbare, aut ejus poffefliones au-
„ ferre , vel ablacas recinere , vel injufte da-
„ tas in fuis ufibus vendicare , minuere , vel
„ temerariis vexacionibus facigare, fed omnia
„ integra conferventur , eorum , quorum fu-
„ ftenrationi , 8c gubernacioni conceffa func,
„ ufibus omnimodis profucura. Ad hoc pro-
„ pcer frequences injurias, qua; ab Epifcopis,
„ vel Epifcoporum Miniftris, Monafteriis in-
,, geruntur , dacam veftro Coenobio a noftris
„ Prasdecefloribus facultatem vobis quoque_
„ ratam manere decernimus. Uc ad Ecclefias,
„ cum expedierit, dedicandas , aut Clericos
„ five in Monafterio , five in Cellis , five iru
,, Caftellis , aut Villis Monafterii ordinandos,
„ vel a Nobis Epifcopacum accipiatis , fi ad
,, Nos pervenire in tempore potuericis , vel
,, quem maluericis Cacholicum Epifeopum_
„ adeacis , qui Apoftolica; Sedis fulcus auclo-
„ ricace , quse poftulantur exhibeat ; nec 2
„ quoquam Ecclefia; illius Epifcopo fuper hoc
„ contradictionem , aut querimoniam patia-
„ tur. Ec propcer omnem cujuslibet Ecclefie
„ Sacerdotem in prasfacoSandri Benedidci Mo«
,, nafterio ditionem quamlibet habere , prs-
,, ter Sedem Apoftolicam , prohibemus . Ob-
„ eunce aucem ejus loci Abbace , vel cuorum
„ quoliber Succeflbrum , nullus ibi qualibet
„ fubreptionis aftucia, feu violencia prspona-
„ cur, nifi quem Fratres communi confenfu,
,, vel Frarrum pars confilii fanioris fecundum
„ Dei cimorem , 8c Sandti Benedidti Regu-
„ lam , elegerint : Eledtus autem a Romanat
„ Sedis Pontifice confecretur. Si quis autem
„ in futurum Ecclefiaftica , fecularifve perfo-
„ na hanc noftra; Conftitutionis paginanu
„ fciens contra eam temere venire tentave-
„ rit, fecundo, terriove convidta , fi non fa-
„ tisfadtione congrua emendaveric , poceftace,
„ honorilque fui dignicace careac, jamque fe
„ divini Judicii cxiftere de perpetrata iniqui-
„ tate reum cognofcat, 8c a lacratilTfno Cor-
„ pore , ac Sanguine Dei 8c Domini Redem-
„ coris Noftri Jefu Chrifti aliena fiac, atque_
„ in extremo examine diftridta: ultioni lubja-
„ceat. Cundtis autem eumdem locum jufte_
„ fervantibus fit pax Domini Noftri Jefu
„ Chrifti . Item 8c hk fruftum bona? aftio-
„ nis percipiant, 8c apud diftridtum Judicera
„ prasmium ajternae pacis inveniant. Amen_.
„ Scripcum per manum Nocarii Sacri Pala-
" ' Ego Pafchalis Ecclefia; Catholica; Epi-
fcopus .
„ Datum Laterani per manus Johanms
„ Romana; Ecclefia; Diacom Cardina-
„ lis , ac Bibliothecarii III. Idus Apn-
„ lis , Indidrione feptima , Incarnatio-
„ nis Dominica; Anno Millefimo cen-
„ cefimo decimo q„inco , Pontificatus
„ quoque Domini Pafchalis
Pra;terea Privilegium Domini Otconis Ce»
firis, quod propria manu fig.iavic, 8c plura_
Caftra Monafterio conceflit, 8c Cafalia infim-
ta , ut habetur in Privilegio fuo , ubi le-
gitur : ■ ■ t
Ambrofius CancclUrius , Anno Domtmca in.
carnationis DCCCCLXm. Videlicec Nonocen,
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B
m S U B L A
tefimo fexagefiroo feptimo , Imperii vero Do-
tntnt Ottonis piijjimi Cafaris quinto. Aciunu.
Roma- _
Adrianus multa conceflit tempore Caroh
Magni Imperatons .
Suphanus Abbas , imperante Adriano piiffi-
mo Papa , Anno quarto Imperii piiflimi Ca-
roli Magui Imperatoris , IndiiStione prima_,
menfe Augufti. Cafarius EminentrJJimus Con-
fui, & Dux, Filius quidem Pippini, in perpe-
tuam largtor , atqut off.ro, idefl fluvium majo-
rrm noftrum, qui cognommatur Ferrata, cum-
ripis ex utraque parte , fjr aquamolis , & pifca-
riis fuis, habentem una cum cuntlts aquis , qua
in ttto Sublaciano Territorio noftro reperta funt,
JMonaflerio Sublacenfi. Item concedo Urbem Co-
lcniam , qua vocatur Seminaria , cum omnibus
ptrtinentHt, fjr adjacentiis fuis , una cam Mon-
te, qui vocatur Augufla,fm Monte , qui dici-
tur S^rvana . Fundum Canturani , & multa^,
alia , ut habetur in Privilegio Papas Adriani ,
& Caroli Magni , & omnia confirmavit ; Et
alia bona idem Stephanus Abbas acquifivit
pro Monafierio fuo . ' ' • *
Nota, quod hi duo Reges , fcihcet Httgo,
& l.othtrius divina providente Clementit^,
rnulta bona obtulerunc Monafterio Sublacenfi,
Fratribufque ibidem pro tempore Deo famu-
Jantibus . Pf hoe noflra auSioritatif pract-
ptum Curtem batienus juris Regni noflfi per
tinentem , qua Sala dicitur , cum omni fua^.
pertinentia, omnibufque rebus tbdem afpkknti-
bus , conjacentibus in Territoriis , f> finibus
Sablaci , & Ckttli , & Rtate , afque Savini,
prout jufle f> kgalittr poffumus , ionamus ,pe-
nitufque concedimus , atqat Ixrgimar , & de
mflro jurt ejr dominio od ujum Momtcborum-
transferimus » Etiam confirmsmus , & corrobo-
ramus , qua ibidem collata ftmt ab Imperalort-
bus , five Regibus Pradtcefforibus noflrit , ut
btbttur m Privilegiis eorum .
Sigw piifflmorum Primipum
Hugonis t f> Lotharii Regum.
Siperavdus Cancellarius , Amo Domini
Nonocentefimo quadragefimo prtmo, Re
gni vero Domini Hugonis ptiffimi Regts
decimo quinto , Lotharii vero tttm Regts
decimo, Indi&ione decima qaart*. Acfum
juxta Romam in Monaflerio S. Agtutts
De Irnperatore , quanta bona dedit .
OTtoSuperna jubente Clementia Romanorwm
lmperator,&femper Aaguflus . N^umjtt
omnibus fidelibus noflris prafentxbus , & futu-
ris quod concejjimus videlicet Ciflermm tn u-
cerata cum omnibus terris , vinds , & hortts
juflt, & legaliter acquifitis. Cum noflro lmpe-
riali pracepto confirmamus , ut habetur in Pri-
▼ilegio dicli Imperatoris .
Signum Imperatoris Astgufli;
Eribertus Cancellariut . Data tertio Idus Au-
gufli, Anno Dominicalncarnationis MiU
lefimo, IndtUione duodecima , AnnoTertii
Ottonis Regnantis decimo fexto , Imperii
quarto . Afi* Sublacenfi SanSii Benedi£ii .
Ut creditur , ttiam ipfe perfonaliter vifitavit
Monafterium , & alia multa conceffit , dona-
vit,confirroavit. Habentur etiam Privilegia
Apoftolicorum pluriraorum , fcilicet Nicolai
Tom. XXIF.
C E N S E.
954
Primi Paps , & Secundi , & Johannis Unde-
cimi, & Duodecimi, Gregorii Quarti, Bene-
dicli Sexti, Septimi, 8c Odtavi, Leonis Sex-
ti, Septimi, Oftavi, & Noni . Et multa Pri-
vilegia Regalia , 8e lmperialia quasre in anti-
quo Libro, ut fupra.
Abbas Umbertus a Papa Leone Nono ; &
Azzo Abbas a Papa Nicolao ; 8c Leo Abbas k
Papa Leone Sexto; & Jobannes primus Abbts
poft Petrum Secundum Abbatem a DominoBe-
nedifto Papa ; 8c Domnus fobannes Abbas fe-
cundus a Domino Palchali Papa Secundo. Ifii
Abbates cum iftis Summis Pontificibus ita_
fubtiliter ordinaverunt , quod omnia Privile-
gia Monafterii tam Imperialia, quam Regalia,
tam a Principibus, quam a Ducibus, fiveCo-
roitibus, Baronibus, Militibus, five a quibuf-
cumqueFidelibus, qui dederunt, 6t qui obtu-
lerunt Monafterio , quilibet Summus Pontifex
de praedi&is confirmavit , & fuper hoc fem-
jer aliquid addidit , 8c conceffit , ut habetur
in Privilegiis eorum.SpecialiterDominus Papi
Leo Nonus omuia bona Monafterii in uoo
Privilegio pofuit, tam Pontificalia, quamRe-
galra, ut patet, ubi dicit: Unde tibi, fanZle^
as venerande Pater, tua tibi confirmamus, omnt
diltgeotia , omni devotione , . . . . ac faltem in
taorum pia & devota obfervitioae digna firor
eua Virgo Scholaflica tecum hac omnia habeat ,
fjy in perpetuum pojjideat . Fratema caritate-. ,
fpeciali reverentia ergo quacumquevobis aChri-
3» fidetibus conetffa funt , vel pojjidentur , vel in
■>ofltrum pofjidebuntur , fub obtentu fummi Judi-
cis , & auSloritatt Santli Petri Apoflolorum^.
Princtpis per privilegiitm Santla Rnmana Se-.
dn confirmamus , f> roboramus vobis . ln prt-
mis fpecum tenebrofam , corporis tui per aliquad
temput pro Cbriflo vile reclinatorium , tibi atin,
nomine regularit Pater magne , dt-
feretionis , o Suntle Bertedicle , Jicut fpecialiter
tibi folttario folitarium tlsgifli , ita etiam a tt
folo fpeciatiter difponimus pofjideri . Ita omnia^,
volumus a te , ify i tui forore fraterna commu-
nwne temri. Et quia nirois effet ifta fcribere ,
ut haberur in privilegio fuo. Datum fecundo
D Kalendas Novembris .
Per manus Federici Diaconi, &SantiaRo*
mana Ecchfia, & Apofiolica Sedis Can~
cellarii vice Domini Herimannt Archt-
cavcellarii, f> Colonenfis Arcbiepifcopt .
Idem Summus Ponrifex a^dificavit fpecum-
in honorem Sandti Silveftri, & iecit fien m-
troitum , ubi nunc eft Cosmeterium Monacho-
rum. Gregorius Quartus, videns, quod Aga-
reni deftruxerant Monafterium Sublacenfe_ ,
rea?dificavit in honorem Sandti Benedicli , 8s
Sanclia; Scholaftica? Virginis , fed non perte-
cit. Sed Leo PapaQuarcus perfecit, & Bene-
dirtus Papa Septimus confecravit fub nomine
Sancli Benedidli , & Sandfce Scholaftica; So^
roris ejufdero Patris . Quia non eft credendum,
quod fpecum fuerit a?dificatum in honorern-.
San6ti Benedidti , fed in honorem Sandti Sil-
veftri , quia verum eft , quod Abbas Johannes
mifit facere Alrare prope fpeluncam in hono-
rem San£li Benediai, ur credicur, Se hoc cer-
nitur. Quando Frarres infirmabantur , fubito
ad Monafterium porrabantur , & ibi mone-
bantur. Sed tempore Landonis Abbaus multi-
plicabantur , quia prius nifi duo ibi erant ,
interdum quatuor, fed raro. Quicumque vo-
lebat ftare ia fpecu, viftum, ot amiaum re-
Rrr cipie-
955
CHRONICON
cipiebat a Monafterio , & ubi pro nunc eft
ftabulum afinorum , ibi habitabant Fratres , &
reficiebantur , & fubtus dormiebant. Superius
fuit parva Camera, ubi comedebant. De ifta
materia qnire in antiquo regeftro Monafterii .
Anno Domini Millefimo centefimo fexagefi-
mo primo fuit Abbas Simon tempore Alexan-
dri Papse Tertii . Poft hunc fuit Abbas Ro-
tnanus . Poft hunc fuit Abbas Amato . Itein
poftea fuit Abbas Matthaus de Farfaro . Item
fuit BenediSius Abbas tempore Benedidti Pa-
pa; Noni . Item Gregorius Abbas. Item Gui-
Itelmus Abbas tempore Nicolai Tertii Papse .
De iftis omnibus nefcimus loqui, nec feribe-
re, utrum fuiffent boni, velmali. Deusfcit.
Nota de iflo Abbate Rainaldo .
RAinaldus Abbas fuit temporibusHonorii
Tertii , & Innocentii Tertii . lfte multa
bona recuperavit Monafterio . In illis diebus
venit Dominus Innocentius Papa Tertius ,
qui fuit juftus , & mitiffimus , fanctiffimus ,
& benigniflimus , qui perfonaliter cum pau-
cis Cardinalibus venit ad Monafterium , vifi-
tavit , & pluribus diebus ftetit , prsdicavit
ibidem , & Novitios reformavit , Sc per fe_,
omnia ordinavit, ut habetur in privilegio fuo ,
quod ipfe fieri fecit, cujus tenor talis eft.
„ Innocentius Epifcopus Servus Servorum
„ Dei . Dilectis Filiis Abbati , & Conven-
„ tui Sublacenfi falutem, & Apoftolicam be-
„ benediclionem . Cum ad M 0 nafterium Sub-
„ lacenfe perfonaliter veniflemus , cupientes
„ ipfum perfonaliter vifitare , de ftatu ejus
„ tam per nos, quam per Fratres, & Cleri-
„ cos noftros inquifivimus diligenter; & Iket
„ in quibufdam regularis Ordo vigeret , in-
,, venimus tamen eum in pluribus reforman-
„ dum . Primo quia multi Fratrum tartu
„ Obedientialium , quam Clauftralium pro-
,, prietates habebant . Secundo quia fsepe fi-
„ lentium nec in Oratorio , neque in Refe-
„ clorio, nec in Clauftro , neque in Dormi-
„ torio fervabatur, fed in illis plerumque non
„ folum honefta ,^ verum etiam illicita dice
„ bantur . Tertio quia frequenter extra In-
„ firmitorium non folum in Cameris, fed in
„ ipfo Refectorio quidam carnibus vefceban-
„ tur . Quarto quia hofpitalitas psene peni-
„ tus deperierat, ita quod ipfum Hofpitale-
„ tunc erat Epifcopo Anagnenfi conceflum_.
,, Quinto quia fpecialis cura infirmorum nul-
„ la penitus habebatur , ita qood quafdara-
„ etiam Parochiales Ecclefias, qusantiquitus
„ ad infirmorum ufum fuerantdepurarse, Cle-
„ rici feculares in beneficium poflidebant .
„ Verum hsec omnia quidam proveniffe dice-
„ bant , tum quia Fratres victus & veftitus
„ gravem patiebantur defectum, tum quia-
„ Abbas , & Prior circa correptionem delin-
quentium erant nimium negligentes . Cum
„ ergo fecundum Sancti Benedicti regulam-
„ Monaclu debeant omni die duo ad minus
„ habere pulmenta , quia Fratres non habe-
„ bant frequentius nifi unum , ne per defe
„ Ctum obfervantia fpiritualium deperiret
„ praecipiendo mandavimus, ut Abbas profe
„ cundo pulmento annuos reditus affignaret.
„ Ipfe vero proventus Caftri Marari ad hoc
„ de mandato noftro conceflit & ftatuit Cel
„ larto affignatos , ita q uo d fi de ipfis fecun
„ do pulmento ahquid fupereffet , expendere
B
D
„ tur pro tertio ; fi q u id vero deeflet , ipfc^
„ fuppleret . Pro indumentis autem dicebat
„ non oportere prsefentialiter certos reditus
„ aflignare, cum intenderet multa, qu;B tem-
„ pore fchifmatis alienata fuerant, & deftru-
„ <Sla , revocare , & fecundum conceffionenu
„ noftram addere Monafterio, de quibus pof-
„ fent utilius hujufmodi reditus affignari .
„ Promifit tamen ad prsefens de aliis proven-
n tibus Monafterii uni Fratrum , qui depu-
„ taretur ad emenda Monachorum ipdnmen-
„ ta, conferre quantum fufficeret competen-
„ ter, aflerentibus Fratribus, quod fi Mona-
m chus fimul haberet cucullam, & fcapulare,
„ tunicam, & pelliceam , .quatuor annis cu-
„ .cull4 & fcapulari poffit efle contentus; pel-
„ licea vero auobus ad minus ; tunica longa
„ diutius ; & duse ftamineas fufficerent fibi per
„ annum . Unde firmiter inhibuimus , ne_
„ quis de cetero Monachorum lineis camifiis
„ uteretur . Ad defedtum autem hofpitalita-
„ tis fupplendum, mixturam unius Molendini
„ conceffit, ampliora pro tempore conceffu-
„ rus , ita tamen , quod ad neceffitatem pau-
„ perirm fublevandam eleeraofyna de Cella-
„ rio conferat u r . Nos aiitera prsefatas Ec-
„ clefias, quas didlis fecularibusinbeneficium
„ fuerunt affignatse , ad ufum revocaraus in-
„ firmorum ; conceflionem Hofpitalis , qus
„ fafla fuerat Epifcopo Anagnienfi , irrttanu
decernentes . Et ftatuentes, ne cuiquam
„ ulterius in beneficium concedantur, fedln-
„ firmarius difponat de illis Ecclefiis , prout
,, ad neceflitates Infirmitorii magis noverit
„ expedire . Prohibemus ergo diftricle iru
„ virtute Obedientias fub obteftatione divini
„ judicii , ne quis de cetero Monachorunu
„ proprium aliquo modo poffideat , fed fi
,, quis aliquid habet proprii ; totum incon-
„ tinenti refignet . Si autem poft hoc pro-
„ prietatem aliquis fuerit deprehenfus habe-
„ re, regulari ammonttione prsemifla, deMo-
„ nafterio expellatur , nec recipiatur ulterius ,
„ nifi pceniteat fecundum Monafterii difcipli-
„ nam . Quod fi proprietas apud quemquam
„ inventa fuerit in morte ipfius , cum eo iru
„ fignum perditionis extra Monafterium in_
„ fterquilinio fubterretur , fecunduraquodSan-
„ clus Gregorius narrat in Dialogo fe feciffe.
„ Abbas tamen, & Prior frequenter inqui-
„- rant, & diligenter explorent, ne quis Fra-
trum proprieratem poflit habere . Unde fi
quidquam alicui fuerit fpecialiter deftina-
tum , non prsefumat illud accipere , fed Ab-
bati , aut Priori , aut Cellario affignetur .
„ In Oratorio vero, Refeaorio, & Dormito-
„ rio continuum femper filentium obfervetur.
In Clauftro quoque certis horis & locis fe-
cundum antiquam confuetudinem Monafte-
rii Iaudabiliter obfervatam, fed amodolau-
dabilius obfervandam . I11 Refeftorio nul-
lus omnino carne vefcatur, neque in qut-
bufdam folemnitatibus , ficut aliquando fie-
ri confuevit, & Conventus exibat cum Ab-
bate , paucis ibi relidtis , ut. extra Reftao-
rium ederent carnes , cum in illis diebus
prsecipue regularis difciplina fit ftudiofius
obfervanda . Sed nec extra Refedtorium ,
nifi tantum in Infirmitorio efum carniurn-
credant fibi licere, quamvis ex indulgentta
poflit Abbas tnterdum aliquos Fratruro- ,
nunc illos, nunc iftos, prout fanitas poftu-
labit, advocare , ipfifque fecum in camera
fua melius 6e plenius exhibere . Porr° a!e ;
„bdes,
957 S U B L A
„ bil<s , 8c infirmi , 8c qui munitione indi-
„ gent , vel aliqua medicina , non feorfum in
„ Caroens , fed omnes in Infirmitorio , quae
„ neceffaria fibi luerint , tam in carnibus ,
„ quam in aliis recipiantcompetenter. Quod
„ fi quifquaro eorum debilis fuerit, aut deli-
„ catus, ut non poffit communibus cibisefle
„ contentus , ei provideatur fine fcandalo
„ aliorum, ut fi Abbas, vel Prior volueritin
„ Refe&orio menfam ei facere fpecialero , ci-
„ bum aliquem competentem non anteillum,
„ fed ante fe faciat apportari , de quo ipfe~
„ faciat illi pitantiam pro fuftentatione natu-
„ ix . Tales autem ad gerenda Officia Mo
„ nafterii deputentur, qui fideles fint, 8c di-
„ fcreti; nec alicui comroirtantur aliqua ob-
'„ fonia perpetuo poffidenda , tamquam in fua
„ fibi vita locentur; fed cum oportueritaroo
„ veri, fine contradi&ione qualibet revocen-
„ tur . Prior autem pr» ceteris poft Abba
„ tem potens fit in opere , ac fermone , ut
„ exemplo vita? verboque dodrrina; Fratres
„ fuos inftruere poffit in bono, 8c a malova
„ leat revocare . Zelum religionis habens fe-
,| cundum fcientiam , 8c delwquentes corri
„ piat , 8c caftiget , obedientes vero foveat .
„ & confortet . Abbas vero, cui omnes in~
„ omnibus reverenter obediant , quanto fre
„ quentius poterit , fit cum Fratribus inCon
„ ventu , vigilem curam , 8c dil.gentem foli
„ citudinem gerens de omnibus, ut de officio
„ fibi commiifo dignam poffit reddere ratio
, nem . Ojiod fi prasvaricator ordims fuerit,
„ aut conterotor, feu negligens, autremiffus,
pro certo le noverit, non folum ab Officio
Z deponendum , fed alio modo fecundnm re-
„ gulam graviter caftigandum, cum offcnfa^
„ non folum piopria, veruro etiam altena de
, fuis manibus requiratur . Nec sfhmet Ab
bas , q-iod luper habenda proprtetare poffit
cum aliquo iMonachO difpenfare, quoniam
„ abdicatio proprietaris , ficut 8c cuRodia ca
„ ftitatis adeo eft annexa Reguls Monachal.,
ut contra eam nec fummus Pontilex poffit
'„ licentiam indulgere . Ut ergo nos yobisad
„ reformationis initium aliquod fubliaium
, impendamus , fex libras ufuahs monetas de
, Camera Sandti Petri fingulis anms perci-
, piendas concedimus ad ufum & ut.litatem
„ Prioris , & Fratrum , qui apud fpecum San-
, fti Benedicfti morantur ; Sc pro veft.bus
', Monachorum eroendis viginti hbras prx-
' fentialiter elargimur , Planetam de cocco
,] bis tinSo. Deo, & Sandto Bened.dlo ad
' Altaris officium offsrentes.
„ Cundta igitur, qua? fuperius fimt exprei
fa inviolabilem firmitatem volumus , «
" p/secipimus obtinere . Statuenres, ut nulli
liceat contra ea temeritatis aufu venire_ .
Si quis autem contra paginam iliam aliquul
attentare prafumferit , indignationem om-
, nipotentis Dei, 8c Sandtorum Apoftolorum
Petri & Pauli , ac noftram fe nover.t in-
' curfurum . Datum apud Monafter.um Sub-
„ lacenfe Pridie Nonas Septembns , Pontin-
" catus noftri anno Quinto . .....
Poft Rainaldum Abbatem ftet.t Abbat.a in
fcona pace longo tempore , quia Ianocenuus
Paoa Tertius omnia pofuit in pace , oc mo
nalterium in maxiroa tranquillitate , qu.a v.r
fandtus , & juftus , 8c potens fu.t, qu. m om-
nibus ie bene rexit . r „ n n ril
( andus Abbas multa bona feCit . Conttru-
X it in Monafterio Sublacenfi Clauftrum ex
Tom. XXiy.
G E N S E,
058
D
marmoreo lapide , ac iuxta Clauftrum in la-
tere dextro Capellam Sandhe Trinitacis , &
Cameras pro (enibus valde pulchras contiguas
didtse CapelUe sedificavit . Omnia privilegia
meliora mifit renovare , ac etiam plura pr.vi-
legia impetravit a Dom.no Alexandro Quar-
to, ut creditur , quia prjed <flus Dominus
Papa in propria perlona venit ad Monafte-
rium, vifitavit, & rtformavit Monafterium ,
& omnia, qua? fuerunt abftracta, & alienata
ab aliquibus Baronibus, & aliis, calTavit, re-
vocavit, & reduxit ad priftinum ftatum, ut
habetur in multis privilegiis , quas ipfe per-
fonaliter fcribere mandavit; & fpecialiter de
vifitatione, & reformatione fua conceffit pul-
chrum Privilegium , cujus tenor per omnia_
eft talis ,
„ Alexander Epifcopu'! Servus Servorutru
Dei . Dile&is Filiis Abbati , & Conventui
, Monafterii Sublacenfis falutem , 8c Apofto-
i licam benediclionem . Etfi ad univerfa
, Mundi loca divino dicara cultui ex officii
debito aciem intent^ cogitationis extende-
, re, ac undique per Orbem pro falubri eo-
\ rum ftatu Apoftolicx diligentia; ftudiura*
t diffund^re teneamur : circa ftatum tamea-
, Monalterii Sublacenfis , in quo facra Reli-
, gio Monachalis a Beatiffimo BenedirSlo ve-
, nerando ejus Authore falutaris fulcepit in-
' ftitutionis initia , tanto folicitius & dili-
'„ gentius invigilare debemus , quanto faruo-
l fius 8c celebnus illud inter alia fui Ordi-
„ nis Coenobia ipfius fandtiffimi Benedi<Sli
vita 8c merita per univerfa Mundi climata
| reddiderunt . Hunc etenim locum ccele-
j| ftis altitudo confilii per Minifterium S.tncli
N hujus principium Religionis prxdidYa: con-
„ ftituit : quia hic eadem Religio fuum exce-
, pit exordium; hjc fua prima fundamenta-,
" locavit; hic prius mifit flrmavitque rad.ces,
" 8c hinc poftea luas extendit propagmes ,
roultiplicavitque per Orbem . Hinc certc^
', prodiit iftud Dei , 8c diei fpetftabiie lumi-
," nare, quod in Ecclefiae finnaraento prxful-
' gms multorum oculos calit;ine fenfualicatis
obtufos luae claritatis radi.s illuftravit. A4
hunc quoque locum , tamquim ad unurrt
' ovile Dominicum ideo pra:dicYis Sandtus
, multa, oc diverfa landtorum Colltrgia Mo-
, nachorum per varia Monafteria 8c loca dt-
fp^rfa voluit congregare, ut faceret deill.s
' unum acceptabikm Chrifto Populum , 8c
' Fratres in domo Domini habitantes iru
' unum , ad r.-gularem obfervantian , 8c in-
* deficientemDivininominiscultum fort.us fo-
lidaret, acexinde poftmodum prsdictaReli-
" gio hberius latiufque diftendsretur mal.os;
&abhocloco, tamquama fonte Rel.gionis
eiuldem Ecclefis membra facri fu. fluenta
" dogmatis profilirent . Et licet pisefatum..
Monafterium in fuis primordus lub recenti
eiufdem fandti dodtrina , coeleftis op.ficis
operante gratia, de virtute fucceffive cre-
verit in virtutem, 8c velut 1 gnum frudlt-
ferum in Ecclefise agro plantatum flores
protulerit copiofius honeftat.s, 8c procuxe-
rit nberius frudtum vita; , fuentque diu
nrsecelfa hujufroodi regularis obfervant.ae
ianaimonia, & praeclara far.aorum ope-
rum titulis fpecialiter infignita, ^c multi-
plicibus propter hoc non foluro ipirituali-
bus , fed ettam temporal bus proiecertt m-
crementis: a quibuidam tan.en longe tem-
uoribus retroadtis, fic in iplo loluus vi-
v Rrrz 1. gor
I "
»»
C H R O
gor Ordinis Regularis emarcuit, ficque in
eo fer?or Religionis decrevit confuetus ,
" quod idem Monafterium, ad quod c--tera_
r Mundi, fui Ordinis loca fuos intuttus , ut
ab eo vivendi notitiam fufciperent, levare,
" ac habere folebant : perfonarum in eo fub
" diverfitate temporum degentium negligen-
" tia factente, diflolutioni multipliciter pa
" tuit, & multa; notam deformationis incur-
" rit . Propter quod felicis recordationis In-
" nocentius Papa Tertius Prsedeceffor nofter,
** cum ad idem Monafterium fe perfonaliter
" contuliffet, illudque invenifTet in pluribus
" deformatum , circa reformationem ejus vi
" gilem curam adhibuit, eidem reformationi
" perfonaltter imminendo , & accedendo ,
>» qusdam ftatuta, feu prsecepta falutaria in
» correptionem vitas Monaftica; Religionis ,
» ac regularis obfervantia? neceffarium fulci
» mentum, quod in ipfo Monafterio probo
» & prolpero ftatu mandavit , & ftatuit per-
» petuo, ac inviolabiliter obfervari , prout
»> in ejufdem Prajdecefloris literis confe&is ,
» quas ejufdem Archivius Monafterii ad per
„ petuam confervat memoriam, pknius con-
» tinetur. Nos igitur, quos fervor devotio-
>» nis, quam ad prsediftum fanftum locum-
>, femper habuimus , & ille , quo inceflanter
„ dictum profequimur Monafterium , carita-
„ tis ardor attraxit ad idem Monafterium_
„ perfonaliter vifirandum, dignum fore pra;
,, vidimus circa falubrem ejus ftatum pater
„ na intendere vigilantia, ejufque fpirituali-
„ bus , & teroporalibus coramoais Apoftolica
,, diligentia providere, ut ex noftra pra»fen
„ tia tam idem Monafterium, quam perfonse
„ in eo in totumDomino famulantes ad mul
„ tiplicem falutis felicitatem fibi gaudeant
,, perveniffe . Hinc eft , quod nos , & de_
„ Fratrum noftrorum confilio , qui nunc
„ prasfentes funt, ordinationem , quam me-
„ moratus Pra;deceflor nofter pro reforma-
„ tione ipfius Monafterii fecifle dignolcitur ,
„ & quam a vobis ( excepto eo, quod de_
aflertione Monachorum circa indume:ita_
,, in illa exprimitur , quod utique Abbatis
,, providentia moderetur ) inviolibiliter ob-
fervart volumus, approbantes , &c etian_
„ innovantes, ac quasdam ordinationi (upra-
„ difta; addentes, eadem auctoritate Apofto
„ lica in virtute obedientiar, & fub arrefta-
tione divini Judicii, prsdicli PrsdeccfToris
„ in hoc inhxrendo veftigiis, prohibemus ,
„ ne quis Monachorum deinceps proprium-
„ quoquo modo poffidear . Ajicientes , quod
„ quicumque ipforum aliquid habentes pro-
„ prii , nifi illud infra quindecim dies compu-
„ tandos ex nunc, Abbati rotaliter refignare
„ curaverint, eo ipfo fententiam , quarn in_
„ ipfos proferimus , excommunicationis in-
„ currant. Si vero aliquis in pofterum pro
„ prietatem aliquam fuerit deprehenfus habe-
„ re, & regulariter monitus illam refignare
„ noluerit, mucrone anathemaus percellatur,
„ & expellatur de Monafterio, nec recipia-
„ tur ibidem ulterius, nift poeniteat fecun-
dum Monafticam difciplinam, poenis aliis ,
„ quas di&us Prredeceffor nofter prajfata or-
„ dinatione contra Monachos proprietarios
„ edidit, in fuo nihilominus robore duratu-
„ ris. Statuimus etiam, ut Divina Officia^
„ tam dturna, quam noclurna in eodem Mo-
„ nafterio fecundum prsdi&i Sancli Regu-
„ lam celebrenmr. Prascipientes , ut omnes
N
A
I C O N
969
R
D
E
, camer* Monachorum ( camera veterano-
„ rum dumtaxat exceptd ) funditus deftruan-
,, tur, nec ulla; umquam futuris temporibus
„ reperiantur; fed Monachi tn communi dor-
„ mitorio ejufdem Monafterii fimul dormiant;
„ & fimiliter in communi refe&orio come-
„ dant; & continuum femper in oratorio ,
„ dormitorio, & refedlorio, in clauftro vero
„ cerris horis & locis fecundum antiquatiw
,, confuetudinem Monafttrit, filentium obfet-
,, vetur . Nulli quoque Monachorum liceat
,, habere equum , vel proprium fervum , nifi
„ illis tantum , qui per Abbatem temporali-
„ bns gerendis obedientiis, vel adminiftra.
„ tionibus, feu officiis prajponuntur . Illud
„ autem , quod de pane diurno, & aliis ciba-
„ riis quotidianis , qua; Monachis fubmini-
ftrantur, refiduum fuerit , nullus fibi quo-
modolibet retinere pra;fumat, fed totutiu
., pauperibus in eleemofynam erogetur. Neque
„ liceat cuiquam Monachorum exenia fibi
„ tranfnnffa recipere , fed Abbati, vel Priori,
„ vel Cellerario illa fecundum pra;fatam or-
„ dinationem Prxdecefforis ejufdem ftudeat
„ protinus affignare. Pra;cipimus infuper, ut
„ murus , qui prcedictum Monafterium cir-
„ cumcingit, engatur magis, & protendatur
„ in altum , ita quod nullus in ipfum Mona-
„ fterium, vel aliqua ejus loca , nift per com-
„ munia & debita oftia valeat introire . Ne.
„ que mulieres aliqua;, five ad purgandurru
„ frumentum, vel dtferendam aquam , five
„ ad quodcumque aliud fervitium facien-
„ dum quomodolibet admittantur ibidenu ;
„ fed exinde arceantur omnino, ne ulla ten-
„ tationis caufa poflit per eas in Monacho-
„ rum mentibus fuboriri . Abbas vero de in-
„ dumentis & aliis neceffariis Monachis pro-
„ videat competenter, ita quod hi, qui ab
„ eo nova indumenta fufceperint , retinerc-
„ fibi vetera non attentent , fed ftatim Ab-
„ bati illa refignet, vel alii juxta ipfius Ab-
„ batis beneplacitum & mandatum. Ad ha;c
„ Monachi , quibus ab Abbate temporales
„ obedientia;, leu adminiftrationes, aut ali-
„ qua officia committuntur , ftudeant , quan-
,, tum cum Domino poterunt , utilitatem &
„ commodum Monafterii folicite procurare ,
„ ac de iis, qua; ratione obedientiarum , ad-
„ miniftrationum , & officiorum hujufmodi
„ ad manus eorum pervenerint, nihil oftini-
„ no pro fe retineant, fed quidquid ex illis
„ perceperint, Abbati fideliteraffignare procu-
„ rent ; ftntque pro eorum fuftentatione con-
„ tenti eo dumtaxat, de quo Abbas ipfis pro
„ hujufmodteorum fuftentatione duxent pro-
„ videndum , prasmifsa ordinatione Prsde-
„ cefforis ejufdem in omnibus , & per omnia
„ ( praererquam in eo , quod de affertione_
„ Monachorum circa indumenta continerur
„ in illa, quod quidera Abbatis moderetur
„ providentia , prout fuperius eft exprefium )
„ falva & illibata penitus permanente. NuU
„ li ergo omnino hominum liceat hanc pagt-
„ nam noftrse approbationis , innovationts ?
„ prohibitionis , conftitutionis, & prascepti
„ infringere, vel ei aufu temerariocontraire,
„ Si quis autem hoc attentare pra;fumfertt ,
„ indignationem omnipotentis Dei , & San-
„ (5torum Petri & Pauli Apoftolorum ejus le
„ noverit incurfurum . Datum Sublaci, quar-
„ to Idus Septembris , Pontificatus noltn
„ Anno Sexto.
PoftLandum fuit Hmricus Attai. Htc coe-
pit
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B
9 6x S U B L A
pit facere aliquas habitationes parvas hu A
Specu , & coepit ardenter reformare Veji
Specum , quia Monachi Monafteru fuerunt
omnes de Abbatia Sublacenfi , & pro majori
parte nobiles. In illis diebus Abbas Henn
cus, qui erat bonus Paftor, videns ahquos
Monachos incorrigibiles , cum confenfu alt-
quorum pofuit Priorem in Specu cum ahqui-
bus Monachis, quos videbat efle idoneos mi-
niftros obfervatores Sandta; Reguhe, ib.dem
laudanda providentia colleftando , & eifdem
omnia viue neceffaria miniftrando : qua ex
caufa a Papa Gregorio Decimo mins laudi-
bus extollitur & laudatur, prout habetur in-
Privilegio dicYi Papx. Tempore iftius claruit
in Cripta Mardebo.ts Sandtus Confeffor Dei
Laurentius multorum mirabilium pat rator
prout in Legenda Vita; ejus fer.ofius conti-
^ Anno Domini MiUefimo ducentefimo fep
tuazefimo tertio obiit Domnus Abbas Henn-
cus Pontificatus Domini Gregorit DecimiPa
pse Anno lecundo menfis Februari. d.e deci-
ma nona . Vacante Monafter.o Sublacenfi per
bon* memorise Henricum, fa<She fnerunt du*
ele&iones: quod inauditum fu.t m ocTnngen-
tis annis , quia femper folebaot ehgere in_
Monafterio. Propter novam plantat.oneni.
bona: vitse exaltaverunt fe Monach- Specus ,
quia ifto tempore non habuerunt Pfiorem m
Monafterio, fed Reaorem: & fic fuu fidH-
maena difcordia inter Reftorem Monaftfti. ,
& Priorem Specus, fuper quibus lu.t d.u in
Curia Roman, litigatum. lllis diebus rnulta
bona fuerunt alienata a Monafteno . Igitur
pendente negotio , & crefcente Patn.m dii
cordia, & inimicitia pullulante, quidam ip
fius loci Monach-.s nomine Pelagius , qu. <U
dti Recloris Procurator fuerar, cum morando
in Monafterio partem fibi contruiarr. , ut fibi
videbatur, fupp<dirare non poffet , ficiuvel-
let oc continuo hborabat , ex.ens inobedien
ter'a Monafterio cum patre fuo M.Hte nomi-
re Bartholomoeo de Genna , Aiteceflorurru
fuorum nequ.tiam imitando, qui temponbus
retroactis fimiha perpetraverant, cum rratn
bus & aliis fuis complicibus accedens ad ca-
ftrum CeibiriaB, cum adjutorio quorumdam
minus fidel.um Vaflallorum ibidem rnoran-
tium, intravit Roccam dicli Caftr. . & ex-
pulfis inde duobus Monachis pro cuftodi*-
diaa; Rocchae ibidem morant.bus , diftam-
Roccam nequiter invafit; quam fic occupa- 1
tatft detinens, pluries requ.fitus nolu.t relt-
tuere Conven.ui Sublacenfi; fed congregat.s
fcaranis , & multis hominibus rnals famaj
guerram' fecit privatim & publice omntbus
Vaffallis difti Monaften. praner dlos qoi in
f 0a nequuia eum adjuvabant . ^bufdamJ
enim captis , & ad tormenta pofit.s dentes
exuaxft, & fecit extrahi oculos, quofdartu I
£ i altiffim.s diruens rupibus , fecit Con-
fcffione non habita exfpirare Monachos de-
noSe fraftis portis Monafterii perfonal.ter
capiens captivos duxit ad diftam Roccamu
cffii* ubi eos d.u detinuit, ipfos d.verfis
Sms & mlferiis affligens . Hofpitale vero ,
Sw Chriftui in perfona pauperum rec.p. con-
^everat & ipfi pauperes recrean , fecit : de-
£ toValUer P & comburi . Ecclefias d.£te
RocchT, & Caftri cum in eis fcaranos fi.os
5ce« ■ feciflet, d-verfis fecit pollut.on.bus fan-
luinum & confufionibus v.olari . De ceter.s
5 o maleficiis, qu» fecit ipie , & alu , de- 1
G E N S E,
prsdando Abbatiam, & ubicumque poterat,
quia longum, & tcediolum effet narrare , ad
pra?fens taceamus. .
Qjiia valde periculofum eftFratres fe dtvi-
dere, fi non fuiflent di^ifi , tanta mala non-
fuiffent perpetrata , nec tanta bona a Mona-
fterio alienata. Q.uia tribus annis ftetit Abba-
tia & Monafterium fine Abbate , & Monachi
Specus dolebant, nec aliquid eis de Monafte-
rio porrigebatur ; & fic difperfi funt , & om-
nia extra Abbatiam pro majori parte alienata
funt. Ecclefix, Cafalia, Poflefliones, Caftra^
vendita funt, inpignore fub paclopofita iunt;
& fic ufque in hodiernum diem Monaftenum
numquam potuit rehabere , quia dicunt : Pa-
rentes noflri comper.tverunt : & per hunc mo-
dum omnia bona Monafterii diffipata & alie-
nata funt. r . .
Iftis fic fe habentibus , renuntiatum fuit in
anno Domini M.Uefimo ducentefimo feptua-
eefimo fexto de menf: Maji coram bonse me-
moria; Innocentio Quinto de omnibus fupra-
diais Q.i.i Dominus Innocentius Papa C2.mn-
tus prov idit di£to Monafterio de Fratre ^u-
Itdmo natione Burgundo, tunc Camerano, Sc
Vicario Cafinenfi ; qui confirmat.one hab.ta^
cum benedidt.one folemui , quam ded.t fibi
Epifcopus Tufculanenf.s , ven.ens ad Abba-
tiam , Vaflalli .pfius, qui, ficut d.dtum elt ,
in maxima affl.&ione fuerant , ipfum cunu
honore maximo & gaudio receperunt . Ipfc-
vero poftmodum d.clum r.baldum Pelag.um,
ut diclam Roccam , & Caftrum quod deti-
nebat, fibi reftitueret, per V.ros Rel.g.ofos ,
Clericos, &Laicos requifiv.t: qu. penitus re-
nuit. Sed didtus Abbas congregato exerc.tu ,
& fa^is machinis , ipfum cum fu.s fidel.bus
Vaflallis expugnabu . Tamdem poft duos men-
(es capta fuit difta Rocca, fuffraga n..bus me-
ritis Sanaiffimi Patris noftri Bened.a., m qua
captus fuit diftus Pelagius , & ad Roccacru
Sublaci ligatis man.bus i duftus , & per ipfum
Abbatem in carcere ib.dem fu.t pofitus » &
alii fui complices,falvis perfon.s , d.m.ffi func
exire. fed bona ipforum fuerunt Cun» Sub-
acenfi confifcata. W au.em fcr.pta funt ad
nerpetuam me.noriam , 8c terrorem omn.um-
jSorum , ne hujufmodi confil.a audeanc
"TnnoDomini Millefimo trecentefimo quin-
to Sede Vacante poft Dom.ni Bened.ft. Pa-
pUnd^mi morte P m, menfe Februar.i v.ge ;
La die hujus menfis, ex d.luv.o fra&i prata
cum pon.e minimo, per quejn I ^San-
aumLaurent.um .occafione d.luv.i & ead m
die corruerunt Molend.ni cum fedtlibus luis ,
& mu is circumrtantibus; & fic Lacus Mona-
fterT. ad nihilum redaftus , qu.a duo Mona-
S evaverunt duos lapides , q«'/S»uxit
mati cum al.is petris ; & fic aqua deftruxic .
Ita voluntas fuit aliquornm .
Poft Henricum fu.t Qulielmus Sb» natto-
neBurgundo tempore Innoceot..
Multa acquifivit alienaca , & :extraft» ; kinon
poturt, quia nihil invenit. Fa^a fueruntMiU
Kmo ducentefimo oftuagefimo qu.nto .
Toft Gulieimum fuit BenedtBus
mn d.fcretus , & max.me mongeratu». Uiie-
SMonSfuos. Cum confiho eorum ue
runt acquifita, & recuperata , qu» priu» fue-
rant alienata tempore Bened.a. Hapa; Unde-
c mi M.llefimo trecentefimo quarto Ipft orn-
confirmavic, qus inventa fuerunt , 6c ahe-
D
n.a
nata fimiliter ,
Bar-
niniti7Rri hv
B
9 6<i C H R O N
Bartbolomxus fuit ante Benedi&um Millefi- A
mo ducentefimo ocluagefimo nono tempore_
Nicolai Qjjarti , qui dedit multa priviltgia_,
Monafterio, & alia multa acquifivit, fed alie-
nata non attentavit .
Sub anno Millefimo trecentefimo tempore_
Bonifacii Papa; Oitavi fuic quidam AbbiS no-
rnine Francifcus poft Abbatem Benedi6tum_ .
Hic mifer fuit, fpurius, nobilis de genere_ ,
de domo Ramandielis, de Ordine Minorum ,
erectus ob parentum potentiam , maximequia
habebac duos Cardinales de domo fua. FacStus
Abbas Sublacenfis Monafterii, alj initio male
ccepit, & femper in deteriora profecit ; nara
auxit ad commune fervitium , quod Romance
Curice dtbetur per novos Abbates , florenos
quingentos. ProcefTu vero temporis cum fru-
ctus , 8c reditus Monafterii in Nepotibus, &
Nepiibus tamquam prodigus , 8c exftirpator
bonorum Monafterii peflimus confumfiffet ,
demum mifer ad Sacrari-jm , & ad jocalia te-
rnerariam mantim excendit; 8c fimulate in_
loco Fratrum Minorum propter celebrationem
MilTarum abftulit omnia ornamenta Sacriftise
di<5ti Monafterii, & impignoravit pro florenis
quingentis .
Tempore iftius Sublacenfes condiderunt fua
perverfiflima Statuta . Qui una cum eifdem_
Sublacenfibus perfonaliter accefiit ad Domi-
num Papam Bonificium Ofttvum pro confir-
matione ipforum . Quibus vifis dictus Summus
Pontifex abhorruit talia inaudita audire , vel
videre, 8c dixit: Vtre pervirjijjiwi , & defpe-
ratifjlmi homines ifla Statuta compofuerunt ; &
chartam , in qua ditfta Statuta erant confcri-
pta , projecit in pavimentum Aulce fuce . Qua-
propter didtum Abbatem , qui talibus Statutis
conlcntire prcefumfit , miferabiliter 8c confufe
ab adminiftracione fufpendit . Poft hcec didlus
Papa a Romanis Principibus, feu Columnen-
fibus captus 8c deprreduus fuit ; 8c ex tunc
Romana Curia apud Avignonem fedem fibi
elegit , & ufque ad tempus Urbani Papce V.
alfidue perduravit . Abbas autem fic fufpenfus
remanfit, 8c volens fe ingerere adminiltratio-
ni Abbatice, qucefivit adituro,ut cum fuis con^ J D
fanguineis, 8c amicis occulte intraret Roccam 1
Sublaci. Cujus noticia mirabiiiter ad notitiam :
hominum de Sublacu deducfta , didtum Abba- 1
tem capientes , pofuerunt in circerem , pluri-
ma facta ftrage fuorum . Sic mifere cum mi-
feris, qui contra legem , 8c contra jura Ec-
clefiaftica, fiveCiviha operati fuerant, &con-l
tra Orthodoxos Statuta compofuerant I
Confilium Sapientum translitum iu vitium la- !
tronum ; qui fuerunt fideliffimi laboratores ,|
facli lunt nequiflimi latrones , quia fcriptum
eft : Nulium malum impunitum , n-.c ullum bo-
num irremuneratum . llle mifer Abbas Fran-
cilcus , de quo fuperius didhim eft , in car-
cere tam miferabiliter tradtatus exftitit, quod
in vafe , quo nocte fudit urinam , in die bi-
bere eft compulfus . Sed exinde aliquando
egreflus , alibi eft miferrimus vita functus ;
& omnes confentientes miferabihter mortui
funt, aliqui interfe&i, aliqui de Abbatia ex-
pulfi . Et lic per fas 6c nefas adhuc tenent
illa peffima Statuta ; & bene fciunc , quod
male faciunt, quia indurati funt .
ltaque vacavit Abbuia Sublacenfis per mul-
tos annos, 8c Sarra de Columnenfibus guber-
navit eam, 8c admific ifta peffima Statuta, fed
tamen fecit magna judicia , nec ultra fervare
▼oluic, itit quod aliqugs Sublacenfes fecit vi-
I C O N 9 g 4
vos propaginare in campo Sublacenfi , &bona
eorum diripuic, 8c roulta alia judicia, qucenori
funt dicenda , fed potius celanda . Tamen_
multa bona Monafterio, & Specui, & Mona^
chis degentibus in eifdem fecit, & ordinare_
necefiaria prascepir.
Ab Anno Domini Millefimo trecentefimo
vigefimo fecundo , poft Francifcum fuic Bar.
tbolo^eus quidam Monachus Cafinenfis rera-
pore Jchannis Papce Vigefimifecundi, qui cura
efiec mundanis illecebris irretitus , ita quod
Princeps Latronum non imraerito vocaretur
dextera excelfi mutatus , & longa cegritudine
eruditus, multa bona Monafterio , & prcecipue
Specui fecic. Nam honeftas perfonas, & R e -
ligiofos Viros ex diverfis partibus congregans
(umrao ftudio dictam Specum in fpiritualibus
& temporalibus reformavit. Primus fuit,jui
ftabulum , feu dormitorium prcedicftum *rna-
gnum & pulchrum fieri fecic a fundamencis .
Mulcos Libros fecit fcribere , quos Monafte-
rio, & Specui donavit. Hic emit Caftrum Ci-
vitellce , & Roccam ibidem pulchraro 6c inex-
pugnabilem reparavic. Fuic etiam vir miferi-
cors, & ad pauperes, & fervos Dei amicus ,
cujus corpus requielcit apud Specura in ca-
pla marmorea SanctifTimi Confefloris Chrifti
Mauri.Etiam cedificavic de novo Monafterium
Sanctce Crucis prope Civitatem Perufinam- .
Item Monafhrium Sancli Johannis propeVih-
lam Mevanice . In Provincia quoque Terrs
Laboris prope Roccam Moncis DraconisMo-
nafterium SancSla; Ann:e. Vixic autem in Ab>
bacia Sublacenfi per annos criginca duos.
Poft Bartholomccura fuic Johmnes Abbat
nacione Tufcus de Civicace Caftelli, Vir eru-
ditiffimus, multceque manfuetudinis , & boni-
tatis. Hic cum exftitilTet Monachus Specus,
fecit multa bona Specui, Bibliothecam fuam_
divinorum Librorum, 8c Juris tam Canonici,
quam Civilis dicflae Specui derelinquens . Fuit
autem tempore m3xima; mottaliutis , qua
exftirit Anno ab Incarnatione Domini MCCC-
XLV>I. , qua pefte percuflus defundtus eft,
& vixu i'i Abbacia fexdecim annos , & fe-
pultus e;i ar.te gradus Cripis Sancliffimi Pa-
tris Noftri Benedicli .
Anno Domini MCCCXLIX. pofl Johannem
faic Pttrus J!bb.is nacione Perufinus , cujus
tcmpore terrce motus Monafterium , 8c Roc-
cam Sublaci , & nonnullas alias Roccas Ab-
batice ad folum pcene proftravit, in qua ruina.
cuiri effrt idem Abbas in camera lua apud
Roccim Sublaci , territus parvo tempore fu-
pervixit. Hic fecit malum Abbatice fuce ; nam
jura hcreditaria Vaflillorum morientium abfque
legitimis heredibus, 8c alia jura concelfit , leu
vendidit ValTallis per novem annos ; 8c rece-
ptis florenis mille 8c centum , redemic con-
fanguineos fuos cunc pofitos in captivicace_ .
Quam conccffionem Vaffalli Abbatise retinent
ufque in hodiernum diem in praejuditium Mo-
nafterii facis grave .
Hic nota , quod poft Petrum fuic Angehs
Abbis de Monce Regali , cujus confanguiuei
cum cepiffent dominium in Abbitia , decolla-
verunt aliquos de Sublaco pot^itiores inter
ceteros, 8c capita eorum projecerunc ex Roc-
cce moeniis in Terram : propcer quaro recru
Sublacenfes indignati Roccam deprcedaverunt,
8c Palatium Abbatice defolaverunt , 8c com-
bulTerunt. Abbas autem pavore pertcrritus fu-
gam arripuit ; 8c accedens ad Avignonetru,
ubi RomanaCuria permanebat, Abbatiam re-
figna-
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9 g 5
S U B L A
fignavit , 8s fa&us eft Monachus Monafterii
Sandt* Annse , ubi laudabiliter Deo ferviens
vitam finivit circa annos Domini MCCCLHI.
Nota , quod poft Angelum fuit Ademarius
Francigena genere . Hic fuit ferox homo ;
nianus ejus contra omnes vicinos fuos , 8c
manus omnium contra eum. Multos Subla-
cenfes mala morte perdidit , propter quod
Roccam Sublaci deferens , in Roccam Genna.
rum fibi fedem elegit , in qua feptem Mona
chos Monafterii Sublacus fufpendit per me
dium, ut fubtus accenfo igne ex fumo & fa-
me morte miferabili finirent . Et hoc fecit
propter ipforum iniquitatem , & rnaxime , ut
aliqui dicunt, quod fuerunt contra Abbatiam,
ochabuerunt partem cum forenfibus, qui eum
veneno perdere moliebantur temporelnnocen-
tii Papst Sexti . Poft multas autem guerras
Vaflallorum , & circumftantium vicinorum.
acceffit ad Avignonem , & Abbatiam refigna
vit MCCCLVHI. „ , AL , c
Poft Ademarium fuit Conradus Abbas , lpu
rius ex Marchionibus Ssnse . Hic exftitit
membrum quodammodo Antichnft. . Talia.,
enim immania geffit occulte , ac etiam nani-
fefte, quod pudor eft dicere, & exarare. In
ter alia autem mala fua contemfit mimftrare
Monachis juftitias panis & vini , ficut Ante-
ceffores fui fedulo miniftrarunt . Qjnn potius
addens malis fuis , abftulit Conventui Ca-
ftrumMarani, & illod tradidit fratn fuo ger
mano. Ad extremum, cum vellet Specum to
taliter defolare, & fratres, qui in ipfo erant,
difpergere pro eo, quod erant contrani ope-
ribus fuis malis : quidam ex d.dbs Monach.s
Soecus confugientes ad Dom.num Papam In-
nocentium Sextum , diftus Pont.fex , & Do-
mini Cardinales audientes vitam reprobam di-
cti Abbatis , ipfum commutaverunt in parti-
bus Albanise . Quapropter hoc .ntelligentes
Vaffalli, fub Anno Domini Millefimo trecen-
tefimo fexagefimo fecundo ipfum cum magna
indienatione 6c zeli impetu expulerunt de_
Abbatia , qui mifere infirmatus prx «iftitia ,
in quodam Hofpitali miferabil.ter eft defun-
^circaAnnum Domini Millefimum trecente-
fimum fexagefimum tertium poft Conradura-
12 Abbas Bartbolomaus de Sen.s Monachus
Monafterii Sanfte Crucis de Perufio , homo
religiofus, pius, ben.gnus, m.fer.cors, & ju-
c e n s e: 9 g *
A ftus . Ifte cum confil.o & auxilio Monacho-
rum Specus reformavit Monafterium Subla-
cenfe in regulari obfervantia , & omnes Mo-
nachi antiqui Monafterii fuerunt expulfi ufque
in hodiernum diem . Multa bona fecit Mona-
fterio . Ecclefiam , Capitulumque a principio
reformavit . Unam Crucem argenteam pro
Suinque florenis comparari fecit . Quinque^.
alices , duos magnos , unuin dedit Specui,
8c alium Monafterio , 6c tres parvos Calices
cum Thuribulo argenteo. Omnia Pontificalia
pro fe , 8c aliis Abbatibus fieri fecit . Mona-
chos fuos nimis dilexit . Numquam auditum-.
fuit , quod unum Monachurn conturbaflet .
B Nam honeftos , 8c religiofos viros ex diverfis
partibus congregans , fummo ftudio Monafte-
rium fuum in fpirirualibus & temporalibus
reformavit . Cujus temporibus fandta memo-
rise Urbanus Papa Qjiintus venit Romam; 8c
audita fama bonitatis ipfius Abbatis Bartholo-
msei , creavit eum Abbatem Monaftera Cafi-
nenfis. Statim poft confirmationem defunctus
fuit in Sancla Maria Nova , & ib.dem fepul-
tus Anno Domini Millefimo trecentefimo fe-
xaeefimo nono.
Eodem Anno fuit eleclus Frater Francifius
de Padua, 8c conflrmatus; homo quidem bo-
nss conditionis , & devotionis , qui fuo tem-
pore fecit cifternam in Specu , & plura alia_,
, bona tam in sedificiis , quam in alus. Cunr_.
die quodam quidam malefaftor ,n Sublaco
duceretur ad fufpendium , & mul.eres illaau
violentiS. raperent de mambus Officialium- ,
Abbas Francifcus hoc percipiens, dicitur de-
fcendifle de Rocca in Plateam , clamando ,
vociferando , ac conquerendo de Sublacenu-
bus; 8c videns non pofle Iibere dominan, pe-
tiit a Summo Pontifice dari fibi unum Coad-
jutorem in regimine temporalium . Qjh Uo-
minus Papa deputavit ei Dominum TA««mw-
de Celano , qui regebat Abbatiam , 8c Abbas
Francifcus ftabat continue in Monaflerio.
Erat etiam tunc Vicarius fuus quidam F rater
de Terano habens pleniffimam ab eo potelta-
tem etiam refignandi Abbatiam , qot ut d.ci-
tur , fine fcitu Abbatis renuntiavit d.clo Do-
mino Thom*, & fic ipfe remanfic Abbas
Abbas vero Francifcus remanfit fimplsx MO«
nachus in Monafteno , & laudabiliter v.tam-
fin.vit in patientia cum Fumbus fuis .
EXPLICIT CHRONIGON MONASTERII SUBLACENSIS.
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DIARIUM
R O M A N U M
Ab Anno MCCCCIV. ufque ad MCCCCXVII.
A U C T 0 'R E
ANTONIO PETRI
TSLunc primum editum
EX MANUSCEUPTO CODICE
BIBLIOTHEC^E ESTENSIS
Tom. XXIT.
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IN DIARIUM ROMANUM
ANTONII PETR.I
PI(AEFATIO
LUDOVICI ANTONII
MURATOR.II.
ANtonius Petri , ita appellatus fuit Diarii hujus Scriptor , five quod Pe-
trum parentem habuerit, five quod aliquis ex Majoribus illius Petrus
appellatus Familiae cognomen dederit : quod&nonnullis Neapohtanis
Familiis contigit, ut adhuc in eoruin potteris vidcre eft . in contexm
Hiftoriac ille fe ipfum appellat Antoniuta Jobannts Petri. Itaque Scrtp-
tor hic RomaeVixit fub initiura faeculi Chriftianac AErae XV. fuitquc <,Beneficta-
tus in Bafilica Vaticana , collegio ibidem facra faciermura adfcr.ptus Sut autem
temporis res geftas literis confignavtt, & eas fere folas , quae m Urbe contmgc-
bant • neque enim fuit vir politicarum atque extcrarum rerum curtofus . S.mpl.ci
ftilo eft Srfuamque narmionera perducit ab Anno 1404. ad 1417- Mtror ,cur
Odorlco Ravnaldo notus non fuerit : certe nulla miht ejus mentto occurr.t, fi be-
ne IeS! in*£S?b« Ecclefiafticis ipfius Raynaldi, ut fufp.cart poffimus , nura
Roml D arhim noc MStum fervetur ; fed fervat Btbliotheca Eftenfis, ac protnde
« X i Codi« han : editionem inftruxi. Utinam vero emendatius exemplar tn-
len iflern Habeant fouditi quod poiTum, ftraulque noverint , mihi, dura B.blto-
Ihecam" xcutere* Ampliutrai Principis & Ducis Maflae Alderani Cybo, oblatum
fuTffe ofariua Tpfom, fed Italica Lingua confcriptum , quod conttnue m.ht de-
fc ibendum avi Ibi dicitur Antonio di Pietro Tofti, 0 Torti Suborta autera du-
icr.benaum curavi. h fcripferit Antonius Pctrt. Sed Lattnara
HXriara £5? AuS ^SjtSilooo» vero lulicara.alteri Scrtptori tri-
buendara rmhi JcrifimUiu. vUum eft. Occurrunt en.m m Ital.co Ltbro quaedam
' erm ^ & nonnulla imrao muha, ibi defiderantur, & praeferttra mtnutiora,quae
Tl' «Sl r Soeciraen in primis lineis dabo . NelVAnno 1404. ad) i 9 . del
u ^nJSTiTdi N^poli entrb in Roma fer la Porta di S. Giovanni La-
Meje dVttobre V ^^^Sw^i«U del Popolo Romano, e nrm da tutto. Et il
detto Ke amoro aot » »«" Latino textu, quem nunc publtct juns facto.
tnut.I.s labor totowr^mu%^ Fenctslmm ni g U mireat ur , idve Ltbra-
^^^l^l^^^^Zid^f^^ fuo nomioc alioquin tn
rtorum v.t.o faclu? Chronicis Venceslai nom.ne dc-
ita ex more vulgi con,pellatum fmffe *
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DIARIUM
ROMANUM-
AN NO MCCCCIV.
1A
Ie Dominica_.
decima nona_-
menfis O&o-
bris 1404. in-
travit Doroi-
nus Rex La-
dislaus Rex
Neapolitanus
per Portam S.
Johannis de_
Laterano fub
pallio fibi fa-
<5to per par-
tem Populi Romani , & non per toturn-
Populum; 6c pallium remanfit apud d.ctarn_
Ecclefiaro Lateranenfem ; ac etiam ibi m Pa-
latio Archipresbyteri Ecclefia? Lateranenfis re-
manfit diftus Dominus Rex per duas nocles.
Item die Martis XXI. fupradicti menfis recef-
fit de Sanclo Johanne Laterano diftus Domi-
nus Rex, 8c exivit per Portam fupradi&am-.
Sancli Johannis cum Comite Trojs , 8c cum
aliis multis Comitibus , ac etiam Barombus
Neapolitanis , 6s Populi Romani Barombus ,
& intravit per Pontem Moli , 8c vemt per
Pratam , 8c intravit per Portam Caftn Sancti
Angeli , 8c fecit refidentiam in Palatio m ca-
pite fcalarum San£ti Petri de Urbe per dies
quindecim , 85 intravit fub alio pallio facto
per Dorainum noftrum Innocentium Papam_
VII., quem diclum pallium habuit Dominus
Nicolaus de Uifinis cum aliis fociis , ut di
&um fuit. Die Luna? XXVII. fupradidt. men
fis de fero iverunt videlicet Dominus Came
rarius Domini Papas , 8c Dominus Comes
Tio]x ad Capidolium de voluntate 8c licen-
tia Domini Papse, 8c refignavit diclus Domi
nus Camerarius Capidolium in manibus du»i
Domini Comitis Troja; , & ibi remanfit fu-
pradi&us Comes per unam no£tem . Die_.
Martis XXV) II. fupradicti menfis , fupradi
dtus Comes Troj* refignavit Capidolium Po-
pulo Romano, & Romani fecerunt roagnun*
feftum ; & fecerunt fupradift, Roroani Domi-
nos Capidolii , qui vocati funt decem, quo-
rum noroina funt hsc. In priro.sdeReg.one
Montium Petrus Mancini , de Reg.one Tri-
Vii Diteajuti , de Regione Columns Petro
Battadier, , de Regione Pontis Nardus i>pe-
SSST8S Regionelandli Euftachii Catagn^
de Regione Arenul* L.ello de Aleflo , de_
Regione Sandti Angeli Johannes Nola? , deJ
Refione Pineas Gualerus, de Reg.one Tranl-
tiberim Joannes Guafri. Item .ft* tres Re-
giones vacant , videlicet Regio R.p. , Rgpo
Campitelli , 8c Regio Caropi Martu . D.e-
Jovispenultima fupradift. menfis ob.it Ma-
gnificus Vir Thebaldus de Monte Compatr ,
lc fuit fepultus in San£ta Mar.a d _ AracQe h.
Die Dominico II. menfi. Novembr.s, fu. : &ftuni
exfequium fuprad.dti Thebald. de San£ta Ma-
ria Tranft,ber.m ufque ad Sandtam Mar.am.
de Aracceli , 8c fuerunt omnes Paroch.a: , oc
EcS Urbis. Die III. fupradidt. menfis ,
oSi t Dominus Abbas Sanfl, Paul. Apoftol,
& fuit fepultusin eadem Bafil.ca Sandt. Paul
fe noae fine nullo honore ; 8c noraen d 6h
Ahhatis erat iftud Dominus Bonadota. Uie_
Mar is IV fuprad.rti menfis recefllt d.dtus
Dominus Rex Ladislaus de Palatio in cap.te
SlTrum Sancli Petri poft Mto™ S
s^nrti Petri , & exivit per Portam Vinaa-
?.« Sntravit per Pontem Moli, ac et.am
peTpomm S Mari, tf> M, & -
fSvit etiam per arcum juxta Ecclefiam San-
Laurentii in Lucina , 8c lv.t per Regio-
Sm L CoTmU, 8c fecit Militem daUortuog
de Normannis ante domum d.ft. Galeotu , «
equitavit di<5tus Dominus Rex per v.am T.r-
rTS Conu versus Ecclefiam Lateranenfem ,
& ibi fecit refidentiam per unam noftenL-.
Die Mercurii V. difti menfis receffit fuprad,-
aus Dominns Rex de Ecclefia Lajeranenfi ^8e
exivit de Roma , 8c iv.t versus Neapohm- .
D^e MarthXI fupradiai menfis hora confue-
u Zco^Js Domiauslnnocent^Pap»
575 D I A
Septimus in capite fcalarum SancTri Petn, ut
jnons eft , & poft coronationem equitavit ad
Sanclrum Johannem in Laterano , & cum eo
equitaverunt multi Barones deDomo Urfino-
rum , & de Domo Columnse, ac etiam Do-
minus Comes Trojse , & totus Populus Ro-
manus equefter , & pedefter cum eo ; & Do-
mini Romani in via fecerunt fibi maximum_
honorem ; & reverfus fuit diiStus Summus
Pontifex ad Palatium fuum Sancli Petri poft
Jioram Vefperorum . Itero ifto die, obiit Do
roinus Sabbas de Mufcianis , & fuit fepultus
in Sancla Pecronilla de nocle . Die Luna; pri-
mo menfis Decembris de nocte fuit maxima_
tempeftas venti & aqua; ; & cecidit in ifta_
nodte de labore Mofaico ante frontifpicium-.
Bafilicse Sanfti Petri , videlicet in Paradifo
fupra ubi veoduntur fudarii . Die Mercurii
III. fupraditSti menfis fuit pofitum Tabernacu-
lum Corporis Chrifti prope Crucifixum , vi-
delicet ad Crucis in medio Ecclefise Sancti
Petri hora Vefperorum . Item die Sabbati VI.
fupradicti menfis obiit Reverendus Pacer Do.
minus Cardinalis Ifernienfis, videlicec hora_
tertia noctis , in domo Domini Abbatis Sancti
Pauli de Regione Sancti Euftachii . Item no-
dte fequenti ad horas decem fuit portacurru.
corpus ejus per Dominos Romanos in Pala-
tio capite fcalarum Sancti Petri de Urbe tam-
quam Archipresbyter noftrse Bafilicse; & die_
Dominico feptima fupradidti menfis de mane
fuic factum exfequium valde honorabile; poft
exfequium fuit fepultus in Capella SanctiGre-
gorii Papse , & Doctoris .
ANNO MCCCCV.
1N nomine Domini , amen , Anno Domini
1405. Pontificatus San&iffimi in Chrifto
Patris , & Domini Domini Innocenrii Papse
VII. anno primo die Jovis V. menfis Februa-
rii , fuerunc fufpenfi in Caftro Sandti Angeli ,
videlicet Cola de Seffa, & Cola de Gezze_ ,
tamquam proditores , videlicet de dicto Ca
ftro. Item die Jovis XVIII. dicti menfis Fe
bruarii, fuit captumCaftrum Marini per vim ,
& cepit eum Thefaurarius de Romagna ad
inftantiam fupradicti Domini Innocentii Papse
Septimi . Caftellanus contra Ecclefiam erac
Dominus Pecrus Paffarelli de Neapoli . Icerr_
vidi Dominum Caftellanum poft capcionem_,
in carceribus in domo Domini Camerarii Do-
roini noftri Papa;Innocencii prsedicti cum fra>
tre fuo Abbate fine Abbatia Nicolao Paffa-
relli. Die Marcis X. menfis Martii Anno Pon
tificatus ut fupra intravic Jacobus de Urfinis
in fupradictum Caftrum Marini de bona vo
luntate Vaffalium didti Caftri , de nocte ca-
men ; & fuit illa nocte maxima tempeftas
venti, & aquss. Die Veneris XIV. dicti men-
lis, habuit Roccam dictus Jacobus, ac etiam
Sanctum Petrum in Formis . Die Dominica
quEE fuit de Paffione die V. dicti menfis Mar
tii currebant duo equi per Plateam Sancti Spi
ritus in Saxia , videlicet unus de aqua flumi-
nis, & alius de Platea Armenorum: infronta-
verunt fe fimul, 8c mortui funt ambo in didta
Platea Sandti Spiritus fecundum foflo . Die_
Mercurii iy. , quse fuit die Mercurii Sancti
inccepit exire exercitus Populi Romani con
tra filios Thebaldi de Molaria. Caufam ne
fcio , & pofuerunt Campum prope didtamw
Molariam , & deftruxerunt multa bona dicti
Caftri , ac etiam Caftri , qui vocatur Rocccu.
R
A
I U M
97S
B
D
dello Pjpj , & fteterunt ibl per dies undecitn •
Capitaneus fuit N Dominus de Co-
lumna , vel Johannes de Columna. Die jovij
aj. dicti menfis Aprilis exivit Dominus Bar-
cholomseus Prior Ecclefi» Sancta; Maria» dt_
Aventino de Urbe de mandato Domini Inno-
centii PapseSeptimi ad faciendum concordiam
inter dictos filios Thebaldi de dicta Molaria
& Populum Romanum . Die Sabbati 25. dj!
cti menfis , quse fuit dies proceffionis Sancti
Marci, fuerunt reverfi fupradictiRomani cum
fupradicto Priore de Roma de dicto Campo
Molarise fupradictse . In dicta reverfione hora
Vefpenrutn amputaverunt caput dicti Domi-
ni Prioris de Roma fine cauffa. Sepultus eft
in Bafilica Principis Apoftolorum de Urbe in
Capella vers Crucis . Ifto die fupradicto fuit
maxima tempeftas venti , & aquas, & nos de
Sancto Petro fecimus proceffionem cum Cot-
tis fine Pluvialibus de Sandto Petro ad San-
ctum Marcum. Item ifto tempore Domini
Urbis erant Domini vocati feptem, quorum
nomina func hsec. In primis Dominus Lau-
rentius de Macharanis de Regione Tranftibe-
rim, & Paulus Maracini cum aliis. Die X.
menfis Maji, quse fuit die Dominico de raane
hora Miffie majoris Sancti Petri, fupranomina*
ti Domini, videlicet Domious Laurentius Ma-
charani cum fociis venerunt de Sandta Ca-
therina ad mifericordiam Domini Ionocentii
Paps Vil. per Plateam Sancti Pecri cum fa-
culis de cera in manu cujuslibet eorura ac-
cenfa , & intraverunt Palatium dicti Domini
Papse . Poft reverentiam fibi faclam cum di-
ctis faculis in manu accenfis exiverunt dc_
Palatio , & intraverunt Ecclefiam Sandti Pe-
tri, & dederunt dictas faculas Altari Majori
didtse Bafilicse Sancti Petri. Menfis Junii die
Veneris XII. Dominus Innocentius Papa VII.
creavit , & fecit XI. Cardinales, inter quos
fecit quinque Romanos. In primis Dominum
de Urfinis , Dominum de Columna , Domi-
num de Anibaldis , Dominum de Archioni.
bus , & Dominum Epifcopum Tudertinum.. .
Pro ifta creatione totus Populus Romanus iecit
magnum feftum & lietitiam , & duravit per
oclo dies . Item die Mercurii 17. didti men-
fis , obiit Paulus Stati poft horam Vefpero-
rutn. Die Jovis Corporis Chritti 18. dicti
menfis Junii, obiit Reverendiflimus Pater, &
Dominus F Cardinalis Monopoli-
tanus , & obiit ante diem per duas horas.
Fecimus vigilias in Sandto Spiritu , videlicet
omnes Parochi, & Fratres, & Clerici Urbis.
Fuit faftum exfequium in Sanfto Johanne de
Laterano. Die 19. dicli menfis, obiit Bufalus
de Cancellariis de mane ante diem , & futt
fepultus in Ecclefia in Platea Columnss cunu
maximo honore , videlicet cum o&o Cruci-
bus fine illis de fruftra . . .
Anno Domini 1405. Pontificatus Dc-m'" 1
Innocentii Papa; Septimi Anno primo dte 0.
menfis Augufti hora fexta Ludovicus Nepos
fupradicti Domini Pontificis Innocentti fecit
capere iftos Dominos Officiales , & alios Do-
minos Romanos in platea Sandti Spintus an-
te puteum A\€ix platese , videlicet egregmm
Virum Dominum Gualtierium , ac ettatn Jo-
hannem Riccarducii , Johannem de Palofo ,
Pietro Tartaro , Cenfia Joanni de Nola , To-
marozzo de Pavolo Stati, Stcfano dello Bafalo,
fanni de Pafiio , Jacovello , Cianantaro , &
Solto detto Stefano ddla Zuca , & qmflo vtjjt
difette. Item omnes fupradicli fuerunonter.
B
977 R O M A
fe&i io Hofpitale San&i Spiritus in domo ,|A
B bi habitabat Mater Papas Bonifatii , & poft
mortem fupradi&orum fuerunt proje&i per
feneftras prope Amulam , ubi oftendebatur
Veronica. lfto die Papa receflit , & ivit ver
sus Vireibium contra fuam voluntatem . Sta
tim poft receflum Pap» intravit , videlicet
die Veneris 7. Batellerius Porticaro Sancfti Pe
tri, 8c pofuit totam Porticam ad facchum.. ,
ut apparet omnibus , 8c fpecialiter Palatium
dnSti Domini deLaudo, & Domini noftri Pa-
pse de noifte . Die Sabbati 8. fupradi&i men-
fis , mtravit Johannes Columna Palatium Pa-
pse , & non obftante malo perpetrato ut fu-
pra , pofuit ad facchutn , fi potuiflet , totam
Romam , videlicet Regionem Pontis , Regio
nem Parionis , Regionem Arenula? , ut fibi
fuit permiff.m per malos noftros Romanos .
Die Domi.iico , NudusSpetiarius , 8t Petrus
Janni Mari cum ali.s de Regioae Pontis vo
lebant ficere sb.irram de ligno , & incaepe-
runt . Dk Juvis ao. dicti menfis , intravi
Porticam Santfti Petri Comes Trojas , & Co
mes Carraria; cum gentibus armotum hor,,
Tertiarum , vel quafi . Item fuit diftum per
multos bonos Romanos: cuflodiamms mos bene,
quia ifl' venerunt ad prmendum ad facchum Re-
gionem fytttit , Rg.onem Parionis , R^ionem
ArenultB pro parte , etiim Re^ionem S ' m&i Eu
flachiipro parte . Tunc Pontifciani incceperunt
facere sbarram in Ponte ; 8c venit Riccardus
de Sanguineis , & dixit : quod ftcim non opor-
tet ; 8t nolebat , quod fieret di<fta Sbarra^ .
Dum Sbarra laborabatur.tunc venit per Pon-
tem Comes Carrariae , 8t fuit locutus cuiil
diifto Riccardo nefcio quid . Tunc ftatim re-
ceflit dicftus Co.nes Carrarias , 8t ftatim fuit
reverfus per fupradi&um Pontem una cura_.
Comite Trojas , & tota gente eorum , videli-
C-t armati tamiim, 8t venerunt ufque ad di-
«ftarn sbanam pro parte faftam in cap.te Do-
mus Antonii dJlo Fattore , 8c ibi dederunt
magnam battaliam , tantum quod quafi Ro-
mani dimiferunt d.cftam sbarram , 8c d.dtum
Pontem , ita quod Dominus voluit quod di-
6t. rtipendiarii pofuerint ignem m ditfta do
mo ddlo Fattore , &c deftruxerunt dictam do-
mum cura di<fta sbarra , ut apparet ; 8c fic
receflerunt propter maximumcalorem . EtLa
ftrum Sancfti /ingeli tenebat cum eis , St
proiicebat multas bombardas . Item (cians ,
auod gratia Dei 8t Romanorum fatfta iunt
vana. OmniaCapita Regionum venerunt cuffl
banderiis , & venerunt armati . Menhs Sep-
ternbr.s die Mcrcurii ij. hora Temarum vel
quafi, fuerunt dccollati in Capidolio m loco
Tuftitiae Paulus Maracini , Joanoes Guatn.et
Motta. Eodem die 8c hora , vel quafi , fuit
interfrcftus Capitaneus , qui dicebatur Mo
ftarda , & interfecit eum , uti dicebatur, An-
tonius de Urfinis , vel familiares fin. . J*«u
fepultus fuit in Capella Sancls Petron.lb, me
Antonio vidente . Item interfe&us fuit prope
Saniftam Mariam Magdalenam, v.del.cec pro-
pe k Stazzo d-Andrea GMefe , videl.cet extra
didtum Statium in via publica. Item die xi.
menfis N.wembris Anni fuprad.a. , alcend.t
Senator Capitoliuro cum maxirno honore, vi
delicet pro Domino noftro Papa Innocentio
VII. Itcm nomen Senatoris eft tale, Dominus
Johannes Francifcus de P.ltog.o . De menie
Noverobri dieLuna; 16. de nodhitno tempore
fuit fufpenfus Antonellus deCafc.a in merul.s
Caftri S«n£ti Angeli . Item eodem d.e iummo
N U M. 91%
mane fuit mortuus Antonius Cecconi de Re-
gioneTranftiberimper projsftam bombardar»
de didlo Caftro Sanifti Angeli . Die Jovis 16.
Novembris receflerunt de Caftro Sandii An-
geli fexdecim homines ftipendiarii fupradicti
Caftri cum totis armis eorum de voluntate-.
Caftellani , & Pauli de Urfinis hori Tertia-
rum . Eodem die hota Vefperorum , fuit cap-
tum per Paulum de Urfinis quatratum fupra-
di&i Caftri , & combuftum fteccatum prope
puteum ; ac etiam catena Portae Brunzt fra-
<fta . Item eodem die , 8c hora fuit repletus
Puteus di&i Caftri de magms lapidibus .
ANNUS MCCCCVI.
1N Nomine Domini amen , Anno Domini
I40f5. Indicftione 14. die Jovis 14. menfis Ja-
auani, habuit dornininm Dominus nofter Pa-
pa Innocentius totius Uibis 8c diftndtus . Con-
fervatores erant Lellus Capocia , Petrus Pa-
lutius . Item ifto d.e fupradidlo hora Com-
pletorii , eft defun&a Domina Laurenra ma-
ter Lelli Francifci Tubertas . 8t fepulta in_
Ecclefia Sandti Mart.nelli Regionis Arenulaj.
Die Sabbati 6 menfts Februarii de nocte- *
tunc fuit maxima tempeftas, videlicet vent. ,
pluvias, 8c nivis. Et ifto die , videlicet Ve-
neris J. dic\i menfis , fuir captus Antonius
Carota in San&o Francifco d^ Regione Tra if-
tibenm, qui interfecit Antonium Matthsuz-
zum de Regiooe Pontis . Item fuit decolla-
tus fupradidtus Antonius Carota infra tttmx-
num deo-m dierum , ut moris eft , m Capi-
dolio , 8t fepultus in Sandlo Urfo in ^d-m
fepultura , ubi fuit fepultus Antonius Mat-
thaeutius. Menfis Martii die Sabbati n- dith
menfis , intravit Dominus lnnocentius Papa-.
Septimus UrbemRomara cum maximo hono-
re , 8f intravit per Portam , qu* vocatuc
Porta Portefe de Regione Traiift.ber.m , CC
eqnitavit per didtam Regionem Tianltiberi-
nam 8c venit verjus Palatium fuum SanCti
Petri , 8c ibi fecit refidentiam Die pnmo
menfis Maji, exivit Paulus de Urfm.s a cam-
po cum tota fua gente armorum , 8c equita-
vit ad Sandlum Anaftafium, ubi dicitur Aqua
Salvia , 8c ibi pofuit campum. Die Luna; J.
didli menfis , exierunt Romani a J campum ,
ubi ftabat Paulus,8c ibi manferunt ad volun-
tatem fupradidti Pauli de Urfinis. Die Martis
4 . diai menfis , omnes fimul , videl.cet Pau-
lus de Urfinis , 8c Romani recefferunt de di-
ao Monafterio Sanfti Anaftafii , 8c iverunt
versusCaftrum Jubilaei. & ibi pofuerunt cam-
pum. Die Mercurii 5. fupradifti meniis.fau-
lus fupradiaus una cum Roman.s dederunc
maenam battaliam fuprad.^o Caftro . ltem
fupradifto die fuit projefta a bombard.s ma-
xima pars oarietum fuprad.ai Cattr. ub.Ui .
Item die Jovis 6. fupradifti roeufis loco , <X
tempore , de no^e tamen , receflerunt omnes
ftipendiar.i fupradiai Caftri , , 8c ceperunt fu-
eam;& fic remanfit diftum Caftrum Jubil^t.
Tunc Paulus de Urfinis cum gente iua , 6C
Romani intraverunt ibi , 8c non .nvenerunt
ibi nifi Maflarios d.^i Caftri cum uxoribus ,
8c filiis Item per parum mvenerunt ibi gra-
num repofuurn , 8c alia bona qua; omn^
fuerunt portata Romam. Item Paulus de Ur-
finis fecir portare magnas campanas de didto
Caftro , & poni eas in Palatiuro Dotnin. no.
ftri Pap*, de quibus habuit unara '
Sanc^ts Maria; de Aracash , pofitam « y-
... ..f
\
panile fupradi&a; Ecclefia; , & fuit fradta_
propter malam cuftodiam Fratrum didta; Ec-
clefia; . Die Sabbati 8. didti menfis , reverfi
fuerunt Domini Romanide didto campo cum
magno honore & fefto. Item die Lunre io.
didti menfis , reverfus eft Paulus de Urfinis
cum tota fua gente cum magno honore de^
fupradidto campo Caftri Jubilsei . Item die_
Mercurii n. didti menfis , fuit captum Ca-
ftellum de Arcionibus, videlicet, quod eft in
via Tiburtina,8c ceperunt dictura Caftellum_
gens armorum Ceccolini una cum didto Cec-
colino . Item fuit captum per talem modum,
quod fupradidti ftipendiarii fecerunt duode-
cim homines ad modum Peregrinorum . Mul-
ta eflent fcribenda , quas non fcripfi . Menfis
Junii die Veneris 18. Dominus nofter Papa^
Innocentius publicavit & declaravit, ac etiam
privavit Ladislaum olim Regem Neapolita-
num ufque in quartara generationem , una
cum fequacibus fuis, videlicet Comitem Car-
raria;, Gentilem de Monterano , Cincium de
Paterno , Johannem de Columna , Nicolaum
de Columna cum multis aliis , in Confiftorio
publico , 8c Dominos Sabellos , pra?fentibus
Dominis Cardinalibus , in primis Domino
Neapolitano, Domino de Lauda , Domino de
Tuderto, deUrfinis, Domino Columna, Do-
rnino de Sandto Angelo, Domino de Mileto,
8c Domino ac etiam prajfenre Domi-
no Senatore , ac etiam Populo Rdmano , &
Proelatis, 8c Cortifcianis . Fuerunt ledta; Bul-
lse privationis 8c excommunicationis Domini
Vincislai olim Regis Neapolitani. Item die_
24. videlicet Jovis, fuit feftum Sandti Johan-
nis Baptifta; , in quo die fuerunt affixa; Bullse
publicationis proceffus contra Vinceslaum olim
Regem Neapolitanum in valvis Bafilicse Prin-
cipis Apoftolorum de Urbe, videlicet cum fe-
quentibus fuis; 8c multi Romani , & Corti-
lciani legerunc didtas Bullas. Die Dominico
27. didti menfis, fuerunt locuti fimul in loco,
qui dicitur Torre de Mezzi via Dominus Mar-
tianus Nepos Papse, 8c Paulus de Urfinis cum
Comite Troja; & Comite de Carrara, cc fece-
runt treguam generalem per XI. dies , inci-
piendo die Luna; iS. didti menfis . Die Mar-
tis 29. fequentis in feftivitate Sandtorum Apo-
ftolorum Petri , 8c Pauli tranfivimus per Pon-
tem , durante didta tregua . Die Mercurii 30.
8c ultimo didli menfis Junii , in quo die fit
Commemoratio Sancli Pauli Apoftoli ,'fui ego
Antonins una cum Blafiolo Beneficiato noftro
ad Sandtum Paulum, oc invenimus totam Ec-
clefiam, ubi fteterunt equi ftipendiariorum_ .
Nullus locus didtns Ecclcfias erat vacuus , nifi
Capella majoris Altaris, 8c Tribuna; fupradi-
£toe Ecciefia; , ac etiam extra totum circuitum ,
& Palatium didta; Ecclefia; fuit plenum de_
equis Pauli de Urfinis , 8c de aliis Caporali-
bus noftris Sandtce Matris Ecclefise . Die Jo-
vis iy. menfis Julii, receffit Paulus de Urfi-
nis de Roma , 8c ivit ad Montem-Rotundum.
Die Veneris 16. didti menfis , receffit Ludo-
vicus de Roma , 8c ivit ad Caput de Bcve,
8c in ifta nocte venit Paulus de Urfinis ad
dictum Ludovicum. Die Sabbati 17 fupradi-
dti menfis receflerunt ambo, videlicet Paulus
de Urfinis , 8c Ludovicus cum eorum genti-
bus, videlicet armorum , de didto Capo de_
Bove, 8c iverunt versus Neapolim tamquamu
lmbafciatores Domini Papa; Innocentii VII.
ad faciendam pacem cum Rege Lancislao .
ltem die ifto lupradidto , incoepimus omnes
R
A
B
D
1 V M #o
tranfire per Pontem Sancti Petri tam Roma-
ni, quam Cortefciani, equeftres, 8c pedeftres .
Die Veneris 6. menfis Augufti , fuerunt re-
verfi , videlicet Paulus de Urfinis , & Lud 0 -
vicus de Neapoli, cum pace facta cum Domi-
no Rege Lancislao, 8c cum omnibus Baroni-
bus Urbis ; ita quod receperunt fupradidti ma-
ximura honorem a Populo Urbis in didta re.
verfione cum fanonibus de fero, dc pulfatione
campanarum .
Eodem die poft horam Vefperorum fuit
bapnzata filia didti Pauli de Urfinis in San.
dto Spiritu per manus Doraini Epifcopi A-
drienfis . Compatres fuerunt ifti , me Anto-
nio Petri praefenre , videlicet Dominus Rex
Vincislaus, Comes Trojs, per Procuratorem
videbcet Dominum Jacobum de Garganis,8e
Beccarium de Brunoto. Multa efleot fcriben-
da . Item die Sabbati dicti menfis fuerunt de-
vaftata; Baftia; , qua; erant in circuitu Caftri
Sandti Angeli , 8r. pofitas tabuhe , 8c alia H-
gnamina in clauftro didti Caftri Sandti Ange-
li, videlicet ubi eft Puteus . Die Lunse 9. di-
cti menfis Augufti poft horam Vefperorutru
habuit Caftrum Sandti Angeli Dominus nofter
Papa cum magno honore & gaudio ; 8c illi ,
qui erant intus in didto Caftro , exivetunt
fani 8c falvi . Caftellanus pofitus per Domi-
num noltrum Papam fuit Dominus Jacobus
de Thedallinis Canonicus Vicarius , 8t Alta-
rarius Bafilicse Principis Apoftolorum de Ur-
be, ac etiam Cubicularius Domini Papa; , 8t
eledtus Abbas Abbatise Farfenfis. Itaque Ro-
mani, 8c Cortefcianifecerunt magnum feftum
& gaudium per tres dies cura fanonibus &
pulfatione campanarum . Die Veneris X. men-
fis Septembris poft horam Vefperorum , exivit
fupradidtus Dominus Jacobus de Thedallinis
de fupradidto Caftro Sandti Angeli de manda-
to Domini Papa; Innocentii tamquam bonus
Cuftos fupradidti Caftri. Item fuit pofitus per
Caftellanum unus bonus venerabilis Vir, qut
vocatur Mezzaftnto de Corneto, 8c fuit pofitus
in pofleftionem didti Caftri Sandti Angeli per
manus Camerarii Domini noftri Papa; hora ut
fupra, videlicet Vefperorum. Item die Vene-
ris 29. menfis Odtobris , fuit decapitatus Fran-
cifcus Centii de Regione Arenula; hora Ter-
tiarum in Capitolio in loco Juftitia; , 8c fuif
fepultus in Ecclefia, videlicet in foro Judajo-
rum . Item die Veneris J. menfis Noverobris
poft occafum Solis , afcendit Senator Domi-
nus PierFrancifcus de mandato totius Colle-
gii , ac Domini Camerarii Domini Papa; In-
nocentn . Menfis Novembris die Sabbati fexta,
qua fuic feftum Sandti Leonardi , obiit Do-
minus Papa Innocentius Septimus ante horam
unam pullationis campanarum Sandti Petri de
Urbe. Stetit in Papatu annum unum , men-
fes XI., dies 25. Die Jovis didti menfis 18.,
quse fuir feftum Dedicationis Apoftolorunu
Petri 8c Pauli, incraverunt Conclave Domini
Cardinales polt horam Vefperorum, 8t : occa-
fumSolis. Domini Cardinales funt lfti . In-
primis Dominus de Florentia , Dominus Ba-
renfis , Dominus de Neapoli , Dominus de_
Aquila , Dominus Laudenfis , Dominus do
Mileto , Dominus de Urfinis , Dominus Pa-
triarcha Cardinalis , Dominus Tudertinus ,
Dominus de Bononia , Dominus Lodienlis ,
Dominus de Brancatiis, DominusdeColumna,
8c Dominus de Sandto Angelo. ltem fuper
Conclavium , videlicet pro cuftodia funt ittl.
Dominus Protonot,arius delia Molara , Domi-
DttS
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p 8i R O M A
*us Archiepifcopus Pifanus , & Dominus Ni- A
colaus de Urfinis . Die Dominica prima Ad-
ventus *8. menfis Novembris de mane hord
MifliB majoris San&i Petri , & dum celebra-
batur Miffa major, fuit maxima obfcuritas &
pluvia ; fuit maximus tronus cum fagitca, &
cecidit dicta fagitta in Campanile Sandtas Ma-
ria? in Jolia , & interfecit Dominam Abbatif-
fam dicli Monafterii cum una alia de Monia-
libus difti Monafterii . Item ditSta Abbatiffa_
erat confanguinea Blafii Cagnalarini , & illa_
Monialis erat olim filia Juliani Sunatarii. Ce-
lebrantes Miffam noftram majorem crant ibi
Domini Canonici , videlicet Dominus Johan-
nes Nutii Diaconus, Dominus Antonius Lelli
Subdiaconus , Dominus Petrus Puciarelli &c. B
Menfis Novembris die Martis ultimo dicli
menfis, fefto SantSti Andreaj Apoftoli, videli-
cet hora ultima diei , vel prima nodtis , fuit
creatus Papa Dominus Conftantinopolitanus
Cardinalis , & nomen Papale Gregorius XII.
Die Mercurii primo roenfis Decembns de ma-
ne ante pulfationera Matutini San<Sti Petri ,
£uit publicatus , & in aurora pulfavit Cam
pana Palatii Papa: , ac etiam Campana Sandti
Petri fuit tempus nubilofum cum pluvia_.
Item die Dominico 19. dicti menfis Decem
bris , fuit coronatus ditStus Dominus Papa_
Gregorius in ortu Solis in capite fcalarurr_
B.ifilica? SamSti Petri , ut moris eft , & poft
coronationem fuam equitavit ad Sanftum Jo-
hannem in Laterano cum maximo Bonpre to
tius Populi Romani , ac etiam cum lftis Ba
ronibus, videlicec Poncellus de Urfinis, Gen-
tilis de Uifinis, Paulus de Urfinis , & Anro-
nellus de Urfinis , ac etiam cum Domino Se-
natore Urbis , videlicet PitrFranctfio . Iterru
reverfus fuit poft Vefperam Sanft! Petn in-
Palatio Apoftolico una cum fupra nocaos.
Vidi ego Antonius adexterare dicShim Domi-
num Papam a dicSto Dommo Senatore in re-
verfione per Phteam S.ntSti Petn una cum-
Stephano Pauli Gotii tamquam Conkrvacore
Urbis.
ANNUS MCCCCVIl.
1N Nomine Domini , amen . Anno Domini
1407. lnd.tStione i^.menfis Marni die Do-
minico 7 obiit Dominus Johannes de Mag.
ftris Prseceptor SantSti Sp.ritus in Sax.a d-_
Urbe de mane hora Mifia? mortnorum Sancti
Petri Item eodem die fuit Domimca quarca.
Quadragefimz In di<Sta Dominica Dom.nus
Pana Gregorius XII. ven.t in B.afil.ca Santfti
Petri cum Rofa in manu per navem majorem
di<Sbe Bafihca? ; & celebrav.c M.iram Dominus
de Urfinis per ditStum Dominum Papam ftbi
commiffam , ut moris eft , ir . Alra.e major.
San<St. Petri. ltem diftaro Rofam h.tbu.t eo-
dem die Dominus Antonius . Menfis Junu die
Veneris 17- media no^e , fui vocacus ego
Antonius Petri per Petrum Simeotn , & per
Tohannem Mandutii noftros Beneficiatos . Tunc
Lo ftatim furrexi , & d.x. , gutdefl ? M.h
reVnderunt fupradidt. : Immct mtraverunt
Romam ter murum fraClum tnter Portam della
Vonna, & Portam Sanfli Lmrentu extra mu-
rot . Item ftatim immediate ante d.em Dorai
nus nofter Papa Gregorius XII. ex.v.c PaU-
1 cum nepotibus fuis & equ.tav.t versus
Caftrum Sandti Angeli , & mtravit d.dtun^
Caftrum propter t.morem, ut dicebatur, Yo
DU li Statim poft eum equiuvit Dormnus
1 Tm. XXIV.
N U M. 9 ti
Cardinalis de Ravenna , ac etiam Dominug
Caidinalis de Columna fimiliter. Itetn die_
Sabbati 18. dicti menfis Junii de mane horsl
onus Solis receflit Paulus de Urfinis dMa_
Valche cum gente fua , & eqoitavit per Pra-
tum, & intravit per Portam Caftri SarySti An-
gel. cum roagno gaudio, oc equitavit unacum
nepotibus Domini Papas , videlicet Domino
Polo, & equitavit cum rora gente versas Ter-
minem , & Portam Sancli Laurentii extra mu-
ros , & ibi ante diclam Portam fuit magna_.
rixa; &multi fuerunt mortui ex una parte 8c
altera; & iflud fuit quafi hord Tertiarum, ia
qua rixa fuerunt capti per Paulum de Urfinis
& gentem fuam , videlicet Johannes dc Co-
lumna , Nicolaus de Columna, Jacobus d<_.
Urfinis, Antonius de Sabeliis , & Corradinus
de Columna, omnes ipfi Barones. Ac etiarrw
fuerunt capti in ditfba rixa ifti Romani, vide-
licet Galeottus de Normannis Miles, Riccar-
dus de Sanguineis , Petrus Johannes Centii,
& multi alii , quorum nomina ignoro. De_
Stipend''ariis non fuic numerus . Ifto die Sab-
baco hora Velperorum, Dominus Papa exivic
de Caftro Santfti Angeli cum magno honore,
& equitavit versfjs Pilatium fuiim SansSVi Pe-
tri. Item ifto die hoia confuetd , videlicet de
fero, fecimus magnum giudiura , & feftunu§
in Campanile Sandti Petri , & tota Roma_,
videlicet de frnonibus , & pulfatione campa-
narum , ut moris eft. Ifto die recefferunt tres
Cardinales de Roma, videlicet Dominus de_
Urfinis, Dominus de Ravenna , & Dominus
de Leodio. Die Lunse 20. menfis fupradidti
de mane fecit perfonaliter Procfffionem Do-
minus Gregorius Papa XII. cum Cardinali-
bus, omnibus Patriarchis , & Ovdinibus , ac
Clericatu totius Urbis de Bafilica Sanc"ti Pe-
tn ufque in pede Bufilicae fupradidtce ; & poft
faftam Procefllonem celibravit Miflam in Ba-
filica praenorr.inata, & tota Roma interfuit in
Proceflione, & in Miffa cum magno gaudio&
fefto. Item ifto die hora Vefperorum , fuic
extratStus Galeottus de Normandis de domo
Domini Nicolai de Urfiiiis.tamquam proditor
D jUrbis, & equitavit fuper unum equum ru-
Ibrura parvum fine caputio in capite , in gio-
petta, ligatus manibus retro, ac etiam pcdi-
bus lub equo , & conductus ad Capitoliura*
cum magoo vituperio. Menfis Junii die Mar-
tis ai. de mane hora cpnfuetd in loco Jufli-
tise Capitolii fuit decollarus Galeottus dc_
Normandis tamquam proditor . Urbis , & fe-
pultus in Ecclefia SantSte Maria? de Aracoeli
tempore Senatus magnifici , 8c potentis Viri
Domini Johannis de Cingulis, & Dominorum
Confervatorum , videlicet Domini Nicolai de
Calvis, Cecro dtlla Roggia. Die Dominico
menfis Junii, fuic extra<Stus Riccardus de San-
! guineis de domo unius Capitis Regionum, 8t
condniStus ad Tapitolium . Die Luns 17. dicli
meiifis, fuit d.collatus fupradicius Riccardus
hora confueta in loco Juftitise , videlicer in_
plano Capitolii. Fuit fepultus in Ecclefio_
San<Sti Apollinaris . Menfis J ilii die Veneris
primo , venit un3 G ilea cum falvocondu<Slo
Antipaps, videlicet Cathalanorum , qui Anti-
papa vocatur per eos Papa Benedidtus. Iterr
fupradi<Sta Gdea habet duo vexilla magna_,
& unum parvum , videlicet primum mig'.U'n
cum Arma Ecclefise in puppi. Itera fub iftt>
vexil'o magno erat parvum patron. fupradi-
(Sbe Galea: Item abum vexillum mag:ium_
erat m prora cumArmis fupradicli Anupapae.
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083 D I A
Item in fupradicta Galea venerunt Ambafcia-
tores fupradicti AntipaDse, videlicet duo Lpt-
fcopi Ordinis Sancti Auguftini , & duo aln
Prselati. Die Martis 12. fupradicti menfis, tuic
pofitus abfens de die octavo Stephinus Pault
Rodi de mandato Dominorum Canontcorum
&Vicarii, ac etiam Dominorum Syndicorum,
videlicet Domini Petri de Paulis, 8e Domini
Marchise de Toftis, qui d-fraudavic tempore
fui Camerariatus, videlicet Vinearum in An-
no Domini, ut fupra, libras fexaginta Provi-
finorum Senatus ; & dicti Domini Syndici
condemnaverunteumintriduplum. Item etiam
pofitus eft abfens in tabula Miflarum ; & hoc
fuit mandatum poft Miflam majorem . Men-
fis Julii die Sabbati 16. hora Tertiarum, ve-
nerunt tres Galeas Domini Regis Francia? per
flumen ad voltam Sancti Pauli Apoftoli cum
Ambafciatoribus fupradicti Domini Regis Fran
cise . Ambafciatores fuerun» ifti, videlicetDo-
nainus Patriarcha cum multis alus
Prselaris, Bironibus , ac eriam Militibus de-
Francia. Item fupradictus Dominus Patriar-
cha fecit refidenciam in Palatio Sandti Apol
linaris de Regione Pontis , & alii Ambafcia
tores manferunt itl Campoflorum . Die Domi-
nico 17 fupradicti menfis , venerunt ad Pala-
tium Domini noftri Domini Gregorii Papse
XII. fupradicti Ambjfciatores de mane , &
fecerunt fibi reverentiam , ut fuit eis commif-
fum per Dominura Regem Francia;. Item ifto
die Dominico, ego Antonius Pecri , una cum
Nicolao Thoma vifitavimus Ecclefiam Sahcti
Alexii , quia feftum fuum erat , & vidimus
fupradictas Galeas fupradicti Domini Regis
Francise cum pulcherrimis vexillis fupradicti
Domini Regis, ac etiam cum multis aliis ve-
xillis de diverfis coloribus in eis fufis & pofi-
|is. Menfis Julii die Dominico ultimo didti
menfis , fuit prsefencatum per quemdam Ba-
ftafum unum faccum plenum de multis rebus
vituperofis Dominis Ambafciatoribus Domini
Regis Francise exiftentibus in Palatio Eccle-
fise Sandti Apollinaris de Ube. Ex qua parte
nefcimus, nec umquam potuimus fcire, vide-
licet quia dictus Bjftafius fuit in Curia Pon-
celli de Urfinis captus , & multoties martyri-
zatus, 6c nihil eft confefius , quis mifit eum_
cum didto facco; & poft receflum Domini no
ftri Papss dictus Baftafius fuic poficus m car
ceribus in Capitolio .
Anno ut fupra die Veneris J. menfis Au-
gufti , quse fuit feftum Sanctad Marise de Ni-
vis recefferunt omnes Galess cum Ambafcsa
toribus Dommi Regis Francis hora Tertia
rum . Menfis Augufti die Martis quscFuit
vigilia Sancti Laurentii de mane ante Miflam
Bafilicce Sancti Petri , Dominus nofter Papa_,
Gregorius XII. receffit de Roma , videlicet
de Palatio Sandti Petri de Urbe per Portartu.
Viridariam ; ivit versiis Viterbium una cum
Dominis Cardinalibus . Item eodem die &
hora, Dominus Senator Urbis ante receflum
Domini Papse venit de Capitolio ad dictum
Palatium Domini noftri Papce , 8c refignavit
Bacchettam Senatus in manibus Domini Pa-
pse; & Dominus Papa ftatim dedit eam Do-
mino Cardinali de Sancto Angelo tamquam
Legato Urbis per eum dimiflb . Item dictus
Dominus Cardinalis 8c Legatus equitavit ad
fociandum Dominum noftrum Papam cumdi-
cta Bacchetta in manu, exiens de dicto Pa-
latio; 8c omnes equitarunt per Portam Viri-
dariam , euntes versus Viterbium . Icem lu-
I U M
S84
B
pradidtus Dominus Cardinalis, 8c Legatus fo-
ciarunc Dominum noftrum Papam ufque ad
Sanctam Mariam Magdalenam , & ftatira fuit
reverfus, 8e intravit Palatium Domint Papse ;
8c ibi fecit. refidentiam diu noctuque . Item
omnis homo fciat per veritatem<, quod ifte^
recefius Domini Papse fuit propter unionem
fiendam cum Antipapa . Item eodem die 8e
hora ut fupra Paulus de Urfinis fecit condu-
ctam Domini noftri Papse una cum gentibus
armorum fuse conductse , & nullus alius.
Menfis Augufti die Lunse 15. de mane , vidi
feftum facientem in platea Sandlse MariseMa-
joris de Urbe, ut moris eft. Item vidi omnes
Tubettas cum Armis Populi Romani, & Ar.
mis Domini C.trdinalis Sancti Angeli Legati
in Uib^ portatis de mandato Dominorum
Confecvaccriim , videlicec Chriftophori Pauli
Goiii, Laurentii Scaglise , & Lucse Johannis
Alexii, tunc Confervatorum Urbis . Item vi.
di eodem die portantem Bacchettam Senato-
ris in manu Chriftophori Pauli Gotii cum ma-
honore & fociecace Populi Romani .
D
ximo
Item eodem die 8e hora , videlicet de mane ,
vidi in didta Platea Sanctss Marise Majoris
Paulum de Urfinis , Laurentium de Anibal-
dis, 8e Lellum Capotise cum multis aliis Do-
minis Romanis, 8e gentibus armorum Dorai-
ni Pauli de Urfinis, ftantibus 8e volentibus
facere feftum fupradictum , ut moris eft ; 8c
nullus alius de Buonibus Urbis erat ibi. Die
Jovis ay. fupradicti menfis , qui fuic feftum
Sancti Bartholomsei Apoftoli, de nocte vide-
licec in media nocte,fuic maximus rumor, ita
quod cora gens armorum Pauli de Urfinis fuit
armata, 8c equitavit, 8c ftetit m platea San-
cti Petri, 8c in platea Caftri Sancti Angeli ;
8c ego Antonius Petri exivi dc domo eadem
hora,8c ivi-versus Capitolium, 8c inveni per
viam totum Populura armatum cum lumina-
riis. Item inveni in via Papse ante domum
olim Lelti Maddaleni unum de Capitibus Re-
gionum, videlicet d',ll% Pigna , ibi ftantem
cum Lello Cipotise exfpectantem novam dicti
rumoris, qui.i nefciebat quo ire. Item eadem
hora de nocte tantum vidi fupra fcalas Capi-
tolii, videticec vexilla de Capitibus Ilegio-
num, videticet vexillum de Regione Poncis ,
de Rcgione Parionis , de Regione Sincti Eu.
ftachii, de Regione Sancti Angeli.de Regio-
ne Ripa;, 8c de Regione Campetelli cum eo-
rum tcto Popufo armato ftante per tocuta
mercatum plenum ufque in pede mercati , di-
centes omces : Sf>r* queflj Re tradtcore con-
tutta h ~:-ite fo> . Item vidi Dominum Nico-
laum de Urfinis armatum, una cum dicto Po-
pulo ftantem equeftrem cum multis alns de
gentibus armorum Pauli de Urfinis, ftantem m
platea Capitolii ante Guliam dicti Capitolii
cum multis luminariis exfpectantem novam ,
quid elT;t de rumore incoepto in qaefta notte.
Item fciatur, quod nihil fuit per gratiamDei^
8c Sanctorum Apoftolorum Pecn 8c Pauli .
Menfis Augufti die Martis penultima Uicti
menfis, vidi d^ftruerc , 8c projicere domum
Johannis Girufrt de Regione Tranftiberim ,
tempore Conlervatorum Urbis, videlicet Lnn-
ftophori Pauli Gotii , Laurentii Staglis , «
Lucse Johannis Alexii, ac etiam tempore Ke-
lerendiffimi in Chrillo Patris Domin. Domini
Hetri de Anmbaldis Cardinatis Sancti A.igeli,
tunc tempore Legati Urbis. Item eodem die,
djctam exfecutionem de dicta domo fecic tam-
quicn exfecutor Camerse Urbis , videliceoer
Jufto
B
Jufto cum fuo tunc tempore Notario Angelus
Johannis Romani Caialis de Regione Campi
Martii , ac etiam cum duobus Marefcallis, vi-
delicet Petro Trivifano cum focio . Menfis
Septembris die Martis ij. de mane, venerunt
ad loquendum cum Domino Cardinale SancStt
Angeli tunc Legato in Urbe, videlicet Batius
de Sanguineis, Francifcus Cerronus, 8c Cola
de Sanguineis . Item eodem die hora quafi
Nonse • . in Palatio Apoftolico Do-
mini noftri Papa? , & exiverunt capti fupradi-
cli, videlicet Butius de Sanguineis, 8c Fran-
ciicus Cerronus ducYr per Marefcallum, vide-
licet Ser Meum , de dicSto Palatio Apoftolico,
& pofiti in carceribus in Ca!iro SancSti Ange-
li. Tunc tempore Confervitores ut fopra^ .
Eodem die fuit defuntStus filius Jacobelli Spe-
riarii de Regione Pontis , 8c fepultus in Ec-
clefia SantSra; Cscilia; de Turre Campi hor*_
Vefperorum . Menfis Oclobris die Veneris ,
qui fuit feftum SancStorum Apoftolorum Si-
monis 8c Judse, videlicet die *8. peperir fi-
liumComare mealiabella uxor Johanms Nan-
noli hora Miflk majoris fupradicSti fefti, vide-
■licet SancStorum Simonis 8c Judas . Item lfto
die pulfatum fuit matutiaum SancSti Petri pir
unam horam ante ditm . Tunc tempore erat
Camerarius abfentise Dominus Guilielmus San-
<5ti Petri. Item.in ifta hora videlicet pulfatio-
ne campanarum, tamquam Camerarius iupra
dicSte abfentist ipfe, 8c Lucas P.ppi, eunnbus
ad Ecclefiam invenit fupradicStus Lucas unum
pugnettum intrantem primam Portam m capi-
teicaiarum , videlicat ubi venduntur Pater
noftralia, videhccr prope baBcum C. Caroti .
Die Jovis fupradicSki menfis , videlicet die y.
fupradicSti menfts , fuerunt aperta oftia de do
mo Jacobi de Tut,s in- Abuolico . Me*i O.
drobris die 29. videlicet, qua: fuit d.e Sibbati
fupraditSti menfis.exivit Bucius de Sangu.Mis
de Palatio tamquam incarceratus , & ivit una
cum muhis ex gentibus armorun, Pauh de^
Urfinis, & cum M.rcino Cecchi ToraneU. de
R^gione Tranftiberim ad daadam Turrim de
Cannolphis . Item poftquam fu.t ib. , ipfis
camquam boni 8c fideles, fecuro euntibus, fu
prad.cStus Butius de Sangu.ne.s afcend.t d.-
dtam Tt.rrim de Cannolph.s , & dux.c infi
K nia. Menfis OcStobris die Lunce , ulc.fflo d.
li menfis videlicet, quz fu.C v.gil.a omn.um
SancStorum, fu.c maxima cempejas , v.dehcet
venti, aqua;, grandinis, lampadarum , toni-
trui. Item in irta nocle fuerunt duo tron. , n
qu.bus unus de uno trono percufftc fag.cta m
Camoanile Ecclefise SancTt, Apolltnar s , 8c
Snx, unam colonellam d.A. CanjP andu > p«
talem modum, quod numquam fu.r .nventa^
Scolumneila 4 fra6ta. Uta pluv.a durav.t
"ncipiendo a die fupradiftg uiqae pr.mo tr.
bus menfibus.
ANNO DOMINI MCCCCVIH.
T N Nomine Domini , amen • Anno «
1 ,408 Indnaione pr.ma menfis Janua " die
moris eft, m Monafteno delU Rofii. Itemae
lom. XX'K
N U M. $K
liberaverunt, non folvere fine Iicentia Domi-
ni Papa; diftam dataro. Item incoeperunt di-
cte Paroch.as una cum Camerario to;ius Cle-
ricati non pulfare campanas , nec dicere Of-
ficium per totam Urbem , & fic fuit fa6tum
incipiendo hora Vefperorum , die ut fupra^
durante ufque in die Mercurii quarta fupradi-
dti menfis . Item ifto die Mercurii incaepimus
dicere Officium , quia muhi fuerunt capti de
Canonicis 8c Clericis per totum Clericatum.
Item Confervatores tunc tempore CamerseUr-
bis fuerunt ifti , videlicet Valerianus de Re.
gione Tranftiberim , Thoraas Marcellutii ie^.
Regione Campi Martii , & Dominicus Leo-
nardi de Regione Parionis . Camerarius eo-
rum erat Dominicus Palofius de Regione Co>-
lumnae . Menfis Januarii die Sabbati l'eptima_.
de mane hora matutinali , videlicet quando
pulfabant campanse Sandli Petri , equitavic
Beccharinus cum multis aliis.de gentibusar-
morum Pauli de Urfinis per pontem Molli
vershs Montem Rotundum, 8c iverunt ufque
ad Portam Ponztnt , & ibi invenerun unum
Sanulum cum Garigliano , qui Sanulus con-
ducebat gent^s armorum Regis Neapolitani .
Item fupradidtus Bscchirinus cum fuis fociis,
d e fupradiclo in didto Portu ceperunt unum
Capitaneum noroine Milacarne cum gentibus
armorum fupradi£ti Regis centumquinquagin-
ta , 8c fic capti , fuerunt conducti m fupradi-
clo Monte Rotundo . Item die Dominico 8.
fupradnfti menfis intraverunt Romam fic om-
nes captifupradi<fti Malacarnecum fuisfociis,
8c condu6ti in domo Pauli de Urfinis per ma-
nus fupradidli Beccharini, 8c ibi remanfit di-
clus Malacarne . Menfis Januarii die Mercurii
XI. hora Nona; , vel Vefperorum , fuerunt
fundita candelabra majora , videhcet funera-
liorum Bafilic» Principis Apoftolorum dc_
Urbe propter datam nobis impofitam perDo.
minum Card.nalem de Sanfto Angelo , vide-
licet dequatuorcentis Ducatisper iupradicStam
Bifilicam , 8c quinquaginta per Ecclefiam-
Sancfti Thomse in Formis . Item Commiflam
facSfci per Capitulum ad vendendum bona iti-
pradiftaj Bafilicse , vid. l.cet pro folvendo di-
6tam datam , fuerunt ifti , Dommus Petrus
Sacco Sacrifta, Dominus Jacobus de Thedal-
linis Vicarius, Dominus Johannes Panllus Ca-
merarius , 8c Dominus Matthias de Grattulw
Sacrifta , omnes Canonici SancSti Petr. , Ci-
merarii, C Mandutii ambo Benefi-
ciati fupradf<Ste Bafilicce . Ite.n Canonici ac-
ceptorum tunc tempore erant lfti , videlicet
Dominus Petms Ducciarelli Canonicus , 8C
amerarius, Nicolaus Serangelus, & Jacobus
lohaanis Roddi Beneficiati , & Cameraru .
Item d.e Dom.nico 15. fuprad.cl. menfis, qi.a»
fuic feftum hora poft Vefperas SancSti Petn ,
videlicct poft Officium , fuit reverfus V.ca.
rius Domini Pap« de Senis tanquam Amba-
lciator Domini Cardinalisde Sandto Angelo ,
& Populi Romani. item eodem d.e 8c hoia
fuic reverfus Dominus Petrus Nardoli de ftu-
d.o Bononienfi. Verum eft , quod ftet.toer
aliquos dies in Curia in domo Domin. di^
Urlinis.videlicet in Senis. Menfis Januar.id.e
Veneris 20. quse fuit SancSlorum Martyrurru
Fabiani 8c Sebiftiani de mane poft puliatio-
nem cimpanarum , videlicet ad Matut.num ,
incoepit cadere nix, 8c duravit beneperunam
horam. D.e Sabbati n. fupradnSti cnenfis ,
qua fuit feftum SancSfce Agnecis de nocSte can-
liim videlicec inmedia nocfte, .occep.c cadere
T 1 1 » nl5C »
P S 7 D I A
nix, & duravit ufque ad mediam diem fupra-
dictiSabbati menfis Januarii die Lun.Bi5.qua
fuic vigilia Sancti Aiuonii Abfauis hora Vef-
perorum , fuit portatum per Dommos Com-
raiffarios , videlicet per Dominum Petrum de
Branzutis, per Dominum Jofunoem Paullum,
& per Dominum Matthiam de Grattulis Ca-
nooicos , ac etiam per Gollielmum Petri , &
per C Mandutn B^ieficiatos unum
Coffinum cum certo argento , & Rsliquiis ad
fundandum propter dictam datam nobjs im-
pofitam per antedictum Dominum Cirdinalem
de Santfto Angelo. Item inter quod argentum
fuit fracta Crux n. ^-na Domini Boaificii Pa
pa: Citavi , in qua Cruce in medio fuit in-
ventum de ligno verse Crucis cum fcriptura_
facta per dictum Dominum Papam Bonifacium
Octavum dicendo fic : Ego Bonifactus &c iflud
lignum verts Crucis de tali loco Item
fuit fradta Imago Sancti Georgii Militis dona-
ta Bafilicse per Dominum Annibaldum de_
Ceccano Diaconum Cardinalem Sancti Geor-
gii ad Velum aureum, ponderis i<5. Iibrarum-
boni & puri argenti ; in qua Imagine fuit in-
ventum de Capite Sancti Georgii cum fcrip-
tura fic dicendo : Ego Dominus Annibaldus Car.
dinalis recepi dtttam Riliquiam de Eccltfit Sm-
lli Georgii ad Velum airrcum &c. Item multa
effent fcribenda , quse hic pro nunc dimitti-
mus. Et iftud fuit factum , quia die uc fupra
de mane in Miffa fuerunt capti DominusLau
rentius Octaviani , Dominus Jacobus de Ta>
dallinis , 8c Dominus Petrus de Pellegrinis
propter didtam datam , & pofiti in carceribus
in Palatio Apoftolico in Turre Sancti Juftini .
Die Dominico 22. fupradicti menfis de nocte
tantum, inccepit cadere nix,& duravic ufque
ante diem per unam horam . Ifto die Domi-
nico , ut fupra de mane , vidi ego Antonius
Jolunnis- Petri Francifcum de Urfinis rever-
fumin Bafilica Sancti Petri de carceribus Re-
gis Vincislai . Item ifto die fupradictus Fran-
cifcus de Urfinis una cum Paulo de Urfinis ,
& L-;llo Capotise , ac etiam Domino Ma . . .
Marciftano , & Domino Malacarne comede-
runt in domo Beccharini , videlicet in Pala-
tio Fratris Latini , Si poft comertionem om
nes fupradicti cum multis aliis equitaverunt
ad videndum probam in Teltacia. Item poft
ipfos ftatim equitavit fupradictus Beccarinus
cum tota fua focietate. Item ifto die videlicet
de fero , reverfi funt omnes fupradicti , &
coenaverunt cum fupradicto Beccarino in Pa-
latio fupradtcto , & fecerunt magnum feftum
tota ifta die. Multa effent fc ribenda,quse di-
mitto in calamo.
Menfis Februarii die Jovis 23. didti menfis,
non fuic factum ludum Carnifprivii , videlicet
in Agone , ut moris eft , propter guerras Ci-
vitatis . Item ifto die vidi ego Antonius in_
Agone duos inftare armatos equeftres , vide
licec unus habec nomen Lattuca , & alius ha-
bec nomen Hermannus Theuronicus famulus
filii olim Banholomaji de Tortis ; victor fuit
R
A
fupradictus Humanaus. Icem iftodie fuic
fitus in Mafchio Sancti Angeli Angelus ae_
Marraoris ad .pecitionem Caftellani nomine_
Victutu de Corneto. Item ifte menfis habuit
propcer biffeftum dies 29. Die Lunse 27. fu-
pradicti menfis iucipiendo de mane in pulfa-
tione campanarum Sancti Petri, fuit maximus
ventus,ita quod numquam vidi talem,6cplu-
via& nix, & duravit ufque ad mediamdiem.
Menfis Martii die Jovis primo, fuit rnaxiaius
B
I U M ,88
ventus cum pluvia , & granzoli magni. I (era
die fupradicto poft occafum Solis , fuit it4_
maximus ventus cum nive mixto , & duravit
nix cadendo per cres horas noctis , ita quod
didta nix ftetit fuper terram ufque in meridie
die Veneris fequenti dicti menfis. Item die_
Veneris fupradicta dicti menfis, incoepit toni-
truare , 8c ad granzolos , & lampanire cunu
maxima pluvia , & duraveront , videlicet to-
nitruare , granzoli , & lampadare cum didta
pluvia ufque ad mediam noctem fequentem .
Infra iltud cempus fuic maxima ftridta grani
per Urbem , ica quod aliquando non invenie-
batur panis ad emendum. Rubrum grani noo
valebac cunc cempore nifi quatuor Florenos .
Multum eflet fcribendum , quod dimitto iiu
calamo Menfis MartiidieDominicoquarti,non
inveniebatur emere.panis per totam Urbem ,
ita quod de mandato Dominorum tunc tem-
pore Confervatorum , videlicet Laurentii de
Magliotiis Cum fuis fociis , maodaverunc Guil-
lelmo Panicerio exiftenti in Platea Sancti Spi-
ritus , quod deberec coquere panem die fu-
pradi(5to , ica quod coquit tria furna ifto die
& cranfmifit per totam Urbem, ita quod ego
Antoniusvidi portare tribus mulieribus Judseis
panem de difto furno in platea Judxorum..
cum tribus caneftris magnis . Die Mercurii 7.
fupradicTn menfis , quse fuic die odtava Qua-
dragefimas, fuic oftenfa Veronica propter ma-
ximam careftiam panis , quod non invenieba-
tur per Urbem ; & de mandato Domini de_
Sandto Angelo tunc tempore in Urbe Legati
fuit oftenfa fupradicta Veronica. Item iftodie
non potuerunt recedere Peregrini , videlicet
quia non inveniebant panem ad emendum per
totam Urbem . Die fequenti receflerunt , 8e
habuerunt fatis de pane. Item Sabbati X. di-
dti menfis Martii, fuit fufpenfus in Capitolio
Johannes Juliani de Parifio nunc habitator in
Caftro Albuii vaflallus Antonii de Sabello
temporeConfervatorumUrbis, videlicet Liu^
rentiide Magliotiis cum fociis. Vidi ego An-
tonius Petri legere fentenciam fuam , ut rao-
ris eft , in Parlatorio Capitolii . Inter alia_
mala per eum perpetrata fuit confeflus, quod
de Anno Domini 1407. de menfe Februarii ,
ifuit unus de principalibus ad frangendum..
; murum in loco videlicet , qui dicitur Tefta-
|cia. Multum e(Tet fcribendum mala per eum
iperpetrata. Die DominicoXI. didti menfisfuit
■oftenfa Veronica Populo Chriftiano de man-
jdato Do;nini de San^o Angelo tunc tempore
' in Urbe Legaci propcer maximam Careftianu
panis videlicet, quod forenfes recederenc , &
fic fucceffive omni die Dominico in Quadra-
gefima. Menfis Martii die Mercurii 21. qus
fuic feftum SandTri Benedicti Abbatis hora*
poftNonam cecidit Chriftophorus Pillariusde
Regione Arenulse de quodam Palatio prope_
Flumen de Parochia Sanfti Stephani de Silice
de didta Regioue , 8z mortuus eft , qut non
potuit dicere fuam culpam. Eodem die poft
Completorium Sancti Petri quafi in occafum
Solis defumftus eft Dominus Johannes Num
Prior Canonicus Bafilicae Sanctorum Apofto-
lorum de Urbe , 8c fepultus eft die Venens
2j. fupradidti menfis in dicta Bafilica in loco
prope Altare Sm<5ti Johannis Os-aurei , vide-
licet in uno pilo , qui inventus eft fubterra.
Item die Mercurii io Quadragefima videlicet
28. fupradi&i meofis , fuit facla Proceffio per
totum Clericatum , ac etiara per omnes Or-
dines Urbis ia Bafilica Priacipis Apoftolorum
9%9
R O M
N U M,
B
de Urbe pro pace , 8e fuic oftenfa Veronica^
de mandaco DominiCardinalis de San&oAn-
gelo , & Dominorum Urbis Confervatorum ,
videlicet Laurentii de Magliotiis cum fuis fo-
cns , quod Deus mittat Pacem per totunu
Mundum, & fiat unio Papse; ac etiam prop-
ter maximam careftiam panis , qui tunc tem-
pore non inveniebatur per Urbem per nul-
lum denarium , & inccepit dicta careftia die
Luna: 16. di<Sti menfis , & duravit ufque....
Item ifto die Mercurii videliceti8 di£ti men-
fls , ego Antoniusemi panem groflum, quem
canes alio tempore non comedebant, pro per-
fona mea , qui primo non valebat nifi duos
denartos , modo emi pro quatuor denartis , &
non potui emere nifi unum pro perfona mea .
Menfis Aprilis die Jovis 5. fun oftenfa Vero-
nica propter maxiraam careftiam panis , qui
non inveniebatur ad emendum per totam Ur-
bem , 8s Peregrini non poterant ftare nifi por
taffent panem cum eis . -Die Veneris 6. dicti
menfis , venienoes Peregrini de Campagnano
verfus Romam interfecerunt in via in loco ,
qui dicitur Turre de Vacano, Petrum de Ca-
ftello cum duobus fuis famulis , credentes ,
quod elTent latrones . Tunc alii focii dicti Pe
tri exiverunc armati de diclo Caftro Campa
gnani , & interfecerunt multos Peregrinos m
fupradidto loco Turris Vacani . Item eodem_
die poft horam Vefperorum venerunt novann
Roma de fupra diclis ; tunc ftatim exiverunt
aliqui de Caporalibus Pauli de Urfinis armati
equeftres per Portam Viridariam ad mterfi
ciendum Peregrinos , & multos interfecerunt;
& dehoc Paulus de Urfinis nihil fcivit . Item
ftatim Paulus de Urfinis mifit Beccannum_
equeftrem , quod ifta mala non fierent plus ,
& ita fuit factum , & hoc fuit in Qjs»drage-
fima in hebdoroada de Paflione . Item dte_
Mercurii XI. difti menfis , per Reverendtfli-
mum in Chrifto Patrem & Dominum Domi
num Petrum Cardinalem tituli Sandti Angeli
tunc Legatum in Urbe fecit & creavit noyi-
ter Banderefios propter guerram Regts Vin-
ceslai , ac etiam careftiam panis , qui non_
inveniebatur per totam Urbem , ac etiam llto
die fupradi&o venerunt mulrse Gakte , ac
etiam multa alia Fufta , & intraverunt la to-
ce it Roma , & poft introitum fteterunc ibi ,
& dicebatur , quod vokbant capere Oftia_ .
Banderefii (unt ifti , videlicet . In pnmis de
Reeiore Montium Nardus Venectint. Itern_
de Keaione Sancfti Angeli Ne^ius Tozuli .
Qnatuor item de Regione Pontis Johannes
Facie , de Regione Parionis Ceccus Antonn ,
de Reeione Pinese Schoco.de RegioneTrani-
tiberim Sabbas Lelli Verfi . Notarius Soc.e-
taus. ltem de Regione Campi Martn Mare-
fchalchi Societatis . Item de Regione Tr.v.i
Cota Lelli Cervelli , de Regione Pontis Bu-
tius de Sanguineis. Confervatores Urbis. Item
de Regione Columnse Domimcus Palofit , de
Reeiofe Trivii Lellus Cecchi Oftavim , de
Reg.one Arenull* Johannes Nutii . Item die
lovis fcilicet i*. didki menfis , omnes ifti Ot-
ficiales v.delicet Banderefii de roane tntrave-
runt in Palatium Apoftolicm , & J^verunt
in manibus Domini Card.nalis de Sanclo An-
eelo effe fideles Sandtse matr.s Ecclefise , 5c
receperunt banderas confuetas tempore anu-
quo uti Dominorum Banderefiorum , videli-
cet de novo faftas , & adhuc non completas
cum Signo Pavefati & Bal.ften ; & po&hoc
delcenderunt de difto PaUtio cuin dtcftisBan-
deriis in manibus portantes cum Tamburino,
& unam Trombetam , ut moris eft . Et qua-
tuor eorum Confiliarii cum bacuhs in manu,
8c iverunt verfus Capitolium , & ibi in Ca-
pitolio fuerunt recepti difti Baoderefii ab
omnibus Capitibus Regionum cum banderiis,
ut moris eft, cum magno gaudio. Item poft
receptionem iverunt ad eorum Palatiutn , ubi
primo eorum refidentia utebatur, & ibi fece-
runt refidentiam .
Menfis Aprilis die Lunse 16. venit RexVin r
cislaus Rex Neapolitanus per terram cum ma-
ximo exercitu , & pofuit Campum circum-
quaque Oftiam, tam per aquam , quam per
terram . Item die Mercurii 18. didti menfis ,
fecit dictus Rex dare battaliam dictse Civitati
Oftise , & per vim habuit di&am Civitatera ,
ut dicebatur . Deus fcit veritatem , quunu
Cuftodes Civitatis erant Baptifta Pauli Gotii
de Regione Areiiulae , & lo Spallato cum fo-
ciis ftipendtariis Urbis . Die Veneris io. dicli
menfis Aprilis me Antonio vidente venit fu-
pradidtus Rex Vincislaus de Campo Ofttse
verstis Romam, & pofuit Campum tn Eccle-
fia Sandti Pauli Apoftoli extra Urbem una
cum Comite Trojse, cum Comite Carrarise ,
Gentile de Monterano , & cum multis aliis
Comitibus & Baronibus , ac etiam militibus
Neapolitanis , ac etiam cum Jchanne de Co-
lumna, Nicolao de Columna , Baptifta deSa-
bellis , & Ludovico nepote olim Papa? Inno-
centii VII. Item in pofitione campi multi de
gentibus armorum di&i Regis currerunt uf-
que ad Portam vocatam Sancli Pault ; tunc
ibi ftabat Paulus de Urfinis cum tota gente_
fua , & dimifit exire extra diftam Portam-
Beccarinum cum quadraginta equis vedus
gentem difti Regis, & hibuit duabus victbus
vidloriam diftus Beccarinus , videlicet quod
cepit fexdecim homines armorum diclt Regis,
& quatuor pedeftres . Item in didto die fuit
defunftus Dominus Mifcius Marchifciano ho-
ra Vefperorum . Die Sabbati tt. di6ti menfis,
me Antonio vidente , & exiftente in Monte_.
Teftacia multas Trabsccas , alias tendas dicti
D Regis circumquaque Ecclefiam Sancli Pauli
Apoftoli; de numero ignoro.Ifto die vtdi ^e-
nire per flumen ii. infter Galeas , 8c alios
Navigios magnos cum velis dilphcitis . Iteta
ifto die fuit locutus Paulus de Urfinis cum_
Comite Trojce, 8c cum Comite Carranse ver-
sus Tranftiberim in loco , qut dtcitur Preta-
papi 0"d d\a\ fuerint loquuti , & ordtnati,
nefcimus . Item i(to die vidt Dominos de Ca-
pitibus Regionuin, videlicet de Regione San-
&i Angeli , de Regione Ripos cuftodientes
muros Civitatis in loco videlicet, ubi dic.tur
U SmoWa , videlicet in Teftacio , ac tninu
ponere tendam in Teftacio propter cuftod.am
Civitatis. Ifto die vidi quatuor bander.as iu-
E oer Ecclefiam Sanfti Pauli Apottolt (upra_,
' Tribunam difti Regis, videlicet una cu-n-
fieno Ecclefise, una cum figno Papae, unacum
fieno Populi Romani , 8c una cum dgno di-
cf. Reeis tempore fuprad &orum Domtnorum
Banderefiorum, 8c Confervatorum . Multunu
eflet fcribendum.quod dimifi tn calamo.ltem
ifto die videlicet Sabbato u difti menfis ,
nuod fuit locutus Paulus de Urfinis, v.deltcet
cum Comice Troj*. 8e cum Comite Carranae
in loco uc fupra, ordmaverunc , 8c delibera-
verunc in cocum , quod Dominus R x nabe-
rec Romam. Die Lunse *J dii»! menfis, qui
fuit feftus Saocli Gcorgii, Doarini Banderea-
>
5? i D I A
fes omnes dimiferunt officia , 8c mazzas , &
afcendit Senator proDomino R?ge Capitolium
Dominus Jannottus Torti . Item ifto die in-
coeperunt intrare in Urbem tam equeftres ,
quara pedeftres omnes gentes armorum Do-
mini Regis Ladislai ad recipiendum ftantiam
pro incroitu di&i Regis . Item ifto die habuit
dictus Rex per manusPauli de Urfinis omnes
Pontes Urbis, & omnes Portas Civitatis in-
dominium. Hic receflit Dominus Cardinalis
de Sanclo Angelo . Die Dominico 22. dicti
menfis poft occafum Solis intravit in Regio-
nem Tranftiberim Sabbas Guafri cum aliis
focii» , & vulneravit Jacobellum fimiliter cum
filio fuo ufque ad mortem , ita quod poft pau-
cos dies mortuus eft fupradictus Jacobellus .
Dte Martis 23. dicli menfis , ego Antonius
«na cum Thoma ivi per Regionem Tranfti-
berim , 6c exivi per Portam Portefe , & ivi-
mus versus Pecrampapae, & in capite vinea-
rum dicti loci invenimus unum pulcherrimum
Pontem faclum per gentem dicvbi Domini Re-
gis fuper 14. barchas longum numero 57. paf-
fus, & largum numero 6. Item poftmodum^
ivimus per campum , & vidimus multa alia_>.
Item vidimus in Palatio SantSit Pauli Apoftoli
fupradictum Dominum Regem cum multis
Baronibus Neapolitanis , & Romanis , videli-
cet Comite Troja;, Comite Carraria: , Paulo
de Urfinis, Domino Nicolao de Columna^ ,
Baptifta de Sabellis , Alverino Gentile de_
Monterano cum multis aliis, facientem ma-
gnum feftum. Supradicius Dominus Rex cum
iupradictis- Dominis Baronibus , & fpecialiter
cum Paulo de Urfinis faciebac magnum fe-
rtum. Menfts Aprilis die Mercurii 25. dicTri
menfis, qua? fuit feftuoi Sancti Marci Evan-
geliftse, de mane bona hora , fecimus Procef-
fionem de Sanclo Petro ufque ad Sandtum_
Alarcum , ut moris eft , & ftatim fuimus re-
verfi propter timorem domorum , quod fti
cendiarii Domini Regis non reciperent no-
bis. Item propter cauflam fupradiftam Pras-i
ceptor Sancli Spiritus non fecir Proceffionem.'
Ifto die rnane receflic Dominus Rex Vinceslaus
de Sandio Paulo Apoftolo cum toto exercitu,
& venit versus Urbem una cum iftis Baroni-
bus Romanis , videlicet Pauk) de Urfinis, Gen-
tile de Urfinis videlicet de Campo , Baptifta
de Sabellis, Comite Alverino , Nicolao de_
Columna, Johanne de Columna,ac etiamcum
multis aliis Baronibus Romanis . De nomine
ignoro; de numero Dominorum Neapolitano-
rum ignoro; ac etiam cmn Dominis Comiti-
bus, videlicet cum Domino Comite Troja;, tk
Comite Carrarise. Item poftquam pervenit ad
Portam Sancti Pauli fupradidius DominusRex
licentiavit iftos Barones Urbis , videlicet Ni-
Colaum de Columna, Johannem deColumna ,
Baptiftam de Sabellis, Alverinum , & multos
alios , fic dicendo : Andatc per li fjtti vofiri,
& non intrate in Roma pcr fino a tanto , cbe io
non mando per voi &c. Item poftmodum jn-
travit diftam Porram Sanfti Pauli , videlicet
Urbem Romam, & intravit per Pontem San-
ctse Marias, & venit per Regionem Tranfti-
berim , & cxivit per Portam Settignanam , &
intravit Palatium Domini Papa; , & incoepit
facere refidentiam in dicto Palatio , videlicet
in loco, ubi moratur Camerarius Domini Pa-
pa;, & venit fub pallio facto per Dominos
Romanos; & Romani R-cerunc fibi magnumu
feftum cum palmis & faculis , ficut fit in fe.
«fto 5an£ia; Marise de medio Augufti . Item de
I U M
99%
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fero fuerunt pulfatas campanaj per totam TJr^
bem , & fuerunt facli fanones , ut moris eft .
Multum effet fcribendum, quod dimifi in ca-
lamo. Item ifto die non obftantibus aliis, Do-
mini Capita Regionum cum Banderiis fociave-
runt fupradictum Dominum Regem de Porta
Sancti Pauli ufque ad fupradicturh Palatiunu.
Domini Papse femperclamando viavialo 'mpe-
radore . Item poftquam defcendit de equo fa.
pradictus Dominus Rex in fupradicto Palatio
Apoftolico donavic equum, quem ipfe equi-
tabit , fupradictis Capitibus Regionum Urbis.
Item Capita Regionum tunc tempore erint
ifti , tn primis , de Regione Pontis Petrus Pau-
lus Palonus : de Regione Parionis Mutius Mat-
tha;i : Federico de Regione Tranftiberim : Mat-
tiotio cum ali»s eorum fociis . Palliutn , fub
quo ipfe venic , fuit totum fractum. Itemifto
die tota gens armorum Pauli de Urfinis exi-
vit de Roma, & de Portica Sandii Petri , &
ivit ad ftantiam alla Valca , & ibi ftecit per
Die Dominico 29. dicti tnenfis, Do-
mtnus Rex Vinceslaus fecit Officiales fuos
novos , videlicet Confervatores , Capita Re-
gionum, & alios Officiales , & caftavic illos
faclos per Dominum Cardinalem de Sandto
Angelo . In primis Confervatores func ifti :
Baptifta Pauli Gotii de Regione Arenula; :
Cecco Caniftrello Regionis Tranftiberim : C.
lo Stoppofo de Regione Campi Martii . Capi-
ta Regionum : Paulus Villafandia de Regione
j Tranftiberim cum fuis fociis. Die Luna; ulti-
| mo fupradicti menfis, equitavit prima vicc_
fupradictus Dominus Rex de Palatio Apofto-
lico per Urbem, & equitavit per Settigna-
num, vidslicet per Regionero Tranftiberim ,
& per viam fupradictam reverfus eft ad Pa-
latium Apoftolicum. Propter Caftrum Sanfti
Angeli noluit equitare per Pontem San&iPe-
tri , quia non habebat dominium ditSii Caftri.
Menfis Maji die Veneris 25. dicli menfis , de
mandato Domini Regis Vinceslai fuit fadium
Parcum in platea Sandli Petri Principis Apo-
ftolorum de Urbe , quia debebant pratliare-
duo in didio Parco , videlicet Raynaldus de
Gafcogna, & Pier de Montecchio . Item die
Sabbati 2<S. fupradidli menfis de mane antc—
ortum Solis, fueruot extenfi duo paviliones
ante fupradidium Parcum , primum in pedt-i
fcalarum Sancli Petri, videlicet pro perfona-
fupradidi Raynaldi de Gafcogna, quod pavi-
lionum erac Domini Ludovici . Item fecundus
pavilionus , qui erac Domini Chriftophort
Gaitani,fuit extenfus in roedio Placea; fupra-
difta; San6ii Pecri , videlicec pro perfona Pter
de Montecchio. Item die fupradiclo in plate*
majori Sancli Petri fuit congregatus totusPo*
pulus, videlicet gentes ArmorumDominiRe-
gis equeftres & pedeftres, ac etiam Populus
Romanus ad videndum proeliare fupradiclos
in fupradiclo Parco , videlicet Raynaldus , &
Pier de Montecchio . Item quafi hora fexta:
fupradidii intraverunt fupradicluro Parcunu ,
& prceliaverunt fimul ambo , ut dictum futc
per diclum Populum fupradidium . Habutt
vifioriam Pier de Montecchio , quia vulnera-
vit in tribus vulneribus in manu fimftra fu-
pradicium Raynaldum . Die Martis 29. fupra-
difli menfis , vidi ego Antonius Petn murare
& atcurare omnes Porcas Urbis de mandaco
fupradi^i Domini Regis, Porcam SanctiPau-
li, Portam Accia;, Porcam Lacinam, Porcam
j Sanfti Johannis Laterani, Portam SandiiLau-
I rcntii extra muros , §5 Portam Popult , «
oranss
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5»P4
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•mnes alias Portas Urbis . .
Die Venerts_ primo menfis Junii hord Ve-
fperorum , fuit interfedtus unus Judseus Medi-
cus , noviter fadtus Medicus Domini Regis
Vinceslai. Propter invidiam fuit interfeclus,
ut dicebatur . Fuit interfetStus per viam Setti-
gnanarn in loco prope Portam novam , vide-
licet prope hortum Sancti Spiritus. Nomen_
Judaei fupradi<Sti eft Mose. Die Sabbati 2. di-
c"li menfis, fuit captus unus alius Judasus Me-
dicus nomint Helia, 8c pofitus in carceribus,
videlicet in Cancellariam Capitolii, & de no
cte fequeuti fuit martyrizatus , 8c confeflus
eft , quod ip(e fecit inteificere fupradiclum-
Judseum Medicum nomine Mose propter in-
vidiam, quia erat melior Medicus, quam fu
pradictus Helias . Die Martis 5. miiit Domi-
nus Rex Vinceslaus Dominum Jacobum de_
Garganis cum aliis Dominis Neapolitanis , 8c
Ceccorum ad recipiendum pofleflionem Peru
fise cum pertinentiis fuis. Item ifto die Mar-
tis V. dicli menfis fuerunt capti Johannes
Raynaldus alias lo Barone Caferego cum uno
alio focio in Subereia in Loco , qui dicuur
& legati collo per le ad arbo-
rem cum manibus retro, ac etiam in collo per
talem modum, quod d.ctus Baronus mortuus
cft, & du&us in Ronum, 8c fepultus in F.c-
clefia Sancli Jacobi de Scoffacaballo ; & fo-
cius fuus vovit fe Beato Petro , Sc Iiberatus
eft per gratiam Dei , & Beati Petri Apoftoli
Item die Jovis 7 fupradicSti menfis vemt 111-.
Romam Dominus Johannes olim frater Domi
ni Bonifacn Papae IX. Die Veneris 8. fupra
di6ti menfis, venerunt novaj , quod Dominus
Cardinalis de Flotentia mortuus eft m Pilis ,
& translatus de Pifis ad Florentiam , Sc ibi
eftfepultus. Infra iflud tempus venerunt Ain-
bafciatores Doroinorum Florentinorum, 8c de
Senis in Romam ad Dominum Regem V.n-
ceslaum, Die Sabbati 9. fupradicli mer.fts ho
ra Vefperorum, venerunt An bafcutoas Uo
minorum de Luca ad fupradi<Stum Doinmurtiw
Regem Vinceslaum . Multa eflent (c.ibenda ,
quss dimitto in calamo Die Domin.co X. fu-
prad.tSH menfis Junii , fecerunt concord.am-
cum Domino Rege Vinceslao Ambafc.atores
Florentinorum per talem modum , utd.ce-
batur. In prim.s diclum fu.t, quod dedenmt
fupradiclo Domino Regi ducatos quadrag.nta
millia, 8c poftmodum Dominus Rex fuprad.
clus debebat mittere quingentas Lanceas «0
tis armorum de gente fua pro Dom.no noltro
Pa D a • 8c ipfi Domini Florent.ni prom.icrunt
fiS dare p4,m, 8c ita faftbtr , eft. D.e Mar-
,is i^. fbpraditai menfis ho.a Vefperorum de-
fcendit per aquam de Caftro Santft. Angeli
Petrus Francalancia nepos Nicola. Thom*
Beneficiati noftr. , & quando capiebat duStam
aquam, prope Pontem Samfti Petr, cecidit ,n
fiumen , 8c affoga.us eft. Verum eft :, quod
ftatim fuit captus , & «a mortuus fu.t : porta-
tus ad Ecclefiam Sanft. Laurent.i de P.fc -
bus 8c ibi eft fepultus. D.e Mercun. I}. fu-
pradiai menf.s Junii hora Velperorum , fue-
£nt maximi ton.tri , lamp. , aqua , 8c gran-
dol . Tunc ego Antonius eram m v.nea cum
, Thoma; ac etiam fuit max.mus ventus . Su-
prad,<Sta tempeftas fec.t max.mum damnum-
fn vine.s. D.e Jovis .4- dift. ntienfis, qus fu.t
feftum Corpor s Chrilti , .vimus ego Anto
nius ScThomas fclavus famulus Dom.n. Gu -
Helmi ad Sanftum Johannem .n Laterano ad
Indulgentiam. In rcverfionc .v.mus w Tcfta-
cia ad videndum currere Pallium , quod fol-
vunt Velletrani , ut moris eft . Capuit dxStum
Pallium equOs Jacobi de Tagliacozzo. Iiemj
in reverfione venimus per Regionem Tranf-
tiberim . Tunc in ditSta Regione invenimus
pulfantes omnes campanas San(St£E Marise de_
difta Regione , & concurrentem totum Popu-
lum tam viri , quam mulieres de dicli Re-
gione ad didtam Ecclefiam ; & fic nos etiam_i
ivimns. Tunc invenimus ibi totam Curiarru
Capidolii , videlicetConfervatores, Baptiftam
Pauli Gotii , 8c Cecchum Caniftelle cum alio
focio, 8c Marefcalchi, videhcet ColaThebal-
di de Cantellariis cum fociis fuis , 8c Capita
Regionum , vidc-licet Petrus Vellafca cum fo-
ciis fuis . Item poft congregationem Populi ,
irti Domini Capitolii cum rjxSto Populo ive-
runt ad Sacriftiam fupradicl* Ecclefia;, 8c ibi
in dicta Sacr.ftia franxerunt unam Caffam , 8c
in di<StaCa(Ia invenerunt unum pulchsrrimum
Tabemaculura deauratum cum fmaltis , in_
quo Tabernaculo ftabjt Caput San<Sti Anafta-
fii Martyris , 8c unum aliura Tabernaculutru
parvum de criftallo circuitum de argento de-
aurato valde pulcrum cum cerebro fupradicti
Capitis . Q.uare erant in dicSta Sacriftia fupra-
diclas Reliquiie, quia Dominus Cardinalis de
SantSto Angelo portaverjt , quando impofuit
datam omnibus Ecclefiis Uibis . Item fupra-
di<Staj Reliquias fuerunt reftituta; ab omni Po-
pulo Domino Abbati SaniSti Anaftafii, 8c fa-
tStum fibi mandatum per fupra:h<Stos Dominos,
quod deberet eas bene cultodire : Item iito
die fuit mortuus unus Stioendiarius de equo
in platea Hermenorum, 8c fepultus in Eccle-
fia Sanctorum Celfi & Juliani. Menfis Junii
die Sabbati 25. quae fuit vigdia SantSti Johan-
nis Baptilta; di<Sti menfis, exivit de Roma_,
videlicet de Palatio Apoftolico SantSti Petrt
Dominus Rex Vinceslaus cum Comite Cafer-
& aliis Dominls Neapolitanis ; 8c equka-
tae , ~ - - — r .
vit per Regionem Tranftiberim . Propter Ca-
ftrum SantSti Angeli , noluit equitare per Pon-
tem , & exivit per Portam Si,,<St. Johannis iti
Laterano, 8c ivit vershs Mirinum , 8c ibi fe.
cit refidentiani per iftum diem fupradi<Stum-.
Item alio die ex.vit de Marino , 8c equitavit
versus Neapolim . Item ifto die CupraditSto ,
videlicet die Sabbati di<Sti menfis , exivit Pau-
lus de Uifinis de Roma cum Comite Carra-
ris, 8c Ludovico, tamquam Stipendiarii Do-
mini Regis per Portam Viridariam , 8c ive-
runt, ut mandavit eis Dominus Rex fupradi-
aus. Iiem ilto die etiam mandavit fupradi-
(Stus Dominus Rex Vinceslaus omnibus Ba-
ronibus Urbis , quod nullus debet intrare_.
Romam ufqtie ad reverfionem fuam , vel lpfe
Dominus Rex mandabat eis. Barones fuerunt
ifli , videlicet in primis Comes Tagliacotii ,
Gentilis de Campofloras, Gentilis de Monte^,
Jordano , Johannes de Columna , Dominus
Nicolaus de Columna , Jordanus de Cave_,
haptifta de Sabellis , Almerinus Comes , &
multi alii, quorum nomina ignoro . Ifto die_
fupraditSto, dimifit fupradiftus Dominus Rex
pro cuftodia Urbis Dominum Senatorem , &
DominumChriftophorum Gietanum, acetiam
Dominos Coufervatores , 8c Capita Regtonum
per eum fa<Sta. Die Jovis 28. ditft. menfis ,
quae fuit Vigilia SantStorum Apoftolorum Pe-
tri 8c Pauh , fecerunt collationera Dom.n. de
Cap.tulo Bafilics Principis Apoftolortim dc-,
Urbe, ut moriseft, in qua collatione fmt di-
vifio, videlicet medietates Dominorum Cano-
nico-
»5
D I A
aicorum, Beneflciatorum , & Clcricoram , fe-
cerunt collationem in Capitulo majori, & aha
medietas dictorum Domioorum fccerunt di-
<£tam collationem in domo Domioi Alcararii ,
videlicet pbft Vefperas , & poft Vigiliam-
Sancli Petri . Ex una parte tuit Dominu9 Ja-
cobus de Tadalliois .; ex altera parte fuit Do-
rainus Paulus de Viterbio. Die Sabbati ulti-
mo di&i menfis de nodte fuerunt furati qua-
tuor faculoni fuper Caocellos Santftt Petri
prope Altare majus , .videlicet faculonos Do-
mini Angeli de Viterbio , Domini Johannis
Pauli , Domini Matthia? de Toftis , & Domini
Petri de Nigris , qui faculoni fuerunt pofitt in
Vigilia fefti Apoftolorum Petri & Pauli , ut
moris eft, cum aliis faculonibns aliorum Do-
minorum Canonicorum . Item ifto die fupra-
di&o , fuit fadtum mandatum per Dominum
Senatorem e\ parte Domini Regis certis Ro-
raanis, quod debeant exire de Roma , & ire
versiis Neapolim per totum diem Sabbati pro-
xime futuri, videlicet 7. menfis Julii .
Die Sabbati 7. menfis Julii, exiverunt de^
Roma de mandato Dofflioi Senatoris , & Do-
minorum Confervatorum , videlicet Baptiftas
PauK Gotii cum fuis fociis, ce«i Romani.In
primis Nardus Vene&ini , de Regione Cara-
pitelli Colutia Pierjarinino; de Regione San-
c"ti Angeli Tiocciolo ; de Regione Columnas
Dominicus Palofci ; de Regione Pontis Lau-
rentius de Magiftris, & Mattutius Nardi Spe-
tiarii; de Regione Trivii Lellus Cecchi O&a-
viani ; de Regione Rips Aotooius Laurentii
Guidolint ; de Regione Tranftiberim Filius
Cecchi della Togia , Cecchus Duraoili , Colo
de Nec"tolo, Valerianqs, &Coletta dello Zap-
po. Item ifto die fupradidto, pofuerunt fe in
barca hora ante ortum Solis in loco , qui di-
citur Ripa in ea , & recefferunt , 8e Iverunt
versus Neapolim . Die Martis 17. dicti menfis,
quas fuit feftum Sancli Alexii Confeflbris hora
Miflse Mortuorum .in Bafilica Principis Apofto-
lorum de Urbe , fuerunt reverfa? de campo
illae getites armorum , quas miferat Dominus
Rex Vinceslaus per Domihum Papam Grego-
rium XIL , videlicet Dominus Comes Troja? ,
Gentilis de Monterane^ Tutius de Paterno ,
& multi alii Domini , quorum nomina igno-
ro; & dicebatur , quod Dominns Papa noluit
recedere de Lucca. Item Paulus de Urfinis
remanfit in Caftris fuis cum tota gente (ua_,
Ludovicus remanfic nella Marca , tamquam_
Stipendiarii fupradi&i Dominr Regis ad cu-
ftodiendum, uc eis mandavit fupradidtus Do-
minus Rex . Item etiam Dominus Comes Car-
raria? remanfit com fupradiclo Paulo de Ur-
finis ad cuftodiendum . Die Mercurii 18. di-
«Sti menfis , receflit de Roma ante ortum So-
lis Dominus Chriftophorus Gaetanus , ac Co-
mes Bracha, & iverunt versus Neapolim de_
mandato fupradi&i Domini Regis . Eodem_
die , venerunt multi Corteliani de Lucca , in
ter quos venit Dominus Epifcopus de Mel-
phi , & Frater Johannes de Bauco Bullator
Domini Gregorii Papa? XII. Die Jovis 19. di-
ifti -meofis , recefferuot de Roma , videlicet
Comes Troja? , & Dominus Julius Miles Nea-
politaous cum tota gente armorum , & ive-
runt vershs Neapolim de roandato fupradi&i
Domini Regis. Io Urbe remanferunt pro cu-
ftodia Gentilis de Monterano , & Tutius de—
Paterno cum tota gente eorum. Die Martis
»4. didti menfis Julii , qua? fuit Vigilia SancTri
Jacobi Apoftoli de nocle , fuit tnventus Leo-
R
A
B
D
I V M w< s
nus Capidolit per Marefcalchos in pede fc*«;"
larum dicti Capidolii . Di&i Marefcalchi, vi- j
delicet Cola de Thebaldo Cancellarius cunr
fociis fecerunt capere dicStum Leonem , fic
conducere eum, ubi ftabat alius Leoous . Item
ifte Leonus ivit per totam Urbem, ac etiaraj
extra iocipiendo a die quarto poft receffumi
DominiRegis. Item ifto die receflit Dominut
Comes Troja? de mane , & ivit versus Neapo-
lim de mandato Domini Regis. Die Sabbaci,
qua? fuit Vigilia Sancla? Maria? <le Nive 4.
me.tfis Augufti , feoerunt delere Arma Domi-
ni de Urfinis , Beccius & Petrtis de Sangui-
neis de Palatio San&i Apollinaris , & pingere
Arma Domini Regis Vinceslai. Item ifto die,
vidi ego Antontus, quaudo ivi pro Indulgen-
tia, depidlam Armam Nepotis Papas Gregorii
Xll. in Ecciefia Sancti Petri ad vrncnla tam»
3uam Cardinalis novus , videlicet quia Papa
edit fibi illum titulum . Die Lunse 6V dic^
menfis Augufti de- mane hoti Mifla? Bafilica
Sanfti Petri, fuit bandum per totam Urbenu
ex parte Domini Senatoris , & Dominorun4
Confervatorum , videlicet' Baptifta? Pauli Go-
tii cum fociis , quod omnes Jocatores in fefto
Affomtionis Beatse Muas Virginis non de»
bea6t ponere in facuiis Arma Domioi Papit
Gregorii XII., nec eum nominare pro Papa,
& ita faftum fuit . Die Sabbati 18. didi me&.
fis Augufti de mane hora Miffss SaocSti Johao.
nis in Laterano , de mandato Domint Regts
Vinceslai exiverunt de Roma , & exiverunt
versbs Neapolim , videlicet Baptifta Pauli Go-
tii , Dominus Abbas San&i Anaftafii , & Do-
roinus Nardus Dominici cum multis aliis Ro-
manis , tunc tempore Confervat^res Camera
Urbis, videlicet Dominus Johannes Baptifta_«
Pauli Gotii . Item fupradiclus Confervator
Baptifta Pauli Gotii reverfas eft de Neapoli
Miles effe<Stus per Dominum Regem Ladif.
laum . Item in fua reverfione fuit fa<£tura ma-
gnum feftum per totam Urbem, videlicet de
tftis . Die Dominico fecunda menfis Septera-
bris Pontificatus Domini Gregbrii Papse XII.
poft Miflam majorem noftr* Bafilicx, futt re-
verfus de Curi» , videlicet de Senis Domioos
Jacobus de Calvis , & Aogelus Pauli . Itenu
heic iocoeperuht pernotStare , & die fequentt
fervire, ut moris eft. Item verum eft, quod
Dominus Jacobus (upradidtus venit Vicariui
Bafiltcas fupradicSka; fac>us per Dominom An-
tooium Cardioalem Tudertinum Archipresby-
terum didta? Bafilica?. Die Veneris 7. fupra-
difti menfis , fuic capcus Johannes de Vecral-
la nunc de Regione Traoftiberim cognatus
Jacobi Tafani de di£a Regione Tranftiberim,
& duilus tn Cancellaria Capitolii. Item fuit
martirizatusinaculeo, & fuit confefla», quod
dixit roalum de ftatu Domini Regis Vincef-
lat, & de fuis OfHcialibus , videlicet Domtoo
Baptifta Pauli Gotii de Regione Arenula?, &
Domino Cecco Caneftrello de Regione Traof-
tiberim Confervatoribus Urbis . Die Sabbatf
8. fupradicli menfis , qua? fuit fcftum Nativt-
tatis Sanfta? Marias Vtrginis, fupradi«aus Do-
minus Jacobus de Calvis in Vefperis fectt fie-
ri Capitulum in. Sacriftia. ininori , ut mor«
eft , & in difto Capitulo fecit legere anam-
Bullam ex parte fupradiai Dommt Papss,
quod Domini Canonici debeant obedtre fu-
pradi&um Domtnum Cardinakm ,. vel ejos
Vicarium . Et hoc fecit Dominus Papa prop-
ter bonitatem Dominorum Canonieorotn di«»
Bafilic* . Item ifto die fuit denunciarus Ca-
»era-
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B
>„ R O M
tterarius Vinearum per literas Domini Cardi-
nalis Archipresbytori noftri tranfmiffas dc
Curia fupradicta , videlicet Dominus Petrus
de Panolphinis. Item fupradictus Canonicut
iuravit officium ftatim didti Camerariatus in-
manibus Prioris , & Vicarii , ut moris eft.
Item die Sabbati n. fupradicti menfis Sep-
tembris, fupradidtus Johannes de Vetralla fuit
propter fupradidta verba fruftatus de Capito-
lio ufque in Campo Florse , & reincarceratus
in fupradictara Cancellariam Capitolii . Item-
fupradictus Johannes fuit terrafinatus ti<? Ro-
ma per fupradictos Dominos , videlicet Sena-
torem & Confervatores Urbis . Die Domini-
co ultimo dicti menfis Septembris , venit de_
Neapoli Comes Trojs , & inrravit per Por.
tam Sandti Johannis de Laterano, & equita-
T it per Urbem ufque ad Palatium Sanct.
Apollinaris , & ibi fecit refidentiam in dicto
^DieMercur.i 3. menfis Octobris horsi Vef-
perorum intravit per Portam Caftri Sanct.
Aneeli Ser Polo Nepos Papse Gregoru XII. ,
gc equicavit per Pontem Sandti Petri ufquead
domum Satri de Regione Campitelli , & ibi
fecit refidentiam per unum diem . Item itto
die & hora fupradicta Dominus Senator Ur
bis fecir fibi focietatem cum maximo honore
ufque ad domum fupradictam . Item itto die
videlicet Mercurii 3. dicti menfis Odtobr.s
iiora Vefperorum , fuit ex.radtus de Cancel-
laria Capitolii fupradidtus Johannes de Ve-
tralla, & terrafinatus in Anania durante tem
pore fupradidti Doroini Senatoris Urbis , .delt
M officii Senatoris , & per unum menfem-
plus. Die Jovis 4. difti menfis Octobr.s, quse
fuit feftum Sandti Francifci . exiv.t de Roma
fupradictus Nepos Domini Papaj curn maxi-
rna pluvia,& equitavit versus Neapohm.Die
Sabbati 6. dicti menfis exivit de Roma fupra-
dictus Dominus Johannes de Vetralla, 8civit
vershs Civitatem Ananise taroquara terrafina-
tus per Dominos lupradictos , videlicet Do-
imnuro Senatorem & DominosConieryatores,
videlicet per Dominum Gocium Pauri Ootn
cum fociis. Die Dominico 7. fuprad.6t.men-
fis Oaobris , fuit in prandio Dom.nus Comes
Troise cum Bictutio de Corneto Caftellano
Caftri Sancti Angeli de Urbe, & feceruntma-
gnum feftum fimul , & pulfaverunt in hora_
prandii bene tribus vicibus Tubettam fupra-
didti Domini Comitis Trojse f u P rad , I<fto
Caftro Sancti Angeli . Menfis Octobr.s d.e^
Martis decima fexta hora ftat.m poft occa-
fum Solis , Dominus Guihelmus Petn, Lucas
Pippi, & ego Antonius Petri ivimus ad cos
«andumcum Domino Jacobo de Calv.s V-
cario noftrse Bafil.casin Harad.fo ,n domo Fra-
tris Johann.s de Bulla . Item m it.nere : hora
fuprad.cta nos fupradifti cum multis ahis de
Platea Sancli Petri , videlicet Matth.a Capo-
decarne, Agefilao Theodori meoTabernar.o,
t Johanne Cioneo cum multis al.is v.d.mus
unam pulcherrimaro ftellam ™ventemdeco^
lo de Turione,& ven.entem versus Caftrum
SanCti Angeli cum duabus aliis ftelhs parv.s
radiantibuf & fplendentibus fub d.cto c*lo .
EqoS nos orones fuimus mirati de tal. figno
Jer nos tunc vifo. Indiftione a.menfls Ofto-
gris die Sabbati z 7 .hoti Vefperorum u.t re
verfus Nepos Domini Pap^ Gregon. XII.
SS cet S P er Polo, de Neapoli & fec.t refi-
dentiaro in dom.bus Satri de Reg.one Caro-
pitelli Icem die Domin.co 28. didt. menlis ,
¥ Tom. XXIV.
A N U M. S><>8
Al quae fuit feftum Sanctorum Apoftolorum Si
V|U«C 1UIL H-UUIll UailV/bUlUlu ..^Wl.uiui ..... ~.
monis & Judse, venit in Bafilica San£t. Petri
fupradiftus Ser Polo , & cum eo Dotninut
Julius Caefar de Neapoli , & audiverunt Mif-
fam ambo cum multis aliis in Capella Boni-
facii Paps VIII. , & Miffam celebravit Bla-
xiolus Benefitiatus fupradiclaj Capella: . Itera
die Lunas «9. fupradi&i menfis , receffit fa-
pradictus Ser Polo de Roma , & ivit verfut
Viterbium , & fociavit eum fupradidtus Do-
rninns Julius Csiarufque adViterbium. Item
die Mercurii ultimo didti menfis , fuit rever-
fus fupradictus Dominus Julius Caefar , &
intravit Urbem per Portam Viridariam . Die
Jovis primo menfis Noverobris , quas fuit fe-
fturo omnium Sandtorum , in Caftro Santfti
Angeli pulfaverunt de mane tubettse Domini
Regis Vinceslai , & Jannonis de Tortis Sena-
toris Urbis. Die SabbatiX. fupradicli menfis,
de mandato Domini Senatoris , videlicet Do-
mini Jannonis de Tortis ,&Doroinorum Con-
fervatorum tunc tempore Urbis , vid."licet
Domini Baptiftse Pauli Gotii cum fociis fue-
runtincoepti facere fofli ad omnes Portas Ur-
bis tam intus quam extiaPortas dictae Urbis.
DieLunae 3. menfis Decembris, exivit deRo-
ma de mane ante horam Tertiarum Butius de
Sanguineis , & ivit versiis Neapolim , & poft
paucos dies fuit reverfus Romam .
ANNO DOMINI MCCCClX.
IN nomine Domini amen , Anno Domini
1409. Indictione 1. menfis Januarn die^
Lunsen.qua; fuit feftum Sandta: AgnetisVir-
ginis & martyris . Venit unus ex familiaribut
Domini Cardinalis Tudertini de Arimino, &
porcavit unam Bullam , in qua Bulla cont.ne-
batur de facto Camerariatus Camerse Bafilicas
Principis Apoftolorum de Urbe , videlicet
tam Dominorum Canonicorum quam etianu,
Beneficiatorum electorum per fupradiaum Do-
minum Cardinalem Tudertinum Archypref-.
bvterum dictce Bafilicse propter defeaumDo-
minorum Canonicorum . Item d.e fupradiCla
D hord Vefperorum fuit lecta in Capitulo didta
Bulla, & fuerunt publicati difti Domin. Ca-
merarii tam Canonici quam etiam Beneficuti
pro uno anno proximo futuro , quorum no-
mina funt hsec . In primis . Dominus Petrus
Nardoli Doctor : Dominus Mitthias de Grat-
tulis: Dominus Laurentius Lelli,& Dora.nus
Antonius Liurenti. Canonici . Guillelmus Pe-
tri , & Cecchus Mandutii Beneficiat. orones
Camerarii , nemine contradicente de Capitu-
lo, immo acceptati per fupradiauro Capitu-
lum . Die Martis 22. fupradict. menfis , qu«
fuit feftum Sandtoruro Vincent.t & Anaftafu
hord Vefperoiurn , Dominus Jacobus de Cal-
vis V.carius d.^se Bafilicse congregavit iru.
Fi Capitulo omnes Beneficiatos , & poft congre-
gationem dictorum Beneficiatorum fuit locu-
fus multa verba bona , videlicet de Camera-
riatu acceptoruro . Item ftatim poft locuuo-
nem diaorum verborum Domin. Vicaru.Do-
mini Beneficiati dederunt voces , & fecerunt
Camerarios pro uno annoproxime futuroAn-
tonium Johannis Petri , & Angelum Paul. .
Item Mercurii ij. fupradia. menfis horiVef-
cerorum fuerunt publicati difti duo Benetl-
ciati Camerarii , & poft P ublicat . 10 " e "
mus omnes Beneficiat. ad domum di«i Domi-
ni Vicarii,& ibi fecimus bonarn collat.onero .
Menfis Martii die Martis 1*. quse fu.t fiftum
u U oancti
999
D
A R t U
Sandti Gregorii Pap« & Dodtoris , venit de_ j A
Marino Dominus Rex Vinceslaus Romam,&
intravit per Portam Sandti Laurentii extra_.
muros , & equitavit per Arcum Sandti Viti
in Macello per Torrem Comitum per viarr_,
quse dicitur SpogliaCbrijio per pedem Merca-
ti,&per Macellos Ripse, & intravit per Pon-
tem Judseorum, & per Regionem Tranftiberim
equitavit per viam fontis Sandtce Marice de didta
Regione Tranftiberim , & exivit per Portam
Settignani , & equitavit versus Porticam San-
«Sti Petri , & intravit Palatium Apoftolicum
Domini noftri Papse Gregorii XII. & ibi fecit
refidentiam per dies 16. didti menfis in dicto
Palatio Apoftolico. Item die fupraditSta , in-
travit cum fupradidto Domino Rege Comes
Bertoldus de Domo Urfinorum , & multi alii
Barones , & Milites Neapolitani . Die Sabba-
ti 16. menfis Martii , fupradidtus Dominus
Rex de mane fecit novos Offkiales Urbis.vi-
delicet Dominos Confervatores Camersc Ur-
bis. In primis , de Regione Montium Fran-
cifcum de Cerronibus ; de Regione Parionis
Nardum Dominici . De Regione Ma-
refcalchum Petrum de Sanguineisde Regiooe
Pontis cum fociis fuis . Item Capita Regio-
num , Laurentium Butii Natoli de Regione_
Pontis . Item lo Sconcto de Regione Tranftibe-
rim cum eorum fociis . Die Dominico de Paf-
fione 24. didti menfis , quse fuit Vigilia An-
nunciationis Beatse Marix Virginis , fuit fu-
fpenfus unus ex ftipendiariis pedeftribus de_
mandato Domini Regis Vinceslai in pede Pla-
tese Sandti Petri , & lepelivimus eum in Cam-
po Sandto , & hoc fuit fadtum , quia exfpo-
liabat Peregrinos. Item die Mercurii Domi-
nica de Paflione 27. menfis Martii fuit often-
fa Veronica propcer receflum Domini Regis
Vinceslai de Roma , quando ivit cum exer-
citu tam equeftri quam pedeftri versusViter-
bium . Die Jovis Dominicse de Paflione 28.
didti menfis hora prima ante Miflam mortuo-
rum , recefilt de Palatio Apoftolico Sandti
Petri Dominus Rex Vinceslaus cum toto fua
exercitu de Roma , & exivit per Portam ,
quse dicitur dtlh Nibbii , & ivit versus Viter- ! D
bium , ut dictum fuic. Item ifto die fupradi-
dto fuit tempus valde nubilofum , & pluvia .
Die veneris 29. didti menfis per totam nodtem
& diem fuit maxima pluvia , venti, lampi ,
tonitri , & fuerunt duo tonitri ita magni ,
quod diu fuit , quod tales tonitruos non au-
divi . Die Sabbati 50. didti menfis Martii per
totam noctem , & diem etiam fuit maxin;a_
pluvia , venti , lampi , tonitri , ita quod ego
Antonius credebam , quod domus mea cnde-
ret , ita fuit maxima tempeftas de nocte_.
tantum . Item ifto die fupradidto reverlus fuit
Dominus Rex Vinccslaus poft Noium cum
exercitu propter didtam tempeftatem , & in-
travit per Portam Viridariara cum vexillis ,
videlicet cum vexillo fuo Sandtse matris Ec-
clefice Domini Fapse . Item in Vexillo fuo
erant ifti verfus fcripti :
lo fon un povero Re , amico delli Saccomanni ,
Amatore delli Popoli , e difiruttore delli Tiranni .
Et intravit Palatium Domini Papse, & ibi fe-
cit refidentiam per dies quatuor . Item poft
reverfionem ftatim fuit bonum tempus , ideft
Domini Regis fupradidti. Menfis Aprilis die
Martis Sandto i. Dominus Rex Vinceslaus
recefiit iterum de Roma , ideft de Palatio
Apoftohco Domini Papa . Hora Matutini
M 1000
Sandti Petri cecidit ia Palatio Apoftolice
Matthaeus Vafocane de Regione Sandli An-
geli de Mignano Cochinse Domini noftri P a !
ps in Viridario didti Palatii Domini Pa pa >
& frangit oflum cofts dexterse, caput, & alij
membra , ita quod fuit portatus de dicto Pa-
latio ad domum fuam fuper unam matteram
per baftafcios . Die Dominica 7. didti menfis
quse.fuit Refurrectio Domini noftri Jefu Chri-
fti de mane fhtim poft Miflam obiit Bertol-
dus de Campagnano nunc de Regione Pon-
tis , uv. morte fubitanea , & fepultus fuit ir_
Sancto Celfo die fequenti. Menfis Aprilis die
Dommico 14., quse fuit Odtava Refurreaio-
nis Domini noftri Jefu Chrifti de fero horl
Vefperorum vel quafi , Lucas Pippi intravit
per unam feneftram retro domus Guillelmi
Furnarii morantis in platea Sandti Spiritus ,
& intravit ejus cameram, & franxit duas caf-
fas unam magnam, & unam parvam , & de-
robatus fuit ursam corrigiam de argento cum
certa pecunia didti Guillelmi. Item ficut Deo
placuit uxor Scalzi audivit eum frangentenu
didtas caflis , & ftatim incoepit clamare ; ita
quod omnes vicini curreruot , & invenerunt
didium Lucarellum in didta domo , & dixe-
runt fibi aliqua verba : quare hoc tu facis} Et
ipfe Lucarellus nihil eis refpondit ; & vicini
iverunt ad clamandum DominumGuillelmum,
quia non erat domi, & erat ad faciendum fe-
ftum cum aliis cerris vicinis in Thebulario
Ancelini. Tunc receflit didtus Lucarellus de
didta domo per didtam feneftram. Item die_
Lunse 15. didti menfis, reftituit omnia per di-
dtum Lucarellum furata didto Guillelmo per
manum Fanutii Tignofi. Die Sabbati 20. di.
dti menfis per totam nodtem & diem fuit ma-
xima pluvia , granuoli , venti , frigus, ita_
quod apparebat efle tempus , ficut eflet de_
medio menfis Decembris , vel Januarii. Men-
fis Maji die Martis 21. de mandato Capitum..
Regionum Uibis, quorum nomina funt hsc,
in primis Laurentius Natoli de Regione Pon-
tis , & Lu S onzo de Regione TranftibeririL.
cum fociis, mandaverunt omnibus habitanti-
bus per Urbem hibentes armas depictas Do-
minorum Cardinalium in domibus eorum , vi-
delicet illorum , qui tunc tempore erant in_.
Pifis,quorum nomina funt hsec, in primis.
Dominus Neapolitanus , Dominus de Colum-
na, Dominus de Laude, Dominus de Sandto
Angelo , Dominus de Mileto, Dominus de_
Urfinis , Dominus de Brancatiis , Dominus
Barenfis cum aliis eorum fociis , ad poenam,
Sz fub pcena debeant omnes didtas armas de-
vaftare, & devaftari facere fub poena 25. Flo-
renorum auri, & ita ftdtum fuit. Item dic_
Mercurii 22. didti menfis Maji de mane Do-
minus Jacobus de Calvis Vicarius Bafilic*
Sandti Petri hora xMifla; majoris Sandti Petri
fecit capere Johannem Cattolanum Beneficra-
tum didtx Bdfilicse, & ponere eum in carce-
ribus , & in cippis in Sacriftia majori didtss
Baiilicce cum ambobus pedibus ; & hoc fecit
fupradidtus Dominus Vicarius, quia didtun—
fuit , quod debebat interficere dictus Johan-
nes Cattolanus fupradidtum Dominum Vica-
rium; & hoc probavit fibi Lucas Pippi, dum
ftabat in compedibus pofitus fupradidtus Jo-
hannes Cattolanus ad faciem facie ; Sc fupra-
didtus Johannes Cattolanus relpondit fibi, fi<?
dicendo : Te ne mcnti , come falfo traditore ;
quefio non potria mai eflir vero ; & non fe por-
ria mai trovare queflo , cbe dici . Die Veneris
24.
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IOOT
R O M A N U M.
24 difti menfis de mane hora Mifla? majoris
San&i Petri receflit fupradi&us Lucas Pippi
de Roma cum patre , matre , & fratre , ac
etiam cum forore Moniali in San&a Catheri-
na , San<5to Cofmate de Regiene Tranftibe-
rim per Flumen. 8c iverunt versus Neapolim;
8c fic remanfit fupradiclus Johannes Cattola
nus in carceribus , & in compedibus , ut fu-
pra di&um eft. Die Dominico 26. fupradi&i
menfis de mane hora Mifla? majoris Sandti
Petri , fuit extraclus fupradictus Johannes
Cottolanus de carceribus, & compedibus, 8t
dimiflus ad petitionem 81 inftantiara Domino
rum Beneficiatorum , quia verba , qua? dixit
Lucas Pippi, non fuerunt vera , & mentitus
eft.
Menfis Junii die Sabbati 8. de mane hora^
Mifla? majoris Sandti Petri , venerunt nova? de
campo Domini Regis Vinceslai, quomodo vi-
delicet fuit capta Civitas Cortona? , ita quod
fuit factum magnum feftum per totam Urbem
de mane & de fero, videlicet cum lanternis ,
fanonibus , ignibus , & pulfatione campana
rum. Multum eflet fcribendum, quod dimit-
to in calamo. Die Sabbati 15. di&i menfis de
mane hora confueti , afcendmmtConfervato
res Capitolii facli in campo Domini Regis
Vinceslai, quando ftabat fuperSenam. Et eft
tettia tra&a Confervatorum fupradi&i Domi-
ni Regis. Confervatores funt ipfi . In primis
£:obus Necculi de Regione Campitelli, Jo
nnes Nelli de Regione Pinea? , & Cecchus
Carota de Regione Pontis . Item Marefcalchi
eorum etiarri fa&i per fupradi&um Dominum
Regem funt ifti. In primis , Palutius Johan
nis Branca de Regione Arenula?, Sabbis Na
tolii Csfarii de Regione Columna? , Paullus
Jacobelli Tutii de Regione Tranftiberim , &
Meolus Rubei de Regione Ripa? . Menfis Ju
nii die Mercurii 16 , qua? fuit feftum Sandto
rumjohannis & Pauli, venerunt nova? in Ur
be, quomodo unum Collegium
Doininornm Cardinalium hora iz. diei crea
verunt , 8c fecerunt Papam Dominum Mila
nenfem Sanftae Matris Ecclefias . Nomen Papa?
eft lftud Alexander Ojiintus. Omnia fupradi
fta fadta fueront Pifis . Multa eflent fcrtben-
da., quod dimitto in calamo Die Iupradi6to
fuit creacus, hora utfupra. Die Mt-rcurn 17
menfis Julii , qua? fuit feftom Sanfti Alex»
Confeflbris, Dominns Caftcllanus Caftn San-
cli Angeli fecit pingere Claves cum Regno
in Palazzetto versus Pontem in di&o Cattro
Sanfti Angeli. Menfis Augufti die Luna? , vi-
dehcet quinta, qua? fuit feftum Sanaa? Maria?
deNive, fuit translatum corpus Domim Bo-
nifatii Papa? Noni de Capella San6torum Apo
ftolorum Petri 8c Pauli , ac etiam San&iT&o
ma? Apoftoli , hora Mifli majoris San6b Pe
tri, & pofitum in Capella Sanfti Agidit Ab
batis. Fuit fatlum exfequium cum multa mi
feria tempore Camerariatus exceptorurn Do
mini Antonii Lelli Canonici , Antonii Johan
nis Petri , & Angeli Pauli Benefic.ati. D<i_.
didto exfequio pro pallio 8c cera habuit quili-
bet Canonicus Florenum unum , 8c denanos
X. , 8c quilibet Beneficiatus denarios . . . . •
ltem die eodem ut fupra, fuit incoeptum fieri
Capella de novo fine ullo utili pro Ecclefisu.
SandVi Petri ufque nunc. Die Luna? 19. ditti
menfis de mane hora Mifla? majons Sandti Pe-
tri venit equefter cum multis Romams , oc
aliis Dominis de Neapoli Dominus Senator
Urbis, videlicet Dominus Jannudtus de lor-
Jom. XXlK
IC02
Sancli
tis , & voluit videre totam Porticam
Petri, videlicet muros, portas, 8t aha necef-
faria in diCta Portica Sandti Petri. lnter alia
roandavit fupradidtus DominusSenator, quod
Porta Viridaria totaliter clauderetur, 8e num-
quam aperiatur ; 81 ita factum eft , 8c ftetic
claufa ufque ad diem Martis primo menfis
O&obris Anno ut fupra. Fuit ifto die totali-
ter aperta, quia intravit Porticam San&i Pe-
[tri Dominus Cardinalis Sandli Euftachii tam-
quam Legatus Domini Alexandri Papa?. Men-
fisSeptembris die Dominica, prima, qua? fuit
etiam feftum Sandti tfLgidii Abbatis , Domini
Camerarii Camera? Bafilica? San6ti Principis
Apoftolorum de Urbe exiverunt per Portanu.
B Caftri Sandti Angeli cum fociis ad faciendum
jdidtum feftum, ut moris eft , quia Porta Vi-
ridarii erat claufa. Domini Camerarii erant
ifti . In primis . Dominus Petrus Nandoli .
Dominus Matthias de Grattulis . Dominus
Laurentius Lelli . Dominus Antonius Lauren-
tii Beneficiati Guillelmus Petri , 8c
Cecchus Mandutii . Item die Dominico 8. fu-
.pradidti menfis , fuit etiam fiftum Nativitatis
Beatse Maria? Virginis . Domini Camerarii
Exceptorum fecerunt feftum San6ta? Maria? de
Puteocum magno tremore, 8c exiverunt etiam
per portam Caftri Sandti Angeli ad faciendum
fupradiftum feftum Sanaae Maria? de Puteo;
8c propter timorem ftatim poftMiffam reverfi
C funt in Porticam Sanfti Petri omnes Domini
Camerarii Exceptorum , ac etiam alii Domini
Beneficiati cantantes Miflara i» fupradidta,.
Ecclefia. Et fecimus prandium 8c feftum in-
domo Petri de Tartaris Reftoris Ecclefias
Sanai Laurentii de Pifcibus , & comederunt
in domo olim Clovani . Domini Cameraru
Exceptorum fuerunt ifti , Dominus Antonius
Lelli Canonicus , Antonius Johannis Petn,
Sc Angelus Pauli Beneficiati omnes Camera-
rii Exceptorum . , ■
Menfis Septembris die Sabbati 14. horl
Mifla? mortuorum Sanfti Petri ufque m ho-
ram Tertia?, fuit confecratum Altare de no-
■ vo Sanfti jEgidii Abbatis , ubi fuit transla-
D'tum corpus Domini Bonifacii Papa? Nom per
Kpifcopum Fratrem Petrum, avunculum Do-
mini Cardinalis Tndertini coram his teftibus,
videlicet Domino Petro de Tartaris , Johanne
de Terramo, 8t Johanne Liberati . Item ifto
die Sabbati 14. fupradi^i menfis fu.t feftum
Sana^e Crucis. Item die Dominico ij. dictt
menfis, eeo Antonius Petri ivi ad Sandtci nru.
Paulum Apoftolu-m de mane,8c v.di totahter
completas omnes portas novas, videlicet Por-
,am Sanfti Pauli, Portam Aftiam, Portara.
Latinam cura aliis Portis ordinatis per Domi-
num Jannoaum de Tortis Senatorem tunc
temporis Urb.s ; ita quod nullus poterat
tranfire per nullam Portam principalem hne
E licentia. Item vidi ante omnes Portas pnnci-
ipales foiTos ante 6c extra faftos , tta quod
nulluspoflet tranfire fine ponte levatuns . Men-
fis Septembris d;e Sabbati II- qua? fu.t feftum
San<fti Mattha?i Apoftol. & E^angehft* dcu.
mane hora poft Miflam msjorem Sanfti Pein,
! Dominus Jacobus de Calvis tamquam Vica-
rius Domini Antonii Cardinahs Tudertini ie-
cit fieri Capitulum in. Sacriftia minon, ut mo-
ris eft.cc in difto Capitulo fecit Camerarium
Vinearum Dominum Petrum Pacc.arelli .
Contradicentes fuerunt ifti , Dominus Petrus
Nandah , 8c Dominus Matthias de Tortis .
Rogatus fuit de fupradi&a matena S.mon-
V u u * ^ ia "
ieo3 D I A
Siaphi , teftibus Antonio Petri , Gutllelmo
Petri, Nicolao Guadagnolo, Johanne Mandu
tio,& Angelo Pauli . Itetn die eodem poft
vefperas, fuit portatus Dominus Tucius de_
Paterno vulqeratus de tenimento Civitatis
Nepefinse, & pofitus in Sandto Spiritu in Pa-
latio, ubi habitabat olim Dominus Monopo-
litanus Cardinalis . Menfis Septembris die_
Mercurii 2$. venerunt de Campo Dominus
Bertoldus de Urfinis, Dominus Comes Troja;
cum multis aliis Capitaneis pro tiroore gencis
armorum Collegii, & intraverunt Porticam..
Sancti Petri ; & tunc fuit aperta Porta Viri-
daria, & per fupradidtarn Portam intraverunt.
Item propter timorem Caftri San&i Angeli
non ftcerunt refidentiam in dic"ta Portica San-
c~ti Petri , & omnes intraverunt Regipnem_
Tranftiberim , & ibi fecerunt refidentiarru .
Eodem die hora poft Vefperas , fuit profun-
data Mola Sancli Spiricus de mandato Domi-
ni Senatori», & aliorum tunc tempore Do
minorum Urbis . Item eodem die poft occa-
fum Solis , fuit extradlus Dominus Tutius de
Pacerno de Sancto Spiritu , & porcatus in_
Caftro fuo, videlicet Nerula . Item ifto die_
hora Vefperorum, de mandaco Domini Sena-
toris fuerunt capci mulci Domini Romani, vi-
delicec Dominus Nicolaus de Calvis cum_,
mulcis aliis fociis , & pofici in Galeis Domini
Regis Vinceslai. Mulcum eflet fcribendun_ ,
quod dimicco io calamo . Die Veneris 27. fu-
pradicti menfis , £uit incoepta facere sbarra ,
& murus in Ponce SanctiPetri propcer timo-
rem Caftri Sandti Angeli, &-gencis armorum
Collegii; & irtud faciebant fieri Dominus
Comes Bertoldus de Urfinis , Dominus Co-
mes Trojoe, Butius de Sanguineis , Petrus de
Sanguineis, & Laurencius Nacoli cunc cem-
pore Capuc Regionis Pontis. Die Sabbati 28.
didti menfis , fuic complecum fupradiclunu
opus. Ifto die Veneris 27. fuit combufta Por-
ta nova Sancti Spiritus per Dominos Roma-
nos. Item die Sabbaci 28. dicti menfis, intra-
vit Romam Johannes de Columna cum 25.
hominibus armorum in fervitiura DominiRe-
gis Vinceslai. DieDominico 29. dicli menfis,
quae fuic feftum SancTri Angeli, Caftellanus
Caftri Sandti Angeli incoepu non ponere Ve-
xillum Sandtae Matris Ecclefiae,& luum.Itero
ifto die fuic pofica coca Porcica a faccomanno
per gencem armorum Dominorum fupradi-
«Storum ; & omnes habicances in Portica San-
c"ti Petri fuerunt expulfi de mandaco Domini
Senatoris, & aliorum Dominorum cunc cem-
pore Urbis . Item in Sandto Petro non canca-
batur nullum Officium tunc tempore propter
mnltam tribulationem , & toca Ecclefia San-
<£ti Pecri , & Sandti Spiritus erac plena de_
bonis habicancibus Porcica; Sancti Pecri. Icem
ifto die, non fuit faclum feftum in Ecclefia_
Sancii Michaelis propter maximam tribulatio-
oem . Multa tlTenc fcribenda , qux dimicco in
calamo -
Indidlione 3. menfis Oitobris die Marcis
primo intravit Porcicam Sandti Petri hora
Terciarum Rex Luvifius , Paulus de Urfinis,
Jacobus de Urfinis , Francifcus de Urfinis,
Poncellus de Urfinis , Johannes de Urfinis,
ac eciam Dominus Baldaflar Cardinalis , &
Legacus Domini Alexandri Papae Q,uinti . Item
didtus Dominus Cardinalis intravit Palatium_
Papae , & ibi fecit refidentiam . Icem didtus
Dominus Rex intravic Pulatium in capite fca-
Iarum Saa&i Petri cum vexillis multis . In-
I U M
1004
B
D
primis cum fuo Sandiae Matris Ecclefia», Do*
mini Hapce Alexandri. Item mulci alii Baro-
nes & Milices, & alii Domini deFrancia ve-
nerunt cum dicto Domino Rege. Item Do-
minus Malatefta erat Capitaneus eorum . Item
Paulus de Urfinis fecit refidentiara in Saodto
Spiritu . Die Mercurii 2. didti menfis Caftrum
Sancti Angeli totalicer inccepic guerram con-
tra Regem Vinceslaum projiciendo bombar.
das, & alia neceflaria, ut moris eft in guerra.
Item eodem die , vidi ego Antonius Petri in
banchis Campforum in Platea SamSti Petri ven.
dere cames , fieri fartoriam , ac etiam ftare_
magiftros ad laborandum arma. Mulcum effec
fcribendum, quod dimitto in calamo. Itetru
eodem die, dictus Dominus Rex Luvifius fe-
cit dicere per fuum Capellanum Miffam pro-
pe Altare majus Sancti Petri. Die Jovis <t.
didti roenfis de fero , comediraus in Sacnftia
majori cum Domino Jacobo de Calvis noftro
Vicario , & divifimus panem propter magnam
careftiam. , quae erat in Portica Sandti Perci
propcer gentes armotum Domini Regis Lu-
vifii ; & Romani nolebant facere graffam fu-
pradicti Domini Regis, nec fua; gentis cum
aliis. Icem eodera die ftacim poft ccenam Ca-
pidolium , & tota Roma fecerunt magnunu
feftum , videlicec fanones cum pulfacione_
caropanarum. Verumeft, quod campanse San-
cti Pecri non fuerunt pulfacse , nec ulla alia_i
de Portica Sancti Petri. Ecclefia, & nos de_
Sanclo Petro nefciebaraus, quare Roroani fa-
ciebant tale feftum . Item eodera die , extfa-
ximus Veronicam de loco Sacriftias majoris
Sancti Pecri , ubi erat repofita , & pofuimus
eam in domo Johannis de Oleo. Eodem die_
fecimus fieri panem in domo Johannis de_
Oleo , & fecimus eum coquere in Paradifo
Sandti Pecri , in domo Nucii Manfionarii pro-
pter multam neceflitatero . Icem ifto die fuit
incoepca praeparare Mola Sandti Spiritus, qua?
erat devaftata per Romanos. In die Veneris
quarta dicTri menfis hora Vefperorum , extra-
ximus Veronicam de Sanclo Petro , & porta-
vimus eam in Caftro Sanfti Angeli ; & Do-
minus Jacobus de Calvis taroquam Prior &
Vicarius diclse Bafilica; portavic diclaro Ve-
ronicam una cum Anconio Pecri Biafiolo &
Paulo de Thebaldefchis. Icem ifto die fuit
fadlus unus Gaccus ad frangeadum murum-.
Pontis Sancli Petri,fa6tum per Romanos con-
tra Sanftam Matrem Ecclefiam. Die Sabbati
j. dicli menfis de mane hora ortus Solis, fuit
pofica banderia Doroini Papae Alexandri m-
Caftro Sancli Angeli cum pulfatione cubedta-
rum, & eciam magno fefto. Die Domtnico
6. didli menfis, de nodie tamen , de roandato
Domini Nicolai de Urfinis fuit fadta Verte-
fca fuper Turricella in medio flumtms prope
Molam Sancli Spiritus, videlicet concra Ro-
manos. Icem eodem die illi de Roma fece-
runt unam Navem copercam totam de tabet ,
& conduxerunc eam prope diclam Turricel-
lam. Die Lunce 7. didti menfis, fecit fien ]U-
ftitiam in Capitolio Dominus Senator , vide-
licet Dominus Johannes Torti , m tfta cribu-
lacione. Item fuit decollatus filius AddoDa-
rellideRegioneCampi Martii propter facten-
dum timorem Populi Romani , propter gen-
tes , qua; eranc in Porcica Sancli Petrt ; P«-
Martis 8. didti menfis de mane hora Miiis
SarwSti Petri , Dominus Cardinahs Sandtt fcu-
ftachii tamquam Legatus Domtnt Papa; Aie-
xandri mific Petrum Martucii ad
B
1005 R O M A
de SancSto Petro , quod dicSti Domini dcberent A
oftendere Veronicam fibi , 6c Domino Regi
Luyfio, 8c aliis Dominis cum eis venientibus,
qui erant in Portica Sancti Petri . Refponfum
fuit fibi datum per Dominum Nicolaum Gua-
dagoolum cum aliis fociis tunc tempore in_
Ecclefia exiftentibus, quodVeronica non erat
in Ecclefia Sancti Petri propter guerras, fed
erat ultra Pontem . Item Petrus Martutii di-
xit , quod di6ti Domini vadant in Palatio
Apoftolico , ubi didtus Dominus Cardinalis
faciebat refidentiam ad faciendam eorum ex-
cufationem . Item Dominus Nicolaus Guada
goolus cum Antonio Petri , & Petro Simeo-
tio iverunt ad Dominum Cardinalem pro di-
cta excufatione di&ae Veronica; , 8c fteierunt,
incipiendo poft Miffam majorem Saocli Pe
tri . quod non potuerunt loqui Domino Car
dinali ufque poft Vefperas , caufa fuit ifta- ;
Dominus Cardinalis non furrexir ufque ad
meridiem ; poft meridiem audivit Miflaro..;
poft Miflam voluit fe radere. Multa effent
fcribenda , quse dktiitto in calaroo. Item ifto
die fupradicSto , fecit. Dominus Nicolaus de_
Urfiois prceparare metam pro cuftodia Caftri
Sanfti Angeli , 8c ftare fuper eam femper
quatuor homines cum quatuor baleftns. Die_
jfovis X dicSti menfis de mane hora Matutini
SancSti Petri , exiverunt de Portica SancSti Pc
tri Dominus Rex Luyfius , 8c Dommus Caf-
dinalis SaotSti Euftachii cum aliis Baronibus
per Portam Viridariam , 8c iveruot versus
Montem Rotundum ; 8c Paulus de Urfinis
cum gente fua armorum ivit versiis Galle-
riam, Formello, 8c Bracciano. Itero Dom.
nus Nicolaus de Urfinis remanfit m Caltro
Sancli Angeli, 8c fic Portica SancSti Petri re
manfit totalirer fola. Item in Sanfto Petro
remanfit Nicolaus Guadagnoli, Anton.us Pe-
tri , Petrus Sirneotii , Johannes Mandutu,
Paulus de Thebaldefchis , Johannes Magiftn
Pauli, Tohaones Liberati, Lellus Mjlagruma,
Antonius Cortello , Blafiolus , 6s al.qui alu
laici de dicSta Portica. Item in SancSto Spintu
remanfit Dominus Prasceptor San&. Spuitus
cum tribus Fratribus, 8c cum al.quibus etiara
de didta Portica SancSii Petri. Multum effet
fcribendum , quod dimitto in calamo. Die_
Sabbati iz. dicSti menfis hori Completon. ,
venerunt ad Bafilicam SancSti Petr. Dom.nus
Comes Trojse , Ceccolinus , & Dom.nus Ju-
lius de Neapoli cum magna devot.one, 8c te-
ftinantes ofculati fuerunt Altare Beat. Petr. ,
& recefferunt cum magna teftinat.one propter
timorem geotis armorum Caftn Sanch An-
eeli. Die Lunae 14. difti menfis hora Nonx ,
ego Antonius Petri , Petrus Simeor.., Johan-
nes Magiftri Pauli , N.colaus Guadagnolus ,
& Lellus Malagruma, omnes nos mtrantes
navem exiftentem in Portu contra Ecclefiara,
San<5ti Leonardi de Septignano , nos fupradi-
£ti omnes effentes in roed.o Flum.ms cum-
una de navibus, venit Dominus N.coUus de
Columna non tamquam Chr.fham» cum enfc
extra&o cum uno de Marefcalch.s Cap.tolu ,
2 tr.bus aliis fociis , 8c cum enfibus extra-
fti, iocidentibus omnes naves ^nfeuntes
vindemias , 8c alia neceflar.a de Port.ca ^San-
ai Petri ad Urbem. Item .fto d.e ftattmpoft
fuditum per Urbero , 8c in alus loc.s quod
D^ominus P Nicolaus de Columna fec.t .ftam-
crudehtatem, Hli de Caftro SantSt. Ange h ve
„„,,„, & capuerunt duas oaves , vel lalulas
Si«i P garigUauis , videlicec unam .0
D
N U M. ioo<?
Lauft , & aliam in Pofterula, 8c
conduxerunt eas fub Ponte SancSti Petri cum_.
multis perfonis. Multum efler fcribendum-,
quod dimitto in calamo. Item ifto.die , fuit
curfa Porta Latina , Porta Sancli Laurentii,
8c multa alia loca per gentem armorum CoU
legii. Die Jovis 17 dicSti menfis , quse fuit
Vigilia SancSti Luca: Evangeliitaj de mane an.
te Miflam maiorem SancSti Petri , venerqnt de
dicfto Caftro SancSti Angeli homines armorum,
videlicet pedeftres ufque ad SancStum Leonar-
dum de Septignano , 8c capuerunt multos
prefones. Item eadem hora fuit interfecSrus
unus prope Cancellum , pofitum retro SancSli
Spiritus io difto Septignano. Item multi alii
fuerunt vulnerati tam Romani , quam alii.
UieVeneris 18. didti menfis, quas fuit feftum
SancSti Luca; Evangelifla;, ego Antonius Petri
incaepi vindemiare vineam roeam, 8c Domini
Guillelmi ; 8c de mandato Domini Comiti»
Trojse, 8c Laurentii Natoli tunc tempore Ca-
pitis Regionis Pontis non potui tranfire per
Naves, nec per RegionemTranftiberim ulque
in meridie. Item die fnpradiela hora pulfa»
tionis campanarum SancSli Petri ad Vefperas,
ego Antonius Petri exiltens in vinea mea_,
venerunt tres homines armorum equeltres, 8c
duo alii pedeltres cum baliltis de geotibus
Collegii . Item multi alii de geotibjs didti
Collegii fueruot per multa alia loca , videli-
cet io Monte Marii,8c ad SancSlam Manamw
de Repofo . Item ego Antonius rapui fugartu.
e4dem hori cum omnibus vindemiatoribus de
Vinea, dimittentes omnia, videlicet faccunru.
cum pane, 8c omoia alia nect-fTaria pro vinde-
mia. Die Martis 24. dicfti menfis, receflerunc
de Roma, videlicet Dominus Julius Caefar, 8c
Dominus de Camerino , 8c multi alii ex Dcv
minis Neapolitanis , 8c iverunt versiis Neapo-
lim. Caufam nos de Urbe Roma nefcivimus.
Itemverum eft, quod fuit dicSlum, quod Do-
minus de Camerino ibat ad recuperandurru
Terras fuas, 8c Caftra. Die Veneris 25 ddi
roenfis , ego Antonius , 8c Gullielmus Petn
Uotaliter complevimus -noftras vindemias pro-
pter maximas tribulationes. Item eodem di^.
hora Vefperorum Saoai Petri, omoes Galeae
DomioiRegis Vinceslai de Ripa flumiois ive-
Irunt versus Oftiam cura omnibus Romanis ,
1 videlicec incarceratis . Item eodera die fuit
defunrltus Buccia Domini , 8c fub
arco Domini Antonii de Calvis fuit fadta por-
ticella , unde tranfibant gemes armorum in-
ter duos muros , pedeftres, videlicet 1II1, qui
cuftodiebant diclos rouros, 8c vertefcas facStas
in fupradicStos parietes . Item die Lunae 28.
dicSti menfis OcStobris , fuit completus totali-
ter 8c muratus dicStus murus. Itera lfto die_.
Luna; fuit feftum San(!torura Apoftolorum S«-
raonis 8c Juda;, 8c omnia fiebant ita in Poote
SanrSti Petri , ac etiam per totam Utbem Ro-
mam de maodato Johaonis de Columna. Item
ifto die Luns, videlicet 18. fupradiai menfis
venit Presbyter Butius Beneficiatus SancSti Pe-
tri ad Portaro de Septignano , videiicet de_,
Regione Tranftiberim pro pane pro dlis, qui
cuitodiebant Ecclefiam Saocli Petri de Urbe,
fuit expulfus de di«5la Regione Tranftibenrn-,
fioe paoe , Capite Regioois Trauftiberim fic
diceote : V» a reto , e corre toflo , he vui fitt
quilli , che daete grajfa a qudli de Cafltello .
Caput Regionis Tranftiberim er-at lo Sconzo.
Multum eflet fcribendum , quod dimitto iru.
calamo . Item eodem die Mcta Sancti Petn
tfto
1007 D I A
ifto die ut fupra totaliterfuit repirataperCa-
ftrum Sandti Angeli,videlicet in adjutorioCaltri
Sandti Angeli,& multaalia loca perPorticam
Sandti Petri. Ifto die recepi ego Antonius per
manum Antonellse ad ufuram Florenos quinque.
Indidtione 3. menfis Novembns die Vene-
ris primo de mane hord Miffse majons Sandti
Johannis de Laterano, ego Antonius Pem , &
multi alii ex Dominis Romanis vidimus Jo-
hannem de Colurana in platea fupradidti San
cti Johannis de Laterano cura multis alus
Romanis armatis, & aliis de gentibus armo-
rum Domini Regis Vinceslai exeuntibus ex-
tra Portam Sandti Johannis de Laterano ad
inveftiendum fe de Caftro Marini fibi datum ,
& donatum per fupradidtum Dominum Re.
gem Vinceslaum . Item eodem die fuit feftum
omnium Sandtorum<. Item ifta die Veneris
primo menfis Novembris non fuit fadtum fe-
ftum omnium Sandtorum , nec Defundtorum
in Bafilica Sandti Petri , nec in ulla alia Ec-
ckfia in Portica Sandti Petri,quia Pons San-
€ti Petri ftabat ut fupra, & Porta Septignani
erat claufa. Item ifto die fuit privatus Cec-
chus Carota de ConfervatoreUrbis, & fadtus
in loco fuo Sabbas Nifii . Dic Lunas 4. didti
menfis, Dominus Comes Trojse ,Nicolaus de
Columna, & Dominus Bcdtus de Neapoli fe-
cerunt fieri monftram gentis armorum , vide-
licet de omnibus pedeftribus Domini Regis
Vinceslai in Regione Pontis prope murum-
novum Pontis Sancti Petri . Item ifto die Do-
minus Guillelmus fecit fieri unum par Satala-
riarum pro Domino Petro , qui cuftodit Ec-
clefiam Sandti Petri . Item ifto die venerunt
nova de Domino Rege Vincesho de confir-
matione omnium Officialium Urbis per me-
dium annum , videlicet tam de Domino Se-
natore, &• de dtiobus Dominis Confervatori-
bus,ac etiam de Capitibus Regionum Urbis,
videlicet de Regione Pontis Laurentius Na-
coli, de Regione Tranftiberim lo Sconzo cum
eorum fociis . Menfis Novembris die Martis
12. quse fuit feftum Sandti Martini Papse , &
Martyris hori confueta Capitolii , Dominus
Johannes de Tortis tunc tempore SenatorUr-
bis fadtus per Dorainum Rcgem Vincrslaum
fecit decapitare Luzulum deBrunis Pidtorem,
& Liurentium Cambi , ambo de Regione Pa-
rionis in loco juftitise , videlicet in Plano Capi-
tolii. Marelcialles fueruntifti, videlicet Lellus
Margani de Regione Campirelli, & Dominus
de Regione Montium . I(em_,
iftam juftitiam fecit fieri fupradidtus Dominus
Senator dc fupradidtis , vidclicet Butio&Lau-
rentio, fecundum fentenuam ledtam in Parla-
torio Capitolii , quod ifti ambo fupradidti cum
aliis fociis clamaverunt quinque vicibus : Vi-
va lo Populo; & pofuerunt unam sbarram de
uno trabe prope Sandtam Luciam antiquam .
Iftud fuit antequam veniret in Portica Cardi-
nalis de Sandto Euftachio cum aliis gentibus
armorum de Collegio . Confervatores tunc
tempore erant Sabbas Nifii cum fociis . Capi-
ta Regionum eraut Laurentius Natoli cum_
fociis. Die Mercurii 13. didli menfis hora_
Vefperorum , venit de Neapoli Dominus Co-
mes Bertoldus, & intravit per Portam Sancli
Joha nnis de Laterano, & fecit refidentiam in
Monte Jordano. Item antequam ipfe eflet re-
verfus, multi dicebant,quod ipfe fupradidlus
Comes erat captus Neapoli & mortuus . Item
ifto die fuit maxima pluvia,& per totam no-
dtem, ac etiam ventus . Die Jovis 14. dicli
R I U M I0a8
A menfis de mane hora Miffse majoris Sandti Pe-
tri, recertit Johannes Columna de Roma de
Regione Columnas vel Montium, & conduxit
fecum aliquos Romanos , videlicet Nutiunu
Matthsei Federici cum filio , & multos alios
& conduxit eos tamquam captos , & rebelles
Domini Regis Vinceslai . DieVeneris ij^ di-
dti menfis , Domini Camerarii Cametse Bafi-
licse Sandti Petri reddiderunt rationem , ut
moris eft , in domo olira Domini Epifcopi
Firmani propter maximam tribulationem,qua
erat in Portica didtae Bafilicse , videlicet de
menfibus Septembris, & Odtobris . Die Sab-
bati 16. didti menfis emit Macel-
larius de Regione Parionis centum porcos ,
B qui didti porci pofi folutionem dixit didtus
Macellarius fuis fociis vel familiaribus : Fate
abeverare quefli porci ; & ita fuit fadtum fta-
tim . Quando fuerunt prope flumen unus in-
travit flumen, & omnes alii fuerunt fecuti di-
clum porcum, & omnes iverunt versus Ca-
ftrum Sandti Angeli, & fic illi de CaftroSan-
dti Angeli capuerunt didtos potcos . Die Lu-
nse 18. didti menfis, quse fuit feftum Dedica-
tionis Bafilicse Apoftolorum Petri & Pauli ,
vel feftura Sandt nullus potuit
tranfire ad Sandtum Petrum propter maximam
tribulationem , & quia Porta Settignani fem-
per ftabat claufa . Ad Sandfum Paulum ibant
multi cum magno tremore . Inter aiios fui ego
Antonius Petri. Item fupradidto die, ego An-
tonius vidi maximam crudelitatem in via San.
dti Pauli , videlicet in Teftacia , & in multis
aliis locis de beftiis vaccinis, bovis , buffalis,
caftratis , & porcinis , ac etiam de jumentis ,
omnes perientes & morientes fame,& relidk
per patronos eorum , dicentes fic didti patroni:
Nui non avemo de que pacare li bifolcbt , per-
cbe nui non avemo nullo utile dtlle fopradette-,
beflie. Die Martis 19. didti menfis , Dominus
Comes Trojse , Dominus Nicolaus de Colum-
na , & Bacilieri cum bene centum, homines
armorum equeilres , & bene ducentum pede-
(tres exierunt per Portam Settignani , & in-
traverunt Porticam Sandti Petri cum multis
D magiftris Falenamis, & ordinaverunt facere_.
Vertefcas in multis locis didtx Porticse San-
dti Petri , videlicet Campanili Sandti Petri, &
Campanili Sandi Spiritus ; & ita Porticsu.
Sanfti Petri totaliter fuit deftrudta. It.em lfto
die Catherina Domini Stephani Pauli cum-
aliis mulieribus iverunt cum didta fcorta ad
Monafterium Sandtse Catherina; in didta Por-
tica, & receperunt Sandtam Catherinam de-
didto Monafterio, & portaverunt eam in do-
mo fupradidti Domini Stephani Pauh in Re-
gione Tranftiberim, & ibi ftetit per qu.nque
horas vel plus. Et poftea fupradidtse mulie-
res portaverunt didtam Sandtam Cather.nanL,
ad Monafterium, quod dicitur della Rola_..
Multum effet fcribendum , quod dimitto > in-
calamo. Item ifto die non fuerunt puliatss
campanse Sanfti Petri, nec de Sanfto Spintu
ad nuliam horam , & ita totaliter eft d.m.iia
pulfatio campanarum didtarum Eccleiiaruni-
de mandato didtorum Dominorum , .v|a elic "
Domini Comitis Trojaj , & Dom.m Nicolai
de Columna , ac etiam Domim Betti. Iterru
ifto die totaliter Mola Sandti Spiritus fuit di-
miffa per flumen de mandato Dominorum U-
pradidtorum . Die Jovis 21. didti meniis , to-
taliter fuerunt completse Vertefcha? m wn-
; panile Sandti Petri , & Sandti Spmtos , «m
multis aiiis locis Sandti Spiritus , & g"
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ico> R O
cuftodiae 10 fupradi&is Vertefchis de gentibus A
Domini Regis Vinceslai, videlicet pedeftres.
Menfis Novembris die Sabbari 2$. , quse fuit
feftum SancTri Clementis Papa; de mane hori'
Miflae majoris Sanfti Johannis de Laterano
Dominus Comes Trojce , 8c Dominus Nico-
laus de Columna cutn multis aliis gentibus
armorum exiverunt per Portam San&i Johan-
nis de Laterano ad recuperandum pra;dani_.
fadtam de gentibus armorum Collegii, 8c ni-
hil recuperaverunt . ltem ifto die interim-
hora Nonae , venit Paulus de Urfinis curru
trecentis hominibus armorum equeftribus , &
ducentis pedeftribus , 8c portavit 6b. falmas
graffse pro Caftro Sandli Angeli . Statim pofi-
ta dicfta grafsi in difto Caftro , dederunt bat-
taliam ad Ecclefiam Sandti Spiritus diclrae
gentes armorum Pauli de Urfinis feniper di-
cendo: Viva 1% Ecctejta , & Urfo, Urfo. Item
didro die honl Vefperorum, difts gentes ar-
mortim cremaverunt portam Hofpitalis San6li
Spinus versiis flumen per vina. Item diclss
gentesarmorum eadem hora equitaverunt per
vineam Domini Bernabei , 8c afcenderunt in
Montem, qui dicitur Palazzola, & ibi capue-
runt, me Antonio vidente, tres homines ar
rnorum pedeftres de gentibus Domini Becla?.
Item eadem hora fuerunt reverfi , videlicet
Dominus Comes Trojs , 8t Dominus Nico-
laus d- Columna, & currerunt, 8c exiverunt
per Portam S^ttignani , & non tranfiverunt
ultra Sandlum Leonardum propter timorem_
gentis armorum Pauli de Urfinis . Item ho-
mines, qui ftabant in Campanile Sandti Spi^
ritus , non deficiebant pulfare campanas aW
Arme. ltem omnia fupradicta , me Antonio
Petri vidente. Multum effec fcribendum , quod
dimitto in calamo . Die Lun;e ij. dicTri men-
fis, qua; fuit feftum S^nftss Catherinas Virgi-
nis & Martyris, fuit facftum feftom diauro in
Monafterio delta Rof » , quia in Portica Sanfti
Perri non potuit fieri propter maxiinam guer
ram. Item ifto die Sanclx Catherinse hord
T rtiarum , Paulus de Urfims receffii de di-
<fti Portica Sancli Petri cum gemibus armo
rum videlicet equtllnbus ; pedeftres reman-
ferunt in dufto Callro Sa.itfti Angeli , & ivit
vershs Caftra fua . Item ifto die hord Veipe-
rorum ego Antonius Petri fui licentiatus de_
domo Catherinse fororis mea;. ltem tfto dit-
de nofte tantum Ctcidit fagitta tn Caropanile
Sanfti Petri. Die Martis 2<5. d cti menlis ,
Dominus Comes Tto)x , 8c Douiinus Nico-
laus de Columna , ac etiam Dominus Bc-C^i
iverunt de Roma ad Sanclum Spir.tum cum-
muit.s magiftris , 8c fecerunt inciperc : murare
aliquas portas Hofpualu d.<ft* Lcclfifi* , 8c
fi cotaltter fuit defttuaus d.dlus locus San-
«StiSpiritus. Item in iftis diebus , ut lupra,
femper erat max.ma tempeftas pluviae , coni-
tri. & lampi. Die Jovis 28. dicfti menfis No-
vembris, illi de Caltro Snncti Angeli fecerunc
fieri unam Vertefcam in Campamle bantt*
Marice Tranfpont.na; pro eorum defennone- .
Item ifto die fuit defunctns Abbas Sandt. Se-
baftian. extra muros, 8c fepultus in Eccleiia
Santfts Marise de Monticellis.
Indidtione J. menf.s Decembns d.e Dom.-
nico , primo difti menfis , qu^ furl pu**-.
Dom.nica de Adventu de mane ho a M.flx
maioris Sancti Petr. , Dom.nMS Matth.as dc
Grattullis.Dominus Ar.ton.us L,urent..,Gul
liplmus Petri. Sc Antomus Petr. , tranfivimus
pel Barcam de MolaSanclt Blaiu ad Sandtum
M A N U M.
ICIO
D
Leonardum de Settignano ad recipiendaaliqua
bona didtas B.ifilicJe pro fefto SantSti Thomae
in Formis . Item eadem hori, ego Antonius
Petr. dimili Dominos fupradidlos in fupradi<5ta
Ecclefia Sandti Leonardi , & ivi , & intravi
Ecclefiam Sancti Spiritus ia Saxia , & ibi vi-
di mirabilia. Item vidi portam principalem ,
per quam intrabant Domini Cardinales, tota-
liter muratam , & omnes alias Hofpitalis fu-
pradicls Ecclefias , ac etiam illa de Campa-
nile. Vidi etiam unum macellum fub porti-
cale habitationis Domtni Monopoiitani , &
duas tabernas , ac etiam mulieres ad venden-
dum panem, caftaneas, & alias res . Jtem iu-
tus in d.dta Ecclefia Sanfti Spiritus ftabant
ducentum homines armati armorum Domini
Bitfti pedeftres contra CaftrumSancti Angeli. -
Multum eflet fcrib?ndum , quod dimitto iru,
calamo. Die Mirtis 3. ditft. menfis , fuit m-
vertefcata porta nova retro Sancftum Spiritum,
quse porta fuit combufta de mandato Domi-
norum, videlicet Domini Comitis Troja; Do.
mini Nicolai de Columna , & Johannis de
Columna , & aliorum tunc tempore Dom.ni
U.bis ; & fic totaliter Port.ca Sancfti Petri
fuit deftrucfta. Item eodemdie dixit mihi An-
tonio Doroinus Petrus Simeotii de Tartaris ,
8c Presbyter Butius , quod quatuor Baftafii
cum quatuor accettis ftabant ad projic.endas
totaliter domos per totam PorticamSantftiPe-
tri de mand^co diiftorum Dominorum , ut fu-
pra. Item iftodie etiam felciataContratteSan-
<fti Spiritus fuit inccepta totaliter devaftari,8e
portari ih Ecclefia fupradicfta San^i Spiritus
ad faciendum murum , ubi placebat Dominis
fupradiais . Item ifto die vidi etiam ego An-
tonius omnes Turres , 8c Turricellas Santfti
Spintus invertefcatas totaliter de tabul.s Do-
mornm Porticae Santft. Petri contra Caftrucn
S^nai Angeli, 8c metam . D.e Vener.s 6. dt-
fti menfis , quae fuir feftuna Sancfti N.colai
Epifcopi 8c Confefforis , fuit vulneratus Ga-
sliardus de manibus Cecchi Gunella . Itetn
ifto die fuit recepta campana Sana. Leonardi
de Septignano per Camerarium noftra; Bafilicas
propter timorem gentis armorum , 8c repo-
fita Die Mirris 10. menlis Decembns, obnt
Rogerius de Tofetis de Regione Col;jmn£€,8c
fepultus in Ecclefia Sancft. iJJ.cola. de Forbt-
toribus. In eum exfequuim fuerunt omnes Pa-
rochia: , videlicet Ecclefia Sancfti Pwi.fc.
Clefia Lateranenfis, 8c F.cclefia Sanifta; Maria
Maioris , 8c omnes Ordmes , 8c omnes ahae
Ecclefije cum feptem Cruc.bus ; 8c etiam in-
ter al.os Populi Romani fuit Dom.nus N.co-
laus de Columna , & B.pt.fta de Sabell.s .
Menfis DecembrisdieSabbat. 21. diit. menlis,
quae fuit feftum Samfti Thoma; Apoftoli de
mane ante M.ffam majorem, venerunt Cande-
labri magni totaliter complet. m Ecclefia San-
a. Thoma; in Formis , videlicet Bafn.cs Prm-
cipis Apoftolorum de Urbe. Icem eodem dte
ftatim poft prandium Domini Caooaici Bafi,
licx fupradito fecerunt Capmilum in Sala^
maiori dicft* Ecclefias Santftt Thorn» in For-
mis & elegernnt fupradiaum locum proCa-
n.tulo eorum , quia non poterant capitulare
in Bafil.ca Sana. Petri in loco confueto eo-
rum propcer maximamguerram . liemind.cto
Capitulo d.ai Domini Canonici locaverunt
Domino Francifco Capizucchae unum MaceU
ium de Regione Ripa: per manum S.meot.i
Scaphi noftri Beneficiati , & Notar.iCap.tuli,
P ro cnbus annis incipiendo d.aam locat.o-
__,
IOH
D I A R I U M
nem in fefto RefurredYionis Domini noftn Je-
fu Chrifti videlicet Anno 1410. & finiendo ,
ut fequitur . Item eodem die fuit interfedtus
Caftellanus Portse Sandti Laurentii extra mu-
ros . Item eadem die fuerunt capti decem ho-
mines armorum , videlicet pedeltres de illis ,
qui ibant ad cuftodiam Sanfti Spiritus , &
conducti in CaltroSanai Angeli per homines
armorum videlicet pedeftres de Collegio .
Die Mercurii XI. didti menfis , ego Antonius
ivi ad Sandtum Petrum pro certis meis rebus,
& in via vidi projicere domos totaliter Por-
ticse Sandti Petri . Supraftantes erant iftt vi-
delicet Cola Ventura Palafratti Clericus no-
ftrse Bafilicse. Ac etiam vidi totaliterdevafta-
re felciatam Sandti Spiritus ; & omnia ifta_.,
videlicet lignamina & lapides , portare in_
Ecclefiam Sandti Spiritus fupradidtam pro fa-
ciendo Vertefcas , & murum propter timorem
Caftri Sandti Angeli , & gentium armorum..
Collegii. Multum effet fcnbendum , quod di-
mitto in calamo. Die Jovis iz. didti menfis ,
qua: fuit Vigilia Sandtse Lucise Virginis , vidi
in reverfione de Sandto Petro ego Antonius
Caftellanum noftri Campanilis Sandti Petri ,
noruine Antonellus de Perufio , facientem fo
ramen pro bombarda in logia , ubi facit be-
nedidtionem Dominus Papa prope didtum_
Campanile , videlicet in capite fcalarum . Die
Veneris 13. didti menfis , quse fuit feftum
Sandtse Lucisc Virginis hora Vefperorum, fuit
captus Girardus Johannis , Clericus Bafilicse
Principis Apoftolorum de Urbe in Ecclefia_
Sandti Spiritus de mandato Domini "Comitis
Trojse , & Sabbse Nifii tunc tempore Confer-
vatoris Urbis. Die Sabbati 14. didti menfis ,
Dominus Comes Trojse , & Dominus Nico-
laus de Columna de mane ante ortum Solis
equitaverunt extra Portam Sandti Johannis de
Laterano , & iverunt ad Caftrum , quod di-
citur Monticelli , propier quod Tiburtini fi.
mul intus in Civitate Tiburtina faciebant &
fecerunt , ut dicitur , maximam guerram .
Una pars dicebat : Vva la Cbiefi , e V Orfg ,
& alia pars dicebat : Vtva la Cbiefa , e la Co-
lonna. Item didti Domini ut fupra fuerunt re-
verfi hora pulfationis trium campanamm Ca-
pitolii. ltem ifto die fuit pofitus ad torturam
fupradidtus Girardus in Capidolio , & fuit
confeffus, quomodo fuit in Caftro Sancti An
geli ad comedendum cum Nutio de Maria_,,
& multa alia dixit , -& fuit confeffus . Item
die Lunse fuit de nodte maxima tempeftas ,
videlicet venti, tonitrui, & aqua; , ac etiam
. corufcationes, & tunc tempore ego Antonius
Petri faciebam refidcmtiam in Sanclo Thoma
in Formis propter tribulationem Porticas San-
dti Petri . Item in ifta nodte fuit defundtus
Dominus Nicolaus de Marronibus ante diem
per quatuor horas . Item ifto die fuit captus
Dominus Petrus de Pellegrinis Canonicus Ba-
filicse Sandti Petri , & pofitus in Cancellaria_
Capitolii. Item ifto die hora Nonse de man-
dato Domini Comitis Trojse , Domini Sena-
toris , Domini Ni:olai de Columna , & Do-
minorum Conkrvatorum Urbis videlicet Sab-
bse Nifii cum fociis mandaverunt toti Capi-
tulo Eafilicse Sandii Petri , quod infra didtura
diem videlicet 24. & 25. fequentem debeant
didti Domini Canonici didlam Bafilicam fcom-
morare , & fi non facitis , ponetur ad facco.
manmtm . Item didti Domini Canonici fta-
tim fecerunt Capitulum in domo olim
Domini^ Firinani , & deliberaverunt Do-
1012
B
minum Francifcum Capodezuccam , Domi-
num Mitthiam de Tortis , Dominum Anto-
nium Laurentii, Nicolaum Guadagnolum &
Simeonem Scapli , quod debeant ire ad Capi-
tolium ad loquendum cum fupradidtis Domi-
nis Urbis . Multum eflet fcribendum , q uo ^
dimitto in calamo . Die Lunse 23. didti men-
fis de fero in pulfatione Ave Maria , f u j t f ra .
dta campana fecunda vice de Aracoeli, videli-
cet illi, quse fuit portata per Paulum de Ur-
finis de Caftro Jubilsei . Die Sabbati 28. didti
menfis Decembrts , quse fuit feftum Sandtorum
Innocentium de nodte venit Dominus Malate-
fta cum tota gente 1 armorum pedeftrium &
equeftrium, videlicet Collegii, de Campanea
& pofuit campum ad Sandtum Laurentium ,
& ad Sandtam Agnetem extra muros Urbis .
De mane ego Antonius Petri , & Angelus
Cuoffi cum multis aliis ivimus ad videndum
didtam gentem armorum ad Portam Salariaro,
Sc ibi afcendimus murum Civitatis , & vidi-
mus mirabilia. Inter alia vidimus in loco,qut
dicitur Monte Fiorito,& Monte Reno, totum
coopertum de gente prsedidta , videlicet Col-
legii; & ante Portam prsedidtim ftabant extra
didtam Portam innumerabiles equeftres & pe-
deftres dicls gentis armorum dicti Collegii ,
clamantes , & dicentes : 0 Romani,como non
dieete : Viva la Cbiefa , e lo Popolo ? & ibi fca-
ramuzzabant. Item ex parte intus ftabat an-
te portam praedicl.im Dominus Nicolaus dt_
Columna , & Riccardus de la Molara cum_
bene fexaginta hominibus armorum equeftrium.
Item fuper in muro fupradictse portse ftabat
Vexillum Capitis Regionis Columna? cum_,
multis Romanis . Itcm horst Vefperorum omnis
ifta gens armorum, videlicet Collegii , tanu
pedeftris , quam equeftris recefferunt de loco
prsedidto, & iverunt ad ftantiam a iCapo de
Bove, & ad Sanctum Paulum Apoftolurn , 8e
in multis aliis Iocis. Item eadfira notSle intra-
vit Porticam Sandti Petri Paulus de Urfinis ,
& ftatim poft introitum ivit versfis Portam-
Tranftiberim, videlidet Settignani cum tota_
gente fua, & infaccaverunt eam' . Item re-
verfus eft in didtam Porticam , & ibi fecit
refideitiam cum tota gente fua . Multurn ef-
fet fcrib*endum , qtiod dimitto in calamo.Item
tunc t^mpore bombardse Caftri Sandti Angeli
percutiebant de die & de nodte . Item eodem
die Sabbati 28. di£ti meufis , vidi ego Anto-
nius Petri in Campo Florse quatuor Capita_
Regionum ad cuitodiendam Urbem. Capita_,
Ilegio num erant ifti : in primis Campitelli ,
Ripa; Saniti Angeli , & Parionis . Die Dorai-
nico 29. didti menfis ,quse fuit feftura Sandtt
Thomce Archiepifcopi & Martyris , hora
Vefperorum , exiverunt Comes Trojas, Domi-
nus Nicolaus de Columna , & Baptifta de-
Sabellis cum multis Romanis per Portam Set-
tignani , & iverunt versus Porticam Sandli
Petri contra Paulura de Urfinis , ac etiaro.
contra Jacobum de Urfinis ad prceliandurru
cum eis, 8b gentibus eorum . Tunc Paulus ,
& Jacobus pr-edidtus tamquam fapientes ho-
mines armorum equitaverunt ftatim , & exi-
verunt omnes tam equeftri , quam pedettn ,
per Portam , qua; dicitur Torrione, & alcen-
derunt per Montem versus Portam Sanai
Pancratii , & defcenderunt contra Sandturru
Jacobum de Settignano , & per multa alia..
loca . Et iverunt per didtam ftratam Setti-
gnani ufqie ad Portam fupradidtam Settigna-
ui, & interfeceruat uadecim inter Roro^o*
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B
loi$ • R O M A
& forenfes , 8c capuerunt multos Romanos ; A
ac ctiam quafi cotaim gentem armorum, vide-
licet Comitis Troja; , 8c aliorum contra fta-
tum SancSta; Matris Ecclefia; capuerunt . Et
fic Paulus de Urfinis obtinuit vicStoriam pro
SancSta Matre Ecclefia . Itecn eadera hord
propter timorem gentis armorum fupradicSti
Pauli de Urfinis , multi Romani projecerunt
fe in flumen , de quibus fuerunt affogati no-
vem perfonae, ifta me Anconio vidente. Item
eadem hora Comes Trojas dimifit eum , &
intravit vineam Sabbse Velliverfa , 6c ibi ex-
fpoliavit fe de armis , & de veftimentis , 8c
remanfit in capillis, oc in jopetto , 8t afcen-
dit fuper Carcerem prope duflam Porram Sot-
tignani. Tunc certi de Regione Tranftiberim
dimiferunt fibi funem per feneftram exiften-
tem in uno Turricello fuper dicStum Carce-
rem , & fic evafit fupradicStus Comes e mani
bus Pauli de Urfinis. Tunc fuit portatus de
domo DominiStephani Pauli Canonici SancSt.
Petri . Die Marcis ulcimo anni 8c menfis ,
1409. , quae fuit feftum SantSti Silveftri Papa:
de nocte hora primi fomni , duo pueri cum-
certis Dominis Romanis de Regione Arenute,
8cqu.uuor alii pueri de Regione Parioniscum
certis aliis Romanis leraverunt voces eorum.
limul clamantes , fic dicendo : Vrua Io Popolo,
& la Ecclefia; 8c fic tota Roma futt fecuta di
<Stas duas Regiones. Item ftatim incaepit pul^
fare Ecclefia Sanfti Laurentii & Damafi M
arme cum multis aliis Ecclefiis Urbis . Itern^
ftatitn Populus totus fuit congregitus in Pla-
tea in Campo Fioris, femper dicendo, & vo
ciferando: Vtva h Popolo, U Ecclefu . Item
ftatim poft mediam noftem intravit Paulus de
Urfinis cum tota gente fua , & cum Lauren
tio de Annibald>s m Regionern Tranftihenm.
Item de mane ante ortum Solis Paulns deUr
finis cum aliis Baronibus dc domo Urfinorum
intraverunt Romam per Portam Juda:orum,
& iverunt versus Campum Floris , & lbi m
venerunt totum Populum Romanum congre-
eatum ; & ftatim una cum Paulo de Urfims
fecerunt novaCapita Rtgionum pro ftatu Bo-
puli Romani , 8c Sandtas Matris Ecclefis ,
femper clamando : Viv» lo Popoh , & l» Ef-
clefia Icem Paulus de Urfinis ftatim recefiit
de Campo Fiore , 8c ivit versus Porticam-
SancSti Petri ad ftanciam fuatn , videlicet tn-
domo olimPecri deEfculo. Nomina Cap.tum
Reeionum func hasc, in primis de Regione-
Montium Jacobus Johann.s P.Iani. Item de-
Regione Trivii Petrus Retrofi. De Reg.one
Column* Petrutius Sord. . De Rcgione Cam-
pi Martii Andreas Totti. De Reg.one Par.o-
nis fuit confirmatus Ma : de Tino . Uc_
Reeione Pontis U Scr.fohro . De Reg.o-
ne Arenulae Paulus Jannuii. Guamelli . Ue_
Reeione SamSti Angel, Nicolaus Nuu. Sabb*.
De Regione Campitelli Ceccus Lombardi.
De Reaione Pinea: Jacobus Papeti . De Reg.one
Rjpas Paulucius D.oteguardi . De Reg.onc-
Samfti Eu/tachi Nicolaus Bellini. De Regio-
ne Tranfti berira Nardus Rubei . Item omnes
ifti fuprafcripti, videl.cet Capita Reg.onum
ouilbet .pforum recefferunt de Campo Flo-
ris, 6c iveruot cum bauden.s qu.hbetadluam
Reg.onem .
ANNO DOMINI MCCCCX.
1N nomine Domini , amen. Anno Domini
MCCCCX IndicStione 3. menfis Jauuaru
Tom. XXIV.
N U M. 1014
die Mercurii, primo ditSti menfis, ho.a Mifl*
majoris SancSt. Petri , Dominus Jacobus di-
Caivis Canonicus, Vicarius, Prior, oc Sacrifta
B Jilicas Principis Apoftolorum de Urbe cum
leit alns Dominis Canonicis iverunt ad Caftrum
Sancti Angeli , 8c ibi receperunt Veronicam,
8c porcuverunt eam ad fupradiclam Bafilicam .
Icem eodem die poft Nonam , intraverunt Ur-
bem Dominus Malatefta , 8c Francifcus de—
Urfi.nis cum tota gente eorum . Die Jovis 3.
didti menfis , intravic Urbeni Comes Taglia-
cotii poft Velperas , videlicet cum tota gente
fua . Die Sabbiti 4 di&i menfis , Domini Ca-
pica Regionum fecerunt Dominos Conferva-
tores Urbis pro ftatu Populi Romant , 8c
SincSfce Macris Ecclefia?, quorum nomina funt
hsec. In primis Lcelius Capocise de Regione^
Pinese, Baftinus de Regione Arenuls, 8c Ni-
colaus Cecchi Cervelli de Regione Trivii.
Die Dominico 5. dicStt menfis de mane dicSti
Domini Confervacores afcenderunt Officiurrui
m Capitolio, ut moris eft, 8c fecerunt Mare-
fciallum, videlicet Blafium de Calvis de Re-
gione Pontis cum fociis . Item eadem horl,
Senator , qui tenebat Capitolium pro Rege^
Vinceslao, receflic de didtoCapicolio, 8c iyit
camquam capcus ad domum Pauli de Urfinis.
Item ifto die Pons SancSli Perri cocaliter fuit
apercus de muro muraco de mandaco Comicis
Trojse, 8c aliorum. Die Martis 7. dicSti men-
(is fuit portaca Bombarda grofla Caftri SancSH
Angeli in Teftac.a , 8c pofica in Vinea Jagas
per maous Somse cum iociis de mandato Do-
minorum Capitum Regionum , videlicet Are-
nuls, Sc Parionis ; 8c ibi in dicSta Vinea fuit
prsparata ad projiciendum ad Porcam SantSli
Pauli, quse erat contra ftatum Populi Roma-
ni, 8c SancSlce Matris Ecclefia?. Incoepit projt-
cere , 8c devattare diclam Porcam . Eadetru
die.ego Antonius Petri omnia fupradi<Sta_.
vidi cum multis aliis Dominis Romanis 8c
forenfibus. Item inter alia vidimus Metatru.
Sanfti Pauli invertefcacam, quod numquam-
fuic vilum , nec audicum dicere. Die Mer-
curii 8. duSti menfis de mane hora Ternarum
D Porta Sancti Pauli , 8c Porta Accia; reddide-
runt le Populo Romano , falva: perfona; , 8c
bona . Item ifto die hora Vefperorum Sandtt
Petri , intravit per Porcam Cattri SancStt An-
geli Domina Rica uxor Pauli de Urfinis cura
magno fefto , 8c gralcia, 8c conduxic fecum-
mulcos de Romams , qui eranc excra Civica-
tem. Die Lunas 13. dicSti menfis, Paulus de-
Urfinis fecit devaftare omnes Verteicas irL-
Santfto Spiricu , 8c porcare ad Porcam Sandlt
Laurentii excra muros ad facieodutn battws
lcontra diftam Portam SancSt. Laurentti , & fic
^fuerunt incoepta; facere ifto die ifta: baft.as,
quia dicSh Porta erat contra Populum Roma-
num. Item bombirds tres per quatuor dtes
E !de Roman.s erant ante femper ad projicien-
J dum ad dicStira Portam; 8c .lli de d.6ta Por-
ta nihil curabant de dia.s bombardis , ied
femper clamando : Vva Re Lanzdao. Dic_-
Tovis itt. d.cSti menfis , horoines , qui culto-
diebant fupradicStam Porcam SancSli Laurencn
excra muros hori Terciarum vocaverunt Pau-
lum de Urfinis fic dicendo : Volemo temreper
tutto Sabbm , fe potemo baver foccurfo i&I'
non fit la ?orta voflra : Sc fic fuit facStutu.
Item ftatim omnes bombirdse fuerunt portacar
ad Porram majorem, & ibi incceperunt projt-
cere . Eadem dte ego Antonius Petri cum lo-
ciis ivi extra muros Ci^icacis ad videndurru
X x x ba-
ioij , D I A
baftiam fatStam contra ditShm Portam SamSti
Laurentii de mandato di&i Pauli de Urfinis .
Vidimus mirabilia. Die Sabbati i3. ditSti men-
£s Januarii hora poft Vefperas, Domini Con-
fervatores Camerse Urbis , videlicet Lellus
Capocise, Baottinus cum eorum focio , fece-
runt alios Capita de omnibus Regionibns Ur-
bis Romse. Caufam nefcio; & omnes alii fue-
runt pennatt . In primis de Regione Montium
Petrucins Mattheoli , de Regione Trivii Cec-
cus Petri Terafi , de Regione Columnse An-
tonius Zimbonis , de Regione Campi Marrii
Ceccus de Monte , de Regione Pinese Petru-
tius Johannis Domini Jacobi , de Regione_
Sancti Euftachii Tutius della Panzera, de Re-
gione Parionis Mattutius de Quactro, de Re-
gione Pontis Johannes Damiani, de Regione
Sancti Angeli Cecco Paulutii Corelli, de Re-
gione Campitelli Julianus Perzanni , de Re-
gions Ripse Sufla , de Regione Arenulse Jo-
hannes Jacobus Pizzolantus , de Regionc
Tranftibsrim Philippus de Bonano. Die Do-
minico i<5. dicli menfis Januarii , quse fuit
Dominica Sexagefimse , conduxit in uxorem_
finm Francifcus de Urfinis uxorem olim Do-
mini Zutii de Paterno cum Caftris, & bonis
Domini Zutii. Die Martis *o. dicti menfis de
mane hora Miflse majoris Sancli Petri , exive
runt de Roma per Portam Caftri Sancti An
geli Ambafciatores Urbis emiffi verstis Domi-
nurn noftrum Papam Alexandrum tam Cleri-
ci, quam Laici . Item in primis Dominus Ja-
cobus de Calvis pro Bafilica videlicet SantSti
Petri , Sandti Johannis de Laterano , & San-
«Stse Marise Majoris , quia fupradictse Bafilicse
faciebant Camerarium pro (e ipfis. Item ex
parte totius Cleri Urbis ivit Ambafciator unus
Frater Minor de Aracceli nomine
Irem Ambafciatores videlicet Laici dicStse Ur-
bis Romse fuerunt ifti. In prmis , Dominus
Confervator de Regione Item unus
de Capitibus Regionum nomine Item
de Regione Pontis Laurentius de Magliottis
cum aliis fociis . Eadena die Nutius de Maria
fuit percuffus de bombarda projiciente de Por-
ta majore Urbis per gentem exiftentem in fu-
pradicla Porta Regis Vmceslai ■ Menfis Janua
rii die Jovis 30. fuit factum Ludum in Ago-
ne, ut moris ell , & in dicto Ludo ibi inter-
fuit Malatefta Capitaneus Sandhe Matris Ec-
clefiaj , 8c Urfus de Montc Rotundo. Item_
ifto die cum multis aliis diebus PauNs de_
Urfinis non fuit nec in Ludo , nec in aliis
Confiliis Urbis ; fed femper fuit ad facien-
dum licem & guerram fuper Portam majorem .
Die Dominico 2. menfis Februarii , quce fuit
feflum Purificationis Beatce Marise Virginis,
fuit facStum Ludum in Teftaccia , in quo Lu-
do fuerunt Malatefta , Paulus de Urfinis , 8c
multi aiii Barones , qui tunc tempore erant
capti de Dominis Neapolitanis ad vid'. j ndum_
iupradicStum Ludum . Item ifto die, fuit vul-
neratus Jacobus della Guardia in dicta Tefta-
cia per Carrettam projcientem de Monte Te-
ftacio ; 8c ifto die fuit ammazzatus Lauren-
tius della Guardia frater didti Jacobi per unum
Cafengum ^nomine. Die 15. ditSti menfis Fe-
bruarii hora Vefperorum , fuit capta per vim
Porta major Urbis per Populum Romanum ,
& per gentem Pauli de Urfinis , & fic totali-
ter omnes Portse , qux cuftodiebantur per
Regem Vinceslaum , remanferunt ad cufto-
dia n Popul. Romani , 6c Sandfce Matris Ec-
clefis. Hora Vefperorum reverfi funt Domini
B
d
I U M tot6
Ambafciatores Urbis de Bononia de Domin»
noftro Doraino Alexandro V., 8c reverfi f U nt
cum multa bona nova. Multum eiTer fcriben-
dum , quod dimitto in calamo . Die Mercurii
quse fuit feftum SancliGeorgii diftimen-
fis , magnificus Capitaneus Paulus de Urfinis
fecit portare unum pulcherrimum Tabernacu-
luiB cum uno capite intus de fino argento fa-
ftum 8c laboratum ad honorem Capitis San-
cSti Georgii, ponderis librarum fexdecim , &
unciarum undecim. ltem dictum Tabernacu-
lum , 8c fupradiclum Caput de argento fuit
portatum, & prsefentatum per Bedurium fu-
pradiclo die de mane ante MifTarn in Ecclefia
Sandti Georgii ad Velum aureum ad hono-
rem & reverentiam ditSti SantSti Georgii Mar-
tyris cum maximo honore & reverentia , 8e
curn multis luminariis & torciis portatis per
gentem armorum ditSti Pauli de Urfinis . Irem
omnes fciant , quod fi fupradicStus Paulus de
Urfinis effec in Urbe tunc terapore , multa_
efTent fatSra pro tali Reliquia , qu_ fuerunt
dimifla . Die Jovis primo menfis Madii , qui
fuit fcftum SantStorum Philippi & Jacobi , ac
etiam Aflumtionis Domini noftri Jefu Chrifti
de mane hora Miflse majoris SantSti Petri,
Domini Confervatores Urbis Romse , videli-
cet Lellus Capotise cum fuis fociis habuit
Pontem Molii ; & fic totaliter Portse omnes,
8c Pontes omnes , qui tenebantur pef Domi-
num Regem Vinceslaum , Domini Conferva-
tores ut fupra , 8c Populus Roraanus habuit
dominium in pace . Item tunc tempore Paulus
de Urfinis non erat in Urbe . Die Sabbati j.
dicti menfis, quse fuit feftum SantStae Crucis,
fuit captus Cola dello Topofco cum multis
aliis Romanis per revelationem Fratris Angeli
de Aracceli , tamquam proditores Urbis , 8e
SancStse Matris Ecclefise. Item fciatur , quod
multa mala fuerunt confefli contra Populunu
Urbis, 8c SancStse Matris Ecclefia;. Multumu
effet fcribendum , quod dimitto in calamo.
Die Sabbati 10. dicSti menfis Maji , intravit
Urbem Paulus de Urfinis , Coraes Tagliaco-
tii , Dominus Nicolaus de Urfinis , & Vica-
rius Domini Papa; Alexandri V., 8c dixerunt
nova pcr totam Urbem, quomodo die Sabba-
ti 3. fupradicSti menfis Maji , horst ante diem
quarta, (upraditStus Dominus Papa Alexander
defuncStus eft de bona morte. Item raulta alia
nova dixerunc de Domino Rege Lovifio bo-
na , quomodo erac in via per cerram perfona-
liter, 8c Galese per mare . Item dictus Papa
Alexander ftetic in Papacu per decera menfes
non completcs. Die Lunse 12. difti menfis,
quas fuit feftum Pentecoftis de nocSte venerunt
ad focem Oftise quinque Galese , duo Scedi,
8c una Navis magna Domini Regis Vinceslai,
omnes plenos gentibus arroorum contra Popu-
lum Romanum , 8c Sanftam Matrem Eccle-
fiam , per ordinaiionem , 8c nequitiam Cola?
dello Topofco cum fuis fociis . ltem iftodie-
Lunse \%. diai menfis , incceperunt intrare_
Porticam SantSii Petri gentes armorum, vide-
licet Pauli de Urfinis . Die Mercurii 14. men-
fis Maji, qux fuit Vigilia Corporis Chrifti de
fero ante horam Vefperorum , 8c in Vefpe-
ris fuit ita maxima tempeftas , videlicet ven-
ci, aquse, tonitri , 8c lampi, quod apparebat,
quod Ccelum vellet cadere. Tunc ego Anto-
nius Petri dixi cum fociis runc facientibus fe-
ftum Corporis Chrifti in SantSto Petro. Ifla-
tempefias magnum ftgnum demonflrabit , & n °-
va de Papa novo cito babebimus. Die Jovis ij.
dictt
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B
joi7 BL O M A
difti meofis, qu» fuit feftum Corpons Chrifti A
de fero , intraverunt in Conclavium in Bono-
nia Domini Cardinales ad faciendum Papaou
novum, Die Sabbati 17. dicli menfis, fupradi-
cli Domini Cardinales de fero bora Vefpero-
rum fecerunt Papam novum , videlicet Do-
minum de Sanfto Euftachio , & nomen fui
Paparos eft Johannes XXIII. Die Mercurmi.
dicli menfis, venerunt nova in Urbe de crea-
tione', quomodo Papa erat fadtus die ut fii-
pra . Tunc Domini Confervatores Urbis mue-
runt bandum per Urbem, quod tota Roma_
debeat facere feftum , 8e fanones , ac etiam
omnes Parochia? & Ecclefias Urbis ; & ita fa-
&um fuit cum pulfatione eampanarum . Do-
mini Confervatores erant ifti , Lellus Capo-
tix cum fociis. Item die *&. di£ti menfls de
mane ante ortum Solis , Paulus de Urfio.s
exivit de Roma cum tota fua gente armorum,
& cum vexiilis videlicet SandtE Matns Ec-
clefia? , cum duobus fuis, & cum uno aho de
Saccomannis ; & ivit versiis Campaneajn , vi-
delicet contra campum RegisVinceslai. Item
fciatis , quod .ftatim fcieotes ilii de campo
di<fti Regis, quod Paulus de Urfinis erat ex-
ira Urbem , ceperunt fugam , & iverunt ad
Monafterium , quod dicitur Foffa Nova ; &
ibi fecerunt refidentiam dic\» gentes armo-
ruro Domin? Regis Vinceslai •
De Martis menfis Junii de fero hora
Vefp rorum , fuit reverfus Paulus de Urfims
de C .mpaoea cum maximohonore & gaud.o,
quta expulitcampumDomini Regis V.nceslai,
ut fupra diclum eft.Gentes campi d.6t. Reg.s
V nceslai , «t dicebatur, erant quique millia
equeftri , & tri* millia pedeftri ; 8e .11« de_.
Paulo de Urfinis non erant nifi quindecnn
centenaria. Multumeflet (cribendum , quod
dimitto in calamo. Die Mercuru 4. difti men-
fis Junii, intraverunt focem Romanam Galeas
Domioi Regis Lovifii, qu» conduxer.iot Gal-
parem Cofla fratrem Domini Papx Johanms
XXIII contra Regem Vineesiaum de manda-
to Domini Papas fuprad.ai , ac etiam Domi-
ni Regis Lovifii ; & ipfe Gafpar frater d.cli
Domini Papae erat Capitanius diclarum Lra-
learum , & vocabatur la Ver Aquih . Dus-
Martis X. diiti menfis de mane hora Mifl*
majoris Sandti Petri , de mandato Paul.de-
Urfinis exivit de Roma Jacobus de TJrfinis
cum parte gentis armorum dift. Pauli de^
Urfinis , & tvit versiis Caftrum Novuro ad
faciendum guaftum , quia Johannes de Co-
urona & DSminus Nicolaus de Columna no-
uerunt fe concordare cum SancT» Matre Ec-
clefia . Die lovis i*. difti menfis recefferunt
Gales de Oft.a Domini Reg.s L™ifii , &ive.
runt versiis Terracinaro ,& versbs Neapolim .
Multum eflet fcr.b;ndum , quoJ d" 1 »" 0 '^
Sm" Die Sabbati i 4 - didki menfis , tntra-
S L» Benediftus G.etanus, &to
fidenSm in Palatio prope Sanftum Bar tholo-
lo» de Infula. Item venit Jpwjj "J^
nediftus Gaetanus pro concord» m er Popu-
lom Romanum & Dominum N.colaum de-
r m „„M ac etiam pro Sancla Matre Eccle-
2t Z Dominico x?. difti menfis Junii dc-
mane Caftellann* Caftri Sanft. Angel, , v^
av~J R^rmrius fecit ponere Vexillum Uo-
PaT«T°naa«^
a cJ-A! Anceli prope Vexillum Sancts
flte mi . I«em die penultimo diAt
m.nfis aux fuit die Dominico , ac et.am fe-
^fsaoTorL Apoftolorum Pctri & Paul, ,
N U M, 1018
de mane hor4 Tertiarum , vel quafi , exive-
runt de Caftro Marini multi Romani , ac de
Caftro Marini , ad recipiendum granum de
areis DominorumRomanorum. Tunc Becca-
rinus cum fociis fuis capuit Vellonem de-.
tegione Tranftiberim , & pofoit eum incom-
pedibus in Ecclefia Sanclii Blafii in canto fe-
cuto . Die Lunae J. menfts Julii de tnane hora
Tertiarum , exivit de Roma Paulus de Urfi-
nis eum multis aliis Baronibus per Portam^
Caftri Sanc\i Angeli ,. & equitavit vershs la
Carrara contra Dominum Legatum , videlicet
Dominum de Hifpania Presbyterom Cardina-
lem tituli San&as Praxedis, ac etiam contra—
Dominum Senatorem , & omnes fimul cunu.
maeno gaudio & honore intraverunt Eccle-
fiam SamSti Pancratii, & ibi fecerunt refideo-
tiam , videlicet Dominus Legatus , ac etum
Dominus Senator per totAm iftam diem , &
noftem . Item ifto die ante )ioram Vefpero-
rum incospit per totam Urbem ita maxima_
tempeftas , videlicet venti , tonitri , lampa-
darum , quod omnino apparebat , quod de-
beret Cosluro cadere;inter quas tempeftas ce-
cidit una fagitta ad Ecclefiam Sandki Saiva-
toris de Unda , & interfecit unum Fratrem-;
& alia cecidit ad domum olim Papas Roru.
Multum eflet fcribendum , quod dimitto in-
calamo. Die Martis 16. difti menfis de mane
hora Tertiarum , Paulus de Urfinis , Jorda-
nus de Cavi , Jacobus de Urfinis , Urfus de
Monte Rotundo cum multis aliis Bironibus
de didta Urbe Roma exiverunt per Portanu
Sanfti Pancratii ad fcontrandum dictum Uo-
minum Legatum . Item Dominus Legitus in-
travit didUm Portam Sanfti Pancrat.i cunu
Sximo honore videlicet fub Pallio, & totus
Pooulus Romanus ftabat per ftradas cum pal-
mis femper clamando : Vtv* U Ssnta Mbtre
Ecclelia & lo Pofob Romano . Item , oc «c
equitavit dictus Dominus Legatus per totam
TJrbem ufque ad Sanftum Petrum. Poftquam
fuit ad Sanaum Pettum , videhcet 10 pedt-
fcalarum Sancli Petri , defceod.t de equo.cc
orravit Ecclefiam Sanfti Petri , fcfccit re-
D verentiam ad Altare majus Sandti Petn , uc
moris eft , & pofuit ibi centuro annos & cen-
tum quadragenas Iodulgent.SE : poft hoc in-
ravit q PaU.ium Apoftolicum , & ib. fec.t re-
fidentiam. Die Mercunuj. di«i menfis,qua5
foit VigiHa Sanfti Alexii Confeflbris de mane
hord Tertiarum , Dominus Seoator, videhcet
magnificus Dominus Rogerius dePerufio ex.-
vit Palatium Apoftolicum Domini noftn Pa-
nx cum bacchitta in manu , videl.cet Domi-
^i Senatoris , ut moris eft , & fqu.tav.t v«-
fus Capitolium , & ibi fecit pariamentum, ita
quod totus Populus fuit conteotus . Pofl ; par-
lamentum alcendit Palanum Cap.toln, & ibi
fecit refidenti^m.ut rooris eft . Io eodem die.ho-
r aVef?erorum,velquafi,venerunt feptero Ga-
leV, & una Galeoua ad Riparo , videhcet
Smini Regis Loyfii. Menfis uh. d« : Veoem
4J . dic>i menfis , qua! fu.t feftum Saodti Ja-
cobi Apoftoli de fero hori Completorn , de
mandato d.dti Domioi Senatoris fuit capta-
uxor Cote Cancellarii de Reg.one Columns,
ac etiam Paulus de Cancellar.isde d.6ta Ke-
aione , & Frater Micolaus de Ocdine Sandli
iuguftiai , omnes tamquam Prod.tores Ur-
bis , & du£t. per Mercatum ad Cap.tohum ,
& martirizati , videlicet diftus Paulus , &
atdtus Frater Nicolaus. Item fuerunt confefli
. Llt. mala . Jtem eodem die P ropt*r confef-
11 x x x * uo
_
ioi> D I A
fionem fopradictorum ceperunt fugaro duo de
Marefchalchis , videlicet filius Petrutn de
Surdis , & filius Cecchi Ta(ca , ac etiam_
unus de Capitibus Regionum , videlicet ille
de Regione Coluinnje. Nomen eft
Die Martis 29. dicti menfis,equitavit ad fcor-
»am grani Beccarinus cum multis aliis ,8c ca-
puit certos Romanos exeuntes de Caftro Ma-
rini , 8c venientes versus Romam , quorum_
nomina funt hxc , Angelus Maccellarius de
Regione Tranftiberim nepos Johannis Nevoli
de Regione Pines cum aliis iociis , & omnes
fuerunt imprefonati in domo dicti Beccarini
una cum Vellone de didta Regione Tranfti-
berim . Eodem die Veneris 25. didti menfis
Julii , projecit fe de Capitolio Mattutius Pa-
lofii , quia ibi erat incarceratus ad inllantiam
Pauli' de Urfinis pro certa pecunia , quam te-
nebatur fibi folvere. Item modo inventus eft
culpabilis cum Paulo de Cancellariis , & ideo
cepit fngam. Menfis Augufti dieVeneris pri-
mo Reverendiflimus in Chrifto Pater, & Do
minus Petrus tituli Sancta; Praxedis Presbyter
Cardinalis cc Legatus fuprafcripti Sanctiffimi
in Chritto Patris & Domini noftri Domini Jo-
hannis Papa; XXIII. Anno ejus primo de ma
ne hora Matutini Sancti Petri de Urbe equi-
lavit dictus Dominus Legatus ad Ecciefiam-
Santfti Petri ad Vincula pro Indulgentia , &
ibi fecit Beneditftionem Populo Romano ibi
affiftenti in ditfta Mifla. Item ftatim equicavit
cum omnibus Baronibus de domo Urfinorum,
ac etiam cum Jordano de Cave , cum Alto
Comite,& cum multis aliis Baronibus versus
Palatium Apoftolicum , ubi faciebat refiden-
tiam. Itemeodem die hora Vefperorum ditftus
Legatus fecit Officiales novos Urbis , yideli-
cet Dominos Confervatores , in prirais de_
Regione Pontis Nicolaum de Sanguineis , de
Regione Tranftiberim Nicolaum Netftoli , &
de Regione Montium Jacobum Johannis Pifa-
ni. Marefcalchi , Julianus de Perleonibus ,
Antonius Dominici Palofii, Jacobus de Ylpe-
rinis , 8c Coletta de Ficotiis . ltem Capita-
Regionum , de Regione Pontis Blafium de_
Corneto , de Regione Parionis Nutium Mat-
thcet Federici , de Regione Tranltiberim Co-
letta dello Zappo cum fociis . Die Sabbati 2.
ditfti menfis , omnes fupraditfti Officiales tam
Confervatoresquam alii Officiales afcenderunt
Officium , 8c juraverunt ditftum eorum Offi-
cium in manibus ditftiRogerii de Perufio tunc
tempore Senatoris Urbis fatfti per ditftumDo-
minum Papam Joannem XXIII. 8c confirma-
tum perditftum Dominum Legatum. Die Jo
vis 7. ditfti de mane ante Miflam tnajorem_
Santfti Petri , ditftus Dominus Senator fecit
pulfare campanam Capitolii , ut moris eft ,
tribus vicibus , 8c poft pulfatiouem ditftas
campanae fecit decollare vel amputare caput
Paulo de Cancellariis in loco juftitise , ut
hioris eft. Item Fratres Santfti Marcelli vene-
runt versus Bononiam pro eo cum Cruce 8c
Cotta. Die Veneris 8. ditfti menfis receflit
Dominus Jacobus deCalvis, ocAngelus Pauli
de Roma ante Matutinum , 8c equitaverunt
versbs Bononiam cum multis aliis Cortefcia-
nis . ltem Vicarius Santfti Petri remanfit tunc
tempore Dominus Matthaus de Grattulis in_
loco ditfti Domini Jacobi de Calvis . Menfis
Augufti die Domintco 22. qu_ fuit odtava_
Aflumtionis Beata; Maria; Virginis , obiit Do-
minus Nicolaus de Columna de Caftro Pene-
ftrino de bona morte , cujus anima habeat il-
R
A
I U M
1620
B
D
lam requiem , ut decet. Die Luns» u, ^
menfis hora Vefperorum , fuic bandita^pTx
inter Sandtam Matrem Ecclefiara 8c Populum
Romanum , cum Johanne Columna , firmara
8c bonam pacem. Die Mercurii*7. didtimen-
fis hord poft occafum Solis , didtus Johannes
de Columna venit Romam , 8c intravit Kc-
clefiam Santfti Spiritus , 8c ibi fecit refiden-
tiam . Item die Jovis 28. ditfti menfis de mane
hora Miftse majoris Santfti Petri Paulus de_
Urfitiis , 8c ditftus Johannes Columna iverunt
fimul ad Dominum Cardinalem Legatum in_
Palatio Apoftolico ad loquendum cum eo,8c
ibi ordinaverunt fimul multa bona.ut didtum
fuit , pro Santfta matre Ecclefia Sc Populo
Romano. Mulcum effet fcribendum , quod
dimitto in calamo . Die Mercurii 3. menfis
Septembris de mane , venerunt ad Vineanu
meam Johannes Fattenanti, 8c Catherina uxor
ditfti Johannis ad faciendum feftum mecum .
Item horaTertiarum vel quafi inccepit ditftus
Johannes habere malum;8c ftatim recefferunt
de ditfta Vinea ditftus Johannes cum ditfta_
uxore fua , & venerunt Romam ad dorounu
fuam. Statim poftquam incravic domum de-
fundtus eft ditftus Johannes de morte fubica-
nea . Die Sabbathi 6. dicti menfis Septembris
de mane ante orcu n Solis , Paulus de Urfinis,
8c Caftellanus Cattri Sandti Angeli exiverunt
equeftres de Roma per Portam ditfti Caftri
Sandti Angeli , 8c equitaverunt versus Viter-
bium . Item Paulus de Urfinis equitavit ver-
sus Dominum Regem Loyfium , ut dictunu
fuit, 8c Caftellanus Caftri Saacti Angeliequi-
tavit versus Dominum noftrum Dominum Jo-
hannern Papam XXIII. videlicet versiisBono-
niam .
Indictione 4. menfis Septembris die Sabba.
ti 20. qua; fuit vigilia Sancti Matthajt Apo-
ftoli, venit Romam Domtnus Rex Loylius ,
8c intravit per Portam Sancti Pancratii cum
maximo honore , videlicet fub Pallio , quod
fecerunt fibi Romani . Item difti DominiRo-
mani jocaverunt cum faculis, ficut folent fa-
cere in fefto Affumptionis Beatse Maria; de_
menfe A'.igufti . Item omnes ftrada; incipien-
do a Porta fupradivSti Santfti Pancratii ufque
ad Plateam Caftri Sancti Angeli, erant plena;
mortellis, lauris, rofmarinis , 8c olivis. Item
dictus D;iminus Rex Loyfius venit per to-
tam Romam equefter ufqueadPalatium Apo-
ftolicum , videlicet Sancti Petri , 8c ibi fecit
refidentiam cum Domino Legato . Item de_
fero fuerunt facti fanones per totam Urbenu
cum pulfatione campanarum . Multum effet
fcribendum de honore fibi facto,quod dimit-
co in calamo . Item Legatus equitavic de Pa-
lacio Apoftolico concra eum, videlicec ad re-
cipiendum dictum Dominum Regem, 8c exi-
vit Portam Sancti Pancracii , 8c incravit cum
eo. Die Dominico 21. dicti menfis , qus fuit
fertum Sancti Macrhaei Apoftoli de mane, ve-
nic dictus Dominus Rex Loyfius cum Domi-
no Legato ad Sanctum Petrum , 8c totunu
Capitulum San^i Petri ftabat in capite fcala-
"rum cum Cruce, Sennichio, 8c Campanella ,
ut moris eft; Sc ibi di&us Dominus Rex una
cum Domino Legato fecerunt reverepcian-
Beato Petro, ut moris eft. Tunc Domim Ca-
nonici induerunt dictum Dominum Regem..
fuperpelliceo cum Remuza tamquam Canoni-
cum dictse Bafilica; Sancti Petri . Icem ftaciro
dictus Dorainus Rex , 8c Dominus Legatus
cum toto Capitulo Sancti Petri intraverunt
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loii R O M A
Ecclefiam. Item in Choro majori Sancti Pe- A
tri erat prseparatum , ficut fie tti fefto Corpo
ris Chrilti, tam pro Domiao Rege , quam-
proDomino Legato, & ibi in d.fto Choro
iuit cantata una M.ffa folemniter , 8c d.dtus
Dominus Rex Loyfius ftetit indutus cutn ha-
bitu tamquam Canonicus a principio Miilas
ufque ad finem.Item poft Miflam fuit oftenla
Veronica. Item Pallium , quod feceruut ub.
Domini Romani , donavit diftus Dominus
Rex Sanfto Petro . Item cum fupradidto Do-
mino Reee in focietatem ad faciendum nbi
faonorem tam heri.quam hodie fuerunt ornnes
de Domo Urfinorum.ac etiam multi alu Ba-
rones . Die Lunae ** difti menfis Septembr.s,
didtus Dominus Rex Loyfius cum Dom.no
Legato, ac etiam cum omnibus Baron.bus de
Domo Urfinorum, equitaverunt ad Sandtum
Johannem de Laterano de P^Afoft^
videlicet Sandti Petri , ad videndum Capita^
Apoftnlorum Petri 8c Pauli , & Salvatorem
ad Sanaa Sanftorum . Die Mercuru 8. men-
f lS oaobris, fuit fadta oftia •JSfcjSS
retro Sandtum Spintum , & iftud iec.t tteii
Dominus Legatus , qus Porta fu.t comburta
de mandato Domini Com.tis Tro,* , & al.o-
ru m tunc tempore g*m<ȣ jJS
omncs domos dimiffas per Dom.nura Ep.lco.
Tm Firmanum Bafilic* Sanft. Petr. . ^ettu
^dtusLellus cum aliis . foi.
£tas domos cum panifis , rotell.s , p.ccon.s ,
Ss,°S intrav,t P in didtas
luntatem totius Cap.tuU & B ^_
beravit multos de Dom.n.s Canon.c.s , Bene
5.s,8cCler,c,s *&* ^«-jre*
fione fanguinis. Item ,b. erant omn.a ^bona-
d\ax Bafilica Sanfti Petr. tunc tempore ,ta
ouod totaliter Domini Canonici dimiierunt
GSSS Afto Lello, omnes domos cum
c i bonis dtffai Bafilic . D.e Venen. 17.
di<5ti menfis Oftobrir, propter coffi» ^fupra-
diaam Bafilica-Sanft. Petr. non
panas, nec fuit diclum Officwm .n tb£* *H*
filica- & ifto die fuit V«g>Ua Sanft. Luca?
EvangeUftas . Die Sabbati .1 L dift. meufi,
ou* fuit feftum Sancli Lucs Evangeliftss , fi
SSuter non foit cantatum Offiaum de mane
nec pulfctse campanse . Item de ^fero tuerunt
ptfff campans, 8c difto» Offic.ut, , .n Ca-
pella Sancli Andrea: Apoftoli, ut mor.s ett .
Een caput Sanfti Lucs non fmt oftenfunu,
propteJ cauflatn ut fupra. D.e Dom.n.co 9,
d fti menfis de mane tuit denunc.atus excon -
; Z nicat" DominusLeUns Capoti* cum jul-
fat.one campanarum . Menfis Novembr.s d.e^
Satbati 8 qus foit vigiUa Ded.cat.on.s Sal
vatoris Ecclefiae Lateranenfis fuit decollatus
Cec°c U s Marnni de ^^^^22
7: obiitdfbin; SSJiS; ificus Vir GO r
inos de DomoUrfinorum in dorno ol.m Nar-
d, Maxii , & nunc Pauli de Urfin.s , .n Re-
gione Arenula, . In d.e Dom.n.co
Lnfis,fuit faaum exfequjjm d.a.GoIm.
SnVp:rin h °C^eIla & S f :i P vatoris de Abnn-
«iuo in calamo D.e Mam Bafilicaru[n
Pa'r. q " SmK SSS -ajor M.ffa hu
lanAo Petro ante cancellos in Choro ma,on
propter Dominum Legatum , ac
N U M. tcsi
etiam propter Regem Loyfium . Et ifta nocte
fuit maxiraa pluvia, ac etiam de die . Menfis
Novembris die Mercurii 19. Dommi Confer-
vatores Capitolii, videlicet Cecchus Alperini
de Regione Parionis , Coluzza Perzanni de_,
Regione Campitelli, ac Nutius Tozzuli da-
Regione Sancti Angeli tunc tempore Conler-
vatores, cum Marefcalchis eorum, 5c Domi-
ni Senatoris ut fupra , videlicet nomina Ma-
refcalchorum funt ifta , m prirais Blafius de
Toftis de Regione Pontis, Antonius Domini
Leonardi de Regione Campi Mirtii , & Do-
minicus Cecchi Lei de Regione Parionis cum
eorum focio.fecerunt projicere ad terram do-
mos , videlicet in piiinis Cecchi Legi de Re-
gione Campitelli , domum Johannis Nevoli ,
& Petri Nevol. fratris germani de Regione
Pines, propter cauflam , quia erant rebelli
Sancls Mitris Ecclefis & Populi Romani, 8c
erant cum Rege Lancislao . Die Sabbat. iz.
d.ai menfis, quse fuit feftum Sanfta? C:eciliae
Virginis 6c Martyris, fuit portata imago Sau-
aae Catherins de Monafterio deila Rofa ad
Monafterium Sancbe Catherins in Portica^
Sancli Petri., & pofita in loco fuo. Die Jovts
XI. menfis Decembris anno ut fupra , hora_
Mifla? majoris San^i Petri, recefferunt Domi-
oi Ambafciatores de Urbe, & iverunt versus
Bononiam adconducendumDominum noftruna
Papam,videlicet Dominum Johinnem XXIll.
ad Urbem. Ambafciatores (unt ifti, v.del.cet
Laurentius de Annibaldis, Laurennus Scaglia,
& Nardus Veneftini . ltem die Jovis 25. di-
cfti menfis.quae fuit feftum Nativitatis Domi-
ni noftri Jefi. Chrifti de mane , Dorninus Rex
Ludovicus venit ad audiendam Miflam in-
Sandto Pet^o, videlicet in Choro majon , 8c
fuit fibi ibi pneparatum , ut fit in fefto Cor-
poris Chrifti , 8c ibi poft Miffam fuerunt fib.
oftenfe Reliquia multae d.ftx Bafilic» . ltera
difto die hora Compleaorii fuit fibi oftenfa
Veronica, videlicet propter fuum receffum ,
quia debebat recedere , Sc .1« pro Dom.no
noftro Papa. Die Mercurii ult.mo d.dti men-
fis, quK fuit feftum Sandti S.lveftr, Papa, di-
&us Dominus Rex Ludovicus hora Matut.m
Sanfti Petri receff.t de Roma , v.del.cet de^
Palatio Apoftol.co San6t. Petriuna cum Pau-
lo de Urfinis , cum Com.te Tagbacom , &
Urfo de Monte Rotundo , 8c .verunt versus
Bononiam, videlicet pro pom.no Noftro Pa-
pa Johanne XXIII. 8c multi alil Dom.n. cum
eis .
ANNO DOMINI MCCCCXL
I N nomine Domini, amen . Anno Domini
L i4t 1. Ind.aione 4 menfis Januan. dieSab-
bati l qux fuit Oftava Sandti Johann.s Apo-
ftoli, & : EvangeUfta. , fuit defundhis Matthai-
utius Nutii de bona morte . Item die Domi.
nico fuit faftum exfequium , 8c fepultus m-
Sanfta Maria in Vallicella cum max.mo ho-
nore. Verum eft, quod nulla Paroch.a fiuc ,
nifi Bafil.ca Sanfti Petri. Item tunc tempore
erat pater fuus unus de Cap.t.bus Reg.onun»
Urbis. Item ifto die Dominico , v.del.cet 4
didti menfis, vidimus videlicet ego AaWM
Petri, Guillelmus Petri Pannatetius, Jacobus
Toti & multi alii bene undec.m pueros
omnes'habentes Armas depiftas retro 6t . ante
cum camifo aibo , 8c crme rubeo, omnes 1 cU-
mantes, 8c dicentes : tf»' hSM*
EctUfu , & b eapa . In platea Sanft. Spmtos
D
ioi$ B I A
fuit hoc. Die Jovis ij. didti menfis Januarii,
Pecrus Simeotius reddebat calculum , ut mo-
ris eft, in Sacriftia Sandti Petri , videlicet de
rnenfibus Novembris & Decembris.quia tunc
tempore erat didtus Petrus Camerarius Came-
rce. Statim poft calculum Dominus Vicarius,
videlicet Dominus Matthias de Grattulis tunc
tempore Vicarius , retinuit didtum Petrum_
Simeotii , 8t incarceravit eum in didta Sacri-
ftia. Item die Veneris 16. didti menfis Domi-
nus Vicarius incarceravit didtum Petrum in_
Sacriftia majori,& hoc fecit diclus Dominus
Vicarius didto Petro, quia violavit in Capel-
]a Bonifacii PapaeVIII. fepulcrum nepotis di-
«Sti Domini Bonifacii , & franxit lapidem di-
£tse fepultura?. Item poft aliquos dies didtus
Dominus Vicarius fecit capere Johannem_
Mandutii , & Johannem Mjgiftri Pauli prop-
ter caufam fupradidtam , quia fuerunt unacum
didto Petro ad frangendum didtum fepulcrum,
& hoc fuit fadlum de menfe Odtobris anni
Domini 1410. de nodte tamen hoc fece
runt . Die Veneris *j. dicti menfis Januarii
hora MifTas majoris Sandti Petri , ftipendia-
rii Domini Legati , qui ftabant ad cuftodien-
dum didtum Dominum Legatum in Palatio
Apoftolico , intraverunt Viridarium Domini
Papx , & ibi interfecerunt unam Vulpem , &
quinque Lnpos magoos , & fufpenderunt eos
cmnes cum didta Vulpe ad merulos didii Pa-
latii Domini noftri Papa?, ita quod totus Po-
pulus videret. Die Jovis 29. didti menfis Ja-
nuarii hora Vefperorum Sancti Petri, acetiam
poft Vefperas SancYi Petri , fuit maxima tem-
peftas venti, aquas, tonitri, frigoris , itaquod
apparebat, quod totus Mundus deberet finiri .
Item ifto fero fuic marryrizatus Johannes Ma-
giftri Pauli. Item die Veneris 30. didti menfis
de mane fuerunc martyrizati Petrus Simeotii,
& Johannes Mandutii in Capitulo ante Sacri-
ftiam majorem Sandti Petri propter cauflam_
fepulturas, quam franxerunt , nepotis Domini
Bonifacii Papa VIII. Item die Sabbati de ma-
ne fuerunt dimiffi de carcenbus omnes cum_
fidejuflionibus . Item ifto die Sabbati ultimo
didti menfis Januarii fuerunt reverfi duo ex
Ambafciatoribus Urbis , videlicft Laurentius
de Annibaldis, & Nardus Venedtini cum bo-
nis novis . Laurentius Staglia r-emanfit cum_
Domino Papa . Menfis Februarii die Domini-
co 22. didti menfis , quas fuit Dominica dc_
Quinquagefima , ac etiam feftum Carhedrse
Sandti Petri , 8c Ludus in Teftaccia , v ideli-
cetCarnisprivium, Dominus Petrus tituli San-
£tx Praxedis Presbyter Cardinalis , & Lega-
tus in Urbe celebravit Miflam in Aliari ma
jori Sandti Pecri admodum poncificaliter, tam-
Sjuara Legatus. Item Cathedra Sandti Petri
uit pofita ante cancellos in Choromajori per
totam Miflam, quam celebravit dictus Domi
nus Cardinalis. Item poft Miflam fuit pofit«L_
in loco fuo prope Crucifixum , ur moris eft.
Die Dominico primo menfis Martii , fuerunt
fadti Ofhciales Doraini noftri Papse Juhannis
XXIII. videlicet Domini Confervatores , quo-
rum nomina funt hxc . In primis Perlion de
Platea, Laurentius Staglise, &
Item Capita Regionum funt hxc. Laurentius
Thedi de Regione Tranftiberim cum fociis.
Item Marefcalchi Paparonus cum fociis . Mul-
tum eflec fcribendum, quod dimitto in cala-
mo . Die XI. menfis Apnlis , quse fuit die_
Veneris Sandti hora Vefperorum , venit Do-
minus nofter Papa Johaunes XXIII. ad Sau-
I U M
B
D
IO24
ctum Pancratium cum Domino Rege Luyfio
& cum omnibus Dominis Cardinahbus tam!
Romanis , quam etiam Tramontanis , & ibi
fecit refidentiam per unam oodtem. Itemcum
didto Domino noftro Papa etiam venerunt
multi Barones tam de Itaha, quam etiam de
Francia , 8c venit cum maximo honore. Die
Sabbati Sandli 12. didti menfis de mane f e .
cit fifri didtus Dominus Papa OiEcium' fo*
lemniter in Sandto Pancratio . Item hord Ve-
fperorum intravit Urbem fub Pallio cum Do"
mino Rege Luyfip, & cum omnibus Dominis
Cardinalibus, oe cum omnibus Baronibus per
Portam Sandti Pancratii , & equitavic per
Pontem Juda?orum , 8e per Campum Flors
8c venit per Pontem Sandli Petri : adextravic
eum Dominus Rex Luyfius. Icem quando fuit
in pede icalarum didtus Dominus Papa , de-
fcendic de equo , 8c afcendit fcalas Sancli P e -
tri , 8c ibi fecit maximam reverentiam Beato
Petro , ut moris eft. Item poftmodum ftatim
intravit Ecclefiam Beati Petri , 8c ivit cunu
didto Domino Rege, 8c cum omnibus Domi-
nis Cardinalibus ad Altare majus, 8c ibi etiam
fecit reverentiam , ut moris eft . Item ftatinu
didtus Dominus Papa fecit oftendere Veroni-
cam , quia totus Populus Romanus erat con-
gregatus in Bafilica Sandti Petri . Item didtus
Dominus Papa mandaverat Dominis Canoni-
cis, quod non oftenderent Veronicam die Jo-
vis Sandti , 8c die Veneris Sandti propter ad-
ventum fuum ufque ad Sabbatum Sandtum_.
ltem omnes univerfi fciant de honore fibi fa-
dto ante advencum fuum , 8e poft per totum
Populum Romanum . In primis per odto dies
fuerunc pulfata; campan» omnes per totanu
Urbem. Icem illo die, quo intravit Urberru,
fuerunc fadti Jocatores , videlicec fifiut effet
Carnisbrevium, fck in Afluratione Sandtse Ma-
rise de menfe Augufti , 8c magis pulcherrime.
Multum eflet fcribendum , quod dimitto in_
calamo. Die Dominico ij. didli menfis didtus
Dominus Papa celebravit Miffam in Sandto
Petro , 8c fecit oftendere Veronicam. Die_
Luuje 14. Refurredtionis Domini noftri Jefu
Chrifti de fero ducenti quadraginta fex ex
Dominis Romanis venerunt ad Palatium didti
Domini Papa? cum torciis accenfis in manibus
ad honnrein Sandtse Matris Ecclefiae , 8c fta-
tum didti Domini Papa; . Die Jovis 23. didti
menfis , quae fuit feftum Sandti Georgii Mar-
tyris de mane hora Mifli, fuerunt benedidia_,
oc confecrata omnia Vexilla in Palatio Apo-
ftolico , videlicet Sandti Petri , videlicet Ve-
xillum Sandtse Matris Ecclefia? , Vexillunu
Domini Papa; Johannis XXIII. Vexillum Do-
mini Regis Luyfii , oc Vexillum Populi Ro-
mani , ac etiam Pauli de Urfinis cum magno
gaudio 8c honore . Die Martis 28. didti men-
fis, Dominus Rex Loyfius una cura Paulo de
Urfinis cum Vexillis eorum intraverunt Pala-
tium Apoftolicum cum tota gente armorum-i,
videlicet Pauli de Urfinis , & ibi receperunt
Vexillum Sanft.-e Matris Eccefia; , 8c Vexil-
lum Domini noftri Papae fupradidti, 8c rece-
perunc benediclionem didti Domini noftri Pa-
ps. Item ftatim exiverunt de Palatio Apofto-
lico , 8c equitaverunc per Pontem Sandti Pe-
tri, 8c exiverunt per Portam Sandti Pauli,8e
iverunt vershs Neapolim. Mulcum eflec fcri-
bendum, quod dimicto in calamo. Die Mer-
curii 6. menfis Maji , quae fuit feftum Sandti
Johannis ante Portam Latinam , incravit Ur-
bsro Comes Bercholdus de Urfinis hor| Ver
pero«
B
1025 R. O M A
fperorum, & intravit per Portam Viridariam A
Cum parte geotis armorum fuorum Capitaneo-
rum, & jutaverunt fidelitatem Sandta; Matris
Ecclefia; in manib.is Domini Pap« fupradi<Sti.
Die Sabbati 9. di<Sti menfis , Reverendiffimus
in Chrirto Pater & Dominus Petrus Cardina-
lis de SamSto Angelo tituli SantStorum Cofma;
& Damiani hora ante Vefperum , exivit de_
Palatio Apoftolico cum fuo Vexillo tamquam
Legatus cum maximo honore, videlicet cum
novem ex Dominis Cardinalibus , & equita-
vit versus Portam Sandti Johannis de Late
rano, & exivit per ditStam Portam , & equi-
tavit versus Neapolim . Die Mercurii 1$. di-
£t\ menfis , Reverendiffimus in Chrifto Pater
& Dominus , Dominus de Columna Cardina-
lis tituli SantSti Georgii ad Velum aureuntu.
hora Nona; exivit de Palatio Apoftolico cum
fuo Vexillo tamquam Legatus cum maximo
honore, videlicet cum o<Sto ex Dominis Car
dinalibus , & equitavit versus Portam Viri
dariam, & exivit per dicStam Portam , & equi-
tavit vershs Patrimonium , videlicet versus
Civitatem Tudertinara . Multum eflet fcriben
dum , quod dimitto in calamo. Die Martis
19. didti menfis de mane hoti Terriirum-
Dominus Rex Luyfius , Paulus de Urfinis, /0
Sforza , & Gentilis de Monterano ordinave-
runt bsttalias iuper campum Regis Vinceslai.
Ita fa<Stum fuit , & per gratiam Dm obtinue
runt vi<Storiam contra Dominum RegemVin-
ceslaum . ln quo quidem campo fuerunt capti
infrafcripti . ln primis Legatus Papas Rorii.
Item Comes de Carrara . Item filius Comitis de
Carraria . Item Comes de Arpino . Item Co-
mes de Celano . Item Comes de Monte Do-
rici. Item Comes de Loreto. Item Dommus
Betto. Item centum fcxaginta Milites & Cit-
tadini Neapolitani . Item Paviliones ceiitunv.
feptuaginta. Item filius Raynaldi de Reate,
& multi alii , quorum nomina ignoro. Die_
Mercurii 20. dieSti menfis , venerunt nova^
Domino noftro Paps Johanni de di<Sto cam-
po. TuncDominus nofter Papa mandavit per
totam Urbem , quod omnes deberent facere_
maenum feftura cum pulfatione campanarum,
& quod fierent de fero fanones ; & ita fadtum
fuit pro duobus diebus . Ifto die fuit Vigtl.a
Afcenfionis Domini noftri Jefu Chrifti. D.e
Tovis n.difti menfis, quae fuit feftumAfcen
fconis Domini noftri Jefu Chrifti , Dominus
nofter Papa celebravit Miflam in Bafilica-.
Principis Apoftolorum de Urbe, & poft Mif
fam fecit benedidt.onero in capite fcalarum-.
Item ifto die venerunt duo Vexilla de carn-
po, videlicet VexiUum R«gis Vmceslai , &
Vexillum Papz Rorii , & fuerunt fufpenfa in
Campanile Sandti Petri, quando Papa Johan-
nes fecit benedi<Stionem , ita ut totus Popu
ius videret d.tta Vex.lla. Die Vener.s 22.
dicli menfis, fuit maxima tempeftas venti, K
fecit multum datnnum fn mult.s locis. Uio-
Lun* « difti menfis Dommus nofter Papa^
Johannes XXM. de raane ante ortum Sol.s
receffit un* cum omnibus Dom.n.s Cardina-
libus & Ptalatis , & cum omnibus Paroch.is
Urbis, ac etiam cum toto Clero Urb.s 1 , ac
etiam cura toto Populo Romano , & .v.t pe-
defter de Bafilica Santfti Petti ufque ad Ec-
clefiam SantSti Johannis de Laterano , **[
celebravit M.ffamdiaus Dom.nus nofter Papa
fohannes. ltem in dicla Proceffione fu.t por-
atum Caput Sanfti Johann.s Bapt.ft^ , &
pbrtaveruut iUud quatuor Archiepifcopi &
N U M. 1026
Epifcopi. Multum-eflet fcribendum, quoi di-
mitto in calamo.
Menfis Junii die Veneris 5 d dti m-nfis
Dominus nofter Dominus Johannes Papa XXIII.
fecit & publicavit in Confiltorio XIII. Cardi-
nales de novo creatos per di£tum Donrinum
noftrum Papam , quorum nomina fnnr inferius
norata. In primis Epifcopus Conftantienfis de
Francia , Epifcopus Florentinus , Epifcopus
Cameracenfis de Francia , Dominus Decanus
Remenfis de Francia , Epifcopus Dumilienfis
Anglicanus , & unus de Anglia , Patriarcha
Conftantinopolitanus,Patriarcha Aqnilcjenfis,
Archiepifcopus Pifanus , Epifcopus Placenti-
nus , Epifcopus Tricarienfis , qui fuit nepos
Domini noftri Papa;, ut fupra, Dominus Lu-
cidus de Comite Protonotarius , Uliba.ienfis
de rtungaria. Die Lunae 8. di'ti "nenfls Do-
minus nofter Papa JohannesXXlII. fec.t inci-
pere per Magiftium Antomum. de Tuderto
cum fuis fociis facere murare muros Civitatis
Leoniana; , videlicet pro andare in eis , inci-
piendo de Palatio Apoftol.co , & fequendo
versus Caftrum Sanfti A.igeli. Die Luna; ij.
di<Sti menfis , di&us Dominus nofter Papa^
fecit incipere murare , & fien facere muru.n,
Sc andare in eum de Paluio Apoftolico ufque
ad Caftrum San<Sti Angeli per multos magi-
ftros Item fuit incoeptumfuadamentum inter
Palatium Apoftolicum ,& Fortam Viridanara.
Multum effet fcribendnm , qnod dimitto tn_
calamo. hem die i<S- di<£ki menfis , futt m-
cceptum facere h Andare de Palatio ad Ca-
ftrum San<»i Angeli de mandato Domini no-
ftri Paps Johannis XX II. Die Luna; penul-
tima menfis Junii,qux fuit feftum San<Storura
Apoftolorum Petri & Paul. , de nodte antc-
tres horas , fuit defunftus Nardus de Cat.no,
& fepultus ante Oftium SantSta; Petronilla; .
Die Dominico ». menfis Mii , qiuelu.t fe-
ftum Sandtorum Naboris 6c Fehcs de mane
hora Miffa; .Dominus Rex Luyfius fuit rever-
fus de campo ipfe , & tota gens armoruai .
Item fuit ditStum , quod Bracc.o , & Sfof-Wta.
iverunt versiis Reate. Itero multum ©flfet Icn-
bendum , quod dimitto in calamo. Die Do-
minico i<S. ciicfti menfis de nofte fuit maxima
tempeftas venti, tonitri , lampi, ac granzoh,
ita quod apparebat , quod totus Mundus de-
buiffet finire. Item fciatur quod in ifta nodte
& tempeftate in Ecclefia Sanai Johanms de
Laterano percuflit Sagitta in Campauile , ie-
cundo in arcu & columna ante circu.turama-
joris Altaris , tertifi fupra Portam majorem-
aidlE Ecclefia , & in muhis alus loc.s d.dtas
Ecclefi* mirabiliter percuffit. Die Lun» %7-
dia, menfis hora Tertiarum , magn.ficus V.r
Dominus Ricciardus de Imola ex.v.t de Pala-
lio Apoftolico Domini noftri Papa; Johann.s
XXIII. cum maximo honore tamquam Senator
Urbis & equitavit versus Capitolium , 6c ibi
receperunt eum omnes Capita Reg.onum tam-
quam Senatoremcura magno gaudio& fefto.
Menfis Augufti die Luna; 3. hora Tert.arutn,
ve quafi , Dominus Rex Loyfius ex.vit de
Palatio Apoftolico Domim noftri Papa; Jo-
hannis XXiH- cura omnibus D°m.ms Cardi-
nalihns & equitaverunt versus Ripam ma.
gn ra & Vdiaus Dominus Rex Loyfius
intravit Galeamcaufsi recedend, de Roma^.
SmDomini Cardinales ftatimfuerunt reverfi
ver?us eorum Palatia . It» die poft oc-
cafum Solis exivit didtus Dom.nus R« Loy-
fius focem Romanam cum multis <Mm , &
B
ioiy D I A R
iverunt vetsus Ponentem . Multum eflet fcri- A
bendum , quod diraitto in calamo . Item fcia-
tis , quod nullus ex Baronibus Urbis focia-
vit eum in fuo receflu ; & de hoc ego Aoto-
nius Petri tui valde miratus, quia quando in-
travit Urbem , omnes Barones fuerunt cunv.
co in focietatem , videlicet cum dicto Domi-
no Rege Luyfio. Item omois Populus Chri-
ftianus fciat, quod in iftis diebus fuit per to.
tam Urbem maxima careftia vini Romani,
ita quod homo ibat per tres & quatuor Re-
giones » 8t non poterat invenire tabernam_ :
ita erat maxima careftia vini. Metretum vini
Roroant valebat fotidos quinque & denarios
quatuor , & vinum forenfe valebat ad minus
folidos decem , & nullus poterat habere pro-
pter maxiroam careftiam de vino ; & iftud
<luravit incipiendo die primo menfis Junii
Anni 141 1., 8c duravit ufque Die
Martis XI. dicti raenfis Augufti , Dominus
nofter Papa Johannes XXIII. fecit pulfare-
campanam ad Confiftorium , in quo quidem-.
Confiftorio fuerunt XVII. Domini Cardinales,
videlicet Dominus de Aquileja cum odtoPre-
sbyteris Cardinalibus , 8e Dominus de Bran-
catio cum feptem Dominis Cardinalibus Dia-
conis , ac «tiam fuerunt in di<Sto Confiftorio
multi Praelati , videlicet Domini Protonotarii,
Epilcopi, Abbates, Advocati Conciftoriales ,
•8s multi alii Cortefiani . In quo quidem Con-
ciftorio Dominus Ser Simonus de PerufioAd-
vocatus Conciftorialis propofuit proceflum 8e
«xcommunicationem contra Ladislaum de—
Duratio tamquam hasreticum , & excommuni-
catum; & ita fuit lecta minuta in dicto Con-
ciftorio per unum de Secretariis Domini no-
ftri Papa; Johannis , 8e publicata per eos Pro-
tonotarios di<5ti Dotntni Papa? . Item eddem.,
hori in dicto Conciftorio fuit aflignatum ter-
minum dicto Ladislao, quod die
Menfis Septembris proxime futuri anni 1411.
debeat comparere in primo Conciftorio, alias
8tc. Die primo menfis Septembris , Dominus
nofter Papa Johannes XXIII. mifit Caftella-
num novum in Caftro Sandti Angeli nomine
licentiavit Dominum Vitu D
tium de Corneto. Item dictus Doroinus Vicu-
tius refignavit dicStum Cattrum Sancti Angeli
dicto Caftellano de novo facto per dictunu
Dominum noftrum Papam cum maximo ho-
nore. Die Martis 8. dicti roenfis, fuit feftum
Sanftae Mariae, videlicet ejus Nativitatis, ubi
fit feftum Ecclefiae Sanclas Mariae de Puteo
per Capitulum San<Sti Petri. Item (ciatur,
quad iftud feftum non fuit factum propter
guerras , quas faciebat tunc tempore Praefe-
<£tus. Die Mercurii IX. dicSti menfis Septem-
bris , fuit factumConciftorium per Dominum
noftmm Papam publicum , 8t tn ifto Conci-
ftorio fuit publicatus excomrounicatus & pri-
vatus Rex Vinceslaus de Regno SLcilia? , 8e
Hierofolymitano , ac etiam de Neapoli . Item
ifto die iuprafcripto, fuic fcalatus & mitratus
Frater-8c Epifcopus de Hifpaoia_.
cum tribus aliis in capite fcalarum Sancti Pe-
tri tamquam falfarius . Die Jovis 17. dicti
menfis, futt defuncStus Frater . . . . de Fran-
cia Bullator Domini noftri Papa; Jobannis
XXIII. de morte fubitanea , 8e fepultus in_
Bafilica Sancti Petri. Die Mercurii 43. dicti
menfis de nocle fuit defunctus Dominus Ga-
fpar frater Domini noftri Papa? Johannis
XXIII. , & ifto die fuit portatus de domo
fua, videlicet ubi habitabac Dominus Paulus
de Juvenatio , de fero ad noftratn BafiKcant,
San<Sti Petri,,8e fepultus in Capella vcr»Cniit
cis cum maximo honore ; 8r Vigilite foe.
runt faclae per omnes Parochias , 8t per.to-
tum Clericatum Urbis in domo predictij
de mandato Domini noftri Papae,. Die Mar-
tis 29. di<St i menfis , quae fuit feftum SatuStt
Angeli , fuit fa<Stum exfequium di<Sti Domint
fratris Papae cum thalamo in medio Ecclefi*
Sanctt Petri , ut moris eft . Itera in di6to exfe-
quio fuerunt fatSti quinque equt copertati ad
Armas Domini Papae, 8c duae cimera? fueraot
cum duobus cornis , videlicet unus albus , 8t
unus rubeus, 8c ifti equi copertati venemot
de dicSti domo Domini Pauli de Juvenatio'uf-
que ad Bafilicam Sandti Pecri , ut moris eft .
Item fupradicls veftes & banderiae fuerant
fixae (uper girulos fupradictae Bafilicas perme-
rooriam dicSti Domini fratris Papas . Multuau
eflet fcrtbendum , quod dimitto in calamo .
Icem tunc tempore eranc Camerarii Excepto-
rum , videlicet Dominus Petrus Pucciarelli Ca-i
nonicus , Angelus Pauli , 8e Lellus Malagru-
ma Beneficiato . Die Veneris %. menfis Octo-
bris de mane horl Miflae majoris San<Sti Petri,
fuit defuncSlus Reverendiflimus in Chrifto Pa-
cer , 8c Dominus Antonius de Calvis Cardi-
nalis Tudertinus . Eadem die de nocte , fue-
runt fa<Stas vigiliae in domo fua , videlicet in
Parochia SatKti Pantaleonis de Regioae Pa-
rionis , per Capitulum Sandti Petri, quiaerat
Archipresbycer dictae Bafilicae . Item ftatim poft
vigilias futt portatus per Beneficiatos ad di-
<Stam Bafilicam , 8e fepulcus in Capella_
Sancti Jacobi fita in dicta Bafilica . Iteau
Dominus nofter Papa Johannes, 8c fuus Ca-
merarius, videlicec Dominus de Cellaodra,
mandavic Domino Jacobo de Calvis, quod de-
beret fcribere , 8e recipere omnia bona fua ,
8c ica fuic factum, 8c mittere dicta bona in
Palatio Apoftolico . Multum effec fcribendum,
quod dimitto in calamo . Die Jovis ij. diiSti
menfis Oitobris , fuit factum exfequiuau
DjTiini CirJi<ulis Tudercini fupsr cha-
lamum fratris Domini noftri Papae cum ma-
ximo honore . Die Veneris 16. dicti menfis
fuic devaitatus dictus thalamus de mandato
Djroini Caroerarii Papae, 8e portatus in Pala-
tio Apoftolico propter triftttiam Canonico-
rum Sancti Petri . Multum effec feribeaduo ,
quod dimitto in calamo. Indictione V. raen-
fis Decembrisdieij. horl Terciarum vel quafi,
fuit decapitatus Paulus Torti in Capicolio tn
Ipco coufueto juftitiae , ut moris eft. Itemifto
die , divifum fuic granum , quod veuic de
Actigliaao in domo • in pofteruU ,
oc tunc tempore non habebamus Archipresby-
cerum in Btfilica Sancti Pecri. Erac factus
Commiflarius per Capitulum Domiaus Bapti-
fta de Urfinis . Icem ifto die ego Anconius Pe-
cri umquam Camerarius Camera? Bafilic» San-
cti Petri pro bono Ecclefiae habui verba cum
Domino Angelo de Vecralla , videlicet m di-
vifione dicti grani de Attigliano. TotSrtaata
verba fuerunt, quod dtctus Domtoas Angelus
verberavic me Aoconium , 8c ego Anconius
habui raulcam patientiam.
ANNO DOMINI MCCCCXH.
N nomine Domini , amen , Anno Domini
1. 1411. InditStione V. menfis Januani die
Lunae Xi. Pontificatus Sanctiffimi in ^Chrtlto
Patris , 8e Domini Johannis Pap* XXIII. lui
' Ponti r
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B
1029 R O M A
Pontificatus anno feeundo, horl Vefperorum A
obiit Reverendiflimus in Chrifto Pater &Do
minus, Dorainus Antonius Gajetanus, 8tCar-
dinalis Aquilejenfis Tituli Sanfta? Caeciliae
Presbyter Cardinalis , Die Martis n. dic"H
menfis hora poft Vefperas , fuit portatus de
Palatio in capite fcalarum Sandli Petri ad
Ecclefiam Sandtee Mariae de Minerva , & ibi
fuit fepultus cum maximo honore. Multunu,
eflet fcribendum , quod dimitto in calamo .
Die Dominico 24. ditSri menfis fuit fa&um
cxfequium dicli Domini Cardinalis Aquilejen-
fis in Ecclefia SantShe Marias de Minerva de
mane cum maximo honore , ac etiam cum_
thalamo & pallio pulcherrimo , ut moris eft ,
per Dominos Cardinales. Item duravrtdicTium
exfeqoium ufque ad primam diem menfis Fe-
bruarii, videlicetper novemdies, ut moriseft.
Die Jovis 28.dic"ri menfls JanuariiDomraus Papa
nofter fecit capere Dominum Petrum Camifa,
8t incarcerare in Caftro Sandti Angeli, hora
Vefperorum : cauffam nullus fciebat. Menfis
Februarii die 8. horst Vefperorum , fuit re-
ceptus Reverendiflimus in Chrifto Pater &
Dominus , Dominus Titult Sanche Praxedis
Presbyter Cardinalis Archipresbyter in loco
olim bonse memorise Cardinalis Tudertini in
Bafilica Principis Apoftolorum de Urbe in_
Capitulo majori, ut moris eft. Item eadem-
die 8t hora fbU receptus per omnes Canoni-
cos tunc tempore, 8t eadem hora ad ofculum
pacis : quod ego- Antonius Petri numquam
Tidi talem attum tempore antiquiori . Item
etiam poft receptionem de Capitulo Sacriftise
majoris futt cantatum Te Deum laadamus Gum
Proceflione per ordinem ufque ad Altare roa
ius San&i Petri cum Oratione Deus qut beato
Petro Apoftolo tuo. Multura effet fcribendum ,
quod dimitto in calamo . Item tunc tempore
erant Confervatores 'Laurentius Staglia , &
Lellus Salulo cum eorum fbcio. Item Maref-
calchi erant ifti , Butius de Sanguineis de_
Regione Pontis cum fociis fuis . Item iftis
tempor.bus , & ante , & poft , erat in Urbe
Roma maxima careftia de grano, & vmo, tta
quod rubrum grani valebat ad minus Florenis
undecim, 8t merretum vini folidos fex , 8c de
aliis rebus non inveniebatur , nifi in maxima
careftia , quia Prseft-clus tunc tempore dabat
Urbi guerram. Menfis Martii die Jovis ve-
nerunt nova Domini noftri Papss , quod Ci-
vitas Reatina erat totaliter San£t_ Matris Ec-
clefise , de qua nova fuit factum magnum_
gaudium cum pulfatione campanarum , vtde-
licet per omnes Parochias & alias Ecclefias
Urbis ac etiam cum fanonibus . Die Domtnt-
co 6. dicli menfis hora Tertiarum vel quafi ,
exivit de Palatio Apoftolico Prseceptor Sanclt
Spiritus , nomine Frater Lellutius per priva-
tionem Frattis Conradi olim Prseceptorts San-
£ti Spiritus in Saxia. Item de ifto Prseceptore
novo fuit factum magnum feftum cuffl puUa-
tione campanarum , ut mor.s eft. Ind.6l.one
V Pontificatus San&iflimi in Chrtfto Patns ,
& Domini Johannis Pap_ XXIII. Anno ejus
fecundo , die Jovis 17. menfis Martn , fu.t
mcoeptum laborare in Bafilica Pr.nc.p.s Apo-
ftolorum de Urbe, videlicet pro Concilio tn_
navi majori di(Sfce Bafilicce per Magtftruro.
Juvannola cum fociis ; 8c tunc terapore erat
maxima careftia in Urbe , valebat rubrum-
grani ad minus Item fc.atur, quod
orania alia erant fimiliter tn caro foro Dkl.
Tovis 24. didh menfis, de mandato Domimj
1 Tom. XXIF.
N U M. 1030
Senatoris , & Dominorum Confervatorum_
fuit oftenfa Veronica , quse fuit Vigtlia An-
nunciationis Sanffce Marise Virginis ; 8c iftud
fuit facTrum , quod omnes forenfes recederent
propter dictam maximam careftiam . Multum
effet Icribendum , quod dimitto in calamo .
Item fciatis , quod ifta oftenfio Veronicas fuic
ante per feptem dies , feria? 4. hebdomad-
Sanc~r_. Die Mercurii i}. menfis Aprilis , fue-
runt completi Bancht feu fedes in Bafilica_
Princtpis Apoftolorum de Urbe, videlicet pro
Concilio fiendo. Menfis Aprilis Pontificatus
Samftiflimi in Chrifto Patris , & Domini no-
ftri Domini Papse Joannis XXIII. Anno ejus
fecundo , die Jovis 4. de mane poft Miffam
Mortuorum Sanclii Petri,di6lus Dominusfum-
mus Pontifex cum omnibus Domtnis Cardina-
libus , Protonotariis , Archiepilcopis , Epif-
copis , Patriarchis , Religiofis , & Clericatu
totius Urbis defcendit proceflionaliter de Pa-
latio Apottolico , & ivit diiStus Dominus no-
fter ufque in pede Platea; San&i Petri fub
Pallio , & intravit Bafilicam Sancli Petri , &
fecit Proceflionem per totam Bafilicam cunu
omnibus fupra nominatis . Poft Proceflionem
intravit fedes prasparatas in medio Bafilicas
Sancli Petri , 6c in loco ad pedes Crucifixt ,
ubi fit feftum Corporis Chrifti; ibi diCtusDo-
minus Papa celebravit Miffam San&i Spiritus
cum maxima devotione & reverentta, 8t poft
Miffam deliberavit principium Concthi , 8c
diem. Itera illi de Ecclefia Sancli Johannts
de Laterano volebant intrare Bafilicam Sandh
Petri ante diclura Dominum noftrum ; 8c illt
Domini de Sandto Petro nolebant. De man-
dato Domini Papa? illi de Ecclefia Latera-
nenfi obtinuerunt , 8c intraverunt cum Domi-
no Papa di<5iam Bafilicam Sancli Petri . Men-
fis Maji die Jovis 19. receflit Sforza Capita-
neus gentts Armorum a fervitio SanCfce Matrts
Ecclefias in totum , non per defeclum Domi-
ni noftri Pap* , fed per defeaum fuum , 8c
ivit ad foldum Domini Vinceslai. DteDomi-
nico 22. dicli menfis , quae fuit feftum Pen-
tecoftis, de fero fuit captus Bapttfta de Sabel-
lis propter diflum receffum Sfortia; , 8t pofi-
tus in Caftro Sanfti Angeli. Multum effet
fcribendum , quod diraitto in caUmo . ltem_
ifto die ante Matutinum Sancli Petrt ,
fuit defunclus Paulus Fordivoglia , 8c fepul-
tus in Ecclefia San£t_ Marias de Populo . Die
Jovis »4. difti menfis, quse fuit fittum folem-
nitatis Corporis Chrifti , fuerunt extradht-.
omnia ornamenta Bifilicse San^t Perri , 8c
pofita per totam Ecclefiam.ut mons ett. Item
fciatur , quod per quinqueannos jam elaptos
Inon fuerunt difta ornamenta extrafta. Die-
Sabbati 4. menfis Junii , venerunt ad focem-
Romanam iex Gale_ Domini Loyfit tn adju-
torio SantStse Matris Ecclefiae. Icem fc.atur ,
quod tunc tempore erat maxtma careftta it_.
Urbe de omnibus. Multum eflet fcribendum,
quod dimttto in calamo. Die Martis 1 14. di-
£ti menfis de mane.recefferunt fupradtdli Uo-
mini Comes Carrarias , 8c Sforza cum altts
Capitaneis gentis armorum di£ti Doratni Via-
ceslai de loco , qui dicitur M** •
Marmora , 8c iverunt versus Otttam , 8e ibt
pofuerunt Campum cum pavigltonts , « tra-
bacchis in loco , qui d.citur Dragoncellt , 8c
ibi fteterunt per duos dies . Die venens 17.
difti menfis Junii de mane ante ortum Solts
recefferunt fupra difti Domini , vtdelicet Do-
minus Comes Carnri* , Comes Troja; , oc
y y y Sfor-
D
E
10*1 D I A
Sforza com alits genttbus armorom tam eque-
ftris quam pedeftris de dicto loco Dragoncel-
li , & iverunt versiis Neapolim . Item ifto
die fuit defunclus Dominus Cardinalis Nea-
politanus de nocle , & fepultus in San<Sta_,
Maria n»va. Die Sabbatii8. dicli menfis hora
Vefperorum , venerunt nova de Neapoli , vel
de GajetaDoroino noftro Pap„, qu£B miferat
Domiuus Cardinalis de Brancatiis , quomodo
pax erat facta interDominum noftrumPapam
8s Dominum Vinceslaum. Item ftatim man-
davit Dominus nofter Papa Tohannes XXIII.
facere magnum feftum per totam Urbem , 8c
ita fuit fatStum cum fanonibus , & pulfatione
campanarum . Itera fciatur , quod rubrunu
frani valebat Florenos o£to. Statim propter
ona novaeodem dic valuitFlorenos quatuor.
Item fciatis , quod panis , qui valebat dena-
rios oclo, valuit denarios quatuor. Die Mer-
curii penulcimo dicti menfis, qu£e fuit feftum
San&orum Apoftolorum Petri & Pauli , ego
Antonius Petri una cum Urbano Curfore Do-
rnini noftri Papss ivimus ad San<5tum Paulum
pro Indulgentia , & ibi vidimus mirabihtu. ,
qua; erant prsparata contra campum Domi-
ni Regis Vinceslai . In primis in omnibus
partibus Ecclefiae erant facla; vertefcha; , &
foffi magni , & aliqua oftia , & feneftra: erant
murat?. Item ifto die fecit calatam cum ma-
ximo fefto extra Portam SancliPauli in loco,
quidicitur la Navicella Paulus deUrfiniscum
Domina Rita uxore Pauli dieli , Johannes de
Columna , Brazzo , & Tartaglia cum multis
aliis Capitaneis gentisarmorum fupradictorum
Capitaneorum . Item ifto die vidimus Portam
Sancli Pauli , videlicet Civitatis , totaliter
apertam , 8c novam muratam ; & fic erant
omnes alis fadla? de mandato Domini noftri Pa-
pse videlicet principales apcrtae, 8c novaemu-
ratse. Die Jovis ultimo difti inenfis, qusefuit
feftum Commemcrationis S.incfbi Pauli Apo-
ftoli , de mane fuerunt cremati in Sacriftia_.
roajori Bafilicas Sanc~ti Petri omnes C.irtaboli
abfentias dicta; Bafilica? per manus infrafcrip-
torum Canonicorum dicta; Bafilica;. In primis
Domini Jacobi de Aquila, Domini Petri Sac-
co , Doraini Angeli Tutii , Doraini Francifci
CamoratK , Domini Jacobi de Taballinis ,
Domini Matthsei de Grattulis , Domini An-
tonii Laurentii Protonotarii , Domini Bapci-
ftse de Urfinis , ac etiam de confentiraento 8c
voluntate Domini Cardinalis de Hifpania_, ,
tunc tempore Archipresbyteri diclas B idlicas .
Menfis Augufti die Sabbati ij. de mane_
hora Miife majoris Sancti Petri , intravit per
Portam Sanfti Laurentii extra muros magni-
ficus Vir Dominus Jacobus Pauli Comes dc_
Podio equefter , 8c equitavit per Urbem ver-
sus Palatium Apoftolicum Domini noftri Pa-
ps, 8c ibi in dicto Palatio defcendic , 8c ivit
ad Dominum noftrumPapam, 8c a dicto Do-
mino noftro Papa recepit baculum Senatoris
Urbis. Item poft exivit de dicto Palatio di-
c~tus Jacobus cura Vexillis , videlicet Urbis,
SantSte Marris Ecclefia», & cum fuis, 8c equi-
tavit versusCapitolium cum raaximo honore.
Item in capite feahrum Capitolii ftabanc om-
nia Capita Regionum cum Vexillis in manu
ad recipiendum dnSlum Dominum Senatorem,
uc moris eft. Die Mercurii 17. dicli menfis
Augufti , fuit depi&us de mandaco Domini
noftri Papa; per omnes Pontes 8c Portas Ur-
bis fufpenlus per pedem dextrum fuper fur-
eam tamquam proditor Sandis Matris Eccle-
R
A
B
D
1 u M 10J1
fia? Sforza, & in manu dextera tenebat unaa
zappam , 8c in manu finiftra Ien ebat uoanu
fcriptam , fic dicendo ;
/0 fono Sfbna Filiano dtlla Cotornolcu
Traditore , *
&e dodeci tradmenti bofatti olla Cbicfa^
contro h mio cnore ;
Promifflmi, Capittli , Patti bajo ratti,
Multum effet fcribendum , quod dimitto itu
calamo . Die Mercurii 14. menfis Septembris
qu_ fuit feftum Exaltationis Sancte Crucis'
venerunt nova Domino noftro Papaj Johanni
XXIII, , quomodo Dominus Rex Francia; fe.
cit pacem cum omnibus aliis Regalibus : de_
quibus novis fuit fadtum magnum feftunu,
videlicet de pulfatione campanarum , & fue-
runt fatfti fanones per totam Urbem , & ejus
diftri&um. Die Martis 18. menfis Qdrobris
de mane hora Tertiarum , exivit de Palatio
Apoftolico Dominus Cardinalis de Fiifco cum
focietate omnium aliorum Dominorum Cardi-
nalium, & exivit per Portam Viridariam, &
ivit vets-us Bononiam de mandato Domini no-
ftri Papa: in Legatione. Die Mercurii 19. di-
cli menfis 0<5tobris hoti Vefperorum , fuit
handita pax bona 8c firma inter Dominunu
noftrum Papam 8c Populum Romanum ex una
parte , & Dominum Regem Vinceslaum ex
alteraparte cum omnibus fequacibus fuis, vi-
delicet de Regno Neapolitano, Hierofolymi-
tano, & CeciTiano : de quo bannimento fuit
fadtum magnum feftum per totam Urhem, 8c
ejus diftrictum cum pulfatione campanarum.
& fanonibus; 8c iftud duravit per duos dies.
Indiclione Vf. die Jovis £4. menfis Novem-
bris , qux fuit feftum Sandbi Grifogoni Mar-
tyris hora Vefperorum, fecerunt bandire FIo-
rentini per Urhem, quod Moneta antiqua non
, valeret nifi bologninis jdL de iliis hologninis,
quos fccerunt fieri ipfi Florentini , de quo
Domini Romani fuerunt valde irati , & no-
luerunt obedire diclo bannimento, quia appa-
rebat , quod ipfi Domini Romani non effent
Domini Urbis , nec Dominus nofter Papa_
Johannes XXIII. Item tunc tempore erat Se-
nator magnificus Dominus Jacohus Pauli Co*
mes Podii ; Confervatores Urbis erant Jaco-
bellus de Mag. de Regione Pon-
tis, Julianus Paloni de Regione Arenulas, &
Simeonus Palelli de Regione Column» . Ca^
pita Regionum erant ifti , Nicolaus Parlanti
de Regione Pootis , Cecchus Antonii de Re-
gione Parionis , & Sabbas Cornettus de Re-
gione Tranftiberiro cum eorum fociis . Die_
Veneris tf. di&i menfis , qu* fuit feftunu
SancTse Catherina , nec in Sanflto Angelo ,
nec in foro Pifcium , nec in Mercatello , nec
per totam Urbem fuit aliquid inventum ad
emendum propter fupradiclum bannimentum,
quod fecerunt fupradicli Florentini . Itenu
fciatur , quod rubrum gtani primo valebat
Florenos tres , 8c ftatim poft diclum hanm-
mentum valuit Ducatos quatuor. Item fcia-
tis, quod omnes Domini Cardinales una cum
Dominis Urbis , 8e Populo Romano iverunt
ad Dominum noftrum Papam , & fupplicave-
runt Sanclitatem fuam , quod ifta non debe-
rent fieri una cum Paulo de Urfinis ; & Do-
minus nofter commifit omnia in manibus Do-
roinorum Cardinalium, 8c Populi Romani, ac
etiam Pauli de Urfinis; & fic remanfit Mone-
ta in primo ftatu . Et fi hoc non effet faclum,
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1033 R O M
fciaris, quod omnes Florentini erant interfe-
£t\ per Populum Romanum . Die Veneris 2.
menfis Decembris , de no£e fuit colata cany
pana pro Horologio fa&o de mandato Domi*
ni nofiri Papa? , & pofito in Ecclefia San6te
Marias de Aracoeli per Magiftrum Ludovicum
de Florentia . Item fciatis , quod di&a cam-
pana fuit fa&a in dicla Ecclefia per Magi-
ftrum Petrum de Milano. Die Lunae J, di6h
menfis de mane , de mandato Domini noftn
Pana? fuit extra&us de carcere Riccardus
deUa Moiara , & ipfe fuptadiaus Riccardus
reftituit San&ae Matri Ecclefiae duo Caltra^ ,
nux tenebat ipfe Riccardus, videlicet Alla-
trium, & Nemo, & ita fuit dimuTus. Die-
Martis 6. di&i menfis , auae fuit feftum San-
£ti Nicolai Epifcopi & Confeflbns, Dommus
nofter Papa fecit fieri Confiftorium pubhcum,
in quo quidem Confiftorio recepit Ambafcia
tores Domini Regis Vinceslai; & ipfi Ambi-
fciatorts juraverunt fidelitatem in manibus
Domin» Papas, vice & nomine di6ti Domini
Rees Vinceslai. Ambaiciatores fuerunt lfti,
Dominus Petrus Cofia, Comes Moncis Rtfii,
& Dominus Comes Caferts . Multum ellet
fcribendum, quod dimitto in calamo . Die^
. Sabbati 14. menfis ? ece ^ br T ,s ; W
Vieilia Nativitatis Domim noftn Jcfu Chritti,
fuit tirata campana Horologii per Magiftrum
Antonium Todefca cum focns fuis ; &c pofita
in frontifpicium Eccltfis San&a? Manar de_-
Aracoeii pro horis pulfandis. Item d;e Martis
i 7 di£i menfis Decembris , qux fuit feftunu
Sandti Johannis Evangelifts , .ncoepit pulfare
horas fupradifta campana Horologu . Item-
ifto die fuit amazzatus Donunus Johannes C>a-
ftellanus de Regione Tranftiberim poft No-
nam , & fcpultus in Ecclefia Sancli Benedi&i
de dicla Regione.
ANNO DOMINI MCCCCXIII .
1N nomine Domini , amen . Anno Domini
141 V lnd.aione 6. menfis Februaru die^
Veneris X. fuit incceptum Concihum in Ba-
filic* Principis Apoftolorum per Dominum-,
noftrum Papam Johannem XXIII. In pnmis
fuit celebrata MiOa de Spiritu Santto per Epi-
fcopum de Suana . Item ftatim poft celeora-
tionem dift* MiiTs Dominus nofter Papa ve-
nit de Pilatio fuo Apoftolico , & intravit dt-
dkam Bafilicam Santti Petri cum omnibus Do-
nfris Cardinalibus , 8c aliis Prslatis tunc
Tempore exiftentibus in Curit Romana «n-
loco pr^parato in difta Bafilica pro diAo
Concilio fiendo, & iU induit fe Dorninus no-
fte Papa , ficut debuiflet celebr.re Miflam 10
«nS teU&^Ti» quVsermone con-
ttnebatur de certis Libris de H^refi , Domino
noftro Pap^ pr«fentatis , 6c ftatim poft Ser-
£nem DomLs nofter Papa mandavjt oonv
buri diftos Libros in capite ^iarurn dict*
^ Sfilic* Sanai Petri ; & ita fuit fi^tam-.
SS eflet fcribendum , quod dimitto «n.
calamo- Die hunx 6. menfis Martu anni fu-
prS, obiit magnificus ,Y« J^sfe
Columna in Caftro Frafcati , & fepul tus in-
Paleurina cum magno honore . Menfis A gn
i- Ato ^hbdti K. dicli menfis , tuit captus
Gent UsTMonterano de mandato Dommi
«ofti Pa£ lohannis XXIII. 6c pofitus & re-
te^us in Caltro Sanrti Angeli Die Jovis ij.
cLifti menfis , obiit Dominus Jacobus Archi-
Tom. XXir*
A N U M.
1034
presbyter Sanc^orum Sergii & Bacchi de Tur-
re Seburra poft Completorium, & fepultus in
di(Sla Ecclefia cum magno honore . Menfis
Majt die Dominico 28., quse fuit ultima Do-
minica Sancli Sebaftiani Martyris hord pul(a-
tionis campanarum Vefperorum Sanc*li Petri ,
de mandato Domini noftri Papac Johannis
XXIII. equitavit cum fuis familiaribus Do-
minus Cardinalis de Sanclo Angelo feftinan-
ter , & non intravit Palatium Apoftolicum- ,
& exivit per Portam Viridariam. Verumeft^
quod nullus Dominorum Cardinalium fecic
hbi focietatem , hifi Dominus de Brancatiis .
Item di&um fuit, quod di&us Dominus Car-
dinalis de San6h> Angelo e(Tet miffus a Do-
mino noftro Papa pro gentibus armorum in—
Florentia 8c in Senis. Die Mercurii ultimo
di&i menfis Maji , poft receffum dicli Domi-
ni Cardinalis de San&o Angelo , Dominus
Rex Vinceslaus mifit quadragintaquatuor Fu-
ftas inter Galeas, & alia Fufta ad focem Ro-
manam contra Populum Romanum , & San-
&am Matrem Ecclefiam . ltem fciatur , quod
Dominus nofter Papa Johannes XXIII. ftipen-
diavit tunc tempore bene 4000. gentis armo-
rum pedeftris; quia Paulus de Urfinis non erat
in Urbe , quia fupradiclus Paulus de Urfinis
erat in Provincia Marchise affediatus per fu-
pradi&ura Dominum Regem Vinceslaum , 6c
pergentero fuam armorum. Item fciatis, quod
pro gratia Dei tunc tempore in Roma erat in
bono foro granum , videlicet rubrum grani
valebat Florenis duobus , fi vellet emere mil-
le rubra in die. Item fciatis, quod tunc tem-
pore erant Confervatores Camerae Urbis iru.
prirois Antonius de Porcariis de Regione Pi-
nea; , Nicolaus Lelli Cervelli de Regione^
Trivii , & Dominus Angelus Vallati de Re-
gione Sanai Angeli . Capita Regionum tunc
fempore erant iftt. In primis Bertoldus iCote
Petri de Regione Montium : Leilus Cecchi
Oaabiani de Regione Trivii : Petrutius Cen.
de Regione Columna? : Tutius Lm-
cha de Regione Campi Martii : Cecchus Ca-
1 rota de Regione Pontis : Sabbas Vellone dc-
Regione Tranftiberim cum eorum fociis . Ma-
refcalchi , Tutius Johannis Muti de Reg.one
Trivii cum fuis fociis. Menfis Junn die Do-
minico 4. Dominus nofter Papa Johannes
XXI II poft horam Vefperorum totahter le-
vavit tertiam partem Vini , quod recipiebat a
^Romanis, videlicet pro gabeila. Die Lun»
< diai menfis , fupradiclus Dominus noftcr
Papa dedit hbertatem Dominis Romams to-
taliter , & dixit : Ego pono yes tn pedtbus ve-
(Irh • rojro vos , quod faciatu bonum pro Santt*
Matre Ecclejta , & fitis fideles ,fi numquanu
fuiOis ' & non timeatis dg Rege Vtnceslao , nee
d homine Mundi ; quia ego fum paratus una^
vice mori vobifium pro Statu Santl* Matrts Ec-
rUfa p™ Poputo Romano . Item Iciatis ,
quod ifta verba fuerunt in Palatio Apoftolico
Doraini noftri Paps coram Dorainis Conler-
vatoribus, Capitibus Regionum , & pro ma-
iori parte totius Popuh Roraam . Tunc re-
bonderunt oranes Doraini Roroani , fic di-
cendo : Pater SanSie , non dubitet , quta totue
Populus Romanus paratus efl mort ur.a vobtfcum
i pro Statu Santt* Matrts Ecjlefi*, & pro San-
YBitate veflra. Die Martis 6. di^i menfis, Do-
'Sol Romaai de mane hora Mifls majons
Sancti Petri fecerunt confiiium genera e in-
D
E
I
Caoitolio , ut moris eft , in quo qu^dem-
eonfilio delibcravenint totaliter mon ^cam-
Y y y » uonw-
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1035
p I A R I U M
Domino noftro Papa, antequam vellent habe-
re dominationem Regis Vinceslai ; 6c futtine-
re guaftum tam de grano, quam de vino, 5c
de omnibus aliis rebus, & dixerunt unaoimi
ter omnes : Nos Romani primd volumus come-
dere filios noflros, antequam volumus hibere do-
minium iflius draconis . Item fciatis, quod to-
taliter fuit deliberatum in diclo confilio ftare
firmiter pro Statu San&ae Matris Ecclefise &
Domini noftri Pap#. Item fciatis , quod ea-
dem die , hora Vefperorum totus Populus
Romanus venit ad Palatium Domini noftri
Pap« cum maximo gaudio , & dixerunc Do-
mino noftro Papae deliberationem confilii per
eos fadh in Capttolio. Tunc Dominus Papa-,
recepit eos cum magno gaudio & honorew .
Mulcum eflet dicendum, quod dimitto in ca-
lamo. Die Mercurii 7. di<5ti menfis hor£ poft
Vefperas San&i Petri , Dominus nofter Papa
Johannes XXI I. exivit de Palatio fuo Apofto-
lico Sa icli Petri cum tredecim Dominis Car-
dmahbus , ac etiam cum omnibus Dominis
Praelaris tunc tempore exiftentibus in Curia^
Romana, & equitaverunt versus Pontem San-
cliPerri, & intraverunt Palatium Domini Co-
mitis Mancipelli de Regione Pontis, & ibi fe
cit refidentiam per unam noclem. Die Jovis
8.dic~ri menfis, quae fuit feftum O&avae Afcen-
fionis Domini noftri Jefu Chrifti, loco&tem-
pore, de nocte tamen, ruperunt parietem pro>
pe Sanctam Crucem homines armigeri Domi-
ni Regis Vinceslat , & anre orrum Solis in-
travit per di&um parietem unus ex Capitaneis
d ; 6li Domini Regis uomine Tartaglia cuin_
fua conducta gentis armorum, Sc incoeperunt
clamare : flva , Viva lo Re Vtnceslao 9 & Icl*
Fac»; & babuerunt Romam. Irem d»6to di^
Dominus Papa [ohannes XX. II. hora Mifiae
majoris San&i Pecri exivit equefter de di&o
Palatio Comitis Manipelli cum omnibus Do-
minis Cardinaiibus , oc aliis Dominis Pr^latis
Curiae Romanse tunc tempore ; & receperunt
fugam , 6c exiverunt per Portam Sancli An-
geli, & equitaverunt versu> Viteibium . Mul-
tum effcc icribendum , quod dimitto in cala-
mo . Icem Dominus Rex Vinceslaus eadem_
die, hora Tertiarum , vel quafi , intravit per
Porcam Sancfti Johannis de Laterano , & in~
travic Palatium diclce Bafilicse , & ibi fecit
refide UMtn per duos dies. Die Sabbati X. di-
<5ti u.enfis Junii , dic5cus Dominus Rex Vin-
ceslaus hora Vefperorum Sandti Petri recefiit
de Palacio dic"ts Bnfilica? San&i Johannis, &
equifvit cum omntbus fuis Baronibus Nea-
politanis, & ger.nbus armorum per Regionem
Tran^ibrrim versiis Palatium Aooffolicum^
Sancli Petri de Urbe, & ibi fecit rcfidentiam
per dies viginti. Item fciatur , quod eadem-
die f:ic pofita tota Portica Sancfti Perri a fac
conunno per dicl:am genrem armorum dicfti
Domini Rfgis , 8c fpeciaiiter Sicriitia major
dicl:33 Bafilicae SancSti P-tri , vidcl;cec de mul-
tis Reliquiis & ornamenris prccdiclrae HnfiUcx
Sancli Petri . Ifto die fuerunt exfpolia^i mul
ti Cortefciani, & Domini Praelati de Francia,
& de ahis pirtibus , £c interfecli in via^,
quando receiTrrunt de Roma . Item fciatur,
quod inter alios fuit cau-us Dominus Cardi-
dmalis H-renfis , 6c pofi.us in carceribus in-
San6to Jicobo de Setti^nano. Multum efiet
fcribendn n , qnod dimitto in calamo. Ifto
die Jovis .^. difti menfis , incoeoimus noru.
dicere Officium in Jiafilica San6li Petri , &
^uravic per dies undecim . Uem fciarur, quod
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)
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die Dominico 18. , qu« fuit feftum Sanclse
Trinitatis , incoepimus pulfare campanam,8c
dicere Officium in dicla Bafilica Sancli Petri.
Icem fciacur, quod Caftrum Sancli Angeli fa-
ciebat nobis maximam guerram, icaquod nul-
lus pocerat tranfire per Pontem, nifi per Sao.
nulos . Die Dominico 18. didli menfis , qusg
fuit feftum San£be Trinicacis , fuerunt incceptt
facere fofti contra Caflrum Sancli Angeli, ut
alias fuerunt . Item fciatur , quod intra iftoa
dies ut fupra fuit devaftatum totaliter , ubi
fiebat Concilium ifl Bafilica Sancli Petri,8c
hoc fuit fadlum de mandato Domini Regis
Vinceslai . Item fciatur, quod Officiales Ur-
bis Rom« , quos fecit di&us Dominus Rex
Vinceslaus tunc tempore, funt ifti. In primis
Dominus Nicolaus ofe Thiano Senator; Paul-
lus Colse Johannis de Regione Montiunu;
Lellus Pauli Stati de Regione Sancli Eufta-
chii ; Nicolaus dello Topofo de Regione Co-
lumnse . Confervatores Camerae Urbis, Lau«
rentius Stati de Regione Pontis; Petrus Mar*
ci, vel Cardelli de Regione Parionis, Capita
Regionum . Marefcalchi, N Mat-
thseutii MaflTaroli de Regione Arenulae cunu
eorum fociis . Die Jovis XXII. dicli menfis
Junii, quse fuit feftum Corporis Chrifti, non
tutt fa&um diclum fcftum in Bafilica San&i
Petri propter magnam cribulationem , quas
erat in Portica diifrae Bafilicse. Multum e(Tet
fcribendum, quod dimicco in calamo. Itenu
ifto die fuerunt deguaftat» omnes Pi&uras
Sforzse ubicumque erant depi<5lae . Die Sabba-
ti 24. didli menfis , quae fuit feftum Nativita-
tis SancSli johannis Baptiftse , Dominus Rex •
Vinceslaus habuit Oftiam cum paclis , quod
folvit Caftellaqis , & aliis fuis fociis , ut di-
clum fuit, Ducatos tres mille 6c quingentos.
Caftellanus erat Nutius de Maria de Reace^.
Die Lun^e %6. dicli menfis, qu£ fuit feftunu
Sanclorum Johannis & Pauli hora* Tertiarum,
vel quafi , fuit fufpenfiis in Capitolio Anto-
nellus Montanaro de Reg'^one Parionis. Item
ifto die venerunt nov« Domino Regi Vin-
ceslao , quomodo ipfe habuic Civitacem Vi-
cerbieniem , 6c mulcas alias Civitates, dequo
fuitfaclum magnum feftum per totam Urbem
cum pulfitione campanarum , & fanooibus.
Item ifto die fuerunt fradbi tres arcus dc-
Andarineis de mandato Domini Regis Vin-
ceslai .
Indicftione VI. menfis Julii die Sabbati pn-
mo di£ti menfis , quse fuit feftum O&avae San-
ai Johinnis Baptiftse de mane per duas horas
ante pulfationem campanarum ad Matutinum
SancYi Petri, Dominus Rex Vinceslaus cunu
multis aliis Baronibus 8c Dominis de Neapoli
exivitequefter de Palatio Apoftolico , & equi-
tavit veruis Sanclum Paulum Apoftolum, &
ibi fecit refidentiam per unam horam . Item-
ftatim equitavic cum fupradiclis Dominis Ba-
ronibus versus voltam San&i Pauli , & ibi
afcendit in unam Galeam pro diclo Domino
Rege pr^paratam , & di&a Galea navigavit
versus Neapolim cum di&o Domino Reg^ •
Eodem die, dimifit fupradic^us Dominus Rex
in Palatio Apoftolico Dominum Julium Cse-
farem, & in Regione Tranftiberim Dominum
Comitem Troja? pro Gubernacione Urbis :
Mulcum eftec fcribendum , quod dimitto in-
calamo. Item eadem die di&us Dominus Rex
V inceslaus conduxic lecum Dominum Cardt-
nalem Barenfem . Die Marcis 4. di&i meniis
Julii, fuit pofita una banderia Domini Regis
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T o 37 R O M A
Vinceslai in Campanile Bafilics Principis Apo-
ftolorum dc Urbe de mandato Domini Julii
Csefaris. ltem eadem die fuit depicTia Arma_
difti Domini Regis Vinceslai in Porta Pontis
Sanctaj Mariae , & in multis aliis locis per
Urbem . Die Dominico 9. dicti menfis , exi-
verunt de Roma de mandato Domini Senato-
r is , & aliorum Dominorum tunc temporew
Officialium regiminis di&iDomini Regis Vin-
ceslai videlicet Confervatores , Lellus Pauli
Stati Cola dello Topofo cum eorum focio ,
& Capita Regionum , de Regione Pontis,
Laurentius Stati cum fociis fuis . In pnmis
lohannes Mafcioli Marchifani , Antonius Lau
rentii Guidolini , Antonius Porcarius, Mat
thias de Grattulis Canonicus Sanfti Petrt, &
Paullus Montebona cum aliis multis Roma-
nis, & iverunt versus Aquilam. Item omnes
fupradiai Romani exiverunt de Roma cum..
Domino Comite Maninii . Multum eflet fcri
bendum , quod dimitto in calamo. Die Sab
bati 15 dicti menfis , omnes Domini Sano
r,ici Beneficiati, & Clerici Bafilicas Sancfti Pe
tri congregaverunt fe in domibus olim Domi
ni Epilcopi Firmani ad faciendum calculum,
ut moris eft ; 85 Statuta Bafilica; SancT:i Petn
non potuerunt congregari propter maximam_
euerram & tribulationem , qua? tunc. tempore
Irant . Eodem die fecerunt capitulum tn dt
clis domibus, in quo quidem capttulo recepe-
runt in Canopicum filium Jacobi de Urlitus,
in loco Domini Jacobi de Calvis de mandno
Domini Regis Vinceslai, & cum fua Ltera_
diai Domini Regis. Itetn fimtlt modo rece-
oerunt !n Benefictatnm de Reg.one_
P " .. in loco Angeli Pauli, & ilh fue
runtVrivati tamqaam rebelles Sacra; M:i]elta
tis Domini Vinceslai. Item eodera die rece
nerunt ditfti Domini Canonici in Beneficta
tum Dominicum Auguftini per mutationem &
renunciationem Presbyteri Andrea; de T.bure
Die Sabbati 2*. menfis Julii , qua; fmt te
ftuni Sancfta; Maria; Magdalena; de nodte tn-
primo fomno, intraverunt Caftrum Mar.n.
lacobus de Urfinis, & Dommus Jul.us Cxia
ris oc clamaverunt: Viva lo Re Lancislao; &
nacobus de Urfmis \ & cum eis in eorum ad
futorio fuerunt multi de genubus armorum.,
am equeftris , quam ptdeftris d.a. Do«»«
Reeis Lancislai, & remanfit Jacobus de Urfi-
nis in ditfto Caftro Marini , videlicet m Roc-
"ha ant iqua. Item fciatis, quod Roccha No
va, quam fecit sdificare Paulus de Urfin.s,
.pnnir fortiter per dies 21. Item d.e iz
2 Augufti Roc^cha Nova reddidit fe Do
mino TulioClari. Die Dominico penulttmo
diciTmenfis , obiit in Zangarolo Jacobus Jo-
fclnnisde U Cetola , & fuie fcprtUus jn dttfto
Caftro . Die Veneris 4 menfis Auguft.,qus
fuit VikiHa Sanaa^ Maris de Nive.de dte &
de noae fuerunt capti multi Romaoi , & po
fiti in Galea , quorum nomina infer.us funt
Bot«a. In P nmis Matthias Palofi. ; .tem Ge-
SSSb Colfa ; irem Paulus Johannis Gabne
lis cum eorum fociis. Die Luna; 7 .d.a men
fis Aueufti hora Tertiarum , fuerunt decapi
uti in Capitolio in loco juftiti* , ut mon
d Antonius Impazza de Reg.one Camp.tell.
tamquam homicida, & Johannes Zuzzol.n. d
««o-inne Trivii tamquam proditor Domint
SS VinTeS. U ifto die hora Vefpero
r,>m fuit defunaus Dominus N.colaus de_
Cave*. mortuus de bona morte , & lepultus
£ L£ Maria de Minerva cum maxtma.
N U M.
1038
Ipaupertate. Die Martis 8. diai menfis, Jo-
ihannes Paulus verberavit me Antontum Jo-
hannis Petri in via publica ante domos olim
Domini Epifcopi Eirmani hora mane coram-.
Domino Antonio Laurentii , Petro Nevoli,
& multis aliis viciDis de diclis domibus ; &
iftud fecit propter maximam fuperbiam, quam
ipfe habet propter dominium Domini Regis
Vtoceslai . Die Dominico ij. dtdti menfis
Augufti , conduxit in uxorem Onuphrius
Margaritam filiam Domini Gullielmi Petri
Beneficiati Sanai Petri in Regione Arenuls
per Sanaum Paulum de diaa Regione prop-
ter maximam tribulationem , qus tunc tem-
pore erat in Urbe. Multum eflet fcriben-
dum , quod dimitto in calamo. Die Sabbati
-9. diai menfis- Augufti de mane hora Mif-
fas majoris Sanai Johannis de Laterano co-
ram omni Populo de mandato certorum Do-
minorum Canonicorum diase Bafilica? Sanai
ohannis fuit allazzata feu devaftata de Porta
diaoe Baftlica; Arma Papa; Johannis XXIII.
Indiaione VII. menfis Septembris die Sab-
3ati 2. incoepit projicere Trabuccum xdifica-
tum retro metam Sanai Petri per Magiftrum
versiis Caftrum Sanai Angeli .
Qjii Magifter faciebat magnum damnum cum
diao Trabucco tn Caftro San^i Angeli . Die
Veneris 8. difli menfis, qua; fuit fettum Na-
tivitatis Sana» Maria; Virginis , ego Anto.
nius Petri cum multis aliis fociis di^a; Bafi-
lica; Sanai Petri vidimus totaliter invertefca-
tum Campanile , feu Turrim diaa; Bafiltca
per partem Domini Regis Vinceslai , & cum
fuo Vexillo pofito in diais vertelchis. Die^
Jovis 28. diai menfis , qua; fuit Vigilia San-
ai Michaelis de mane hora Tettiarum vel
quafi , fuit decapitatus Sabbas della Franna_
de Regione Sanai Aogeli in Capitolio in lo-
co juftitis; , ut moris eft , propter fuam fim-
plicitatem . Die Veneris 29. diai menfis, qua;
fuit feftum Sanai Michaelis de Porttca Sanai
Petri , non fecimus diaum feftum propter
maximam tribulationem , quas tunc tempore^
erat in diaa Portica de gentibus armorum-
nbomini Regis Vinceslai . Et fecimus vtnde-
mias ifto anno omnes habentes vineas ab tlta
parte Sanai Petri cum maximo tremore , Sb
damno. Multum eflet fcribendum , quod dt-
mitto in calamo. Die Jovis i*. menfis O6to-
bris , Domini Canonici San^i Petn fecerunt
capitulum in domibus olim Dom.ni Epiicopi
Firmani de mane, in quo quidem cap.tulo
renunciavit Blafius Antonii alias Jafco luunu.
Beneficium in manibus Capituli ; qut Dom.nt
Canonici contulerunt diaum Beneficium Lam-
berto Theutonico , & Clericatum d.a. Lam-
berti contulerunt uni alteri Presbytero Theu-
tonico. Die Lunae 23. diai menfis Oaobris ,
hora poft occafum Solis , habuit Domtnus
Rex Vinceslaus Caftrum San^i Angelt , K
ftatim ifta hora fuerunt pofita; dua; bandena?
in diao Caftro didli Domini Reg.s Vinceslai
cum maximo gaudio & fefto . ltem fc.atts ,
lauod tota Roma fecit maximum gaudtum , Be
iftftum de diao Caftro habito cum pulfat.one
campanarum , 8c cum torciis & lanternis &
fanonibus . Fuerunt dt^t Domint Romani per
totam Urbem de ferO cum diais lumtnartts
in manibus vociferando, & dicendo : Viva ,
viva lo Re Lanceslao; & iftud durav.t perdies
fequentes. Die Luns aj. diifti
bris diai hora poft occafum So l.s , fu.t de .-
iberatus Baptifta de Sabell.s de d.ao Ca^ro
D I A R
A
San&i Angeli , & folvit Caftellano di&i Ca.
ftri Sancli Angeli duodecim millia Ducato-
rum . Indi&ione VII. menfis Novembris diCw
Veneris 3. dicti menfis de . fero poft occafum
Solis, fuit exrra&us de Caftro San&i Angeli
mortuus Dominus Lazzarus de Piftorio olim
Caftellanus Caftri San&i Angeli fupradicli
dimhTus per Dominum Joharniem Papanu.
XXIII. , 6c portatus ad Bafilicam San&i Pe-
tti , & fepultus in Capella verse Crucis.Item
fciatur, quod fuit dimiflus in capfa fic mor-
tuus per cordam per muros girolis raajoris
dicli Caftri , quia ille , qui erat Caftellanus
tunc tempore , noluit aperire porram dicli
Caftri . Die Sabbati 4. dicli menfis de mane
hora confuera de mandato Dominorum Comi-| g
tis Trojce, Julii Csefaris , &; Domini Senatoris
tunc tempore Urbis , & aliorum Dominorum
Servirorum Regiae Majeftatis Domini Vincef-
lai, fecerunt fleri exfequium dicli Domini La-
zari olim Caftellani dicli Caftri SandH Angeli
in Bafilica Principis Apoftolorum de Urbe^
cum maximo honore , videlicet quod inter-
fuerunt omnes Parochiae, & Clerus, ac etiam
Conventus rotius Urbis , & omnes Domini
Romar.i in diclo exfequio faclo in di&a Bafi-
lica Sancli Petri , omnes venientes fupradi&i
de plarea dicli Caftri San&i Angeli ufque ad
difram Bafilicam San&i Perri . .Multum eflet
fcribendum de tali materia, quod dimitto in
calamo . Die Jovis nona dicli mercfis Novem- q
brisvQuce fuit feftum Dedicsrionis Bafilica;
Salvatoris, de mandato Domini Senatoris , &
Comitis Troja?, & aliorum Dominorum tunc
tempore Urbis,fuir inccepta Turris Murarum
in plano Capirolii ad honorem & ftatum Do-
mini Regis Vinceslai . Die Mercurii 15. dic*H
menfis hora Nono? , vel quafi , intraverunt in
Caftro Sancli Angeli, videlicer Dominus Co-
mes Trojoe , Dominus Juiius Ccefaris , & una
cum aliis Dominis de Neapoli , 8c afcemkrunt
Mafcum dicti Caftri Sancli Angeli , 6c ibi po-
iuerunt tria Vexilla magna , videlicer Vexil-
lum Populi Romani , Vexillum San&je Ma-
tris Ecclefise,& Vexillum Domini Regis Vin-
ceslai cum pulfationc Tuberrarum , & cunb
vociferatione : Viva , vivi lo Re l^tnceslao .
Item fciatis, quod eadem hora in diclo Ca-
ftro remanfit Caftellanus pro parre di<5H Do-
mini Regis Vinceslai Dominus Bertus . Itern
eodem die receflit alius Caftellanus , & ivit
versbs Neapolim, & fic habuit di&us Domi-
nus Rex di&ura Caftrum San&i Angeli in_
pacitica pofieflione . Die Dominico 19. didli
menfis hora Vefperorum, de mandato Domi
ni Dominici Epifcopi Funcimi Vicarii in Ur-
be tunc temoore per Dominum Regem Vin
ceslaura fecit oftendere Veronicam Domino
Corniti Trojae , qui di&us Dominus Comesj
recefltr d? Urbe die Lunse 10. dicli menfts, &'i
ivit versus Neapolim . Irem di&us Dominusig
Epifcopus Fundanus fecit facere per rres dies
Proceflionem, videlicet die Lunsc, Martis, &
Mercurii . Confervatores Cameras Urbis tunc
tempore erant ifti, in primis Butius de Stin-
chis, Sabbas Nifii, & CecchdsCaliftelli . Die
S.ibbari 2.menfls Decembris poft occafum So-
lis, ego Anronius Perri una crim Mcigiftro Pe-
tro di&o alias Pernio de Regione Pinerc, cum
multis aliis Dominis Romanis ftantibus ante^
domum Magiftri Nicolai Ferrarii vidimus om-
nes unum magnum trabem igneum currentem
in aere, movenrem fe de Regione Montium,
& euntem vcrsus Regionem Pontis. De quo
1 u m m
figno omnes fuimus mirati , fic dicenres*
Queflo fegno vuol ftgntficare gran fatto. Die
Dominico dicl:i meofi3 , quae fuit Dominica
prima Adventus , ego Antonius Petri ivi ad
Sanclum Petrum de mane ; & vidi in Caftro
Sancli Angeli laborare per multos Magitlros
multas vertefcas in diverfis locis didli Caftri
Sancli Angeli caufsl dubitationis . Et hoc fie-
bat de mandato Domini Betti Caftellani di6ti
Caftri Sancli Angeli tunc tempore. Item eo-
dem die , vidi ego Antonius Petri cum mul-
tis aliis de Bafilica Sancli Petri deguaftarc
Trabucchum faclum retro metam contra Ca-
ftrum San&i Angeli, & portare omnia ligna^,
dicli Trabucchi in diclo Caftro Sancli Atu
geli etiam de mandato di&i Domini Caftella-
ni . Multum eftet fcribendum , quod dtmitto
in calamo. Die Jovis 14. di6H menfis Decem-
bris, de mandato Domini Nicolai de Thiano
tunc tempore Senatoris Urbis per Pominum
Regera Vinceslaum fecit fieri Tabernaculunu
de marmore cum Arma fua fculpta in dicto
Tabernaculo in feneftram Palatii Capitolii,
ubi di&us Dominus Senator ftat ad videndum ,
quando fiunt juftitia?, ut moris eft. Die Ve*
neris 15. di&i menfis, didlus Dominus Nico-
Iaus de Thiano invitavit multos Romanos ad
prandendum cum eo in Capitolio, interquos
invitavit Butium de Sanguineis; & poft pran-
dium omnes Romanos , qui fuerunt in di&o
prandio , iicentiavit , nifi Butium de Sangui-
neis , quem retinuit captum ufque ad dienu
Mercuni 3. menfis Januarii 1414. Indictionew
VII.
ANNO DOMINI MCCCCXIV.
N
D
I
nomine Domini , amen. Anno Domini
1414. Indiclione VII. menfis Januarii die
Luna? primo de mane hord Tertiarum , vel
quafi , venit Dominus Jannettus Torti de Ec-
clefia Sancli Johannis de Laterano cum Do-
mino Comite BcIIi Caftri , & Domino Julio
Csefare , ac eriam cum multis Vexillis , vide-
licet Vexillum Populi Romani , Vexillum.*
Domini Regis Vinceslai , & Vexillum fuum,
& cum mukis gentibus armorum fupradi&o-
rum Dominorum, & equitaverunt versus Ca-
pirolium ; & ibi fuit receptus Senator Urbis
per Capira Regionum , 8c per Confervatores
cum maximo honore & gaudio , 8c pulfatio-
ne campanarum dicli Capitolii. Q.ui Domini
Capita Regionum erant ifti , videlicet in pri-
mis de Regione Pontis Laurentius Statti , de
Regione Arenula? Paulus Paloni cum eoruiru
fociis . Item ifto die primo di&i menfis Ja-
nuarii , diclus Dominus Senator fecit novos
Officiales , videlicet Capita Regionum . In-
primis de Regione Ponris Petrum Lanzajo,
de Regione Arenula? Gajolo , de Regione Pi-
nese Perrum Nevoli, de Regione Tranftiberim
Jacobum Jacotolli cum eorum fociis. ^ tem -*
Confervatores erant ifti Butius Stinco , Sab-
bas Nifii, & Ceccus Califtelli. Item infra-
iftos dies fuit captus Dominicus Palofii prop-
ter vulnera Colse Thebaldi de Cancellarns;
& diclus Dominicus fuit martyrizatus divcr-
fis cormentis , ut diclum fuit. Die Mercuni
5. d ; cli menfis Januarii hora Vefperorum fuit
deliberatus de Capitolio Butius de Sangui-
neis ad inftantiam Sabba? Nifii . Die Sabbati
6. dicli menfis , quae fuit feftum Epipham* »
fupradiaus Butius de Sanguineis de raanflatQ
A fupradidti Domini Senatoris , & Comitis do
Belc^-
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B
tt>4i R O M
Betcaftro receflit de Roma , & ivlt versbs
NearoHm , videlicet ad Dominum Regem..
Vinceslaum. Die Tovis 4j. di&i menfis Ja-
nuarii , quce fuit feftum Converfionis San&i
Pauli Apoftoli, fuerunt pofitce duae funa; ma-
gnae & groffse de mandato Domini Betti tunc
- tempore Caftellani Caftri SaocTa Angeli ufque
ad metam Sancli Petri pro porrigendo ciba-
ria , & alia neceffaria de di&o Caftro ad di-
dtam metam pro illis , qui cuftodiebant di-
<Stam metam , quce fupradiclce funce fuerunt
laborata? per Magiftrum , qui dicitur lo Ti-
gnofo. Die Sabbati X. rnenfis Februarii, quse
fuit feftum Sanftse Seholafticce Virginis, obiit
Dominus Matthias de Gratulis Canonicus, 8c
Vicarius Bafilica; Principis Apoftolorum de_
Urbe in Civitate Aquilce. Die Dominico XI.
didti menfis , fuit fepultus cum maximo ho-
nore in Ecclefia de dicla Civi
tate. Item dieDominico 18. di&i menfis, quce
fuit die Dominica Sexagefima:, 8c fuit Statio
ad Sanftum Petrum , de mandato Domino
rum Comitis Belcaftri , 8c Confervatorum ,
videlicet Stinchi , Cecchi Califtelli , St Sab
bce Nifii , ac etiam Domini Betti tunc tem
pore Caftellani Caftri SanCti Angeli, fuerunt
claulce Portce , videlicet Porta Pontis Sancl.
Perri , 8c Septignani ; 8c hoc fuit fa&um-,
quod nullus tranfiret ad Sandtum Petrum , vi-
d licet adStationem. Item ifto die fupradi-
clo , fuit f.ftus Ludus in Teftacia , in quo
quidem Ludo fuit crucifixus Sandtus Petrus,
& ad Sanftum Paulum caput amputatum; 8t
iftud fecerunt Jocatores de Regione Mon-
tium. Die Sabbati 24. difti menfis, quse fuit
feftum San&i Matthice Apoftoli de nodT:e_ ,
obiit Magnificus Vir Dominus Jannotus Tor
ti in Capitolio tunc tempore Senator Urb.s
pro Domino Rege Vinceslao. Die Domimco
25. difti menfis, fuit faclum exlequ.um d.ch
Domini Johannis de pede lcalarum Capitolu
ufque in Ecclefiam San&ce Marire de Aracoe-
li, in quo quidem exfequio interfuerunt om-
nes Parochice, & omnes Ordines , ac etiarru,
totus Clericatus Urbis ; 8t fuit fepuhus in_
di<Sh Ecclefia cum maximo honore . Multum
eflet fcribendum ,. quod d'tnitto m calaroo.
Item die fupradi&o de nodte , obnt Johanncs
Nevoli Scriba Senatus de Regione Pinece de-
bona morte. Die Lunce 16. d.fti menfis fuir
farSturn exfequium fupradidi Johannis Nevoli
in Ecclefia San£se Marice de Minerva , 8t fe-
pultus in Choro ditfce Ecclefi* cum maximo
honore. Die Dominico 4. difti menfis Marrii,
Dominus Baccilerus afcendit Senator Urbis
in loco Jannoti Torti fine nullo honore , ut
moriseft, cum pulfatione campaoarum , &
Vexillorum , videlicet ficut aln Uomim be-
natores afcenderunt ad didtum Officium exer
cendum . Tunc tempore erant Confervatorrs
Urbis Butius de Stinchis , Sabbas Nifii , oc
Cecchus Califtelli. Item Capita Reg.onum. <
erant ifti , de Regione Prntis Petrus Lanc.a- 1
ro de Regione Pinece Petrus Nevoli , de_
Regione Tranftiberim Jacobus Jacot cura eo-
rumfociis. Die Mercurii 14 menfis Mait.i
hora Vefperorum, Dominus Rex \ .nceslaus
venit Romam, & intravit per Portam Saritft.
Johannis de Laterano 8c in didTta Ecclefia^
fuerunt fibi oftenla Capita Sandtorum Apo-
ftolorum Petri & Pauli , equerter ftando d.
aus Dominus Rex cum mult.s alus Baroni-
bus tam Roroanis, quatr . et.am Neapol.tan.s.
Item poft oltenfionem d.clarum Rel.qu.arum-
A' U M. 1041
A di&us Dominus Rex Vincesla&s cutft fupradi-
dtis Baronibus , 8c aliis Capitaneis , & genti-
bus armorum tam equeftris , quam pedeftris
equitaverunt per Plateam Sanfta; Marise No-
vce vershs Tranftiberim , & intraverunt per
Portam Sanftae Mariae in didta Regione Tranf-
tiberim, videlicet ad ftantiam fibi prceparatam
j in doroo Domini Cardinalis de Sandlo Angelo
1 de dicla Regione, & ibi fecit refidentiam per
Die Sabbati 17 d.fti menfis, fupra-
didtus Rex Vinceslaus fecit alios novos Con-
fervatores Urbis ; videlicet de Regione Cam-
pitelli Paulus Petri Matthcei , de Regione^
Arenulce Cecco Pagnotta , de Regione Sancli
Angeli Laurentius Colse Tordonefi. Die Do-
minico 18. di&i menfis hora Nonce, vel quafi,
incoeperunt maximi venti, tonitri , & pluvia,
in qua quidem pluvia fuerunt duo magna_.
fulgora , quorum unum cecidit in Bafilica_
San&se Marice Majoris in loco , 8c
aliud cecidit fuper terram Scoccula; prope—
Sandum Paulum de Regione Arenulas . Item
ifto die fupradidto, Dom.nus Rex Vinceslaus
fuit invitatus in domo Domini Archiepifcopi
Sipontini de Regione Tranftiberim ad feftum,
8i Tubudum Dominorum Urbis . Die Vene-
30. dicli menfis Martii de nodle , obiit
Sibbas Nifii de Regione Pontis fine Confef-
fione , 8c Corpore Chnfti. Die Sabbati ulti-
mo didti menfis fuit fadtum exfequ.um dc_
mane dicli Sabbce. Sepultus eft in Ecclefia».
Sanaorum Celfi &c Juliani. Menfis Aprilis die
Mercurii z$. difti menfis , quce fuit feftum.,
Sandti Muci Evangelifta; de mane ante ho-
ram Tertiarum , Dominus Rex Vinceslaus
exivit cum Vexillis , videlicet Ecclefia? , 8c
fuorum, ad exercitum de Regione Tranft.be-
rim curo multis Baronibus Romanis , & Nea-
politanis , & cum tota gente arraorum tairu
pedeftris , quam equeftris, 8c exiv.t per Por-
tam Viridariam , 8t ivit versus Ifolara olirru.
Domini Latini, & lbi pofuit campum . Md-
tum effet (cribendum , quod dimitto m cala-
mo. Die fuoradidto, nos de Sanfto Petrofe-
cimus ProceiT.onem de Sinao Perro ad San-
£lum Marcum, ut moris eft . Item Ecclefia_
Sanfti Spiriius non fecit Proceffionem prop-
termaximam tribulationem, qus tunc tempo-
re erat . Item Ecclefia Lateranenfis , & tc-
clefia Sanftse Marice Majoris non venerunt ad
Sanaum Petrum propter di<ftim tribulatio-
nem Die Mercurii z. menfis Maji , obtiC
Epifcopus Ftindanus in domo Dotnmi Chri-
(tophori Gictani de Regione Campitelli , qui
diaus Epifcopus tunc tempore erat V.carius
in Urbe per Regi^m auitoritatem . D.e Ve-
nens 4. diai menfis, fuic fadtum exleqmurru
didti Epifcopi , & fuit fepultus in Sandto
Mircello cum raaximo honore . Uie baboaci
I2 . didti menfis Maji , exivit de Rfg'one-
Tranftiberim Dominus Comes de Belcaltro
ad exercitum contra Jacobum de Columna^
de mandato Domini Regis Vincesla| 1 , videh-
cet quia nolu.t obedire mandat.s d.ifti Domi-
ni Regis Vinceslai. Die Lunaj 14. dicli men-
fis Maii , de mandaco Dominorum , v.deliceC
Domini Senatoris Urbis , & Dom.n. Com.t.s
de Belcaftro, exiverunt de Roma cum cend.s
de qual.bet Regione multi Romam contra..
fupradiauro Jacobum de Columna , v.dehcec
ad campum. Die Veneris 2 S . d.a. menfis ,
fuit maxima tempeftas venti , in qua qu.dera
tempeftate hora Vefperorum, vel quafi, aftoga-
verunc prope Poncem Rocco duo hom.nes
D
E
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io4? 55 1 ^
Romani, qnorutnnomtoa font hasc, videlicet
Laurentius filius Chriftophori Granielis , &
Butius filius Varvarini , ambo de Regionc-
Arenul». Itern ifto die fopradiclo, fuerunt
exttacfce novas per Urbem, quomodo Sforza ,
& filius Moftardi interfecerunt in campo Pau-
lum de Urfinis : de qua" quidem nova" , fuit
waxima tetitia & triftitia facta per Urbem-.
Die Mercurii 6. roenfis Junii, obiit Bartholo-
nweus Nicolai, di&us alias Meolo , Beneficia-
tus noftra? Bafilic® . Die Jovis 7. di£i menfis.
fuit fefturo Corporis Chrifti. Feciffius di£um
feftum cum maxima paupertate propter guer-
ras & tribulatibnes , quae tunc tempore erant
in Portica Sancli Petri . Item portavimus Cor-
pus Chrifti ufque in pedes Plateas San£ti Pe-
trt cum Tabernaculo parvo , videlicet de cri-
ftallo ; & di&um Tabernaculum cum Corpore
{tortavit Dominus Angelus de Vetralla. Itero
uerunt facte fex torciae pro di&o fefto prop-
ter roaxiraam paupertatem San&i Petri , qus
tunc tempore erat. Multum eflet fcribendum,
quod dimitto in calamo. Item die ifto foit
fepultus Dominus Meolus nofter Beneficiatus
in di<5ta Bafilica San<Sti Petri in Capella San-
dti Angeli curo maximo honore. Die Veneris
penultima dicli menfis , quae fuit feftum San-
dtorurn Apoftoloruro Petri & Pauli , fecimus
nos de San<5to Petro dictum feftum cum ma-
xima paupertate, videlicet de lampadis , qua;
non fuerunt accenfas propter neceflitatem olei,
quod Ecdefia non poterat emere . Itenu
iciatis , quod iftud feftum , & Ofrava di&i fe-
fli non fuerunt emti , nifi tres cogni olei ; &
fecimus feftum&Octavam finemortella. Item
fciatis,quod tunc tempore erant Camerarii Ba-
filica;SancT:i Petri, videlicet Dominus Antonius
Leili , Dominus Johannes Paulus , Dominus
Petrus de Nigris , & Dominus Petrus de Pel-
legrinis Canonici , Siraon Schafi , & Jacobus
Roddi Beneficiati.
Menfis Julii die Mercurii 4. hora 1 poft Vef-
peras San&i Petri , fuit interfedtus Jacobellus
Sabba? Nifii cum aliis eorum fociis . Die Jo-
vis 5. didti menfis hori Vefperorum , fuit fa-
ctura exfequium didti Jacobelli de Magliotiis,
& fepultus in Ecclefia Sandri Btafii dellt Pa-
xnotta cum maximo honore . Item ifto die_
Jovis 5. dic-H menfis in fupradi&o exfequio
venerunt nova de Perufio , quomodo Paulus
de Urfinis erat captus cum multis aliis Baro
nibus in Perufio ad petitionem , & inftantiam
Dotnini Regis Vinceslai. Item dieVeneris 6.
di&i menfis Julii , fuerunt confirmatas fupra-
diitas novx^quomodo Paulus de Urfinis erat
captus & incarceratus cum multis aliis Baro-
nibus , de qua quidem nova fuit faclum ma-
gnum feftum per totaro Urbem cum pulfatio-
ne campanarum tam Capitolii , quam per
pmnes Ecclefias Urbis, ac etiam cum fanoni-
bus, & di<5lutn feftum duravit per dies fex ;
& ifte dies Veneris fuit oftava Apoftolorum
Petri & Pauli . Item fciacis , quod Senator
Urbis tunc tempore erat lo Bajullicri ; Con-
fervatotes erant Jacobellus Ma
Jacobi, Laurentius Thepli cum eorum focio .
Capita Regionum erant Petrus Lanciaro de
Regione Pontis , Nicolaus Philippucci de Re-
gione Sancti Euftachii , & Petrus Nevoli de
Regione Pinea? cum aliis fociis . Item fciatis ,
quod tunc tempore erat in Urbe VicerexDo-
minus Comes de Belcaftro . Die Mercurii XI.
di&i menfis Julii hora 14. diei , de mandato
Domini Seaatoris, & Dominorum Conferva-
B
D
I U M
torum ivit bannum , quod bm^Officia]^ ^
Provifionati Domini Regis Vinceslai difltlho*ji
ti debeant omnes congregiri ad CapitoliumJ*
equeftres cum torciis tn manu accenfis, & fo. '
ciare Dominum Senatorem, & DorainosCon.
fervatores Urbis per totam Urbem ; & Gc fa-
c"tum fuit cum maximo honore, & pulfatione
campanarum , fanones facientes ; & iftud fe.
ftum duravit ad horam quintam no&is . MuU
tum efiet fcribendum , quod dimitto in cala^
mo ; & hoc fuit factum propter dieSVam cap»
tionem Pauli de Urfinis . Die Jpvis iz. dictii
menfis , hora" Vefperorum, vel quafi , tncravit
Urbem Jacobus de Columna eqoefter cunu
rooltis aiiis, & ivit ad Palatium S&a&i Gti-
fogoni de Regione Tranftiberim,quia ibtmo*
rabatur Dominus Comes de Belcaftro, & "
ravit in roanibus difti Dpmini Comitis
tatero Domino Regi Vinceslao, & ftetit cti.
eo per duas horas , & non plus ; & ftatim r£
cefitt de Urbe , & equitavit versbs Paleftrt.
nam . Item fciatis , quod ftatim poft receflun
fuura de Urbe eadem hori ivit band^m pe^
totam Urbem , quomodo pax erat fac"ta cum
Domino Jacobo de Columna,& omnes offen.
(se erant levatas . Item eodem die , Dominus
Rex Vinceslaus receflit de campo , qui erat
fuper Narniam , cuna multis gentibus armo-
rum, & fibi placutt , & ibt tn dicTko campo
dimifit lo Sfom , & multos alios Capitaoeo?i
& ipfe Dominus Rex equitav.it versus Neapo-
Iim , & conduxit fecum Paulum de Urfinis
captum, 8t bene cuftoditum in itinere conu
multts aliis Baronibus Romanis . Die Sabbati
14. diibi roenfis de mane hora" Tertiarum, vd
quafi, de mandato Domini Caftellani Caftri
SandH Angeli de Urbe fuerunt depofitaj fuos
de meta San&i Petri , quae di6te funas ibaot
de diiSta meta ad diclum Caftrum Sanfti Ao-
geli cum ona capfa , in qua capfa pooebatur
viclum pro illis, qui cuftodiebant diclamroe-
tam . Die Dominico dicli menfis , qoe
fuit fettura Siincla? Maria; Magdalena; hora».
Nonas, vel quafi, fuit interfeaus Domtnicus
Palofi in platea Columna?,& vulneratus unus
de filiis fuis ad mortem . Item fciatis , quod
Nicolaus Theobaldi, & Petrus Battaglien
cum aliis fuis fociis ioterfecerunt fupradidtum
Dominicum Patofi , & vulneraverunt di6lum
fuum filium. kem fciatis, quod in eadem rt-
xa etiam fuit vutneratus fupradictus Petrus
Battaglieri etiam ufque ad mortem . Iteou
fciatis , quod hori Vefperorum futt factam-
exfequium difti Dominici, & fepultus tn Ec-
clefia Sancli Stephani de Trullo cum modico
honore . Multum effet fcribendum , quod dt-
mitto in catamo. Omnes fupradi&i de Regto-
ne Columna? Officiales tunc tempore funt tllt.
Item fciatis , quod tunc tempore Bafittca ban-
<ai Petri in divinis male erat fervita, mft de
pulfatione campanaruro bene . Item fciatis ,
quod Ecclefta Sanfti Spiritus totahter non-
officiabnur; fed de pulfatione campanarunu
erat bene officiata; & Hofpitale dicl» Eccle-
fia? erat totaliter depauperatum ; & Fratres
di«Ste Ecclefiaj Sancli Spirttus ibant per Vfr
bem circumquaque ad celebrandnm per ahas
Ecclefias Urbis, quia non poteraat tuoc tem-
pore ftare irt dicla Ecclefia propter maxtmam
paupertatem, quia dicta erat totaltter exlpo-
liata per Nicolaum Johannis de RegioneMon-
tium de omnibus. Item fciatis.quod fervien-
tes erant in diclo loco Sanfti Spiritus, yideu-
cet Frater Nicolaus de Roma, Frater Ventu-
rinus,
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1045
R O M A N U M.
1046*
A
B
C
rinus, & Prior; tamen non officiabant Eccle-
fiam , quia non habebant vi&um , nec vefti-
tum . ltem fciatis , quod tunc tempore fupra-
diclus Dominus Rex Vinceslaus infirmatus
fuit in via, quafi ad mortem , ita quod non-
poterat equitare, nec ambulare. Icem fciatis ,
quod tunc tempore fuit in Roma (ibi fa<St.a_.
una vara ad porcandum perfonam fuam dic*tt
Domini Regis ; & nihil valuit , quia non po-
terat ftare in di&a vara propter maximam in-
firmitatem : inter quos Qies fuit facla in Ro-
ma una fedes ad porcandum fuprafcriptum-.
Dominum Regem de di&o Caftro PaiTarani
ad San&um Paulum de Urbe. Die 30. di&i
menfis Julii de no&e fuit portacus per Vaf-
fallos Caltri Zagaroh & Galli fupradi&us Do-
minus Rex Vinceslaus per fupradi&am fedem
de Caftro Paflarani ufque ad Bafiiicam San^i
Pauh de Urbe, & ibi invenit duas Galeas de
Gajeta praeparatas ; 6c ftacim incravit diclas
Galeas una cum Paulo de Urfinis , & Urfo
de Monce Rocundo. Icem fciacis , quod ifti
duo ibanc tamquam capci , videlicec Paulus
de Urfinis , & Urfo de Monce Rotundo , &
omnes fupradic~ti iverunc versus Neapolim-
cum di&is Galeis. Die Veneris 3. menfis Au
eurti hora Tertiarum noclis , obiic de bona^
niorte in litore maris Dominus Rex Vincef
laus, cujus anima benedicatur per contrarium,
quia multa mala operatus fuic in hoc Mun-
do, fpecialicer in cota Roma , ac aiam iru,
Ecclefiis Urbis , videlicet in Ecclefia San&i
Pecri , & ejus Burgo , uc apparet . Iiem die
Mercurii 8. di6ti menfis Augufti , de mandaco
Domini Riccardi de G-jeta cunc tempor^
Caftellani ltem fciacis , qnod ilta
die fupradi&a , c\ux fuic O&ava Sancli Petn
ad Vincula , tocaluer venerunt nova in Ro-
ma, quomodo fupradi&us Dominus RexVtn
cesluus erat mortuu^ : de qua nova coca R.oma
videlicec pro majuri parte fuit gavifa. Item-
fciacis, quod Partefciani, & Prov.fionati erant
triftes , 6c dicebant dicli Partefciani , quod
non eft verum , quod llt mortuus fupradi&us
Dominus Rex VmcrsUus ; & ad fatisfadho-
nem Populi fecerunc puifare ad gaudmm carn-
panam Capicolii propcer rumort m Popuh; 5c
Populus remanflc in pace , fed tamen erat
certicudo quomodo erat morcuus . Die Joyis
o didti menfis , de mandaco di&i Doraim
Riccardi Caftellani di&i Caftri Sanfti Angeh
fuit cocalicer Meca San&i Perri devaftaca , &
omnes tabulae diftx Meta? fuerunt portatas m
di&o Caftro San&i Angeli. Item fcians quod
di&o die Tovis, fuit depofita Arma ojdti Do-
mini Regis Vinceslai , & Domini Senatoris
fcuipta in marmo, & depi&a pulch rnme in
Capitolio, ut moris eft. Senator tunc cem-
pore erac diclus Haccellerius . Uie Venens X.
d.6ti menfis . qua? fu^t feftum Sanft» Laurencn
horaVefperorum, Dominus Baccelienus cunc
tempore Senacor Urbis receflic de Capitoho,
& de Urbe, & dimific Capitoiium in man.bus
Dorainorum Confei vatorum , videlicec ]aco
belh, Magiftri Jacobi , Laurentii Theoh , &
lohannis Bari, & duobus alns eleclis per Do-
minos Confervatores , videhcec Pamno Pcin
Mauhxi, & Butio de Stinchis. Item icians,
quoditacim poft ejus receflum , v^o .hcet didti
Domini Senacons , Roma fuit tocahtcr con
turbita, & commoca, videiicet ciunancto, cc
diceudo : Viva , Viva U ^pol» ; & fic pu pter
titr l0 rem Popuh, fupradia Domini Conlfi^.
tores cum alns duobtis lecerunc jpulfare aiLjas
Jum. XXIV*
campanas Capicolii , ut congregaretur totus
Populus ad Capitolium ; 6c interpofueruns
mulca bona verba , ica quod tocus Populuc
fuit concencus , me Anconio audiente & vi-
dente. Mulcum eftet fcribendum , quod di-
mitto in calamo. Item fciatis, quod ifto die
Veneris X. diAi menfis Augufti, dicli Doraini
Romani habuerunt oranes Portas Urbis cunu.
pace & bona voluntate ab illis , qni retine-
bant Portas Urbis. Die Sabbati XI. dicli men-
fis Augufti de mane hori , qua tenebatur fo-
rus in Capitolio , receflit de domo fua ufque
de Regione Parionis Pecrus Mattutii cuai^
mulcilTimis Dominis Roraanis tamquam Con-
fervator Urbis , & ivii vershs Capitoliunu.
Item fciacis , quod quando fuit fupradiclus
Petrus Mattutii in diclo foro Capicolii , mulci
fuerunt eum fecuti , ica quod quaft nullus re-
manfic in didlo foro Capicohi, caufsl faciendi
(ibi honorem , camquam Confervacori Urbis,
quia cocaRoma dihgebat fupradi&ura Petrum
Macucii , Icem etiam fciacis, quod poft fuanu
recepcionem dicli Petri Matutii fuerunt licen-
tiati Confervatores antiqui, videlicet Jacobel- -
lus Magiftri Jacobi , Laurencius Theoli , 6c
Johannes Bari , & remanferunt Domini Ur-
bis , videlicec Palutius Fetri Matihari, Butius
Stinco, & Pecrus Maccucii. Icem die fupradi-
cloSabbaci de nocle, fupradidti Domini Con-
fervacores Populi Romani, videlicet Palutius
Petri Macthati, Butius Srinco, & Pecrus Mat-
tucii feceruntCapica Regionum Urbis, & caf-
faverant illos fadtos per Dominum Regern^
Vinceslaum , quorum nomina func hscc. In_
pcimis Janni Janni delio Damaro de Regione
Moncium; Oddo Speciale de Regione Trivii;
Scaci deir Abbrugiaco de Regione Columnae ;
Lo Faluco de Regione Campi Marcii ; Jan-
none de Scatis de Regione Poncis ; Janni Mar-
co de Regione Parionis ; Pallone de Regione
Arenuls; Nutio di Rienzo; Piecro dc Regione
San&i Euftachii ; Rienzo Martino de Regio-
ne Pineae ; Pietro Baffo de Regione Campi-
teili; Janni Janni Jacomello ; Jan Biinieri di^
Regione San6li Angeli ; Nutio Mazza Buffdo
de Regione Ripa? ; Lo Cielo Cieco di MefTer
Jacovo de Regione Tranftiberim . Die Domi-
nico 12. fupradi&i menfi> Augu:ti de mano
hora Tertiarum, vel quafi , alcenderunc ofii-
cium fupradidti Domini Capita Regionum, 8c
iuraverunc fidtiitacem oblervare cocius Populi
Romani in manibus fupradi<ftorum Dominorum.
hem die Uominico 9. menfis Sepcembns
hora Terti irum vel quafi , Bipcifta de Sabel-
hs , Jicobus de Columna , Corradinus , oc
Sforza cum coca gence iua armorum venerunt
per Pontem Moli ad Porcam dello Popolo, 6c
\bi clamavic Corradinus Portonarium di^»
Portx . Portonarius di^as Port^ erat Jjn Pa-
rltano , & diclus Portonarius refpondit : quts
E \ cs tu > Ille ait : Ego Ju n Corradtnus . Porto-
nanus inquic: Qnid placvt tibi } Corradinus
hibdic* E>» v*lo intrarc cum fociis . Ec Porto-
narius refpondic & dixic : Noln quod mtretis
finr hcentia Dominorum & Capitts Regtonts
Campi MarUi , qnia tfla Porta cfl tt> cuftodta~
d :r ti Capitis H fionis Campi Mirtii . Ef didlus
Corradinus dixic : Ego jum contentus , quia^
ipfi Domini miftrunt ?ro *ohts . Tunc dictus
Portonarius,& unus de fociis fuis ivit pro h-
entii ; & Domini ded?runt hcentiam mali-
nfe , quod intrarenc dieram Portam Popuh;
ita tntraveruot omnes , Sc venerunc per
csionem Columnae , 6c defcenderunr per U
D
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io47 D I A R
Sefla fine pulfatione tobettarum , & feceruut A
refidenciam ii» platea Sanfta! M^nse Novas .
Jtem fciatis , quod tota Roma fuit commota
de eorum introitu , ita quod pro itta materia
Roma fuit pro majori parte sbarrata . Item-
fciatis , ficut Deo placuit , per interceffionem
San6torum Apoftolorum Petri & Pauli , fuit
ifto die ita maxima pluvia & tempeftas ventt
in Urbe , quod omnes vise Urbis apparebant,
quod tranfiflet flumen . Item fciatis , quod
hora Nonffi Baptifta de Sabellis , &<Jacobus
de Columna , ac etiam Corradinus cum ah-
quibusde gentibusarmorum afcenderunteque-
itres Capitolium ad loquendum cum Dominis
Urbis; & cum eis venerunt multi Romaniad
diclum Capitolium , me Antonio omnia ifta B
vidente , inter quos erant Paulus Cola Janni,
Francifcus de Arcionibus, Cola dello Topofo,
& tunc defcenderunt de Capitolio Domini
Urbis , videlicet Butius Stinco , & Palutius
Petri Matthaei ad loquendum cum fupradidtis .
Q,uid ordinaverint non potuit homo fcirew ,
nec cogitare nifi de malo. Item fciatis , quod
fupradicti Domini miferunt pro Petro Mattu-
tii ; & ipfe noluit ire ad Capitolium , quia
fciebat, quod ftatim quod ipfe efTet ibi , eflet
rnortuus . Item fciatis , qnod hora Vefpero-
rum,omnes , videlicet Baptifta de Sabellis ,
Jacobus de Columna , Corradinus , & Sforza
cum tota fua gente armorum venerunt verstis
plateam della Pifcina , & verfus plateam Ju-
daeoruro, & ibi invenerunt multas sbarras po-
fitas per PopulLim Romanum ; & ibi in fupra-
didtis plateis fuerunt fa&se multa; rixas inter
diiStis gentes armorum , & Populi Romani ,
femper clamando dicli Domini Romani : Viva,
viva lo Popolo ; & illi clamabant : Viva lo
Sforz' . Item fciatis , quod ficut placuit altif-
fimo Deo, & Saaftis Apoftolis Petro & Pau-
lo, Dotnini Romani habuerunt vjctoriam con-
tra di&um Sforzam , & in fupradiclis pldteis
fuerunc multi incerfecti de dicra gente armo-
rum Dornini Sforzi,8c fepulti apud Ecclefiam
San£ta? Mirias de Campitello, & apud Eccle-
fiam Sanctae Marise de Ingilia, & in raultis
aliis locis. Item fciatis , quod pluvia num ry
quam ceflabat , ficut Deo placuit ; quod fi
pluvia non eflet , multi Romani effent mor-
tui, ita quod pro gratia Dei nullus Romanus
fuit mortuus ; & hoc fuit maximura miracu-
lum. Item fciatis , quod omnes fupradicti ,
videlicet Baptifta de Sabellis , Jacobus de Co-
lumna , Corradus , & Sforza cum muitis Ro-
wanis proditoribus Urbis retrocefferunc di_
dictis plateis , & iveruiu versus Ecclefiain-
Sancti Johannis de Laterano , & ibi fccerunc
refidentiam per totam noctem fine pane 8c vi-
no , quia dicti Domini Romani noluerunt eis
facere graffam . Multum effet fcribendum quod
dimitto in calamo . Item lciatis , quod ifto
die Caftellanus Caftri Sancti Angeli eepit E
guerram cum Urbe , 8c Domini Romani fe-
cerunt murum in Ponte , 8c ante & extra .
Die LunosX. dicli menfis Septembris de mane
liora Tertiarurn , vel quafi , omnes fupradicti,
videlicet Baptifta de Sabello, Jacobus de Co-
lumna, Corradinus , 8c Sforza cum aliquibus
Romanis exiverunt per Portam Sancli Johan-
nis de Laterano , 8c tranfierunt per Pontem_
Moli , & equitaverunt per Pratam , 8c intra-
verunt Porticam Sandli Petri , 8c ibi fecerunt
refidentiam per unam nodtem . Item fciatis ,
quod die Martis XI. dicti menfis de mane ho-
ra Terciarum , omnes fupradicli retrocefferunt
I U M I04?
de dicla Portica Sancli Petri , 8c iverunt ia.
nomine Diaboli versiis Caftrum Novum . Item
ifto die Lun£e , videlicet X. difti menfis Sep.
tembris de mane hora Tertiarum , omnia Ca-
pita Regionum , & totus Populus Romanus
fuerunt congregati cum Vexillis ante domum
Petri Mattutii clamando, & dicendo : Vhia
viva lo Popolo; Noi volemo un Signore , e non
tanti. Volemo Pietro di Mattuzo, percbe ama h
Popolo. Item fupradicto die hora Nonaj , di.
dtus Petrus Mattutii receffit equefter dedomo
fua cum omnibus Capitibus Regionum , 8e
cum toco Populo Roraano,& ivit versus Ca-
pitolium , per totam viam totus Populus cla-
mabat femper dicendo : Viva lo Popolo , 8c
cum pulfatione ambarutn campanarum Capi.
tolii , & cum maximo fefto , ac etiam curru
omnibus Vexillis Capitum Regionum : Item
fciatis , quod poftquam pervenit ad Capito-
lium diclus Petrus Mattutii , fecit Parlamen-
tum , ut moris eft , & in quo quidem Parla-
mento dixit multa bona verba. Itaque Popu-
lus chmavit multis vicibus : Non volemo , fe
non ti folo Signore . Et fic remanfit folus didtus
Petrus Mattutii ; & alii Domini , videlicet
Butius Stinco , 8c Palutius Petri Matthsi re-
cefferunt de didro Capitolio , & iverunt ad
domum eorum . Item fciatis , quod ifto die
fupradifto , Dominus Petrus Mattutii priva-
vit aliquos de Capitibus Regionum Columns,
& fecit Cecchum Petri Johannis : de Regione
Campi Martii ,&fecit Jacobum Cola; Liffi.-de
Regione Parionis, & fecic Antonium) Safi de
Regione Tranftiberim , & fecit Laurentium
Bondia?. Die Mercurii iz. dicli menfis , di-
ctus Petrus Mattutius fecit duos Locumtenen-
tes , videlicet Ceccum della Sora de Regio-
ne Tranftiberim , & Colailb Danuco de Re-
gione Parionis. Multum eflet fcribendum- ,
quod dimitto in calamo . Die Dominico 16.
dicSti menfis Septembris , intraverunt Romam
multi Birones Romani , videlicet Francifcus
de Urfinis , Poncellus de Urfinis , Gentilis
de Urfinis , Jordanus de Cave , Cola Conte,
Domina Comitiffa Anguillarix cum filio.Ric
cardus della Molara , & multi alii , 8c oranes
fupradidti alii vifitaverunt Petrum Mattutii in
Capitolio tamquam Dominum Urbis , 8c ju-
raverunt Sd 'Iitatem in manibus fuis, efle fide-
les Populo Romano. Item fciatis , quod fu-
pradiftus Francifcus de Urfinis conduxit fe-
cum multos Romanos , qui erant extra Ur-
bem propter dominium Regis Vinceslai , de
confenfu , & voluntate Petri Mattutii . Die
Martis z6. menfis Ociobris primahora noflis,
Johannes Matthiei de Regione Tranftiberirru
mcoepit rumorem cum aliis de dicla Regione
dicendo : Viva , viva lo Popolo , e la Chieja ; &i fic
tota Ro:na fuit fecuta,etiam ficdicendo: Vi-
va , viva lo Populo , e la Cbiefa Santa . Item
fciatis , quod ftatim tertia hora nodlis omnia
Capita Regionum cum toto Populo fuerunt
congregati in Ecclefia San<Ste Marias de Ara-
C£eli,& ibi fteterunt per totam noctem. Item
fciatis , quod dicla Capita Regionum cura to-
to Populo de mane ante ortura folis fecerunt
tredecim Dominos Urbis , & privaverunt Pe-
trum Mattutii, qui hora Tertiarum vel.quafi,
exivit de Capitolio cum maximo honore , oc
ivit versus domum fuam cumfocietate de (ex
Capitibus Regionum,& cum multis aliisRo-
manis , & fic remanfit in Domo fua . Eodera
die hora 6. dicTri tredecim Domini fecerunt
pulfare campanam Capitolii , ut moris elt ,
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B
1049 R. O M A
ad faciendum Parlamentum ; & ftatim di&i
Domini afcenderunc omnes tredecim Capito-
lium , & in loco confueto , videlicet in Par-
latorio fupra fcalas dicti Capitolii, fecit no-
mine omnium Parlamentum Thomas de Mar-
telluzo de Regione Campi Martii , & pro-
pofuic multa bona verba'in dicto Parlamento
pro ftatu SanCta? Matris Ecclefia , & totius
Populi Romani. Item fciatis , quod ftatim
poft diclum Parlamentum mifcrunt multos
Nuntios pro Legato, qui Legatus erat in To-
fcanella • Item fciatis , quod d.ch tredecim
Dominierant ifti . In primis de Regione Mon-
tium Jacobus Johannis Pifani , de Regione
Trivii Lellus Cecchi Oclaviani , de Regione
Columnse Nicolaus Mascellini , de Regione
Campi Martii Thomas de Martelluzo , de
Reeione Pontis Mattuzo de Quattro, deRe-
sione Arenula? Paulus Jannutn Gramellis ,
de Regione Sandri Angeli Petrus Paulus To-
zo li de Regione Campitelli Johannes Mar-
cmi . de Regione Ripa? Petrus Magiftn Lau-
rentii de Regione Sancti Euftachii Paulus
Montebona , de Regione Pinea! Paulo Mu to ,
de Regione Tranftiberim Valenanus de Fran-
eipanis. Die Jovis 18. didti menfis Oaobr.s,
aua? fuit feftum Sandti Luca? Evangel.fta?, fu-
rradidli tredecim Domini fecerunt de novo
aliquos de Capitibus Regionum , & ahquos
dimifcrunt . In primis de Reg.one Mont.um
Tohannero Damari confirmayerunt . ue rv.e-
eione Trivii Oddonem Spectale connrmave-
ruut De Regione Columna? Laurentius fit cte
novo. De Regione Campi Martii Johannesja-
conis de nove 5 De Reg.one Pont.s ColaMat-
tutii de novo. De Regione Sanft. Euftachi.
Tuzo della Panzara de novo. De £eg.ooe-.
Arenula? Palonum confirmaverunt . DeReg.o-
ne Pinea? Laurentium Martint confirmaye-
Junt De Regione Sandti Angel. Laurent.us
Si Sthephani de novo . De Reg.one jCam-
nitelli Laurentius Fuoza de novo. De Regw-
Se Tranftiberim Capo Maglio
fciatis , quod ifta d.e intraverunt Trantt.be
^ Laurentius de Annibaldis cum rouk.s
alii, Romanis , qui erant ^extra Urbero . D.e
Veneris 19. di<ft. menfis hora Vefperorum- ,
incravit p?r Portam Sancli Pancrati. Dom.nus
Srdinalis deBononia tamquam Legatus Do-
mini Papa? Joannis XXIII. cu.n mu t.s genti-
bTarmorum,&fecit ref.dentiam » PtU »
Domini de Sandte Angelo de Reg.one Tranf-
riberim. Item fdatis , quod d.ft. fupradidh
edecTm , & Capita Regionum fecerunt fib.
max SIm honorem. Item fciatis , quod tota
Romatecit magnum feftum de pulfat.one^
campanlrum cL fanombus. Multom effet
fcribendum , quod dimitto .n calamo . Itern
die Cadlcio intravit Urbero Lellus Capon»
cWraultis aliis Romanis. Item fuprad clus
Domls Legatus portavit multa Vex, Ua- ,
Se Tffimusfn Cnrifto Pater fc Dominus
nominus Diaconus Cardinales t.tul. Sandt.
Sftachii de mane hord Tertiarum receffit
de Pala io* Domini de Sandto Angelo de Re-
gLne Tranftiberim equefter tamquam , Lega-
f..s Domini noftri Pap* Johann.s XXHI iub
Pallm S faao per Populum Romanum CU m
Societate Dominorum Baronum Urb.s , &
etiamcum Capitibus Regionum ac et.am =
toto Populo Romano cum facul.s , & palm.s
ftlMnrihus aote dicftum Dom.num Legatum ,
fi « fit in feftoAflumtionii S«dte Man* dc
Tom. XXIK.
N U M. ioyo
menfe Augufti.ac etiam cum pulfatione cam
panarum Capitolii , & totius Urbis . Et vene-
runt omnes fupradiclii de didla Regione Tranf-
tiberim vershs Ecclefiam Sandti Laurentii 8c
Damafi ; & ibi didus Dominus Legatus de-
fcendit de equo , 8c intravit Palatium Domi-
ni Cardinalis de Urfinis pro fua habitat.one .
Item fciatis de honore fibi facto per toturn^
Populum Romanum . Die Mercurii 14. dicli
menfis de mane , diclus Dominus Legatus una
cum tredecim Dominis Urbis fecerunt DpmU
nos Confervatores Urbis . quorum nomina-.
funt haec , in primis de Regione Campitelli
Johannes Margani , de Regione Sancli Eufta-
chi. Paulus de Montebona, de Regione Mon-
tium Jacobellus Johannis Pifani.
Die Dominico 4. menfis Novembris de ma-
ne fuit interfedlus Leo Capidoli. in Palatio
majori ; & hoc fuit fa&um , quia interficie-
bat pueros. Item fciatis.quod d.clus Leocxi-
vit de Capitolio, quando Petrus Mattutii per-
didit dominium Urbis. Item fciatis, quod di-
<Stus Leo , poftquara fuit mortuus , fuit por-
tatus ad doroum Cap.tis Reg.onis Ripa? , &
ibi fuit fepultus ficmortuus. Item ifto die
poft horam Vefperorum fuit fepultus Dominus
Bernabeus Canonicus Sanclii Petri , & iepul-
tus in Porticali Pontificum ante Portam,qua»
dicitur Judicii. Item fciacis , quod ifto die-
Lellus Capoza incoepit moleftare Capitulum
Sancli Petri de domibus olimDomin. Epifco-
pi Firmani . Die Veneris , qua; fuit feftum-.
Dedicationis Salvatoris.de mandato Domim
Pauli Scamuza, fecimus anniverfarium Domi-
ni Cardinalis Neapolionis , qui requiefcit .n
Capella San<5r» Marias Pra?gnantium 'n .Bafi-
lica Sancli Petri in Capella Sancla? Mir.a? ,8c
Caiherina? de Regione Arenula?. Item fc.atis
quod multi Domini Canonici , & omnes Be-
neficiati , & Clerici , de hoc fuerunt male
contenti . Item fciatis , quod ego Anton.us
Petri tunc cognovi & vidi totaliter Ecclefiam
noftram Sandti Petri derelidtam per totuto-
Capitulum; & ita fuit veritas, quod in totum 8e
p-r totum Bafilica Sancl. Petri fuitderel.dta 5c
D| abbandonata. ltem fciat.s, quod die omn.um
S.nftorum.dieDefunaorum.nec nullum diem
Feftum , vel Aportoiorum Duplex, nullusCa-
nonicus accedit ad dicl un noftram Bifil.cam,
ideft ad cellebrandum , nec ad Oificium tam
de made quam in Vefperis . Irem fciatis, quod
fi ego Antonius Petri poflem expl.care , 8c
notificare triftitiam omnium Dominorum Ca-
nonicorum tunc tempore pro noftra Bifil.ca ,
multum eflet notandum , quomodo totalner
fuit derelicla , 8c per totum Cap.tulum ; 8C
hoc , quaienus omnes Canonic. habent fcx-
clefns Parochiiles per Urbem , 8c ideo non
curant d^ noftra tam venerabili Bifilica . Die
Mercurii 28. dirti menfis Novembris de mane
hora Terr.arun , vel quali, totaliter fuerunc
affi-^atK clavesL-lloCapociae iomorum ohm
Domini Epifcopi Firmaoi , qui hoc hibuit ,
ut ego Antonius notavi, Dommus Paulus Ua-
mU za . Ah ah nefcio loqui . Cbe ben fa , aj$
malanno. !rem fciatis vos , qui legtt.s diclum
Cartabulum notatum tunc tempore de tr.bu-
latione Ciftri Sancli Angeli , nullus homo
poffet narrare ds dimno , quod Cartellanus
difti Caftri faciebu cum trabucco 8c bombar-
dis in Regione Pontis . Multum eflet fcnben-
dum , quod dimitto in calamo. Die Luna?X.
menfis Decembns , de mandato Domini Bip-
tifta; de Urfin.s , & Domini Pauli de Viter-
bio fecimus Anniverfarium de fero in Sandta
Zzzz Mana,
1
ioji D 1 A
Maria , 8c Catherina de Regione Arenol» .
Die Martis XI. didtimenfis , de mane feci-
mus Miffam pro Defundlis in fupradidta Ec
clefia de mandato fupradidtorum Dominorum,
in quo quidem Anniverfario fuerunt expenfa;
pecuniK, quas portaverunt Dominus Angelus
de Vetralla , 8c Johannes Mandutii de grano
vendito in Attigliano , de qua pecunia rece-
pit quilibet Canonicus Florenos qoatuor.Be-
neficiatus Florenos duos, Clericus Florenum
ununj, ; & fic in totum , & per totum fuit
Bafilica noftra tunc tempore per totum Capi-
tulumderelidta Multum effet fcribendum.quod
dimitto in calamo. Item fciatis , quod tunc
tempore oronis homo , qui volebat ttanfire_
per Pontem Sancti Petri , audafter tranfibat ,
8c Domini Canonici nolebant tratifire , oc di-
cebant : adbuc non hjbemus Caftrum Smfli An-
gtlt , 8c ponebant iftam excufationem . Ve-
rum eft , quod tunc tempore adhuc didtum—
Caftrum Sandti Angeli ftabat ad inftantiam-
Dominse DucifTa; de Neapoli . Die Jovis 10.
dicti menfis Decembris , qaa? fuit Vigilia_
Sandti Thoma; Apoftoli.de nodte hora nona ,
fuit captus per Dominos Marefcalcos Cnna?
Capitolii in Regione Pinnea; inContrata, qua;
dicitur Pellicciaria , unus , qui dicebatur lo
Namorato cum muhis clavibus , & aliis arti
ficiis ad aperiendum oflia.Sc ad derobandum,
quia tunc tempore per totam Urbem deroba
batur Irem fci.ttis , quod die Veneris n.qua;
fuit fefturo Sandti Thoma» Apoftoli, didtus Na-
rnoratns fuit condudtus per Conlervatores, vi-
dehcet Paulum Montebona , 8c fuos focios ,
ac etiam per Marefcalcos Capitolii ad Eccle-
fiam Sandti Stephani in Ccelio Monte de Re
gione Montium , 8c ibi prope Portam didta;
Ecclefia; fuerunt inventa multa bona per di-
ctum Nimoratum furara , ac etiam in multis
aliis locis Urbis fimiliter. Die Mercuni io".
didtt menfis, qua; fuit feihim Sindti Stephani
de fero , quando noftri Mantionarii volebtnt
pulfare Vigiliam Sandti Johannis Apottoli 8c
Evangelifta; , exivit Luna quinta decirna , 8c
fuit Eclipfis in duobus coloribus , videticet
primo Luna fuit totaliter nigra , & poftea_-
rubea , 6c duravit per duas horas.
ANNO DOMINI MCCCCXV.
1N nomine Domini , amen . Anno Domini
141 5. Indictione 8. menfis Januarii die_
Mercurii fec.unda , quse fuit Odtava Sancti
Stephani , hora Nonas vel quafi , fuit levitus
maxiinus rumor ante domum Domini Cardi-
natis Sandti Euftachii tu> c tempore L-gati
in Urbe , 8c dicebatur , quod eranr intrati in
Romam certi Romani , qui erant contra Ec-
, clefiam , videlicer Paolo Col.i Ja r >ni, Dominus
Baptifta Pauli Gotii , 8c Cola dtlio Topofo
cum multis aliis , 8c cum eis Paulus Colse
Conte per Ponam dtlla Donna . Item fciatis,
quod ftatim didtus Cardinalis fuit armatus cum
tota fua gente , 8c Comcs de Nola etiam, &
Francilcus de Urfinis cum multis alns Haro-
nibus , 8c ftabarit in Flatea Campi flons ad
petitionem didti Domini Cardinalis , 8c San-
ctse Matris b.cclefise , 8c Populi Romani . Item
fciatis , quod ft.uim eadem hora fuit captus
Lellus de Cioozz.i , & cepit eum Dominus
Comes Tigl icotii , 8c pofuit eum in Capito-
lio . Item fciatis , quod Dominus Cardinalis
eq.iitavit armatus cura Cruce, 8c cum multis
Baronibus vcrsus Capitolium, ac etiam cum_
R
A
I U M
1052
B
D
Capitibus Regionum ; 8c fi didtus Dominus
Cardinalis non effet , Lellus Capotia efftt de-
capitatus eadero hori . ltera fciatis , q uo <l
dictus Lellus fuit dimiflus ad inftantiara dicti
Domini Cardinalis , oc roultorum aliorum-
Baronum Urbis , ac etiam Capitum Regio-
num. Multnm effeffcribendum , quod dimit-
to in calamo. Die Mercurii 9. didti menfis
de mane hora Tertiarum,vel quafi , fuit fe-
pultus in Capirolio Antonellus de Selmona_
didtus alias lo Nimorato propter multa furta,
quoe fecerat per Urbem . Die Martis %%. didti
menfis de nodte horsi quintl nodtis, fuit vul-
neratus Jacobus Johannis Roddi nofter Be-
neficiatus , 8c vulneravit eum Frater Ale-
xius , 6c hoc fuit ante domum Domini Stt-
phini Pauli in Regione Tranftiberim. Itenu
fciatis , quod die Mercurii %%. didti menfis
hora 1 Vefperorum fuit defundtus fupradidtus
Jacobus Roddi, 8c (epultus in Porticali Ponti-
ficum, videlicet in tumba comwuni Domino-
rum Canonicorum , Bineficiatorum , 8c Cle-
ricorum . Die Sabbati t6. didti menfis de no-
dte in Regione Tranftiberim interfecit uxo-
rem fuam nomine Philippam Ser Angelus No-
tarius de didt.i Re^ione : cauffa nefcitur. Die
Veneris 15. Februarii , impofuit Datam Pa-
rochiis, 8c toti Clero Urbis Reyerendidimus
Pater 8c Dominus , Dominus Jacobus Cardi-
nalis tituli S.indti Euftachii tunc tempore in
Urbe Legatus. Die Sabbati 25. dicti menfts ,
OTines Parochia», &c omnes aliae Ecchfia; Ur-
bis fuerunt claufa; , quod nullus poterat in-
ti*are dictas Ecclefias, & fine officio 8c pulfa-
tione carapanarnm propter dictam Datara ira-
pofitam per dictum Dorainum Cardinalem; 8e
fic fteterunt claufe fine offir.io Sc pulfatione_.
campanarum per dies fex. Multum eilet fcri-
bendum, quod dimitto in calarao , & tamen
Data fuir foluta in difputo totius Cleri Ur-
bis. Die Jovis t$. menfis Aprilis , qua; fuit
feftum Sancti Mirci Evangelifta; , illi de Ba-
fiHca Sancti Petri fecerunt Proceffionem de_
Sanfto Celfo ad Sanctum Mareum, ur moris
eft , Sc fuerunt reverfi de Sancto Mirco ad
Sandtum Petrum per Regionem Tranftibsrirn,
oc omnes alice Ecclefia; Urbis. Veium eft,
quod Ecclefia Lateranenfis, oc Ecclefia Sjnct*
Marise Majoris noluerunt venire ad Sanctum
P.-rrum, 8c hoc totum fuit propter guerranu
Caftri Sancti Angeli . Die Veneris 7. menfts
Junii de mane hora Tertiarura, vel quafi, futt
Eclipfis, 8c Sol obfcuravit, fed non totaliter.
Die Sabbati ij, dicti menfis ante horam Ve-
fperorum, fuit defundtus Laurentius Annibah
di de Regione Tranftiberim , Sc fepultus in-
Ecclefia Sandtss Marias in Tranftiberim . Item
dre Lunse 17. didti menfis fuit factum exfe-
qaium fupradicti Domioi Laurentii , in ffljP
quidem exfequio fuit tota Roma. Menhs Ju-
lii die Martis 16*. , qua; fuit Vigilia Sandti
Alexii Confefforis poft Vefperas Sanfti Pe-
tri , Reverendiffimus in Chrifto Pater 8c Do-
minus, Dominus Petrus de Annibaldis cardi-
nalis tituli Sandti Angeli intravit Urbem per
Portam Sandti Paocratii de Regione Trantti-
berim cum multis Prtslatis Urbis , qj'
runt ad fociandum fuam paternitatem ulque-
ad domum didti Domini Cardinalis . Die-
Mercurii 17. dicti menfis , qua; futt feftunu
Sancti Alexii Confefloris , Donimus Riccar-
dus Petra de Gajeta Caftellanus Caftri Sandti
AngetT tunc tempore , videltcet pro Domiaa
Johanna de Domo Duratii de m*ne hora ler-
B
,053 R O M A
tiarumvel quafi, fecit incipere frangere , feu A
cavare Pontem San<Sti Petri , videlicet in pri-
mo Arco majori dicli Pontis versiis di<fturru
Caftrum San^i Angeli, & extrahere quinque
lapides magnos , videlicet de filice de medie-
tate diftt Archi dicfti Pontis ; 6c hoc fuit ia-
difpeftu Dominorum Urbis 8c Popuh Roma-
ni. Item fciatis , quod tunc tempore erant
Domini Urbis Laurentius Staglia cum fociis.
Item fciatis, quod Roma tunc tempore habu.t
treguam cum difto Caftellano dicti Caftr.San-
&i Angeli . Mukum effet fcribendum de didto
Caftro , quod dvm.tto in calamo. Die Mer
curii 14. difti menfis , quaj fuit Vigilia Sanfti
lacobi Apoftoli, quafi in occafum Solis , ha-
buit Roroa primam Turrim Pontis Molli ver
sus Roroam dc pafto & bona voluntate .llo
ruro , qui euftodiebant diftam Turrim. Dic-
Jovis *$. difti menfis, quz fu.t feftura Sana.
lacobi Apoftoli,hor4 quafi in occafum Solis,
Dominus Riccardus Petra de Gajeta Caftel-
lanus Caftri Sancli Angeli franx.t treguam.,
inter Dominos Romanos, & incoepit facere^
proiicere cum bombardis & trabucco , acet.am
cum roanganella & baliftris contra Urbem.
tam in diebus Dominicis & feftivis , quam_
diebus ferialibus. Multum effet fcnbendum-
de tali materia, quod diroitto in calaroo. D.e
Martis 10. ditt nienfis hora fexd , ve quafi
nona, venit Capitaneus nomine Tartagl.a in-
Burao Sancti Petri cum trecentis hora.n.bus
equeftris ad petitionero & inftant.am , ut cli-
cebatur per Urbem , nefc.mus ; manfio lua^
erat in PaUtio ApoftoLjco Sandt. 1 Petr.. Item
fcUtis, quod in difto Burgo Sanft. Petr. erat
pro cuftodia Henricus della Tava in Eccle a
Sandti Spiritus propte. : Caftrum Szn^ Angeli.
Statim receffit diftus Henr.cus della Tava de
dicla Ecclefia San^i Spiritus propter adven-
tum lupradidti Tartaglis , 8c >v.t >n Urbetn-
cum fua gente armorum . Cauflam Deus fc.t,
Die Jovis primo menfis Augufti, qus fu.t fc
ftum^Sanai Petri ad V.ncuU, , hora pi dfat.o-
nis Matutini San<Sli Petr. receffit Tartag \u .«
Burgo Sancli Petri cum tota fua gente arroo
fum , & ivit versus Tufcanettam . Item ifto
die fuerunt incoepta; facere sbarr* contra Ca-
ftrum Sancli Angeli, videlicet m platea d.cl.
Caftri Sanfti Angeli, 8c ^ft^]
&* Mari* in Tranfpad.na
C um foffis ante. Die Sabbat. 3. d.a. menfis
totaliter Romani habuerunt ^jjjW
Cartellano diai Pont.s , "^ J *
Monte Sarchio,per guerram fa^am d.ao Ca
ftellano per Dominos Urbis , qu« tnnc .««•
nore erant videlicet in pr.m.s Lellus Capo-
ST Petru de Arcionibus", & Cecchus de-
Roroaulls Confervatores Urbis Item faj*.
nu-od fupradiai Dom.ni fecerunt Caftellanum
Angeli per Magiftros Urb.s . Item ic.at.s,
quo g d fto die fuerunt mOA «"««fJSfir
ftro Sanai Angeli de Bombard.s & bahltr.s ,
! Uvokbant d g efendere diaam portam qu«J
^on rouraretur. Item fc.at.s , quo d p ro grat.a
rv; nnllus de Dominis Roman.s, nec ae gen
^bus^armorum UrbU habuit
Die Veneris 9. di^i menfis , qua; tnit vigma
sZa! Laurentii fuerunt incnp» baftia3 u
N U M. 1054
Prata contra Caftrum Sanai Angeli, 6c faa»,
Die Sabbati X. d.ai menfis, qu<e fuit feftum
Sanai Laurentii , fuit interfeaus DominuS
Laurentius Macharani de Regione Tranftibe-
rim in Civitate Tiburtina ad petitionem &
inftantiam Jacobi de Columna ; & hoc fuit
faaum, ut dicebatur, in difpeaum certae par-
tis PopuliRomani, quia diausDominusLau-
rentius Macharani erat in diaa Civitate Ti-
burtina tunc tempore Dominus per Populum
Romanum . Item ifto die fuit fra^us trabuc-
cus Caftri Sanai Angeli cum bombardis Po-
puli Romani. Multum eflet fcribendum. Die
Dominico XI. dia. menfis , fuit portatus di-
aus Dominus Laurentius de diaa Civ.tate^
Tiburtina ad Urbem Roraam , & fepultus in
Ecclefia Sanai Grifogoni de Regione Tranf-
tiberim . Die Luna; 12. diai menfis Augufti,
fuit decapitatus in Tufcanella unus , qui vo-
cabatur Farina. Die Martis 13. di<£ti menfis,
fuit decapitatusBeccarinus de Brunono et.am
in Tufcanella , & hoc fieri fecit Tartagl.eu*
Capitaneus. , propter quod debebant fupradi-
ai diaum Tartagliam interficere ad pet.tio-
nem & inftantiam, ut dicebatur, Sforzi. Die
Martis X. menfis Septembris hora Vefpero-
rum , fuit trabuccatus de diao Caftro Sanai
Aneeli Collella de Neapoli famulus Caftella-
ni diai Caftri Sanai Angeli , & oecidit
flumen. « ,
Die Dominico 6. menfis Oaobris, aicendir
Senator Dominus Riccardus de Imola faaus
per Dominum Jacobum Cardinalem tituli San-
ai Euftachii, & Legatum tunc tempore in-.
Urbe eleaum per totum Collegium tunc tem-
pore exiftentem in Conftantia . Item fc.atis,
quod tunc tempore erant Confervatores Ur-
bis Lellus Capotia de Regione Ptnea , Cec-
chus de Romaulis de Regione Tranftiberim ,
& Petrus de Arcionibus de Reg.one Mon-
tium. Indiaione 9. die Lunas 7. menfis Odlo.
bris , hora poft Vefperas , Dom.nus Jacobus
Cardinalis tituli Sanai Euftachii tunc tempo-
re in Urbe Legitus mifit per omnes Confer-
vatores ad Palatium fuum, videl.cet ad Pala-
D tium Sanaorum Laurentii 8c Damafi , ubi
morabatur fupradiftus Dominus Cardinalis;
8c venerunt omnes fupradiai Confervatores
F
de una mala voluntate , fpec.al.ter Lellus
Capotia. Item fciatis , quod ftat.m poft in-
tro.tum ipforum Dominorum Confervatorum
in diao PaUtio Domini Cardinalis, tota pla-
teaCampiFloris fuit plena gent.um armorurn
equeftrium &. pedeftrium Franctlc. de Urhn.s
bene in promtu , 8c bene armat. cum multis
Romanis, vociferando, 8e clamando : l tvcu,
la OtUrA, « lo Pvpolo, cum enfibus nudis om-
nes tam equeftres, quam pedeftres . Itero fc.a-
tis quod eadem hora fuit captus Lellus Ca-
potU in diao Palatio diai Dom.n. Catd.na-
lis tamquam proditor Sanaa; Matr.s Ecclefia,
8c Urbis Romae . ltem fciatis , quod per iex
horas noais fu.t eximinatus diclus Lellus co-
ram di^o Domino Cardinali de fuo trad.men-
o 8c fuit confeffus. Item ftatim poft : fuanu
confeffionem fuit condu<aus d.aus LellusCa-
potia ad Capitolium , & decapitatus fine mo-
ra inter horam videlicet o^avam & nonam-
noais ; & hoc fuit faftum, quia in fupradi-
d>is horis debebat tradere Romam gent.bus
armoruro Duciffs Johanna: de Durat.o contra
voTuntatem Domini Cardinalis & : Popult Ro-
mani. Die Martis 8. dia. menfis de rnane^
ante diemiuit projeaus di^us Lellus Capo-
i6j5 D 1 A
tia ante fcalas dicli Capitolii mortuus curn^
cippo & mannara ; & venerunt muheres , &
receperunt corpus di&j Lelli cum aliquibus
Romanis , & portaverunt dictura corpus ad
Ecclefiaro Sandfce Maria? de Minerva , & ibi
fuit fepultus fine ullo exfequio . Item fciatis ,
quod fuit decapitatus intus in palatio Capito-
]ii ad pedem fecunde columnae , ubi tenetur
Ratio. Multutii eflet fcribendum de tali ma-
teria , quod dimitto in calamo . Die Jovis 9.
dicli menfis , in loco fbo fuit faclus Confer-
vator Jobannes Damiani de Regione Pontis.
Jtem Officiales confentientes ad mortem dicti
Lelli Capoza fuerunt ifti , in primis Confer-
vatores . Cecchus de Romaulis de Regionc_
Tranftiberim , Petrus de Arcionibus de Re
gione.Monrium. Capita Regionum in primis
Coluzza Magiftri Luca; de Regione Montium,
Buccio Turri in Bava de Regione Trivii,
Antonius Scarponus de Regione Columns,
Jacobus de Nucciolo de Cola de CafFo de_
Regione Campi Martii , Cola Barlante de Re-
gione Pontis , Nardus de Dominico de Re-
gione Parionis, Janni de Nucciolo de Regio-
ne Arer ulse , Rienzo de Theolo de Regione_
Tranftiberim . Item de Regione Pinea; .....
de Regione Rips de Regione Saadli
Angeli de Regione Campiteili
de Regione SaniSti Euftachii Item Ma-
refcalchi , in primis Mencio de Zulo di&o
Ziaglia de Regione Parionis , Janni de Mat-
tuzo Maffarolo de Regione ArenuUe , Pietro
de Janni Pier Tofto de Regione Pontis, An-
ton.us de Dominico de Palofci de Regiooe_
Columna, item Paparonus de Regione Mon-
tium cum eorum fociis . Die Veneris X. di-
cti menfis, Domini Canonici Sancti Petri de
rr.andjto Domini Cardinalis tunc tempore Le-
gati in Urbe receperunt poflc-flionem domo-
rum olim Domini Epifcopi Firmani, & fece-
runt reporrare omnia bona .^afilicasSancli Pe-
tri extradla tempore Lelli Capotias de fupra-
dictis domibus. Die Jovis ultimo difti menfis
de nofte inter horas 7 & 8. fuit maxima_
tempeftas ventorum , tonirri , lampi , &i plu-
viae, itaquod apparebat , quod totus Mundus
deberet finire, & duravit per quartam partem
uniushorse. Item fciatis , quod poftmoduiiw
durauit pluvia , qua: numquam ceflavit per
dies & nocles ufque ad feftum SaniSbeCathe
finas Virginis die 25;. menfis Noyembris . Et
ifto Anno pro majori parte fuefunt perdita:
fementes grani propter dictam pluviam . Item
Flu :nen crevit propter dicti.n pluviim per
quatuor vices ufque oftium Sancli Leonardi
de Septignano, & fecit multum damnum dc_
grano lementato . Die 24. menfis Novembris
obiit Valerianus de Regione Tranftiberim de
vulneratione fibi fadta per Canutillum Car
palix. Item die 25. dicti menfis, quse fuit fe-
ftum Sanclar Catherina; , fuit f.idtum exfequium
ditSti Valeriani , 6t fepultus in Ecclefia Sancla;
Cascilias de dicta Regione Tranltiberim . Item
die Jovis 28. ditSti menfis poft Vefperas , in-
travit per Porram Salariam Urbis Paulus de
Urfinis cum multis Baronibus de domo Urfi-
rorum, & venir ad palatium Sancti Lauren
tii & Damafi, & ibi fecit reverentiam Domi
no Le^ato. Poftea equitavit fupradidtus Pau-
lusadftantiam fuam in do"iibus Domini Trin-
ci tn Regione Pontis, & ibi fecit refidentiam.
Die Domimco primo menfis Decembris hora
quafi occafus Solis, fuit cptus Francifcus de
Urfini» per manum Pauli dc Urfinis. ltenx.
I U M
105«
B
D
E
fciatis, quod propter iftam materiam fuit po-
fita domus Domini Cardinalis Legati in Urbe
tunc temporeafaccomanno eademhora, quan-
do fuit captus fnpradictus Francifcus de Ur-
finis. Die Lunas 2. didki tnenfis , omnia bona
dicti Domini Cardinalis fueruat fibi reftituta
& non totaliter. Item ifto die hori Vefpero'
rum , fuit captus Paulus Pallonus de Regione
Arenulse , & dtfctus ad Capitolium ; & ftatim
esldem hora" fuit decollatus in loco Juftitise.
Item fciatis , quod ifto die de mandato Pauli
de Urfinis* fuit fraclus murus Pontis Sanfti
Petri , qut fuit factus contra Caftrum Sancli
Angeli per Populum Romanum , quia diftug
Paulus tunc tempore erat Vicerex Domini
Regis Jicobi Regis Neapolitani , & incoepi-
mus tranfire per dictum Pontem. Die Sabba-
ti ; ifto die fuit feftum Sancti Ambrofii , 7.
dicti menfis Decembris horsl Vefperorun-,
Paulus de Urfinis dimifit de carceribus Fran-
cifcum de Urfinis cum bona cuftodia» & mU
fit euro ad Montem Rotundum-, videlicet pro
fua cuftodia dedit JohannamPaUlum de Ur.
finis, 8c Urfum de Monte Rotundo curo tre-
ceotis gentibus armorum equeftribus de fua_
gente, videlicet Pauli de Urfinis. Item (cia-
tis , quod ifto die , de mandato Domini Pauli
de Urfinis fuit totaliter Meta Sancti Petri de-
relida pro illis, qui cuftodiebaot diclam con-
tra Caftrum Sancti Angeli , ac etiam defpo-
liata de vertefchis , 8c de bombirdis , ac
etiam de tabulis ; & fic remanfit totaliter di-
fta Meta denudata . Die J<»vis it. ditSti men-
fis Decembris hora Nona; , equitavit Paulus
de Urfinis cum tota gente fua armorum de_
Urbe, & exivit per Portam Salariam, & ivit,
utdicium fuit, ad Caftrum Narnia?, & Ortaj.
Item Dominus Legatus remartfit in Urbe tam-
quam Dominus , Senator Dominus Rizzardus
de Imola, & Confervatores Johannes Branca
de Regione Arenula; , Johannes Damiani de_
Regione Pontis , & Jutio della Panzera de_
Regione SmSti Euftachii .
ANNO DOMINL MCCCCX|VI.
IN nomine Domini , amen , Anno Domini
1416. Indictione 9. menfis Martii die Sab-
biti 7. qua; fuit feftum Sanclarum Perpetuaj
& Felicttis , obiit honorabilis vir Dominus
Nicolaus de Calvis de morte fubitanea infra
unam horam noclis , & fuit fepultus in-
Ecclefia SantStorum Celfi & Juliani cum maxi-
mo honore. Die Dominico 15. di&i menfis ,
qua; fuit feftum Sancli Longini Epifcopi &
Martyris , hora una no&is obiit Dorainus Ni-
colaus Guadagnoli de morte fubitanea , & fuit
fepukus in Bafilica SantStiPetri ante Capellam
S-an(5ti Angeli ; & didlus Dominus Nicolaus
erat Prior Beneficiatorum diitae Bafilic* San-
cti Petri , & Camerarius exceptotum tunc
tempore . Menfis Martii die Jovis 28. qua; fuit
feftum Afcenfionis Domini noftri Jefu Chnfti
de mane poft Miflam majorem Sanfti Petn ,
Dominus Baptifta de Urfinis Canonicus &Vi-
carius tunc tempore intravit Capellam Boni-
fatii Papse OtSlavi una cum Domino Petro de
Benevento , Domino Matthia de Toftis, Do-
mino Stephano Roddi Canonicis Bafiliae San-
dli Petri, acetiam cum Jacobello Magiftnja.
cobi de Regione Pines, 8t cum roultis alits
laicis , ac etiam cum Petro Simeotn , 8£ »•
mone Scathi,8c reftituit diausDommus Bap-
tifta didtum Petmm Simeotii ifl diftamCapel-
B
1057 R O M A
lara contra voluntatem Antonii Johannis Petri, A
61 Blafioli Beneficiati Bonifaciani , 8c hoc
proteftavimus ad Curiam Romanam , 8c ad
Dominum Cardinalem noftrum Archipresby-
terum, videlicet ego Antonius JohannisPetri,
& Blafiolus ; & de hoc fuit rogatus-Dominus
Simon Scaphi. Die Jovis 18. dicti rnenfis.quae
fuit feftum Corporis Chrifti, de mane hora_
Miflse majoris SancSti Petri , fuerunt ditSto Pe-
troSimeotio afllgnatae claves di<Stse Capellse Bo-
nifatii Octavi per manus Simeotii Scaphi de_
mandato dicti Domini Baptifta; de Urfinis in
praefentia Domini Laurentii OcStaviani , &
Guillelmi Petri , & fic totaliter intravit Ca
pellam di&us Petrus Simeotii contra volunta-
tem Antonii Johannis Petri , 8c Blafioli cum_
proteftatione mediante ut fupra . Nominatus
ad omnia fupradicla fuit dicStus Simon Scaphi .
Menfis Augufti die Mercurii 5.qusefuit feftum
SantStse Mariae de Nive, fuit mortuus , vide-
licet interfetStus magnificus Capitaneus Paulus
de Urfinis in Tenimento Fulvii. Item fciatis ,
nomina illorum , qui , interfecerunt eurrt- ,
funt hic . In primis , & primus , qui percuf-
fit eum, fuit Ludovicus Columna , 8c feaun-
dus fuit Chriftophorus de Agello , &c tertius
fuit Tartaglia , 8c fic mortuus eft . Multum_
eflet fcribendum , quod dimitto in calamo .
Item Confervatores Urbis tunc tempore , &
Capita Regionum per Paulum de Uifinis fa-
£ti erant ifti; in primis Confervatores , Nico
laus de Sanguineis de Regione Pontis, Papa
ronus de Regione Montrum , Nicolaus Pier
Jannino de Regione Campitelli. Capita Re-
gionum , Janni dello Damaro de Regione_
Montium, Ciriaco de Paulo Vifichella de Re-
gione Trivii , Antonio Philippuzzo de.Re
Htone Columnse, Liello Cecco de Tuffola de
Regione Campi Martii , Luchozzo de Regio-
ne Parionis, Stefano de Lippo de Regione-
Arenulse , Janni Montanaro de Regione San-
«Sti Euftachii , Rienzo Cimera de Regione Pi-
nese , Cecco de Scrovo de Ragione Campi-
telli , Antonius della Saleftra de Rcgione_
Sandti Angeli , Coluzza di Marecuzo de Re-
gione Ripse , oc Rienzo Velli de Cinque de._
RegioneTranftiberim . Itemdieaj diiSti men
fis, quse fuit feftum Sancti BartholomsEi Apo-
ftoli, intravit Urbem Domina Rita uxor olim
Pauli de Urfinis , & fecit refidentiam in do-
roibus' olim Domini Petri de Bufco . Die Jo
vis -<5. dicYi menfis, fuit fadtum Confilium m
Capitolio, in quo Confilio fuit deliberatum- ,
& facli per totum Populum Urbis , & per
Dominum Cardinalem de Sandlo Euftachio
tunc tempore in Urbe Legatum, tres Guber-
natores Urbis , videlicet ad faciendum Offi-
ciales , 8t omnia alia neceiTaria Urbis, quo-
rum nomina funt haec . In primis Frafco dt_
Manezo, RieozoStaglia, 8c Nardo Venettino.
Et hoc fuit fatStum propter mortem Fauli de_
Urfinis, quia Romant timebant de Tartaglia.
ltem fciatis , quod infra iftud tempus ett re-
verfus Lello Stinco , qui erat terrafinatus ad
inftantiam Pauli de Urfinis. Die Martis pri-
mo menfis Septembris poft horam nonam fuit
fadtum Confilium in Capitolio per dittos Do-
minos Confervatores , Capita Regionum, &
totum Populum Urbis , in quo Confilio fuit
deliberatum, quod fierent Imbuflulatores per
quamlibet Regionem unus, 8c fic fuit facftum
& debberatum , quorum nomina funt haec.
ln pnmis Farfanella de Regione Montmm^,
Renao Capogallo de Regione Tnvii , Neolo
N U M. 1058
Oddo Cane de Regione Columnse , Meffer
Janni Baroncello de Regione Campi Martii,
Gilio Zanza de Regione Pontis , Nardo de_
Domenico de Regione Parionis , Jinni de_
Renzo Rofli de Regione Arenulse , Colla Bel-
HnideRegioneSandtiEuftachii. Rienzo Rien-
zolino de Regione Pinese , Luca de Navolo de
Regione Campitelli, Coh de Nutio deSao de
Regione Sancti Angeli , Jaco-no d^Antonio
Renzo Guidolino de Regione Ripae , e Rien-
zo Bondie de Regione Tranftiberim . Die Jo-
vis 2. dicti menfis , fueruot Cipti d'<Sti Im-
buflulatores , 8c reclaufi in Ecclefla Sanclse
MariajNovae, ut moris eft. Die Lunse 14. di-
<Stt menfis Septembris , quse fuit feftum San-
<Stse Crucis de mane hora Miflae majoris San-
<Sti Petri, exiverunt dicti Imbuffulatores dc_
dicta Ecclefia Sanctse M=mse Novse cum ma-
ximo honore , videlicet cum pulfatione am-
barum campanarum Capitolii , & cum focie-
tate omnium Capitum Regionum , & cunw.
majori parte Populi Urbis , omnes portantes
ramos olivse in manibus , 6c facta cafla Im-
bollulaturse, ut moris eft , & pofita in Ecclo-
fia Sanctse Marise de Aracceli . Item ifto die_
Dominus Cardinalis de Sancto Angelo una_
cum Nardo Venettino, 8c Johanne Cencii ive-
runt ad Sutrium ad loquendum cum Tarta-
glia pro bono ftatu Urbis , & concordise ,. &
ordinaverunt concordiam cum diilo Tarta-
glia . Die Mercurii 7. menfis OtStobris horsl
Vefperorum, fuit captus LelloStinco. Ad ca-
Eiendum eum fuerunt duo ex Confervatort-
us , videlicet Paparonus de Regione Mon-
tium, & Colluzza Pier Jannino de Regione_
Campitelli , & undecim Capita Regionum..,
quorum nomina funt haec . In primis Ciriaco
de Regione Trivii , Anronius Philippuccius
Regionis Columnse, Cecco deTuffola de Re-
gione Campi Martii , Rienzo Ciniera de Re-
gione Pineoe , Janni Montanaro de Regione.,
SantSti Euftachii , Antonio della Baleftra de_
Regione Sandti Angeli , Rienzo Bello de Re-
gione Pontis , Sttfano de Lippolo de Regione
Arenulse , Sifla de Regione Rip33 , Cecchus
de Seroccho de Regione Campitelli , Reuzo
de Cinque de Regione Tranftiberim . Et poft
captionem duxerunt eum ad Capitolium , &
fi non eflet Jolwnnes Cencii, erat decapitatus
eadem hora. Caufsa non ditSla ulla volebant
eum decapitare ; & hoc fiebat ad inftantiam-
Domini Cardinalis de SantSto Angelo , ut di-
&um fuit per totam Urbem , & Deus nolutt,
quiadi&us LellusStinco erat innocens, & non
debebat mori de tali morte. Item die Jovis 8.
dicli menfis fuit dimiflus ditftus Lellus Stinco
hora poft Completorium , 8c venit ad domum
fuam cum truximo honore. De tali matena mul-
tumefletfcribendum , quod dimitto in calamo .
Die Dominico XI. didii menfis hora Vefpe-
rorum , fuerunt extra£ij Officiales novi , vi-
delicet Confervatores , Capita Regionum, 8e
Marefchalchi , ac etiam omnes alii Officiales
Urbis fatSti per Imbuffulatores ut fupra , quo-
rum nomina funt hsec. In primis Paluzo Por-
caro de Regione Montium , Cola de Ren-
zolo de Regione Trivii , Savo de Jazo de_
Regione Columnse , Liello de Piccha dc_
Regione Campi Martii , Ivlartino Nardo Spe-
ciale de Regione Pontis , Nutio di Maftro
Federico de Regione Parionis , Soccula de_
Reaione Arenulse , Antonius Capo Majeftro
de Regione Pinese , Rienzo della Particella_
de Regtooe SantSti Buftacrui , Stephanus de_
Na-
Y6& D I A
Napulo de Regione Campitelli , Cola Parti-
cappa de Regione San6li Angeli .Bartolomeo
di Mattulo de Regione Ripa; , & Lello de_
Regione Tranftiberim . InditStione X. menfis
Decembris die Lunae feptima, qua; fuit feftum
Sancti Ambrofii Epifcopi 8c Confeffbris , de
no6te & de die cecidit ita maxima nix quae
cooperuit omnes domos 5c Ecclefias , videli-
cet te£fa ac ftradas Urbis , 8c tenimentum di-
cta; Urbis. Item fciatis , quod de di£ta nive
fuerunt fatSfa; in qualibet Regione multa; fta-
lua; de diverfis figuris , & di£ta nix duravit
per Urbem bene per duodecim dies , fed fta-
tua? U&s de dicffa nive duraverunt plus . Die
Mercurii 9. di£li rr.enfis poft Nonam , intra-
vit U-beti Petrus Mattutii cum filiisperPor-
tam Caftri Sandti Angeli de voluntate Domi-
ni Leg;ti , Dominorum Confervatorum , ac
etiam Capittim Regionum ut fupra , quorum
nomina fcripta funt , & ad focietatem Joan-
nis Cencii de Regione Arenula: , & diclus
Johannes ivit ad fociandum dicStum Perrurrc
Mattutii de voluntate fupraditStorum Domino-
rum ufque ad domum di£ti Perri Mattutii .
Die Veneris XI. di£ti Menfis hora poft Vef-
peras, fuit vocatus Jofunnes Cenci de Re-
gione Arenuhe anre Johannem de Imola tunc
rempore Senatorem Urbis , & dictus Johan
nes Cencii ftatim ivit ante di6fum Dominum
Senatorem folus tamquam homo innocens
Iiem fciatis , quod ftatim, quod di£tus Sena-
tor habuit eum in Capitolio , in fc.ila majori
dicti Capitolii fecit eum decc-llari ablque ulla
raifericordia , & projicere caput dicti Johan-
nis Cencii per feneftras ; 5c hoc fuit facturru
nefcientibus Dominis Confervatoribus, & Ca-
pitibus Regionum , ut dictum fuit, ac omnia
fine pulfitione campanarum , ut di£tum eft .
Item fciaris , quod ftatim poft mortem Johan-
nis Cencii , Dominus Legatus equitavit de_
Palatio Sanciorum Laurentii & Damafi ad Ca-
pitolium ipfemet voc iferar.do : Viva, viva /a_
Cbiefa; 8c in di£to Capitolio fecit refidentiam
per unam nodfem . Die Sdbbui 11. dicti men-
fis , qua? fuit Vigilia Santftae Lucia: Virginis,
& Martyris , ditStus Dominus Legatus cunu
focietate Domini Cardinalis de Sandto Ange-
lo exivit de Capitolio, & eqjitaverunt versiis
palatium San£torum Laurentii 8c Damafi , &
fic remsnfit dielus Dominus Legatns in di£to
palatio ; St Dovninus de Sanfto Angelo equi
tavit versus luum in Regione Tranftiberim .
Item fciatis , qucd Dommus Legitus rcnova-
vit feptem de Capitibus Regionum , videlicet
in loco illorum , qui non fueruiu contenti de
rooue di£ti Joannis Cencii , quorum romina
funt ha:c. In piimis Cola Signoriie de Regio-
ne Mor.tium, Aiuonius de Petro Meo Sartore
de Regione Trivii , Pietro Trufciano de Re-
gione Columna;, J;iccbo de Nutio de Regio-
ne Campi Martii , Jacobo Paiiante de Regio-
ne Pontis , Tomao CafFarello de Regione_
Sancti Euftachii , Giorgio Caffaro de Regio-
ne Pinea:. Die Mercurii ^o. dicti menfis, quce
fuit Vigilia Sandf i Sylveftri Papa? Sc Confef
foris , videlicer poft mortem di£ti Johannis
Cencii de Regione Arenulse de mandato fu
praditSli Dorr.ini Leg-ui intraverunc Urbem_
aliqui Earones, videhcet Francifcus de Urfi
nis , & Jacobus de Columna. Ifto die ut fu-
pra, poft iltos ur <up ra nuilti alii Barones in-
traveruiudictam Urbem, & aliis diebus . Item
fciatis , quod ante ir.ortetr. Johannis Cencii
non vakbat rubrum grani r.ifi Fiorenis tribus ,
I U M
B
D
&minus. Multum effet fcribendum , quod di-
mitto in calamo.
ANNO DOMINI MCCCCXVII.
1N nomine Doraini , amen . Anno Domini
141 7. Indictione X. die primo menfis Ja-
nuarii , qua; f uit die Veneris , afcenderunt
Confervatores Urbis extradti de Imbuffulatu-
ra fa£ta per dictum Irabuffulatorera . In pri-
mis Dominus Nicolaus Martini Speciarii de_
Regione SantSti Angeli . Item Perlion de Re-
gione Ripa;. Item Die Mercurii 10.
di£ti menfis Januarii, quae fuit feftum Sancto-
rurn Fabiani & Sebaftiani , receflit de Urbe_
Prajceptor San6fi Spiritus propter timorenu
Francifci de Urfinis , quia di6tus, Francifcus
de Urfinis mifit pro dicto Prasceptore, 85 ipfe
Prasceptor noluit ire , quia timuit morterru
fimilem Johannis Cencii . Et receflit fupradi-
6lus Pra?ceptor nomine Frater Lellutius poft
horam Vefperorum per portam Pertufii , 8:
equitavit versus Caftra San£H Spiritus cunu
bona focietate . Tamen equitavit de mala vo-
luntate, quia dimittebat locum San6H Spiri-
tus, & Hofpitale non in bona difpofitione, ut
fibi videbatur , & femper rengratiando Deo ,
& Sanclo Spiritui . Item die primo menfisFe-
bruarii, fuit maxima tempeftas venti & nivis
tam de no6fe , quam de die , & duravit di6fa
tempeftas per tres dies fequentes . Item fcia-
tis, quod refiduum dierum fupradi6ti menfi»
ulque ad finem numquam ceffavit pluvia &
venti de diverfis modis , & fic nullum dietxu
habuirous bonum di6H menfis . Die Luna; pri-
mo menfis Martii , fuerunt extracYi Officiales
novi de di6la Imbuflulatura nova fatSfa per
fupradi£tos Imbuffulatores , videlicet Confer-
vatores , & Capita Regionum , 8c onmiurrL.
aliorum Officialium Urbis . In primis Dcfmini
Confervatores. Iterh Antonius Parlant de Re-
gione Pontis . Item ....... Capita Regio-
num Item eodem die primo di6lt
menfis Martii , fuit fa6fum Capitulum per
Dominos Canonicos Bafilica; Principis Apo-
ftolorum de Urbe in Baftlica pra;di6fa, inquo
quidem Capitulo Domini Canonici non fece-
runt Camerarios , ut moris eft , nec Canoni-
cos, nec Beneficiatos propter maximim de-
robationem , qua; fiebat per Camerarios
Camera- fupradidta; Bafilica; . Item fciatis ,
quod dicli Domini Canouici eodem die fece-
runt, & elegerunt Venerabilem virum Domi-
num Jacobum de Tadalinis totius Bafilica;
Gubernatorem, Fa6lorem , 8c Vicarium ipfius
Bafilic* ad recipiendum 8c exponendumomni»
bona mobilia & immobilia fupradi6fa; Bafili-
cae inter Canonicos Beneficiatos , 8t Clericos.
De ifta materia multum effet fcribendurru, ,
quod dimitto in calamo . Die Luna: ij. didti
menfis, qua; fuit feflum San6fi Longini Epif-
copi 8c Martyris , de mandato Domini Lega-
ti, &c Francilci de Urfinis fuit receptus Pra:-
ceptor SantSli Spiritus Frater Venturinus con-
tra Fratrem Lellutium , 8c pofitus in poffeffio-
nem contra voluntatem omnium Fratrum di-
fli Sanfli Spiritus . Die Sabbati j. menfis
Aprilis in 4. hora no6lis , Dominus Jacobus
Cardinalis tituli SancSri Euftachii tuoc tempo-
re Legatus in Urbe receffit de Palatio ban-
clorum Laurentii & Damafi , & equitavit
versus Ecclefiam SantSfa; Maria; de Populo, 6t
ibi fecit refidentiam per dies ^r^.'
fciatis , quod ifto die de mandato fupradi£h
Domini Cardinalis , 8c Let^ati fuit oftenfa \ e :
ronica in Bafilica SancSii fctri Peregnms , qui
tunc
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k o m A u m:
I«6_
tunc tempore erant in Urbe , videlicet de_
lingua Hungarica , Sclavonica, Theutoaica ,
& Bohemica , & hoc fuit factum , quia noru.
inveniebatur panis per totam Urbem , & hoc
faciebat bouum regimen Urbis , quia granum
erat multum in Urbe . Die Jovis rz. ditSti
menfis, qus fuit vigilia SantSti Georgii mili-
tis & Martyris , de noiSte hora poft pulfatio-
nem campana; Capitolii , qu» dicitur Raccol-
ta, Dominus Stephanus Barbarini Canonicus
Bafilicx Sancti Petri loco olim Domini Ber-
nabei afcendit Sanulam pro Regione Arenulse.
CondutStor Sanulas fuit Petrus Gemma dc_
Regione Tranftiberim, & ditStus PetrusGem-
ma conduxit per flumen ditStum Dominutru
Stephanum in Regione Tranftiberira . Item
fciatis, quod ftatim quod fupraditStus Domi-
nus Stephanus Barbarini defcendic de Sanula,
fuit interfeclus abfque ulla mora, & hoc fe-
cerunt faroiliares Domini Cardinalis de San-
ctoAngelo de mandato fuo, quia fupradictus
Stephanus ibat ad fupponendum concubinam_
ditSti Cardinalis de SantSto Angelo . Multum-
eflet fcribendum , quod dimitto in calamo .
Item fciatis , quod fupradictus Dominus Sce-
phanus Barbarini erat in domo Domini Lega-
ti folus Dominus poft Dominum Legatum_.
Die Jovis penultimo ditSti menfis Aprilis , fue-
runc decollati incer duos muros Capicolii ,
hora Miflse majoris Sancti Petri , in primis
Andreas Cavalieri de Regione Moncium-;
Thomas Capoftinzonus de Regione Poncis ,
& Paulus Bolognino de Regione Parionis .
Cauffa fuit , uc ditStum fuic , quia debebanc
fieri banditi ; tamen fcit Deus veritatem-.
Item fciacis , quod cunc tempore erac Senacor
Urbis fupradictus Dominus Johannes de Imo-
la . Confervatores Urbis eranc Jacobus Par-
lanc de Regione Poncis cum fuis fociis . Ca-
pica Regionum Matthseus Matthseucii de Re-
gione Poncis cum fociis . Menfis Junii die_
Jovis j. venic Brazzo de Monrone de man-
daco & voluncace Domini Legaci , Domini
Jacobi Ifolani Cardinalis ciculi Sanciti Eufta-
chii cum coca fua gence armorum cam eque-
ftri, quam pedeftri , & pofuerunc campum_
apud Caftrum Jubilei. Die Mercurii 9. ditSt
menfis , quae fuic feftum Sandtorum Primi &
Feliciani Martyrum, receffit didtus Brazzo de
diclo Caftro Jubilei, & equitavit versus San-
£tam Agnecem extra muros Urbis , & ibi po-
fuic campum cum fupradicta rota fua gente_
armorum. Item fciatis, quod Dornini Roma-
ni omnes unanimiter & concorditer nolebant
rubere eum in Urbe. Item fciacis , quod fu
pradictus Dominus Legatus cum multis Do
nunis Roroanis equitavit ad dietum Brazzo ad
• inLnduni cum eo, quod deberet recedere_ »
quia non oportebat habere fuum adjutoriutn
De refponfione ditSti Brazzi ignoro; & fic di
£tus Legatus reverfuseftUrbem.Itemdie Ve-
neris Xi. diclri menfis , qua; fuit feftum San-
<5tt Bernabei Apoftolt, fupradictus Bra^zo fe-
cit currere totum Lacium , & alia loca Ro-
mx , 8t fecit rr.ultos prefones tam mafculos,
quam eciam roulieres : quod numquam fuit
dictum de tali cavalcaca facta versus Urbem-
per nulium Capitaneum , quod eflet roelioris
* ipuiVM , & dictos captos & captas fecic
"x ci% incarcerari in dtcta SancSta Agnete
■ ■ rrturos Urbis . Die Sabbati 12. dicSti
menfis , Doratnus CaUttiahs de SantSio Ange
lo cum multis Domtnis. Romants equitavit
vznbi dictatn S.mt5tam Agnetem ad loquen-
Tom. XXIV.
D
E
dum cum diclo Brazzo. Item fciatis, quod
ditStus Dominus Cardinalis de SantSto Ange-
lo, horaVefperorum reverfus eft Urbem cum
bona concordia & pace , 8s deliberatione_
omnium, qui erant incarcerati. Die Domini-
co 13. didti menfis, omnes qui erant incarce-
rati , fuerunt dimiffi , & intraverunt Urbem .
Icem inter iftos dies non inveniebatur panis
per totam Urbem ad emendum per nullurru
denarium; & hoc erat, quia recollectam gra-
ni Domini Romani non poterant facere pro-
pter dictam gencem Brazzi , & fic omnes pe-
ribant fame . Icem ifto die Dominico fupradi-
tSti hora Vefperorum, omnes Domini Roma-
ni , Confervatores , Capita Regionum , & om-
nes tam Officiales , quam non Officiales fece-
runt confilium hora Vefperorum in domo Do-
mini Cardinalis de Sanclo Angelo de introitu
Brazzi in Urbem . Fuit deliberatum per om-
nes iupradictos Romanos pro meliori parte_
propcer recollctStam grani, quod ditStus Braz-
zo intrarec Urbem tamquam Dominus Urbis,
videlicet pro gubernarione ditSta; Urbis , &
Sandta; Macris Ecclefise. Item die Mercurii
16. dicli menfis , hora Vefperorum equitavit
Dominus Cardinalis de SantSto Angelo cum_
omnibus Officialibus Urbis verstis Portam Ap-
piam ad recipiendum, & ponendum dictum_.
Brazzum in poffeflione & dominio ditSbe Ur-
bis Romae cum palmis in manibus portances,
& vociferando , & dicehdo : Vvua , viva-.
Brazzo. Ec fic incravic ditStus Brazzo per di-
6tam Portam Appiam cum cota fua gence ar-
morum cam equeftri, quam pedeftri, 8t equi-
cavitversus Ecclefiam SantSlse Marisede Aven-
tino ditStus Brazzo cum fupradicSta tota fo-
cietate, & fecic refidenciam , & rengraziavit
omnes Dominos Romanos de honore per eos
fatSto fibi. Et fic dt£tus Cardinalis de San-
£to Angelo cum omnibus Romanis receflit
cum licenc)a diiSti Brazzi . Item fciacis, quod
ifto die Mercurii , videlicec ic>. diiSti menfis
ance introitum Urbis , videlicec Brazzo, Do-
minus Cardinalis de Sanfto Euftachio tunc
tempore Legatus in Urbe recepit fugam de_>
Capicolio , ubi faciebac refidenciam cum fuis
filiis , & Senatore Urbis per eum facto , &
equitaverunc versus Caftrum SantSti Angeli,
5t ibi incraverunc propcer rimorem dicli Braz-
zi . Die Veneris 45. ditStt menfis , di<5tus
Brazzo pofiiit Senacorem Urbis Dominum-.
Icem fciacis, quod ditStus Car-
dinalis de SantSto Angelo equicavic versus
Capitolium ante introitum Domini Senatoris;
& fic Dominus Senator venit, 6c intravit Ca-
pitoltum , & juravit in parlatorio Capitolii
coram omni Populo in manibus dicSii Cardi-
naiis de Sanfto Angelo, efle fidelis Sanctas
Matris Ecclefia; £c Popult Romani . Tunc
tempore erant Confervacores Urbis , videlicet
Paulus de Regione Arenulas cum fuis fociis .
Item Capita Regionum eranc ifti , in primis
Matthceus Mactliasutii de Regione Pontis ,
Rienzo de Regione Arenula; cum eorum fo-
ciis. Item fciacis, quod cunc cempore , vide-
licet ance introitum Urbis Dominus Caftella-
nus Caftri SantSti Angeli cepit Mecam in_
Porttca Sandti Petri , 6c fecit eam cuftodtre
pro ditSto Caftro Sandti Angeli , & fectt po-
nere unara funem in didto Caftro SantStt An-
celi ufque ad diaam Metam pro porrigendo
panem 8c alia neceflaria cuftodiencibus dictam
Metam. . . _
Die Martis 6. menfis Jultt , qus fuit OtStava
Aaaa Apo :
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A
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1064
B
Aooftolorum Petri 8e Pault , de mane poft
ffim majorem Sancti Petri, Caftellanus Ca-
ftri Sancti Angeli fecit capere odtuagmta fe*
equos Brazzi , qu. d.ct, equ. ven.ebant de
Prata cum herba, & ponere .n Caftro Sancti
Aneeli & hoc fecit in difpectu dicti Brazzi.
Item dfctus Brazzo fecit mi.rare Portam San-
cti Petri contra dictum Caftrum Sancti An-
celude nocte tamen. Die Jovis 8. d.ctt men-
fis Tulii, fupradictus Brazzo de mane, hora^
M.fli majoris Sancti Petri receffit de Sancta
Maria de Monte Aventino, & vemt ad ltan-
tiam in Palatio Papae , videlicet in Portica-
Sancti Petri , cum tota fua gente armorum-
cam pedeftri , quam equeftri , & affed.av.t
dictum Caftrum Sancti Angeli . Item eoderru
die dictus Brazzo cum fu.s argumentis tecit
comburi funem, qua= erat pofita de d.cto > Ca-
ftro Santfi Angeli ufque ad Metam . ltem-
fciatis . quod tunc tempore , v.delicet ante_-
introitum , & poft introitum dicti Brazz.
numquam ceflavimus habere malum ternpus,
videlicet de pluvia, vento , & granzol.s , &
de omni mala tempeftate de ccelo nobis mii-
fa & hoc duravit ufque in hodiernum d.era-
infupra. Ifto die , videlicet 8. didti menfis
lulii , hora Velperorum Sancti Petri , Prse-
ceptoV Sancti Spiritus fuit expulfus , 8c Fra-
ter Lelhitius fait reftitutus Prseceptor d.cti
Sancti Spiritus per manus Domini Cardinahs
de Sanclo Angelo. De ifta materia multum^
eflet fcribendum , quod dimitto in calamo .
Item die 21. dicti menfis Julii , habuit Me-
tam dictus Brazzo per famem . Item die_
Sabbati 13. dicti menfis Julii , venit Tarta-
glia m adjutorio Brazzi cum tota fua gente^
armorum tam equeftri , quam pedeftri , &
pcfuit campum apud Valcarn Sanct. Petrt.
Item fciatis , quod dictus Tartaglia fecit mu-
tationem cum campo in mukis locis de maa
dato Brazzi. Die Lunas i<5. dicvfci menfis, ho
ra Nonse erat carcatus Trabuccus Caftri San
cti Argeli , 8c fic exiftente , quomodo Deo
placuit , cecidit , & totaliter fuit fractus per
ipfum. Die Martis X. menfis Augufti , qua:
fuit feftum Sancti Laurentii Martyris de ma
ne ante ortum Solis , venit Sforza cum Do
mino Comite Carrarise , cum Domino Comi
te Tagbacotii , cum Chriftophoro Gajetano,
cum Urfo de Monte Rotundo , cum Alto
Conti, cum Tordano de Cave , & cum Fran
cifco de Urfinis , 8c cum multis aliis Baro-
nibus , 8c pofuit campum apud formas Ur-
bis . & in Loco , qui diciiur la Marmora
vcrsus Portam Sancli Johannis de Laterano
cum tota fua gente tam ^queftri , quam pe-
deflri cor.tra Brazzo 8c Tartaglia, cc ibi fte-
terunt fupradicti per totum iftum diem., .
Item fciatis , quod ifto die Martis X. dicti
menfis Aogufti , Brazzo 8e Tartaglia cum_
tota fua gente fteterunt in platea Sancti Jo-
hannis de Laterano ad cuftodiendam por-
tam Sancti Johannis , 8c muros Urbis , 8c
nullus ipforum fupradictorum exivit portarru
Sancti Johannis propter timorem Sforzi . 8c
alioruro fuorum focioium fupranominatorum .
Die Mercurii XI. dicti menfis de mane ante
ortum Solis , receffit Sforza cum tota fua_
gente de locis fupradidtis , 8c equitavit ver-
sus Oftiam , 8c ibi fecerunt pontem de li-
gno , 8c tranfiverunt omnes per eum , vi-
delicet Sforza cum fupranominatis Dominis
8c gentibus armorum tam equeftri , quarru
pedeftri , 8c venerunt per la Trafieverina^
D
per la Carrara versus Montem Marii.
Die Jovis »6. dicti menfis Augufti , hora_,
poft Vefperum , receffcrunt , 8c ceperunt fu-
gam de Portica Sancti Petri , videlicet Braz-
zo , Tartaglia , 8c Berardus de Camerino ,
cum tota fua gente armorum tam equeftti
quam pedeftri , & exiverunt omnes per
Portam Viridariam , & iverunt verfus Pon-
tem Molli , & tranfiverunt per dictum Pon.
tem , 8c equitaverunt versus Pontem Salaro,
& equitaverunt omnes per dictum Pontenu ;
8c fic rernanferunt omnes Romani fani 8c
falvi , 8c de hoc fuimus mirati. Item fciatis,
?uod in ifto eorum receffu fuit interfeftus
ohannes Columna per manus di Miefo Re-
bello . Die Veneris vj. didti menfis Augu-
fti hora Miffa; majoris Sancti Petri , intra-
verunt per Portam Viridariam Porticanu
Sandti Petri cum SforzaDominus Comes Car-
rarise , Dominus Comes Tagliacotii , Domi-
nus Chriftophorus Gajetani , Alto Conte ,
Dominus Comes de Manupelli , 8c Urfo de
Monte Rotundo cum multis ahis Baronibus,
8c cum tota gente armorum tara equeftri
quam pedeftri ; 6c diftus Sforza intravit Pa-
latium Apoftolicum cum fuis Vexill.s , vide-
licet Vexillum Sanftse matris Ecclefise , Do-
minse Reginse , & fuo , 8c ibi fecit refiden-
tiam ; 8c omnes illi Dom.ni Barones Ro-
mani iverunt ad ftantiatn in domibus eo-
rum per Urbem . Die Luns ?o. d.cti
menfis Augufti de mane ante ortuns Sohs ,
receffit Dominus Comes Carran» de Eccle-
fia Sancti Spiritus cum tota fua gente armo-
rum de licentia Sfortii , 8c equitav.t versus
Valle Montone. Item ifto die Sforza . fccit
Senatorem Johannem Dom.n. Sp.nell. do-
Senis ad honorem Sancts matns Ecdefia 1,
8c Dominse Regina; . Die Jov.s a. menfis
Seprembris , Dominus Sforza fec.t Confer-
vatores Urbis , in primis , Petrucc.us de_
Arcionibas de Reg^one Montmra , Dom.aus
Paulus della Valle de Regione . . .
Item Cecchus Caftrelli de Reg.one Tranft^
berim. Et Dominus Sforzus caflavit a 101
Confervatores Urbis , videlicet Jacobel lus
Nutii de Regione Carapuell. , Aownu»
Jannis Nutii de Regione Camp. Martn , 8e
Pdtrus Martellutii de Reg.one Pme* . Item
fciatis , quod fupradictus Sforzo confirmav.t
omnes Dominos^ videlicet Capita Reg.o-
num , quorum nomina funt hsec ; ; 10 primis,
Jacobus Jannis Pifani de Reg.one Mont.u^ ,
Nicolaus Sabbs Cecchin. de Regiooe 1 r mi ,
Simeon Jobannis Tutii de to-M*
nse , Mutius Oaaviani de Reg.one Campi
MardiVjohanr.es Gibelli de Reg.one Pont.s,
Mattutius Macellarius de Regione Panon^
Johannes Peco de Reg.one Arenul* , Ma le-
nus de Regione Sanfti Euftachu , Paulus
Zancarmi de^Regione Pinex , Petrucms Pon-
tiani de Regione Sancti Aogeli , Jularoi
Pier Jannino b de Regione Campitelli , Jaeo-
bus Serlupino de Reg.one R.P^ , & P«™
della Giogia de Regione Tranft.ber.m . Item
d e Venefis j. dicti menfis Septembr.s hod
Vefperorum ? Sancti Petri , Dominus Legatu
cum Sforzo in Palatio Apoftohco cepe u B t
Dominum Cardinalem de Sancto Angelo ,
RiSum della Molara 8c W»»»
nepotem difti Dommi Card.nahs , do San|o
Angelo. Item fciatis , quod {ocaj. g
diclus Dom.nus Card.nalis de San^ ^Angelo
fuit conduftus ad Caftrum Sancl. AngeU ae
by»
Google
io<?5 R O M
«andato dicli Domini Legati , & Sforzi , 8c
ibi fuit pofitus in cuftodia in manibus Caftel-
lani Caftri San&i Angeli , & Riccardus
della Molara cum Protonotario remanferunt
in Palatio Apoftolico . Item die Veneris
48. dicli menfis Septembris , fuit dimiffus
Riccardus della Molara ad inftantiam Do-
mini Alti Comitis . Item fciatis , quod Pro-
tonotarius nepos Domini Cardinalis de San-
£to Angelo fuit conduclus ad Caftrum Santti
A
A
N U M. iotfo*
Angeli , & ibi fuit incarceratus . Multuro
de tali materia effet fcribendum , quod di-
mitto in calamo . Itera die Sabbati 2$. dicti
menfis , ivit ad campum Sforzo cum certis
Romanis ad Jacobum de Columna versus
Peneftrinam, tamquam rebellem Sandlse ma-
tris Ecclefia? , 6e Dominse Regina? , & etiam
Populi Romani , 8t fteterunt ad campum per
dies feptem .
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Tom. XXIV.
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ANTONII
NERLII ABBATIS
BREVE CHRONICON
MON ASTERII MANTUANI
SANGTI ANDREiE
ORD. BENEDICT.
• Ab Anno MXVII. ufque ad MCGGCXVIII.
TSiunc primiim editum
E MANUSCRIPTO CODICE
MONASTERII PADOLIRONENSIS.
1071
IN ANTONII NERLIl
BREVE CHRONICON
M 0 U IT V M
LUDOVICI ANTONII
MURATORU-
« , ». w PVrrarienfes Ordinis Sanfti Benedicli vifitur Codes
Pud MMfkW JWfff inde fumtum adfervant & Mona-
MStus Opufcuh hu^s. bxempwm i * dldi Poftremurn boc nac i us
, Domnus Ca^donus M oru *S m Ketatis cul-
pamo Goenobio dcgens & JL ue u m $ voUjit; vcro
tor, commune mecum K^J^SoSndum duxi. Celebre olim fuit Mo-
cundis H.ftoriae Monatticae ^tonbus f^J iBeQediaioi facris operabantur.
nafterium Mantuanum SanAi V$gg?Q m de exturbatis jamdiu Mo-
Supereft adhuc ^^^^^^StSS-l reliqua in alios ifus concef-
nachis, redituum ^J^^^^&mi. Lucem adferetOpuf-
fit. Sed non fatis noja 4g« "gJJ N , r/iHJ . i s autem eidem Coenobio
culum iftud, cujus Audor dicicur ^4?^»« r ^ hcic habe tur , la qua is
Abbaspraeeflccocpxt Quarc cenfefld um eft , ilhus
A
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1073 i°74
ANTONII NERLII
BREVE CHRONICON.
Revelatio prima gloriofijjimi Sanguinis Dei &
Domini noftri Jefu Cbrifli Anno a
Nativitate DCCC.
■
1 Arolo Magno Pippini Regis filio
imperante , translato ad Germa-
nos in perfonam ejus Imperio ,
apud Mantuam hoc eodem loco,
quo prsefens hodie Monafterium_
cernitur , parvo tunc Oratorio cum Hofpitali
domo in jam diftse urbis fuburbio conftituto,
Sacratiflimum Sanguinem Dei & Domini no-
ftri Jefu Chrifti , ex ipfius in Cruce penden-
tis effufum latere, a beato Longino milite &
gloriofo Martyre delatum atque reconditum ,
primum inibi innotuiffe patribus noftris tra-
dunt & authenticse liters , & ad nos ufque_
continuata memoria . Admirabilis admodum
& recolendse hujus rei crebrefcente fama_.
commoti Imperatoris ejufdem precibus beatif-
fimus Leo Papa III. a Roma profedtus Man-
tuam vocanti apud Aquifgranis Augufto qua;-
fitara compertam tantas revelationis fidemvero
dedit teftem , Mantua; Annos a Nativitate_
Dominica Odtingentos Quatuor celebrato Con-
cilio, eodemque Oratorio prajter antiquitatem
beati Andrese Apoftoli titulum fub vocabulo
prsefati gloriofiffimi Sanguinis in novam &
parvam Bafilicam confecrato.
Eretlio prima bujus Monafterii fatla per
venerabilem Rotulpbum Epifcopum
Mantuanum MXVTl.
PRima; nobis illius faiftse facratiflima; reve-
k lationis in fucceffores fuos continuabatur
fiquidem pietate & devotione memona, quamr
vis forte Divina difpenfationeac tum m obli-
vionem prorfus & ignorantiam cosleftis llhus
thefauri locus abiffet. Offerebantur tamenfc
frequentabantin jam diftoOratono yota fide-
lium , piifque ibidem orationibus benignos Di-
vinitas largiebatur effe<ftus ; quum venerabili
Itulpbo Mantuano Epifcopo , ad confolandos ,
adificandofque bene credentium animos , at-
que divinum nomen propenfius celebrandum ,
eodem in loco placuit Congregationem Coe-
nobialem inftituere Monachorum . Eorundem
fuftentationi nonnullis Mantuani Epifcopatus
collatis bonis , duabufque de Formigofa , &
de Suave Ecclefiis deputatis , pro ut ha;c ex
eiufdem venerabili» Patris authentico Privile-
eio, quod hodie apud nos inviolatum manet,
Iftenduntur evidenter . H*c autem ita gefta
funt Anno a Nativitate Dominica MXVII.
Domini Benedifti Papst anno VI. ab ilhus ve-
rodifciplinaeMonafticae a beatus Benedidlo tra-
dits inftitutione primaria annisQuadringentis
Oftoginta Septem. Sic namque Regulam illam
confcriptam legimus fub Johanne Papa I. 5c
Imperatore Juftiniano , Annos Domini circa
Quingentos & Triginta . Temporibus hujus
prsedicSta; inftitutionis , Anno fcilicet Domini
MXVH. apud Monafterium Sanfti Benedicti
in Pado Lirone.quod per Illuftrem Tedaldum
Longobardorum Ducem , Avum mclytse Comu
tiffa Matbildis, Anno nono antea conftructum
Tom.XXIf.
erat. Vir Dei beatus Simeon natione Armenu»
ejusdem Coenobii Monachus ibi reli<fto corpo-
re migravit ad Dominum .
Revelatio fecunda Sangumis facratiffimi fub
Leone Papa IX. & Henrico Imperatore
II. Anno Domini MXLIX.
SUperabundante iniquitate mortalium jam_
ad facratiflimum Sanguinem cceperant
corda frigere , paulatimque ejus confumebatur
tum loci ignorantia , tum temporum vetufta-
te, memoria. Cum ad excitandas fopitas jam
fere mentes inseftimabilis illius thefauri , ju-
bente Altiflimo , fecretum transferri non po-
B tuit. Quod quidem ufque fufcepto divinitatis
oraculo , indicante beato Adalberto Eleemofy.
nario Bonifacii Marchionis faclum eft Anno a
Nativitate Dominica Millefimo Quadragefimo
Nono , Leone IX. fummo Pontifice , 8c Hen-
rico II. Imperatore Romanorum , Mantovana
Cathedram regente Epifiopo Martiali , ejufdem
vero Urbis temporalem rem publicam Boni-
facio Marchione ; a prima autem fuperiori illa
revelatione annis fluxis Centum Nonaginta_
Sex. Rei hujus corufcantibus undique mira-
culis , ad facras aures pradiCtorum Pontificis
& Augufti veriloqul fam-1 deducftl , ob eaque
ambobus divinum illud munus Mantua: corpo-
rali fumma devotione vifentibus , inaedificati
Cryptst , lapideoque conftruclo Sacello, idem
facratiflimi Dei & Domini noftri Jefu Chrifti
Cruor , celebratis divinis rebus , utnufque
fexus , omnifque setatis adftante multttudine
innumerabili , atque celebritate devota, fide-
liter & pie reconditur , loco figillato & de-
fuper pofito Altare lapideo. Fa<fta eft autem
hsec repofitio Anno Dominj MLIV. ab ipfa_,
fcilicet Revelatione anno quinto . Inde autern
poft , modico temporis intervallo , Anno vi-
delicet MLVII. procuratione rehgiofiifimas
conjueis olim Bonifacii Marchionis inclyta»
Beatricis, conftru<fta eft Ecclefia , qus nunc
cernitur . Succeffor Martiahs venerabilis He-
lifaus ob pracipuam reverentiatn & devotio-
D nem piiflimam jam didti pretiofiflimi Sangut-
nis , ad fuftentandos Deo dicatos in eodem-
Monafterio Monachos , venerabilis Itulph» re-
lieiofa fequitur veftigia . Loao jam , difto ter-
ras omnes & decimas in Terra Caftiltone-
Mantuano , ad Mantuanum pertinentes Epif-
copum , prout ex ejusdem authent.co Ch.ro-
grapho apud nos hodie perfeverante incorrup-
% continetur , libera fumma; devotionis pte-
tate donavit .
Primi Abbatis ordinatio venerabilis Uberti .
b ccepitAnno MLXXII. ceffavitAnm
MXCVU.
AD facratiffimum ergo locum honori 80
reverentise Sanguinis benedi£ti excre-
fcentibus devotione & largitate fidelium , ec
cum fpirituali juftitia multip licata temporal»
facultate , munificentii maxime
Matronarum genitr.cis & genita;
«TMathild» ^jam^di^Monafteno donat4
B
ANTON
toti fui patrimoniali & *«^JF&1£
Formicada cum omnibus <uis V iHrt & jur>-
bu a flumine Mincio apud Pletolas ufque «.
Padum orout hodie ex propno eorum Chiro-
! r apho' P nobis eonftat : Alexander 11. rogante
HeSrico Imperatore IV. Mantuam ven.ens
Generali ibidem celebrato Conc.l.o Mona-
fterio huic , quod ab ejusdem erert.one fine
Abbate perfeveraverat annos c.rca quinqua-
gttTquTnque, virum venerabilem Uberturru
primum prsfecit Abbatem , Ann.s v.dehcet
Domini Mille Duobus & Septuag.nta . H.c
annos regens circa vigiati quinque.d.emclau-
£ t & . ejuidem vitam mediantibus
AlexYndroH. Romanis Pontificibus , Grego-
rioVH. Vidtore 111. & Urbano II HujusAb-
batis temporibus fuit in Ecclefia Dei duplex
fchifma: primu» fub Alexandro If fecundum
fub Gregorio VII. id prsfato Hennco IV.
qui per ipfum Gregorium Papam ,n General.
Concilio excommunicatusfuerat apudBrixiam
faciente . Eifdem temporibus floruerunt apud
Mantuam virtute & magn.ficent.a Comitiila
Math.ldis ; fandtitate vero & do&r.na beatus
AnfelmusLucenfis Epifiopus Ordo Carthufien-
fium fundatur, fcilicet fub Viftore III. Aono
Domini MXCV. Gotfredus de Bulg.ono Ter-
ix Saracenorum faclus eft vi&or , 8c Rex
Hierufalem exfpiravit.
Thebaldus Ahbas fecundus ccspit Anno Domini
MXCVll. ceffavit autem circa
Annum MCXV.
UBerto Abbati primo fucceffit Thebaldus fe-
cundus Abbas , Anno fcilicet Domint
Millefimo Nonagefimo Septimo , Urbani II.
anno decimo. Rexit annos circa decem &
oclo j mortuus eft fub Pafchale II. In perfo
nam hujus Abbatis Henricus IV. Imperator
devotione & reverentia motus facratilfimi
Sanguinis , quem Imperiali fuo authentico
Privilegio , quod illajfum apud nos manet, in
hac prsefenti Ecclefia pie confitetur effe re-
conditum , omnes donationes , jura , junfdi-
cliones , & bona quocumque titulo ipfi pro-
fefta Monafteho , Imperiali au&ontate ex
certa fcientia confirmavit . Hoc Abbateviven
te beatus Doclor Anfelmus primo Bcccenfis
Abbas in Cantuarienfi Epifcopatu floret in-
Anglia . Ordo novus Cifterc.enfium confir
matur \ & per Urbanum II. apud Claramon-
tem in Concilio ftatuitur , ut hora? de Beata
Virgine in Ecclefiis cum ceteris horis Cano
nicis celebrentur . Cojus Abbatis anno ulti
mo moritur llluftris Comitiffa Mathildis .
Manfredus Abbas tertius cwpit Anno Domini
MCXV. ceffavit autem MCXXiX.
THcbaldo Abbati fecundo fucceftbr datus eft
Manfredus Anno Domini Millefimo Cen-
tefimo Quinto-decimo fub Pafchale II. In per-
fonam hujus , pront ejus authenticum incor-
ruptum hodie apud nos legitur , HenricusV.
divi fui prsedecefforis Henrici IV. veftigia_
imitatus , fimiliter cum eo confeffionem fa-
ciens , motus religione confimili , Monafterio
Privilegium eft largitus . Hoc idem fecit Man-
fredus reverendus Epifcopus Mantuanus prse-
deceflorum fuorum gefta confirmans ; addens
& Ecclefiam Sancli Petri in Auto , & toiam
Campaneam de Soave. Hujus Abbatis tempo
ribus Jieatus Bernardus annum fua; atatis
II N E R L I I
1075
D
agens XXII. fadhis eft Monachus Ordinis Ci-
ftercienfis , inde & Clarevallenfis Abbas ejuf-
dem Monafterii primus au&or. EtOrdo Pras«
monftratenfiuminftituitur Anno fcilicetMCL
Hic Manfredus vivens Abbas fub Romanis
Pontificibus eodem Pafchale H. Gelafio II.
Califto H. & Honorio II. annum fui regiininis
complens quartumdecimum ,migravit inpace.
Eodem autem adhuc fuperftite , in Ecclefia_,
Dei fuit fchifma , Henrico V. favente Burdi-
no Hifpano ; qui creatus in Antipapam, po-
ftea per Calliftum II. apud Sutrium captus ,
hirci pelle contectus , camelo infidens , cau-
damque pro freno bajulans , Romam duftus,
intra carceres fchifmati finem dedit & vitae .
Azzo quartus Abbas coepit Anno MCXXlX.
cejfavit MCLXIX.
MAnfredo Abbati defun&o fucceffit Aaa
Annis Domini Mille Centum &Vigin-
ti Novem. Hic fubRomanis PontificibusHo-
norio II. Innocentio II. CoeleftinoII. Lucio II.
Eugenio III. Anaftafio IV. & Adriano IV.an.
nos regens circiter quadraginta , fub Alexan*
dro III. funclus eft vita. Ad iftius fupplica*
tionem Eugenius III. Anno Domini MCLI.
Monafterium iftud fub Apoftolica? Sedis fpe.
ciali proteclione fufcepit , omnefque donJtio.
nes, bona, jura , & jurifdicliones a quocum-
que illi ufque tunc fadas ex certa fcientiaw
audtoritate Apoftolica confirmavit ; nomini-
timque fubjecit Ecclefiam Sandti Salvatoris ,
Sancti Laurentii , Sandti Ambrofii , Sandbe
Maria; de Formigofa , Sanfti Martini , San6H
Sepulcri , Sancftorum Georgii & Nicolai de
Formicada , Sancli Georgii de Curte Angulfi,
Sandfce Marias Soave , Sancli Petri de Burgo
Alii in Auro, Sancli Andrea; de Sacinifcho ,
Sancti Clementis in Perficeto, & San^i Pem
de Galera. Tulitque iifdem temporibus ldetn
Apoftolicus fententiam pro Monafterio contrt
Capitulum Sancli Petri fuper jur.bus de Ple-
tolis , & Ecclefiis Sanfti Laurentn & Sanfti
Salvatoris , fuper proceffionibus CapituUnbu*
& fefto Aicenfionis. Q.u:e omoia fub authea-
ticis privilegiis Apoftolicis apud nos hoditu
incorrupta leguntur. Abbatis iftiUS tcmpofi-
bus fub lnnocentio II. fuit fch.fma in Sancla
Ecclefia Dei , quod tamdem favente Lothano
Imperatore defi.t fub eodem . Floruerent m-
fuper & viri venerabiles Ugo de Sandto Vi-
aore Canonicus Regularis , RwJiarfW «-
Sanfto Viclore , Petrus Lombardus Magil er
fententiarum , Gratianus Monachus compia-
tor Decreti , & Abbas Joachim . Item Ja-
nuenfis atque Pifana Fxclefi* ereft* fu" .«u-
Arch.ep.fcopales & Metropohticas . In Angl»
Beatus Thomas Cantuarienfis Arch'ep.fcopu*
eft martyrio coronatus. Fecit hicAbl«S , «t
cetera pavimentum tabulatum ,quod elt cira
AUare majus .
Albericus quintut Abbas c(S P} t T ^' in0
MCLXXIX. cefavit MCXCVIU-
AUericus defunflo immediate fucceffii M>
zoni, Annis Domini Mille Centum &
Sexaginta Novem , Domni Aleiandn 1 III. M
no dmmo. Vixit & inde pofcV H> R«J »
Pontificibus Luc.o III. Urbano HI. Gregono
VIII. Ckmente III. Cceleft.no III. I?° oc « n "?
111. Sub auibus annos regens c.rca v.g.nt. n«
vem cum officio pariter & vaa cefiv». Do-
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I077 C H R O N
mni fcilicet Innocentii III. anno primo . Pe- 1 A
trusComeitor 8c Policratus hujus temponbus
floruerunt .
Bonacurfus Ab~bas fextus ccspit MCC.
cejfavit MCCXVl.
POntificatus Doraini Innocentii III. anno
tertio , MCC. videlicet poft Domnum,
Abbatcm Albericum, facTus efl Abbas Domnus
Bonacurfus. Ifl regiminis fui anno fextodec,-
010 exfpiravit , Pontificatus v.del.cet Domm,
Honorii III. anno primo . Hujus Abbatis tem-
noribus , fcilicet fub Doroino Innocentio III.
damnatur dogma Abbatis Joacbim contra Pe-
trum Lombardum , & Liber Pen Phyficon-
hsretici Almerici . Confummatur Humihato-
rum ordo ; & novi duo furgunt OrdraesPra
dicatorum beati Dominici apud Jholoias ,
Minorum beati Francifciapud Affifium, Anno
videlicet Domini MCCX. circa qua: tempora
fub fratrc Alberto Mantuano Ordo inccepit
lp ud Mantuam Sanfti Marci .
B
Rodulpbm Abbas feptimuscmpit MCCXVI.
tejfavit MCCXXVII.
RQdulpbus fucceffit immediate Domno Bo-
nacurfo Annis Doroini mille ducenus &
fexdecim , Pontiftcatus Domin, Honor.i III.
Anno primo. Ceifavit autem reg>m,n,s fu.
inm, undecimo , Domini Gregoru IX. Anno
primo . Hujus tempore Dom.nus Hononus
M Prsdicatorum & Minorum Regulas con-
firmavit.
Bonus Abbas ^us^fMCCXXVIl.
cejfavit MCCXXXIX.
Mlllefimo ducentefimo vigefimo feptirao
poft Domnum Rodulpbum Domrms lionul
faclus eft Abbas, Domini Gregon. IX. Anno
primo . Hic bene Monafterium regens annos
?irca duodecim exfpiravit - Conftrux.t autem
SSSSm duo late P ra Clauftru ^fjc.h^
Orientale, & latus Auftrale. Hujus tempor.-
bu publicata eft Decretaliuro comp.la t.o
Gregoriana. Item & ab eodem Gregor.o Bea-
ti Ffanciicus & Dominicus canomzat, funt
Oriturque tunc tempor.s Carmehtarum Orclo.
Gerardus Abbas nonus cwpit MCCXXXIX.
cejfavit translatus MCCXLl.
Glrardus Domno Abbati Bono fucceffit.Hic
Monafterio pr^fuit anno uno & igjfr
bus quatuor, & ad Monaftenum Sancl, Bene-
dS^in Pado-Lirone translatus eft, eiufdem-
Monafterii faftus fextus dec.mus Abbas, An-
SS MCCXLl. a fundatione vero d.a.
MonXii Sanfti Benedic* anms ^nt'b^
circa ducentis; quo in loco *SP»£%*£
ca viginti novem mortuus eft Aano lcmcei
Domini MCCLXVIII.
Blnacolfa decimus AbbasMCCXLl.
tejfavit MCCLXIX.
TRanslato ad Monafterium Sanfci Benedi-
£ti AHauGirardo, noftri hujus Domnus
BonaSfa Uos eft Abbas Anno Do =
MCCXLI. Domini vero Gregor.. IX. anno
Tom. XXIV.
I C O N. 1078
lub lnnocentio IV. & Alexandro IV. occupa-
to per impreffionem quorumdam Mantuano-
rum Civium Monafterio , & in pradam m.flo,
cum quibufdam eum fequentibus Monach.s
exulavit. Tamdem extta patriam Anno Do-
mini MCCLXIX. morte ejus vacans Abbatia,
curse atque regimini commendata eft Domno
Ottobono tituli Sanfti Adrtani Cardinali Diaco-
no.qui & Papa poftea dictus eft AdrianusV.
ob pradidTas injurias 8c rapinas CivitateMan-
tua interdi&a , excommunicatifque nominatim
nonnullis Mantuanis civibus principahonbus
illius faclionis. Hujus Abbatis temporibus ju-
ris Canonici dogma tef ulfit . Iidem .1 pentifli.
mi claruerunt inter reteros innuraerab.lesipie
Innocentius Papa IV. Henricus Ep.fcopus
Oftienfis , Bernardus Compoftellanus , Guil-
lielmus Duranti fpeculator , Bernardus Praj-
monftratenfis gloflator . Efique & Beatus
Petrus de Ordtne Pra:dicatorum martyno co-
ronatus. Ferunt eniro 8c tunc tempons pn-
muro Cardinales rubro p.leo ulos eile .
Albertus Abbas undecimus cwpit MCCLXXVIL
eejjavit MCCCXIII.
PErvento itaque ad facri Apoftolatus api.
cem Adriano V. Anno fcilicet Domini
MCCLXXVI. qui, ut dix.mus, Sandh Adna-
ni Diaconus Cardinalis commendatitiam banc
habuerat Abbatiam, prxcedentibus eum Ur-
bano IV. Clemente IV. GregonoX. & Iono-
centio V Tacuit ahquantifiper Monaftenum-
fine cura, nihilque de ipfius Reflore propter
prsediai Adriani & fucceflorw fui Johann.s
XXI in Apoftolica Cathedra breve tempus
exftitit ordinatum. Tamdero Domno N.colao
III. Innocentio fuccedente, Anno fc.hcet Do-
mini MCCLXXVU. venerabil.s Albertus dc^.
S p. hujus Monafterh fadus ett Abbas. Ojio
procurante,iatisfa<fto de illat.s imun.s Mo-
nafterio per injuratores & damnatores fuos ,
efufdem Nicolai Pontificis audtor.tate Cv.tas
Mantuanaab interdiOo & exco^roumcato
ab excommunicatione abfolvuntu . H.c ^fub
Romanis Pontificibus Nicolao prad.fto, Mar-
tino IV Honorio IV. Nicolao IV. Cceleft.no
V Boo facio W Benedifto XI. 8c Clemen
te V annos circiter triginta fex , quamquam
diverfis & adverfis teroporum fat.s mult.fa-
rfS conquafiatu. , duobus tnte. ■ «««^«J
orseclara opera ccepti ohm ab Abbate Bono
Clauft i lateribus conftru<Stis , Occdentah vi-
delicet & Aquilonari , m «terna pace qu.e-
v T roporibus ejus Liber fextus Decreta-
V L f.,h Bonif^cio VIII. Pontifice pubhcatur.
D?J tc fub Todem Jubitei Indulgentia ge-
S Canonizatur & Ludovicus RexFran-
cS . Templariorum Ordo deftru.tu, : fut , Cle-
n ente V. Petrus de Morono qu, & Cajhiftu
"us V Catalogo infcr.bitur Sancloruro , DuW
dnius Haretitus Npvanen fis LCumMar^g
fua conjuge , 8c unwersa fua Secta uit.mo
fupplicio condemnatur .
D
Jobannes Abbas duodejjms^ MCCCm
cejfavit MCCCXXf' III.
VEnerabili Alberto fa«aus eft fucceffor
hannes , Anno fchcet Dorom, MCCC-
XIII. Pontifica.us Doroini Cleraent.s V. Annq
Hir aui filius erat Magnific Domt-
n RavnaldT diS Aflar ioi de Bonacolfis , tunc,
SSSn^ dorainantis^, admodum
io 7 5 ANTONII
lefcens fadtus Abbas , regimen tenuit annis A
circa quindecim , & migravit ad Dominurru.
Johanne XXII. tunc Romano Pontifice . Va-
cavit autem poft ejus abfceflum Abbatia an-
nis feptem. Inter hxs tempora Beatus Ludo-
vicus de Ordine Minorum , Thomas de Aqui-
no de Ordine Pra?dicatorum , & Thomas Epi-
fcopus Herefordenfis canonizantur . Novus
Ordo, qui dicitur Militum Chrifti, in Regno
Portugallia; conftituitur. Clementinarum Con-
ftitutio promulgatur . Aflumto Fratre Petro
deCorbaria de OrdineMinorumReatinasDioe-
cefis in Antipapam, favente Ludovico Duce_
Bavaria; , novum Schifma fufcitatur pariter at-
que dirimitur. Qpo etiam tempore, divina_
taciente juftitia, ex Domode Bonacolfis Man- B
tuanum Dominum transfertur inDomium ma-
gnificam de Gonzaga, Annis fcilicet Domini
MCCCXXVIII.
N E R L I I
Launntius Abbas tertiusdecimus cwfit
MCCCXXXVl. ceffavit
MCCCLXIX.
ANno Domini MCCCXXXVI. Potificatus
Domini Benedicti XII. Anno tertio ex
Monafterio Sanctae Marias de Felonica ad hoc
Monafterium Abbas Laurentius translatus ,
Dsmno Jobanni immediate fucceflit . Hic an-
nos regens circa triginta tres fub Romanis
Pontificibus Benedicto XII. Clemente VI. In-
nocentio , & Urbano V. maturo jam confe-
ctus fenio, miferando cafu inopinabiliter per-
emtus occubuit. Hujus tempore, Anno fcili-
cet Domini MCCCLIV. Carolus IV. Impera-
tor Boemia; Rex , Mantuam veniens , le&a
diu & audita veneranda 1 memori^ facratiflimi
Sanguinis Dei & Domini noftri Jefu Chrifti ,
locum illum facrum , in quo Anno antea fere
trecentefimo primo, temporibus Leonis IX. &
Henrici II. tanta devotione pie reconditus fue-
rat , aperire difpofuit , quamquam facra Dei
arcana , tanto tempore invifa atque intac"ta_,
turpe fit pertractare . Quod fub nocturno fi
lentio clam aggreflus , re ad nullius deducta
notitiam , folis comitatus Magnificis ambobus
fratribus Dominis Ludovico & Francifco tunc
Dominis Mantuanis, pra;fato Abbate Lauren
tio, 8c Sacrifta, qui poftea ipfius Abbatis Lau
rentii fucceflbr faclus eft, & Magiftro Andrea
de Godio , Vate egregio , ipfius Imperatoris
Protonotario , Magnificorum DominorumCon
filiario , ac neceflariis lapicidis , fonbus Ec-
clefisereclufis, juflit pavimentum fupenus fran
gi ad latus majoris Altaris dcxtrum. Quo in
Joco decenti facto foramine via patuit ad Sa-
cellum, a tempore illius conftruclionis omni-
bus prorfus incognita. Hmc defcendens Ab-
bas facratiffima vafa tulit , & ea Imperatori
furfum palam faciens, thefhurum illum incom-
parabilem, pretium redemtionis noftrce, futu-
ix ; beatitudinis munimentum , data; libertatis
inirium , fervitutis ablata; vexillum , quem-
Ditis regia ferre non potuit, Imperatoris ho-
minis fubjecit imperio . At illum Imperator
jriulta 1 orarione, devotioneque piA, una cum-
ibi adftanribus fupradidtis diutius veneratur;
certufque vifione corporea ejus , quem Iege-
rat , audieratque longa 1 fam3 , & fenfibus car.
neis tractans , quod tnnc fpiritum vix perfua-
fifle potuerat , aut literarum , aut referentium
lnveterata memona , pauculam particulam ca-
piens, & decenti recondens vafculo, phialam
lllam vitream , in quam a principio facratifli-
1080
D
E
S^IJm 1 " San T g u, ' n ? m g lor i°fus ftillaverat
Chnfti Martyr Longinus , quamvis effet aH
quantulum frafta defuper, inter quamdam ar
genteam reclufit pixidem; liganfque illam filo"
argenteo circumcirca, & figillatam defup er i n
antiquo alio fuo vitreo majori vafe repofuit
Erat & vas aliud vitreum, quo pars qusaW
Spongias cernebatur. Fama eft , hanc effe £
lam Spongiam , qua? fluentem gloriofiffimunu
illum Cruorem & Aquam ex facratiffi mo iiT
Cruce pendentis latere percuflb excepit
fuus ex coeco mox videns facrns , quemVafti
pcenitens Centurio Longinus , pie recolleeif.
fe , & recolledtum immififfe creditur vafL
quo fupra. Erat & hasc inter duo vafa larni'
na qua;dam plumbea, antiquiffimis infcript«_
literis, quarum fic titulus legebatur. IESU
CHRISTf SANGUIS. Fafta igitur Impera-
tor oratione fua , juffit vafa ad propria loca_
referri ; nec inde difceffit , donec locus dili-
gentiffime atque fideliter reconftruitus , 8e
validiffime reclufus eft. Ita ut antea omnibus
inacceffibilis redderetur. Venienti autem ia.
Italiam Anno a Nativitate Domini MCCC-
LIV. & Mantuas applicito , placuerat eidenu
Imperatori , beatiflimi Longini Martyris vifi-
tare Sepulcrum , quod aperiens ipfius beati
Longini Martyris os brachii dextri fumlit, &
partem armi, qua? honorate atque devote re-
condita, claufo fepulcro, & Altiffimo aclione
reddita gratiarum , ex Mantua admodum di-
tatus & la?tus in Boemiam fecum tulit. Qua?
inter tempora hic Carolus , & Romanorunu
Rex , & poftea Imperator fadtus , huic Mona-
fterio privilegia ampla conceffir , qux apad
nos incorrupta & inviolata legi poflunt, ejuf-
dera facratiflimi Sanguinis, & gloriofi effufo-
ris fui Longini Martyris memoriam facieotia
fpiritualem .
Barthohmtp.us Abbas quartusdecimus ccepit
MCCCLXIX. translatus eft Anno
MCCCXCIII.
DEfuncro Abbate Laurentio, B,irtholomms
ex ejufdcm Monafterii Sacrifta tactus
eft Abbas Anno fcilicet Domini MCCCLXIX.
Urbano V. Summo Pontifice . Hic tempori-
bus ejuflem Pontificis , nec non & Gregorii
XI. Urbani VI. 8c Bonifacii IX. annos regens
circiter viginti tres, per ipfum BonifaciutiL.
Papam, Pontificatus ejus Anno quinto adMo-
nafterium Sancti Benedidti translatus eft Ab-
bas. Hoc regente in Monafterio noftro fub
Domino Gregorio XI. maximum in tempora-
li dominio pafla eft Romana Ecclefia detri-
mentum: ita ut omnis fua Italica dominatio ,
& Civitatum imperium , & fuum omne anti-
quum Patrimonium psene abdicaretur ab ea .
In ea autem, & fub Urbano VI. inauditum-
hactenus fchifma, & neqniffimum tam dura-
bilitate , quam radice , irrepfit in PopuloChri-
ftiano, omtoibus Cardinalibus , exceptato ne-
mine, ab obedientia ipfius Urbanr fe fubtra-
hentibus , & novum facientibus Antipapam ,
Robertum fcilicet Gebennenfem , ohm Bafili-
ca; XII. Apoftolorum Diaconum Cardinalem,
Schifmatis favente principio Comite Fundo-
rum , inde & Illuftri Johanna Regina Sicili*;
poft autem pertinacius Rege Francorum , Avi-
nione omnium fere antiquorum Officialiuuu
Apoftolicorum Curia congregata. Fuit & P"
Bonifacium IX. publicata novi Jubilasi Indul-
gentia generalis , qua: tamen per Urbanum^VI.
ro8i C H R O
de quinquagefimo ad tricefimum tertium in
tricefimum tertium annum reftridta , declara-
ta prius fuerat ob diminutos setatum potenta-
tus , ratione fumta ab setate decima. Fuit oc
f ub eodern Pontifice canonizata beata Brigida,
uxor quondam relicla Wlphonis Nericia? Prin-
cipis , cujus tamen canonizationis proceflus
fub Urbano VI. fuerat inchoatus . Similiter
& inftitutum eft officium Vifitationis Virgi-
nis Maria;.
Antonius Abbas qumtufdecimus ccepit
MCCCXCIIL cefjavit autem translatut
MCCCCVI.
N
A
AD Monafterium Sanfti BenedicYi transla-
to Abbate Bartholomao , Antonius de-.
Ucrlis ex Archipresbytero Majoris Ecclefiae
Mantua; hujus Monafterii fa&us tft AbbasAn-
no Domini MCCCXCIII. Domini Bonifacii
IX. Anno quinto , inchoati autem fchifmatis
Anno quintodecimo. Cujus regiminis Anno
primo apud Burgurafortem Pons mira; defen-
fionis & magnitudinis perficitur. Et Domma
Margarita de Malateftis Magnifico Domino
Francifco Gonzaga , Mantua? Domino , roa-
trimonio copul^tur. Secundo Comes Virtutum
Johannes Galeaz Ducalem dignitatem apud
Papiam triumphaliter accepit . Tertio autem
Caftrum Civitatis ccepir a;dificari ; & inclytus
Princeps , & ftrenuus Miles , nunc Dominus
Magnificus Johamnes Fiancifcus , natus eft .
Quarto vero Corpus Sanc"ti Anfelmi transla-
tatur , & Servorum locus ccepit aedifican .
Quinto circa menfis Marni finem guerra inter
Ducem Mediolani & Mantuanum Dominum
exorditur. Item fexto nominati Burgiforus
Pons comburitur , & Ducis exercitus grandis
fugatur . Demde pax fequitur , & per Frari-
cilcum Gonzagam generalis reftituno male
ablatorum religiofiffime & integre eft exfe-
quutioni mandata. PraetereaSc feptimo tnger.s
& hominum fasva fequitur mortalitas : ib.qne
& locus Sanfta; Marias de Gratiis fumfit ex-
ordium . Amplius 8c fequenti Anno, o&avo
videlicet , Societas Alborum cum laudibus
Virginis vix ubilibet monftrabatur. Nono Ja-
cobus Carrarienfis Domini Paduant gnatus ,
fidem f rangens , ex cuftodia Domini Mantua-
ni fraudolenter aufugit . Item decimo Come-
ta univerfaliter apparente , Dux Med.olam
cltimo Augufti humanae fragilirat.s deb.tuotL,
perfolvit . Undecimo autem Cathedrahs Ec-
clefise facies lapidea erigitur. Duodecimo ve-
ro Francifcus Carrarienfis ie fe Dominum ie-
cit Veronx ; & Donatus quidem de la lurre
proditor fe in carceribus laqueo fulpendit .
Tertiodecimo Francifcus Mantuanus Dom.nus
oroVenetis Veronam expugnavit. Venet. fi-
ouam . Et h.c formofus , atque pulchernra.
afpeftus , & multse eloquentias , ac Poeta^
praeclarus , venerabilis Abbas Antonius , <ro-
fumma reverentiafere omnibus manens,Iron-
tifpicium Ecclefiae Sanfti Andres , & tarro.
Monafterium , quaro plateam Saleru laus de
coram incipiens , nifi ad Abbat.am Sancl Be-
nedifti anno tertiodecimo hujus Abbat.atus ,
voluntate inclyti Principis Dom.n. franalc
Gonzaese mer.to mantuas Dom.n. , transiatns
fuiflet , mirai do fatis opere prot.nus comp e-
viflet . Hic etiam fua prudent.a & fcieotrf
multd prafentem Abbatum Chromca.n coep.t,
& finculos ficuti adlcribuntur , ufque ad . h
ipfura conlc/.pfit ; volenfque tamdem fama
t c o n: 1082
luper terram nominari, Chronicam fuper qui-
bufdam ad Mantuan» fpedtantibus exametro
verfu cecinit dicens :
Scribere difpofui egregia falia Matbildit &c.
Interea vero loci exulavit , ac Brixiae fub Pao-
dulpho Domino carceri longo tempore man-
cipatur . Ad poftremum autem inde exfiliens ,
cum honore apud Monafterium Sancli Lau-
rentii extra muros Roma Abbas Deo fpiri-
tum reddidit.
Johannes Abbat decimusfextus ccepit MCCCCVU.
ceffavit autem Anno MCCCCXXXI.
TRanslato ad Monafterium Santfti BenedK
cli de ultra Padum Abbate Antonio, ve-
nerabilis religiofus Ordinis Cruciferorum Jo-
hannes de Cumis , Decretorum Doc"fcor , &tunc
Fxclefise Sancli Blafii Dioecefis Mantuana; Ptior,
in Abbatem Monafterii Sancli Andreae pec
Magnificum Dominum Francifcum de Gonza-
ea, merito Dominum Mantuse, praficitur An-
no MCCCCVH. die Jovis Sandta , IV. Apri-
lis, Domini Innocentii VII. Anno fecundo ,
inchoati autem fchifmatis Anno XXVIII. Cu-
ius regirninis Anno primo , videlicet MCCCC-
VII. Magnificus Dominus Francifcus migra-
vit ad Dominum IX. Martii . Secundo autem
Tohannes Francifcus llluftris Mantuae Domi-
nus territorii Cremonenfis Caftrum nomine-
Bozolum acquifivit ; & decedente Innocentio
Gregorius XII. natione Venetus Romae in Pa-
pjm eligitur. Tertio vero locus Carthufien-
fium Monafterium Mantuae aedificatur , & Pi-
fis privato Papatu Gregorio , canonice crea-
tur Alexander V. natione Graecus . Quafto
Paula filia Domini Malateftae de MalateTtis
Domino Mantuano inclyto , Johanni Franctf-
co Gonzag», matrimonio alligatur, & pridi-
aus Alexander Papa Bononiae obut mortem ,
& Johannes XXIII. natione Apulus ib.dem-
eligitur. a»into circa Septembris ^"fempri-
m 6 Hungari defcenderunt . Sexto II. Mad«
Verona novitatem commotioms nixa el t ope-
rari , & ejuldem XV. Dux Med.olam Johan-
nes fcilicet Maria prod.torie occid.mr . Ac
etiam V Julii MCCCCXII. hora XII, d.ei
Dominic» Ludovicus Johannis Francifc. pn-
mogenitus mundo apparu.t Sept.mo XXVW.
Martii Palauum Juns combuntur ,5t XI.Ma
dii per hunc ipfum Abbatem Campan.le San-
ai Andr« initiatur De Junio ******
-irman manu Romam intravit , Johanne fapa
inde "iStante Florentiam . De eod.ro un.o
Rex h£S&> novus, fcilicet eleftus, olirjL.
Urben Fori-Julii coronaturus adven.t .Johan-
neXncifcJs Magnificus Mantu* Q
XlXOaobris, Capitaneus Pap* . J°J»™ ,S
srpVato srs— i^sjs-
U a S pi? u e r ^^%^f^f^
fis P Synodus conftituitur & ordinatu r , ac no-
vi ouaeda.n Huffiorum haerefis ib.dem citatur.
TuSc & Sebs Sanfti Laurentii de 1'egognaga
S fuit Abbati* Sanfti Andre». Nono au-
D
rem"MCCCCXlV. Hungarii Rex Coronamj
oaleam de Papa; Johannis & tot.us Synod*
SbS &*!J accepic . Decimo poftfc.lt-
niniti7Rd
I0 83 ANTONII NERLI
cct incarcerationem Johannis Papas, Sacrofan- A
cta Synodus Conftantienfis ftatuit , decrevit ,
& ordinavit pro bono unionis Ecclefi», quod
nullo umquam tempore reeligeretur in Papam
Baldaflar Coxa,nuper diclus Johannes XXIM.
vel Petrus de Luna, BenedidVus XIII. autAn-
gelus Corario,GregoriusXI. in fuis obedien-
tiis nominati . Undecimo XII. Noverabris
I CHRONICON.
1084
concorditer omni ceflante Schifmate , apud
ipfam Civitatem Conftantiam in fummumPon.
tificem eligitur Oddo de Columna, Martinus
feilicet V. Duodecimo autem is Chrifti Vica-
rius de Conftantia recedens , Maotuam maxi-
mo cum gaudio XXIX. O&obris folemniter
introivit . Tertiodecimo vero idem Februarii
II. die Mantua rccedens , Florentiam adiit.
N
S.
-
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FRAGMENTU
SlCUL^ HISTORLE
Ab Anno MCCLXXXVII. ufque ad MCCCCXXXIV.
AUCTORE ANONYMO
Kunc primum publici juris faBum
E MANUSCRIPTO CODICE
Da lN HOCENTU ROCHAFORTJi
B O N A D I E S.
roSy
IN FRAGMENTUM
SICULAE HISTORIAE
MO K IT V M
LUDO VIGI ANTONII
MURATORII.
Obili Siciliae Regno fui non defunt Hiftorici , eatnque praecipne iUu-
ltrarunt Francifcus Maurolycus, & Thomas Fazellus. Antiquiores au-
N
tem Hiftoricos in duos Tomos collegit praeclariflimus Vir Johannes
Baptifta Garufius e Baronibus Xiureni ; atque ego ipfe plerofque mtuli
in hanc ipfam Rer. Ital. Colleaionem . ltalico quoque fermone ejuf-
dem Regni Hiftoriam contexuit idem Garulius, a vetuftis Secuhs ufquead Annum •
Chrifti 1054. eam perducens . Dolendum plane cft , egregmra virura immatura
morte fublatum, fimulque cum eo continuationem Opens mtercidifle . Quum
vero Siculi Hiftorici rari fint, qui Seculo XIV. & XV. res patriae fuae htcris con-
fignarint: mihi propterea conftitutura fuit, Opufculum iftud in pubhcurndiem
proferre, fortaffis ad Hiftoriam illius temporis non inutile. Debeo xllud doctiilimo
antiquitatum, praecipue Sicularum, cultori Innoccntio Rochaforte Bonadies, No-
bili Catanenfl, qui confiliorum meorum confcius , amphorem etiam Hutoriam b£
culam manu exaratam ad me raifit. Compleaebatur illa res geftas m Siciha ab
ineunte Seculo Ch. Undecimo ufque ad Anrium i 4 34- Sicula Lingua coafcnptas
Potiorem vero partem e Latino converterat Frater Siraon deLemo Ord Mm. qui
Anno 1358. flor^bat. Verura ubi animadverti, mhil ahud efle priorem illam par-
tem, nifi compendium Hiftoriae Gaufridi Malaterrae , quara dcdi Torao VI Col-
ledionis hujus, continuo fpem Ulius edeudae abject. Reftab « P°^^F"*
fedto non contemnenda, quae ab Anno 1287. Siculas res brewter cntnw ado p»,
greditur ufque ad Annum 1434. « «" ^ Au ?°V mih \ SSrS
led quicumque is fu, ego ejus laborem, utpote quae Wen* f^J^jflJ
bris ereptum heic volo. Ejufmodi fragmenu fuus quoque ufus efle poteric Siculac
Hiftoriae aniatoribus.
Tom.XXty. CcCq
ro8p
ICpO
FRAGMENTUM
SICUL^E HISTORI^E*
Nno Domini 1287. *. Februarii
14. InditStionis Rex Jacobus fuit
coronatus Rex SicilisB in Civita-
tc Panormi , & regnavit annos
- novem , & menfes octo , & dies
28. , quo tempore Regnum obtinuit mu1t*_
beneficia j demum ex quadara concordia de-
ftituit, 8c dereliquit Siculos .
Anno Domini 1296*. Fidericus frater pras-
di&i Regis Jacobi , fuit coronatus Rex Sici-
liae in Civitate Panormi.
Anno Domini 1 jx2. dieDomintca: i8.Apn-
lis , fuit coronatus Petrus in Regno Sicili»,
in die Pafchatis ad portationem Siculorum.. ,
qui Petrus fuit filius pratditSH Regis Fiderici ,
& fuic coronatus vivente Patre.
Anno Domini IJ2J. Dominut Alfonfus cum
maximo numero gentium tranfivit in Sardt-
niam , & eara acquifivit cum favore Judicis
Arborit , 8c inde ad annum unum Judex re
ceflit cum pace cum Pifanis. Et Anno Do-
„, m i Rex Petrus receffit hinc, ut iret
ad Imperatorcm cum triginta Galeis Januenfi
bus, & quinquaginta de Sicilia.
Anrio Domini 1334. de roenfe Juht prope
Montem Efhnae , fuit apertum os ernpruans
itrnem tam maxiroum de matena cujus ei
feftus eft quidim Mons prope Sanctum Jo-
hannem paparumenta. '',.!»'. .
Anno Domini ljj> 4 Ind.tSbon.s pr.mo
Tanuarii , mortuus eft Comes Francifcm de_
Vintimiliis. Et Anno Dommi 1 J40. 6. 1 n-
diclionis, Comes Matchsus, & Damianus de
Palitio, & fequaces recefferunt de Sicilia, Sc
venerunt Pifas de menfe Junii .
Anno Domini ij4*- Mortuus ett Kex Fe
trus, & Anno 134J. fait magna peft.s,&
mortalitas fd Sicilia .
Anno Domini IJ47. P r,ma: In*«ionis ,
Dux Johannes Fiderici Regis prad.a. terttus
genitus , 6c frater prsdicli Reg.s Petrt de^
rnenfe Martii mortuus eft. Et inde mota eft
euerra, & partialitas venit mter Primates Si
tulorom, & cxorta eft ruina Siculorum
Anno Domini 1352. 4 IndiiStion.s , Comes
Mattmeus de Paliti.s fuit mortuus cum uxo-
re, & omnibus fili.3 fuis.
Anno Domini iJJJ- Comes Lodovicus futt
coronatus in Regem Sicilie in Civ.tate Pa-
norroi . Et Anno Dom.ni ijc-i. fu.t recupe
rata Infnla Liparis dc menfc Auguft. 15- ln
diclionis . - , „ . ~-
Anno Doraini 1373. Mortuus fu,t Rex Fi
der.cus filius Regis Petri , & fu.t fepultus m
Civitate Meffanae. Et Regnum Sicihas re-
manfic in pofle Comitis Artal.s de Alagon^
filius quondam Blafci deAUgona ; 8e in pof
k eius reraanfit Regina Maria filia pradicli
Rcgis Fidertci , jure Teftamenc, dicl .1 ejus
Patns , de menfe Junti 12. lndiftio-
"'Anno Domini 1J78. fecundx IndicTionis ,
Guglelmus Raytnundusde Monticatinofurcivo
modo cepit Reginam Mariara de Caftello
C.v.tatis Cathan.aj tcmpore nocl.s , lu quali
perionalmenti trafiu per la banda dj la Porta
falfa di ditto Caftello , & portaus ila k lo
Caftello di Augufta , & eravichi Caftellanu
uno nomine Matheu Doca , & nuha guardia-
fi fachia a lo ditto Caftellu , h 1 quali Guglel-
mu Raymundu vinni cun dui Gahotti, cc di
poi la portau a lo Caftellu di la Licata , &
di illocu la portau in Catalogna, ad Re Mar-
tino, & dunaula per mugleri a Martino juvi-
ni, figlio di Re Martino vechu.
AnnoDomini 1581. 6. Aogufti, vinni utio
focu lo jorno de lo Salvaturi di Moagibcllo,
8c arfi tutti ii arburi & aulivi ch'eranu aprcf.
fu, 8c atornu di la Gitati di Cathania
Anno Domini 1389. Comes Artahs deAIa-
eona Regni Sicili» Magiftri Juftitiaru , mor-
fuus fuit quinto Februarii, Sc fuit iepultus in
Cathania a Santa Maria di Novaluchi Et io
iuo locu remanio Maftru Juftitien Manfre
d"/\lagona , fraci dt lo dito Artah .
Anno Domini 1^92. de menfe Martn if.
Indic\ionis , Martino Dnca di Montialbu , 8i
Dominus Rex Martynus e jus fihus , 8c Regi-
na Maria venerunt de partibus Catalontat, acL
Regnum Siciliaj , & obfidionem pofuerunt 10
Panormo, ubi erat Andreas de C aramonte
Eodem anno de menfe Madii die|i7., ejul-
dem fuerunt capti Manfridus dc Claramonte ,
8c eius fitii. Andreas de Claramonte, cc om-
nis Domus de Ctaramonre , 8t prtmo d.e-
menfis Junii Andreas de Claramonte ftnt de-
coUatus ; 8c exinde Artalis de Alagona mtra-
vic Cathaniam in vigilia Sanfti Johinnts Aba-
tifta? , 8c ex tunc in antea futt mota maxtma
guerra capitalis inter Artalem de Alagona, 8B
Dominos Reges noftros. ^ ' , '
Anno Domini tj94- de menfe Martu «.
lndiftionis , Artalis ds Al.gona tetgvtt i^
C.vicacem Cathmire 7. Martu ft exmde fe re-
betlavit contra Regiam Mageftatem, demde^
ad dies oao pofita fuitobfid.oconcra d.clam-
Civicacem pcr mari cum tr.ginta Gi e.s ds^
Cathatanis , 8c per wnam «tomagoa co-
pia gentium armorum , 8c fic obfeffa dtdtaw
Civitas tenuit fe pro Domtno Artah per to-
fum 1 menfem Julii ; deind, ^jglrta •
& extenoati , adeo quoi comedebant afinos ,
m-ios gutos , feu muftpulas , defedtu panis }
fiKer Augufti anni *. Ind.ftionts , di-
t CivitL fe reduxit ad Regiam fgeluatem
Dompnus Hero Artalis aufug.t , 8* pcr aW
quos dies ante fuit Caftrum Johannem, quod
tunc tenebK occupatum , & fic difikaj C.v.tas
fuic taxata P er colta , & folvit di<Srir Regt-
bu centum P m.lia Florenos ad hoc, «oo-j.
pcneretur in curfu. Et ex.nde Anno fequenti
\ Indidfcioois , Dompnus Artahs aofog«tdc-
Ciftro Johanni, 8c ivit extra Regnum; 6c hc
omnSterr*, & Baronii , 8c caeter, qu, erant
S& fc reduxerbnc ad Sacraro Regtara Mage-
ftatem 8c faaieftpax inter Siculo8,& Reges.
A?nf Domioi 1398- 4 Ind.<Stton.s Gu-
gletmus RaymunduV de Monticatino Regn.
Sicil.a; Mtstfter Juftitianus , cum ejus fra-
tSus 6c nfi,s, 8c J cum Comite Anton.o dc-
Vintimiliis. 8c Comite Bartholomxo de Ara-
JotdaTet alii Nobilcs, fe rebeUaverunt oonict
C C C C t rr*'
F R A G
topx
Regiam Mageftatetn , & acopavit Terranru
Leontini , Minei , Mette Sandtae Anaftafla;.
Et ftatim fuit obfeffus , qut Comes ex manu
Siuarum mortuus eft, & omnes filii & fratres
e reduxerunt ad Regiam fidelitatem , & Co-
mes Antonius etiam fe reduxit ; Dictus vero
Comes Bartholus receffit extra Regnum , &
fic facla eft univerfalis pax in didto Regno,
quod adhuc durat, 8c durabit, danteDomino
nieliora .
Anno Domini 1405. 12. Indi&ionis, Sere-
niffimus Rex nofter Rex Manynus duxit in_
uxorem Reginam Blancam, filiam Sereniflimi
Regis Navarra; , quod de prsfenti vivunt ,
cum qua procreavit filium unicum Dompnum
infantem Petrum , qui vixit per menfes otto,
vel novem, & mortuus extitit in Caftro Ca-
thanise. Et in eodemAnno Mefler Petru San-
chu de Cilatayu fti fattu Signuri di la Terra
di Santu Filippo di Argirioni , & di Gagla-
nu , lu quali Meffer Petru fichi grandi fatti ,
e larghiza in la Gitati di Cathania.
Anno Domini 1406. 13. Indictionis , lo
dittu Sigrturi Re Martino andau in Catalogna
ad vidiri a fua Matri , 8c kflau Vicaria in_
lo Regnu di SiciHa a la Regina Blanca.
Anno Dornini 1408. de menfe Septembris
5. IndirSlionis , Dompnus nofter Rex Marry-
nus incaepit conqueftam Sardinias, 8c armavit
novem Galea^ in Sicilia , & cum multis No-
bilibus Sicilianis fuis fiielibus fe contulit ad
Caftrum Caglari , in quo moram contraxit
cum maxima copia gentium .
Eodem Anno Sardi ceperunt Dominum Co-
niitem Norboy , & miferunt eum in Janua_
pro ficurfu . Dum veniffent quatuor Galeaj
Januenfes cum pluribus Nobilibus in dic~ta_
Infula Sardinia;, fuerunt capti per Galeas Do-
mini noitri Regis ; Sc qui ibi erant., omnes
fuerunt interfe&i 5c fufpenfi propter aliquos
Nobiles qui fuerunt, Sc fuerunt carcerati , &
hoc fuit primo Julii 2. lndi6tionis .
Eodem Anno de menfe Novembris , in_
notte Santi Rodani , prope Monte.m Ethnae,
apertus eft Mons, & eruttavit ignem in tan
ta quantitate, quod fuerunt muhi mortui, &
deiafia.it multasvineas in contrata prasdicta:
Et coperuit Ecclefiam Sancla; Maiia; de lo
Bofcu Inchufu, 8c duravit per dies fexdecim,
& ultra , adio quod omnes Cives aufugerunt
cum eorum bonis mobilibus per majori par-
te in Terram Leontini , oc in centum . De-
mum operantibus rogationibus Gloriofx Vir
ginis Agitae Advocaue petentis , dittus ignis
ceff.ivit, 8c non ultra tranfivit .
Et ultimo Junii tjufdem Anni 2. Indidtio-
nis, fuit fattum bellum in lnfula Sardiniie in-
ter Regiam Mageftatem, & fuos fideles , cum
Comite Narboni , & omnes Sardos , qui Sar-
di fuerunt in numero 25. milia ; 8c gentes
Regias Mageftatis fuerunt circa otto milia_,
tamen , 8c tamdem , ut Deo placuit , Rex
Martynus vicloriam obtinuit , adeoque in_
Campo vicit , 8c fuerunt moiti fex milia Sar-
di, 8c muhi fuerunc capti, 8c multi fugerunt,
& perdiderunt ditto die Terram, oc Caftrum
folum, qua viaoria habita , Dominus nofter
Rex Martynus cum magna vidtoria venic in_
Sicilia .
Eodem Anno in fine , Dominus nofterRex
Martynus junior fuit mortuus in Infula Sar-
dinise in Caftro Caglari , 6c ibi fuic fepul-
tus .
Anno Domini 1410. 3. Indiftionis , Rex
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Mai tynus Aragonias, & Sicilia» Rex, pat ri di
lo co.ndam Re Martino juvini fii mortu in_
Catalogna . (Eodem Anno Miffer Benardu de
Crapera incrau in la Gitatidi Cathania, mor.
tu lo diccu Re Marcino , 8c ftandu incra la_
ditca Girati, fi incomenzau ad impopulari di
la dicta Girati .
Anno Domini 1411. 4 Indiclionis, prefa_
la dicca Gicaci di Cathania , fi mofli guerra_
intra la Regina Blanca, Mifler Perifanfes , &
Miffer Benardu Incaprera in lo Regnu di Si-
cilia , lu quali Miffer Benardu fignoriava_
tucta la Gitaci di Cathania, eceptu lo Ciftel.
lu, lu quali fi tenia per la ditta ReginaBlan-
ca mugleri di lo quondam Re Mirtino lu ju.
veni Re di Sicilia ; & lo ditto Miffer Benardu
mifi per Capitaniu a la ditca Gicaci di Cacha.
nia Mifferi Johanni Filingeri lu burdu , 8c
fichilo Cavaleri .
Anno Domini 141.2. 6. Indictionis e8. De-
cembris , albixendu lo jorno di li Innocenti,
Mifler Sanrhu Rois de fiori vinni di notti ia
la Gitaci di Cathania, la quali fcalau per la
banda chi fi dichi di la Porta nova , 8c intrau
intra la Gitati , 5c recuperaula cu lo nomu
di la Regina Blanca , 8c di lo Re di Arago.
na cu bella pachi , 8c cachau a lo fuptadit-
tu Mifler Johanni Filingeri , a lu quali laf.
fau giri liberamenci cu tutti li foi beni mo-
bili , ch' ipu havia intru lu Epifcopatu undi
ipii habirava: lu qu3li Miffer Johanni fi recolfi
in la Terra di la Motta di Santa Anaftafia_
cu fua muglerj , 8c beni foi , Ia quali Motta
fi tenia per lo ditto Mifler Benardu.
Eodem Anno in fine, vel Anno 6. IndirStio-
nis 141 3., lu Signuri Re Ferrandu , figlo di
Re Johanni Re di Spagna ulteriurj , fii crea-
cu Re di Aragona, e di Sicilia per elettioni,
Sc non per linia dependenci , che de jure_
haviffi a fuchediri .
Anno 1414- 7. Indidlionis , fu mortalitati
la Ifola di Sicilia , undi chi vinniro
per
Vicerre 8c Gubernaturj lo Maftru di Monte-
fa , Mifferi Ferrandu de Vega , 8c Mifferi
Martinu di Turj.
Anno 1416". 9. Indiitionis , lo ditto Re
Ferrando fo morto in Cathalogna ; 8c laffau
quatro figli , videlicet Alfonfo, Johanni , Pe-
tro, Arrigo. Eodem Anno fu coronito tle
di Aragona , 8c di Sicilia lo ditto Alfonfo
primogenitu di lo ditto Ferrando Re. Et m
di lo
eodem w Anno lo lnfanti Johanni , fratt
ditto Re Alfonfo vinni in Sicilia per guber-
nari Sicilia .
Anno 1421. 14. Indicrionis Frebuarii lo dit-
to Re Aifonfu vinni in Sicilia 8c prifi porto
in Palermu , di poi <i partio & andau a Mef-
fina undi chi andaru tutti li Baruni , Univer.
fitaci , Frelaci di Sicilia , ac in la Girati di
Miflina chi vinniro certi Conti, 8c Bar,uni di
Calabria per la Imprifa, la qualihavia piglia-
to di lo Regnu di . Napuli cu voluntati 8c
configlu di la Regina Johanna, Regina di lo
Regno di Napuli , di poi lo Re Alfonfu fi
partiu di Miffina ad hura di Vefpiri , die_
Veneris penultimo Madii , &c vinni per Ter-
ra ad Tavormina.oc junci dt notti;8c di pol
die Sabati fi partiu di Tavormina per terra^,
8c vtnni in Cathania ad una hura e menza di
notti, intrau intra Ia dttta Gitati per la ban-
da di Porta di Jachi , 8c recto cramite fmdi
andau ala Ecclefia di Madonna Sao£ta Aga-
ta , 8c illocu fi adorau , 8c ala duj huri di la
notci intrau intro lo Caftellu da la ditta G.ta-
ti
Digitized by
V
10P3 H I S T O R I
ti 8c ftetti in h ditta Gitati jorni dui , vido-i
licet laDominica prin.o Junii & loLuni.Ex
inde in fero in hora 24. rauntau fupra una
galera pi la banda di fubtu la Porta di li Ca-
nali , undi chi eranu dui altri galei , 8c foro
infuma galei tri , & quilla notti fi partio di
Cathania , & andau a Miffina , 8c junfi die—
Martis :
Johanni .
Ferrando .
Alfonfo , Johanni , Arrigo , Petro „
Ferdinando . _
Di poi die Mercurii 19. Junii lo ditto Re-
Alfonfu ft imbarcau di Miffina , & andau alo
Salvaturi & illocu ftetti fina alo Mercuri fe-
Suenti die 25.ejufdemmenfi&: Dipoi fi partio
i notti , & mififi ala vela , & in bonu viagiu,
fichi la via per effiri a Napuli , & fu cu
Madama , & incontinenti la ditta Gitati di
Napuli fti inclinata a lo ditto Re cu volunta-
ti di Madama 8c rnifiruchi per Capitaniu a_.
Mifer Johanni di Caltagiruni Sichilianu , gi
tatinu di la Gitati di Palermu : Eciam la_,
ditta Madama fi havia prifu per figlo adopti-
vo alo fopraditto Re Alfonfu : Deinde lo dit-
to Re appi Averfa, Caftetlu a mari,Ia Cher-
ra , 8c altri lochi, 8c Terri, operanti lo Car-
dinali di Sanftu Angilu, lu quali era mterpo
fita Perfuna infra Madama , 8c lo ditto Re_
Alfonfu ; deinde lo ditto Cardinali fo morto .
Deinde lo Magnifico Artali Conti di Luna
Admiraelo di la Infula di Sicilia , fo fattu
1 _-_ • » 1 •_ • _. _. 1__ _-_ (V 1 r-1 1
C
Retturi 8c Gubernaturi di tutta la Cofta di
Malfi per anni X. effendo cuntati, e numera-
ti tutti H Univerfitattdila ditta Cofta di Mal-
fi . In quiftu teropu fupravinnt la pefti tn^
Napoli Bcintri jorni tn lo mifi di Decembru,
anno primse Ind.aionis fo roorto di peftt lo
ditto Conti Artali in la dittaGitati d» Nipu-
li , di la quali morti lo ditto Re Alfonlu nt
appi gran dolu , e difplachiri.
Et di poi che fo morto lo ditto Conti Ar-
tali,lo dittu Re Alfonfu creau Amiraglo di
lo Regno di Sicilia alo Magnifico Conti Jo-
hanni dc Vintimigla Conti Sichilianu ; detn
de findi vinni in Sicilia lo ditto Conti Jo-
hanni 26". Madii primae indiclionis , 8c in
fine menfts Aprilis incomenzau la peilt m la
Gita di Cathania , e per Ia mortt di lo Ma-
cnifico Meffer Benardo Ingrapera , lu quah
era Maftru Juftitieri di lo Regnu di S.c.lia ,
lo ditto Re fichi Maftro Juftizeri di lo d.tto
Reeno di Sicilia alo Magnificu MiiTer Jo-
hanni di Moncata in la Gita di Napuli .
Anno prima. Indidtionis la Reyna
Johanna, Regina di Napuli Matri adoptiva-
_ji lo ditto Re Alfonfu trattava di fari ^prindi-
ri alo ditto Re Alfonfu intra lo Caftellu di
Capuana;ma operanti la Divina potentia , 5c
la iuftit.a findi liberau.undi chifu mortu M.l-
fen Incaluietta: Et per lo trattatu ch era fat-
tu di continenti lo jorno fequenti , zo tj. Ma-
dii primsindiaionis venia unu gran sforzu a
Napuli per effiri cii la Regina Johanna .
Et fapendo lo Magnifico M.fler Johann. d^
Muncata , 8c Miffer Benardu di Cent.glas , &
altri Nob.li omini, fentendu ch' Sforzu divia
viniri a Napuli ; nixeru fora d. Napuh per
afcontrarfi ctt dittu Sforaucft c.rca feptichen-
tu Cavalli . Et volendo ipfi fari alcuni aftu-
nali „6 andandu tutti plicati per pot.r. hav.r.
lo ditto Sforzu . Et lo ditto Sforzu venr^
ca chinqui chentu Cava li tuttt pl icat. , 8c
acuffi foiu per lt manu cu Iuna di h Inftitut. .
M S I G U L M. 1054
A i Et cufsi lo diftu Sforzu indi appi li fpalli &
altri ftrat'unde daquifto fi mifiru in fuga per
modu ch' lu dittu Sforzu indi appi la Vitto-
ria 8c prifindi multi prixuni, 8c multi Caval-
li infra li quali prixuni fu prifu AliiTer Johan-
nidiMoncata.Miffer Benardu Sant.glas , Mif-
fer Ramundu Periglo» , Miffer Feder.co di
Vintimiglia , Mififr Corigla , Miff^r Rarnun-
du di Mutra , Miflt.r Moncata , Miffer Pe:ro
Saccanu , Miffer Incafata 8c lo firati, Miffen
Guglelmu Periglo: Johanni di Moncata , M.f-
feri Indataraau iffat , & altrt Nobili hotnmi.
Et in quifto jorpo uno Valencianu conver-
fu,lu quaii era vic? Gaftellanu di lo Caftellu
di Averfe havendu notitia di quiftiNobihho-
B mini effiri ltati prili , vindiu lo Cafteilu dt
Averfa a Sforzu per quatiro milia Flonni, 8c
cufsi lo ditto Sforzu recuperau ad Avcrfa,8c
lo Caftellu ; Et quifto fu ch* lo Caftellanu dt
loCaftellu di Averfa era andato a Napuh per
parlari cu li Signuri Re : 8c comu Averfa fi
perdiu.tutta la Cofta di Malvi fi nbellau; 8e
ribellata la Cofta di Milvi lo Sforzu intraa
intra la Gitati di Napuli , 8c mifi a iacuman-
nu a roulti perfuni 8c curreru li banch. fattt
di li Siciliani 8c Catalani : 8c incotinenti la-.
Regina Johanna xiu di Napuli, 8c andau&tndi
ad Averfa . „ . ,. „.
Et tn die Veneris it. Junit pnmGelndiCtio-
nis junfi la Armata di Catalogna.xh' foru ga-
leri ii. 6c navi ij, cii multa genti darmi ,
8c mittendu in Terra, fubitu raifiru a fcamu-
zari 8e fcramuzandu k pocu a pocu , firmaru
la batagla , 8c mittendu focu 8c ardendu lta-
tiin 8c ch'lu ventu la ayurava: operanttUeu,
8c la juftitia recuperaru Napuli no chi eilendu
Bradu ne lo Principi diCarrar*,li quaheranu
ala Cherra, 8c acufsi foru arfi intra Napult
circa milli e trichentu fteri , 8c curfiru la^
mayur parti di Napuli : 8c li agenti di lo d.t-
tu Re , cotidie no ceffavano di combattin lo
Caftellu di Capuana cfi multi 8c grandt bon-
bardi , ch' lo haveano quafi menzu sfattu, Cc
havianci lu luchufu per rnodu ch noTi pot.a
ficcurai , 8c intra lu dittu Caftellu ch, erana
E> ' plui di chentu cinquanta combattent ,?alt
quali loduto Re Alfonfu h volt i tutti pec
homint morti . ; • • _. . R
Et di iUi & certi jorni lu d.ttu S.gnuri Re
corou graccufu 8c benignu Signur. fi raofi a cora-
paffioni havendu pietati di loru 1. pwtoMJ
la vita, 8c laflauli xiri fan. 8c falvi cd tutt.
oru beni, 8c cufsi ipi abandunaro lu d.tm
Cafteltu, lu quali di iU innantt fh dt lo St-
6 rnf^£^Sinifcalcu.di.aR^
Tohanna,lu quali tenia prixunt Io.S<g^« R«
n fcambio d. quillo foro liberat. M.ffbr Jo-
'bannU. Mun«ta , e tutti li altn Nob.h ho-
cufsi lu dittu SignuriRcfichi hberart lu grau
Sinilcalcu chera prixuni in io put.r. .
Anno Domini 14^?- *V « ^? 1 * N ^f„„
briV a Indidtionis, lo dittu S.gnun Re Alfon-
f fi partfu di Napuli l^rrnata, laffandu a
Napuli alo Signuri infanti DonPetro fo frat
oer Gubernaturi , 8c Retturi d. Napuli 8c dt
fflfula d S cilia'cu cert. Nob.li hom.m : ,a-
f a coropagnia,8c lo dittu Signur, Re Alfoa,
fu fi partio di Napuli per roar, , e fichi la^
via di Gayta , & illocu ftetti alcun. jorni, &
r P oi fi partiu,8c andau a la yfolad. Ponzu,
deinde fi partiu , 8c tornaus ^nd. a Gayta^*
di poi di trattu f. partm dt Gayta , & andau
iotf F R A
ala ditta yfola di Ponzo , & di poi fi partiu
fachendu fama di foliri coftiari la Cofta di
Genua , & cufsi plachendu a Deu per bona
vintura pigliau la Gitati di Marfigta , la qua-
li fi dichi havirila tenuta jorni dui, & curfila
& bruxaula ; & etiam ni fichi livari trj Cor-
pora Santi ; deinde fi parriu per andaris indi
jn Catalogna ,undi chi junfi ali dui di lo mifi
di Decembru .
Anno Domini 1414. 1*. menfis Aprilis *.
Ind. fi perdio la hereditati di Napuli & tra-
firuchi li foraxuti di Napuli , & altra genti
intro la ditta Gitati , undi ch' foru prifi pri-
xuni lo figlio di Mifler Johanni di Moncata
cu tutta k fua Compagnia,& Mifleri Johan-
111 di Caltagiruni & alt'aflai Nobili homini :
operantt Mifler Jtcobo di Candora , lu quali
era Capicanu di Armi di la Gitati di Napuli
per parti di lo Signuri Re Alfonfu RediAra-
gona, e di Sicilia , & cufsi 1'armata di HGi-
nuifi vinni innanti di Napuli in faguri di la_.
ditta Gitati , & contra di lo Sigouri Re Al-
fonfu .
Eodem Anno *. Ind. de menfe Augufti lo
Signuri Infanti Don Petru frati legitimo &
naturali di lo ditto Re-Alfonfu , fi partiu di
la ditta Gitati di Napuli c_ galei ij. & foro
ala marina , & illocu la dannificaru di alcuni
bem , 61 deinde fi partiu & vinni s'ndi a Mif-
fina circa kt metati di Io ditto mifi di Augu-
ftu , & illocu ftetti jorni tri , & di poi fi par-
tiu di Miffina , & retto tramite indi vinniro
in Siragufacu li galei zj. circa li 10. jorni di
lu dittu mifi di Auguftu, & effendu illocu k
Saragufa , vinianu li ditti Galei in Cathania,
quandu a tri , quandu a quattru , quandu a
chincu , & illocu fi forneru di bifcottu , di
vinu , & altri cofi neceflarii , dichendo ch' vo-
lianu fari la volta di Barbaria oy di liGerbi;
& cufsi fi parteru di Sicilia laffandu Vicerre
alo Magnificu Mifler Nicola Spinali , comu
ja era innanti ch'lo dittu Infanti venifli , die_
Mcrcurii penultimo Augufti t. Ind. lo ditto
Signuri inftnti fi irobarcau da Saragufa , &
muntau in altu di li ditti Galei. Et da longu
mandau una fua fimina, la quali minava di
Napuli , ta quali havia nomu Lucretia , c
mandaula cu certa roba alo Caftello di la Gi-
tati d: Cathania,8e illocu la laflau & ipu af
pettandu in altu li fuffi fina ch' tutti liGale
li fuffiiu ajuftati per effiri ala vita.
Die Sabati %. Septembris t. Ind. lo Magnifi-
co Conti Johanni di Vintimigla fi partiu
di Saragufa , e lafira junfi in Cathania & al-
lufau in cafa di Chiccu di Bonificiu , undi
chi ftetri alcuni jorni , & deinde fi partiu di
Cathania otandausindi a la fo cuntatu di Gi
rachi .
Die Martis J. Septembris j. Ind. albixen-
du lu Mercuri ali fei huri di la notti , lo dit.
to Signuri Infanti Don Petro mifi vila in lo
Porto di Saragufa , e fichi la via di 1'lfola di
Malta , & illocu duvanu ajuntari tutti li Na-
vili per efliiri a loru viagiu cti falvamentu .
Die Dominico X. Septembris v Ind. lu
dittu Signuri Infanti fi partiu di Malta cu Iu
ftoltipercffirialt Gerbi.e n6 li parendu dt ef-
firi fattibili , fcurfiru cu la ditta Armata , &
junfi ah Chercani infembla cu Don Federicu
di Luna figlio naturali di lo condam Re Mar-
trnu , lo juvini .
Et die Martis rp. Septembris Ind. lu dit-
fti lnfanti , e Don Ftdericu di Aragona iun-
firo «h Chercani , & illocu mifiru in Terra
G M E N T U M
B
D
ioj><5
tutta la gentt, & havendo li ditti Cher.
chani fentimentu di loru ch'la haviano mifu
in Terra , tnconttnenti li Cherchani tutti fo-
ru phcati & apoftati , & fubitu aflaltaru a li
ditti Criftiani , & prima facie li ditti Cher-
chani ruppiru parti di li Criftiani , & viden-
du lu dittu Infanti , & Don Fidericu ch'li
Criftiani eranu mifi in fuga , & rutti ipi
cu tutta quilla agenti,ch'eranu cu loru fubi-
tamenti fi reforzaro di maniera ch'ruppiru a
li ditti Cherchani , e foru vinti & fijperati
& la mayuri parti prixuni, di li quali ni foru
prifi tntra mafculi , e fitnini grandi , e pi.
chuli tri milia quattru centu cinquanta , &
morti & anegati circa fepti chentu . Undi li
Criftiani chi ftettero plui di otto jorni cu la
ditta arrcata .
Deinde lo ditto Infanti , & Don Fiderico
cA ta ditta armata fi parteru di li Cherchani
& andaru aftaphati undi era Terra ferma , 81
illocu era lo Re di Tunifi cu unu grandi nu-
meru di Mori , & videndu to dittu Infanti
quifti , fi mifiru fupra brigantini cu Don Fi-
dertcu , & foro apreflu terra, & a pocu fpa-
tiu, & per Turchimani fi appiru a prilari c(i
lu dtttu Re diTunifi afidanza & cu la ditta
fidanza certi Criftiani xiru in terra , 8t di li
Mori muntaru in altu Ii Galei' di li Criftia-
ni fidati xiferu , 8c cufsi li Criftiani lu Re di
Tunifi fichi prefenti alo Infanti , 8c Don Fi-
dericu d'Aragon& : 8c di poi ch'tutti foru
ricolti li Criftiani , & li Mori fi parteru di li
Mari di Staphati & retro tramite s'ndi vinni-
ro a Malta .
Deinde fi parteru di Malta , & vinniro in,
Sicilia, & inde in die Sabbati 14. menfis Octo-
bris , IndicStionis ejufdem , junfiro in Saraguf»
di Sicilia, & illocu xifi lo ditto Infanci , c
Don Fidericu di Aragona , 8c multi Nobili
homini ,' 8c Gentitomini.
Die vero Martis 17. Odtobris, lu dittu In-
fanti fi partiu di Saragufa per terra , 8c ao-
daus indi a notu .
Et lo ditto Don Fidericu fi partio, 8c vin-
nis indt in Cathania , la fira circa ura una_
di notti trafiu in ta ditta Gitati di Cathania,
8c fh die Mercurii matino 18. Oclobris. Et
die Jovis matino s'ndi andau ala Ecclefia di
Madonna Santa Agua, 8c iilocu audiu Miffa
alo Altaru di la grada, un di chi diffi Miffa
Presbiteri Nuzu di Turtuni, 8c audita la_
ditta Mifla volfi vidiri , 8s orari li Santi Re-
liquij di la Madonna Santagata , undi chi fu
prefenti lo Epifcopu Johanni , Epifcopu di
Cathania. Dipoi fi partio, 8c andaus indi ala
pofata ali Cafi di Guglelmu di Anzaluni, 8e
illocu ftetti per alcuni jorni fin ali 11. jorno
di lo Mifi di Novembro .
Die Mercurii aj. Oclobris lu ditto Infanti
Don Po-tro intrau in la ditta Gitati di Catha-
nia circa li 24. htiri , lu quali intrau per law
Porta di Jachi, e ricolfifi alo Caftfllu di ln_»
ditta Gitati ; Et die Jovi matino 26. Oftobns,
lo ditto Infanti andau ala Ecclefia di Madon-
na Santa Agata , 8e dipoi fi recolfi alo Ca-
ftellu di ditta Gitati.
Die Mercurii primo Novembris, Indictionit
ejufdem , fi fpufau la figla di lo Nobilijohan-
niRamundu, cu Mifler Comes di Quatru Ca-
ftellanu in la Ecctefia Mayuri di Madonna-.
Santagata , undi chi fu lu fupradittu Signuri
Infanti, 8c Don Fidericu d'Aragona. Eodem
die lo Signuri Infanti , & Don Fidericu foru
alu planu de la fera , 8e vittiro juftran tin-
lop7 H I S T O R I
niru Tavula li avintureri, che foro certi per-
funi, undi chi foru quifti Gentilomini Catha-
nifi Antoni di Afmari , Carrau di li Caftelli ,
Georgi Munfunj lu Navarru, & altri affai Si-
ciliani, Caftellani, e Cathalani .
Luni tf.Novembru, lo dittu Signuri Infanti
fi partiu di Catania per terra , 8c fichi la via
di Palerrou , dicendu voliri andari in Sardi-
ena, cu la ditta armata , 8c jungendu m Pa-
lerrou di continenti fi partiu per terra , &
andaus indi inTrapani, 8c di illafiimbarcau,
& fichi lo caminu per Sardigna , partendofi
di lo Re di Sicilia. =
Et die Mercurii i%. Novembns ejuldem ln-
didtionis, Don Fidericu fi partiu di Catania_-
per terra , & flchi la via di Trapani , 8c d.
illocu fi imbarcau , & fichi la via di Catalo
cna, lu quali minau cu ipu a Tarfia fua Ma
tri Cathanifa, & paffau circa 40. cavalli bel-
liffi 8c boni , li quali ipu appi in S.cilia m-
fra dati, & accattati.
Anno Domini 1416. de menfe Juln , 4. In-
di&ionis , lo Gran Soldanu vinm in la Yfola
di Chipri , la quali gira chjnqui chentu mi
cla, cu chentu quarant una Veh , infra&a-
lei, Galiotti, & Brigannni, Tafari e Nav. ,
& pr.fi terra in unu Caftellu , ch' hav. nomu
1., -„ a i; e , n 3- ditta Ifula , lu
M
A
B
bc prili terra 1« u»" - » ~ -
Alimilon , lu quah e in la- dirta Ifula .
quali Caftellu v.nfi per forza & tutta la di
?u P au. Et lo Re di Ch.pr. effenduaNixox.a,
havendu nova di quifta armata d. lo . Solda-
nu , 8c corou havia disfattu lo d.tto Caftellu
« Alimifon xiu di Nicox.a cu ottu , «JUj-
perfun. infra a pedi 8c i cavallu & . fu arafu
5 Al.milon c.rca roigla quatru . Et illocu 1 fo-
ro per 1. raanu , undi ch. fu raortu lu frat»
di lu Re di Cipri cu 15. Cava er, , e d qua-
Su chentu altri perfoni & illoeu ft pr.fi.
Drixoni lo Re di Cipri, & eft w put.ri d. lo
CaXu di lo Gran Soldano. D.sfattu ch
lo Caoitanio di lo Gran Soldanu , & andaus
indi 5 Sini, & disfichiro 1« ditti Sal.ni:
Ve f che o Gian Soldanu non era illa pre-
£ eceptu uno fo frati ; & d, po. fi par-
tero & andaru ananti di Nicoxia, , & per dui I
"rni chi foru aperti li P^Koxia
cufsi intrau intra la ditta Terra diNwo x.a,
& fichiru gittari una Gr.da, che no» foffi tat-
* mal l nfxunu homu, ne fim.na, nec euam
roba eceptu argentaria & chanullotti, & il-
locuftet e P ro jorni fetti e menzu ; Et d. po.
a ali Salini undi eranu roult. fuft. : &
fu die Domin.ca 4- J»"-U , 4- ^f^j: ci .
Et fapirifi ch' in lecurfu di ditto Re di Ci
'* d ' ch= diviff. »e»ici c4 ipl
??sjs sr» u *.
ch'eradi Venitiani contra lo volir. «PP 1
Sdari cu loru , & unu jorno d« Mercur, la-
siculi; 1058
fira gianu viliandu & torniando lo ftolu di li
Sarachini, & ipiaboni bonbardati- gianu con-
tra li Criftiani , & li ditti Galei di li Criftia-
tii rimorchavano tutti li Navi di li Criftiani,
& xeru li ditti Galei di fpra di lo Capu di li
Salini exendu di lo Gulfu , effendu fora di h
Salini li Navi, & li Galei di li Criftiani far-
geru tutti, & vinniru la notti dui huri anan-
ti jornu rimurchandu li ditti Navi per li ^Ga-
lei , andaru per afaltari li Navi di li Mori ,
& comu foru apreffj 1'armata circa menzu
miglu , 8c di poi acuftandu ad una baleftrata
eccu veniri una Galeotta di li Mori ben^ar-
mata , in ver li Criftiani , 8c cufsi tutta 1 ar-
mata di li Mori fichiroVela, 8c vinniro adof-
fu di li Criftiani la matina , 8c tandu li Galei
di li Criftiani rimurchivanu h Nav. loru dt
li Criftiani, 8c nixeru di fora , 8c m.ttendoh
in fugaafugiri, 8c li Navi appreffu, 8c culst
•la Galea d'inferveLUi Catalanu , la qual. n-
morchava la Navetta Venetiana, la quali era
venuta di Yerufalem , tagleu lu capu & lat-
faula , 8c di continenti fii prifa Ia ditta Navet-
ta per li Mori , 8c effendu prifa, a tutti quil-
li, ch' eranu dintra li taglaru a pezi , & git-
taruli a mari , eceptu li donni, che no li h-
chiru nullu mali. - , ,
Et a li 6. di Jugnettu 14?*- X. Ind. , lo
Signuri Re Alfonfu Re di Aragona, 8t dj S.-
cilia junfi in la Gitati di Mirtina cft ^alei
v 2 o_ 11 !. ii/t;in.-... ftofti nn
lunn in i<« <j> . ~
ii., 8c Navi 9 -. & iIl0CU 8 MnTln ? fte ,- tU 6,1
a lo Sabato 1*. menfis Julii , 8c la fira fi par-
tio, 8c vinni in Cathania, & la Dominica 1?.
ejufdem a 1. 13. huri di lo jornu , lo d.tto
S.gnuri Re junfi in Cathania cu Galei 1«., 8C
li Navi fichiro lo camino di Saragufa ; 8c o
ditto Signuri Re x.fi a lo ponti , che fichj U
Univerfftati di Cathania , undi H Turr, di
Portu Spuntuni di illocu vinni a pedi a ,n»
Ecclefia di Madonna Santa Agata , & «llocu
audiu Miffa , la quali Miffa d.ffi lo Ep.fcopa
Johanni Pixitellu k lo Altaru grandi , d. ; a^
ditta Ecclefia , 8c di poi vitti U Rehqa j dt
Madonna Santa Agata , & d. » «HfgJ
la Porta grandi unu cavallu , ch era di MU-
feriAd.Su d, Afmundu , 8c a cavaUu fi n
andau a lu Caftellu fubta unu pal.u , lu , qoaU
lu portaru U Jurati di la G.tat, , ch foru
quifti : Anton, Rizzari, Guglelrou Anza-
funi, Cola Richari , Johann. d. Avula, M -
nico luvini , 8c Matrotta Curt.fi. Lu d lt to
nico ju v »|J » . >. 0. i Q a tto Signuri
Antoni Rizart no ch tu , « 10 a»w s,
Re ftetti in la Gitati per tntto lo Jovi 17.
«enfis Julii; 8c lo jorno al vixendu lo V en«-
ri fi oartiu di Cathania, 8c andau *^f*S^'
f 'perroari cu 1. ditti Galei , 8c lu Venm
junVi in Saragula , & ilfe f «» 'gfM
li^ItfS^ipu chi andaru nvult. Co-
ti, Baroni, 8c Cavalen, cx\ nwlti «n w
tilomini aff.i cu bona VofontatU &
chiliani. In prim.s lo Cont, Johann 1 m v
tiroigla, lo Cont Amgu Ruffu lo Cont a_
°TgS& l0 C?r uS ^uBarunj
J hanni Rotn.nu ^««^ g Ulocu. fi
p^tfichttvfedili Gerbi,6c dte
FRAGMENTUM HISTORI& SICULjE.
V>99
<5. Septembris , n. Indiclionis , fo nova in_
Sicilia , comu lo ditto Signun Re era a la_
lfola di li Gerbi , & tuttu lo ponti ch' era_
infra Terra-ferma ; deinde per una ficca paf-
faru certa quantitati di Jannetti , & Cavalli,
ultra quilli, ch'chi eranu. Et foru intra l'Ifo
la , & cufsi lo ditto Signuri Re fi partiu di
la ditta Ifola fenza alcunu incalzu ; Ben veru,
ch'a lo rumpiri di lo ponti chi fu mortu Jo
hanni Ferradcs , figlo dt MiiTer Johanni Fer
rades di aredia Signuri di Xortinu : Et lo
corpo fti portatu a Xortino. Et lo Re findi
vinni cii tutta la armata a la Ifola di Malta
ali 20. di Septembru; & di Malta mandau in
Cathania certi Futti, ch' livaro quantitati di
Bifcottu , Vino, Oglu , Furmagi, & altri cofi
neceffarij , li quali portaru a lo ftolu a IVIal-
ta, undi chi era lu dittu Signuri Re, & junfi-
chi die Mercurii 23. Septemb. , & di illocu
oi fu vinuti multi Nobili hommi , & allaia
gentt in Cathanta; Die vero Veneri 8. Oc"to-
bns, 11. lndtctionis , ad hura di Terzi junfi
lo Signuri Re in Cathania eu Galei j. , &
plui juoliro aprfflu altri chinqui Galei , &
foro Cdei X., & prifiru portu in Cathania_
a lo portu Sarachinu a lu Canalottu . Et lo
Re cayalcau lu cavallu di Miilrr Adamu , e_
vinni a Santagata , & illocu audiu MifTi a
1'Altaru di la grada , undi diffi Miffa unu
Frati di Santu Franchifco , & audita la Mif
fa tir.ni Configlu intro h Sacriitia di Stntaga-
ta , /pachatu In ditu Configlo cavalcau lo
dittu cavallu, & andaus indi a lo Caftellu.
Eodem die ali 22. huri fi parriu di Catha-
nia , & andaufi ala bruca oi ad Augufta. &
illocu ftett, fin ali 13. di Ortobru , & die_
Martis ali 14. di Ottubru vinni lu dittu Si
gnuri Re in Cathtnia cu Galei chmqui , &
nnfi in ttrra aloportu, & vinni a Smr'Aga
ta, & illocu audiu Miffa alu Altaru di la_
grada , undi difli Frati Petru Gilibertu Mo
nacu di Santagata : Et inde tinni Configlu
intra la Sacriitia , & di poi findi tornau in_
Caftellu .
Eodem die fi partiu di Cathania, & andaus
indi a Miffina per mari , die Veneris 27 No D
veiT:b. Ia fira fi partiu lo d:tto Signuri Re di
Miffina cti dut Galeri , & fiehi lu cammu per
Milazu per mari , & accufsi fi dichi effiri
andatt a Milazu • & dichifi haviri Iaffatu
Rigenti in S.cilia a Miffer Adamu d'Afmun-
du , & lu fo Vice Cangileri.
Deinde lo Signun Re 29. Novemb fi par
tiu di Milazu , & andaus ind. ala Yiola di
Yfola cu tutta la fua armata.
Die uit.mo menfis Madii, i t . Indiclionis ,
L>. Antoni de Cardcna fb creatu Maftru lu
it.ceri di lo Regno di Sicilia.
Dicvero Mercui.i 28. Julii 12. Fndiftionis,
lo Signun Re di Navarra junfi in Sicilia , &
S' fi A,r ;e r a D i . n ^ a,eriBU ' urdi tra '"Signuri
Re Alfonfu Re di Ar-gona & Sicilia; erum_
lo Infanti D. Petro , & lo Maftro di Santo
Jacobo Frati di Io ditto Re Alfonfo
Anno Domini I? . indidbonis , in_
pnncipio menfis Odtobris , fo morto Re Car
lo in la G.tar. d. Cufenza . Et eodem Anno
h part.o lo S.gnuri R e Alfonfu di Palermo
di L°m '<? Decembru j " fine, & andaus in
di a Miffina per mari .
Et uliimo Junii Anni pra>fentis, ij.Indicl
fi partto lo Signori K e /l!fonfo ^
v.dehcet ,„ fine menfis Decembris , & an-
daus mdi a Mjflina.
B
IIOO
Et ultimo Junii Anni pr.fentis, Indl o
lo ditto Signun Re fi part.u di
.eairi tn ia Gita d, CathS^ff^:
clefia mayuri , die Martis
'n la Ec-
: ielia mayur, , die Msrtis primo Februarii
_od.a tjufdem , la fira ali i v hur, & S"V
Et d.e Mercurii 2. Februarii Anni prE f en
t.s,iMnd,dt 1434. f6 mortalaR^X
hanna , Reg.na d. Napuli , la qual, »„ £
glerj di Re Anfilau ,Vdi Na^ui Xzi
la l.nea di Franza in lo Regno di £
r D c raini I4 < 4 ,8 - F*ehroarii , „
M f - l A °^ aar J R e Alfonzu.D. Arrigu,
Maftro d, Santo Jacobo , lo Re di Navarra
e lo Maftro d, la Cantara vinniro in Catha*
nia. Et lo Infant, D. Petru reftau a notu &
al. 2|. hur, xiro di 1. Gale, , & fora in la_
Ecclcfia d, Sintagata, & illocu fi adoraru ali
Santi Rshquij, & deinde (i refollino, vid-li-
cet lo Re d> Na arra alo Epifcopatu: ErMa
ftro di Santo Jacopo ali Cafi di MilTcri J^co"
bo d, Grav.na. Et lo Signuri R e and*a ? ahu
Cacha d, lo fiolo d, li Dayni alla china di
Catania : Et d>e Luni 21. F^brnani la fira_
vinni ala ditta Gitar, e recolitfi alo Ca.rellu.
Et die Jovis 24. Februar.i ejufdem A ini *
12. Ind.dt. lo Signuri Lifanri D. Petiu intrau
in la Gitati d, Cathania ad hura di Vefpni,
iu quali vinni di notu , e ricollifi ala Cala_
ch'fu di MifferiGrabieli di f.llo. D,e Sibba-
26. Junii, in la Gitati di Cathania
mandatu per
Cola Spinali vinni di Napuli ,
lo Signuri Re Alfonfu .
Die vero ultimo Febuarii , lo Signuri Re
Aifonfu fi partiu di Cathania per andari ad
Miffina , undi chi andani cu ipo lo Re di
Navarra, lo Infanri Don Pitro , lu Miftru di
Santu Jacohu , lo Re reftau a Mafchari a
far, la Cachia di li D yni . Die vero Vene-
ris 2 Mirui, ch'fii pnrao die quatiagefiinas
a mari fi.ro veduti Galei 8 , videlicet alo
porto di Cathania. Er die Jovs lu Maftru di
antu Jtcobo, k lo M .ftru di la Cantarafi pir-
teru di Catauia cu li ditti Galei, &c andaru a
Miffina fenza obltaculu alcunu.
Et in principio di lo mifi di Mayu , fu fa-
na publica comu Iu Signuri Re Alionfu
havia miifij Campu , affigiava la Gitati di
Giyta .
Die Veneris quinto Augufti Anni pr^fen-
tis , 3. Indidt. fora ala bauglia li Navi Ca-
lani , cti li Navi Genuifi alo mar, di la_i
Ifola di Ponzu , arrafu di Gayra migh 40.,
ndi fi dichi ch' fu prifu lo Signuri Re di
Aragona , e di Sicilia , & etinm lo' Re di
Navarra , iu Maltru di Santo Jacobo , frati
di lo ditto Re Alfonfu , & 12 Nav, di lo
Re Alfonfu , fupra di li quali Navi havia
muntatu lo dittu Re Alfonfu cu li I01 frati .
Et effendu alo fupraditto mari di Ponzu,
per efleri ali man, , 6c la fortuna volli ch'
ftiffirn prifi per li Navi d, li Genuifi, Ii qua-
li eranu in puriri di ditti Genuifi , & foru-
chi prifi Miffer, Gutteriu di Navi , & multi
altri fervituri di lo ditto Re Alfonfu . Verum
ch' lti Signuri Iufanti Don Petru , unu di li
frati di ditto Re fi falvau cu una Galea_,
& vinnifi indi in Siciba , e ricolfifi in Pa-
lermu a li . . . . di Auguftu , Ind. ejLifdera,
lu quali e Vicerre di tuttu lu Regnu dt Si-
cilia ; & foru prifi cfl lo Re, lo Principi di
Tarantu, & lu Duca di Sefli.
N
S.
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MISCELLANEA
HISTORICA
PAULI FILII L^LII
PETRONI ROMANI
■
Ab Anno MCCCCXXXIIL- ufque ad MCCCCXLVI.
TSLunc primum edita
EX MANUSCRIPTO CODICE
BIBLIOTHEG^E VATICANiE*
Tam. XXW.
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4-
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1 103
IN PAULI PETRONII
MISCELLANEA HiSTORICA
M 0 N IT U M
LUDOVICI ANTONII
MUR ATOR.II.
ECodicc MSto Vaticanae Bibliothccae defcripta fuere Mifcellanea ifta;
curante ampliffimo,reique Literariae amantiffimo Viro, Pompejo Frange-
pane Marchione , mihi non fcmel laudato atque laudando. EoruraAu-
dtor Paulus Laelii Petronii filius , Romanus de Regione Pontts , qui fub Nt-
colaoV Papa AnnoMCCCCXLVII. florebat. Veri videtur fimile, ipfum
a creationc Martini V. hoc eft ab Anno MCCCCXVII. , auc ab eleclione Eugenu
IV five ab Anno MCCCCXXXI. deduxnTe narrationem rerum Romae geltarum ,
ufque ad tempora fua. Verum c Vaticano Codice exciderunt pagmae fcxdccun
nrioris auaternionis ac proinde manca in prineipio Hiftona exordmm fumic ab
Anno ^ M q CCCcSlII a P c pcrducitur ad mFcCcSTlVI : M0~~ . j*& ***
lanea, titulum fecic Auftor labori fuo, ftilo prorfus humth ac populan ufus. Hic
identidem litcns mandabat Romani PopuU atf a , prout fibi mcntionc digua^vide-
bantur, eaque etiam publici juris facerc ftatucrat : quippe Ledtorcs non femcl.al-
Stur^ius ctiam^honor futurus eft Hiftoricis hifcc, uc na d»cam plebej.s,
quum fadta nobis quacdam fervarint non aliunde nofcenda, Defideratur m ele-
SnrTa ftili • at deelfe veritas minime confuevit. Fuic autem Libellus ifte ad ma-
K oderici£yniwi! quum Annales Ecclcftafticos confcribcbat. Auftor ab eo
appellatur Paulus Laelius Petronus.
Tom. XXTT.
Dddd *
uo5 ,I0 *
Mefticanza di Paolo di Liello Petrone
de lo Rione di Ponte , della cecita
de' Romani .
ANNO MCCCCXXXIII. |A
ANni MCDXXXIII. fo certo, che
vi ricorderete , come di fopr^
avemo fcritto , quanto danno e
quanto vituperio fece Nicolo
della Stella , ovvero Braccio,
alla noftra Citta di Roma, che confiderate le
cofe predette, da nullo Romano doveya effe-
re veduto. E i noftri buoni Cittadini il man-
daro a chiamare, e donaronli tremila Ducati
d'oro , perche egli diceva voler tollere Ca-
ftello Santo Angalo , al quale noi facevamo
euerra. Et in poche pdrole venne in Roma_-
a di XVIII. di Agofto lo di di Santo Dioni-
fio , e ftette nel Borgo di Santo Pietro infino
a VIII. di di Settembre , e poi fi parti , &
andoffene co i detti tre mila Ducati , & a
Siuefto uorao gli fu dato premio del fuo mal
are da noi medefimi. Or penfate mo, come
vanno le cofe noftre . Della feconda tratta^
della Boffola ufcirono Paoio Porcaro della^
Reaione della Pigna, Maflimo di LieUo, Cec-
chodi Parione , Bartolomeo Pezzutiello di
Campo Marzo. Governatori per due mefi,
Rienzo di Ser Paolo di Colonna Notaro lo-
ro , Paolo Liale della Regola Protonotano ,
Antonio di Paolo Corazzaro di Camp.tello
Notaio della Camera per due mefi . Janni
Pierlioni di Ripa , Jacomo Rienzo Boccapa-
dulle di Santo Angelo. Maniello de Muti di
Santo Stati , Stefano di Viello dv Traftevere,
Marefcalchi per due mefi . Valerio di Mefier
Paolo di Trejo Gabelliere maggiore , Anto-
nio Valentino de' Monti Camerlengo della^
Camera ; Vangelifta dt Alibrand. di Trafte-
vere Doganiere del Sale. Nardo Porcaro del-
la Pigna Camerlengo di Ripa Romea per due
mefi. E piii altri Officiali , de' quali non bi-
fogna farne troppo ricordanza , perche non-
fon da conto , ne fon molto nchiefti alle-
faccende .
B
Della prefi degli Ambafiiatori .
NOn volevasiprefto raccontare degli Arn-
bafciatori mandati per lo Conc.lio clt
Bafilea al Popolo di Roma , perche credeva
vederqe miglior fine ; ma perlo atto tenuto
voglione fare ricordanza Che effendo nu.
Roma ftati piu e piti di i dett. Ambafc.aton;
cioe il Vefcovo di Brefcia Gentiluomo di
Cafa Manieri, & un Meffer Pietro Venem
no, a trattar Ia concord.a fra il det o Popo.
lo, e il Papa, per difcordia, la quale vera^
per la prefa del Camerlengo, & anco delly
fua roba , quando fi parti di Roma che fu
rubato il fuo Palazzo ... . . . , che . Romam
volleroilCaftello, e Civitavecchia , & : Oltia,
e quelli Gentiluomini di Roma, che ftavano
nel Caftelio, brevemente fatta la tnegua,
bandita per Roma , come e ufanza , i detn
Ambafciadori fi partirono da Roma per gire
a mettere a efecuzione le cofe ordinate per
loro , e riferire al Papa , & al Concho le-
dette cofe. Q.uando furono fuora di Koma,
iuno uomo d*arme , chiamato Bartolomeo da
I Gualdo, il quale ftava in Roma , e credo fof-
1 fe noftro foldato , perche vi rimafe , quando
fi parti Nicolo della Stella , ando loro dietro,
e si li prefe, e menolli a Caftelnuovo. Se-
fu di comandamento de' detti Signori , non_
fo. E quefta e la bella concordia , che dove
era fermata la triegua fino alla tornata de i
detti Ambafciatori , ricominci&afare la guer-
ra; e credo per quefta prefa ne feguira mol-
to male e fcandalo.
Di »» trattato novamtnte fatto in Roma.
Dlce 'Ariftotile , che dato uno inconve-
niente fequuntur milk . Cosi occorre-
al noftro principio. Che fe il Papa aveflt-
concordato Nicolo , tutti i mali , che lono
feguiti , e che feguiteranno , forfe che non-
fariano. Credo fia quello la cagione , e co-
mincio col Papa prima , che ne perde lo Sta-
to , & poi anche la Chiefa ne fu disfatta , co-
me di fopra avete udito . Ma io yorrei piu
volentieri fcrivere il bene , che il male . H.
perche mi difpofi fare quefto Libro, chiama-
to Meflicanza , bifogno, che di ogni coii^
vi fcriva. Pertanto Venerdi a di i$- di Ut-
tobre fu fcoperto in Roma. un trattato , che
fi doveva tollere lo Stato a i Cittadini , che-
lo reeeevano , e propriarfelo certi altn,
darlo dappoi, fecondo che fi dice, alla Chie-
fa. Per lo quale si oprimento ne furo preU
m8 lti Cittadini , che fi diceva fentire si fat-
ta cofa; e molti e molti ne fuggirono . fc. di
quelli , che mi ricordo , ne faro qui di iotto
memoria da Rione a Rione , come capitaro-
no . Della Regione de" Monti , P'e tro de '
Piello , Rienfo e Nucciolo fuoi figli ; I*™
Capogallo, Oddo Capogallo , M en,c °'.f
Antonio fuoi figli . Della Regione di Trejo ,
Meffer Vergorio Marcellino , Antonio, Mei-
S e Paolofuoi frati; Angelo del Buffa o
prefo in Campidoglio per taghargl. la telta.
bella Regione di Ponte, Jacopo S.mgu.gno ,
Paolo fuo frate; Nuccio di Cecco fu prefo m
Campidoglio; Pietro Cuccho; Jul.ano di ber
Roberto; Paolo Petione, Janni Pet.one; Ga-
fparre, e Liello figli di Taun, Petrone ; Jul.a-
no di Juozzolo; Jacopo di Andreozzo ; P.etro
di Juzzo; Francefco di Juzzolo , Janni Verae-
tano, Menico Mofca.
D
Di Orfino degli Orfmi .
SAbbato a aotte fu le fei ore, & adi XVI.
dello detto mefe di Ottobre, venne nello
Boreo di Santo Pietro Orfino degh Oifini ,
con molta gente da cavallo e da Pfede ; t-
vennTcon quelli di Caftello fino alla sbarra
del Ponte , e combatteronla , ma non la po-
terono avere. Di che la Domenica a domane
corfero tutto il paefe della Trafteverina ,
"iarono di molto beftiame groffo e m.nuto;
c ^econdo fi dice, furono da fe. bov, donia-
ti , e molte vacche , giument. , buffah , peco-
K e porci ; e fu graudiffimo danno s £ Cit-
■ ■■'
* -
ii© 7 M I S C £
tadini . E ftette nel detto Borgo fino al Mar-
tedi feguente , e poi fi partio . E fe fofle ve-
nuto il Venerdi a fera , fenaa fallo Roma_
tornava alla Chiefa. Eflendo cosi entrati in_
guerra i Romani con Urfino, il quale credo,
che foffe foldato della Chiefa, fubito i Signori
mandaro per Rienzo Colonna , fighuolo chc_.
Fu di Jacopo Colonna; e venne a Roma a di
XIX. di Ottobre con quella poca gente, che
poteo de' fuoi Vaflalli ; perche egli non era_,
ufo in fatti d'arme, & e molto giovine ; e_
Papa , e Camufo , uomini d'arme , che furo
con Nicolo , con forfe XXX. cavalli bene in
punto; ma fe mo con Nico!6 non fo. Lune
di a di XXV. del detto mefe di Ottobre ven-
nero nel Borgo di Santo Pietro i Commiflarj
dati per lo Papa. Cio furo il Vefcovo
Turpia , e quello di Recanati . E vennero,
fecondo ho detto , perche io non H vidi per
fofpizione, che mi fu meffa del detto tratta-
to , Lorenzo da Cotignola , Lione figlio di
Sforza , e il fopradetto Orfino con ben mille—
cavalb, e mille fanti, & arfero Porta Portefe;
e quando volevano entrare, quelli della Por
ta lafciaro la Caditora, & uno uomo d'arme,
che fu il primo a entrare , vi rimafe prigio-
ne. E fe quella Caditora non vi era, per for-
za d' arme pigliavano Traftevere . E com
batterono Porta Settignana , ma non l'eb
bero .
Dello Stato rinovato per h Santa Cbiefa .
AVete udito dinanti , come adi XXIX. di
Maggio , lo Papa perdc lo Stato di Ro-
ma per lo fuo poco , ovvero di altri , fapere
* reggere e governare. E vedendo i Cittadini
effere molto piu malamente governati per lo-
ro n;edefimi , che non erano dal Papa, per
la miglior parte de' detti Cittadini fu delibe-
rat9 in tutto voler tornare a quella devozio-
ne , fenza la quale nullo pub ben finire. Et
effendo le genti della Chiefa nel Borgo di
Santo Pietro , quelli della Regione di Tra-
ftevere , e principalmente unoStefanodi Viel
lo fu il priroo ad ordinare, che le dette gen-
ti entraffero nella detta Regione. Et effendo
entrati, il rumore fu per Roma, con dire_ ;
Vtva la Cbiefa, e tl P^polo . II quale rumore_
fu cominciato nella Regione di Ponte, e poi
feguitato per tutta Roma, e preflb il Campi-
doglio. E liberato il Camerlengo, fecero gli
Offiziali per la Chiefa . E cosi duro lo Stato
a i Cittadini da i detti XXIX. di Maggio in-
fino al Mercordi a fera ad una , ovvero due
ore di notte a ai XXVI. di Ottobre , il qua
le fu Ia Vigiha de' Santi Simone e Giuda_:
che fu in *mto nicfi cinque meno due di. E
rciirro i & ntilunmim , che ad altro che a
rubare nou anend^vano , e fare delle foper-
chianze , & ufaie paizalirate contra della_
Chiefa , e de' luoi ieguaci , e della parte_
Guelfa . E dic?vano in tutto reggerfi a parte
Gibellina. E peruo prego Dio , che i pofti
daila Chiefa la fappiano meglio maatenere—
mo, che per lo p*iTno: che il malo governo
fa le male vogbe . In quefto medefi,no di il
detto Cimerltngo f?ce del berare i prigioni ,
che ftav^no nel Caftcllo Santo Angelo . A di
XXIX. di Novembre , che fu di Lunedi , il
predetto Camerlengo fi partio di Roma , e_
gioarivedere fuo Zio noftro Signore il Papa,
,il quale era a Fiorenza .
B
D
L A N E A Il0&
Avete udito , come fu perduto
Lo Stato Ecclefiaflico , e cacciato
U Papa fuor di Roma, e fu rubato
Uogni fuo bene infi allo acuto .
E fimilmente come fu riavuto
Per la virtu di Dio Padre beato ,
Ancor la fua , cbe ci ebbe mandato
Orfino , ancor Lione per ajuto .
Era lo Stato in man de' Gentilotti
Manicator come gente arrabbiata,
Seguendo di rifcoter li pari neflri.
E non baflava lor tutta la entrata r
Di quefla poveretta Citta noflra,
Cbe da ciafcuno i flata abbandonata .
Peggto ihe e pelxta
Da ogni gente, anderia m ab]ffo t
Se non per la virtu del CrocifiJJo .
ANNO MCCCCXXXV.
COme di fopra avete udito, che Nicol6 di
Fortebraccio fece tanto danno e vergo
gna a* Romani una con Rienfo Colonna, Ja-
copo Orfino di Monte Rotondo , & altri la.
troni Baront . Avvenne , che il Martedi a di
XXII. di Marzo dell' Anno MCCCCXXXV.
fu fatta la pace tra quelli di Monte Rotondo,
e la Chiefa ; e quefti fecero piu danno a' Ro-
mani & alla Chiefa , che altri ; perche lem-
pre governaro Nicolo nello paefe, che fi fora
morto della fame , fe non foflero effi . E go-
vernaro Tivoli, e Caftello Nuovo, noftri ni-
mici . Sia pregato Dio , che non facciano mai
piu tal cofa . Domenica adi XXVII. di Mar<
zo fu bandito per Roma , come era faeta la
concordia con Batifta Savello, benche guerra
non c'era , e che mai non offefe -a Roraa , ne
a Terra de' Romani , ne di Chiefa ; ma molto
fe ne viveva fofpettamente .
Di un trattato fatto per li nimici
dtlla Cbiefa.
IL Diavolo, che fempre fa 1'arte fua, che_.
non folo contra glt uomini, ma contra il
fuo Creatore Gesii Criflo .fi volle ribeilarc, ,
avvenne , che in Roma cern Colonnefi , &
Trejofani ordinarono un trattato in Roraa_,
e tollere lo Stato alla Chiefa , e ricercarono
alcuno altro degli altri Rioni diRoma.Etalla
conciufione fu fcoperto nel Lunedi a di XXVIII.
di Marzo, e furono preficinque, cio fu Rien-
fo di Jan Paolo Muto , Biafio di Colico del
Rione di Trejo, Batifta di Colon-
na , Cola di Martino Cornella della Revola,
Mariaao di Joccio Fimganga di Colonna , e
furo martoriati tutti, falvo ll detto Mariano;
e finalmente confeffaro i detti Biafio e Cola
volere tollere lo Stato alla Chiefa , e fare 1
Banderefi, e rubare circa fedici cafe di ricchi
Cittadini , e farne morire molti ; ma perche
non fi gloriaffero del loro raal fare , 1 detti
Biafio e Cola furono appefi per la'gola il
Mercordi feguente a di XXIX. di Marzo ; e
cosi quello , che fara degli altri, fcriveremo
appreflb .
Del Conte Antonio da Pontedera .
SE avete letto pifi dinanti , vi dovete ri-
cordare, come ho fcritto, che il Conte-.
Antonio predstto , per acconciare i f:tti i" 01
col Papa, fi parii da Nicolo deila Stejla, c-
fervio il Papa , finche perde lo Stato d^Ro-
II 0*
H I S T O
B
ma. E partito il Papa , divent6 nimico fuo,
e tolfegli tutta quantaCampagna; e ritornato
10 Stato di Roma al Papa , fu piu nemico
che prima , chc ogni di correva a Roma ; &
infra 1'altre volte un Sabbato a di 9. d'Aprile
venne a Porta Santo Janni con gli ufciti di
Roma , e prefe ben trentotto Romani , e tntti
11 rifcoffe; e quefto fi dice, che faceffe a pe-
tizione di Altoconte di Cafa Conti di Valle
Montone , il quale ftava in Roma , & aveva
la parte fua dello Stato . Che fe i Romani
foffero ftati favj , il dovettero dare a mangia-
re a' cani , confiderato far ' si fatta cofa . E
quefto e la verita , perche il detto Conte An
tonio fa cio , che Altoconte vuole . La ra-
gione e quefta, che have per moglie la figlia
di Grado Conte fuo frate carnale. E ftette a
caropo a Roma infino al Venerdi a di XV.
di Aprile . Penfate , come i fatti yanno ,
quando gli amici fono contro alla Cittade.
Di Urjtno degli Urfini .
- '• -
ESfendo ftato a campo a Caftelnuovo cir
ca dodici di Urfino degli Urfini di vo-
lonta del Legato , il quale fiava in Roma_,
per lo Papa , & ancora, per tutti i Romani.
E fattogli molto danno del grano e delleVi-
gne , il fopradetto Altoconte tanto feppe fa-
re , finchc fece venire , come di fopra e det-
to , il detto Conte Antonio , a cagione che_
Urfino fi levafle da campo di Caftelnuovo ,
perche a lui non feppe buono.quando vi gio.
Per tanto ftando cosi il Conte Antonio a Ro-
ma il Legato mand6 per Urfino , e venne-
a Roma il Venerdi Santo di dimane di notte,
e pafso per trovare il detto Conte Antonio ,
ma nol trovb , perche effb lo feppe e s fug-
giflene ; & Urfino gli gio dietro fuor. fino a
Marini , & al Borghetto. Chi foffe quello ,
che nello fece fapere, nbn fi dice ; ma ^per le
cofe predette fi pub bene imag.nare ch. ioile
quella buona perfona , che Dio lo r.vegga_
che non va diritto. E ritornando a Roma_
Urfino , ritorno pure a Caftelnuovo. Se bene
vi ricordate , io vi promifi poco nanti d. icn-
vcre quello , che feguiva di quell.de trana-
to che avevano fatto i nimici della Cnieia .
Eflendo ftato il Conte Antonio cosi a Roma,
e credendofi dentro co i Cittadini di Fare , e
non potendo quello , che ordino determino
di mandare un giovine Ginlio ch.amato, fi-
elio di Paolo Mutodel Rione di Trejo; e ve-
nendo il povero giovine a Roma , Paolo e-
Martino figli di Liello Damiano del R.one d.
Ponte il pigliarono a Porta' Santo Jann. , la
quale tenevano in guardia , e fu menato
Campidoglio ; e pofto alla corda difle, come
veniva per favellare a certi C.ttad.n. , che-
ia Domenica di Pafqua due ore nant. di do-
veflero fare rumore contra la Chiefa , percne
il Conte Antonio faria appreffo per a]utare_. ,
e che dovevano rubare certe cafe , come <*
fopra h detto. Finalmente m que punto »g«
fu tagliata la tefta a p.ed. alle fcal d.
pidodio in quel di proprio che fu pre»o ,cne
Fu il Sabbato Santo a di XVI. d. A/nle.
Della Carefiia , e della fua Cgione.
TN quefto Anno del MCCCCXXXV. fe ia
1 Roma una grande careft^ epoverta per la
Jrtenza del pfpa , e val/e il ^° d ^£
no dieci Fiorini , e nove , e otto ; e volta-
R I G A; m&
fu , che per Roma non fi trovava pane . E
credo , che molti alcuna volta g.ffero a dor-
mire fenza cenare niente . E quefto procede
dal poco ordine , perche nel paefe ve n'era
molto, e non fi trovava via a venire. E cos.
i Baroni , & i loro Vaffalli , che ne aveva-
no , lo vendevano quello che volevano , e_,
con grande fatica fi poteva avere per la mol-
ta folla , che fi faceva , quando veniva ; e_. ,
dur6 dal mefe di Gennajo fiao per tutto .1
mefe di Maggio .
Di cofa , che non la vorria fcrvoert ,
ma per moflrare la cattivita
di alcuno la fcrivo.
UNa dimane a di XVI. di Maggio , cht_
fu di Lunedi , fu bandito per la noftra
abbandonata Citta , come erano leyate le of-
fefe infra la Chiefa , e fuoi fedeli dall una_.
parte, il Conte Antonio fuddetto e fuoi le-
suaci dall'altra parte , la quale dura per fino
a XVI. di di Agofto . I quah fuoi feguact
fono quefti , cioe Odoardo Colonna , che fa
nipote di Papa Martino , Corrad.no del Pt-
elio , Cola Savello , Ruggieri Gaetano ,
Grado Conte fratello di Altoconte , il quale
Altoconte ftava in Roma , e facevaci deglt
Officiali la parte , che gli toccava . Sappiate
mo ,?come poffono gire i fatti noftr., che un
Frate dice efferci amico, e Taltro ce nemico.
Ma io credo , che piu nimico n'era quello ,
che moftrava efferci amico , che .1 mmico .
Hoeei lo voliito fcrivere , perche ogni per-
fonf fi guardi da quelli di Campagna , chc^
uno ti sforza, & uno
mala magagna ; e ncn fia ch. fi fid. d. loro
Lunedi a di XXIII.. di Magg.o yenne in Ro-
ma il Patriarca di Aleflandria, . quale.come
dinanti c detto , fu Vefcovo d. Recanat. ,
uomo di grande aoimo, & am.co «o^Ua
Chiefa , e fu Cornetano, e ch.amavafi Mefler
Giovanni Vitellefco d> Corneto , .1 quale fta
nel Patrimonio , terra mo to fcclefiaft.ca-.
Ma in ver.tk che Cafa V.tellefchrne fu la_.
madre . A di XII. di Giugno eflendo r.entra-
S TlPrefetto in Vetralla. gli fii pofto g 1 cam-
po per lo fopradetto Patr.arca con Urfino ,
Conte Everfo', e Con:e Dolce e moln altn;
e fugli tolto il grano , e tutte le Terre che
aveva riavute . In quefto Anno fu in Roma
una gran mortalits , e monrono pib di feb-
bre , che di giandiglte .
Della prefa dd Re SAragona^ t Saltri .
ESfendo venuto il Re di Ragona nel Rea-
me di N^poli, e ftando a campo aGae.
», con tre fto. fratelli carnah, cioe : .1 Re d
Navarra, I'hfante di Caftiglia.eil Maftro d.
Santo Jacopo con molti Baroni del detto Rea-
me di Napoli , fra quali furo il Pr.nc.pe d
¥ ranto, S Conte Francefco d. Grav.n.
Signore Ajace , tutt. di cafa Orfina, il Duca
d fteffa, il Sigore Jufia , Duca d. Am^ . Mef-
fer Chriftofaro Gaetano Conte di Fond. , il
rnnVe di Oliveto, il Conte d. Loreto , Mef-
gpriefci Pandone, Meffer Francefco
Caracciolo , e molti altri Signorl e Gent.luo-
m ni favvenne, che undici Navi con quattro
SSe,« quattro Brigantini de' Geno refi ven-
nero incontro diciotto Navi und.ci Galee , e
auamo Brigantini del detto Re d. R«B»u.
Tquali erano contra Gacta . D. c^W^
D
tkii
M I 8 C E
ton ttitti i ftatelli , e cqo roolti Signon , e_
gente d'arme fi mifero in Mare per gire in-
eontra a i Genovefi;& effendo alla battaglU,
ne furo prefi quefti Signori ; cio furo il Re
di Ragona.il RediNavarra, il Maftrodi San-
to Jacopo , il Principe di Taranto , il Duca
di Sefla , il Signore Jofia di Atri , il figlio di
Meffer Criftofaro , ii figlio di Ruggieri Gae-
«ano , il figlio del Conte di Loreto , il figho
del Conte di Olivete , Meffer Francefco Pan-
done , Menicuccio dell* Aquila Capitano di
gente d'arme , Jacopo di Mefler Galeotto ,
Normando di Roma . E piu , che il campo ,
che era rimafo in terra a Gaeta , fi mife in-
rotta , e furonne molti prefi e morti ; e molti
ne camparo , fra i quali furooo Meffer Cri-
ftofaro Gaetano , il Conte Francefco Orfino,
c molti altri Signori . E contafi , cbe da fei-
cento anni in qua mai fimile fconfitta non_
foffe nelle parti del Reaine di NapoIi,e credo
fia il vero.
Della Paee di Riewio Cotorma.
1N quefto prefentedidiDomenica a diXIV.
di Agofto fu bandita U pace fra la Chie-
fa, e Rienzo Colonna; e ia Citta di Tivoli ,
la quale era ftata del Popolo di Roma, ritor-
nb ad obedienza , che era ftata noftra nemica
circa tre anni , U quale credo , che Rienzo
Colonna poco la oflervera, perche fono na-
turali nimici della Chiefa. Dappoi che il no-
ftro buon Cittadino tolfe Porta di Accia, fe-
condo che di fopra e fcritto , fempre la no-
ftra Citta di Roma ebbe gnerra e grandc_
tribulazione e careftia , e moltiplicaro tanto
le genti d* arme nel paefe , che lo disfecero :
per la qual cofa Roma era condotta a gran
de miferia, e vedevafi in tutto venire a mano
di qualche Tiranno , fe non che lo Onnipo-
tente Dio ci provide . La qual cofa fu , che_
eflendofi inimicati il Papa , i Veneziani , e_
Fiorentini dall' una parte , e il Duca di Mi-
lano dall* altra , e fattofi molte ingiurie e_
danni , avvenne , che a di XII. di Agofto fu
fatta la Pace infra efli ; la quale fu bandita_
inRomaadiXVII.di Agofto. Sia pregato Dio
per la fua Santiffima Pafliona, che duri ; ma
io non lo credo .
Eflendo Nicold della Stella nella Valle di
Santo Angeio di Camerinp per fare male_,
come foleva , il Conte Fr^Bcefco di Sforza_
gli raando addoflo un fuo firatello, chiamato
Aleffandro, con un fuo con.pagno, chiamato
Juliano Furlano ; e trovandofi infeme , in_
fine furo alla battaglia , nella quale il detto
Nicolo vi fu feritO e morto . _ cosi D«o fa_
le, N vendette : che chi e nimico dtlla Chief«i_ ,
alla fi.ne pur capita male con pagare il fio
delle fue colpe.-A di uitimo di Agofto, chc
fu Mercordi , eflendo il campo al Prefetto ,
come di fopra avete udito , fu tradito da' fuoi
Vaflalli di VetralU , ed egli fu prefo e me-
nato nella Rocca di Soriano , di comanda-
tnento del Patriarca nanti detto. Mercordi la
Vigilia di Santo Angelo fu tagliata la tefta al
Prefetto nella Piazza di Sonano davaati alla
Chiefa princi<)ale : per la qual morte ne fe-
guio una gran pace per lo paefe di Roma_ ,
t fpezialmente nel Patrimonio. II corpo fuo
fu portato a Viterbo, e pofto nella Chiefa di
Santa Mana in Grado . Come di fopra avete
odito- che lo Inftnte di Caftiglia fcamp6,
cbe nOT fu prefo, quando fu il Re di Rago-
B
L L A N E A nia
A na, e gli altri , che erario con lui, dopb U_
prefa nanzi detta , ritornb a campo a Gaeu
e in fine l*ebbe U Vigilia di Natale , che i
di Sabbato , e lo Natale U Domentca • col
quale vi furo affai Baroni del Reame. '
ANNO MCCCCXXXVI.
DI fopra & appreflo avete fentito della_
morte del Prefetto. Accadde,che effen-
do in Fiorenza col Papa il Conte Francefco
Urfino , frate del Cardinale Urfino , il Papa_
gli diede la dignita 8b officio del Prefettato.
Quefto fu U Domenica a di VIII. di Geonaio
MCCCCXXXVI. Io mi ricordo aver f»tta_
menzione, come il Venerdi a didV. di Giu-
gno MCCCCXXXIV. il Papa fi parti da Ro.
ma , & ando a Fiorenza , perche aveva per-
duto lo Stato ; e fimilmente come a di XVIL
di Ottobre del detto Anno lo riacqnifto , c_
mantenne, effendo in Fiorenza. Per k qu_
cofa U noftra Citta di Roma per la ftaozia_
fua di fuora venne in grande pbvertatei, &
ogni di fora pib venuta ; e per poterlo ridu-
cere a Ronia , fu deliberato mandare gli Am-
bafciatori infrafcritti . Cio furo tre Cittadini
dabbene , in prima Maftro Bartolomeo de*
Gracchi Medico dello Rione di Colonna_,
Rienfo Martini de' Leni del Rione della Pi.
gna , e Cola di Mattia de' Margani dej Rio-
ne Campitello ; e io Paolo andai coo loro per
Cancelliere , con molti giovani Cittadini dab-
bene & onorevoli . Cio furo quefti . In prima
dati a Maftro^ Bartolomeo , Antonio di Fran-
cefco Mafciano del Rione di Parione , Luca_
di Cola de' Gracchi, nipote del detto Maftro
Bjrtolomeo , Jeronimo di Copo di Trejo,
Rienzo di Agoftino Speciale di Colonna, con
IV. famigli . Item gli Scudieri di Rienzo
Martiai de' Leni furo quefti : Ceccho Balio,
Ceccho Antonio di Jacovo Juliano ; Stefano
di Janni; Jacovo Albertino; Jacoviello Friga-
pane, delia Regione della Pigna , con tre fa-
migli . Item gli Scudieri di Cola Margano fu-
rono quefti ctnque : Janni Jacovo di Janni
D Amodeolo ; Francefco di Jacovo Margano;
Matuzzo di Antonio Becchino ; Jacovo di
Janni Paolo Maria Niolia ; Paolo di Cola_
Paolo Judio : tutti dello Rione di Campitel-
lo , con quattro famigli . I quali Ambafoiatoci
fi partirooo di Roma co i detti loro Scudie-
ri, e famigli a di XXVII. di Gennajo, che_
fu di Venerdi, e giunfero in Fiorenza il Gio-
vedi feguente a due del mefe di Febrajo, c_
tornarono a Roma fenza fperanza, che il Papa
volefle venire a R*oma; ma tutta la fua inten-
zione fu di gire a Bologna ; e cosi pofe lc
fcritte , ftando i detti Romani Ambafciatori
in Fiorenza: per la qual cofa , come difleu,
ogni Cortigiano fu male contento.
\ Del Re di Raona , fuoi fratelli , &
C©me fu prefo il Re di Ragona, e tutti
1 ^li altri , fecondo che di fopra avetc
crado 4etto , avvenne , che furo mandati a
Genova , & al Duca di Milano , Signore di
Genova. Vir U qual cofa ogni pertona fpe-
rata, che il ,Doca il faceffe morire, o molto
giyidemenie iSfcoterlo . E perche corvo a
' corvo non fi cacciano gli occhi , il ditto Du-
ca c^-me magnanroo li liberd tutti quano, e
ftce I-.>-o molto graade onore e doni ; e vor-
ria clv,- tanto vakfle fl mio, quanto cofto al
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ni 3 H I S T O
Duca 1'andata di qne' Signori . Et inter alicu. A
fece con loro buona pace e concordia. Per la
qual cofa il detto Duca fe ne perde pochi di
dappoi Genova , corne la racquiftera? Credo
gli fara fatica , e fe la racquifta , lo fcrive
remo .
Avete letto dinanti , come Urfino degli
Urfini e ftato al foldo della Chiefa e di Papa
E!ugen ; o; e fimilmente quanto opero, che Ro-
ma eflendofi ribellata alla Chiefa , doyefle_
ritornare alla fua divozione e governazione .
Et una con Lione di Sforza , e co i buoni
amici della Citta. la Terra ritorno alla divo
zione predetta. E fervi dappoi circa XVI.
mefi . Come fi andafle , o per diffetto fuo , 6
del Papa , overo d*altri , che per invidia— B
credo lo facefle ( e credo fofle Meirer J." fe-
fapete indovinare ) egli fi parti dal foldo del
Papa , & acconciofli col Re di Ragona coiu
CCC. lancie , e pafso ad Oftia per le Galee,
e gio al detto Re , & a' fuoi fervigi ; e fu
Venerdi a di XVk di Marzo. Piaccia a Dio,
che fia lenza noftro danno , ma credo che il
Papa abbia fatto male . Per certo a i valenti
fi vuol fare onore & utile. Pertanto a cagio
ne che gli altri ne piglino efempio , ma non
in quefta forma, voglio fcrivere la vinii d'al
cuno noftro Romano, a i quali fi vorria fare
un fimil' Arco trionfale , che fu fatto a Go-
ftantino, quando ritorno a Koma, cha aveva
conquiftato Ia Cicilia, il quale fi chiama Ar-
co de' Trafi appreflb 3 Colifeo. La qual vir-
th e quefta , che eflendo sbandito di Roma_
alcunonoftroRomano una con certi altri non
isbanditi, per eftere riputati trifti e cattivi : h
qual cofa efli fi danno ad intendere buoni e
eiufti ; il Lunedi a fera adi XiX. di Maggio
MCCCCXXXVI. vennero occultamente , e_
tolfero Porta Maggiore , e dierola al Conte^
Antoxiio , del quale piu volte e fcntto de
fatti fuoi , con dire ad alta voce : Vsvalcu
Compagnia, e lo Re di Ragona. 1 quali^Ci.ta-
dini fon quefti una con alcuni altn de noftn
Baroni di Cafa de' Conti di Vallemontone- ,
che altra volta hanno fatto fimih tnfti modi .
Ma non e da maravigliare , perche fon di
Campaena , i quali in battaglia non ion ga-
gliardiT e in P ace non fann0 ftare „' e ,/ ono
come U fronde . Le nomora de' noftn Citta-
dini, che tolfero la Porta, fon quefti : Pon-
celletto Veneranieri, Paulo Fiacco , Pf 1 ^ 20
fuo nepote , Tartaglia Tavernaro , della Ke
cione di Colonna. Galeotto di Diotea]ut, ,
della Regione de Trejo ; Antonto dt Pao.o
Tannucci Gabriele; Janni Mariano, della Ke
gola. Lo Braca di Traftevere. Menico Cen
cio , Aleffandro Valentino , Cola de lo Con
cio di Colonna, Janni di Savod.Gnafte, An
tonio di Gino di Ponte , Santo dt Jacovac
cio. E furonvi Grato de' Conti , e Janm h
elio di Alto de' Conti , Francefco Savello , e
ColaSavello, e prefero Lucio della Panztera,
che la guardava, e menarolo pngtone. t. n
detto Conte Antonio vi mife dentro tre de
noftri detti Romani , & alcunt foreft.en , t_
partiffi, e andoflene in Campagna con gli al-
tri. Venerdi a di XXIII. di Marzo predetto
il Conte Everfo della Anguillara una con-
quelli della Regione di Parioni , mfocaro H
renchioftro della detta Porta , & attoffica o
il pozzo dell'acqua; e dappoi a poco lpaz.o
ne fopragiunfero quelli di Ponte bene u
punto una con alcun' altro Romar,o, e C
,ale battaglia , che Ia fera ful Vefpro fi «c|
R I G A. IH4
cordaro & arrenderonfi al Governatore, che
ftava in Roma per la Chiefa , il quale fu l'Ar-
civefcovo di Pifa , e fu di Fiorenza, chiamato
per nome Mefler Giuliano di Cafa de' Ricci
di Fiorenza di grande animofitate , & arro-
gante alle faccende da fare. Eflendo ftato il
Patriarca nawi detto , il quale fu fatto dipoi
Arcivefcovo di Fiorenza, gran tempo a cam-
po ad una Terra chiamata Poppi nel Conta-
do di Fiorenza , che il Signore della Terra__.
era ftato fuocero di Nicolo della Stella- :
avvenne che fu mandato per lui , per ajutarct
a i fatti della Porta , che come avete udito ,
fu tolta, e prima che egli venifle, riavuta_.
Egli come uomo tiene dello Stato Ecclefiafti-
co le parti, da Poppi venne verfo Roma; e_*
fentendo per lo caroino , come U Porta erau-.
riavuta, fi refle un poco a Rieti , e venendo
verfo Roma tolfe a Francefco Savello un Ca- .
ftello, chefichiaroaStazzano, e mifelo a fac-
comanno, & arfelo . E prefene dentro il figlio
del detto Francefco, il quale lo Giovedi a dk
XXIX. di Marzo , venendo Iui in Roma , tl
mando prigione in Caftcllo Santo Angelo di
Roma . 11 Sabbato feguente, che fu rultimo
de'1 roefe , certi delle genti fue andarono al
Borghetto appreffo a Marini , & al Caftello
Gandolfo , & entrarono dentro , e roiieronli
a faccomanno, e tanto operarono , che tutti
e due quefti Caftelli fono disfatti . E dipoi
infra fpazio di fino alla ottava di Pafqua , la
quale venne a di VIII. di Aprile, tolie Alba-
no, e Savello, e Rocca Priore, che erano di
Cola Savello , e Francefco Savello ; e fece ar-
dere e disfare Savello, & Albano, per fortna
che noo fi poflono piu ajutare , e mife a fac-
comanno Rocca Priore. Item tolfe Pontc-
Lucano , il quale teneva il Conte Antonio,
che era ftato del Conte Antonio quafi doi
anni , 8c alcuni mefi di piii.
Dtlla Prefa del Conte Antonio.
MArtedi adi XV. del mefe di Maggio ef-
fendo il Patriarca in C impagna , &
D avendo riavuta una Terra chiamata Sezzc. ,
awenne , che partendofi dalla detta Terra,
volendo andare verfo Piperno, 8c eflendo per
alloggiare apprefto alla Terra , vide le genti
del Conte Antonio, e di Riccio , che erano
circa due mila fanti, e feicento cayalli. Bre-
vemente furono alle mani in fn 1 arme , &
alla fine come fi foffe , ebbe vtttorta , e pi-
aua nnc .uui- -^">- , ;
gliaro gl' infralcritti prigion, , cioe m pr.ma
fl Cont? Antonio di Pontadera di Pifa, Fran-
cefco Savello , O.iorato Cajetano , l Nipoti
del Conte Antonio, cioe furo Jacovo , t-,
linni fidi di Miriano di Pontadera ; il faglto
di Paolo di Celano ; il figbo di Cacc.ante^
dell' altro genero del Riccio; e molti Koma-
ni nimicidella Ch.efa , e della loro Ctta d,
Roma, i quali tutti fi vorriano appiccare per
la gola alle cale loro . Ma alcuno ne fu mef-
fo prigione in Caftello Santo Ange o di Ro-
m a, e c,6 fu Francelco Savello. L antiqua^
maledetta CafaColonna , e fpezialmente que 1-
la di Pelleftrina , che fempre fu n.mtca della
Chiefa.e del Popolo ^ noftro dl Roma , Mar-
tedi a dimane, che furo XV di di Magg o ,
ienza avere rincrefcimento da genti della-
Chiefa, corfe i campi di Roma yerfo Santa
Aenele , c prefe da XVI. uomini , e XLIII.
buoi. Voi avete letto, come il Conte Anto-
n,o con alcuno altro fu prefo , e perche n 0 -
Eeee u
tity M I. S C *E
frpotefle gloriare de*fuoi iofiniti dcliiti, Sab-
bato a di XIX. di Maggio il detro Patrtarea
rl fece impiccare per la gola iti nello teni-
mento di Piperno molto onorevolmente . Ma
dappoiche fu roorto , fo fpOgliato ignudo di
tiotte ,' e fattogli molto difonore nella perfo
oa , e toccato da i lupi . Mercordi a di XXIII
di Maggio il Patriarca pofe campo • Civita
Nevina di Rienzo Colonna. Quello che nc-
feguira ve lo notificherb. Morto che fu H
Coflte Antonio , il quale teneva totta Campa-
gna a tirannia , e toltala alla Chiefa , fubito
«itof no la Campagna alla Chiefa , e dieronfi
al detto Patriarca . E cosi ogni cofa torna al
fuO dovere coifr danno di chi non lo fa_*.
Lb di di Pafqua della Pentecofte , che fu a di
XXVII. di Maggio gli uomini di Ponte, e_
di Parione andarono a campo a Caftelnuovo
di RienZo Colonna. E* ben vero, che Jacopo
Offino di Monte Rotondo , il Conte EVerfo
dell' Anguillara v'erano ftati quattro di in-
ftanti, e fattogli affai danno. Se avete letto
poco dinanti, io mi ricordo vi promifi di no-
tifioarvi quello, che del campo conrroCiviti,
Nevina feguiva. Awenne, che eflendovi fta-
to il Patriarca da XXIII. di di Maggio , Pul
fimo di del detto mefe avendo veduto, quan-
to potevaoo gli uomini di Caftelnuovo refta-
re , deliberarono in tutto di volerfi dare alla
Chiefa, e mandarono al Patriarca,che vi an-
daffe , il quale ftava in Roma ; & aodatovi
fubito , ufciro fuora gridando : V iv.t la Cbttfa .
E cosi mando nel Caftello, e feceli giurarc
fedelta, e prefa la Rocca, mifevi 1'Offiziale,
« lafciov vi da CXXV. fanti in tutto . Avendo
avuto il PatriarcaCaftelnuovo,come appref-
fo avete udito , il Sabbato a di due di Giu-
gno ritornb colle genti d'arme verfo Pelle-
Itrina , e menb con iui tutti i Romani , uno
uomo per cafa, falvo di Ponte, e di Parione,
perche quelli erano ftati aCaftelauovo , come
di fopra e fcritto. Io vi promifi difcrivere_
e raccontare, come procedevano Ie cofe con-
tra il fopradetto Rienzo Colonna per li fuoi
rhali modi-tenuti, e della fua correria, chc_
fece a Roma. E perche dice la legge , che:
Omnit promiffio fatta ducit in fe vtrbum dan ,
percib io vi voglio dare quello , che vi bo
promeflb . Come avete udito dt fopra , che il
campo ando in Pelleftrina a di due di Gtu-
gno, durowi per fino al Sabbato adiXVUI.
di Agofto. Ma in quefto mezzo il detto Pa-
triarca gli tolfe quefte Terre, cib furo Pafla-
rano , Santo Gregorio , e Zagaruolo . Et ef
fendo ftato cosi a campo a Pelleftrina , e_
fatta tanta guerra a Paflarano , SantO Gre-
gorio , e Zagaruolo. che per careftia d'acque
li arrenderono. E* ben vero , che Paflarano
fu combattnto , e poflb dire , che fu avuto
per battaglia . Un' altro Cafteilo , chiamato
Gallicaoi, fi tenne tantoquanto poteo, & in-
fieme con Pelleftrina fi rendeo. E' ben ve-
ro, che non gli fu fatta molta guerra ; & a
quefto tempo fu avuta Pelleftrina per fame,
che per forza di battaglia non fora mai potu-
ta avere , confiderata la Terra fqrte' e piena_
d' uomini . E cosi lo ditto Rienzo Colonna_
fe arrendeo, falve le perfone e la robba ; e_
lui fe ne gio a Terracina con quella robba,
che volle , e con la famiglia foa , e laflao lo
paefe alla Chiefa. E cosi. preodete efempio,
che facendo male , fe ne recepe beoe , le lo
credete . Ora vedete , fe la cavalcata , che_
fece a Roma de' XLIII. buovi , e XVI. uo-
L
A
B
D
L A N* E A m
ta.oi gli coftb ben cats, che M oUbe feri'
XXX. Ducati , e perdeo pth che non vale u >
Reame, confiderando le groffe* forriTerre
che aveva. Gb furo quefte : Pelkftrina, Zi*
garuolo, Gallicaai , Caftelnuovo j Civita
vina, Santo Greguoro, Paffarano , San ?kn
10 jforma. E fappiate che qocfta Pelleftrina*
la Fece uo Re , chiamato per nome Cecolo*
e di quefto ne parla Vergilio nello Settim»
Libro quafi nel fine, e pofele nome PeHefhv
oa , ma e corrotto Io vocaholo ; la qu a i e >
uoa fortiffiiua cofa , e fu di cafa di coloro
che Phanno perduta , V d'altri loro aderenti
oirca fettecento annj . Et io mi ricordo ij
campo contra loro di Papa r, fhitkiio f ^
dello Re Laozilao , e mai non fu m&yfc,
poteffero avere ; e per lo fuo iwco^noe-v*
corae giovine l'ha perduta: bencbe e perBifi.
(ione di Dio, perche fempre fijro nemici ^et-
la Chiefa , e della nollra Cirta di Roma. £
mai non la perdiero t loro , (alvo qoaod*
fu Papa BonifazioVlII., che vi ftette ld*ca*
po circa due annj; e poi la prefe, e bfugiol.
la . Ma alla fine la riebbero con vergogna del
detto Papa, e £u di Cafa Gajetana de' Coatt
di Fondi.
Deir onore fatto al Patriarct, ouartJo torni r
a Roma .
E
Sfendo cacciato Rienzo Colonna d<vlle
Terre fue, come appreflo avete udito\
e deliberato il Patriarca di rornare a Roma,
ordinarono molto e graode onore. La qual
toroata fu di MercordiadiXXIX. di Agolto;
e Tonore, che li fu ordinato e fatto, fu que»
fto . Cioe che tutti i Capirioni , con li loro
pcnnoni , accompagnati da molta gente , gli
andarono fin' alib' Arco di Santo Vito una
con tutti gli altn Cit^adini , i quali fogliono
giocare,alla Fefta della noftra Donna di Ago-
fto, con le fiaccole in mano, ecoo li bifari,
e colle proceflioni de i Preti . E tornando H
detto Patriarca da Santo Gianni , dove aveva
vedute le Tefte de' Beati Apoftoli , e Santi
Pietro e Paolo , gionto che fu al detto Arco ,
gli fu pofto (opra capo un bel drappo d'oro;
e cosi fotto quel drappo venne infino a Santo
Lorenzo in Damafo ; e fu addeftrato da' Cit-
tadini di ciafcun Rione , facendo a mute si
<kl drappo , si dell' addeftrare , con moltc
olive , & iofinita geote, coperte in piu parti
le ftrade , dove paflava di molti drappi d'oro,
& altri belli panni , gridando ad alta voce—
per tutta la ftrada ogni uomo : Vwa h P<j-
triarca. E poiche fu al detto Santo Lorenzo,
uel draripo , che gli fu portato fopra Ia te-
fta , per allegrezza fu meflo a bottino a chi
ne poteva pigliare. Et entro dentro, ebafcio
1'Altare, e poi tornb, e monto a cavallo, 8e
andb ad ifmontare , .dove altre volte era ftato
nella Regione della Revola. Io non ifcrivo
iCittadini, che lo addeftraro, ne quelli, che
gli ftavano alle ftaffe , neaoche quelli , che_-
portavano lo pallio , perche fora lungo. E
quefto bafti si , & in quaoto allo ooore pu-
blico fatto. Ma dirovvi , che infra li Cittadi*
ni furo raccolti mille ducento Ducati, i qua-
li furono donati io una coppa d'oro dt valore
di cento Ducati vel circa . E ftette in Rotna
dal detto Mercordi iofino alla Doroenica adi
fecondo di Settembre, in la qual Domenica.-
lui fi parti ad ora dt Vefpero. Come, e do>
ve fi pofera, appreflb lo udirete.
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II 17
H I S T
Dtlla morte di Ponctlletto.
B
C
10 mi ricordo, che vi contar de'noftri Cit-
tadini , che tolfero Porta Maggiore. Mo
vi voglio fimilmente raccOntare , come Poa-
celletto di Pietro Veneranieri , il quale vifo
con gli altri , che avendo avuto il Patriarca
Petteftrina , nella quale il detto Poncelletto
era , delibero fubito partirfi , e partito capitb
ad un Cattello d'appreffo chiamato Cave ; e—
per la fua roala ventura, fapendolo il Patriar-
ca mand6 per lui , & alla fine li fu raandato;
e fu tnenato a Roroa , e ftette prigione dal
Martedi a di XXV III. di Agofto,tn fino alla
Domenica a di ViII. di Setterobre. LoLune-
di feguente di mane fu gtuftiziato in quefta_
forma , che fu attenagliato di Campidogbo
ih fino a Campo di Fiore , e li ia mezzo fu
appefo , e ftettevi fino a mezzb Vefpero .
Qpefto Poncelletto , lo quale udite , fu uno
de' pr''ncipali a togliere lo Stato alta Chiefa^
nelli Anni MCCCCXXXIV. a di XXIX. co
tne di fopra e detto . Et fimiliter veone a_-
togliere la Porta predetta . Cosi imerviene a
chi fa quel che non deve , che fpeflb trova_
quel che non crede.
Cominciamento e finimcnt* di uoma-
fcekrato.
CRedo in quefto mio Libro chiamato Me-
flicanza non avere fcritto dt un pooo
fcale , ma valente uomo di fua perfona chia-
mato Lodovico Colbnna , il quale ft faceva
figlio di Gianni Colonna-, e baftardo : che_
fu eran peccato,che tanto lai viveffe m que-
fto Mondo. Confiderato, cbe oelli An.tt
MCCCCXV. a di VI. di Agofto uccife a tra-
dimento , & a petizione di Tartaglia dello
Avello , to pib magnifico Capitano , che mat
all' eta che corre fi pofta ricordve. C16 fu
Paolo Orfino qomo di troppo gran f3ttr , che
Papa , Re , & ogni gran perfona e Signoiia
cVitalia lo tenevano con lufinghe , bencne lo
Re Lanzeslao \o prefe a Perofcia ad ingsnn»,
e tennelo prigione per finche lo detto Re_
mori Et eflendo tiberato per la detta morte,
e per Re Jacomo , che venne netlo Reanie
di Napolt , effo Paolo tornb alla noftra Citta
di Roma , e fece de i gwn fatti . Et eflendo
aCollefiorito in quello di Foligno , & ap-
preffb a Serravalle di Camerino , lo dttto Lo-
. dovico lo uccife . Che trifto lui, che lo fece,
perche mai non fece pih fatto darroe, percbe
non fi fidava. Et effendoft addotto tn Ardea
appreffo a Roma , un fuo Cognato chiamato
Gian'Andrea Colonna, del qnale io detto Lo-
dovico aveva la forella per moglie , non per-
cio che 1'aveffe toceata , •! tradio , che^ entro .
in Ardea , e prefe la Rocca , e lui , & alla
fine lo uccife . Credo, che i Conti di Taglia-
cozzo ne foffero gran cagione , perche lo det-
to Gian» Andrea era loro raccommandato ,
Che da per lui oon 1'averia potuto fare . fc
cosi fu fatta la veodetta del detto Paolo Or-
fino ; ma fi volea dare a mangiare a 1 cani ,
confiderato , che fece quello , che e detto .
E quefto a di XII. di Ottobre negh Annt
MCCCCXXXVI. Della cui morte lapiupar-
, - te de'Roroani ne furo contenti , perche il det-
to Paolo ci era molto aroato per molto bene
e oiacere , che faceva a i Romani. Voglio, .
che fappiate , che Ardea fu del detto Gianni \
Tom.ZW.
R I G A. II 18
Andrea , & avevala dau ia pegno per doteu
dplla detta fua fotella .
Della tornata del Patriarea a Roma .
IO yi promifi raccontare del detto Patrtar» '
ca quello ne feguiva ; e fecoodoche fono
ftato informato , lut ando aH'Aqutla , e fu
nella montagna , e poi rorno verfo Caropa-
gna , e mife molte Terre a faccomanno ,
brugio ,e tolfene molte a i ribelli della Chie-
fa & torno a Romaa di XVII. diDecembrc.
Dio voglia , che fia tn buona ora.
ANNO MCCCCXXXVII.
NOn voglio alcuna cofa in principio dell*
Anno MCCCCXXXVII. raccontare^ ,
perche quantunque fia difficile a foffrirlo ,
tamen fe peggio ne feguita , non ne faraggio
menzione , ne allo prefente intendo di farla^
Ma credo , che voi abbiate fctto in que-
llo Libro , che neil* Anno MCCCCXXXIV.
ndn fbfatto lo Gmoco di Teftaecio e de*Na-
goni , e cosi continuando fino a quefto anno
non fu fatto » che vengono ad eflere quattro
anni continui. Dio voglia , che noo peggto-.
riamo , come b ufanza noftra , e la noftra_.
condizione . Ma credo , cbe quelle perfone ,
che ne fon «agione , Dio , e gli uominr loro
faran del male , perche e. una «ofa abomtne-
vole \ & ogni perfona ne dice male dt ch»
regge la Cittk , e di quelli , che lo configha-
noT Dinanti a qttefto io vi raccontat , in*
che modo fu avuta Palleftrina ; ma allo pre-
fente vi racconterb una cofa troppo V t,le -'. *
buona , graziofa., e fanta, per la noftra Cit-
ta di Roroa , e fpeeialmente per qnelle per-
fone , che banno volonta di vivere di loro
fatiahe. E fecondo netla noftra.Cntafi ragio-
oa :appoicch« fu tolta , non fi e veduta^
publicamente cofa , che abbtno.fatta contro
lo ftato detla Chiefa; ma in cuore forfe ama-
vano gti uomini e te donne di quella Terra t
Sicnon antichi. Credo , che lorb fi pofla dtr-
re nonfolo ; ptceato veccbio , pemtenzanuova',
ma che feropre fono ftati i Sigoon di quelia
Terra nimict della noltra Citta e della Chie-
fa ; e fon certo t fu perraeffo da Dio , che
doveffe mal finire. Avvenne che effendo tor-
nato il Patriarca in Roroa dalla Terra fua dt
Corneto, animo deliberato fi difpofe d» volerla.
disfare. E cosi fe' , che Mercordi a di XX^
di Marzo vi man;lo dodici Maftrt per Rione
di Roma a farla infocare , fpianare , /«dica-
re , fmurare, & in tutto difabitare . E couu»
fatto ; e furonvi motte perfone del paele
a fare frroiti cofe , e duraronyi tanto , fincne
fu in tutto fradicata, fpianata, infocata,Imu-
rata, & in totto difabitata; la ^\, c ^ w \
a fare in fino per tutto lo mefe d Aprtle , e
molti ne vennero ad abitare a Roma . lo.v»
contai , come , quando , dove , & con qualt
it Conte Antonio fu prefo , e fe « ncordate,
vi furo prefi doe fuoi nipott : ciafu Jtcopo ,
e Giovanni. E quefto Jacopo fu un giovtne-
damolto. Brevemente lui fu appiccato tn-
Roma a Campidoglio lo Sabbato a dt XVIII.
di Magsio ; e Giova.nni fu apptccato lo Mec-
cordi feguente; e furo prigion. ur Camp^do-
gtio U i XV- di ^Maggic » MCCCCXXXVn.
fino alli XII. di Maggio MCCCCXXX... ....
fe fu ragione, , oon lo fo .
D
Eeee %.
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MISCELLANEA
H2»
Dtli 9 andata del Patriarca nel Reame .
VOi vi dovete ricordare dal principiodel-
la venutadel Patriarca nel paefe diRo-
ma quello , che ha fatto : per tanto non-
bifogna troppo ricontarlo . Mo novamen-
te e andato nello Rcame di Napoli . Se delle
cofe , che fara , ne avero informazione , io
le fcrivero : alrramente n6. Eflendo andato
lo Patriarca nel Reame , molti hanno detto ,
che lui foffe a battaglia col Principe di Ta-
ranto , e che lo pigliafle; e moki hanno det-
to , che il detto Principe per tornare alla__»
devozione della Chiefia fi lafciafle pigliare^ ,
confiderato , che era forte di gente , quanto
10 Patriarca , e fbva nelle Terre fue ; che_
dal Re di Napoli in fuora nel detto Reame
nonvi e maggiore Sigrore del Prencipe. Co-
me il fatto andaffc , in fine lui rimafe amico
del Patriarca. Avendofatto lo Patriarca tanto,
quanto avete letto per lo ftato della Ghiefa—
e der Papa , degna cofa e , che fia meritato ,
perche la ingratitudine e un peflimo vizio , e
fecondo che dice Santo liernardo : hgratitu*
dv tfl boflts gratia , intmica ftlutis . Avven-
ne , che a IX. di di Agofto lo Papa il fece
Cardinale (tando nel Reame , e chiamavafi
Monfignor di Fiorenza , perche ne fu Arci-
vefcovo. In quanto folle Patriarca , & ebbe
11 titolo di Santo Lorenzo in Lucina in Ro
ma. E fu fatto in Roma moite fefte , cioe
fonare Campidoglio a gajo piu di , niolti fuo-
chi per Ia Cittade , molti Cittadini con le
torcle per Roma di notte a cavallo , tutti i
Giocatori di Santa Maria d'Agofto furo infie-
me in Campo di Fiore , & andaro allo Ara-
cielo ; e quantunque nel di di Santo Antonio
fia ufanza di andare, tamen non cosi infieme,
perche ogni Rione va da per le . E la Dome-
nica feguente vi fu gioftrato; e per prcgio vi
furo mefle due canne di Rofato di grana, delle
quali una ne fu data ad un Romano, lo qua-
le fi chiama Antonio Cagnalafino , e Taltra-,
ad un foreftiero,
Tricgua tra la Cfriefi y e lo Re di Ragona .
ESfendo lo Patriarca nel Reame di Napoli
a governare con Re de Ragona, avven-
ne , fecondo fi dice , che il Re era , e fu
forte tanto , che ando a trovare lo Patriarca
fatto di poi Cardinale a Salerno, e lj viftette
dodici di , fecondo fi dice , con nove mila_,
perfon'-- E come lo fatto fi andaiTe , in Roma
fu b ndi a a di XVII. di Dicembre per tutto
il \ efe t» Marzo proflimo da venire la trie-
gua ira ia Chiefa , e lo Re di Ragona .
ANNO MCCCCXXXVIII.
B
C
D
DEl mefe di Gennajo a di otto MCCCC-
XXXVIII. fu bardito per la Citta di
Roma , come la triegua fopradetta fu rotta a
di XXV. di Dicembre nel di di Natale . Da
cui venifle 1'errore , io uol fo , perche nol
vidi ; ma in Roma fi diceva , di commiffione
del detto Cardinale , tffcre ftato del Re di
Ragona . Se e vero , Dio & efli lo fanno ;
ma del Cardinale fi diceva fegretamente . A
won voler far troppo parde , notifico a i fu-
tnri Leuori del prefente Libro , che nelPAm,
no predetro il Giuoco di Teftaccio e de* Na- j
vcni non furo facii . Come di fopraavete let-
E
A to , che il Cardinale di Fiorenza , e pritnaw
Patriarca , entro nel Reame , e fece quanto
pote per averlo , e darlo alla Chiefa di Di 0
fecondo ne aveva fperanza ; poi fe ne pattj '
e mifefi in Mare , e giunfe a Ferrara , dove
era Papa Eugenio , e lafcjo le genti darme.
Doloranza e morte del Cardinah Orfino.
t Sfendo Monfignore delli Orfini partitoda
JLi Ferrara per venire a Roma , e non fe-
guitar p>ii la Corte Papale , giunto che fu \
i bagni di San Filippo in quello di Siena , fe
gli fece la gianduglia, e* la febbre , e li mori
lo Giovedi a di XXIX. di Maggio , e il Lu-
r.edi feguente venne lo corpo uio a Roma—
la dimane per tempo , e fu fotterrato in Saa-
to Pietro in una Cappella ferrata anticamente
di Cafa Orfina . La qual mone dnbito fara
molto danno alla noltra Citra , perche lui
combatteva per quefla vedovella Roma piu
che altra perlona , che in Corte fofle. Mer-
cordi a di 4. di Giugno il Cardinale di Fio-
renza ritorno a Roma per noftro Legato e
Governatore . Preghiamo Dio , che tutto lo
paefe tenga in pace e buona fanita , e (imil-
mente la fua perfona . Giovedi a* di IV. di
Settembre , e del prefente Anno , uno chia-
mato MetTer Nicola di Valle Montone Cano-
nico di Santo Giovanni Laterano con due aU
tri Beneficiati della detta Chiefa furono de-
gradati in Santa Maria dell* Araceli fecondo
la ufanza Ecclefiaflica , i quali Bsneficiati
uno era chiamato fopranome CapococcioIa_, ,
e 1'altro Garofalo . E poi data la Sentenza^»
per lo Vicario del Papa , il quale fi chiama-
va Andrea Vefcovo di Ofmo , che fla nelle
Marca , furo menati in Campo di Fiore, e li
furo mefli cjafcuno in g-.bbia rilevata quanto
una lanciafoora terra;e li flettero fino alLu-
nedi a di VIII. del detto me(e , e furono la^
Domenica a quattfore di norte menati in-
Campidoglio , e li ftettero fino allo Gievedi
a dimane a di XVIH. di Settembre,e il detto
Meffer Nicola Canonico fu meffo a cavallo in
uno.Afino con la mitra di carta pcnti coiu
due Diavoli in c^po ; e i detti Capc.coccjola,
e Garofolo furo legati in due tavole, e cosi
trafcinari furo menati dietro al detto Mefler
N icola fino alla piazza di S. Giovanni . E come
furo giunti, il detto Mefler Nicola con.eme-
no peccatore fu appefo in TOltno , che fta-,
nella P^azza ; ck alli altri due a cialcuno fu
prima tagliata la mano ritta , le quali mani
per memoria furo chiavellate in quella Torre
appreflo alPOlmo di fopra aduna lepa dime-
tallo , che fta nelia detta Torre. E poi furo-
no infieme ferrati ad un legno , e furono arfi
per lo abominevole peccato, che fecero . . Cwe
quefto , che a tuttt Cnfliani e mamfelto ,
rornamento di queili gloriofi Apoftoh , che
ftanno in Santo Gianni , cio fono Santo Pie-
tro e Sanro Paolo , che Pariento pefa mille e
ducento marche , & e inorato , e tutti ioru.
pieni di pierre preziofe, e perle; e quelto e
veduto vifibilmente , e vedefi tuttavia da-
ogni perfona, che'l vuole vedere. Avvenne ,
che i derti Capococciola , e Garofolo yoleva-
no moftrare le dette Reiiquie , c»o lono e
Tefte de' gloriofi Apoftoli , lo Lunedi di Kat-
qua , che fu di Aprile . La notte diaboitca-
mente cavarono daila Mitra, che tiene banto
Pietro in capo , due finifltmi balafli, un iftojj;
fimo Zaffiro , tre finiffimi Diamanti , axii
' perle
-tiit H I S T O
perle groffe . I quali balaffi , dopo che ven- 1 A
nero alle mani del Reggimento XLVIH. cara-
ti pefavano uno , e l'altro XLVll: e mezza ;
e volea il carato XXVIII. ducati ; e piu era
ftiraato , che valevano, o che potevano valer
lo zaffiro , i diamanti , e le perle. E non_
contenti i ribelli di quefto , lo di di Santo
Pietro e di Santo Paolo di Giugno feguente
ne tolfero XVIII. altre pietre fimifime_
d'infinita valuta . E tutte quefte cofe fu-
ro ritrovate , e ripofte ne' luoghi , onde fu-
rono tratte. Ma il detto Melfer Nicola ricet-
$ tava quelle , che aveva avuto il detto Garo-
folo fuo nipote , e giuro alli Santi Dio Evan-
gelii che di tal cofa non fapeva niente : ficche
percio mori , che quando Papa Urbano ne fe-
ce adornare quelle Tefte di que' gloriofi Apo
ftoli , fece una Bolla , che fe per nullo tera-
po fofle mai ufurpato nulla di quelle pietre ,
e degli aitri adornamenti , tanto chi lo face-
va, quanto chi lo fapeva o ricettava, o com-
prava , foffe di ogni dignita tanto Ecclefiafti;
ca quanto temporale , privato , e non potel
fero faru teftamento , ne teftimonianza , &
eflirre ogni Domenica fcomunicati, & alh lor
mortc (otterrati alli Cafalini. E cosi fu fatto
di coftoro , lo non fo fe voi vi ricordiare ,
come io mi ricordo avere (critio e lttto nel
MCCCCXXXVII. come fu dishtta Pelleftn-
na e non ne refto altro , che la Rocca , la
quale mo nel MCCCCXXXVIII. fu comin-
ciata a dishre la Vigilia di Santo Nicola_ .
Che Cola di Roma Manefcalco della Reg.one
di Colonna , & io Paolo di Liello Petrone
della Regione di Ponte vi andammo , e fom-
mo la per fino allo di di Pafqua Epifan.a_
MCCCCXXXIX. e facemola fcaricare con-
tuttr le muta , ficche fu eguale alla pia/.za_
di effa Rocca , 6c rimafe abbandonata lenza
' guardia.
ANNO MCCCCXXXiX.
Dlce Seneca : QuosDms oJit , finfa pnvat
Tanto vo dire , che quando Dio vuol
fare del male all'uomo , U prima cofa gli
tolle lo fenno, come di fopra avete udito de
fatti di Rienzo Colonna. Avvenne , che iu
tanto animofo , che ritorno nel paefe, & en-
tro in una Terra delle fue chiamataZagaruo-
lo , & entrovvi lo Mercordi a di IV. di *e-
bra o. Di che il fopradetto Cardinale v. ando
a campo lodi di carnevah , che fu a di AVl.
del detto mefe ; e fecegli si fatta guerra, che
Dio fa fe mai fu fatta famile ad altra Terra_ .
Alh fine.il Giovedi Sinto , che lu due OittA-
• prile , \i prefe e poi a di XI. di Magg.o fu
arlii e fradicata .
Scifma di nuovo contra del Papa .
IO mi era difpofto non ifcrivere altre cofe
i„ quefto mio Libro chiamato Meflicwza,
fe non quello, che occorreva m Ita ^>a, e pe-
zialmente quello che occorreva nelle parti d.
Roma. Ora mi convicne fare ncordo di una,
la quale e troppo abominevoie e credo nc-
feguira grande lcandaloa. corp. , e detr.men-
rn all' anime , e fpezialmente a quelle , che_
n°afc"ra,mo m Da PP o P iche fu fatto Martino Papa
molte volte in fua v.ta fu ord.nato, che 1 ii
faceile .1 Concilio per r.formaz.one del la^
Chiefa; e fecondo che per gii ant.qut d d.ce,
mi nonfu Papa,,che gifie a Conc.ho , che-
B
D
R I C A. n22
non ritornafle a!Ia fine Cardinale. Et io .
ricordo di Papa Gianni , che volle gire allo
Concilio di Coftanza , e fu privato, e tornb
Cardinale ; & allora fu fatto Papa Martino;
e per quefta cagione Papa Martino non vi
volle mai gire . Vero fu , che mando
Melfer Giuliano , lo quale poi il fece Cardi*
nale , a Bafilea , dove era ordinato , che fi fa-
cefle ; e feppe tanto fare , che prima mori,
che al Concilio fofle andato. E dopo la fua_
morte, fu fatto Papa Eugenio, il quale coa-
fenti a tutto quello, che Papa Martino aveva
ordinaro del Concilio; la qual cofa fu il fuo
danno : che avvenne, chc per 1'opere fue , o '
buone, o male che foflero, che io non fo di-
chiarare, gifle a Fiorenza per la partenza^,
che fece da Roma , la quale aveva fatta_,
quando gli fn tolto lo Stato , e poi riavuto:
quelli del Concilio di Bafilea il privaro , e_.
fecero Papa uno chiamato Amadio Duce di
Savoja , il quale era ftato circa due aoni a
modo di Roraito nel deferto . Per la qual co-
fa credo, che 1'anima fua, e di molte perfo-
ne , (e Dio per fua mifericordia non fi muo-
ve a pieta, faranno confufe . E quefta novel-
la venne in Roma all* ultimo di Novembre_
MCCCCXXXiX. , il quale fu chiamato Fe-
lice. Voi avete udito, come fon paflate lt-
cofe fatte, 5c occorfe per lo noftro Signore_
Papa Eugenio. Per moftrarne il ftio buono
amore & afletto, qtiefte quattro Tfmpora di
Natale del MCCCCXXXIX. fece diecifette-
Cardinali , fra' quali non ne fu nullo Roma-
no. A fcrivere chi furono , non rai ftendo,
perche alla noftra Citta di Roma b poco uti-
le, perche de'diecifette , dodici n<: fonoTra-
montani , e- cinque Taliani ; e cotne avete_.
udito , RonMno nullo, ne di terra di R.oma.
La Vigilia di Natale ando il bando per Ro-
ma , come era farta ta triegua infra lo Papa,
e lo Re di Ragona. Dio voglia che duri , e
fia buona; e cib per un' Anno.
ANNO MCCCCXL.
SAbbato a di XIX. di Marzo nell' Anno
MCCCCXL ini occorfe un cafo finiftro,
che mal volentieri lo fcrivo , ma per farne_
I memoria.come degli altn pallati , in quanto
quefto fia molto dubio , tamen non voguo
; lafciare in obblivione . Se voi avete letto ne-
tjrti Anni paffati del MCCCCXXXVI in fino
'A di predetto cio, che fcce per la Ch.efa lo
Legato , quanti Signori e Terre mandati per
for^.io. Dopo i predetti disfece il Signore di
I Folieno , e prefelo con due fuoi figliuoh : E
fu uomo di grande 8c alta fuperbia e crudel-
ta , che non era si gran S.gnore , ne Comunt-
! tade in Italia , che di lui non avefle paura_.
' E fe quefta crudelra in lui non foffe ftata_ ?
mai per la noftra Citta di Roma non fu a'di
noftri il fimile. Benche quafi gli era neceifita
di eflere crudele , petche lo paefe di Rom;L_.
era cosi corrotto, che di di e di notte l uomo
era rubato e morto da' contadini , & uom.ni
Cittadini, che vivono di mala condizione . B
per quefta cagione ci mife in Roma un Sena-
tore chiamato Muffere Angiolo Boncian. , cha
fu peeeio di Nerone ; e le crudeka, che uso
,n Rorna, a volerle fcr.vere , non bafterianc.
fei carte. Ma infra 1'altre ve ne voaho d«c
una. Che venendo un povero uorao da Olha,
& avendo comprato poco di pefce , gl. iu
dato da certi poco di Sale per mfalarlo , c_
per
E
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Vt_3 M I S C E
per lo poco di pefce.che fu , gti rimafe un_
poco di Sale. Per la fua fortuna fu trovato
dalla Corte , e menato a Campidoglio; infine
il detto Meffere Angiolo , figlio d'uno Alber-
gatore di Napoli, chiamato Agoftino, il qua-
le fu tagliato a pezzi in Napoli , di notte a
lume di torcia il fece appiccare per la gola ,
si che mori. L'altre ruberie fotto colore di
giuftizia , e martorj che faceva , e parole difo-
nefte, non fi porriano mai fcrivere. E non_
prezzava Cittadino di nulla condizione ; e_
fece tanto , che per le male reportazioni di
lui fu privato deU'offizio, e giffene con mol-
ta vergogna e caccia ; perche alli buoni non
voleva fervire , 8c alli cattivi deferviva ; e_
cosi 1'una parte , e 1'altra fi perdette. E pu-
re dovete penfare, che in Roma , e in ogni
Cittadt- ci fono de' buoni , che vogliono vi-
vere con onore e buoni coftumi , e del Ioro
proprio . Avvenne, che il Sabbato adi XVIII.
di Marzo volendo partirfi di Roma il detto
Cardinale, come fu a capo del Ponte, 8c ap-
preflo dd Caftello di Santo Angelo di Roma,
il Cafteihno , cio fu Antonio di Gian-Fran-
cefco di Rcdo da Padoa , il prefe, e menollo
dentro in Caftello feruto con tre ferute , cio
fu una nel ginocchio , una in la mano , e_
1'altra fu Ia orecchia , per le quali ferute , o
per alcra cagione che ioffe , pure di Sabbato
a di due di Aprile del detto Anno fu morto,
e di notte fu portato il corpo fuo a Santa_
Maria della Minerva. Non lo fe fu giudicio
di Dio , perche comg avete udito, fu un'uo-
mo pieno di crudeltate, di fuperbia, d'ira_,
di luffuria , e di vanagloria. Dicovi bene_,
che lui ci tenne con molta pace e dovizia_,
c che mentre viffe, il grano valfe XII. Carli-
ni lo ruggio; morto che fu infra XV. di ap-
punro valfe XXll. Carlini : Sicche il Popolo
ne fu forte dolente per la piii e maggior par-
te . Confideriamo adunque , che quefto Mon.
do non e niente . E teneva Suriano , Civita-
vecchia, Cafteinuovo , Oftia , 8c aveva quat-
tro mila cavalli , e due mila fanti ; e poi fu
giunto e morto , e il corpo fuo mandato a
Corneto, donde lui era . Et arricchi molto i
fuoi , 8c anco i Ccrnetani , che non v'era si
trifto uomo, che non foffe Caftellano, o Po-
defta , o Gabelliere delle Terre della Chiefa ,
perche lui teneva Roma , lo Patrimonio , lo
Ducato , e Maremma , e cio che aveva 1*_
Chiela; 8c era piu di Papa col temporale, e_
collo fpirituale. Se fu prefo e morto di co-
mandimento del Papa, e fe la merito, io non
lo fo defcrivere, perche i gran fitti fono de'
gran Maeftri . Ma per lo Stato del Pap.i , e_
della Chiefa molto fatigo , fecondo che di-
nanti a quefto fi trova fcritto. Per la qual
rcorte molti ne rimafero ricchi , perche fi fa
ftima dovefle avere avanzati infra demri e_
gioje 8c auro 8c ariento , trecento migliaja_
di Ducati , perche tutia Italia gli donarono,
falvo il Duca di Milano . E lui vituperofo fu
di notte portato a Santa Maria , come avete
udito, in giuppetto, fcalzo , e fenza brache ;
e tu preio nanti la porta di Caftello fra la_
porta di bronzo , 8; una catena , che vi fu
acconcia la nottc nel mezzo, che rron poteva
•f uggire .
Vcnuta dcl Camerkngo del Papa ,
DOmenica a di IV. di Aprile uno , che_
gia fu Medico , chiamato Maftro Loifi
L
A
L A N B A
B
D
da Padova, al quale il P«p»Y9lle ^
rie , e fecelo Camerlengo, veodeia Ron,, m
la morte del detto Cardinale , e fij fccoo Ls
gato di Roma., e del Patrimonio , Catopaena"
Mantima-, Ducato, & altre Terre, dt (S
commiffione del Papa.. Donienica 4 di btTm a
d. Maggio il detto Camerlengo Leg«ofipirA
da Koma , 8e ando a campaa Civitavecchii
la quale teneva un parente del CardioaleJ
morto, perchfe Suriano , Caftelnuovo &
Oftia, e ci6 che altro aveva tenato , $*er»_
rencluto alla Chiefa.
ANNO MCCCCXLt
Detto Prete Janrti flndia. ,
LUnedi a di IX. di Ottobre del MCCCCXLI.
veone in Roma uno Ambafciatore dello
Prete Jaoni, il quate e Sigaore d'India , t_
credo fia il maggior Signore del Moado . Al .
quate Ambafciatore fu fetto molto Onore, 8e
an iarongli iocontra il Governatore di Roma,.
il S?natore, i Confervatori ,- il Caftellano j «
molti Cittadiaj , e fu addeftrato , eome il
Papa ; e ftigli moftrato il Volto Santo , &
molce Reliquie de' Saoti per Roma. E ftet-
tero in Roma per tutto Giovedi , e poi U
Venerdi a dimane a di XIU. dcl detto mefe
fi partirono, e girooo yerfo Fiorenza per tor-
nare in loro paefe.
Della Prefa di UapoR ftfita per lo Ri
di Ragona
AVete letto di fopra , come Io Re di Ra-
gona , con molti altri Signori Criftiani
furo prefi e mandati a Milano, e poi tutti li-
berati : pec la quale liberazione torno nel
Reame , & avuta Gajeta, e molte Terre , <I
mife m punto con tutto fuo sforzo , che po-
tea fare del Reame di Napoli » & andonne a
campo alla Citta di Napoli , e tanto vi fteue,
che vi valeva la foma del grano XX. Ducati
d'oro . E si per ia fame, si anco per forza_*
il primo di di Giugno , che fu di VenerdV,
e chi dice foffe il fecondo, vi entro dentro ,
8c ebbeio , e furonvi morti cento cinquanta_
fanti di genti, che ftavano dentro a difefa_ t
perche poca gente v'era rimafa per la fame .
E mai non Paveria avuta , fe non foffero ftati
gli uomini di Cafa Orfina : e quefto e manU
fefto in Roma, nel Reame di Napoli , e in_
tutta Italia.
Del Giuoeo di Teflaecio.
NElPAnno MCCCCXUH. Tenne ib Car-
nelevare a di V. di Marzo , fu fitto
partita del Giuoco antiquiffimo ; e fatto cid*
che fu corfo un Pallio d'oro , e folevano ef-.
ferne corfi tre; e fatte quattro carrozze, e fo»
levano effer fei . Sia pregato Dio , fe poffa-
fare al modo antico con iftato deUa noftra_
Citta di Roma , della Santa Chiefa , e di tut-
ta Criftianitate. Venerdi a di XXIV. del me-
fe di Maggio MCCCCXLHI. effendo tornato
il Camerlengo a Roma , fece pigliare Paolo
della Molara, e il Lunedi feguente a due ore
di notte li fece tagliare la tefta. Dto vo-
glia , che non ne fcgua fcahdalo, perche en»
molto imparentato con CafaOrfina, e Cala a?
Vallemontoae , & -era uomo di grande ani-
mo , valente aeli' aime , quanw uomo dei
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1**5 ■ >■ . *H I S T O
Mbndo, bello dicitore, e di corpo non gran-j A
de , non piccolov E lacagione qon fi dicc_|
della fua morte , benche alcuni dicano, che_
fu fatto a petizione d«l Cardtnale della Co-
lonna , e di uno Tuo fratello , perche erano
nimici , cbe Papa Martino ziano del detto
Cardinale gli tolfe roolte Terre . Della
morre foa fi dira la cagione ; lo fcrtve-
ri>, fe roi pare vero o fimile . Ma in vita fec$
wolto per lo Stato del Papa, e per la Chiefa,
fc aveva al fuo foldo cento lancie.
Drtla Patt del Papa e del Re ii Ragona
t di ttaptli .
DOmenica a di XVI. del roefe di Giugno B
fu bandita in Roraa la pace fatta fra il
Papa , e fuoi feguaci , raccomandati , e fiid-
diti delP una parte , e lo Re di Ragona e di
Napoli dalP altra parte . Preghiamo Dio ,
ehe fia buona , e che duri in perpetuo m-
quella forma , come e ftata bandua. Sabbato
a di XXVIII. ai Settembre Papa Eugemo , il
quale fueeio di Roroa di Venerdi a di VUI.
di Giugno MCCCCXXXIV. fecondo trove
rete fcritto , ritorno a Roma , & eotro per
Ponte Molle , e Porta del Popolo , e pofofli
in Santa Maria del Popolb congiunta alla-
detta Porta . E la Domenica feguente al fab
bato ando a Santo Pietro , e nel foo Palazzo
fi porio e riroanfe. E cosi fi. fuori di Koma
anni nove, mefi III. & di XXIII. Sia tSregato
Dio , che ci abbia raccomandau , che fcro-
pre ci poffiamo ricordare , e.dir bene d« Jui,
Sicche alla fua morte ue poffiamo fcriveEe,
buooa fama , e buona relaziooe ,e di buon_
reggiroento alla fine fua . A di XIII. d. Ot-
tobre il Papa comiucio il Concilio in-Santo
laani , dove furono molti Prelati e Stgnon
iemporali . Sabbato a di VII. di D.cerobrc-
quafi on'ora e roezza nanzj di fcuro la Luna,
e fecefi roffa coroe carbone , & era disforma-
ta dal fuo naturale. Dio ce ne mandi buone
novelle per tutti i Chriftiani , e duro c.rca-
un' ora e mezza , e poi fu di.
Della morte di Frate Bernardino.
\ H Ercordi che fu la Vigilia delP Afcenfio-
JVl ne,e a di XX diMaggio mon lo cor-
no di quello famofiffimo, oneftiffiroo , virtuo-
fcffimo , pacifico , fcientifico , P™^'^? a
e devotiflTmo ubmo Fra Bernardino da.S.ena
„e)la Citta delP Aqoila , del quale avete in-
dietro letto delle fue operaz.oni . II qual cor-
po fece molti miracoli, e lanp leprofi , pala-
rofi , cionchi , attratt. , ford, , ciech. , fp.-
Jitat , retropichi , e di molte altre d.verfe-
Infermita ; e corounemente da ogn. perfona-
friputato Santo per la fua buona v.ta che
fece , quanno fu vivo, e poi nella morte per
li molti miracolt , che fece .
• ANNO MCCCCXLIV.
SAbbato a di XII. di Settembre MCCC C -
XLIV. MeflereAngilotto nobiIeCittad.no
& Romano , bquale Papa Eugemo
fece Cardinale nell' Anno ^d. "^fK^
Gesu Chrifto MCCCCXXXI. a di XIX dt
Settembre , e chiamavafi volgarroent. .1 Car-
• 5"ale di Santo Marco , fu ucc.fo , ftando
Sella camera fua a dormire , da un fuo Ca-
rr eriere , lo quale lui avea tenuto , da fua-
R I C A: Ui6
puerizia , & aveva nome Antonello . Prima tl
rubo di molto arienro , pietre preziofe , e dt-
nari ; e poi a due di Tuccife , e fu si «ifto ,
che non volfe parttre di Roroa , che poteva;
perche dappoi circa due di dopo la morto*
fu prefo , del qiiale ne fu fatta una crudele^.
tiuftizia ; cioe prima fu ftrafcinato fino a cafa
el detto Cardinale , e poi li fu pofto in une<
carro , e fu attenagliato per Roma in fino al
Ponte di .Santo Pietro , e cosi gla in Caropo
di Fiore , e li gli furo rnozze Ie mani , lc<.
quali furo chiavellate ntl detto Ponte , 1'una
da uno de* lati , e 1'altra dall* altro ; poi fu
appiccato , dipoi fu fquarrato , & uno de*
quarti rimafe in Caropo di Fiore , Paltro a^»
Pona di Santo Jaoni , Paltro a Monte Mare,
e Paltro a Ponte Molle. E cosi lo condufle-
la fortuna e lo doyere , accio non gifle impu-
nito il male ; avvifandoyi , che lui non ave-
va oltra XVIII. overo XX. anni.
ANNO MCCCCXLV.
MArtedi a di XIII. di Aprile MCCCC-
XLV. fu nelle parti di Roraa una si
Igrolfa gelausche. deferto ogni povero uomo,
e i riochi non ne fecero bene: che in tutta_
Terra di Roroa, che forfe vi fono veati m.la
Vigne, non credo nerimaneflero ducento, che
non foflero brufciate , e che fperanza nulla-.
v"era di poterne aver frutto per quello Anno ,
8eanco per Paltro da venire. E damolti pae,-
faai , che fono venuti a Roma , fu detto ,
che per la Marca , Sabina , Campagna , Ma-
ritiova^ e Patrimonio , fu la firaile cofa. Sp
certo , che per le peccata noftre Dio ci mq-
ftra quefti miracoli. In quefto Anno , e del
detto mefe , o poco innanti , venne tn Roma
uno, che era grande come un Gigante . Ave-
va il piede piu lungo che quefta carta tn tut-
to foglio tre dita. Io Paolo lo mifurai. Era
di ftatura XI. palmi , vifo e voce propnp dt
Gieante. E vero , che era mal fatto , e di
vita brutta , e fempre ftava quafi lgnudo ,
pelofo (econdo la fua gioventb ; & aveva- ,
fecondo che diceva , ventidue anm , e gif
Uoo ne moftrava pia. II braccio quattro pal-
Li di canna lungo , e fimile dallo ginocchio
allo eavollo. In queftoAnno di comandamen-
todi «oftro Signore il Papa furono fatu dt
tnolti belli veftiti in Roma , tuttt dt leta , e
tredici di panno di lana di pavonazzo per
1 molti Cittadini . fecondo che leggendo tro-
verete ; i quali fon quefti. ln pnroa, Jacopo
Matteo del Rione di Traftevere, Ptetro Pao-
loVoccabella del Rione d. Camp.tello , Con-
fervatori. Paolo Marcell.no del Rione diTre-
I o, Ciriaco di Capo di ferro del R.one delU
Refiola , Cancellieri. Jannt Albertino di San-
to Stati , Batifta Arcione de' Mooti , Jaco-
mello Saflb di Parioni . Paolo di Matuzzo
della Riccia dt Ponte. Manefcalcht . Gafpa-
ro Petrone di Ponte Manefcalco a vttaj Am-
I ballo degli Aniballi di Traftevere , Jacopo
1 Li lo di Aleffo della Regola , Cota Toma-
rezzi di Santo Stati, Maoc itto d, Tre,o, Pao-
lo di Aleffo di Santo Angelo , Batifta Leono
della Piena, Angelo del Buffalo dt Colonna,
|Suo Ybello dfSanto Angejo , Stefano d,
Paolo di Graccio della Regola , Nardo Boc-
' camazzo di Santo Angelo , Benedetto d. Or-
lando di Trejo , Jannp de' Capoccin. d, Co-
lonna, Ser Marco d| Santo Angelo , Anto-
Z Battolomco di Cambio della P'g oa ^ f -
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,n 7 M I S C E
fimo Liello Cecco di Parioni , Pietro Marga-
110 di Campitello, Jacopo Graziano di Santo
Angelo , Gentile Stallo della^Pigna , Pietro
Cafaro della Pigna , Francefco CenciodiSan-
to Angelo , Criftofano di Liello, Paolo Stati
di Santo Stati , Janni Santo Beccalua di Pon-
te , Batifta Porcaro della Pigna , Janni Pao-
lo Juliano di Colonna , Savo di Boccaccio di
Colonna , Paolo di Santa Croce della Regola,
Janni di Ciaglia di Parioni , Jacopo di Mef-
fer Paolo di Valle di Santo Stati di Meffer Ni-
cola Batifta di Jorio di Santo Angelo , Ja
to Angelo, Liello de'Lei della Regola, Pao
lo Mozzatofta di Parioni, Jicopo di Mancino
di Trejo , Janni di Jacopo di Liello di Alef-
fo della Regola , Ludovico di Cecchino di
Campo Marzo , Carlo di Valeriano Muti di
Santo Stati , Criftofano de Ar.gelo del Buffa-
lo di Colonna , Pietro di Batifta Leno della
Pigna, Giuorio di Benedetto di Ponte, Rien-
20 Barbarino di Parioni , Gafpare di Scap
puccio di Parioni , Paolo di Cecco, Liello di
Cecco di Parioni , Janni di Bello di Santo
Stati , Menico di Antonio Liello, Filippo di
Ponte , Giuliano di Mancino di Trejo , Jero
nimo di Capo di Parioni, Jeronimo di Rien-
20 d'Altieri della Pigna , Antonio Azzetti..
di Ponte , Batifta Staglio di Santo Stati, Ri
enzo di Sirvieftro di Palone della Regola ,
LoJovico di Pietro Stallo della Pigna , Ba
tifta di Cola Tomarazzo di Santo Stati.Rien-
20 Tofcanella di Colonna , Fabrizio di Anto-
mo Bartolomeo della Pigna, Ercole di Rien-
zo Mellino della Regola , Antonio di Janni
di Rofa di Parioni , Jovaniello di Rienzo
Jancarlo della Regola, Rienzo di Pietro Jan
ni , Janni di Francefco di Menico di Colon-
na , Rienzo Inframaccia di Parioni . E nota-
te , che li XIII. veftiti di paonazzo furono
de* XIII. Caporioni , cio furo quefti: Janni
del Ceco de' Monti , Valerio de' Grifoni di
Trejo, Cecco di Maffimo di Colonna , Rien
20 Bucio Vari di Campo Marzo , Antonio
Sermone di Ponte , Antonio di Meffere An-
gelo di Parioni , Menico di Sette della Re
gola , Rienzo Paparone di Santo Stati , An-
tonio Saragone della Pigna , Jacopo di Liel
lo di Luzzo di Santo Angelo , Andreozzo
Chiarello di Campitello, Paluzzo di Mattana
di Ripa , Janni Batifta di Tiaftevere . E fap
piate , che fono in tutto LXXXXH. cioe
LXXVIII. di feta di belli velluti di cremofi ,
& azzurrini, e damalchili con giuppetti di fi-
mili alli veftiti , e gli altri di pavonazzo ,
come avete letto. Ecosi a due a due ordina
ti , fatto 1'onore a chi lo meritava , andarono
al Papa nel di di Santo Pietro e Paolo , e_
furono alla Mefla del Papa in Santo Pietro ,
e fu loro moftrato il Volto Santo , detta la
Meffa .
Della morte dd Cardinale Santo
Angelo Romano .
Adi XXIV. de! mefe di Luglio venne in
Roma una pefTin.a novella per la noftra
Citta di Roma, & anco per tutti i Criftiani,
cioe elTendo ftato il Cardinale di Santo An-
gelo , Cittadino Rorrano, circ a a quattro an-
ni in Ongheria contra i Turchi per la Santa
Fede , dove ebbe di molte yittorie , cffendo
B
D
E
L A N E A m8
fatto come uomo moderno Orlan
do e gli altri Paladini , che combatiiecono
per la tede , e fu gloriate delle_
cofe , che ella e per f ua v in_
perduto recuperano. Credo e
cosi generalmente dice , che mrquefto fa>
ceffe raorire piii di quatrrocento migliaja di
Pagani e nel di di Santo Marti-
no ne fu morti
Avvifandovi, che non traditwS
Criftiani , i quali furono Veneziani, e Geoo.
vefi » . fegretamente LXXX. mila
Turchi , che ne guadagnarono un ducato per
tefta d'uomo. Et anco quefto non averiaoo
potuto fare , fe il Cardinale di Venezia cio
fu Meffer Francefco Condolmiero nipote dt
Papa Eugenio , il quale era port del
paffo , noo fi fofle partito per andare a dilet-
to per lo Mate a npftra Citta di
Roma , e a tutti Criftiani ne fa molto male.
Sabbato a di XIV. del mefe di Agofto furo
pofte nella porta principale di Santo Pietro
Ie Porte di metallo . Chi le fece fare , e chi
Ie fece , non bifogna fcrivere , perche vi fta
la certanza delle figure , e nomora loro , lru,
quefto Anno il Papa fece racconciare tuttc_
le navi e tetto di Santo Pietro , falvo la na-
ve grande , perche tutte le tegole fono di
metallo .
ANNO MCCCCXLVI.
Nm Anno MCCCCXLVI. del mefe di
Febrajo a di XII. il Papa Eugenio tutti
i Canonici , che ftavano in Santo Janni, cac>
cio , i quali erano Cittadini , e mifevi certi
Frati dell* Ordine di Santo Martedi
a di XXVI. di Aprile il Papa fi parti dal fuo
Palazzo , & ando a Santo Paolo , e poi ad
Oftia , e poi torno a Santo Paolo , & ando
a Santo Sebaftiano , e gio a Santo Janni & a
Santa Croce ; e lo Martedi a di tre di Mag.
gio torno al Palazzo; e fugli fatto per li Ro-
mani molto onore ul* andata , & alla torna-
ta , come merito . Oggi che-fon cinque di
Giugno, e fu lafefta della Pafqua della Pen-
tecofte , uno Santo uomo chiamato Frate Ni-
cola da Tolentino della Marca di Ancona
fotto 1'obedienza della Santa Chiefa fu pro-
nunziato per lo detto Papa alla
Chiefa c diffe la Meffa lo
Papa , cerimonia della detta Canonizazionc
nanti la dicla Pafqua f u . . . . quan-
to e grande un' uomo verfo 1'Altar
maggiore , & in quella Meffa con
quella folemnitate, colonne della na-
ve grande . . , . - credo che foffero ducento
& con roolti drappi d'oro,& di mol-
ta mortella , trafmarino , & altrc_.
erbe odorifiche . E la Domenica
quando fu l'ora della Meffa il Papa venne m
Chiefa colla fua ogni Cardinale- ,
Vefcovo , Advocato , Protonotano , Audito-
re , e ciafcun Cortigiano di dignita , e ireca-
va in mano una torcia , ovvero Cirio di due
libre , e chi di una , e tal di mezza , fecon-
do la dignita . E poi venne la proceffione col
Confalone della noftra Donna Vergine Maria,
e con tutti Preti e Frati di Roma, e ciafche-
duno recava una candela di cera in mano di
pefo di mezza libra , vel circa. E quellt di
Santo Agoftino , del quale Ordine il detto
Frate Nicola fu,fecero un Confalone di zen-
dato roffo , nel quale era la figura del detto
1 Santo
iU9 H I S T O
Santo Nieola, & un pallio di feta con 1'arme | A
di Santa Chiefa , di Santo Agoftino , e di
Santo NicoTa, del Papa, e del Popolo di Ro-
jna , fotto il quale il Papa venne d\l Palazzo
fino alla detta Sala , e il quale lo donaro al
Papa . Et effendo il Papa nella fua Sedia gli
fu fatta relazione degli infiniti miracoli del
detto Santo Nicola per li Protonotarii della_
Corte , i quali s'mformarono de i detti mi
racoli , lecondo Taotiqua confuetudine . E
fatto il Sermone di tutti i miracoli , il Papa
diffe la Meffa folenne al modo ufato, al qua-
le dopo detta la Meffa i Frati di Santo Ago-
ftino gli mandarono due botticelli di Greco ,
rnolti capretti , molti fafani , molti polla
ftri , molte galline , molti papari , molte_ B
tortore , e quaglie , & una Vitella . E per
amore del detto Santo Nicola furono coperte |
& adornate le ftrade di dr3ppi d*oro, di yel-
luto, di lana, e mondate, con molti fiori da
Santo Agoftino infino Santo Celfo . E ftimato
fu , che la fpefa , che fecero i Frati di Santo
Agoftmo , valefe cinque mila ducati ; ma_
fecondo fu detto per gli intendenti , ne bifo- 1
gnavano molto pm per cotal cofa a volerla_
fare onorevolmente come ad un Santo . .
Della mortc di Papa Eugenio.
Glovedi a dimane , che fu la vigilia dil
Santo Matthia Apoftolo , Papa Euge
nio mori , e vifle nel Papato Anni XV. mefi I
jrj. e di La qual morte credo foffe_
molto dannofa a i Cittadini di Roma, perche
dappoiche torno , diede molta pace , e divr
Zia affai utile . Acconcio molto le Chiefe.cio
furo Santo Pictro y Santo Paolo , Santo Janni, I
R I G A: 1130
Santo Spirito , Santa Maria Maggiore , San-
ta Maria Rotonda, Santo Sebaftiano, Santa_.
Sufana, il Palazzo fuoPapale, le quali erana
molto male addutte e quafi a ruina . Fece di
molte lemofine a povere perfone, e dabbene,
& ajuto molto alle poveregiovani per lo loro
maritaggio . Una ingratitudine us6 , e non_
curo, le alcuno dira, che io fu partigiano ,
perche dico vero , che lui fu Papa , per Mon-
fignore degli Orfini ; ma fora lungo a contar-
lo, percio non lo fcrivo; e per gli uomini di
Cafa Orfina riebbe loftato; e in fuo tempofece
XXIII. Cardinali , e non ne fece nullo inCa-
fa Orfina , che pur v'erano uomini , che lo
meritavano piu che nullo altro ; perche fece
perfone di vile condizione. E fu uomo molto
capitofo e di dura tefta . Sabbato adilV. del
mefe di Marzo , diciotto Cardinali , che fi tro-
varono in Roma per la morte del fopradetto
Papa , fu l'ora del Vefpero andarono a Santa
Maria della Minerva , & entrarono in Con-
clave per fare il nuovo Papa . Sia pregato
Dio , che ce lo diano buono , che fia utile_
della noftra Citta di Roma , e di tutti i Cri-
ftiani bene e confolazione .
Della Ekzione del ?apa .
LUnedi a di VI. di Marzo i fopradetti
Cardinali eleffero Papa un Maftro To-
maflo de Sarazana valentiffimo uomo in Teo-
logia , lo quale Papa Eugcnio fece Cardinale
a di XXIII di Dicembre nell*AnnoMCCCC-
XLVL e fu chiamato Papa Nicola Quinto ,
uomo di piccola ftatura , e di piccola nazio-
ne , che fu Vefcovo di Bologna , e poi fu
chiamato Monfignore di Bologna .
N
S.
SAVONAROL^
COMMENT ARIOLUS
DE LAUDIBUS PATAVII
Anno MCCCCXL. compofitus,
Et nunc primum in lucem perduSlus
EX MANUSCRIPTO CODICE
COMITIS SERTORH URSATL
. • t
Tom. XXlF.
Ffff *
— — : — 1
r
■
"35
I N M ICH AEL.IS
SAVONAR OhJE
COMMENTARIOLUM
DE LAUDIBUS PATAVIL
P % AE F A T I 0
LUDOVICI ANTONII
MUR.ATOR.IL
POftquam tor Hiftorias ad Patavinam Urbem fpedhntes in hanc Rerum Ita-
licarum Colledionem intuli , dubitatio mihi oborta eft , an Opulculum
hoc dcLaudibusPatavii adjiciendum heic foret . Veritus quippefum ,neLe-
ctorum faturitas cibum , quamquara novum , averfari tamdera inciperec .
Verum vicic fenrencia pro editione Libelli , tum quod exiguae mohs
foecus nemini faftidium creare merito poteft , tum etiam quod multa complech-
tur , e quibus ad Literariam Hiftoriam celeberrimae Civitatis lux ahqua accede-
re poflit . Neque enim fabulofa pauca , quae is habet de Antenons , Dardani ,
five Jani , & Marci Regum , atque Henrici IV. Augufti tumuhs , Patavina tn Lr-
be pofitis , pretium erudiio foetui detrahere poflunt . Auctor Opufcuh tuit W-
chael Savonarola , Patavii natus ex nob.li familia , & Scardeonio teite equeflris ordi-
nis Hierofolymitani infignibus ornatus , quibus tamen depofitis , lmpetrara, ut Ale-
xander Guarinus putat , a Romano Pontifice venia , uxorem duxit , & nlios pro-
creavit Phyficae ac Medicinae operam dedit tanta cum celebntate.nominis , uc
illum Nicolaus III. Marchio Eftenfis , Ferrariae , Mutinae &c. Dominus , ingenti.
bus alleclum praemiis Ferrariam deduxerit , ubi is rel.quum vitae emenfus , hlns
quoque & nepotibus ftabilc ib. domiciliura paravic . Vir profedo non mmus Ai-
tis Medicae peritia , quam piis monbus , aetate fua commendat.flimus , utpote
qui inter alia Chriftianae Caritatis opcra, pauperibus nulla mercede medcr^ tohtjjs
fuit , uti fcribit Johannes Francifcus P.cus in Vita Fratris H.eronym. Savonaio-
lae . Neque reticendum , ex Nicolao cjufdcm Michaehs fiho natum fu.ile Ferra-
riae eumdem Fratrem Hieronymum , illum videlicet , quem fancl.tas, morum ,
Lferi pft edW , & genus mortis Anno Chrifti MCCCCXCVIIL ci . ^ Fto-
rentino iniatae', non fuo tantum Saeculo , fed & futuns memorandum & effecere
S. fides Bernardino Scardeonio de Anliqu.tat. Patav.n. L.b C lafs. 9- *™8$S
Portenano de Felicitat. Patav.i, Michael Savonarola Anno MCCCGUt XI
Fcrrariae annos feptuaginta & unum natus , diera fuura obut cu us ™T« «
mulatura in Aede Sandae Mariae in Vado , poftea m Sandi Gcorgn Tnnlpjawi
fuic cranslacura . Sed error Typographi incuna ,n hunc An nura .r epggjg^
nam Michael nofter Cap. ? . Opufcul. hu us, mentionem fac t Anni MCCCCALV .
quo TurcS m "gnam Chriftifidclibus cladem intulere . Ad haec longe ferius ^prae-
fi ^ R^nfet Scardeonius Libros de re Medica a Michaele elucubraros , & jarn-
diu typT vulgat" vTllcec Pr**» ^ f OjusJ^
nendaVMedJas maxime tdoneum . Praeccrea Canomcam de febnbus , de pulfibus &c
Item De ufu vitalis aquae, & quomodo conficiatur : Edidit infuper Phyfionomiae Sfecu-
lum , quod Theodorus Gaza Graccum fecit , ut dono ejufraodi fuorym contribu-
lum gratiam iniret . Haec Scardeonius , qui & addit , Savonarolam ante omnes
edocuifle , quibus potiffimum falubres forcnt tepefaclae Aponi fontis aquae epo-
tae Sed & in Bibliotheca Eftenfi ejufdem Savonarolae haec Opufcula manu tan-
tum exarata adfervantur , fcilicet Opus Afceticum; item Confeftonale ; item de Aqua
ardente; item Dialogus Moralis cum hoc titulo , de Nuptts . Luce quoque hadte-
nus caruit Opufculum hoc de laudibus Patavii ; fed ejus tamdem evulgaudi copiam
raihi fecit amantiffimus mci Adaraus Pivatus , facrae Theologiae Dodtor , & infer
Patavinos Parochos tum do&rini tura fuavitate morura cximius vir . Qmim enim
is MStum Godicem , in quo Gommentariolus ille legebatur, deprehcndiffet apud
nobilem ac ornatiffimum Gomitem Sertorium Urfatum Paravinum , Claridimi in-
ter Literatos Sertodi Urfati Equitis Nepotem , nihil cundtatus , ab humaniffimo
viro illum mihi , immo , ut aequius loquar , Reipublicae Literariae impetravit .
Neque leve ornamentum nobiliffimae Urbi ex hocce Opufculoaccedat, quaenunc
itudia Sereniffimae Venetorura Rcipublicae infigne dodiffimprum hominum Ly-
ceum effe pergit , & gloriam Litcrarum in Italia tuetur . Eodcm Saeculo laudes
Florentiae Leonardus Arretinus , Mediolani Petrus Gandidus Decembrius , Bono-
niae Johannes Garzonius celebrarunt . Habeat nunc & Patavium fuas a Savonaro-
la circiter Anoum Chrifli MCGGGXLV. digeftas.
• - ... ~**
Ai
n?7 1138
Ad religiofum Virum Fratrem Antonium
de San&o Archangelo Ordinis Minorum
Libellus He magnificis ornamentis
Regise Civitatis Padux
ICHAELIS SAVON AROLJE
IKCIPIT FELICITEK-
L I B E R P R I M U S.
«
"Ujus Libelli noftri titulum an-
ad celeberrimurn Urbis noftrse
Antiftitem Petrum Donato Ve-
netum, an tibi, Antoni , fcri-
„ bere laudabilius effe cenfere-
tur, (spe numero mecum animus hcefitavit .
Neque in utramque partem rationes mihi de
fuere . Ad eum enim fic fcribendum , fua ex-
cellens. dignitas, generofa Domus, Literarum
fuarum elegans copia, morumque ornatus ,
inque vifcndis lcripturarum noviratibus rae-
rr.oria dignis, plufquam avidus animus ejus ,
rne quidem facile provocabant . Verumquum
earum rerum, de quibus a me apud eum non
minor mea aguitio fit , teque penitus igna-
rum fentiam , nimiumque iu his audiendis
cupidum, pro quibus in me non parva fuit
tua folicitudo : pace cum fua arbitratus fum,
eum tibi titulum attribui honeftiuseffe; quum
femper condecentius judicaverim , rerum ne
fciolis doclrinam potius aperiendam effe , &
ccecis , quam v.dcntibus lumen accommoda
re. Neque exiftimo , id eum nonnifi ~quo
animo laturum, quum plurima memoratu d.
fna magno cum ingenio fabncavent, m qui
us felix & fempiterna ejus vivet memoria_,
qua: & noftrse Uibi magno pr_funt ornamen
to. Malui itsque eum mihi dignum , fidum-
que teftem fic fieri , quam ad eum quae fibi
notiffima funt, inaniter delegare . Et quam
quam mulris medicinalibus atque domeit.c.s
fim negotiis impeditus, ut parura mihi otn
fuperfit, quo ad has magmficas res in unum
congregandas calamo locum dare poffim, ta-
men ut tibi magna ex parte fatrsfac.am_ ,
quum tua in me merita , tuaque non parva
benivolentia ad fic fcribendum me compel-
lant magno animo id dulce munus expeti
tum'ea, qua diligentia valuero, abfolvere_
concepi . Pctis namque arque ardent. animo
efflaeitas, ut eas magnificentias , venerandal-
que res, ornamenta rmxima Euganeas Civi-
tatis ir.es, non minus frurtuofas, quam ho-
norificas, tibi in unum colligam, quas m.h.
pernotiffimas intellexifli . Equidem volo fc.as,
ftudium dedi, ut eas nofcerem , fed non eo ,
quo decet, ornatu pr_dicarem. Ex.gunt qui
dera dodtum, devotum, ornatum , eloqucn
temque virum, a quo me longe fat.s abefie_
fentio. Nonitaque roireris, fi pnmis tu.s pe
titionibus illico non fatisfeci , quu.n dealbef-
cam ob earum rerum nud.tatem, tam dignas
res aut memorare , aut in unum fic jquna
oratione colligere. Id etenim plane mtelligo,
ob earum magnitudinem non nifi mcomte-
B
fatis a me fcribi , atque de eis dici pofle_. .
Vereor equidem apud exteros de his loqui ,
ne in tantarum rerum narratione fufpedtus
teftis habear, quia res meas laudne, magnt-
ficareque dicetur. Sicque rem ipfam magis
deteftari , quam laudare videbor. Inquies
fortaffe, tibi fatis efTe, quae de his rebus con-
fcripfero, quum nihd ex me aut fidturo- ,
aut raendaciofum exfpecles , & qua; narrabo ,
fideli animo credes: vellehique, cupioque_ ,
ut & ceteri me tanti facerent . Hoc tameru,
plane intelligo, quod, quum id bona mente-,
conficiam , tib« nonnifi rem gratam faciati- .
Et ad ea fic fcribenda animus perfuadet , eo-
que maxime, quum venerande Ventati locus
femper dabitur . Nemo enim tam parv_o
prudentis gradu pollet , qui in mendacions
enarrationibus asftimari fe putet. Qjiis : ett
tam incompofitce mentis ; qui ftudium d*bit ,
ut poft telidtam lucem infamis effe cupiat f
Scribam itaque nedum vera, ied verifliraa-. ,
toto etiam inOrbe d.ffufa. Habet etenim hu-
manum genus.perque duo fua ftruitur adroi-
randa compago , Animam v.del.cet cceluus
demiffam, quam Rationalem, aut InteUe6tum
antiqui noftri pr_dicarunt; Corpufque de.n-
de miro quodam modo plur.bus e* organ,.
natura formatum, qu* velut man.fefts iedes
funt fenfuum, ipfi d.vino Animo rerum om-
nium coemtionem obkaament. aut mceroris
deportantium , quum omnem Anima cogm-
tionem ex pr_exiftenti fenfitiva fier. cont.n-
gat . Senfuum autem ob^efta , quibus hoc ia
5vo pafcuntur homines, extra funt, v.luque
permaxime comprchenfa . Propter quod etfi
mortal.bus oronium fenfuum fit d.leaio , ea_
pr„cipua eft, quse vifus , quuro plur.roas 1 re-
fum d.ffcrentias oftendat. Q.no faic-,ucfe
per vifib.l.a in agnitionem atque .nv.fib.l.um
amorero rational.s Anima rap.atur . S.cque-
terreftrium & d.v.norum v.fual.s &
notitia gignitur; quibus ex utraque fui i partc
non mecl.ocricum Vultatione l*tatu« - homo.
Quid enim illi dulcius , qu.dve optab.l us
qtam fenfuum jocund.tate , atque an.roi Ulo-
D berrima jub.latione depafc. ? Poffidet .taque^
antiquiffima, magnifica , ol.mque P«P°" n -
tiffima Urbs hsc noftra humina qu„dam- ,
qu_ vifum tan.um obleftant; div.naqu-dam,
Tul ad excolendam Chnftianam Rel.g.onetn
ita hominem confabricant , ut oron. ex par e
ui femper lsetari videatur. Q.ua: oro.a heic
in parvo Cod.ce fic aggregata, videor v.de-
re ita t.bi gratiffima fien , ut eorum ledt.o
tfbi quam amcena, quam (uav.s futura f t .
"3P
COMMENTARIOLI
A
SAVONAROLiE
Et qupniam mundana ad commodum homi-
nis venientia jure optimo divinis & fpiritua-
libus cedere debent, in primis de his exor-
diar, quse & Urbi noftne gloriofiori funt or-
namento. De mundanis autem fecundo age-
tur loco. Qyod a me fic futurum fperes , fi
Civitatis gloriof* locum atque fitum pnus
expedivero.
CAPUT PRIMUM.
De fitu Civitatis Padua.
ET quoniam locata k locis fic di&a funt ,
fitque de locatis Urbis noftrse primus
fermo habendus, ftatui in primis eum locurn
editione quadam univerfali circumfcribere_ ,
ut quse fic funt , naturali via par-
ticulariter antecedant , quibus gratiflimi &
optati ejus fitus cognitionem facile confequu-
turus eris . Hsec quidem famofa Urbs noftra,
nt & cetera commixta, quatuor ex elementis
compofita eft , quorum bonitatem fepofitd
malitia certo ordine intelhges, exordium a
Terra incipiens. Nam fi ea, quse a me di-
cenda funt , tuo gravi judicio digefta erunt ,
non arbitror te in alienam fententiani devia-
re. Illa namque Terra habitatione digna_
cenfenda eft, quae neque pajudofa exiftit, ne-
que ccenofa, limofa, aut foetida, fed ficca_ ,
ab extianea humiditate purgata, non nimium
in alto pofita, neque deprefla nimis, fed ve-
luti mter hsec media, quse gloriofse Urbi no-
ftrse magna fui ex parre accedere lentio . Al-
titudinis quidem exceffum non habet , quum
fub ejus fuperficie a viginti quinque ad iifque
vigintiodto pedes in profunditate fodiendo
reperiatur aqua; neque deprefla nimis, quum
a lacunis Venetis, marinifque, quas locum_
infimum facimus , vigintiduobus milliaribus
fit elongata, fitque a roontibus versiis Sep-
temtrionalem plagam nonnifi decem & octo
& ad ulque viginti milliaribus diftans; ab
Euganeis vero occidentalibus feptem, de qui
bus poft ; ficqae a mari non nimis huroectiri,
neque ficcitate roontium multum exficcaji
comprehenditur ; facitque radiorum folarium
in montes hos grandis reflexio , ut nedum in
frigiditate fui, verum & in ficcitate modere-
tur . Quo fit , ut habitationi hominum di-
gnior fiat. Id tamen arbitror eam ad humi-
dum , quam ad ficcum magis declinare . Ne-
que ejus bonitatem imp?diunt aliqua ex vici
nantibus a Medicis ieprob.ua , paludes vide-
licet, lacus, ftagna, aquarum multitudo, ea-
rum paucitas , ( de quibus poft ) cavernofita-
tes , mineralia, 8c ejufcemodi, qua? fua vici-
nitate propinqua, nedum Terram , fed etiam
Aerem magis vitiant , qui & vitiatus deinde
Terram inficit & infirmat. Eftque ab Oriente
& Meridie difcooperra . Qua ex re per eam-
Sol radios fuos libere dilcurrere facit , ut
etiam eorum in montes nflexione, algente
aere, non mmis frigida redaatur. Q.uod fi ea
in Meridionali plaga a montibus fuis claude-
retur, non hsefitarem illam veluti tempera-
tam pronuntiare. Hasc etenim apud fextiCli-
matis initium fituata eft, ut ejus Zenith inter
Orientem & Occidentem medium quafi teneat.
Septemtrionalis autem magis nominanda eft ,
quum ad eam plagam declinare videatur ;
qux tamen neque algente aere multum alget'
neque ajftuante multum seftuat. Quibus faci-
le inducitur, ex Tcrra illa nafcentia graaa-
B
1140
D
fructus, ceteraque ad humanum ofum cor
moda, non mediocri bonitate participare Eo
«utem Terrs falubritatem magis intelliees
quum de Aere qus dicenda funt , confcripfe'
ro. Namque ad commoditatem habitationit
magnopere accedere fentitur, quum continue
nobis afliftit , & ufque ad extremas corporii
partes continue penetret, eafque fic femper
mutet & alteret , fitque nobis pr* ceterit
elementis quammaxime neceffarius , quunu,
abfque Aere hominem vivere minime contin-
gat. Nam per eum cor continue eventilatur ,
quod fuffocatione periret . Ad eum auten»
eligendum in eorum falubritatem , inquepro-
ducendam vitam omnis cura , omneque ftu-
dium fuum mortalibus effe debere. Quam
rem auri inextinguibilis fames poftergare fa-
cit, ut mediis in lacubus globofam terram
excsecati auro cohabitent. Et quoniam Aeris
bonitate fua inhabitationeTerra quammaxime
melior fit , confequens duxi de Aere agendum
effe , ut quam habitatione digna fit , facilius
comprehendatur. Aerisenimbonitatem enun-
tiamus, quum fubftantia, qualitas ejus , 8c
quas ipfi ex formis cceli, & ventis accedunc ,
moderationem in fe habere intelligimus. Ip-
fum autem fuis in extremis vitiari nemo am-
bigit ; quo fit, ut in fubftantia medius , me-
diufque m qualitate, & ceteris prseeligendus
fit. Hoc enim loco per ajquidiftantlam me-
dium omittamus, quem Seneca nofter Q.us-
ftionum Naturalium Secundo frigidum pro-
nuntiavit , de quo conciliator Seneca quidem
moralis & non phyficus erravit. Aer enim
habitatione dignus eligendus eft , cujus grof-
fitiem , fubtilitatemve accufamus ; quem ne.
que in fuis qualitatibus aut aftivis aut pafii-
vis exceflum habere comprehendimus . Hunc
autem veluti temperatum pronuntiabimus ,
diftantid cujus, aut propinquitate majori vel
minori , reliquus Aer m bonitate aut malitia
complexionatur, quem princeps Avicenna fic
extollit . Aer quidem , dum eji temperatus
clarus , neque fubflantia e*tranea complexioni
fpiritus contraria ei mifcetur, efl fanitatem ef-
ficiens, ipfam confervans. Et quum mutatur,
fua operationis contrarium operatur , cui tanta
vis ineft & magna , ut fola ipfius mutationcj ,
quts medicinarum beneficio curari nonpotuerunt,
cegritudines per fe tollantur . Aer enim bons
exiftit fubftantise, qui claritate, ac diapha-
neitate participat; cui ex vaporibus nihil ad-
mifcetur, quod eum turbidum, aut groflum
reddat, ut cum principe loquar; nifi cum eo
vapores mifceantur lacuum, ftagnorum, pro-
funditatum, aquas continentium , qua? funt
laxse, limofa?, aut ccenofse, 8c locorum , in
quibus vifcofse arbores nalcuntur. Ejusautem
claritatem enuntiant ftellse minutse , quunu
claras videntur, fortis & ampla PUnetarum
irradiatio & claritas: bonamque ejus fubftan-
tiam defignat cita infrigidatio, aut a radiis
folaribus calefadlio ei advenieos, ut de Aqua
dicemus . Hanc autem claritatem & bonitatis
figna noftrse Urbis Aer habere videtur , etfi
ad grofiitiem magi» , quam ad fubtilitatem
declinare fentiatur. In ea tamen exceflumnon
habet , ut cum vaporibus terreis neque grof^
fis aqueis multum alteretur . Quumque ab
Oriente Sol in eam radios fuos libere diffun-
dat , fiatque vicinitate montiura non parva_
radiorum reflexio, fitque afpectus meridiona-
lis ejus Iiber , accidit in. Aere ejus calefactio,
quam Aere Septemtrionalcm fic moderate per-
B
1141 L I B E R
cipimos , ut inter excellentias a&ivas me-
dium producat. Q_ua ex re quum in paffivis
contemperatus fic, non hasfito ipfum mediura
cnuntiare habitationi mortalium commodifii
mum : eoque prsefertim, quum excellenti^
ventorum, eorumque frequentieventu carear,
neque, nifi a fanis agitetur . Hsecque tibi de
Aere ih* prasfentiarum fufficiant , fi tantum
dixero, quod ejus cceleftis afpedtus bonitas
ex his plane intelligatur .
Ad Aquam autem me converto, cujus bo-
nitatis figna enarrare tibi fit inftitucum , ut
qualis in bonitate noftrse Urbis Aqua exiftat,
facile intelligas . Eft etenim Aqua Elemen-
tum nobis quammaxime neceflariura, qood &
mortales in eorum falubritatem & venerari
& colere debent, quum in eorum ber.e efle
maxime. conferat. Habetenim interElementa
hoc fibi perpetuum, ut in eo, quod Comedi-
tur & bibitur, ingrediatur, non ideo ut nu-
triat, fed quia nutrimentum penetrare facit ,
& ejus fubiiantiam rectificac ; ob quod qua;
nimium grofla eft, & ccenofa, contrarium
operatur. Aqua; enim booitatem ex iis colli-
ge; quse enim ex fonte exiftit, liberi aeris ,
petrofa aut arenofa, Soli & ventis expofita.,,
currens , quum ex decurfu nobilitatem acqui-
rat, ceteris melior eft cenfenda. Hsc nam-
que in fui bonitate meliorationem acquint ,
quum ei lutofus eft alveus . Lutura enim
aquas mundificat , ab eifque , quod extra-
neum admifcetur, aufert. Q.ue res ei ex la-
pidibus non contingit, neque lutum omne ld
perficit , fed quod neque vallofum , neque
fcetidum, & hujufmodi exiftit. Accedunt ad
ejus bonitatem quantitas ejus multa, veloci
tas curfus, & elongatio ab ortu, & defluxus
cjus , aut ad Septemtrionem , aut ad Onen-
tem, qua; folo conflatu raelioratur . Mendies
enim ex fufflatione ventorum fuorum eam
non ita falubrem facit , quod & Occidens
operatur. Melior itaque , panbus fervatis ,
qua; ad Orientem defluens exiftit. Laudatut
& magis, quse ex alto decurrit . Et he.c bo
nitatis Aqua; figna furamatim collige . Bona
equidem exiftit, qua; cito calefit, citoque m-
fngidatur, calida hyeme, frigida a;ftate, om-
ni privata fapore, ab odore prorfus aliena_ .
Et qiise in ea decoquuntur, cicb decoclionem
atque diflblutionem fufcipiunt . Levitas qui-
dem ejus ex experimentis bonitatis unum-
exiftit , ut qua; levior & melior habeatur .
Quumque aqua turbida eft, citoque , quura-
in vafe reponitur, clarefit, & ad fundura.
partes turbidantes terrea; defcendunt, fignum
eft bonitatis ejus, quoniam conjunftiones ter-
reftres Ieviter a fubltantia fubtili deicendunt,
qua; groffitie ac vifcofitate caret . Nec hoc
loco raireris, fi de Aquis , qus aut Civ.ta-
tem aut Comitatum circuunt, hsec t.b. con-
fcripfero, qux omnibus fint his rebus orna-
tm Vertim in Meridionalem plagam mag.ia.,
fua ex parte defluunt . Qua; quum eas multi-
tudine atque frequentia ventorum fuorum_
non aggrediatur, parum fuas opt.m.tat. de-
trahere fentitur. Nam tantas d.gmtat.s iru.
bonitate rurales noftri Brentam fluviutn ta-
c.unt ( de quo poft),ut fuper omnes mundi
aquas Brentara extollant, fignumque bon.ta-
tis dantes, ut digeftion. facillima fit, c.toque
hypocondm exiens. Et iane hoc ver.d.co fi-
gno non dtcip.untur. Nam & Veneti noftr.
navigantes nullara inven.unt Aquam , qua ie
lonsTori tempore a putrefaclione prselervec .
Tom. XXIV.
P R I M U S. 1142
A Hanc enim ut Bacchi fororera venerantur &
colunt . Et in prafentiarum puteales non-
commemorabo , quorum numerus copiofifli-
mus eft ad humanorum corporum ufus quam-
magnifice valentes , de quibus poft. Ad
Ignem me transfero. Ignem ex lignis confta-
re manifeftum eft, & ex vallofis, corruptif-
que m . . . . . . . nafcitur. Ex montuofis au-
tem , & in terra ficca nafcentibus bonus ,
fpecieque eorum etiara in bonitate diverfifica-
tur. Sunt itaque ligna nobis montuofa , qua?
continue Oriens refpicit, 8c fuper qua; Sol
occidit, quercina, carpenofa, pl-iribufque in
locis planis noftro in Coraitatu congregata^,
ut ignis Patavus quercinus aut carpenofus
nommari habeat . Species equidem optimo-
rum lignorum funt, ut exinde optimus igms
exeat. His quidem facile judicare potes, mi
Antoni, ndftra; venerandae Urbis fingularem
fitum , quantumve ad mortalium falubrera-
habitationem ex elementaria corapofitione-
magnis cum donis a Deo Optimo fibi imper-
titis accedat ; quse de ipfo fic brevi adfcnpta
tibi in prasfentiarura fufi&cere volo.
C A P. II.
De Divinis & Spiritualibus .
ET quoniam de Divinis & Spiritualibus k
nobis primo loco agenducn eft , quum
ea facris in locis digne venerentur , id con-
cepi , etfi ab hominibus fabricata fint , de la-
cris locis etiara quicquam tibi hac in parte^
confcribere, quum relativam affimtatem , c5c
non parvam, ad invicero habere videantur .
Templorum in eo quamcopiofa & elegans
multitudo, Urbis noftra; fecundum ornaraen-
tum conftituo, quo alias Civitatss,uc ablque
injuria dicara , & numero & pulcr.tudine aut
excellere , aut illis par efle videatur . Exftant
enim quadraginta nuraero Paroch.ales Eccle-
fia; , non minus magnitudine quam forraa de-
coroe, in quibus quaque die divina celebran-
tur Officia , ad qus audienda cu.que utr.ut-
D que fcnus.etiam fludtuinte aere , patet pro-
pinquus, commodufve in Templura ad.tus :
tanta eft in Civitate eorura art.fic.ofa fitua-
tio Eftque illorum fingulum ad excolendum •
divinorum cultum fuis ornamentis infignitum,
ita ut nemini Chriftkna; invideat Civitau .
Statque Cathedralis Ecclefir arcubus mult.s
lapideis crcumvoluta, facellis plur.bus co-
piofa, proventibus d.ves , magn.tudme deco-
ra Qise Presbyterorum freque.uia <Si Cano-
nicorura, qui Comites funt, gloriofo nurnero
eft ornata . Neque pro parvo haoenda elt
Prsfulis dignitas atque potent.a : qu* ad or-
natum Civitat.s noftrse accedere fent.o Ne-
que his contentus Populus h,c noftcr d evo.
tiffimus , quum 8c ad augmentura Chnitiana!
Religion.s in devotionem miro quodim mo-
do inardefceret, plurima sed.ficayit Templa ,
magn.fica, fpeciof.ffima; qua; etfi Cv.tatura-
aharum fimilia non excellunt ( qus res pau-
cis & fortaflb nullis contingit ) cosquil.a^
tamen illis efie videntur . Sunt en.m qua-
tuor in locis apud Urbis rnoe.ia c.rculo
fecundo quatuor primsva Mendcant.um.
loca,.ta Impliffiraa & locuplet.lhma , luo-
que , ut decet , ornatu compofita , ut
circumeuntium vifum quararoax.me obe-
£tent Eftque fitus hic ita fundatus , ut
nequc Fratrum ftrepitus Cives exag.tent ne-
B
n 4? COMMENTARIOLI
2ue Civium contubernia Fratribus molefta A
ant . Sunt enim a tumultu hominum fic fe-
Earata , ut- non impediti Religiofi orationi-
us , conteraplationique folirudine loci per-
dulcius vacare poffmt . Movitque eos nori_
fpernenda ratio . Nam quum Clauftrales effe
deberent , ut & quandoque corpori hone-
ftum , fuavem, ac dekftabilem motum con-
fequerentur , ne prae anguftia loci religio fibi
tadiofa fleret , ea elegere loca , quse fic ma
gno cum fpatio claudi poffent. Hinc fontes,
hinc hortus , hinc prata , ceteraque vifui
amoeniffima , quibus & corporis folatio , fuis
exigentibus horis , vacare poffunt . Neque_
exiftimes , h_c ampla loca vacua habitatori-
bus . Sunt etenim octoginta ad ufque centum
in Conventu Minorum habitantes ; quorum
in numero exftant non pauci Scripturx San-
£t_ Magiftri . Nam locus is Studentium eft
Academia; aliaque loca tria copiofo Fratrum
numero rcpleri tibi ftatuas , quibus neque_,
parvus Magiftrorum , aut Bachilariorum nu-
roerus deficit . Accidit autem multitudine_
Fratrum , ut a crepufculo adufque per horatn
pulfatisTert is.eis in locis quamplurimas fem
per habeantur MiflaJ. Quibus ficile intelhge-
re potes , fi fingularium Pra?dicatorum homi-
nes ad facram devotionem trahentium fibi co-
piofus defit numerus . Hinc credas , fuave_
pabulum Ipirituales animos fibi confequi , &
invenire . Sunt praterea quamplurima ma-
gnifica ornataque Templa ea in Urbe , Ur-
bifque moenibus adhserentia , quorum nomi-
na , ut tibi fatisfaciam , fifentio non pr_-
teribo . Eaque in primis nominabo , quaj
fexui virili ad cultum divinum conceffa funt,
initium a Templo Juftina? faciens , quum jure
locatorum , de quibus poft , omnibus praspo-
tii deb^at . Templum quidem amceniffimurru.
eit , decorum , ampliffimumque ., muro , &
aqua undique vallatum , ut circiter milliaris
unius fpatii fit ejus quam delectabilis ambi-
tus ; illudque magis ornat copiofa Monacho-
rum convenrio , qui tanta fandtirate poller__
vifi funt, ut tamquam beatos Populus hic co
lat . Exftar autem adufque octoginta eorum_
omnium numerus, vitam tenuem Benedidti du
centes. Quibus & pro cceremoniis ampliifimis,
proque Tcmpli ac Monafterii ornatu , proque vi
<5tu congruo 8i veftitu , nulh defint neceffiria .
Ell enim eorum redttus adufque duo vel tria
DuC-ttorum millia & fupra . Ii enim Civita-
tem mimme difcurrunt . Clatifi devotiffime_
Canonicas Horas tanto cum filentio , urita-
que cum fuavitare canunt , ut quodam divi-
no fopore audientium mentes fe rapi fen
tiant . Hinc hortu;, , hinc prata , hinc pif
catorium muro magno undique vallatum_ .
Et ut brevibus claudam , nedum Clauftrum ,
fvd Caftri nomen confequi poteft . Aggre-
dior deinde Benedicti Templum latiffimum_
ornatum , mirum in modum fuis ex circum
jacentiis quam airiMtim ; quod & Monachi
veftitu albi, de Monte Oliveti uominati, ma-
gna cum devotione cohibitant . Quibus pro
opportunis explendis necellaria minime defi
ciunt : tanta eft eis bonorum temporalium_
copia . Et fi ad reliqua omnia fic fuo ordine
defcendere voluero , txiftimo tibi difplicere.
Unde phcere ftudeo , quum libi de amplitu-
dine Tcmploru n , eorumque ornatu , pluri-
mis in Civitatibus a te viforum , non parva
fit notitia . S&t enim tibi effe puto , fi ea
nominavero loca , ucroque fexu divino cul-
SAVO.NAROLvE
D
I144
tui dedicata , qu_ multorum cohabitationt.
referta effe femper intelligas.
Sunt itaque in Urbe pr.ter ea , qu_ no .
minavimus , Religioforum Templa , Setvo-
rum videlicet Ordo quidem inter Mendican-
tes quintus & imbeibis , quem Philip pus
Florentinus beatus , infpirante Virgine glo-
riofa , fundavit . Carmineorum . francifci
de Obfervantia Templum quidera magnunu.
Humiliatorum . Jefuatorum . Cruciferorutru",
Magdalenaj . Maris de Avantio . Johannis
de Verdaria . Hi etenim Pnoratus duo funt
quibus & reditus fuperabundare videntur .
Exftat & tertius Omnium Sanctorum nomi.
natus , cui neque neccflaria defunt . Et non
minorem de fexu femineo curam animo ge-
rens Populus hic nofter devotiffimus , hac
confabricavit loca maxima , cum latitudine ,
vallo mureo & alto circumdato . Primum.
que in ordine illud Apoftolicum Petri -Tem.
plum facio , cui Apoftolicarum Dominarum
ufque modo numerus non defuit , qu_ tanta
cum pudicitia honeftam fanctamque vitanu
duxerunt , ut abfque allarum injuria dicara ,
ceteris a Populo (anctitate praferuntur . Be-
nedicti Templum quidem ampliffimum , de-
liciofumque nimis . Convertitarum . Profdo.
cimi Sancti . Mifericordia; . Mtthise Apo«
ftoli . Ann_ Sanct_ . Arcella; Novse , Mo-
nialibus Clar_ Sandta; conceffie . Agatha;
Sandta; . Stephani Sancti , locus quideau
magnus cum latitudine clarus . Clauftra_
quidem omnia habet , ornata , magnificaque
tibi animo efle conftituas . Neque ampla ,
neque nimis amosna effe putabis , qu_ mos.
nibus Civitatis contigua funt , qu_ folo flu-
minis alveo ab ea feparantur . Locus fcilicet
Bernardi Sancti , quem tam pia cum devo-
tione Populus colit , ut per alios dies feptem
a die fefti ■ ad eum magna cum devotione_
continue confluat , fic itinere odto diebus
continuato , ut peccatorum fuorum & culp»
& poenaj veniam confequi arbitretur . Marci
parvi , quem Civitatis noftr_ Fraternitates
una cum Prauoribus non parvis cum oblatio-
nibus fuo in die fefto venerantur . Antonii
Peregrini beati Patavi , quem & ipfe Popu-
lus fuis claris & conftantibus miraculis it«_
veneratus fuit , & ita colebac , ut magno
cum ftudio Summum Pontificem ad eum_
canonizandum folicitaverit . Qpi etfi jiire
optimo id facere debuerat , negavit tamen_,
quum aliutri Antonium Urbs noftra teneret ,
aderuitque de uno Antonio fibi fufficere_.
Q.ui fi altero nomine infignitus fuiflet , non-
hsefito , ipfum , & merito , canonizaffj . II
locus amoenus eft , ad quem & totus Popu-
lus , quum feftivus fuus dies adeft , magno
cum folatio confluit. Jacobi Sancti. Fiftum-
bse ; ac Veteris Arcellse . Clar_ Sandta; , cm
& Templic-lum quoddam beati Francifci
contiguum eft , ut habitantes Fratres, quum
hora opportuna vocat, Mcnialibus facramen-
ta prseftent . Quo quidem in loco glonofus
ille Antonius nofter defundtus eft . Magda-
lenarum , quem Monialibus copiofum , fru-
gibus deliciofum efle credas . Hssc enim de-
hciofa loca frugibus & Monialibus copioia_
funt. Poftremo cum his loca duo nnmerabo,
meo in tempore confabricata , & multis vir-
ginibus copiofa , obfervantias Clara; Sandta:
dedicata , ut nonnifi eleemofynis nutnantur -
Quse omnia fi congregato numero numerata-.
erunt , deciraum nonura adimplebunt . nt
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B
1145 L I B E R P
non minorem in feculares curam habens Po- A
pulus hic nofter , ut Deo gratior haberetur ,
duo fundavit Terapla , fecularibus Religiofis
concefla , plurimis cum reditibus opulenta_ .
Primum quidem his Cruciferis , quos Pru-
fcianos appellamus . Alterum his , quos Mi
lites Templi dicimus . Quibus omnibus om-
nis fua cura eft, ut noftra Chriftiana Religio
ab Infidelibus etiam pugnando non fuperetur.
Sicque ex minori numero facile intelligimus ,
majorem in fexum muliebrem devotionem ha-
buiffe ; nam decimo feptiroo complentur nu-
mero . Hocque rationale enuntio , quum-
fragilitati mulierum magis fuccurrendum efie
putem . Amplexari itaque obfecro vehs , mi
Antoni , rerum harum magnitudinem , orna-
tum , amcenitatem , devotionemque magis
contemplari : fique ex omni fua parte ejus
inhabitatione tetari debeat homo , qui fi re-
ae earum amplitudinem , atque circuitum_
quis confiderare voluerit , fi denique recto
cum ordine in unum compbnefe, non dignus
Teprehcnfione faciendus eflet , fi & osnn.a-
nra: eorum amplitudine magnae Civitati cox-
quare , quorum reditus non m.noris facio
his , qui ex opulenta funt Civitate . Et
quura de rebus Civitatis tantum iermo nofter
habendus fit , tredecim prsteribo Francic.
Sancfti loca , Abbatiafque magnificas , opu-
lentos Prioratus , Monialium loca quatuor ,
noftro in Comitatu variis in locis contabnca-
ta , etiam in Curia Romana maximo cum-
noraine expetita . Poftremo inter oran.a .1-
lud aueuftum Antonii noftn Templura ag-
gredior , tertium noftra* Urbis decus, quum,
ufque modo Civitas nulla compar habet , le-
ptem lapide.is cubis fibi invicem cont.guis ;,
rniro quodam globo diftr.butum , plumbea
. openura- teftum , lateribus omm m fuo loco
conftrucftum, oculis marmore.s quammaxi-
mis , & operofis , & vitro ornat.s co.ntum .
Cuius adrairandus ingreffus «ta h° m ' nui ^
mentes commovet , ut a devot.one dev.ar.
fe minime fent.ant . Et ex ocul.s ma)or ,
ubi & Majus Altare confixum eft , undec.m
S ffimis , magnificis , prnatiffimifque , Ora-
culis circuradatur , ut c.rcumeuntes non , m«-
nus moveat sd.fic.um, quam devot.o . Suntl
deniaue eo in loco multo plures e
Ssdu* ita magn.fics , flt,« ornate ex,
ftunt , ut ex.ftimem paucas , immo fortaflt.
nullas eis pares reper.ri . Eftque pr.ma An-
to„io noft- fuis cU pidki
Steoham Ferrarienfis ded.cata . Altera vero
Kionu» Soranex huraand.s corpor.bus
rnnrefla aua: manibus Jacobi de Avanuo
XTofiffimS imaginibus depifta efl : Adm,
gndam quippe .^^«"Jg^
nli Dartem , quas ocuhs primo in alpec.u non
ven.t Nam ita fabr.catum eft , ut qu.s c.r-
curaeundo afcendere, defcendereque per ym
Sria inter latera murorum maxima cum.
Irt conftrucftas .nvifus poffit . Suntque in eo
IZ rkndeftini meatus, intricatssque v.uncu-
ranta ampl.tudo , ut totus v
ftaret & adversi.ro hoftes fe .ntrep.de defen-
% e ooffe Marmoreumque pav.mentum ex
nuadrat albis & rubeis h-bet . Res qu.ppe
quadratis modum furotuofa_ .
& SenfioneXndo ponentur L.bro -
Sebo namque hoc loco Coaventus magni-
Tom. XXL}\
r 1 m u s: «4«
ficentiam , pulcrirudinem , ornatum , totque
inseftimabilia Fratribus commoda, quibus, &
dicere non vereor , omnes Italiae etiam fu-
perbos Conventus miro quodam modo fupe-
rat & excellit . Eftque ab hoc magnifico
Templo decem paffibus Templiculum fegre-
garum , Georgio Sanifto dicatum , cujus sdi-
ficium atque ornatus ejus fingularis ita oble-
clat oculos hominura , ut intrantes exitum-
non quserant , cujus in medio Arca confixa—
eft , de qua fuo dicetur loco .
Et ne in longura prodeara , ad ea venio
gloriofa Corpora , veneratione nimium di-
gna , exordium faciens ab his , qua; in Tem-
plo Juftinae Sandbe pia funt cum devotionc^
depofita . Et licet ex his gloriofis locatis alU
qua facrofancla Ecclefia digniora conftuue-
rit , tamen ut eorum fic pofitorum ordmem .
& nomina fimul adipifcaris , quam in fed.bus
fuis ipfa Ecclefia prioritatem (ervat.pnus pe-
tita venia , poftergabo . Q.'ium itaque Jufti-
nse Sanctaj ingredieris Templum , re<fto_con-
tinue paffu incedens , ad eam quammax.me^
colendam' alabaftri arcam , figur.s m.ro cum
opere conftrucftam perver.is ; ub. & Sacratum
illud Evangeliita; Luck Corpus m ornatiffi-
mo oraculo collocatur., maxima cum devo-
tione celebratum . O nimium Patavis munus
eximium , o nimis extollendum , quum tan-
to Viro gaudeant , qui gloriofa; Virgims co-
mes ac fidus exftitit gubernator . Ab eoque
d.fcedens , ad finiftram decl.nans , pauc.s
cum paffibus , vetuftam non n.mifque opero-
fam Arcam comperis , ubi Maximi San<fti ,
Tuliani Confefforis, Sancftzque Fel.c.:at.s glo-
r.ofa Corpora tria haec in ea fic claufa, qua
decet veneratione , coluntur . Hos eten.m^
Sanftos RomanaEcclefia fuis tn Letan.is glo-
riofe fic memorat , ut & Offic.o d.gna pr*c.-
oiat Perque parvum terras fpat.um a fin.itns
pergens , gradus aliquos fcalarum inven.es ,
te lub Monachorum Choro ducennum , ub.
k dextris multorum videb.s Puerulorum San-
cftorum ab Herode interfedlorum lacrymauda
Corpora , in qu.bus fangu.s & nefanda com-
prehenduntur vulnera . Statque ex due<fto
quatuor columnis.n altura pofita iUius famofi
?a„a.que Corpons Juftin* Arca ; ^ y.rg.-
n, utem tantam colurt tanturaque . Reljgio-
nem Chriftianam magn.fect , ut pnus Mar-
tyrium eligeret , quam fe fil.o mfideh g
ra.oris .n & uxorem trad. confent.re . O ni-
mium colenda V.rgo , cujus foc.etate non^
mediocriter Sacrofandka gaudet Ecclefia ! Ab
ejus autem fimftris in pace dorm.t alU ja-
tumba 8c non magno opere comta , beatus
Se & nonore dignus Ur.us Erem.ta Conltan-
nopolitanus , qui quum C.v.tat.s famam-
ranftitatemque contemplatos eflet , non mi-
nori ftndio? quam devotione ex Conftanr.no-
"0 Apoftolicum illud forte faaum Corpus
acra^.mum Patavium tranftuht • QPgg
inde gradus quoldam afcend.s , & a UniUris
onfpfces , Sratorium fabnca pulcrum , nou
minori devotione d.gnum v.debis , ub. .a-
marmorea , operosaque Arca qua u« de-
vati columnis , fuper quam & d.v.num AT-
are conftitutum eft , Apoftol. Bfatk» -6*
aum illud Corpus pia «m devotione qme-
fcit . Q.U3S t.bi glona, C.v.tas Patava , ex -
ftit ? qus lau>, qo«ve tanta cum Dco ben,-
vo entia? Et unde hoc t.b. , ut quum fug
G-nitrics gloriofc fidum com.tem t.bi «c
SndonaveSt , etiam^b. . % v.u hde^uo
■ ■ 1 — r~
(
,i 47 COMMENT ARIO
focio ac Dikipulo te ornaret ? Contemplari
itaque velis , quantum Deo debes , & fi non
euas teneris , faltem quas potes , gratias
femper age . Aliud ex poftea operofius, ma-
iorique cum diligentia faclum , Mofaicifque
picluris ornatum a finiftris pergens ingredieris
Profdocimi Sandti , Patavorumque Patroni ,
ubi & Corpus ipfum duplici marmorea Arca
contegitur ; cui duodecim adufque Pra»fules
fucceflbres canonizati fuere . Res quippe fa-
cratiflima , & honore nimium digna ; qua &
Urbs noftra , multumque Sacrofancta gloria-
tur Ecclefia . Hic etenim quum juvenis ef-
fet , & fidelis Petri Apoftoli Difcipulus ,
quem fua fanclitate nimium dilexic , ad po-
lentiflimum Populum Patavum , totamque_
Tarvifinam Marchiam convertendam , fua
cum benedi&ione legavit . Qui tantum in-
prsedicatione valuit , plurimumque in mira-
culis , ut fic Populus & Marchia ad nutum-
converfi fint : obque rem ipfam Ecclefia fan-
ela mira cum devotione eum magnificat .
Eodemque loco tabula illa roagnaque in ve-
neratione habenda , qua Virginis gloriofse
veneranda Imago , Jefufque infantis
foluti , digitis Evangeliftse fic depidra jacet ,
quam quidem & Populus ipfe fic colit , fic-
que ex ea confidit , ut aut niroia aeris ficci-
tas , aut grandis humiditas , in fegetum are-
fa&ionem , aut corruptionem veniens , ejus
folemni ac devota, qua decet, per Civitatem
gloriofa geftatione , Populi devotis etiam ad-
ditis orationibus colatur . Neque hoc loco
tacebo , quod a Veteribus noftris accepi , &
tibi fortafle fabulofum videbitur, non tamen
ab setate noftra multum longinquum fuit .
Nam quum illuftris Piclor Juftus Patavus
etiam magna cum devotione eam retrahere
niteretur , ajunt continuis momentis novis fe
configurationibus demonftrare, ut fic quse per
Jaftum imago picta fuit, 1111 fic manibus fan
<Stis depidtse non aflimiletur , Ego quidem.
ambas vidi , & quse Jufti eft , ab illa Lucae
in fimilitudinem multum diftare non compre
hendi ; & quse a Jufti manibus exivit , in_
Cathedrali Ecclefia noftra etiam magna cum
devotione colitur . ( * ) Et inde exiens ,
quum Templi ipfius exitum quseris, Arculana
Arnoldi , quem beatum prsedicant , tamdem_,
pervenis, ejus Monafterii digniflimi Abbatis ,
u crudeliflimo Ecellino tunc Paduse impe-
rante e vita atrociflime extincti . Statque__
ante Chori januam profundus Puteus , cir-
culo Mofaico fignatus , longiflimis in annis
Populo ipfi occultus , Sanctorum Corporum_
plenus . Quem virgo qusedam Spiritu San-
£to infaniens , velut amens , 8c Populum le
cum eodem Spiritu ducens , edocuit , &
ufque in hodiernum diem illa in eorum San-
«Storum veneratione magna cum devotionc,
colitur , diefque feftiva prsedicatur . Hsec ,
tni Antoni , Urbi quidem noftrse maximo
funt ornamento , quibus alias excedere , &
ab aliis non excelli fanclimonia divulgatur .
Urbem tamen excipio . Velit itaque obfe-
cro pia diligenfque mens tua, hsec recte con
templari , quas ad peramandam , veneran-
dam , magnificandam Urbem noftram non-
parvaxum voce accedunt . Et ut vera prse
dicem , tanta eft horura glorioforum Corpo-
rum multitudo , ut nedum Civitatem , fed
LI SAVONAROL/E
B
( * ) Heic adjefta cb/iraftere reeentiori beec leguntur
Cui legata fuit ab Antonia Zabaiella Cardi-
D
II40
quammagnam previnciam honorare , maeni
ficareque fufficiat . Quis enim eft , qu j 2T
cedine devotionis tangitur, cui ad ea vifitan"
da , & cum eis habitare , animus no n inar"
defcat ? Sed quid fi eis ofto numero addam }
quse ut proaaiffis fatisfaciam , f uo cura ordine
notabo .
Quumque a Juftinse venerando Templo di
fcedis , & uer in Civitatem tendis , nam id
in Burgo San&aj Crucis fituatum eft , Tem.
plum Leonini Sanfti juvenis , in q U o ejus
facratum Corpus in Arca non operofa muU
tum , fed vetufta nimis , roagaa cum devo-
tione colitur . Etenim & Patavus , Patavo-
rumque digniflimus Prseful extitit , Profdoci-
mique primi Prsefulis noftri fucceffor . Cui
& Belinus Sanclus in Prsefulatu Patavo fuc-
ceflit , qui tanta in Policinis vallibus cum de-
votione ufque modo colitur , quum a rabie^
vifibiliter homines fanet , ut nonnifi magoa_
frui fanclitate cenfeatur . Quumque rectunu
ker in Civitatem carpis , ad illud maguifi-
cum , ftupendumque Antonii noftri Tem-
plum pervenis , ubi & ipfe toto in Orbe_
exuberanti miraculorum multitudioe famofif-
fimus faclus , in magnifico , ornatiffimoque-.
Oraculo, Arcaque marmorea, columnis qua-
tuor fuperpofita , divinse celebrationi accom-
modata , mira cum devotione colitur . Ad
quem & in dies ac horas tantus eft hominum
diverforum locorum confluxus , eis Antouio
medio a Jefu optimo elargitis beneficiis , ut
mihi honeftius pervifum fit , omni filentio
prseterire s Teftis tamen fideliffimus hac in-
parte fit quamgrandis ac copiofa magnifica-
rum Ecclefiafticarum veftium , aurearum , fe-
ricarum , ceterorumque ornamentorum auri ,
argenti , margaritarumque elargitio , quss
omnia Jafonis velo non immento quis com-
par-ibit . Eftque Capellse tanta gloriofaque_
amcenuas , ut o nnes intrantes , etfi infideles
fint , ad devotionem dulci quodam cum ftu-
pore permoveat . Satis atque etiam fatis ti-
bi hac in parte fatisfadtum efle volo , fi his
addidero, ut quum folemnis ejus dies agitur ,
non minus ex remotis , quam ex propin-
quis innumerabilis utriufque fexus Religiofo-
rum multitudo veniat . Qua ex re cum iis ,
quse a Populo amceniffimis cum cantibus, fi-
dibus , tibicinibus , oftenfionibus admirandis
in ejus folemnitate aguntur , tum admiranda
proceflione Civium & advenarum copia, tum
veneranda Doftorum ftupenda fuis cum va-
riis utriufque Collegii multitudine , quse hoc
tempore adufque ocloginta numero pervenit,
tum Scholarium gloriofo numero , .tum co-
lenda ornatiflimarum Reliquiarum copid non
parva , tumque ex his , quse his duobus die-
bus venalia exportantur , dicere non perti-
mefco, ita magnificum, ita gloriofum nullum
in Italia diem. Numerum atque forenfiunu
copiam ex hoc facile intelligere potes , cura
in oblatione , quse argento , Soldis , atque—
parvulis Venetis fit , adufque quadringentos
Aureos collectio fiat . Paucifque deinde paf-
fibus a finiftris Capellam comperies manu Ju-
fti Picloris ornatiffimam , Nobilium de Co-
mitibus Lucaj beato ejus Antonii fidelner
commenfah , ab eis magna cum devotione-
confeclam , ubi & Corpus illud facrum Ar-
ca quatuor columnis tentaS non parva cunu
vene-
nalis forore annis prsteritis.
B
1149 l» I B E R
veneratione tenetur , qua? divino Miffa? Offi-
cio eft etiam conceffa . Tanta etenim fuit
ejus miraculorum copia . nedum poft lucis
extindtionem , fed & dum vita manebat , ut
languentium mnltitudo , quibus eo gloriofo
interceffore a Deo fanitas illico dabatur , eum
beatum prsed.caret . Hinc Populi fui roifer-
tus , quum a crudeliflimo Ecellino oppnme
retur , ad Deam inceffanter pro ejus libera-
tione orabat , & refpon(o per Antonium a
Deo habito , mortem Ecellini Populo gaudio
fe renuntiavit , ficque a jugo crudelis Tyran-
ni liberatur . Habet & prauer hoc pnma &
Cathedralis Ecclefia noftra , lapideis arcubus
confabncata , illud Danielis Sandti devotifli-
mura Oraculum . ubi & ejus Corpus in fi-
xea Arca vctuftiffima , quas etiam M.fla? eft
accommodata . non mediocri cum devotione
veneratur . Tanta etenim eft iu Populo fides
ac devotio , ut nonnulli ex potu benediftse
Aqux , cui aliqutd ex ejus Arca admixtum-
fcuerit , in dies a febnbus liberari videantur.
Hic gloriofus Martyr fuit ; quo folo Danie-
le Patavina tetatur Ecclefia . Crefcentiura..
Praefulem noftrum , virum quippe fanctifli
mum , his fedibus commemorans, digmtatem
ejufque excellentiam verbulis cum meis non
magnifociam , quum gloriofis miraculis Juo
«iam in utroque tempore fic floruent , ut
fuis laudibu v al.quid addere, detrahere potius
videatur. Cujus offa in vetufta nimis, & ln^
cperofa Arca , in Ecckfia Sancli Luca? apud
maraia Civitatis terua magno cum honore_
coluntur . Neque filentio pratenbo finguja-
rem nimiamque venerationem , fuaque (ancti-
tate dignum I>rdanum , facrorum Canonum
iubar , beatumque apud Populum noftrum-
babitum . Cujus offa Sancti Bened.cl. Tem-
plum magna poffidet cum veneratione . U
Idmirandum , o ftupendum nimis quum ne-
dum Civuatem hanc , tot Sanclorum Corpo-
ribos gloriofara , verum 8c qus rural.a ejus
funt , ita magn.facere , ornare , glor.ficare-
que mifer.corf D,us , ac reddere voluer.t . O
beata C.vitas , o rurale beatum ! tos emaL
tuam , quod noftr. V.Ilam Carm.gnan. voca
vere , rult.cale illud , ac facrum Ronthu*
Corpus tanto cum fplendore tenet , ut eo
iiob med.ocr, cum volupute congaudeat .
Heneulfo M.liti Plebs Proidoc.m. Sandti 1 , de
VHUnova nuncupata , noo m.nor. ex fulta-
tione tetatur. V-gont.a S.monera tenet , &
Fontantva Beltramum . Mons autem bilex
Caftrum ert vifu quam .«upendum quod
Corponbus Georgii M.l.t.s , ac Sav iw de
Fontana Patavse , quamplunmum glorietur .
Hos etenim viros ^acrofanfta noftra ca.on,-
"avit Ecclefia . Poft quos & beatos tres fa-
mofos famofumque Sanftum Fent.um Epi-
Sopnm commemo q rabo . Sicquc Sanaorum-
^ Beatorum Corpora , qux foper terram-
Lne ac gloriofe locata funt , expbcat.one.
fic ieiuna relinquam ; ocultorum autem & m
ferra "Sultorum infinitus ut eft numerus
quem d filere , quam tentare confult.us effe
iU No a nminori in veneratione habetur Urbs
iofa duorum Beatorum dignitate , qui mira-
culorum mult.tudine famofi , glor.ofique fa-
£ funt , Antonii videlicet Peregr-n. , ac
beatal Monialis Elena, , cujus Corpus .nte-
erum eft , ftupendumque n.m.s , cu,us ann
fam ducentis non minus ungues quam cap.il.
l«?o in anni circulo mirum crefcunt m mo-
R I M U S. 1150
dum . Apud enim Urbens medii millians di-
ftantia in Templo Clara; San<St e ded^cato ,
quod & Arcella Vetus a Patavis d.citur „
magno cum honore tenetur ; fecitque fua ni-
mium ftupenda fpeciofitas , ut ufque modo
claufa non fuerit Arca , ut non m.nus exter-
nis , quam domefticis ejus jucundus afpe&us
gloriofse fit devotioni . Et obfecro paulifper
attende , mi Antoni , quod nedum ex vete-
rum continuata fama accepimus, fed & quod
nunc noftris videmus in diebus , quod quum
in Patavum Dei ira commovetur , fu.s adoai-
randis geftibus ea Virgo ut prafaga illam
manifeftat , fonos facit , brachia aut elevat ;
quod meo in tempore vidi , Corpus commo-
vet , aut novum fibi praeftat fitum , &c non-
numquam oculos ita difponit , ut perfpicaci-
ter intuentibus aperti effe dijud.centur. Hxc
fic adir.iranda femina ex nobili Henfelmina.-
ftirpe Patava congenita eft . Statque locus in
Portilia (Civitatis hortulus eft) lapidis ja£hi
fegregatus , Monialium Maria; Sanfta; : ubi
quodam ornatifli^o in oraculo Peregr.ni An-
toniiCorpus magna cum veneratione tenetur.
Quitot, tantifque mamfeftis refulfit miraculis,
ut Populus Summo Pontifici pro eo <uo nobili
Civede Manziis canonizando, devote humihter-
que fipplicare non dubitaverit . Cui & Pontitex:
De uno vobis fufficiat Antonio ; de quo lupra.
Neque poftergandum videtur id generolum
eloriofs Beatricis Corpus ex illuftri Marchio-
num Eftenfium profapia natum, apud collem
Zemols(Mons Patavus eft) quodam Mon.a-
l.um pulcherrimo, magn.ficoque clauftro raa-
xima cum devotione fervatum . Qua: m.ra-
culorum elegantii memoria digna taCta elt .
Et cum his fllum commemorabo v.rum lan-
tftum Fent.um Fpifcopum Patavum , Patav.-
que digniflimum Prsefulem , & V J°®° C ™ 1
fucceflorem; cui quum locum Scodofis Mon-
tagnana fibi eligeret » qui ab eo nomen ac-
cepit , ut ufque in hod.ernum d.em Sanctus
Fentius nominetur , magnificum rurale Tem-
plum Populus h.c noller magna cum d.gn.ta-
te dedicavit . Nam ut quamgratus fieret ,
fua-que fanclitati latisficeret , .n eo Templo
D 1 Arch.presbyterum multis cum Canon.c.s or-
dinavit , utalrera Cathedral.s Ecclefu habe-
retur . Et quum fcftivus ejus d.es adell , di-
verforum locorum mnumerab.l.s Populus ad
eum fic colendum magna cura devotione con-
fluit . ln vita autem , & poft eius mortem
multis miraculis co.ulcav.t . Quarn .tar.ue_
mihi dabis , Antoni , Urbem, qo« apud Re-
eem Regum tot talefque Interce(for,es habeat,
§,«ve tanta polleat dign.tat, ? Neque ad
eam femper extollend.m , fortunandamque^
eis cura fu.t , quum plane .ntell.gani t, , COJ-
tinuum fucceflum temporal.um sten.a; re-
probationis effe indicium . Ne tamen ma-
l,s v.ris opprimeretur , ne igne , aut praj-
donibus cruciaretur, femper .Uorum duigens
cura fuit. Unde & legi.ur , q«nim *9&"™>
tempore eam obfidentes Dom.n. de la Sca a
Veronenfes, burgum Sancte Cruc.s (ilent o
cum magno ingreff, eflent, , l.co auduu per
totam Urbem magnus gem.tus Sanftorurtu
eft , quo & Cives Hatav. expergefaft. , per-
territique, inimicos fic fent.entes , Proidoc,-
mo fanao omnibus v.Io pnor, equ.tante, eos
% °u amentes effugarunt . Hoc taraen loco
Romam excipio, qu« velut ager Aceldam^
Sanclorum habita eft. Ecce , m. An on. no-
ftrasloriofafidera, quaj nedum Cvitatena-
II?!
COMMENTARIOLI SA. VONAROLiE
ncftram illufirant, fed & Orbem totum illu-
minint. Poft autem Sanctorum Corporum_
gloriofam enarrationem , qua; Urbi noftra;
maxima funt ornamenta, jequum arbitrabor ,
eas memorare Sanctorum partes , qua; fua
gloria , fuoque tam fumtuofo ornatu ita ocu-
los infpicientium ad devotionem trahunt, ut
perpauci fint , qui videntes dulciter oculis
non fleant. Parvo etenim loco in /Ede An-
tonii , quem Reliquiarum Armarium vbcant ,
fexaginta una; numero quodam cum ordine-
clauduntur. Locus etenim lapideus auro or-
natiffimus, cujus quum valva; referantur, ita
jocundus , ita devotus , ita earum afpectus
fuaviffimus fit, ut mirum in modum homiaes
commoveant. Quam mihi Civitatem dabis ,
quse tanta fhntur gloria? Has autem tibi fuis
cum nominibus aperire fortaffis nimium tibi
longum videretur. Qua ex re tibi "hoc in lo-
co'fufficere volo, fi duas gloriofas & vifuad-
mirandas tibi confcripfero . Et in primis glo
riofi Antonii noftri eas duas maxima cum ad
miratione ample&or, ejus fcilicet divinam ,
apoftolicamqtre Linguam , beatiffimumque_
Caput. Nam quum Roma; publice praedica-
ret, omnibus etiam diverforum idiomatum_
prsdicatio apoftolica par fuit . Hasc autem
quum in ceteris corrupta inventa fit , velut
vivens 8c incorrupta a Domino relicla eft .
Cujus tabernaculum auro, argentoque miro
artificio fabricatum, adufque quingentorum
Ducatorum fummam meo in tempore perve-
nit. Ha;c etenim fic mortua "Antonium Ove-
tarium,virura Patricium , Civem noftrum ,
ad eam fic ornandam fumma cum devotione
vocavit. Gloriofi Capitis corona lapillis cir
cumdata , folida, intactaque tenetur : cujus
artificiofos ornatus etiam magno pretio em-
tus e(t . Exftant etiam plurima; maxima ve-
neratione digna; , auro, argentoque non mi-
nus ornatae, quam onerata; ; quarum tantus
eft fplendor, ut non parva ex eis Sanctorum
gloria reluceat.
C A P. III.
De Viris illnftribv.s non facris.
ET quum de. ornamentis Urbis noftrsage-
^re inftituerim , volo tamen prius petita
venia , his & plurima humana addere corpo-
ra ; qua; etfi fan&itate non fplenduerint , fuo
ranvn admirando ingenio , fuaque eximia—
virruie , facris adnecli meruerunt . Nam &
veteres noftn tales aut Divos , aut anerna
memona digiios non immeriro prsdicabant .
Q.'vjm virtus fumma fanctitatis fit confocia_,
& pan emantur pretio . Hos itaque meo fa-
cih judicio seternos facio , quos ordine quo-
dam certo collocare fuis in fedibus , fic fua._
virtute petente , decrevi . Nam qua; a me_
dicenda erun,t , nonnifi quadam cum ratione
firmare conabor . Volo tamen in primis ex-
tra aliorum fedes regilem fedem collocare_,
primo atque digniffimo Regi noftro Antenori
Teucro , Urbis noftra; gloriofo fundatori ,
certa cum eminentia defignare , ut fic in alto
pofitus circumfpiciat , quanta ex illuftribus-
filns ac civibus fuis gloria famaque fibi de-
beatur . Is enim , ut Hiftoria prsdicat ,
quum apud Pnamum Regem Conful quam-
maximus haberetur , eversa Troja ad Euga-
neos Monres dominandos maximo cum exer
citu profe&us eft. Cujus tanta eft apudTeu-
B
nj2
D
cros glonofa fama , ut Patavos veluti caros
Teucros colant , ament, & honorent Nam
quum currentibus Annis Domioi Mille Q ua
dringentis Quadraginta Quinque Teucri in"
congregationem Chriftianorum hoftiliter infa
nirent , quotquot Patavos habuerunt , illsf 0 j
magnoque cum honore reliquerunt , eofque_
fic dukiter amplexati clamabant , Antenor
Antenor . Hitf enim Urbis noftra; maenus
fplendor eft , etfi nonnulli fuis cum arobaei-
bus ejus gloriofie famae detrahere nitantur .
Is enim ranta; tamque clara; fama; fuit , ut
aliquid addere aut aperire non liceat . Cor-
pufque fuum ita fama gforiofum apud fron-
tem Templiculi Laurentii Sancli in operofa_
faxea , magnaque Arca columnis quatuor fu.
ftentata contegitur . Et quid de Dardaoo
five Jano noftro Rege dicemus , cui & Reli!
gio Chriftianorum tantum debet , quum Ati-
lam flagellum Dei primo corporah infultu
extra muros Euganex devicerit , deinde eum
perfecutus , Arimini illum cum Scaccorunu
tabulerio interfecerit , ficque Ecclefiam Dei
mirabiliter a manibus infidelis Atils libera-
vit l Nec poftergabo Hcnricum IV. cui de_
Chriftiana Religione tanta fuit cum folicitu-
dine non parva devotio , ut Cathedralenu
Ecclefiam noftram funditus zdificaverit , &
magnis cum provetrtibus ornaverit , jufque_
privilegiatum in futuros Canonicos conftitue-
rit, ut eos omnes Comites & dici & efle vo-
luerit ? In Epifcopatu vero , de quo poft ,
Ecclefias quamplurimas noftro in Comitatu
conftruxit . Cujus ofla apud Ecclefia; Cathe-
dralis introitum quadam marmorea in Arca_
etiam decenti cum ornatu jacent . Quid de
Marco Rege , cujus caput in Monte Silici»
Arce etiam cum dignitatc tenetur ? Etenim
eorum omnium ,Sepulcra , non nomin3 , jirn
in oblivione tranfierunt . Si enim hos omnes
illuftres tibi numerare vellem, vereor ne fer^
mo nofter tibi nimis longus , nimifque tae-
diofus futurus eflet . Qua ex re tibi de An.
tenore gloriofo fufficiat . Et fi alia cum or-
dine fuo amplexari voluero , videor videre ,
me magnam ac tenebrofam ingredi provin-
ciam, quam nonnulli graves Sc lapientes viti
eam perambulare quum tentaverint , illarru
velut indefinitam reliquerunt . Tanta. eft ex
omni parte evidens ratio . Verum quum or-
dine certo viros hos illuftres nominare fu.m-
me cupiam , ut prioritate dig^um digniorem
faciam , ftatui & horum pace quis fit in his
tenendus ordo , documentis quibufdam prius
admonitus , non longi cum oratione di/cur-
rere . Neque hanc facile per/uafionem yelu-
ti demonftrationem , cui non fit contradidtio,
mihi conftituo , fed ut res , de qua acturus
fum , modo quodam certo ducatur . Patia-
tur itaque sequo animo , qui in contrarianu
fententiam divolvitur , & verba mea fibi fo-
latio fiant , fi aliquo quovis modo a recto
calle deviare videbor . Hainandum minime
arbitror , Animam Corpore nobiliorem , di-
gnioremque apud quemquam haberi debere_,
quibus & ipfe fntegratur homo . Qua ex re
& ipfum ob anima; dignitatem prKitantiorem
dici . Quumque ita effe conceditur , illum_
magis honorandum ab his qua; Animi , quam
qua; Corpori accedunt , effe putandum . Nam
& terrena fpiritualibus femper cedere debent .
Eft prasterea quammaxime obfervandum lllud
Philofophorum fingulare monitura, ut Honor
Virtutis fignum proprium fit & pramiurru. ,
quo
B
1153 L I B E R P
quo fit , ut fi qu* res aut dignitas , aut offi- A
cium , aut fanguinis generofitas fibi digne—
Honorem vindicaveric , is a Virtute egreflus
fit . Non enim Dignitas Virtute vacare po-
teft , quas quum homini conceditur , id fit ,
ut in actus & operationes virtutis circa rem_
publicam , aut divinam , omni cum diligen-
tia fe exerceat , ut honefte pteque vivant ho-
mines . Qua; res ipsi Juftitid perficitur :
qtiamobrem & Dignitas honoranda eft .
Quumque prxclarifllma fit Virtutum oronium
juftitia i minime hajfitandum , quod ii , qui
in re publica ad eam colendam , exercendam-
que defignari funt , pra; ceteris honorandi
fint . Nam qui juftus eft , moderatus , &
fortis , & prudens eft : tanta eft Virtutum.
gloriofa connexio . Quod fi quandoque mens
hominum ca;ca indignos turpiter D.gnitate-
veftiat , non ob eum errorem denigranda eft
Dignitas . Eos namque ut dignos venerari ,
colereque debemus . Tanta; etenim excellen-
tiae Dignitas exiftit , ut nonnifi dignum reci-
pere videatur . Unde dici confuevit : Papa-
tus aut invenit , aut fantlum facit . Hifque_-
inducor , ut Papatus Imperio praferendus fit.
Sicque in ceteris , ut femper fpiritualis digni-
tas temporali anteferacur . Eft enim eadem_
in Civitate Epifcopus Principi prasferendus
Non enim Sacerdos ille fimplex eft ( ea pro-
pter fervanda femper funt in didlis aut dicen-
dis paria ) Simplici enim Militi praferendus
eft Chrifti Miles . Quam prioriracem fibt
Mundi caecitas ob divitiarum potentiam tur-
piter ufurpavit . Neque hsec impune tranfibunt.
Similique ordine de Officiis proferendum , ut
qui rei publica; Prastores praefunt , ceteris an-
teferantur .
Et in primis , ut documentis noftris ob-
temperem , eum gloriofum Bonaventuram de
Veraga Patavum , qui tantum Sacra; Scriptu
tx ftudium dedit , ut fuo in tempore exi
mium Magiftratum , & fua cum eloquentta_
evangelizantium principatum adeptus fit
Quas ob res Ecclefia Chriftiana in fuarum-
Virtutum pramia , in ejufque ornamentum-
non parvum , maxima cum folicitudine eum
ad Cardinalacum erexit . Cujus ofla tn Ec-
clefia Eremitarum ante Altare Majus magno
cum honore quiefcunt , & Beatus putatur .
Eftque in fecunda fede locandus , utriulque
Turis jubar , ex nobili Zabarellorum familia^
Frane-fcus Patavus . Cujus ingenium tta di-
vinum exftitit , ut leges Ecclefia; mirum in-
modum aperuerit . Tantaque hoc tn tempore
ipfius fcripta funt reputatione dtgna , ut quis
Decretorum Doftor eis caruerit, veluci tgno-
rans habitus fit . H*c autem fubl.m.s qus
virtus fic eft operata , ut Ecclefia fandta eum
maeno cum defiderio ad Cardinalatum craxe-
rit Neque inter Cardinales mmimus habe-
batur . Nam quum Conftantia; Concilii tem-
rore , ut novus Pontifex crearetur, animam-
que Deo reddidiffec , inquit Sigtfmundus Im-
perator : Hodie mortuus efi Papa^. Hujus au-
tem offa quadam in operosa arca & decora ,
Cathedralis Ecclefia poffidet . Terttum au-
tero locum dabimus Domino Stmeoni Palttne-
rio de Pogliana , patricio Patavo . Cujus Uo-
rnus ita illuftris & generofa fuit ut Impera-
tor Fridericus , quum in Italiam defcendiflet,
fanguinem fuum cum illo de Pogl.ana com-
milcere minime dubitaverit . Futtque tn re.
l.aione Chriftiana ita generofus, & ejus aug
mcnti cupidus , ut Archipresbyteratum cum
R I M U S. 1154
multis Canonicis in Monte Silice fuis fumri-
bus conftituerit , Ecclefiamque primam fic
asdificarit , & alias extra Terram & plurimas
conftruxerit . Homo quidem & vir merao-
rid dignus . Quartus vero ob dignitatis ma-
gnitudinem Pileo dabitur ex magnifica & ge-
nerofa ftirpe d'e Prata nato . Quem fingula-
ris virtus & doctrina adCardinalacus officium
erexerunt . Hic Collegium Pratenfe a;difica-
vit , de quo poft fuo loco . Cujus offa in-
ornatiflima atque fumtuofa nimis arca quod-
dam araplum Oraculum in Cathedrali Eccle-
fia magno cum honore cuftodit . Quintus
vero locus Fortanerio de Uliario Cardinali affi-
gnatur , Ordinis Minorum . Cui tanta fuit
in Antonium noftrum devotio , ut ftatuerit
ejus in roorte apud Arcam Antonii fepeliri ,
Idque a parentibus actum eft , & P'i! cr 'H
quadam in arca , eademque Capella offa de-
pofita funt . Sexta vero fedes, & non irame-
rito , Alberto Patavo Augufiinenfi , fuae aetatis
Theologorum principi aflignabitur . Qui in-
fpirante Spiritu Sanclo ita lucide , ita lucu-
lenter veteres aperiendo Scripturas , dtvinam
Evangelicam voluntatem manifeftavit , ut fa-
pientibus vifum fit , nil melius ab humano
ingenio dici potuiffe : tanta eft eorum Evan-
geliorum clara & elegans expofitio . Hunc
autem Civitas noftra multum extulit . Nam
in ejus perpetuam gloriofam famam , ejus
imaginem fuper portam Prauorii noftrt Se-
ptemtrionalem naagno cum ornamento coofi-
xit . Volo autem hoc in loco multoruiii-
Theologorum Patavorum corpora etiam fuis
ex tantis voluminibus famofa filentto prstert-
re , quum ad ea omnia fcribenda volumen^
maenum mihi neceffarium foret . Sat autem
tibt effe volo , fi his domefticis illum Pauhm
Venetum Philofophorum noftra; setat.s P rin ci-
pem , & mihi gloriofum przceptorem addt-
dero Cujus & gloriofa fama omma ItalW
Studia perambulat . Hic opera Log.cal.a_- ,
Phyficaliaque compofuit , quibus & noltn le-
eentes Dodtores fcripta Ariftotelts hoc tn_
fempore mirum in modum difcipults apenunt.
Cui fi Theologias tanta , quanta Alberto ,
notitia fuiffet , illi non immerito pr^tuliffem.
In Eremitarum facra ^Ede offa quadam mar-
morea in turoba locantur. n> .
Ad viros autem fecundi ordints accedo .
Quumque omnium fcientiarum Philoloph.am
plrentem facile intelligamus , honeftum duxt,
ut qui Philofophia; nomine d.gni func , abtque
injuria ceteris anteponantur . Et venta cum
ratione dabitur , fi primam hujus ord.n.s fe-
dem Petro de Albano (Urbis noftra; is eft de-
cus magnum) affignavero , qui & »«f nt.buS
rationibus non tndigne inter .Uuftres Ph.lofo-
phos collocandus eit . Et ne putes , quum
Ecinam fapuerit , quod fic ad eum extol-
lendum facultas hsc me compulent . Oble-
cro , parumper aufculta , qui ex caufa , qut-
bufve argumentis ad eum fic magr.ificandum
compellor . Is enim quum literts Lannts ef-
fet non mediocriter imbutus , ad capeffeadas
Grascas Conftantinopohm profeftus eft . ubi
Phtlofophorum & Medicorum cop.ofus nu-
merus florente ftudio aderat . Quo tempore
Tn eis tantum profecit , uc fedem matut.nam
etiam Lingua cum Gr«a maxmia cum fama
occuparet Libros plurtmos Galeni Grxcc^
Sos , quos in dies legimus , w Lat.num
ranftulit . Tranftulitque Alexandn Aphortf-
Ts , Problemata , atque Rhetone» t, mul-
D
W l T. ■ W
COMMENTARIO
toque volumina etiam magna. cum arte com-
pofita . Quumque fic morali atque naturah
Hiftorise fe conferret , a Populo Patavo lite-
ris revocatus eft , quarum copiam ex gymna-
fio fuo habitam magna cum jocunditate per-
legi . Hic Parifius Philofophus , fummus
habitus eft, ibique Philofophiam magno cum
fplendore edocuit , eumque ut alterum Ari-
ftotelem fust admirandst doclrina colebant .
Is Grammaticam Grsecam & Latinam fcripfit;
Logicam non mediocriter novit , Oratorise-
que facultatis , ceterarumque bonarum Ar-
tium familiaritatem tantam habuit , ut Pro-
blemata Ariftotelis , nullo prius eo interpre-
tante , interpretari minime dubitaverit . Et
ad eum fic extollendum non minus hsec roe_.
ratio movet ; quod quum ille ingenio divi-
nus homo Averroes Philofophus Ariftotelis
opera omnia commentaflet , manum in ape
rienda problemata ejus minime appofuit . Id
autem eveniffe arbitror , quoniam leges , ce-
terafque fcientias omnes eorum dilucidatorem
non mediocriter noffe oportebat , quarum al-
tera , aut pluribus caruit '. Inceptumque fic
opus Panfius , ubi & ufque modo magnus
Lombardus nominatur , Paduse feliciter con-
fummavit . Philofophise partem , quam Me-
dicinam appellamus , mirum in modum illu-
ftravit , 6t omnium Medicinse Auctorum_ ,
quas aut ad invicem , aut cum Philofopho-
rum principe habuerunt , difcordias concilia-
vit . Quipropter Conciliator difFerentiarum
appellatur . Hic itaque Conciliatorem edi-
dit , nullo prius eo fic componente . Fuit-
que tanta inter volumina Auctorum fua prse-
ftantia , ut ex poftea quifquam aut iis adcien
dum , aut mir.uendum minime aufum habue-
rit . Hsec itaque volumina duo tanta funt
apud Chriftianorum ftudia auftoritate plena ,
ut gravis & veri Philofophi fententise co-
lantur . Hancque rem divinus ille Genti-
lis Fulgincus , noftrse & fu3 setatis Medico-
rum princeps facile intellexit. Nam quum_.
Paduam profec~tus effet, non mediocri cum_
defiderio gymnafium Conciliatoris noftri vi
fitare curavit. Qui quum ad oftium perventus
effer, flexis genibus, fublatoque bireto, ma-
nus excollens, ait: Ave Templum fan£i:tm^ .
Et pise dulcedine lacrymatus, quum ingre-
diebatur, multas cedulas parietibus affixas ,
roanu fua fcriptas, velut fancluarium quod-
dam , in finu ejus collocavit. Neque hoc lo-
co praueribo fummam agnitionem, quam de_
Aftronomia habuit. Quse ei tantum farailia-
ris exftitit, ut quos efFeclus, ftupentibus ho-
minibus, prsedicabat, Magica arte fcitos cffe
putaretur . Hic in Altronomia Conciliatorem
edidit, quem fua propria manu fcriptum_. ,
velut thefaurum quemdam apud me teneo .
Et quum conjunciioncs fiderum eum non la-
terent , & una feliciiTima luo tempore appa-
ruiffet , Populo noftro efficaciter confulebat ,
ut fub illa novam Paduam conftitueret, quse
feliciiate cceleftis influxus aliarum Civitatum
Regina habrretur. Quse res , etfi viro ipfi fi-
des data eflet, veluti vulgo impoflibilis ne-
gle&afuit. Neque ex his negare decrevi ,
eum Magicam artem non noviffe . Nam fi
noftrorum famse creditur, ea in arte peritiffi-
rous habitus eft. Hsec etenim ad culroen fuse
doclrinse accedit , neque alias fuas fcientias
denigrat, led ck virum magis illuftrat. Inanis
autem non eft ratio hsec , qua ad fic creden-
dum omnis rationalis mens trahitur . Nam
LI SAVONAROLjE ll56
quum plurima ab eo afta, quibus ftupebant
homines, veluti Magica arte confefta puta-
rentur, ab Inquifitore Domioicano diligenter
inveftigata, talia fore publice enuntiabat : ob
quam rem eum ut hareticum Parifius prsdi-
cavit, tentavitque ad carceres & ad ignenu
eum fic adducere. Hic-autem tanta in vene-
ratione a Regia majeftate, totoque Studio te-
nebatur, ut Inquifitori ad eum capiendum vi.
res non fuppeditarentur . Quam rem quum
Petrus perfenfiffet, Regiam adivit Majefta-
tem, univerfamque Scholam convocavit, ex-
pofuitque, Ordinem Dominici hserefim &pe-
re . Idque firmis argumentis ac pluribus de.
monftrare . Sicque dies belli datus eft , & ex
B omnibus diverfarum provinciarum facrse Scri-
pturse DotStoribus convocatis, prseftantiores
ad audiendum , deferendamque fententiam
quofdam elegerunt. Hic autem in confpe&u
Regise Majeftatis , & frequentia tot tantorum-
que Doitorum , quadraginta quinque argu-
mentis enixus eft, eam Religionem harefim
fapere. Aclumque ita eft, poft latam lenten-
tiam , fi famas creditur , ut e Pahfius pulfi
Dominicani tamquam hssretici, exules trigin-
ta duobus annis eum locum- habitare non_
potuerint . Ab eis autem poft fententiss ap.
pellationem , Romas citatus eft. Cujus in iti-
nere ftupenda ac ipfum mirabilia feciffe pu-
blicatur. Tamdemque Summi Pontificis au-
ctoritate interveniente , pax exorta eft, quam
vero, qualemque cum eis confecerit, ultimo
ejus vitse in articulo demonftravit . Nam ejus
in teftamento, quod apud plures Patavos ma-
gna in veneratione tenetur, fuum reliquit
corpus apud Dominicanos fepeliri, ut quan-
tum pacis fecum fervaret , Deo & Mundo
ofbnderet . Hsec autem mifella Civitas noftra
cineres fuos non poffidet. Nam Dominicanus
Inquifitor veneno plenus , & promifll fcederis
defraudator ( res quippe in Religiofo dete-
ftanda magis ) filente nocae fepulcrum ape-
ruit, corpufque combuffit, & cineres vento
dedit. O nefandum fcelus ! Quis ergo virum
hunc cum Licurgo, Solone, Platone, Arifto-
D teleque, ut magnus Philofophus, qui omnia
non mediocriter fcirit, non collocabit? Si-
leant itaque, qui eum Medicum dicunt , ip-
fumque propter illiberale & fervile opus alio
& inferiori loco collocandum effe. Non lta-
que marmorea ejus Imago fuper portam pri-
mam Prsetorii in fublime Urbis decus imme-
rito confixaeft. Ejufcemodi ordinis fecundam
fedem Paulo Patavo Juris maximo Confulto
dabimus, qui fuo ftupendo ingenio tam fa- "
cundas Leges non roediocriter pra?gnantes
edidit, quibus Reipublicse gubernaculum ma-
gno cum ornamento decoravit. Neque ipfum
Philolophise ignarum effe putandum , fed ei
maxima cum familiaritate conjunclaro. Nam
quum ad excutiendas fuarum Legura caulas
quis fubtiliter ftudium dabit, & naturahs &
moralis Philofophise non mediocrem habuifle
notitiam corcperiet. Qua ex re & mter lllu-
ftres Grsecise fapientes , qui Athenis Leges
condiderunt.dignecommemorandus eft. Hunc
autem Civitas noftra fic ornavit, ut lapideum
ejus idoluro ad perpetuum Urbis noftrz de-
cus fuper valvam quartam meridionalem-.
Prajtorii noftri magno cum ornamento conh-
xerit . Neque hoc m ordine Jurifconiultc-s ,
quos Legum conditarum Interpretes appello ,
pace cum fua collocabo; fed ad tertium pro-
fcquar ordinetn, quo in loco 8e Poefi & hi-
DiqitizecNbi
L I B E R P R I M U S.
A
"57
ftoriae fedes defignabimus.
Facile enim oitendi poffet , Hiftoriam Poe-
fi cedere debere. Quas res & in collocar.dis
fervanda eft , fi cecerorum paritas redte con-
fpicitur. Quum itaque laureatum Petrarcham,
& Romanae Hiftoriaj formam Livium Pata-
vitm Hiftoriographorum Principem, noftrse-
que Urbis Decus maximum , ipfa fic gloriofa
poffideat, agendum eft, cui eorum primalioc
in ordine fedes danda fit . Nam quum Poefis
prsftantior divulgata fit , primum fibi vendi-
care arbitrabitur . Quam rem & ego minime
negarem , fi in ceteris paria haberentur . Hic
enim quuro Hiftoria; princeps exiftat , ficque
Francifcus Petrarcha laureatus Poeca , non_
Poetarum princeps, fed laureatorum infimus,
Titus anteferendus digne efle videtur, quem
Hieronymus veteris Teftaraenti Prologo mi-
rum in modum fic extollic. AdTitumLivium
latteo eloquentite fonte manantem de ultimis Hi-
fpania, Galliarumque finibus, quofdam veniffe
legimus nobiles ; & quos ad contemplationem fui
Roma non traxerat, unius hominis fama perdu-
xit. Habuit illa atas inauditum omnibus fecu-
lis, celebratumque miraculum , ut Urbem tan-
tam ingreffi, aliud extra Urbem quarsrent .
Neque ceterarum bonarum Artium copiosa
do&rina caruiffe arbitrandum , ut eum fcili
cet Philofophia; documenta laterent . Et fi
Urbs noftra Virgilio Poetarura fummo gau-
deret , priorem fedem affignare minime dubi-
taffem. Hujus autem nimium veneranda offa
ln ftonte Pmorii; noftri, ad Occidentalem
plagam converfa , fua cum lmagine marmo
rea literis fic indicantibus etiam magno cum
ornatu locantur. Habet 8c Urbs noftra quod-
dam montanum, Arquada didtum, milhanbus
decem fegregatum , cujus tanta eft amcerntas ,
ac ruralis magnificentia , ut Petrarchanu ,
quem in fene&ute vita folitaria niroium de-
lectavic , ad eum cohabitandum , morienduro^
que dulciter contraxerit . Is etenim fua faroa
eum locum fic famofum 8c habitatione di-
enum divulgavit, ut quamplunmos adeum
habitandum nobiles conduxerit . Quo fadtum
eft, ut ornatiffimarum domorum multnudine
veluti Civitas quaidam videatur. ldque loci
fpeciofitas agit, ut folatiandi causa ad eum
habiiandum locum non parva contiuat U
vium noftrorum copia. Et gloriofa ejus ofli
rus ipfum poffidet , quadam in marmorea 8c
operosa arca ante prioris Ecclefiz portam
quatuor elevatis columnis fuftentata . ier-
tiam vero fedem dabimus Mujfato Patayo
ex eenerofa Muflatorum Domo nato , Juni-
confulto exiroio, quem Poetam pnrdicant ,
etfi laured ornatus non fuerit. Qu. H.ftoriam
Patavinam profaice fcripfit, ut alter Livius
fua in eloquentia videatur. Mecriceque Poe-
ma quoddam , ac Tragoedias comp.lav.c •
Hunc autem arca quzdam claudit apud pn
mam Tuftina: Sanfta; portam fuuata. Quar
tam hujus ordinis fedem Lovato Poeta ex
nobili Lovatorum profapia nato , cujus ve-
neranda ofla apud Antenorem Urb.s noftrse
parentem in operofa Arca quatuor fuftentata-
columnis etiam non parvo cum honore te-
nentur. Viri enim hi illuftres & Legum ma-
ximi Interpretes uno fuerunt tempore ; fcrip-
fitque unus alteri , erantque de Afino 8c Lu-
po metrice contendentes . Et utr.ufq.Te cau-
L intelligere non eft infuave & quantum
Philofophias noverint, jocofa 8c fabuloia eo-
rurr, verba dc-clarant.
Tom. XXir.
II58
Quartus autem ordo fedes fuas expoftulae,
quas fic affignare mihi nimium praxiifficUe_
facio, quum fentiam quorumdam opinione-.
Armis Togam quandoque cedere debere_ .
Nam fententia fua hsec eft, ut belii tempo-
re , quo milites pro re publica fervanda mor-
ti fe exponunt, fanguinem voluntarie 8c con-
ftanti animo effundunt, quorum couftai.tia ex
ipfa fortitudine eft , Armis Togam non asgre
cedere debere; nam eo in tempore rei publi-
ca? ftatus fic per eos coliturocfervatur. Con»
ftituunt naroque Rempublicara ut alteram fa-
crofamStam Ecclefiam colendam efle , 5c qut
in Dei Ecclefia Martyres funt, fanguinem ef-
fundentes, DofSoribus & Confeflor.bus ante-
ponendos effe . Quod fi tempus pacis aderit_,
quo inftitutis Refpublica, quam armis magis
indiget, Legum interpretes, qui Juris etiam
confulti 8c Doiftores appellantur, anteponen-
di funt, & ceterorum paritas Xemper in ii»
commemoranda eft. Tanta eft etenim togas
8c militia; eis vifa cosequalitas , ut fi alteri
earuro quidquam certo in tempore honore^
dignum in Keipublica; confervationem adda-
tur, eo pro teropore illam fic honorandam
magis efle cenfeatur. Quis autem lucus.qua?-
ve fedes pacis tempore Mil.ti ftrenuo dabi-
tur ? qui non ut mercenarius , fed pro re fu»
publica fervanda omne fuum corporis ac ani-
ma; robur expofuit. Cujus in pe&ore ftigma-
ta gloriofe fervantur, 8c cui de Republica_
fervanda non minor, quam togaj cura fuit .
Hunc ceteris prsponi debere a nonnull.s noa
ambigitur in fignum fua; virtutis, & quan-
tum fibi Refpublica debeat , & ut ad eam,
defendendam cetero.um animus inardelcat ,
honos quammaximusfibidebeatur. Cetenque,
non cicatricibus fignati , qui jam pro Repu-
blica conftanti animo pugnarunt, qu.bus tor-
tis animus pro ea fervanda effundere fangui-
nem femper fuit, etiam anteferendi. Hi veri
Militesfunt, qui juramentis miluiaj fic ob-
temperant, quia fcilicet intrepide fanguinera
pro confervandi Republica fundere, 5c ubt
Reipublicae opus fit, etiam mortem non ti-
mere. Hi etenim mercimonns fe non inge-
reredebent; fed quum ad Rempubl.caro jufte
fervandam omnis fua cura, omne iuum itu-
dium effe debeat, hinc gravibus paupcrura.
oppreffionibus , 8c miferularum perfor.arum ,
viduarura, ac pupillorum, conftanti an.mo ie
opponere debent, quum hi Reipublica; non-
parvapars fint, quam 8c ipfi defendere atque
iueri tenentur. Sunt itaque ven Milites Rei-
nublica; foris 8c domi femper neceflarn. Pla-
ne itaque Refpublica intelligat , quantum-
prsftantise dign.tati debeat m.litari. Hi lunt,
qui venerari ac digne anteferri debent, ha-
bendique veluti in Religione Profeffi . Quos
honore Leeum DocTioribus digmores enun-
no, de quibus a me poft . M.l.tes autem- ,
qui milit.am capiunt , ut <y na g°S' s «
coroeflationibus primas cathedras habeant ,
& vocari volunt Kyrii , neque Re.publ.c*
utilitati atque honori accedunt , Do£tor.bu«
omn.bus funt poftponendi , 8c ,n Rcl.gione-
veluti Converfi habendi ; qui etfi habitum- ,
ut Profeffi teneant, tamen ut rainus digm in
Ecclefia reputantur. Milites enim hi platear.i
funt, qui infignia milutiai abfque pr.vileg.o
ferunt/Abeant itaque tales , quiabfque pru
vilegio tam gloriofa , tamque pciftata mfi-
gnia geftant; qui ut privileg.an pr.mas ca-
fhedral ^runt , 8c fe fuo in fpeculo fpecu-
D
ri5P
COMMENT ARIOLI SAVONARQLiE
ntfo
lantes, inferiorem fedem sequo animo pofli
deant. Quantum vero magis erubefcere de-
bent hi Principes, qui trufatoribus , hiftno-
mbus,6tde herbis fabulantibus , tam glono-
fa tamque ftrenua dant infignia, facile fcio
intelligitur : oc de hoc fatis . His itaque pla-
ne intelligitur, quse toga, quseve militia aut
anteferri aut poftponi debeat . Ego quidem_
quum & immerito togatus fim, toga; , ut
actum eft, fic adhsereo. Verum flon debilis
eft in contrarium ratio. Pluris etenim vifa_
lunt arma , quum abfque armis Refpublica_
tueri fe minime poflit , & fine toga eam de-
bito regimine gubernari conringat. Infirmita-
tis autem intelleclus eft, quum ratio & expe-
rientia diffonant, plus rationi credere, quam
experimento . . ;
. Legibus municipalibus nedum Civitates.fed
Provincias debtto regimine rectas videmus .
Quibus in locis toga nullum penitus locum-
habet. DecUrat autem hoc fuper omnes illu-
ftris, ac Civitatum Regina Veneta Civitas ,
quse foi» Partibus- contenta eft , quibus &
ceteris rebufpublicis toga gubernantibus glo-
riofe dominatur.> Nurfise locus civilis , qua;
jam annis quatupr centum 8c ultra debito re-
gimine fic gubernatur , ut fua refpublica abf-
que toga floruerit, eamque fuis in confiliis
fic fpreverit, ut quum non togati ad confu-
lendum republica; prsetorium ingrediuntur ,
clamet prseco : exeant togati. Sed quid de_
Germania dicam , quidve de Francia, quibus
in locis fexcentis continuis annis Juftinianeffi
Leges exularunt, & eis ufque modo non_
utuntur ? Etfi in defendendo res publicas Sc
privatas toga lapfa erigat 8c fatigata reparet,
ficque patrise 8c parentibus quammultum pro-
videre videutur, tamen generofa Militia_ ,
qua» pro republica fervanda periculis Sc mor-
ti femper expofica eft , ncn minoris eft fa-
cienda . Ei namque refpublica multo plus de-
bec, majoremque. in eam habere debec carica
tem , quum majorem nemo babeat, quam quis
animam fiiam ponat pro amicis fuis. Et prse.
ftantius fore arbitratur, rem publicam belli
terr.pcre dsfendere atque confervare , quam
quieta in pace fic fervatam gubernare. Vir-
tutis quippe eft,circa difhciliora verfari.
Quamobrem quum primum Militia expediat,
alterum vero Toga , Militiam venerandam
magis elTe, dicetur. Et fi Rempublicara Ro-
manam , qui nulla gloriofior ssqno animo
quis contemplatur, ad eam fervandam , ad
ejus gloriofam celfitudinem , ornamentum ,
decuique Cssfarem Papiniano non minus va-
luiiTe comperiet . Neque ita parvi facienda_
eft Militia, ut facile credatur , ad rei publi-
ca; confulendum illam non plurimum valere .
Sed hsec & plurima , quse dicta funt, Sc quse
in cis fentio , relinquere volo his, qui in_
longis difputationibus delectantur , 8c alie-
natn colunt fententiam, Sc ad ea quse de ar-
ir.is noftro pertinent propofito , me conver-
tam, & de Iraperatoribus tantum dixero, qui
eorum fedes ex jam pofitis ordioem fuum
hab~nt . Nulla in Armis ufque modo , mi
Antoni , Urbi noftra fortuna fucceflit ; ut
quis fplendidus in genere belli, cc inter alios
unicus Imperator , aut exercitus Dux memo-
ria dignus habeatur . Id tamen verum puta ,
( * ) Qux (iqtttmtur , ainotata legtmttir recentiori cba.
raclere: Nota Cc adverte, Erafmttm Gattame-
lata di£tum ultimum diem obiifle Anno
1441. Sc aiiquaiuo pofl Senatus Veneti Coa-
B
D
non parvam ftrenuorum militum , arroigero.
rumque copiam, Urbem nofiram habuifle_
qui ob eorum magnifica gefta fuo in tempo'-
re etiam floruerunt . Mites , quieti , pacifi.
cique ex natura ipfa Patavi funt , quales Li-
teratorum libri vocant . Qua ex re omne ftu-
dium , omnemque diligentiam plus difcipli-
nis quam armis contulerunc . Id etiam opi-
nantes ut Literis quam Armis fplendor atque
gloria major debeatur . Neque minorem Ari-
ftotelem Csefare prsedicari ; nam Literis &
non Armis, fed Legibus & prseceptis primum
homines in unum congregati fuere , ut refpu-
blica fic conftitueretnr , & conftituta cum
pace fervaretur . Hi etenim quum famaro
gloriofam contemplarentur , eamque maxime
colerent , majoremque confequi , & in orone
terapus defcendere magis quse ex Literis ac-
cedebat , plane intelligerent , fic Literis ma-
gis fe contulerunt . Difciplinati enim id
agunt , ut prsefentibus & pofteris utilitati &
ornamento fiant , utque eorum corpore le-
pulto fama non fepeliatur . Eorum naraque_
documenta poft Iucem relidta io eorum am-
plificandam , perpetuandamque famam , orbis
confinia circuunt. Militantium vero fama_
non raro cum corpore fepelitur . Qua; fi ad
pofteros venit , id virtute Philofophantium
agitur . Sicque Euganei Apollint , quam
Marti fe dedicare maluerunt . Neque ad ip-
fius Civitatis parvam gloriam acceqere viden.
tur exterorum humata corpora , quibus in_
omni genere belli tantus fuit fplendor ob eo-
rum niagnificas res geftas , ut inimicorum
corda folo nomine expavefcerent . Hi enim
illuftres viri & memoria digni , quum Civi-
tatis prseclaritatem, gloriam, famamque pla-
ne intelligerent, ad eorum perpetuandam fa-
mam ea in Urbe fe fepeliri juiferunt . Quo-
rum humacorum proefentia Urbs noftra non_
minus , ut arbitror , ornatur , quam eorum
viventium fingulares civium actus ornaci
confuevere . Poflidec ad intra Antonii noftri
Templum, magnifica fedibus, pi&urifque de
Lupis ornaciflima Cappella , ftrenuiffimi Mi.
licis, Parmse olim Domini , 8c exercitus ma-
gni Ducis offa Petri de Rubeis Parmenfis .
Qfii exhortancibus Venetis Patavos a jugo
gravi Dominorum de la Scala magno cum
impetu gloriofe hbcravit, cui & Civitas no-
ftra femper debet . Eoque in Templo , alia-
ve Cappella, Philipp Arcellenfis Comitis ,
olimque Placentise Domini, Sc fereniffimi Du-
calis Dominii Veneti felicis exercitus Impe-
ratoris corpus humatum ' jacet . Nec filentio
prastereundus eft ftrenuus in armis vir ille_ ,
8c Illuftriflimi Dominii Veneti felicis exerci-
tus olim gloriofus Imperator Gattamelata ,
(*) qui in bello etiam noftro in tempore_
tantura fljruit , ut etiam victor fortunatus
evaferit. Is enim seneus configuratus eft fu-
per «neum equum fua cum magnitudme de-
corum apud angulum Templi Antonii noftri
Occidentalem, veluti Csefar triumphans non_
parva cum magnificentia fedet . OiTa cujus m
Templo, magno cum ornatu fepulta func .
Georgio quidem Templum dedicacum eft, de
auo aclum , cujus in medio marmorea Arca_
operofa nimis, nimiumque fuperba, quatuor
lupis marmoreis jacentibus eft fuftentata , la-
pir
iu!'o tuiilem aneam ftatuam equeftrem a
Doaatello Florentino factam fuiffe, 6c coi-
locatam ante Ecclefiain Sanfti Antoiiu.
n$i L I B E R
pideo arcu & circumflexo, auro ac variis co-
ornato, fuppofua. In qua ftrenuifli-
P R I M U S.
110*2
A
B
loribus uiiiai"» lup^viH» . ... «j— —
mi , gloriofi , ac bellicofi Militis Rolandini
Marchionis Soranea offa maximo cum ornatu
clauduntur, cui fuo in tempore non defece-
runt innumeraj armigerorum copiae. Hsc
enim fuprema in parte arcam circuentes un-
decim lapideas imagines habet : quarum pn-
ma per omnia bellicofis armis ornato Rolan-
dino patri literis adfcribitur; fecunda conju-
Ei muliebri ornamento decora ; ceter«que_
armis loricatae atque galeatse filiorum lunt ,
(iio etiam in tempore milkantium ; quorum-
auinque tanttim in armis floruerunt ob glo
riofa ab eis gefta, ut ftrenuiflimi Mihtes eva-
feririt. Ceteri autem ( abfque aliorum injur.a
dicam) non minus multo in armis valuerunt.
Res quippe gloriofa nimis, perrariffime aut
fcripta, aut intellefta, .& fortaffis numquam
vifa . Confuevit enim harum rerum fpeciofus
intuitus ita oculos deleclare, ut pluribus ex-
poftea diebus ab oculis evanefcere non po-
tuerint. Exiftimo quidem,8t te in earura au-
ditu ita obleftari, ut etiam longo in tempo-
re hxc a tua memoria non decidant. Poitre-
mo illum comraemorabo virum in armis fa
mofum Cermifonem Farmenfem, fu.s m tene-
ris annis Civitate in noftra educatum . Cui
prima fucceflit fortuna, ut quamplurium pe-
ditum gloriofus Comeftabihs faclus fit. Ex,
poftea autem ftupenda ejus prudentia , aut
formidanda animofitas, non bonorum fortu-
na, non parentum gloria, non aro.corum-
copia, eum ad .d provex.t, ut k Duce fen.o-
ri Mediolanenfi in confl.aum Matr.s Srud.o-
rum , centum Lancearum , duodcc.mque mtl-
lium peditum felix dux & imperator conft.-
tueretur. Huic autem tantum et.am fortuna^.
fecunda fuit, ut in tantis, .nnumer.fque bel-
is ab eo Seftis femper viftor, & numquam-
X exftiterit, numqaamque hoft.bus terga
dedit. Hujus autem tam prudent.s, an.mofi ,
fortunatique viri offa una ex c.rcuent.bus Al-
tare Majus Antonii noftri veneranda poffidet
Ca A P d e aU; venio, quibus Urbs noftra majori
gloriatur ornamento; & eos fuo curn ordme
luinto commemorabo Viros , qui Legum.
Dodtores, five Interpretes appell ««, » «jn-
null.s Tunfconfulti nom.nati. Efi fortaffe da
mefl c is primas fedes affignare ignoro.n.ofum
mtime judicaretur. tamen ut pr*cept,s pofi-
t Ts obtemperem, eis quotas
e0 quo jud.cio valuero, defignabo , Ego qoi-
dern quum eorum setates m.h. lateant , ia-
mTfiores primos faciam, etfi fettper, quum-
^ria ceterafint, vetuftas fit honoranda ma-
S SSJm & in religiofis maxime hunc
f r vant ord.nem , Ut primogenitus , qu.a pn-
mo doaoratu infigmtus, incedat , q^ f V 'V
"ncor, quem Literarum glona g.gn.t , fifi
auferr apparencer creditur . Pr.ma naque ,n
fede locetur vir ille infign.s, fuoque .n tem-
iede i° ccl1 " * . Ravnerius Forhvtenfs ,
{ ,a cum imagine in pace quiefcunt . Eodem-
que in Templo fepultus jacet apud Altare-
Maius in fuperba ornata arca n.ro.s, & :ut
S claudam verbo , imperator.a, R^aeJ
F«LS Placentinus, Legum mag.fter , ac
SSinterpre. fua »c.d. ac noftr» monar
Tom. XXir.
cha , qui quamfubtiles & graves Leduras
condidit , novas evexit opiniones , quae ad
ufque per Italis Studia circuunt . Tertio no-
minabo loco famofum illum virum Benedi-
fiurn Flumbinenfem antiquiffimum , fua etiam-.
in setate Legum principem ; cujus offa qua-
dam in operofa ac marmorea arca poft val-
vam primam Templi Eremitarum fua cum_,
imagine depofita jacent. Q.uartatp vero fe-
dem fibi vindicat ob divinarum Legum dign.-
tatem Profdocimus Comes Patavus, ex nobili
Familia d'e Comitibus natus . Cui fi ut his
tanta fuiffet famx altitudo , eum praepofuiffe
non dubitaffem . Is in utroque Jure peritus ,
in Decretalibus famofiffimus fuit, neque fua_
in astate. prseter monarcham Jcbanncm Imo-
lenfem,m parera habuit. Is Leduram quo-
dam graviffimo compendio mirum in modura
compofitam poft fe reliquit, quse Itaha ^tu-
diis atque Ultramontanis magis quammaxime
erata exftitit. Eftque in Templo Antonii
quamfamofa Cappella , magmfica atque de-
corata nimis , Nobilium de Comit.bus , qua_
ejus offa ante Altare majus eo, quo decet ,
honore, tenentur. Et cum his commemorare
dienum cenfui Paulum de Caftro, noftra seta-
tis Legum.principem, qui in confiliando lta
potens fuit, ut prasteritos fuperare vilus fit .
Cujus Corpus in Ecclefia Servorum adhuc
humatum jacet , & fui gloriofi heades tum-
bam marrnoream parant ornatiffimam . Habet
eoque in Templo ex circuentibus Cappella^
qusdam & decora roultum Nob.l.um de Al-
varotis Petri de Alvarotis Patav. rel.quias .
Oui fua in aetate juvenili ita floruit, lta ta-
mofus exftitit , ut fi letatem quinquagmta^
annorum fidera fibi conceffiflent, op.niont-
virorum , in alterum Accurfium «afiflet .
Taceo lobanncm Ludovtcum de Lambertacus
Patavum, cujus ofla in operola arca ante^
valvam Domus Dei etiam cum honore te-
nentur. Qoi fuo in tempore quammaximus.,
& quampr^clarus exftitit Or.tor, ut turp.a_
fua facundil atque eloquent.ahonore d.gna-
faceret. Hic utriufque Jur.s ]ubar furt, tan,
D toque in honore hab.tus eft , ut et.au. Sum-
mus Pontifex eum cum honore teneret :. La-
,« autem, fi Literis & Legum doftr.na h«
omparandus erat: qootumdam autem opu
nione Profdocimo anteferendus eft . Sedquum
de domefticis fic ^^"^S^.
nnftersabo Aloifium Nobilem de Cortejns fa-
tavum qui Repertorium edidit, quod ufque
plS domefticos me extendam quum ptane
intelligam, fi eos illuftres Jur.fconfulto no-
m arf voluero , quos Urb. noftra poffidet
mih. finem imponere perdifficil hmum iore- t
Occurrit Alvarota Domus tal.bus cop.ofa ,
Ste Vacc*, de Brazolo, de Captubus
m77e%alciis\ de Sala, de Medus Cmu
ti * de Zabarellis ; ficque generofa al«
mote. qt» Dodrores tot infignes habuerunt,
ut nuraems quafi infinitus etiam meo .n tem-
Le Sihi vifus fit. Et ne t,b. tcediofus .n.
Sc recitando efficiar , h,s finetr . .mpo nam f
cum his eum divinum v.rum Raphaelern Ca-
mZum Nobilem de Ra^und, co ^Uocav ro
Cujus tanta erat in doar.nando . fubt us ut
auiientes velut adm.rantes fc ^--^
,1(55 COMMENT ARIOLI SAVONAROL& lr( y 4
deret Quod G juvenili fuae astati mors non__
prseoccurriffet , non vereor id dicere , Ita-
liam jam ducentis annis parem non habuiile.
Offa cujus in Templo Juftin* San<Ste quadam
magnifica Cappella, per heredes conftrufta ,
in operofa marmoreaque arca cum imagine_
locantur . ldque digne a&um, quum maxiraa
cum virtute polleret, nam 8e cum Sanctis
collocandus eft. Neque mireris, fi tot illu-
ftres viros Urbs noftra poflideat . Hi etenim_,
aut a teneris annis in ea educati fuere , aut
quam habuerunt famam , in ea ob Studu
dignitatem adepti funt . Quumque eam fic
parentem plane intelligerent , cuperentque__
cum dignitate & fama Civitatis , eorum__
famam perpetuare , in finu matris fuse col-
iocari , fepelirique jullerunt . Illuftrium ita-
que virorum horum corpora fua dignitate ,
& colenda praffentia, Urbi noftra: non parvo
accedunt ornamento. •
Sextum autem ordinera illuftres Artium &
Medicmse Do&ores jure optimo fibi vindi-
cant . Qui , fi eos Philofophos pronunriabi
mus , fuperiori loco locandi erant . Verum
Philofophi nomen prius recle contemplentur,
qui nornine Philofophi cupiunt appellari .
Hi etenim viri ob illib.rale & fervile exerci
xium fuo honori plus detrahere vifi funt ,
quam merito dignitatis Philofophi* fibi ven-
dicaverint Ob quam rem Medici nomen ,
& non Philofophi adepti funt . Qua ex re_
fic ordine fexto locantur . Quibus tamerL-
tatita ineft dignitas tum Literarum pra.ftan-
tii , tum elegantia operum , tum ad fanita-
tem tuendam , amiffamque recuperandam., ,
omne fuum ftudium adhibuerunt, in qua non
nulli Philofophi felicitatem pofuere , ut eos
tamquam Deos olim mortales colerent . In_
hoc autem literarum genere (ecundantibus fi-
deribus Urbs noftra tam gloriofe floruit , ut
fama ampHori , majorique illuftrium Medi
corum copia , totius Orbis Civitates excedere
& fuperare vifa fit , qui maximo Urbi noftra.
fuis etiam temporibus fuerunt ornamento .
Et pace aliorum primo aggredior iHuftres
Medicos Paravos de Domo Santte Sophtte ;
quse erfi ab aliis generofis noftris Domibus
ma . nificeiitia exceditur, gloriosi tamen fama
ab eis noo fuperatur . Hujus enim gloriofse
Domus fama nedum Chriftianorum , fed &
barbarorum partes maximo cum honore cir-
cu:c , ut brevibus de ea dici ppfllt:
Et genus illa fuum totum vulgavit in Orbem.
Ha-c enim gloriofa Domus noftrs Urbis prse-
cipuum decus exiftit ; & in hoc Literarum_,
genere famofiffimos , & psene innumerabiles
Medicina; Doctores habuit . Nam ei tanta_
ad colendam Medicinam cura fuit , ut quof-
quos mafculos pareret , omnes ad eam fe-
ftandam dedicaret . Faclumque ita eft , ut
omni in tempore glorioforum Medicini Do
clorum numero non caruerit . Et feniorum
pace a Marfilio juniori exordiar , viro quip
pe diviniffn»o , qui fua in arrare princeps
Medicorum ac monarcha habitus eft , & a
pofteris eo infignitus titulo laureatur . Hic
Italis. Studia omnia perambulans , fua cutru,
doclrina illuftravit , ultramontanifque lumen_
Medicin* fuum non parvum contribuit. Tan-
tumque in Artibus bonis claruit , ut quum-
apud Seniorem Mediolani primum Ducem_j
Joh^aaefp Galeaz tnaxiroa cum au5toritatc_
B
D
locaretur , ad quolibetice in eis & Medicin»
refpondendum Parifius ire non dubitaverit
Qua res quum ad Italicorum gloriara maxi'
mam accederet , ita Principi p l ac ebat , ut
rem fuis fumtibus omnibus fieri ftatuifTet .
Voluit enim bonarum rerum inimica fors '
ut eo ftatuto in tempore Ducis raaenanimi
lux extingueretur . Q-i 0 faftum eft, ut p ra .
concepta evanefcerent . Hic Ledturas Me-
dicinss ordinarias omnes memorii dignas edi-
dit , & ufque modo fummo cum honore per-
leftas in aperiendis Audtorum Medicinaj fcru-
pulofis , occultifque fententiis , extraordina-
rias fic confecit , ut ufque modo elegantius
nemo . Hic quum Bononia. matutinara fe.
dem ordinariam occuparet , q»x res alteri
ante quum non contigiffet , quum is locus
tant» apud Bononienfes excellentiaj fieret, ut
nonnifi Civibus ufque tunc conceflus foret ,
e vita difceflit . Nam fua clariflima fama_ '
ut fuo ftatuto cedereut , id operata eft . Sic-
que offa ejus apud Mdis facrs. valvam Fran-
cifci Sanfti Bononia. magna . cum dignitatt-
quiefcunt ; quo in Ioco Conventus feculares
fepeliri pati minime confuevit . Secundarru.
Jacobo Forlivienfi dabimus , viro quippe in-
genio divino , & praH.eptori meo gloriofo ,
iuss atatis principi . Qui ita fingulares Qjue-
ftiones & Commenta fcripfit , ut ufque raodo
omnis Italiss Schola eis gaudeat , & in Au-
£lorum expofitionem utatur , ut fic Marfilii,
Sophilici , & Forlivienfis opera , Medicorum
noftri temporis legentium gymnafia repleant.
Offa cujus ad intra Eremitarum Templum
quadam nimis' fuperbi arca cum imaginemar-
morea ejus legentis magno cum ornatulocan-
tur. Neque in hoc Literarum genere parvum
exftitit noftra. Urbis fidus Domus dt Dondis ,
ab Horologio appellata , de qua poft . Qus
tot illuftres Medicina. viros habuit , quorum
docTrina & fama adhuc fuperexftat . Et iiu
primis tertio loco Johannem ab Horologio ag-
gredior , virum , ut intelliges , penitus divi-
num . Qui in Medicinss lediura omnipoten-
ter valuit . Hic Orator magnus , hic Medi-
cus praclicus , hic Mathematicus fummus ,
hic manuum admirandus operator . Cujus
fapientiam , doclrinam , ingenium quum Pe-
trarcha Francifcus contemplaretur , & qua-
dam fua in Epiftola hujus admirandi viri do-
tes gloriofas difcurreret , ait , nullum ia_
Orbe dodliorem virum effe ; & quod omni-
bus his detrahebat , fervile & minime ejus
liberale exercitium fuit . Hic Papis Horolo-
gium fuis manibus & ingenio fabricatum edi-
dit : cujus admiranda eft fpeciofitas , in quo
eft firmamentum , & omnium Planetarum
fphasras , ut fic fiderum omnium tiotus veluti
in cselo comprehendantur . Fefta edidta in-
dies monftrat , plurimaque alia oculis ftu-
penda . Tantaque fuit ejus Horologii admi-
randa congeries , ut ufque modo poft ejus
relirStam lucem corrigere & pondera conve-
nientia aflignare fciverit Aftrologus nemo .
Veriim de Francia nuper Aftrologus & fabn-
cator magnus fama Horologii tanti ductus
Papiam venit , plurimifque diebus m rotas
xongregandas elaboravit . Tamdemque aftum
eft , ut in unum eo , quo decebat , °™ in ^
compofuerit , motumque , ut decet , decie-
rit . Exiftimo quidem , mi Antoni , iplum
inter prseclaras Mundi res digne collocari ,
aggregarique debere . Res certe auditu ltu-
penda , in feculo autem prius numqoam au-
oitai
iitfy L I B £ R P
dita , neque individuum vifum tale . Omne A
enim individuum aliud par , aut quafi par re-
periri contingit . Ab hoc quidem Horologio
Domus gloriofa de Dondis cognomen acce-
pit . Tanti autem viri ofla apud primam
Cathedralis Ecclefise portam arca quadam in
altum elevata omatu cum magno tenentur.
Quartaro dabimus fedem Marfilii germano,
etfi aonofitate prior exiftat , Johanni videli
cet Sophilico , viro quippe admirando , fua
que in astate famofiffimo . Hio in expofitio
aem Avicennx , Galeni , & Hippocratis
quamplurimum valuit . Cujus & adhuc ex
ftant gloriofa Opera tnagno in honore habita,
prsecipueque Codex ille , quem in expofitio-
nem vigefimse primse principis noftri Avicen-
nse mirum in modum edidit . Ofla cujusope-
rofa & elevata tumba Cathedrali in Ecclefia
etiam non parvo cum ornatu claudit . Quin
ta fit admirandi viri Jacobi de Dondis , qui
admirandum & laboriofum opus congregavit,
Aggregatorem de Dondis diftum . Cujus
theoricas & practicas non mediocris doftrina
fuit . Hic autem Aggregator Liber ita Italis
& Germanis carus exiftit , ut qui pradtican-
tes funt, abfque eo nonnifi magno cum labo-
re operentur . Quod fi famse ut literis Iocus
daretur , eum tertio in loco collocare mini-
me dubitaflem . Offa cujus in elevata tumba
Arci Johannis contigua jacent . Sexto au-
tem in loco gloriofum noftra in setate virum
Antonium Cermifoni filium Paduse ex Patava
natum cum his collocabimus . Qui ita in-
theoricis floruit , ut matutinam fedem ordi-
nariam digne occuparet , indeque famofiffi-
mus habitus fit . Et tanta fuit ejus ftupenda
prudentia , ut in practica fuo in tempore ce-
teros omnes fuperaret . Poft fe autem Con-
lilia quasdam reliquit magno in honore habi-
ta . Cujus ofla apud genitorem fuum , ea-
demque CappeM fepulta funt . Septimum-
vero duxi contribuendum Baldajfari Patavo .
quem Forlivienfis nofter commemorat , quem
& digne commendavit . Hic enim fuo iru.
tempore floruit , & Forlivienfis concurrens
durus ac ftimulofus erat . Neque minor ei
Practica? quam Theoricse notitia fuit . Ex
poftea fedebit Sophilicus ille , & ingenioiffi-
mus Galeazius mihi prxceptor fplendidus, cui
non parva fuit utriulque facultatis notitia .
Hic enim fuo in tempore claruit famofiffimuf-
que habitus eft,Studioque inViennenfi multis
in annis ordinariam Medicinse fedem fuis in-
juveniiibus annis occupavit . Eratque illu-
ftrium Ducum Aufterich magno cun» ftipen-
dio gloriofus Phyficus . Qut quum ad annos
fenectutis fe accedere fentiret, ad occupan
dam ordinariam matutinam fedem Padua: ie
convertit, ubi & Forlivienfis magno cum ho_
nore ftrenuus concurrens faftus eft. Hic poit
fe Receptas gloriofas & memoria; dignas iru.
primam quarti Avicennse reliquit - Cujus offa
Ecclefia poflidet Eremitana , eifque nimis
fumtuofa atque fuperba arca paratur, multis
cum imaginibus Sophilicorum ornanda. Non
parvo eft & fuit Urbi noftrse ornamento de^
Lido generofa Domus, quas tot illuftres Ar-
tium & Medicinse Doctores habuit . Et ut
aniraorum fuorum generofitatem plane lntelli-
eas , hoc in loco Antonium de Lido , virurn^
quippe divinum, commeroorabo. Nam quum
liberales Artes noftra in Urbe evanuiflent ,
Parifiufque florerent, ad eas fubtiliter capef-
iendas, quum nimium generofi animi foret ,\
R i m u s;
\\6t
Parifius profeclus eft. Ubi quum Artes ipfas
mirum in modum adeptus eflet , Paduam ad
eas legendas, publicandafque venit. Quiquuro,
ingenii non mediocri fubtilitate vigeret , ftu-
dio Medicinse fe contulit, in eoque tantutrt*
profecit , ot quos Medicinse fcrupuiofos no-
dos ceteri filentio pertranfibant , ipfe primus
enodaverit . Hic plurima memoratu digna in
Medicina confcripfit, quibus pofteri fe pluri-
mum decorarunt. Et ad pradticos me magis
convertens, ut his finem ficiam, quos theo-
ricos fequi jure quodam arbitror debere,cum
his in ordine hos collocabo viros memoriS
& glorii dignos . Et in primis Mundinum^
Patavum nominabo, Conciliatoris noftri ca-
B riffimum fodalem , qui in opere practico pm-
rima confcripfit opera. Et poftea Gabrielem^
de Dondis, cui prseter Medictnse notitiam tan-
ta fuit Aftronoraise familiaritas , ut Alphonfi
Regis tabulas diminutas atque intricatas
oftenderet , novafque conficeret , quibus &
moderni utuntur Aftronomi.~Cujus ofla cum
fuis magno cum ornamento locaotur. Deinde
fedebit Jacobus de Zanttinis Patavus , mihi
gloriofus patrinus, vir ingenio fubtiliffimus ,
famofufque practicus. Qui poft ejus Lucenu.
Commentura honore dignum , & cjrum a
noftris habitum, in quartam primi, principis
noftri gloriofe compofuit. Cujus ofla pulcra
quadam in Cappella Eremitarum Ecclefise
magno cum ornatu fub marmoreo lapide ja-
cent. Expoftea Jacobus de Arquado, vir quip-
pe fua in setate gloriofus , ac ftrenuiffimi Lu-
dovici Hungarorum Regis Phyficus . Qji &
plura in praitica opera compofuit; Commen-
tariaque de alimentis Galeni luculenter edi-
dit, quse vidi, & legi. Hic Collegium Satl-
clseCatharinse sedificare tecit, eique tot uber-
rimos ftuftus poft fe reliquit,utdecemScho-
laribus Medicinse ftudio fe dantibu^ expenfse
fufficerent. Cujus offa quadam in Cappella-
ex circumdantibus Altare Majus Antonu no-
ftri depofita jacent. Guillielmum Sophtltcum^
Marfilii filium non prseteribo , qui luo tnge-
nio ac doclrina tantum valuit , ut etiam ju-
venilibus fuis in annis fereniffim. Sigifmundi
Hungarorum Regis gloriofus Phyficus faftus
fit cura eoque multis acmultis m annis con-
vixit, tandemque eo in loco vitam cummor-
te coJnmutavi?. Daniekm Sophthcum jno.orem
cum his locabo, qui poft reliftam patr.s Lu-
cem , fedem ordinariaro & roatutinam Bono-
nise magno cura honore occupavit. Quae res
ante prius & expoftea Qemioi alterjl MediCO-
rum forenfium contingebat. H.c doa.ffimus ,
hic gloriofus nimis, hic magn.ficus, l.bera-
lis & inter Medicos fui tempor.s velut. Me-
d corum fplendor habitus eft. Quem & Ale-
Ixander V . & Johannes XXIII. fib. glor.ofum
I Phyficum & compatrem max.ma cum d.gni-
'ta« colebaot. Hujus >J??£*
confentienre, apud pedes Marfiln
mili cum reverentia jacent. Taceo Mmm
num nobilem dt ,Rtgetum de Udo, vi-
rum equidem ingeniofiffimum.C^orumOper.
gloriofa adhuc exftant, qua Vtd» *WtJf+
fobumdeSalgeriis, plurefque .11^8 ahos ,
quos fi nominare voluero, una dies m.h. noo
?ufficeret ■ tanta eft eorum pr^c ara tj ro rum
cooia Non tamen poftergandus e(t vir Hre
Sius £ofdocb*us¥e Beldomandu Patavus,
Sui tan um fe Mathematicis an.bu, contuht,
2t non mediocris MuficuS, atque Mronomus,
S. 2, «uk habitus fit. Is enim Jokw»*
D
,1*7 COMMENTARIOLI
Mutis atque Boetii fua in Mufica didta quam A
luculenter aperuic , tabulafque fingulares in
Aftronomia edidit , quibus & noftri utuntur
Aftrclogi . Nam intricationes , atque Regis
Alphonli brevitates clare , ac mirum in mo-
dum aperuit . Cujus veneranda ofla Ecclefia
Dominicanorum non parvo cum honore fe-
pulta tenet.
Quidautem de feptimo ordine a me dicen
dum fit , fsepe ha;fitavic animus . Nam quum
ex corrupta confuetudine mortales in contra-
riam partem fentiant , & quod vetuftate fir-
matum eft , laudabile femper efle cenfeatur ,
vereor , ne aut ignarus , aut amens a popu-
laribus negligar . Sed quoniam veritati locus
dandus eft , magifque a fapientibus , quam a B
popularibus tequum judicium fit exfpedtan-
dum , ftatui de his fic loqui , ut veritas ho-
neftati non diffonec . Et pace eorum , qui
fanguine generofi funt , de ipfis ample loqui
rninime dubitabo. Exiftimant quidem fangui-
ne generofi infigniorum Militias affumtione__
nobilitari magis ; quibus ob prs?:eritorum_.
fuorum eximias aut laudes , aut virtutes in_
privato loco infignia Militiae contribuuntur.
Contemplentur antem prius , fi ea dignitate
digni funt , quum Militia fit privata digni-
ras , quse non fuorum fanguine , non pretio ,
fed virtute emitur . Eft enim Militia virtu-
tis prsemium . Non enim hereditaria res eft.
Sed quum nonnifi certanti corona danda fit ,
fic neque Militia vera nifi his , qui reipubli-
cce fervandas operam dederunt , ad patriam_
fervandim , parentes , amicos, viduas , pau-
peres , pupillos oppreflos , digne contribui-
tur . Nam Militia vera abfque pugna effe_
non contingit . Neque de ipfis fecus dicam ,
quam de his dicendum fit , qui , qua; aliena
lunt , non verecundia commoti fibi vindicare
quaerunt. Et hos equidem degenerari magis ,
quam nobilitari putandum elr. Intelligantque
filane populares , a quibus venerari expedtant,
uis in judiciis eos denigrari magis ; hofque_-
abfque Militia honore digniores efle prsedi- j
canc . Q'iam fententiam nonnulli fanguine_|
generofi , 6c ufque ad hoc tempus , magis rj
commendarunt . Neque Civitas noftra innu-
merabih talium copia caruic , quibus & di- 1
gnaj fedes in poftremis defignata» funt . Quos
filentio pertranfire honeftius duxi , quam eos
fic turpiter commemorare, quum umbra fint,
Sb Militum verorum fimulacra . Hi etenim_.
quum opera memoratu digna non geflerint ,
fed canibus 8c avibus omnis fua cura fueric ,
fic poftergantur , 8c eorum fama fepelitur .
Verum quum paritas ih ceteris non fit negli-
genda , id arbitrabar dignum efle , ut quan-
doque ex Militibus talis generofo non mili-
tanti cedere deberet . Qusj .-es 8c in Dodtori-
bus audienda eft . Nam illuftri Medico Le-
gum lnterpres quandoque locum dare non_
veretur. Forr.ffis objicetur : quoniam honor
non homini , fed Dignitati debetur , Digni-
tas , quse numquam Virtute caret , habentem
honore dignum facit . Id puca a tne concef-
fum . Hi etenim non Dignitate pollent, fed
inligniis Militia; tantum gaudent . Nam fi
cui illiterato Dodtoratus infignia concefla fo-
rent , fic infigniis Do&oratus , & non Do<5to-
ratu gauderec , Sc ut Dodlor minime haben-
dus elfet . Cui Literatus non infigniis infi-
gnitus , in ceteris paribus fervatis prteferri ,
magifque venerari deberet . Ec , uc aftum,.
eft , Militiaj dignicas virtute noa carec . Ob
SAVONAROLiE
n<?8
quam rem qui dignitatem Militia» cupiunt
pnus Virtutem , qua; Fortitudo eft pr o
republica pugnando , fe ' adeptos fuifffe do
ceant : veluti qui Dodtoratus infignia pe
tunt , plunmum in doarinis fe obverfatos
fuifleYuis rigorofis in palasftris & examinibus
manifeftant . Natn , ut Philofophi ajunt
formas in materiam quamlibet introduftio mi!
nime fit , fed in eam , & nonnifi , q ua . cura
convenienti pra;paratione accedit : nam adtus
adlivorum nonnifi in bene difpofito fit . Si
itaque ad dignitatem Militia: capeffendam ali-
quorum animus inardefcat , prius fe ea Vir-
tute prajparent, qua; ad eam recipiendam ho-
mines difponit , fine qua ad eam confequen-
dam apti raortales minime redduntur . Plane
itaque fic intelligant platearii Milites , non_
veros fe Milites efle , neque corum gaudere
pra;coniis ; ob quas res sequo animo mferio-
rem locum tolerent . Quanto enim cachinno
movereris , fi quis onagrum fra;no & fella_
ornatura , velut equum colerec , duceretque
ob eorum ornamentorum dignitatera , quaj
equo conveniunt , ut equum honorandum.,
efle ? Et quum de Militia a nobis fic aclum
fit , confequens duxi, quofdam Nobiles ex
generofis Domibus ortos , qui vera Mi^itia;
infigniti fuere , hoc in loco commemorare_ .
Qui & fuperioribus digne affociari , & toga-
tis prasferri debent . Nfam eos fic pofterga-
vi, ne quum de Militia a rae agendum erat ,
ita jejunam , aut brevem de ea orationera
conficerem . Et in primis aggredior Arcoa-
num ex magnanima Buzacbarinorum Domo
ortura , qui quum imperio dignus foret , de-
fideratus Conful , in hoftilicam Veronenfiunu
cohortem a Populo noftro defignatus eft .
Qui fua cum generofitate, prudentia, & ani-
mofitate ita inimicos hoftiliter invafic, uc eo-
rum ftragem feceric , 8c conflidtum maximo
cum honore dederit . Quo in tempore inex-
pugnabiles Novalia; Turres , quibus Bachi-»-
lium flumen clauditur, maximo etiam cum_.
honore debellavit . Hic filium ftrenuum Mi-
litem habuit Patarum , qui pro re publica—
fervanda mortein cum vita commutavit. Ha«
buitque Francifcum Militem generofum , qui
pro publica re ftigmata in facie & pedtoro
gloriofe geftabat. Horum omnium ofla Tem-
plum Dominici quadam magnifica & ornatsl
Cappella. pluribus cum vexillis magno cum
honore locat . Neque ftrenuum Militem ta-
cebo Francifcum de Doilis, qui quum in con-
flidtu inimicorum fparfo fanguine plurimum-,
valueric , illico fuper hoftium corpora infi-
gniis Milicia; decoracus exfticic . Et hoc in
loco digne commemorandus eft Alidoxius
Miles ftrenuus ex vetuftiflima atque generola
ftirpe Forzate natus ; qui tantum in armis
valuit , ut fua in £etate gloriofus habitus
fit . Cujus ofla in magnifica fuorum Cap-
pella in Ecclefia Sandli Auguftini non parvo
cum honore locancur . Quid hoc loco illum
famofum , ftrenuumque Militem nominabo,
Paulum videlicet de Leont , ita infignem , ut
in fuo terapore decus noftrse Urbis non par-
vum exifteret ? Qui in rebus publicis tum-
confilio , tum armis quamplurimum valuit .
Quid tot infignes de Scrovineis , de Capttbus
Vacca ? Quid plurimos de Vigoncia , de Pe-
raga , de Cortoxiis , & Sanguinaceis ? Qpid
de generofa Nigrorum ftirpe , cui neque Mi-
litum , neque divitiarum abundantia defuit ,
quorum memoria apud Cives Patavos exitac
,io> L I B E R
iramortalis ? Nam fic omnes commemorare- ,
qui noftrasUrbi tnagno funt ornamento, mihi
vifum eflet Chronicam condere. Itaque a;quo
animo patieris, fi his paucis te contentum effe
volo . Neque hsec corpora indecenter humata
efle putabis , fed in Cappellis , tumbis ornatif-
fimis , magno cum honore teneri . Contem-
plari itaque velis, mi Antoni , generofarum-
Domorum copiam , qu» Urbi noftrss magno
funt ornamento .
Poftremo ad mechanicos glortofos , & fua
in Arte illuftres viros me converto, quorum
fcire a Philofophia non eft longinquum , &
Mathematicarum artium pradtica eft. Hi funt
Pi&ores , quibus lineamenta figurarum , &
radiorum projectiones noffe datum eft , ut
quibus perfpectiva fcientia gloriatur , per eos
pra&icos demonftretur . In hoc autem ordine
duos famofos Civitas noftra habuit , Guarten-
tum fcilicet , & Juftum . Quorum fama_
adhuc ex mirandis gloriofifque pidturis prse-
clariflima eft . Guarientus autem magnificum ,
ftupendum , fuperbumque nimis lereniffimi
Dominii Veneti Prattorium, quod Sala Major
nominatur , digitis propriis miro cum artifi-
cio depinxit , llludque miruro in modum or-
navit. Cujus intuitus tanta cum avid.tate_
exfpeclatur , ut quum adeft folemms Afcen-
fionis dies , quo omnibus ingreffus hcet, nu -
la fuperfit diei hora , qua locus innumerabih
diverfarum patriarum hominum copia noru.
repleatur . Tantufque eft admirandarum h-
gurarum jucundus afpeftus , & tanti dep.cl.
confl.6tus admiranda res , ut nemo exiturr^
quserat. Pinxit autem Juftus locum ampl.Hi-
rouro, quem Patavi Baptifterium vocant. Eo
etenim loco facro in die congregato Clero
Pitavo Baptifmus fit , baptizanturque pueruli.
Ita eft earum magoo cum artificio compouta-
rum figurarum peramoenus afpe^us intranti-
bus , cruam moleftus fiat exitus . Novum &
Vetus Teftamentutn maximo et.am cum or-
natu fmuratur. Et quoniam de Viris illuftn-
bus & famofis aftum eft , fmtque externt do-
mefticis fuperadditi , animo concepi his Yx-
Soribus eos addere illuftres &
rum gloriofa fama ex his , qu* in Urbe no-
ftrk rcliquerunt , magna fui ex parte floru.t .
1 priroL in fede \o%bo ZotumFlorenttnum
oui primus ex antiquis & mufaicis figuris roo-
dernas mirum in modum configuravit . Cujus
ifarte tanta fuit prseftantia , or & ahorunu
ufque modo princeps habitus fit . Hic ma-
Scam , amplamque Nobiliuro de Scrov,-
£ Cappcllam fui» cum digit.s magno cum-
pretio pinxit , ubi No»i & Veter.s Tefta-
r i m u s: 117»
menti imagines velut viventes apparent . Ca-
pitulumque Antonii noftri etiam fic ornavit ,
ut ad hsec loca , & vifendas figuras , Pidto-
rum advenarum non parvus fit confluxus. Et
tantum dignitas Civitatis eum commovit , ut
maximam fuse vitss partem in ea confumma-
verit , & ut in fic poft fe reli&is gloriofis fi-
guris in Civitate femper viveret . Secundam
fedem Jacobo Avantii Bononienfi dab.mus ,
qui magnificorum Marchionum de Lupis ad-
mirandam Cappellam veluti viventibus figuri*
ornavit . Tertiam vero Alticbcrio Veronenfi,
quiTempIiculum Georgii Sancti Nob.lium de
Lupis , Templo Antonii propinquum , maxi-
mo cum artificio decoravit . Poftremo Ste-
B pbano Ferrarienfi non parvum honorem dabi-
mus , qui ftupendis miraculis gloriofi Anto-
nii noftri Cappellam figuris veluti fe moven-
tibus miro quodam modo configuravit . Hi
etenim fua in Arte illuftres viri ita glor.ofam
fuis picturis Urbem noftram redd.derunt , ut
famofior Pi&orum Schola fadta fit . Quurn-
que de Pi&oribus commemoratio tam glorio-
fa fic a me facta fuerit , & de Geometria fic
aliquid a nobis actum , quum Perfpectiva^.
Pidturse mater habeatur , & pars in ea di-
gnior , quum de ftupenda radiorum proje-
ctione pertractet , nonnifi a?gro cum animo
ferre Mufica vifa eft , eos videlicet fic obtt-
cuifle illuftres Muficos , qui & Urbi noftra?
non parvo accefferunt ornamento. N«que il-
lum prseteribo infignem virum , & dimicato-
rum principem Michaelem Rubeum ; quunu.
de mechanicis art.bus a nobis agatur . Qut
tantum in arte dimicationis floruit , ut coro-
na dignus , & dimicatorum pr.nceps plunbus
in locis pingatur, quem ufque modo ea in_
arte nullus fuperavit . Cujus offa Cappellft—
Lucia? gloriofa poflidet . Contemplan ltaque
velis obfecro , mi Antoni , has magnificas ,
& femper commemorandas res . Suurn vide-
licet Urbis noftra; gloriofum , magn.fica , 5c
numerofa Templa, gloriofa Sanftorum , Bea-
torumque Corpora , tot illuftrium V.rorum.,
fua fiagulari virtute , ac exftantibus lu.s
D Operibus gloriofis immortalem famam , qoa
& Urbs noftra famofa , & iromortal.s reddi-
tur . Denique tot illuftres Domos, tot glo-
riofis viris ornatas , quas ad noftrse Civ.tatis
ornamentum non mediocriter accedere len-
tio , ceteraque honore digna. Qu* h reCte_
difcurres, paucas in Italia Civitates e.s foc.as
invenire te arbitror. Sed quid dices , quum a
me Secundo fequenti Libro intell.ges, quanta
fit ex fuis temporalibusprajftanua. Cu. pnmo
fic finem faciens, ad fecundnm profequor.
LIBER
1
" "l i b e r s e c u n d u s.""
De temporalibus & mundanis .
HAbent mundana quaedam in eo-
rum afpeclu primo , quas ita
oculos hominum oble&ant, &
fuavi quadam dulcedine ra
piunt , ut altius intueri mor-
tales minime confentiant . Neque in audi-
ta ad commovendos animos , quum eo-
rum recitatio gloriofa facundia atque non
parva cum eloquentid fit , minorem qui-
dem vim habere videntur . Tibi autem_
quum in fuperioribus de facris optimis ,
quffi mentem tuam ad coelum erexerunt ,
confcripferim , vereor , ne harum rerum_
pr-ftantia , dignitate , pulcritudineque fua ,
de quibus a me poft , animo commovea-
ris , ne qui furfum eft , ad mundana_
oonvertatur . Tantus etenim eft earum re-
rum fpeciofus intuitus , ut earum recita
tio nonnifi perjucunda audiri poflit. Aver-
fio autem ab incommutabili bono ad com-
mutabile, peccatum eft , quod 8c mortale
prasdicant . Nollem itaque te verbis meis
fiz illaqueare . Quamobrem obfecro te_
magis atque magis etiam , ut dicta di
cendis tibi plus placeant . Veriira id fu-
turum fpero , quum nonnifi rudi , jeju
naque oratione a me recitanda fint ; quod
fi f«cunda foret oratio , non hasfito quod
le otfrnderem . Caduca 8c mundana fper-
nenda funt , 8c iternis adh_rendum. Quum
autem fic de auernis 8c de facris aclum
fit , ftatui primo in ordine ea aggredi, qua?
magis ad uium facrorum accedere vifa funt.
Et primum arque maximum inter mundana_
noftrse Uibis decus mihi facit Templorum_
magnificorum praftantia , quibus aut alias
excedit Civitates , aut ab aliis non fupera
tur . Et copiofum eorum nuroerum noiu.
parvi facio , quum ad feptuagefimurn fextum
numerum pervenianr . Quae fi magna diffiin
derentur in provincia , Templis non defice-
re , fed abundare diceretur . Hocque com
memorabo in loco illud fuperbum & admi-
randum Antonii noftri Templum , cujus in
religione Chriftiana par non invenitur . Cu-
jus altitudo ad ufque quinquaginta & ultra
paflus pervenit , latitudo autem ad ufque_
fexaginta fex , longitudo ad ufque centum-
& quinquaginta : Quod inter ornamenta Ur
bis noftr_ temporalia plus roagnilacio . Et
de Templis tantiim ditfrum effe volo, quum
de his plenius fupra . Secundo vero nomi-
nato loco quum de magnificis Palatiis a me
dicendum fit , illud mceniis fuperbum ni
mis , quod facer Antiftes nofter inhabitat ,
Petrns videlicet Donxto Patricius Vemtus ,
oui in illud magnificandum , ornandumque_
tanta cura fuit , ut ab eo fic adrum fit ,
ut non hominum habitaculum tantum , fed
Deorum digne dici mereatur . Superbum-
adi tum habet , hortum ampliflimum , deco
rum , fpeciofum nimis , altiflimo muro val-
latum , falas binas ampliffimas , ornatiflimaf
que . cui neque camera; innumerse & fpe-
ciofiflima» defunt . Suntque in eo dua? quam-
amcena; Cappellaj , quarum altera apud ca-
meram ejus ornatam 6c decorarn nimis ab
eo fuadica eft . Cujus ex gloriofis figuris
B
D
auro & coloribus fumtuofis ita ornatur ut
omnium oculos nimium obledlet . Nec'fibi
fpeciofa & difcooperta loca defunt , quibug
quum voluerit animus recreari poffit . Ne-
que h*c omnia abfque maximo auri pondere
fieri potuifle putabis . Hic autem quuau
magnanimus ac liberalis nimis fit , ultra
fex millia Ducatorum in Palatii reparatio-
nem , ejufque ornamentum maximura ex-
pendere non dubitavit ; in diefque illud or-
nat , & mirum in modum reparat. Ta-
ceo alia commodiora ac Palatio congruentia
loca , quioquaginta videlicet equorum fta-
bularia , aropliflimum penu , horrea quatn-
maxima , ceteraque talia fuo in genere or-
natiflima . Ha?c autem domus , fi domunu
appellare voluerimus , talem meretur pof.
feflbrem , cui & certe Ecclefia Cathedra-
lis noftra in sternum fibi debebit , etianu
ob gloriofas res , quas in ea magna cuiru
prudentia conftituit . Et abfque pradeceflo-
rum fuorum injuria dicam , quod ex eis
centum facere tenebantur , hic unicus adim-
plevit. Quem igitur in Italia Prsfulem mihi
dabis , cui tam magnifica , tamque glorio-
fa habitatio fit ? quam & deliciarum loco
fiepe comparavi . Tali , tamque digna ha-
bitatione Summum Pontificem noftrum fcio
non gaudere . Neque poftergabo eara falu-
brem , & in afpectu jucundiflimam domum,
Sc Civitati noftra: ornamentum , quam his
proximis in annis apud Civitatis moenia ma-
gno cum folatio confabricavit . Cui neque_
fitus dele&abilis , quem currentes aqux &
in afpeclu jucundiflimse circuunt , neque_
terrse circumftantis amoenitas defunt. Is enim-
ob prajclariflima ab eo gefta memoriS perpe-
tua dignus eft.
Ampleftor deinde illud fplendidum inter
Prastoria fuperbiflirnum atque excellentiflimum
in toto Orbe unicum noftrse Urbis Prato-
rittm : in quo ad hominum dirimendas lites,
ut in unum pacifice vivant , leges difputan-
tur . Cujus ita admiranda eft compago, ita
fpecioft , ut intuentium oculos non medio-
criter deleclet . Quam quum tibi magnife-
ftavero , non hsefito te in audiendo pluf-
quam mediocriter deleclari . Eft itaque ut
everfa navis , cujus fundum teclum eft , la-
riceis arcubus confabricatum , quaque ex fui
parte plun.bo coopertum , ad intra vero au-
ro & azurro , deauratis magnis cum ftelhs
ornatum . Quod in ea parte decora lumi-
naria circuunt vitreo ornatu , per qux ra-
diantis Phoebi ad ccelum ipfura illuminan-
dum fit ingreflus . Cujus intuitus velut al-
terum ornamentum , radiante Sole, homines
delectat. H_c quidem fic everfa navis mu-
ris altiflimis nullo interveniente medio fu-
ftentatur . Qua ex re latitudo inter muros
media , qu„ ad ufque centum pedes perve-
nit , ex omni parte fui fpeciofa redditur .
Stant autem parte in fuperiori , ut Soli u-
berior ingreffus fiat , non pauci marmorei
oculi vitro ornati , muros circuentes , ut
q U £B vifu , & fcitu , & fplendore digna_
fnnt , amplius fplendeant . Nam ea in par-
te qusdam fingulares 5c egregix pi<fturss eura
E
117$ L I B E R S E
circuunr, quibus corpora Planetarum, & ad A
qu«e opera peragenda magis homines ab eis
inclinantur , mirum in modum etiam per
figuras demonftrantur . Hujus autem ordi-
nis inftitutor , nofter gloriofus Conciliator
exftitit . ( * ) Solium autem ejus circum-
flexis arcubus lapideis fuppofitis (uftentatur;
quod laticea magna ac tuta quasdam fcamna
Scnbis Palatinis conceffa fic magno in nu-
mrro circuentia quodam cum formofo ordi-
ne conftrufta occupant . Sunt denique uni-
cuique fcamno gloriofse fuppofitas figura;, ut
videlicet Vulpis , Pardi , Equi , a qu.bus
fcamnum cognomen recipit . Qjnbus fup
pofltse funt amphffimse feneftrse , columnis
marmoreis mediatas , per quas folaris fit in-
greffus . Loca autem ex his in diverfis cau-
fis vario judicio tribuuntur . Nam quaedam
Aqu.lse Judici, qusedam Pardi, nonnulli Vul-
pis , ficque in cetens proceffus fit . Cluibus
' ficile ojtnprehenditur quarn dia.ihanunu, ,
quamque lucidum medium ejus effe debeat .
Stant autem 8c fcamna medio in ejus fpa-
tio , quum aut ad privatas caufas , aut pu-
blicas audiendas venerint , crunbus feffis ru-
fticorum conceffa , quse quum ab officio aut
Advocati , aut Procuratores vacaverunt ,
turba affbciati , perambulando circunnt. His
eten.m folatiofum eft exercitium Et tanta
cft cjus Prastorii latitudo , ut fic perambu
lando ceteros non offendant ; neque longi-
tudme ftupenda caret , quum ad numerum
ducentorum & triginta pedum perven.at .
Cujus alta fummitas centum ped.bus con-
numeratur. Habet , per quam a Palat.o
Prstoris in eum fit ingreffus , porram am
plifftmam marmoream , nim.fque decorarru .
Quam & Leomarcus lapideus , formoius ,
auroornatus, non medtocriter ornat . Cu
jus intuitus eft fpeciofiffimus . Hu.c en.m-
veluti tnbunal quoddam ad jus reddendum,
Praetori , Vicarioque proxima d.gnatedes ta
«fta eft , ut fic in altum pofita d.gn.tas &
potentia in exterminandos imp.os , & malo-
rum morum cultores comprehend.unur . Eft-
que ejns fed.s in fronte miferab.le carcerts
ofttum.quo quum m.feri exeunt.honorandum,
venerandumque locum ocul.s , tremuloque^
cum corde .ntuentur . Oji* res fic confefta
non ratione caret . Et luperbum n.m.s for-
taffe ejus ad.tum intelliges . Nam quunu.
miiella Civitas noftra non duabus , non tr.-
bu fed quatuor divifionibus foret conten
ta , huic lacro loco , quo lacra adm.n.ftra-
tur juftitia , ut unicuique quarterio abfque^
alter us injuria qu.etus ac l.ber fieret ad
tus , quatuor ampl.ff.mas ac rnagn.ficas fca-
ut sedificio decuit , confa-
las marmoreas
bricare decrevit. Sunt eten.m dua: ad Or.en
tem pofit* , reliquse verb ad Occ.dens con-
veaumur . Hsec etenim ad quatuor ma-
gnificas & decoratas portas perven.unt ,
/uper quas quatuor fituantur marmore» Ima-
cines , de qu.bus pr.mo loco aftum eft
?nter autem \d.ficium hoc , & ex duobus
lateribus circuentia podiola , hx fcalx me
diant , quibus & ipfe fuftentantur . Sunt
enim duo podiola non minor.s long.tud.ms ,
1 ex r'aga Septemtr.onal, ,
Meridionab , ipfum circuent.a , alt.s colum-
nis marmoreis , arcubus cum lapide.s orna-
{ ' Zzkre : Petru. Aponenfis Palat.um Patavl-
Tom. XXIV.
G U N D U S. i!74
tis conftrudh ; eaque (ic colurnn» parvs
marraorese ad pecloris hominum altitud.nem.
circuunt , & utriufque latitudo ad viginti
pedum numerum pervenit . Et ne locorum..
fuorum aeris claritas generofa demgretur ,
in medio duarum magnarum , latarumque-
platearum fituatum eft . Quumque portarru.
quintam , qua? ad ingreftum Palatii Prsetons
accommodata eft , ingredieris , t.b. orna-
tum podiolum , amplum , & marmoreum
occurrit , per quod ad Cancellar.am ma-
gnificam cominus , flexis arcubus lap.deis
conftrutStam , vitreis clariffimam , & arma-
riis ornatam eft ingreffus :, cui illara , ut
uno verbo extollara , fortaffis par n.on inve-
nitur . Et tanta eft ejus fingulans fpec.o-
fitas , ut non dubitem , eam mter magnt-
fici Urbis noftrae ornamenta connumerare .
Pratoris autem expoftea Palatium ample-
clor . Cujus tanta eft amplitudo , tantaque
fpeciofitas , ut paucis in Civitatibus talc^,
tamque magn.ficum inveniatur . Silas habet
ampl.ffimas, plurimaque (peciofa & ornata^
habet hofpitia, pulcherrimam Cappellatn de-
coram , Cancellariam ornatiffimam , loca-
alia , qu.bus Vicarius , Judices , fui omnes ,
Cancellar.us , Comeftabiles , M.htes , Satel-
lites , ceterique familiares fu.s et.am cum fa-
miliis commode locentur . Stabular.a ma-
ena , horreaque ampl.ffima , foutes , cu-
Ifias, ceteraque, ad commodum orone- ,
qu* funt neceffaria . Et ad magnifica asdi-
'ficia profequens , illud m med.um duco ,
quod hpitanei Curia appellatur , quod ma-
rnificus Urbis noftrse Capitaneus inhabitat :
quoque in loco ft.pend.ariis jus per eonu
redditur . Cujus fi magn.tudi .em , fi sedi-
fic i fupe.biam , fi excellentiam rec.tare^
voluero , m.hi plurima certe fol.a non fuf-
ficerent VeAm ? , qo- -d ejus excellen-
tiam particularia ficere m.h. v.la funt , u-
enTio non praeter.bo . Nihil ^que eft , quod
d oculorum jucunditatem tantum operetur,
quan um aut decora facies , aut re. .pfius
SSrens pr^ftantia . Habet equ.dem locus
Jic tota in Italia famofus nedum dceornu
faciem fed & deledlabilis apparentias eg e-
iSma^M^^e^
Sa nimis , var.ifque figun. «ftj. orn a ,
aua Horologium claud.tur , horas d.urnas
noSurnas S omnes pulfans U*m ac Soh.
curfum . quibufve in figms fuis Planeta «n-
fm & horas exiftunt , apert.ffime deraon-
ftrat Per hanc autem ad Cur.am magnara
uminofam valde ,Palatiis crcumdatam, nc
r r eflus , qus fortaffis fua capac.tate ad
ufque equos mille contineret Suntque m
^lodi^binse , qnarum una , & o"«t-. ,
Cuftod bus conceu.tur , rel.qua vero Nob.h-
S. Knatur . 0.uum fic reftp tram.te ad
Pa JS pervenitor , lodiam magnam qua-
S cum P fuis quadris Curiam al.a.r , ctrcum-
dantem invenis , cujus .n med.o fons eft .
H« enim >n omn. luo latere coh.mn.s mar-
mtreis fuperba exiftit . Qp« V™ «J*
deris Cur.am magnam v.deb.s , qua Mtn-
ci. uvenes Patavi , quum pnmum fe ad
C " 1 praparant , fic armatt corpor.s vi-
res
num piaari, , quibu» fulget , decorari in-
ftituit. ..
Digitized by
H75
COMMENTARIOLI
A
1 L JE,
res , 6c ad ludum aptitudinero explorantur.
Hmc ftabuiana tercentum equos collocantia,
hinc magmfica? coquina? , hmc penu maxi-
mum, ceteraque ad ornamentum Pala t ii quae
accedunt , itti non defunt . Quumque ho-
noratas lcalas afcendis , podioL lodiam par-
in fuperiori c.rcuentia , columnis roarmo
!ei s ac magnificis fenellris , qux ad utram-
oue Curiam alpeftum habent et.am ornata
invenies . Stantque duse ampl.ffim- , & pi-
auris ornat.flima ? Sals , ad latera horutru
fituat* , quarum pnma Thebarum nuncupa-
tur , altera Imperatorum nominatur : pn-
ma major atque gloriof.or , qua Roman. Iro-
peratores m.ris cum figur.s , cumque trium-
phis , auro , optimoque cum colore dep.ft.
funt Qpos gloriofs manus .lluftr.um P.-
ftorum Otfaviani, & Alt.chen, configura-
runt H_c vero doraus Imperator.a elt , &
Imperatore digna : cui camers , amcena v<-
ridaria , Ecclefia , Omc.al.um loca , & ad-
venarum hofpit.a quammagnifica m.n.me de-
funt . Sed quid plura dicam > quadr.ngento-
rumcubilium loca tenet. Et ut jucund.or
reddatur habitatio, locum habet , quera Tra-
getum flominant, ex omni parte merl.s valla-
tum. Cujus longitudo ad ufque quartum m.l-
liaris & ad duodecim pedes lat.tudo exten.
dere fe videtur . Is autem locus ita amoenus ,
quoCivitas ea in parte tota v.detur, ad moe-
ria noftra fupertn perven.t ; de qu.bus
polt fuo loco . Hujus autem Palatn am-
bitus medium & ultra m.U.are c.rcu.t .
Et ut uno verbo , pace aliarum C.vita-
tum , dicam , nullum in Italia lta ma-
gnificum , nullumque ita fuperbum rave-
nitnr . . ,._ .
Et fi magnifica C.v.um _d.ficia nomi-
nare vellem , exiftimo me fic fufpectum-
teftem fieri debere . Volo autem mihi fa-
tis efle , fi unum nominavero , quo nul-
lum magnificentius civi accommodatum in
Italia reperitur . Eft enim nimium fuper-
bus ingreflus . Nam porta fuperba eft mar-
rooreis quadratis decorata , fuper quam_
Turris non magna? altitudinis confabrica-
ta eft . Curia rorunda ante palatium moe-
niis merlatis quamampliffima. . Cappella ma-
gna picluris Zoti piclorura principis orna
riffima , quse rribus Sacerdotibus in dies
& horas fandtificatur . Viridario ampliffi
mo , ampliffimoque horto munita . Cui ne
que camera; decora? , neque falae , cetera_
ad domus nobilium commodum quae ac-
cedunt , minime defunt . Tanta= enim la
titudinis Curia rotunda eft , ut cum glo
riofus Incarnationis dies feftus venit , to
tus Clerus , totufque Populus eo in loco
claudarur . Nam gloriofa atque devota ni-
mis repr_fentatio Annuntiationis per Ange-
lum ad Mariam Spiritu Sanclo fuperve-
niente per Clerum eo in die , eoque in
loco fit . Hanc autem fibi Domus ipfa_
Nobilium de Scrovineis dignitatem vindicavit ,
quum in honorem V.rginis gloriofae Cap-
pellam illam fic fumtuofam sedificaverit .
Arbitror enim , plures in ltalia Dominos
tam magnifica habitatione non gaudere— .
Neque Hofpitium Bovis magnificum pofter-
gabo , quo nullum in Italia pulcrius , aut
magnificentius exiftit . Cujus introitus ita .
magnificus eft , aliaque fua loca ita fpe-
ciofa , ut forenles de magnificentia Civi-
117*
B
D
tatis audita , ad fic ctedendum facile c <
moveat . Quamobrem fl retfte confpicio "
nedum ut ornamentum , fed ornamentorum
Urb.s nollra; velut clavera colendum efle
arbitror . Curiara ampliffiroam , & oroatif-
fimam hjbet , cameras innumeras , falas "
locaque alia ornata ad hofpitium quam'
neceflaria . Nec prseteribo hoc in loco
fua quammagnifica ftabularia ducentos equos
commode collocantia . Quod fi tanta hof-
pes magnificentia frueretur , qua; loco cor-
refponderet , recepti advenae non ut cives
non ut mercatores , non ut nobiles , fed
veluti magnificos Dominos depafceret . Et
ab aedificiis non difcedens , ad ampliffimum
noftrae Urbis Caflrum me convertam . Cu-
jus fi dignitatem , fi pulcritudinem, fi inex-
pugnabilem fortitudinem , ut decet , enun-
tiavero , fortaffis mendacera me dices,eo-
que maxirae quum jam cetera sdificia_
fic extulerim , ut omn.bus fui otdinis , qua>
in Italia funt , prseefle videantur . Verurru
non ficta , non mendaciofa fum drdturus.
Sed quum tot adduntur laudes , quando-
que fic detrahi videtur : taraen qnia ejus
compofitio rei publica? adverfatur , quurru
nonnifi tyrannico juflu id confabncatun_
fuerit , ftatui pauca de eo tibi conferi-
bere . Ejus enim ambitus , fi Curias , fi
denique ftabularia , brolium , armorum_ ,
& machinamentorum loca ad invicem_
conjuncla contemplabuntur , unius milliaris
erit & medii . Q.ua? omnia Flumine Ci-
vitatis magno cum ordine & muro val-
lantur . Etfi ceteris fuis in partibus bel-
labile videatur , pars vero raedia ot ioex-
pugnabilis habetur . Cujus praeter fortitu-
dinem tanta eft loci amosnitas , & in af-
peclu jucunditas , tantaque Salarum ma-
gnificarum , atque camerarum ornatarurru
copia , ut Fredericus Imperator II. fibi pro
lamcena habitatione , fuorumque oranium-,
commodo , dum in Italiam defcendit » eli-
gere non dubitaverit . Neque , praster Pa-
pienfe Caftrum , in Italia tale inventunu
eft . De quo quum illuftris Comes Franci-
fcus Sfortia ipfum perfpicaci animo revol-
viflet , Patavum ait plus Papienfi fibi de-
ledtare . Quod fi fuas ftabimus fententia: ,
cui prudentiffimo atque in armis & for-
tilitiis expertiffimo credendum eft , unicum
fic in Italia , pulcrius , & gloriofius eva-
det : verum Papienfe fort.us , s s Et quurru
Mxnia Urbis noftrae magnum decus , di-
ligenti cura animo revolvo , ea gloriofa-
vetufta? Hierufalem videre me fentio , quas
& triplici ordine fic etiam compofita fue-
re . Nullam quippe ufque modo Urbem,
prseter Hierufalem & Patavium , fic tn-
plici moeniorum ordine cingi legifle rnc_
memini ; & altitud.ne tam fuperb.s , fua-
que groffitie tam inexpugnabihbus tortalie
H.erufalem non coronabatur . Hatc enirn-.
vifu nimium fpeciofa funt , & eorum e.r-
cu.tus nimium deleaabilis . Quse quum_
sequo animo contemplor , non eft quoa
quodam mentis ftupore non commovear .
Triplicis itaque ordinis Urbs noftra ftc Moe-
nia habet , ad rotunditatem dechnant.a-..
Quorum primorum ambitus feptem ei
; ir iuro , & qus tertia cingentia unt , tria
. _:«!?_- rt, ln r.,m ^rrellentia ot
capiunt miUiaria . Quorum excellentia
fortitudo alia denigrare vtdentur , Ujm-
ii77 LIBER SECUNDUS.
nia Mundi Moenia pulchritudine 8c fortita-
dine fuperare . Ha;c etenim faxeis lapidi-
bus , co<5tis interpofitis lateribus , quodam
pulcherrimo cum ordine conftructa funt .
Quorum altitudo ad ufque fexaginta pedes ,
pluribufque in locis ad feptuaginta fortaffe—
pervenit . Et ubi debiliora vifa funt , an-
nt moenia qusedam , Corona di-
II78
B
. Vl.WMW..» — .~ ^ 7 ~
cta , inter quas & prima hortus eft . Sont-
que ab cxtra & ab intra merlis ita valla-
ta , ut circuentes invifi perambulare poflint .
Et tanta eft eorum latitudo , ut duo equi-
rantes eadem commode pares circuire va-
leant . Hsc etenim pulcherrimis turribus
& frequentatis , ut decet , ornata funt .
In quibus duodecim conftructa: funt por-
tx magnificae , per quas ad partem Civi-
tatis fecundi ordinis fit ingreflus . Fuit-
que eorum tam excellens inexpugoabilitas ,
ut gloriofus & fama dignus Dardanus ,
dictus Janus , Patavorum Rex , fuo cum-
Populo contra praspotentiflimum & rabidum
Atilam Dei flagellum hoftilicum exercttum
victoriofe fe tueretur , qui praepotentiffimam ,
& Italiae caput , Civitatem Aquilejenlero.
innumerafque alias fuo praepotenti hofte fic
folo arquavit . Neque putabis id abfque_
pontibus fieri debere ; nam umcuique pons
eft . Sunt enim magnifici Pontes octo , ar-
cubus faxeis circumflexis ornati , longi ,
lati ; qui asftuante aere convicinis Civibus
& diftantibus etiam , frigiditate aquas , ve-
luti deliciofa lodia coluntur. Tres ligneos,
olim lapideos , habet . Sic Tyrannorum-
iuffu actum . Reliqui vero latenbus funt or-
nati Qjn omnes noftras Urbi meo tacili
iudicio magno accedunt ornamento . Secun
di vero ordinis Portae novem funt , & ter
tii tres , fuis cum turribus ornatiflims ; &
moenia fic omnia circui poffe credas , ne
que in neceflariis quovis modo ad tuendanL.
Civitatem deficere. .-. .
Nec loca haec deferens , ad aliud C.v.tat.s
decus quammagnum me converto , Aquas vi
delicet , qua: tanto , tamque miro cum arti
ficio per alveos fuos conduclas fuerunt , ut
omnia raoenia h*c , & alia , latitud.ne ac
magna cum profunditate circuant , & Popu-
lo omni in fua parte commode , ut omn.bus
veluti propinquae habeantur . Hx etenim-
aobis ita gloriofe funt , ut preter commune
commodum , quod ad inexpugnat.onem C.-
vitatis fpectat , etiam Portwi tro habeant ,
quibus diverfa aflignantur offic.a . Nam funt
mirum in modum Comitatus planiciem , &
montuofam partem fic circuentes , ut omni
ex oarte fruees Civium per nav.g.um condu-
ci poffint . Per has autem ligna abfque nav.
maximo in numero per ruft.cos adducuntur .
Ob quam rem Civitas noftra numquam l.gno
rum penuriam habet . Per has en.m l.gna
mina picea , lariceaque , qu.bus nedum do-
mus & loca Civitatis conftruuntur , fcd quae
aliarum Civitatum propinquarum font , com-
mode & frudtuofe conducuntur . Idque ea
rum grandis commod.tas ag.t , ut Civitati
SJ ad thefaurizandum "on parvo fian
adiumento . Has autem nav.cul.s & rat.bus
CiveT Xante aere folatiofe nav.gant , fic-
q e ut ttelligitur , hs illis nimium dehac-
?« , etiam frugi quammax.me fiunt . Ad
Portus redeo , quos non parv. fac.o , qu. ut
frbi "or Urbi noftrae magno funt ornamento .
Nam id fpeciofum dicendum eft , eoque ma-
Tom. XXIV
gis quum Civitas aquatica non fit : Naro*
tantus eft Aquarum in diverfas Urbis partes
gloriofus decurfus , inque diverfa diftrictus
loca , ut & in variis locis feparatus necefla-
rius Portus fieret ; quse etiam res cetens
Civitatibus non aquaticis Portu uno conten.
tis accidere fic minime confuevit . Nam in-
eis non eft in plurimas atque diverfas Ciyi-
tatis partes aquarum talis , tamque induftrio-
fa diftributio . Eft itaque primus Portelli
Portus appellatus , per quem fit ad Venetias
acceflus , &»ab eis regreflio . Neque nifi ad
homines deportandos deputatus eft . In quo
tanta eft advenarum Lorabardorum , Theu-
tonicorum , & Civium Venetias pergeo.tium
continua multitudo , ut octoginta naves fic
difcurrentes quafi fufficere non videantur .
Res quidem fructuofa , & Urbi noftca; com-
moda nimis , honore & commemoratione^
digna . Poteft namque & debet Portus ma-
tris ad filiam hic nominari , de quo poft .
Secundus hominibus datur , ut lignorum-. ,
vini , ceterarumque talium rerum ac mercan-
tiarum , quaj Venetiis , Clugia: , FerrariiE ,
Mantuaj , Veronaj , ac ceteris in loc.s con-
ducuntur , Portus fit , Sanctaj Marias dt-
Avantio nominatus , cui magnarum navium-
numerus non deficit copiolus . Tertius ho-
minibus & rebus non poaderofis multum de-
(ignatus eft , per quem montani ruftici , ac
planenfes Urbem cum fruclibus , agnis , ca-
prettis , & hos in dies venalibus , veniunt .
Per hunc etiam ad Caftra noftra magna , qu»
tria funt , Mms videlicet Silex , Efle , 8e
Montagnana , fru<5tuofus eft acceflus . Nanu,
nobiles ovium noftrarum lana; , & p.fces luo
in vafe conftrifti , fic viventes ex vall.bus
eum per locum ad Urbem conducuntur .
Ha; autem naves , qus in hoc portu navi-
gant , plurimae funt numero . Et quura
his qua; ad defenfionem , inexpugnationem-
que Civitatis faciunt , a&urn fit , hoc in^
toco Mokndina noftra commemorabo , certo
cum ordine , medio Civitatis congregata- ,
quje, ut mihi vifum eft, C.virati funt nedum-
D ntilia , fed ornamento . Quorum intuitus
equidem eft fpeciofus . Non enim pro parvp
habenda funt , quum Civitas hoft.bus oppn-
mitur. Nam quum eorum ufus **£p*
primends rei publ.cas caufa non rare exi-
Runt . Sunt itaque belli & pac.s tempore^
quammaxime neceflaria ; quapropter colenda
lunt Q.uid autem de molend.narns d.cen-
dum fit , aliorum judicio rehnquam , n tan-
tbm de eis dixerim , quod bon, etiam ut mo-
lendina colend. funt . Sed quis ille , & ho-
norabitur ? Contemplar. .g.tur vel.s , 1 m. An-
toni , eorum dignitatcm ac fingulare art.fi.
cium , ut triginta duo molend.na quodam-
ordTne ad invicem conjuQcta .n plan.c.e^
S fic ab alto d.fcurfu rotentur . Uxo ta-
men aqua ante fuftencamenta pont.s molendi-
norum cjus retentione alt.tud.nem rec.p.t ,
S in priora difcurr.t , & de.nde f.c conge-
rie anaufta ceterorum conflatur aqua . Quo
fit ut defcenfus aqux unicuique contr.bua-
VuV Res certe vifu decora . Suntque cetera .
ner Civitatem locata , ad ufque qmoquagiota
numerum pervenientia . Quae omn.a m.rum
° n modum P rotantur . Taceo quae ,n Com. a-
u funt , numero non pauca , quorum enar-
atio nirnis d>ffufa foret , & a P™^» »J"
ftro fortaffis aliena . Et ea , qu* funt Urb.s ,
p ofe 9 uens , Portkus CN»t» pnmum atn-
B
,t 79 COMMENT ARIOLl
plee*tor . Quo loco difputandum duxi , fi ad A
ejus ornamentum accedere videantur , quum
in contrarium ratio apparens in medium a
nonnullis deducatur . Nam Civitatis aerero
ajunt occupace . Qio ftt , ut non ita vifui
fpeciofa , non seque gaudiofa , non ita lucida
ambulantibus videatur . Et pluris hsec om-
nia , quaro comrooditatem , utilitacemque_.
fecere . Ceceris autem vifura eft , commodi-
tatem , quse ad totius corporis falubritatem
accedere fentitur , pluris faciendam efTe_ ,
quam quse in oculorum oblectaroentum tan-
tum veniunt . Eftque prseterea aeris medio-
cris luciditas ad fapientiam , ad fcientiam—
capeffendam , ad religionemque magis com-
movens , quam clara nimis . Qua ex re an-
tiqui Templa non magna cum luciditate co-
lebant . Spiritus enim magis fic quieti ad
intra convertuntur , neque luciditate aeris
devii fiunt , & vagabundi . Qua ex re Lite-
rarum ftudio atque ingenio fic nimis commo
dofam fe facit . Hanc autero fententiatn..
quuro patres noftri laudaverint magis , Por-
ticus per totum Civitatis ambitum ordina-
runt , ut etiam seftaante Sole euntes dulcem_
umbram perambulare poffent , & aeris plu-
viofi aut nivei a nocumentis tuerentur .
Sicque femper nulla interveniente lsefionCw ,
totius Civitatis fit circuitio . Qise fic ad or-
namentum Civitatis adfcribo . Equidem com
mendandi funt , quura brutorum 8c hominum
cemmunis via effe non debeat .
Plateas quinque nimium magnas , nimium
que decoras habet , fuis commodis ordina-
tas , quse ad Urbis decus non parvum acce-
dere fentio . Qtiorum duse lateribus Prsetorii
annexse funt . Elt itaque prima plagam Se-
ptemtrionalem confpiciens , Platea berbartim,
& fru5tuum nominata , apothecis circuentibus
centum 6c oftoginta tribus decora nimis .
Q10 in loco varii vendentes veris fortiuntur
loca , ut pars una venditricibus herbirurru.
accommodata fit , lateribus ita confabricata ,
ut quum fupervenit pluvialis aqua , earurru
loca illico ab ea vacua maneant ; altera fru-
cluum vendiroribus conceditur ; tertia iis ,
qui pullos , capones , ova , 8c quse funt hu-
jufmodi , ditur ; quarca vero iis qui linufn—
irt pretio alienanc , 8c qua ex lino funt , affi-
gnatur ; quinta vero iis , qui plantulas ar-
borum 8c vites venales ferunt . Secunda_
autem bl.indorum Pl.itea ntincupatur , cujus
pars prima bla.iis conceditur . Quo in loco
loca afleribus claufa funt , in quibus omni in
tempore , omnique in hora frumentum.. ,
hordeum , ceteraque grana venalia hbentur,
& civibus dspofita . Diebus autem fori ,
qui funt Martis dies , Jovis , ac Sabbati ,
ftat eorum non parva copia , quse a rufticis
venalia exportintur . Secunda etiam vino
attribuitur , cujus quantitas venalis in curri.
bus portata psene incredibilis eft . Crede_
autem , mi Antoni , omni ir. hebdomada , fi
quod lingulis in mer.fibus venale portatur ,
redls contempletur , 8c minor numerus ma-
jori copuletur , ultra quinquaginta plauftro-
rum numerum afcendere . Nam equidem_
ita eft , ut quandoque quadringenta plauftra
uno in Sabbato conducantur . Sed forrafle^
interrogibis , ut quid tantun» vini , & pau-
cum frumenti venditur ? Aliam tibi hoc in_
loco caufam non dabo , quam eos vera prse-
SAVONAROLyE
1180
dicare , qui Patavos bibulos effe pronun-
tiant . Verum poft Civitatis fertilitatero. in-
D
E
telliges . Tertia datur iis , qui circulos &
eorum ligamina venalia ferunt . Circuunc
autem Plateam hanc Datiorum loca , omnia_
ornata , plumbo cooperta , apocheca;que_
centum & triginta , quarum 8c jam dicla-
rum ordinem , fitumve , & fabricam te audi-
re cupio . Stant autem quodam pulcro orcii-
ne fic Plateam circuentes , & unaqusequc^
inferius pofita, in altum aliam habet. Scam-
num autem magnum , fuper quod artifex
operatur , porticum anterius cooperturn ha-
bet . Ex poftea aliam coram oftio apothe-
cse , in qua artificiata fervantur . Itaque^.
fit , ut eo in loco viuncula difcurrat , quanu
laborantes quandoque occupant . Murea: et-
enim funt , 8c merlis ornat» , ficque ementeg
ab aeris tempeftate illa;fi plateas has circuire
poflunt . In porticibus vero hujus plates
Capretti , Agoi , Vituli , Porcique vendun-
tur . Sicque ex his comprehende , quanto
cum ordine hsec omnia a veteribus r.oflris
magnifice ac fapienter diftributa fuere . Ab
una Platea ad aliam per viam medianu
tranfitus fit , quse Prsetorium parte in infe-
riori (ecat , Infernus in contrarium fenfum-.
nominata . Nam seftuante aere ibi dulcis aura
femper invenitur . Quo in loco linum etiam
magna in quintitate venditur . Stant autem
fic parte in inferiori Prastorii centum feprem-
que lapidea; apothecse , arcubus lapideis cir-
cumflexis ornatse , quodam cum ordine pufi-
tse , ut aliqu-B Drapperns tantim , nonniilla;
Pilipariis tanmm , cererseque Campfonbus ,
Vaginariis , Z .pariis , Zavatteriis , artibuf-
que aliis , etiam plumbo tedra; , concedun-
tur . Tertia Hatea Civibus plateariis , nulli-
que alteri officio dedicata , lateribus fuppofi-
tis quammagnifice ornata , confignatur. Quara
oftoginta apothecse , fuifque cum ornatis dr>
mibus , eam magnifice decorantibus , cir-
cuunt . Eft autem ad Septemtrionalem pla-
gam ed in Platel lodia quammagnifica , &
ornata , quatuor cum magnis marmoreis qo-
lumnis conftrudta , quse Reclorum ac Nobi-
lium fedes eft . Per quam ad Salam Confi-
lii , quo res publicse agitantur , acceffus fit .
Quarta Lignorum platea dicitur , ubi ligna_.
venalia ma^no cum numero in curribus por.
tantur . Neque volo te credere , non alibi
bgna vendi . Nam ad ripas circumdantis flu.
vii , 8c quse in navi conducla fuere , 8c qua
ligata per aquam fluunt , maximo venduntur
in numero . Hanc autem plurimae circuutu
apothecse . Quinta vero Palearum nomina.
tur , ubi foe«um , paleseque untiina vendun-
tur . Quam plurima hofpitia , plurimseque^
circuunt apothecse . Nec mendax dici arbi-
tror , fi omnium apothecarum Plateis adja-
centium numerum ad ufque quingentas &
ultra protraxero . Ha;c enim , mi Antoni ,
Urbi noflrse magno funt ornamento . Nec
prsetereundus eft Prati locus , quem Pratum^
Vallis nominant, a Templo Juftina; non mul-
tum fegregatus . Quo in loco diebus fori
quadrupedia magnsl in quanthate venalia fius
cum pedibus veniunt . Quse omnia fi retftj-.
fuis cum ordinibus contemplantur , fique &
populofus hominum numerus , fique rerum-
venalium his omnibus ia locis copia quam-
grandis , id arbitror dici poffe , nullum prse-
ftantius , nullum in Italia rerum copia abun-
dantim Forum ( Urbem tamen , & Vene-
tias femper axcipio ) effe . Ec tantum mi-
gaificeacise- 85 ornamenti fapic , ecfi cranfiens
fic,
L I B E R S
fit , ut inter permanentia Urbis noftrae orna-
roenta collocare minime dubitavenm . Nec
fine dealbefcentia quadam vigcfimum quartum
noftrae Urbis ornatnentum aggredior . Quum
tanta fit ejus prjeftantia Sc dignitas , ut accu-
tnulatus Orator vix ejus magaitudinem fic
•narrare pofle fufficeret . Iplum namque_-
nedurr. ad Urbis noftraj decus , fed ad otnnes
Chriftiana; Religionis , ut intellii;es , quam-
plurimum oc gloriofe accedit . JEquo itaque
animo patieris , fi quae fcivero , fideli animo
reeitabo .
Maxima quidem eft Literarnm Studiorum^
gloria, quse mortales immortales facit, per
quos & Civitates ( id ia Francifco tuo Sera
pbico fpeculare ) gloriofam famam , orna- B
mentumque jure optimo fibi vindicant. Nam
Studiorum opere id agitur, u| ex omnibus
Adundi partibus ia unum homines, unoque in
Joco quodam fpeciofo ordine congregentur .
Quo fit , ut Civitatum Studiorum fama per
Orbem totum fic perambulet , eoque glorio
fior, quo gloriofiores viri eas non mediocri
ter illuftrant. Urbs autem noftra, ut adtum-
eft , gloriofiflimis viris ob eorum ftudia non_
mediocri fama illuftrata eft. QuamobremStu
dia ipfa noftrseCivitati maximo efle ornamen
to, tibi confticuas. Quot enim Summi Ponti
fices, quot Cardinales, quot magnifici Domi
ni , quot illuftres Do&ores , quot fin^ulares
viri, quot ornati Studentes e Studio Padu.uio
evaferunt ! Nam fi re&e confpicimus , id di-
cendum te puto, ut actum eft, Studium hoc
nedum Urbis noftrae , fed totius Chnftianae
Religionis quammaximum decus effe . Hoc
enim ipfo humquara Pralatis, numquam illu
ftnbus Doctoribus , numquam Nobilibus ,
clarifque Studentibus Civitas noftra caret, qui
Civitati fic ornamento funt maximo. Et non
parvo thelauro Literas in eo emunt , quem-
fic ex omnibus partibus adCivitaiem noltram
non mediocrem deferunt . Studia namque ad
eloriam, oc ad virtutes hominum animos ac-
cendunt. Quo fit.ut 8c Cives etiam non lite
rati Lteracorum exemplo ad bonos mores ,
ad virtutelque capefiendas convertantur ;
fiuntque denique meliores . Qua de re Studto
Civitas noftra quamplurimum debet . Ncque
parvi facio PiSierid! Studium, quod fingulare
dccus Urbis noftras exiftit, quum ad ftudium
Literarum & bonarum Artium pra? cetens
artibus adhcereat , quum pars fit PerfpecW,
quas de projedtione radiorum loquitur . Hcec
etenim Philofophiae pars eft . Suis enim glo-
riofis atque formofis, 8c plunmis m numero
admirandis pidturis Zotus pi<£torum princeps
noftra vivit in Civitate , ficque ceten qua-
tuor, de quibus primo loco aclum eit . Ad
quas vifendas ex omni Italia parte P.ftores
confliunc, veniuntque juvenes hoc Studio cu-
pidi ut fic ab eis doftiores facti, lares dein-
de proprios redeaat . Neque lolatiofum hoc
t.bi tacebo. Nam quum ex Neapol. indultrio
fus juvenis ad artem hanc adipflcendam Pa-
duarn profeclus efler , ut eum de ftudio fuo ,
in quo deledtatus fum , aliqua interrogarem ,
poft multa refpondit : famam Ctvttatts noftrz
Iwmas Venetas numquam pertranfilje, nijt glo-
rw^Studii PtSloria famajer illuftres nomtna-
tosPiilores illuftratafuifet. Cui 8c ego lub
ndens refpondi: Maximo enim in pericidoeam
cMocidi. In manibus enim ftultorumtllam lo-
eas, aui quum volent , figuras lacerando dele-
hatt, dr qu* fr* f"»* fau f a f mt > vetufta ~
E C U N D U S.
n8a
te corrupta corrumpent. Studio autem Litera-
rum duo adjiciam , qua; Urbi ro'tr:5 magno
funt ornamento. Et in pnmis Sipenf.am ag-
gredior , quem locum Ccllcgiim Cirdinalts
Studentes vocant . Cujus ampl.ffimus eft am-
bitus, ejufque in medio ftit Curia quasdam-
fuo cum ornamento quadrata , qu un lodia:
fic quadratx ir.ferius, fuperiorique in parte_,
podiola ea cum flgura circuunt. Sunt eninu.
eo in Palatio quadraginra dua& commodofae
Studentibus cameras, fuifque cum gymnafio-
lis oraata; . Loca ampliflima alia, eorum con-
gregationi tempore sftus & frigoris accom-
modata , Cappellam , Penu , ceteraque talia..
domui neceflaria habet. Porticum pulcherri-
mum, aditum fuperbum, podtolum deambu-
lationi deputatum amplilTimum. Qua; omnia^
murea funt, arcubus circumflexis conftrudta .
Hoc enim Civitatis decus , hoc ornamentura-
eft. Ob qua; Pilei Cardinalis olira Praefulis
Patavi, de quo fupra, fempiterna vivet me-
moria . Hic etenim ftudiorum zelator ea in_
parte, qua valuic, ornatiflimis Scholaribus &
paupenbus auxilium praeituit. Ordmavitque ,
ut hoc io loco viginti pauperes clauderentur
Scholares, quibus ad victura neecflacia^, 8c
certe ineo judicio nimis fumtuofa non defice-
renc. O Dii boni ! quantum huic Viro glo-
riofo Civitas noltra debet ! Obfecro enim, te
non pigeat quandoque pro ejus animae falute
Deo preces fundere . Alterum vero locunru
gloriofum primo in afpeftu jucundiffimum-.
nimis nominabo; quem Bibliotbtcam Erenita-
rum appellant. Cujus ingreflus Librorum
pulcritudine, eorumque multitudine homines
ia admirationem ducic . Locus enim araplifli-
mus eft, vicreis feneftris & lucidus & orna-
tus. Cujus fuperiora fcamna parte ad Septem-
trionem verfa, quae Grammatica;, qua; Rhe-
torica;, qua; Logicaj , quae Philofophiaj atd-
nent, Libros fpeciofos cum catenis tenent .
Hacque in parce in Mechanica plurimi 8c ia
Theologia collocantur. Alcera vero ad Meri-
diem verfa, qua; Decrecis, quaa Decrecahbus,
qua; Novo 8c Vcteri Teftamento attinent .
D Ecrum omnium fumma funt quadringenta-.
gloriofa Volumina . Erantne hsc polterganda,
qua; ad honorera 8t Studii gloriam fic accede-
re videntur? Et ego quidem arbitror, L.bros
hos, ceterofque variis qui locantur in loc.s ,
quique apud privatas perfonas jacent , maxi-
moCivitati noftrae ornamento accedere . Nara
fi omnes Patavorum Templorum , privata-
rumque perfonarum Libri in unum congrega-
rentur, mons inde maximus exlurgeret , vilu
quamftupendus , ut fortaffis tota m Italia-
tot talefque reperiri non putaretur. Montes
etiam Euganeos Patavium habet, quos tolos
hac dignitate pra;dico , ut ab Apennioo
Monte legregati inveniaocur. Qiantum autem
ornamento montes planiciei finc, lcio facilc^
incelligis. Nani & montuofa terraquadam lu-
per.on dignitate pollere vifa eft, quum qux
in ea nalcantur, djgniora d.cantur , 8c ad
mortalium oble<5hmenta quamplunmum ac-
cedere vifi funt . Qua ex re 8c Civuaci orna-
menco 8c frugi quimmaxime fiunt. Hi ete-
nim omnes frucluofi nimiura funt , uc oliv.s,
vineis, frutluofis arbonbus, util bus lapidi-
bus, & commodis lignis, 8c fiuct.iosa tcrr.i
fint ornati. Nam ita gloriofa , amnena, tan-
taque in copi^ vina reddunt, ut bibulos no-
ftros magno cum nedtare fatient . Neque mt-
nus forenfes dcleftant . Ob quod 8c foris co-
pia
,,8 3 COMMENTARIOLI SA.VONAR.OLiE n g 4
pia portatur, quo fit ut forenfe, & Malvati
cum vinum, quod luperare quandoque viden-
tur, aurumPatavum ob vint mopiam ad a he-
nas partes minime conducat. Veriim ab ahe-
nis ad Civitatem noftram fua potenti virtute
trahit. Oleum vero non tanta inopia produ-
cunt, ut exteris vendi commode pofllt . In-
omni autem genere frucluum copiam quam-
maximam habcnt . Et ut uno claudam verbo ,
tanta eft eorum abundaniia, ut nedum Ur
bem noftram , fed magnas Venetias , in qui
bus in aurum & argentum convertuntur ,
auadam admiranda ftrage , faturent. Ex eis
autem ad duo officia commodofos lapides ha-
bent. Sunt etenim quidam Saja dicli , qui
in calcem ardenti fornaceconvertuntur . Quo
rum tanta elt copia, ut prseter illos, qui fa-
bricse noitrse neceflarii funt, Veneriis magnis,
& Ferrarise gloriofa: Civitati luccurrant .
Quse Civitates duse calcem aliumde non fu-
fcipiunt, in quibus lapides hi aurum fiunt .
Lapidefque duriores habent, qui celte ob do-
morum ornamenta laborantur , quorum poft
tione 8c ipfje domus fplendidiores reddunrur .
Ligna ad ignem faciendum prseftantia poffi-
dent, quse quercina dicimus . Lignaque alia
caftanealia nuncupata , ex quibus odorifera ,
utilia, ac quafi perpetua ad vinum continen-
tia vafa fiunt. Tcrraro autem ad ferendum
commodofam habent, terramque ad ollas , &
teftacea vafa, ceteraquc calia utiliffima, quse
permaxime Ferrarise in aurum converiuntur.
Collige itique, mi Antoni , quantum decoris,
quantumve uiilitatis hi fingulares Montes no
Itrse fint Urbi , qui magno etiam funt orna-
mento. .
Valles magnas & fru&uofas connnia noftra
habent, e quibus & earum lacubus fluviofis
tanta pifcium copia egreditur , ut nedum
Civirati noftrse fufficiat , led Venetiis , &
Vincenti^ quamcommodofa reddatur ; ut
exindc ad nos argentum etiam magno in^
pondere portetur . "Qise & Urbi non minus
ornamento, quam utilitati adfcribendas funt .
Neque ejus ad victum fertilitatem rerum
quammaximam prsereribo , quce ex plimtie_
fua non minoris, quam montium facienda—
tit. Nam tanta elt fruraenti 6t rerum copia ,
ut ejns maxitna in parte Venetias pafcat .
• Quo fit, ut quod frumentum, ceteraque gra-
na, qu5e ad eam gloriofam Civitatem e Pa-
dua conducuntur, ad quadraginta Ducatorum
millia furomam perventre putetur . Quid de_
Vino planenli fcnbam ? Cujus tanta elt abun
dantia , ut 6t Venetias quodain vili foro
inebriet. Quid de lignis, quibus 5i ipfse ca-
lent Vmetios? Tacebo ne avium genera , &
quadrupedum copiam , quss omnia fic Vene
tiis exportata in auru.n Patuvis convertun-
tur? Q<d de lino, & canabe dicam ? ut quo-
dam in die Nicolai Sancti, qui in Caflro eft
Plebis, nundinalis dies elt, adufque quinque
millia Ducatorum venale conducitur & emi-
tur. Rapas , Allium , & Cepe taceo, Capu-
ti.i , Agrefte , Caules , Pepones , Scopas , &
hujufmodi rufticalia Venetiis exportata. Om
nia enim hsec aureafunc. Contemplari itaque
parumpcr velis , mi Antoni, fi ad magnifi-
centiam , fique ad decns Urbis hsec omnia_
rnediocriter accedunt, quse etiam Civitati hsec
omnia infunt. Poft hoc autem illud , quod
inter tetera plus magnifacio, gloriofe aggre-
dior, quod tantse , tamque glorio-
fss , tamque famo&e filise pareas fuerit, utpo
B
D
te quaf Venetias genuerit. Nam quum Ri.
vum Altum Pifcatores quidam inhabitarent ,
Padussquc tunc populolse nitnis ac potentiffi'
mse pifces maritimos venales conducerent, ad
eorum tutamen, adque bene videndi formam,
fub fuavi jugo Patavorum fe fubjicere noiu
dubitarunt . Ht tamen antiquitus Patavi de_
Curte erant. Locus modo ruralis eft , apud
maximas aquas fituatus. Quumque res utilis
per alios cognita fuerit, plurimi ad eum ha-
birandum locum accefferunt . Fa&uraque^
deinde eft, ut mediocris Populus evaferit .
Ob quod & Populus Patavus ad eos regendos
Conlules mitterct . Et ego rei hujus teftit
fum , qui literas Populi noftri ad Confules
fuos Rivialti Rectores etiara non mediocri
cum gaudio legi . Lsetare itaque Padua de-
crepita, quse talem genuifti filiam taro glo-
riofam , tamque potentiffimam . Quse fi tibi
fuo cum thefauro non opitularetur, nefcio
quis , qualifque tibi vivendi modus effet . Et
tu Civitas Veneta virefcens, ut natura noftra
petit, & divina prsscipiunt, tuse fic decrepi-
tse matris baculus fenetSutis effe velis & de-
bes . Poftremo has fic magnificas res noftrse
Urbis fic contemplacus, non defino admira-
ri, quantum Deo mifericordi Urbs hsec no*
ftra debeat, quum nedum a languoribus fpi-
ritualibus animabus noftris operam dederic ,
verura & corpori falubritati miro quodam
modo auxilium prseftiterit, ut fic quse ab eo
operata funt, ad famam, ad gloriatn , adque
maximum ornamentum Urbi fic accedanc .
Sunt enim apud Civitatem colles quidam ,
qui per quinque ad ufque feptem milliaria^
fituati, apud quos Tbermte calidse , famofss,
& gloriofse exiftunt. Ex quibus fic aquss na-
fci videntur, ad quas forenfium copiofus nu-
merus ex omnibus Italise ac Gerrnanise parti-
bus ad fananda corpora non mediocri cum
aviditate veniunt . Hsec etenim nimirum vir-
tuofse funt, fuifque adrairandis effect-ibus fa-
mofse. Qiarum particulares virtutes te audt-
re fcio , acque intelligere furnme cupis . Nant
8c tuis antiquis languoribus fortafle ab eis
auxilium exfpe<Shs. Quod ut rem tibi gratio-
rem faciam, qusedam & tibi attinentia brevi-
bus pertingam . Balnea autera Paduana com-
pofita funt, ut & cetera; nam alumine , <*
nere, fale , fulphure, ferroque participant ,
ficque variis fimplicibus compofita, ad varias
valent segritudines . Eftque inter cecera famo-
fius Balneum dc Monxe Groto diftum , qnod
corrupto vocabulo fic profertur, quum Mons
JEgrotorum dici debeat . Quo in loco qui
cegroti erant , poft balneationera raontera fo-
latio perambulabant. Sulphureum quidem &
aluminofum eft , & fale partictpans , ex
cujus aqua vir ille ingeniofiffimus Johannes
de Horologio , de quo fupra , lalera pul-
cherrimum conficiebat . Hse enim virtutes
fuae funt : dolores junclurarum , ac nervo-
rum mitigat , fpafmum , atque • • • •
de repletione tollit , corporis fuperficiera
& fcabiem, bothor ulceribus, & abalbaras ,
& morphea mundificat : fuperfiuitaces matn-
cis exficcat : catarrho cum ducia fuccurm .
Ad quod de menfe Maji & Septembns itnr.
Capiti autem convenientius eft, quod «
San£ia Helena nuncupatur. Quod & pedtort
fubvenit , & ftomacho humido notabiliter
conferc , ceterifque membris in fuis debiii»
bus , qui humiditate & fngiditate languent .
Eitque Bdncim Sanffi Bartbolomai lcapte^
ii85 L I B E R S
humida; , 8c doloribus juncturam mirabiliterj
confcrens . Omitto hoc loco plurima alia_ ,
SanEli Petri , de Abano , SanQte Maria , Do-
tnus Nova , & cetera , quum a noftro pro-
pofito nimium fic recitando deviare fentiam.
Volo autem haec pauca tibi de eis fic fuffice-
re. Qua; igitur gloria , quajve laus , .noftra;
Urbi danda eft , qua; tantis tamque gloriofis
pollet ornamentis ? Nonne corona digna eft?
Equidem jam coronam prima fui in origine_
habuit , cui 8c plurimi Reges dominati fue-
rimt , ipfam fic regiam conftituentes , ut
ufque modo Regia dicatur '. Qua ex re Mo-
netam auream ipfo jure configurare poteft.
Hocque quod Regia fit , magao fibi eft or-
C U N D U S.
u%6
namento. Quaro igitur Civitatem mihi dabis,
qux tot , tamque raagnificis ornamentis illu-
ftrecur ? Duas enim excipio , Venecias , 8e
Urbem . Quod fi dixero, parem prauer eas
in lcaliam non inveniri, fortaflis Florentiam,
Bononiam , Mediolanum , Januam , Uedi a
nonnullis judicabitur . Sed hi prius has bene
contemplentur , 8c fuas magnificas res , 8c
non potentias difcurrant . Quam rem quum
fecerint, mea; fententis fortaflis squo animo
cedent. Veram Florentiam hilarem, luoque_
primo in afpeclu deleclabilem magis efle con-
fiteor . Vale , 8t quas a me fic fcripta funt ,
fidcli animo credas.
Explkit Opus Michaelis Savonarol*
Ferraria aftum 1
Tatavi ad laudem Jefu.
<
FRAGMENTA
CHRONICI FOROJULIENSIS,
AUCTORE JULIANO
CANONICO CIVIDATENSI.
CUM ADDITAMENTIS
Ab Anno Chrim MCGLII. ufque ad Annum MCCCLXIV.
Tiunc primum prodcunt
EX MANUSCRIPTO BINIANO.
Tow. XXIV.
JCkkk
. T
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[ N J U L I A N I
CANONICI FOROTULIENSIS
FRAGMENTA
P II AE F A T I 0
LUDOVICI ANTONII
MURATORIL
Dlena plane erat nobilis Forojulienfis Provincia , quae rerum fuarum
Scriptores vetuftos nobis fervaQet . Sed quando & ipfa grav.ffimis
bellorum orocellis concufla , immo & Barbarorum incurfibus expoh-
ta non feir.el excidia & rapinas experta eft , mhil m.randuna , ii
non rantummodo Hiftoricorum , fed & monumentorum penuna la-
borat Proinde proxime praetcritis annis nulli diligentiae peperc. , ut ahquod
Foroiulienfe ChrLcon inferre F ouem in meam Rerum Itahcarum Collea.onem.
SDes quoquemihifaaafuerat veteris unius H.itome. Verum vot.s me.s fefe
obiecerunt contraria confilia Illullriffimi Fontaninii Arch.epifcopi Ancyrani qm
depopSus , ut ita dicam , ilHus regionis Tabularia , multaque Cmbus us pol-
licftus unum fe volebat Forojulienfis Htftoriae patrem atque reftauratorem .
Quod utin m Clariffimus ille vir pracftitiffct , dum in vtvis erat , neque incertos
Ss reCiffe. , quem ex.tum ejus ^.^^^ i ^^ a S'
frerum fint habitura , quando is Anno Chrifti MDCCXXXVl. nobis raptus eit .
Feocm idem quod poff2m , aliquot ejufdem H.ftoriae fragmenta tenebas er.pere
hf.Xut Si fortaffis ufuifutura. Illa aucem debeo benevolo erga me am-
mo d S; Abbaiis Jofephi Binii , cui ncminem nunc parem in rerum Foroju-
Tnfium erudiVione m hi oltendas . Neque enim is dumcaxat commune mecum
fea v«uftum nujufce Hiftoriae exemplum fu,m , mulns m locis exefuo, , fed
t l \terZ mih conquifmtabhuman.ffimoacnob.hv.ro Laurent.o del Torre,
r^uT^ Cividatenfium Decano . Ea qu.ppe
Cap tuh Uanonicorum r j a n P ellata fuit a Lat.ne fcnbentibus , nunc
^^^^^^t^^Xc^» Mriae . Ego « utriufque
de ^"e" iSo r PP Tev , non Tmmutato ordine praeportero aliquot Annorum,
tgt&S* ^^iant',»^ ^)~^^ Uanus , Canonicas C,
Primus :.utem Fragrnentorum hu u ^«^g^ M CCXC>U. confe-
vidatenfis , hoc ell ^^^^^^l^^^iam OttonelU ex Familia de
cratum fuifle Concord.enfem E P 1 £°P u ' n ,/ <3 "„" W t bdit ille in die Santli Tbomae
Ungripach , nunc de Madnfto ^^^^^^'f^ PraebenU
ipfius Domtm Jacobt ^ aea, " a fu ^ e C oncordienfem Ep.fcopum eumdem
qua^videtur . Subfequ.tur enim poft cTmte ^inica per C. Anno Domini
lubravi prmo Mtfarn, Nono GhroaSus , Ted plures , qui ab Anno
MCCXCIV. Neque fane u " u ^ r f"^ v C ^ 'uae contingebant , l.teris
Chrifti Mv-CLIf ufque ad MCCuLXIV i cten tiaem q 5 Q ^
confignavere . B.nium monu.t P r* ^ 1 ^^^"^ t C unis foedato , non una
Capitul. fui , omn.um vetulbffimo , fed corroio , oc ma _
Tom. XXIF.
toanu Hirtorica ifthaec moniunenta fuifle confcripta . Praeterquaraqttod , vel me
tacente , Leclor inteiligit , Juliani aecatera difficile protrahi poffe uftue ad Aq
num Chrifti MCCCLXIV. Ceterum Btniano exemplo pottffirauoi uf us f Ui , mpo _
te quod altero fufius & plenius invenerim , quamquara literae multis in locis fu-
gientes oculorum mcorum aciem fatigarinc . Additaraenta ver6 ex altero Codicc
defumta fuis quaeque locts fubjunxt.
- ■
• • VJ
■
'I
' 1
FRAG
I!$4
FRAGMENTA
CHRONIGI FOROJULIENSIS,
AUCTORE juliano
CANONIGO CIVIDATENSI,
Ab Anno Chrifti MCCLII. ufque ad Annum MCCCLXIV.
GRegorius Patriarcha Aquilejenfis,
qui fuit de Montelongo , venit
Aquilejaoi die XIU. Januarii ,
fub Anno Domini MCCLII.
Ezelinus de Romano captus fuit
die IV. exeunte Septerobri - Qui comedere_
nolens feptetn diebus, in oftavo mortuus iuit
Anno MCCHX. . . • ' ■
Anno Dom.n, MCCLX. in fefto Sanfti
Andrea? venit primo Dominus Afqu.nus De-
canus Aquilejenfis cum pcenitentibus ntjdis ,
fe verberantibus , Cividatum . Et ftat.m ie_
Cividatenfes coeperunt etiam verberare, ita_,
quod infra o£to dies fuerunt de Ovidatenii-
bus fe verberantes circa quingenti fexagtnta.
Et per totum Foruro Julii in Civitatibus
Caftris
& ViUis idem fadrum eft . Et ,p,o
B
Anno omnes difcotdia? fedataj fuerunt .
Anno Doraini MCCLXVI. die III. exeunte
Februario , Rex Carolus devicit & mtertec.t
Manfredum Principem Apuhs m Apuha, uDt
fuit maxima hominuro ftrages.
Anno Dornini MCCLXVII. impofitus fu.t
primus lapis Dominarum Cellenfiurr , apud 1,1
vitatcm Auftriam per venerabiles Patres Al
bertum Concordtenfem , & . ... • ^ en ." e °"
fem Epifcopos , die III. Apr.hs . Eode«u
Anno die XII. exeunte Julio captus fu.t ye-
aerabiiis Pater Gregor.us Patr.archa Aqur-
lejenf.s per Dominum Atbertum Com.te^
Gorici* Tpud Villamnovam fub Ro&cm .
aurora diei , dum erat in ledto . Et nud.pes
duclus fuit in Goriciam in uno ronc.no ,
nullo alio capto prauer ohannem Luceniem ,
& p^cts ahu vulneratis . Tunc (ubfequen .
die P IV. intrante Augufto inft.tut, uerun Ca-
puanei in Foro Jul.t , Dom.nus Albertus V.-
cedominus Epiicopus Concordienfis, & Do
rninus Afquinus de Varmo Eodea. A«w ,
die V exeunte Augufto Gregor.us Pacr.ar
cha Aqu.lejenfis e*.?,t captivitatem Dom.n.
Alberti Com.t.s Gc-ric.s , Sc condu£tus l u t
Cividatum per venerabilem Patrem Dom
num Vuotislaudam Arch.epilcopum Salzbur
ge A f nno*Domini MCCLXVUI. die III. intran-
,e Julio apud Montem Medeam .nterfegus
fui venerabuhs Pater Dominus Albertus Epi-
copus Concotd.enfis, & qu.dam ab. cum eo,
per P ,nf,dias ei intctpofit*. P*i^W«£E
lis Goricis . Eodem Anno d.e V. « f.
Julio exivit Dommus Gregonus P«»" C J£-
Utino cum fuo exerc.tu contra iftum Co
*EL . Et tunc die XII. Auguftr dtruptus
(iry^T^r addita kgwuur ««ntio» <ha-
& deftrudtus fuit Pons Sontii apud Goriciam.
Item ipfo Anno die XXII. menfis Augufti de-
vicit Rex Carolus Conradinum , qui volebat
Regnum Apulia?.
Anno Domini MCCLXIX. die VIII. in-
trante Septembri in Civiiate Auftria; , Gre-
gorius Patriarcha Aquilejenfis obiit in Do-
mino . Ojai exftitit Patriarcha annis XVII.
menfibus X. & diebus XVI. Et (*) juxta_
Corpus San&i Piulini fepultus eft . Itenx.
ipfo Anno die XIV. Septembris Migmficus
vir Dominus Vuoldolricus Dux Cirinthias
eledhis fuit per Forojulienfes in Capitaneutn,
qui eodem Anno mortuus eft in Civitate Au-
ftria. Eodem Anno die VIII. exeunte Septem-
bri , Dominus Philippus frater di&i Dom.ni
Ducis ele^us fuit in Patriarcham . Sed pr»-
vatus fuit per fummum Pantificem Grego-
rium . Qui quum non confirraaretur , rece-
ptus fuit io Capitaneum , falvo jure Patriar-
chalis eleftionis. Et tunc equ.ttvit cutl,
exercitu fuper Dominum Arthicun de Caltel-
lo , fautorem Domini Alberti Comitis Gori-
cise , comburendo bona fua , & runcando
ufque ad Burgum .
Anno Dorrint MCC.LXX. in fefto Sandli
Odorici cecidit in Civitate Auftr^ » & cir-
ca eam , tempeftas groffior ov.s galhnacei»
multo , qus fru^us terrx arborum . , atquc^
frondes a plantis & corticibus abftuht ; vo-
latilia et,am , & quadrupedia , qua » repent
extra domos , interfecit , & etiam homines
inrerfecit , ut ferebatur .
Arlno Domini MCCLXXIL in Vig.ha San-
ai Mathise, Federicus de P.nzano , qui tunc
Vicanus erat Domin. Ph.Hpp. Cap.tanei (u-
orafcripti in Foro Julii , furtive circa horam
Tertiam armata manu .ntravit Civitatem Au-
ftriam , qu,bufdam homm.bus de C,v,tate_
pfum inuoducent.bus, 6t quafi ^f^'
q ? uam aro.cum Cvidatenfibus eum du n«Lu
nubhce, qui non veu.ebant cau^ tult. Ubt
m Xr U m q abftuIit bona , quoidam Ur.nnr^ ,
quofdam alio ad iuum beneplacrtum tra f ...t-
?endo , quofdam capt.vando ; Carluc.um de
Svidato , & unum de P.ata decap.tando i
Sophiam fiham Floreta, comburendo ; & yo-
lendo etiam alios decap.tare . Ecd em A nno
d.e VIII. intrante Ma,o, .n aurora captus iuit
Knreus Pontis per Forojuhenies fideles Ec-
clXA^eX , fe quoidam Theoton.os
Rtg is Bohem.x, inv-dentes Federwo dc
Stno . Uem eo die ficut B-.rgus Pomis c*.
p us fuit, d.ftusFeder.cus fect combur, B t-
D
4'-'
raaere.
F R A G
gos San&i Petri , 8c Sandti Silveftri , & in_
nofte fublequenti dirui feeitPontem lapideuin
Burgi Sandti Petri . Eodem autem die fuper-
venit nobilis vir Vuolricus de Durnolz , Ca-
pitaneus Regis Bohemise , cum exercitu ma-
gno , hora Vefpertina , & obfederunt Civi-
tatem • Item die Sjbbati (equenti Civitas
data fuit Capitaneo , & claves Civitatis ei
affignatse fuerunt in Ecclefia Sar.cti Stephani
per Dominum Dyochalmum de Villalta , qui
erat fautor didti Federici in Civitate . Item_
in Vigilia Sancti Johannis percuffit fulgur in
quodam monte apud Soncium, ita quod mons
ardens pluribus diebus fumum emittebat co-
tidie ad quantitatem domus ardentis.
Anno Domini MCCLXXIII. die XI. exeun-
te Decembri , factus fuit per Alexandruncu,
Papam venerabilis Pater Raymundus Medio-
lanenfis Epifcopus Cumenfis Patriarcha Aqui-
lejenfis .
Anno Domini MCCLXXIX. die Veneris
XVII. Augufti , venit in Foro Julii venera-
bilis Pater Raymundus Patriarcha . Et tunc
die craftina in Civitate compromifit cum—
Domino Alberto Comite Goricise , Patriarcha
in nepotem fuum Poteftatem Paduanorum ,
& Comes in Dominum de Turris , 8c com-
muniter in Dominum Gerardum de Camino,
de omnibus * pofleffionibus , quse erant inter
eos . Et fic Patriarcba & Comes pro fe &
amicis torum facti funt amici . Interim Co-
mes expofuit fe , 8c juravit ftare prseceptis
Domini Patriarchse . Et rradtantibus Domi-
nis arbitris , 8c aliis de compofitione , con-
cordia , 8t pace inter Dominum Patriarcham
8c Comitem , didto Patriarcha petente Cor-
mons Comiti, qui erat in Camera Patriarcha-
Ji in Civitate fuper his 8c quod fibi
daret Cormons, quafi ad habendum confilium
Comes latemer exivit , 8c fine licentia occul
te cum paucis exiens Civitatem , receffit. Et
fadli lunt inimici ut prius , non obftanribus
facramento , 8c quibufdam fecuritatibus fuper
hoc prseftitis .
Anno Domini MCCLXXVI. die VI. in-
trante Septembri , fuit Natiffa ita magnus ,
quod fuit ultra rip.im ad murum Coemererii
Sandti Petri de Pona Breffana , 6c etiam_
afcendit per ipfum murum , 8c deftruxit plu-
res domos versus Natiffam exiftentes , defe-
rendo qusecumque invenit. Deftruxit indiffe
renter omnia molendina , 8c portam , 8c mu-
rum Pufternulse , fadhim in defenfionem_
Terrse . Ad Ponrem alcendit ufque ad lum-
mum gradum , Sc tamen de fummitate majo-
ris faxi pedis Pontis remanfit aliquantulum_ ,
quem aqua non tranfcendit.
Anno Domini MCCLXXXIV. die IV. exeun
te Junio, venerunt Veneti primo ad sedifican-
dum unum Caftrura apud Duynum juxta Mar-
zilanam 8c Sandtum johannem in mari longe
etiam plus jadtu machinse vel balifise.
Anno Dommi MCCLXXXV. de menfe_
Augufti , incepit Commune Cividati facere_
falizare Terram Cividati cum Datio Civira
tis . Eodem Anno in fefto Omnium Sancfto-
rum , Domini Johannes de Zucula , 8c Fran-
cifcus de Azone fadti funt Milites per Domi-
num Albenum Comitem Goricise apud Civi-
datum , in prato juxta Sinirolam . Cui mi-
litise mterfuerunt Domini Brixinenfis, Feltren-
fis , 8c Concordienfis Epilcopi , Gerardus de
M E N T A U9 g
A Camino , de Prata , de Porcileis , Caftello ,
Villalta, Glemona, Utino, Prampergh Cu-
canea, 8c quampluribus aliis. Duravitque' ioft
ICuria per 06I0 dies.
Anno Domini MCCLXXXVII. die VIII
intrante Junio , ivit venerabilis Pater Rayl
mundus Patriarcha de Civitate Montefalco-
nem ; ubi eodem die convenit ad eum maxi-
ma multitudo militum, oquitum, 8t peditum
de toto Foro Julii , Carnea , 8c Cadubrio .
Ita quod ab oftodecim annis fupra ufque ai
feptuagefimum annum omnes prafcripti fue-
runt , prseter fervos 8c homines roinifterii .
De Villis vero decem miferunt ad diclum
unum peditem . Convenit autem in di£o
exercitu Dominus Comes Goricia: com fua_
gente , 8c Dux Carinthias ; 8c Comes Tiroli
mifit in auxilium Domini Comitis Goticise
fratris fui , 8c Ecclefise Aquilejenfis , venera-
bilem Patrem Epifcopum CU m
maxima multitudine peditum 8c equitum .
In MSto Codice adefl laema .
-
• *•■••,»
B
D
Anno prsefcripto die IV. Junii, five V. intran-
te Novembri , Caftrum Mugls fuit captunu
per Venetos , five datum eis paclo . Locus
autem Muglse inferioris prius eis datus fuerat
per interiores eodem Anno.
De Statuto Debitorum .
ANno Domini MCCLXXVII. Indidtione-
V. die Jovis V. exeunte Majo . In Ci-
vitate Auftria in Palatio Patriarchali in gene-
rali colloquio Domini Raymundi Patriarcha;
Aquilejenfis cum Prselatis , Liberis, Diocefa-
nis, 8c Nuntiis, contradtatum , ftatutum , 8c
ordinatura fuit : quod quodcumque debitunu
non requireretur intra quindecim annos , «
tunc peti non poflit , 8c debitor tunc abfolu-
tus exfiftat .
X
De Pacc intcr Dominum Patriarcbam Raymtm-
dwn, & Albertum Comitem Goritia.
ANno prxdiclo , die Mercurii IX. intran-
te Junio . In Civitate Auftria in Palatio
Patriarchali fuit per Dominos Walterum Ber-
toldum de Spilimbergo , Joannem de Zucula
Patriarchse , Ugonem de Duino , 8c Henri-
cum de Pifino, Comitis Alberti arbitros, pro-
nuntiata inter eos firma Pax , 8c concorditu
perpetua .
Qj.tando Raymundus Patriarcha ivit
ad Impcratorem .
PRsedicto Anno , die Sabbati XI. intrante
Septembri, arripuit Raymundns Patriar-
cha iter accedendi ad Illuftrem Regem Roma-
norum Rodulphum in Carintiam ; exiens de
Cividato , 8c vadens Utinum ad colloquium-.
die tunc craftina . Reverfus eft in Utinunu
die IX. intrante Novembri .
Nota, quod die Lunse proxime fubfequenti
fecit Dominus Patriarcha feurentialiter ampu-
tari (a) Norando Notario deFaganea manum
in Faganea, eo quod ipfe Norandus confeiTus
eft
(a j Codtx «Ittr : Moiand». Sie infra ; Morandut •
iiP7 H I S T O R I M FOROJULIENSIS: np8
eft fine tortura ad petitionem Domini (£)Ro
dulphi de Villalta, Domini Federici de Cau-
riaco , Domini Radulphi & fratrum de Vil
lalta , Mathiufii de Glemona , & Dominorum
de Tricar fub figillo illorum de Vil-
lalta fcripfit quafdam literas , quas mifit per
quemdam nuntium Lombardum , qui cum li-
teris apertis ivit , 8t confignavit Domino Ar-
chiepifcopo Mediolanenfi , qui erat inimicus
dicti Domini Patriarchae , notificando ei, qua
die idem Patriarcha arrepturus erat iter ad
dictum . Imperatorem Rodulphum ; & quod
Dominus Comes Albertus Goritiae , quidam_
Liberi , & Miiiifteria.es de Forojulio mittere
intendebant fuos ambaffatores ad didtum lm-
peratorem contra diclum Patriarcham : & ex- B
hortabant diclum Archiepifcopum , quod mit-
teret illuc etiam fuos arabaffatores contra^
eumdem Patriarcham .
De captione Caflri Tulmini .
ANno Domini MCCLXXV. die MartisV.
intrante Aprili , circa meridiem , acce-
ptum feu captum fuit Caftrum Tulmini fub
hac forma . Traxerant Cuftodes in Caftro ,
unus quorum infirmabatur , & quatuor cubl.
faccis, intus ferentes arma , occulte afcende-
runt , quafi vellent emere bladum & expor-
tare , quo vendebatur . Et cum veniffent ad
portam Caftri , invento ibi folo Cuftode, il-
lum ejecerunt de porta , & clausa porta alio
Cuftode fuperveniente , & volente defendere
locum, occiderunt illum . Et fic obtinuerunt
Caftrum .
De Rege Ottacaro Boemia interfetlo .
ANno (O prsdidro, die Veneris VI. ex-
eunte Augufto, interfeclus fuit llluftns
vir Dominus Ottacarus Rex Boemis a fuis m
exercitu , feu confl.ftu , qui fuit inter lpfum
ex parte una , & llluftrem Regem Romano-
rum Rodulphum ex altera , nondum corona-
tum a Papa in Imperatorem .
De Terramotu .
ANno Domini MCCLXXIX. die VII. ex-
eunte Aprili , in fefto Sanfti Georgn ,
fero in crepufculo, femel, & iterum crca_.
mediam noclem hora matutinali Fratrum, fuit
terrsmotus tantus , quod quEedam Caltra (d)
eeciderunt, & mortui funt, qut interfuerunt .
De mutatione moneta .
K Nno MCCLXXXI. die VIII. intrante Ju-
i\. nio , mutata fuit Moneta in Forojuho ,
ita quod ex tunc nova tantiim cucurnt .
De in-pofitione lapidis Ecclefla S. Silveftri.
ANno MCCLXXXII. die Vm.exeur.te_.
Majo.impofitus eft primus lapis Eccleiia:
SantSi Silveftri ssdificands in Terra. Qua> di-
ruta fuit per Dominum Joannem & (e) Vol-
dolricum fratres de Portis , & eorum fauto-
res . Et fuit impofitus per Fratrem Fulcherum
Epifcopum Concordienfem licentid Domini
Raymundi Patriarchse .
Qttando primo venit aqua in Curiam Patriar-
chalem , & a P ud Solarium .
ANno praedidlo die III. exeunte Augufto ,
fcilicet in nofte prascedenri ven.t pr.roo
aqua fontis Cividatenfis apud (/) Solanum ,
& in Curia Domini Patriarcha .
De Werra Iftria cum Venetis per Raymundum
Patriarcham , Comitem Goritta ,
Forojulienfes , & ahos .
ANno Domini MCCLXXXHI. in princi-
pio Martii incepit Dominus Raymur.dus
Patriarcha Aquilejenfis cum Domino Alberto
Comite , (g ) Tergeftinis, & Muglenfibus ,ro-
pugnare Juftinopolitanos & Venetos Werra ;
quia Veneti detinebant injufle Juftinopolirru,
& alias Terras Iftris & jura fpetStant.a acl
Ecclefiam Aquilejenfem . Et ex tunc fuerunt
claufi Portus Venetis per Dom.num Patr.ar-
cham in fuo diftritStu , & per Paduanos &
Trivifanos in fuis. Item eodem Anno , d.e_
XI intrante Junio in Civitate Auftna in ha-
latio Patriarchali in colloquio generah per
Dominum Patriarcham , Praslatos , L.beros ,
Minifteriales , & Comraun.tates Forc.juli. .
elec>. fuerunt viginti quatuor, v.del.cx-t lex
pro Clero, fex pro L.beris, fex pro M.n.fte-
rialibus, & fex proCommun.tat.bus, ut quid-
quid per eos traclaretur & mandaretur .uper
fUo ditts Werr* & Pacs, attendere.ur &
nhfervaretur : qui ordinaverunt die tunc cra-
ftuna , quod pto^ Werra facenda, fc defenfio-
n &l?onore P acbono ftatu Ecclefi- AquJ-
ienfis. & fautorL.m ejus , de quol.bet Manlo
Sr Tindiffctenter folvi deberent v.ginu
foTidi Veronenfes: quod poftea & ft.biluum
D fuit & folutum .
De Treguis.
QUse Werra concordata foit Anno Domi-
ni MCCLXXXV. & pronuntiaturo m
^ Cividato die XI. Mart.i, feu procla-
matum, quod omnes irent fecure Venet.as ,
& quo vellent .
De tranfmutatione Fratrum Minorum
in Cividatum.
K Nno Domini MCCLXXXIV. Indiaione
A. XII. die JovisXIII. intrante Januano in
5aavaEpiphani*, quidam Fratres M.nores
drca fex vel plures, Conventus Cividatenfis,
Zi(h) morabantur extra Cividatum in Do-
rlo & Curia Domini Vodolric. Cadubnn,
?r%ofitiSanai Petri de Carnea, quam eme-
lt) Idem Codex : Domini Rantolfi, D°minorum-
1 1 Mathiufii de Glemona, & Dom.noru m da-
Tricano fcripfiffe qaafdam literas in contra-
rium Domini Pairiarchs .
lc ) lnaluro Codice rnors RegisBobem,* refertur An-
K ' no Domini MCCLXXVIU. d.e Vener.s VI.
exeunte Augufto &c. raftrit
(d) Codex alter : diruerunt, & qui m ipfw Caltr.s
inventi funt , interfeeit .
{TVbT^dl^Codke: toO^^te P°« is •
(f Apud Domum Commu.i.s . lenfibut ,
ad habitaadum m Domo 8t Curia uo"»«
6ic.
u 9S > F R A G
nt ab eo Friorifla Sandrina & Sorores Saneli
Petri quondam de Poloneto , habitantes apud
Sandtum Pantaleonem : pro qua Dorao & Cu-
ria, 8c etiam non pauca pecunia per iplas
Sorores dictis Fratribus perfolvenda , eadem
Priorifla & Sorores emerunt pro fe ad habi-
tandum locum didtorum Fratrum , ubi ipfi
morab3nmr apud Sandtum Francifcum juxta
Cividatum, cumEcclefia, Clauftro , a»dificiis,
viridariis, & pertinentiis fuis integre in eo-
dem loco . Et hxc facla funt confenfu & au-
c~toritate Domini Raymundi Patriarchas .
Dc receptione babitus Santtte GartB, confecra-
tione & incluftone diclarum Sororum.
ANno Domini MCCLXXXIV. Indiftione
XII. die IV. intrante Junio in O&ava—
Pentecoftes , prasfentibus venerabilibus Fra-
tnbus, Dominis, Fratre Fulchero de Zucula
Epifcopo Concordienfe, Domino Vulvino de
Cividato Epifcopo Tergeftino ,
Epifcopo Petenenfi, 8c aliis quampluribus ,
Reverendus Pater & Dominus Raymundus ,
Dei gratia Patriarcha Aquilejenfis , dedit ha-
bitum Reguke Sanctse Clarse primo Prioriflse
Sandrinae , 8c aliis Sororibus olim de Polone-
to . Et confecravit eafdem , videlicet Priorif-
fam Sandrinam, Florem, Albam , Saldam_ ,
Reginam , Adaleitam , Catherinam, Agnetem,
Petris , Benevenutam, Hilicuzam flliam Gli-
rifini , Bernardinam; 8c eafdem primo inclu-
' Anno Domini MCCLXXXVIII. Die XIX.
Februarii Doreinus Raymundus Patriarcha_
inveitivit Magnificum virum Dominum May
nardura Ducem Carinthia: de Venzone ad re-
«ftura £c kgale Feudura Ecclefic Aquilejenfis.
De Trieejimo.
ANno MCCLXXXIX. Indicftione II. die_
XIV. intrante Martio, venit nobilis vir
Domiuus THbertus Coraes Goritia; de Carin-
thia Tncefimum, 8c cum magna multitudine
hominum equitum 8c peditum . In notfte ve-
ro tunc iublequenti combufta fuit tota Villa
Tricefimi cum Ecclefia & Curtina fibi adja-
cente, a gente Domini Comitis. Mane autem
ficto cum fua gente ivit versus Aquilejara- ,
& perrr.anfit in Villa Cirvignani ufque ad fe-
ilu;n Sandli Georgii. Gens cujus ivit deprse-
dando per Forum Julii femper, donec in_
Villa fupra di<fta permanfit.
De nudis fe verbcrantibus.
ANno praedicto MCCXC. die X. intrante_
Aprili quidam Cividatenfes , quafi decem
vel duodecim inceperunt primo fe verberare
apud Ecclefiam Sancti Pantaleonis clam . Et
paulo poft multi in Cividuo fe verberare_
coeperunt in notfte . Deinde cceperunt crefce-
re; & proeeflionaliter Verberantes' prasdicftt
iverunt Glemonam ad quamdam Indulgen-
tiara , 8c venerunt per Utinum Cividatum.. .
Deinde cceperunt fe verberare per totum Fo'
rum Julti . Mulieres vero in notfte fe verbe-
rabant .
Anno Domini MCCXCIX. menfe Maji
Communitas Civ idatenfis emit tres domos ,
quas erant prope Forum, 8c domum Martini
Longi pto ampliando; & ipfas domus dirue-
irunt eodem Anno .
M E N T A
A
De Eremitorio Sancli Stepbani
1200
B
D
ANno Domin. MCCXC. Alfubetta neptis
Domrai Lucardis fecit ibi fieri Eremito
num prius apud San&um Stephanum, i n q uo
lpfa mtravit, & fuit claufa per MagiftruV
Julium, Thefaurarium Cividatenfis Ecclefia:
in fefto Aflumtionis Santfta Maris., Anno
prslcripto .
De captione Terra Caprularum.
ANno Domini MCCXC. Indicftione III.
Die . . . . intrante Aprili in auroraCur-
fores manu potenti invaferunt & ceperunt
Terram & Civitatem Caprularum fubite , 8c
eam fpoliaverunt omnibus bonis ; & ceperunt
Poteftatem cum filiis fuis, & alios quamplu-
res homines. Et navibus, bonis Terrse prs-
diclae oneratis , totam Terram igne concre-
maverunt . Quibus peradtis moto navigio fuo,
cum multis lignis, qua? acceperunt in Terram
antedicftam , cum omnibus diem ve-
nerunt .
De tranfmutatione fefii beata Margarete.
A Nno Domini MCCXCI. Reverendos Pater
Dominus Raymundus, Dei gratia Aqui-
lejenfis Patriarcha tranfmutavit feftum Sancftas
Margareta?, quod erat in fefto Santfti Herma-
goroe, in Octava ipfius Sancli Hern
Et ita ordinavit per totum Forurn
lebrari .
De captione Acri.
:magors? .
Julii ce-
A Nno prsdiclo Saraceni manu potenti ce-
perunt Terram Acri, XVII. die inttante
Majo, & ipfam Terram.& alias vicinas , 8e
Caftra diruerunt , & ad terram proftrave-
runt.
Dc "Werra Ifiriee cum Venetis per Dominum
Raymundum Patriarcbam , Comitem
Goritue, Forojulienfes , & ^ios.
•
A Nno Domini MCCLXXXIX. Indiclione-
II. Venerabilis vir Dominus Raymundus
Dei gratia fan<ft£e Sedis Aquilejenfis Patriar-
cha , in fefto beati Marci Aquileja exivit
cum fua gente, 8c ivit versiis Montemfalco-
nem , causa eundi ad exercitum in Iftrian— .
Eo die venit ad eum Dominus Albertus Co-
mes Goritise cum fua gente, qui erat in Vil-
la Cirvignani ; necnon omnes de toto Foro
Julii ab oclodecim annis fupra, 8c a feptua-
ginta infra: 8c de Carnea, Cadubrio, Carin-
thia. In cujus fubGdium 8c juvamen mifit
etiam vir Dominus Meynardus Dux
Carinthias magnam multitudinem hominum-.
Omnibns vero congregatis apud locum pra:-
didlum, egregius vir Dominus Albertus Co-
mes Goriti» fupradiclus, de confenfu 8c vo-
luntate Domini Patriarchaj prajdicli fectt Mi-
lites Dominum Henricum de Prampergo , &
Dominum Nicolaum filium Baldachi de Civi-
dato , in campanea, qua? eft fub Caftro Su-
periori nominato. Quibus peraclis ordinat*
fuerunt acies equitum per fe, 8c pedituroper
fe ; nec non Reclores cujuslibet aciei . Hoc
fadlo computatse fuerunt acies; 8c Reftor five
Capitaneus cujuslibet aciei fuos computavtt
om-
IJOI
historijE forojuliensis:
omnes. Et reperti fuerunt in fumma in toto
exercitu quinque millia militum, & quinque
millia peditum . Et moto inde exercitu ive-
runt omnes versus Civitatem, quam Veneti
fecerant ante Tergeftum : ibi per multos dies
fteterunt . Et fa?pe cum baliftis nocebant (ibi
inter fe. Sed numquam in campum ad proe-
lium convenerunt ; & interdum faciebant
treuvam inter fe, fi poflent concordari . Et
noftri intrabant Terram Venetorum ; & ipfi
VeDeti in exercitu noftro, durantibus treuvis
veniebant. Hoc facto, una die Dominus Al-
bertus Comes Goritise, ignorante DominoPa-
triarcha, &.abfque voluntate ipfius, fepara-
tus fuit de di&o exercitu , & receflit. Et
tunc Dominus Patriarcha habito confilio fa- B
Sientnm receflit univerfaliter cum omnibus
e di&o exercitu die VI. intrante Majo . Quta
dicebatur , quod Dominus Comes vellet pro
dere exercitum 8c ipfum Dominum Patriar-
cham. Deinde celebratum fuit colloqu.um-
generale Cividati, XIII. die intrante Majo ,
ut Tergeftinis in alimoniis fubven.retur. Cu.
colloquio interfuit Dominus Comes Goritias,
Domini Epifcopi Tergeftinus , & Concordien
fis, nec non omnes Nobiles de totoForo Ju-
lii. In quo colloquio ftatutum & ordinatum
fuit, quod omnes de Civitatibus , Caftns , &
Bargis , & Villis a decem & o&o anms fil-
pra , & a feptuaginta infra , ire deberent ad
exercitum pra?libatum . Qui Dominus Patnar-
cha ivit versus Montem Falconem VHI. die
intrantejunio. Eodero veib die venit ad eum
Henricus filius Comitis Goritia? cum fua_
gente , & magna multitudo de toto Foroiu-
lio. Et moverunt exercitum causa eundiT°r
ceftum cum curribus & afinis multis , defe-
rentibus victualia. Et ita ipfis euntibus per
ftratam , quae vadit vershs Tergeftum , fac.e_
bant ftrepitum & rumorem ultra modum , ot
in nodte ignes copiofos per montes, quia_
frieus erat. Veneti , qui erant in Civitate ll
laf quse erat ante Tergeftum , cui lmpofue
rant nomen Romagna , audierunt rumorem_.
magnum, & ftrepitum a longe, quem exerci-
tus laciebat. T.muerunt timore magno , cre-
dendo , quod exercitus foret major quam-
fuerat ptius; & erat fatis minor. Omnes na-
vem intraverunt, qui potuerunt, & «>«"» ln
aqua fubmerfi fuerunt pra: nimia feft.natione
& fol.cirudine; quia nec pater fihum , nec
fillus patrem exfpeclabat . Et ita d.e VI. . .n
trante Junio fugerunt , dimiflis illic mulw
bonis, qua> omnia quafi TVrgeft.n. accepe-
runt, quia noftri multum diftabant, quando
illi fugerunt.
De pace inter Venetos & Forojulienfes.
A Nno Domini MCCXCI. Die XI. intrante
A Novembri in fefto beati Mar.ni, ptsco-
nizata fuit pax in Ovitate Auftria mter Do-
minum Patnarcham & Forojul.eofes ex parte
una, & Venetos ex altera, & per rotunx-
Forum lulii lub certis paclis & amcul.s, v.-
del.cet quia ipfi Veneti fine ahquo tenorc_
Stterent Caftrum de Mugla & Burguro- ,
& Caftrum Mut>non, & omnia alia Loca_ ,
oub occupavtrant, five ceperant p« U .ncep-
t.onem Werr* prard.a*. Al.a ve.o Loca^ ,
qus pr.us ceperant, deberent fer ; ^ nf.\e-
neti uique ad fententiam five diffin.no nenu
Domini Paps. Et omnes incarcerati ex utra-
Tom. XXIV.
itot
omnes Portu*
que parte d.mifli fuerunt , &
fuerunt aperti .
De obitu venerabilis viri Domini Fulcari.
ANno Domini MCCXCHI. Indi&ione VI.
venerabilis vir Dominus, Frater Fulca-
rus Concord>enfis Epifcopus obiit XIII.
die exeunte Aprili.
■
De elettione & confirmatione Domini Jacobi
quondam Ottonelli.
IN prafcripto AnnoDominus Jacobus quon-
dam Ottonelli CanonicusCividatenfis ele-
6lus fuit in Epifcopum Concordienfem com-
muniter per omnes Canonicos , prssterquam-.
per unuro , qui elegerat Dominuro B. Deca-
num Cividatenfem, qui poftea renunt.av.t fua?
electioni, & in ipfum Dom.nuro Jacobum-
confenfit IV. die exeunte Aprili. Qu. pottea
fuit confirmatus per Raymundum Patnarcham
in Utino.
De confecratione Domini Jacobi .
ANno prsdidto venerabilis vir Dominui
Jacobus quondam Ottonelli confecratus
fuit in Epilcopum & Paftorem Concor-
dienfem per Dominura Briflam Tergeftinum ,
die XII. exeunte Decembri, k.l.cet in V.gi-
lia Sanfti Thoma Apoftoli , m Aqu.lqenfi
Palatio. ltera eodem Anno m d.e Sandli
Thomse Apoftoli poft Miflam in Cap.tulo C-
vidatenfis Ecclefias data fuit m.h. Jul.ano
Prabenda ipf.us Domini Jacob. per Dominura
Odolricum de Ragonea, & per Capitulurru
prsedict* Cividatenfis Ecclefis. Et Manfiona-
ria mea prsdi&o die data fuit Johann. fratrt
meo Item ego Johannes celebravi pr.mo M.U
fam,' Nono d.e intrante Majo currente ^Do-
m.nica per C. Anno Dom.n, MCCXC.V.
ltem eodem Anno fa^a fu.t feneftra apud
Altare M.jus , XI. d.e exeuute Novembr. ,
& fuerunt faclae in Sando Donato, & fub
Confsflione in illis diebus ante, quatuor vel
qu.nque.
De vverra illorum de Caflello & de Zucula.
ANno praedifto , die X. intrante Novem-
bri Dominus Artuicus de Caftello cum
adiutoribus fuis , videlicet Domino Feder.co
de Varmo , Domino Simeone de Cucanea^ ,
item illis de Pulcinico , Domino Franc.fco
de Rivarotta , & forfan aliis , deprsdatus
fuit Doroinum Johannem de Zucula, occafio-
ne bonorum quondam Dom.n. Vualter. Per-
toldi de Spengimberch . Qu.a ipfe Dominus
Artuicus volebat medietatena propr.orurru
tara Caftellorum quam etiam fam.lia; , eo
quia uxor ipfius Domini Artu.c. tan.um fu.t
Domino Vuiltipertoldo , qua.uum d_itus Jo-
hannes de Zucula . V-isdqoe vice Dom.nus
lohannes de Zucula fufla fua congregat.one ,
lidelicet cum ommbus .11.3 de V.lhlta , d^
Prata , de R.funberch, de Prampercho, Do-
S ohanne , & Domino Vitel.no de Por-
tis , & al.is quamplunbus , cceperunt de-
prsdari ipfum Dominum Artuicum & fuos
^djutores pro pofle fimiliter , ln «djujonun.
verb ipfius Domini Johann.s mifcrunt lerge-
ftini bene ducentos pedites , qui venerunt m
Civ.datum , & iverunt Zuculata II. die .n-
,20? F R A G
trante Decembri . Et tunc die III. fubfe-
quenti , fcilicet in fefto Sinct* Lucia; , ipfi
pedites cum illis de Villalta , de Prata , de-
Prampercho , de Ribmhercho , & de . . . - .
cum filiis Domini Afquini de Varmo , unuf-
quifque cum toto poffe fiio , inrraverunt Vil
lam Fagedis . Dominus Odoricus de Cuca-
nea exivit eis obviam cum undecim : 8c mu-
nitionibus eis patefactis & referatis , intrave
runt una cum eo Villam praedictam , & ce-
perunt Dominos Thomafium Warnerum Ca-
nonicum Cividati de Cucanea , Artuicum fi-
lium Domini Federici de Varmo , filium-
Domini Francifci de Favul . . . , Vidotturru
de Fagedis , 8c alios . Et duxerunt eos ad
Spengtmberch , & eos illic in vinclis tenue-
runt , praeter Dominum Thomafum , qui di-
miflus fuit precibus Commnnis Cividatenfis ,
necnon bonis fecuritatibus factis fuper hoc ,
quod nullam partium adjuvaret in dictavver-
ra . Deinde cceperunt omnes comburere^
domos Maflariorum , vites roncare, Scetiam
homines capere , qui erant de parte, 8c face
re omnia mala . Venit autem in fubfi.flum-
Domini Arruici de Caffello Dominus Girar-
dus de Camtno cum magna raultitudine ho-
rninum equitum 5c pedttum , necnon Sc cur
ruum . Et obfedit Caftrum illorum de
Vil
M
A
E N T A
lalta , nomine Variant , VIII. intrante Apri
li , cum ommbjs tilis , qui erant de parte
Quod quidem Calfrum cum machinis 8c aliis
jedificiis expugnabant . Sed videntes intrin
feci , quod fe defendere non valebant , eis
ipfum Caltrum dederunt die III. (ubfequenti
tali pacto , quod ialvt 8c fani ire deberent
cum ommbus bonis , qua; acctpere voluerunt
de ipfo Caftro: quod ita factum fuif . Dein
de die craftina Dominus Detalmus de Villal
ra , tiroens , ne ipfum Caftrum diruerent, 8c
ne fub VilLlta venirent ad cremandum 8c
deftruendum , venit ad loqueudum Domino
Girnrdo de Camino . Et dixit, quia volebat
traclare de concordia & pace , fi poffet . Et
ita filuerunt partes , & fecerunt treuvas . Et
finaltter concordes fuerunt hoc modo in Vi
gilia Sandti Georgii . Quia Caftrum Variani
reftttutum fuit tllis de Villalta . Et illi , qui
fuerunt capti Fagedts , dimifli fuerunt ; hoc
pacto etiam habito inter eos" , videlicet , quia
Dominus Artuicus de Caftello elegit duos
fuos amicos , Dominos Leonardum de Bra-
Zacho ,, 8c Francifcum de Rivarotta ; 8c Do
minus Johannes de Z>j<.hula elegit Dominum
Henncum de Prampcrgo , 8c Dominum.
Guontium de Cividato pro fuis amicis . Qji
ifti quatuor deberent videre jura utriufque_
parrts ufque ad feftum Sancti Petri . Et fi
eos concordare non poflent , deberent ipfi
quatuor el.gere unum quinrum . Et fi non-
poffent de quinto amico eligendo efle con.
cordes , tunc illi de Z lchula deberent face-
re reftitui Caftrum de Variano illis de Ca
flelio : 8c illi de Caftello deberent illos , qui
fuerant capti Fsgedis , fimiliter ficere redire
ad Spilimbeich , ut prius fuerunt incarcera-
ti . Et hoc fub pceni LX. Marcharum dc_
'bono propiio ad ufum Curia; , dividenda
parti , quae prasdidta obfervaret , fi concordes
cffe non poffent , ut dictum eft . Et de at-
( i ) Hac adduntur in altero MSto Codice : Eodem An-
no creatus fuit Bonifacius Papa , cui prophe-
tatUGl fuit per 1'apani Caeleftinum , quod re-
gtiaret ut lco, imraret ut vulpis ,moreretur
B
D
tendendis 8c obfervandts omnibus fupradiiftis
factse fuerunt bonaa fecuritates per ipf as par-
res, una alii , 8c Inftiumenta . Et facts f ue .
runt Treuvas inter eos ufque ad feftum Puri-
ficationis Sancta: Mana; , fub pcena mille
Msrcharum . Et omnia ha;c fadta fuerunt
fuper ripa Corinari , prasfente Domino Ray.
mundo Patriarcha , 8c Dcmino Girardo de
Camino , 8c aliis pluribus Nobilibus .
De cajfatione Canonicorum eleftorum Cividati .
ANfno MCCXCVI. Indicti one IX. venera.
bilis Pater 8c Dominus Raymundus Pa.
triarcha , X. die intrante Januarto , in Pala-
tio Aquilejenfi , caffavit onines eledtos 8t re-
ceptos in Canonicos Cividatenfis Ecclefue ,
qui non erant confirmati per Curiam Rotna-
nam , vel per ipfum Patriarcham.
De eletlione , coronatione , renuntiationt
olim Fratris Petri in Papam Caele-
flinum V. elefii.
\ Nno Domini MCCXCIV.Indi6tione VII.
LX Frater Petrus de Murone eledtus fuitiu
Papam CceleftinumV. die XII. intrante Julio,
Cardinalibus exfiftentibus apud PerufiurtL. .
Et coronatus apud Aquilam Civitatem terra
Abrutii , VIII. die inrrante Septembri . Qui
Papa eodem Anno,. die XII. intrante Decem-
bri renuntiavit Papatui in manibus Cardina-
lium Neapoli .
De elettione Bonifacii.
(i) . .
...
De fojfata Burgi Sanfli Petri.
A Nno Domini MCCXCVII. die X, exeun-
te Januario fuit incceptus foffatus Burgi
Sancti Petri fodere . Anno pra?dicto Henri-
cus fiiius Domini Alberti Comitis Goritia
diffldavit Reverendum Patrem Dominunu
Raymundum Patriarcham Aquilejenfem die
Xtll. intrante Januario , cum effet Aquilej*
Patriarcha pradiclus . Et feccrunt uterque
inter fe magnum daranum.
De Militia Domini Henrici Comitis Goriti*,
aliorum .
K Nno prasfato , priraa die Decembris, Re-
1X1 verendus Dominus Raymundus Aqutle-
jenfis Patriarcha fecit Milites Dominum Hen-
ricum filium Domini Alberti Comitis Gori-
c\x , cum quibufdara fuis Theutonicis , oC
enam Dominum Thomafium de Cucanea^ ,
Dominum Henricum de Budrio , 8c Domi-
num Conftantinum de Utino , in loco , qui
dicitur Pradatimis , prope ViHam Padrem
fupra Utinum .
De
ut canis. Quod totumverum fuit, quia ipft
Papa Bonifacius iutravit utvulpis , regnavn
ut leo , 8c mortuus eft ut caius .
historije forojuliensis:
De reprafentatione Ludi Chrifii.
A Nno Domini MCCXCVIII. die VIII. exeun-
te Majo , videlicet in die Pentecoftes &
in aliis duobus fequentibus diebus facta fuit
repraefentatio Ludi Chrifti , videlicet Paflio
nis , Refurrectronis , Afcenfionis , Adventus
San6h Spirirus , & Adventus Chrifti ad Judi
cium , in Curia Domtni Patriarchae Auftrias
Civitatis honorifice & laudabiliter per Cle
rum .
De vverra Venetorum &
ANno praediclo , die VI. intrante Septem-
bri , Veneti fuerunt devicti in prcelio
fuper mare per Genuenfes . In quo quidem-
proelio fuerunt interfecti ex utraque parte_
quamplurimi , fed ex Venetis fatis plures
Et flnaliter Veneti fuccubuerunt in proelio ,
& capti fuerunt ex ipfis Venetis quamplu-
rimi .
De captione Cafiri Tulmini.
ANno Domini MCCXCVIII. dieX. exeun
te Januario , captum fuit Caftrum Tul
mini per gentem Domini Coroitis Gori
cias in aurora diei .
De morte Raymundi Patriarcha.
EOdem Anno , die VII. exeunte Februario
in Caftro Utini Raymundus Patriarcha_
Aquilejenfis obiit in Domino . Qui vixit in_
Patriarchatu annos XXV. unum menfem, (k)
& duodecim dies . Qui quidem deportatus
fuit Aquilejaro , & fepultus in Capelh per
ipfum facTra versus meridiem in Ecckfia Ma
jori Aquilejss .
De eleflione Domini Conradi Dueis Polonie
in Patriareham.
ITern eodem Anno , die V. intrante Mar-
tio , ele&us fuit in Patriarcham Aquilejse
Dominus Conradus Dux Polonis , unammi-
ter & concorditer per Capitulum Aquikjas .
De Domino Henrico de Goricia eleElo per Cap-
tulum , & de vverra fua.
ITem eodem Anno, XIII. die exeunte Mar-
tio , in prato Campiformii receptus fiirt
Dominus Henricus Comes Goricia: in Capi-
taneum Forijulii . Qui Dominus Comes in_
menfe Julii congregavit exercitum copiolura .
In cujus auxilium venerunt Dominus Girar-
dus de Camino cum magna gente , & Domi-
nus Comes Oymg cum magna gente , &
etiaro quafi omnes Caftellani , qui venerunt
cum omnibus fuis in Villa de Bafaldella^ ,
qux eft prope Utinum , credentes pofle habe
re Utinum . Et cum ibi ftetiffent per al.quos
dies , & aqua fuiflet eis accepta , receflerunt
inde , & lverunt Ruzolium apud Savorgna-
num • Et omnia ifta fecerunt , quia Com
munitates eumdem Dominum Comitem non_
finebant Cividatum intrare . Fmahter ficta-
fuit compofitio & Pax in Vigiha Aflumtioms
per Communitates & Dorainum Jjh.nnem-
Philippi , qui erat Vicarius Domini Petri Pa-
triarcha; . Qpi Patriarcha nondum venerat ,
quod deberet eidem Comiti certam pecuniae
quantitatem dare , & ipfe deberet defiftere_
ab inceptis . Qui Dominus Comes & fui ,
cum quibus faventibus fibi inde recefferat ,
antequam hsec eflent pacificata , damnum fe-
cerat non parvum , deprxdando , capiendo
homines , & etiam mulieres vetulas , & par-
vos pueros fpoliando ; & qiiod eft abfonumu,
dicere, omnes Ecclefias rumpentes, quidquid
ibi inveniebant , inhumaniter deportaotes .
Eodem quoque Anno , die VIII. intrant__
Aprili in Aquileja Dominus Gilo Archidia-
conus Aquilejas , fadlus fuit & receptus Vi-
cedominus per Capitulum Aquileja; , & pec
Dominum Henricum Comitem Goricia? , &
per omnes Forojulienfes , hoc padto & con-
ditione , quod ipfe Vicedominus non deberet
dare alicui Caftellano aliquod Caftrum . . • .
Aquilejaj in guarda , ncc aliquam Ga-
ftaldiam .
De Domino Petro Patriarcha.
ITem eodem Anno venit venerabilis Domi-
nus Petrus Patriarcha in Foruro-Julii circa
feftum Sancli Michaelis . In Cividatum verri
venit in fefto beati Lucae Evangelifta? . Qui
confirmatus & confecratus fuit per Papam
Bonifacium VIII. Anno pradi&o in fefto Na-
tivitatis Sanc>i Johannis Baptifts .
De fulgure.
ITem eodem Anno in fefto Saniti Johannis
Baptiftas in aurora diei fulgur percuflit in
Turri Majoris Ecclefia: Cividatenfis , & pro-
jecit ad terram Crucem cuni Gallo & cum
lapidibus tenentibus eam Crucem , qui rupe-
runt teotum Ecclefia? Sanfti Johannis . Ve-
hementer ex tunc in ictu oculi ipfum fulgur
intravit Ecclefiam , & interfecit JacobumSub-
diaconum filium Pifii de Ultraponte , qui
erat Monachus , ante Altare Sancti Paulini
D in Choro ; & de Stellis , qua: funt fuper Al-
tare majus , projecit ad terram ultra duode-
cim , & manuceria , quse funt circa Altare .
Et in Sacriftia defcendit , & rupit aliquantu-
lum de muro Sacriftia; , ubi cuftoditur vinum
& cera ; & de Scalis , unde illic defcendi-
tur . Et etiam fuit in CapelU San&i Lau-
rentii , ubi fimiliter rupit de rauro & Altare,
& feneftram vitream , qua: eft poft lpfum
Altare , 8c de cima majori , & etiam de Cho-
ro versus Curiam Patnarchaj . Et fcienduin
eft quod plures de Dominis occidiffet , fed
in Choro non erant , quia in fero dixerant
Matutinas .
De vverra inter DominumPetrumPatriarcham
Dominum Girardum de Camino.
ANno Doraini MCCC. in menfe Junii ,
Dominus Nicolas nepos Domini Petri
Patriarchse dedit Domino Girardo de Camino
locuro Sacili : & in continenti receflit idem
Dominus Nicola ad Terram fuara , & Domi-
nus Girardus tenuit ipfura locum , eo quod
dicebatur , Dominum Petrum Patnarcham
velle dare eumdem locum Domino G.rardo
de Caftellis inimico mortali Domim Girardi
de
H07 F R A G
de Camino . Propter quod orta eft vverra_,
inter Dominum Patriarcham , faventibus ei-
dem Cornmunitatibus & paucis Caftellanis ex
parte una , & Dominum Girardum de Camj-
no , & Comitem Goriciae , quafi cum omni-
bus Caftellanis , ex altera ; in tanturo quod
deftruxerunt toiam terram Forijulii , & Vil-
las combuflerunt . Et in Vigilia Aflumtionis
San&ae Marise , pofitis infidiis aol\rx parti
per eumdem Dominum Girardum ultra flu-
vium Livenza; , noftri fuccubuerunt , & mor-
tui fuerunt ibidem quamplures & capti . In-
ter quos mortuus fuit Pietricus de Rubifco ,
& Branca de Cividato , & in aqua mortuus
fuit filius Domini Nicolai de Budrio , & alii
quamplures, quorum numerus nefcitur . Pax
vero reformata fuit & prseconizata eodem
Anno , quarto die ante feftum Sancti Mar-
tini .
De adventu Domini Meinardi Comitis
de Ortumburch in Cividatum .
EOdem Anno Dominus Meinardus de Or-
tumburch , qui fadtus fuerat Capitaneus
ganeralis per Dominum lecrum Patriarcham,
vemt in Forura Julii , videlicet in Civida-
tum , in fubfidium Domini Patriarchaj &
Aquilejenfis Ecclefia? contra Dominum Girar-
dum de Camino , & Comitem Goricise , &
quafi contra omnes Caftellanos Forijulii, X.
die , intrante Septembri. Qui obfedit Vil-
laltam in fefto SancTi Matthsei Apoftoli , &
fecit eis magnum damnum .
De morte venerabilis Domini Petri
Patriarcha .
ANioDomini MCCCI. IndicTione XIV. die
X. exeunte Februario, venerabilis Pater
Dominus Petrus Aqu.ltjenfis Patriarcha obiit
in Caltio Utinenfi, & fepultus fuit ibidem in
Capella SancTas Mana; .
De Indulgentia Roma conaffa per Papam
Bonifacium .
ANno Domini MCCC. fancTiflimus Papa_
Bonifacius VIU. qui dertruxit illos de_
Columna totaiiter, & Civitates illorum &
Caftra deitrui fecit , conceffit & dedit omni-
bus poe.iitentibus & confeffis, qui limina San
cTorum Apoltolorum vifnabunt a ferto noftri
Domini , currente MCCC. ufque ad ununu
annum, 8c qui Itabunt Roma» continuis quin
decim diebus , vifitando fingulis diebus loca
fancTa , Indulgentiam omnium peccatorum_, ,
excepto peccato Ufurs ; ad quam lndulgen-
tiam fuic Populus fine numero .
De eleclione Domini Pagani , & Domini
Ottonis , & de vverra .
ANno Domini MCCCI. mortuo Domino
Petro Patriarcha , Capitulum Aquilejce
convenerunt de ekcTione facienda in felto
beati Matthasi Aportoli. Et elegerunt in Pa-
triarcham omnes Canonici Dominum Paga-
num de la Turre , nepotem quondam Domi-
ni Raymundi Patriarchs , Decanum Aqui-
leja?; exceptis Domino Jacobo Epifcopo Con-
cordienfi, & Gellono de Villalta Archidiaco-
no Aquilejae, & Odolrico de Glemona Aqui-
lejeafi Canonico, qui poltulaverunt Dotninum
M E N T A m8
A Ottonem de Ortumburg , Prsepofitum .
.... Qua elecTione & poftulatione celebrata
tunc uaanimiter elegerunt Dommum Vido-
nem de Villalta Canonicum Aquilejenfem"
Vicedominum generalem . Qu. V.cedominus
cum vellet Galtald.as dare , ficut erat confue-
tudo , Communitates C.vidatenfis, Utinenfis
& quidam alii , nolentes fibi dimittere qu ja
dicebant fe emifle a Domino Petro Patriarcha
dicTas Gaftaldias , & fibi folviffe pro ipfi s :
orta ell vverra inter Communitates ex partej
; una , & Vicedominum cum Caftellanis ex al-
| tera ; qua de caufla combufferunt Villas &
deprsedati fuerunt orania , ubicumque p' 0 te-
jrant reperire. Deinde elevatus fuit Capita-
B ; neus Dominus Henricus Comes Goricis per
jCapitulum Aquilejse & Caftellanos , die V.
iintrante Julio, eodem Anno. Item XIII. die
intrante Junio, Cividatenfes cum gente Comitis
de Ortumburch intraverunt Villam de Fage-
dis , & ipfam combuflerunt , omnia inde^
auferentes , & totam Villam roncaverunt .
Item VI. die fequenti venerunt Utinum cunu
Theutonicis ad Villaltam t gj
ibi ceperunt multos homines , & depradati
fuerunt totam Villatam cum Curtina ejufdem
VilUe. Et ex tunc tota terra Forijulii tara ex
parte una , quam ex altera fuit devaftata to-
talirer . Quss vverra & difcordia in lefto
Exaltationis SancTa» Crucis , tracTatu Domini
Mainardi , filii Domini Alberti ComitiS Gori-
ciae fuit pacificata , & facTa; fuerunt Treuvse
eodem die ufque ad feftura Circumcifionis
Domini futurum .
De grandi terramotu .
ANno MCCCI. die XI. intrante Junio, die
Dominico in aurora diei fuit magnus
terrssmotus , & circa Nonam femel, & poft
Vefperas, ter eodem die, & in fequenti no-
cTe poft mediam nocTem femel .
De grandi tempefiate . <
"COdem Anno in Vigilia Sancli Vodolrici
J— * fuir in Cividato & extra Cividatum tem-
peftas tam magna , quod quafi deftruxit om-
nia circa Civitatem . Et fuit grofla , ficut
ova .
De adventu Domini Ottoboni Patriarcha.
ANno Domini MCCCII. penultimo die^
menfis Martii , fandtiflimus Papa Boni-
facius VIII . contulit Patriarchatum Aquileja;
Domino Ottobono tunc Epilcopo Paduano ,
& Epifcop.uum Paduanum Domino Pagano
Dscano Aquilejenfi , eletfto in Pacriarchani- ,
exfiitenti in Curia Romana fuper qua;ftione_
ipfius Patriarchatus . Qui Dominus Ottobo-
nus venit in Forum Julium , videlicet Uci-
num , X. die exeunte Augufto , in Civitatem
vero die VI. exeunte Augufto.
De Turri & fcalis lapideis adificatis
per Patriarcham in Cividato .
ANno Domini MCCCIII. venerabilis Pater
& Dominus Octobonus, Dei gratia AqtH-
lejenfis Patriarcha fecit sedificari & con-
jlTrui in Auftria Civitate Turrim cum fcahs
I lapideis versus Ecclefiam ; & incepit m-
| Majo , & perfecit ipfum opus in Augufto ,
Anno prsediclo . De
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historijE forojuliensis;
A
De igne- in Cividato .
Nacivitatis
ibi magnse
EOdem Anno , ( J> die XIL inmnte Ju-
nio, circa mediam no&em, exivit ignis
de domo Boni prope Portam Pontis Auftrias
Civitatis , de intus versus Orientet» , in qua
morabatur quidam Tufcus » namine Augufti-
nus ; & combuflit omnes domos Doroini
Bernardi Deeani , & domos Domini Hencici
de Praropercho curo Turrt » qu» fuerunt
Domini Gerardt Militis * & illorum de Or-
zono , & omnes domos ab utraque parte_
Tise ufque ad viam , qua itur Pufternulam ,
five ad iMolendinum , & eundo versus Fra
tres Mtnores, omnes domos ab utraque parte
viarum . Combtiflit & domos Domini Abba
tis Rofacenfis , & doraos Fratrum Minoiura,
cum domibus Curise fitse prope dictas domos
Fratrum , quse dicebatur Curia Dou»ini Ab-
badotti .
De morte Mujfati^
ANno Domini MCCCIV. Muffatus de Ci
vitate , Capitaneus , five Gaftaldio Mon-
tis Falcoais, nomine & vice Domini Pa-
triarchse Ottoboni , fuit interfeelus per Do-
minum Rodulfum de Druvino apud Montem
falconem , ipfo Muflato veniente cum acci
pitre die IV Septembris ; & die V. ej.nfdem
menfis portatus fuit Cividatum , & fepultus
apud Fratres Prsedicatores . Qjiia <P<e Domi-
dus Rodulphus inimicabatur eidem Muffato
eum quibufdam aliis ad mortem .
De reprafentatione Taffionis Chrifli ,
& Ludi Dei , ut ita dicam.
EOdem Anno facSla fuit per Cterum\ five_
per Capitulum Cividatenfe reprselenta-
tio , five {i£tx fuerunt reprsefenrat.ones in-
frafcriptse , in primis de creatione pnmorum
Parentum : deinde de Annuntiatione Beataj
Virginis , de Partu , & aliis mulc.s , & d<L.
Paffione , & Refurreftione , Afcenfione ; 8c
Adventu Sp.ritus Sandh ; & de A.H.chr.fto ,
& alns • 8t demum de Adventu Chnlti ad
Jud.ctura . Et pra-difta fa&a fuerunt folero-
niter in Curia Dom.ni Patriarch* m fefto
Pentecoftes cum aliis duobus fequent.bus ,
prafente Reverendo Domino Ottobono Pa-
triarcha Aquilej* , Domino Jacobo quondam
Domini Ouonelli de Civ.dato, Epifcopo Con-
cord.enfi , & aliis multis Nob.l.bus de C.vi-
ratibus ck Caftr.s Forojulii, d.e XV. exeunte
Majo .
De morte lllnflris Domini Alherti
Comitis Goritia .
Odem Anno Nobilis Dominus Albertus
Comes Goritise obiit m Lonizo , « te-
pultus fuit Rofaciis. in Vigilia
SancStse Marise ; & facSte fuerunt .
oblationes in die fuse lepulturse. Dati fuerunc
quadraginta Denarii Aquilejenfet unicuiquc— >
Sacerdoti .
i . . . ,
De creatione duarum Trabendarum per Domi*
num Bernardum Decanum Cividatenfem .
ANno prsediclo- venerabilis Domtnus Ber.'
nardus Decanus Ecclefiaj Cividati fecir ,
& de novo cteavit Presbyteros Aynzium de
& Andream filium Dominae Benve-
nutse , die VHL intrante Otftobri , fuos Prae-
bendarios in majori Ecclefia Ctvidati . Qpi-
B bus dedit certos reditus & proventus . Et eo-
' dera Anno fatSta fuit fibi gratia in Capitulum
Cividati per Capitulum , quod eifdem Presby-
teris & ftiis fucceflbnbus non ponerent ali-
quas ColiecSas, tali quidem conditione & pa-
clo , quod prsedidti Prsebendarii fingulis die-
bus dicere teneantur ,. unus ad majus. Altare
fummo mane , & atter difta.' Mifsa majori in.
Sanfto Johanne Riptifti , certas & determi-
natas M.ffas , ut in ipfius ordinatione plenius
continetur ; & quod tpfi teneantur continua
intetefle Canonicis OfficiLs ..
E
Dt Nive grandi^
ANno (w). fuprafcripto in fefto Beati Blafii
incepit ningere in Cividato . Et fuit illa
nix tam magna, quod non fuit homo.qui di-
x.ffet , umquam vidiffe iD Forojulii tta raa-
gnam. (n) Et fecit damnum valde grande de
arboribus, & fpecialiter pomiferis . Et diruiC
plures domos , & fpeciatiter in Tulmino de-
ftruxit Villas & domos quamplures , ubt lunt
mortui homines & beftise fatis multa; . Quas
nix duravit bene quindecim diebus ta Apnlu
De caftione Speymbertb .
ANno Domini MCCCV. die ultimo runit >
nobilis vir Doroinus Rizardus filius Do-
mini G.rard. de Camino obfedjt cum magna
multitudine equitura & peditum Caftrum &
locum de Speymbercfi . ln cujus fubfid.um &
iuvamen Dominus Marchio Ferrarienfis mific
eentem fuam, & infuper .lluftris vir Dommus.
Henricus Comes Goritise , cognatus dich Do-
mini Rizatdi perfonaliter venit cum magna^
gente bene parata : & noblis vir Dom.nus
Mainardus Comes de Onumbcrch ven.t et.am
perfonaliter ad ditStam obfidionem , qut erac
fim.liter cognatus ipfius Domini R.zard. .Dus
Carinthise mific etiam gentem fuam . f- oroju-
lienfes quafi omncs venerunt .n (ubfid.um tp-
fius Domini Rizardi . Omn.bus ib.dem con-
gregatis inceperunt machinis % bal.ft.s , , al.if.
E ISue sedificits expugnare locura .pfum: (O »
ets incontinenti acceperunt aquara»& .ta ob-
tl \ Ou* de boc inceniio narmntar Anno MCCCUI.
( } iualero MSto Codice referuntur Anno lequent.
(1B ) Xc^Mur in altero Coiice MSto , Anno
fubilquenti MCCCV. .
fu t d n ve ipfi in Clauftro ma^ori. Eccle-
toClvidatenfii unum magnura Caftrum
uno koaedefuper: 8c ignis norus i**™™
irtSabbato Sanfto fuper difta n.ve ; qus n.x
iuravit bene quindecim diebus in Apriti .
, \ AlZ CoieT circa quem locum ipfe DotniniH
(0) R,Wu? cum geme prxdiaa iletit qu.nde-
dm fepiimani.,6c ipfum habere non potuir,
& auia «n ipfo loco erant quampluw» Nobi-
Us q & boniVgiitri. Interquos Magto
erat Magi»« Gerardinu. , qut erat optUM
Maeifter . Qui ^ iagacitate combuffit Tur-
rim lignarUn, , quam extrinfec. fc«rant.
Fi^ruutque in diSo exercuu, ut diccbatur,
5Sc?ut iSua hominum . Quem qu.dem
locum &c.
Hti F R A G
federunt , quod inde nullus exire poterat .
Quem quidem locum certis paclii , poftmo
dum minime obfervatis , ut dicebatur, eidero
Domino Rizardo fponte dederunt die VI. Au-
gufti .
De vverra inter Dominum Rizardum ,
Patriarcbam Aquilejenfem .
EOdem Anno Reverendus Patriarcha Otto-
bonus exivit Utinum die VI. exeunte_
Septembri , cum gente fua, & gente Domini
Ducis Carinthiae . Qui Dux Carin-
thiae pepigit foedus certis paclis habitis cum
Domino Patriarcha , videlicet quia Patriarcha
conceflit Duci loca fua , quae funt in Carin-
thia; & ipfe Dux promifit juvare Dominum
Patriarcham & Aquilejenfem Ecclefiam pro
poffe fuo . Qui Dominus Patriarcha ivit ad
Sanclum Vitum , & etiam Cividatenfes , &
Utinenles , & pauci Caftellani venerunt ibi .
Et prsedi&o die, fcilicet VI. exeunte Septem-
bri , religiofi viri Fratres Albertus Vicarius
Domini , 8c Auguftinus , ScEnoch ejus focius,
& nobilis vir Dominus Zanottus Miles & fa-
miliaris Domini , cum filio fuo, venerunt Sa
cilum , volentes Dominum Rizardum de Ca-
mino ex parteDomini rogare, quod Sacilum,
& Canipam , 8c alia loca Ecclefise Aquilejenfi
reddere deberet ; qui reddere recufavit , &
praediclos Fratres , 8c Dominum Zanottum-
cum filio ambaffatores Domini fuper pra;di-
«Stis cepit, 8c eos incarceravit . Dominus vero
Patriarcha ftabar ad Sanctum Vitum , Sc gens
fua 8c Ducis aliquando ante Valvefon , ali-
quando ance Speymberch : 8c contra inimicos
diebus fingulis equitabant , tam amicis qukro
inimicis nocendo; 8c in Miduna Dominus Pa
triarcha faciebat fieri Pontem , unde pollet ul
tra flumen Livenzse tranfire . Ex alia parte_
fluminis erat gens Domini Rizardi, cum sedi
ficiis fuisbene munita,& non permifit diclum
Patriarcham complere Pontem , nec in aquam
ponere . Deinde fadte fuerunt Treuvje inter
Dominum Patriarcham 8c Dominum Rizar
dum ulque ad feftum Sandti Georgii ; cc in__
Vigdia Omnium Suncloru-.n Dominus Patriar
cha rediit Utinum cura gente fua .
De vvcrrc. intcr Cividatenfcs , ^ Dominum
Jvbannem de Teyzano.
ANno Domini MCCCV. die Luna; XI. in-
trante Oclobn veniens Dominus Paulus
Capitaneus Tulmini de Tulmino, combufiit
Maffariorum dorr.os Domini Johannis de Tey-
zano, qui erat contra Dominum Patriarcham,
& etiam combuffit domum Camotii , quae eft
prope Pontem Alcidce fuper ripam Nttiffas
Ob hoc Dominus Johannes motus , cepit Leo
nardum filium Everardi de Cividato, &
quemdam Cilcificem de Porta Breffana , &
duos alios fub Teyzano: & accepit boves &
armenta 8c caftratos bene in magna quantita-
te Macellatorum de Cividato; quse erant in_
Siniruvella in pafcuis ipfo die . Cnidatenfes
ftatim miferunt Nuntios ipfi Domino Johan
ni, quod relaxaret homines, 8c animilia red
deret . Qui cum reddere noller, eodem die_
& etiam die fequenti Cividatenfes combuffe
runc & roncaveru. t ipfum Dominum Johan
nem ulque ad muros Caftn.
M
A
E N T A
lUi
B
D
De captione Domini Odolrici de Caflello.
EOdem Anno, die IV. intrante Decembri
Dommus Valterus Pertoldus fili us Do-
mini Johannis de Zucula, pofitis infidiis ce-
pit Dominum Odolricum deCaftello in Stra-
ta alta , veniendo ipfo Domino Odolrico de
Trivifio. Ec capti fuerunt cum eo nifi duo
ex fuis . Ec duxit eos ad True , & i n fequen.
ti die duxit omnes ad Zucularo. Cepit vem
eum, quod fui causd dicebat, fe perdidi(Ie_
locum fuumde Speymberch . Et fibi dicebat:
Fac, mibi locum meum refiitui, ego dimiu
tam te.
De captiove Cafiri de Budrio.
ANno Domini MCCCVI. Doroinus Nico-
laus filius Domini Henrici quondam de
Budrio die XI. Jovis, intrante Februa-
rio, cum gente Domini Henrici Comitis Go-
ritise , ceperunt locura , five Turrim, & par-
tem Caftri Dominorum Vodolrici & ftatrum
de Budrio, ejeclis Dominabus. Eodem die_
deprasdati funt Villas circumjacentes , & fic
munierunt eumdem locum. Die VIII. tunc
(equenti gens Domini Patriarchae cum Uti-
nenfibus 8c Cividatenfibus combufferunt Vil-
lam de Budrio, 5c roncaverunt eos ufque ad
muros Caftri . Et his faftis eodem die recef-
ferunt.
De Vtlla de Trivignano.
ITem die VIII. cxeunte Februario , prae-
fcripto Anno, Dominus Nicolaus de Bu-
drio antedic~tus cum gente Domini Comi-
tis, 8c ibidem prsefentibus Domino Rodulpho
de Dimino, Teuzone de Villalta , Sc aliis
multis, non cafu fed ftudiofe 8c voluntarie_
combufferunt Ecclefiam Sandti Theodori de_
Trivignano, ignem cum lanceis per feneftras
ponentes. In qua Ecclefia combufferunt ultra
quinquaginta inter mulieres 8c pueros , 8c
reperti fuerunt pueri parvi quamplures fuper
Altare combufti . Cetera vero, videlicet Cor-
pus Domini, Crifma, 8c Oleum Sanctum,8c
alia ornamenta Ecclefis , qua; lbi fuerunt
combufta , quis rtferat nifi cum dolore 8c
gemitu? Ec in fefto beati Mathis, tur.c pro-
xime feqtienti, videlicet die V. exeunte Fe-
bruario, Dominus Htnricus Comes Goritias,
Sc alii quamplures ex Caftellanis iverunt per-
fonaliter Trivignanum, 8c combufferunt Tur-
rim Ecclefia; . Et unus puer , qui erat ir_
Turri, non valens defcendere, projecit fe_
per feneftras five cancellos Turris, 8c ita_
pr-didlis Dominis videntibus, diffolutis mem-
bris 8c fcparatis obiit , 8c duo aiii horcines
mibi fimiliter fe projecerunt. Poftea combuf-
ferunt totam Villam.
De Orfaria & Vrxmariaco .
Tem prasdiclo Anno combufferunt Villarrt
Orfarias, 8c Vllam Premariaci, 8c duxe-
runt fccum multos captos ex rufticis Budrium
die VI. exeunte Februario. Item XIII. die_
mtrante Martio venit gens Domini Comitis
ipud Utinum, qu.:fi juxta Portas , 8c Dotm-
nus Paulus Bajani, qui erac Utini, currens
poft iplos ufque ad Prsdemanuro , 8c Domi-
nus Cafmannus de Utino cum Utinenfibiis ,
8c
I
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B
rii 3 HISTORIjB FOR
8c cum multis peditibus . Et pofitis infldiis I A
apud praedxStam VilUm Praedemani ceperunt
«num ex equitibus Domini Pauli , 8c ex pe
ditibus circa cctoginta quatuor ; & mortu
fuerunt circa quatuor vel fex . Et fic ipfis
proeliantibus ibi , vix Dominus Paulus evafit ,
8c etiam fuerunt quamplures vuluerati, & ita
terga verterunc .
De combufiione Ville Galani.
]Tem V. die intrante Martio in Vigilia_ |
Sanfti Helari , Comes Henricus cum futs I
fequacibus intravit Villam Galani circa Ter
tiam, & venerunt in campum, qui eft in ca-
pite Campi, ubi haftiluditur. Refiduus exer
citus difperfus per Villam tam equitum quam
peditum comhufferunt breviter totam Villam |
& Ca & roncaverunt majorem partem
Villa ufque ad Burgum.
De adventa illius de Ovifiayn y & captione
Budrii »
ITem Anno prajdidto, die XI. Aprilis, no
bilis vir Dominus Conradus de Oviftayn-
venit in Utinum in auxilium Domini Ottobo
ni Patriarchas, cum magna gente equitum-. .
Qui Dominus Conradus erat Capitaneus-Du
cum Carinthise, & de ipforum voluntate &
confenfu venit in Forum Julii die prasfcr.pto,
videlicet die Lunas . Et XiV. die Aprilis, dif
lovis, Reverendus Dominus Patriarcha una.
cum illo de Oviftayn. 8c Communitatibus, 5?
paucis Caftellanis fidelibus obfedit Budrium;
& tert.a die fcilcet Sabbati, tunc fequenti
fummo mane expugnaverunt ipfum Caftrum,
& ante Tertiam ipfum ceperunt , nullo , De-
gratias, ex noftris ibi mortuo. Ec ceperun
Dominum Nicolaum 8c Fratres, 8c multosex
eente Domini Comitis . Et fuerunt capti bene
centum triginta & plures. Et dudti fuerunt
Utinum . Deinde Dominus Patriarcha dedu
illi de Oviftayn ex Theutonicis quofdam , 8r
fecit duci in Carinthiam; illos de Budrio cum
quibuldam Thrutonicis , 8c Lupo peflimo ne
pote Domini Aiquini fecit recludi m Turn
G-lemonse; alii quamplures Utini remanferunt
Lt prselcripto die Sabbati ttatim capto Cattro
ipfum combufferunt , 8c roiflo pro mag.ftr.s
die Dominico funditus diruerunc. Ec Domi
■us Patriarcha rediic Ucinum.
De Cafleilo.
Tem Anno prasdi&o Reverendus Dominus
Patriarcha cum exercicu fuo ex.y.t Uti
num X. die exeunte Apnli , fcilicet die Jovis,
& obfedit Caftrum Porpeci ; & quia .11. de_
Caftello , fcibcec Dominus Odolncus erat
capius per illo. de Zucula, uc antea d^um
cft, Dominus Artuicus nepos Doro.n. Odof
praedifti cum uxore Dom.n. Odolr.c, &
aSs Domiuabus, videntes qu.a fe cuer. non
io eranc , ad mercedem 8c grar.am Dom.n.
C Et Dominus pofuit ib. Bander.am
fuam & dimifit ibi al.quos de fam.l.a (ujl. .
Dominus Artuicus prsdirtus renunt.av.t ]ur.
EoTfeu compofitioni, immo pot.us confp.ra-
I
K ' terrnifit Auctor hu us Chron.cs Ita in y*
iX eiu(d S m Chronicx M nufcnpto Exern-
plari, quo ium n&tt, v.fitur lacuna feu lo-
OJULIENSIS. ifli
tioni fatStae cum Domino Comite, 8r Domino
Rizardo, 8c aliis Caftellanis contr. Dorainu.n
Patriarcham . Et promifit nomine facraroend
in perpetuum non venire nec ficere contra_.
Dominura Patriarcham & Aquilejeniem Ec-
clefiam , fuper hoc prsftitis bonis fecuritaci-
bus. Et ita Dominus Pacriarcha rediit eodem
die Sabbati Utinum . Et praed.&us Don.inuS
Artuicus venit eodem die cum gente fervire
Domiao Patriarchx .
De obfidione Cafiri de Urufpercb*
ITem Anno prasfcripto Dominus Ottobonus
Patriarcha die IX. exeunte Aprili mifit ve-
nerablem Fratrem Albertum Vicarium fuum
in Cividatum . Et VIII. die exeunte dicto
menfe Cividatenies obfederunt Caftrum pr«-
didtum de Urufperch. Et de Antro, & Tul-
mino venerunc multi ad obfidionem praedi-
aara . Ruftici de Villis, qui erant in Civida-
to propter vuerram , roncaverunr ibi omnia ,
fecum ferentes in curribus ligna Civitatem-. ,
iliquando bis, aliquando ter m die ibi rever-
f.entes. Et hoc duravit ufque ad V. diem-
Maji. Et receflerunt ab obfiJione ditfti Caftri
die V. Maji , propter trevuas faftas , ut infe-
rius continetur.
De trevuis fatfh tnter Domin-tm Patriarcb.im,
& Comitem , & Dominum Rizardum
de Camino Caflellanos.
ANno praididto, die V. exeunte Majo ,
facla; fuerunt trevuas inter veneran-
dum Patrem Dominum Ottobonum^
Dei gratia" Aquilejenfem Patriarcham ex par-
e una, 8c nobiles viros Dominos Hearicum
Comitem Goritia:, oc Rizardum de Cam.no ,
cum Caftellanis faventibus eis, ex parte alte-
ra, ufque ad feftum Sancti Martint , certis
paftis , fub paena duarum mille Marcharum .
De recuperatione Saeili.
ANno Domini MCCCVI. in fcfto beato-
rum Martyrum Gervafii 8c Protafii ,
rehabuit Reverendus Dominus Occo-
bonus Dei gratia Aquilejenfis Patriarch*- ,
Sacilum in aurora diei, hoc modo. ( )
De grandi tempefiate in autumno.
ANno Domini MCCCVI. die penulcimo
Odcobns, fuit in Civitate magna tem.
pettas in crepufculo ita magna ut nu-
ces, 8c in die fequenti in aliqu.bus loc.s pc~
rerat coll.gi cum conchis per v.as; 8c ddtru-
vic hortos, 8c perguUn.m uvas, quasfoltbant
fervari tempore illo : 8c fec.c magnum dam-
num .
De introitu Sororum in Monafierium SanZt*
Clara in Utino.
ANno pra^diclo die II. intrante Decembri,
Reverendus Pater Deminus Oitobonus
Dei gratia San<Sbe Sedis Aquilejenfis
Patriarcha confecravit majus Altare P T ^ 1
D
cu? . th quo defideratur enarritio ipfa qoam
Auftot me^polhcetur quidem , f.dnullomod.
deicribit.
1 2 i 5 P R A G M
Monafterii «dificati & h£\ per Uciluttam de ^
Utino, & dotati amore Dei, 8e pro fuorunu
peccatorum remiflione. Et eodem die primo
inclufit ibi quatuor Sorores , videlicet duas ,
qua? receptaB fuerunt de Monafterio SancSte
Clarae de Cividato, 8c duas de Monafteriode
Glemona .
Qualiter illi dt Zucula intraverunt & exierunt
Cividatum.
ANno Domini MCCCVHI. die XIV. in-
trante Majo , poft prandium horl
dormitionis , nobiles viri Dominus
Henricus de Prampergo, & Odolricus de_
Cucanea, venerunt in fubfidium Dominorum B
Valteri Pertoldi, & Bernardi fratrum filio
rum quondam Domini Johannis de Zucula ;
8c cum apparatu fatis magno intraverunt Ci
vidatum . Hoc Anno Jacobus filius quondam
Domini Odolrici de Budrio , & Pertoldus de
Fagedis cum quibufdam aliis eis faventibus
ceperunt hora prsdidld Portam Sanctt Silve
ftri , percuflis cuftodibus , qui videntes quod
futurum erat, volebant ferrare . Et ftatim-
afcenderunt domum de Portis , & facStis fi
gnis cum gladiis primo fuper Portam Sancti
Silveftri , intraverunt quidam, qui erant in_
Burgo Sancli Silveftri , de familia Domini
Pauli Bojani , qui erat inimicus illorum dc_
Terra , & ftabat Zuculse . Deinde defuper
Turrim de Portis , & videnribus illis de Zu
cula , ficut omnia trn&ata erant, cum magno
impetu defcenderunt , 8c intraverunt Terram.
Cum vero fuerunt in Terra Dominus Vualte-
rus Pertoldus cum Paulo Bojani . & cunu.
06I0 vel decem hominibus (p) iverunt per
infra muros apud Solium , & ibi baliftatus
fuit Dominus Candidus de Canuflio. Et cum
nullus rraheret fe prope eos, ut forfan cre
debant, per eamdem viam redierunt ad fuos.
Apud domum Domini Odolrici Longi factum
erat quoddam obftaculum. Et ibi noftri cum
eis fe bahft tbant Et de domibus 8c Turri
Philippi & Luvifini fkbat mngna defenfa cum
lapidibus . Nec ultrrius fuerunt permifli D
tranftre, excepto Domino Odolrico de Cuca
riea, qui cum Thomafuto ejus familiari de
Cucanea , qui Banderiam port,<bat , 8c forfan
fex vel o<5to aliis , cum impetu venerunt ad
Forum, 8c ibtdem Thomafutus prjedictns fuit
occifus dimifsa Bandera; & Dominus Odrdri-
cus rediit cum aliis ad fuos per Prrepofirti-
ram. Fratres vero Prasdicatores compofue-
runt inter partes, ftcientes trevuas, ad hoc
Ut recederent. Et illi fcientes per Nuntium..
qui venit de Zucula , qni eis indicavit, quod
nobis veniebat fubfidium de Utino, accepe-
runt trevuas, & recefferunr cum m.igno dam-
noequorum: 8c etiam multi ex eis fuernnt
cum baliftis 8c lapidibus de tectis vulnerati ;
unde abierunt , fed nullus remanfit in Civi-
dato mortuus, nifi folus Thomafutus fupra
didtus. Sequenti vero no£te acceperunt equos
de trevuis. Die vero prasdicla ftatim Domi-
nus Patriarcha mifit gentem fuam Cividatum
8c fequenti die 8c aliis diehus projefta» fue'
runt ad terram domus prsdi<ftorum Domino
rum de Zucula. Et acceptum fuit, ouoderat
intus mater ipforum Dominorum, 6: fuir in
de ejedta, 8c rvit Zuculam cum fuis domicel
lis. Domus Domini Vualfremi , quatuor do
B N
(|> ) Altcr Code* ■. venerunt pcr infra muros apud
mus Pauli Bojani , domus Jaconotti filii
quondam Burini de Venzono, qui fuic cunu
eis , & Turris Domini Henrici de Pramper.
go, fuerunt dirutas. Domus quondam Doroinl
Odolrici de Budrio non fuit projedta ad ter-
ram, ideo quia pertinebat ad matrem Domi-
ni Jacobi ; tamen quidquid intus repertunu
fuit, fuit acceptum. Infuper quia Simoru
filius Domini Henrici Varettae fuit cum eis
acceptum fuit illud, quod mater habebat in
domo, abfente Henrico a Civitate. Et etiam
quia Philippus quondam Conradi quondani^
Domini Philippi fuit cum eis , habitus fuit
fufpectus Dominus Conradns , & per familia-
res Domini, & Selefo Caftaldionem, & Con-
filium tiiic citatus. Qui ftatim coraparavit .Et
dixit , quod ille filius fuus non erat in gratia
fua , nec ftabat cum eo . Accsptd vero ejus
excusa , tamen voluerunt habere domunu
ejus, quas eft eundo Zuculam, & ibidenu
fuam cuftodiam Cividatenfes pofuerunt. Do-
minus vero Patriarcha mifit pro ipfo Conra-
ducioUtinum, qui ftatim ivit, & apud ipfum
Dominum ftetit per aliquot dies . Videns er-
go Dominus ipfum inculpabilem , remifit Ci-
vidatum, mandans Communi, quod fibi do-
mum fuam redderet, accepta ab eo bona fe.
curitate, quod illam inimicis non daret, nec
eis favorem nec auxilium impenderet . Qiod
8c factum eft.
•
De Goronumberch .
ANno pra*di£to , die penultimo Maji , illi
de Zucula furtive acceperunt Goronum-
berch ante diem, & ibidem ipfis exilten-
tibus multa mala fecerunt . Qualiter reftitu-
tum fuit illis de Portis , inferius dicetur.
Qualiter Dominus Patriarcha deftruxit
muros de Ven%ono .
\ Nno Domini MCCCIX. die IX. Februa-
l*. ni , Reverendus Pater Dominus Ottobo.
nus Patriarcha venit Glemonam , & eo-
dem die Nobilis vir Dominus Conradus dc-
Strumberch venit fibi in auxilium , 8c XI.
die di&i menfis , fuadentibus illis de Glemo-
na , 8c eorum induclu venit Dorainus Pa-
triarcha oblidere Venzonum , fed videnti-
bus , quod fibi non poterant refiftere , de-
derunt fibi centum Libras Grofforum , 8t
murum ipfius Venzoni deftruxerunt , 8c ju-
raverunt , deinceps fuis par^re mandatis.
De obfidione Qramolini & Zuc.Utt .
Nno pra;diclo diirus Dominus Patriarcha
cum exercitu fuo equitavit die XIV. di-
<Sti menfis ante Gramolinum , 8c ibidem
illo fero perndta<5lavit , 8c combuffit , 8c de-
'truxit omnia ufque ad Caftrum . Die le-
quenti , 8c eodem die poft prandtum , vide-
Itcet die Sabbati venit Cividatum , Sc ftatim
ipfo die obfedit Zuculam cum geote fua iSc
Cividatenfibus , propter difcordiam fupenus
expreflam . Et roncaverunt omnia bona illo-
rum de Zucula in ipfo Monte Zucula; . tt
continue projiciebatur intus cum tribus ma«
chinis, 8c interdum baliftabant fe ad invicem.
Tamen in illa obfidione nullus fuit mottuus,
nifi unus de faosilia Domini Patnarcha?. Do-
raino
-munis, 8c ibi &c.
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HISTORIjE FOROJULIENSIS. Iii8
Sc fepultus apud Minores fine officio , 8c exr
tra Cimiterium.
B
1417
tnind vero Patriarcha cum Forojulienfibus ,
cum Domino Conrado de Strumberch exfi
ftentibus in dicta obfidione, fignificatura fuit,
quod Dominus Rizardus intraflet Forum Julii
cum magoo exercitu . Qyo audito Dotninus
Patriarcha cum exercitu inde receflit , repor-
tatis prius machinis in Cividatum , & omni-
bus , qua fuerunt reportata die III. exeunte—
Februario . Et tunc die fequenti ivit Uti-
nura . Tunc illi de Zucula obfederunt Toli-
num , Rubignacum , & ubicumque potuerunt
fuper Cividatum , & roncaverunt braidas
Leonardi quondam Advocati de Luinis , &
Nerli quondam Martini Zanulae , & aliorum
plurium . Et versd vice Cividatenfes ronca-
verunt braidas Domini Pauli Bojani , Mey-
nardi Meul* , Jacobi de Budrio , & Jaco-
notti filii Burini de Vcnzono ; qui ftabant
Zuculs .
De defirutlione Cortina Sedeglani .
ANno prdediclo , die XII. Martii , Nobi-
les viri Dominus Henricus Comes Go-
ritije , 8c Rizardus de Camino , cum quibuf-
dam Caftellanis , videlicet de Spegimbergo ,
Pampergo , Cucanea , & Zucula , obfede-
runt Cortinam de Sedeglano ; & cum pluri-
mis machinis intus projiciebatur . Tamdem_
jpfam habuerunt certis pactis . Et ipsi de-
pradati , quia ibi mults Vill* fugerant ,
Turrim Ecclefia: projecerunt ad terram , &
Ecclefiam , & poftea Cortinam combufle-
runt totam .
De defirufiiont Cafiri Saciletti .
ANno pnediclo, in fefto Sancli Marci ,
prsefcripti Domini obfederunt Sacilet-
tum . QjJO expugnato & capto die-,
III. combuflerunt , & Turres 8c alias muni-
tiones omnes projecerunt ad terram , Domino
Patriarcha Utini exfiftente .
De taptione Cafiri Sancli Vtti •
ITem ecdera Anno pradi&i Domini obfe-
derunt Sanitum Vitum die UI. exeuntc.
Aprili , 8c cum multis machinis intus projt-
ciebatur . Et cum fe manutenere non pol-
fent , die XI. Maji eumdem locum Dommo
Rizardo dederunt.
De morte Domini Henrici dt
Prambergo .
EOdem Anno , die prima Aprilis , ftanti-
bus Dominis Henrico de Prambergo,
Valtero Pertoldo de Speymbergo cutn magno
apparatu in deftrudtione 8c depopulationt.
ante Maniachum , 8c non exfiftentibus .i l*
armatis, ibi fecerunt impeturo in eos qu.d.m
Teutonici Soldonerii Domini Patnarchs, ci-
licet illi de Parifio , 8c illi de : Pmzano , «
ex eis multos occiderunt . Et Dominus Vai-
terus Pertoldus , 8c Artuicus fil.us Dom.n.
Henrici de Prambergo fuerunt in Caltro
Monbrial . Et infuper capti fuerunt Complu
res , inter quos captus fuit Dominus Hentt-
cus de Prampergo , & duflus fuit Utinum-
ad Dominum Patriarcham . Qui quum con-
feflus fuiflet , multa mala fuifle traftata con-
tra Dominum Patriarcham , amputatum tuit
illi caput in foro Utinenfi , die XI. Apnhs ,
. 'fom, XXlV t
Dt retejfu Domini Ottoboni Patriarcha »
& ejut reditu .
IN prstdiclo Anno , die XI. Maji , videli-
cet die Dominico , Reverendus Pater Do-
minus Ottobonus , Dei gratia" , Patriarcha-*
Aquileja; receflit de Utino , nifi tantum cuttL.
fex , circa Nonam , & ivit Aquilejam , quia
fignificatum fuit fibi , multa mala fuifle tra-
ctata contra eum per Nobiles prasfcriptos ,
nec eum ibi bene efle fecurum . Die veto
XIV. pracdidti Nobiles fecerunf colloquium-.
apud Arivas . In quo interfuerunt omnes de
Foro Julii . Et die fequenti facta fuit qu«-
dam confpiratio inter eos . Et juraverunt
omnes fimul , facientes Vicedominum Domi-
num Varnerium de Cucanea , ordinantes ibt.
dem , quod de bonis Aquilejenfis Ecclefi*
fatisfieret Domino Coroiti de deftructione—
Venzoni , 8c etiam Cividatenfibus , qui erant
extra Cividatum , de deftrudtione domorum ,
& quod deberent redire in Cividatum , qut
redierunt in Cividatum die ultimo Maji . Et
facta fuit concordia inter intrinfecos & ex-
trinfecos dicto die . De difcordia habetur fu-
perius . Et pra-dicto die XV. Maj. venit co-
gnatus Domini Henrici Comitis , 8c intravit
Villam Mortegliani cum magna gente , nomi-
ne Babaniz; uoi fecerunt multa mala. Quum
autem Dominus Patriarcha cuncta intellexif-
fet , qui erat Aquileja; , ftatim eodem d.t-
inde receffit , & ivit Placentiam , obviatru
Domino Legato venienti , 6c fuit Bononia;,
8c Ferraria? cum didto Domino Legato plun-
bus diebus . Poftea accepti ab eo licent.a;
venit Tarvifium . Et fafta concordia cum..
Domino Rizardo , venit Utinum die XII.
Oclobris cum paucis ex fuis . Sed Doffiinus
Varnerus de Cucanea receflk.
De locufiis .
EOdem Anno de menfe Junii , venit tanta
multitudo locuftarum in partibus Iftnar,
quod nullus hominum credere poflet ; it«w
quod ubi declinabant , fegetes totaliter devo-
rabant , & etiam arundines , five canneta^,
ufque ad terram . Poftea iverunt d.cla; locu-
fts in contratam Tulmini , & defcenderunt
ufque ad Antrum , ubi etiam fccerunt ma-
gnum & incredibile damnum de blado , 6C
etiam corrodebant Panicum , & Surgum , «
herbam five fcenum in momento , ub. multi-
tudo earum declinabat . Poft eas concurre-
bant omnes Contrata; cum Cmcibus 8c pro-
ceflionibus , & multam multitudinem mterte-
cerunt . Tamdem hinc in aerem volante»
E pluribus diebus , ficut aves , versus marc-. .
Deo dante , in Forum Juln non fe pofucs
runt . Et fafta; fuerunt proceffiones Sc loni r
tus campanarum poft ea» in Civitate.
Qualiter Dominus Rizardus fuccubuil
in Utino .
EOdem Anno Dominus RizarduS de Caftii-
no venit Utinum II. die poft feftum San-
cli Martini , cum magoa multitudine eqm-
tum . Et hofpitabatur in Grezafio . Et erant
cum eo Uli de Prata , de Porcil.s , de Spi*
limberfio » de Cucanea , & ahi Forojuhenfes
FRAGMENTA Ka8
o&o dies . Quem locum detinebant illi de
Cucanea , ut prsedictum eft de aliis. Q u em
Juidem locum detinentes , ut irent fecuri ,
ederunt Domino Comiti , quia non habe.
bant alimcnta , die ultimo Februarii .
* JU9
eomplures , omnes Nobiles de Tarvifio , 8c
ejus diftriftu . Fuit autem in tra&atu cum
Pomino Patriarcha pluribus diebus , luper
pace reformanda de difcordia , qua fuerat in-
ter eos , 8c etiam volebat , quod Dominus
Patriarcha faceret eum Capitaneum Genera-
]em in Foro Julii. Et ipfis exfiftentibus in-
tra&atu , & non concordantibus , prsefatus
Dominus Rizardus die Dominico XV. exeunte
Novembri , tra&atu & induclu Magiftn Nt-
colai fllii Albinuti de Utino , qui habebat
tnagnam partem in Utino ratione cujufdam-
iuris & confpiratione fadti ad invtcem^ ,
hon dubitans , quin haberet Terram , poft
prandium armata manu intravit Utiaum per
Portara Grezani . Sed gratid & auxiho Dei
faclum eft , ut claufis omnibus Portis , ex-
cepti illd Grezani , quam diftus Magtfter
Nicolaus projecit in gurgite , timens , quod
acciderat , omnes converterentur in fugam-.
Et ibidem remanferunt mortui tredecim , in-
ter quos fuit interfedtus Dominus Vualterius
Pertoldus Miles de Spilimbergo ; & alii no-
biles milites Domini Rizardi capti fuerunt
ultra Civitatem ; & quemcumque capiebat
quis , fuus is erat . Et de ipfis captis ha-
buit Dominus Patriarcha in quantitate ; &
redimebant fe pecunia ; & fuit talis , qui
redemit fe mille Marchis , alii ducentis Mar-
chis , alii fecundum fuam poffibilitatem . Item
silii ex Utinenfibus mirabiliter ob hoc funt
ditati . Equi boni 8t magni remanferunt in
ter kefos 8c illsefos ultra Civitatem quinqua
einta. Et quicumque aliquem capiebat , fuus
erat . Et gratia Dei procurante nullus ex
Utinenfibus fuit Uefus ; fed quafi folummodo
mulieres per cancellos , & ruftici de Villis
fecerunt illam vicloriam . Tunc Dominus
Patriarcha fecit illuftrem virum Dominum-
Henricum Comitem Goritia; Capitaneum Ge
peralem in Foro Julii . Qui Dominus Co
jnes congregato fuo exercitu ivit ad recupe-
randum uifrafcripta loca , quse detinebat Do-
minus Varnerus de Cucanea pro expenGs fa-
ctis , ut dicebat , quando fuerat Vicedomi-
nus , pro manutenendis locis prajdiftis . Et
primo equitavit ante Tricefimum , & ipfum_.
locum rehibuit ftatim, fcilicet die VI. exeun-
te Novembri . Deinde IV. die fequenti ha
buit Arteneam, & etiam III. die fequenti ha-
buit Tulmettium , &c Sclufam diftus Domi
nus Comes ; 8c omnia ifta loca habuit pa
&is , quia dimifit detinentes ire cum bonis
& perfonis , qua? poflent portare.
| D? impofitione »clo Dcnariorum
j pro foco ,
Nno Domini MCCC. Reveren-
dus Pater Dominus Ottobonus Patriar-
cha impofuit in Foro Julii odto Dena-
rios pro quolibet foco , 8c roti molendini ,
pro fubfidio eundi ad Concilium generale_
ordinatum per Papam Clementem apudVien-
nam , Quam pecuniam , fcilicet partem fibi
contingentem , folvit Capitulum Cividatenfe
jrsenfe Februarii .
De Montcfalcone .
ANno pra»dic"to in menfe Februarii ivit
cum exercitu fuo Dominus Comes
aate Montemfalconem , 8c Caftrum
obledit . Et duravic ibi in obfidione circa_
B
D
De Vittalta l
ANno pr*difto quum efTet Dominus
Comes cum exercitu fuo apud San-
c"rum Danielem , Dominus Odolricus
de Villalta , qui erat de parte Domini Ri-
zardi , licet promififlent fibi viciffim ipfe, &
alii de Villalta non intromittere , nec darc-
locum fuum alicui , nec fibi nocere in locis
fuis in Villalta fub certis poenis : fed extra^
locum juvare quemlibet , quem vellet ; in-
tromifit bene certos pedites , quos fibi mifit
Dominus Rizardus . Quem locum Dominus
Comes ftatim obfedit cum fuo exercitu 8t
Communitatibus 8c Caftellanis . Et fuerunt
mortui in ipfa obfidione complures , & raa-
xime ex Soldoneriis , miffis ibidem per Do-
minum Rizardum . Tamdem videns DomU
nus Odolricus , quod fe manutenere noiu
poffet , ut iret fecurus , locura fuum die III.
exeunte Martio tradidit Domino Comiti . In
quo loco inventum fuit tantum bladunu,
quod eft incredibile , 8e alia vi&ualia . Et
inde omnibus afportatis , ubi placuit Domi-
no Comiti , fcilicer Utinum , fecit dirui di-
clum locum , & Domino Odolrico dedit
Dominus Rizardus Caftrumnovum , quod
habebat in pignore a Domino Comite fupra
di&o .
De Cavoriaco .
ANno pra»di«ao ftatim diruto Caftro fu-
pradidto , ut prsediclum eft , Domi-
nus Comes obfedit Cavoriacum , 8s
ipfum locum habuit , ut Villaltam , die IX.
Aprilis . Et fecit ipfum dirui , 8c foflata-,
deftrui .
De Cucanea l
QUum effet adhuc Dominus Conws in de-
ftructione Cavoriaci , Dominus Odolri-'
cus de Cucanea venit XV. die exeunte Aprih
in nodte in Cucaneam , 8c ipfum locum fu-
ratus fuit Domino Adalperto , ipfo exiftente
infirmo 8c portato apud Preteftagnum. Con-
venerant enim, 8c faclse erant bona; fecunta-
tes , quod Domini Thomas 8e Alpertus de-
bebant ipfum locum cuftodire , nec Domini
Varnerius 8c Odolricus fratrei debebant tbi
venire , nec debebant nocere alicui . Et fta-
tim ac Dominus Odolricus habuit Caftrum ,
combuffit totam Villam de Fagedis . Et die
fequenti venit Dominus Comes cum fuo exer-
citu in Villam Zeraci , 8c ftans ibi aliquibus
diebus , poftea feceffit in Povoieto ; iut yero
equi omnia blada Villarum circumjactentiura
comederunt , & deftruxerunt , 8c fut depras-
dabantur 8c fpoliabant tam aroicos i , quam
inimicos . Qui Dominus Comes mde recetj
fit , 8c venh Goritiara die iXt Aprius,
1121 HISTORIA FORO JULIENSIS.
\ A
1222,
B
De adventu Rabaniz cognati Domini
Comitis .
ILluftris Dominus Juvan cognatus Domini
Comitis Goritise cum raagna multitudine_
Babaniz , circa DC. ut dicebatur , die XIII.
exeunte Majo in Forumjulii fub Utino iau
Villa Cufignachi in auxiliuro Domini Comitis
contra Domiaum Rizardum de Camino &
fuos fautores venit . Item XII. die exeunte
Majo Reverendus Dominus Ottobonus Dei
gratia Patriarcha Aquilejenfis , cum Domino
Henrico Comite , & Bffianiz, & Forojutien-
fibus , exierunt Utinum cum magno exerci-
tu , & tranfterunt Tulmetium in deftru&ione
inimicorum fuorum . Et exhibuerunt prce-
lium Domino Rizardo , qut erat in Sacile
cum fuo exercitu, fed noluit acceptare . Ve
riirn quum non poffent tranfire Livenzam ,
iverunt ante Valvafonum , & fecerunt ibi fa-
tis magnum damnum . Sed quum nihil pof
feut proficere , inde recefferunt , & iterum
venerunt ante Cucaneam in fefto Sandti Q.ui
rini die iV. Junii ; & projiciebant cum ma-
china in Neboyfe continue , & fadtis multis
& akis sdificiis . Qpam qui erant lbt intus
videntes per fe manutenere non poffe, m Vi-
gilia Sandtorum Johannis & Pauli de nodte
impofito igne in dicto loco exiverunt , ante-
quam accenderetur ignis , & iverunt Cuca
nearo & combuftus fuit Neboyfe; & poftea
paucis diebus Dominus Comes habuit Cuca
aeam .
De vvtrra exorta inter Reverendum Patrem
Dominum Ottobonum Patriarcham,
Dominnm Henricum
Comitem .
ANno Domini MCCCIIL quum , ficut
dicebatur , Dominus Patnarcha , exfi
ftente Comite Capitaneo, feciffet cum
Duce Auftria? , & cun» Paduanis , & curo_
Tarvifanis, quoddam juramentum contra_
Comitem fupradidtum , ideo qma toca Lc-
clefi* Aquilejenfis, videl.cet Los Ar.fperch,
Monterofalconem , Tricefimum , Arreneam ,
Sclufam , Tulmetium , Faganearo , Sandtum
Vitum , Saciluro , & Canipam occupaverat :
volens loca prstdifta de ejus man.bus enpe-
re & Dux Auffrise in Tulmino debebat mit-
tere Epifcopum de Gutch cum apparatu fuo .
Quod intelligens Dominus Comes , ftatim
cum fua gente adiit Tulminum , & combun
fecTt totam Villam , exfiftente in Cuna Tul-
mini Ottobono nepote Domin. Patmrcha3 .
Et ipfam Curiam obfed.t d.e XIII. Septera
bris Sed quum locum non poffet habere^ ,
nec intnnfeci habere aliunde poflent aux..
Jum, finaliter concordarunt tal.ter , quod
erant Lcuri cum perfonis , quo .re vellent .
Et fic Dominus Comes habu.t locum jpfum
& Cattrum die VI. Odtobr.s . Et d.m.flo .b,
5oro.no Paulo de C.v.dato pro Cap.taneo ,
rediit Cividatum die II. przd.dri menfis
De prada fatta ante Utinum .
ANno prsediao die VIII. Odrobris , to-
tus exercitus Domini Com.t.s igno-
rant.bus Cividatenfibus iy.t ante Utt-
num , eo quod fovebant & indulgebant alt-
*ui Dominum Patrtarcham ad factendam
4 Tom. XXIV.
guerram Domino Comiti cum quibufdam Ca-
ftellanis . Et fubito fadto infultu ad omnes
Portas , animalia non modica accepere , &
etiam homines ceperunt complures .
De adventtt Rabaniz*
DEinde Anno pra»didto , die X. Odtobris ,
illuftris Dominus Juvan Bibaniz venit
in auxihum Domini Comitis . Et fteterunt
contra Utinum per plures dies , devaftando
Villas circumadiacentes » & totaliter de-
ftruentes .
De Caflro de Pyris.
EOdem Anno quia Dominus Federicus de
Pyris & de Sufans adjuvabat Dominum
Patriarcham , & in Utino fadtus fuerat Capi-
taneus : Dorr.inus Comes in continenti ivit
ante Caftrum de Pyris , & iplurn die II. No-
vembris cepit , & funditus diruit . Poftea_
ante Sufans equitavit ; & quia Dominus Fe-
dericus fuerat vulneratus, & jacebat ad mor-
tem , tradidit fibi locum , qui commiffus
fuit Domino Rizardo de Pierapelofa . Sed
poftea fuit reftitutum cum magna lecuritate »
quod non faceret contra Civitatem.
De concordia inter Dominum Patriarcham
& Dominum Comitem .
PAucis diebus elapfis fadta ffuit concordia».
inter eos , ita quod Dominus Coroes fa-
dtus fuit Capitaneus pro quinque annis , Sc
omnes reditus Patriarchatus , & Garitum ha-
bere debebat , ita quod Patriarcha nuh.l ha-
bebat agere , nifi accipere a Domino Com.te
tria miltia Marcharum in determ.nat.s termi-
nis . Et fic omnes juraverant fub Lomite_
tamquam fub Capitaneo ; & ne poflent Ca-
ftellani retro gracidare , ommum filios acce-
pit obfides , & eos duxit Goritianw
D
De difcordia iterum orta inter Dominum
Patriarcham & Domimtm
Comitem .
ANno MCCCXIV. orta eft iterutn di-
fcordia inter Dominum Patnarcham
& Comitem , eo quia Dom.nus Co-
mes detinebat oronia loca feu fort.licia Ec-
c\tfix Aquilejenfis , qua; nolebat Dominus
Patriarcha , nec effe in padl.s habit.s mter
eos dicebat . F.naliter poft multa tradtata^
& confilia fuper hsc habita convenerunt .pfi
Doroinus Patriarcha 8c Comes d.e XII. exeun-
te Septembri in pratis inter Raroanzachum 8c
Gnlonuro apud Turrim^ «n hoc paaum &
I concordiam . Videlicet a prox.mo futuro
! fefto Purificationis Sanclse Mar.E in Anno
1 Dominus Comes debebat reft.tuere Caftra- ,
aux detinebat , & Dom.nus Patnarcha debe-
bat habere Garitum , & omnes re.litus &
p oventus , ficut uroquaro habu.t aliquis Pa
triarcha . Et tunc ibidem fecit eum Capita-
neuro ad vitam fuam , dando fib. pro falano
certas Marchas in menfe . Et fic facla bona
concord.S inter eos Dominus Coroes eodem
die arripuit iter cum roagno appara.u eqm-
Tum n auxitium Ducis Auftri^ , qu. volcbat
obTinere Imperium contra Rcgetn Boherma .
Mmmm» Et
F R
G
M
A
B
12*5
Ft dicebatur , quod quicumque pratvaleret
in bello inter eos faciendo , debebat efle Im-
perator : quod bellum tamen non fecerunt ,
& erat ibi tanta fterilitas , quod exercitus
Doroini Comitis feptem diebus nihil come-
dit nifi rapas . Rediit inde Dominus Co-
mes .
De morte Ottoboni Patriarcha.
ANno Domini MCCCXlV. Reverendus
Pater Dominus Ottobonus Patriarcha
die X. exeunte Septembri arripuit
iter ad Reverendum Dominum Lucam de_
Flefch Januenfem Cardinalem , vacante Sede
Papali per mortem fandtiflimi Papa? Clemen-
tis , eo quia dictus Dominus Cardinalis voca-
vit eum ad fe ; unde per nonnullos fperaba-
tur , quod diclum Dominum Patriarcham
crearent in Papam , quod minime fa&um
eft ; quia ipfo inde revertente in gra-
vi infirmitate detentus obiit Anno Doroini
MCCCXV. die XIII. Januarii in Comitatu
Placentino in Caftro de Arquato , 8c ibidem
fuit fepultus .
De morte Domini Petri Prapoftti , df eletlione
Domini Guarnerii.
ANno Domini MCCCXIV obiit vene-
rabilis Dominus Petrus de Piperno
Praspofitus Ecclefias Cividatenfis die
IV Martii : a quo Capitulum habebit ad
firmam Prspofituram 8c Prsbendam Civida-
tenfem pro CCC. Florenis folvendis eidem
annuatim vita naturali Domini , Venetiis ,
vel Padua; , boni auri . Eo vero Anno ....
citatis 8c vocatis voluerunt , debuerunt &
potuerunt commode intereffe . Die X. intrante
Junio Decanus 8c Capitulum convenerunt de
eledtione de Prsepofico celebranda per for-
mam fcrutinii . Et fuerunt eledti Domini
Presbyter Vuarnerius de Galano , & Girardi
nus nepos Domini Patriarcha; , non in facris
Ordinibus conftitutus, habens voces tot unus,
quam alter . Canonici demum mortuo Do- D
rnino Patriarcha , ut di<flu:n ell , Domino
Girardino exfiflente cum eo , Dominus Vuar-
nerius adiit Dominum Decanum & Capitu-
lum Aquileja; fupplicans , quod confirmare
dignarentur electionem de eo factam . Qjii
volentes per formam juris procedere , ipfum
Dominum Girardinum pec literas , Sc eorum
Nuntium juratum citaverunt , necnon per
edictum tam in Ecclcfia Aquilejae qnam Ci-
vidati . Qui Dominus Girardinus ultra ter.
niinum diutius exfpedtatns , 8c quum nec ipfe
nec aliquis Procuraror pro eo compareret ad
objiciendum contra ipfum Dominutn Vuar-
nerium , vel eledtionem ipfius , prsedidti Do-
rnini Decanus 8c Capitulum Aqmlejenle , ad
quos vacante Sede confirmatio pertinebat ,
invenientes eledtionem fadtam de Domino
Vuarnerio canonice celebratam , 8c etiam
precibus Dominorarn Bernardi Decani , 8c
totius Capituli tam illorum , qui elegerunt
Dominum Girardinum , quam Dominum
Vuarnerium , precibus inclinati , Dominum
(j) Alter Codex MStus . Eodem Anno ( nempe_
MCCCXIV.) die Dominico in Quadrajjefi- 1
ma, videlicet Rennnifcere , niortuo Domino
Ottobono Fatriaicha , electus fuit per Capi-
tulum Aquilejenfe Dominus Gylonus Ar-I
E N T A 12J4
Vuarnerium in Pra»pofitum Cividatenfis Ec-
clefia? gratiofe 8c benigne confirmaverunt die
II. Aprilis Anno Domini MCCCXV. Qui
quidem Dominus Vuarnerius adiit Civida-
tum , & bene 8c gratiofe recepttis a Clero
ck Populo die V. Aprilis fuit mftallatus per
Dominum Odoricum de Strafblt , qui fuerat
datus ad hoc Nuntius per Capitulura Aquile.
jenfe .
De eleElione Domini Gilonis
in Patriarcham.
ANno (?) Domini MCCCXV. die Do-
minico , videlicet Reminifcere &c. die
XVI. intrante Februario , mortuo Do-
mino Ottobono Patriarcha , convenit Capitu.
ium Aquileja; ad electionem de Patriarcha^,
futuro per fdrmam compromiffi celebran-
dam . Et compromiferunt in Dominum Gui-
lelmum Decanum Aquilejenfem , & Domi-
nos Lodovicum 8c Philipponum Canonicos
Aquilejenfes . Qui unanimiter 8c concordi-
ter elegerunt Dominum Gilonum eorum Ar-
chidiaconura 8c Canonicum in Patriarcham ,
Dominum , & Paftorem . Qui arripuit iter
ad Curiam pro confirmatione obtinenda dte
XIV. intrante Aprili Anno prasdidto.
De guerra orta inter Dominum Henritum
Comitem & quofdam: & de confirma-
tione ipfius in Capitaneum.
ANno prasdidto , die exeunte Januario ,
quum veraciter fcitum fuit de obitu
Domini Patriarcha; , fadtum fuit in__
Cividato colloquium generale . In quo col-
loquio confirmatus fuit Dominus Comes per
eos omnes , qui hoc facere habent , in Capi-
taneum ufque ad adventum Domini futuri
Patriarchae . Et ita omnes juraverunt fub eo.
Stante vero tota Terra in bona pace & tran-
quillitate , die Luna; VI. exeunte Majo , fa-
cta fuit in Utino quadam jura 8c confpiratio
contra Dominum Comitem . In qua juri
fuerunt Utinenfes , Glemonenfes , Domini
Odoricus de Cucanea , qui fadtus fuit Capi-
taneus in Utino , Artuicus de Prampergo ,
qui fadtus fuit Capitaneus in Glemona , illi
de Villalta , Federicus de Sufans , illi de_
Colloreto, de Mels , 8c multi alii Caftellani.
Et eodem die Dominus Artuicus cepit Arte-
neam 8c Bujam , qua; loca tenebantur per
Dominum Comitem . Habitatores de Sandto
Daniele & Faganel didta loca acceperunt in
fe . Et ita multiplicata funt mala in terra^..
Qui Dominus Comes congregato non modt-
co exercitu , ivit in Glemonam , 8c runcavit
eis fegetes, vites , 8c arbores , 8c eis intuhc
magnum damnum .
De Cafiro de Sufans.
IN fefto Sandtorum Gervafii 8c Prorafii,
cum dicto fuo exercitu ivit ante Ca-
ftrum de Sufans , 8c intulit intrinfecis
ftatim bellum , 8c ipfum Caftrum habuit ipfo
die circa Completorium fadtum . Et captts
tri-
chidiaconus Aquilejenfis in Patriarchani. ;
qui pro confirmatione fua arripuit iter ad
Romanam Curiam die XV. intrante Apnli,
Et eodem Anno Dominus Henricus Comes
Goiicia» £aftm fuit Capicaneus Gcneralis.,
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4 -
HISTORI^ FOROJULIENSIS. 1225
A buiHenr damnum quod babuerunt , & quod
fe Domino Comi ti oppofuiffent .
tribus filiis Domini Federici cum aliis pluri-
bus , Domino Federico non exfiltente tunc
in loco prssdidto , qui erat GlemonsB , acce-
ptis mobilibus & exportatis , quse intus re-
perta fuerunc , die fequenti ipfum Caftrum
funditus fecit dirui .
De Cafiro de Cotloreto.
1
DTruto Caftro prsfcrtpto , ftatim obfedit
diclus Comes Caftrum de Colioreto .
Et cogitantes Domini fe non poiTe tenere_ ,
de dicto Caftro fe fubtraxerunt , dimiffo loco
bene munito farina" , vino , & aHis neceffa-
riis , necnon bonis baliftis & viris non pau-
cis . Demum ipfe Dominus Comes ipfum
locum habuit , afiSdatis tamen perfonis , quat
intus erant , die VI. exeunte Junio, &c ipfum
funditus fecit dirui , acceptis prius bonis in-
tus repertis .
De Cafiro Mels.
DTe VI. exeunte Junio , idem Dominus
Comes cum toto exercitu fuo obfedit
Cafhum de Mels : & duravit obfidio ufquc_
ad XiV. diem exeunte Julto , tali pa<fto &
conditione, quod Caftium;de Buja , quod
fuerat acceptum Domino Comiti , eidem re-
ftitueretur . Et debuerunt illi de Mels dare
illis de Colloreto pro damnis babitis centum
quinquaginta Marchas , quia dicebant illi de
Colloreto , quod causd illorum de Mels ha-
B
De Murutio .
IN fefto beata Margaritat, cum toto exer-
citu Dominus Comes obfedit Murutium .
Et die IV. fequenti venerunt ad concor-
diam in hunc modum , videlicet , quod illi
de Murutio juraverunt parere Domino Comi-
ti ficut Capitaneo ufque ad adventura Domi-
ni Patriarchse . Et Caftrum debet cuftodiri
per Dominum Vinter nomine Domini Comi-
tis ufque ad unum annum . FacH compofi-
tione & concordia" de Murutio , fequenti die
obfedit Villaltam . Et quum viderct , nihil
ibi pofte proficere , inde receffit , & die . . .
Augufti venit in Villam Reana; , & Zumpie-
tre . Et accepit aquam Utinenfibus . Po-
ftea die XIII. cum toto exercitu fuo venit in
Villam Orfariae , & ibi fecit cum fuis cir-
cumquaque damna magna . Utinenfes ve-
tb , quum receffit a Zumpietra , miferunt
aquam .
De concordia inter Dominwm Comitem,
Utinenfes , Glemonenfes
& Cafielhnos.
1N fefto decollationis Sancli Johannis Anni
pra:dic"ri , facla fuit concordia inter Do-
minum Comitem ex parte una , & Uti-
nenfes , Glemonenfes & Caftellanos de_i
vverra fupradiaa ex parte alia tn hunc mo-
dum . (*)
(•) Et heic defideratur modiu coacordia ipfiut.
EX
FR.AGMENTA ,„»
EX LIBRO ANNlVERSARfORTJM
CAPITULI CIVIDATENSIS.
De Briga faCla in Cividato .
ANno MCCCXV. die Dominico
XIII. incrante Julio , poft coe
nam , in hora Completorii Fra
trum , Henricus filius quondam
Domini Johannis de Portis cum
quibufdam fuis complicibus ex parte una , &
filii Virgilii Galengani , Guielmi de ( r )
Grifmipach cum fuis fautoribus ex altera_ ,
convenerunt ad brigam apud domum Cora
munis. Q)i Hmricus ftatim ibi fuit interfe-
clus. Supervenit aurem Federicus filius ejus,
& ipfo ignorante de fadto totaliter, excla
mando pacem, fuit vulneratus ante Cimpa
nam ignis, ck complures vulnerati fuerant .
Ex alia parte fuit vulneratus Guielmus de
Grifmipach cum filio & nepote 6c aliis plu-
ribus. Guielmus vero Galengani cum parte
fua afcenderunt fuper Turrim Domini Alqui-
nideVarmo. Ita quod per totam Terram
erat proeliuro maximum Tunc Dominus Fe-
dericus de Hebeitaim Maralcalchus Domini
Comitis cum Dominorum de» Portis amicis ,
versus diclim Turrim adeunres, volebant eos
capere . Sed illi cum baliftis 5c lipidibus fe_
defendebant. Ad uhimum fe dicto Marafcal
cho tradiderunt. Qjii eos videlicet Johinnem
& Guielmura Galengmi fratres cum uno fl-
lio, Virgilium cum tribus filiis , Raynerot-
tum cum duobus filiis captivavit in domo de
Portis, & bona eorum fuerunt per Teutoni-
cos arcepta. Unus filius prcediiti Guielmi ,
qui latuerat in Civitate, die Martis fequenti
projecit fe per muros Terrae , volens fugere ,
& apud Pontem portse Breftanse fuit interfe-
ctus, ac per totam Terram ftrafcinatus. Do
minus vero Comes Goritiae venit in Civita
tem die Dominico tunc fequenti, & die Lu-
na3 in Vigilia Sanc~t.£ Marise Magdalenas fecit
amputari caput Guielmo Galengani apud do
mum Communis. Tunc Dominus Comes fe-
cit duci Rainerottum Virgilium cum filiis .
& filium Guielmi prxdi6li Goritiam ; unde
multa mala creata fuerunt; at illi de Portis
cum amicis fuis obviaverunr.
Anno Domini MCCCXVII. Stn&iflimus
Papa J' hannes ad preces Regis Roberti dedit
Patmrcatum Domino Caftono de la Turre_
in fefto Sancfli Silveftri . Anno Domini
MCCCXVLI. die XII. exeunte Augufto Do
minus Caftonus Patriarcha veniendo Floren-
tia m Forum Julii obiit , 6c ibi fepultus
fuit .
(r) Jtt altero Codice MSto : de Trifimpach. Ita &
infra .
(/) CodiX alter: 8c Vincilinum . Ita & infra.
(t ) Ex altero Coiice : \a eodem Buigo, etiam
Ecclefia , 6c duxit Caiice 8c paramen-
tis , 6c omnia molcndina deitruxit. Et pra;
nimia multitudme aquarum plura faxa ma-
xinia revoluu funt, St Pons Civitatis ex fa-
xis 6c hpidibus confcctus , deftructus fuit
magnum fuit damnura mulier una....
qut-i omnia cduxir.
B
D
Anno Domini MCCCXIX. fanaiflimus Pa-
pa Johannes providit de Patriarchatu Aqut.
Iejenfi Domino Pagano Epifcopo Paduano.
Anno Domini MCCCXX. die XX. No-
vembris fuit proelium magnum in Utino
apud Doroum Communis inter Dominos He-
ciorem & Federicum Fratres de Savorgnaoo
ck eorum amicos ex parte una, & Dominum
Sperancium (/) & Dtntilinum fratres cuitu
amicis fuis ex altera . Qui venientes ad inju-
rias , cceperunt ipfas partes inter fe acriter
proeliare. In quo diclus Dominus Hector per
Dominum Sperancium fuit vulneratus , &
Hermolianus & Paynefius interfecti . Domi-
nus Patriarcha exfiftens Cividati , ftatim
quum fibi prsedicta notificata funt, cum fe-
ftinatione equitavit Utinum cum Cividatenfi-
bus . Qui Cividatenfes una cum Utinenfibui
adierunt ad domos didtorum Domini Sp;-ran-
cii , & Dintilini, & eos ceperunt, & iplos
fratres , & filios Domini Thoimfini, & alios
complures circa viginti fex intcrfecerunt , &
t*orum bona abftulerunt ; ita quod pars Do
mini He&oris obtinuit cum adjutorio Civi-
•datenfium .
Anno MCCCXXIII. Domino Henrico Co-
miti Goritis in fefto SancSti Georgii, hori
vefpertind, venit quajdam infirmitas, de qua
ftatim in Tarvifio mortuus eft , 8c ibi honori-
fice fepultus.
Anno Domini MCCCXXIV. venerunt in_
Forum Jutii Magnifici Domini Duces Auftris
Sc Carinthis cum maxima hominum comi-
tiva , facientes maximum damnum in Foro-
julio .
Anno Domini MCCCXXVII. Indi<Srione_
X. in fefto Nativitatis Virginis Maria: circa_
mediam noctem fuit fubito tanta aquarum-
inundantia, quod Natifla in tantum crevit ,
uod ivit per totum Burgum Porta; Breflanas
ufque ad Portam Cividatenfem, & plures do-
-nos deftruxir, & intravit aqua per cancellos
Ecclefije Sandti Petri (f) in diclo Burgo.
Anno Domini MCCCXXXI. Indi<ftione_,
XIV. die XV. intrante Sepiembri, Domini
Proegna de Zucula , & Bartholomsus ejus
frater, una cum Domino Johanne de Villal-
ta, & alia non parva comitiva furtive circa_
hoj-am mitutinaro Dominorum majoris Eccle-
fi^ Cividatenfis per Portam Leproforum ap-
pofuerunt fcalas ad murum Burgi Pontis . Et
ii, qui primum intraverunt Burgum , frege-
runt Portas, & refidui intraverunt. («)
Anno Domini MCCCXLVIII. die XV. Ja-
nua-
E („ ) /„ akero Codice bxc adduntur : Qui ftatim ce-
perunt meliores & ditiores de difto Burgo,
& eos in Turri quadam Salomonis carcera-
verunt, ipfos prius affidantes. Poltmodum
venerunt ad Pontem , & inciierunt dlftum
Pontem , ponentes vaia versiis Civitatem.
Et ultra Pontem fecerunt forulitium ma-
gnum a capite Pontis Et hora niatuun»
homines Civitatis fciverunt hasc . Et tacta
die homines Civitaiis , 6c adverfani eorunu
HISTORIA FOROJULIENSIS.
I250
noarii circa horam vefpertinam fuit magnus
terrsmotus , qualis non fertur in aliquibus
fcripturis. Eodem quoque Anno incepta fuit
ceftilentia.
Anno Domini MCCCLXIV. Indi&ione II.
die XII. Septembris , Dominus Francifcus de
Crufpergo ac de Villalta, quum amifsl Vil-
laltse parte circa Aunum MCCCLIII. tempo
re Patriarchse Nicolai, fefe fubdidiflet domi-
nio Ducis Auftrise, paucorum annorum fa&o
intervallo, oniverfas carnis debitum folvit .
Cujus filii Johannes, Tubertus, SeMathiuGus
Etrizantes, cum hominibus Cividati guerram
buerunt, accipientes de montibus equos fe-
roces . Eodem Anno ac Indiftione die XXIV.
Novembris, egregh» Princeps , Dominufque
ferenus, Dominus Ludovicus de la Turri fe-
cit ruinari funditus Caftrutn Zucul* Domino-
rum de Spilimbergo.
fe hinc tc inde fortiter haliftahant, & ex-
trinfeci baliftabant cum fclopo yersus Ter-
ram , & nihil nocuit Porti aperta exiftente.
Demum plures de Civitate ibant fupeiPon-
tem prei • • . • • • cafcs quts poflte erant fuper
Fontem in Natifla , ot contra adverfarioi
audafter pugnante* i & npn potuerunt
tranfire ad eos propter Ponti* fra$ionem .
Cirea vero horam Prim» , prssdiai , qui
erant in Burjo, volueiuni coinburere Pon-
8
In Liberculo Domini Johamis Jacobi
de Venufiis ,
MCCCXLV. Plures de Utino contra Sa-
racenos ivere de mandato Domirii Pape, ab-
foluti a peccatis. ,
MCCCXLV. Patriarcha ivit Manzanum ad
loquendum Domino Comiti. #
MCCCXLIII. Combuftio Canipas Capituli
Cividatenfis, & multarum domorum.
MCCCXLIV. Dominus Patriarcha mifit
gentem fuam fub Pinzano. . ,
De Cellario & RefeCtorio Capttuli U«o m
Cividato.
Eodem Anno deditio Pinzani. , .
MCCCXLIV. de traflamento «d «ccipieaJ
dum Pinzanum,
tem, portantes oleum , ftuppam , 8e 8r»r
men, ut comburerent di&um Pontem .
Quod homines Civitatis fc.entee 8c. v>aen-
tei , pofuerunt fe periculo , & yiolentec
tranfeunte. Pontem , pauci de C.v.tate eo»
in fugam verterunt. Extnafec. verb v.den-
tes Vexiilum Virginis glor.ofa , J. at ' m tet ?*,
verterunt, quorum tres interteoi tuerunti
cetcr verfc vix abierwnt.
F I N I S.
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i*34
INDEX GENERALIS
RERUM, ET NOMINUM,
Quas continentur in hoc Tomo XXIV.
RERUM ITALICARUM*
ACrum Terra Forojulienfium a Sara-
cenis capta . 1100. C.
ACHolinus Abbas Neritinus. 905. B.
Ademarius Abbas Sublacenfis . 965.
Adulfus Rom. Imperator thclus , & in prcelio
cafus . 703. B.
Agbinulfus Comes de Romena . 86». t.
Aznes Rejrina Sublacum profecta . 973. .
Jberghettinus de Manfredts Faventta domtnus.
736. E. 738. C. M M ,
Albericus Abbas Mantuanus S. Andrea . 107«.
Albertus Comes Goriti* Gregorium Patriarcbam
Aquihjenfem captt . 1193. C.
Moritur . 1109. E.
Epifcopus Concordtenfis occtfus . 1193-
^ierftis D«x Rom. Imperator elettus .
Albenus Adimarius Epifcopus Volaterranus, tum
Feretranus . 468. C.
yWiertKJ Jra%er ^omi»»i Verona . 701.
Pafcwii . 75»- B.
Et Parm.* . 762. A. 787- "■ . „ ,. , -
,4/iert«x -5Vot«s P/a«»t«* ^mww Me^o/an»
flMoawe dominatur . 707. C.
^ertw iHmt«*n«* J. . 1078.
o£7 jEZJtf*** infurgit . 702. D.
AuJZXtus II. MarcbioEflenfis Obizzoni pa-
trifuccedit. 8*5. E.
Cbwor**» ««» Carrarienfibus . 83 5- C
^ eo iWMiotew . 840. U.
Ditm t7at«Bt extremuw 841. ti.
Aldrovandinus Efienfis Eptfcofus Adrta, tunu
Mutin* , denique Ferrart* . 77*- C 808.
B. 811. A. o n
^feru Ciwt« i««/*>« " 4 l8 - U '
Eini defcriptto . 419- A -
R«r»i Saracenici Sedes . 430. <-• -
cenfi . 95^* ®" a
yflewwfri r. A
Homdm re«p»t . 17$- u -
Ef'«J oWw* • J 7 6 - **• . r
Ahxandri V. Pap* tltOn . iOOt. l>.
Tom. XXIV
Romam recipit . 1013. B.
Diem claudit extremum . 1016. D.
Ahxandri VI. Papa elccTto . 183. A &
189. B. D. dr /f?«- *9 8 - C. 532. D.
Cardinales quidam ab to deficiunt . 339. D.
162. B. J4J. A.
Idem Papa Carolum Galli* Regem cum extr-
citu excipit in Urbe . 10. C.
Fwdus i»it cum Venetis , alitfqut Prtnctptbus.
A facie Regis Gallici fugit . 19. E.
Urfinis infeftus . 44. A.
Ftlio Cefari Principatus conqutrtt . 108.
iji. D. 13 J. B. J34. A.
Fi»em vivendi facit . J78. C. _
Alexander Fregofius Epifcopus Vinttmtltenfis .
008. D. . „
Alexander Sfortia domtnus Ptfaurt . 194. B.
aio. E. ii2. A. 114. C. 247. C.
Alexander Comes Neritinus . 891. A.
Almo Abbas Sublacenfis . 930. C.
Alpbonfus Aragonum Rex Corficam tnvadtt. 444-
Oty?iio Bonifacii acriter ab\eo ccepta & contt-
nuata . 44 J. A. & fequ. V
0««jm fo/vere t^miem cogttur . 464. B-
Ahhonfus Aragonum & Sicilia Rex . 1091. D.
Ajobanna ll. Regina Neapohs adoptatus .
1093. B.
yft exturbatus . 1094. fc..
I» prcclio navali captus a Genuenfibus . 1100.
D. 11 10. E. & fequ. 11 12. E.
fibus . 187. E.
Neapoli potitur . 192. C.
I//i«J obitus . 10%. C. v
Alpbonfus Calabrix Dux bella gertt contra Vc-
netos . 26J. D. . -
Complura eis Caftella ertptt . 271. A. &
276. A. & f q«- - a
Romanum agrvm bello vexat . 278. A.
coL«. i«i« ^ c r lum vllL Regen ^
Gallia . J39- A - * f% u '
ejtti nativttas . ijo. C. -
Dcfponfata eidem Anna Sfortta. *53- B- * 8 *'
A ' Nnnn ^
N
E
Remam pergh . »83. B. JO». C. & /'?«• 3°7-
■ ■ C.
Carpi pofefiitnem afprebendit . 381. C.
Lueretiam Bdrgium dueit . 397. A. & fequ,
40». D. & T"P*- 599- E-dr /**«•
Ambrofius Alerta Epifeopus . 44«. B. 466. B.
4<i8. C.
Amedeus Sabaudia Dux Antipapa . 1122. B.
Andreas Johanna I. Regina Neapolis maritus,
illius juffu interfeBus . 782. A. & fiqu.
Andreas Epifeopus Auximanus . mo. C.
Angelus Abbas Sublacenfis . 964. E.
Anglkus Cardinalis fr Legatus Italia . Sa.6. E.
Anna Sfortia nupta Alphonfo I. Eflenfi. 2J3. B.
282. A. 284 D.
Immatura morte rapta . 349. A.
Annibaldus de Ceccano Cardinalis S. Georgii .
987. B.
Anonymi Valefiani Opufculum heic recuftmu .
632.
Anfelnus Lucenfis Epifcnpus SanEius . 107J. B.
Anfelmus de Marano Abbas S. Johannis Parmen-
fis . 719. E.
Antonii Petri Diarium Romanum heic primurru.
luce donatnm . 971.
Antoniottus Adumus Regius Gubernator Genua.
622. E.
ln fugam attus . 6*14. E. (S30. A.
Antonius de S. Archangelo Ord. Min. 11 38.
Antonius Cardinalis Tudertinus . 996. D.
Antonius Cajetanus Cardinalis Aquilejcnfis . 1029.
A.
Antonius Comes dominus Urbini . 192. D. &
fequ.
Antonius Grimanus Imperator Clajfis Veneta
contra Turcas . 73. D.
Proslium cum iis detreflat . 105. A.
Ciiflodtce traditus . 124. C.
Efus caufa a Venetis agitata . 165. A. 372.
'C.
Antonius de Ordclaffis dominus Fori Livii . 195.
E-
Antonius Pcrufinus Abbas Neritinus . 910. A.
Antonius Bracellus Jurisconf. Gcnuenfis clarijfi-
mus . 524. E.
Armannus Pungilupus Harcticus Fcrrarienfis .
706. D. f c 9 u -
Arnaldus de Pelagrua Cardinalis Legatus Ferra-
riapotitur . 716. B.
Bellum infert Venetis . 717. E.
Contra feditiofos pugnat . 740. C. & fequ.
'Arnt fluvii dira inundatio . 668. E.
Arretiua Urbis Axmales heic primum editi. 851.
Arretini , varia eorum bella _k gefia . 855. A.
& fequ.
Eorum Potefiates . 8jg. C.
Alia illorum beUa eum Florentinis . Z6t. B.
Inteflinis difcordiis laborant . 864. A.
Guidonem de Petramala Epifcopum eligunt fibi
dominum . Z66. D.
Eorum btltum eum Perufinis . 875. E. &
fequ.
Se tradunt Florentinis . 877. B.
Libertatem recipiunt . 882. A.
'Arrigus Rocha Comes Corfica . 436. A. 441.
A.
Afcanius Sfortia Cardinalis, & Vicecancellarius
S. R. E. 7. D.
Cuflodiis traditus . 10. A.
Ab Urbe fugit . 8j. A.
Mediolano Pra-fetTus . 93. A. 99. A. 137. C.
Captus traditur Vcnetis . 1J3. D. i<6. C.
ij8. B. 382. D.
123«
7J0. A.
7Ji. E.
Afcanius Sfortia CardmaKs ".. n
J4J.D. ,_ 7 .D. 37 8.B. 5I * T*«.D.
Captus Venetias ducitur . 383. E.
Deinde in Galliam . 38J. A. J34 B '
Afquinus Decanus Aquilejenfis Capui Vttberato-
urm. 1193. A.
Afiorgius Comes Romandiola . 814. B. f t<jU
Atto Abbas Sublacenfis . 932. A.
Auguflinus Adurnus Genua Dux Principatu ce
dtt . 123. B.
Auguflulus Romanorum Imperator . 640 I R
Azzo Marchio Eflenfis Obizzonem patrem tuetur
700. C.
Patri fuccedit in dommatione Ferrariee . 7 <j 2
Ejus bellum cum Parmenfibus Bononienfi.
bus . 703. D.
In auxilium Cremonenfium properat . 704. D
Contra eum fwdus ineunt aliauot Civitatn
709. C. bftqu. 7II . C. '
Diem fuum obiit . 714. A.
Azzo Marchio Efienfis filius Francifci Marcbio-
nis . 724. B. 727. A. 729. C.
Ejus obitus . 730. C.
Azzo Vicecomes una cum Cafiruccio Florentino-
rum exercitum frangit . 732. E.
Cum Paffarino juntlus Bononienfes debellat
73 j. A.
Cremona potitur . 7J9. E.
Azzo Vicecomes dominus Mediolani .
Marcum patruum de medio tollit
Bergomo potitur . 7J4. C.
Tum Brixid . 764. D.
Dcbitum natura folvit . 768. B.
Azzo Abbas Mantuanus S. Andrea . 1076. B.
Aymericus Abbas Neritinus . 897. A.
B
BAldericus Abbas Neritinus . 892. C.
Balthajfar Cojfa Cardinalis Legatus Bononite.
1003. E.
Fornm Livii obfidet . 176. A.
Papa creatur fub nominefohannisXXUI. 176.
C. Vide Johannes XXIII.
Bartholoynmis Roverella Archiep.Ravenn.&Car-
dinalis. 207. D.
Bartholomai Columbi gefia. 535. A.
Bartholomai Ferrarienfis Ord. Prad* Polyhifio-
ria,feu Hifioria' Ferrarienfis beic primm
edita. 60$.
Quis ille fuerit. 6yj.
Bartholomai Senarega Commentarius de rebut
Genuenfibus heic primum editus. J08.
Quis ille fuerit. J 11.
Bartholomaus Abbas Sublacenfis. 964. A.
Bartholomaus II. Abbas Sublaeenfis . 96$. D.
Bartbolomaus Abbas Mantuanus S. Andrea ,
1080. C.
Bartholomaus Abbas Neritinus. 903. A.
Bartholbmaus Bergomas Veneti exertitus Impe-
rator. 210. C.
Ejus praelium . 211. C.
Beatrix Caroli II. Regis Sicilia filia, nuptaAz-
zoni Marchioni Eflenfi. 709. B.
Beatrix Aragoncnfis nupta Mathia Corvino Re-
gi Hungaria. 2J2. C. 281. D.
In Italiam redit . 392. A.
Beatrix Eficnfis nupta G.ileatio Vicecomiti. 706.
B. _ _
Beatrix Efienfis Ludovico Sfortia nupta. 281. b.
&fequ. 283. C.
Evi-
RERUM, ET NOMINUM. 1*38
1237
E vivit raptet. 340. D. 5*9. B. j6j. E.
Beltramus de Poggetto Cardinalis Legatus, varia
illius gefta . 75«. B. & fequ.
Marchiones EJienfes vexat. 7JJ. A.
Ejus extrcitus ab illis fratius. 75 6. B.
A Bononienfibus expulfus. 7J9. A.
BenediOus XI. Papa eleftus. 708. D.
Btneditii XIII. Antipapa legatio ad Gregorium
XII. Papam. 982. E. ftqu.
Benedithts Abbas Sublacenfis. 931. A,
Benedi£ius II. Abbas Sublacenfis . 932. A.
BenediSius III. Abbas Sublacenfis. 962. E.
Benedittus Abbas Neritinus . 892. B.
Bernabos Vtcecomes Bononiam a patruo Jobanm
mijfus. 818. C. 820. A.
Eifuccedit. 834. E. 836. E. 839. B.
Fufus illius exercitus . 840. C. 841. B. 843.
Bernardinus de Polenta dommus Ravenna . 719.
C. 794. B. 797. D. 840. E.
Bernardus Gentilis Comes Neritintts. 89J. C.
Bertholdus Marchio Eflenfis. 730. C.
Ejus poflrema dies . 770. E.
Binius Abbas Jofepb laudatus . 11 91.
Blanca Vicecomes nupta Franeifco Sfortia Comi'
ti. 191. A. D. 113. C. 21J. C.
Elanca Galeatii Sfortia Ducis filia Maximiliano
Rom. Regi nupta. 534. C.
Blafius de Novellis Epifc. Adrienfis. 12 J. A.
Boemundus Princeps Antiochia . 891. C.
Bonacolfa Abbas Mantuanus S. Andrea . 1077.
E.
Bonaccurfus Abbas Mantuanus S.Andrea. 1077.
A.
Bonadota Abbas S. Pauli extra Urbem. 974. B.
Boncontes filius GalaJJii Comitis Montisferetri .
866. A.
Bonifacii VIII. Papa eleBio. -joi,. A.
Is in Columnenfes iratus. 704. B.
^fubilattm celebrat. 706. B.
Anagnia captus tributum natura folvit . 707.
D. & fequ.
Bonifacins Marchio, pater Comitiffa Mathildis .
1074. B.
Bonifacius Corfica Comes. 433. D.
Bonifacii oppidum in Corfica ab Alphonfo Arago-
num Rege obfejptm. 444. C. &
Obfidio tamdem dijfoluta. 464. B.
Bononia a Gallis & Bentivolis capta. 609. D.
Recepta a Pontifice . 61 J. B.
Bononia PontiHci erepta a Philippo Duce Mt-
diolani. 189. A.
In libertatem reftituta. 192. E.
Bononienfes a Jobanne XXIII. Papa defictunt .
179. E. & fequ.
Vexati a Carolo de Malateftis . 18 r. A.
Rnrfus Papa rebelles. 183. C.
Martino V. Papa fe tradunt . 184. C.
Cum Venetis fcederati. ^oS.D. .
Eorum bellum cum Azzone EJlrnJi. 687. fc. ey
fequ. 703. D. & fqu. 709. C. 711- E.
Romeum de Pepttlis profcribnnt . 731. C.
Frafli a Paffarino domino Mutina . 71J. A.
CardinalemLegatum abjiciunt . 759. A
Civitas tradita Johanni Vicecomiti. 81». U
Bonaventttra ( Santtus ) Cardin. 687. A.
Bonus Abbas Mantuantts S'. Andrea. 1077. U
Borftus Eflenfis Marchio. 188. D.
Dttci Mediolanenfi militat. 190. B. 192- «■ CT
E
Ncapolim profettus. 193. D. & feqtt. 196- E.
Lemello fratri fnccedit. 197. D.
Fridericum III. Augv.fium excipit. 190
-<4£ M) Dax Mutina ereatus. 199. A.
Pitw» II. Papam txcipit Ferrarta. 203. A.
Pergit Venetias. 208. B.
Rurfus Friderieum IlI.Auguflum excipit.%i$.
D. & fequ.
Contra eum conjuratio. 222. C.
Galeatium Dueem Mediolani inviftt. 226. D.
Romam profetlus Dux Ferraria conftituitur .
228. C.
Natura debitum folvit. 229. D.
Boftus Epifcopus Arretmus . 878. C. 882. B.
Bottfella dominus Mantua. 710. D. & fequ.
Brachii de Montone Perufini gefta Roma. iOtfi.
C.
Ibi dominatur. 1062. C.
Inde pulfus . 1063. E.
Bononiam obftdet. 184. C.
Brixia Gallis erepta a Venetis , deinde a Gallis
recepta, & direpta. 611. D. & feqtt.
Obfidionc prejfa ab Henrico VII. Imperatore .
721. E.
^acobo Cavalcabovi tradita . 717. E.
JEleft ini V. Papa abdicatio . 702. E .
V
B.
Cafar Dux Valentinus Principatum in Ita-
lia fibi conquirit. 108. C. 119. E. 127. E.
Imold potitur. 130. E.
Tum Foro-Livii. 132. B. 136. A. 372. B. &
featt. 389. A. & fequ. 39J. A. J78. C.
Callipolis capta d Venetis. 613. A. & fcqu.
Callifti III. Papa eletlio . 195. A.
Poftrema illius dies. 202. C.
Canis Scaliger dominus V erona. 713. C.
Vttmtiam Patavinis furripit. 723. C.
Eorum exercitum fugat. 72 J. B. 728. D. 730.
D. „
Ab iii fugatus. 730. E. 734. C.
Patavio potitur . 746. B.
Moritur. 7J2. A. •
Canis Grandis Scaliger, ejus nuptia . 8ao. C.
Maftino patri fuccedit . 821. C.
Verona eifurrepta, & ab eo recepta . 83 J. D.
& f e 9 u -
A Canc-Signore occifus . 840. E.
Canis-Signorius dominus Verona . 840. E. &
fequ. .
Carolus Johannis Bohemia Regts filtus , ejus_ vt-
Sioria de Marchionibus Eflenfibus. 7J4-"A.
In prcelio vulneratus. 791. D.
Romanorum Imperator elecius . 794. E.
Tridento potitur. 79J. D. 801. D. 830. A.
Carolus IV. Imperator Sanguinem Chrifli Man-
tua adfervatum invifit. 1079. C.
Carolus I. Comes Andegavenfis Regnum utnufque
Sicilia adeptus . 64J.
Pacem flatuit cum Pifanis . 673. A. 676. A.
681. A.
Ab eo Siculi defictttnt . 689. C.
Duellum cum Rege Aragonenfi parat . 690. B.
Diem fftw» o^if . 693. B.
Carolus VIII. Gallia Rex in Italiam cum exer-
citu progreditur. j. A. 288. E.
Florentiam intrat. 9. B.
Deinde Romam. 10. C. J4J. A.
Tum Neapolim. 14. E.
Inde iturtts in Galliam recedtt. 19. E.
E;i(i prff/i«m ™« Venetis fcederatts adla-
rum. 22. A. 309. E. & fequ.
Aflam fe rccipit. 24. D.
Taurini confiflit . 26. E.
I N D
In G.tlliam paee fatla redit. 29. E. 314. E.
Ejtts luxuria . 31. B.
Ad ptures abit . 48. E. 354. E.
Ejus jura in Regnum Neapolitanum . 537. D.
& feau.
Italiam ingreditttr. 543. B.
Pifanis libertatem reftitu.it. 544. B -
Regno Ncapolitano potitur . J46*. C. & fequ.
Cum fwderatis Principibus prceliatur . 554. A.
&f e 9 u - n
Pax inter eum , & Ludovtcum Ducem Medto-
lani . 557. A.
A morte raptus . J64. E.
Carolus Sine-T erra dominus Florentia . 706. C.
Carolus Dux Calabria , dominus Florentia Nea-
polim redit. 739. B.
Dominus Arretii. 857. A.
Caroti I. Sabaudia Ducis mors . J63. D.
Carolits de Manfredis Faventia dominus. 2J4.C.
Carolus de Milatefiis dominus Arimini bellum m-
fert Bononienfibus . 181. A.
Carolits Rttfus Comes Neritinus. 908. A.
Carrarienfes in Urbe Patavina principari inci-
piunt. jza,- E. & fequ. 764. A.
Caflruccius Luca & Piflorii dominus . 732. E.
Ejus vitloria de Ftorentinis . 733. A. 8S9. D.
Una cum Ludovico Bavaro Pifas ad deditionem
compellit. 737. E.
Roma Comes Palatii Lateranenfis creatur.j^t.
A.
Piflorium ei furrcptum, receptum. 744. C.
Debitum natura folvit . 74J. D. 871. A. •
Cilbxrina Sfortia domina Fori-Livii , virilis fe-
mina . 37J. A. 377. B.
Chrifiophori Cobtmbi origo , & gefta . J34. E. &
fequ. 606. B.
Chriflophorus Maurm Dux Venetiarum. 236. B.
Chmentis V. Papa elettio. 708. E. & fequ.
Ferrarienfi Urbe potitur . j\6. E.
Diem fwun obit . jz6. D.
Chrnenns VI. Papa eleclio. 707. C. 81 1. C
Dicm claudit extremum. 628. C.
Ccl-.tmnenfes a Bonifacio VIII. Papa dcjecli. 704.
B.
Q-ta contra eum egcrint . 707. D.
APontifice deficientes Oftid potiuntur . 7. D.
Regi Neapolitano adharcnt. 34. B.
Concilium Romanum fub Johanne XXIII. Papa .
1019. E. 1033. C.
Concilium Ferrarienfe fub Eugenio IV. 188. C.
Florentinum Gcnerale. 189. C.
Conon F.pifcopus Praneflintts . 940. C.
Conradus Abbas Sublaccnfis . 96J. B.
Conradus de Oviflayn Capitaneus Ducum Carin-
thia in auxilium Forojulienfium . 121 3. B.
Conradus Dux Polonia Patriarcha Aquihjcnfis
eligitur . 120J. D.
Confalvus Fcrrandus Hifpani exercitus Imperator
in Regno Neapolitano . $j6. B.
Ejus gefla. J77. E. & ftqu.
Conflantinopotis capta a Turcis . 199. A.
Conflantius Chlorus Cafar crcatus a Dioclctiano
Augufto. (S3J. A.
Conftantinus Magnus qua juvenis geffcrit . 63 J.
A.
Cafar creatus. 6}6. A.
Ejus bcllum cum Maxentio . 637. B.
Deindc cum Licinio . 638. A. & fequ.
Varia illius gefta . 640. A.
Conftantius Sfortia Pifattrienfis Reguli filius .
214. B.
Patri fuccedit . z\j. C. 264. D. 26*9. D.
Corfica Hifloria Libri Qttatuor , Autiore Petro
Cyrnao heic primum editi . 409.
E X v Me
Corfica olim appellata Cyrnus , 414. C.
Ejus defcriptio . 41 J. A.
Epifcopales Ecclefia quot ibi . 418,
Fahulte de origine illius nominis . qzz. B.
Piratarum olim fedes . qzj. B.
Quando Chrifti Religionem accepijfe credatw
428. E.
Jugo Saracenorum preffa. 429. E. & ftqu.
Ecclefia Romans tradita. 431. B.
De ejus ditione controvtrfia inter Pifanos &
Genuenfes. 43 j. B.
Corfi Tyrrhenis , Liguribus , Romanis fubjetTt .
422. C.
Quales illorum mores . 424. A.
Sub Francis . 431. A.
Sub Pifanis . 43 j. B.
Sub Genuenfibus . 43(5. B.
In duas fatliones fctffi . 438. B. 464. E.
Sub Romana Ecclefia . $6j. A.
Sub Duce Mediolani. 478. D. 499. D. J74.D.
Cortona primum Civitatis nomine donata. 869. B.
Corvaria dr Vallechia nobili cuidam genti nomen
dedere . 641.
Cremona Venetis tradita . 108. E.
Cremonenfium Legati Venetias profeUi . 121. C
370. A.
Eorum bellum cum Maffeo Vicecomite . 704.
D. 707. B.
Ab Henrico VII. Angufio dire habiti . 711 .C.
727. E.
Crefcentius Alatrinus Epifc. 941. B.
Crefcentius Prafe£ius Urbis Roma . 947. A.
Cyprus d Saracenis capta . 1097. B.
Cyrnos olim appellata Corfica . 414. C.
D
DFmetrius Abbas Sublacenfis . 931. D.
Defiderius Abbas Neritinus. 901.A.910.A
Diarium Ferrarienfe heic editum . iji.
Diarium Romanum Antonii Petri heic primimu
evulgatum .971.
Dominicus Grimanus Cardin. jo. E.
Patriarcha Aquitejenfis . Ji. A. 123. C. 11J.
D.
Dominicus Epifc. Fundanus . 1039. D.
Donatus, Petrus, Epifc Patavii . 1138.
E
EDuardi Regis Anglia bellum cum Regc
Francia . 790. B.
Eduardus II. Rcx Anglia, ejus vittofa acla.jap.
A. „ .
Ab Ifabella Regina conjuge dejetlus . 741. A.
Eduardus III. Rex Anglia . 739. E. 741. B.
Egidii Cardinalis de Albornoz gefla m ltaltcu .
833. C. & fequ.
Foro-Livii potitur . 840. E.
Tum Bononia . 841. B.
A legatione revocatus . 844. C.
Ejus vita finis . 847. C.
Elconora Aragonenfis nupta Hercuh Eftenft Duct
Ferraria . 243- A. •
Ferraria magnifice excepta . 248. *->■ cr m •
Neapolim pergit . 2J2. E.
Diem poftremum claudit . 286. D.
Etias Abbas Sublacenfis . 929. C.
Everardtts Abbas Neritinus . 890. A.
Eugenii IV. Papa eleclio . 186. B.
Ferrariam profetlus . 188. C.
Florentia Concilium celebrat . 109. U
Romam pergit . 192. C. ^ .
Corficam Ecclefia Romana acqumt . 467^-
Ejus atia varia . 1112. A. 1122
Ejus obitus . 19J. A. 1119. C.
R E R U M,
A.
ET NOMINUM.
FAbricius de Carreto Magifler Rhodia Reli-
gionis . 631. A.
Facinus Canis Alexandria dommatur . 178. E.
& fequ.
Federicts Rex Neapolis e Regno exturbatus .
$77- D.
Federicus de Pinzano Forojulium occupat . 1194.
C.
Felinus Sandeus Epifc. Pennenfls . 302. D.
Ferdinandi I. Regis Neapolitani pravi mores. 15.
C.
Ejus obitus . 288. B. $28. E.
Ferdinandi Hifpania Regis Catholici bellum cum
Ludovico XII. Gallorum Rege in Regno Nea-
politano. J76. A. $77. E. & fequ. 579. B.
Genua cum eodem Rege colloquitur . J94. A.
Bused potitur . 600. D.
Deinde Tripoli . 6oj. C. 607. C.
Ferdinandus I. Rex Neapolis. 202. C. 20 J. E.
Per dolum Jacobo Picinino vitam eripit . 109.
D.
Ejus hegatorum fuperbia. 117. C.
Ferdinandus II. Rex Neapolis conflitutus . 12. E.
A Neapolitanis abjuratus. 13. D.
Ab ipfls receptus. 24. E.
Ejus nuptia , mors . 39. A. 291. C. & fequ.
294. A. 310. E. 314. B. J46. A. jsj. D.
Ferdinandus Rex Hifpaniarum foedera init cum-.
Venetis . 17. E. 298. B.
Granatam recipit . J29. C.
Ferdinandus Hifpania Rex Judaos e Regnis fuis
profcribit. J31. C.
Ferdinmdus fohannis Regis Hifpania filius,Rex
Aragonia & Sicilia . 1001. C.
Ferrarij Frefco Eflenfl paret . 714. D.
Tum Venetis . 71 6. D.
Tum Romano Pontifici . 717. A.
Eam rebelles tentant . 720. B. 727- B.
Ab Eflenfibus Marchionibus recepta . 729. C.
Ferrarienfium rerum Diarium heic editum . 171.
Ferrar enfe Concilium fub Eugenio IV. 188.C.
Florentini , profligatus eorum exercitus ab Uguc-
cione de Fagiola . 725. D. & fiqu. 86j. C.
& D.
Et a Caflruccio . 733. A. 73J. A. 869. D.
Eis Arretini fe tradunt . 711. E. 877. B.
Eorum bella cum Pifanis Lucenfis Civitatis
caufsd . 879. C.
Athenarum Ducem fibi praficiunt . 767. D.
Tum aby.ciunt . jji. A.
Bdlo impetiti a Johannc Vicccomite . 824. A.
Cortonam recipiunt . 178. C.
Eugenium Papam , & Gracorum Imperatorem
ad Concilium recipiunt . 189. C.
Petrd Smild potiuntur . 276. B.
Pifas obfident . 3 JJ. B. 3J8. B. 36J. C.
Carolum VIII. Francia Regem exciptunt. 9.B.
Ab iis Pifani deficiunt . Ibid. E.
Fruflra eorum Urbem obfident . 29. D. 3J. E.
Ab eis repulfi . 93. B
Eorum fasdus cum Ludovico Rege Gallta. 123.
Eorum bella cum Pifanis . 6$$- C. 662. C.
Pacem eum iis fiatuunt . 66x- E. 67J. B.
Rurfus bellum . 683. E. & fequ. 68j. D.
Pax inter eorum fatTtones . 688. A.
Forojulium , antiquitus Civitas Auflna appella-
tur . 1191. 9R
Forofdienfes bcllum ineunt cum Vtnetts. 119B.B.
Tom. XXIV.
1242
Fortonerus Archiep. Ravennas & Cardin. 841?'
E. & fiqu.
Forum jfulti d Turcis vaflatum . 116. A. (jr fef.
Qui inde recedunt . 118. C. 367. A.
Francifcus Marchio Eflenfls . 703. D. 706. C.
Difcors a fratre fecedit . 709. B. & fequ.
Rhodigio dominatur . 714. D. 716. B. & E.
Bella gerit cum Venetis . 717. C.
Ferrariam tuetur . 720. C. & fequ.
Occiditur . 724. A.
Francifcus II. Marchio Efienfis . 732. C. 77J-E.
Vicarius Parma pro Obizzone patruo . 777.E.
779. D.
Ferrarid abit . 826. B.
Bellum infert Ferraria . 827. A. 830. E.
Francifcus I. de Gonzaga Marchio Mantua .843.
A. 846. B.
Uxorem ducit . 173. C.
In Ludovicum filium iratus . 188. A.
Ei pacem reddit . 190. B.
Diem claudit extremum . 193. D.
Francifcus II. de Gonzaga Marcbio MantuaGaU
lorum Regi militat . 121. D. 140. E.
Ifabellam Eftenfem ducit. 281. D.
Venetis militat . 309. D. 321. A. & D. 334.
D. 34J. E. 3J7- D. & fequ
Prcelio certat cum Gallis ad Tarum . 21. U.
309. E. & fequ.
A Venetis armorum Imperator eleclus . 18. C.
33. C.
Ab ipfls dimiffus . 4J. D. J4. B.
Tum receptus . 63. B. 6j. A.
Francifcus Sfortia Comes Venetis mthtans, Vero-
nam recipit . 189. E.
Bononienfes vexat . 190. A.
Blancam Vicccomitem ductt . 191. A. & D.
Pifaurum emtum tradit Akxandro fratrt . 194.
B.
Ticino & Placentid potitus . 19J. C.
Venetorum exercitum proflermt . 196. A.
Pacem cum iis flattiit . 201. B. 210. A-.
Francifcus I. Carrarienfis ddmmus P atavn .
D. 83J. C. 838. E. & fequ. 845. C.
Francifcus de Ord hffis dominus Fon-Ltvtt.
A. 808. A. 813. D. &fequ.
A Legato Pontificio debeliatus . 834. U.
Francifcus Abbas Sublacenfis. 963. A
Francifcus II. 4bbas Sublacenfis . 966. B.
Francifcus de Afcnlo Aflrologus ob vanos
res fecuri percujfus . 738. D.
Frefcus Eflenfls dominus Ferrarta . 714. D.
Bella gerit cum patruts futs . 71 J. a.
Civitatem illam Venetis vendit . 716. D.
Friderici II. Augufli mors . 644. ■ G
Friiericus III. Imperator . 196.
Ferrariam profeclus , & Romam . 19»- »•
Borfium Eflenfem Ducem Muttna creat . 199.
Rurfus Ferrartam fettt. 21 J. u.
Fridericus Rex Neapolis Ferdtnand» II. fuccedtt.
19- B - . . -
Cajetam rectptt . 40. h..
Gallos e Regno expelht 43. E. ,
Prin«f>i Salermtano bellum tnfert . 46. U. 0*
^4 G<rf/« fibi ttmet . m. C.
ftCirno fpoliatus . 396. E. &
Fr £*»!>•* Urbtni Imperatcr exercttus fz-
derati contra Venetos . 2j8. B. & fequ.
Morte immatvra raptus . i6y A.
Fridericus Archiep. P^anus . 6Zi. D.
E vivis excedit . 686. D.
O o 0 o rri "
820.
80J.
840.
erro*
..4? . ! N D
Friitritats Comts Montisferttri'. 9$6.-A. 86i. B.
86$. B.
Cafus i Populo . 966. E.
Fridericus Abbas Nerttinus . 89J. A;
Frigjtanus Scaliger Veronam Cani Grandi furrt-
pit . 8j J. D.
Tw praffta c«(/it . 837. D.
Fulcberus de Zucitla Epifc. Concordienfis . 11 99.
B
Fafco AforfAio . 8i$. A.
GAlafftus Comes Montisfcretri . 862. A.
Poteftas Pifarum . 661. D. & fif-
Infelicia ejus gefta . 66%. A.
Gakatius Vicecomes Beatricem Eftenfem ducit .
706. B.
Ferraria militat . 717. C.
Philippi Valefii exercitum reprimit . 731. A.
Dominus Mediolani . 731. B.
Cuftodia traditus a Ludovico Bavaro. 737. B.
Ejus poftrema dies . 745. B.
Galeatius II. Vicccomes d Jobanne patruo Bo-
noniam miffus . 818. C.
Ei fuccedit . 834. E. 839. B.
Galeatius Maria filius Francifci Sfortia Piunu
II. Papam invifit . 203. E. 107. C.
Patri fuccedit in Ducatu Mediolanenft . 210.
A. & C. 212. D. 224. & 226. D.
Interemtus d conjuratis . 254- E.
Galeatius Maria Sfortia Mediolani Dux , domi-
nus Corfica . 478. C.
Ejus infelix finis . 7. C.
Galeottus de Manfredis Faventia dominus . 254.
D.
Ab uxore interemtus . 280. E.
G.ikotti Malatefta Domini Arimini gefta varia.
830. E.
Debellatus ejus exercittts d Pontificiis . 834.A.
Bernabovis Vicecomitis copias fundit . 841. C.
Gaterius Imperator . 63 j. A.
Ej'ts gefta . 6^6. B.
Gallianus Pirata captus prodigiofe mortem evi-
tat . 527. B.
Gtftonis de Fois Ducis Nemurcenfis in prwlio
Ravennate mors . 61 3. B.
Gemenfium bella cum Venetis . 822. E. & fequ.
A quibus praelio navali debellantur . 833. A.
Corficd potiti . 43 j. D. & fequ.
Inde pulfi . 437. A.
Ear» repettmt . 441. A.
Bonifacienfibus obfeffis opem ferunt . 4J8. A.
In Corficam iterum acciti . 469. A. Joo. B.
A Ludovico Rege deficiunt . J89. A.
Eum recipiunt . J90. D.
Alpbonfum Regem Aragonum (*>■ Sicilia vin-
cunt . 1100. D.
Eorum bella cum Pifanis . 64.7. A. & fequ.
Pax cum iis conftituta . 6ji. C.
Portum Pifanum eis eripiunt . 6J9. 683. C.
689. E. & fcqu.
Eorum Claffem proftigant . 692. C.
Uti & Venetorum . 704. D.
A Gallice Rege deficiunt . 19J. A.
Duci Mediolani fe tradunt . 281. B.
Tum Ludovico Sfortia Duci . 289. D.
Pro quo cautionem dant Regi Gallia . 31J. C.
343- B.
Ludovtco XII. Regi Gallia fe tradunt . 113.
C. 123. B.
Eorum vittoria de Alpbonfo Aragonum Rege .
187. E.
Seditionem movent contra.jfob.'jGakatium Sfor-
E X
tiam Mtdiolani Ducem v $ 1 «v A.
Rurfus eidem fuam obHgantfidtm .' j»8. C.
De Ecclefia Romana bene mtriti . jn. A. '
Regis Gallia gratia eis reftituta . jjj. B,
Pro Rege Gallia contra Neapolitanum mili.
tant . J40. C. fyt. E.
Subfidia ab eis Pifani petunt . J47. e A.
fequ.
Ad illos litera Ludovici Ducis Medklanenfis
Jji. E. & fequ.
A Gallis infeftantur . JJ3. A.
Sarzanam recipiunt . Jj8. E.
Ad eos progreffus Maximilianus Rom. R ex .
Ludovieo XII. Regi fe tradunt . j<$8. E.
Eorum perniciofce fatliones . 603. A.
Iidem d Ludovico XII. Rege Gallia defi-
ciunt . 61 J. C. & fequ.
Ejur ditioni fe iterum tradunt . 621. E.
Libertatem recipiunt . 62 J. A.
Quam captd Arce Laterna firmant . 633. C.
Gcorgius de Ordelaffis dominus Fori Livii . 181
B.
Georgius Abbas Sublacenfis . 931. D.
Gerardus Cardinalis de Caucino Forojulienfes vin-
cit . 1207. A.
Gerardus Cardinalis Reftor Regni Neapolitani .
900. C.
Gibertus de Corrigia dominus Parmte , ejus bel-
lum cum Azzone Eftenfi Marchione . 709.
C.
Et cum Placentinis . 712. C.
Parmd expulfus . 719. C. 723. C. 717. E.
fequ.
Dominatur Cremona . 730. D.
Girardus Abbas Mantuanus S. Andrea . 1077.
D.
Gylo Archidiaconus Aquilejenfis ekftus in Pa-
triarcham . 1224. B.
Godefridtts Comes Neriti . 889. A.
Godefridus Abbas Neritinus . 897. B.
Granata Civitas Mauris erepta ab Hifpanis .
J29. C. J31. B.
Gregorii Magni Papa Bulla ( dubta tamen ) pr»
Monafterio Sublacenfi . 94J. A.
Gregorii XII. Papa eleilio . 981. B
Recedit ab Urbe . 983. D.
Gregorius de Montelongo-Patriarcba Aquilejenfts.
1193. A.
Captus . Ibid. C.
Gregorins X. Papa Flortntiam profetlus . tf8i.
A.
Concilium Lugdunenfe celebrat . 6Bi. C.
Ejus poflrema dies . <J8j. C.
Gregorius Cardinalis S. Eufiacbii . 893. B.
Gregorius Abbas Sublacenfis . 931. B.
Grimana gentis Veneta fortuna varia . tt$. B.
Vide Antonius Grimanus .
Guarnerii Ducis magna Societas . 767. D. &
feqtt.
Diffolvitur . 770. B. 807. D. 814. E.
Guido Cardinalis Legatus . 81 J. B.
Guido de Gonzaga dominus Mantua . 793. D.
Guido de Poknta dominus Ravenna . 844. A.
Guido Comes Montisferetri Pifarum domtnus .
<SjJ. B.
Aliquot Caftella recipit . 656. D.
Groffetanos profligat . <Sj8. A.
Contra fwderatos Guelfos bella gent . 6J9-
C.
Pifis difcedit . 66^. A.
Rurfus Pifarum ReEior . 664. B.
Officio cedens abit . 66$. E.
Guido de la Turre domims Mediolant . 719- «="
tiX
«45 RERUM, E T
Ex Uln dhione. excidit . jit, B.
Guido Antonius Manfredus dominus Faventia .
189. D. 191. & 195. E.
Guida Ceraes dommus Urbini . 19«. D.
Guido Cbmes Montis Fortis , Vtcarius Regis Ca-
roli in Tufeia . 67 J. D; 679. A.
Gzddo. Tarlatus Epifeopus Arretinus . 73 J. E.
Diem poftremum elaudit . 6j6. E. & fequ.
7J& A. 866 B. & D. 869. B & fequ.
Guido de Baifo Epifropus Ferrarienfis . 811.
Gmdo Btritta Eptfcopus Adrienfis . 706. E.
Guido de Corvaria Auftor fragmenti Pifana ffi-
fioria . 639.
Quis ille fuerit . 64.1.
Gttillielminus Epifeopus Arretii . 8jJ. D.
Guillelmus II. Abbas Sublacenfis . 96%. B.
Guillelmus Abhas Neritinas . 906. B.
Guronus Eflenfis Epifcopus Adrienfis . 480. B.
H
HAdriani IV. Papa elettio . 685. C.
Harmibal Cardinalis Legatus . 810. D.
Helvetiorum bellum cum Mdximiliano Rege Ro-
manorum . 81. B.
IUorum proditioru viShs a Gallis , & captus
Ludovieus Sfortia Dux Mediolani . J72.
B,
Eorum viSloria de Gattrs-. 643. E. & fiq»-
Henriei VIT. Imperatoris gefla in Italia . 711.
E. & fiqu.
Immaturd morte raptus . 7*4. D.
IUius aSia in Tufcia . 864. E.
Efus pofirema dies . 86j. C. .
Henricus Comes Gorieia Capitamus Forojultt .
140J. D. .
Henricus de Valdimonte Vtcarius Regts Carolt
m Tufcia . 679. C.
Henricus Abbas Sublacenfis . 960. E.
Hercules Eflenfis Neapolim profeftus . 194. C
Mutina Reltor . 408. B.
Venetis militat . *io. B.
Vulnus e proelio reportat . *n. Di
A Venetis magnifice exceptus . 213. A, ai6.
Ejus fides erga Borfium fratrem. 42*. B. 44J.
Ei in Dueatu Ferraria fuccedit . 430, E.
Venetias pergit . 439. C.
Eleonoram Aragonenfem ductt . 443. A- *4°-
C. & fem. .
Here«to LEflenfis Ferraria Dux Ntcolaum^
Eflenfem hoflem dt medio tolkt . 4J1. A. cr
ftqu.
Florentinis militat . *JJ. C ,
/ff».
Pare»» cum eis flatuit . *7J. B.
Venetias pergit . vj6. D. «-j^,
Caflelletum Genua ei tradttur cuflodtendmu .
lJtV'Venelts ' & Florentinos pacemflatuit .
Lu*dol'ict)n XII. Galli* Regm hnvifit . ?7<>-
Di^idium Carpi ejus ditiom additutn.Jii.C.
Genuam profetlus . J30. B SfJ-^ S^-J^
Hercules I. Ferrari* Dux Caflellettum Genu*
tuetur . 40. C. 34- A.
51. B. 35*- A - 353- B -
NOMINUM. 1*4*
Hieronymus Riarius dominus Forilivii & Imola,
tK6. D. 47J. D.
A fuis trucidatus . *8o. C
Hildebrandi , « «i fq/?e« /««» Gre^oritt» FI/.
P«pa , abta pro Sublacenfibus . 933. E. C*
Hippolytus Eflenfis in Hungariam profecTus. 48'.
D.
Cardinalis creatur . 486. B. *88. D. 493. D.
*9J. E 340. C 337. B. 348. E.
Hifpanorwn prwlium ad Ravennam ctm Gallis .
6it. E. & fequ.
Honoratus Abbas Sublacenfis . 949. A. 94 J. A.
Honorii.IV. Fapa eleilio . 693. B.
Hugo Epifcopus Oflienfis & Velletrenfis 933.
Hybletus Flifcus Genute feditionem excita^ . JiJ.
C. & fequ. J14. A. J*o. A. &fequ.
Genuam vexat . 544. E.
Ejus poflrema dies . J<$3. C
JAcobma de Flixo «x<m Obizzonis Marchionis
Eflenfis . 699. A. _
Jacobus de Vagripach Epifcopus Concordtenfis .
II9I. 1404. B.
ffacobus Rex Sicilie . 1089. A.
*tacobus Ifolanus Cardmalis Bononia , Legatus
Roma pro Jobame XXIII. Papa. 1049. D.
ioji. E. & fequ. 10J4. C 1004. C.
Jacobus de Columna Cardinalis . 6Zy. A.
jacobus Carrarienfis dominus Patavii . 777. A.
Vacobus Pepnlus B(ononiig dominus. 801. C. 8.0.
E. 81J. C 844. A.
Jacobus de Cavalcabobus dominus Cremona. 747.
Jacobus Piceninus Comes beUum infert Ferdinan-
do Regi Neapolis . 40J. E.
Per dolum vita privatur . 409. C.
3_*o£ttf Bracellus Jurisconfultus Genuenfis Cla-
rifpmus . J44. E.
Vanus de Campo Fregofo Genuam Gallts ertptt .
61J. C
Dux Genua creatur . 616. C.
India Occidentalis Infula detelia a Chrtfiopho.
ro Columbo . J3J. E. & fequ. ■
Innocentiilll. Papa Bulla pro Momflerto Subla-
cenfi . ojj. B. _
hmocentii V Papa eletlio . «8j. D.
Ftnem vivendi fetit . 686". C. .
Innocentii VI. Papa eletTto 848. C
Diem fuum obit . 84J. D.
Itmocentii VU. Papa coronatto . 974. C
Nbwf Cardinales creat . 976. C
Rowaiw deferere cogttur . 977. A.
Quam recipit . 978. B
Ftnem vivendi facit . 980. D.
Innocentii VIII. Papa eleZlto . 47J. D,
Ef«i poflrema dies . *«4. t.
j/ erga Genuenfes parum tndulgens . ;
& feq* .
E»'«J obttus . J34. A.
ImocenHus Abbas Nerttmus . 894 D-
Jaharma L Regma Neapolts . 7«7-C
Lu%mKoTarentino nMt. 801. A.
Neapoli fugit . 80J. D. ^808. E.
Uriem re«*rt . 809. A.
?of-.mja IJ. Ne-^to • *»
Efwi oWt«r . 1100. A. .
«Z M Aror Ferdinandi Regts Htfp. JiJ. A.
" J"™Ferdinandi II. Re^ Neapolttant . 5 4&
E. Johan-
E.
&
Digitized by
I N D E X
I
D
1247
Joharmis XXII. Paps elettio . 716.
Ab eo Romani deficiunt . 736". A.
Ludovici Bav.vri at~la adverfus illum
& fefu.
Ejtts poftremi dies . 760. E.
Johannes XXIII. Papa eleclus . i 9 6. C. 1017.
A.
Romam pergit , & Bononienfes ab eo depctunt.
179. C. & E. 1023. E. & fequ.
Novos Cardinales creat . 180. E.
Ferrariam pergit . 182. C.
Rurfus illius imperiumBononienfes detretlant.
183. C.
Pax inter eum , & Ladislaum Regem . 1031.
A.
Concilium celebrat . 1033. C.
Ex Urbe fugit . 1035. A.
Johannis Rcgis Bohemie at~ta in Italia . 75 3. B.
In prmlio cadit .791. B.
Johannes Cajetanus Cardin. Legatus . 736. D.
7J2. D.
Johannes Vitellefcus Patriarcha Alexandrinus
Rcflor Urbis . 11 10. C.
Varia ejus gefta . 1 1 18. A.
Purpurd Cardinalicid donatus . 1 1 1 9. B.
Jujfu Pontificis interfetius . 1123. A.
ohannes Mocenigus Dux Venetiarum . 268. D.
Johannes Judex Gallurce in Sardinia . 674. D.
Johannes Galeatius Sfortia Dux Mediolani , ei
rurfus fidem obligant Genuenfes . J18. C.
Uxorem ducit Ifabellam Aragonenfem . *8i.
C. 513. D.
Diem fupremum claudit . 543. D.
Johannes Viceeomes PfeudoCardinalis . 750.
A.
Epifcopus Novariip . 752. E.
Dominus Mediolani . 766. B. 810. C.
Bononia ei tradita . 818. C. 821. A.
Florentinos vexat . 824. A.
Se ei tradunt Genuenjes . 833. B. & fiq»-
Johanncs de Epiphaniis primus Epifcopus Neri-
tintis . 885. 910. B.
Johannes Andreas Epifc. Alerienfis . 490. A.
'johannes Omeffa Epifc. Maranenfis . 441. C.
Johannes de Gonzaga Epifc. 153. D.
Johannes de Tofiniano Epifc. Ferrarienfis . 186.
C. 188. B.
Ejus obifis . 194. E.
Johannes Pifcitellus Epifc.Catanienfis . 1098.C.
Johannes Pepulus Bononia dominus . 801. C.
810. E. 815. C.
A Comite Romandiola carceri traditus . 817.
A. 821. E.
Ejtts poflrema dies . 847. D.
Johanncs de Oleggio Vicarius Bononia pro Jo-
hanne Vicecomite . 822. A.
Ejus Urbis dominationem ufurpat . 839. C.&
Bononiam Lcgato Pontificio tradit . 841. B.
Ejus obitus . 84*5. B.
Johannes Bentivolus Bononicnfi in Urbe potens
d Faventtnis captus . 280. E. & fequ. 306.
E.
Nummos cudit . 337. A. 34J.D. 370. E. 39 J.
Johannes Abbas Sublacenfis . 930. C.
Johannes II. Abbas Sublacenfis . 931. A.
Johannes III. Abbas Sublacenfis . 931. E.
Johannes IV. Abbas Sublacenfis . 932. E. 935.
c
Alia ejus gefla . 936. A. & fequ.
Johannes V. Abbas Sublacenfis . 964. C.
yohannes Mantuanus Abbas S. Andrece . 1078.
E.
1248
Johannts ll.Abbat Mantuanus S. Andrte . 1082
74».C.
Johannes Abbas Neritinus . 901. A.
%>hannes Buccanigra Dux Genuenfium . 4 ,gp
Johannts Francifcus Marlianus , Greeca Lati
na-que Lingua peritijjimus . 518.C. 52, c
Jordanus Cardinalis germanus Nicolai V Pats
687. A. *
Ifabella Eftenjis nuptaFrancifco MarchioniMan-
tute . 281. D.
Ifabclla Federici Regis Neapolitani uxor ad Gal-
lias profetta . J77. D.
Ifabella Aragonenfis Johanni Galeatio DuciMe-
diolani nupta . J23. D.
Italia vitiis nefandis infetla . 12. D.
Itulfus Epifc. Mantuanus . 1073. C.
Judtsi ex Hifpania pulfi . J31. D.
yudex Rocha Comes Corfica . 437. D.
Julianus de Ruvere Cardin. S. Petri ad Vincu-
la . J34. B.
Ad Gallos fugit. 40. E. 43. B. J39. B.
Julianus Canonicus Cividatenfis , ejus Chronicon
Forojulienfe . 1189.
Julius II. Papa eleftus . J78. E.
Bellum infert Venetis . 595. E. fequ.
Ad eum litere Venetorum . J97. E.
Quibus fuam gratiam reddit . 601. C.
Bellum infert Genuenfibus . 6oz. B. & fequ.
Miranduld potitur . 606. D.
Conciliabulum Pifanum contra eum . 610.
Ejus conftantia in adverfis . 6*13. D.
Finem vivendi facit . <Ji8. E.
jfurdaimus Abbas Neritinus . 889. C.
Juvan Babaniz Cognatus Co. Goritia in auxi-
lium Forojulienfium , 1221. A.
LAdislaus , qui Vinceslaus , Rex Ntapolis
Jaderam Vcnetis vendit . 174.
A Populo Romano expulfns . 17 J. C.
Cortonam Florentinis reddit . 178. C.
Frattus ejus exercitus d Rege Ludovico. 180.
B.
Ladislaus Rex Neapolis Venceslaus appellatus .
971.
Romd potitur . 973. A. & feq.
Anathemate perculfus ab Innocentio VII. Papa.
979. B.
Et d Johannc XXIII. Papa . 1027. D.
Iterum Roma ei tradita . 990. A.
Eam ingrejfus ibi dominatur . 999. A.
Cortonam ad deditionem cogit . 1001. B.
Ab Urbe pulfie ejus copia . 1013. B.
Pax inter eum & Papam . 103 1. A.
Romam rurfus invadit . 103 J. C. 1041.
Diem futtm obit . 104J. B.
Lambertus de Polenta dominus Ravenne
D.
Caflello Marchamb potitur . 719. B.
Landus Abbas Sublacenfis . 949. B. 9J7.
Latinus Urfinus Cardin. 6B7. A. & E.
Laurentius Roverella Epifc Ferrarienfis
A.
Laurentius Abbas Mantuanus S. Andrea.
B
Laurentius dela Torre Decanus Capituli Canoni-
corum Forojulienf. 1191.
Leonellus Marchio Eftenfts fub Bracho de Mon-
tone militat . 184. D. i8tf. E.
Ejus nuptia . 187. D.
Nicolao patri fuccedens , domtnus terrans
1027.
E.
701.
. E.
208.
1079.
I24p R E R U M, E T
Mariam Aragonenfem ducit . 192. E. 196. E.
Ad plures abit . 197. B.
Leonis IX. Papa a£la Sublaci . 932. A.
Leonis X. Papa eletiio . 619. C.
Genuenfibus favet . 62J. E.
Leo I. Abbas Sublacenfis . 930. B.
Leo II. Abbas Sublacenfis . 930. C.
Leo III. Abbas Sublacenfis . 931. A.
Leo IV. Abbas Sublacenfis . 931. B.
Licinius Cafar , ejus gefla . 636. B. & feau.
Ejus bella cum Conftantino Magno . 638. A.
& fequ.
Luca Civitas a copiis rebellibus Ludovici Bavari
oceupata . 749. C. 751. B.
A Pifan is ad deditionem compulfa . 767. A.
Illius obfidio fafia a Pifanis , qua tamdem po~
tiuntur . 879. C. & fequ.
Lucas de Flifco Cardinalis Bonifacium VIII. Pa-
pam ab hoflibus vindicat . 707. E.
Lucenfium bella cum Pifanis . 646. A. 648. E.
& fequ. 653. C. dr fequ. 66t. C.
Pax inter eos fubfequuta . 664- C. 677. B.
683. E. &fequ. 68j. B. 689. B. 693. C.
Luchinus Vicecomes dominus Mediolani. 766. C.
770. D. 779. C.
Inter eum , dr Obizzonem Efienfem pax. 792.
C
Albam fibi fubdit . 797. B.
Bellum infert Mantua . 809. B.
E vivis raptus . 810. C.
Lucretia Borgia nupta Alphonfo Principi Eftenfi.
397. A. & ftqu-
Ferrariam venit . 402. D. & fequ.
Ludovici Santli Regis Francia progreffus iv-,
Africam , & mors. 676. D.
Ludovicus Andegavenfis Rex Neapolis exercitum
Regis Ladislai frangit . 180. B.
Ludovicus Comes Rex Sicilia . 1089. D.
Ludovicus Bavaria Dux vittor in prcelio contra
Ducem Auftria . 867. C.
Ejus atla in Italia . 870. C. & ftqu.
Elttlus Imperator . 732. D.
Gefta ab eo Mediolani . 73 J. D. & fequ.
Pifas ad deditionem compellit . 737. E.
Ejus at~ia Roma . 739. C. 741. C. & fequ.
Inde abit . 747- D. 7J0. D.
Ludovicus Hungaria Rex , ejus tter Neapohm ,
ut fratris necem ulcifcatur . 804. C.
Regno Neapolitano potitur . 806 A.
In Hungariam rtdit . 809. A.
Rurfus in Apuliam . 811. C.
dfbtivos principes dimttttt . 829. A. 840. A.
LudovicusDuxAndegavenftsRexNeapolts . 1003.
E. 1017. C .
Romam intrat . 1020. C. 1023. A.
Ludovicus Dux Aurelianenfis Genuam profetlus .
7. A. 540. D.
Ad Mediolanenfem Ducatum tnhtat . 16. U.
Novarid potitur . 20. A.
Ibi obfidione preffus . 25. E.
Inde fugit . z6. B- „ „
Carolo VIII. in Regno Galha fuccedtt . 48. E.
FmdusMt cum Venetis contra Ducem Medio-
Bellum infert Ludovico Duci Mediolani . 85.
B. 92. D. _ n K
Cujus Ducatu potitur . 100. C. 107. J07.
M?diolanum intrat it 9 - A. 3^7- * *fif*
Carolo VIII. Regi Galha fuccedtt . J«4-
Ejus nuptia . $66. A.
Ludovicum Sfortiam captwum habet . J72.
Regnum Neapoliranum rectptt . $7$- a -
Tom. XXIV.
NOMINUM: i»5®
Ejus bellum cum Rege Hifpama . 57«. A. \
Genuam vtnit . Ibidem . J77. E. & fequ.
Tumultuantem ccmprimit . 59*. B. & fiq«-
Cum Rege Aragonum colloquitur . J94. A.
Venttorum exercitum profligat . J96. B.
Ex Italia pulfus . 617. B. - <
Ludovicus Sfortia Mediolani Dux cmftitutus^.
7. C. 9. C.
Alphonfo Regi Neapolis infeftus . 11. C.
Foedus init cum Venetis , aliifque Princtpibus .
17. E. 298. B.
Novaria ei erepta . ao. A.
Ingratus erga Venetos . ij. E. 27. B.
Novariam recipit . a8. D.
Venetis iterum adharet . 3J. D-
Bello impetitus a Ludovico XII. Rege Gallia
8j. B. 92. D. 367. E.
Mediolano fugit . 100. B. 123. D.
Ducatum recipit . 137. B. & fequ.
Captus traditur Regi Gallie . 1J1. A.
7« exilium atlus . aJ3- D. ajj. D.
Nepotis ex fratre Ducis tutor . aj<J. B.
Inhoneflam pacem cum Venetts ftatutt . 277.
D. _
Beatricem Efienfem ductt . a8i. E.
Ferrariam profeSius . ^83. C.
Novariam obfidet . 311. A. & fequ.
Pax inter eum, & Carolum VIII. Regem Gal.
lia . 314. E.
Inlatum ei bellum a Ludovico XII. 306. E.
Ducatum recipit . 379. E. & fequ.
Proditione Helvetiorum captus . 38^. C. &
fequ.
E vivis excedit . J9J. D.
Ludovicus Sfcrtia Johannis Galeattt Ducts Me-
diolani patruus . J18. C.
Dolofa ejus aela in pernictem nepotts . J23.
B
Carolo VIII. Regi Gallia contra Regem Nea-
polis adharet . J38. D.
Ilhtm urget ad bellum . J43. C.
Ducis titulum affutnit J43- E. .
Pax inter eum , & Carolum VIII. RegtnL. .
Genuam profeBus . J54. B.
Gallis cedens in Germantam fugtt . J67. U.
Captivus in Galliam ducitur . J72. C.
Ludovicus de Gonzaga , occifo Paffanno , domv-
nationem Mantua arnpit . 74.$. E.
Ludovicus de Gonzaga dominus Mantua
E.
Eius obitus . 841. B. _ _ _
Ludovic us de Gonzaga , cafo Ugoltno fratre^ ,
dominus Mantua . 843. A.
Ludovicus Marchio Mantua . 188. A. & Jequ.
igo. B. 193- D. 207. C. & E.
Ludovicus Princeps Tarentinus, Mantus Johan-
na I. Regina Apulia . 801. A.
Rex Neapolis conftituitur . 808. E.
Neapolim recipit . 809. A.
Ludovicus de Campofregofo , oltm Dux Genua ,
ejus mors . jfij. C.
Ludovicus Marchio Saluttarum . i86. li.
Ludovicus Marchio Marchta . 174- A.
_S Chrifti & l^us Dei, facra Reprafentatto
fic a Forojulienfibus appellata . iaoj. A.
Lugd l un°mfe C Concilium Generale Armo 127J.
681. C. & fil«-
839.
M
de
MAdrifio Familia Ctvidatenfis , olim de^.
Ungripach ™ ne "P* a ' 1 1 9 1 ■ ^
layi
N
fifaffeui , five Matthaus Vteeeomes dominus Me-
diolani , ejus bellum cum Cremonenfibus .
704. D. & fequ.
Ex imperio deje£ius . 707. B.
Ttcino potitur . 726*. E.
Debitum naturte folvit . 734. A.
Majo Abbas Sublacenfts . 930. £.
Malatefta Ariminenfis gefta . 830. C. & fequ.
834. B. 843. A. 845. A.
Malatefta Ariminenfts Prtnctpts fuprema dtes .
MalZefi 7 '* Hungari domini Arimini gefta . 810.
B.
Ejus nuptia . 843. A. 848. A.
Manfredus de Beccaria dominus Ticim . 702.
A.
Manfredus Epifcopus Mantuanus . 107$. E.
Manfredus Tiburtinus Epifcopus . 941. C.
Manfredus Abbas Mantuanus S. Andrea. 1075.
E.
Mmfuetus Epifcopus Arretinus . 871. C.
Mantua poft Paffarini necem Ludovico de Gonza-
ga traditur . 74 J. Ei
Mantuanum Monafterium S. Andrea, ejus Chro-
nicon heic editum . 1071.
Marcus Vtcecomes Luca dominus . 749. C
A nepote cafus finem vivendi facit. 751. C.
&E.
Marcus Saracus Epifc. Lepant. 117. D. 120. C.
Maria Aragonenfis nupta Leonello Eftenfi. 192.
E.
E vivis excedit . 1 96".
Marfiliettus Carrarienfis dominus Patavii occi-
fus . 777. A.
Marfilius Carrarienfis dominus Patavii. 764. A.
Martialis Epifc. Mantuanus . 1074. B.
Martini IV. Papa obitus . 693. B.
Martinus V. Papa Ferrariam profeclus , Bono-
niam recipit . 184. C.
Ejtis poftrema dies . i8<5. B.
Martinus Sicilia Rex . 441. C.
Martinus Aragonia Rex, SicUiam recipit . 1090.
B.
Ejus gefta in Sardinia . 1091. B.
Martinus Abbas Sublacenfis . 931. B.
Maftinus Scaliger dominus Verona, Patavii rjyc.
752. B.
Brixid potitur . 7J4. C.
Et Parmd . 762. B.
Ejus bellum cum Venetis . 76$. A. & fequ.
Ab eo Parmenfes deficiunt . 766. D. 779. C.
788. E. 793. D. 817. D.
Diem poftremum claudit . 811.
Matthaus Rubeus Cardin. 682. B.
Matthaus Epifc. Neritinus , & Lacedonia. 907.
B. & fequ.
Maxentius Rom. Impcrator . 6^6. B. 637. A.
Maximilianus Rex Romanorum ab Hslvetiis
fraSius . 81. B. 281. E.
Pifas profeflus . 336. C.
In Germaniam regreditur . 339. E.
Maximilianus Romanorum Imperator eleElus. 11.
A. 16. E. & fequ.
In Italiam venit . 39. C.
Inde inglorius abit . 43. A. 298. B. 333. C.
Ejus nuptia . 531. C.
Adventus in Italiam . J6*i. A.
Maximilianus Sfortia Dux Mediolani conftitu-
tus . 618. D.
Contra eum Galli procedunt . 621. A.
Quorum exercitum profternit . 623. E. 62J.D.
Maynardus Dux Carinthia . 11 99. C.
Mediolanum Ludovico XII. Regi Gallice tradi-
tum . 107. C.
E X 1252
Illuc ingreffus ejufdem Regis. nk A.
Violentia ibi patrata a GaUis . m, £)
Ludovico Duci fe tradit . 137. B.
Tum Gallis . 1J2. B.
Meinardus Comes de Ortumburch Capitaneus Fo-
rojulienfium . 1207. B.
Michwl Germanus Epifcopus Marianenfis . 474 .
Michael Savonarola Auclor Commentarioli &e_
laudibus Patavii . 1136.
Libri ab eo editi . 113J.
Milo Tiburtinus Epifc. 947. E.
Monafterium Mantuanum S. Andrea , heie ejus
Chronicon luce donatum . 1071.
Ejus origo . 1073. A. & fequ.
Varia illius jura . 1076. B.
Morbi Gallici origo . 74. D.
Mutinenfes fe tradunt Obizzoni MarchioniEften-
fi . 700. B.
A Bononienfibus bello impetiti , 709. D.
Ab Azzone Eftenfi deficiunt . 710. B.
Inlatum eis bellum d Bononienfibus . 711. C.
Paffarino domino Mantua fe fubdunt. 730.C.
Eumdem expellunt . 73«$. E.
Legato Pontificis fe tradunt . Tum Manfredo
Pio fe fubdunt . 7J2. D.
Marchionum Eftenfium exercitum frangunt .
7J4. A.
Obizzoni II. Marchioni Eftenfi fe fubdunt .
761. A.
Mutata , fcilicet Phantafmata , in agro Neriti-
no. 918. D.
N
NEapoleo de Urfinis Cardin.fy LegatusApo-
ftolica Sedis . 710. D. 711. E.
Neapolitani fe dedunt Carolo VIII. Gallia Re-
g* • 14- E. .
A Gallis male habttt . 19. A.
Ferdinandum Regem recipiunt . 24. E.
Eorum Urbe potitus Alphonfus AragomwL.
Rex . 192. C. 294. A.
Nepos Romanorum Imperator . 640. (I) A.
Neritinum Oppidum d Venetis afflittum. 891.A.
Tum d Manfredo Rege . 899 A.
Variis Principibus paret . 909. A.
Venetorum bello agitatum . 916. B. & fequ.
Neritina Ecclefia primordia . 88j.
Neritini Monafterii Ckronicon hetc prtmum luct
redditum . 883.
Nerlius ( Antonius ) Abbas S. Andrea Man-
tua, Auttor Chronici ejufdem Monaftertt .
1071. 1081. B.
Nicolai IV. Papa eleclio . 686. E.
Cardinales ab ipfo creati . 6S7. A.
Ejus obitus . <$88. C. 701. & feq».
Nicolai V. Papa eleflio . 19J. A. 11 30. U
Ejus mors .199. r
Nicolaus Tronus Dux Venctiarum . 236. C.
Nicolaus Marchio Eftenfis captus tn prcelto a
Bononienfibus . 7JJ. B.
Libertatem recipit . 7 $6. E. 761. A.
Eius obitus . 762. , ,. c
Nicolaus II. MarchioEftenfis Aldrovandtno fra-
tri in dominatione Ferraria fuccedtt . »4*.
C.
Varia ejus gefta . 844. A.
Avenionem pergit . 846. A. _^ ,
Urbanum V. Papam invifit , ac Rontam au-
cit . 847. A. & fequ.
Nicolans III. Marchio Eftmfis , domtnus Ferra-
ria . I7J- D. & fequ .
Foro-Livii , & Nonantula potttur . I»^
1*53
R E R U M, E T
Hierofolymam , & Compojielhm pergit . 182.
C.
Parifinatn Malateftam dueit . 183. C.
Parmam Duci Mediolani dimittit . 1 84. D.
A Principibus fcederatis Imperator militia
conftituitur . 185. C.
Ricciardam Salutienfem ducit . i8<J. B.
Rhodigium recipit . 189. B.
Bagnacavallum emit . 190. E.
Ftnem vivendi facit . 191. D.
Nieolaus Eftenfis JLeonelli filius ad Terrarite im-
perium inhiat . »49. E.
Ferrariam armatus intrat . 2J0. B.
Captus fecuri pcreutkttr . 151. C.
Nicolaus Ctbo Archiep. Confentinus . J17. E.
Nicolaus Per ondulus Archiepifc. Ravtnna. 179.
D.
Nicolaus Epifc. Davahrum . 908. B.
Nicolaus Eftenfis Epifc. Ferrariat . *8i. E. 288.
B.
Nicolaus Epifc. Nttrienfis . 801. C.
Nicolaus Piceninus,ejus vtiloria Je Venetis. 187.
Frahus a Florentinis . 190. D. 193. C. & E.
Nicolaus Laurentii Tribunus a Romanis crea-
tus . 798. A.
Aliquot ejus gefta . 799. A. 802. A. 819.
Nicolaus Savonarola Michaelis filius . 113?.
Ninus Judex Gallurs in Sardinia . 649. D.
<Sji. E.
Nufrus animal Cervo fimilis in Corfica . 4*1- B-
N O M I N U M. 1*54
Ottobonus Epifcopus Paduanas tlefius PatriarJ" 1
Aquilejenfis . 1208. D.
Contra Rizzardum de Cammo proelium gerit .
1213. A.
Ottobonus S. Adriani Cardinalis . 1078. A.
Ottonis IV. Imperatoris gefta in Regno Neapoli-
eano . 895. A.
PAganellus de Porcari eleOus Epifcopus Lucen-
fis . 683. B. 685. D. 691. E.
Paganus Abbas Nerttinus . 893. D.
Paganus Epifc. Paduanus Patriarcha Aquilejen-
fis electus . 1128. A.
Pandolfus Polentanus dominus Ravenna . 79J.
B. 797. D.
Parma Mafttno Scaligero tradtta . 762. A.
Ab eo deficit . 766. D.
Obizzoni Eftenfi fe fubdit . 773. C. & fequi
792. C.
Parma & Plaeentia a Pmtificiis copiis oecupata.
«19- D.
Parmenfium lellum cum Azzone Marchtonc-*
Eftenfi . 703. D. & fequ. 709. C.
Internis feditionibus laborant . 719. C.
Pafchalis II. Papa Sublacum profetJus . 939.
D.
Ejus Bulla . 949. D.
Pafchalis Maripetrus Dux Venetiarum . 207.
E.
7*3-
OBdo Abbas Sublacenfis . 943. C.
Obitio Polentanus , ei furrepta Ravenna^ .
191. B. r
Obizzo I. Marchio Eftenfis , fe ei Muttnenfes
tradunt . 700. B.
Tum Regienfes . 701. E.
Diem funm obit . 702. C.
Obizzo II. Eftenfis , illius nativitas . 702. D.
714. B. 720. C.
?'acobam Pepulam uxorem ducit . 728. C.
"errariam recipit . 729. C.
Argtntam frnftra tentat . 731. C.
Qt*a tamdem potitur . 734. C.
Ejus gentes fratla . 753. 754. A.
Exercitum Pontificium frangtt . 750. *■ 759-
E.
Mutinam recipit . 761. A.
Pacem ftatuit cum Clemente VI. 772. A.
Ei fe tradunt Parmcnfes . 773- C.
A Philippino de Gonzaga ex nfidtts debcllaHU
illius agmina . 775. A.
Regium tentat . 780. E.
Natura debitum folvit . 82 J. A.
Otlavianus Fregofus Dux Genua Ejus U .des ,
atla memoranda . 619. C.
Cedit imperio . 622. D.
Iterum Dux conftituitur . 62$. B.
OHavianas de Mugello Archiep. Ptfanus . «86.
Oaa^ianJleManfredis dominusFaventia . %i6.
E.
CW«s • 3 6 3- E : rf , T x t>
Odoacer Italico Regno potttus 640 Q ) B.
J» prtf/w /H^tHsiT^o^wo Got£or«m
64O. (II.) D. /TTT\
O^ms Polentanus dominus Ravcnna . 73 *■
Qttacarus Rex Bohtmia occifus . 11 97- c -
Paffarinus de Bonacoffis dominus
D. 728. B.
Mutina dominatur . 730. C.
Alifiam Fftenfem dueit . 734. D.
Bononienfium cxercitum debellat . 73 J. A.
A Mutinenfibus expulfus . 736. E.
A conjuratis occifus . 74J. E.
Patavinorum bellum cum Azzone
Eftenfi . 702. D.
lidem ab Henrico VII. Augufto multatt,
Vicentia furrepta . 723. B.
Btlla rerunt cum Cane Scaltgero . 72J. A.
728. D. 730. D. v '
Se tradunt Marfilio Carrartenfi . 764. A.
Patavium Civitas , ejus fitus . 1140. A.
Ejus defcriptio. 1142. C.
Ecclefia . 1144. A. & f e 19-
Corpora Santiorum . 1149- E.
Viri illuflres . 11 Ji. D. & feqq.
Palatia . 1171. B.
Bibliotheca . 11 82. C.
Ubertas . 1183. A.
Pauli II. Papa eleSiio . 209. B.
Pacem inter Italos curat . 213. B.
Ariminenfi Regulo bellum infert . 224. *>•
Ejus obitus . 229. B.
Paulus Fregofius Cardinalis Genua potens . J13.
A. & fequ. Ji7- D - SH- C -
E vivis excedit . J^3- E.
PWtw Neritinus . 89 J. A. . .
Paa/«i L*/ii Pe^oni p«« , ^«Sor CAro»*«
Romani . 110J. A. . . .
Perufinorum bellum cum Arrettnts . 873. fc. 0*
PeflUentia teterrima in Italta . 807. A.
Petri Cyrnai de Rebus Corficis Ltber nunc prt-
mttrn editus . 409.
Qjtis ille fuerit . 411. 4 8 3- A -
Pftrw^ /. Rex Sicilia . 1089. A.
Petrw Fr^erici Jici/i^ R^«s JK«« elajfe Ptjas
adveftus . 748. B. n
Petr«$ Mediceus pane domtnus llorentta . »■ u-
A Florentinis profcriptus . 9. A. ^
N
D
Fruflra Florentiam tentat . 290.33. E. J9.
E. &fequ. i»8. E. 543- E. & fequ. . _ .
Petrus & Francifcus de Ordelaffis domtnt Fort
Livii . 195« E. .
Prt T 8 f ^ ^*" I75>
P«rJ* fac^jw Petramala dommus Arretii.
8 57 B - „ ,
Petrus Abbas Neritinus . 906. A.
Petrus Abbas Sublacenfis . 930. A.
Petrtw II- Sublacenfis . 930. C.
P«tr«M III. Abbas Sublacenfts . 931. B.
Petrwi IV. Abbas Sublacenfis . 931. D.
Petrus V. Abbas Sublacenfis . 941. E.
Petrtw F7. Abbas Sublacenfis . 964. D.
Petrus Patriarca Fori Julii . 1106. C.
Contra D.Gerardum de Camino dimtcat. 1207.
Pbilippinus de Gonzaga dominus Regii infidiis
pofitis acies Obizzenis Efienfis debellat .77$.
Alia ejus aBa . 776. C. 778. C. 809. D.
Pbilippus Valefius a Galeatio Vtcecomtte repul-
fus . 731. A.
Rex Francia conflitutus . 746. D.
Philippus Princeps Tarenti, & Comes Nertttnus.
907. A.
Pbilippus Maria Dux Mediolani Parmam rect-
pit . 184. D.
Claffem <*r exercitum Venetorum frangit . 186.
C. & fequ.
Ejus vifloria de Alphonfo Rege Aragonum^ .
187. E.
Ravennam , Imolam , & Forum-Ltvii eriptt
Pontifici . 189. A.
Blancam ftliam Francifco Sfortia tradit . 191.
A.
Pacem fiatuit cum Venetis . Ibid. D.
Ei erepta Bononia . 192. E.
E vivis abit . 19J. B.
Philippus Vicecomes Dux Mediolani Alphonfum
Regem captivum libertate donat . 11 12. E.
Philippus M. Sfortia Galeatii Ducis Mediola-
nenfis filius . 224, B.
Dnx Barii . 214. B.
Philippus Tufjiacus Comes Neritinus . 900. A.
Pii II. Papa eletlio . 202. C. J78. C.
Ferrtriam pergit . 203. A.
Eius comitiva . 204. C.
Mar.tuam profeftus . 20J. C.
Diem fuum Anconte obit . 209. B.
Pifana Hiftoria fragmenta beic primiim edita .
639.
Qjtis eorum Auttor . 641.
Pifini fe tradunt Ludovico Bavaro . 737. E.
Tum Caftruccio . 74J. C.
Rurfus Bavaro. 748. D.
A quo deficiunt . 7J1. C.
Lucam fibi fubdunt . 767. A.
Corficd potiti . 43 J. B.
Genuenfibus fe tradere cupiunt. J79.D. & feq.
Eis reftituta libcrtas a Carolo VIII. Gallia
Rege. 9. E. J44. B.
Pife fruftra a Florentinis obfejfa . 29. D. 3J.
E.
Veneti eis favent . 48. C. 93. B. 163. A. J47.
E. <jr fequ.
Eorum gefla in obfidione Luca . 879. C.
Pifanorum Potefiatum nomina ac feries . 643. A.
dr fequ.
Profiigati a Guelpbis fwderatis . 646. A.
Eorum bella cum Genuenfibus. 647. A. ftqu.
Pax cum Florentinis & Lucenfibus . 649. B.
Internis feditionibus laborant . djo, A.
E X I2J5
Ugolinum Comitem dira morte damnant . 6«a
E. dr fequ.
Bella gerunt cum Lucenfibus . 6J3.C. ftqu
Guidoni Comiti Montis-Feretri fe fubdunt.tS^.
B.
Pacem cum Guelphis ftatuunt . 664 C.
Pifanum Conciliabulum contra Julium U.Vapam
610. C.
Pifis potitus Ludovicus Bavarus. 667. C.
Senenfibus damna inferunt Pifani . 668. A.
Pacem flatuunt cum Carolo I. Rege Sicilia.
673. A. fequ.
Deinde cum Lucenfibus . 677. B.
Bello impetiti a Guelphis Tufcia . 683. E. *
fequ.
Profligati in prwlio . 68 j. B.
Claffem Genuenfium fugant . 689. E. 691. B.
FraHi a Genuenfibus . 692. B.
Pifiorium Caflruccio ereptum , t}r recepttmu \
744. C.
Pivatus, Adamus , Theologus Patavinus lauda-
tus . 11 36.
Pompejus de Frangipanibus Marcbiolaudatus.$it.
R.
RAinerius Biordi primus Epifcopus Cortona.
869. B.
Ravenna a Gallis impetita , 'tbique dirum prce-
lium cum Hifpanis & Pontificiis copiis.612.
E. & fequ.
Raymundus Mediolanenfis Epifc Comenfis Patri»
archa Aquilejenfis eligitur . 119J. B.
Prceliatur . 1203. C.
Moritur . 120J. C.
Raynaldus Marchio Eflenfis . 701. B. 714 B.fy
fequ. 720. C. 7J3. C.
Ferrariam recipit . 729. C. 734. B.
Ejus vifloria de Bonanienfibus . 734. E. & ft a -
Et de exercitu Pontificio . 7^6. B.
Argentam ad deditionem cogit . 7J8. B.
Ejus mors . 761. C.
Raynaldus Abbas Sublacenfis . 955. B.
Regienfes fe tradunt Obizzoni Marchioni Eftenfi.
701. E.
Ab Azzone Eftenfi deficiunt . 710. C.
Renatus Rex Neapolis . 207. D.
Ricciarda Salutienfis mater Herculis I. Ducts
Ferrarits . 240. D.
Debitum natura folvit . 2J0. A.
Rizardus de Camino prceliatu^ contra Patrtar-
cham Aquilejenfem . 121 3. A.
Roberti Regis Neapolitani mors . 767. B.
Robertus Auftriacus Imperator . 189. A.
Robertus Magifter Generalis Fratrum Pradtcat.
Cardinalis . 687. A.
Robertus Comes Neritinus , & Princeps Tarentt.
904. A.
Robertus Malatefla Arimini dommus . 224. d-
Robertus de S. Severino . 2J J. D. & /«?«•
Veneti exercitus Imperator . 2J8. A.
Atia ab eo in bello contra Herculem l Ducem
Ferrarite . 2J9. A. & fequ. 277. A.
A Tridentinis interemtus . 280. A.
Robertus de S. Blafio Epifcopus Lyctenfis . 899.
A.
RadidDhus Epifc. Albanenfts . 899. C.
Roduhhus Abbas Mantuanus S. Andrea . 1077-
B
Rodulphus Cancellarius Imperatoris , Vtcartus
Imper. in Tufcia . 688. D.
Rogerius Abbas Neritinus . 899. A.
Rogerius Archiep. Pifarum . tfji. D.
Regimen Pifarum ei commendatum . CJJ^
"57
RERUM, ET «OMINUM;
Rotandus Epifcopus Alexani . 903. A.
Roma a Ladislao Rege Neapolis occupata . 973.
A.
Recepta ab Innocentio VII. Papa . 978. B.
Rurfus eidem Regi tradita . 990. A. ,
Alexandro V. Papa paret . 1013. B.
Tum Ladislao . 103 J. C
Excutit jugtm Ladislai Regis . 1046. A.
Turbidus illius fiatus . 1048. A.
Ibi dominatar Brachius Perufinus v 1062. C.
f e 1 u -
Romani Nicolaum Laurentii Tribunum conflu
tuunt. 798. A. 802. A.
Romanum Diarium Antonii Petri heic primutn*
luci redditum . 971.
Romanum Chrenicon , Autlore Paulo filio Lalii
Petronj , heic editum . iioj. A.
Romanorum gefia m adventu Luiovici Bavari .
Civis Bo*
' 736. A. & fequ. 741. C. &
Romeus de Pepulis omnium dttij
nonia . 731. C.
■
SAnguis Chrifii M*niua> revelatus . 1073. A.
1079. C. i
Saonenfes a Genuenfibus dtficiunt . 594. B. &
fequ. <5o8. C. • if-
Sanuti ( Marini ) Commentartus de Bello Gallt-
co heic primkm editus .3. .
Saraceni Corficd potiti . 429. E. & fequ. 432. A.
434. E.
Terras, & Oppida vafiant in diflriSiu Foroju-
lienfi . 1200. C. . '
SavoAatoia {Michael) ejus CommenU de Laudtbus
Patavii .1136.
Sciarra de Cotumna Banifacium VWL Papam-.
captivum habet . 707. D.
Senenfium beitum cum Pifanis . 667. D. 676,
E.
Sergitts Abbas Sublacenfis . 930. A.
Severus Cafar . 636. A.
DereiiBus a fuis . 637. A.
Sforcinus Galcatii Sfortiai filius , Archieptfcopui
Genue . 564. E. , _ .„
Sfortia Capitaneus Pontificn exercitus a Pontipce
deficit . 1030. C.
Ejus imago fufpenfa ad furcam . 103 1. E.
1043. A. 1047. B. io<53. D. & feq. 1093.
E. & feq. ,j
Sfortia Dux Barii . 253. D. 2JJ. D. 265. B.
* E " q d
Sicula Hifiorice fragmentum . 1089. A.
Siculi a Regc Carolo I. deficiunt . 689. C.
Sigifmundus Hungarix Rex conflitutus . 177.
Ferrariam ventt . i8<5. E.
Ejus poflrema dies . 188. C.
Sigifmundus Princeps Ariminenfis, tlltus nuptte.
187. B. 190. D. 203. B.
Silvefier Abbas Sublacenfis . 931. B.
Simon Cardinalis , & Abbas Sublacenfis . 944.
A. 947- E.
Simon Gentilis Comes Nerhinus , 895. B.
Simon II. Gentilis Comes Nenttnus . 899. o.
Sixti IV. Papa ele£lio . 229. C. 23 J. A.
Betfw» *»/«* Hercu/i Duci Ferrartat . 4J<S.
E.
Tum Venetis . 164. E.
Eoj anathemate percelht . 268. U.
Diem fuum obit . 27J. C.
E/mj Wei - J32. B. 17/1«,/;,
Stefbanm Comes Stgma marttns Ifott* tflenjts ,
194. D.
Tom. XXIV.
1158
Stephanus de Dinatzano Comes Romandia; . >?bll
Stephanus Neritinus Monachus & Abbas, Auftot
Chtonici Monaflerii Neritini . 88j. 902.
B.
Stephanus Abbas Sublacenfis . 930. C.
Stephanus II. Abbas Sublacenfis . 931. D.
Stephanus Bracellus Jurisconfuttus Genuenfis Vir
Clatijjimus. J24. E.
Sublacenfis Monafterii Chtonicbn heic nunc ptU
mum evulgatum . 949. A.
Sublacum Gafirum Monafterio Sublacenfi fubjt-
£ium » 930. A.
TAddtSUS Pepulus Bononie dominus . 76$
A. 71S- E. 779- C.
Ftnem vivendi facit » 801. O
Tafutus (Angeius) Autlot belli Veneti contt(L>
Hydtunttndm Ptovinciam . 911.
Tafurus (Johannes Betnardinus) Nerittnus Vtt
Clarifs. Ejus Epiftola , & Nots ad Chro-
nicon Neritinum . 88j.
Tartcredus Comes Neritinus . 892. C.
Thaddaus de Manfredis ImoU dominus. 223. D.
Thebaldus Abbas Mantuanus S. Andrea . 107J.
C.
Theoiericus Gothorum Rex -. 64.0. (I). D.
A Zenone in Italiam miffus Odoacrem vincit ,
<S 4 o. (II.) D. .
Ravenna, & Regno Italico potitus. 640. (111.)
C. 1
Ejus gefia varia & taudes . 640. (IV.) A.
Thomas Fulgofius Epifcopus Genuenfis . 442. B.
447. C. 46 J. B.
Thomas Gentilis Comes Neritinus . 897. C.
Titus de Novellis Epifc. Adrienfis . 23 J. A.
Trifianus Abbas Neritinus . 891. C.
Tutca bellum Venetis infetunt . 77. A. 79. B.
3<Sj. B. & fequ.
Prcelio navali cettant cum tllts . 104. O.
Forum-fulii invadunt . 107. A.
Confiantinopoli potiuntur .201. A.
VAlefiii ( Henrici ) Opufculum Hifiorkutn
heic recufum . 632. _ ...
Vallechia & Corvaria eademnobtltsFamtlta. 64I.
Varnerius de Cucanea ViccdominusFotojul. 1218.
B
Ubertinus Carrarienfis Patavii dominus . 770. C
777- A. a
Ubertus Abbas Mantuanus S. Andre* 107J. A.
Venceslaus Rex Neapolis . VUe Ladislaus .
Venttortm fcedera ctm Pontifice, alitfque Prtncu
pibus . 17.E.& fequ. ,
Bellum fufcipiunt contra Carolum VIII. Gal-
lia Regem. 20. D. ^ p
TarMJM c«m eo confligunt . 21. 309. r..
/^«< .
Monopoli potittntur . 2J. A.
Ludovicas Sfortia erga eos mgratus . 2J.
Tr^imw Brundufium & Hydruntum- .
Pi}Jr!« /<we»t - 4»- C & /¥?• r ...
«wfra Ludovicum Dueem Mediolant . 67.U.
& D. _ . „
In/at«m «J betlum h Turcis . 77. A. JJ- B.
/ W f6>r«»t e*r ifi» Laiowfea Duct Medtoimr. 87.
■D.*P*«.9*.B' aqqq E
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+Z1 73660501
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